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nella Chiesa e nel mondo Diretto da Giulio Andreotti 7-8 ITALIANA...In questo libro, una sintetica...

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nella Chiesa e nel mondo Diretto da Giulio Andreotti ANNO XXIX N.7/8 - 2011 - 5 «Coraggio, sono io, non abbiate paura» BENEDETTO XVI, ANGELUS, DOMENICA 7 AGOSTO www.30giorni.it MENSILE SPED. ABB. POST. 45% D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/04 N.46) ART.1, COMMA 1 DCB - ROMA. In caso di mancato recapito rinviare a Ufficio Poste Roma Romanina per la restituzione al mittente previo addebito. ISSN 0390-4539 GEORGES COTTIER. I Padri del primo millennio, il Concilio Vaticano II e la luce riflessa della Chiesa www.30giorni.it MENSILE SPED. ABB. POST. 45% D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27/02/04 N.46) ART.1, COMMA 1 DCB - ROMA. In caso di mancato recapito rinviare a Ufficio Poste Roma Romanina per la restituzione al mittente previo addebito. ISSN 0390-4539
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nella Chiesa e nel mondo Diretto da Giulio Andreotti

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XXIX

N.7

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2011 -

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«Coraggio, sono io,non abbiate paura»

BENEDETTO XVI, ANGELUS, DOMENICA 7 AGOSTO

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GEORGES COTTIER. I Padri del primo millennio, il Concilio Vaticano II e la luce riflessa della Chiesa

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In copertina: Gesù salva Pietro dalle acque,mosaico della Cattedrale di Monreale, Palermo

EDITORIALE

La Dc e il fascino del nome cristiano

— di Giulio Andreotti 4

COPERTINA

ANGELUS

«Con le tue sole forze non puoi alzarti:

stringi la mano di Colui che scende fino a te»Benedetto XVI, Palazzo apostolico di Castel Gandolfo,

domenica, 7 agosto 2011 42

IN QUESTO NUMERO

ECCLESIAM SUAM

Quella percezione della Chiesa come “luce riflessa”

che unisce i Padri del primo millennio

e il Concilio Vaticano II

— del cardinale Georges Cottier, op 54

CHIESA

San Carlo Borromeo. La casa costruita sulla roccia

— del cardinale Dionigi Tettamanzi 60

STORIE DI SEMPLICI PRETI

«La grandezza della piccolezza» — di G. Ricciardi 70

LIBRI

Augusto Del Noce e il Mulino.

La modernità non è il “nemico”

intervista con Massimo Borghesi — di G. Valente 74

LITURGIA

La Tradizione è moderna — di P. Baglioni 78

Il Conservatorio di san Pio X — di P. Baglioni 79

RUBRICHE

LETTERE DAI MONASTERI 8

LETTURA SPIRITUALE 12

LETTERE DALLE MISSIONI 32

POSTA DEL DIRETTORE 38

30GIORNI IN BREVE 42

330GIORNI N.7/8 - 2011

San CarloBorromeo

Lo sguardo rivolto a san Carlo.L’intervento

dell’arcivescovoemerito di Milano

al Meeting di Rimini

N. 7 / 8 ANNO 2011an

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XX

IXSommario

DIREZIONE E REDAZIONEVia Vincenzo Manzini, 45 00173 Roma - ItaliaTel. +39 06 72.64.041 Fax +39 06 72.63.33.95Internet:www.30giorni.it E-mail: [email protected]

Vicedirettori Roberto Rotondo - [email protected] Cubeddu - [email protected]

RedazioneAlessandra Francioni - [email protected] Malacaria - [email protected] Mattei - [email protected] Quattrucci - [email protected] Valente - [email protected]

GraficaMarco Pigliapoco - [email protected] Scicolone - [email protected] Viola - [email protected]

Ricerca iconograficaPaolo Galosi - [email protected]

CollaboratoriPierluca Azzaro, Françoise-Marie Babinet, Pina Baglioni, Marie-Ange Beaugrand, Maurizio Benzi,Lorenzo Bianchi, Lorenzo Biondi, Massimo Borghesi, Lucio Brunelli, Rodolfo Caporale, Lorenzo Cappelletti, Gianni Cardinale, Stefania Falasca, Giuseppe Frangi, Silvia Kritzenberger, Walter Montini, Jane Nogara, Stefano M. Paci, Felix Palacios, Tommaso Ricci, Giovanni Ricciardi

Hanno inoltre collaborato a questo numero: il cardinale Georges Cottier, il cardinale Dionigi Tettamanzi

Segreteria [email protected]

Ufficio legaleDavide Ramazzotti - [email protected]

3OGIORNInella Chiesa e nel mondoè una pubblicazione mensile registrata presso il Tribunale di Roma in data 11/11/93, n. 501.La testata beneficia di contributi statali diretti di cui legge 7 agosto 1990, n. 250

Società editriceTrenta Giorni soc. coop. a r. l. Sede legale: Via Vincenzo Manzini, 45 00173 Roma

Consiglio di amministrazioneGiampaolo Frezza (presidente) Massimo Quattrucci (vice presidente)Giovanni Cubeddu, Paolo Mattei, Roberto Rotondo, Michele Sancioni, Gianni Valente

Direttore responsabileRoberto Rotondo

StampaArti Grafiche La Moderna Via di Tor Cervara, 171 - Roma

Distribuzione in libreriaMessaggero distribuzione srlPadova tel. 0498930922Milano tel. 027490679Roma tel. 0666166173

UFFICIO ABBONAMENTI E DIFFUSIONEVia V. Manzini, 45 00173 RomaTel. +39 06 72.64.041 Fax +39 06 72.63.33.95E-mail: [email protected] lunedì al venerdì dalle ore 9,00 alle ore 18,00e-mail: [email protected]

AbbonamentiItalia €45; Europa €60; Africa e Brasile €25; resto del mondo €70. Una copia €5; una copia con libro €6.Arretrati il doppio del prezzo di copertina

VersamentiC/C postale n. 13974043 intestato a: Cooperativa Trenta Giorni Via V. Manzini, 45 00173 Romaoppure inviare assegno bancario non trasferibile intestato a Trenta Giorni s. c. r. l.,allʼUfficio abbonamenti

Mensile sped. abb. post. 45% D.L. 353/2003 (conv.in L. 27/02/04 n.46) art.1, comma 2 - DCB - Roma

Questo numero è stato chiusoin redazione il 4 settembre 2011Finito di stampare nel mese di settembre 2011

3OGIORNInella Chiesa e nel mondo

Direttore Giulio Andreotti

CREDITI FOTOGRAFICI: Enzo LoVerso: Copertina, pp.43,44-45; Giorgio Deganello Editore: pp.8,9,10,12-13,20,21,22-23,24,25,26,27,28,29,30,31,34,35; Foto Scala, Firenze: p.11; Archivi Alinari, Firenze: pp.14,17,18; Romano Siciliani: pp.46,48; Associated Press/LaPresse: pp.49,50,51; LaPresse: p.51; Getty Images/De Agostini/G.Dagli Orti: p.54; Ufficio stampa Meeting Rimini: p.60; ITL/Melloni: p.70; Paolo Galosi: pp.78,79,80; Riccardo Musacchio/Ansa: p.80; Archivio Pontificio Istituto Musica Sacra:pp.81,82; Osservatore Romano: p.82.

pag. 60

4 30GIORNI N.7/8 - 2011

La Dc ha rappresentato per me – macredo anche per tanti altri che vi han-

no militato – l’invito costante a considerare non occa-sionale ciò che accade giorno dopo giorno, come tantifatti slegati tra loro; ma anzi a considerare tutto comecorrelato, come attraverso una tela di ragno che ticonsente di cogliere il senso profondo delle cose cheaccadono e che passano.

In questo libro, una sintetica rilettura di alcuni mo-menti salienti della storia democristiana scritta daGiovanni Di Capua e Paolo Messa, ho trovato citatoanche il mio primo incontro con De Gasperi. Ho avu-to più volte occasione di raccontarlo: io non avevomai visto De Gasperi e non sapevo chi fosse. Non ve-nivo da una famiglia che si occupava di politica. DeGasperi invece mi aveva notato in quanto ero presi-dente della Federazione dei cattolici universitari. Ungiorno stavo in Biblioteca Vaticana a rovistare tra lecarte della Marina Pontificia per stendere una tesina,quando uno sconosciuto mi apostrofò chiedendomise non avevo niente di meglio da fare, per poi andar-sene con una certa freddezza. Non sapevo che quelsignore era De Gasperi ma l’avrei conosciuto dopo

qualche giorno, allorchéGiuseppe Spataro mi disse:«Vieni che De Gasperi tivuole incontrare». Sarei unfanatico se dicessi che allo-

ra già immaginavo cosa sarebbe scaturito da quell’in-contro, ma tutto era nuovo intorno a noi giovani eaveva un fascino difficile a motivarsi, ma che era benpresente nel nostro spirito.

I primi anni del dopoguerra furono esaltanti, ed è ri-duttivo dire che il solo scopo e il collante della Dc eramettere un argine al pericolo comunista. Pur essendo-ci fortemente questa preoccupazione di difesa dal co-munismo, la spinta era di carattere positivo: era il fa-scino che il nome cristiano riusciva a suscitare in tuttoquello che poteva essere l’evolversi giorno per giornodella vita di ciascuno di noi.

Una lezione che emerge dalla storia della Dc, eche può valere anche oggi, è che senza un punto di ri-ferimento che vada oltre l’occasionale, il contingen-te, è quasi impossibile creare un nuovo soggetto poli-tico. L’itinerario per la creazione di un nuovo movi-mento politico non può essere inizialmente organiz-zativo, tanto che i padri fondatori democristiani par-tirono dalle idee, dal Codice di Camaldoli. Se manca

di Giulio Andreotti

La Dc e il fascino del nome cristiano

Editoriale

Pur essendoci fortementequesta preoccupazione di difesa dal comunismo, la spinta era di caratterepositivo: era il fascino che il nome cristiano riusciva a suscitare in tutto quello che poteva essere l’evolversigiorno per giorno della vita di ciascuno di noi

L’editoriale di questo numero è la prefazione del nostro direttore al libro di Giovanni Di Capua e Paolo Messa, Dc. Il partito che fece l’Italia, Marsilio, Venezia 2011, 292 pp., euro14,00

la base morale, direi anchespirituale, è difficile esserepoi capaci di attrarre la gen-te e in particolare i giovani.

Di crisi negli anni dellaDc ne abbiamo avutemolte, ma oggi c’è menoimpulso di carattere teo-rico e culturale, e mag-giore spinta materiale. Saper guardarein alto era un’abitudine che forse lungo la strada ab-biamo perduto.

Nel libro di Di Capua e Messa emerge anche il pro-blema delle correnti interne alla Dc. Anche queste ul-time potevano essere uno stimolo spirituale e cultura-le (alcune riforme importanti come quella agraria e lalegge per il Mezzogiorno si devono alle correnti) madolorosamente potevano essere motivo di drammati-che divisioni, mettendo gli uni contro gli altri. De Ga-speri non le voleva perché, invece di attivare una garain positivo, potevano attivare una concorrenza dele-teria, in uno spirito “commerciale” che è l’ultima cosache serve in quest’ambito.

Nonostante la lunga militanza non mi sono maisentito un estraneo nella Dc; ero attratto sentimental-mente, oltre che razionalmente, e non ho mai pensa-to che la mia strada potesse essere un’altra da quella.C’era sempre uno stimolo ad andare avanti senza es-sere reso fragile dal guardare troppo indietro. Ancoraadesso credo che l’indirizzo da far prevalere sia quellodi guardare sempre avanti o meglio sempre alto.Questo “guardare alto” mi permette di fare una notasu un aspetto che viene trattato nel libro: la chiave percapire il rapporto che c’è stato tra la Dc e la Chiesasta nelle persone. Bisogna tenere conto della gran-dezza di alcuni ecclesiastici con cui siamo cresciuti eabbiamo fatto un pezzo di strada. Dell’abitudine cheavevano, Montini ne era un esempio, di saper guar-dare i problemi non solo nel loro ambito materiale,contingente. Sapevano guardare al di sopra della no-stra testa e proprio per questo erano un passo avanti,sapevano guardare alto.

Concludo: ripercorrere la storia della Dc è moltoopportuno, per meditare e non correre il rischio didare oggi come essenziale ciò che è assolutamentemarginale e viceversa. I tempi che passano portanosempre delle novità, però guai a ritenere di essere al-l’inizio della creazione. Ci sono momenti in cui me-ditare serve per non dimenticare ciò che ci ha porta-to fin qui. q

A sinistra, Andreotti con monsignor Giovanni Battista Montiniin Santa Maria degli Angeli, a Roma, il 5 ottobre 1947

Bisogna tenere conto della grandezza di alcuniecclesiastici con cui siamocresciuti e abbiamo fatto un pezzo di strada.Dell’abitudine che avevano,Montini ne era un esempio, di saper guardare i probleminon solo nel loro ambitomateriale, contingente.Sapevano guardare al di sopradella nostra testa e proprio per questo erano un passoavanti, sapevano guardare alto

530GIORNI N.7/8 - 2011

Sotto,Alcide De Gasperi con Giulio Andreotti

BENEDETTINE DELLʼADORAZIONE PERPETUA

DEL SANTISSIMO SACRAMENTO

Piedimonte Matese, Caserta

Riteniamo 30Giornialtamente formativo

Piedimonte Matese, 5 luglio 2011

Onorevole senatore,le scriviamo ancora una volta per por-gerle i nostri più fervidi ringraziamentiper l’invio della rivista 30Giorni, cheriteniamo altamente formativa dalpunto di vista culturale e spirituale.

Un apprezzamento particolareva agli articoli riguardanti la patristica, il magisteroe la parola del Santo Padre.

La ringraziamo per la sua munificenza e generositàusata verso tanti monasteri di tutto il mondo, ai qualipermettete un aggiornamento continuo non limitatoalle vicende di attualità, garantendo, come dicevamo,quella “formazione permanente” che dovrebbe carat-terizzare la vita di noi consacrati.

Il Signore renda feconda l’opera di apostolato com-piuta tramite la rivista e il vostro servizio alla verità cosìdifficile in questi tempi di confusione e di trionfo dellamenzogna.

Uniamo al nostro grazie la promessa della nostrapreghiera comunitaria per le sue intenzioni e quelledei suoi collaboratori.

Con stima,

la priora madre Saveria Marra e comunità

BENEDETTINE DEL MONASTERO

SAN GIOVANNI BATTISTA

Roma

Grazie per il cd con i canti gregoriani

Roma, 5 luglio 2011

Stimatissimo senatore Giulio An-dreotti,sembra che in Italia ricevere la po-sta stia diventando un lusso!In comunità accogliamo con grati-tudine la vostra rivista formativa einformativa.

Le consorelle, soprattutto le piùgiovani, la attendono e, se tarda, a

causa di disguidi postali, chiedono: «30Giorni? Nonarriva?». Poi ecco che sbuca da una pila di giornali e diriviste di un’intera settimana!

Il numero 4/5 aveva in allegato un cd con i cantigregoriani. Grazie!

Il gregoriano sfida davvero il tempo. È consideratola preghiera della Chiesa per eccellenza, come il librodei Salmi. Quando cantiamo, queste sacre melodiefanno pensare al profumo dell’incenso che sale fino a

8 30GIORNI N.7/8 - 2011

Lettere dai monasteri Lettere dai monasteri

La redazione di 30Giorni invita tutti, e in partico-lare le persone consacrate dei monasteri di clau-sura, a pregare per don Giacomo Tantardini. Daalcuni mesi si sta curando per un tumore a unpolmone. Che il Signore doni di chiedere con fi-ducia il miracolo della guarigione. Ai sacerdotiche stimano e vogliono bene a 30Giorni chiedia-mo di celebrare la santa messa secondo questaintenzione. Ai genitori chiediamo la carità di farpregare i propri bambini.

Invito alla preghiera

Annunciazione: questa immagine e tutte quelle che illustrano le pagine delle Lettere e della Lettura spirituale sono tratte dal ciclo di affreschi trecenteschi del Battistero di Padova

Dio: «Dirigatur, Domine, oratio mea, sicut incensumin conspectu tuo».

Nella preghiera liturgica cerchiamo di mantenerlo“in auge”, nonostante siamo diventate un piccologregge, ma orante e fedele per grazia di Dio.

Esprimiamo di nuovo la nostra riconoscenza. Diovi renda merito per ciò che riuscite a realizzare a gloriae onore di tutta la Chiesa.

In comunione di preghiera e di fede,

madre Ildefonsa Paluzzi, osb, e consorelle

BENEDETTINE DELLʼABBAZIA NOTRE DAME DE FIDÉLITÉ

Jouques, Francia

Les chants de la Traditionper i nostri amici nel Benin

Jouques, 18 luglio 2011

Egregio signore,siamo cinquantasette monache benedettine francesi ericeviamo con grande interesse la sua rivista così ap-passionante. 30Giorni ci pone nel cuore della Chiesae ci dà le notizie che di solito non abbiamo possibilitàdi ricevere. Grazie a lei abbiamo scoperto, nell’ultimo

numero, la ricca personalità del nuovo prefetto dellaCongregazione per i Religiosi.

Abbiamo anche ricevuto in dono il libretto e il cdLes chants de la Tradition e la ringraziamo di cuore.

Per noi che abbiamo ancora nella nostra abbazia ilcanto gregoriano, questo è stato un gran piacere.

Abbiamo subito pensato alla nostra fondazionein Africa, nel Benin, dove ci sono tanti sacerdotiamici della nostra comunità che cercano di cantare icanti gregoriani. Potrebbe, nella sua bontà, regalar-ci una ventina di quei cd e libretti che noi potremmopoi dar loro?

Sono sicura della sua risposta generosa, e la nostramadre badessa mi dà l’incarico di assicurarla sulla no-stra intensa preghiera per tutte le sue intenzioni e inparticolare per il successo dell’alta missione in favoredella Chiesa attraverso il suo giornale.

suor Monique, osb

AGOSTINIANI DEL PRIORATO SAINT THOMAS DI VILLANOVA

Pietà, Malta

Grazie per Who prays is saved e per il cd di canti gregoriani

Pietà, 21 luglio 2011

Gentile senatore Andreotti, desidero ringraziarla per la rivista 30Giorni inviata anoi, padri agostiniani del Saint Thomas of Villanova

930GIORNI N.7/8 - 2011

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Lettere dai monasteri Lettere dai monasteri

Natività

Priory. Grazie anche per il libro Who prays is saved eper il vostro ultimo dono sul canto gregoriano. È stataun’ottima idea riproporre il canto gregoriano, vistoche in molti luoghi è completamente scomparso. AMalta usiamo ancora la Missa de Angelis e altri cantimariani – in particolare durante il nostro ritiro annualee il mercoledì, quando, dopo compieta, cantiamo icanti mariani per il tempo dell’anno –, oltre al Venicreator e a molti altri che siete stati così gentili da regi-strare sul vostro cd.

Vorrei chiederle se intendete pubblicare il libro Chiprega si salva in maltese. Ce la caviamo anche con lealtre lingue, ma se volete, sono disposto a tradurlosenza compenso. Ho tradotto il libro Augustine dayby day [Agostino giorno per giorno] del padre JohnRotelle, osa (ora defunto), ed è possibile leggerlo in re-te sul sito degli agostiniani maltesi.

Nell’attesa di una sua risposta, la ringrazio per ilsuo prezioso lavoro. Dio la benedica.

Vorrei inoltre chiederle, se possibile, di inviare unacopia di 30Giorni alla Società della dottrina cristianafondata da san Giorgio Preca. È un’associazione cat-tolica che prepara i bambini alla prima comunione ealla cresima. Credo sarebbe per loro di grande aiuto.

Grazie. Suo in Cristo,

padre Paul Aquilina, osa, priore

SUORE CONCEZIONISTE DEL MONASTERO IMACULADA

CONÇEICAO DE MARIA

Piracicaba, San Paolo, Brasile

Ringraziamo anche del cd con i canti liturgici

Piracicaba, 22 luglio 2011

Stimato signor Andreotti,siamo suore concezioniste dell’or-dine dell’Immacolata Concezione.Ringraziamo profondamente per lagentilezza dell’invio di questa pre-ziosa rivista, e anche del cd con icanti liturgici!

Dio benedica il suo lavoro per lasanta Chiesa, svolto anche scrivendoarticoli stupendi sulla santa Chiesa esul mondo!

Il mondo di oggi ha bisogno di buone letture perconoscere l’amore di Dio e tutto il lavoro della santaChiesa. Preghiamo tanto per le sue intenzioni e laringraziamo infinitamente per la sua generosità egentilezza. Dio la ricompensi con abbondanti graziee benedizioni per il suo lavoro e la sua famiglia.

Con amicizia e gratitudine, per la comunità

madre Maria Celina, oic

DOMENICANE DEL MONASTERO

QUEEN OF ANGELS

Bocaue, Filippine

Who prays is savedda condividere con i nostri amici

Bocaue, 22 luglio 2011

Gentile direttore,siamo le suore domenicane delQueen of Angels Monastery[monastero Regina degli Ange-li] nelle Filippine e siamo molto

10 30GIORNI N.7/8 - 2011

Lettere dai monasteri Lettere dai monasteri

Adorazione dei Magi

1130GIORNI N.7/8 - 2011

Lettere dai monasteri Lettere dai monasteri

riconoscenti per la sua sapiente generosità nell’in-viarci la rivista 30Days. Ogni volta che la riceviamo isuoi articoli sono letti nel refettorio. Grazie infinite.

Siamo anche interessate a ricevere alcune copiedel vostro libretto Who prays is saved, da dare a cia-scuna delle nostre sorelle e da condividere anche conaltri. Sarebbe certamente un modo molto istruttivodi far conoscere alle persone il vero significato dellapreghiera e la sua importanza nelle nostre vite.

Sarebbe una benedizione se vi fosse possibile do-narne almeno cinquanta copie al nostro monasteroQueen of Angels, per permetterci poi di condivider-le con i nostri amici, benefattori e fedeli che ognigiorno vengono a far visita alla cappella dell’adora-zione e, in tal modo, offrire loro una guida perchécomprendano quanto le preghiere sono importantinon solo per le loro vite, ma anche per quelle deglialtri, e che in questo modo salveranno le loro animedall’inferno.

Che l’amore per la preghiera si diffonda semprepiù. Amen!

Ancora una volta grazie per l’abbonamento allarivista 30Days e un grazie anticipato per le copie diWho prays is saved.

Ricordando voi e la vostra missione nelle nostrepreghiere,

le domenicane di Bocaue

CLARISSE DEL MONASTERO IMMACULATE CONCEPTION

Palos Park, Illinois , Usa

Grazie per 30Days e per tutti i doni che ci fate

Palos Park, 24 luglio 2011

Gentile direttore Andreotti,sembra arrivato il momentodi ringraziarla ancora unavolta per il dono dell’inviomensile della sua rivista30Days, ricca di notevoliarticoli e immagini. Ci èpiaciuto molto il tributofatto nell’ultimo numero albeato papa Giovanni Pao-lo II e anche a papa PaoloVI che pronunciò il Cre-do del popolo di Dio.Preghiamo perché la suacausa, come anche quella di papaPio XII, vada avanti nel prossimo futuro. E non dimen-tichiamo l’amato papa Giovanni Paolo I e gli articoliricchi di riflessioni che su di lui avete pubblicato.

Vi ringraziamo anche per i doni arrivati con la rivi-sta, come la meditazione sulla Santa Pasqua che ab-biamo recentemente ricevuto e che abbiamo letto in-

sieme in comunità durante la nostra settima-na di ritiro, trovandola ricca di spunti di rifles-sione. E ora, con questo numero, la bellissi-ma riedizione del libretto Iubilate Deo insie-me ai canti del cd allegato. Ci sono molto carie continuiamo cantare molti canti gregoriani,gli inni, l’ordinario della messa e i canti pro-pri di alcune messe.

Ci piacciono inoltre le molte e bellissimeimmagini di opere d’arte, in particolare deimonasteri, come per esempio gli incantevolisantuari mariani presentati nel numero diquesto mese. Ricorderemo le vostre intenzio-ni alla nostra madre santa Chiara nella nove-na solenne in quest’anno dell’ottavo centena-rio di fondazione.

Con gratitudine, in nostra madre santa Chiara,

la badessa madre Maria Teresita, pcc, e comunità

Presentazione al tempiocontinua a p. 28

Lettura spirituale/43

Decretum de peccato originali, can. 4

Si quis parvulos recentes ab uteris matrumbaptizandos negat, etiam si fuerint a baptizatisparentibus orti, aut dicit, in remissionem qui-dem peccatorum eos baptizari, sed nihil exAdam trahere originalis peccati, quod regene -rationis lavacro necesse sit expiari ad vitamaeternam consequendam, unde fit conse-quens, ut in eis forma baptismatis “in remis-sionem peccatorum” non vera, sed falsa intel-legatur: anathema sit. Quoniam non aliter in-tellegendum est id, quod dicit Apostolus: «Perunum hominem peccatum intravit inmundum, et per peccatum mors, et ita inomnes homines mors pertransiit, in quoomnes peccaverunt» (Rm 5, 12), nisi quemad-modum Ecclesia catholica ubique diffusa sem-per intellexit. Propter hanc enim regulam fidei,ex traditione Apostolorum, etiam parvuli, quinihil peccatorum in semetipsis adhuc commit-tere potuerunt, ideo in remissionem peccato-rum veraciter baptizantur, ut in eis regenera-tione mundetur, quod generatione con-traxerunt. «Nisi enim quis renatus fuerit exaqua et Spiritu Sancto, non potest introire inregnum Dei» (Gv 3, 5) (Denzinger 1514).

«Confiteor unum baptisma in remissionem peccatorum»

12 30GIORNI N.7/8 - 2011

Lettura spirituale Lettura spirituale

Decreto sul peccato originale, can. 4

Se qualcuno afferma che i bambini appena usci-ti dal ventre della madre non devono essere bat-tezzati, anche se nati da genitori battezzati, op-pure sostiene che essi vengono sì battezzati perla remissione dei peccati, ma non contraggonoda Adamo alcunché del peccato originale che sianecessario purificare col lavacro della rigenera-zione per conseguire la vita eterna, da cui conse-gue che per essi la forma del battesimo “per la re-missione dei peccati” non va presa per vera, maper falsa, sia scomunicato. Infatti quanto dicel’Apostolo: «A causa di un solo uomo il peccato èentrato nel mondo, e con il peccato la morte, ecosì la morte ha raggiunto tutti gli uomini, per-ché tutti hanno peccato» (Rm 5, 12), non va inte-so in modo diverso dal modo in cui la Chiesacattolica diffusa in tutto il mondo l’ha sempreinteso. È infatti per questa norma di fede che, pertradizione apostolica, anche i bambini, che dasé stessi non hanno ancora potuto commetterealcun peccato, vengono battezzati veramenteper la remissione dei peccati, affinché in essi siapurificato con la rigenerazione quello che han-no contratto con la generazione. Infatti «se unonon nasce da acqua e da Spirito Santo, non puòentrare nel regno di Dio» (Gv 3, 5).

«Confesso un solo battesimo per la remissione dei peccati»

Lettura spirituale Lettura spirituale

Scorcio dell’interno del Battistero di Padova con il fonte battesimale

Acommento del canone 4 del Decretum de peccato originali del Concilio diTrento (Denzinger 1514), dove, seguendo fedelmente il Credo niceno-co-

stantinopolitano (Confesso un solo battesimo per la remissione dei peccati), si af-ferma che anche il battesimo dei bambini, i quali non hanno potuto commet-tere alcun peccato personale, è per la remissione dei peccati, ripubblichiamo,a conforto della fede e come preghiera, i brani del Credo del popolo di Dio diPaolo VI in cui è riproposta questa dottrina di fede.

Ci ha sempre sorpreso osservare come sant’Agostino, quando accenna almomento in cui il diavolo viene sciolto (cfr. Ap 20, 3. 7) – cioè è scatenato, si sca-tena –, indichi quale segno della fedeltà del Signore alla Sua Chiesa, e quindiquale segno di speranza, il fatto che genitori cristiani fanno battezzare i proprifigli (cfr. De civitate Dei XX, 8, 3).

Per questo, sempre a commento del canone 4 del Decretum de peccatooriginali del Concilio di Trento, proponiamo la lettura di alcuni appuntitratti da una lezione di don Giacomo Tantardini su questo brano del De civi-tate Dei di Agostino. Gli appunti della lezione, tenuta nella Libera Univer-

sità San Pio V di Roma il 5 mag-gio 1999, sono stati diffusi tragli studenti in una dispensa daltitolo Invito alla lettura di sant’A-gostino. Appunti dalle lezioni didon Giacomo Tantardini alla Libe-ra Università San Pio V di Romasu “La città di Dio e gli ordina-menti degli Stati”, Anno accade-mico1998-1999 (pro manu-scripto), Associazione San Ga-briele, Roma.

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Lettura spirituale Lettura spirituale

Il peccato originale e la cacciata dal Paradiso terrestre

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Lettura spirituale Lettura spirituale

Paolo VI, Credo del popolo di Dio

Noi crediamo che in Adamo tutti hanno peccato: il che significa che la col-pa originale da lui commessa ha fatto cadere la natura umana, comune atutti gli uomini, in uno stato in cui essa porta le conseguenze di quella col-pa, e che non è più lo stato in cui si trovava all’inizio nei nostri progenitori,costituiti nella santità e nella giustizia, e in cui l’uomo non conosceva né ilmale né la morte. È la natura umana così decaduta, spogliata della graziache la rivestiva, ferita nelle sue proprie forze naturali e sottomessa al domi-nio della morte, che viene trasmessa a tutti gli uomini; ed è in tal senso checiascun uomo nasce nel peccato. Noi dunque professiamo, col Concilio diTrento, che il peccato originale viene trasmesso con la natura umana, «nonper imitazione, ma per propagazione», e che esso pertanto è «proprio a cia-scuno» (cfr. Denzinger1513).

Noi crediamo che Nostro Signor Gesù Cristo mediante il Sacrificio del-la Croce ci ha riscattati dal peccato originale e da tutti i peccati personalicommessi da ciascuno di noi, in maniera tale che – secondo la parola del-l’Apostolo – «là dove aveva abbondato il peccato, ha sovrabbondato lagrazia» (Rm5, 20).

Noi crediamo in un solo Battesimo istituito da Nostro Signor Gesù Cri-sto per la remissione dei peccati. Il Battesimo deve essere amministrato an-che ai bambini che non hanno ancor potuto rendersi colpevoli di alcunpeccato personale, affinché essi, nati privi della grazia soprannaturale, ri-nascano «dall’acqua e dallo Spirito Santo» alla vita divina in Gesù Cristo(cfr. Denzinger 1514).

Peccato originale e battesimo dei bambini

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Lettura spirituale Lettura spirituale

G li ultimi quattro libri del De civitate Dei de-scrivono il fine, il termine delle due città. Il

terzo brano che oggi leggeremo è tratto dal libroventesimo del De civitate Dei: è uno dei brani piùbelli. Nel capitolo ottavo del libro ventesimo1

Agostino commenta alcuni versetti dell’Apoca-lisse. In particolare comincia a commentare quelversetto (Ap 20, 3) in cui si legge che: «“Post haecoportet eum solvi brevi tempore” / “Dopo questecose è necessario che quello [il diavolo] siasciolto per un breve tempo”». Giovanni parladei mille anni in cui il diavolo è legato; del brevetempo in cui il diavolo viene sciolto; dei mille an-ni in cui i santi regneranno sulla terra. Agostinodà di queste immagini del discepolo predilettoquella lettura che la Chiesa ha fatto propria e dasempre ha proposto. È interessante notare che

c’è tutta una tradizione culturale, che parte daGioacchino da Fiore, contraria alla lettura diAgostino. C’è un libro molto interessante di Rat-zinger su questo argomento2. Agostino dice chetra l’ascensione del Signore e il Suo ritorno glo-rioso con la risurrezione dei morti e il giudizio fi-nale, c’è solo il tempo della memoria. In questo«breve tempo»3, tra l’ascensione del Signore e ilSuo ritorno glorioso, non accade nulla di diverso,di altro4. La memoria è infatti l’accadere semprenuovo, quale nuovo inizio, di quello stesso unicoavvenimento definitivo. Quindi sia i mille anni incui il diavolo è legato, sia il breve tempo in cui èsciolto, sia i mille anni in cui i santi regnano ap-partengono tutti a questo tempo della Chiesa pri-ma del giudizio finale, sono espressioni che de-scrivono condizioni di questo tempo della Chie-

«Anche quando il diavolo viene scioltoci saranno genitori così forti

che faranno battezzare i loro piccoli» (De civitate Dei XX, 8, 3)

1 Cfr. De civitate Dei XX, 8, 1-3.2 Cfr. J. Ratzinger, San Bonaventura e la teologia della storia, Nardini Editore, Firenze 1991.3 Agostino, In Evangelium Ioannis CI, 1.6.4 Concilio ecumenico Vaticano II, costituzione dogmatica sulla divina rivelazione Dei Verbum, n. 4: «Oeconomia ergo chri-

stiana, utpote foedus novum et definitivum, numquam praeteribit, et nulla iam nova revelatio publica expectanda est ante glorio-

sam manifestationem Domini nostri Iesu Christi / L’economia cristiana dunque, in quanto è l’Alleanza nuova e definitiva, non

passerà mai, e non è da aspettarsi alcun’altra Rivelazione pubblica prima della manifestazione gloriosa del Signore nostro Ge-

sù Cristo (cfr. 1Tm 6, 14 e Tt 2, 13)».

Appunti della lezione di don Giacomo Tantardinitenuta nella Libera Università San Pio V di Roma il 5 maggio 1999

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Lettura spirituale Lettura spirituale

sa. Sant’Agostino supera in maniera definitiva ilmillenarismo. I mille anni in cui i santi regneran-no sulla terra non saranno un tempo diverso, al-tro dal tempo della Chiesa. Infatti, dice Agostinoin una delle sue osservazioni più belle, già ora re-gnano, già ora c’è questo regno5. Questo è il con-testo in cui vanno collocate le parole di Agostino.E l’interpretazione di Agostino risulta ancora piùrealistica se accettiamo i suggerimenti che il pro-

fessor Eugenio Corsini dà per leggere l’Apocalis-se6, la quale, secondo lui, si riferisce innanzituttoalla morte e alla risurrezione del Signore, a queitre giorni in cui si è compiuta una volta per sem-pre «la rivelazione di Gesù Cristo» (Ap 1, 1). Iltempo della Chiesa vive della memoria di quel-l’avvenimento e dell’attesa del suo definitivo ma-nifestarsi. Quindi l’Apocalisse è più un libro dimemoria che non di prospettive future. ¬

5 Cfr. De civitate Dei XX, 9, 1, vedi pp. 23ss.6 Cfr. I. de la Potterie, L’Apocalisse è già accaduta, in Storia e mistero. Esegesi cristiana e teologia giovannea, Sei-30Giorni,

Roma 1997, pp. 115-119.

La bestia che vuole divorare il bambino partorito dalla donna vestita di sole

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Lettura spirituale Lettura spirituale

Che cosa vuol dire, si domanda dunque Agosti-no, che il diavolo sarà sciolto per un breve tempo?Quando verrà sciolto potrà sedurre la Chiesa?

«Absit; / Non sia mai; / numquam enim ab illoEcclesia seducetur / mai infatti da quello [il dia-volo] sarà sedotta la Chiesa, / praedestinata etelecta ante mundi constitutionem, / che è statapredestinata ed eletta prima della creazionedel mondo, / de qua dictum est: “Novit Dominus quisunt eius”. / della quale è stato detto: “Il Signo-re conosce chi sono i suoi”».

Nella Quaresima del 1995 ho suggerito distampare un piccolo cartoncino con la Preghiera a

san Giuseppe, il Memorare, l’Angelo di Dio e conuna delle frasi più belle che Giussani aveva dettonel gennaio-febbraio di quello stesso anno: «Noisiamo in un tale degrado universale che non esistepiù niente di ricettivo del cristianesimo, se non labruta realtà creaturale. Perciò è il momento degliinizi del cristianesimo, è il momento in cui il cri-stianesimo sorge, è il momento della resurrezionedel cristianesimo. E la resurrezione del cristianesi-mo ha un grande unico strumento. Che cosa? Ilmiracolo. È il tempo del miracolo. Bisogna dire al-la gente di invocare i santi perché sono stati fattiper questo». Perché sebbene anche altri facciano

La donna vestita di sole e il bambino, particolare

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Lettura spirituale Lettura spirituale

miracoli7, i santi sono stati fatti per questo. Mihanno raccontato che lunedì scorso, durante latrasmissione televisiva Porta a porta, che aveva co-me argomento la beatificazione di Padre Pio, difronte ad alcuni interventi che sostenevano che isanti sono canonizzati per la loro cultura, An-dreotti, presente alla trasmissione, ha detto conironia che se le cose stessero veramente così allorasarebbe santo solo Tommaso d’Aquino. I santi so-no stati fatti tali per i miracoli.

Nello stesso piccolo cartoncino per la Quaresi-ma del 1995 ho fatto scrivere tre frasi. La prima ètratta dal Salmo 5: «Fai perire i bugiardi. Il Signo-re detesta sanguinari e ingannatori». La seconda ètratta dall’Apocalisse (Ap 13, 11.16-17): «Vidi poisalire dalla terra un’altra bestia. [...] Faceva sì chetutti, piccoli e grandi, ricchi e poveri, liberi eschiavi ricevessero un marchio sulla mano destrae sulla fronte; e che nessuno potesse comprare ovendere [potesse fare carriera] senza avere talemarchio, cioè il nome della bestia e il numero delsuo nome». La terza frase è tratta dalla secondaLettera di Paolo a Timoteo (2Tm 2, 19): «Tuttaviail fondamento gettato da Dio sta saldo e portaquesto sigillo: Il Signore conosce i suoi, e ancora:Si allontani dall’iniquità chiunque invoca il nomedel Signore». Questa terza frase è quella che Ago-stino dice valere soprattutto nel tempo in cui ildiavolo viene sciolto.

Continuiamo la lettura di Agostino: «Et tamenhic erit etiam illo tempore, quo solvendus est diabolus,/ Eppure la Chiesa esisterà quaggiù anche neltempo in cui il diavolo dovrà essere sciolto, / si-cut, ex quo est instituta, hic fuit et erit omni tempore,in suis utique qui succedunt nascendo morientibus /così come, dalla sua fondazione, quaggiù èesistita ed esisterà in ogni tempo nei suoi, chesempre si avvicendano col nascere a coloroche muoiono»: la Chiesa vive nei suoi. Non c’è laChiesa in astratto. C’è la Chiesa che vive nei suoi,che vive in maniera perfetta in Colei che è stataSua madre. Quando in tutte le messe si dice «nonguardare ai nostri peccati, ma alla fede della tuaChiesa» penso innanzitutto alla Madonna. Per-ché di fatto la fede della Sua Chiesa in maniera ec-cellente, umile e eccellente, in una pienezza di gra-zia che è insuperabile, l’ha vissuta quella ragazza.Se non ci fosse stato nessuno che avesse vissutocosì, non sarebbe così reale questa preghiera.

Poi Agostino commenta un altro brano dell’A-pocalisse (20, 9 ss), in cui Giovanni dice che tuttele nazioni «cinxerunt castra sanctorum et dilectamcivitatem, / hanno cinto d’assedio l’accampa-mento dei santi e la città che Dio ama, / et de-scendit ignis de caelo a Deo et comedit eos [...] / maun fuoco scese dal cielo da Dio e divorò coloroche [...]» stavano per conquistare la città dilet-ta... Agostino, come accennavo prima, com-

7 L. Giussani, Cristo è tutto in tutti, Appunti dalle meditazioni di Luigi Giussani per gli Esercizi della Fraternità di Comu-

nione e liberazione, Rimini 1999, supplemento a Litterae Communionis-Tracce, n. 7, luglio-agosto 1999, p. 54: «Vi ricordate –

come lo descrive il secondo libro della Scuola di comunità –, quando Gesù, andando per i campi con i suoi apostoli, vide vicino

a un paese che si chiamava Nain una donna che piangeva e singhiozzava dietro la bara del figlio morto? E Lui andò là; non le

disse: “Ti risuscito il figlio”. Ma: “Donna, non piangere”, con una tenerezza, affermando una tenerezza e un amore all’essere

umano inconfondibili! E infatti, dopo, le diede anche il figlio vivo. Ma non è questo, perché di miracoli possono farne anche al-

tri, ma questo, questa carità, questo amore all’uomo proprio di Cristo non ha nessun paragone in niente!».

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mentando questo passo afferma che la vittoria de-finitiva «iam ad iudicium novissimum pertinet / ri-guarda il giudizio finale».

Rispetto al breve tempo in cui il diavolo vienesciolto, Agostino dice: « [...] ne quis existimet eo ipsoparvo tempore, quo solvetur diabolus, in hac terra Ec-clesiam non futuram, illo hic eam vel non inveniente,cum fuerit solutus, vel absumente, cum fuerit modisomnibus persecutus / [...] nessuno pensi che in

quel breve tempo in cui il diavolo sarà scioltola Chiesa non esisterà sulla terra, o perché ildiavolo non ve la troverà quando verrà scioltoo perché l’annienterà dopo averla perseguita-ta in tutti i modi».

Ma se il diavolo viene sciolto vuol dire che èlegato. Che significa il fatto che è legato?: «[...]sed alligatio diaboli est non permitti exserere totamtemptationem quam potest / [...] il fatto che ildiavolo è legato vuol dire che non gli è per-messo di esercitare tutta la sua possibile for-za di tentazione / vel vi vel dolo ad seducendoshomines / attraverso la forza o attraverso l’in-ganno per sedurre gli uomini», per distoglieregli uomini dalla fede. Questa è l’espressionemassima della tentazione. Sono tentazioni tuttele tentazioni del diavolo così come sono vizi ca-pitali tutti i sette vizi capitali8. Ma la tentazionecui tendono tutte le tentazioni è quando il diavo-lo vuole distruggere la fede. Come diceva sem-pre padre Leopoldo Mandic quando confessava:«Basta che si salvi la fede»9. Questo è il criterioper i preti quando confessano; ed è il fine ultimoper cui ci si confessa. Così è conforto grandissi-mo confessarsi di qualunque peccato perché sisalvi la fede. La fede è la radice di tutto. Così si ri-torna innocenti, piccoli, puri di cuore.

«Con la forza e con l’inganno» il diavolo si mo-bilita per distruggere la fede. «Con la forza e conl’inganno».

«Vi / con la forza». Per esempio la minaccia. Difronte alle morti improvvise che hanno segnatoquesti anni, a volte ho accennato che, da un certo

8 Cfr. Chi prega si salva, 30Giorni, Roma 2009, p. 15: «I sette vizi capitali: 1. superbia; 2. avarizia; 3. lussuria; 4. ira; 5. gola;

6. invidia; 7. accidia».9 Cfr. S. Falasca, È il Signore che opera, in 30Giorni, n. 1, gennaio 1999, pp. 70-74.

Lettura spirituale Lettura spirituale

La bestia che saledal mare

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punto di vista, perché siano usate come minacciacontro chi crede, non è importante che siano mor-ti improvvise avvenute per omicidio o morti im-provvise avvenute per caso (per caso non sonomai ultimamente nel disegno della provvidenzadel Signore). Infatti possono essere usate comeminaccia nei confronti di chi crede anche se nonsono reali omicidi. Di fronte a certe morti improv-vise uno può dire a un altro: «Guarda che se nonfai così, fai la fine di quella persona». Quindi lemorti improvvise sono usate come minaccia, an-che se quelle morti non fossero reali omicidi, an-che se fossero morti, diciamo così, naturali.

«Dolo / con l’inganno». La maggior parte dellepersone è sedotta attraverso l’inganno. Con ter-mini moderni potremmo parlare di omologazioneanche attraverso gli strumenti di comunicazionedi massa. Inganno mediatico. Per ingannare le per-

sone il diavolo fa leva sul peccato di superbia. In-fatti ai piccoli e ai semplici, cioè agli umili («Quisunt parvuli? Humiles»10) il Signore dona la sa-pienza. «La tua parola nel rivelarsi illumina, donasapienza ai semplici» (Sal 118, 130).

Per questo quando Agostino parla di questapersecuzione accenna che è importante la sapienza.Cioè è importante l’intelligenza che coglie il mo-mento. Lo dice più avanti: «Omnes insidias eius at-que impetus et caverent sapientissime et patientissimesustinerent / per sottrarsi con somma sapienza al-le insidie e agli as salti [del diavolo] e per soste-nerli con somma pazienza». Agostino insiste suquesta intelligenza; anche se è evidente che è unparticolare dono di grazia il fatto che nella persecu-zione si rimane fedeli. Soprattutto quando la perse-cuzione diventa cruenta, come nell’aprile di setteanni fa, l’aprile 1992, Giussani aveva previsto11.

Continua Agostino: «in partem suam cogendoviolenter fraudolenterve fallendo / costringendolidalla sua parte con la violenza o ingannan-doli con la menzogna». Il diavolo tenta gli uo-mini non innanzitutto perché pecchino (anchese non li può costringere dalla sua parte con laviolenza e con l’inganno se non attraverso il ¬

Lettura spirituale Lettura spirituale

10 Agostino, Sermones 67, 5, 8.11 L. Giussani, Un avvenimento di vita, cioè una storia

(introduzione del cardinale Joseph Ratzinger), Edit-Il Sa-

bato, Roma 1993, p. 104: «È così. L’ira del mondo oggi non

si alza dinanzi alla parola Chiesa, sta quieta anche dinanzi

all’idea che uno si definisca cattolico, o dinanzi alla figura

del Papa dipinto come autorità morale. Anzi c’è un osse-

quio formale, addirittura sincero. L’odio si scatena – a mala

pena contenuto, ma presto tracimerà – dinanzi a cattolici

che si pongono per tali, cattolici che si muovono nella sem-

plicità della Tradizione».

L’angelo che abbatte la bestia con la macina da mulino

peccato12) ma perché vadano dalla sua parte. Èquesto lo scopo: perché vadano dalla sua parte.Se non si coglie questo, non si coglie una di-mensione essenziale della storia della Chiesa.Non si può descrivere la storia della Chiesa solocome storia di grazia e di peccati. Ricordo cheuna volta ero in macchina con Giussani a Roma.Prima di giungere a piazza Venezia, Giussanimi disse: «Vedi, i fattori della storia della Chiesasono tre: la grazia, il peccato e l’anticristo. Senon si tiene presente l’anticristo, il rapporto tragrazia e peccati può essere concepito moralisti-camente». L’anticristo, attraverso il peccato,vuole portarti dalla sua parte. «In partem suamcogendo violenter fraudolenterve fallendo / co-stringendoli dalla sua parte con la violenza o in-gannandoli con la menzogna».

Si domanda Agostino: perché il diavolo vienesciolto?

Apro una breve parentesi. Qualcuno mi haaccennato a un sogno di san Giovanni Bosco.Don Bosco sogna di una scommessa, se non sba-glio, tra Dio e il diavolo, in cui il diavolo dice aDio di essere capace di distruggere la fede in unsecolo. E il Signore gli avrebbe detto: bene, ti doun secolo, puoi fare quello che vuoi. Vedremoalla fine se sarai riuscito a distruggere completa-mente la fede dentro la mia Chiesa. A tutte leprofezie private, come possono essere i sogni di

don Bosco, si è liberi di credere o di non crede-re. Anzi, propriamente, ad esse non si crede, adesse si può solo dare credito o no. Perché nonsono oggetto della fede. Le profezie private pos-sono essere però ipotesi intelligenti per leggerela realtà. Le profezie private, comprese le appa-rizioni della Madonna, possono essere suggeri-menti all’intelligenza illuminata dalla fede perguardare la realtà. Pensate alla profezia di PaoloVI nel settembre 197713 e al giudizio ancora più

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12 «Non enim nisi peccatis homines separantur a Deo / Infatti soltanto con i peccati gli uomini si separano da Dio» (De ci-

vitate Dei X, 22); «Non deserit, si non deseratur / Non abbandona se non è abbandonato» (Agostino, De natura et gratia 26,

29); Concilio di Trento, Decretum de iustificatione, cap. 11: De observatione mandatorum, deque illius necessitate et possibi-

litate, Denzinger 1536-1539, in particolare 1537; Concilio Vaticano I, costituzione dogmatica sulla fede cattolica Dei Fi-

lius, Denzinger 3014.13 Cfr. L. Giussani, Un avvenimento di vita, cioè una storia (introduzione del cardinale Joseph Ratzinger), Edit-Il Sabato,

Lettura spirituale Lettura spirituale

drammaticamente realistico di Giussani del di-cembre 1998 sul piccolo resto14. Una profezia pri-vata, a cui non si crede propriamente parlando,ma a cui si dà semplicemente credito, perché la fe-de nasce solo per attrattiva di grazia15, può essereperò uno spunto utilissimo per guardare con at-tenzione e con accettazione la realtà così com’è.

Allora perché il diavolo viene sciolto?«Si autem numquam solveretur, minus appareret

eius maligna potentia, / Se non fosse mai sciolto,meno apparirebbe la sua potenza cattiva, / mi-nus sanctae civitatis fidelissima patientia probaretur,/ meno sarebbe messa alla prova la fedelissimapazienza della città santa, / minus denique per-spiceretur, quam magno eius malo tam bene fueritusus Omnipotens [...] / ma soprattutto si vedreb-be meno chiaramente come Colui che è onni-potente può usare un male così grande per

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Lettura spirituale Lettura spirituale

Roma 1993, pp. 72-73: «Negli ultimi anni lei desidera che siano ripetute e conosciute da tutti le parole che Paolo VI disse all’ami-

co Jean Guitton, l’8 settembre del 1977, dove si parla di “un pensiero non-cattolico” e della resistenza di un “piccolo gregge”. Per-

ché? Luigi Giussani: Perché è così che sta accadendo. La prego di rileggermi quelle parole. Eccole: “C’è un grande turbamento

in questo momento nel mondo della Chiesa, e ciò che è in questione è la fede. Capita ora che mi ripeta la frase oscura di Gesù nel

Vangelo di san Luca: ‘Quando il Figlio dell’Uomo ritornerà, troverà ancora la fede sulla terra?’. Capita che escano dei libri in cui

la fede è in ritirata su punti importanti, che gli episcopati tacciano, che non si trovino strani questi libri. Questo, secondo me, è

strano. Rileggo talvolta il Vangelo della fine dei tempi e constato che in questo momento emergono alcuni segni di questa fine.

Siamo prossimi alla fine? Questo non lo sapremo mai. Occorre tenersi sempre pronti, ma tutto può durare ancora molto a lungo.

Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pen-

siero di tipo non-cattolico, e può avvenire che questo pensiero non-cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più for-

te. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia”».14 L. Giussani, Cristo è parte presente del reale, in 30Giorni, n. 12, dicembre 1998, p. 49: «Oggi il fatto che Cristo esista – chi

sia, dove sia, quale strada per andare a Lui – non è vissuto che da pochissimi, quasi un resto d’Israele, e anche questi spesso in-

filtrati o bloccati dall’influsso della mentalità comune».15 Tommaso d’Aquino, Summa theologiae II-II q. 4 a. 4 ad 3: «Gratia facit fidem non solum quando fides de novo incipit esse in

homine, sed etiam quamdiu fides durat / La grazia crea la fede non soltanto quando la fede nasce in una persona, ma per tutto il

tempo che la fede dura».

La bestia che sale dal mare,particolare

un bene ancora più grande [...] / In eorum sane,qui tunc futuri sunt, sanctorum atque fidelium com-paratione quid sumus? / Rispetto a quei santi efedeli che vivranno allora [quando il diavolosarà sciolto], che cosa siamo noi?».

Questa domanda per Agostino nasceva spon-tanea, perché Agostino viveva in un tempo in cuimigliaia e migliaia di persone diventavano cristia-ne. Tant’è vero che per Agostino miracolo eviden-te per credere in Cristo è la multitudo, la moltitu-dine di persone che diventano cristiane. Agostinoera circondato dal miracolo di migliaia e migliaiadi persone che diventavano cristiane. Una multi-tudo di ignoranti e peccatori che incontravano ilcristianesimo16. Non aveva paragone l’evidenzadei miracoli che confortano la fede17 al tempo diAgostino con oggi, in cui, come accennava a30Giorni un vescovo del Laos, la Chiesa è comeun piccolo bambino salvato dalle acque18. Agosti-no poteva dire: «Il miracolo più evidente è che ivostri templi e i vostri teatri sono vuoti, mentre lechiese sono piene di popolo». Oggi è letteralmen-te il contrario. Per questo mi sembra possibile leg-

16 Cfr. J. Ratzinger, Popolo e casa di Dio in sant’Agostino,

Jaca Book, Milano 1971, in particolare pp. 33-38: «Dio ha

fatto questo [procurare alla sapienza un’ulteriore incarna-

zione che le faccia strada anche fino all’occhio dello stolto]

dapprima attraverso i miracoli poi attraverso la multitudo.

Per Agostino la moltitudine dei popoli che appartengono al-

la Chiesa costituisce un evidente segno divino che veramen-

te solo Dio stesso poteva dare» (p. 35).17 Cfr. Concilio ecumenico Vaticano I, costituzione dog-

matica sulla fede cattolica Dei Filius, Denzinger 3009.18 Cfr. S. M. Paci, Ci basta un’Ave Maria, intervista con

monsignor Jean Khamsé Vithavong, vicario apostolico di

Vientiane nel Laos, in 30Giorni, n. 3, marzo 1999, pp. 16-19.

Preghiera a san Michele Arcangelo

San Michele Arcangelo,

difendici nella lotta: sii il nostro aiuto

contro la malvagità e le insidie del demonio.

Supplichevoli preghiamo che Dio

lo domini e tu, Principe della Milizia celeste,

con il potere che ti viene da Dio,

incatena nell’inferno satana

e gli altri spiriti maligni

che si aggirano per il mondo

per perdere le anime. Amen.

Il quinto angelo versa la coppa dell’ira di Dio sul trono della bestia

Lettura spirituale Lettura spirituale

gere questo tempo o momenti di questo tempo,come tempo o momenti in cui il diavolo è sciolto.Dico questo da un punto di vista realistico, diconstatazione19. Anche la preghiera di papa Leo-ne XIII a san Michele Arcangelo, che, prima dellariforma liturgica, si recitava al termine della santamessa, suggeriva questa ipotesi, domandando:«... e tu, Principe della Milizia celeste, con il pote-re che ti viene da Dio, incatena nell’inferno satanae gli altri spiriti maligni...»20.

«[...] Usque in illum finem sine dubio converten-tur; [...] / [...] Fino alla fine [anche quando ildiavolo viene sciolto] ci saranno coloro che siconvertiranno; [...] / qui oderint christianos, inquorum quotidie, velut in abysso, caecis et profundiscordibus includatur / [e ci saranno anche] coloroche odiano i cristiani; nella profondità deiloro cuori ciechi il diavolo ogni giorno vienerinchiuso come nell’abisso»: credo che difficil-mente Agostino abbia dato su qualcuno un giu-dizio così tragico come questo su chi odia i cri-stiani come tali cioè «coloro che si muovono nel-la semplicità della Tradizione»21.

«Immo vero id potius est credendum, / Si devepiuttosto credere che / nec qui cadant de Eccle-sia nec qui accedant Ecclesiae illo tempore defutu-ros, / anche in quel tempo non mancherannoné quelli che si allontanano dalla Chiesa néquelli che la incontrano, / sed profecto tam for-tes erunt et parentes pro baptizandis parvulis suis /ma che anzi certamente ci saranno sia geni-tori così forti che faranno battezzare i loropiccoli [è bellissimo questo accenno, propriocome sguardo sulle cose accadute in questi an-ni], / et hi, qui tunc primitus credituri sunt, ut illumfortem vincant etiam non ligatum, / sia alcuni,che in quel tempo avranno appena compiutoi primi passi nella fede, che saranno così fortida vincere la forza del diavolo anche se nonlegato, / id est omnibus, qualibus antea numquam,vel artibus insidiantem vel urgentem viribus, et vi- ¬

19 Cfr. J. Ratzinger, L’angoscia di un’assenza. Tre medita-

zioni sul Sabato santo, supplemento a 30Giorni, n. 3, marzo

1994.20 Papa Leone XIII compose la preghiera a san Michele Ar-

cangelo, sembra, nel 1886, e la fece poi inviare a tutti i vescovi,

perché la facessero recitare in ginocchio al termine di ogni san-

ta messa, dopo che era rimasto profondamente turbato da una

visione avuta al termine della celebrazione di una santa messa a

cui assisteva (cfr. Ephemerides liturgicae 69 [1955], p. 59 nota

9). La preghiera fu anche inclusa all’interno di uno speciale

esorcismo fatto inserire da Leone XIII nel Rituale Romano

(compariva al titolo XII, nell’edizione del 1954).21 Cfr. sopra nota 11. Cristo sul cavallo bianco seguito dagli eserciti celesti

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Lettura spirituale Lettura spirituale

gilanter intellegant et toleranter ferant; ac sic illietiam non ligato eripiantur / cioè pronti a com-prendere con attenzione e capaci di resisterecon pazienza al diavolo che, come mai pri-ma, insidia con tutte le arti e assale con tuttele forze, così da essere liberati da lui sebbenenon legato»: non sono loro che vincono, ma so-no loro che dalla grazia di Dio sono strappati siadalla forza che minaccia sia dall’inganno.

Infine, nel capitolo nono del libro ventesimo22,Agostino com menta i mille anni in cui gli eletti re-gnano sulla terra: «Interea dum mille annis ligatusest diabolus, sancti regnant cum Christo etiam ipsimille annis, eisdem sine dubio et eodem modo intelle-gendis, id est, isto iam tempore prioris eius adventus. /Dunque, mentre il diavolo è legato per milleanni, i santi regnano con Cristo anch’essi permille anni, che devono essere intesi senza dub-bio nel medesimo tempo e nel medesimo mo-do, cioè già in questo tempo del Suo primo av-vento. / Excepto quippe illo regno, de quo in fine dic-

turus est: “Venite, benedicti Patris mei, possidete pa-ratum vobis regnum”, / Poiché, oltre a quel re-gno del quale alla fine si dirà: “Venite, bene-detti del Padre mio, ricevete il regno prepara-to per voi”, / nisi alio aliquo modo, longe quidemimpari, iam nunc regnarent cum illo sancti eius, / seanche ora in questo tempo, sia pure in un altromodo molto diverso [dal Paradiso], non re-gnassero con lui i suoi santi, / quibus ait: “Ecceego vobiscum sum usque in consummationem saecu-li”; / ai quali il Signore dice: “Ecco io sono convoi fino alla fine del tempo”, / profecto non etiamnunc diceretur Ecclesia regnum eius regnumve caelo-rum / certo non si direbbe che la Chiesa giàadesso è il Suo regno, il regno dei cieli»: i suoifedeli regnano per la Sua presenza. Perché, essen-do già ora presente il Signore, il regnare è come ilriverbero nel cuore e nei gesti, cioè nelle operebuone, della Sua presenza e del Suo agire.

«[...] Ergo et nunc Ecclesia regnum Christi est re-gnumque caelorum. / [...] Infatti già adesso la

26 30GIORNI N.7/8 - 2011

Lettura spirituale Lettura spirituale

22 Cfr. De civitate Dei XX, 9, 1.

L’Agnello in trono tra i quattro esseri viventi e i ventiquattro vegliardi

Chiesa è il regno di Cristo e il regno dei cieli. /Regnant itaque cum illo etiam nunc sancti eius, /Anche adesso dunque i suoi santi regnano conLui, / aliter quidem quam tunc regnabunt; / in ma-niera diversa da come regneranno allora [inParadiso]; / nec tamen cum illo regnant zizania,quamvis in Ecclesia cum tritico crescant / ma tutta-via con Lui non regna la zizzania, sebbene nel-la Chiesa cresca con il frumento». La differen-za nella Chiesa è proprio il regnare. La differenzaè l’esperienza dello stupore che la Sua presenzagenera. Cioè la differenza è l’essere o meno in gra-zia di Dio23. Anche la zizzania è nella Chiesa, an-che la zizzania appartiene alla Chiesa, anche lazizzania può partecipare ai sacramenti della Chie-sa, può essere tra i capi della Chiesa24, ma non re-gna. Perché il regnare è semplicemente il riverbe-ro nel cuore e nelle opere buone dello stupore del-la Sua grazia: «[...] Postremo regnant cum illo, qui eomodo sunt in regno eius ut sint etiam ipsi regnum eius/ [...] Insomma, regnano con Lui quelli chesono in tale modo nel suo regno da essere essistessi il suo regno».

2730GIORNI N.7/8 - 2011

Lettura spirituale Lettura spirituale

23 Cfr. Concilio ecumenico Vaticano II, costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium, n. 14: «Non salvatur tamen, licet

Ecclesiae incorporetur, qui in caritate non perseverans, in Ecclesiae sinu “corpore” quidem, sed non “corde” remanet. Memores autem

sint omnes Ecclesiae filii condicionem suam eximiam non propriis meritis, sed peculiari gratiae Christi esse adscribendam; cui si cogita-

tione, verbo et opere non respondent, nedum salventur, severius iudicabuntur / Non si salva, però, anche se incorporato alla Chiesa,

colui che, non perseverando nella carità, rimane sì in seno alla Chiesa col “corpo”, ma non col “cuore”. Si ricordino bene tutti i figli

della Chiesa che la loro eccelsa condizione non va ascritta ai loro meriti, ma ad una speciale grazia di Cristo; per cui, se non vi corri-

spondono col pensiero, con le parole e con le opere, non solo non si salveranno, ma anzi saranno più severamente giudicati (Lc 12,

48: “A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto”. Cfr. Mt5, 19-20; 7, 21-22; 25, 41-46; Gc2, 14)» .24 Cfr. L. Giussani L’uomo e il suo destino. In cammino, Marietti, Genova 1999, pp. 27-28: «Qui vorrei fare un’osservazio-

ne. Quello che abbiamo detto prima sul potere vale come aspetto vertiginoso per l’autorità come potrebbe essere vissuta nella

Chiesa. Se essa non è paterna, e quindi materna, può diventare sorgente di equivoco supremo, strumento subdolo e distruttivo

in mano alla menzogna, a Satana, padre della menzogna (cfr. Gv 8, 44). Mentre sempre, in modo sconvolgente, l’autorità della

Chiesa è ultimamente da obbedire, paradossalmente».

L’Agnello sul monte Sion e i centoquarantaquattromila eletti

AGOSTINIANE RECOLLETTE DEL MONASTERO

SAINT EZEKIEL MORENO

Bacolod City, Filippine

Who prays is saved per i bimbi delle baraccopoli

Bacolod City, 25 luglio 2011

Gentile signor Andreotti,saluti in Cristo!Siamo davvero felici e riconoscenti a lei eai suoi solerti collaboratori per il grandeservizio che rendete alla nostra Chiesa.Se non erro, da ormai cinque anni bene-ficiamo della vostra benevola carità.Ogni singolo numero della rivista ci pia-ce moltissimo e siamo grate per il vo-stro impegno a far risaltare nel migliormodo possibile quanto la nostra Chie-sa fa per il bene di tutti. La vostra rivi-sta, con i suoi bellissimi articoli, è unfaro che risplende luminoso, senzamai sconfortare, ma facendo sempresperare che sia ancora possibile tro-vare del buono in questi tempi di buioe disorientamento.

Il motivo per cui le scriviamo non è solo per espri-mere la nostra gratitudine, ma anche per bussareumilmente alla porta dei vostri cuori, vale a dire perricevere, se possibile, alcune copie gratuite dello stu-pendo libretto di preghiere Who prays is saved.Ogni anno, per l’intero mese di maggio, facciamodelle semplici lezioni di catechismo ai bambini poveriche vivono nelle baraccopoli vicinissime al nostromonastero. Nostro intento è dare loro per lo meno lenozioni fondamentali della nostra fede o anche soloinsegnare come fare correttamente il segno dellacroce, in particolare ai più piccoli. Pensavamo chesarebbe stato di grande aiuto far imparare a memo-ria in inglese anche le preghiere principali. Non ab-biamo però le risorse economiche per portare avantii nostri progetti. Poter avere cento copie di quei li-bretti sarebbe di enorme aiuto per noi e per chi inse-gna a quei bambini.

Signor direttore, sappiamo che tutto ciò sarà pos-sibile solo grazie alla vostra gentile premura e munifi-ca generosità. Noi possiamo solo offrire le nostre in-cessanti preghiere davanti al Santissimo e la nostrainfinita riconoscenza.

Con cuori grati, la ringraziamo,

suor Maria E. Catalonia, oar,per la priora suor Lourdes Eizaguirre, oar

CLARISSE DELLʼADORAZIONE PERPETUA

Cochin, Kerala, India

Grazie per The chants of Tradition

Cochin, 27 luglio 2011

Cari signor Andreotti e amicidi 30Giorni,quanto vi siamo grate per il cd e illibretto The chants of Tradition!La vostra magnanima genero-sità è stupenda! Che bella rivistaricca di colori e di immagini, eche carta di ottima qualità! Eogni tanto anche accompagnatada libretti, e il tutto in omaggioda un cuore grande così!

Come possiamo ringraziarviper tutto quello che avete fatto

28 30GIORNI N.7/8 - 2011

Lettere dai monasteri Lettere dai monasteri

Vocazione di Matteo

segue da p. 11

per noi? Lanceremo frecced’amore al SacratissimoCuore di Gesù perché conti-nui a far piovere le sue graziesu di voi e sulla redazione eperché l’opera di bene cheavete cominciato proseguacon successo per arrivare atoccare le anime e spronarle fi-no alla conquista della coronadella santità.

Nostro Signore nella sua ma-gnificenza vi ricompensi in ab-bondanza in questo tempo e perl’eternità!

suor Mary Denise Nazareth e la comunità delle clarisse dell’Adorazione perpetua

CLARISSE DEL MONASTERO DI ANDOVER

Andover, Massachusetts, Usa

Grazie dagli Usa per The chants of Tradition

Andover, 1° agosto 2011

Gentile signor Andreotti,le parole non riescono a esprimere la nostra gratitu-dine nei suoi confronti per l’invio gratuito di 30Gior-ni, la sua rivista di straordinaria bellezza, e, questomese, per The chants of Tradition accompagnatodal cd. Il nostro Dio d’amore benedica copiosamentela sua bontà e generosità! Quanto ci arric-chisce, lei!

Chiediamo alla nostra cara madre santaChiara di unire la sua potente preghiera al-le nostre per i bisogni e le intenzioni sue e ditutti i suoi cari. Ci benedica anche lei con lesue buone preghiere.

Con cuori riconoscenti nella preghieraper tutta la bontà da lei dimostrataci,

le sue clarisse di Andover

CLARISSE DEL MONASTERO DI BELLO

Bello, Antioquia, Colombia

Trentasette monache che giorno e notte preganodavanti a Gesù Sacramentato

Bello, 2 agosto 2011

Illustre signor Andreotti,riceva il nostro cordiale saluto france-scano di pace e bene, in Dio nostroPadre e in suo Figlio Gesù Cristo checon la promessa compiuta delloSpirito Santo riempie le nostre vite

di pace e di gioia, di fiducia e di speranza.Un sacerdote vicino alla comunità ci ha prestato

alcuni numeri della rivista 30Giorni; riconosciamoche è un prezioso strumento spirituale che ci aggior-na in materia ecclesiale e su altri temi interessanti,poiché ci avvicina al mistero di Cristo, visibile neinostri fratelli più bisognosi.

Con questa lettera, desideriamo chiederle di in-viarci più spesso e gratuitamente le copie di questarivista meravigliosa e, se possibile, una copia diQuien reza se salva. È un’ottima opportunità percrescere nella vita dello spirito. La ricompenseremocon la nostra preghiera assidua davanti a Gesù Sa-cramentato, così in tutti i suoi progetti avrà semprela luce di queste trentasette suore che giorno e nottepregano per lei e per i suoi più stretti collaboratori.

Le siamo grate se vorrà accogliere favorevolmentequesta supplica che le presentiamo per intercessio-

Vocazione di Pietro e Andrea

¬

Lettere dai monasteri Lettere dai monasteri

ne dei nostri serafici genitori, san Francesco e santaChiara, i poverelli di Assisi, che dall’alto dispenseran-no abbondanti grazie e benedizioni sulla sua vita.

Dio la benedica e accresca lo spirito fraterno e soli-dale con tante persone che usufruiscono di questo ma-teriale spirituale.

In Gesù e Maria,

la badessa suor Margarita María del Sagrado Corazón, osc,e comunità

CLARISSE DELLʼADORAZIONE PERPETUA

Eluru, Andhra Pradesh, India

30Days ci tiene informate per rinvigorire la nostra preghiera

Eluru, 4 agosto 2011

Gentile senatore Andreotti,le mie consorelle si uniscono a me nel ringraziarla ditutto cuore per il prezioso dono della vostra rivista30Days che ci inviate regolarmente da alcuni anni e

che ci tiene informate su quanto accade nel mondoesterno per rendere viva la nostra preghiera e allarga-re i nostri cuori alle sofferenze dei nostri fratelli e dellenostre sorelle. Grazie anche per il cd e il libretto con isemplici canti gregoriani che siamo enormemente fe-lici di avere. Stia certo delle nostre preghiere per lei eper il suo lavoro, e per tutti i suoi collaboratori.

La vostra sorella in Nostro Signore eucaristico,

suor Maria Teresita

DOMENICANE DEL MONASTERO OUR LADY OF GRACE

North Guilford, Connecticut, Usa

La salute e la pace di Cristo dagli Usa

North Guilford, 21 agosto 2011

Gentile senatore Andreotti,la salute e la pace di Cristo!Grazie per il suo dono di 30Days che considero un’otti-ma rivista per la sua visione della Chiesa e del mondo.

Ora, una richiesta.

30 30GIORNI N.7/8 - 2011

Le nozze di Cana

Lettere dai monasteri Lettere dai monasteri

Le sarebbe possibile inviareuna copia della meditazione didon Giacomo Tantardini «TheSon cannot do anything on hisown»?

Grazie e che Dio la benedica!

suor Susan Early, op

DOMENICANE DEL MONASTERO DI SANTA

CATERINA

Santorini, Grecia

Chi prega si salvaè un gioiello per il nostro tempo

Santorini, 26 agosto 2011

Vi sarei grata se poteste inviarmi venti copie in spa-gnolo e una copia in italiano, portoghese, francese,inglese e tedesco del libretto Chi prega si salva: è ungioiello per il nostro tempo. Il Signore vi benedice giàper questo lavoro. Molte grazie.

Il Signore continui a rendere fruttuoso il vostro lavoro.

suor María de la Iglesia, op

CARMELITANE DEL CARMELO ASHRAM

Vijayawada, Andhra Pradesh, India

30Days ci tiene in comunione con la Chiesa intera

Vijayawada, 27 agosto 2011

Gentile signor Andreotti,affettuosi saluti nella preghiera nel preziosissimo no-me di nostro Signore Gesù Cristo!Con profonda gratitudine desidero ringraziarla per lastraordinaria rivista 30Days che con tanta generositàe costanza da anni lei ci invia. Il buon Dio la benedica ela ricompensi in modo sempre più copioso.

Ci piace molto questa bella rivista ricca di informa-zioni importanti e degne di nota, di grande interesse,stimolo e utilità per noi, suore di clausura, che non ri-

ceviamo molte buone notizie dalmondo esterno. 30Days ci tiene incomunione con la Chiesa intera e ilmondo di oggi. Troviamo così spun-to e motivazione per offrire le nostrevite a Dio con maggiore entusia-smo, come sacrificio dal dolce pro-fumo, per i bisogni più impellentidella Chiesa e del mondo, secondoil nostro carisma.

Siamo anche molto ricono-scenti per i supplementi che ognitanto ci invia. Abbiamo apprezza-to in modo particolare Thechants of Tradition con il cd. Lenostre giovani sorelle sono rima-

ste incantate nell’ascoltare per la prima volta il cantogregoriano in latino. Ci piacerebbe ricevere la medita-zione sulla santa Pasqua.

Sia certo delle nostre incessanti preghiere per tuttele sue intenzioni e il suo apostolato ricco di frutti. Chele sue buone opere continuino a essere benedette daun’abbondanza di grazia e dall’ispirazione dello Spiri-to Santo.

La nostra Beata Vergine del Carmelo la benedica ela guidi.

Con rinnovati ringraziamenti e apprezzamento perquanto lei fa, resto con affetto sua in Cristo,

suor Emmanuel of Saint Joseph e comunità

Lettere dai monasteri Lettere dai monasteri

Miracoli di Gesù

32 30GIORNI N.7/8 - 2011

MISSIONARI GESUITI

Kannur, Kerala, India

Chi prega si salva, un libretto miracoloso

Kannur, 20 giugno 2011

Carissimo direttore,siccome qui ci sono parecchi missionari e missionarieche sono stati in Italia, le sarei molto grato se mi man-dasse alcune copie in italiano del suo miracoloso libret-to Chi prega si salva.

Questi missionari sanno molto bene l’italiano. Laringrazio a nome loro e a nome mio per il grande benespirituale che fa con questi bei libretti.

Con grande affetto e gratitudine, e in unione dipreghiere, resto suo per sempre affezionatissimo co-missionario,

padre L. M. Zucol, sj

Kannur, 22 luglio 2011

Carissimo senatore Andreotti,la ringrazio proprio di cuore per i due pacchi del suomeraviglioso libretto Chi prega si salva.

Ho già iniziato a distribuirlo a parecchie persone ene ho fatto anche la traduzione in malayalam per darlaai miei nuovi convertiti.

Così tutte le anime che sarannosalvate mediante la lettura e le pre-ghiere dei suoi libretti, pregheran-no per le sue intenzioni e otterran-no da Nostro Signore un alto po-sto in cielo.

Noi tutti preghiamo per il suogrande apostolato della stampaanche mediante la sua bellissimarivista 30Giorni che leggo congrande profitto spirituale.

Con grande affetto, gratitu-dine e preghiere vicendevoli.

Resto suo gratissimo co-missionario,

padre L. M. Zucol, sj

DON BOSCO TECHNICAL COLLEGE

Adua, Etiopia

30Days in Etiopia

Adua, 5 luglio 2011

Gentile signor Andreotti,le siamo molto grati per l’invio della rivista 30Giorni.

La nostra comunità si compone di cinque persone equattro di noi comprendono meglio l’inglese che l’ita-liano. Le chiediamo gentilmente se è possibile riceverel’edizione inglese invece di quella italiana.

Grazie.Saluti dall’Etiopia,

padre Tesfay Kidane, rettore

MISSIONARI COMBONIANI

Lirangwe, Malawi

Interiorizzare la fede attraverso la preghiera

Lirangwe, 9 luglio 2011

Vi prego, se possibile, di inviarmi due copie del librettoChi prega si salva (nel formato piccolo), una in inglesee l’altra in italiano. Vorrei inoltre chiedervi l’autorizza-zione a tradurre e stampare il suddetto libretto in lin-gua locale (chichewa). Sono certo che farebbe unmondo di bene a tutti, a cominciare dal clero fino ai cri-

stiani dispersi nei villaggi più lonta-ni. Credo che l’attuale fase del no-stro lavoro missionario sia quella diportare gli africani all’interiorizza-zione della loro fede, appunto attra-verso la preghiera. Vivo da trentaset-te anni in Africa e sono convinto chese non attuiamo, con la grazia di Dio,questa fase, l’Africa rischia di diventa-re come l’America Latina dei tempi diPio XII, con feste trionfalistiche di mas-sa, rallies, sempre più famiglie in di-sgregazione, appartenenza fluida e su-perficiale a Cristo e alla Chiesa.

Sono molti i cattolici che cambiano“casacca” cercando nelle sette e nelledenominazioni protestanti un maggiore

Lettere dalle missioni Lettere dalle missioni

nutrimento di Parola di Dio e una fede più profonda emeno chiassosa.

Ditemi come potrò pagare i libretti e le spese posta-li via aerea.

Auguri di sempre maggior successo nel vostro apo-stolato.

padre Anastasio Tricarico

XAVERIAN HOUSE

Dhaka, Bangaladesh

La richiesta del libro di JosephRatzinger, Lʼunità delle nazioni

Dhaka, 15 luglio 2011

Caro onorevole Giulio Andreotti,desidero rinnovarle il mio grazie per i contributi cosìstimolanti della vostra rivista. Nello stesso tempo le

rinnovo anche il mio augurio perché, considerando ilpeso degli anni, lei abbia ancora la leggerezza necessa-ria per destreggiarsi nella direzione di 30Giorni.

In passato ho ricevuto alcuni dei vostri libri che misono stati molto utili. Mi piacciono molto le meditazio-ni agostiniane di don Tantardini.

Recentemente un mioconfratello che lavora congli stranieri residenti aDhaka mi ha chiesto unacopia dell’edizione ingle-se di Chi prega si salva.

Per me, oso aggiun-gere la richiesta del li-bro di Joseph Ratzin-ger, L’unità delle na-zioni.

Un grazie e unapreghiera,

padre Silvano Garello

Lettere dalle missioni Lettere dalle missioni

Boma, 19 luglio 2011

Caro direttore,i bambini della nostra parrocchia che hanno rice-vuto la prima comunione e i loro catechisti la rin-graziano per le copie di Qui prie sauve son âmeche li hanno aiutati per l’anno di formazione cate-chistica appena finito. Pregano il Signore di ricol-mare di grazia e di benedizioni lei e i suoi collabo-ratori. Le chiediamo altrettanti libretti in franceseper i bambini che inizieranno la loro formazionein ottobre nel nuovo anno catechistico.

Voglia apprezzare, signor direttore, l’espres-sione della nostra riconoscenza.

P.S. Sono quello con la camicia gialla nella foto.

Roger Phanzu-Kumbu

PARROCCHIA DE LʼASSOMPTIONBoma, Repubblica Democratica del Congo

Qui prie sauve son âme ci ha aiutato per la catechesi

I ragazzi della prima comunione della parrocchia

de L’Assomption a Boma

SUORE MISSIONARIE DELLA CONSOLATA

DELLA NAZARETH HOUSE

Nairobi, Kenya

Un grazie particolare per il cd I canti della Tradizione

Nairobi, 21 luglio 2011

Egregio senatore Giulio Andreotti,abbiamo un debito di riconoscenza con lei per il do-no della sua pubblicazione 30Giorni che riceviamoregolarmente e che leggiamo con interesse per lenotizie e gli articoli particolari che altrimenti non po-tremmo cogliere.

Accetti le nostre congratulazioni per lo scopo lode-vole della sua rivista: formare, informare, spiegare, eanche lodare e apprezzare il bene e illuminare su pos-sibili errori. Traspare anche, fra le righe, la sua perso-nalità, che conosciamo da anni; ma il suo puntualeeditoriale ci permette di conoscere ancor meglio i suoivalori personali.

Grazie di questa condivisione, non solo della rivi-sta. Un grazie particolare per il cd I canti della Tradi-zione allegato al numero 4/5. Lo abbiamo subitoascoltato e le voci del coro, precise, vibranti, discipli-nate, di stile ed esecuzione incantevoli secondo la tra-dizione gregoriana, ci hanno riempito il cuore. Ormaiin Europa si sentono raramente, e qui non è ancorapossibile insegnarli. Una musica carica di secoli di de-vozione e tradizione non si può solo insegnare: si de-ve sentire e vivere. Se noi che abbiamo ereditato que-

sta musica sacra la perdiamo, facendola cadere in di-suso, come si potrà trasmettere? La sua è quindi un’i-niziativa benvenuta, artistica, strumento secolare dipreghiera, e necessaria.

La ringraziamo per la sua generosità e attenzione,e la portiamo nella nostra preghiera.

suor Viviana Zanesco, a nome di tutta la comunità

ARCIDIOCESI DI PRETORIA

Phalaborwa, Sudafrica

È stata una vera e propria meraviglialeggere 30Days

Phalaborwa, 22 luglio 2011

Signore,sono un sacerdote cattolico romano incardinato nel-l’arcidiocesi di Pretoria e al momento opero a Phala-borwa, nell’estremo nord del Paese.

Mi è capitata tra le mani la vostra rivista, anche sein una copia ormai datata, del 2007. L’ho scorsa, sfo-gliandone le pagine e alla fine l’ho letta tutta. È statauna vera e propria meraviglia leggerla: gli argomentitrattati sono di grande rilievo e offrono molte informa-zioni per un cattolico.

State facendo un’opera notevole e di grande ispi-razione.

Entusiasmato dalla qualità della rivista, ho chiestoinformazioni e mi piacerebbe riceverla regolarmente,

34 30GIORNI N.7/8 - 2011

L’ultima cena

Lettere dalle missioni Lettere dalle missioni

ma non ho i mezzi economici per sostenere le spese diun abbonamento.

La mia umile richiesta è di poter avere un abbona-mento gratuito all’edizione inglese.

Spero e sono fiducioso che la mia richiesta verràpresa favorevolmente in considerazione e che nonsarà un eccessivo onere economico.

Grazie in anticipo.Cordiali saluti,

padre S. Rangwaga

CASA DEL CLERO DI BUENOS AIRES

Buenos Aires, Argentina

Chi prega si salva per la catechesi degli adulti

Buenos Aires, 29 luglio 2011

Cari amici, sono un sacerdote argentino e desiderochiedervi un favore: avrei bisogno di 10 copie in spa-gnolo e 3 in italiano di Chi prega si salva. Lo utilizzoper la catechesi degli adulti.

Molte grazie fin d’ora.

padre Francisco Caggia

3530GIORNI N.7/8 - 2011

La crocifissione

Buenos Aires, 18 agosto 2011

Cari fratelli,grazie per l’invio dell’utilissimo Quien reza se salva cheho cominciato a distribuire il giorno stesso dell’arrivo. Diovi conceda le forze e i mezzi per continuare. Di nuovo mil-le grazie e in unione di preghiera.

padre Francisco Caggia

PARROCCHIA DI SANTO EUSEBIO

Inhassoro, Mozambico

Qualche copia di Quem reza se salvaper i nostri catechisti

Inhassoro, 4 agosto 2011

Gentilissimo direttore,la ringrazio di cuore per ilcd di canti gregoriani:sentirli qui in Africa mi hariportato alla mia giovi-nezza in seminario.

Riceviamo con piace-re la sua rivista, le mandoalcune fotografie della nostra chiesa da pococonsacrata.

Un caro saluto,padre Pio Bono

P.S. Se può, ci invii qualche copia di Quem reza sesalva per i nostri catechisti.

MISSIONARI COMBONIANI

Dondi, Repubblica Democratica del Congo

Sono momenti di serenità quelli in cui leggo 30Jours

Dondi, 6 agosto 2011

Con la presente, desidero esprimervi la mia gratitudineper la rivista 30Jours che ricevo quasi regolarmente nellaRepubblica Democratica del Congo. Se dico “quasi” èper il malfunzionamento delle poste locali. Anche se nonricevo tutti i numeri, la rivista mi è molto gradita per le no-

tizie, gli articoli, le riflessioni e le bellissime foto. Sono perme momenti di serenità e di distensione, quelli in cui ho lapossibilità di scorrere le pagine di 30Jours.

Penso di farvi piacere nel mandarvi una delle miefoto dove sono con alcuni catechisti che a marzo diquest’anno hanno seguito un corso di formazione alCentro pastorale e sociale che gestiamo nella nostramissione di Dondi (Watsa) nel nord-est della Repubbli-ca Democratica del Congo.

Nell’esprimervi i miei sentimenti di grande stima el’augurio di lunga vita ancora, vi

porgo i miei rispettosi saluti el’assicurazione della mia preghie-ra al Signore.

padre Giacomo Biasotto

DIOCESI DI SANTIAGO DI CAPO VERDE

Praia, Capo Verde

Cento copie di Quem reza se salva

Praia, 8 agosto 2011

È con molta gioia e profonda ricono-scenza che comunico di aver ricevuto labella, ricca e importante rivista 30Gior-

ni, in portoghese, frutto della generosità e dello spiri-to di servizio del suo direttore e del suo staff.

Ringrazio per l’invio spontaneo e gratuito di questa in-teressante rivista alle Chiese di missione, come pure delsupplemento al n. 4/5 del 2011, con il cd e il libretto Oscantos da Tradiçao. Dio vi ricompensi.

Vorrei anche chiedere cento copie del libretto Quemreza se salva.

Pur non conoscendolo, sono convinto che si trattidi un libro molto utile, in grado di aiutare le personeche vogliono o hanno necessità di pregare, ma chehanno bisogno di un sussidio. I libretti saranno distri-buiti a queste persone.

Con l’augurio di ogni benedizione dal Signore, colgol’occasione per presentarle, illustre signor Andreotti, imiei rispettosi saluti in Gesù Cristo.

Arlindo Gomes Furtado,

vescovo di Santiago di Capo Verde

36 30GIORNI N.7/8 - 2011

Lettere dalle missioni

TANTE STRADE DI CARITÀ

PASSANO PER UNA PICCOLA VIA

L’ASSOCIAZIONE PICCOLA VIA ONLUS è stata istituita sia per inviare gratuitamente

soprattutto nei Paesi di missione il mensile internazionale 30Giorni e il piccolo libro

Chi prega si salva, sia per venire incontro alle richieste di carità.

intestato a: ASSOCIAZIONE PICCOLA VIA ONLUSoppure: Assegno bancario o circolare, con l’indicazione non trasferibile, emesso a favore di

ASSOCIAZIONE PICCOLA VIA ONLUS

per saperne di più puoi contattarci scrivendo a: [email protected]

nella Chiesa e nel mondoVia Vincenzo Manzini, 45 - 00173 RomaTel. 06 72 64 041 Fax 06 72 63 33 [email protected] • www.30giorni.it

Via dei Santi Quattro, 47 - [email protected]

IBAN IT 84 S 02008 05232 000401310401(per bonifici effettuati fuori dall’Europa: BIC-SWIFT BROMITR172A)

PUOI AIUTARE L’ASSOCIAZIONE PICCOLA VIA ONLUS FACENDO UNA DONAZIONE

attraverso un versamento sul conto corrente bancario:

Karachi, 25 luglio 2011

Gentile signor Andreotti,molte grazie per l’invio rego-lare di 30Giorni/ 30Days.Oltre al libretto Who praysis saved, devo ora ringra-ziarla per The chants of Tra-dition. È un bel pensiero daparte sua e dei suoi collabo-ratori. Grazie per tutto quel-lo che fate per moltissimepersone, in particolare nellemissioni. Grazie per la vo-stra fedeltà alla Chiesa. Diobenedica lei e i suoi collaboratori nella vostraopera d’amore.

Vi chiedo di pregare per la nostra Chiesa inPakistan.

Con ogni buon augurio e benedizione,sinceramente vostro in Cristo,

Evarist Pinto, arcivescovo di Karachi

CAPPELLA DI MARIA MADRE DI DIO

Kuching, Sarawak, Malaysia

Ho sempre letto 30Giornicon grande piacere per gli articoli dottrinali e le interviste

Kuching, 20 luglio 2011

Gentile direttore,da anni ormai ricevo regolarmente una copia omag-gio della sua rivista. La ringrazio di cuore. L’ho sem-pre letta con grande piacere, in particolare gli artico-li dottrinali e le interviste. La ringrazio anche per

aver ogni tanto allegato alcuni libretti, come l’ulti-missimo The chants of Tradition. Offrirò preghiereper lei e per i suoi collaboratori, e per il prosegui-mento della rivista. Vi sarò grato se continuerete ainviarmela.

Ho lasciato il mio incarico nel 2003, ma ho conti-nuato a praticare attivamente il ministero sacerdotaleoffrendo il mio aiuto a parrocchie e singoli. Ringrazioil Signore per la salute tutto sommato buona e perl’aiuto a non perdere lo spirito sacerdotale.

Con i migliori auguri, grato nel Signore, suo

Peter Chung Hoan Ting,arcivescovo emerito di Kuching

La posta del direttore

ARCIDIOCESI DI KARACHIKarachi, Pakistan

Grazie per la vostra fedeltà alla Chiesa

Le copertine di Who prays is saved

e The chants of Tradition

38 30GIORNI N.7/8 - 2011

DIOCESI DI SAN ANGELO

San Angelo, Texas, Usa

Vi ringrazio di cuore per il cd e il libretto di canti gregoriani

San Angelo, 28 luglio 2011

Cari e gentili amici,vi ringrazio di cuore per il cd e per il bel libretto dicanti gregoriani. Apprezzo molto questo dono spe-ciale e allego una donazione per esprimere la miagratitudine.

La pace di Dio sia con voi.Sinceramente in Cristo e Maria,

Michael D. Pfeifer, omi, vescovo di San Angelo

DIOCESI DI MILANO

Treviglio, Bergamo

Ho quasi ottantatré anni...

Treviglio, 29 agosto 2011

Spettabile direzione,chiedo scusa per il disturbo, ma avrei bisogno della vo-stra comprensione.

Ho quasi ottantatré anni e sono un sacerdote pen-sionato (che brutta parola!). Ho lasciato la bella Liguriadove ho trascorso “solo” cinquantatré anni. Quandoho lasciato la parrocchia di Diano San Pietro, in pro-vincia di Imperia (diocesi di Albenga – Imperia), dopoquarantaquattro anni, ne ho sofferto tanto. Ora sonotornato nella mia cara terra bergamasca.

Per favore, potreste farmi avere una copia del li-bretto di preghiere Chi prega si salva? Non l’ho tro-

vato nelle librerie di Treviglio. Sarà mia pre-mura saldare il debito.

Un grazie di cuore e vi chiedouna preghiera.

Fraternamente vi saluto,

don Antonio Misani

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Il Paradiso nella cupola

del Battistero di Padova

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Palazzo apostolico di Castel Gandolfodomenica, 7 agosto 2011

Cari fratelli e sorelle,nel Vangelo di questa domenica, incon-triamo Gesù che, ritiratosi sul monte,prega per tutta la notte. Il Signore, in di-sparte sia dalla gente che dai discepoli,manifesta la sua intimità con il Padre e lanecessità di pregare in solitudine, al ripa-ro dai tumulti del mondo. Questo allon-tanarsi, però, non deve essere intesocome un disinteresse verso le personeo come un abbandono degli apostoli.Anzi – narra san Matteo – fece salire idiscepoli sulla barca per «precederlosull’altra riva» (Mt 14, 22), per incon-trarli di nuovo. Nel frattempo, la barca«distava già molte miglia da terra ed eraagitata dalle onde: il vento infatti eracontrario» (v. 24), ed ecco che «sul fini-re della notte [Gesù] andò verso di lorocamminando sul mare» (v. 25); i disce-poli furono sconvolti e scambiandoloper un fantasma «gridarono dalla pau-ra» (v. 26), non lo riconobbero, non ca-pirono che si trattava del Signore. Ma

Gesù li rassicura: «Coraggio, sono io,non abbiate paura!» (v. 27). È un episo-dio del quale i Padri della Chiesa hannocolto una grande ricchezza di significato.Il mare simboleggia la vita presente, el’instabilità del mondo visibile; la tempe-sta indica ogni sorta di tribolazione, didifficoltà, che opprime l’uomo. La bar-ca, invece, rappresenta la Chiesa co-struita da Cristo e guidata dagli apostoli.Gesù vuole educare i discepoli a sop-

ANGELUS

«Con le tue sole forze non puoi alzarti: stringi la mano di Colui che scende fino a te»

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Sant’Agostino, immaginandodi rivolgersi all’apostolo,commenta: il Signore «sì è abbassato e t’ha preso per mano. Con le tue soleforze non puoi alzarti. Stringila mano di Colui che scendefino a te» (Enarrationes inPsalmos 95, 7) e dice questonon solo a Pietro, ma lo dice anche a noi

Copertina

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Gesù salva Pietro dalle acque, mosaico della Cattedrale di Monreale, Palermo

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portare con coraggio le avversità della vi-ta, confidando in Dio, in Colui che si è ri-velato al profeta Elia sull’Oreb nel «sus-surro di una brezza leggera» (1Re 19,12). Il brano continua poi con il gestodell’apostolo Pietro, il quale, preso dauno slancio di amore verso il Maestro,chiese di andargli incontro, camminan-do sulle acque. «Ma, vedendo che il ven-to era forte, s’impaurì e, cominciando adaffondare, gridò: “Signore, salvami!”»(Mt 14, 30). Sant’Agostino, immaginan-do di rivolgersi all’apostolo, commenta:il Signore «sì è abbassato e t’ha preso permano. Con le tue sole forze non puoi al-zarti. Stringi la mano di Colui che scende

fino a te» (Enarrationes in Psalmos 95,7) e dice questo non solo a Pietro, ma lodice anche a noi. Pietro cammina sulleacque non per la propria forza, ma per lagrazia divina, in cui crede, e quando vie-ne sopraffatto dal dubbio, quando nonfissa più lo sguardo su Gesù, ma ha pau-ra del vento, quando non si fida piena-mente della parola del Maestro, vuol direche si sta interiormente allontanando daLui ed è allora che rischia di affondarenel mare della vita, e così anche per noi:

Il grande pensatore Romano Guardini scrive che il Signore «è semprevicino, essendo alla radicedel nostro essere. Tuttavia,dobbiamo sperimentare il nostro rapporto con Dio tra i poli della lontananza e della vicinanza. Dallavicinanza siamo fortificati,dalla lontananza messi alla prova»

Gesù salva Pietro dalle acque, particolare

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se guardiamo solo a noi stessi, diventia-mo dipendenti dai venti e non possiamopiù passare sulle tempeste, sulle acquedella vita. Il grande pensatore RomanoGuardini scrive che il Signore «è semprevicino, essendo alla radice del nostro es-sere. Tuttavia, dobbiamo sperimentare ilnostro rapporto con Dio tra i poli dellalontananza e della vicinanza. Dalla vici-nanza siamo fortificati, dalla lontananzamessi alla prova» (Accettare se stessi,Brescia 1992, p. 71).

Cari amici, l’esperienza del profetaElia, che udì il passaggio di Dio, e il tra-vaglio di fede dell’apostolo Pietro, ci fan-no comprendere che il Signore primaancora che lo cerchiamo o lo invochia-mo, è Lui stesso che ci viene incontro,abbassa il cielo per tenderci la mano eportarci alla sua altezza; aspetta solo checi fidiamo totalmente di Lui, che pren-diamo realmente la sua mano. Invochia-mo la Vergine Maria, modello di affida-mento pieno a Dio, perché, in mezzo atante preoccupazioni, problemi, diffi-coltà che agitano il mare della nostra vi-ta, risuoni nel cuore la parola rassicuran-te di Gesù, che dice anche a noi: Corag-gio, sono io, non abbiate paura!, e cre-sca la nostra fede in Lui.

Invochiamo la Vergine Maria,modello di affidamento pienoa Dio, perché, in mezzo a tante preoccupazioni,problemi, difficoltà cheagitano il mare della nostravita, risuoni nel cuore la parola rassicurante di Gesù,che dice anche a noi:Coraggio, sono io, non abbiate paura!,e cresca la nostra fede in Lui

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Chiesa/1Primo millennio. Appunti di metodoSettimo cielo, blog curato dal vati-canista Sandro Magister per l’E-spresso, ha ospitato un dibattitosulla Tradizione cattolica e il Con-cilio Vaticano II. Questo l’incipit diuno scritto del professor EnricoMorini, docente di Storia del cri-stianesimo e delle Chiese pressol’Università di Bologna, pubblicatoil 15 luglio: «Il problema semmainon è che cosa si intenda per tradi-zione ma se ci sia stato un momen-to in cui in Occidente è successoqualcosa per cui questo flusso vita-le, che non si è mai interrotto –lungi da me il mettere in dubbioquesta fedeltà della mia Chiesa allatradizione! – si è per così dire intor-bidato. A mio parere ciò è avvenu-to in modo rilevante proprio alloscadere del primo millennio, don-de la mia individuazione di un crite-rio ermeneutico del Concilio Vati-cano II precisamente nel ritorno al-l’esperienza comune della Chiesaindivisa. Anche l’Ortodossia sa-rebbe ugualmente bisognosa diuna tale “riforma” della sua vita ec-clesiale – anche se in misura sensi-bilmente minore rispetto all’Occi-dente cattolico-romano –, sempreseguendo il medesimo criterio.Anzi, ha già incominciato a farlo(basti pensare al “ritorno ai Padri”avviato dalla teologia russa dell’e-migrazione) e qualora questo ritor-no alla propria tradizione arrivas-se anche alle sorgenti dell’eccle-siologia ortodossa – spogliandoladegli elementi spuri accumulatisiin secoli di polemica – allora persi-no il tremendo problema del pri-mato romano sarebbe forse su-scettibile di soluzioni oggi ancorainimmaginabili. Quanta strada siaancora da fare in questo ambitonella Chiesa cattolica [...] lo ha di-mostrato nei giorni scorsi la pre-conizzata successione sulla catte-dra episcopale milanese: senzaminimamente eccepire sulla so-stanza della scelta – data l’elevatis-sima personalità dell’eletto – il me-todo mi ha lasciato interdetto. Tra-sferire un vescovo da una grande

Chiesa che vanta radici apostoli-che (Aquileia – Grado – Venezia) aun’altra grande Chiesa, che vanta,accanto ad un grande presente,un non meno grande passato (ba-sti pensare alla tradizione ambro-siana) richiama troppo da vicino iltrasferimento di un funzionario,che ha ben meritato, da una pre-fettura ad un’altra più prestigiosae impegnativa. L’episodio mi èsembrato il sintomo di un fortescompenso ecclesiologico».

Chiesa/2Come ai giornidell’assassinio di MoroSul Corriere della Sera del 28agosto, Alberto Melloni riflette sul-l’introduzione dell’8 per mille (ilcontributo dello Stato italiano a so-stegno della Chiesa): «Il denaro da-to alla Cei (Conferenza episcopaleitaliana), infatti, è stato speso (qua-si sempre) bene: ha rimesso in se-sto un patrimonio che il Fondo edi-

La Basilica patriarcale di Santa Maria Assunta ad Aquileia

Il ritrovamento del cadavere di Aldo Moro in via Caetani, a Roma, il 9 maggio 1978

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fici di culto del Ministero degli In-terni non poteva mantenere; ha fi-nanziato tanta solidarietà. Nonmancano le ombre: ha certo forag-giato sacche di interessi e compra-to consensi in vendita, ha dato fi-ducia a mezze tacche della finanzao della cultura, ha coperto opera-zioni meschine (d’altronde, comespiegava un grande cardinale ita-liano, in fatto di denaro “i preti de-linquenti si fidano sempre di delin-quenti, perché sono anche loro de-linquenti; i preti buoni si fidano deidelinquenti perché sono buoni”).[...] Quel denaro però ha erosoqualcosa di assai più profondo perla Chiesa italiana: e cioè la sua fedenella povertà come via necessaria

della Chiesa, secondo il limpidodettato della costituzione concilia-re Lumen gentium 8. Perché –come ha insegnato l’emersione deicrimini di pedofilia – ogni consiglioevangelico può essere vissuto inmodo estrinseco o profondo: e co-me la superficialità esalta le turpi-tudini, la sincerità anche debole ac-cresce la virtù. Così la scarsa fidu-cia, per dir così, nella povertà hasottratto alla Chiesa una credibilitàdi cui oggi avrebbe bisogno, per

essere nella svolta che stiamo vi-vendo fattore di unità profonda delPaese. Con quella credibilità po-trebbe affrontare tutte le questionisul tappeto difendendo il dirittodelle feste religiose di tutti, cercan-do un punto di ripartenza del sensocivico di tutti, insegnando quel “lin-guaggio di verità”, che il presiden-te [Napolitano] ha evocato sul pre-sente, sui vent’anni ultimi e cheforse andrebbe spinto almeno in-dietro per poter produrre un rinno-vamento vero della coscienza civi-ca di tutti. Qualcosa di limpido eimpolitico come un tale atto di fe-de – con tutte le conseguenze di ri-gore e di trasparenza che essocomporta – darebbe ai vescovi o

comunque accrescerebbe quellaautorevolezza di cui hanno biso-gno loro, spettatori di rimpianti edi lotte di carriera ecclesiastica spu-dorate: e di cui ha ancor più biso-gno il Paese. Nei giorni più difficilidella sua storia postfascista – l’8settembre del 1943, il 9 maggiodel 1978 – l’Italia ha trovato nellaChiesa un sostegno infungibile e inquei gesti di coraggio la Chiesa haguadagnato una credibilità capita-lizzata per decenni. Nessuno può

escludere che giorni, per fortunadiversi nella forma, ma non menoimpegnativi nella sostanza, sianooggi innanzi al Paese».

Chiesa/3 Messori: il primo millennio e la Chiesa che non è nostrama SuaVittorio Messori, sul Corriere dellaSera del 31 agosto, riflette sul calodi vocazioni che ha investito diversecongregazioni religiose. Questa lasua conclusione: «Certamente è do-loroso assistere al declino di istitu-zioni che furono benemerite e ma-dri di tanti santi e constatare il dolo-re di cristiani che hanno dato la vitaa Famiglie che amavano e che, ora,vedono estinguersi. Ma, nella pro-spettiva di fede, nulla può esserci didavvero inquietante. La Provviden-za che guida la storia (e tanto più laChiesa, corpo stesso di Cristo) saquel che fa: “Tutto è Grazia”, perdirla con le ultime parole del curatodi campagna di Bernanos. La Chie-sa non è un fossile, ma un albero vi-vo dove, sempre, alcuni rami inari-discono mentre altri spuntano e vi-goreggiano. Chi conosce la sua sto-ria sa che in essa, sull’esempio delFondatore, la morte è seguita dallarisurrezione, spesso in forme uma-namente impreviste. Non si dimen-tichi che nel primo millennio cristia-no c’erano soltanto preti secolari emonaci: tutte le famiglie religiosesono apparse solo a partire dal se-condo millennio. Frati e suore nonci furono per molti secoli, dunque,pur lasciando un ricordo glorioso enostalgico, potrebbero non esserciin futuro (è una ipotesi estrema) o,almeno, avere sempre meno peso einfluenza. Ciò che è certo è che, aogni generazione, in molti cristianicontinuerà ad accendersi il bisognodi vivere il Vangelo sine glossa, nel-la sua radicalità. Quale volto nuovoassumerà la vita consacrata per in-tero al perfezionamento personalee al servizio del prossimo? Beh, laconoscenza del futuro ci è preclusa,è monopolio di Colui che, attraver-so poveri uomini, guida una Chiesache non è nostra ma Sua».

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Paolo VI durante la messa in suffragio di Aldo Moro, il 13 maggio 1978, in San Giovanni

in Laterano

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Sacro Collegio La morte dei cardinali Noè,Ambrozic e Deskur

Il 24 luglio è scomparso il cardinalelombardo Virgilio Noè, 89 anni, ar-ciprete emerito della Basilica di SanPietro in Vaticano. Il 26 agosto èvenuto meno il cardinale canadeseAloysius Matthew Ambrozic, 81anni, arcivescovo emerito di Toron-to. Il 3 settembre è poi morto il car-dinale polacco Andrzej Maria De-skur, 87 anni, presidente emeritodel Pontificio Consiglio delle Co-municazioni sociali. In quella data ilSacro Collegio risulta composto di193 membri di cui 114 elettori.

Santa Sede/1 Bertello e Sciacca ai vertici del GovernatoratovaticanoIl 3 settembre Benedetto XVI haaccettato la rinuncia del cardina-le Giovanni Lajolo, 76 anni, dapresidente della Pontificia Com-missione per lo Stato della Cittàdel Vaticano e presidente del Go-vernatorato del medesimo Stato,«chiedendogli di rimanere in ca-rica fino al 1° ottobre 2011, contutte le facoltà inerenti a tali uffi-ci». Allo stesso tempo il Papa hanominato come successore diLajolo l’arcivescovo piemontese

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Giuseppe Bertello

Il Corriere della Sera del 25 agosto recensisce unaccurato studio di Roberto Cartocci sul cattolicesi-mo in Italia pubblicato dal Mulino. Le statistiche del-lo studio fotografano un’Italia divisa in un Nord scri-stianizzato e un Sud in cui la devozione cattolica èancora diffusa. Così nella recensione del Corriere:«Cartocci rileva poi che alla secolarizzazione si ac-compagna un processo opposto, per la presenza dimovimenti che rafforzerebbero il cattolicesimo ita-liano, garantendo alla Chiesa un peso politico deci-sivo. È davvero così? La ricerca indica un’accelera-zione della secolarizzazione a metà degli anni Ottan-ta. Al Convegno di Loreto del 1985, la Chiesa italia-na spostò il baricentro dalle tradizionali associazionia base parrocchiale (Azione cattolica, Acli, Scout) ai

nuovi movimenti (Comunione e libe-razione, Sant’Egidio, tra gli altri). Siponeva fine a un periodo di grandearticolazione del cattolicesimo italia-no, che, a prezzo di qualche conflit-to, copriva un vasto spettro di sensi-bilità e, per la dimensione nazionaledelle associazioni, l’intera penisola. Imovimenti mostrano invece un radi-camento geografico limitato, non in-cidendo sulle particolarità dellaChiesa meridionale rilevate da Car-

tocci. Se da un lato si è creata l’impressione di forzadel nucleo duro del cattolicesimo italiano, dall’altrola riduzione della sua articolazione interna ha porta-to all’accelerazione della secolarizzazione proprionelle aree in cui più forte è la presenza dei movimen-ti (indicativo il caso di Cl e della Lombardia). Contra-stare la secolarizzazione non è facile, probabilmentenemmeno possibile. È legittimo chiedersi se sceltediverse avrebbero attenuato la frattura denunciatada Cartocci».

Giovanni Paolo II interviene al Convegno ecclesiale “Riconciliazionecristiana e comunità degli uomini”, Loreto, aprile 1985

Roberto Cartocci, Geografia dell’Italia cattolica,

il Mulino, Bologna 2011, 182 pp., euro 15,00

RECENSIONEMovimenti e scristianizzazione

Giuseppe Bertello, 69 anni, dal2007 nunzio apostolico in Italiae nella Repubblica di San Mari-no, «il quale assumerà i suddettiuffici il 1° ottobre prossimo».Sempre il 3 settembre Benedet-to XVI ha nominato come segre-tario del Governatorato, elevan-dolo alla sede episcopale titolaredi Vittoriana, monsignor Giu-seppe Sciacca: nato a Catania56 anni fa, consacrato sacerdotenel 1978 per la diocesi di Acirea-le, dal 1999 Sciacca era prelatouditore del tribunale della RotaRomana.

Santa Sede/2O’Brien pro gran maestro dell’Ordine del SantoSepolcro

Il 29 agosto il Papa ha accettatole dimissioni del cardinale JohnPatrick Foley, 76 anni, dall’inca-rico di gran maestro dell’Ordineequestre del Santo Sepolcro diGerusalemme e ha nominato co-me pro gran maestro monsignorEdwin Frederick O’Brien, 72 an-ni, che dal 2007 era arcivescovodi Baltimora.

Medio Oriente/1 Israele e il terrore della pace«I politici israeliani sono terrorizza-ti dalla pace. Tremano, col terroredella possibilità di una pace. Per-ché senza guerra e senza una mo-bilitazione generale, non sannocome vivere. Israele non vede co-me un male assoluto i missili checadono sulle cittadine lungo i con-fini. Al contrario: i politici sarebbe-ro preoccupati, perfino allarmati,se non piovesse questo fuoco».Queste le parole di Zygmunt Bau-man, ebreo polacco che ha attra-versato l’orrore della Shoah e dellepurghe staliniane, in una contro-versa intervista rilasciata al setti-manale polacco Politika e ripre-sa, in Italia, dal Corriere della Se-ra del 2 settembre.

Medio Oriente/2Grossman, il messianesimo e la stretta via della pace«“La guerra non è il nostro desti-no”. Con un accorato appello, loscrittore israeliano David Gros-sman continua a pensare che esi-sta uno stretto cammino verso lapace, anche adesso che i venti diguerra si sono rimessi forti a sof-fiare. “Oggi ci sembra terribil-mente difficile immaginarlo per-ché significherebbe trovare deicompromessi dolorosi”. [...] “Ov-viamente”, continua, “ci saràsempre il rischio di avere nuovifanatici da una parte e dall’altrache faranno di tutto per ucciderela pace nascente”». È l’incipit diun articolo apparso sulla Repub-blica del 21 agosto, che prosegueriportando un’altra riflessione del-lo scrittore israeliano: «Se saremoabbastanza intelligenti, coraggiosie fortunati per arrivare alla pace,il mondo sarà sorpreso di vedercome israeliani e palestinesi pos-sono lavorare insieme e utilizzarei loro talenti per cominciare unavita normale». Poi, accennandoalla situazione interna del suo

Paese, lo scrittore ha concluso:«C’è un costante arretramentodella democrazia. Un gruppo diebrei messianici ha sequestrato loStato intero. Una piccola mino-ranza detta il nostro sistema di va-lori, la nostra politica, il nostroavvenire. [...] Non ho fiducia nellabuona volontà dei Paesi arabi. Mal’esercito non può essere l’unicomezzo per restare qui».

Finanza/1La finanza e la criminalità organizzata non vogliono vincoli«Gli Stati si sono sempre fondati sudue cardini: il potere (cioè fare lecose) e la politica (cioè immaginar-le e organizzarle). La globalizzazio-ne si muove senza politica. Ha bi-sogno di rapidità. Detesta i vincoli.Un po’ come la malavita. Le regolesono un ostacolo. Così i mercatipiù fiorenti nel mondo sono quellocriminale e quello finanziario. Nonimporta se sono sporchi o puliti.Non fa riflettere?». Così ZygmuntBauman, sociologo e filosofo, sullaStampa del 7 agosto.

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Bambini palestinesi a Gaza

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Finanza/2Il New York Timese i dubbi sulle agenzie di ratingAll’indomani del declassamentodel rating degli Stati Uniti da partedell’agenzia Standard & Poor’s,che ha avuto conseguenze tragi-che per l’economia mondiale,Paul Krugman, autorevole croni-sta del New York Times, ha scrit-to: «L’enorme deficit di bilanciodell’America è prima di ogni altracosa il prodotto della recessioneeconomica che ha fatto seguito al-la crisi finanziaria del 2008. Con

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«Quarantadue milioni di dollari. È quanto settefondazioni americane avrebbero elargito negli ul-timi dieci anni per finanziare la fabbrica della pau-ra dell’islam, una rete di attività volte a screditare imusulmani e a generare nel pubblico un vero eproprio terrore dei seguaci di Maometto. L’accu-sa è contenuta in un rapporto di 138 pagine scrit-

to per i l “Center forAmerican Progress” daun team di sei ricercatori.Il rapporto denuncia lacrescente is lamofobiaUsa, definita come “l’ec-cesso di timore, l’odio el’ostilità verso l’islam e imusulmani, perpetuatiattraverso stereotipi ne-gativi da cui nascono ilpregiudizio, la discrimi-nazione, la marginalizza-zione e l’esclusione deimusulmani dalla vita so-c ia le, pol i t ica e c iv i leamericana”. Esempi cla-morosi , le campagne

contro le moschee e la Sharia, la legge islamica.Secondo il rapporto, cinque sarebbero le faccedella “Fear Inc.”, della “Paura Corporation”: i fi-nanziamenti, gli esperti islamofobi, le organizza-zioni di militanti in gran parte legate alla destra re-ligiosa, i media e i politici». Così sul Corriere del-la Sera del 29 agosto.

La Moschea Blu, dove Benedetto XVI

si è recato il 30 novembre 2006,

Istanbul

MONDOCostruttori del nemico islamico

Una sede della Lehman Brothers

le sue consorelle – le altre agenziedi rating – S&P ha rivestito unruolo determinante nell’innescaretale crisi, assegnando un ratingAAA ad asset garantiti da mutuiipotecari rivelatisi in seguito tossi-ca spazzatura. Ma le sue valutazio-ni errate non si fermano qui. È no-torio che S&P dette un rating A aLehman Brothers – il cui fallimen-to innescò il panico a livello globa-le – fino al mese stesso del suo tra-collo. E come reagì l’agenzia di ra-ting quando fallì questa società al-la quale aveva assegnato il ratingA? Rilasciando una dichiarazioneufficiale con la quale smentiva diaver commesso alcunché di sba-gliato. Sono queste dunque le per-sone che ora si pronunciano inmerito all’affidabilità creditizia de-gli Stati Uniti d’America?». L’arti-colo è stato riprodotto sulla Re-pubblica del 9 agosto.

Stati UnitiQuando lo Stato tutela i più forti«Mentre la maggior parte degliamericani stenta ad arrivare a finemese, noi megaricchi continuiamoa goderci i nostri sgravi fiscalistraordinari. [...] Questi e altri van-taggi ci piovono letteralmente ad-dosso grazie ai legislatori di Wa-shington, che si sentono obbligatia salvaguardarci, quasi fossimo gu-fi maculati o altre specie in via di

estinzione». È il passaggio di un in-tervento del magnate americanoWarren Buffet sul New York Ti-mes, ripubblicato sulla Repubblicadel 17 agosto, che ha suscitato di-battito negli Usa e nel mondo.

ItaliaNuovi vescovi ad Acireale e Bolzano – BressanoneIl 26 luglio monsignor AntoninoRaspanti, 52 anni, originario diAlcamo, diocesi e provincia diTrapani, è stato nominato vesco-vo di Acireale. Ordinato sacerdo-te nel 1982, dal 1998 era docen-te di Storia della spiritualità pres-so la Pontificia Facoltà Teologica“San Giovanni Evangelista” di Pa-lermo, di cui è stato vicepresidedal 1999 al 2002 e preside dal2002 al 2009.

Il 27 luglio don Ivo Muser, 49anni, è stato nominato vescovo diBolzano – Bressanone. Origina-rio di Brunico, nel 1987 è stato

ordinato sacerdote. Dal 2005 eradecano del Capitolo Cattedrale diBressanone.

Diplomazia/1Relazioni diplomatiche tra Santa Sede e MalaysiaIl 27 luglio è stata annunciata uffi-cialmente la decisione della SantaSede e della Malaysia di stabilirepiene relazioni diplomatiche.

Diplomazia/2Nuovi nunzi a Cuba e in GiapponeIl 6 agosto l’arcivescovo puglieseBruno Musarò, 63 anni, è stato no-minato nunzio a Cuba; dal 2009era rappresentante pontificio inPerù. Il 15 agosto l’arcivescovo in-diano Joseph Chennoth, 68 anni, èstato nominato nunzio in Giappo-ne; dal 2005 era rappresentantepontificio in Tanzania. q

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Polemiche estive su France-sco Totti. In un articolo appar-so sul Corriere della Sera, neha scritto anche GiovanniBianconi, spiegando come ilcapitano della Roma non siasolo un calciatore, ma ancheun simbolo della Roma e diRoma, «un po’ Pasquino, unpo’ Marchese del Grillo. E unpo’ come Catone il Censoreinterpretato da Vittorio Gas-sman, che ammonisce Mar-cello Mastroianni nei panni di“Scipione detto l’Africano”:“Questa non è la Repubblicadi Platone, ma la fangosa cittàdi Romolo. Bisogna che te dai’na calmata”». L’articolo èstato pubblicato il 4 settembrecon il titolo: Da Catone a Pa-squino. Perché Totti non èsolo calcio. Francesco Totti

CULTURATotti non è solo calcio

Warren Buffet

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Nell’ormai prossimo 2012 cadranno icinquant’anni dall’inizio del Concilio

Vaticano II. A mezzo secolo di distanza, quello che è sta-to un avvenimento maggiore della vita della Chiesa con-tinua a suscitare dibattiti – che probabilmente si intensi-ficheranno nei prossimi mesi – su quale sia l’interpreta-zione più adeguata di quella assemblea conciliare.

Le dispute di carattere ermeneutico, certo importan-ti, rischiano però di diventare controversie per addetti ailavori. Mentre può interessare a tutti, soprattutto nelmomento presente, riscoprire quale sia stata la sorgen-te ispiratrice che ha animato il Concilio Vaticano II.

La risposta più comune riconosce che quell’eventoera mosso dal desiderio di rinnovare la vita interiore del-la Chiesa e adattare anche la sua disciplina alle nuoveesigenze per riproporre con nuovo vigore la sua missio-ne nel mondo attuale, attenta nella fede ai «segni deitempi». Ma per andare più alla radice, occorre coglierequale era il volto più intimo della Chiesa che il Conciliosi proponeva di riconoscere e ripresentare al mondo,nel suo intento di aggiornamento.

Il titolo e le prime righe della costituzione dogmaticaconciliare Lumen gentium, dedicata alla Chiesa, sono inquesto senso illuminanti nella loro chiarezza e semplicità:«Cristo è la luce delle genti: questo santo Concilio, aduna-to nello Spirito Santo, desidera dunque ardentemente,annunciando il Vangelo ad ogni creatura, illuminare tuttigli uomini con la luce di Cristo che risplende sul volto del-la Chiesa». Nell’incipit del suo documento più importan-te, l’ultimo Concilio riconosce che il punto sorgivo dellaChiesa non è la Chiesa stessa, ma la presenza viva di Cri-sto che edifica personalmente la Chiesa. La luce che èCristo si riflette come in uno specchio nella Chiesa.

La coscienza di questo dato elementare (la Chiesa èil riflesso nel mondo della presenza e dell’agire di Cristo)illumina tutto ciò che l’ultimo Concilio ha detto sullaChiesa. Il teologo belga Gérard Philips, che della costi-tuzione Lumen gentium fu il principale redattore, misein evidenza proprio questo dato all’inizio del suo monu-mentale commento al testo conciliare. Secondo lui, «lacostituzione sulla Chiesa adotta sin dall’inizio la pro-spettiva cristocentrica, prospettiva che si affermeràistantaneamente nel corso di tutta l’esposizione. LaChiesa ne è profondamente convinta: la luce delle gentisi irradia non da essa, ma dal suo divino Fondatore: pu-re, la Chiesa sa bene che, riflettendosi sul suo volto,questo irradiamento raggiunge l’umanità intera» (LaChiesa e il suo mistero nel Concilio Vaticano II: sto-ria, testo e commento della costituzione Lumen gen-tium, Jaca Book, Milano 1975, v. I, p. 69). Una pro-

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Quella percezione della Chiesa come “luce riflessa” che unisce i Padri del primo millennio e il Concilio Vaticano II

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del cardinale Georges Cottier, opteologo emerito della Casa Pontificia

Il portale centrale della Cattedrale di Chartres, XII-XIII secolo,

Francia

R I F L E S S I O N I S U L M I S T E R O E L A V I T A D E L L A C H I E S A

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L’ultimo Concilio riconosce che il punto sorgivo della Chiesa non è la Chiesastessa, ma la presenza viva di Cristo che edifica personalmente la Chiesa. La luce che è Cristo si riflette come in uno specchio nella Chiesa

La Trasfigurazione, mosaico della prima metà dell’XI secolo del monastero di Hosios Loukas, Daphni, Grecia

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Allo stesso tempo, va colta come un dato oggettivo la corrispondenza tra la percezione della Chiesa espressa nella Lumen gentium e quella già condivisa nei primi secoli del cristianesimo. La Chiesa non viene cioèpresupposta come un soggetto a sé stante, prestabilito. La Chiesa rimane al dato che la sua presenza nel mondo fiorisce e permane come riconoscimentodella presenza e dell’azione di Cristo

La missione degli apostoli, affresco del X secolo, Tokali Kilise, Göreme, Turchia

spettiva di sguardo ripresa fin nelle ultime righe dellostesso commento, nelle quali Philips ripeteva che «nonsta a noi profetare sul futuro della Chiesa, sui suoi insuc-cessi e sviluppi. Il futuro di questa Chiesa, di cui Dio havoluto fare il riflesso di Cristo, Luce dei Popoli, sta nelleSue mani» (ibid. v. II, p. 314).

La percezione della Chiesa come riflesso della luce diCristo accomuna il Concilio Vaticano II ai Padri dellaChiesa, che fin dai primi secoli ricorrevano all’immaginedel mysterium lunae, il mistero della luna, per suggerirequale fosse la natura della Chiesa e l’agire che le convie-ne. Come la luna, «la Chiesa splende non di propria luce,ma di quella di Cristo» («fulget Ecclesia non suo sed Chri-sti lumine»), dice sant’Ambrogio. Mentre per Cirillo d’A-lessandria «la Chiesa è circonfusa dalla luce divina di Cri-sto, che è l’unica luce nel regno delle anime. C’è dunqueuna sola luce: in quest’unica luce splende tuttavia anchela Chiesa, che non è però Cristo stesso».

In questo senso, merita attenzione la valutazione of-ferta di recente dallo storico Enrico Morini in un inter-vento ospitato sul sito www.chiesa.espressonline.itcurato da Sandro Magister.

Secondo Morini – che è professore di Storia del cri-stianesimo e delle Chiese presso l’Università di Bolo-gna – il Concilio Vaticano II si è posto «nella prospettivadella più assoluta continuità con la tradizione del primomillennio, secondo una periodizzazione non puramen-te matematica ma essenziale, essendo il primo millen-nio di storia della Chiesa quello della Chiesa dei setteConcili, ancora indivisa […]. Promuovendo il rinnova-mento della Chiesa il Concilio non ha inteso introdurrequalcosa di nuovo – come rispettivamente desiderano etemono progressisti e conservatori – ma ritornare a ciòche si era perduto».

L’osservazione può creare equivoci, se viene confu-sa con il mito storiografico che vede la vicenda storicadella Chiesa come una progressiva decadenza e un al-lontanamento crescente da Cristo e dal Vangelo. Né sipossono accreditare contrapposizioni artificiose per lequali lo sviluppo dogmatico del secondo millennio nonsarebbe conforme alla Tradizione condivisa durante ilprimo millennio dalla Chiesa indivisa. Come ha eviden-ziato il cardinale Charles Journet, rifacendosi anche albeato John Henry Newman e al suo saggio sullo svilup-po del dogma, il depositum che abbiamo ricevuto nonè un deposito morto, ma un deposito vivente. E tuttociò che è vivente si mantiene in vita sviluppandosi.

Allo stesso tempo, va colta come un dato oggettivola corrispondenza tra la percezione della Chiesa espres-sa nella Lumen gentium e quella già condivisa nei pri-mi secoli del cristianesimo. La Chiesa non viene cioèpresupposta come un soggetto a sé stante, prestabili-to. La Chiesa rimane al dato che la sua presenza nelmondo fiorisce e permane come riconoscimento dellapresenza e dell’azione di Cristo.

A volte, anche nella nostra più recente attualità ec-clesiale, questa percezione del punto sorgivo dellaChiesa sembra per molti cristiani offuscarsi, e sembraavvenire una sorta di rovesciamento: da riflesso dellapresenza di Cristo (che con il dono del Suo Spirito edifi-ca la Chiesa) si passa a percepire la Chiesa come unarealtà materialmente e idealmente impegnata ad atte-stare e realizzare da sé la propria presenza nella storia.

Da questo secondo modello di percezione della na-tura della Chiesa, che non è conforme alla fede, discen-dono conseguenze concrete.

Se, come si deve, la Chiesa si percepisce nel mondocome riflesso della presenza di Cristo, l’annuncio delVangelo non può che avvenire nel dialogo e nella li-bertà, rinunciando a ogni mezzo di coercizione sia ma-teriale che spirituale. È la strada indicata da Paolo VI

nella sua prima enciclica Ecclesiam Suam, pubblicatanel 1964, che esprime perfettamente lo sguardo sullaChiesa proprio del Concilio. Anche lo sguardo che ilConcilio ha rivolto sulle divisioni tra i cristiani e poi suicredenti delle altre religioni, rifletteva la stessa percezio-ne della Chiesa. Così anche la richiesta di perdono perle colpe dei cristiani, che ha stupito e fatto discutere inseno al corpo ecclesiale quando fu presentata da Gio-vanni Paolo II, è perfettamente consonante con la co-scienza di Chiesa fin qui descritta. La Chiesa chiedeperdono non per seguire logiche di onorabilità monda-na. Ma perché riconosce che i peccati dei suoi figli offu-scano la luce di Cristo che essa è chiamata a lasciar ri-flettere sul suo volto. Tutti i suoi figli sono peccatorichiamati per l’azione della grazia alla santità. Una santi-ficazione che è sempre dono della misericordia di

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Gli apostoli Paolo, Giovanni, Giacomo il Maggiore,

Giacomo il Minore e Bartolomeo,

portale sud della Cattedrale di Chartres

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Forse, nel mondo attuale, sarebbe più semplice e confortante per tutti poterascoltare pastori che parlano a tutti senza dare per presupposta la fede. Come ha riconosciuto Benedetto XVI durante la sua omelia a Lisbona il 12 maggio 2010, «spesso ci preoccupiamo affannosamente delle conseguenzesociali, culturali e politiche della fede, dando per scontato che questa fede ci sia e ciò, purtroppo, è sempre meno realista»

La Pentecoste,

mosaico della prima

metà dell’XI secolo

del monastero

di Hosios Loukas,

Daphni, Grecia

Dio, il quale desidera che nessun peccatore – per quan-to orribile sia il suo peccato – venga ghermito dal mali-gno nella via della perdizione. Così si comprende la for-mula del cardinal Journet: la Chiesa è senza peccato,ma non senza peccatori.

Il riferimento alla vera natura della Chiesa come ri-flesso della luce di Cristo ha anche immediate implica-zioni pastorali. Purtroppo, nell’attuale contesto, si re-gistra la tendenza di vescovi a esercitare il proprio ma-gistero attraverso pronunciamenti per via mediatica,in cui spesso si forniscono prescrizioni, istruzioni e in-dicazioni su cosa devono o non devono fare i cristiani.

Come se la presenza dei cristiani nel mondo fosse ilprodotto di strategie e prescrizioni e non sorgesse dal-la fede, cioè dal riconoscimento della presenza di Cri-sto e del suo messaggio. Forse, nel mondo attuale, sa-rebbe più semplice e confortante per tutti poter ascol-tare pastori che parlano a tutti senza dare per presup-posta la fede. Come ha riconosciuto Benedetto XVIdurante la sua omelia a Lisbona il 12 maggio 2010,«spesso ci preoccupiamo affannosamente delle conse-guenze sociali, culturali e politiche della fede, dandoper scontato che questa fede ci sia e ciò, purtroppo, èsempre meno realista». q

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Tutto è grazia: lo sguardo rivolto a san CarloSì, «tutto è grazia». Anche questonostro incontro. Sento su di me lamano della provvidenza di Dio. Èquesta provvidenza che ha volutoche il mio ultimo anno alla guidapastorale della diocesi di Milanocoincidesse con il IV centenariodella canonizzazione di san CarloBorromeo, avvenuta il 1° novem-bre 1610 con papa Paolo V. Sentodi ringraziare il Signore perchéquesto è stato un anno molto inten-so, ricco di iniziative di grande si-gnificato spirituale, pastorale e cul-turale per la Chiesa ambrosiana.

Mi permetto di segnalare soloqualche dato, ricordando innanzi-

«Tutto quello che san Carlo ha fatto e realizzato, lo ha edificato sulla roccia incrollabile che è Cristo, sulla piena coerenza e fedeltà al Vangelo, sull’amore incondizionato per la Chiesa del Signore».L’intervento dell’arcivescovo emerito di Milano al Meeting di Rimini

del cardinale Dionigi Tettamanzi

Chiesa

SAN CARLO BORROMEO

La casa costruita sulla roccia

Il cardinale Dionigi Tettamanzi

tutto l’inizio di questo centenarioche ha avuto come evento impor-tante la lettera apostolica di Bene-detto XVI Lumen caritatis, del 1°novembre 2010, lo stesso giornoanniversario della canonizzazione;evento importante e per me parti-colarmente gioioso per la possibi-lità di leggere e presentare la lette-ra del Papa ai fedeli ambrosianinella solennità di san Carlo, il 4novembre scorso. Nella lettera ilSanto Padre delinea in sintesi al-cuni fondamentali aspetti dellasantità del Borromeo.

Desidererei richiamarli.Il primo aspetto rimanda alla

sua opera di vescovo riformatore.San Carlo, attuando con sapienza

e originalità i decreti del Concilio diTrento, ha riformato quella Chiesache lui profondamente amava; an-zi, proprio perché la amava di unamore sincero, l’ha voluta rinnova-re, contribuendo a ridonarle il suovolto più bello, quello della Sposadi Cristo, una sposa senza macchiae senza ruga.

Un secondo aspetto della san-tità di Carlo Borromeo: è stato uo-mo di preghiera, di preghieraconvinta, intensa, prolungata, in-nervata e fiorente nella sua vita dipastore. Se san Carlo fu innamo-rato della Chiesa, lo fu perché pri-ma ancora fu innamorato del Si-gnore Gesù, presente e operantenella Chiesa, nella sua tradizio-

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Sopra, San Carlo visita e assiste gli appestati, Giovanni Battista Crespi, detto il Cerano, Duomo di Milano. Nell’inno della liturgia in onore di san Carlo Urbis parentem Carolumsi accenna alla carità materna del vescovo nei confronti degli ammalati di peste: «Dum saevit annus letifer, ut mater aegris assidet / Mentre infuria l’anno della peste,come una madre assiste gli ammalati »

San Carlo miracolosamente salvato dall’attentato, Giovanni Battista della Rovere, detto il Fiammenghino, Duomo di Milano

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ne dottrinale e spirituale, presentenell’Eucaristia, nella Parola di Dio.Soprattutto fu innamorato di Cri-sto crocifisso, come ci documental’iconografia che non a caso ha vo-luto tramandarci l’immagine diquesto santo in contemplazione ein adorazione della Passione e del-la Croce del Signore.

Infine Carlo Borromeo fu santo– ci ricorda il Papa – perché ha sa-puto incarnare la figura del pasto-re zelante e generoso, che per ilgregge affidato alle sue cure èpronto a sacrificare tutta la propriavita: san Carlo fu davvero “onni-presente” nella diocesi di Milanoattraverso le visite pastorali, fu at-tento in maniera profetica e incisi-va ai problemi del suo tempo; so-prattutto, come i grandi vescovi delMedioevo, fu autenticamente pa-ter pauperum, padre dei più pove-ri e dei più deboli: basti pensare aquello che seppe realizzare anchedal punto di vista caritativo e assi-stenziale durante i momenti dram-matici delle carestie e della pestedel 1576. La lettera del Papa si in-titola giustamente Lumen carita-tis, perché fa riferimento esplicitoalla carità pastorale che quotidia-namente e in maniera eroica sanCarlo seppe vivere e praticare.

Davvero, a imitazione di Cristoche ha dato la sua vita per la nostrasalvezza, san Carlo ha letteralmen-te “disciolto” la propria vita nellacarità pastorale. Da quando di-venne vescovo di Milano, in modoprogrammatico e sistematico egliantepose la causa del Vangelo e ilbene della Chiesa a tutto: alle pro-prie comodità, agli interessi privatie personali, agli interessi della fa-miglia o della cerchia degli amici, alproprio tempo libero, a tal puntoda non aver mai tempo libero persé, visto che tutto il tempo a dispo-sizione di un vescovo – diceva lostesso san Carlo – deve essere spe-so per la salvezza delle anime.

Il centenario da Milano a RiminiÈ per me una grande gioia che ilcentenario di san Carlo, iniziatocon la parola del Papa, in un certosenso si concluda qui a Rimini, conquesta manifestazione che si pre-senta nel suo duplice volto: cultu-rale e spirituale.

C’è indubbiamente l’aspettoculturale: oggi infatti viene inau-gurata una mostra didattica sulla vi-ta e sull’opera pastorale di CarloBorromeo; vi sono pannelli, dida-scalie, supporti multimediali; c’èun catalogo con contributi scienti-fici. Tutto ciò è importante, perchépermette di far conoscere sempremeglio, al di là di molte semplifica-zioni e oltre letture parziali o persi-no ideologicamente pregiudicate,il vero volto di questo grande ve-scovo, autentico interprete dellariforma tridentina della Chiesa.

Ma personalmente mi premesottolineare soprattutto l’aspettospirituale dell’iniziativa, comechiaramente emerge dal titolo chegli organizzatori hanno voluto sce-

gliere per questa mostra: “La casacostruita sulla roccia”. Il riferi-mento è alla celebre pagina chechiude il Discorso della Montagna,con la parabola dei due uominiche costruiscono la loro casa, ilprimo sulla sabbia, l’altro sulla roc-cia. E l’esito è del tutto prevedibile:la casa del primo, davanti alle pri-me avversità della vita e alle tem-peste della storia, crolla inesorabil-mente; la casa del secondo, nono-stante le difficoltà della vita e glisconvolgimenti della storia sta inpiedi e resiste. E la roccia su cui ècostruita la casa è Cristo Signore,è il suo Vangelo di verità e di vita(cfr. Mt 7, 24-27).

Veramente questa parabolapuò essere riferita in modo parti-

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Chiesa

Il miracolo di Carlino Nava, Giulio Cesare Procaccini, Duomo di Milano

colare a san Carlo e alla sua ope-ra: tutto quello che egli ha fatto erealizzato, lo ha edificato sulla roc-cia incrollabile che è Cristo, sullapiena coerenza e fedeltà al Van-gelo, sull’amore incondiziona-to per la Chiesa del Signore.Per questo ciò che san Carloha edificato è resistito alletempeste dei suoi tempi; è re-sistito anche al logorio dei se-coli che passano, come testi-monia il fatto che ancora oggimolte delle sue intuizioni, moltedelle soluzioni pastorali e istituzio-nali da lui escogitate o prefigurateconservano una loro permanentevalidità, una loro incisiva attualità,non solo per la diocesi di Milano,ma anche per l’intera Chiesa lati-na occidentale.

Un santo attuale o inattuale?Non a caso parlo di “attua-lità”, perché devo confes-sarvi che più volte, durantequesto centenario, mi sonochiesto, passando in rasse-gna gli aspetti salienti dellasantità di Carlo Borromeo,se egli è davvero un santoancor oggi “attuale”: secioè ha qualcosa di grande-mente significativo da direanche al nostro presente,se ancora per noi oggi – co-me lo fu quattrocento annifa – è un modello di vitaevangelica non solo da am-mirare, ma anche in variomodo da imitare.

È una domanda forse unpo’ scontata, cui possiamosenz’altro rispondere positi-vamente: sì! Anche oggisan Carlo parla a noi, ancheoggi per noi è un valido mo-dello di santità. E la letteradel Papa da cui abbiamopreso le mosse, la stessamostra che qui a Rimini èstata allestita, le iniziative divario genere che hanno co-stellato questo anno “caroli-no”, lo provano in manieraincontrovertibile.

Certamente non possia-mo correre il rischio di ca-dere in qualche anacroni-smo, perché dobbiamo

apertamente riconoscere che nonpoche cose nella Chiesa e nelmondo d’oggi sono cambiate ri-spetto alla situazione della Chiesae della società del tardo Cinque-cento. E dobbiamo anche ricono-scere che taluni aspetti dell’azionepastorale di san Carlo – così comealcuni aspetti del suo stile di vita(pensiamo soprattutto alla sua ri-gorosissima ascesi penitenziale) –non sono materialmente e auto-maticamente riproponibili oggisenza le necessarie e adeguate me-diazioni. Ma, nonostante questaovvia constatazione, che peraltrovale sempre quando ci riferiamo aipersonaggi del passato, ci sono al-cuni punti salienti della santità diCarlo Borromeo che, nel loro si-gnificato più profondo ed evange-lico, hanno veramente una valenzaperenne. E quindi una valenza an-che per la nostra vita di cristiani delterzo millennio, nella misura in cuianche noi, oggi, come lui quattro-cento anni fa, vogliamo «costruirela nostra casa sulla roccia», da “uo-mini saggi”.

E tuttavia, da questo punto divista, la figura di san Carlo ègrandemente provocatoria, per-ché mette in crisi molti aspetti delmodo di pensare e di vivere delmondo attuale. È per questo chedurante il centenario, raccoglien-do alcune esperienze e ricordi per-sonali del mio accostarmi ed en-trare in rapporto con la figura delBorromeo, ho voluto scrivere an-ch’io un libro dal titolo suggestivoe stimolante: San Carlo, un rifor-matore inattuale.

Mi permetto di soffermarmi unpoco su questo aggettivo. “Inattua-le” infatti si contrappone immedia-tamente ad “attuale”. Sono duetermini però che solo apparente-mente si contrappongono, perchél’uno può facilmente trapassarenell’altro. Così, se ad esempio per“attuale” si intende “secondo lamoda del momento”, “secondo lamentalità del tempo presente”,

“secondo l’opinione condivisadai più”, è chiaro che san Car-

lo è “inattuale”. Lo abbia-mo già detto e lo vogliamosottolineare per una miglio-re comprensione dell’attua-lità-inattualità: i tempi delBorromeo non sono i no-

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SAN CARLO BORROMEO. La casa costruita sulla roccia

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L’anello episcopale di san Carlo, Museo del Duomo di Milano

stri; il suo modo di leggere i proble-mi e di risolverli non è il nostro; némeccanicamente possiamo pren-dere talune sue soluzioni e appli-carle al nostro mondo, “attuale”appunto.

Viceversa, se per “inattuale” siintende ciò che si radica nei valorifondamentali della tradizione cri-stiana, se per “inattuale” si intenderestare ancorati a quella roccia cheè Gesù Cristo e che dà vera soliditàall’intera costruzione della casa, setutto ciò viene giudicato inattualesolo perché non si adegua a ciò cheoggi è ritenuto “politicamente cor-retto”, dovremmo allora chiedercise l’inattualità di san Carlo non sitrasformi in una singolare e urgen-te “attualità” di ripensamento, di ri-valutazione dei nostri metri di giudi-zio, di riforma del nostro modo divivere e di convivere.

Un’inattualità profetica e benefica per il nostro tempo In questa linea, prendendoli dallabiografia di san Carlo, presento treesempi cercando di applicarli ai no-stri tempi “attuali”.

Il primo riguarda la fedeltà aldovere del proprio stato di vitacome forma propria dell’i-dentità del cristiano. IlBorromeo ebbe laconsapevolezza vivis-sima di che cosa si-gnificasse essere ve-scovo di una impor-tante diocesi intempi diff ici l i ditransizione, di rifor-ma e di cambiamen-to: e proprio per que-sto cercò sempre di ade-guare le sue scelte e le sueazioni a una vera “deontologia”,cui rimase fedele in maniera eroi-ca e davanti alla quale seppe sa-crificare tutto il resto. Questosenso del dovere san Carlo lochiedeva anche ai suoi preti,per gli uffici che essi dovevanosvolgere; e lo chiedeva ai fede-li laici, uomini e donne, secon-do la loro condizione. Non ac-cettava, lui per primo, le mez-ze misure e gli accomodamenti,

con un facile livellamento verso ilbasso in nome di una incolore me-diocrità. Gli storici ci ricordano chequando era giovane cardinale a Ro-ma, prima della sua cosiddetta“conversione”, aveva vissuto un“cristianesimo senza infamia e sen-za lode”. È proprio il rischio che inogni tempo corriamo noi cristiani,gli stessi preti e vescovi: acconten-tarsi di una vita cristiana scialba, incui si evita giustamente il male“macroscopico” (che potrebbeprocurarci infamia), ma che si ridu-ce al minimo indispensabile permettere a posto la propria coscien-za, rapidamente, senza troppiscossoni.

Oggi, quando tutti ci sentiamogià arrivati e non vogliamo sentircitroppo inquietati, parlare di “con-versione” parrebbe per l’appunto“inattuale”, o per lo meno inop-portuno. Al contrario l’esempio disan Carlo è attualissimo e singolar-mente urgente, perché semprenella Chiesa i cristiani, tutti i cristia-ni a ogni livello, sono chiamati a“convertirsi” da un cristianesimo“senza infamia e senza lode”, da uncristianesimo incolore e insapore(senza cioè la luce e il sale del Van-

gelo), a una vita cristiana con-vinta, lucida e vigilante, al-

l’esercizio fedele delproprio dovere sem-pre e comunque, allaricerca di un cammi-no di per fezioneche ci conformasempre più al mo-dello di ogni perfe-zione: Cristo Gesù,

nostro Signore. È esat-tamente quanto fece inmodo programmatico e si-stematico san Carlo: il suoesempio non ci permettescuse o diversivi. Egli èveramente sempre at-tuale, perché richiama icristiani di ogni tempo,richiama anche noi cri-stiani del terzo millennioalla perenne e irrinun-ciabile necessità di met-terci in discussione. In

particolare devo dire chedalla lettura degli scritti disan Carlo e delle sue indi-cazioni pastorali ho avutochiara l’impressione che

egli vivesse con una grande inquie-tudine la distanza – che peraltrosempre esiste – tra la meta altissi-ma cui il Signore ci chiama (la san-tità) e la nostra concreta risposta.Se san Carlo si sentiva in difetto – edi qui nasceva la sua inquietudine, ilsuo non sentirsi tranquillo in co-scienza –, che cosa dovremmo diree fare noi? C’è allora una domandaalla quale non possiamo sottrarci:dove, in quali ambiti della nostra vi-ta, del nostro dovere di stato, dob-biamo ancora “convertirci”, a imi-tazione di san Carlo, per uscire dauna vita cristiana mediocre, “senzainfamia e senza lode”?

Carlo Borromeo è attuale an-che per un altro aspetto: la formi-dabile capacità di saper coniuga-re in modo equilibrato l’azione ela contemplazione. Tutti abbiamopresenti le tante immagini di sanCarlo assorto in preghiera, speciedavanti al Crocifisso, immerso invere e proprie esperienze misti-che. Ma la forte dimensione con-templativa che egli seppe impri-mere alla propria vita non lo distol-se mai dal suo dovere di pastored’anime. Anzi, possiamo afferma-re che egli divenne uno dei grandimodelli di vescovo e di pastore pre-cisamente perché la sua attività pa-storale era permeata profonda-mente di preghiera e di contempla-zione. San Carlo “fece” molto nel-la sua vita, molteplici furono le rea-lizzazioni portate a termine; anzi cichiediamo con meraviglia dovetrovasse il tempo e le forze per faretutto quello che poi ha fatto. Ci ver-rebbe da dire che tutto quello chefece ha del miracoloso: è propriocosì! Veramente ha del miracolosoperché tutto era intriso di preghie-ra, di colloquio con Dio, permeatodalla contemplazione amorosa deimisteri di salvezza di Cristo, a co-minciare dalla Sua passione, mortee risurrezione. Questo è il messag-gio sempre attuale che ci viene dasan Carlo: la comunione con Dio,la preghiera, la contemplazionenon ci strappano dalla storia ma inessa ci immergono in profondità,dandoci la forza di fare anche mira-coli nel mondo e per il mondo. In-vece il nostro è un tempo malato diattivismo, frenetico nel fare, impe-gnato a produrre beni e servizi se sivuole non sprecarlo. E così il no-

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Il pastorale di san Carlo, Museo del Duomo di Milano

Chiesa

stro tempo finisce per valutare lapersona non per quello che è, maper quello che fa e produce. In unsimile contesto non si deve forseparlare di contemplazione, di me-ditazione, di preghiera, di silenzio,come di quanto di più “inattuale” ilnostro tempo potrebbe sperimen-tare? La verità però è esattamente

il contrario. San Carlo ci sollecita anon lasciarci ingannare da questaspecie di droga, ma a riportare or-dine nella nostra vita, recuperandoil primato di Dio su tutto, nella cer-tezza che il resto verrà di conse-guenza. È il monito stesso del Si-gnore: «Cercate invece, anzitutto,il regno di Dio e la sua giustizia, e

tutte queste cose vi saranno date inaggiunta» (Mt 6, 33).

E se c’è un aspetto dell’attivitàpastorale di san Carlo che più diogni altro ha impressionato i suoicontemporanei al punto che pro-prio per questo cominciarono aconsiderarlo eccezionale, fu la suaattività caritativa. Soprattutto

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Il miracolo di Virginio Casati, anonimo lombardo, Duomo di Milano

durante la terribile peste del 1576si spogliò letteralmente di tutto, deibeni di famiglia, dei beni personali,non solo delle cose superflue, madello stretto necessario pur di dareun aiuto al popolo di Milano colpitodall’epidemia. E non solo si pro-digò nei momenti di emergenza;volle anche che alcune istituzionicaritative perdurassero oltre l’e-mergenza della peste, consapevoleche la povertà, il bisogno, l’emargi-nazione, il degrado sociale e mora-le sono un’emergenza di sempre, diogni momento. E infatti in ognimomento san Carlo brillò come pa-terno soccorritore dei poveri, diogni povero, di chiunque tendessela mano per chiedergli un soste-gno. E fu anche – per usare una ter-minologia della nostra cultura at-tuale – un “santo sociale”: seppecioè leggere alla luce del Vangelo iproblemi sociali del suo tempo, in-dicò alcune soluzioni concrete, nonebbe alcuna paura a denunciare lepiaghe della società, come la corru-zione pubblica, la pratica dell’usu-ra, i privilegi ingiusti di alcune ca-ste, la mancanza di quella che oggichiameremmo “coscienza civica” o“attenzione al bene comune”.

Ma c’è ancora un altro aspettodella santità del Borromeo che me-rita di essere richiamato: è la di-mensione ascetica della sua vita.Su questo punto egli fu rigorosissi-mo, fino a suscitare forti critiche emalintesi in chi gli viveva accanto.Fu povero, casto, umile, penitente;praticava con grande serietà il di-giuno, prolungava la preghiera nel-le ore notturne per non sottrarre iltempo diurno agli impegni pastora-li; riduceva al minimo il riposo, anzitendeva a non riposarsi affatto.Sappiamo che i medici più volte lorimproverarono di non curarsi asufficienza, e lui, per tutta risposta,diceva che, se uno dà retta ai medi-ci, non può fare il buon vescovo! Lamorte, sopravvenuta a soli 46 anni,sigillò una vita che si era letteral-mente consumata nelle praticheascetiche. È un aspetto questo checi lascia meravigliati, come lo furo-no i suoi contemporanei, che giu-stamente si chiedevano se san Car-lo fosse imitabile in queste virtù acausa del loro carattere di eroicità.E ce lo chiediamo anche noi oggi,senza però cadere nell’insidia digiudicare eccessivo l’esercizio dellevirtù ascetiche così come lo vissesan Carlo, giudicarlo cioè “inattua-le” secondo i parametri della nostrasensibilità odierna. Un simile giudi-zio non potrebbe essere un modotranquillizzante per autoesimercidall’imitarlo? Ci è chiesta piuttostol’onestà di ritrovare in questo unaspetto di grande attualità: oggi in-fatti parlare di “ascesi”, di “peniten-za”, di “rinuncia” ci espone al ri-schio di essere derisi e giudicatigente fuori dal tempo e dal mondo,appunto appartenenti a un mondodi tanti secoli fa. E invece proprionoi abbiamo bisogno di un richia-mo forte a purificare il nostro stiledi vita per renderlo più sobrio, a ri-scoprire l’autocontrollo e il domi-nio dei sensi, degli istinti e delle pas-sioni incontrollate: come via di unalibertà interiore che ci rende padro-ni di noi stessi e del nostro autenti-co cammino verso il vero, il bene, ilgiusto e il bello.

L’anello, il pastorale, il caliceConcludo ritornando a parlaredella mostra che oggi viene inau-gurata, rimarcandone un trattooriginale. Al centro della mostrasono esposte non tre opere d’ar-te, ma tre autentiche reliquieche in qualche modo rivelano la

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San Carlo si dispone alla morte al SacroMonte di Varallo, particolare,

Giovanni Battista della Rovere, detto il Fiammenghino, Duomo di Milano

Chiesa

Il calice di san Carlo,Museo del Duomo di Milano

personalità di san Carlo, sonoun’epifania del suo cuore, unamanifestazione del suo segretospirituale.

Troviamo anzitutto l’anello delBorromeo. E l’anello di un vescovoci parla simbolicamente del suo le-game sponsale con la Chiesa che

gli è stata affidata. È dunque il se-gno dell’amore pastorale, della fe-deltà al ministero, della propria de-dizione totale.

Incontriamo poi il bastone pa-storale: è il simbolo dell’autorità edel governo del vescovo. Ma, comesappiamo, è in questione un’auto-

rità che non può mai attuarsi comepuro esercizio di potere. A imita-zione di Cristo – il Buon Pastoreper antonomasia – l’esercizio delgoverno pastorale coincide conl’offerta della propria vita sino allapiena consumazione di sé. Così hafatto Cristo, così hanno fatto i santipastori, come Carlo Borromeo.

Infine ci è dato di guardare alsuo calice, quello da lui usato percelebrare il sacrificio eucaristico.Esso si pone come testimonianzadella vita di preghiera che il vesco-vo deve avere; come richiamo che,in ultima analisi, è il sacrificio di Cri-sto sulla croce, sono la sua parola ei suoi sacramenti – in cui è presenteed efficace la sua azione di salvezza– a edificare la Chiesa, a illuminar-la, animarla e guidarla.

Come dicevo all’inizio, con que-sto IV centenario della canonizza-zione di san Carlo sono giunto altermine del mio mandato pastoralealla Chiesa di Milano. Ebbene viconfesso che questi tre “simboli”esposti (l’anello, il pastorale e il cali-ce di san Carlo) accendono in meuna profonda gioia spirituale, alpensiero che come li ho ricevuti daimiei predecessori così tra poco litrasmetterò al mio successore.

È il mistero bellissimo della“traditio”, della tradizione vivadella Chiesa, che – come ci ha in-segnato san Carlo – veramente è«la casa costruita sulla roccia»! Sì,«cadde la pioggia, strariparono ifiumi, soffiarono i venti e si abbat-terono su quella casa, ma essa noncadde, perché era fondata sullaroccia» (Mt 7, 25). Ciò vale per laChiesa che ci ha preceduto neltempo, per la Chiesa che stiamoora vivendo, per la Chiesa che siapre al futuro: una Chiesa semprericolma della grazia e dell’amoredel suo Sposo e Signore. È allorasenz’alcuna paura, ma con l’inal-terabile e sovrabbondante fiduciache ci viene da Cristo, che tutti in-sieme siamo chiamati a prosegui-re il nostro cammino verso la san-tità, ascoltando la sua parola erendendola esperienza quotidianadi vita: «Perciò chiunque ascoltaqueste mie parole e le mette inpratica, sarà simile a un uomo sag-gio, che ha costruito la sua casasulla roccia» (Mt 7, 24).

Ci sia di aiuto san Carlo! q

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SAN CARLO BORROMEO. La casa costruita sulla roccia

«Il Curato di Chiuso era unuomo che avrebbe lasciatodi sé una memoria illustre,

se la virtù solo bastasse a dare gloriaagli uomini. Egli era pio in tutti isuoi pensieri, in tutte le sue parole,in tutte le sue opere: l’amore fer-vente di Dio e degli uomini era ilsuo sentimento abituale; la curacontinua di fare il suo dovere era:tutto il bene possibile; credeva eglisempre adunque di rimanere indie-tro, ed era profondamente umile,senza sapere di esserlo; come l’illi-batezza, la carità operosa, lo zelo,la sofferenza, erano virtù ch’eglipossedeva in grado raro, ma che

Così Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano, descrisse la figura di don Serafino Morazzone, il “Curato di Chiuso” beatificato lo scorsogiugno. Vissuto tra il XVIII e il XIX secolo, questo parroco della diocesi ambrosiana fu amico di Alessandro Manzoni, che ne tracciò il profilo nella prima stesura dei Promessi sposi

di Giovanni Ricciardi

Don SerafinoMorazzone

S torie di semplici preti

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«La grandezza della piccolezza»

egli studiava sempre di acquistare.Se ogni uomo fosse nella propriacondizione quale egli era nella sua,la bellezza del consorzio umano ol-trepasserebbe le immaginazioni de-gli utopisti più confidenti. I suoi par-rocchiani, gli abitatori del contornolo ammiravano, lo celebravano; lasua morte fu per essi un avveni-mento solenne e doloroso; essi ac-corsero intorno al suo cadavere;pareva a quei semplici che il mondodovess’essere commosso, poichéun gran giusto ne era partito. Madieci miglia lontano di là, il mondonon ne sapeva nulla, non lo sa, enon lo saprà mai: e in questo mo-mento io sento un rammarico dinon possedere quella virtù che tuttopuò illustrare, di non poter dareuno splendore perpetuo di fama aqueste parole: Prete Serafino Mo-razzone Curato di Chiuso».

Non capita tutti i giorni che aun uomo di Chiesa sia riservato unelogio così eloquente a poca di-stanza dalla morte; specie se l’elo-gio è contenuto in un romanzo ese questo romanzo è il più famosodella storia della letteratura italia-na. Perciò i lettori ci perdoneran-no se abbiamo voluto citarlo perintero all’inizio di questo articolo.Era la fine del 1822 quando Ales-sandro Manzoni, mettendo manoal III tomo del Fermo e Lucia, laprima stesura del capolavoro chepoi avrebbe intitolato I promessisposi, inseriva fra i suoi personag-gi la figura di un sacerdote cheaveva conosciuto, frequentato eche forse era stato anche suoconfessore nei periodi tra-scorsi nella villa di famiglia aLecco. Un anacronismopalese e perciò fortemen-te voluto, dato che donSerafino Morazzone eramorto solo pochi mesiprima, i l 13 apri le diquello stesso anno.

La descrizione delsuo funerale sembra in-dicare che il Manzonisia stato presente, e

abbia visto coi propri occhi quellafolla commossa che iniziò da subi-to a chiedere e ottenere grazie daquest’umile prete, il quale, dalgiorno della sua ordinazione aquello della morte aveva desidera-to svolgere bene solo e soltanto ilsuo dovere di parroco di un paesi-no sul lago di Como, con pochecentinaia di anime.

«Ah, Chiuso! Dov’è quel buon curato!»Il “personaggio” di don Morazzonecompare nel Fermo e Lucia al mo-mento dell’incontro fra l’Innomina-to e il cardinale Federigo, che Man-zoni aveva scelto di ambientareproprio nella canonica della par-rocchia di Chiuso, immaginandoche il Borromeo si trovasse in visitanel paese di don Serafino. Qui av-viene la conversione dell’Innomina-to e il lungo colloquio tra i due, chesottrae tempo alla visita pastoraledel cardinale. Ma, aggiunge Man-zoni, «la vigna di quel buon prete

Morazzone era tanto ben coltivatache aveva poco bisogno della ispe-zione di Federigo». È ancora donSerafino a indicare al cardinale una“buona donna” da mandare insie-me a don Abbondio al castello del-l’Innominato per liberare Lucia. Equando Lucia sente pronunciare ilnome del paese dove potrà riab-bracciare sua madre, esclama: «Ah,Chiuso! Dov’è quel buon curato!»,con un’espressione tanto semplicequanto esaustiva.

Ma nell’edizione definitiva deiPromessi sposi il paese di Chiuso ela figura storica di don Serafino nonvengono più citati. Non è difficileimmaginarne il motivo: ed è cheManzoni era poeta, ma non profe-ta. «Dieci miglia lontano di là», ave-va scritto nel 1822, «il mondo nonne sapeva nulla, non lo sa, e non losaprà mai». Invece, la fama di san-tità di questo parroco, già diffusa invita, in pochi anni si era allargataben oltre le dieci miglia fissate dalGran Lombardo, a tal punto che ¬

A sinistra, piazza del Duomo a Milanogremita di fedeli, durante la cerimonia di beatificazione di don SerafinoMorazzone, suor Enrichetta Alfieri e padre Clemente Vismara, il 26 giugno 2011

A destra, Alessandro Manzoni; sotto, l’incontro fra l’Innominato e il cardinal Federigo Borromeo

in un’illustrazione di Monzio Compagnoni; sullo sfondo, le rovine del Castello dell’Innominato

sulla Rocca di Somasca, Lecco

l’anacronismo gli doveva ormai ap-parire troppo stridente per lasciar-lo nelle pagine di una storia am-bientata nel Seicento.

Prova ne è il fatto che la curia diMilano apre il suo processo di bea-tificazione già nel 1864 e raccogliein tre anni 34 testimonianze di per-sone che lo avevano conosciuto,soprattutto suoi parrocchiani. Iquali, senza intendere bene le sotti-gliezze degli interrogatori canonici,rilasceranno, nella loro semplicità,dichiarazioni molto simili a quellaimmaginaria di Lucia Mondella.«Aveva tutte le virtù in un fascio»,lascerà scritto agli atti del processouno di loro, Santino Corbetta. «Di-co tutto di lui con queste parole:era un uomo giusto», affermeràPietro Gilardi. Nomi che diconopoco, parole che dicono molto.Tra esse, due definizioni inconsa-pevolmente poetiche che di lui die-dero altri testimoni. La prima, diun tal Giuseppe Chea: «Tante per-sone accorrevano dai paesi vicini algrido della sua santità». E in ultimo,la più bella, di Carlo Riva: «Quandolo si vedeva passare era volgare[“era espressione comune”, ndr] ildire che passa un ladro, intenden-dosi da tutti ladro di Paradiso».

Ladro di ParadisoQuesto “ladro di Paradiso” venivada una famiglia numerosa, che abi-tava a Milano in una zona moltopopolare, e la sua biografia è pre-sto detta. Nato il 1° febbraio 1747da un venditore di granaglie e pre-sto divenuto orfano di madre, a 13anni chiede e ottiene di entrare inseminario e i gesuiti lo accolgono atitolo gratuito nel loro collegio diBrera. Studia poi teologia mante-nendosi con il servizio di accolito inDuomo, che gli vale dieci lire men-sili. La mattina serve all’altare, ilpomeriggio è chino sui libri. E deveaver dato un buon frutto questosuo studio se riesce, risultando pri-mo davanti a due sacerdoti e cin-que chierici, lui che non era ancorasuddiacono, a vincere il “concor-so” bandito dalla diocesi di Milano– secondo la prassi di allora – perl’assegnazione della piccola par-rocchia di Chiuso. Quella destina-zione, dove celebra la sua primamessa il 10 maggio del 1773, saràanche l’unica, fino alla morte. In

mezzo, quarantanove anni di servi-zio ininterrotto, da prete: ore inconfessionale, ore trascorse in pre-ghiera fin dal primo mattino, ore afare scuola elementare gratuita aibambini, ore a dispensare carità aipoveri, ore a far visita agli infermi.

Si racconta, di tanto in tanto,tra la gente, che le sue preghieresui malati possano più delle medi-cine; che un ragazzo caduto nellacalce viva e recuperato in condizio-ni gravi dopo mezz’ora sia risanatodalla sua benedizione; che unabambina rimasta aggrappata perun’ora al ramo di un albero pernon precipitare in un canale e cheda allora è in preda alle convulsionisia guarita per le preghiere di donSerafino. Ma se qualcuna di questestorie giunge alle sue orecchie, luinon ci bada e attribuisce tutto al-l’intercessione di san GirolamoEmiliani, il cui santuario di Soma-sca si trova a pochi chilometri dallasua parrocchia.

«In mezzo a questa sua fama disantità», racconta ancora il testi-mone Pietro Gilardi, «egli solonon si reputava tale, e quando ve-nivano a lui persone forestiere,era solito rimandarle ai loro par-roci, e cioè da parte sua cercava diindurli ad avere confidenza nellabenedizione del proprio parroco,che valeva lo stesso».

Tra questi testimoni non figuraAlessandro Manzoni. Non è datosapere il perché. Forse perchéquello che aveva da dire lo avevagià scritto. È molto probabile che siriferisca a don Serafino quandonelle Osservazioni sulla moralecattolica scrive: «Sì, ci sono deipreti che spregiano quelle ricchez-ze di cui annunziano la vanità ed ilpericolo; dei preti che avrebberoorrore di ricevere i doni del poveroe che si spogliano invece per soc-correrlo; che ricevono dal riccocon un nobile pudore e con un in-terno senso di ripugnanza; chestendendo la mano si consolanosolo pensando che l’apriranno bentosto per rimettere al povero quellamoneta che è ben lungi dal com-pensare agli occhi loro un ministe-ro il quale non ha prezzo degno al-tro che la carità». Queste parolecoincidono perfettamente conmolte delle testimonianze rese alprocesso sull’eroismo con cui don

Serafino praticava la carità, sovve-nendo ai parrocchiani bisognosi, evivendo personalmente in una po-vertà pressoché assoluta.

Di don Serafino si conserva an-che una lettera indirizzata allo scrit-tore. Il padre di Manzoni era stato ilpiù grande proprietario terrierodella zona di Lecco, ma prima di la-sciare il figlio Alessandro eredeuniversale dei suoi beni avevaprovveduto a vendere gran parte diquesti terreni. Don Serafino scrivecosì al poeta per intercedere in fa-vore di uno degli acquirenti, che

S torie di semplici preti

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Sopra, la vetrata raffigurante don Serafino Morazzone, nella parrocchia di Santa MariaAssunta, a Chiuso; a destra, la parrocchia, durante i festeggiamenti per la beatificazione di don Serafino il 27 giugno 2011

non riusciva più a pagare il debitocontratto a suo tempo col padre:«Illustrissimo Signore», esordisce,«Francesco Polvara di Pescareni-co, sapendo il buon affetto che Vo-stra Signoria Illustrissima ha perme, desidera che faccia buon uffi-cio presso di lei». E aggiunge che siè spinto a “sfruttare” questo affettosoprattutto per amore dei sei bam-bini di quest’uomo: «Son sei figlijpupilli. A questi vorrei giovare. Pu-pillis tu eris adjutor». Non sappia-mo che cosa rispose Manzoni, mapossiamo immaginarlo dall’anno-tazione vergata di suo pugno sulretro della missiva: «Lettera di unCurato Santo».

«Il senso cristiano del popolo ci ha preceduto»Tuttavia, dopo la raccolta delle te-stimonianze, conclusa nel 1867,il processo di beatificazione vienetrascurato per più di ottant’anni.

Ma anche questo finisce per di-ventare un segno della santità didon Serafino. Perché, se per varieragioni la diocesi ambrosiana si di-sinteressa così a lungo di questacausa, la devozione della gentenon verrà mai meno, tanto che ilcardinal Ferrari, ai primi del Nove-cento, applicando le leggi liturgi-che del tempo, sarà costretto aimpedire che si pongano sullatomba molto frequentata di donSerafino ex voto e lampade concui i fedeli, in numero sempre cre-scente, esprimevano la gratitudi-

ne per le grazie ottenute dalla suaintercessione.

Fu il cardinal Schuster a solleci-tare la riapertura della causa e a ot-tenerla nel 1950. In una lettera in-dirizzata tre anni prima a un sacer-dote di Lecco, scriveva, a proposi-to di quello che definì “il nostro Cu-rato d’Ars”, che a intendere la suagrandezza «il senso cristiano delpopolo ci ha già preceduto». Chela gente, insomma, come avevadetto un testimone tanti anni pri-ma, continuava ad «accorrere algrido della sua santità».

Ma ci vollero ancora quaranta-cinque anni per arrivare a deposita-re la Positio presso la Congregazio-ne delle Cause dei santi, altri treperché ottenesse l’approvazione, esolo nel 2007 si è giunti a procla-mare “le virtù eroiche” di don Sera-fino. L’epilogo, con l’approvazionedel miracolo, si è avuto nel corso diquest’anno, e la cerimonia di beati-

ficazione in piazza Duomo a Milanoil 26 giugno 2011 è stata uno degliultimi atti dell’arcivescovo DionigiTettamanzi. Il quale, celebrando lamessa nella parrocchia di Chiusonel 2003, aveva detto: «È stato Lui,il Signore, a donare don Serafino al-la Sua Chiesa. Per la verità il Signo-re continua a donarlo alla Sua Chie-sa, come testimonia la devozioneda cui questo santo sacerdote èsempre stato circondato e tuttoraviene circondato. E questo è il se-gno potente, vivo, della gente, cheè il popolo di Dio, che l’ha venerato

e continua a venerarlo come verouomo di Dio, come un santo».

Nelle sue parole risuona l’eco diun altro arcivescovo ambrosiano,Giovanni Battista Montini, che loaveva preceduto, molti anni pri-ma, in pellegrinaggio sulla tombadi don Serafino nell’anniversariodella morte, il 13 aprile del 1956.In quella occasione, davanti al suopopolo, aveva detto: «Vi invito apensare alla sua grandezza. È in-dubbio che egli è grande se fa par-lare di sé dopo 134 anni dalla suamorte. Ma che cosa ha fatto distraordinario per essere grande?La sua non è grandezza esteriore,politica o sociale, di ricchezza, diingegno. La grandezza di don Se-rafino è la grandezza della picco-lezza, la grandezza evangelica. Fugrande perché ha seguito la paroladel Signore. Questo santo ha rac-colto le parole di Gesù, le ha fattesue e le ha personificate. Egli è

grande perché è povero, perché èumile, perché ha dato e ha cercatodi dare. E qui comincia il suo prodi-gio. Egli è un santo di popolo. In-fatti ci sono diverse categorie disanti. Ci sono santi che sono di-ventati tali perché il loro cuore eravicino al popolo. Don Serafino èstato l’amico di tutti con un cuorecosì grande, lui così piccolo, conun cuore così ricco coi poveri, coipoveri di cuore, con gli umili e so-prattutto con chi ama e sa dona-re». Se Manzoni non era profeta,aveva però visto giusto. q

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Il cardinale Dionigi Tettamanzidurante lacelebrazione di ringraziamento per labeatificazione di don SerafinoMorazzone nella parrocchia di Chiuso (Lecco) il 27 giugno 2011

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Nell’ultima stagione della suavita, Augusto Del Noceparlava spesso del «passato

che non vuol passare». A più divent’anni dalla sua morte, anche ilpatrimonio di pensiero critico la-sciato in eredità dal grande filo-sofo continua a essere assediatodalla danza dei luoghi comuni piùsciatti e fuorvianti. Dopo quellimessi in circolo dagli antichi de-trattori, oggi soprattutto le lettureapparentemente solidali di chi locelebra come un eroe ante litte-ram dell’ideologia occidentalistadell’89 continuano a confinarlonella caricatura del “de Maistre ita-liano”, portavoce di un sussultopassatista e reazionario di marcacattolica rispetto alle dinamiche ealle istanze della modernità.

D’ora in poi, tale pigro confor-mismo bipartisan dovrà fare iconti con il saggio di MassimoBorghesi Augusto Del Noce. Lalegittimazione critica del moder-no (Marietti 1820). 370 paginedove si documenta in maniera ser-rata che tutta l’avventura intellet-tuale del filosofo è attraversata daun “filo rosso” di tutt’altro segno.

Massimo Borghesi insegna Fi-losofia morale presso l’Universitàdi Perugia.

Professore, a più di vent’an -ni dalla morte si continuano ascrivere libri su Augusto DelNoce (1910-1989), uno deipiù grandi intellettuali italianidel Novecento. Qual è la no-vità di quest’ultimo volume ap-pena edito dalla Marietti?

MASSIMO BORGHESI: Lenovità sono essenzialmente due.Dal punto di vista storiografico sitenta per la prima volta di rico-struire organicamente lo sviluppodel pensiero di Del Noce, nell’arcodi tempo che va dal 1943 al 1978,nella profonda connessione tra ilmomento filosofico e quello stori-co-politico. Di solito l’approccioall’autore privilegiava la trattazio-ne di blocchi tematici distinti senzache risultasse chiara la relazionetra di essi. La seconda novità è ditipo interpretativo. Lo scopo delvolume, come chiarisce il sottoti-tolo, è di evidenziare “la legittima-zione critica del moderno” opera-ta da Del Noce. Si tratta di una let-

di Gianni Valente

Fu l’editrice bolognese a consacrare Augusto Del Noce come autore nazionale e a mostrare la fecondità del suo punto di vista. Nel segno di una apertura critica al moderno che anticipava il Concilio Vaticano II.Intervista col filosofo Massimo Borghesi

Del Noce e il Mulino

L ibri

La modernità non è il “nemico”

tura che di fatto libera il filosofodallo stereotipo del pensatore cer-tamente geniale ma rivolto al pas-sato, conservatore critico del tem-po presente. Un’etichetta che hapesato a lungo sulla fortuna di DelNoce, acriticamente accolta an-che da molti cattolici.

Questa sua rivisitazione inche modo raggiunge l’obiet-tivo?

Innanzitutto chiarendo qual è ilpunto genetico della riflessionedelnociana. Per Del Noce il veropunto di inizio, in senso speculati-vo, è il 1943, l’anno della cadutadel regime fascista, un evento chelo provoca a pensare il tempo sto-rico. È qui che l’opera di JacquesMaritain, il grande filosofo cattoli-co francese, si rivela decisiva. DelNoce, come egli stesso ricordavanell’intervista rilasciata a 30Gior-ni nell’aprile del 1984, aveva letto

Humanisme intégral di Maritainal la sua uscita in Francia, nel1936. Quello è l’anno della guerraitaliana contro l’Etiopia, un eventoche segnerà il periodo di massimoconsenso al regime fascista, e cheprovocherà in Del Noce, al contra-rio, un senso di disgusto e di oppo-sizione morale a Mussolini e al fa-scismo, considerato come meroregno della forza, di una forza bru-tale senza giustizia. Va detto chequesta opposizione trovava in Al-do Capitini – il futuro organizzato-re delle marce della pace Perugia-Assisi, che Del Noce conobbe nel1935 proprio ad Assisi – un puntodi riferimento importante. Letto inquesto contesto, il volume di Mari-tain chiarì a Del Noce l’inconcilia-bilità ideale tra cattolicesimo e to-talitarismo. Esso di fatto liberava icattolici dall’utopia “medievali-sta”, antimoderna, che spingeva

molti di loro a una adesione al fa-scismo, inteso, erroneamente, co-me una forza conservatrice, unasorta di prezioso alleato nella lottacontro la modernità.

Ma per Del Noce l’incontrocon Maritain servì solo da an-tidoto al clericofascismo?

Maritain è colui che, tra il 1943e il 1945, libera Del Noce dal“complesso” di Benedetto Croce,secondo cui i cattolici, in quantocattolici, non potevano, a causadella loro fede (integralista e auto-ritaria), essere liberali e antifascistial pari dei laici. Maritain dimostra-va, al contrario, che solo la pro-spettiva religiosa poteva salva-guardare la libertà e i diritti dellapersona. Allo scopo bisognava,però, distinguere tra cristianesimoe cristianità, tra la fede e le sue rea-lizzazioni storiche, sempre contin-genti. Compresa la cristianità ¬

INTERVISTA. La modernità non è il “nemico”

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Paolo VI e Jacques Maritain durante la cerimonia di chiusura del Concilio ecumenico Vaticano II, 8 dicembre 1965

Massimo Borghesi, Augusto Del Noce. La legittimazione critica del moderno,Marietti 1820, Genova – Milano 2011,368 pp., euro 26,00

Per Maritain, in ciò seguito da Del Noce, la modernità, che viene dopo le guerre di religione e la divisione della Chiesa, non può più presupporre la fede come “a priori”, come paradigmacomune già prefissato e pacificamente accolto. Il moderno è il tempo in cui la verità può e deve essere cercata e proposta nella libertà

medievale assunta a modello daquei cristiani che guardavano condiffidenza l’intero mondo moder-no e contrapponevano verità e li-bertà, finendo per sposare ognipossibile autoritarismo clericale.Per Maritain, in ciò seguito da DelNoce, la modernità, che viene do-po le guerre di religione e la divi-sione della Chiesa, non può piùpresupporre la fede come “a prio-ri”, come paradigma comune giàprefissato e pacificamente accol-to. Il moderno è il tempo in cui laverità può e deve essere cercata eproposta nella libertà. Questapersuasione è il punto cardine chesta all’origine della “legittimazionecritica del moderno” di Del Noce.Negli scritti del 1943-1946 vi so-no affermazioni che anticipano,con grande lucidità, le conclusionidel Concilio Vaticano II sulla li-bertà religiosa. La cosa significati-va è che Del Noce colloca le sue af-fermazioni in un orizzonte che ri-prende sant’Agostino: se la fede è,secondo la dottrina cristiana, ope-ra della grazia, allora essa non puòessere imposta in forma coerciti-va. La priorità della grazia porta alriconoscimento del momento in-sostituibile della libertà, anche insenso politico. Da qui viene an-che la superiorità della democraziaconcepita, con Capitini, comeluogo della “persuasione” e dellanon violenza.

Come si articola il progettodelnociano teso a delineareun incontro positivo tra catto-licesimo e libertà moderne?

Si svolge su due piani: uno poli-tico e uno filosofico. Quello politi-co lo vede impegnato per tutti glianni Cinquanta a dare veste teori-ca al progetto di Democrazia cri-

stiana formulato da Alcide DeGasperi, alla sua concezionedel quadro democratico ruo-tante attorno all’alleanza tracattolici, laici, socialisti demo-cratici. Del Noce nutre la segretaambizione di essere il “filosofo diDe Gasperi”. Per dare respiro alprogetto politico dello statistatrentino occorreva uscire dall’inte-grismo reazionario e dal suo rove-sciamento speculare, il moderni-smo, l’uno e l’altro eredi della filo-sofia della storia dell’Ottocento,segnata, per i cattolici, dal medie-valismo e dall’antimoderno. Solocosì la Democrazia cristiana pote-va accordare democrazia e cristia-nesimo. Allo scopo, ed è la secon-da direzione di ricerca dell’intensariflessione delnociana, occorrevadecostruire l’intero quadro delpensiero moderno: quello codifica-to da Hegel e dall’idealismo, accet-tato dal marxismo e condiviso, siapure nell’opposizione, dalla neo-scolastica tomista. Per esso il mo-derno è il tempo della secolarizza-zione (o dell’ateismo) in cui l’eman-cipazione e la libertà dell’uomoviaggiano di pari passo con il suoallontanamento da Dio e dalla fe-de. Tra il 1954 e il 1958 Del Noceribalta questa prospettiva.

In che modo?Riconoscendo che la moder-

nità non è una, è “duplice”. DaCartesio non parte solo il filonedel razionalismo culminante inHegel e Marx. Da Cartesio parteanche un filone agostiniano, cri-stiano-moderno, che passa attra-verso Pascal, Malebranche, Vico,e culmina in Antonio Rosmini, ilpensatore in cui cattolicesimo e li-bertà trovano la loro sintesi. Era ilfilone personalistico del moderno,

che collega la libertà dell’uomo al-l’esistenza di Dio, contrapposto aquello spinoziano-hegeliano, incui panteismo e ateismo culmina-no nel totalitarismo politico. Sitrattava di una vera e propria sco-

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Per dare respiro al progetto politico di De Gasperioccorreva uscire dall’integrismo reazionario e dal suo rovesciamento speculare, il modernismo, l’uno e l’altro eredi della filosofia della storiadell’Ottocento segnata, per i cattolici, dal medievalismoe dall’antimoderno. Solo così la Democrazia cristianapoteva accordare democrazia e cristianesimo

Sopra, le copertine delle prime edizioni di due testi di Augusto Del Noce editi dal Mulino: Il problema dell’ateismo,del 1964, e Riforma cattolica e filosofiamoderna, volume I: Cartesio, del 1965

Augusto Del Noce

perta per la quale la posizione rea-zionaria veniva definitivamentesuperata e l’incontro tra cristiane-simo e democrazia liberale e per-sonalistica poteva alfine ottenerela sua legittimazione.

Nel suo volume un interocapitolo è dedicato al rap-porto tra Del Noce e la casaeditrice il Mulino. Si tratta,certamente, di un capitolooriginale.

Del Noce collabora assidua-mente col Mulino di Bologna dal1957 al 1965. Qui pubblica, oltrea numerosi saggi sull’omonima ri-vista, due tra i suoi volumi più im-portanti: Il problema dell’atei-smo, nel 1964, e Riforma catto-lica e filosofia moderna, volumeI: Cartesio, nel 1965. Il Mulinoera allora la casa editrice di Bolo-gna nata all’insegna del dialogo econfronto tra cattolici, laici e so-cialisti. Del Noce si incontrò parti-colarmente con Nicola Matteuccie Luigi Pedrazzi. I punti di contat-to erano la valorizzazione del qua-dripartito degasperiano, il supera-mento delle tendenze integralistepresenti tanto tra i cattolici quantotra i laici, e anche il passaggio dal-l’antifascismo ideologico – favori-to dal Partito comunista – al post-fascismo. La stagione del Mulino èuna stagione estremamente fe-conda. Non solo l’editrice consa-cra Del Noce come un autore na-zionale, ma egli ha modo di mette-re alla prova la fecondità del suopunto di vista, quello per cui il cat-tolicesimo è originale solo quandonon è subalterno, quando cioènon parte dalla contrapposizionea un avversario nella definizione disé stesso. Per questo la posizionereazionaria così come quella mo-dernista falliscono. Come scriverànel 1968: «L’opposizione alla so-cietà del benessere non può esse-re condotta dal punto di vista rea-zionario, e ciò semplicementeperché l’opposizione di progressi-vo e reazionario è interna al suolinguaggio».

Che cosa significa questo,in dettaglio, nel rapporto tracristianesimo e modernità?

Significa, per Del Noce, chenon è possibile valorizzare la tradi-zione, sia quella filosofica che quel-la religiosa, rimanendo all’interno

di una prospettiva reazionaria. Lavalorizzazione della tradizione, diquelle che Del Noce seguendoNewman chiama le sue «virtualità»,consente, al contrario, di incontra-re le istanze più autentiche del mo-derno. È in questo senso precisoche la sua prospettiva coincidevacon quella del Vaticano II.

Negli anni Sessanta DelNoce, ed è un aspetto inte-ressante e inedito della suaricerca, riannoda anche irapporti con Franco Rodano,con l’autore cioè con cui ave-va condiviso l’esperienzacattolico-comunista durantela fase “resistenziale” tral’autunno del ’43 e la prima-vera del ’44.

Certamente. Anche qui si sot-tolinea sempre, e giustamente, lacritica delnociana a Rodano con-tenuta ne Il cattolico comunista,edito nel 1981. Si dimentica peròdi ricordare che dagli inizi deglianni Sessanta fino al Convegno diLucca del 1967 Del Noce e Roda-no riannodano il loro legame at-traverso un carteggio, purtroppoancora inedito. La nozione di «so-cietà opulenta», che sta al centrodel saggio del 1963 Appunti sul-l’irreligione occidentale conte-nuto ne Il problema dell’atei-smo, è derivata da Franco Roda-no. Il ’63 segna l’inizio di una nuo-va fase della riflessione delnocia-

na. Egli avverte, infatti, come sistia concludendo un’epoca: l’erapostbellica della ricostruzione, l’e-ra crociano-degasperiana segnatadall’incontro tra le componentilaico-liberali e quelle cristiane. Lanuova società del benessere nonaveva più bisogno delle forze reli-giose per opporsi al comunismo.Il nuovo Occidente era ormai ingrado di vincere mediante la dila-tazione della società del benesse-re. Una società segnata dal prima-to della ragione strumentale, piùirreligiosa dell’ateismo comuni-sta, vittoriosa sul terreno stessodel comunismo, quello del mate-rialismo. Nel ’63 quindi Del Noceintuisce, anche alla luce di Roda-no, il nuovo avversario della fedenell’era postmarxista. Intravvedecioè il tempo in cui la relativizza-zione di ogni ideale viene a incon-trarsi con una visione tecnocrati-ca del mondo. È questa prospetti-va che gli consente di valorizzare,nel ’75, la lezione di Pier PaoloPasolini, come del più lucido in-terprete del nuovo totalitarismodella dissoluzione.

Rispetto a questa prospet-tiva, abbastanza drammatica,il Del Noce degli anni Sessan-ta intravvedeva vie d’uscita?

Intravvedeva delle possibilitàsenza, tuttavia, poter indicare po-sitivamente degli sbocchi. Il mo-mento storico poneva di fronte adue istanze che confliggevano tradi loro. Da un lato la crisi delmarxismo – che pure conosceràinaspettatamente un nuovo revi-val dopo la contestazione del ’68– poneva luogo a un ritorno idealedel pari, della scommessa pasca-liana: nel momento stesso in cuil’ateismo perdeva la sua vestescientifica, la possibilità di un rav-vivarsi dell’opzione religiosa tor-nava attuale. Si trattava però diuna possibilità, non necessaria-mente di una effettualità. Del No-ce non ha mai dedotto filosofica-mente la necessità dell’opzionereligiosa. Dall’altra parte il trionfodella società opulenta, e quindidell’irreligione occidentale, sulmarxismo, toglieva respiro a ognipossibile rinascita religiosa. Duedinamiche confliggenti che il DelNoce degli anni Sessanta non puòné vuole sciogliere. q

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INTERVISTA. La modernità non è il “nemico”

Franco Rodano

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A l centro dello studiolo dimonsignor Valentino Mise-rachs Grau c’è un pianofor-

te a coda molto bello. «Un regalodella fabbrica viennese Ehrbar aPio XI nel 1929, in occasione delsuo cinquantesimo giubileo sacer-dotale: un pezzo unico apposita-mente costruito per lui». Monsi-gnor Miserachs, 68 anni, di SantMartí Sesgueioles, piccolo paesedella diocesi di Vic, poco distanteda Barcellona, è preside del Ponti-ficio Istituto di Musica Sacra dal1995. E maestro della Cappellamusicale Liberiana cioè della Basi-lica romana di Santa Maria Mag-giore dal 1977.

Lo abbiamo incontrato alla finedi un anno accademico davveroparticolare: proprio in questo2011 il Pontificio Istituto di MusicaSacra ha celebrato i suoi primi cen-to anni di vita. E monsignor Misera-chs si appresta a congedarsi defini-tivamente dai suoi studenti. «Anchese, dopo quattro mandati consecu-tivi, probabilmente ci sarà un annodi proroga».

Monsignor Miserachs, comee quando è cominciata la suagrande passione per la musicasacra? In uno dei suoi numero-si scritti lei si è spinto a definireil canto gregoriano «quasi co-me un ottavo sacramento».

VALENTINO MISERACHS:Era evidentemente un’iperbole.

Ma l’ho detto pensando all’inse-gnamento del Concilio Vaticano II,quando dice: «Si conservi e si in-crementi con grande cura il patri-monio della musica sacra». La bel-lezza sublime del canto gregorianoesprime l’ineffabilità del mistero làdove la parola non può arrivare.Cantare e suonare durante la santamessa come la Chiesa latina co-manda, cioè secondo gli straordi-nari documenti pontifici che abbia-mo ricevuto in eredità, non è unoptional. Ne va della trasmissionedella fede in nostro Signore Gesù

Cristo. Come scrisse san Pio X nelmotu proprio Inter sollicitudi-nes, la musica sacra deve esseresanta, vera arte, universale. Ere-dità ripresa alla lettera dal ConcilioVaticano II e dal susseguente magi-stero pontificio.

Comunque, la passione per lamusica mi si è incollata addosso daquando avevo sei anni. Un giorno,io e mio fratello scovammo in sof-fitta una vecchia fisarmonica sgan-gherata che, però, funzionava an-cora. Mentre la suonavo, i miei ge-nitori si accorsero che avevo un

di Pina Baglioni

L iturgia

Dopo sedici anni alla guida del Conservatorio della Chiesa, monsignor Valentino Miserachs Grau indica la strada per risollevare le sorti della musica liturgica: tornare ai documenti del Concilio Vaticano II, fedeli interpreti della Tradizione. Intervista

Monsignor Valentino Miserachs Grau, preside del Pontificio Istituto di Musica Sacra,davanti al pianoforte nel suo studio

La Tradizione è moderna

PONTIFICIO ISTITUTO DI MUSICA SACRA

orecchio formidabile. Mi portaro-no subito da un bravo pianista ecompositore del mio paese, il mae-stro Francesc Vives, per capire severamente fossi portato per la mu-sica. Il suo parere fu positivo. Co-minciai allora a prendere lezioni econtemporaneamente a suonarel’organo in chiesa.

Come e perché è arrivato aRoma?

C’è di mezzo la Provvidenza,non c’è dubbio: a undici anni andaiin seminario e là il vescovo mi per-mise di continuare a studiare musi-ca. Nel 1963 mi spedirono a Ro-ma per studiare Teologia alla Gre-goriana. E, una volta conseguita lalicenza, proprio nel momento in

cui stavo per rientrare in Catalo-gna, il mio vescovo cambiò inspie-gabilmente idea, lasciandomi ri-manere nella Città eterna. In quelcambio repentino ho sempre vistola mano della Provvidenza. Conl’autorizzazione del mio vescovomi iscrissi nel 1967 al PontificioIstituto di Musica Sacra, che alloraaveva la sua unica sede in piazza diSant’Agostino. E vi trovai comepreside monsignor Higini Anglès iPàmies, che mi stimava molto. E ilgrande maestro Armando Renzicon cui cominciai a studiare com-posizione, subito dopo aver conse-guito la licenza in canto gregoria-no. Due anni dopo mi spostai alConservatorio “Alfredo Casella”

dell’Aquila per continuare la com-posizione con Renzi e studiare or-gano principale. Sono rimasto cosìlegato a quel Conservatorio, che,all’indomani del terremoto dell’a-prile 2009, abbiamo ospitato inIstituto: ben sette classi di studenti.Alcuni si sono sistemati addiritturaqui nello studio.

Comunque, qualche tempo do-po, Renzi, che era anche direttoredella venerabile Cappella Giulia diSan Pietro, mi introdusse in quel-l’ambiente come secondo organistae compositore. Nel frattempo, nel1973, il maestro, oggi cardinale,Domenico Bartolucci, mi chiamòad affiancarlo nella direzione dellaCappella Liberiana di Santa MariaMaggiore. Sono ormai passati 38anni dal quel giorno! E se a Renzidebbo la mia permanenza a Ro- ¬

Il Conservatorio di san Pio X

Istituito da san Pio X nel 1910 con la denominazionedi Scuola Superiore di Musica Sacra, il Conservato-

rio liturgico-musicale della Chiesa cattolica iniziò isuoi corsi il 3 gennaio del 1911. Ventʼanni dopo, PioXI, con la costituzione apostolica Deus scientiarumDominus lo avrebbe elevato a Pontificio Istituto con lafacoltà di rilasciare i gradi accademici.

Le sue finalità sono lʼinsegnamento delle disciplineliturgico-musicali; la conoscenza e la diffusione del pa-trimonio tradizionale della musica sacra; la promozio-ne di espressioni artistiche adeguate alle odierne cul-ture. Suo compito è rendere, per incarico della Chiesadi Roma, un servizio alle Chiese locali di tutto il mondo,in vista della formazione dei musicisti di chiesa e dei fu-turi insegnanti nellʼambito della musica sacra.

Le celebrazioni per i cento anni dalla fondazione sisono concluse con un grandioso congresso interna-

zionale di musica sacra tenutosi dal 26 maggio al 1°giugno scorso tra i due “poli” dellʼIstituto: quello didatti-co di via di Torre Rossa, poco distante dalla Città delVaticano, e quello accademico-legale in piazza diSantʼAgostino. A Roma sono giunte, per lʼoccasione,personalità di prima grandezza come Philippe Dupont,abate del monastero benedettino di Solesmes, inFrancia, culla della rinascita del canto gregoriano apartire dal 1840; il maestro estone Arvo Pärt, tra i piùgrandi compositori di musica sacra viventi. E, ancora,Diego Fasolis – interprete della polifonia rinascimen-tale e barocca, che si è esibito nellʼesecuzione inte-grale delle opere di Pierluigi da Palestrina – e LuigiFerdinando Tagliavini, dellʼUniversità di Friburgo, or-ganista e musicologo di fama internazionale.

P.B

Sotto, a sinistra, un insegnante e un’allieva nella sede didattica in via di Torre Rossa a Roma; a destra, la sala lettura della biblioteca

ma e, dal punto di vista tecnico, laricerca della musicalità, a Bartoluccisono debitore del mio arrivo a San-ta Maria Maggiore e della ricercadel rigore.

Nel 1981, purtroppo, il Capito-lo Vaticano decise di sciogliere laCappella Giulia e mandò tutti a ca-sa. E Armando Renzi, due anni do-po, dal dolore ne morì.

Il maestro Riccardo Muti,tra i più prestigiosi direttori diorchestra del mondo, nel mag-gio scorso ha lanciato un ap-pello per bandire dalle chiesele canzonette e la musica inde-gna della liturgia. Non solo: inquesti ultimi tempi non si con-tano i libri, gli articoli sui mag-giori quotidiani nazionali e in-ternazionali sulla volgarità del-la musica liturgica contempo-ranea. Addirittura sono uscitifilm di importanti registi chedescrivono impietosamentequesto particolare aspetto del-la Chiesa.

Non si può neanche immaginarela quantità di persone che vengonoa lamentarsi qui da noi. Alcune ci di-cono di non riuscire più a seguirecon attenzione e devozione la mes-sa, distratti da tanta incuria perquanto riguarda i canti e la musicadurante il sacrificio eucaristico. Eanch’io quando vado a dir messa inparrocchia da qualche mio amicoparroco, rimango attonito.

Non bisogna farsi troppe illu-sioni di risalire in poco tempo dalbaratro in cui siamo caduti. Biso-gna ricominciare poco a poco. Fa-re dei piccoli passi. È un po’ comeinsegnare a parlare e a camminarea un bambino. O, meglio ancora,è come andare al catechismo, aimparare i fondamentali della no-stra fede.

Ci può fare qualche esem-pio?

Basterebbe che ogni parroco siprocurasse il Liber cantualis deipadri benedettini di Solesmes cheraccoglie i canti più semplici ed es-senziali del gregoriano come il Cre-do, il Gloria, il Pater noster. O il li-bretto voluto da Paolo VI nel 1974Iubilate Deo. C’è pure il repertoriopubblicato dal nostro Istituto: Cele-briamo cantando i misteri dellasalvezza, un’antologia da noi pre-parata di canti gregoriani e in lin-gua italiana per tutte le circostanzedell’anno liturgico. Lo ristampiamocontinuamente. Oltretutto, spessoinviamo i nostri insegnanti a dareuna mano ai parroci.

Un’altra cosa facile da fare sa-rebbe far sì che nelle cattedrali, nel-le chiese maggiori, nei seminari,nelle congregazioni religiose si ce-lebrasse almeno una messa setti-manale cantando il gregoriano nel-l’ordinario della messa. O, se risul-tasse troppo faticoso, almeno unavolta al mese.

E la Chiesa, ai suoi più alti li-velli, come dovrebbe muoversi?

Il fatto che, dopo il bellissimochirografo di Giovanni Paolo IIscritto il 22 novembre 2003 in oc-casione del centenario del motuproprio di san Pio X Inter sollici-tudines, non si sia più affrontata laquestione, è inspiegabile. Da moltianni vado dicendo, attraverso scrit-ti, convegni e quant’altro, che laChiesa cattolica si deve munire diun organismo che abbia valenzanormativa nell’ambito della musicasacra. C’è un’enormità di repertorida monitorare, in varie lingue, pro-venienti da vari Paesi, allestiti dalleconferenze episcopali e dai movi-menti ecclesiali. Si dovrebbe istitui-re una commissione che abbia l’au-torità e il coraggio di dire “questo sìe questo no”. Non si tratta di inven-tarsi un’istituzione inutile. Ma di fa-re chiarezza in un ambito, quellodella musica sacra, totalmente ab-bandonato a sé stesso o lasciatonelle mani di ignoranti, incompe-tenti, nella migliore delle ipotesi.Perché molti sono in buona fede!Quando va male, invece, si tratta dimercanti senza scrupoli che stannofacendo un sacco di soldi con la lo-ro musica, legati a case discografi-che compiacenti e magari a qual-che distratta conferenza episcopa-le. E se si trattasse solo di soldi, po-trebbe ancora passare. Sarebbeumanamente comprensibile. Quel-

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L iturgia

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Sopra, la chiesa di Sant’Agostino, nell’omonima piazza romana; a destra, un concerto nella Sala accademica del Pontificio Istituto di Musica Sacra nella sede storica di piazza di Sant’Agostino

lo che proprio non si può soppor-tare è che molti testi e molta musi-ca che si producono per la sacra li-turgia non hanno nulla a che farecon la fede cattolica. Strizzanol’occhio ad atmosfere musicali e atesti impregnati di concetti gnosticie new age che introducono agentitossici che intaccano la mente e icuori del popolo di Dio. Tutto que-sto per me è un mistero: uno deitanti aspetti del mysterium iniqui-tatis in cui siamo immersi. Qui nonsi tratta di essere fissati con il latinoe con i bei tempi antichi in un’azio-ne tutta di retroguardia. È l’esattocontrario. Perché il bellissimo capi-tolo VI della costituzione Sacro-sanctum Concilium del ConcilioVaticano II – specificamente dedi-cato alla musica sacra – riconosce«il posto principale» al canto grego-

riano «come canto proprio della li-turgia romana»; ribadisce la grandeimportanza della polifonia sacra einvita a promuovere «con impegnoil canto religioso popolare […] inmodo che possano risuonare le vo-ci dei fedeli». Infine, auspica che «imusicisti animati da spirito cristia-no […] compongano melodie cheabbiano le caratteristiche della veramusica sacra. […] I testi destinati alcanto sacro siano conformi alladottrina cattolica, anzi siano presidi preferenza dalla Sacra Scritturae dalle fonti liturgiche».

Stiamo parlando del ConcilioVaticano II, non di qualche circolo

di tradizionalisti residuali. È profon-damente ingiusto scaricare la re-sponsabilità di un tale disastro sulConcilio. Che, in realtà, è stato, daquesto punto di vista, tradito.

«Animare la messa»: èun’espressione, questa, chesi sente spesso negli ambienticattolici o in occasione digrandi raduni religiosi. Comese si dovesse rianimare uncorpo morto.

Ho sentito spesso anche l’e-spressione «allietare la messa». Nonsaprei dire quale sia la peggiore.

La frantumazione dell’autoritàha determinato una disobbedienzasenza precedenti. Dove a un certopunto i superiori, a tutti i livelli, dalmomento che nessuno obbedivapiù, hanno cominciato ad averepaura di dare indicazioni autorevo-

li. Ecco perché ci vuole qualcunoche ricominci da ciò che è piccolo:piccoli passi, piccole cose. Ricor-dando sempre che la musica sacranon deve essere intesa come un fi-ne, ma come un mezzo che ci con-nette ai sacri misteri della morte erisurrezione di Gesù.

Oggi nella Chiesa si trascura ilpaziente che sta morendo spo-stando l’attenzione su ciò che èaccidentale. I cultori del liturgi-smo amano riunirsi nelle loroconventicole. Gli intellettualonivanno a cercare le chiese dove sifa buona musica liturgica come seandassero a visitare una mostrad’arte. La fede in nostro Signorec’entra poco.

In molti, in questi ultimi de-cenni, hanno pensato che perattrarre i fedeli in chiesa fos-sero necessari repertori musi-cali che assecondassero lamodernità. Soprattutto pernon far scappare i giovani.

E infatti le chiese sono vuote.Certo, i motivi sono molti e doloro-si. Non ci metteremo certo a direche la colpa è solo della musica edei canti indegni. Pio X, tanto perfare un esempio, scrisse il suo do-cumento sulla musica sacra perchéai suoi tempi le chiese si erano tra-sformate in teatri d’opera. E, a talproposito, così s’esprimeva nel1903: «Per questo si dice che essapiaccia al popolo, e si ha il corag-gio di asserire che modificando esopprimendo nelle chiese tale stilediminuirà la frequenza dei fedeli al-le funzioni liturgiche. […] Io diròche troppo si abusa di questa paro-la popolo, il quale si è dimostratoben più serio e devoto di quel ched’ordinario si crede, gusta le musi-che sacre, né lascia di frequentarele chiese dove quelle si eseguisco-no. […] Il popolo vi assiste entusia-smato e devoto». Addirittura invitaalla brevità del canto liturgico, pernon stancare troppo il popolo! An-che perché la povera gente, dopoquelle lunghissime esecuzioni distampo teatrale in cui avevano tra-sformato la santa messa, scappavastremata dopo il Credo, alla ricer-ca di una messa “letta”.

Il grande compositore e di-rettore d’orchestra cattolicoGustav Mahler diceva: «La tra-dizione è custodire il fuoco,

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PONTIFICIO ISTITUTO DI MUSICA SACRA

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Sotto, la cerimonia di conferimento deidottorati honoris causain musica sacra aimaestri Georg Ratzinger,Luciano Migliavacca e Franz Lehrndorfer, il 20 dicembre 1999, nella Sala accademica dell’Istituto.Al centro della foto è riconoscibile il cardinale Joseph Ratzinger

non adorare le ceneri». Sentedi condividere tale giudizio?

Sì, completamente. Senza tra-dizione non si dà modernità. Latradizione della Chiesa è la madredel vero progresso. Conosco leculture musicali contemporanee dimolte parti del mondo, non ne co-nosco una che non sia parentestretta del gregoriano. Lo sono an-che le melodie proprie della Chie-sa in Asia o nelle Americhe. Hoanche ascoltato molti canti liturgiciin Africa: anche questi hanno unapurezza melodica molto simile algregoriano. Il canto gregoriano èuno strumento di cattolicità e hadegli agganci con tutte le culturemusicali del mondo. Solo partendodall’impianto della tradizione lamusica sacra può progredire ed es-sere veramente santa, arte autenti-ca, universale. E quindi bella.

Guardiamo ai documenti dellaChiesa sulla musica sacra e liturgi-ca: dal Concilio di Trento al Vatica-no II, uno è legato all’altro senzamai contraddirsi. Tutti partono dal-la tradizione.

In un’intervista rilasciataqualche mese fa, lei parla delle«sconfitte apparenti» della suavita. Cosa intendeva dire?

Dirigere il Pontificio Istituto diMusica Sacra per sedici anni e ave-re davanti agli occhi il panoramache abbiamo fin qui descritto, non èforse una sconfitta? Racconto un ul-

timo episodio: in occasione dell’An-no Paolino ho offerto, ovviamentein forma gratuita, a nome del Ponti-ficio Istituto di Musica Sacra, unamia composizione alla Basilica diSan Paolo fuori le Mura. Si trattavadi un oratorio su san Paolo e sanFruttuoso. Gentilmente mi hannorisposto che già era stato commis-sionato ad altri stanziando una bellasomma. Alla fine, pare che quest’al-tro oratorio non l’abbia sentito nes-suno. E meno male! Perché il cardi-nale arciprete mi ha riferito che il te-

sto parlava di un presunto “fidanza-mento” di san Paolo. Ecco, non è ilcaso di commentare.

Sono convinto, però, che il lavo-ro per nostro Signore Gesù Cristo sideve continuare a fare nel silenzio,nella perseveranza e nella preghie-ra. Perché il padrone della storia èLui. Che sa e vede tutto. q

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Giovanni XXIII conferisce a monsignor Higini Anglès la medaglia d’oro in occasione del cinquantesimo anniversario della fondazione dell’Istituto, l’8 dicembre 1961

Professori e alunni dell’Istituto in udienza da Giovanni Paolo II, il 19 gennaio 2001Benedetto XVI in visita all’Istituto, il 13 ottobre 2007

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«Sono molto contento che 30Giorni faccia una nuova edizione di questo piccolo librocontenente le preghiere fondamentali dei cristiani maturatesi nel corso dei secoli.A questo piccolo libro auguro che possa diventare un compagno di viaggio per molticristiani».

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