+ All Categories
Home > Documents > N32_2010

N32_2010

Date post: 06-Apr-2018
Category:
Upload: arcipelagomilano
View: 223 times
Download: 0 times
Share this document with a friend

of 17

Transcript
  • 8/3/2019 N32_2010

    1/17

    Direttore Luca Beltrami Gadola

    Numero 32 Anno II14 settembre 2010

    edizione stampabile

    www.arcipelagomilano.org

    EditorialeLBG - PRIMARIE: LORECCHIO DEL CANDIDATO

    Primo pianoStefano Boeri - IN RICORDO DI RICCARDO SARFATTI

    CittGiovanni Zanchi - MILANO FILM FESTIVAL: NON SOLO CINEMA

    CulturaRita Bramante - LA MEDITAZIONE DI MICHELANGELO TRA PIETRA E PAROLA

    SocietAntonella Carenzi - LINSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE NELLE SCUOLE COMU-NALI. UN DIBATTITO A PALAZZO MARINO OLTRE 100 ANNI FA

    MobilitEnrico Landoni - GLI INVESTIMENTI E I CAMBIAMENTI NEL SETTORE DEI TRA-SPORTI

    UrbanisticaMario Sartori - PGT ED ELEZIONI 2011: DUE OCCASIONI DA NON PERDEREDal Palazzo - Stefano Rossi - QUEI DEBUTTANTI A PALAZZO MARINO

    DallArcipelagoSara Bonanomi - I PARCHI DI LONDRA: E MILANO?

    ArchitetturaGianni Zenoni - IL PARCHEGGIO DI PIAZZA MEDA

    Video

    ALCIDE MOLTENI, SINDACO DI SONDRIO: IL MIO MESTIERE

    Musica

    Wolfgang Amadeus MozartAdagio e fuga in Do minore K 546

    Staatsoper di Dresda

    Il magazine offre come sempre le sue rubriche

    MUSICAa cura di Paolo ViolaARTEa cura di Virginia Colombo

    TEATROa cura di GuendalinaMurroni

    http://www.arcipelagomilano.org/http://www.youtube.com/watch?v=tMzH8LOFtdUhttp://bdaf.emailsp.it/frontend/track.aspx?idUser=3454&idnl=52&url=http://www.arcipelagomilano.org/:rQS$:page_id=1454http://bdaf.emailsp.it/frontend/track.aspx?idUser=3454&idnl=52&url=http://www.arcipelagomilano.org/:rQS$:page_id=1454http://bdaf.emailsp.it/frontend/track.aspx?idUser=3454&idnl=52&url=http://www.arcipelagomilano.org/:rQS$:page_id=1454http://bdaf.emailsp.it/frontend/track.aspx?idUser=3454&idnl=52&url=http://www.arcipelagomilano.org/:rQS$:page_id=1454http://www.youtube.com/watch?v=tMzH8LOFtdUhttp://www.arcipelagomilano.org/
  • 8/3/2019 N32_2010

    2/17

    Editoriale

    PRIMARIE: LORECCHIO DEL CANDIDATOLBG

    I candidati alle primarie nelle lorodichiarazioni corrono il rischio di di-re spesso le stesse cose, anzi gi nedicono, e con questo si disorientalelettore delle primarie che finiscecol rifugiarsi nel voto emotivo, quel-lo che a Milano proprio non serve.Uno dei tormentoni classici a-scolter la citt. Che cosa vogliaesattamente dire non lho mai capito.

    Vuol dire mi metter in ascolto dellacitt per capire i suoi problemi o me-glio i problemi della gente? Io credoche se qualcuno si candidi a diventa-re sindaco non una decisione che ha

    preso in uninconsueta improvvisa

    notte insonne ma la conclusione diun percorso che lha portato a dire:visto che i problemi di Milano, chepenso di conoscere, marciscono datempo insoluti: il mio impegno civi-le, magari sospinto da una legittimaambizione, mi fa decidere di scende-re in campo.Ma pu anche essere altra cosa : de-vo ascoltare la citt con lobbiettivodi dire quello che la gente vuol sen-

    tirsi dire per catturarne la benevolen-za e quindi il voto. Questo mi piacegi meno. E una tecnica sondaggi

    stico-berlusconiana che non porta

    lontano soprattutto chi non ha media-artiglierie pesanti (economicamente)da schierare per provocare il cortocircuito tra desideri (spesso poco de-corosi) ,generazione di opinione, un-to del Signore. C unulteriore de-clinazione dellascolto della citt:

    ascoltare nel senso di tener conto diquello che la gente pensa, delle atte-se, dei desideri dei propri concittadi-ni per introitarli nei propri program-mi ben sapendo che non tutti i desi-deri si possono accontentare e che la

    politica anche arte difficile di me-diazione, soprattutto quando i deside-ri espressi siano assolutamente irra-zionali e frutto soltanto degli istintidella parte animalesca delluomo che

    la ragione (per alcuni la fede) non hasaputo ancora domare nel difficilepercorso verso la convivenza civile.Questo lascolto vero, quello chedovrebbe portare a farsi ascoltare e

    casomai reagire allonda di eco pro-vocata dalle loro dichiarazioni.C, per finire, il peggior modo diascoltare la citt, quello di fingereun ascolto che non c, trasformato inuna sorta di pellegrinaggio tra la gen-te fingendo di prestare orecchio macol solo scopo di illudere e di farsivedere: un modo alla Moratti a spas-so per la citt e per i mercati, ampia-mente documentato (tagliando il dis-senso rumorosamente manifestato)dal suo canale digitale terrestreche ciricorda monarchi e alti prelati delpassato nelle loro pompose udienzedi raccolta di suppliche. Arcipelago-milano nei prossimi numeri ospiter

    ogni settimana un collage di videointerviste di tre minuti ciascuna du-rante le quali i tre candidati alle pri-marie risponderanno alla domandadella settimana formulata dalla re-dazione.

    I lettori potranno commentare scri-vendo alla nostra casella [email protected].

    Primo pianoIN RICORDO DI RICCARDO SARFATTI*Stefano Boeri

    Vorrei brevemente parlare di Riccar-do Sarfatti e del suo rapporto con lapolitica. Parlare soprattutto di tre a-spetti di questo rapporto che mi stan-no molto a cuore e che oggi ci diconoquanto sia difficile per tutti noi fare ameno di lui. Il primo aspetto riguardala relazione tra professione e impe-gno politico. Tra vita civile e politi-

    ca. Riccardo Sarfatti ha fatto politicada studente, a partire da quando -allinizio degli anni 60, ben prima

    dellesplosione del movimento degli

    studenti - aveva lavorato per svec-chiare la facolt di architettura di Mi-lano. Introducendo temi allora im-pensabili, come lautogestione, larichiesta di valutazione sulla qualitdei corsi e arrivando fino a promuo-vere, nel 1963, una delle prime occu-pazioni di facolt.Ha fatto politica da docente, negli

    anni 70 e 80, sia a Milano che a Ve-nezia, scegliendo di guardare in fac-cia, insieme ai suoi studenti la con-temporaneit dei problemi sociali,anche se dalla prospettiva dellin-segnamento di materie storiche e sto-

    riografiche. Leggendo i suoi scritti diallora, il suo interesse per la questio-ne urbana, la citt, le politiche urba-ne, sembra nascere proprio dallaconvinzione che lattivit di insegna-re non potesse prescindere dal tra-smettere ai suoi studenti gli strumentiper decifrare un mondo che stava ra-pidamente cambiando.

    Ma Sarfatti ha fatto politica anche daimprenditore, interrogandosi sempresul senso ultimo di unimpresa priva-ta. Sul valore sociale di una piccolacoraggiosa innovativa impresa, co-m stata ed Luceplan, che si co-struita attorno ai valori dellinno-vazione del prodotto e della diffusio-ne pi larga possibile, cio pi de-mocratica possibile, della qualit del-la luce.Riccardo Sarfatti stato un perso-naggio unico e particolare. Comple-

    tamente avvolto e vibrante di politi-ca, anche nei momenti in cui la poli-tica attiva era sparita dalla sua vitaquotidiana, pur essendo lui lontanis-simo da unidea di politica come

    professione. Riccardo Sarfatti era

    piuttosto un protagonista della pro-fessione della politica nel senso di

    un costante interrogarsi sul valore elutilit sociale di quello che faccia-mo nella nostra vita quotidiana, nellenostre relazioni private e pubbliche,nelle nostre professioni e carriere. Laprofessione della politica intesa comeun costante sforzo per dare un senso

    alla nostra vita, senza che questosforzo debba necessariamente sosti-tuirsi, come professione tra le altre,al libero evolversi dei nostri interessie talenti.Il secondo aspetto del rapporto diRiccardo Sarfatti con la politica ri-guarda lossessione per il nuovo, laricerca dinnovazione. Ricordo chenegli anni 70 studiavamo il libro cheSarfatti aveva scritto con Magnaghi,Stevan e Perelli sulla Citt fabbri-ca. Lintuizione alla base di quel

    testo, che abbiamo capito solo moltianni dopo, era che fosse necessariocambiare radicalmente prospettivasui rapporti di produzione. Che ilcuore dei rapporti sociali e dei con-flitti di classe si stava spostando dal

    mailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]:[email protected]
  • 8/3/2019 N32_2010

    3/17

    3

    chiuso delle fabbriche allo spazio ur-bano. Che stava nascendo una societdove le rigide distinzioni di classe sistavano proiettando verso lesterno

    delle fabbriche e si stavano fluidifi-cando (liquificando si direbbe oggi)per permeare la complessa geografiadegli spazi urbani, delle case, deiquartieri, dei luoghi pubblici. Al net-to delle inevitabili ingenuit e degliideologismi, la citt fabbrica sta-to il testo inaugurale di unan-tropologia urbana che solo inquestultimo decennio ha trovatopiena legittimit nel dibattito politi-co.Ma ricordo soprattutto la costantericerca dinnovazione che ha permea-to tutta la vicenda di Luceplan, fon-data negli anni 70 con Paolo Rizzattoe sviluppata insieme a Sandra Severie Alberto Meda e affidata negli ulti-mi anni al figlio Alessandro. Comearchitetto e come direttore di rivistedi design, Luceplan mi sempre ap-parsa come una voce fuori dal coro.Priva di quel frastuono mediatico e diquelle accelerazioni di mercato chesembrano inevitabili e necessarie persopravvivere nella giungla delle pic-cole imprese del design italiano. Lu-ceplan non chiamava, non urlava,non premeva. Bisognava e bisognaancora oggi andarla a cercare, infor-marsi su quello che succedeva neisuoi laboratori, cercare di scovare isuoi nuovi prodotti.In modo sommesso, ostinato, Luce-plan non ha infatti mai smesso di faredue principali cose: fare ricerca suinuovi materiali e studiare le possibi-lit di realizzare prodotti (lampade efonti luminose in genere) che potes-sero avere una diffusione a costi con-tenuti, pur senza perdere nulla dellaloro qualit estetica, della loro ele-ganza e bellezza. E questa timidaostinazione verso la ricerca elinnovazione, col tempo, diventataun segno distintivo, il tratto caratteri-stico di Luceplan e grazie alle-sempio di Luceplan, di altre aziendeitaliane famose nel mondo come cre-atrici di luce e come costanti inven-trici di nuove idee.

    Fare politica non vuol dire necessa-riamente innovare. Ma cercarelinnovazione, scoprire nuovi mate-riali, talenti, idee, come Riccardo

    Sarfatti ha fatto nella sua vita, senzaltro il modo pi fertile e bellodi fare politica.Il terzo aspetto, quello pi particolaree difficile da raccontare, soprattuttoquesta sera, riguarda il modo di farepolitica attiva di Riccardo Sarfatti.Perch sappiamo che c stato un

    momento, o meglio ci sono stati di-versi momenti della sua vita, in cuiSarfatti ha deciso di non accontentar-si di cercare lutilit sociale del suolavoro, di non accontentarsi di cerca-re il nuovo nella sua professione. Cstato un momento ad esempio 5anni fa, quando Sarfatti ha accettatodi candidarsi per la carica di presi-dente della Regione Lombardia, co-gliendo un risultato straordinario pursenza avere alle spalle una consolida-ta visibilit personale in cui Ric-cardo Sarfatti ha capito che bisognaaccettare la sfida di una politica atti-va. Che non basta pi produrre idee einnovazione dal vivo delle proprieprofessioni private. Che necessarioanche rischiare in prima persona emettersi a disposizione della politicaintesa come professione a tempo pie-no. Grazie alla quale, e solo graziealla quale, le idee e le innovazionipossono essere valorizzate, messe inrete, trasformate in pratiche e in co-scienza diffusa.Dio sa quanto abbiamo oggi bisognodi scelte come questa. Ma anche inquesto passaggio, Riccardo Sarfatti stato una figura distinta e riconosci-bile. Non so bene come spiegarlo, mail tratto specifico del fare politicadi Sarfatti era a mio parere quello diuna dolce ironia. Una dolcissima in-telligente ironia che senza intaccareuna sfrenata passione, gli permettevadi sopravvivere alle piccole ai tradi-menti, alle frustrazioni di quella po-litica come professione che luiguardava con una scettica attenzione.Pensiamo spesso che i tratti necessaridella buona politica debbano essereunorganizzazione razionale delle

    risorse, una lucida visione delle forzein gioco, il necessario cinismo percapire quandobisogna forzare sulla-cceleratore della propria identit di

    partito o di schieramento e quandoinvece opportuno cercare compro-messi con alleati e nemici. Non sonosicuro che sia davvero cos. La dolceironia di Riccardo era un modo perdistanziarsi e guardare meglio le co-se.Per sorridere sulle meschinit. Pernon perdere mai di vista la dimensio-ne emotiva, intima, individuale diuna politica che in fin dei conti fat-ta da uomini e donne che anche se cela mettono tutta non possono na-scondere questa dimensione privata;e anzi solo se la sanno valorizzare,trasformandola in valore pubblico dacomunicare, riescono a trovare quellasintonia con la moltitudine dei citta-dini che distingue un grande politicoda un funzionario di partito.Negli ultimi giorni, con Riccardo,parlando delle prossime elezioni aMilano, avevamo discusso e scherza-to sulla situazione del Partito Demo-cratico, sulle diverse anime e le con-traddizioni di un partito che a volteoggi sembra aver perso un orienta-mento chiaro e univoco. Ma avevoanche chiaramente avvertito il suoamore profondo per il progetto di unPartito Democratico in Italia, per unagrande societ organizzata di donne euomini che forse proprio in un mo-mento di confusione, esprime al me-glio la sua potenza di valori, di visio-ni del futuro, di idee. Una risorsa po-lifonica, straordinaria e preziosa. Co-s come avevamo sorriso, mettendolea confronto con i complessi equilibriche oggi forse rallentano un grandepartito, avevamo sorriso sulle com-plicate, caricaturali, quasi militariregole che a volte noi, la societ civi-le, cerchiamo di darci quando vo-gliamo sostituirci ai grandi partiti dimassa.La dolce ironia di Riccardo stata inquesti anni, anche in questi ultimimesi, per tutti noi e se mi permetteteanche per me, un potente antidoto pernon perdere la bussola e per spinger-

  • 8/3/2019 N32_2010

    4/17

    4

    ci a fare scelte un po folli e appas-sionate.Quelle scelte intuitive e disorganiz-zate, un po confuse e coraggiose,

    magari tatticamente irragionevoli ep-pure visionarie, che costituiscono lalinfa vitale della nostra idea di politi-ca.

    (* Commemorazione tenuta alla Fe-sta Democratica, Milano 11 settem-bre 2010)

    CittMILANO FILM FESTIVAL: NON SOLO CINEMA

    Giovanni Zanchi

    Ci sono momenti in cui Milano siapre al resto del mondo. Momenti incui la citt dimentica ansie e paure etira fuori la testa dalla sabbia perguardarsi attorno. Da quindici anniuno di questi momenti rappresenta-

    to dal Milano Film Festival, diventa-to un importante evento culturale.Grazie ai ragazzi di Esterni, lMFF

    rappresenta per Milano unecce-zionale occasione di aggregazione econdivisione culturale. Nei quasidieci giorni di festival i giovani, checompongono la stragrande maggio-ranza del pubblico, hanno la possibi-lit di vedere i film, incontrare i re-gisti e partecipare a incontri, scam-

    biando idee e progetti. A dirlo

    lassessore allo sport e tempo libero

    Alan Rizzi, dimostrando che lecce-zionalit del Milano Film Festival staanche nellinusuale cooperazione traistituzioni e organizzazione. Queste-vento, infatti, gode del contributo delComune, della Regione e della Pro-vincia, oltre che della sponsorizza-zione di unenorme quantit di par-tner importanti che vanno da Fa-stweb a Myspace, a Internazionale eCorriere della Sera, al Teatro DalVerme e allo Sziget Festival di Bu-dapest.

    Anno dopo anno lMFF si guada-gnato uno spazio significativo nel

    panorama internazionale. Il cuoredella rassegna risiede nei due con-corsi internazionali lungometraggie cortometraggi con una giuriacomposta dallo studio di animazioneAardman, studio britannico vincitore

    di pi premi Oscar, che ha realizzatoGalline in fuga e Gi per il tubo.Ledizione 2010 del Milano Film Fe-stival ripropone la sezione Colpe di

    Stato, una raccolta di documentari

    provenienti da ogni parte del mondo,che denuncia i sistemi di potere e gliinteressi che li governano.Il Milano Film Festival pu essereconsiderato, senza dubbio, un mo-mento importante per la citt quantola settimana del Design o la settima-na della Moda. Con la grande diffe-

    renza, rispetto alle altre due, chequesta una dieci giorni che coin-volge tutti. Nessuno escluso. Il mes-saggio pi significativo che questoprogetto lancia alla citt la sua tota-le apertura. Chiunque pu partecipa-re, non un festival per soli cinefili.Dopo le proiezioni, allinterno delParco Sempione, ci sono musica econcerti, chi vuole pu bersi una bir-ra in compagnia godendosi unat-mosfera tranquilla e rilassata.Questesperienza dimostra che Mila-

    no pu essere una citt diversa. Puessere una citt tollerante, ospitale e

    solare. Una citt che ha voglia di as-sorbire e fare proprio ci che altreculture possono insegnare, una cittche ha voglia di conoscere, di mo-strare il proprio aspetto creativo. Igiorni del Milano Film Festival van-

    no ben al di l della semplice rasse-gna cinematografica. Rappresentanouna citt viva che non accetta dichiudersi in se stessa. Una citt gio-vane che ai giovani d fiducia. Daquestesempio possibile ripartireper disegnare un futuro diverso, bi-sogna moltiplicare eventi culturali diquesto tipo.Se anche con unamministrazione

    comunale discutibile come la giuntaMoratti, che vorrebbe chiudere tuttele periferie e spegnere le luci della

    citt entro mezzanotte, possibiledare spazio a un evento che fadellapertura a mondi diversi e delloscambio tra culture diverse la propriaforza, segno che Milano non co-me le volgari politiche leghiste, dicui la nostra sindaca succube, vor-rebbero rendere.Politiche alle quali bello risponderecon iniziative come lIm-migrationDay, giunto alla terza edizione mar-ted 14 settembre, una giornata che iragazzi di Esterni dedicano alla lu-

    cida riflessione sul fenomeno delli-mmigrazione.

    CulturaLA MEDITAZIONE DI MICHELANGELO TRA PIETRA E PAROLA

    Rita Bramante

    Matricola universitaria nel 1958,lultimo anno del Rettorato di PadreAgostino Gemelli in Universit Cat-tolica, allinizio di unepoca di gio-vani laureati per lo pi di prima ge-

    nerazione: Claudio Scarpati, allievo

    di Mario Apollonio e di GiuseppeBillanovich, arriva giovanissimo alladocenza universitaria e per decenniriesce ad affascinare platee di studen-ti con il suo stile sobrio e schivo, con

    la profondit e la finezza delle sue

    argomentazioni, con le traiettorieermeneutiche innovative propostenelle sue lezioni.Un impegno da maestro, oltre che dastorico delle idee e intellettuale raffi-

    nato, che ha saputo interpretare

  • 8/3/2019 N32_2010

    5/17

    5

    linsegnamento come compito di

    grande responsabilit e dialogare congli allievi, comunicando la passioneper lo studio paziente, la convinzionenella funzione educativa e civiledellesperienza letteraria, la tenacianellesplorazione filologica dei testi

    e la soddisfazione di un sodalizioculturale su temi vivi e vitali dellaletteratura italiana da Dante ai poetimetafisici, in un contesto accademicofertile, vissuto quotidianamente co-me luogo di libero confronto. La ci-fra del suo percorso intellettuale stata e rimane linclinazione a colle-gare antico e moderno, a coniugare latradizione classica con la nuova an-tropologia dellumanesimo e a rico-noscere in questo binomio le radicidella cultura europea.Lomaggio affettuoso degli allievi diieri e di oggi ha accompagnato laconversazione di ringraziamento cheil prof. Scarpati ha pronunciato inunaula gremita della Sua Universitsu Le rime spirituali di Michelange-lo, sullattivit poetica che non ha

    una collocazione laterale nellopera

    del grande artista, ma che entra apieno diritto nella nostra letteratura(*).

    Nei frammenti i temi dellamore,

    dellarte e della morte si intrecciano,in unappassionata ricerca in cui la

    meditazione sul tempo, la solitudinedellartista davanti ai personaggi del

    dramma sacro a cui d corpo,larditezza della forza indagatrice

    dellarte come esperienza totale e-sprimono unalta testimonianza di

    umanesimo cristiano. Negli ultimianni i versi si fanno densi dinter-rogativi sul futuro che si apre oltre ilvarco della morte, la poesia diventatuttuno con la preghiera e dal 1545

    la Piet diviene lunico soggetto che

    Michelangelo osa trattare nella sua

    scultura.E questa conversazione di Scarpati quasi un viatico allappuntamento

    del marzo prossimo al Castello sfor-zesco che avr per tema Sculture,disegni e rime attorno alla PietRondanini, il testamento di Miche-

    langelo, opera a cui il Maestro lavorper molti anni e a cui si dedic finoalla morte, modificandone pi voltela composizione. Opera non finita,

    come altre del medesimo soggetto,che sembra Michelangelo volessecreare per la propria tomba e che carica dellespressione drammaticagenerata dalleffetto stesso dellin-compiutezza e dallo schema incon-sueto della Madre che in piedi sor-regge il corpo morto del Figlio. Unomaggio di Milano al Genio del tar-do Rinascimento e alla Piet Ronda-nini, recentemente restaurata o me-glio fatta oggetto di unoperazione di

    manutenzione straordinaria e pulitu-ra, che secondo un sondaggio anco-ra poco conosciuta ai milanesi e cherimane circondata da unaura di mi-

    stero.

    (*) Studi di letteratura italiana inonore di Claudio Scarpati, a cura diE. Bellini, M.T. Girardi, U. Motta,Vita e Pensiero, 2010 ; http://www-.cattolicanews.it/3335.html

    SocietLINSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE NELLE SCUOLE COMUNALI. UN DIBATTITO A PALAZZO

    MARINO OLTRE 100 ANNI FA

    Antonella Carenzi

    Il problema della laicit della scuolapotr dunque non avere oggi soluzio-ne, o averla provvisoria e insoddisfa-cente per tutti, ma risorger domanipi vivo che mai, e diventer uno deipunti cardinali, su cui si agiteranno lefuture battaglie politiche. Con que-ste profetiche parole Rodolfo Mon-dolfo commentava su Critica Socia-le il dibattito politico aperto dalla

    mozione presentata in Parlamento da

    Leonida Bissolati il 18 febbraio1908. Lo scopo politico di tale mo-zione, era aprire una discussione sul-la laicit, non tanto, o non solo, dellascuola, quanto dello Stato. Al centrodella discussione, in effetti, avrebbedovuto esserci la questione legataallinsegnamento del catechismo nel-le scuole elementari. Tale questione,che gi nel 1908 aveva una lunga etravagliata storia, era infatti giunta il6 febbraio di quellanno a un appa-

    rente punto di approdo, ovvero il Re-golamento generale sullistruzione

    elementare firmato da Luigi Rava,ministro dellIstruzione pubblica del

    governo di Giovanni Giolitti. Lar-ticolo 3 di tale regolamento sanciva:I comuni provvederanno allistru-zione religiosa di quegli alunni i cuigenitori lo chiedano, nei giorni e nel-le ore stabiliti dal Consiglio scolasti-co provinciale, per mezzo degli inse-

    gnanti delle classi, i quali siano repu-tati idonei a questufficio e lo accet-tino, o di altre persone la cui idoneitsia riconosciuta dallo stesso Consi-glio scolastico.Quando per la maggioranza deiconsiglieri assegnati al comune noncreda di ordinare linsegnamento re-ligioso, questo potr essere dato, acura dei padri di famiglia che lhanno

    chiesto, da persona che abbia la pa-tente di maestro elementare e sia ap-

    provata dal Consiglio provincialescolastico. In questo caso sarannomessi a disposizione, per tale inse-gnamento, i locali scolastici nei gior-ni e nelle ore che saranno stabiliti dalConsiglio provinciale scolastico. Lamozione che Leonida Bissolati avevapresentato alla Camera partiva dun-que da un passaggio parlamentareapparentemente poco rilevante, unarticolo di un regolamento del mini-stero dellIstruzione pubblica, ma siproponeva di porre al centro del di-battito i rapporti tra Stato e Chiesa e itermini stessi della definizione diStato laico .Ma cosa diceva la mozione Bissolati?Firmata dagli esponenti di spicco delsocialismo e della sinistra parla-mentare, da Bissolati, appunto, a Fi-lippo Turati, passando per EnricoFerri, Ettore Sacchi - radicale - Sal-vatore Barzilai e Federico Comandini

    http://www-.cattolicanews.it/3335.htmlhttp://www-.cattolicanews.it/3335.htmlhttp://www-.cattolicanews.it/3335.htmlhttp://www-.cattolicanews.it/3335.htmlhttp://www-.cattolicanews.it/3335.html
  • 8/3/2019 N32_2010

    6/17

    6

    - repubblicani - la mozione del 18febbraio recitava, con i termini e unachiarezza oggi inconsueti: La Ca-mera invita il Governo ad assicurare

    il carattere laico della scuola elemen-tare, vietando che in essa venga im-

    partito, sotto qualsiasi forma, linse-gnamento religioso. Perch i socia-listi volessero fare dellinsegnamento

    della religione una questione politica,ce lo spiega lAquarone: Ora, potrinnanzi tutto sembrare, a prima vista,che la posta in gioco non valesse tan-to tumulto polemico sia dentro chefuori il Parlamento [...]. Linse-gnamento religioso, ridotto comera

    ormai, e irrevocabilmente, alle solescuole elementari e per di pi facol-tativo per gli alunni, aveva perdutoda tempo ogni valore dal punto divista della formazione morale deifanciulli. [...] Ma in realt, anche cosridotto a una mera parvenza, linse-gnamento religioso conservava pursempre un significato per cos diresimbolico assai importante sia agliocchi della Chiesa che dello-pinionepubblica laica.1Era il grande equivoco cui fece ri-ferimento Filippo Turati nel suo in-tervento alla Camera, il legame trareligione e morale: [...] assurdo

    parlare della religione e della morale.Non esiste la religione e non esiste lamorale: questa verit acquisita, chesi trova persino nei manualetti perlinfanzia. Esistono le religioni, esi-stono le morali, al plurale. [...] Lareligione cattolica rinforza certamen-te la sua morale, quella morale cioche giova, o sembra giovare, dispen-sandole da ogni sforzo, alla difesadelle classi dirigenti meno evolute, eche non vogliono evolvere. Il dibat-tito dalle aule parlamentari si trasferai consigli comunali direttamentecoinvolti.Il caso di Milano in questo sensosicuramente uno dei pi significativi,visto il ruolo che ebbe, a partire dallavittoria elettorale del 1899, lUnione

    dei partiti popolari formata da radica-li, repubblicani e socialisti. Presenta-tisi uniti per la prima volta, i tre par-titi vinsero le elezioni sconfiggendo

    una destra ormai segnata dalle vicen-

    de del 98. Si elesse la giunta presie-duta dal sindaco Mussi, radicale, ap-poggiata da repubblicani e socialisti.Lesperienza di governo per i sociali-

    sti, che entrarono con tre assessori -Luigi Majno, Angelo Filippetti e Lu-igi Arienti -, inizi nel 1903, con lasostituzione del radicale Mussi conGiovanbattista Barinetti. Gi nel1902, per, la giunta milanese avevavoluto prendere posizione sulla que-stione dellinsegnamento della reli-gione. Rifacendosi alla Legge Cop-pino del 1877, infatti, la Giunta Mus-si deliber di non avere alcun obbli-go di provvedere allinsegnamento

    religioso nelle scuole elementari. Ladelibera venne annullata dal prefetto,e la Giunta ricorse al Consiglio diStato. Il quale invit il Governo afare chiarezza sullargomento, am-mettendo che erano necessarie, emancanti, unarmonizzazione tra

    leggi e regolamenti e una soluzionelegislativa alla questione dellinse-gnamento della religione25. La que-stione rimase in sospeso finoallelezione della nuova giunta que-sta volta conservatrice guidata a Etto-re.Ponti, uscito vincitore dalle elezionidel 1905 La Giunta Ponti, aveva po-sto la reintroduzione dellinse-gnamento religioso nelle scuole nelsuo programma di governo. La di-chiarazione per il bilancio preventivodel 1905 prevedeva: Con linizio delnuovo anno scolastico si provvedera ripristinare nelle scuole linse-gnamento religioso. Le norme chesaranno in proposito adottate, garan-tiranno nel modo pi assoluto la li-bert di coscienza di ognuno e var-ranno anche a sottrarre a ogni influ-enza estranea la libera volont deigenitori degli alunni.28

    Nellottobre 1908, dopo che il Rego-lamento Rava era stato approvato e lamozione Bissolati respinta in Parla-mento, la Giunta guidata da EttorePonti si apprestava dunque ad appli-care in pieno tale regolamento. Nonsolo, ne venne deliberata unappli-cazione estensiva, che introducevalinsegnamento del catechismo anche

    nelle classi superiori, la cosiddetta

    quinta e sesta. I socialisti, deciseroinsieme ai radicali di aprire la que-stione. E fu Filippo Turati a tenere lefila della polemica con la Giunta

    Ponti. Con un evidente parallelismocon limpostazione della discussioneparlamentare, il suo intento, oltre chedi affrontare il problema della laicitdella scuola, fu infatti soprattuttoquello di spingere i liberali a doverscegliere tra difesa del laicismo edella libert di coscienza e lesigenzatutta politica di fedelt agli alleaticattolici, con il rischio di divenirnesuccubi.Il suo ordine del giorno, con cui siconcluse la discussione del 30 otto-bre in Consiglio comunale, poneva laquestione in modo secco e inequivo-cabile, invitando i consiglieri a abo-lire linsegnamento religioso in tutte

    le scuole comunali di Milano. Tura-ti intervenne nel dibattito con perfidaironia: Tutta la questione sta nel

    libro del catechismo. Leggete questolibercolo in qualunque punto e vedre-te che cosa si fa imparare ai nostribambini. Siate religiosi finch volete.Vi sono tanti modi di essere religiosi:dalla religione del selvaggio che ado-ra un pezzo di legno, a quella elevatadi Stoppani, c un evidente abisso.

    Aprite un capitolo qualunque di que-sto volumetto, e sentite che cosasinsegna dopo aver fatto imparare il

    segno della Croce. Sinsegna che le

    tre persone sono una sola, sono di-stinte, ma confuse, sono quindi tre,ma una sola; una ha generato laltra,

    ma viceversa laltra esisteva contem-poraneamente anche prima, perchessendo eterna, nessuna fu primadellaltra, perch sono eguali, diver-se, successive, confuse contempora-nee. E questa cabala la trovate perduecento pagine di seguito. Io nonvoglio offendere il sentimento dinessuno. Supponiamo pure che que-sto sia vero. Ma dite: potete darequesto libro ai bambini? E manderetenella loro testa una quantit di cose,che non capiscono, che servono anulla? del resto confessato dal ca-techismo che si tratta di misteri chenon si comprendono, ma che Dio

    stesso ha rivelati.

  • 8/3/2019 N32_2010

    7/17

    7

    Anche questo ordine del giorno, so-stenuto nel dibattito da Luigi Majno,Cesare Sarfatti, Alessandro Schiavicos come la mozione Bissolati, ven-

    ne respinto. Ma ancora una volta, lasconfitta socialista lasci il segno

    nella vita politica, questa volta citta-dina, provocando le dimissioni diquegli assessori liberali che non ac-cettarono la politica filo clericale delsindaco. Turati daltra parte non ave-vano nessuna intenzione di chiudere

    la questione e intervenne sulla-rgomento a pi riprese in Consigliocomunale anche negli anni successi-vi.

    MobilitGLI INVESTIMENTI E I CAMBIAMENTI NEL SETTORE DEI TRASPORTI

    Enrico Landoni

    Il Piano dei Trasporti rappresent ilvero compendio dei principali indi-rizzi urbanistici adottati dalla Giunta.In occasione della presentazione del-

    la Variante Generale al Piano Rego-latore del 1976 era stata menzionatal'ipotesi della realizzazione di unPassante Ferroviario, destinato adattenuare gli squilibri esistenti nell'a-mbito delle relazioni centro-periferia,sia all'interno della citt di Milano,sia nell'area comprensoriale e regio-nale.Questa infrastruttura inoltre avrebbepermesso di ovviare ai problemi affe-renti al particolare assetto della cintaferroviaria del capoluogo lombardo,

    che era una stazione di testa, utiliz-zabile necessariamente solo comecapolinea. Con la presentazione delPiano dei Trasporti, adottato dalConsiglio Comunale il 29 marzo1979, venne annunciato invece ilgrande progetto relativo alla costru-zione della linea metropolitana tre,indicativa di una precisa svolta ri-spetto all'approccio fino ad allora uti-lizzato dall'Amministrazione in am-bito urbanistico ed economico.Attraverso l'elaborazione del proget-

    to del Passante Ferroviario la Giuntaaveva ritenuto possibile conseguire ilriequilibrio nei rapporti tra territoriometropolitano e periferia regionale.Mediante la realizzazione di unanuova linea della metropolitana, ope-ra certamente non compatibile con ipresupposti della Variante Generale,impostata sul contenimento di tuttequelle infrastrutture che avrebberopotuto accentuare la piramide dei va-lori immobiliari all'interno del capo-luogo, l'Amministrazione cont piut-

    tosto di raggiungere il razionale sod-

    disfacimento di una domanda soste-nuta concernente l'utenza del traspor-to pubblico urbano (non pi dunqueinterurbano, comprensoriale e regio-

    nale) e il risparmio nella sua gestio-ne.Le nuove infrastrutture furono con-cepite quindi non pi nei termini diuna risposta alla generale domanda dimobilit o come strumento di riequi-librio territoriale, ma come elementofondamentale e propulsivo di unnuovo modello di sviluppo incentratofondamentalmente sulla citt di Mi-lano.9All'inizio la linea metropolitana tretrov di fatto nei partiti di maggio-

    ranza a Palazzo Marino gli unici suoiconvinti sostenitori. Numerose e arti-colate furono le critiche e le obiezio-ni poste a questo progetto infrastrut-turale di notevole impatto sulla citt.Alcune di queste apparvero strumen-tali, altre invece derivarono da preci-se e valide analisi di ordine economi-co e urbanistico.La Democrazia Cristiana milaneseassunse una posizione estremamentecritica nei riguardi dell'intero Pianodei Trasporti, nei confronti del quale

    infatti tanto a Palazzo Marino quantoin Regione espresse un voto negati-vo.Nell'ambito di una generale opposi-zione all'approccio seguito dallaGiunta Comunale nell'elaborazionedi questo documento urbanistico, ilprogetto relativo alla realizzazionedella nuova linea della metropolitana,secondo la direttrice Rogoredo-Duomo-Centrale, fu oggetto di speci-fiche e radicali obiezioni, da parte delpartito di Zaccagnini. Per il partito di

    Via Nirone, il Piano dei Trasporti

    cos come illustrato e adottato il 29marzo 1979 dal Consiglio Comunale,avrebbe creato un pericoloso incre-mento dei flussi di traffico nelle zone

    centrali della citt ed una loro ecces-siva terziarizzazione.Il capogruppo democristiano a Palaz-zo Marino, Carlo Bianchi, espressemolte perplessit sul tracciato propo-sto per la realizzazione della nuovalinea della metropolitana, sottoline-ando che i tratti di sottosuolo interes-sati direttamente dal percorso dei fu-turi convogli erano ricchi di repertiromani. Per questa ragione suggeruna sorta di mappatura archeologicadel sottosuolo milanese e avanz l'i-

    potesi di una significativa rettificadel percorso individuato per questainfrastruttura, al fine di evitare che ilavori, una volta giunti ad un discretolivello di avanzamento, potessero es-sere interrotti dalla Sovrintendenzadei Beni Culturali. Carlo Bianchi,intervistato da Il Giorno, illustr itimori della DC milanese in meritoalla possibilit di un incontrollabilesviluppo della attivit terziarie nellezone centrali della citt, fenomeno,per il capogruppo democristiano, fa-

    vorito direttamente dalle peculiaritdel Piano dei Trasporti. Al riguardol'esponente democristiano dichiar:"Certo, qualcuno dir che ci preoc-cupiamo delle vestigia romane permotivi elettoralistici. Il fatto chequeste ricerche costano molto e siattende sempre un'occasione per av-viarle: i lavori della MM3 potrebberoesserlo. Proprio perch vogliamo chela MM3 si faccia, chiediamo che ilpercorso venga modificato. I motivi, noto, non sono soltanto quelli ar-

    cheologici. Il tracciato proposto dalla

  • 8/3/2019 N32_2010

    8/17

    8

    Giunta non avrebbe altro effetto checongelare gli squilibri urbanistici at-tuali, rafforzando le zone di terziarioe indebolendo ulteriormente gli inse-

    diamenti residenziali".10Il PRI si dichiar totalmente contra-rio al progetto di realizzazione di unanuova linea della metropolitana, ad-ducendo ragioni di carattere per lopi finanziario. Secondo il partito diLa Malfa, la realizzazione di una taleinfrastruttura sarebbe stata troppoonerosa per l'Amministrazione, co-stretta ad accollarsi una spesa inizialedi 277 miliardi, che avrebbe raggiun-to i 610 alla fine dell'opera, a causadegli oneri finanziari.[]CGIL e UIL invece formularono unparere complessivamente positivo sultema della nuova linea della metro-politana a Milano, prendendo netta-mente le distanze dal sindacato diCarniti, soprattutto a proposito deglioneri finanziari. I due sindacati, at-traverso un comunicato congiunto,sottolinearono l'importanza per lo

    sviluppo del capoluogo lombardodella realizzazione di questa nuovainfrastruttura, il cui tracciato avrebberappresentato una nuova fondamenta-

    le linea di penetrazione all'internodella citt ed un elemento di indub-bio arricchimento della rete di colle-gamenti, nell'ottica di un'effettivaintegrazione del sistema regionaledel trasporto pubblico.Ad avviso di CGIL e UIL non erapossibile stabilire una gerarchia dellepriorit tra linea metropolitana e Pas-sante Ferroviario, poich le due in-frastrutture erano state concepite inun'ottica di complementarit e reci-proca relazione.La mancata realizzazione della MM3inoltre, a loro avviso, non avrebbecostituito affatto un risparmio di de-naro, poich non portando a terminel'investimento, la spesa di puro eser-cizio per il trasporto pubblico avreb-be raggiunto in un decennio la mede-sima cifra calcolata per la realizza-zione della nuova linea della metro-politana. 13

    Il Piano dei Trasporti and ad inse-rirsi anche all'interno di un'ampiapiattaforma ecologica, che la Giuntaaveva elaborato al fine di ottenere un

    sensibile risparmio energetico ed unasignificativa contrazione dell'emis-sione degli agenti responsabili dell-'inquinamento atmosferico. La Giun-ta infatti aveva iniziato ad articolareprecise proposte, che raggiunsero unaspetto definitivo solo nel 1981, an-che in tema di metanizzazione e tele-riscaldamento.[]

    9 Cfr. G. Campos Venuti, A. Boatti,A. P. Canevari, V. Erba, F. Oliva,"Un secolo di urbanistica a Milano",Clup, Milano, 1986, pp. 173-176.10 Dichiarazioni di Carlo Bianchiriportate da A. Falletta in "MM3: laDC oppone la mappa archeologica",Il Giorno, 1 aprile 1979.13 Cfr. "Al NO della CISL immedia-to SI di CGIL e UIL", Il Giorno, 3marzo 1979.

    UrbanisticaPGT ED ELEZIONI 2011: DUE OCCASIONI DA NON PERDEREMario Sartori

    Il rientro dalle ferie dei milanesi, stato questanno accompagnato da

    uninusuale impazienza di riprendereil dibattito sui temi di interesse citta-dino. Si guarda gi alle elezioni co-munali 2011 ma anche alle nuovetappe del percorso del Piano di Go-verno del Territorio. Lo stesso an-nuncio di fine agosto della nuova

    candidatura a sindaco di Stefano Bo-eri nel campo del centro-sinistra unulteriore segnale di questurgenza

    che, tuttavia, guarda a scadenze cheil calendario politico-amministrativo

    proporr lanno prossimo: a febbraio-marzo (lapprovazione del PGT) e a

    maggio (le elezioni comunali).Questo significa innanzitutto che si

    vuole metter le mani avanti per il

    timore che lo scontro politico in attoa scala nazionale possa avere ricadu-te anche a Milano sovvertendo le a-

    gende, le priorit, le candidature e

    forse perfino le stesse scelte o le inte-se faticosamente maturate tra Enti(Regione, Provincia, Comune) e traforze politiche ad esempio in materiaurbanistica o in prospettiva Expo.Contemporaneamente c la consa-pevolezza che questi prossimi mesisaranno cruciali per porre le basi perle scelte che i cittadini, con il voto da

    un lato e il Consiglio comunaledallaltro con il dibattito finale sulPGT saranno chiamati a compiere nel2011, naturalmente a condizione chele scadenze delle elezioni ammini-strative e del piano urbanistico pos-sano essere rispettate.Alcuni motivi di urgenza sono di na-tura prettamente tecnico-ammini-strativa come la finestra temporale diottobre per presentare le osservazionial Piano adottato e altri di natura po-litica come limpegno del centro-

    sinistra di dar a dar vita alle primarie

    in autunno. Comunque sia resta con-fermato il dato che Milano ha fretta eha bisogno di aprire una stagione divero e sistematico confronto e coin-volgimento della cittadinanza nelladefinizione di scelte che possono, neiprossimi 8 mesi, risultare davverodecisive per il futuro della citt, co-me gi diversi interventi su Arcipela-

    go Milano hanno sottolineato.La partecipazione dei cittadini, laComunit Europea lo riconferma co-stantemente e ce lo ricorda insisten-temente, dovrebbe rappresentare unacomponente imprescindibile allaformazione e allattuazione delle de-cisioni.Si tratta per di una componente im-prescindibile dalla quale nel nostroPaese e nella nostra citt sostanzial-mente invece si prescinde in modo

    disinvolto anche quando le norme la

    imporrebbero (si veda cosa stata la

  • 8/3/2019 N32_2010

    9/17

    9

    procedura consultiva della VAS sulPGT milanese) .La partecipazione nei fatti, - quando stata ed presa in considerazione -

    stata ed intesa come una compo-nente accessoria ed episodica, vienefraintesa come strumento di comuni-cazione e convincimento a posteriorisu scelte gi fatte, le decisioni resta-no a totale appannaggio dellin-terazione tra decisori, portatori diprerogative e interessi riconosciuticome rilevanti e tecnici. Una dellecaratteristiche fondamentali di unaMilano che voglia diventare unasmart city, deve essere invece la

    capacit di promuovere innovazionee sostenibilit coniugandola con lapartecipazione, non solo per dar luo-go a una democrazia compiuta, maanche per permettere di prender partea processi decisionali in materia dirisorse ambientali, di mobilit, di ter-ritorio che portino la comunit, igruppi sociali e i singoli cittadini afarsi carico di politiche che altrimen-ti non comprendono o vedono comevessatorie (vedi Ecopass), velleitariee comunque lontane dai propri inte-ressi.Partecipazione vera, sistematica,propositiva ecco un tema che da su-bito dovrebbe entrare nei primi puntidei programmi elettorali, ma che de-ve essere gi messo in pratica da su-

    bito per dar voce sin dora alla cittperlomeno su tre temi chiave: il PGT,litinerario verso le elezioni, Expo, in

    ordine non dimportanza ma di sca-denza temporale. Per dare continuit,sistematicit e un carattere propositi-vo alla partecipazione c bisognosenzaltro diniziative sul territorioma c bisogno, soprattutto in unarealt complessa come Milano, di e-

    participation, dinterazione attraverso

    la rete.

    Il confronto, le informazioni e i con-tributi di proposta delle forze politi-che, dei soggetti organizzati e dei cit-tadini devono essere visibili, accessi-

    bili, confrontabili e soprattutto su-scettibili di commento, adesione ocontroproposta con modalit e contempi che permettano a tutti (o per-lomeno ai molti) quello che ora allaportata degli sparuti frequentatori deiconvegni e dei meeting cittadini sulPGT o su Expo, occasioni peraltroanche queste ultime pi di comunica-zione che di confronto approfondito edi partecipazione autentica.Per queste ragioni Fondazione RCM

    Rete Civica di Milano - che da pidi dieci anni offre ai cittadini milane-si ambienti e spazi di partecipazioneon line super-partes, ha deciso dimettere a disposizione, motu proprio,uno spazio specifico dove poter con-tinuare, anche dopo ladozione da

    parte del Consiglio comunale, il con-fronto cittadino sui contenuti delPGT.Il nostro intendimento quello di va-lorizzare in particolare loccasionedel periodo delle osservazioni in mo-do che ciascuno (organizzazione, as-sociazione o cittadino che sia) possarendere pubbliche in rete le osserva-zioni che intende proporre formal-mente al comune e accendere su que-ste sue posizioni dibattito e condivi-sione di altri soggetti.Lambiente dedicato al PGT inseri-to nel sito dedicato alliniziativa

    manifesto per Milano (www.-manifesto-permila-no.partecipami.it)dove sar anche possibile, attraversoun tool di consultazione certificata,mettere a confronto scelte alternativetra diverse opzioni di governo dellacitt, mettendo a confronto, ad esem-

    pio unopzione proposta dal Piano e

    una proposta alternativa oppure os-

    servazioni di segno contrapposto(aumentare o diminuire la concentra-zione delle volumetrie in un determi-nato comparto). Anche sul tema del-

    le elezioni amministrative abbiamomesso a punto, replicando unini-ziativa gi sperimentata nel 2006, unambiente di partecipazione in rete(www.comu-nalimila-no2011.it) chegi ora presenta lesito di uninteres-sante consultazione, svolta da SWG,sulla figura del sindaco e nel qualevogliamo sperimentare un approccionuovo alla scadenza elettorale. Oltread offrire spazi perch i cittadinistessi propongano candidature a sin-daco e a dare visibilit alle posizionie alle iniziative dei candidati, dei par-titi e delle coalizioni, questo ambien-te on line offrir, a partire da ottobre,unopportunit nuova rispetto al

    2006. Questa volta vogliamo in qual-che modo rovesciare le parti, dandola possibilit di puntare i riflettorisulle proposte che vengono dalla citt(dalle associazioni, dai comitati e daicittadini) e che riguardano i problemipi avvertiti e indurre i candidati alruolo di sindaco o consigliere a pren-dere posizione di fronte alle istanze,alle problematiche e soprattutto alleproposte avanzate dalla citt. Po-trebbe essere loccasione per rendere

    pi trasparenti le proposte politichedei candidati e nello stesso tempovalorizzare il patrimonio diniziativa,di capacit di innovazione, di impe-gno sociale e culturale che la cittadi-nanza ha gi, in tante occasioni, mo-strato di possedere ma che finorarappresenta un patrimonio disperso,spesso invisibile e che, soprattutto,non riuscito a proporsi come prota-gonista delle scelte di governo che lacitt ha gi vissuto e di quelle che siappresta a compiere nei prossimi fa-tidici otto mesi.

    Dal PalazzoQUEI DEBUTTANTI A PALAZZO MARINO*

    Stefano Rossi

    E un pattuglione nutritissimo quellodegli absolute beginners in Consi-

    glio comunale. Dopo gli assestamentidovuti ai rimpiazzi degli eletti grati-ficati in seguito anche di un posto in

    giunta, ora complessivamente se necontano quaranta. Due terzi dellas-

    semblea. Tutti esordienti per PalazzoMarino ma non tutti, naturalmente,sullo stesso piano, dal momento che

    c chi, come Berlusconi, ha fatto frale altre cose il presidente del Consi-

    glio, oppure il ministro o il parla-mentare, e c chi limita la sua espe-rienza politica alla presenza in Con-

  • 8/3/2019 N32_2010

    10/17

    10

    siglio di Zona. In questa pagina tro-vate una loro biografia, per forza dicose brevissima. Con lavvertenza

    che i giochi non sono finiti, dal mo-

    mento che per i big si annunciano pio meno pronte dimissioni. Cosa fa-ranno i remigini del consiglio?

    Abbiamo provato a chiederlo ad al-cuni di loro.COSA DICONOUn comune denominatore, la politicadelle piccole cose. Guardiamo alconcreto e riempiamo le buche. Li-vio Caputo: La prima cosa sar il

    discorso come capogruppo di Fi. So-no sensibile soprattutto a tre cose:alle privatizzazioni, che predicavoquando erano ancora una brutta paro-la; allimmigrazione, di cui mi sono

    gi occupato al Senato; a una grandecampagna per la pulizia della citt edei parchi, ridotti in maniera inde-gna. Giulio Gallera: Lavorer sui

    piccoli grandi problemi: buche, erbanon tagliata nei giardini, scale mobilirotte nel metr.Poi sulla creazione di spazi musicali,culturali e sportivi per i giovani. Po-tenziamo le biblioteche rionali utiliz-zando le scuole chiuse per il calodemografico. Giuseppe Cusumano:Sicurezza, riqualificazione dello

    sviluppo urbano, servizi sociosanitariadeguati, una seria politica di immi-grazione anche per favorire chi a tito-lo per inserirsi. E rendiamo i quartieripi divertenti e vivibili. GiovanniMarra: Rilanciamo il decentramen-to, occupiamoci di buche e fogne,opere minori che danno il segnale delcambiamento. Antonella Maiolo:Le buche? In una sono caduta

    anchio, nel 95, ed ho chiesto i danni

    al Comune.E poi, pensiamo al traffico e al restodel programma di Albertini. Gian-

    galeazzo Visconti di Modrone. Mu-sei, biblioteche, spazi espositivi sonoinadeguati. Investire qui significarendere la citt pi stimolante e crea-re lavoro rilanciando il turismo. Fie-re, terziario, congressi e turismodaffari hanno in potenza un indottotriplo dellattuale. Difendiamo arti-giani e commercianti. Stefano DiMartino: Mio padre stato dirigente

    comunale per 37 anni, cos conoscola macchina. Va migliorata

    lefficienza e restituita dignit ai di-pendenti. I mezzi sono scarsi,linformatizzazione modesta. Rilan-ciamo il decentramento. RobertoPredolin: Vado in Consiglio prima ditutto per imparare. E necessario ilrapporto con la gente, i quartieri.Primo problema, la sicurezza. Gio-vanni De Nicola: Porter le propo-ste dei comitati, non so con che risul-tati ma non potranno far finta di nien-te. Troviamo al Leoncavallo un im-mobile non a Greco e convinciamo acostituirsi legalmente in associazio-ne. Sui locali notturni, rispetto a chideve dormire. Ivan Cattaneo: Nonfar unopposizione preconcetta. Mi

    impegner per una caserma dei cara-binieri da fare subito in una ex scuolamedia di via Bianca Milesi, a Bag-gio. Gabriella Fumagalli: Non soquanto potremo fare ma certo grossiproblemi sono le scuole materne egliasili nido. In Zona 6 alle materne cisono 606 richieste per 392 posti eagli asili peggio. Ainom Maricos:

    Mi auguro ci sia un clima civile per

    poter lavorare, pur dallopposizione,

    per una citt vivibile. Sembraunovviet,speriamo sia cos. Ema-nuele Fiano: Vorrei portare la miacompetenza di architetto. Sono ilprimo consigliere ebreo che ricopreuna carica nella comunit. Vorrei unluogo pubblico di cultura ebraica chea Milano manca ma anche che lascuola ebraica si aprisse di pi: par-tiamo dai bambini per sradicarelignoranza.

    Ndr: Gabriele Albertini riscosse il53,1% (primo turno 40,7%) dei con-sensi e Aldo Fumagalli il 46,9%(primo turno 27,4%) al ballottaggiodell11 maggio 1997 in cui vot il

    65,8% dei milanesi.Fra gli altri eletti Franco Bassaniniper il Pds, Egidio Sterpa per Fi, Pier-gianni Prosperini per An, i candidatisindaci Umberto Gay di Rifondazio-ne comunista e Marco Formentinidella Lega. Massimo De Carolis di Fivenne eletto Presidente del ConsiglioComunale. Altri subentri: per FiClaudio Cicci ad Achille Serra, An-drea Mascaretti a Giovanni Terzi(che a sua volta subentrer ad Anto-nella Maiolo), per Rc Franco Cala-mida a Fausto Bertinotti, Enrico Fre-drighini a Umberto Gay, per la LegaMatteo Salvini a Roberto Ronchi einfine per il Pds Giovanni Luzzi adAldo Fumagalli, Carlo Cerami a Mi-chele Achilli, Franco Mirabelli adAlex Iriondo.

    * La Repubblica, luned 2 giugno1997

    DallArcipelagoI PARCHI DI LONDRA: E MILANO?

    Sara Bonanomi

    Una delle problematiche pi scottantia emergere tra le sfide planetarie delTerzo Millennio evidenziate dalleNazioni Unite con la Dichiarazioneomonima dellanno 2000 senza

    dubbio quella relativa alla tutela am-bientale. Non vi dibattito che man-

    chi di sottolineare i rischi e le conse-guenze del surriscaldamento globalee delle tecniche di sfruttamento del

    suolo terrestre spesso impropriamen-te intensive. Del resto, termini comesostenibilit, biodiversit, con-servazione e salvaguardia ambien-tale sono ormai entrate a far partedel linguaggio comune, in particolarese legate a iniziative e mega eventi

    che, come il caso della campagnamediatica dellExpo 2015, sfruttano

    questi grandi temi per attrarre con-

    senso e dare maggior spessore aiprogetti intrapresi a livello nazionalee internazionale. Se i timori degliambientalisti in merito a unulteriore

    cementificazione di Milano hanno,ormai da parecchi mesi, risollevato lospettro di citt grigia, c da chie-

    dersi come si possano valorizzare edestendere quegli angoli di verde an-cora troppo rari e discontinui che og-

  • 8/3/2019 N32_2010

    11/17

    11

    gi vi compaiono, proprio in vista diun evento che promette una greenrejuvenation per la stessa citt.Penso a realt come quella del Regno

    Unito dove il verde, fatto di parks,gardens, stagni e percorsi pedonali,sembra aver tradizionalmente con-servato il suo ruolo allinterno della

    sfera di vivibilit urbana. Non man-cano certo palazzi, uffici e grandimall, ma la greenery certamenteparte integrante della planimetria ur-bana e componente insostituibile delvivere quotidiano, a partire dalla ca-pitale con i suoi Hyde Park, Regent'sPark e St James's Park, tanto per co-minciare. passata solo qualche set-timana dal mio ultimo viaggio aLondra e, a ripensarci, invidio agliinglesi la possibilit di trascorrere iltempo libero in tranquilli parchi nontroppo lontani da casa, invidio lapossibilit data a un amante dellacorsa di fare jogging evitandolasfalto della strada e lo smog delle

    auto, o lopportunit data a uno stu-dente di leggere un buon libroallombra di un gazebo pubblico. E iltutto in centro citt. Invidio la puliziadegli spazi di verde pubblico, dove ibambini possono correre e giocaresenza paura di cadere e graffiarsi coni cocci di vetro di una bottiglia ab-bandonata a terra in frantumi, invidioquel misto di sicurezza, relax e svagoche si conserva in quegli angoli me-tropolitani colorati da una variet difiori e cespugli e animati dalla pre-senza di cigni, anatroccoli, passerotticinguettanti e scoiattoli saltellanti.Se la valorizzazione della componen-te verde pratica consolidata e ormai

    usuale per ogni landscape architectche si rispetti, non mancano altres inInghilterra laghi, distese rurali, veri epropri siti naturali e orti botanici de-

    dicati alla riproduzione e conserva-zione della biodiversit. Ne sono unottimo esempio i Kew Gardens, inprossimit della cittadina di Ri-chmond upon Thames, un complessodi giardini, orticelli coltivati e serreche insieme costituiscono un orto bo-tanico interessante e ben curato dellasuperficie di 120 ettari. Con quaran-tamila variet di piante e quattordi-cimila alberi importati da ogni partedel mondo, una delle pi varie colle-zioni floreali e serre che riproduconoi diversi climi del pianeta, i KewGardens fanno parte del PatrimoniodellUmanit identificato dallUNE-SCO e rappresentano inoltre un polodi ricerca scientifico-naturalisticounico al mondo. Tra i pi illustriprogetti di salvaguardia della biodi-versit limportante partnership av-viata con la Millennium Seed Bankper la realizzazione del pi grandepiano di conservazione ex situ dispecie vegetali in via di estinzione,iniziativa che il Regno Unito ha re-centemente presentato al mondo nel-la cornice espositiva dellExpo 2010

    di Shanghai.Ed eccomi personalmente in visita aiKew Gardens. Con la sua struttura invetro e metallo la grande serra tropi-cale dalla quale inizia il mio percorsodi esplorazione richiama nel suo stilevittoriano il celebre Crystal Palace diPaxton. Lumidit che si respira en-trando molto alta e laria resa pe-sante da un odore penetrante di foglie

    e terriccio bagnato. Mi lascio incu-riosire dalle etichette illustrative del-le variet vegetali che incontro, ognialbero ordinatamente esposto e ne

    sono descritte le principali caratteri-stiche, la tassonomia delle diversespecie ricreata allinterno delle ser-re per ciascuna area climatica.Non manco di notare i cartelli illu-strativi che accompagnano la mia vi-sita, esempio dellefficienza con laquale gli inglesi raccontano e valo-rizzano i propri luoghi rendendoli siti

    per lapprendimento ad alto potenzia-le informativo ed educativo.Termino la mia visita cercando diimmaginare lorto botanico planeta-rio descritto nel Masterplan disegna-to per lExpo 2015 e mi chiedo se

    Milano, ancora cos distratta dallequestioni relative alla governancedellevento e gi in ritardo rispettoallanalisi dei terreni per limporta-zione delle varie specie che il sitoespositivo ospiter, non possa impa-rare dallesempio inglese. Forse il

    nostro un problema culturale, osemplicemente riguarda quella catti-va gestione didee e risorse che, nel

    caso del cammino di preparazioneverso lExpo 2015, fa temere per la

    buona riuscita di un progetto che tan-to promette ai cittadini e allam-biente.

    Di certo i buoni spunti non mancano,ci che ci auguriamo che il giardinoplanetario della Milano del prossimofuturo nasca realmente da un proget-to partecipato per diventare effetti-vamente luogo di esperienza forma-tiva per tutti.

    ArchitetturaIL PARCHEGGIO DI PIAZZA MEDA

    Gianni Zenoni

    Cosa succede a Milano? Si pu ve-ramente parlare di Rinascimento Ar-chitettonico e Urbanistico della cit-t?Nelle relazioni introduttive di attie strumenti urbanistici, a partire dalladelibera Comunale Ricostruire lagrande Milano del 2000 per poi se-

    guire nelle premesse del vigente e delfuturo Regolamento Edilizio, nel

    ponderoso Documento di Piano delPGT, nelle intenzioni ondivaghedellEXPO, nei programmi della nu-ova Commissione per il Paesaggio,ex Commissione Edilizia e dalla de-libera riguardante la formazione diuninedita super commissione per la

    bellezza della citt (affidata allexassessore Zecchi), si comprende

    lintenzione di migliorare gli scenariurbani al fine di ottenere una citt pibella.Ebbene, in questo nuovo climada Guerra Santa che si affiancaallormai stanco mito della Milanocapitale della Moda e del Design ci siaspetterebbe vedere finalmente pro-

    getti degni di questi civili proponimenti, tendenti a un costante miglio

  • 8/3/2019 N32_2010

    12/17

    12

    ramento della scena urbana. E inveceno, ci troviamo ancora di fronteallennesima avvilente interpretazio-ne dei piccoli edifici che ospitano

    scale e ascensori dei parcheggi inter-rati, peggiorata in questo caso dallaposizione urbanistica in pieno CentroStorico. E cos in piazza Meda, tradignitosi edifici, alcuni progettati ne-gli anni 60 da Figini-Pollini, CacciaDominoni e BBPR, appare uno sca-tolotto di vetro nero con vistose scrit-te bianche, contenente gli ingressipedonali con scala e ascensore, cheper materiali e qualit del Design nonha niente a che vedere con le archi-tetture circostanti ma che si adatte-rebbe meglio a un Mall piuttosto chenella scena urbana raffinata di questaparte di Milano.

    Questo piccolo edificio, che si pudefinire opera minore, in realt lo solo per le dimensioni ma non per lasua ubicazione, in piena visibilit,che lo trasforma, (come daltronde igazebo, le fontane, i monumenti e leuscite del Metr) in punto cospicuo

    per la scena urbana e dove il Designdoveva essere attentamente controlla-to. Certo, si capisce che far emergereun volume, indispensabile alla fun-zione di parcheggio, dalla quota zero un problema. Non sempre capitanel punto pi desiderabile, sia perquestioni strutturali e distributive chedi normative dei VVF, ma il Designserve soprattutto a questo, a far s checomunque il piccolo edificio diventipunto cospicuo della piazza e tale

    da sembrare l da sempre. Oltretutto

    il suo costo, rispetto a quella del par-cheggio, comunque irrisorio, quan-to grande invece il suo impatto, edispiace veder risparmiare su un in-

    vestimento non indifferente proprionellaspetto pi delicato e visibile

    che il manufatto ha sulla scena urba-na.Se vero che Milano la capitaledella Moda e del Design e che attor-no a piazza Meda si affacciano le ve-trine di stilisti e ditte di arredo che ilmondo ci invidia, offrire agli occhidei visitatori questo squallido esem-

    pio di non Design non proprio

    nellinteresse della citt e sicuramen-te in eclatante contraddizione con ibuoni propositi ostentati in strumentie delibere dallAmministrazione

    Comunale.

    Scrive E. Mambretti

    Suggerisco a Pisapia di scegliere 5punti chiari e molto concreti per ilsuo programma e combattere perquelli. Uno per i giovani due per iquarantenni due per gli anziani.Es.Mezzi pubblici gratis per gli an-ziani sopra i 70 anni. Es: ticket in-

    gresso auto oltre la circonvallazioneesterna con parcheggi relativi. Es:abolizione degli ausiliari della sostaetc. Non parlare di citt pi solidalepi vivibile o altre stupidaggini delgenere. Pochissime cose molto con-crete, chi non vota non legge neanche

    il giornale e Lui deve raggiungerequei voti e anche io che leggo sareistufo di vaghe promesse. Se gradiscealtre idee sono disponibile.

    E. Mambretti

    Scrive Pietro Cafiero

    Ho letto quanto scritto da GiuseppeVasta, e se da un lato sono lusingato

    di tanta attenzione, dallaltro mi infa-stidisce un po che da un mio pez-zo si estrapolino solo delle parti. Il

    tema del mio articolo era le osserva-zioni al PGT, prendendo spunto daunintervista su Repubblica che Mas-seroli aveva rilasciato il 18 di agosto.Con un tono leggero e vagamenteironico che mi sembrava adeguato alrientro dalle vacanze e alla ripresadelle pubblicazioni di Arcipelago, hoprovato a mettere a fuoco gli argo-menti sul tappeto.Se lironia non si colta la colpa solo mia e me ne scuso. I tre argo-menti citati e incriminati- sono so-

    lo dei passaggi rispetto alla vicendadelle osservazioni.

    Detto questo voglio per precisarealcune cose.1. Sperare in unulteriore proroga da

    parte della Regione per lapprova-zione del PGT mi sembra sbagliato e

    poco auspicabile. E lipotesi di un

    commissariamento mi sembra ancorapi nefasta. Invocare il rispetto diregole e scadenze solitamente unbuon argomento anche per chi staallopposizione. Altrimenti avevaragione Berlusconi alle ultime am-ministrative quando se la prendeva

    con chi non aveva ammesso le sueliste perch presentate in ritardo. E

    poi scusate- ma vogliamo viveresempre nel paese delle proroghe? Io

    no.2. Le modifiche dellopposizione,

    rilevanti o no, sono comunque fruttodi un lavoro fatto in aula cui va co-munque riconosciuto un merito. Esono il punto di partenza per i neces-sari cambiamenti che lopposizione

    dovr fare se diventer maggioranza.3. Lo statisticamente qualcosa di

    buono c era in risposta allaf-fermazione sbrigativa di Pisapia chedefiniva il PGT come tutto da butta-re via. Mi mettevo sullo stesso suo

    piano, senza pretesa di entrare nelmerito. Perch per entrare nel meritodei contenuti del PGT servirebbe una

  • 8/3/2019 N32_2010

    13/17

    13

    serie lunga e approfondita di articoli.E soprattutto per mia natura preferi-sco giudicare un piano nella sua ve-ste definitiva, non in itinere, quando

    ancora mancano o non sono chiaritutti i suoi meccanismi attuativi. Puessere che sia un mio limite, ma ri-

    tengo pi prudente attendere prima diesprimermi in maniera cos perento-ria come gi fanno alcuni. Infinepenso che sarebbe pi costruttivo e

    vantaggioso (anche in termini eletto-rali) per lopposizione avere un PGT

    da cambiare anche radicalmente-

    piuttosto che dover ripartire da zero,col rischio che Milano rimanga im-pantanata per anni in una vacatio dipianificazione inaccettabile.

    P. Cafiero

    Scrive Roberto Mariani

    Dopo aver letto i nuovi interventi sulvostro sito e aver seguito sui quoti-diani queste prime battute di campa-gna elettorale, mi permetto di rivol-germi a lei che immagino pi vicino

    all'architetto Boeri di altri. Anchiocome lei sono rimasto un poco per-plesso dalla genesi di questa candida-tura, ma non nego di esserne davverolieto, come molti miei conoscenti,Boeri ha davvero il profilo umano eculturale di un sindaco auspicabile aMilano, anche se ovviamente dob-biamo riconoscerne i limiti nell'espe-rienza amministrativa e politica. A-vr bisogno di aiuto. Insieme ai mieiauguri, e ovviamente il mio appoggioe contributo personale nel sostenerne

    la candidatura tra chi mi vicino,vorrei aggiungere un mio suggeri-mento, qualcosa che mi auspico di

    leggere e sentire da lui: un program-ma.Il poco che ho letto mi lascia entusia-sta e allo stesso tempo perplesso.Voglio dire: speriamo di non ritro-

    varci con una serie di promesse allet-tanti, e parlo soprattutto del settoreche pi mi sta a cuore, la cultura etutti i suoi rami intrecciati, mostre,musei, politiche sociali, educazione,arredo urbano, verde fino alla mo-schea e allineamento con capitali in-ternazionali, per poi ritrovare unapersona degnissima a gestire un bu-dget di denaro che a malapena riescea coprire le spese degli impiegaticomunali, incastrato in labirinti buro-cratici, soffocato da critiche, polemi-

    che, dissenso del gruppo consigliareagguerrito, giochi di partito pi omeno oscuri, assessori magari com-

    petentissimi e ricchi di visione madeterminati a portare avanti anche leloro eventuali libere professioni, co-munque impossibilitati nel dirigereuffici e direttori di settore dalle dub-

    bie qualit anche morali, ma incollatial loro posto.Chiediamo quindi a chi dentro ilpalazzo e ne conosce i meccanismi diinformare coerentemente Boeri diquello che c', di quello che non c' edi quello che gi in cantiere. Boeri ancora giovane, professionalmentefacendo il sindaco ha solo da perdere,il suo impegno quindi encomiabile.Ma tutto quello di cui non abbiamodavvero bisogno in questa citt chepare un colabrodo un'altra serie di

    progetti senza futuro e senza fonda-menta. Complimenti per il magnificolavoro che portate avanti. R. Mariani

    RUBRICHE

    MUSICA

    Questa rubrica curata da Paolo [email protected]

    Romeo e Giulietta

    Dopo aver esordito alla Scala nelcontesto di MI-TO con la Nona diBeethoven, e anticipando come sem-pre tutte le altre istituzioni musicalimilanesi, lOrchestra Verdi ha inau-gurato gioved scorso 8 settembre lasua stagione allAuditorium di largo

    Mahler con un concerto molto impe-gnativo, affidando a un trentenneemergente pianista russo que-llAlexander Kobrin che nel 1999,

    giovanissimo, aveva sbaragliato tuttii concorrenti giungendo primo alConcorso Busoni di Bolzano - una

    delle partiture pi difficili, vorrei direacrobatiche, della prima met del no-vecento: il terzo Concerto per piano-forte e orchestra di Sergej Prokofev.

    Nel 1921 Prokofev aveva gi pub-blicato e presentato al pubblico dellesale europee e americane, in cui siesibiva volontario esule, i primi dueconcerti per pianoforte e orchestraquando si mise a lavorare a questonuovo scintillante capolavoro; eraanche lui trentenne, come il suo in-terprete dellaltra sera, quasi a dimo-strare quel teorema che indica nel

    coetaneo dellautore linterprete po-tenzialmente pi idoneo ad affrontar-ne lopera.La lucidit e la precisione di Kobrin,insieme alla disinvoltura con cui hagestito quellimpressionante vortice

    di note - a una velocit tanto straor-dinaria quanto appropriata e necessa-ria (soprattutto nel travolgente finale)- hanno entusiasmato a tal punto ilpubblico che il giovane pianista, vi-sibilmente distrutto dalla stanchezza, stato letteralmente obbligato a ese-guire due bis, uno pi bello del-

    mailto:[email protected]:[email protected]:[email protected]
  • 8/3/2019 N32_2010

    14/17

    14

    laltro; con un repentino cambio di

    atmosfera passato dal demoniacoallangelico, e ci ha offerto un sor-prendente Warum? di Schumann e

    quel gioiellino che il preludio n. 7in la maggiore di Chopin.E noto che in questi anni la Russiasforna regolarmente tanti ottimi gio-vani concertisti, che offrono anche ilvantaggio - grazie alla loro et e allecondizioni di vita del paese - di nonavere grandi pretese economiche, masi tratta di ragazzi e ragazze che -bench dotati di una tecnica moltoavanzata, e che alle spalle hanno an-che studi seri e approfonditi - spessosono privi dintimi convincimenti edi sofferte passioni. Giovani, per dir-la con Baricco e Scalfari, che trovanoil senso delle cose pi sulla loro

    superficie che nella loro profondit.Brava dunque lquipe di Corbaniche sa scegliere nel mazzo, individu-

    are i migliori, e offrir loro occasionipreziose di suonare in Italia, e in par-ticolare a Milano che rappresentasempre uno dei pi ambiti palcosce-

    nici del mondo.Intorno a Prokofev - e forse memoridel famoso balletto da lui scritto inet matura, fra il 1935 e il 1938, nelpieno dei drammatici problemi con lostalinismo imperante - la serata sta-ta per il resto dominata dal tema diRomeo e Giulietta trattato in epocheassai diverse fra loro; introdottodallouverture de I Capuleti e i

    Montecchi di Bellini, sviluppatosinel secondo tempo con la scenadamore del Romo et Juliette diBerlioz il concerto si concluso conlouverture-fantasia Romeo e Giu-lietta di ?ajkovskij.E qui bisogna dire che la nostra ama-ta direttrice dorchestra Xian Zhang,che ha accompagnato in modo esem-

    plare il concerto di Profev e che si visibilmente prodigata per entrare nelmondo dei delicati affetti giovanili edella furibonda tempesta ormonale

    dei due giovani veronesi, ha mostratoqualche difficolt a liberarsi del suoDNA. Il contrasto fra Eros e Thana-tos, e la loro tormentata composizio-ne nellamore fra uomo e donna, de-ve avere valenze molto diverse inoriente e in occidente e la Zhangsembrava celebrare pi gli impeti delconflitto che la dolcezza dellin-contro.Un modo tuttavia intrigante per ra-

    gionare sulle strette relazioni che lamusica intesse con culture di popolidiversi e con il passare delle stagioni,sulla possibilit di trasferire senti-menti ed emozioni nel tempo e nellospazio, sulla complessit e le con-traddizioni delle nostre pi profondeintimit.

    TEATROQuesta rubrica curata da Guendalina Murroni

    [email protected]

    Settembre: Cinema & co.

    Sempre in attesa delle aperture deiteatri ci dilettiamo a guardare cosapu essere collocato nella sezionespettacolo in quel di Milano e set-tembre sicuramente un mese dedi-cato al cinema. Vince lui. Oltre alMilano Film Festival (10-19 settem-bre), presentato al Piccolo Teatro diMilano, i film del Festival di Veneziae di Locarno verranno presentatiall'Anteo dal 15 al 22settembre (info:

    www.lombardiaspettacolo.com).Inoltre il Centre Culturel Franais, loSpazio Oberdan e il Cinema Gnomoospiteranno dal 30 settembre al 9 ot-tobre I've seen films Internationalfilm festival, la frase Ho visto

    film ispirata alla famosissima sce-

    na del film Blade Runner, dove l'at-tore Rutger Hauer dice a noi umaniche non possiamo immaginarci lecose che ha potuto vedere. Cos lan-cia la sfida ai filmaker e autori dicortometraggi per mostrarci cose maiviste prima, sicuramente uno spuntointeressante e una scelta originale peruna rassegna (info: www.icfi-lms.org). Per quanto riguarda il tea-tro, rimanendo nell'ambito delle ras-

    segne e dei festival, la Scuola d'ArteDrammatica Paolo Grassi presentaOlive, festival delle scuole di tea-tro del mediterraneo. Il festival si ter-r nella scuola fino a sabato 11 set-tembre. Le rassegne internazionalisono sempre un'occasione per artisti

    da diverse nazioni di condividere unospazio comune, scambiare idee e me-todi ed essere anche spiazzati da di-versi modi di creare, ma anche per unpubblico pi vasto, pu essere un ap-puntamento stimolante per conoscerealtre culture. (info: www.scuoleci-vichemilano.org)N teatro, n cinema ma Pink Floyd, invece cosa verr mostrato allaFabbrica del Vapore dal 10 al 26 set-

    tembre. Video, poster, fotografia,grafica, video e artwork fanno partedell'espozione che racconta la vita ela musica di uno dei gruppi pi fa-mosi al mondo. Il tutto riassunto daltitolo della mostra Mind over Mat-ter (info: www.arteutopia.it).

    mailto:[email protected]:[email protected]://www.icfi-lms.org/http://www.icfi-lms.org/http://www.icfi-lms.org/http://www.icfi-lms.org/http://www.icfi-lms.org/mailto:[email protected]
  • 8/3/2019 N32_2010

    15/17

    15

    ARTEQuesta rubrica a cura di Virginia Colombo

    START MILANO. Ovvero un week end allinsegna dellarte contemporanea

    Dopo la lunga pausa estiva Milanoritorna alla vita e alle molteplici atti-vit che la caratterizzano. Riapre ingrande stile anche la stagione dellemostre e delle esposizioni, delle gal-lerie darte e degli eventi correlati.

    Dopo il successo delledizione dimarzo, torna START MILANO, unweek end dedicato allarte, agli artistie al grande pubblico. Il prossimo finesettimana infatti le 37 gallerie ade-

    renti al circuito START rimarrannoaperte con orario straordinario, inau-gurazioni ed eventi. Un week endimperdibile per gli appassionatidarte ma anche per il nuovo pubbli-co che si avvicina allarte non soloattraverso le grandi mostre stagionali,ma anche attraverso una ricerca au-tonoma della propria dimensione, delproprio gusto, che crea a piccoli passiuna familiarit con larte contempo-ranea, spesso ostica ma da scoprirefino in fondo.

    START nata nel 2006 da unidea diPasquale Leccese, presidente dellastessa e gi proprietario di Le casedarte, galleria aperta nel 1985 especializzatasi in fotografia contem-poranea.E unassociazione no profit e legainsieme 37 gallerie milanesi tra le piaperte, dinamiche e attive nel campodel contemporaneo.Due i week end dedicati allarte con

    aperture straordinarie. In primavera,in concomitanza con MIART, la fiera

    dellarte che si svolge nei padiglionidella Fiera vecchia, e un week endsettem brino, per rilanciare lattivitartistica dopo la pausa estiva.E che Milano ci tenga davvero a farbella figura testimoniato anchedallaccordo tra START MILANO eBikeMI, il bike sharing dellATM,

    che ha studiato percorsi appositi e

    mette a disposizione guide che ac-compagneranno i ciclisti nel percorsoculturale tra le gallerie. Un modo in-solito ed ecologico per vivere al me-glio queste giornate. Il servizio sarattivo sabato 18 e domenica 19, pre-via prenotazione. A START si legaanche un concorso in collaborazionecon NABA, Nuova Accademia diBelle Arti di Milano, per la creazionegrafica dellomonima guida. Ormai

    alla 15 edizione, la guida unostrumento prezioso che contiene con-tatti, indirizzi e informazioni sullemostre delle gallerie, degli spazi co-munali e delle fondazioni operantinellambito dellarte contemporaneaa Milano. Questanno il concorso

    stato vinto da Simonluca Definis eGiulio Pastacaldi, studenti del Bien-nio Specialistico in Design dellaComunicazione dellAccademia diBelle Arti.Una manifestazione che non coin-

    volge solo le gallerie associate, maanche spazi pubblici, privati e fonda-zioni, quali: CAREOF DOCVA, LAFABBRICA DEL VAPORE, ISTI-TUTO SVIZZERO.FONDAZIONE MARCONI, KA-LEIDOSCOPE, TRIENNALE DIMILANO, TRIENNALE DESIGNMUSEUM, TRIENNALE BOVISA,FONDAZIONE STELLINE, VIA-FARINI DOCVA,HANGAR BICOCCA, FONDA-ZIONE POMODORO.

    Un week unico, denso di eventi, perconoscere i nuovi artisti e cogliere inanteprima le nuove tendenze dellartecontemporanea. Di seguito lelencodelle 37 gallerie associate a STARTMILANO, che saranno aperte vener-d 17 settembre fino alle ore 22; sa-bato 18 dalle ore 11 alle ore 21; do-menica 19 dalle ore 11 alle ore 19.

    1000 EVENTIARTOPIACA DI FRACAMERA 16 CONTEMPORARYARTSTUDIO DARTE CANNAVIELLOANTONIO COLOMBO ARTECONTEMPORANEACORSOVENEZIAOTTORAFFAELLA CORTESERICCARDO CRESPI

    PAOLO CURTI ANNAMARIAGAMBUZZI & COMONICA DE CARDENASMASSIMO DE CARLOALESSANDRO DE MARCHGALICASTUDIO GUENZANIIMPRONTE CONTEMPORARYARTKAUFMANN REPETTOLE CASE DARTELORENZELLI ARTEFEDERICO LUGER

    GIO MARCONIMARCO ROSSI ARTECONTEM-PORANEAGALLERIA MILANOFRANCESCA MININIGALLERIA NINA LUMERN.O. GALLERYNOWHERE GALLERYOTTO ZOOPROJECTB CONTEMPORARYARTLIA RUMMANICOLETTA RUSCONI

    MIMMO SCOGNAMIGLIOERMANNO TEDESCHI GALLERYTHE FLAT - MASSIMO CARASISTUDIO GIANGALEAZZO VI-SCONTIZEROZONCA & ZONCA ARTE CON-TEMPORANE

  • 8/3/2019 N32_2010

    16/17

    16

    Francesca Woodman

    Volti nascosti e corpi nudi, spesso inposizioni innaturali. Muri sbiaditi,sporchi, angoli inquietanti. Stanzeabbandonate, solo qualche oggetto aricordare la loro funzione. Questo ilmondo di Francesca Woodman, foto-grafa e performer dalla vita breve eintensa. Classe 1958, americana delColorado, mor suicida a soli 22 anni.Una passione per la fotografia matu-rata gi dalla prima adolescenza,quando inizia a ritrarre se stessa co-me soggetto principale a 13 anni. 116

    fotografie, per lo pi in bianco e ne-ro, e 5 frammenti di video compon-gono la retrospettiva al Palazzo dellaRagione. Si scopre cos, foto dopofoto, lossessione che la Woodmanaveva per il corpo, il suo corpo, og-getto e soggetto dei suoi scatti. Uncorpo che non mai fine a se stessoma sembra volersi confondere conlambiente che lo circonda, in cui laWoodman sinfila in vecchie creden-ze di legno, si nasconde dietro ten-daggi e porte e sembra volersi fonde-

    re con le rigide sedie presenti nella

    stanza. Un mondo freddo, immobilee inquietante, fatto di muri scrostati,stracci ammucchiati, pavimenti pol-verosi e specchi.Ci che colpisce maggiormente nelleopere della Woodman lassenza del

    volto, tagliato fuori dallinqua-dratura, non messo a fuoco, nascostodai capelli, da un oggetto, da una tor-sione del corpo oppure nascosto per-ch il soggetto da le spalleallobiettivo. Unarte che sincentra

    fortemente sullIo e sulla propria in-

    timit, mostrata sfacciatamente eprovocatoriamente. Non un casoche la maturit di questo suo brevepercorso sia avvenuta negli anni Set-tanta, anni in cui era concesso ecce-dere, sperimentare e dare scandalo.Vari i temi in cui la Woodman decli-na il suo corpo. Oltre agli internidomestici degne di nota sono anchegli scatti delle claustrofobiche scatoledi vetro, in cui lartista imprigiona-ta e sembra muta e incapace di ribel-larsi, come uno degli oggetti che la

    circondano. Conclude il percorso la

    sezione dedicata alla natura, dove ilcorpo nudo immerso nelle campa-gne del New Hampshire, e il contattocon la terra sembra ridare vitalit einstaurare un senso pi profondo tralIo messo a nudo e la Natura.La mostra presenta foto inedite e ri-crea anche lallestimento originaleche la Woodman cre per la serieSwan Song, realizzato a Providencenel 1978, 5 foto in formato grande,appese a diverse altezze, lontano daiclassici standard espositivi, ricreato

    per la prima volta in Italia.Unoccasione per scoprire unartistache nonostante la giovane et avevain s un mondo intricato e comples-so, umanamente e artisticamente.

    Francesca Woodman. Palazzo dellaRagione, piazza Mercanti. 16 luglio-24 ottobre 2010Orari: marted, mercoled, venerd,sabato, domenica 9.30-19.30. Luned14.30-19.30. Gioved 9.30-22.30Biglietti: 8,00 intero; 6,50 ridot-

    to.

  • 8/3/2019 N32_2010

    17/17

    17

    Gallery

    YOUTUBE

    ALCIDE MOLTENI, SINDACO DI SONDRIO: IL MIO MESTIERE

    http://www.youtube.com/watch?v=tMzH8LOFtdU

    http://www.youtube.com/watch?v=tMzH8LOFtdUhttp://www.youtube.com/watch?v=tMzH8LOFtdU