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N29_2010

Date post: 06-Apr-2018
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  • 8/3/2019 N29_2010

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    Direttore Luca Beltrami Gadola

    Numero 29 Anno II3 Agosto 2010

    edizione stampabile

    www.arcipelagomilano.org

    EditorialeLBG - UNA PICCOLA LETTURA ESTIVA

    Primo pianoPier Vito Antoniazzi - FINI, MILANO E IL TOTOSINDACO

    Speciale estate 1 - Enrico Landoni - 1975 LA NASCITA DELLA PRIMA GIUNTA DI SINISTRA A

    MILANO

    Speciale estate 2Enrico Landoni - 1976 GLI INVESTIMENTI E I CAMBIAMENTI NEL SETTORE

    DEI TRASPORTI

    Speciale estate 3 - I CANDIDATI ELETTI A PALAZZO MARINO. ELEZIONI COMUNALI DEL

    1975,1980 *

    Speciale estate 4Carlo Tonioli - DALLA MILANO DA MORIRE ALLA MILANO DA VIVE-RE*

    Speciale estate 5Aldo Aniasi - UNA TESTIMONIANZA*

    Speciale estate 6Enrico Landoni - IL PROGRAMMA AMMINISTRATIVO

    Video

    DA PIETRO NENNI A GIANFRANCO FINI

    Musica

    Rachmaninoff/MendelssohnSOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE

    Al pianoforte Yuja Wang

    http://www.arcipelagomilano.org/http://www.arcipelagomilano.org/
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    Editoriale

    UNA PICCOLA LETTURA ESTIVAL.B.G.

    Anche questanno ARCIPELAGO-MILANO va in ferie nel mese di a-gosto. Saremo di nuovo online il I di

    settembre, un mercoled e da quelmomento sempre il mercoled. Molti

    dei nostri lettori sono in vacanza eanche noi, cos come hanno fatto letrasmissioni televisive di politica Ballar, Anno Zero, . per siamopresi da un sottile rimorso.Lagosto del 2010 non sar un agosto

    come tanti altri in passato, quandoanche la politica sembra concedersiun pi o meno meritato riposo.Questanno agosto ci coglie con due

    fatti che rischiano di determinare unasvolta radicale nel nostro futuro im-

    mediato. Ovviamente uno di questi

    la profonda crisi del governo Berlu-sconi con luscita dal Pdl di Fini e

    dei suoi. Cosa succeder Dio solo losa ma quello che stupisce lauspicio

    di molti commentatori politici perchtutto in qualche modo si ricomponga

    in qualcosa che somigli alla vecchia

    maggioranza. Contenti loro .

    Lunica cosa condivisibile la sensa-zione che la crisi del Pdl acceleri

    specularmente la crisi latente nel Pd.Come dire: siamo messi bene.

    Laltro fatto che cambia radicalmentelo scenario e che riguarda pi da vi-cino Milano, se ancora la capitaleindustriale dItalia con la pi potenteassociazione dindustriali, il prov-visorio epilogo della vicenda Fiat-Pomigliano dArco. Lesempio di

    Fiat sta facendo i suoi effetti e stiamoassistendo a un confronto senza pre-cedenti tra operai e loro sindacati e ilmondo dellimprenditoria capitalista.

    Ad arbitrare questo scontro che va

    ben al di l dei confini nazionali, ci

    troviamo come ministro delle-conomia ad interim il presidente del

    Consiglio, dedito alle sue vicendepersonali e preoccupato solo dellosquagliarsi del Pdl e, come ministrodel lavoro, Maurizio Sacconi che da

    giovane deputato socialista della cor-

    rente di sinistra di Gianni De Miche-lis, approda al berlusconismo: nonc di peggio dei convertiti nel non

    avere idee equilibrate. Anche quisiamo messi male.

    Eppure sarebbe il momento per gliimprenditori di farsi carico dei pro-blemi sociali del Paese e non buttare

    ogni cosa nel tritatutto della globaliz-zazione che tutto giustifica e tuttopromuove a favore dello sviluppo,

    immaginario. Il passato ci pu perinsegnare qualcosa. Forse, se non al-tro a non ripetere gli errori ma alme-no non le stesse parole. Per questo,ringraziando leditore L'ornitorincoche ce ne ha dato lautorizzazione,

    pubblichiamo ampi stralci dal volu-

    me Il Comune riformista di EnricoLandoni. Non ci sono dunque solo

    articoli come era nostra consuetudinema scritti che vogliono essere anchetemi di riflessione per una lettura e-stiva con un cielo della politica poco

    rassicurante. Buona lettura.

    Primo Piano

    FINI, MILANO E IL TOTOSINDACOPier Vito Antoniazzi

    Quale sar leffetto sulla politica ita-liana della rottura tra Fini e Berlu-sconi? E presto per dirlo. Come in

    un castello di carte quando si togliequella sbagliata croller tuttalimpalcatura, lentamente ma ineso-

    rabilmente? Dopo quella del PDLassisteremo alla deflagrazione delbipolarismo? La crisi del PDL porte-

    r con se la crisi (finale) del PD ?Torneremo a coalizioni e addiritturaal proporzionale puro? Francamen-

    te non si vede perch la destra do-vrebbe consentire una riforma eletto-rale al centro e alla sinistra (sempreche si trovino daccordo su un siste-ma). Ma quale potrebbe essereleffetto Fini su Milano?

    I numeri dei seguaci non paiono con-sistenti come in altri territori. Qui LaRussa presidia lex AN Non c

    dunque un rischio di maggioranze indifficolt numerica nelle istituzionicome altrove (del resto le elezionisono gi alle porte). Il rischio

    politico. Si sta praticando la ribel-lione al dominus assoluto del parti-

    to unico di centrodestra, quello cherisolve le liti tra i suoi vassalli a casasua (a propositoma resta a lui o va

    a Veronica?) ad Arcore. Inoltre ci

    sono spazi politici notevoli. Il temadella legalit rimane di grande attua-lit a Milano con tutte le indagini e i

    processi aperti su 'ndrangheta, mafia,ecc. La poca credibilit di governo

    della sinistra che a Milano non go-

    verna dal 93 e che in Lombardia go-verna i soli capoluoghi di Sondrio,Lecco e Lodi (pi per le divisioni nel

    fronte avversario che per proprio ra-dicamento) apre uno spazio al centro.Se per esempio Albertini (magari an-

    che solo per ripicca verso la Morat-ti) decidesse di scendere in campotroverebbe questa volta inattesi allea-

    ti in Udc, Api e Fini stesso. Senzaparlare della Lega che in una lite in-terna al centrodestra giocherebbe condeterminazione la sua goldenshare.E a sinistra? Come si dice se Atenepiange, Sparta non ride. Volendo

    richiamare la mitica schedina abbia-mo almeno tre strade (1-2-X). Se vo-

    lete fare un gioco estivo puntate su

    una di queste e a ottobre forse sapretegi se avete indovinato la strada (che

    poi sia vincente elettoralmente , ov-viamente, tutto da vedere).Ipotesi 1. CANDIDATO LAICO ECIVILE. Sostenuta da Cacciari,

    formalmente da Penati, ma soprattut-to dal segretario provinciale del PDRoberto Cornelli che nelleditoriale

    della news letter ufficiale del PDscrive Siamo tanti e ben organizzati.I nostri circoli sono centri civici pri-

    ma che sedi di partito. (Ma davve-ro??-nota di redazione) Il civismocome asse portante di un programmadi governo del PD. Dunque ricerca

    del candidato che (come dice Caccia-ri) Deve rappresentare limprendito-

    ria, la borghesia, le categorie profes-sionali. Non essere centrista macentrale, in quanto autorevole ericonoscibile.Ma questo candidato ancora non svisto. Lo indicheranno i 90 di Sarfatti

    (speriamo non uno della loro genera-zione vista let media)? Lo invente-r il nazionale? Dir di si a settembre

    uno dei nomi che circola e che finoraha detto no? Dunque lipotesi, uno,preferita dal principale partito di cen-

    trosinistra, non detto che trovi la

    sua strada.Ipotesi 2. PRIMARIE TRA PISAPIA

    E UN POLITICO PD. Sostenuta nel-le retrovie da alcuni dirigenti PDsenza uscire per ora allo scoperto.

    Forse perch sperano di essere loro

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    candidati, forse perch preferisconoPisapia a un loro concorrente, forse

    perch la coalizione con Vendola importante e se il candidato a Milano

    vendoliano pi facile la con-vergenza a Torino, Napoli, ecc. Na-turalmente Pisapia sostenuto (comecandidato che potrebbe unire a si-

    nistra) anche da una parte di persona-lit della sinistra (ultimo in ordine diarrivo Gad Lerner su repubblica del31 luglio). Francamente se il duellan-te di Pisapia fosse troppo targato PDrischierebbe una sconfitta. In ognicaso la sfida primarie fatta in fretta

    e furia (ottobre/novembre) semplifi-

    cherebbe il dibattito a pi a sini-stra/meno a sinistra, pi di parti-to/meno di partito, pi innovato-re/meno innovatore con il risultato di

    fornire argomenti agli avversari e di-videre (tanto per cambiare) il centro-

    sinistra.Ipotesi X.CANDIDATO CIVICO/DI

    PARTITO. E questa lipotesi su cuipotrebbe convergere il PD saltando laprima ipotesi e anche la seconda. Inquesto caso il nome dobbligo Da-

    vide Corritore. Strano percorso il su-o. Candidato indipendente con ListaFerrante nel 2006 tra i consigliericomunali quello che pi si fatto no-tare per battaglie vincenti (derivati,internet, ).

    Recentemente ha scelto di lavorare auna piattaforma di contenuti innova-tivi (CHANGE MILANO) ma lo

    ha fatto scegliendo il PD come stru-mento. Nel momento in cui il PDcerca il candidato civico lui fa

    luomo di partito A occhio sembraun autogoal clamoroso. Ma ai posterilardua sentenza Pu essere che

    alla fine contro Pisapia il PD debba

    scegliere un candidato pi civico, piinnovativo e che comunque abbiaavuto unesperienza istituzionale(che Gad Lerner pretende dal candi-dato.). A questo punto Corritoresarebbe in campo, con quali chancessi vedr.In fine, fuori dal coro, permettetemidi ricordare quello che proposi suArcipelagomilano due mesi fa: per-

    ch il PD non rinuncia al simbolo enon si fa, una volta scelto il sindaco,

    una bella lista unitaria civica condentro varie anime e rappresentanzedella Milano democratica?

    Speciale estate 1

    1975 LA NASCITA DELLA PRIMA GIUNTA DI SINISTRA A MILANOEnrico Landoni

    La DC ottenne nel capoluogo lom-bardo 313.855 voti, pari al 26,95%, ilPSI 172.558 suffragi pari al 14,79%,

    il PSDI 73.889, equivalenti al 6,33%.Il PRI consegu a sua volta 70.050voti corrispondenti al 6%, il PCI354.603, pari al 30,39%, il PLI53.617 pari al 4,60%, il PDUP

    43.524 pari al 3,73% e il MSI84.087, per un equivalente del7,21%.39 Alla luce di questi risultati,

    al partito di Zaccagnini vennero as-segnati 22 seggi a Palazzo Marino, al

    PSI 2 e al PRI 4. Questi partiti nonsubirono una contrazione del numerodi eletti, confermando pertanto la

    medesima rappresentanza di quellaottenuta a seguito delle elezioni am-ministrative del 1970. Subirono in-vece un brusco ridimensionamento i

    gruppi consiliari di PSDI e PLI, chepassarono rispettivamente da unacomposizione di 8 e 9 membri a una

    di 5 e 3. Il Movimento Sociale otten-ne un brillante risultato, riuscendo a

    incrementare di due unit la propriarappresentanza consiliare, preceden-temente composta da 4 eletti e i de-moproletari infine ottennero tre seg-

    gi.

    Il vero vincitore delle elezioni fu ilPCI, il cui gruppo consiliare risultampliato di ben sei unit (da 19 a 25

    componenti), per effetto di un incre-mento di pi di sette punti percentua-li dei consensi ottenuti alle comunalidel 1970. La Democrazia Cristiana, adifferenza della tendenza nazionale,

    non pat alcun tracollo.Il Partito Liberale sub un vero eproprio crollo, perdendo di fatto pi

    della met dei propri voti. La debacleliberale apparve subito indicativa di

    come la potenza politica, economicae sociale rappresentativa della vec-chia Milano delle grandi famiglie

    industriali monopoliste (secondo unadefinizione cara alla DC, al PSI e alPCI della fine degli anni Cinquanta)fosse stata drasticamente ridimensio-

    nata dall'elettorato cittadino. Cam-biava dunque radicalmente il voltodel Comune.[]Il 17 giugno, nel corso di un dibattito

    post-elettorale organizzato presso ilCircolo della Stampa cui presero par-te i segretari provinciali di DC, PSI ePCI, Gianstefano Frigerio, Luigi

    Vertemati e Riccardo Terzi, proprio

    questultimo dichiar: Non piquestione di attenzione al PCI, ma diconvergenze politiche tra tutte le for-

    ze democratiche per evitare la spac-catura verticale del Paese [].40Terzi rivendic dunque limmediato

    coinvolgimento del PCI in Giunta,mentre il segretario democristiano

    annunci l'indisponibilit del suopartito a qualsiasi formula di gover-no, diversa da un centro-sinistra or-

    ganico.[]

    Nel frattempo le rispettive segreterienazionali preparavano le diverse stra-tegie da comunicare ai segretari pro-

    vinciali: la DC era disponibile a con-cedere al massimo un appoggio e-sterno del PCI, una sorta di Giunta dilarghe intese da formare comunquesenza alcuna fretta allinizio

    dellautunno, dal momento che daPiazza del Ges la situazione milane-

    se appariva troppo fluida, tale da nonpoter consentire una rapida soluzione

    politica. In generale, come hanno re-centemente affermato Gianni Cervet-ti e Luigi Vertemati,42 le segreterienazionali di PCI e PSI non erano af-

    fatto contrarie alla formazione di una

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    Giunta di sinistra a Milano, riteneva-no tuttavia che tale soluzione doves-se rappresentare un'opzione di carat-

    tere locale, per quanto Milano rap-presentasse evidentemente una realtdi indubbio spessore nazionale; lacondizione fondamentale era che l'al-

    leanza di sinistra che si andava deli-neando a Palazzo Marino non diven-

    tasse un caso nazionale, un paradig-ma cui ispirarsi su vasta scala.Da un punto di vista numerico, la

    maggioranza in Consiglio era garan-tita da un quadripartito organico dicentrosinistra (43 voti), che tuttavia

    avrebbe tagliato fuori il vero vincito-re delle elezioni e da unalleanza dilarghe intese (centro-sinistra organi-

    co, con l'aggiunta dei voti del PCI,sul modello dell'accordo raggiunto

    per la formazione della Giunta Re-gionale lombarda) cui, seppur conargomenti radicalmente diversi, ave-vano da obiettare sia il PCI sia la

    DC. Si trattava in ogni modo di dueopzioni politiche del tutto diverse epoco compatibili con lo scenario de-

    lineatosi nel capoluogo lombardo.Il partito di Zaccagnini avrebbe diffi-cilmente accettato il condizionamen-

    to del PCI che, forte della grande a-scesa elettorale, sarebbe finito per

    destabilizzare la nuova Giunta Muni-cipale. Il partito di Terzi non si sa-rebbe potuto accontentare del ruolodi utile gregario della compagine go-

    vernativa a livello consiliare, sulmodello dellaccordo raggiunto in

    Regione. Nella citt di Milano la vit-

    toria delle sinistre era stata di granlunga superiore a quella conseguita

    sulla pi ampia scala regionale edunque il PCI avrebbe pretesolingresso di una propria delegazioneallinterno della Giunta di Palazzo

    Marino.La DC preferiva dunque che il PCIconfermasse il proprio ruolo di prin-

    cipale partito di opposizione e teme-va un'eccessiva compromissione, a-vallando la possibilit di un accordopolitico organico con il partito diBerlinguer. La vera svolta sarebbe

    stata rappresentata per dalla possi-bilit di un accordo a quattro tra DP-PCI-PSI-PSDI (45 voti su 80), maproprio il partito di Saragat, per boc-

    ca di Valentini, si sentiva ancora

    immaturo per un rapporto di collabo-razione diretta con i comunisti. 43Lo scenario politico apparve a quel

    punto bloccato: ormai verso la fine diluglio, il PSI prov a mettere in motola situazione dimpasse con la propo-sta di una formula di governo defini-

    ta alleanza democratica (coincidentenella sostanza con la formula di lar-

    ghe intese sopra descritta, politica-mente pi disponibile per nei con-fronti del PCI), comprendente DC,

    PSI, PSDI, PRI e PCI. Tale propostavenne diramata alla stampa con ilseguente comunicato: Sulla base del

    confronto programmatico sin qui rea-lizzato e dei perfezionamenti sempreraggiungibili in diversi incontri, il

    PSI milanese ha proposto a tutti i partiti dellarco costituzionale

    unampia alleanza democratica perdare vita a una nuova Giunta Muni-cipale che, pur nellapprezzamentodellintesa regionale, non ponga pre-

    giudiziali preclusioni verso alcungruppo e superi ogni residua delimi-tazione politica verso il Partito Co-munista.44Tale proposta non venne recepita daipartiti coinvolti nelle trattative per la

    formazione della Giunta Comunale econ questultimo tentativo fatto dai

    socialisti milanesi si arriv alla primaseduta del neoeletto Consiglio Co-munale, in assenza di ufficiali propo-ste di accordo.

    La prima seduta del nuovo ConsiglioComunale era fissata per il 31 luglio:Aniasi, Sindaco uscente, era certo del

    sostegno di PSI, PCI e dei demopro-letari, appoggio che tuttavia non gli

    avrebbe garantito la maggioranza deiconsensi e dunque la sua elezione acapo dell'Amministrazione Comuna-le. Due inopinati, per lo meno pub-

    blicamente, strappi politici in casaDC e PSDI per resero possibile lasua elezione e quella della futura

    Giunta di sinistra da lui guidata.Aniasi divent Sindaco con 44 voti:25 comunisti, 11 socialisti, a causadella sua stessa scheda bianca, 3 de-moproletari, 3 espressi dagli scissio-

    nisti del PSDI, uno del democristianoOgliari e quindi di un franco tiratore,che si scoprir essere Sirtori.45Dopo aver aperto i lavori, il Consi-

    gliere Anziano, il comunista Quer-

    cioli, cedette la parola a Tognoli, chedecret ufficialmente nelloccasione,a nome del gruppo socialista, la finedellesperienza del centrosinistra e

    l'inizio di una nuova stagione politicain una citt, il cui elettorato con chia-rezza, a suo avviso, aveva conferito

    alle forze di sinistra chiare responsa-bilit amministrative.

    Al suo intervento fece seguito quellodi Capelli (PLI), il quale rilev unequivoco di fondo nella discussione

    di un possibile programma di Giunta,sullo sfondo di uno scenario politicoassolutamente nebuloso. Per l'espo-

    nente liberale in sostanza era prema-turo discutere di programmi, inter-venti e progetti amministrativi, in

    assenza di una chiara definizione deiconfini della maggioranza che a-

    vrebbe dovuto sostenere l'operatodella Giunta.Borruso poi, a nome del gruppo de-mocristiano, motiv la bocciatura del

    progetto di alleanza democraticaproposto dal PSI, sulla base del fattoche il coinvolgimento attivo del PCI

    avrebbe determinato la scomparsa diun chiaro confine tra maggioranza eopposizione, unica area in cui, se-condo il pensiero dellex Vicesinda-co, si sarebbe dovuto collocare il

    PCI, anche per arginare eventuali de-rive assemblearistiche.Nencioni (MSI-DN) prese anchegliatto della fine dellesperienza del

    centro-sinistra, cui a suo avviso, era-no imputabili molte colpe, specie inambito di politica economica.

    Nel corso del suo intervento in Con-siglio, Terzi (PCI) sottoline invece

    la necessit di una svolta, rispettoalla quale la ripetizione della formuladel centro-sinistra avrebbe sancitolesclusione dal governo della citt di

    una parte consistente delle forze po-polari.Bucalossi, a nome del gruppo repub-

    blicano riprese i concetti formulati daBorruso, sottolineando la necessit diuna netta linea di demarcazione traforze di maggioranza e di opposizio-ne.

    Il demoproletario Molinari motivlappoggio del suo gruppo ad Aniasi,

    nellottica della formazione di unaGiunta composta dalle forze pi a-

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    vanzate della societ e risultate vin-centi alle ultime elezioni.Valentini (PSDI) anticip lasten-

    sione del gruppo socialdemocratico,dichiarando tuttavia la disponibilitad assumere un ruolo costruttivo epropositivo, senza nascondere una

    certa perplessit nei confronti di unpossibile ingresso del PCI nel gover-

    no della citt.Con il discorso dellormai ex com-pagno di partito, Pillitteri, si consu-

    m lo strappo in casa PSDI: a nomedi altri due consiglieri socialdemo-cratici, Fiorellini ed Armanini, il se-

    gretario regionale del PSDI prendevamanifestamente le distanze dalla li-nea di Valentini, dichiarando la di-

    sponibilit a sostenere Aniasi e la suaGiunta. 46

    Dopo i ringraziamenti di rito, Aniasisospese la seduta, per riprendere suc-cessivamente con la nomina degliAssessori. A quel punto il socialista

    Accetti ruppe gli indugi, chiedendoai gruppi dellopposizione di volerconsentire che alcuni loro tecnici

    partecipassero alla nuova Giunta eproffer subito il nome dellavvocatoFrancesco Ogliari, Presidente del

    Museo della Scienza e della Tecnicae del Rotary Club, il quale ultimo,

    prendendo la parola subito dopo Ac-cetti, nel gelo dellaula consiliare,rese nota la sua disponibilit ad en-trare allinterno della nuova Giunta

    Municipale.Si scopr quindi che tra i franchi tira-tori che avevano votato Aniasi dove-

    va esserci un altro democristiano; siintu successivamente essere Sirtori,

    il quale tuttavia, a differenza di O-gliari (sul quale si riversarono insultied improperi), aveva abbandonatoPalazzo Marino poco prima del voto

    per gli Assessori.I gruppi dellopposizione inveironomolto duramente contro i cinque

    transfughi, Pillitteri, Armanini, Fio-rellini, Sirtori e Ogliari, immediatidestinatari peraltro di importanti in-carichi allinterno della prima Giunta

    di sinistra, designata alla guida del

    capoluogo lombardo. La Giunta ri-sult composta da diciotto Assessori(sei comunisti, sette socialisti, tre exPSDI e i due ex DC), di cui quattro

    supplenti.

    Ad avviso di Claudio Martelli, la na-scita della Giunta di sinistra nel ca-poluogo lombardo fu anche lesito di

    spinte e motivazioni di carattere in-ternazionale.47 Su scala locale si eb-be cio la possibilit di sperimentarela via mitterandiana del coinvolgi-

    mento attivo dei comunisti nelle re-sponsabilit di governo, sotto legida

    ed il controllo costante di un fortePartito Socialista (sicuramente tale aMilano), che avrebbe dovuto svolge-

    re la funzione di garante del princi-pale Partito Comunista dell'Europaoccidentale.[]Bench non ufficialmente al governodella citt, il PCI a partire almeno dal

    1969 era progressivamente andato adassumersi responsabilit governative.

    Aniasi stesso aveva sempre cercato,ove possibile, di ottenere lappoggio

    comunista al fine di aggirarelopposizione, nei confronti di molte

    proposte socialiste, espressa da partedei democristiani meno disposti aldialogo con le sinistre, facenti capo a

    Massimo De Carolis, considerato ilvero referente politico della cosiddet-ta maggioranza silenziosa; propriolavvocato De Carolis il 20 maggiodel 1975 fu gambizzato da brigatisti

    rossi.In quegli anni Milano era forse lavera capitale italiana della strategiadella tensione: ogni settimana il ca-

    poluogo lombardo si trovava suomalgrado ad ospitare episodi di vio-lenza politica e a rappresentare la se-

    de privilegiata del processo di co-struzione e consolidamento della gi

    citata maggioranza silenziosa, desi-derosa di far confluire allinterno di

    un fronte unico tutte le forze conser-vatrici e reazionarie della societ ita-liana. A tal proposito, lobiettivo

    precipuo del PCI era quello di creareuno schieramento unitario ed il pi

    compatto possibile, aperto anche aimoderati-conservatori, purch mani-festamente antifascisti, al fine discongiurare la formazione di questofronte compatto delle forze reaziona-

    rie.Il PCI cerc di perseguire questo o-biettivo, schierato al fianco di altreforze antifasciste, allinterno del

    Comitato Permanente Antifascista

    per la Difesa dellOrdine Repubbli-cano, impegnato a difesadellagibilit degli atenei milanesi,

    quello della Statale in particolare,teatro di aspre tensioni. Si registravadunque da parte del PCI una tenden-za a far coincidere la maggioranza

    costituzionale presente in citt conquella consiliare.

    Secondo Luigi Vertemati e GianniCervetti,49 con linizio degli anni70 era di fatto venuta formandosi

    una Giunta informale composta daCervetti stesso in qualit di segreta-rio provinciale del PCI, Vertemati

    come segretario socialista, Colombocome segretario cittadino della DC,Massari come segretario provinciale

    del PSDI ed ovviamente Aniasi, inqualit di Sindaco. Questo comitato

    discuteva di problemi politici edamministrativi e cercava di proporresoluzioni comuni. A Milano il PCIgovernava senza governo o, pi in

    generale, dava mostra di una totaleassunzione di responsabilit civili epolitiche che, alla luce dell'esaltante

    prestazione elettorale, dovevano rap-presentare il miglior viatico per unacandidatura ufficiale al governo della

    citt.Cervetti nellestate del 75 era mem-

    bro della segreteria nazionale delPCI, ma per problemi di salute, tro-vandosi a Milano, ebbe modo di se-guire le convulse fasi delle consulta-

    zioni interpartitiche e di esprimerechiaramente il proprio influente pun-to di vista. Egli riteneva che una

    Giunta di sinistra in quanto tale sisarebbe dovuta caratterizzare per la

    presenza esclusiva al proprio internodi PCI e PSI.Al fine di evitare equivoci politici edare vita a esperimenti politici poco

    coerenti con gli obiettivi di partenza(l'elezione in Giunta di due democri-stiani, per esempio), a suo avviso,

    sarebbe stata pi opportuna la forma-zione di una Giunta di minoranza,con un ingresso nella compagine go-vernativa solamente procrastinato daparte del PSDI.

    Questa proposta, ricorda Cervetti, 50si ispirava alloperazione politica che

    lanno prima era stata compiuta aPavia e in altri piccoli paesidellhinterland milanese ed aveva

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    portato alla formazione delle primeGiunte di sinistra. Proprio a Pavia inparticolare, si ebbe il coraggio politi-

    co di formare una giunta di minoran-za PCI-PSI a guida socialista, cheottenne successivamente i voti deidissidenti di DC e PSDI.51

    Lex segretario del PCI milanese,che ancora oggi giudica in terminimolto positivi loperato della prima

    Giunta di sinistra, resta tuttavia con-vinto del fatto che quellesperienza

    politica prese avvio da un grave erro-re politico, rappresentato dalla ricer-ca del sostegno diretto e fondamenta-

    le di uomini eletti nelle file della DCe del PSDI. Il PCI in particolare, asuo avviso, allora svolse un'insuffi-

    ciente azione di interdizione nei con-fronti della possibilit dell'ingresso

    in Giunta di esponenti democristianiaddirittura, per la fretta di chiudere inogni modo laccordo politico, cheavrebbe portato allo storico ritorno

    del Partito Comunista al governo del-la citt, dopo pi di venticinque annidi opposizione.

    Una posizione pressoch identica alriguardo stata espressa anchedallallora segretario provinciale

    Riccardo Terzi, 52 il quale ha recen-temente confermato che il PCI era

    perfettamente a conoscenza dellosviluppo di trattative personali inta-volate da Aniasi con taluni esponentidemocristiani, al fine di ottenere una

    fondamentale riserva di consensi allanascente Giunta social-comunista.Aniasi, 53 dal canto suo, facendo ap-

    parire alla fine come necessit politi-ca lacquisizione dei due transfughi

    democristiani, ha ammesso di averpersonalmente lavorato nella dire-zione dellampliamento dei consensialla neonata coalizione di sinistra,

    oltre i confini di PSI e PCI.

    A suo avviso, nessuno scrupolo di

    carattere etico avrebbe potuto ostaco-lare gli sviluppi di unoperazione po-litica dalla portata storica, che avreb-be costretto allopposizione la De-mocrazia Cristiana e impedito la rea-

    lizzazione del compromesso storico,che avrebbe significato per il PSI laperdita della poltrona di Sindaco diMilano e il suo stritolamento nella

    morsa di DC e PCI.

    Ricorda inoltre Aniasi che lingresso

    di Ogliari e Sirtori in Giunta fu carat-terizzato da presupposti e comporta-

    menti diversi, da parte degli stessiprotagonisti. Ogliari entr in Giuntacome tecnico, anche perch proprioun tecnico democristiano egli stes-

    so si defin e questo dichiar al Cor-riere, per giustificare il proprio orga-

    nico sostegno alla nascente Giunta disinistra: Come possono chiamaretraditore chi ha sentito il dovere di

    fare qualche cosa per il bene dellacitt. Il tecnico ha il dovere di dare ilproprio appoggio a una maggioranza,

    anche se politicamente non condivi-sa.54Sirtori invece era un politico demo-

    cristiano a tutti gli effetti, in qualitdi membro del Consiglio Nazionale e

    di rampollo di una famiglia storica-mente impegnata nel Partito, con ilpadre che era stato per molti anniAssessore Provinciale per lo Scudo-

    crociato.Sarebbe stato dunque irresponsabile,in un momento di particolare forza e

    compattezza della sinistra a Milano,rinunciare alla guida della citt. TraPCI e PSI esisteva infatti un legame

    particolare, frutto della comune bat-taglia politica affrontata nel corso

    della campagna referendaria del1974 e soprattutto della solida rela-zione creatasi anche sotto il profilopersonale tra lallora segretario citta-

    dino del PCI, Riccardo Terzi e il re-sponsabile del PSI milanese, ClaudioMartelli, entrambi convintidellopportunit di scongiurare, nelcapoluogo lombardo, il varo di una

    Giunta di larghe intese, ispirata alcompromesso storico, che avrebbepenalizzato sia i socialisti sia i co-munisti, costretti a quel punto ad ac-

    cettare la subordinazione alla DC.55[]Se allinterno delle riflessioni di A-

    niasi, le ragioni politiche schiaccianoletteralmente quelle morali, le rifles-sioni di Camillo Ferrari, membro mi-lanese del Consiglio Nazionale DCed ex segretario provinciale lasciano

    spazio invece a osservazioni sullacoerenza delle persone e sul loro de-siderio di potere. Ferrari ricord diaver partecipato proprio con Sirtori

    allo storico Consiglio Nazionale che

    mise in minoranza Fanfani, pochigiorni prima di quel 31 luglio, quan-do da convinto anticomunista quale

    era, Sirtori si sarebbe ritrovato conun posto in Giunta, al fianco di bensei comunisti.58Discutendo circa i possibili sbocchi

    della situazione milanese, Sirtori siera dichiarato pi che mai convintodellimpossibilit di un governo mu-nicipale con i comunisti. Ferrari in-fatti, nelloccasione dellincontro alla

    Tikkun, spieg che proprio Ogliari eSirtori appartenevano allestrema de-stra DC, quella a suo avviso ancor

    pi retriva di quella che faceva capoa De Carolis, che era s pi perico-losa, ma pi intelligente.59 Ferrari

    non pot fare a meno di sottolinearecome in quel momento una nuova

    esperienza politica esordiva con ungrave marchio dinfamia, che avreb-be messo in difficolt la sinistra dellaDC e la stessa segreteria nazionale di

    Zaccagnini.Assieme a Pillitteri,60 stato invecepossibile ricostruire le tappe che por-

    tarono alla fuoriuscita dal Partito So-cialdemocratico di molti dirigenti elingresso in Giunta con Aniasi. Se-

    condo Pillitteri necessario, anche sea posteriori, pensare criticamenteallingresso in Giunta dei due ex DC.

    Alla Giunta di sinistra si pervenneperch le trattative erano arrivateormai a una fase di definitiva impas-

    se: in qualit di capodelegazione peril PSDI nel corso delle consultazionipostelettorali, egli avvert la concreta

    possibilit che alla fine il suo partitoavrebbe accettato di entrare a far par-

    te di una Giunta di sinistra. A creareunaccelerazione drammatica in casa

    socialdemocratica fu lapprovazione,da parte della maggioranza del Diret-

    tivo Provinciale, di un ordine delgiorno imposto dalla segreteria na-zionale, che sanciva la necessit di

    uniformare le formule di governolocale al paradigma nazionale. Pillit-teri si trov nella condizione di doverdifendere in ogni modo lautonomia

    di Milano, di fronte ad una presa di

    posizione di assoluta sudditanza neiconfronti di Roma che il Partito mi-lanese non aveva mai assunto primadi allora. Dopo aver quindi convoca-

    to il gruppo consiliare e constatato la

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    sostanziale disponibilit degli eletti aPalazzo Marino ad appoggiare laGiunta di sinistra, con la sola ecce-

    zione di Capone, decise di procederealla scissione, finalizzata al progetto

    di riunificazione della famiglia socia-lista. Nella primavera del 1976 infattiil MUIS conflu nel PSI, esattamentecome tra la fine del 1958 e linizio

    del 1959 gli scissionisti Matteotti,

    Zagari, Aniasi, Lucchi e Jori avevanolasciato il PSDI per fondare il Mo-vimento Unitario di Iniziativa Socia-

    lista e aderire quindi al PSI.

    39 I dati elettorali sono stati ricavati dalla

    Scheda di documentazione sugli esiti e-lettorali della consultazione del 15-16giugno 1975, curata dall'Ufficio elettora-

    le della Federazione Milanese del PCI eriportata da C. Ghini nellopera citata.40 Dichiarazioni di Riccardo Terzi, se-gretario della Federazione milanese del

    PCI, riportate da P. L. Golino sulle pagi-

    ne di cronaca cittadina de Il Giorno,nelledizione del 18 giugno 1975.

    42 Luigi Vertemati e Gianni Cervetti so-no stati intervistati nellottobre del 2002.43 Cfr. G. Santerini, Corriere della Sera,

    20 giugno 1975.

    44 Dal testo del comunicato diramato il16 luglio 1975 dallUfficio Stampa dallaFederazione socialista di Milano. Si veda

    lArchivio Luigi Vertemati, vol. 1, Fon-

    dazione ISEC, Sesto S. Giovanni (MI).

    45 Cfr. Atti delle Sedute del Consiglio

    Comunale, seduta del 31 luglio 1975.46 Cfr. Atti delle Sedute del ConsiglioComunale, seduta del 31 luglio 1975,

    intervento di Paolo Pillitteri.47 Riferimento alle riflessioni articolateda Martelli, in occasione di un incontroorganizzato alla fine di gennaio del 2000

    presso la libreria Tikkun di Milano, dedi-

    cato alla ricostruzione storica delle vi-cende relative alla nascita della primaGiunta di sinistra a Milano. Cfr. Reso-conto dattiloscritto degli interventi diMartelli, Pillitteri, Cervetti, Terzi e Fer-

    rari, Archivio Carlo Tognoli, Societ

    Umanitaria, Milano.49 Interviste a Luigi Vertemati e GianniCervetti, ottobre 2002.

    50 Ibid.

    51 Cfr. C. Ghini, op. cit, pp. 202-203.

    52 Intervista a Riccardo Terzi, ottobre

    2002.53 Intervista ad Aldo Aniasi, ottobre2002.

    54 Intervista di M. Nava a Francesco O-gliari, Corriere della Sera, 1 agosto 1975.55 Intervista a Riccardo Terzi, ottobre2002.

    58 Cfr. Intervento di Camillo Ferrari al

    convegno organizzato presso la libreriaTikkun di Milano, gennaio 2000, sullavita politica milanese relativa agli anni70, Archivio Carlo Tognoli, SocietUmanitaria, Milano.

    59 Ibid.

    60 Intervista a Paolo Pillitteri, ottobre2002.

    Speciale estate 2

    1976 GLI INVESTIMENTI E I CAMBIAMENTI NEL SETTORE DEI TRASPORTIEnrico Landoni

    Il Piano dei Trasporti rappresent ilvero compendio dei principali indi-

    rizzi urbanistici adottati dalla Giunta.In occasione della presentazione del-la Variante Generale al Piano Rego-latore del 1976 era stata menzionata

    l'ipotesi della realizzazione di unPassante Ferroviario, destinato adattenuare gli squilibri esistenti

    nell'ambito della relazioni centro-periferia, sia all'interno della citt diMilano, sia nell'area comprensorialee regionale. Questa infrastrutturainoltre avrebbe permesso di ovviareai problemi afferenti al particolare

    assetto della cinta ferroviaria del ca-poluogo lombardo, che era una sta-

    zione di testa, utilizzabile necessa-riamente solo come capolinea.Con la presentazione del Piano dei

    Trasporti, adottato dal Consiglio

    Comunale il 29 marzo 1979, venneannunciato invece il grande progettorelativo alla costruzione della lineametropolitana tre, indicativa di unaprecisa svolta rispetto all'approccio

    fino ad allora utilizzato dall'Ammini-strazione in ambito urbanistico ed

    economico. Attraverso l'elaborazionedel progetto del Passante Ferroviario

    la Giunta aveva ritenuto possibileconseguire il riequilibrio nei rapportitra territorio metropolitano e perife-ria regionale. Mediante la realizza-

    zione di una nuova linea della me-tropolitana, opera certamente noncompatibile con i presupposti della

    Variante Generale, impostata sulcontenimento di tutte quelle infra-strutture che avrebbero potuto accen-tuare la piramide dei valori immobi-liari all'interno del capoluogo, l'Am-ministrazione cont piuttosto di rag-

    giungere il razionale soddisfacimentodi una domanda sostenuta concer-

    nente l'utenza del trasporto pubblicourbano (non pi dunque interurbano,comprensoriale e regionale) ed il ri-sparmio nella sua gestione.

    Le nuove infrastrutture furono con-cepite quindi non pi nei termini diuna risposta alla generale domandadi mobilit o come strumento di rie-quilibrio territoriale, ma come ele-

    mento fondamentale e propulsivo diun nuovo modello di sviluppo incen-

    trato fondamentalmente sulla citt diMilano.

    9All'inizio la linea metropo-

    litana tre trov di fatto nei partiti dimaggioranza a Palazzo Marino gliunici suoi convinti sostenitori. Nu-merose e articolate furono le critiche

    e le obiezioni poste a questo progettoinfrastrutturale di notevole impattosulla citt. Alcune di queste apparve-

    ro strumentali, altre invece derivaro-no da precise e valide analisi di ordi-ne economico ed urbanistico.La Democrazia Cristiana milaneseassunse una posizione estremamentecritica nei riguardi dell'intero Piano

    dei Trasporti, nei confronti del qualeinfatti tanto a Palazzo Marino quanto

    in Regione espresse un voto negati-vo. Nell'ambito di una generale op-posizione all'approccio seguito dallaGiunta Comunale nell'elaborazione

    di questo documento urbanistico, ilprogetto relativo alla realizzazione

    9Cfr. G. Campos Venuti, A. Boatti,

    A. P. Canevari, V. Erba, F. Oliva,"Un secolo di urbanistica a Milano",Clup, Milano, 1986, pp. 173-176.

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    della nuova linea della metropolita-na, secondo la direttrice Rogoredo-Duomo-Centrale, fu oggetto di speci-

    fiche e radicali obiezioni, da partedel partito di Zaccagnini.Per il partito di Via Nirone, il Pianodei Trasporti cos come illustrato ed

    adottato il 29 marzo 1979 dal Consi-glio Comunale, avrebbe creato un

    pericoloso incremento dei flussi ditraffico nelle zone centrali della citted una loro eccessiva terziarizzazio-

    ne. Il capogruppo democristiano aPalazzo Marino, Carlo Bianchi, e-spresse molte perplessit sul traccia-

    to proposto per la realizzazione dellanuova linea della metropolitana, sot-tolineando che i tratti di sottosuolo

    interessati direttamente dal percorsodei futuri convogli erano ricchi di

    reperti romani. Per questa ragionesugger una sorta di mappatura ar-cheologica del sottosuolo milanese eavanz l'ipotesi di una significativa

    rettifica del percorso individuato perquesta infrastruttura, al fine di evita-re che i lavori, una volta giunti ad un

    discreto livello di avanzamento, po-tessero essere interrotti dalla Sovrin-tendenza dei Beni Culturali.

    Carlo Bianchi, intervistato da IlGiorno, illustr i timori della DC mi-

    lanese in merito alla possibilit di unincontrollabile sviluppo della attivitterziarie nelle zone centrali della cit-t, fenomeno, per il capogruppo de-

    mocristiano, favorito direttamentedalle peculiarit del Piano dei Tra-

    sporti. Al riguardo l'esponente de-

    mocristiano dichiar: "Certo, qual-cuno dir che ci preoccupiamo delle

    vestigia romane per motivi elettorali-stici. Il fatto che queste ricerchecostano molto e si attende sempreun'occasione per avviarle: i lavori

    della MM3 potrebbero esserlo. Pro-prio perch vogliamo che la MM3 sifaccia, chiediamo che il percorso

    venga modificato. I motivi, noto,non sono soltanto quelli archeologici.Il tracciato proposto dalla Giunta nonavrebbe altro effetto che congelaregli squilibri urbanistici attuali, raf-

    forzando le zone di terziario e inde-

    bolendo ulteriormente gli insedia-menti residenziali".

    10

    Il PRI si dichiar totalmente contra-

    rio al progetto di realizzazione di unanuova linea della metropolitana, ad-ducendo ragioni di carattere per lopi finanziario. Secondo il partito di

    La Malfa, la realizzazione di una taleinfrastruttura sarebbe stata troppo

    onerosa per l'Amministrazione, co-stretta ad accollarsi una spesa inizialedi 277 miliardi, che avrebbe raggiun-

    to i 610 alla fine dell'opera, a causadegli oneri finanziari.[]

    CGIL e UIL invece formularono unparere complessivamente positivo sultema della nuova linea della metro-

    politana a Milano, prendendo netta-mente le distanze dal sindacato di

    Carniti, soprattutto a proposito deglioneri finanziari.I due sindacati, attraverso un comu-nicato congiunto, sottolinearono

    l'importanza per lo sviluppo del ca-poluogo lombardo della realizzazio-ne di questa nuova infrastruttura, il

    cui tracciato avrebbe rappresentatouna nuova fondamentale linea di pe-netrazione all'interno della citt ed un

    elemento di indubbio arricchimentodella rete di collegamenti, nell'ottica

    di un'effettiva integrazione del siste-ma regionale del trasporto pubblico.Ad avviso di CGIL e UIL non erapossibile stabilire una gerarchia delle

    priorit tra linea metropolitana e Pas-sante Ferroviario, poich le due in-frastrutture erano state concepite in

    un'ottica di complementarit e reci-proca relazione. La mancata realiz-

    zazione della MM3 inoltre, a loroavviso, non avrebbe costituito affattoun risparmio di denaro, poich nonportando a termine l'investimento, la

    spesa di puro esercizio per il traspor-to pubblico avrebbe raggiunto in undecennio la medesima cifra calcolata

    per la realizzazione della nuova lineadella metropolitana.

    13

    10Dichiarazioni di Carlo Bianchi ri-

    portate da A. Falletta in "MM3: la

    DC oppone la mappa archeologica",Il Giorno, 1 aprile 1979.13 Cfr. "AlNO della CISL immediatoSIdi CGIL e UIL",Il Giorno, 3marzo 1979.

    Il Piano dei Trasporti and ad inse-rirsi anche all'interno di un'ampiapiattaforma ecologica, che la Giunta

    aveva elaborato al fine di ottenere unsensibile risparmio energetico ed unasignificativa contrazione dell'emis-sione degli agenti responsabili

    dell'inquinamento atmosferico. LaGiunta infatti aveva iniziato ad arti-

    colare precise proposte, che raggiun-sero un aspetto definitivo solo nel1981, anche in tema di metanizza-

    zione e teleriscaldamento.[]

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    Speciale estate 3

    I CANDIDATI ELETTI A PALAZZO MARINO. ELEZIONI COMUNALI DEL 1975,1980 *

    Elezioni del 15-16 giugno 1975: e-

    lenco degli eletti, comprensivo deivoti di preferenza personalmenteconseguiti.PCI (25 seggi): Elio Quercioli 14.216voti; Riccardo Terzi, 8050; Vittorio

    Korach, 7.479; Dino Bonzano, indi-pendente, 4.956; Graziella, detta Lal-la, Romano, 4.689; Antonio Costa,3.980; Antonio Taramelli, 3.622;

    Gianfranco Rossinovich, 3.458;Marco Fumagalli, 3.076; CarloCuomo, 3.034; Alfredo Novarini,

    2.905; Camillo Vertemati, 2.818;

    Roberto Camagni, 2.793; Ercole Fer-rario, 2.280; Gennaro Barbarisi,2.237; Achille Sacconi, 1.976; AnnaMaria Pedrazzi, 1.919; Antonio Gra-

    ziani, 1.876; Maria Luisa Sangiorgio,1.850; Anna Boffino, 1.686; Mauri-zio Mottini, 1.623; Diego Arnaboldi,

    1.575; Giorgio Marinucci, 1536;Laura Bossi, 1.467; Luigi Carnevale,1.414.DC (22 seggi): Massimo De Carolis,

    34.831 voti; Andrea Borruso, 27.054;Giuseppino Bossi, 18.031; Gian

    Franco Crespi, 17.397; Luigi Vene-goni, 17.717; Paola Morelli, 14.448;Carlo Arienti, 13.459; Dario Chiesa,12.550; Alberto Garocchio, 12.277;

    Giacomo Pizzagalli, 11.960; France-sco Ogliari, 11.835; Tullio Belloni,10.281; Ferdinando Passani, 9.594;

    Antonio Velluto 8.141; Ester Angio-lini, 7.144; Salvatore Cannarella,6.361; Salvatore Franconieri, 5.970;Ilario Bianco, 5.510; Alfio Bocciardi,5.462; Giampiero Bartolucci, 5.298;Piergiorgio Sirtori, 4.339; Carlo

    Bianchi, 4.324.PSI (12 seggi): Aldo Aniasi, 36.595

    voti; Umberto Dragone, 8.646; CarloTognoli, 5.325; Rinaldo Ciocca,5.248; Bruno Falconieri, 4.393; Pao-lo Malena, 4.288; Giulio Polotti,

    3.535; Paride Accetti, 3.533; ClaudioMartelli, 3.255; Luciano Peduzzi,3.109; Giovanni Baccalini, 3.011;Stefano Demolli, 2.955.MSI - Destra Nazionale (6 seggi):

    Gastone Nencioni, 9.924 voti; Toma-so Staiti di Cuddia, 6.451; Leo Sie-

    gel, 3.683; Alfredo Mantica, 3.216;

    Carlo Gamba, 2.344; Orio Valdonio,1.957.PSDI (5 seggi): Paolo Pillitteri, 4.121voti; Luigi Valentini, 2.128; GuidoMeloni, 2.080; Walter Armanini,

    1.939, Vito Fiorellini, 1.810.PRI (4 seggi): Pietro Bucalossi,5.788 voti; Aldo Maria Maggio,2.455, Gerolamo Pellican, 2.370,

    Alberto Zorzoli, 1.936.PLI (3 seggi): Guido Capelli, 2.508voti; Giorgio Bergamasco, 2.109;

    Filippo Barbera, 1.939.

    PDUPAO (3 seggi): Emilio Moli-nari, 5.536 voti; Raffaele De Grada,3.906; Aurelio Cipriani, 3.771.

    Elezioni dell8-9 giugno 1980PCI (22 seggi): Elio Quercioli,20.790 voti; Vittorio Korach, 8.799;

    Riccardo Terzi, 7.494; Claudio Pe-truccioli, 5.144; Carlo Cuomo, 4.807;Dino Bonzano, 3.855; Anna Boffino,3.713; Maria Luisa Sangiorgio,

    3.232; Marilena Adamo, 2.676; An-tonio Costa, 2.592; Gianfranco Ros-

    sinovich, 2.525; Tino Casali, 2.271,Alfredo Novarini, 2.174; GoffredoAndreini, 2.031; Ercole Ferrario,2.009; Leonardo Banfi, 1.974, Ro-

    berto Camagni, 1.923; Elio Del Piz-zo, 1.923; Faustino Boioli, 1.913;Maurizio Mottini, 1. 775, Giuseppe

    Brusa, 1.604; Massimo Ferlini,1.532.

    DC (22 seggi): Libero Mazza, 28.286voti; Giuseppe Zola, 15.132; Luigi

    Venegoni, 14.486; Carlo Bianchi,9.557; Angelo Craveri, 8.319; Anto-

    nio Velluto, 7.819, Giampiero Barto-lucci, 7.072; Giancarlo Giambelli,6.810; Salvatore Franconieri, 6.665;Ester Angiolini, 6.487; Maurizio

    Maffeis, 5.681; Alfio Bocciardi,5.639; Giuseppino Bossi, 5.340; Pao-la Morelli, 5.226; Piergiorgio Spag-giari, 4.895; Pierluigi Muzio, 4.873;Gianfranco Crespi, 4.451; Tullio Bel-

    loni, 4.415; Francesco Guarnera,4.396; Gian Franco Marsaglia, 4.208;

    Giovanni Bottari, 3.980, Salvatore

    Cannarella, 3.724.PSI (16 seggi): Carlo Tognoli,57.145 voti; Michele Colucci,10.934; Walter Armanini, 7.645;Giulio Polotti, 6.563; Ugo Finetti,

    6.241; Paolo Malena, 5.529; Umber-to Dragone, 5.517; Paride Accetti,5.320; Attilio Schemari, 4.694; Gio-vanni Baccalini, 4.410; Gianstefano

    Milani, 3.732; Bruno Falconieri,3.434; Giuliano Banfi, 3.249; Stefa-no Demolli, 2.886, Guido Aghina,

    2.678; Domenico Bellantoni, 2.335.

    MSI (5 seggi): Tomaso Staiti diCuddia, 6.838 voti; Alfredo Mantica,4.721; Cristiana Muscardini, 4.107;Giampietro Pellegrini, 3.532; Carlo

    Papetta, 2.886.PLI (5 seggi): Guido Capelli, 5.722voti; Roberto Savasta, 4.202; Pier

    Italo Trolli, 3.296; Filippo Barbera,2.574; Luca Hasd, 1.970.PSDI (4 seggi): Pietro Longo, 4.313voti, Angelo Cucchi, 2.586; Luigi

    Valentini, 2.441, Angelo Capone,2.406.

    PRI (3 seggi): Giancarla Re Mursia,3.736 voti, Gerolamo Pellican,3.095; Alberto Zorzoli, 2.494.DP (2 seggi): Mario Capanna, 7.600

    voti; Guido Pollice, 2.329.PdUP (1 seggio): Giovanni MariaCominelli, 1.569 voti.

    Elezioni del 12-13 maggio 1985

    PCI (21 seggi): Elio Quercioli,25.163 voti; Maria Luisa Sangiorgio,

    10.709; Luigi Corbani, 10.230; CarloBertelli, indipendente, 6.717, Rober-

    to Camagni, 5.295; Anna Boffino,4.149; Ercole Ferrario, 3.399; PaoloHutter Juntof, 3.336; Marilena Ada-mo, 3.177; Faustino Boioli, 2.858;

    Barbara Pollastrini, 2.224; Tino Ca-sali, 2.202; Giovanni Lanzone,2.131; Leonardo Banfi, 2.123; Mari-na Alberti Candrian, 2.047; OrnellaPiloni, 1.979; Augusto Castagna,

    1.903; Maurizio Mottini, 1.870; Gio-vanna Baderna, 1.758; Giuseppe

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    Brusa, 1.630; Epifanio Li Calzi,1.618.

    DC (20 seggi): Giuseppe Zola,23.501 voti; Roberto Mazzotta,

    23.312; Antonio Intiglietta, 10.650;Carlo Radice Fossati, 10.591; LuigiDadda, 9.796; Luigi Venegoni,9.259; Angelo Craveri, 8.896; Ange-

    lo Parisciani, 8.115; Diego Masi,7.994; Maria Teresa Coppo Gavazzi,7.774; Gaetano Morazzoni, 7.617;Giulio Boati, 7.356; Vittorio Tonini,7.051; Mirella Bocchini, 6.932; An-tonio Velluto, 6.554; Maurizio Maf-

    feis, 6.332; Giovanni Testori, 6.280;Enrico Lupatini, 6.264; Francesco

    Bulgarelli, 5.097; Piergiorgio Spag-giari, 5.075.PSI (16 seggi): Carlo Tognoli,73.767 voti; Paolo Malena, 8.917;

    Attilio Schemmari, 8.371; Gianstefa-no Milani, 8.311; Gianpaolo Pillitte-ri, 8.043; Alma Agata Cappiello,7.143; Giulio Polotti, 5.249; GiulianoBanfi, 5.224; Loris Zaffra, 5.123; Al-fredo Mosini, 4.066; Michele Achilli,

    3.916; Bruno Falconieri, 3.899; Wal-ter Armanini, 3.157; Stefano Demol-li, 3.080; Guido Aghina, 3.061; Gio-

    vanni Baccalini, 3.006.PRI (8 seggi): Giovanni Spadolini,39.254 voti; Antonio Del Pennino,

    10.278; Giancarla Re Mursia, 6.000;Alberto Zorzoli, 5.201; Franco De

    Angelis, 3.932; Enzo Meani, 2.395;Michele Battiato, 1.648; Mario Con-

    siglio, 1.359.MSI Destra Nazionale (6 seggi):

    Cristiana Muscardini, 10.517 voti,Alfredo Mantica, 5.924; Riccardo DeCorato, 4.798, Carlo Gamba, 3.253;Dario Vermi, 2.877; Carlo Borsani,

    2.104.PLI (3 seggi): Nicola Abbagnano,5.188 voti; Pierangelo Rossi, 3.459;Luca Hasd, 3.163.DP (2 seggi): Basilio Rizzo, 3.511voti, Giuseppe Torri, 2.266.

    PSDI (2 seggi): Angelo Capone,3.694 voti; Angelo Cucchi, 3.251.

    Verdi (2 seggi): Piervito Antoniazzi,1.240 voti; Cinzia Barone, 729.

    *Dal volume "Il comune riformista",

    di Enrico Landoni Nuova edizioneper i tipi di L'ornitorinco

    * * *

    La cronaca

    UN ATTENTATO DIMENTICATO

    Conclusasi lelezione del sindaco e

    della nuova giunta di sinistra, il 31

    luglio 1980, verso le due di notte ci

    fu una fortissima esplosione.

    Unauto, carica di tritolo, salt per

    aria in piazza S.Fedele, davantiallingresso del Consiglio comunale.

    Venne sventrata la porta di ferro,

    frantumati gli scalini di pietra, sfon-

    dati quasi tutti i vetri delle finestre

    dei palazzi della piazza, mentre al-

    cuni rottami della vettura usata comeinvolucro finirono sul tettodelledificio di fronte. Unaltra bom-

    ba inesplosa venne scoperta dalla

    polizia sul portale della chiesa di

    S.Fedele.

    Una rivendicazione parlava di atten-tato contro il potere democristiano,

    mentre si era eletta da poco una

    giunta di sinistra e la DC eraallopposizione da cinque anni. Non

    ci furono vittime perch tutti se ne

    erano andati. Sfondate le finestre

    dellufficio del sindaco, il pavimentoera tappezzato da frammenti di vetro

    e molte schegge si erano conficcate

    come proiettili nelle poltrone e nei

    divani.

    Due dipendenti (una segretaria e unvalletto) non vennero feriti perch

    protetti dal muro tra due finestre. Se

    ne parl poco. La strage della sta-

    zione di Bologna, avvenuta due gior-

    ni dopo, fece dimenticare, ovviamen-

    te, quellattentato grave, ma senza

    vittime, contro il riformismo munici-

    pale.

    Speciale estate 4

    DALLA MILANO DA MORIRE ALLA MILANO DA VIVERE*Carlo Tonioli

    Le vicende politiche milanesi del1975 hanno avuto un peso locale e

    nazionale assai pi rilevante di quan-to oggi non possa apparire, perchfurono un freno alla politica delcompromesso storico e asseconda-rono un processo che avrebbe fattodel PSI, per un certo periodo, un fat-tore di rinnovamento e lelementocentrale dellequilibrio politico na-zionale.

    Oggi sembrano eventi lontanissimidopo la svolta degli anni 90 durantei quali si sono registrati cambiamenti

    radicali nel sistema politico. Proprio

    per questo importante non perdere

    la memoria di quanto accaduto inquegli anni. I fatti che hanno deter-

    minato la scomparsa di alcuni partitipolitici della prima repubblica (PSIe DC), la trasformazione di altri (PCIe MSI) e la nascita di nuovi movi-menti (Lega e Forza Italia) hannoprovocato una cesura che pu esse-

    re superata col tempo e, appunto, conle ricostruzioni storiche.[]

    La giunta rossa al lavoro.I primi passi della giunta di sinistrafurono segnati da entusiasmo e vo-

    lont, ma anche dal persistere di resi-

    stenze conservatrici da parte del

    PCI. Gi in occasione della primastesura del Piano Regolatore da parte

    del centro sinistra (elaborato con lapartecipazione di tecnici del PCI) cifu una forte critica del PSI (la so-stenni anchio nel 1974, quando eroassessore e vicesegretario della Fede-razione del mio partito) perlirrealistica previsione di eccessiva

    espansione industriale (8.000.000 dimq.!) accettata dallassessore allUr-

    banistica (DC) su pressione delgruppo comunista nella speranza diottenerne il sostegno in aula. Nella

    Milano che andava trasformandosi da

    industriale a postindustriale, uner-

  • 8/3/2019 N29_2010

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    11

    rata impostazione ideologica stavaper sostituire un aggiornamento della

    pianificazione urbanistica che avreb-be dovuto basarsi su proiezioni non

    astratte delle modificazioni economi-che, sociali e demografiche in attonegli anni 70.Quel progetto venne fermato prima

    delle elezioni del 1975 perch anchela maggioranza della DC comprese lavalidit delle critiche. I problemiriemersero con la giunta di sinistra efurono risolti con un compromesso,riducendo in parte le aree a destina-

    zione industriale (3.000.000 di mq.circa di cui il 50% per serviziallindustria) e aumentando le previ-sioni per il verde, ledilizia abitativae il terziario. Solo dopo le elezionidel 1980, cio nella seconda fase del-

    la vita della giunta di sinistra, si potpercorrere una strada pi realistica amoderna di sviluppo urbanistico diMilano, con le previsioni di un diver-so utilizzo delle aree industriali di-smesse che erano la prova della

    mancanza di lungimiranza di unaparte della sinistra nel comprenderela transizione dalla societ industriale

    a quella postindustriale.

    Resistenze massimaliste.Le stesse tendenze conservatrici di

    una parte del PCI si manifestarononella politica dei trasporti. Tocc ame, eletto dopo Aniasi, di affrontare

    queste resistenze. Settori di retro-guardia del sindacato e della sinistracomunista (con lappoggio di qual-che socialista) erano contrari alla co-struzione di altre linee metropolitane,perch ritenevano che gli investimen-

    ti in quel settore avrebbero sottrattorisorse per gli interventi in camposociale.

    Prima di mettere in cantiere il proget-to della linea 3 ci vollero tre anni perconvincere la parte riottosa del PCI

    che la metropolitana era un investi-mento socialmente utile in particola-re per le classi lavoratrici. La deci-sione di far partire anche il passante

    ferroviario (ipotizzato dal centrostudi del Piano Intercomunale Mila-

    nese gi nel 1965 come elemento es-senziale del servizio ferroviario re-

    gionale) e il crescente gradimento

    degli utenti per MM1 (linea rossa) eMM2 (linea verde) - chiuse un perio-

    do di oziose diatribe ideologiche sul-la realizzazione delle infrastrutture

    del trasporto pubblico (la metropoli-tana era di destra, il tram di sinistra).In quel primo periodo di attivit dellagiunta di sinistra fu riproposta la mu-

    nicipalizzazione del gas, servizio ge-stito dalla Montedison, che venneattuata alla fine del 1980, dopo unatrattativa serrata, voluta e guidata dalvicesindaco Quercioli e da me, cheavevamo fatto del riscatto del gas un

    obbiettivo politico ed economico. Icritici di quella decisione (troppocostosa si diceva) dovettero ricre-dersi quando poterono verificare, unavolta realizzati gli investimenti per lametanizzazione, gli utili conseguitidallAzienda Energetica Municipale,

    che gestiva elettricit e gas.Lapprovazione della variante gene-rale del PRG fu in ogni caso la deci-sione politica pi importante delprimo anno di vita della maggioranza

    di sinistra: fu il testimone che Aniasimi pass dopo le sue dimissioni percandidarsi alla Camera dei deputati.

    Lo strumento urbanistico era quelloche pi poteva influire sul quadroeconomico e sullo sviluppo della cit-t. Quel Piano era di contenimento

    nella previsione, rivelatasi poi sba-gliata, che sarebbe continuatalespansione demografica degli anni

    precedenti. In realt il calo delle na-

    scite, la riduzione del flusso migrato-rio e la crisi economica cominciaronoa far decrescere la popolazione mila-nese che in poco pi un decennio si

    ridusse quasi di un quarto (da 1,7 mi-lioni a 1,350).Lapprovazione della variante al

    PRG (cio il nuovo piano) fu accom-pagnata da un ampio confronto conassociazioni professionali, sindacati

    dei lavoratori, rappresentanze im-prenditoriali, associazioni di catego-ria. Mancavano allora indicazioni

    relative alle aree dismesse (che sa-rebbero state introdotte allinizio de-gli anni 80) perch lallontanamento

    o la ristrutturazione delle industriedel territorio cittadino non era ancora

    fisicamente percepibile. I primi epi-

    sodi rilevanti sarebbero stati quellidel Portello sud (Alfa Romeo) e Pi-

    relli Bicocca.

    Cambio di linea della giunta co-

    munale a fine 1979?Tra il 1979 e il 1980, secondo Lan-doni, inizi, a livello della politicaamministrativa della giunta di sini-

    stra, un mutamento di linea rispetto aquella del 1975. In particolare neisettori dellurbanistica e dei trasporti.In realt vennero introdotte delle cor-rezioni rispetto a impostazioni che sierano rivelate errate. La variante ge-

    nerale del piano regolatore era basatasu una logica di contenimento sia delterziario che delledilizia abitativa,

    non prevedeva la linea tre della MM,n il passante ferroviario. La popola-zione andava diminuendo, contraddi-

    cendo le previsioni dei primi anni70, ma cera esigenza di edilizia abi-tativa, popolare e privata, perch erain atto una modificazione strutturaledelle famiglie. Aumentavano isingle, giovani e anziani, vale a direche laumento delle unit famigliari

    era inversamente proporzionale alladiminuzione del numero dei residen-

    ti.Le industrie si allontanavano da Mi-lano, quando non chiudevano, mentre

    cresceva la domanda di terziario, e inparticolare di terziario avanzato e di-rezionale. Se, per ragioni di conve-

    nienza economica e per mutamentitecnologici, le attivit produttive si

    spostavano oltre i confini municipalie provinciali, o riducevano i loro in-sediamenti, le sedi delle aziende ri-manevano a Milano, dove contempo-

    raneamente nascevano le nuove atti-vit di servizio alle imprese. La lineatre della MM, programmata nel piano

    trasporti del 1979 e iniziata nel 1980,e il passante ferroviario imponeva-no poi modifiche urbanistiche. Il mu-

    tamento graduale della politica urba-nistica e dei trasporti fu quindi unadeguamento alle esigenze del pas-

    saggio dalla societ industriale aquella postindustriale, di cui noncera stata ancora sufficiente consa-

    pevolezza nella formazione del pro-gramma della giunta di sinistra del

    1975. Bench le trasformazioni eco-

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    12

    nomiche e produttive fossero in attoda qualche tempo nel mondo occi-

    dentale e nelle vicine nazioni europe-

    e, la sinistra italiana, e anche quellamilanese, non avevano colto tutta la

    portata dei cambiamenti in atto.

    *(Estratti della Testimonianza di Car-

    lo Tognoli)

    Speciale estate 5

    UNA TESTIMONIANZA*Aldo Aniasi

    Il dibattito assume perci importanzaperch rappresenta loccasione di unchiaro confronto, utile anche allesi-

    genza di contribuire a rilanciare nellacitt una politica riformistica, di cuida tempo si persa ogni traccia.

    Non dico cosa nuova affermando chenel secolo passato Milano pi volteha compiuto scelte politiche che han-no influito sugli avvenimenti nazio-nali coevi e successivi [] la vicen-da milanese ha avuto un carattere

    squisitamente politico e ha provocatoconseguenze non solo locali, ma haaperto la fase delle Giunte di sinistra

    Comunali e Provinciali, rompendo loschema della delimitazione della

    maggioranza. Ha segnato linizio

    del tentativo dei socialisti di contra-

    stare legemonia democristiana e, nelcontempo, il rifiuto di assecondare ildisegno del compromesso storico

    teorizzato dal PCI. Un progetto so-stenuto anche da settori importanti

    della DC, che proprio in quel periodosi stavano consolidando con la segre-teria di Benigno Zaccagnini [].

    Con la scelta dellalleanza con il PCI

    milanese si confermava, inoltre, ilrifiuto da parte nostra di accettare la

    ripetizione meccanica di formule po-litiche dal centro alla periferia e di

    avallare supinamente le imposizionidella dirigenza nazionale dei singolipartiti [].La scelta milanese evidenzia che la

    politica del centro-sinistra aveva e-saurito da tempo la carica riformatri-ce che aveva caratterizzato il suo e-

    sordio e stancamente viveva un pas-saggio verso opzioni moderate e con-servatici [].Laggressivit della destra neofasci-sta e reazionaria, le marce silenziosee le stragi (Piazza Fontana e quella

    davanti alla Questura, la contestazio-

    ne studentesca, gli assassini di gio-vani di sinistra) avevano creato unquadro politico complesso nel quale i

    comunisti, con intelligente intuito erealismo, svolsero un ruolo impor-tante a difesa della democrazia. Essi

    sostennero infatti la politica dellaGiunta Comunale, astenendosi sulBilancio, appoggiando le scelte pilungimiranti e popolari con risultatipositivi, che furono raggiunti nono-stante lopposizione di Assessori

    democristiani, che ostentatamenteassunsero comportamenti reazionarisul piano politico e conservatori a

    livello amministrativo [].Alla fine del 1975 i socialisti usciro-no dal governo Moro e De Martinofece unaffermazione traumatica:

    Non pi un governo senza i comu-nisti. Fu quella, a mio avviso, unasortita inopportuna e sbagliata, chediede tuttavia il senso del logoramen-to del centro-sinistra e che determin

    la sconfitta del nostro partito nellasuccessiva tornata elettorale del1976. Quindi il clima politico di quelluglio del 75 era caratterizzato daforti tensioni nella maggioranza digoverno anche a causa degli esiti del-

    le amministrative del 15-16 giugno,sia per i successi del PCI, sia per gli

    scarsi risultati dei socialisti, i quali,appunto, si resero conto di correre ilrischio di finire in una tenaglia pron-ta a stritolarli.

    Queste furono le ragioni che guida-rono i socialisti milanesi, non senzadifficolt, a proporre e realizzare la

    Giunta con i comunisti, costringendoi democristiani allopposizione [].Tutti ricorderanno che fummo avver-

    sati da gran parte della stampa quoti-diana e periodica. Si scrisse che laGiunta rossa aveva piantato la

    bandiera rossa su Palazzo Marino.

    Certo fu un avvenimento traumatico.Era la prima volta che i comunistientravano al governo dalla porta

    principale e con pieno riconoscimen-to. Ci tacciarono di spregiudicatezza:i due consiglieri DC e i tre socialde-

    mocratici che entrarono in Giuntafurono accusati di essere dei volta-gabbana. Furono polemiche strumen-tali, lamentele di coloro che conside-ravano la politica come un gioco divecchi gentiluomini, invece la nostra

    scelta fu una risposta politicaallarroganza della DC che volevacontinuare a dominare il campo a tut-

    ti i costi.Ricordate come nella pochade Te-coppa si lamentava di non poter in-filzare lavversario perch non stava

    fermo? Protestava perch questo sidifendeva e contrattaccava. Per laverit pochi consideravano che il PSInon aveva mai cessato la collabora-zione con il PCI negli organismi di

    massa, nelle cooperative, nei sinda-cati ed in numerose Amministrazioninelle quali la DC era fuori gioco.

    Ripeto: per storicizzare la nascitadella Giunta di sinistra del 75, si de-ve prescindere dalle questioni di det-

    taglio, da sentimenti e/o risentimentipersonali e da ogni altra questione

    marginale. Un fatto politico di talerilevanza non pu essere giudicato nper leleganza dei comportamenti, nsul piano meramente estetico.Eassurdo valutare una vicenda poli-tica di quella portata, giudicando lecoerenze e/o incoerenze dei singoli

    attori o sostenendo che fosse preferi-bile rifiutare i voti aggiuntivi dei dueconsiglieri DC (Sirtori e Ogliari).

    Tutte considerazioni che non tolgonoe non aggiungono nulla ad uno-perazione che sinteticamente si pu

    cos riassumere:

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    1) lindebolimento dello PSDI, co-stretto a fare i conti con una scissioneconsistente (la costituzione del MUISdi Paolo Pillitteri);

    2) laver costretto la DC, dopotrentanni, allopposizione;3) laver ottenuto lappoggio noncondizionante e non contrattato dei

    consiglieri di Democrazia Proletaria(i suoi tre eletti, come si ricorder,votarono a favore della Giunta).

    Un ultimo e non trascurabile risultatofu il riconoscimento del PCI, che ac-cett di partecipare ad una Giunta a

    guida socialista e in condizioni diminoranza numerica. A guidare il

    gioco fu in quel momento il PSI ecos fu per i due decenni successivi.Non pu essere ignorato lesempioche Milano provoc, non solo per il

    clamore sollevato, ma perch fu se-guito da analoghe scelte in numerosegrandi citt nelle quali si costituirono

    Amministrazioni di sinistra. Due an-ni dopo, persino Roma, citt che o-spita la Santa Sede, non fu pi guida-

    ta da un democristiano ma elesse unSindaco comunista.Concludendo, voglio ricordare quan-to detto allinizio: questo dibattitonon ha solo un valore retrospettivo,

    ma costituisce una riflessione utileper trarre indicazioni per il futuro. Icomunisti milanesi avevano compiu-to scelte realistiche e sagaci tanto da

    favorire un nuovo corso della politicacittadina, influenzando la politica diComuni e Province in gran parte delterritorio nazionale e partecipando

    per due decenni al governo dellegrandi citt. Negli anni Novanta han-no iniziato a rinnegare un passato di

    cui erano stati positivamente parteci-pi nelle Giunte di Carlo Tognoli ePaolo Pillitteri. Quali ragioni li in-

    dussero a negare, nei fatti, validit aquella stagione? Anzich sottolineare

    il valore di quelle esperienze riformi-ste ed evidenziarne i positivi risultatiottenuti in quegli anni, costoro hannooperato per far dimenticare le attivit

    nelle quali si erano impegnati consuccesso Elio Quercioli e RobertoCamagni, in Comune, Roberto Vitali

    e Goffredo Andreini in Provincia edhanno esplicitamente ed implicita-mente lavorato per far cadere loblio

    su quella temperie ricca di risultatiche tuttora vengono dalla maggio-ranza dei cittadini giudicati positi-

    vamente. Se si vuole riacquistare lafiducia popolare, se si vuole tornare a

    governare Milano, occorre rifarsi aquei modelli, a quelle esperienze.[]Nel porre la candidatura a governare

    Milano non conta tanto la ricerca dipersonaggi pi o meno noti, ma oc-corre presentarsi con proposte pro-grammatiche innovatrici, moderne e

    popolari, frutto di politiche riformisteche si richiamano ad un passato chemerita di essere ricordato.

    Sono stato testimone delle amarezzedi Elio Quercioli, intelligente e one-sto dirigente politico, che sub, peramore dellunit del partito quei giu-dizi negativi, nonostante fosse certodi aver lavorato bene e nellesclusivo

    interesse della citt e dei milanesi.Oggi, un modo di onorare la suamemoria quello di rivalutare quelle

    esperienze, che sono la testimonianzapi corretta e tangibile delle capacitdella sinistra di governarenellinteresse della citt e del suo svi-luppo democratico e civile.

    *(estratti dellintervento scritto diAldo Aniasi a un dibattito sulla for-

    mazione della giunta di sinistra a Mi-lano svoltosi nel 2000)

    Speciale estate 6

    IL PROGRAMMA AMMINISTRATIVOEnrico Landoni

    Un altro aspetto centrale del pro-

    gramma amministrativo, era rappre-sentato dalla politica edilizia. Nelcapoluogo lombardo, il problema

    abitativo aveva assunto delle caratte-ristiche di vera e propria emergenzasociale ed economica. Su questo te-

    ma, era stato annunciato da parte delSindaco un appello indirizzato diret-tamente ai privati, al fine di una loro

    maggiore partecipazione e responsa-bilizzazione nelle attivit di ristruttu-razione del patrimonio abitativo esi-

    stente e di realizzazione di nuoveabitazioni, in regime sovvenzionato oconvenzionato con il Comune.

    In questo settore un vero problema

    era rappresentato dalla generale len-tezza con la quale gli operatori del

    mercato libero procedevano alla co-

    struzione di nuovi vani; lattivit del-le cooperative edificatrici per rap-

    presentava un dato in controtenden-za: allinizio del 1981 risultavano incorso di realizzazione nellintera Re-

    gione nuove abitazioni per un valorecomplessivo di 300 miliardi, 180 dei

    quali nella sola Provincia di Milano.

    (1)La vera svolta tuttavia fu rappresen-tata dalla realizzazione di un progetto

    anticipato dal Sindaco in occasionedellillustrazione del programmaamministrativo, cio la modifica delregolamento edilizio, per incentivarelo svilu ppo dellattivit edilizia e ri-

    spondere quindi in termini pi flessi-bili e dinamici alle nuove richiestedel mercato. La Giunta, durante la

    riunione del 20 maggio, elabor leprincipali proposte di modifica da

    inserire nel nuovo regolamento edili-zio; esse riguardavano in particolaregli interventi di manutenzione straor-

    dinaria (costruzione di una soletta odi una tramezza in un alloggio), per iquali non sarebbe pi stata necessaria

    la concessione edilizia ma sarebbebastato il silenzio-assenso del Comu-ne (cui si sarebbero dovuti inviare

    progetto e domanda di autorizzazioneai lavori), e le opere minori (cartello-ni murali, insegne commerciali, re-

    cinzioni inferiori ai tre metri), il cui

    iter di realizzazione sarebbe stato ab-

    breviato mediante lintroduzione del-la concessione gratuita e del parere

    dei Consigli di Zona. (2)

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    []Il futuro di Milano sarebbe molto di-peso dalla definizione dei suoi nuoviassetti urbanistici. A questo riguardo,

    lannuncio della sostituzione del car-cere di San Vittore con due nuovestrutture detentive stimol un accesodibattito sulle prospettive di sviluppo

    della zona Navigli-Vercellina e dellearee selezionate per la realizzazionedelle due nuove case circondariali,

    rispettivamente a Baggio e a Opera,al confine tra il quartiere Vigentino elabitato di questo centro del Sud-

    Milano. (3)

    Durante la seduta consiliare del 24

    giugno, il Sindaco entr nel merito diquesta vicenda, informando i consi-

    glieri degli ultimi sviluppi politici etecnici dellannunciata rivoluzione

    carceraria di Milano, ricordando al-tres il progetto presentato al r iguardodallAmministrazione Comunale, nel

    1965. Allepoca infatti il Comune diMilano aveva elaborato un piano dimassima relativo alla costruzione diun nuovo istituto di pena a Muggia-

    no. Tale proposta era per naufragatae, come ricord il Sindaco nel suo

    intervento, era stata sostituita con ilprogetto di realizzazione di un carce-re, allinterno di unarea compresa

    tra i Comuni di San Giuliano Milane-se e Rozzano, per la cui utilizzazioneper i due Comuni non riuscirono atrovare unintesa.

    Il progetto concernente ledificazionedi una nuova struttura detentiva aMilano perse negli anni il carattere diurgenza, che per si manifest nuo-vamente con lesplosione dellemer-genza terroristica e torn drammati-camente alla ribalta della cronaca ne-ra a seguito dellevasione dei perico-losi criminali, Alunni e Vallanzasca(per subito intercettati e catturati),

    dal carcere di San Vittore. Cos To-gnoli annunci che la speciale com-

    missione composta dal ProcuratoreGenerale della Repubblica presso laCorte dAppello di Milano, da unfunzionario del Ministero di Grazia e

    Giustizia e da un funzionario del Mi-nistero dei Lavori Pubblici, in data23 marzo, aveva deliberato che larea

    posta in prossimit della confluenzadella tangenziale est con Via Ripa-monti risultava idonea alla costruzio-

    ne di una nuova struttura carceraria.Essa si sarebbe potuta estendere per242.000 metri quadrati, dei quali

    188.000 entro i confini del Comunedi Milano, i rimanenti allinterno delterritorio di Opera.

    Il Consiglio Comunale di Milano a-vrebbe quindi dovuto approvare unamodifica del Piano Regolatore, rela-tivamente alla destinazione duso in-

    dicata precedentemente per quellearee, in prossimit delle quali sareb-be dovuto sorgere il nuovo carcere.Tognoli espresse inoltre lauspicio

    che entro la fine del 1981 potesse es-sere completato dalle autorit compe-tenti il progetto per la costruzione diunaltra struttura detentiva in Milano,in Via Calchi Taleggi, in unarea a-diacente al Carcere Minorile CesareBeccaria.

    (1)Cfr. Attivit delle cooperati-ve: lavori per trecento miliar-di, Corriere della Sera, 26

    gennaio 1981.(2). G. Lucchelli, Finalmentecostruire sar pi facile, Il Gior-no, 21 maggio 1981.(3) Cfr. A. Solazzo, Le carceri

    che sostituiranno San Vittore,

    Corriere della Sera, 24 marzo1981.

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    DA PIETRO NENNI A GIANCARLO FINI

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