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Natura e biodiversità

Date post: 28-Mar-2016
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Relazione sullo Stato dell'Ambiente in Piemonte 2011 - Natura e biodiversità
23
NATURA E BIODIVERSITÀ Obbedire a natura in tutto è il meglio Francesco Petrarca
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Page 1: Natura e biodiversità

NATURA E BIODIVERSITÀ

Obbedire a natura in tutto è il meglio

Francesco Petrarca

Page 2: Natura e biodiversità

FIGURA 1

Superficie territorio

tutelato in Piemonte

FIGURA 2

Aree protette e Rete

Natura 2000 in Piemonte

aggiornamento Maggio

2010

2 | lo stato di conversazione

LO STATO DI CONSERVAZIONE

La tutela della biodiversità in Piemonte si esplica soprattutto attraverso la creazione di due sistemi differenti, ma necessariamente interconnessi: il Sistema delle Aree protette regionali e la Rete Natura 2000.

Le Aree protette sono 69 e comprendono parchi, riserve, altre forme di salvaguardia re-gionali e i due parchi nazionali, Gran Paradiso e Val Grande. In totale coprono un territorio di più di 200 mila ettari, pari al 8,6 % della superficie regionale, interessando quasi trecento comuni di tutte le province piemontesi, collocati prevalentemente in area montana.

In adempimento delle direttive comunitarie in materia di conservazione della biodiversità (“Habitat” 92/43/CEE e “Uccelli” 2009/147/CE - ex 79/409/CEE) in Piemonte sono stati indi-viduati 123 Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e 51 Zone di Protezione Speciale (ZPS), per un totale di superficie pari al 16% del territorio piemontese con 432 Comuni coinvolti.

La Rete Natura 2000 regionale tutela gran parte delle specie individuate dalla Direttiva Ha-bitat: in Piemonte sono conosciute 112 specie inserite negli Allegati II e IV della Direttiva.

Parallelamente, la conservazione dell’avifauna della Direttiva Uccelli si realizza attraverso l’individuazione delle Zone di Protezione Speciale (ZPS). Di particola-re importanza sono le ZPS di pianura che si estendo-no nelle aree risicole del vercellese e del novarese, le quali costituiscono gli ultimi lembi di territorio che conservano la quasi totalità degli ardeidi nidificanti in regione: aironi, nitticore, garzette e il raro tarabuso (Botaurus stellaris).

Il 43% di Rete Natura 2000 è compresa nelle Aree protette regionali che, per esperienza e competenza, rappresentano i centri di eccellenza per la conserva-zione delle specie minacciate a livello piemontese e nazionale. I dati di monitoraggio effettuati dal perso-nale dei Parchi ci permettono di confermarne il buo-no stato di conservazione.

TIPO DI AREA N. SITI ha % SU SUPERFICIE

REGIONALE

Aree Protette(*) - AAPP 69 218.171,98 8,59

SIC 123 279.055,91 10,99

ZPS 51 307.775,90 12,12

RN2000 (SIC + ZPS) 142 396.797,78 15,62

RN2000 + AAPP 472.823,10 18,62

SIR 41 15.764,09 0,62

RN2000+AAPP+SIR 488.603,30 19,24

(*) compresi i 2 parchi nazionali (con riferimento alla sola porzione piemontese del

parco del Gran Paradiso) e considerando il Po una sola entità

NATURA EBIODIVERSITÀ

Page 3: Natura e biodiversità

FIGURA 3

Cantiere impianto per

sport invernale

FIGURA 4

Procedimenti valutativi

Rete Natura 2000

le determinanti e le pressioni | 3

LE DETERMINANTI E LE PRESSIONI

Molteplici pressioni insistono sulla Rete Natura 2000 in relazione all’aumentare delle atti-vità antropiche sul territorio, sia di tipo economico-infrastrutturale, sia legate alla fruizione turistico-sportiva.

Le pressioni sugli ambienti naturali si esplicano sia direttamente che indirettamente:• nel primo caso, comportano alterazione di specie

e habitat: disturbo nelle diverse fasi di vita delle specie (svernamento, migrazione, riproduzione) e sottrazione di habitat, temporanea o definitiva;

• nel secondo caso, possono comportare la perdi-ta di biodiversità interrompendo le connessioni ecologiche tra i nodi della rete, necessarie agli scambi genetici ed alla distribuzione delle differenti popolazioni.

La normativa comunitaria, nazionale e regionale prevedono che siano sottoposti a pro-cedimento valutativo gli interventi che possono arrecare danno all’ambiente in genere e, in particolare, alla conservazione di flora, fauna ed ecosistemi naturali.

In specifico, per i siti della Rete Natura 2000 è prevista la valutazione d’incidenza che com-pleta il quadro valutativo composto dalle procedure di Valutazione di Impatto Ambientale e di Valutazione Ambientale Strategica.

Nel 2010 sono stati predisposti 51 pareri all’interno di procedure di VIA (nazionali, regiona-li e provinciali) e sono state condotte 144 procedure di Valutazione d’Incidenza non connesse ad altri procedimenti. Si nota, rispetto agli anni passati, un continuo aumento: nel 2008 erano in totale 179, 183 nel 2009 e 256 nel 2010. Anche il carico di lavoro inerente le procedure di VAS è aumentato notevolmente: in totale sono stati emessi 61 pareri relativamente a varianti dei Piani Regolatori Comunali ed ad altri Piani sovraordinati.

Nella tabella seguente sono riassunti i procedimenti valutativi che hanno coinvolto i siti della Rete Natura 2000, suddivisi per livelli e tipo di procedura, ai sensi dell’allegato B della L. R. n. 19 del 29 giugno 2009.

TIPO PROCEDURA TOTALE REGIONALE

Screening 121

Valutazione di Incidenza appropriata 23

Valutazione d’Incidenza integrata in V.I.A. 51

Valutazione d’Incidenza integrata in VAS regionali o provinciali 61

Totale anno 2010 256

Page 4: Natura e biodiversità

4 | le politiche ambientali

LE POLITICHE AMBIENTALI

La Rete Natura 2000

Nel 2010, a seguito dell’entrata in vigore della L. R. n. 19 del 29 giugno 2009 “Testo uni-co sulla tutela delle aree naturali e della biodiversità”, per gli aspetti relativi alla Rete Natura 2000 costituenti il Titolo III della legge, sono stati delegati alla gestione dei Siti di Importanza Comunitaria gli Enti di Gestione delle Aree protette coincidenti (Deliberazione della Giunta Regionale n. 36 – 13220 del 8 febbraio 2010). La delega si è successivamente perfezionata con la sottoscrizione di specifiche convenzioni per ogni singolo Ente Parco. In totale sono stati assegnati 38 SIC/ZPS a 18 Enti Parco.

Per quanto riguarda il processo di attuazione della Rete Natura 2000 è stata predisposta una bozza di Misure di Conservazione per i siti della Rete, così come previsto dall’art. 40 della L. R. 19/09. Per la redazione del documento iniziale è stato incaricato l’Istituto per le Piante da Legno e l’Ambiente (IPLA); si è successivamente provveduto ad un approfondito confronto tecnico-scientifico sulle diverse tematiche di conservazione, anche attraverso la collaborazio-ne del personale delle Aree protette coinvolte.

È iniziata l’attività di confronto con gli enti locali, anche ai fini della verifica dei confini dei siti della Rete Natura 2000 piemontese, come richiesto da alcune Amministrazioni.

NATURA EBIODIVERSITÀ

Page 5: Natura e biodiversità

Ente Delegato alla gestione Tipo Sito CODICE Rete

Natura 2000

DENOMINAZIONE SITO

Ente di gestione delle Aree Protette della Collina

Torinese

SIC IT1110002 Collina di Superga

Ente di gestione del Parco naturale di Stupinigi SIC IT1110004 Stupinigi

Ente di gestione dei Parchi e delle Riserve Naturali

del Canavese

SIC IT1110005 Vauda

Ente di gestione del Parco naturale Orsiera Roc-

ciavrè e delle Riserve naturali speciali dell'Orrido di

Chianocco e dell'Orrido di Foresto

SIC coincidente

con ZPS

IT1110006 Orsiera Rocciavrè

SIC IT1110030 Oasi xerotermiche della Val

di Susa - Orrido di Chianocco

SIC IT1110039 Rocciamelone

Ente di gestione del Parco Naturale dei Laghi di

Avigliana

SIC coincidente

con ZPS

IT1110007 Laghi di Avigliana

Ente di gestione del Parco Naturale del Gran Bosco

di Salbertrand

SIC IT1110010 Gran Bosco di Salbertrand

Ente di gestione del Parco Regionale la Mandria

e dei Parchi e delle Riserve naturali delle Valli di

Lanzo

SIC IT1110008 Madonna della Neve

sul Monte Lera

SIC IT1110014 Stura di Lanzo

SIC IT1110079 La Mandria

Ente di gestione del Sistema delle Aree Protette

della Fascia Fluviale del Po - tratto Torinese

SIC IT1110016 Confluenza Po - Maira

SIC coincidente

con ZPS

IT1110017 Lanca di Santa Marta

(confluenza Po - Banna)

SIC coincidente

con ZPS

IT1110018 Confluenza Po - Orco -

Malone

SIC coincidente

con ZPS IT1110019

Baraccone

(confluenza Po - Dora Bal-

tea)

SIC coincidente

con ZPS

IT1110024 Lanca di San Michele

SIC coincidente

con ZPS

IT1110025 Po morto di Carignano

SIC IT1110050 Mulino Vecchio

(Fascia Fluviale del Po)

SIC coincidente

con ZPS

IT1120013 Isolotto del Ritano

(Dora Baltea)

Ente di gestione del Parco Naturale del Monte

Fenera

SIC IT1120003 Monte Fenera

Ente di gestione del Parco Naturale Alta Valsesia

SIC coincidente

con ZPS

IT1120006 Val Mastallone

SIC compreso in

ZPS

IT1120028 Alta Val Sesia

RETE NATURA 2000Direttiva 92/43/CEE , Habitat - Direttiva 2009/147/CE (ex 79/409/CEE), Uccelli

Delega della gestione - prima fase

le politiche ambientali | 5

Page 6: Natura e biodiversità

Ente Delegato alla gestione Tipo Sito CODICE Rete

Natura 2000

DENOMINAZIONE SITO

Ente di gestione Aree Protette Baragge - Bessa -

Brich di Zumaglia e Mont Préve

SIC IT1120004 Baraggia di Rovasenda

SIC IT1130001 La Bessa

SIC IT1130003 Baraggia di Candelo

SIC IT1150007 Baraggia di Pian del Rosa

Ente di gestione del Parco naturale della Valle del

Ticino

SIC coincidente

con ZPS

IT1150001 Valle del Ticino

Ente di gestione dei parchi e delle riserve naturali

del Lago Maggiore

SIC coincidente

con ZPS

IT1140001 Fondo Toce

SIC IT1150002 Lagoni di Mercurago

SIC coincidente

con ZPS

IT1150004 Canneti di Dormelletto

Ente di gestione del Parco Naturale delle Lame del

Sesia e delle Riserve naturali speciali dell'Isolone di

Oldenico, della Garzaia di Villarboit, della Palude di

Casalbeltrame e della Garzaia di Carisio

SIC coincidente

con ZPS

IT1120005 Garzaia di Carisio

SIC coincidente

con ZPS

IT1120010 Lame del Sesia e Isolone di

Oldenico

SIC coincidente

con ZPS

IT1150003 Palude di Casalbertrame

Ente di gestione del sistema delle aree protette

della fascia fluviale del Po - tratto Cuneese

SIC IT1110015 Confluenza Po - Pellice

SIC IT1160009 Confluenza Po - Bronda

SIC IT1160013 Confluenza Po - Varaita

SIC IT1160037 Grotta di Rio Martino

Ente di gestione del Parco naturale delle Alpi Marit-

time

SIC coincidente

con ZPS

IT1160056 Alpi Marittime

Ente di gestione dei Parchi e delle Riserve

Naturali Astigiani

SIC IT1170001 Rocchetta Tanaro

Ente di gestione del Parco Naturale Capanne di

Marcarolo

SIC coincidente

con ZPS

IT1180026 Capanne di Marcarolo

Ente di Gestione del Sistema delle Aree Protette

della Fascia Fluviale del Po - tratto Vercellese/Ales-

sandrino e del Torrente Orba

SIC compreso in

ZPS

IT1120007 Palude di S. Genuario

SIC coincidente

con ZPS

IT1120008 Fontana Gigante (Tricerro)

SIC compreso in

ZPS

IT1120023 Isola di S. Maria

SIC coincidente

con ZPS

IT1180002 Torrente Orba

SIC compreso in

ZPS

IT1180005 Ghiaia Grande (Fiume Po)

SIC compreso in

ZPS

IT1180027 Confluenza Po - Sesia -

Tanaro

6 | le politiche ambientali

NATURA EBIODIVERSITÀ

Page 7: Natura e biodiversità

la strategia nazionale per la biodiversità | 7

Il 2010 è stato proclamato dall’ONU “Anno Inter-nazionale della Biodiversità” per portare all’attenzio-ne del mondo intero la questione dell’impoverimento ambientale del pianeta a seguito della distruzione di habitat, ecosistemi e specie e le inevitabili conseguen-ze sul benessere umano.

Nell’ambito degli impegni assunti dall’Italia con la ratifica della Convenzione sulla Diversità Biologica (CBD, Rio de Janeiro 1992) avvenuta con la L.R. n. 124 del 14 febbraio 1994, è stata elaborata la Strategia Nazionale per la Biodiversità, con l’obiettivo di integrare le esigenze della biodi-versità con lo sviluppo e l’attuazione delle politiche settoriali nazionali e definire la vision per la sua conservazione nel prossimo decennio.

Per il suo conseguimento la Strategia nazionale è stata articolata intorno a tre tematiche cardine:1. biodiversità e servizi ecosistemici;2. biodiversità e cambiamenti climatici;3. biodiversità e politiche economiche.

In relazione alle tre tematiche cardine, sono stati individuati tre obiettivi strategici, fra loro complementari. Gli obiettivi strategici mirano a garantire la permanenza dei servizi ecosi-stemici necessari alla vita, ad affrontare i cambiamenti ambientali ed economici in atto, ad ottimizzare i processi di sinergia fra le politiche di settore e la protezione ambientale.

Obiettivo Strategico 1Entro il 2020 garantire la conservazione della biodiversità, intesa come la varietà degli orga-

nismi viventi, la loro variabilità genetica e i complessi ecologici di cui fanno parte, e assicurare la salvaguardia e il ripristino dei servizi ecosistemici al fine di garantirne il ruolo chiave per la vita sulla Terra e per il benessere umano.

Obiettivo strategico 2Entro il 2020 ridurre sostanzialmente sul territorio nazionale l’impatto dei cambiamenti

climatici sulla biodiversità, definendo le opportune misure di adattamento alle modificazioni indotte e di mitigazione dei loro effetti e aumentando le resilienza degli ecosistemi naturali e seminaturali.

Obiettivo strategico 3Entro il 2020 integrare la conservazione della biodiversità nelle politiche economiche e di

settore, anche quale opportunità di nuova occupazione e sviluppo sociale, rafforzando la com-prensione dei benefici dei servizi ecosistemici da essa derivanti e la consapevolezza dei costi della loro perdita.

LA STRATEGIA NAZIONALE PER LA BIODIVERSITÀ

Page 8: Natura e biodiversità

8 | la strategia nazionale per la biodiversità

In ragione della trasversalità del tema biodiversità, che risulta strettamente interconnesso con la maggior parte delle politiche di settore, il conseguimento degli obiettivi strategici viene affrontato nell’ambito delle seguenti aree di lavoro:

1. Specie, habitat, paesaggio;2. Aree protette;3. Risorse genetiche;4. Agricoltura;5. Foreste;6. Acque interne;7. Ambiente marino;8. Infrastrutture e trasporti;9. Aree urbane;10. Salute;11. Energia;12. Turismo;13. Ricerca e innovazione;14. Educazione, informazione, comunicazione e partecipazione;15. L’Italia e la biodiversità nel mondo.

L’analisi condotta in ciascuna area di lavoro mira a massimizzare il contributo che può deri-vare da ogni singola politica di settore per il conseguimento dei tre obiettivi strategici e più in generale della visione della Strategia attraverso un aumento della consapevolezza dell’impor-tanza della biodiversità per i servizi ecosistemici, per la mitigazione e l’adattamento ai cambia-menti climatici e per l’economia, incentivando l’applicazione degli strumenti (normativi, rego-lamentari, finanziari, volontari) esistenti e solo secondariamente di quelli sviluppati ex novo.

Ciascuna area di lavoro è articolata attraverso:• l’individuazione delle principali minacce e/o criticità per la biodiversità emerse nell’am-

bito della stessa area di lavoro;• l’identificazione di obiettivi specifici per contrastare tali minacce;• la definizione delle priorità d’intervento sulla base degli strumenti d’intervento.

NATURA EBIODIVERSITÀ

Page 9: Natura e biodiversità

riferimenti | 9

Il tema della conservazione della natura è trasversale a diverse aree tematiche, ma si trova declinato in modo specifico nell’ambito delle aree di lavoro “Specie, habitat, paesaggio” e “Aree protette” .

In particolare, in questo ambito, gli obiettivi specifici da conseguire entro il 2020 sono:1. completare e sostenere la gestione della Rete Natura 2000 e garantire la sua valorizza-

zione e promozione attraverso programmi di sviluppo economico e sociale, anche attra-verso un coerente utilizzo dei Fondi Strutturali e dei finanziamenti della Politic Agricola Comune dell’Unione Europea;

2. rafforzare l’efficacia e l’efficienza della procedura di valutazione di incidenza;3. definire i protocolli di monitoraggio, finalizzati a valutare lo stato di conservazione, la

consistenza e le caratteristiche degli habitat e delle specie di interesse comunitario;4. rafforzare l’integrazione della Rete Natura 2000 e delle misure di conservazione dedicate

agli habitat ed alle specie di interesse comunitario, all’interno degli strumenti di piani-ficazione esistenti ed al contempo, valorizzare e rafforzare la valenza e la cogenza dei Piani di Gestione e delle indicazioni di gestione in essi contenute.

Nell’ambito del ruolo di capofila nel Coordinamento Ambiente e Energia della Conferenza Stato Regioni, la Regione Piemonte è stata intensamente impegnata nel portare all’approva-zione della Conferenza la “Strategia nazionale per la Biodiversità”, predisposta dal Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare. L’intesa è stata siglata il 7 ottobre 2010.

Il testo della Strategia è scaricabile dal sito del Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare alla pagina: http://www.minambiente.it/export/sites/default/archivio/alle-gati/biodiversita/Strategia_Nazionale_per_la_Biodiversita.pdf

RIFERIMENTI

Le informazioni e i dati relativi alla conservazione della natura in Piemonte sono consulta-bili e scaricabili dalle pagine del sito della Regione Piemonte all’indirizzo http://www.regione.piemonte.it/sit/argomenti/parchi/index.htm

Page 10: Natura e biodiversità

approfondimento | 10

APPROFONDIMENTO

LA FAUNA SELVATICA

La rarefazione di alcune specie con rischio di estinzione

Per quanto riguarda l’avifauna e i chirotteri piemontesi, l’Osservatorio regionale sulla fauna selvatica non dispone di dati che consentano di affermare che si sia in qualche modo arresta-to il trend in diminuzione già descritto nelle Relazioni sullo Stato dell’Ambiente presentate nel 2009 e nel 2010. Si conferma quindi la diminuzione delle specie a rischio tipiche degli ambienti di pianura e collina, dal momento che la tendenza alla banalizzazione ambientale conseguente allo sfruttamento agricolo intensivo non ha subito rallentamenti.

Considerando le specie appartenenti alla famiglia dei galliformi, permangono in fase di regressione numerica le popolazioni naturali di pernice rossa (Alectoris rufa), starna (Perdix perdix), quaglia (Coturnix coturnix) e fagiano (Phasianus colchicus). La persistente alterazione degli habitat continua inoltre ad influire negativamente sullo status delle popolazioni naturali di lepre (Lepus europaeus) nella maggior parte del territorio di pianura e collina del Piemon-te. Permane lo stato di criticità in cui versano i galliformi alpini (fagiano di monte, pernice bianca e coturnice) a causa di molteplici fattori negativi sia di origine antropica che naturale.

Considerando i mammiferi, l’ordine dei chirotteri, presente con quasi trenta specie, rap-presenta uno dei gruppi zoologici più a rischio non solo in Piemonte, ma nell’intera Europa, essendo particolarmente sensibile alle alterazioni ambientali e alla difficoltà di reperire idonei siti di rifugio e di riproduzione. I restanti mammiferi presenti sembrano soffrire meno delle alterazioni ambientali e della pressione antropica, fatti salvi i grandi carnivori, come il lupo e la lince.

In Piemonte tutte le popolazioni di ungulati ruminanti (cervo, capriolo, camoscio) sono

stabili o in espansione, con alcuni problemi solo per lo stambecco, per il quale risulta, dall’a-nalisi di dati parziali, un decremento delle consistenze rispetto gli anni passati.

Per quanto riguarda il lupo, il monitoraggio invernale 2010-2011, condotto nell’ambito del Progetto Lupo Piemonte ed in collaborazione con gli Enti del Network Lupo, è terminato nell’aprile 2011. I dati preliminari al momento disponibili, non ancora coadiuvati dalle analisi genetiche, sono indicativi unicamente della presenza dei branchi stabili sul territorio. Tramite l’interpretazione dei dati di snowtracking ed altri dati di campo, quali il ritrovamento di escre-menti e le carcasse di ungulati selvatici, è stato possibile ricostruire la presenza dei branchi per quest’ultimo inverno 2010-2011.

Nell’inverno 2010-2011 sono stati monitorati 17 branchi di lupo sul territorio della regione Piemonte, documentati già nell’inverno precedente. In particola-re sono stimati 5 branchi di lupo in provincia di Tori-no, 9 branchi di lupo in provincia di Cuneo e 3 branchi di lupo in provincia di Alessandria (i dati dell’inverno 2010-2011 avvallano l’ipotesi della presenza di 3 bran-chi stabili, formulata l’anno precedente).

NATURA EBIODIVERSITÀ

Page 11: Natura e biodiversità

FIGURA 2

Presenza branchi di lupo

FIGURA 3

Scoiattolo grigio

approfondimento | 11

Informazioni sul territorio minimo utilizzato dai branchi, sul numero di lupi presenti a livello regionale e sulla presenza occasionale di nuovi lupi sull’intero territorio regionale saranno fornite successivamente grazie alle informazioni delle analisi genetiche con-dotte sui campioni fecali. Per semplificazione, nella Figura 2 la presenza dei branchi di lupo è stata rappre-sentata da territori circolari delle dimensioni di 100 kmq (dimensione media dei territori documentata negli anni precedenti), centrati nell’areale di maggiore utilizzo invernale.

Presenza, diffusione e incremento numerico di alcune specie alloctone: gestione e controllo dello scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis)

L’espansione delle popolazioni “storiche” di scoiat-tolo grigio sul territorio regionale, a cui si deve ag-giungere la comparsa di nuovi nuclei in Lombardia, rappresenta una minaccia all’integrità degli ecosiste-mi ed in particolare alla sopravvivenza dell’autocto-no scoiattolo rosso (Sciurus vulgaris), ampiamente denunciata e documentata da studi dell’Università di Torino e dell’ISPRA. Consapevole di tale minaccia, il Comitato Permanente della Convenzione di Berna ha invitato formalmente l’Italia a intraprendere concre-te misure di controllo della specie al fine di limitarne l’espansione. Tale invito è stato recepito mediante la stipula nel 2009 di un protocollo d’intesa tra le Re-gioni Piemonte, Lombardia e Liguria e il Ministero dell’Ambiente, con il supporto di ISPRA, Università di Torino e Università dell’Insubria, avente come og-getto vari aspetti gestionali della specie. Nell’ambito di tale protocollo, la Regione Piemonte si è impegnata a pianificare e coordinare interventi di monitoraggio e controllo di esemplari di scoiattolo grigio oltre ad attuare misure di interdizione sul proprio territorio. A seguito della stipula del protocollo, è stato presentato il progetto LIFE+, di durata quadriennale, denominato “Eradications and control of grey squirrel: actions for preservation of biodiversity in forest ecosystems”, che è stato approvato dalla Commissione Europea nel mese di settembre 2010.

Tale progetto consentirà di disporre dei fondi per indagare in maniera ottimale il fenomeno e predisporre adeguate misure di tutela della specie autoctona e di mitigazione e di controllo della specie alloctona.

Page 12: Natura e biodiversità

FIGURA 4

Caprioli

approfondimento | 12

Incidenza della fauna selvatica sulle produzioni agricole e sulla sicurezza stradale

Per valutare l’impatto della fauna selvatica sulle produzioni agricole in Piemonte occor-re tenere presente l’estrema variabilità del fenomeno, legata alle diverse specie coinvolte e ai differenti distretti geografici interessati. I danni causati dal cinghiale sono quelli più unifor-memente distribuiti in regione, mentre la provincia di Alessandria è quella maggiormente interessata dai danni da capriolo, lagomorfi (lepre e minilepre) e fagiano. La nutria è causa di un alto impatto in provincia di Novara e Vercelli, mentre l’incidenza dei corvidi è alta nelle province di Asti, Cuneo e Vercelli.

Per quanto concerne il coinvolgimento degli ungulati selvatici negli incidenti stradali, si rileva come il cinghiale e il capriolo continuino ad essere di gran lunga le due specie maggior-mente coinvolte. E’ opportuno comunque rimarcare una differenza: mentre per il cinghiale si assiste ad un sostanziale assestamento della frequenza, per il capriolo si nota un andamento in crescita costante in questi ultimi anni, dovuto all’espansione delle popolazioni nelle aree mag-giormente urbanizzate. In alcune Province, come ad esempio quella di Torino, questo cervide ha abbondantemente superato il cinghiale nel numero totale di impatti.

NATURA EBIODIVERSITÀ

Page 13: Natura e biodiversità

approfondimento | 13

La tutela dei chirotteri

La Regione Piemonte, con l’intento di sensibilizzare il mondo agricolo sull’importanza della conservazione dei chirotteri, ha attivato un progetto triennale (2008/2010), finalizzato alla gestione delle colonie di chirotteri di grande interesse conservazionistico che utilizzano come siti di rifugio edifici rurali o siti sotterranei artificiali di pertinenza di aziende agricole. La gestione del progetto è affidata alla Stazione Teriologica Piemontese in sinergia con il Centro Regionale Chirotteri. Alle Aziende selezionate viene riconosciuto un attestato di merito ed erogato un contributo annuo di 500 Euro; ad esse è richiesta la collaborazione nelle azioni di monitoraggio della colonia e l’adozione di accorgimenti volti a minimizzare il disturbo, oltre ad acconsentire alla realizzazione di interventi per migliorare la recettività dei siti.

I galliformi alpini

Nell’ambito dello specifico Progetto Alcotra su queste specie (vedi capitolo Progetti strate-gici e di cooperazione) sono state intraprese attività di studio e di monitoraggio intensive e specifiche su queste specie.

I censimenti su macro-aree con il coinvolgimento contemporaneo di diversi soggetti (Aree protette, Comprensori alpini, Regione, Province) e la sperimentazione di nuove tecniche di monitoraggio consentiranno, così come lo studio dello stato di salute (tramite analisi geneti-che e parassitologiche), di ottenere nel medio periodo maggiori informazioni sulle dinamiche di popolazione delle specie in questione.

Parallelamente sono in corso specifici studi per verificare l’influenza del clima e delle di-verse attività antropiche che si svolgono in montagna su questi uccelli, al fine di prevedere eventuali misure di tutela.

I risultati e i documenti relativi all’anno 2010 sono consultabili alla pagina web www.regio-ne.piemonte.it/agri/osserv_faun/progetti/alcotra.htm

Il lupo

E’ proseguito nel 2010 il Progetto Lupo Piemonte (gestito dal Centro per la Conservazione e la Gestione dei grandi carnivori presso il Parco delle Alpi Marittime), le cui attività princi-pali sono state il monitoraggio del lupo sul territorio regionale, il monitoraggio dei danni da predazione al bestiame domestico (e relativi risarcimenti), l’attività di prevenzione degli attacchi a supporto dei pastori; la comunicazione e la divulgazione. E’ stata inoltre riavviata presso il Parco naturale regionale Orsiera-Rocciavrè l’attività di allevamento, condizionamento e distribuzione dei cani da guardiania per la difesa delle greggi.

Con Deliberazione della Giunta regionale n. 22-

LE POLITICHE DI TUTELA E DI GESTIONE

DELLA FAUNA SELVATICA

Page 14: Natura e biodiversità

FIGURA 6

Area umida Racconigi

FIGURA 7

CRAS Lipu Asti

approfondimento | 14

1741 del 21 marzo 2011 sono stati approvati i criteri relativi alla “attività di supporto ai pastori per le predazioni al bestiame domestico in Regione Piemonte”, comprendenti il sistema di in-dennizzi per le predazioni subite, il premio di pascolo gestito (per incentivare la prevenzione) e il Piano regionale di prevenzione, al fine di ridurre i conflitti fra la presenza del predatore e l’attività agro-pastorale.

Anche per il 2011 è prevista la continuazione del monitoraggio, ormai decennale, gestito dal Centro per la Conservazione e la Gestione dei grandi carnivori presso il Parco naturale regionale delle Alpi Marittime.

La documentazione inerente tutta l’attività e i relativi rapporti (ivi compreso il Rapporto degli ultimi undici anni del Progetto Lupo Piemonte) sono scaricabili alla pagina web: www.regione.piemonte.it/agri/osserv_faun/dati/carnivori.htm.

I Centri di recupero della fauna selvatica (C.R.A.S.)

Nel 2007 l’Osservatorio regionale sulla fauna selvatica, ravvisando la necessità di rendere omogenei i criteri per la creazione e la gestione dei centri di recupero della fauna selvatica (CRAS) in Piemonte, ha elaborato delle specifiche Linee guida, approvate con DGR n. 62-6448 del 17 luglio 2007.

I criteri previsti dal documento in questione si riferiscono soprattutto alle strutture (voliere, gabbie, recinti, ambulatori, ecc.), al personale operante (veterinari, curatori, inanellatori, ecc.) e ai protocolli operativi.

Per fare in modo che tali linee guida non restassero sulla carta, sono state trovate le risorse per permettere ad alcuni CRAS, già operanti sul territorio regionale, di adeguarsi a quanto previsto dalle indicazioni regio-nali, soprattutto per quanto attiene le voliere di recu-pero dei rapaci.

I CRAS inizialmente individuati sono stati quelli di Villa Pallavicino (VB), Centro Cicogne Racconigi (CN), Parco Po Alessandrino (AL), Lipu Asti (AT), a cui si è aggiunto successivamente il Centro di Bernez-zo (CN).

Oltre alle risorse stanziate per l’adeguamento del-le strutture, sono stati erogati contributi annui per la gestione ordinaria dei centri. Nel corso del 2010 sono stati ultimati lavori di adeguamento di tutti i centri e sono stati erogati i relativi fondi, compresi quelli per la gestione ordinaria.

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RIFERIMENTI

Nelle pagine web del sito della Regione Piemonte, all’indirizzo www.regione.piemonte.it/agri/osserv_faun, è possibile ottenere dettagliate informazioni inerenti la fauna selvatica e le attività predisposte per il monitoraggio, la tutela e la gestione della stessa, oltre che scaricare le numerose pubblicazioni predisposte in materia faunistica e venatoria.

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Un quadro preciso dello stato delle popolazioni ittiche presenti nel reticolo idrografico na-turale del Piemonte emerge dagli esiti dei campionamenti conclusi alla fine del 2009. Tale monitoraggio, che ha interessato 428 stazioni, è stato eseguito ai fini della predisposizione della nuova Carta Ittica regionale e i risultati ottenuti sono stati confrontati con quelli ottenuti in anni precedenti.

I ciprinidi costituiscono il gruppo più rappresentato per numero di specie e per abbondan-za delle popolazioni. Gli esiti dei campionamenti hanno evidenziato come, allo stato attuale, siano ancora più diffuse le forme autoctone, anche se si lamenta, in generale, una diminuzione degli indici di abbondanza rispetto ai monitoraggi del passato. L’alborella, pur essendo ancora ben rappresentata, risulta in evidente contrazione rispetto al monitoraggio del 2004. I ciprini-di più abbondanti sono il cavedano ed il vairone. La frequenza del cavedano è simile a quella riscontrata con la Carta Ittica Regionale; per il vairone risulta una leggera riduzione dell’areale e con popolazioni meno abbondanti.

Nel 2004 risultava ancora una buona “tenuta” per il barbo, seppure con riduzione più evi-dente nel medio e basso corso del Tanaro, nel Po alessandrino, nello Scrivia e nel Curone, per il degrado della qualità delle acque e per la competizione con il barbo d’oltralpe, specie esotica in forte espansione nel Piemonte orientale e con altre specie alloctone. Purtroppo, in questi ultimi 5 anni la situazione è peggiorata, soprattutto per quanto riguarda la consistenza demo-grafica e la struttura delle popolazioni.

L’incremento evidente del gobione registrato nel 2004, soprattutto negli ambienti dove è più marcata la riduzione del vairone, viene confermata. Per la lasca risulta un regresso rispetto a quanto monitorato 15 anni prima con i campionamenti effettuati per la Carta Ittica Regiona-le; essa invece dovrebbe comparire tra le più abbondanti insieme al cavedano ed al vairone. Probabilmente la lasca soffre, più ancora del vairone, di un diffuso degrado della qualità degli ecosistemi fluviali, aggravato dalle peculiarità ecologiche della specie, che necessita di effet-tuare ampi spostamenti lungo gli alvei fluviali. Sanguinerola, barbo canino e triotto sono pesci da sempre meno diffusi nel territorio piemontese rispetto alle specie sopra descritte. Tuttavia le loro distribuzioni erano, un tempo, più ampie e con popolazioni più abbondanti.

La scardola è un ciprinide autoctono poco frequente; è una specie chiaramente limnofila, tipiche dei laghi e degli stagni, meno frequenti nelle acque correnti, anche se in grado di co-stituire popolazioni più o meno stabili negli ambienti con acque più lente e fondali con gra-nulometria più fine. Nel monitoraggio del 2004 sembrava aver mantenuto abbastanza bene il proprio stato rispetto a quanto monitorato 15 anni prima con la Carta Ittica; nel 2009 è risultata un’evidente riduzione delle popolazioni.

Alcune specie risultano a rischio (o estinte?). Nel 2009 nessuno storione è stato catturato nei 428 siti di campionamento e non risultano catture certe negli ultimi 20 anni. Pertanto gli storioni si possono ormai considerare estinti nel territorio piemontese.

La tinca è un ciprinide autoctono tipico delle acque stagnanti, risultato relativamente fre-quente in occasione del monitoraggio del 1988/89. Nel 2004 è risultata una netta diminuzione e molto più grave è la situazione registrata nel 2009. Anche la savetta è considerata a “forte rischio”, ma il ciprinide in stato peggiore risulta il pigo, che non è stato campionato in nessuna

LA FAUNA ITTICA

APPROFONDIMENTO

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FIGURA 1

Scazzone

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delle 428 stazioni monitorate nel 2009; tale specie, mai particolarmente abbondante anche in passato, è quindi considerata “prossima all’estinzione” .

Oltre ai due ciprinidi succitati, è importante considerare, con grande preoccupazione, la sit uazione del temolo. Un tempo tale specie era tra le più abbondanti nei corsi pedemontani. Con il monitoraggio del 2009 è risultato presente soltanto nel 3% delle 428 stazioni campiona-te. Situazione analoga si riscontra per il luccio, che ha subito un vero e proprio crollo .

Gravissima è la situazione dell’anguilla. Basti pensare che, nel 2009, su 428 stazioni, è stata campionata in appena tre siti sul Ticino. Rispetto all’areale potenziale ed al recente passato risulta un peggioramento che non ha riscontri con le specie succitate.

La situazione peggiore in assoluto riguarda il cobite mascherato, specie che, anche in pas-sato, era poco frequente in Piemonte, ma almeno ben rappresentato in alcuni ambienti. Nel 2009 non è stato rinvenuto alcun esemplare su 428 stazioni delle reti di monitoraggio regio-nale e provinciali. Nel territorio piemontese, oltre a quelle succitate, sono presenti altre specie autoctone e precisamente:• il ghiozzo padano è una delle specie più diffuse in Piemonte, praticamente in quasi tutte

le acque meno veloci, su fondali a granulometria fine. Rispetto ai monitoraggi prece-denti non risultano variazioni sostanziali dell’areale di distribuzione e delle consistenze demografiche delle popolazioni. Situazione ana-loga risulta quella del cobite che, grosso modo, popola gli stessi ambienti del ghiozzo;

• lo scazzone risulta ancora abbastanza diffuso: è stato infatti campionato in quasi il 24 % del-le 428 stazioni monitorate nel 2009, tuttavia si riscontra un regresso piuttosto evidente, già se-gnalato nel 2004;

• il persico era già stato segnalato per il netto peggioramento tra il monitoraggio del 1988/89 e quello del 2004. Nel 2009 la situazione è ulte-riormente peggiorata, con un valore della frequenza di campionamento inferiore al 5%.

Bottatrice, cagnetta e spinarello risultano presenti con bassi valori delle frequenze di cam-pionamento. Esse sono da sempre molto poco diffuse in Piemonte, con areale di distribuzione molto limitato.

Le massicce immissioni di trote fario effettuate praticamente in tutte le acque di montagna e di fondovalle hanno avuto, quale risultato, una notevole estensione del suo areale di distri-buzione, a danno della trota marmorata e delle altre specie endemiche del bacino padano. Ciò ha comportato un incremento notevole di ibridi o, più propriamente, di incroci tra trota fario e trota marmorata che costituisce una grave minaccia per la Salmo [trutta] marmoratus, salmonide endemico del settore zoo-geografico padano - veneto.

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La tutela degli ecosistemi fluviali è uno dei temi più attuali ed importanti per ciò che ri-guarda la conservazione degli equilibri eco-sistematici dei vari ambienti che troviamo nella regione Piemonte. Numerose sono le alterazioni delle caratteristiche fisiche, chimiche, bio-logiche dovute agli interventi diretti o indiretti dell’attività umana che sono pericolose per la vita degli organismi acquatici. Corsi d’acqua compromessi significa biodiversità perduta o compromessa gravemente (sia direttamente in acqua che nell’habitat intorno al corso d’acqua) e alterazione dell’integrità delle comunità ittiche naturali.

L’artificializzazione a fini idraulici, l’assenza di una idonea portata minima nei corsi d’ac-qua, la bassa qualità ambientale e l’introduzione di specie esotiche possono essere considerati come i principali fattori di disturbo per la vita dell’ittiofauna autoctona. Molto spesso questi elementi disturbanti sono essere presenti contemporaneamente nello stesso corso d’acqua.

La riduzione delle portate naturali determina, come prima conseguenza, una riduzione delle capacità naturali del corso d’acqua di auto-depurarsi, la cosiddetta “neutralizzazione de-gli inquinanti”, che comporta avere acque problematiche per la sopravvivenza dell’ittiofauna.

Nella situazione in cui le portate sono ridotte a piccole frazioni di quelle naturali anche un piccolo inquinamento, come quello causato dallo scarico di un depuratore nel tratto sotteso dall’opera in esame, può provocare gravi danni.

La realizzazione di opere trasversali, quali briglie e traverse per de-rivazioni, comporta la frammentazione dei corsi d’acqua in comparti stagni da un punto di vista fisico e biologico con il conseguente impe-dimento per le popolazioni ittiche della risalita fino alle aree di frega o, comunque, l’impossibilità per la fauna ittica di normali scambi con gli ambienti limitrofi e la creazione di nuclei riproduttivi isolati. Le conseguenze sono rappresentate dall’alterazione della comunità ittica in termini di composizione e di struttura di popolazione delle singole specie, dalla diminuzione della produttività biologica e, più grave an-cora, dal rischio di perdita di specie autoctone.

Il problema dell’espansione dell’ittiofauna alloctona è strettamente legato alle pratiche it-

tiogeniche condotte in passato soprattutto dai soggetti gestori che, a vario titolo, hanno in concessione porzioni più o meno grandi del reticolo idrografico naturale e/o zone umide artificiali. La presenza di specie esotiche in Piemonte è un problema che sta diventando sem-pre più grave: quasi metà della lista delle specie ittiche piemontesi è costituita da animali al-loctoni. Sei ciprinidi (aspio, barbo europeo, carassi, carpa, pseudorasbora, rodeo amaro), un cobitide (misgurno), due centrarchidi (persico sole e persico trota), un siluride (siluro), un ictaluride (pesce gatto) costituiscono ormai popolazioni ben affermate in buona parte delle acque piemontesi.

LE DETERMINANTI E LE PRESSIONI

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FIGURA 4

Scala di risalita

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LE POLITICHE E LE AZIONI DI TUTELA

Tutti i progetti relativi a manutenzioni idrauliche, lavori in alveo, estrazione di materiale litoide, di difesa idraulica o spondale, di opere di presa, di disalveo che interferiscano con l’alveo bagnato, con le sponde di laghi o con gli ambienti acquatici, prima di ottenere la rela-tiva autorizzazione, devono acquisire il parere di compatibilità con la fauna acquatica ai sensi dell’art. 5 della DGR n. 72 – 13725 del 29 marzo 2010 “Disciplina, modalità e procedure per la realizzazione di lavori in alveo, programmi, opere ed interventi sugli ambienti acquatici, ai sensi dell’art. 12, L.R. n. 37/2006”. Tale parere ha permesso di fornire ai proponenti dei progetti indicazioni e prescrizioni in merito all’adozione di interventi o misure cautelari, di mitigazione e ripristino ambientale.

La suddetta disciplina prevede ancora che, nei corsi d’acqua naturali, i progetti di realiz-zazione e di manutenzione straordinaria di opere di sistemazione idraulica, derivazione o sbarramento delle acque devono consentire la libera circolazione della fauna ittica da monte verso valle e viceversa, attraverso la realizzazione di strutture per la risalita dei pesci o l’adozione di soluzioni tecniche adeguate all’obiettivo della salvaguardia della fauna ittica e nel rispetto delle caratteristiche e della funzio-nalità tecnica delle opere e della sicurezza idraulica del sito.

La Giunta regionale a tal riguardo deve predisporre le linee guida tecniche per la progetta-zione e il monitoraggio dei passaggi per la libera circolazione della fauna ittica. Nell’ambito di un progetto approvato dalla Regione Piemonte, a seguito di un bando in attuazione del D.Lgs. n. 143 del 4 giugno 1997 relativo alla Misura “Misure intese a preservare e sviluppare la fauna e la flora acquatiche”, ha avuto inizio l’attività di ricerca scientifica “Studio sulla conti-nuità fluviale del basso torrente Chiusella e realizzazione di un manuale regionale contenente linee guida per la progettazione e verifica dei passaggi per pesci”, finalizzata sia a definire le linee guida regionali sull’iter metodologico di corretta progettazione e verifica dei passaggi per pesci, sia a studiare un tratto di corso d’acqua di particolare interesse ecologico per la trota marmorata, il basso torrente Chiusella, analizzando l’efficacia di un passaggio esistente e studiando le modalità di adeguamento di uno sbarramento sprovvisto di tale dispositivo.

Un’ulteriore iniziativa di particolare rilievo finalizzata alla tutela delle specie autoctone è rappresentata dallo “Studio per il ripristino della continuità fluviale del torrente Pesio per la tutela delle popolazioni di trota marmorata”. Il progetto è costituito da un’attività di ricerca scientifica finalizzata a caratterizzare le popolazioni ittiche “recluse” tra ostacoli successivi (sbarramenti, soglie, briglie, ecc.) ed a definire, di conseguenza, un piano preliminare per il ripristino della continuità fluviale del corso d’acqua, attraverso lo studio di massima delle so-luzioni adottabili per la realizzazione di passaggi per pesci presso gli ostacoli esistenti. Paral-lelamente si procederà ad individuare l’ostacolo presso il quale la realizzazione di un passaggio per pesci potrebbe determinare i maggiori benefici ecologici per le popolazioni di marmorata e ad attuare un monitoraggio mediante marcatura per studiare l’attuale livello di mobilità della trota marmorata all’interno del tratto, incrementando così in modo significativo l’attuale livello delle conoscenze. Oltre a tale specie l’attenzione sarà volta al barbo ed alla lasca, specie di interesse caratterizzate da buona mobilità ed incluse nella direttiva comunitaria “Habitat”.

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Nel 2010 è proseguita l’attività di redazione della proposta di Piano regionale per la tutela e la conservazione degli ambienti e della fauna acquatica e l’esercizio della pesca (PIR) e del relativo Rapporto Ambientale, che al momento sono sottoposti alla fase di valutazione della procedura VAS. Il PIR è uno degli strumenti attuativi più importanti previsti dalla Legge regionale n. 37 del 29 dicembre 2006 (Norme per la gestione della fauna acquatica, degli am-bienti acquatici e regolamentazione della pesca) e rappresenta un elemento fondamentale per poter intervenire sul territorio in modo coordinato, appropriato e funzionale.

È proseguita l’attività relativa al progetto di ricerca, coerente con le finalità e le iniziative promosse dalla L.R. 37/2006 di tutela della bio-diversità, denominato “Indagine sull’origine della trota fario di ceppo mediterraneo in territorio piemontese”, predisposto dal Dipartimento di Produzioni Animali, Epidemiologia ed Ecologia della Facoltà di Me-dicina Veterinaria dell’Università degli Studi di Torino in collaborazio-ne con il Centro Ricerche per la tutela della Biodiversità degli ambienti acquatici di Avigliana, in attuazione della DGR n. 39-12184 del 21 set-tembre 2009. La conclusione dell’iniziativa è prevista per il 2011.

L’obbligo delle portate di garanzia nei corsi d’acqua costituisce la più importante azione di tutela per l’ittiofauna; in considerazione della drammatica situazione attuale. Il pieno rispetto del Regolamento regionale n. 8/R del 17 luglio 2007 recante “Disposizioni per la prima attua-zione delle norme in materia di deflusso minimo vitale (legge regionale 29 dicembre 2000, n. 61)” costituirebbe un risultato di straordinaria importanza soprattutto per le captazioni ubicate nei siti più strategici.

La situazione relativa all’espansione dell’ittiofauna alloctona è attualmente talmente grave da imporre necessariamente un’evoluzione del sistema dei ripopolamenti e delle immissioni con l’obiettivo, per quanto possibile, di contenere l’ulteriore diffusione della fauna alloctona e di tutelare quella autoctona; si tratta dell’obiettivo più importante tra quelli indicati dal PIR, in piena coerenza con la l.r. 37/06.

Si segnala, inoltre, che nel 2010 è proseguita e si è conclusa l’attività relativa al progetto pilota attivato nella provincia di Alessandria per limitare e contenere la presenza del siluro (Silurus glanis) nelle acque interne regionali. I primi dati circa l’efficacia del prelievo selettivo sono apparsi confortanti: si è infatti osservato un significativo decremento di siluri con una diminuzione di oltre il 50% del pescato. Lo studio era anche finalizzato a definire alcuni aspet-ti della biologia della specie, quali ad esempio le abitudini alimentari, attraverso l’analisi dei contenuti stomacali, e le capacità riproduttive.

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RIFERIMENTI

Nelle pagine web del sito della Regione Piemonte, all’indirizzo http://www.regione.piemon-te.it/caccia_pesca/index.htm, è possibile ottenere informazioni inerenti la fauna ittica del Pie-monte e la normativa regionale di riferimento.

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La presenza, la conservazione e la costituzione di zone umide in Piemonte è un elemento fondamentale per la tutela e la conservazione di molte specie animali, considerata l’alta va-lenza biologica e la grande biodiversità che esse rappresentano, in quanto sono in grado di ospitare catene alimentari molto complesse e diversificate.

La DGR n. 64-11892 del 28 luglio 2009 “Censimento della rete di aree umide presentì in Piemonte” ha assegnato alla Direzione Agricoltura e alla Direzione Ambiente della Regione Piemonte, con il supporto di Arpa Piemonte, l’incarico di organizzare un inventario delle zone umide presenti sul territorio regionale, unitamente alla predisposizione di opportuna cartografia e alla costituzione della relativa banca dati.

Si tratta di un progetto articolato che, attraverso la raccolta di dati prodotti nell’ambito di differenti progetti svolti a livello regionale e locale sulle zone umide piemontesi, ha la finalità di realizzare un primo quadro conoscitivo su questi ambienti. L’obiettivo principale è quello di accrescere il livello di conoscenza su queste componenti ambientali ed illustrare la loro distribuzione sul territorio regionale in un’ottica di formazione ed informazione ambientale destinata sia ai tecnici impegnati in attività di analisi, valutazione e pianificazione ambientale e territoriale, di tutela e salvaguardia ambientale, sia ai privati cittadini interessati a conoscere le peculiarità ambientali del proprio territorio.

La prima fase di lavoro ha comportato una ricognizione generale delle informazioni dispo-nibili ai fini del progetto, attraverso una capillare attività di ricerca presso gli enti in possesso di informazioni utili. Sono state reperite circa 60 diverse base-dati principalmente derivanti dagli archivi della Regione Piemonte (ad es. il livello vettoriale idrografico della Carta Tecnica Regionale, le formazioni forestali di suoli igrofili e mesoigrofili rilevate dai Piani Territoriali Forestali, l’Atlante Regionale dei Laghi Piemontesi, i dati relativi ai canali irrigui del Sistema Informativo Regionale Bonifica e Irrigazione, i dati relativi ai laghi di cava riportati nella Banca Dati Regionale Attività Estrattive ecc.) e dagli archivi degli enti di gestione delle aree naturali protette e dai Piani di Gestione dei siti della Rete Natura 2000.

Completata la fase di ricognizione, raccolta e prima selezione delle fonti informative si è avviata una fase di analisi ed interpretazione delle informazioni originarie, finalizzata a valu-tare e definire quali elementi utilizzare e quali criteri di classificazione adottare nell’ottica del censimento delle zone umide regionali.

LE ZONE UMIDE DEL PIEMONTE

APPROFONDIMENTO

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FIGURA 3

Laghi di Avigliana

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La classificazione adottata è stata la seguente:

Zone umide naturali e seminaturali• sorgenti;• risorgive e fontanili; • acque correnti; • zone perifluviali (lanche, golene, ecc..); • laghi; • stagni e paludi; • torbiere; • acquitrini e pozze; • boschi umidi.

Zone umide artificiali• acque correnti artificiali (con alveo rivestito e non rivestito);• risaie;• invasi artificiali;• laghi di cava.

Il progetto comporta la realizzazione dei seguenti prodotti:• banca dati geografica costituita complessivamente da circa 30.000 elementi cartografici

corrispondenti ad un corrispettivo numero di tipologie di zone umide presenti sul ter-ritorio;

• cartografia regionale di sintesi in scala 1:250.000;• servizio web gis al fine di poter rendere disponibili i dati e le informazioni di censimen-

to al pubblico interessato;• pubblicazione di commento ed illustrazione della banca dati.

Tali materiali saranno complessivamente realizzati entro l’autunno 2011.


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