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ISBN 978-88-8978-25-6-0
€ 15,00
NATALE AL CINEMAGIANLUIGI NEGRI ★ ROBERTO S. TANZI
da “La vita è meravigliosa” a “A Christmas Carol”
GIANLUIGI NEGRI★
ROBERTO S. TANZI
Gianluigi Negri, giornalista, vive a Fidenza. Lavora per la “Gazzetta di Parma”, di cui è anche criticocinematografico. Ha realizzato programmi radiofonici sul cinema ed è stato critico del quotidiano “Libertà”.Ha curato rubriche per “Buongiorno.it” e “Il giornale di Reggio. È l’organizzatore della rassegna gastronomicae letteraria “Mangia come scrivi”.
Roberto S. Tanzi vive a Salsomaggiore Terme. È autore di numerosi volumi storici. Giornalista di ufficiostampa, ha diretto testate di carattere provinciale e interprovinciale, curato presentazioni di libri, organizzatoeventi legati a cinema, fumetto, musica, teatro. Ha collaborato con numerose riviste e scritto su quotidianicome “Il Resto del Carlino” e “Gazzetta di Parma”.
Insieme hanno scritto Cyber Movies. Guida al cinema del terzo millennio (Tunnel, 1997) e hanno curato Cultinon colti. Guida al cinema sommerso (Falsopiano, 1999).
Scaldano i cuori, commuovono, vengono visti e rivisti ogni anno. E non necessariamente nelmese di dicembre. Sono i film di Natale. Anzi, i film sul Natale. Il Christmas movie è ormaidiventato, specialmente negli Stati Uniti, un genere cinematografico. In questo libro si trovanoi film più rappresentativi, quelli più facilmente reperibili sul mercato home video e anche quelliche non sono mai stati distribuiti. Non un’enciclopedia sul Natale né un dizionario del Christmasmovie, ma una sorta di viaggio sulla slitta per scoprire o riscoprire le favole più belle delcinema americano, gli adattamenti di “Canto di Natale”, come viene rappresentata la figuradi Babbo Natale sul grande schermo, il fenomeno del cinepanettone, i Natali italiani e nelmondo, per arrivare a quelli rosso sangue di tanto cinema horror e thriller. E poi le frasi famose,le mille curiosità sulla lavorazione dei film e sulle canzoni, gli attori più affezionati al genere.Per chiudere con una letterina a Babbo Natale, al quale, se siamo stati buoni, chiediamo diportarci sotto l’albero quei Christmas movie mai usciti, per svariate ragioni, nel nostro Paese.
NATALE AL CINEMA
FALSOPIANO CINEMA
gianluigi Negri roberto s. Tanzi
NATALE AL ciNEmA
dA “LA viTA è mErAvigLiosA” A
“A chrisTmAs cAroL”
Ai miei nonni per avere sempre tenuto alto lo spirito natalizio in famiglia A Pasqualina, stella cometa che ha illuminato il cammino(G.N.)
A Ornella, il più bel dono di Natale che abbia mai ricevuto (R. S. T.)
© Edizioni Falsopiano - 2009
Via Bobbio, 14/b
15100 - ALESSANDRIA
http://www.falsopiano.com
Per le immagini, copyright dei relativi detentoriProgetto grafico e impaginazione: Daniele Allegri - Roberto Dagostini
Stampa: LaserGroup s.r.l. - Peschiera BorromeoPrima edizione - Novembre 2009
SOMMARIO
Introduzione p. 11
La favola americana del Natale p. 17
La vita è meravigliosa p. 19
Il miracolo della 34ª strada p. 27
Bianco Natale p. 33
La taverna dell’allegria p. 33
Cieli azzurri p. 33
Non siamo angeli p. 37
Un Natale da Charlie Brown p. 41
A Christmas Story - Una storia di Natale p. 47
Una poltrona per due p. 51
Un magico Natale p. 55
Mamma, ho perso l’aereo p. 59
Mamma, ho riperso l’aereo: mi sono smarrito a New York p. 62
Bufera in paradiso p. 66
C’eravamo tanto odiati p. 69
Miracolo nella 34ª strada p. 71
Una promessa è una promessa p. 73
Uno sguardo dal cielo p. 77
Jack Frost p. 81
The Family Man p. 85
Un amore sotto l’albero p. 89
Fuga dal Natale p. 91
Natale in affitto p. 95
Polar Express p. 99
La neve nel cuore p. 107
Conciati per le feste p. 110
Mi sono perso il Natale p. 113
Shrekkati per le feste p. 116
Babbo Natale p. 119
La storia di Babbo Natale - Santa Claus p. 121
Le renne di Santa Claus p. 124
Caro Babbo Natale p. 127
Santa Clause p. 129
Il Grinch p. 132
Il Dr. Seuss, il Grinch e Chuck Jones p. 136
Che fine ha fatto Santa Clause? p. 137
Babbo bastardo p. 141
Blizzard - Una renna per amico p. 144
Elf - Un elfo di nome Buddy p. 147
Santa Clause è nei guai p. 151
Fred Claus - Un fratello sotto l’albero p. 155
Natale italiano p. 159
Regalo di Natale p. 161
Benvenuti in casa Gori p. 164
Parenti serpenti p. 167
La freccia azzurra p. 170
La Befana e i Re Magi p. 173
Matrimoni p. 174
Opopomoz p. 177
La rivincita di Natale p. 180
Natale con i tuoi… Parenti p. 183
Natale nel mondo p. 195
Il leone d’inverno p. 197
La mia notte con Maud p. 203
Decalogo, 3 p. 207
Pranzo di Natale p. 212
Love Actually - L’amore davvero p. 215
Tokyo Godfathers p. 219
Joyeux Nöel - Una verità dimenticata dalla storia p. 222
Nativity p. 225
Racconto di Natale p. 230
Canto di Natale p. 233
Dickens e Scrooge p. 235
La più bella storia di Dickens p. 239
Canto di Natale di Topolino p. 242
S.O.S. Fantasmi p. 245
Festa in casa Muppet p. 248
Canto di Natale - Il film p. 251
Natale nero e rosso sangue p. 253
Black Christmas - Un Natale rosso sangue p. 255
L’amico sconosciuto p. 259
Gremlins p. 261
Un minuto a mezzanotte p. 265
Nightmare Before Christmas p. 267
Trappola criminale p. 275
Il nostro Natale p. 279
Santa’s Slay p. 282
Black Christmas - Un Natale rosso sangue p. 287
Sheitan p. 293
-2 Livello del terrore p. 296
Wind Chill - Ghiaccio rosso sangue p. 299
Christmas Star p. 301
Letterina a Babbo Natale p. 305
Filmografia p. 309
INtROduzIONe
I film sul Natale? Li chiamano ormai Christmas movie. Anche in Italia. Ei bambini, al di là della definizione importata da oltreoceano, li sannoriconoscere perfettamente. Sono proprio loro, in qualche modo, il pubbli-co di riferimento e privilegiato dai film di argomento natalizio. E allo stes-so tempo lo sono le persone che continuano a cullare un desiderio sem-plice e universale: conservare una parte della propria giovinezza, ritro-vando sensazioni ed emozioni familiari, provate per la prima volta dabambini.
usanze e riti
Chi è genitore non smette di essere figlio. Chi è figlio, prima o poi, diven-terà genitore. E avrà il compito, come è sempre avvenuto e sempreavverrà, di tramandare anche l’insieme delle tradizioni legate alla festadella Natività. Magari trasmettendo ai figli l’amore per quei film, queicartoni animati o quegli speciali televisivi che, inverno dopo inverno, nonci si è mai stancati di vedere e rivedere. I ricordi dei Natali passati sono inevitabilmente, per chiunque, anchericordi di spettatori. Oltre ai riti religiosi, alle riunioni di famiglia, alledecorazioni e ai regali, alle grandi abbuffate e alle tombolate, c’è qualco-s’altro. Ognuno ha un suo film di Natale preferito, un classico di cui cono-sce a memoria battute e situazioni. Una storia che, rivista anche millevolte, continua sempre a emozionare e commuovere.
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La capacità di scaldare i cuori
La magia del Natale è anche questa: ritrovarsi uniti davanti al camino perascoltare e per farsi “catturare” da una storia. Negli anni quel camino èdiventato il grande schermo (il primo filmato in cui compare Santa Clausè del 1898, tre anni dopo la nascita del cinema), poi si è “rimpicciolito” conl’avvento della televisione. Ma, una volta tanto, la rivalità tra i due mezzinon è diventata una guerra. Il cinema continua a sfornare film sul Natale.La televisione, in molti casi, diventa archivio, luogo della memoria, dellaconservazione e della reiterazione del “rito”. In più occasioni, specialmen-te negli Stati Uniti, ha poi fatto nascere opere memorabili, veri esempi digrande cinema, seppure nati e confezionati per il piccolo schermo.
I cartoni animati della televisione americana
Nei primi anni Sessanta, negli Usa, inizia il fenomeno degli speciali tele-visivi natalizi. Il primo è il cartoon Mister Magoo’s Christmas Carol(1962). Seguono capolavori come Un Natale da Charlie Brown (1965) eIl Grinch e la favola di Natale (1966) di Chuck Jones. Senza dimenticarei mediometraggi realizzati con la tecnica d’animazione della stop motiondalla coppia Arthur Rankin Jr.-Jules Bass, sconosciuti in Italia, ma artistidi culto nel loro Paese grazie all’immortale Rudolph, the Red-NosedReindeer (1964).
dal piccolo schermo alle produzioni per l’home video
La televisione continuerà a sfornare piccoli grandi film anche con attori incarne ed ossa, proponendo adattamenti del classico racconto di CharlesDickens “Canto di Natale” o storie originali. E non rimarranno immuni dalfascino del Natale nemmeno numerose serie televisive che, in diverseoccasioni, dedicheranno almeno un loro episodio alla festa comandata.Fino ad arrivare al fenomeno dei film natalizi girati e realizzati per il mer-cato dell’home video, che, terminato lo sfruttamento in dvd, hanno spessouna seconda vita in televisione.
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Il cinema tra ragione sentimento
Se il Natale per la sua stessa natura di “rappresentazione” si era da tempoimposto a teatro e in radio molto prima che sui network televisivi, il cine-ma rimane il mezzo di espressione in grado di esaltarne gli aspetti. Nonsolo quelli esteriori o consumistici, ma anche quelli intimi e soprattuttosentimentali. Lacrime e miracoli sul grande schermo trovano la loro sin-tesi perfetta in lavori come La vita è meravigliosa (1946) di Frank Caprao Il miracolo della 34ª strada (1947) di George Seaton. La forza di que-sti due classici è riuscire a scaldare i cuori. Sono opere che si impongonodiventando presto sinonimo di Natale. E quel magico giorno di festa, conil suo corollario di riti, canzoni e addobbi, da quel momento diventa unelemento sempre più presente nel cinema americano che ne accentua, viavia, i caratteri da favola. Al punto che, come rigetto a pesanti dosi di sac-carosio e melassa di alcune commedie familiste, qualcuno inizia a esplo-rare il lato oscuro del Natale.
Il bianco Natale diventa nero
Il cinema di genere, in particolare l’horror, reagisce, mostrando allergie eidiosincrasie. Lo fa, tra i primi, il seminale Black Christmas - Un Natalerosso sangue (1974) di Bob Clark. Lo farà anche Tim Burton con un suoincubo, Nightmare Before Christmas (1993), che diventa una delle favolepiù nere mai realizzate.In mezzo, e anche prima, si collocano gli innumerevoli adattamenti di“Canto di Natale” e le caratterizzazioni del misantropo e gretto Scrooge,troppo preso dai suoi affari per occuparsi di faccende “immateriali” comeil Natale, ma destinato a trovare dentro di sé un’inaspettata umanità.
Il Natale nel cinema italiano
Condizionato dal desiderio di gonfiare sempre più i buoni sentimenti, ilcinema americano si è lasciato spesso andare alla diretta (o indiretta) esal-tazione degli aspetti commerciali e consumistici della ricorrenza. Gli fa dacontraltare, almeno in parte, il cinema italiano, nel quale sembrano domi-
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nare due regole. La prima: ad essere furbi ci si guadagna. Ne sa qualcosaAurelio De Laurentiis, produttore di un incalcolabile numero di cinepa-nettoni, nei quali il vero aspetto commerciale si sposa alla serialità e nonal “consumo” della festa. La seconda: ad essere buoni spesso ci si rimette. Lo ha ricordato PupiAvati in una sua intervista del 2008 in cui affermava: “Nel nostro Paeseviviamo all’ombra di una cultura inibitoria, al contrario degli Stati Uniti,dove hanno una spudoratezza emotiva e sentimentale unica, quella che hapermesso loro di fare un’infinità di film con l’happy end. Invece in Italiale poche volte che mi sono permesso di lasciare uno spiraglio anche pic-colissimo di speranza in un film mi hanno massacrato… Nel nostro con-testo, nella nostra storia, solo il pessimismo trova cittadinanza”. Il suoRegalo di Natale (1986) rimane, a prescindere, un film importante proprioper l’amarezza che lo segna. E lasciano un’impronta, ad esempio,Benvenuti in casa Gori (1990) e Parenti serpenti (1992) per la descrizio-ne di feste nelle quali le solitudini, le rivalità, i rancori e le vendette fami-liari emergono in maniera netta, filtrate dal sorriso crudele di AlessandroBenvenuti e Mario Monicelli. Meno fortunato è stato Enzo D’Alò che,con l’interessante cartone Opopomoz (2003), ha voluto aggiornare laparabola del figliol prodigo e contemporaneamente “scavare” nella tradi-zione del presepio napoletano, ma poi è rimasto tradito dal pubblico.Peccato, perché quell’esempio di animazione italiana non aveva nulla dainvidiare ai cartoon americani.
I “re magi” zemeckis, Columbus e Hughes
Oltreoceano, con due film in “motion capture” come Polar Express(2004) e A Christmas Carol (2009), Robert Zemeckis ha portato il Natalenel mondo del 3D. E pensare che si era avvicinato al genere natalizio conun Santa Claus assassino, protagonista dell’episodio And All Trough theHouse (1989), diretto per la serie tv Racconti dalla cripta. Decisamentedark sono stati anche gli inizi di un altro campione del Christmas movie:Chris Columbus nel 1984 firmò la sceneggiatura di Gremlins, prima didirigere Mamma, ho perso l’aereo (1990) e Mamma, ho riperso l’aereo:mi sono smarrito a New York (1992), clamorosi successi al botteghinoanche grazie all’idea di far comportare due ladruncoli in carne ed ossa
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come dei cartoni animati. A chiudere la triade è il più solare John Hughes,scomparso prematuramente nell’agosto 2009. Proprio a lui si devono laproduzione e le sceneggiature dei due Mamma, ho perso l’aereo, maanche la volontà di azzardare il remake di uno dei classici natalizi intoc-cabili, Il miracolo della 34ª strada, che fece dirigere nel 1994 a LesMayfield.Se questo non è, col senno di poi, un merito da riconoscere a Hughes, unoulteriore da attribuire a Zemeckis è invece quello di avere scelto JimCarrey per la parte di Scrooge. Con la sua ennesima incredibile perfor-mance, che si aggiunge a Il Grinch (2000) di Ron Howard, Carrey èdiventato l’unico attore ad avere impersonato due icone del Natale cosìdistanti fra loro, ma con quei chiaroscuri che le rendono uniche e appeti-bili per ogni artista.
Le mille imprese di Babbo Natale
L’ex Ace Ventura non ha ancora indossato i panni di Santa Claus, e forsenon lo farà mai. Babbo Natale resta comunque l’eroe di tante spericolate(e talvolta sdolcinate) avventure cinematografiche. La sua missione èsempre quella di non fare estinguere lo spirito natalizio e consegnare intempo i regali, la notte della vigilia, a tutti i bambini del mondo. C’è chilo ha raccontato, nel Santa Clause (1994) con Tim Allen, con insospetta-ta sensibilità. C’è chi ha giocato con la sua figura - i Coen, produttori diBabbo bastardo (2003) - facendo indossare la casacca rossa e il cappelloa uno dei ladri più “scorretti” mai visti al cinema. E c’è infine chi lo hatrasformato da porta-doni in porta-morte.
dal grande schermo alla pagina scritta
Il Natale visto e raccontato dal cinema (e in alcuni casi dalla televisione)è al centro di questo libro. È il Natale con le sue storie più belle, con i suoipersonaggi, le sue tradizioni, persino le sue distorsioni. Il Natale dei tantiadattamenti della novella di Dickens e quello del cinepanettone. Quellofavolistico statunitense e quello dipinto a tinte forti dal cinema di paura othriller. Quello italiano e quello celebrato nelle altre parti del mondo.
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Quello di Santa Claus (e delle sue renne) e quello del Dr. Seuss. Quelloreligioso e quello più strettamente legato alla Natività.Questo libro non è un’enciclopedia sul Natale né un dizionario delChristmas movie. Vuole piuttosto essere una sorta di viaggio su una slit-ta, verso un mondo spesso fantastico e ricco di sorprese, nel quale siincontrano i film più rappresentativi e, nella maggior parte dei casi, repe-ribili in Italia.Sono questi i due criteri che hanno guidato la nostra ricerca. E insiemeall’analisi dei singoli film si è cercato di raccontare, attraverso curiosità eaneddoti, le storie che stanno dietro la loro lavorazione, oltre che di col-locarli in un contesto più ampio. Senza tralasciare le frasi più significati-ve, le canzoni inserite nelle colonne sonore, la distribuzione in dvd, gliattori più legati al genere. E senza dimenticare di esprimere i nostri giu-dizi, da uno a cinque, attraverso le stellette a forma di Babbo Natale, e diinviare una personale letterina a Santa Claus.L’intenzione era scrivere una guida non necessariamente rivolta a chi fadel bastoncino di zucchero una ragione di vita. Né a chi prova rimorsi peraver riso davanti a una commedia consumistica che parla del giorno piùsanto dell’anno. Abbiamo cercato di non vergognarci di piangere e di sognare. È la magiadel cinema. Ed è anche la magia del Natale.
Ringraziamenti
Il primo doveroso ringraziamento va a Maurizio Ferrari (videoteca MovieClub di Parma, uno degli ultimi “resistenti” della vhs), prodigo di consigli,suggerimenti e film. Altro prezioso “suggeritore” è stato Pier Maria Bocchi.Non vanno dimenticati Filiberto Molossi, Francesco Monaco (al quale abbia-mo “rubato” il titolo del capitolo sul cinepanettone), Mara Pedrabissi,Norberto Vezzoli, Roberto Campanini (libraio attento a procurare veloce-mente ogni utile testo) e la trattoria Il cigno nero di Montechiarugolo per igeneri di conforto indispensabili durante le lunghe notti di ricerca e stesuradel libro.
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LA VItA È MeRAVIGLIOSA (1946)It’s a Wonderful Lifedi Frank Capra
con James Stewart, Donna Reed, Lionel Barrymore, Henry Travers,Gloria Grahame, Thomas Mitchell, Beulah Bondi, Frank Faylen, WardBond, H.B. WarnerUsa, b/n, fantastico, 130 minuti
A distanza di tanti anni La vita è meravigliosa continua ad essere unsempreverde da gustare la notte di Natale. C’è tutto Capra, dall’ottimismoche ha fatto grandi le sue commedie, al realismo fantastico basato sullafiducia nella capacità di un individuo di cambiare le cose, di dare concre-tezza al sogno americano degli uomini di buona volontà. Una poeticadella felicità antidoto alla Grande Depressione e stimolo del New Dealrooseveltiano.Ancora oggi questa storia è in grado di toccare le corde del cuore eaggiungere sapore al Natale. Guardandola, schiacciamo il tasto di un cro-nometro che ferma il tempo e timbra il lasciapassare verso il migliore deimondi possibili. Ecco perché ogni anno, il 24 dicembre, premiamo il tastodel lettore dvd o del canale televisivo che lo programma. La vita è mera-vigliosa ci ripagherà, ancora una volta, del tempo che le dedicheremo. Scorrono i titoli di testa. Semplici cartoline (come quelle che un tempo sispedivano per gli auguri) decorate da disegni di panorami innevati, abeti,Santa Claus, campanelline, lustrini, rametti d’agrifoglio. Sono piccoli
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segni del prodigio che sta per avvenire, come i fiocchi di neve che cadonoimbiancando la città di Bedford Falls. Ma non tutto è sempre eternamentebello, e la vita non è mai una cartolina. Infatti, dalle case, a rivolgersi alcielo non è musica suadente o cicaleccio gioioso, ma un’invocazione. Levoci sono tante, la richiesta una sola: “Aiuta George Bailey”. Spinte dallaforza della sincerità, le parole s’innalzano e giungono a destinazione.Lassù qualcuno ci ama, e per aiutare George viene mandato sulla terra l’an-gelo di seconda classe Clarence (Henry Travers). È l’unico disponibile,non ha ancora le ali, ma “la sua fede è quella di un bambino: è pura”.Inizia così la storia di George Bailey (James Stewart), che rinunciò a viag-giare il mondo e a laurearsi per sostituire il padre alla guida dell’immobi-liare Bailey Costruzioni e Prestiti e impedire all’avaro Henry Potter(Lionel Barrymore), modellato sulla figura di Ebenezer Scrooge, di diven-tare il padrone di Bedford Falls. Anche se George in cuor suo avrebbedesiderato una vita diversa, ha continuato a combattere la battaglia delpadre. Ha superato tutte le difficoltà e vinto ogni lusinga per aiutare lagente a tirare avanti con dignità e dare una casa decente a tutti. Fino allavigilia di Natale del 1945, quando il mondo sembra crollargli addosso egli sforzi e i sacrifici compiuti paiono vani. Potter ha nascosto il denarodistrattamente perso dallo zio Billy (Thomas Mitchell), 8 mila dollarisenza i quali è la bancarotta e la galera. Resta poco da fare. Togliersi la vita sembra la soluzione migliore. È il momento di Clarence. Il bizzarro angelo senz’ali per farlo desisteremostra cosa sarebbe accaduto se lui non fosse mai nato. Molte vite sareb-bero cambiate e non in meglio. Quella del fratello sarebbe finita anzitempo,Bedford si sarebbe trasformata nella fredda Pottersville illuminata dalle lucial neon, dove regnano malavita, corruzione e l’ostilità della gente. “La vita di un uomo è legata a tante altre vite” dice Clarence “e quandoquest’uomo non esiste lascia un vuoto”. È il grande regalo, “The GreatestGift” del racconto di Van Doren Stern che ha ispirato il film, che il cielofa a George.Il cinema dell’epoca aveva il tocco magico. Lubitsch il dono della risata,Capra quello della fiducia e della fede. Il suo idealismo nei confronti dellaprofonda provincia americana e della sua gente raggiunge con La vita èmeravigliosa la vetta più alta colorandosi di misticismo.“Fa del bene al giusto e ne riceverai gran mercede” è scritto nella Bibbia. Saputo George in difficoltà, la città intera e i suoi amici si mobilitano, il
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fratello Harry, eroe di guerra e Medaglia del Congresso, vola nella tem-pesta per raggiungerlo. Il denaro necessario ad evitare il disastro vieneraccolto. Il paradiso può attendere.È la sera della vigilia. Per George, per Bedford Falls, per l’angeloClarence che si guadagna le ali e per tutti noi, non ci può essere un Natalepiù bello.
Giudizio
Le frasi
“L’ho scoperto troppo tardi. Valgo più da morto che da vivo”.“Non devi dire queste cose. Non avrò le ali se continui così”.
“Mi ha ridato la vita! Buon Natale!”.
“Caro George, ricorda che nessun uomo è un fallito se ha degli amici”.
Curiosità
Il film è ispirato al breve racconto “The Greatest Gift” di Philip VanDoren Stern. L’autore lo spedì agli amici come biglietto d’auguri perNatale. Fu acquistato dalla Rko che intendeva trarne un film con CaryGrant. Della sceneggiatura si occuparono vari scrittori tra cui DaltonTrumbo. Capra rilevò per 10 mila dollari il soggetto, modificò la storia e cambiò iltitolo in It’s a Wonderful Life. Delle sceneggiature precedenti rimase nelfilm una sola scena. James Stewart volle a tutti i costi avere una parte. È l’unico film indipendente del regista che assieme a William Wyler eGeorge Stevens aveva fondato la casa di produzione Liberty Films. Come interprete femminile Capra avrebbe voluto Jean Arthur già inter-prete, assieme a Stewart, di due suoi successi: L’eterna illusione (1938) eMister Smith va a Washington (1939). L’attrice non poté accettare per unprecedente impegno teatrale.Il regista non girò il film a colori pensando che il bianco e nero fosse piùadatto all’atmosfera della storia. Ne esiste una versione colorizzata.
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Le riprese, iniziate il 15 aprile del 1946, terminarono in luglio. BedfordFalls fu interamente ricostruita. Il set occupava un’area di 16 mila metriquadrati e fu uno dei più grandi mai realizzati.Furono fatte cadere 300 tonnellate di neve artificiale.La vita è meravigliosa ottenne 5 nomination agli Oscar, tra cui quella aJames Stewart come miglior attore protagonista. Frank Capra vinse unGolden Globe per la miglior regia. Era convinto di aver diretto il suo filmpiù bello, ma, inizialmente, non ebbe il successo sperato e non rientrò dei3 milioni di dollari spesi per realizzarlo. La Filmoteca Vaticana nel 1996 ha inserito La vita è meravigliosa tra i 45migliori film morali e religiosi.Il disegnatore di fumetti Disney italiano Romano Scarpa si è ispirato allafigura di George Bailey disegnando, per il settimanale francese “LeJournal de Mickey”, l’avventura “Mickey et les douceurs de Noël”(Topolino e le dolcezze di Natale) pubblicata nel 1998. Prima di lui aveva fatto lo stesso l’americano di origine italiana Don Rosacon la storia dedicata al sessantesimo anniversario di Paperino, “TheDuck Who Never Was” (Paperino e il genio del compleanno), apparsa inItalia su “Paperino Mese” nel 1994.
Canzoni
Tra le canzoni della colonna sonora i tradizionali “Hark! The HeraldAngels Sing” e “Adeste fideles (O Come All Ye Faithful)”.
Distribuzione in dvd
Ne esistono più versioni: una fuori catalogo della Lux Vide/Sirio (conun’intervista al figlio del regista, Frank Capra Jr., tra gli extra) e un paiopubblicate da Millennium Storm con l’ultima intervista rilasciata da FrankCapra nel 1985 come bonus.
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IL MIRACOLO deLLA 34ª StRAdA(1947)Miracle on 34th streetdi George Seaton
con Edmund Gwenn, Maureen O’Hara, John Payne, Natalie Wood, GeneLockhart, Porter Hall, William Frawley, Jerome Cowan, Philip Tonge,Jack AlbertsonUsa, commedia, 96 minuti
L’anno è il 1947, la seconda guerra mondiale è finita da poco e il Natalenegli Stati Uniti è già diventato un business la cui promozione è gestitadai grandi centri commerciali che ne organizzano l’intrattenimento conparate di carri allegorici. Babbo Natale solca i cieli con la slitta e le renne,è occupato nella sua casa, al Polo Nord, a costruire balocchi con gli elfi,e, soprattutto, lo si trova nei grandi magazzini mentre indirizza, pilotatodalla direzione, i gusti dei bambini nell’acquisto dei regali: se ci sono gia-cenze di giocattoli invenduti per errate strategie di acquisto, il suo compi-to è suggerirli a bimbi e genitori. Tutto è ridotto a facciata e gli “imper-sonator” di Santa Claus sono zotici e attaccati alla bottiglia, tutt’altro cheedificanti. Anche i negozianti che preparano le vetrine con i simboli delNatale non ne conoscono il significato né la storia. È importante solo il guadagno, “fare denaro, molto denaro”. Come un nume dimenticato, il vero Babbo Natale abita in una casa di ripo-so, passeggia per le strade canticchiando “Jingle Bells”, si fa chiamare Kris
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Kringle (Kris Kringle o Christkindel, è Gesù Bambino, che nella tradizioneha anche il compito di portare i regali). È un eccentrico vecchietto dallabarba bianca che tanto casualmente quanto immediatamente viene ingag-giato dai grandi magazzini Macy’s per il suo “physique du rôle”. Quella de Il miracolo della 34ª strada è una società dove non c’è posto perla fantasia, nemmeno per i bambini. C’è bisogno, appunto, di un miracolo,per ricominciare a credere in qualcosa che non sia solo il profitto. E il sapo-re del miracolo si comincia a gustarlo quando il mite Kris Kringle (EdmundGwenn), contravvenendo alle istruzioni impartite dal direttore JulianShellhammer (Philip Tonge) non solo omette di consigliare ai bambini ifondi di magazzino, ma li spedisce con i genitori negli empori della con-correnza quando gli chiedono in dono giocattoli che Macy’s non ha o chesono di qualità inferiore. Dopo l’iniziale stupore i genitori apprezzano alpunto da complimentarsi e ringraziare grati la direzione per la serietà e l’ap-proccio amichevole con i clienti. L’azione di Kringle, lungi dal trasformarsi in un boomerang, diventa un’ap-prezzata strategia di marketing ben presto imitata da tutti. Ma i problemi sono altri. Come Babbo Natale Kris è strepitoso, piace a tutti,sa stare e parlare con i bambini anche in lingue improbabili come l’olande-se, perché Babbo Natale conosce tutte le lingue del mondo, ma affermaanche di essere il “vero” Babbo Natale e, per quanto invitato a farlo, non losmentisce. Si dice preoccupato per la sorte della festa, lo spirito della qualegli uomini hanno smarrito, occupati come sono a produrre merci. “Il Natalenon è solo una festa, è una disposizione d’animo” dice. La situazione precipita, Kringle rischia di essere mandato in manicomio.Finisce invece in tribunale, dove si dovrà stabilire se lui sia veramenteBabbo Natale.L’intreccio è paradossale, ma la commedia tiene. Merito soprattutto deicaratteristi della vecchia Hollywood, impagabili e insuperabili in quan-to a verve e fantasia. Inoltre, pur essendo una commedia gradevole einfarcita di personaggi divertenti, a ben vedere la pellicola è una critica,leggera ma precisa, della società americana, e mette alla berlina gli usie le mode del momento come la fede assoluta nella psicanalisi che creamalati dove non ce ne sono.Credere o non credere? È dunque giusto perseguire in modo calvinistale attività economiche dimenticando chi siamo, da dove veniamo e dovevogliamo andare, oppure è lecito ogni tanto ascoltare le ragioni del
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cuore? E poi, pur stabilendo in base a un cavillo che Kris Kringle èBabbo Natale, siamo certi che non lo sia per davvero?
Giudizio La frase
“Bisogna essere sinceri con i bambini e insegnare solo cose realistiche,non devono crescere con il cervello imbottito di miti, di leggende comeBabbo Natale”.
Curiosità
Il produttore Darryl F. Zanuck, inizialmente contrario alla realizzazione delfilm, impose l’uscita della pellicola in maggio anziché durante le feste nata-lizie perché nei mesi estivi, a suo dire, avrebbe avuto maggiori incassi. Il primo giorno di uscita nelle sale, i magazzini Macy’s chiusero mezzagiornata per consentire ai 12 mila dipendenti di assistere alla proiezione.Le scene nel grande magazzino furono effettivamente girate da Macy’s, inquella 34ª strada che dà il titolo al film.Il film di Seaton (ne esistono anche due versioni colorizzate) nel 1948vinse 3 premi Oscar: miglior attore non protagonista (Edmund Gwenn),miglior soggetto (Valentine Davies, autrice anche del racconto originale),miglior sceneggiatura non originale (George Seaton). Per la sceneggiatu-ra e l’interpretazione, Seaton e Gwenn vinsero anche il Golden Globe.Quando ricevette l’Oscar Edmund Gwenn esclamò: “Ora so che BabboNatale esiste davvero”.
Canzoni
La colonna sonora è composta da alcuni classici come “Jingle Bells”,“Santa Claus Is Coming to Town”, “The First Noel”.
Distribuzione dvd
20th Century Fox, contenente anche la versione colorizzata. Un filmatoMovietone dell’epoca con la consegna degli Oscar tra gli extra.
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