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Nella finanziaria 2009 la scandalosa soluzione del ... · puoi più farne a meno. Possiamo fare a...

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Manovra bis: le mani nelle Anno V - Numero 9/10 - Settembre/Ottobre 2011 EDITORIALE P. 2 P. 4 Perchè non dicono la verità? tasche dei pubblici dipendenti Reggia di Caserta, tra passato e presente...si ripete la solita storia! Un Processo sempre più Kafkiano Il vecchietto P. 10 dove lo metto dove lo metto La lunga strada P. 12 verso la sicurezza P. 6 P. 8 Avrete sicuramente letto la que- relle che si è accesa in Europa sulla costituzione dei così detti eu- robond. Per prima cosa non dob- biamo confondere gli eurobond citati dal ministro Tremonti da quelli che sono conosciuti da tempo con il nome di eurobond. Infatti un' Eurobbligazione o Eurobond è un'obbligazione emessa in un Paese diverso da quello del debitore e de- nominata in una valuta diversa da quella del Paese di collocamento del ti- tolo: ad esempio, un titolo col- locato su Londra da una società statunitense e deno- minato in dollari o euro. P. 9 Gli Eurobond: la stratificazione del debito NON ABBIAMO SOLDI, MA SOLO DEBITI, DAI QUALI NON VI E’ USCITA Poste Italiane Spa – Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2 e 3, Roma Aut. n. 124/2009 Aforisma del mese “Nessun paese può sopprimere la verità e vivere bene” (Ezra Pound) Mensile di informazione sindacale
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Manovra bis: le mani nelle

Nella finanziaria 2009 la scandalosa soluzione del “problema R.I.A.”

Anno V - Numero 9/10 - Settembre/Ottobre 2011

EDITORIALE P. 2

P. 4

Perchè non dicono la verità?

tasche dei pubblici dipendenti

Reggia di Caserta, tra passato e presente...si ripete la solita storia!

Un Processo sempre più Kafkiano

Il vecchietto P. 10dove lo metto dove lo metto

La lunga strada P. 12verso la sicurezza

P. 6

P. 8

Avrete sicuramente letto la que-relle che si è accesa in Europasulla costituzione dei così detti eu-robond. Per prima cosa non dob-biamo confondere gli eurobondcitati dal ministro Tremonti daquelli che sono conosciuti datempo con il nome di eurobond.Infatti un' “Eurobbligazione oEurobond è un'obbligazione

emessa in un Paese diversoda quello del debitore e de-

nominata in una valutadiversa da quella del

Paese di collocamento del ti-tolo: ad esempio, un titolo col-locato su Londra da unasocietà statunitense e deno-minato in dollari o euro. P. 9

Gli Eurobond:la stratificazione del debito

N O N A B B I A M O S O L D I , M A S O L O D E B I T I , D A I Q U A L I N O N V I E ’ U S C I TA

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Aforisma del mese “Nessun paese può sopprimere la verità e vivere bene” (Ezra Pound)Mensile di informazione sindacale

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2Nuovi SiNcrONiSMi

SetteMbre - OttObre 2011

Perché non dicono la verità?Non abbiamo soldi, ma solo debiti, dai quali non vi è uscita

Enon è la solita frase re-torica sentita tante voltein televisione, è una

descrizione della nostra eco-nomia. Mettiamo dei punti fermi,anche molto semplificati, per-ché “la complessità è del dia-volo” ovvero, prendendo aprestito il Manzoni, “Si pigliagioco di me?... Che vuol ch’iofaccia del suo latinorum?”E la risposta, miei cari “Renzo”di tutta Italia è: sì, si piglianogioco di noi!• Primo punto: la nostra eco-nomia è basata sul debito, ov-vero gli stati nazionali esistonoe possono operare solo sefanno debito pubblico.• Secondo punto: la monetacircolante non appartiene aglistati nazionali ma alle banche,per prima la BCE.• Terzo punto: la somma di tuttii debiti, compresi gli interessi,è maggiore di tutta la monetacircolante (e di molto) per cui èimpossibile “rimettere i nostridebiti”.• Quarto punto: il sistema, cosistrutturato, è geneticamente

inflazionistico perché c’è sem-pre bisogno di più moneta diquella circolante per ripianarei debiti contratti, il che richiedemaggiore moneta circolanteovvero inflazione.• Quinto punto: anche tutti noi,e non solo gli stati, viviamo neldebito, anche senza essernetoccati direttamente se nondurante le manovre economi-che (per ora).• Sesto punto: il valore dellamoneta è sostanzialmente ditipo emozionale, perché non èbasato su un reale valore inoro, (o altri preziosi), in pos-sesso di banche o stati nazio-nali ma dal valore che vieneattribuito a questa basandosisu parametri del tutto aleatori,soggettivi e fluttuanti. Questomeccanismo vale, allo stessomodo, per titoli e azioni.• Settimo punto: le banchenon tengono i soldi dei nostriconti correnti, se non per unaminima percentuale (intorno al2%) perché la circolazionemonetaria utilizza il sistema a“riserva frazionaria” che spie-ghiamo in sintesi dopo. Se ac-

cade qualcosa aquelle banche i nostrisoldi non li vediamopiù.E veniamo al sistemadi riserva frazionaria.Di cosa si tratta?

In breve ( ma proprioin breve) è la percen-tuale dei liquidi dispo-

nibili che una banca devemantenere nelle sue casse ri-spetto ai depositi dei propriclienti.Per fare un esempio, se la ri-serva è il 2%, per ogni 100euro di depositi la banca devetenere 2 euro in cassa, men-tre può prestare i restanti 98euro.In Europa, inoltre, non è pre-vista riserva frazionaria per:• depositi con durata prestabi-lita superiore a due anni;• depositi rimborsabili con pre-avviso superiore a due anni;• pronti contro termine;• titoli di debito emessi con du-rata prestabilita superiore adue anni.È invece al 2% per ogni altravoce, quindi la banca devepossedere una contropartita incontante per un valore cheoggi è compreso tra 0 e 2punti percentuali. In questo modo si crea unmoltiplicatore fittizio del creditoche permette alle banche diprestare il denaro che nonpossiede utilizzando il 98%dei nostri depositi che, perlegge, sono considerati in ec-cedenza.Il vantaggio è che aumento lacircolazione del denaro e vi èuna “sensazione di ricchezzadiffusa” che necessita però diuna velocità sempre più alta dicircolazione del denaro stessoche, come si può facilmenteintuire, non potendo essereportata all’infinito, è destinataa collassare.Questo sistema si comportacome una droga: da dipen-denza e una volta iniziato nonpuoi più farne a meno.Possiamo fare a meno di piùdi un’auto per famiglia? E delcellulare ai figli? E di altre te-levisioni oltre la prima?

EDIT

ORIA

LE

Si,si piglianogioco di noi!

di Francesco Prudenzano

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Perché non dicono la verità?Non abbiamo soldi, ma solo debiti, dai quali non vi è uscita

Possiamo fare a meno dellevacanze al mare o in monta-gna?E potrei continuare…Cose che qualche tempo fanon esistevano od erano as-solutamente facoltative e vo-luttuarie entrano a far parte“dell’esigenza media dispesa”, un parametro chesuggerisco a economisti e so-ciologi di introdurre rapida-mente nelle proprie analisi.Se non si arriva a soddisfarela nostra, individuale ma sem-pre crescente, “esigenzamedia di spesa”, entriamo inuna fase simile a quella dellecrisi di astinenza dei tossico-dipendenti: alterazione ner-vosa, sudorazione dermica,depressione, ansia, inson-nia... E crediamo realmente di es-sere poveri!Questa “assenza di benes-sere” è in realtà dipendenzada spesa, non esigenza pri-maria. Una dipendenza daspesa che fa la felicità dei

commercianti e di chi compra,finchè c’è la possibilità di agiresu quel differenziale tra acqui-sti e vendite generato dallavelocità di circolazione dellamoneta. Una funzione che hasolo teoricamente un valoreinfinito ma che, scontrandosicon la pratica ha un asintotoche si chiama “fallimento”.Ed è quello in cui tutto ilmondo occidentale sta an-dando incontro.Questa situazione si può rias-sumere con due dati nume-rici, che danno l’idea chiaradel paradosso.Le riserve auree dell’UnioneEuropea e il debito pubblicodell’Italia.Se dividiamo le riserve aureedell’Unione Europea (non esi-ste più il dato delle riserveauree dell’Italia) e lo dividiamoper il numero degli abitanti ot-teniamo una cifra che corri-sponde a circa 34 grammi dioro a testa (corrispondente acirca € 1250) mentre se divi-diamo il debito pubblico ita-

liano per tutti gli abitanti, neo-nati compresi, otteniamo cheogni cittadino italiano deve (asvariati e sconosciuti creditori)€ 34.500, decina di euro più,decina meno.Questa è la misura del nostrofallimento, questa è la misuradella ricchezza reale spendi-bile e quella del debito con-tratto.Ed infatti, in questo modo ilcontrovalore della moneta cir-colante risulta solo in minimaparte formato da beni mate-riali e tangibili, da ricchezza

reale, ed è in gran parte fattodi altro debito. L’esempio più facile da capireè il cosiddetto “credito al con-sumo”, come le famose cartedi debito, che genera unaforma di crescita della monetacircolante priva di un contro-valore in beni reali.Questo articolo, volutamentesintetico, ci è sembrato unostrumento utile a compren-dere la nostra situazione di

crisi economica e a dare deibuoni spunti di riflessione.Si badi bene, non stiamo di-cendo che questo sistema siacattivo o buono (questo lo giu-dicherà la storia), vogliamosolo evidenziare che è tenutovolutamente nascosto sottosigle astruse, discorsi com-plessi, numeri e percentualiincomprensibili, da un eser-cito di Don Abbondio (politici,giornalisti economisti…) checi ha scambiato tutti perRenzo o, peggio, per i cap-poni di Renzo.

Questa “assenza di benessere”

è in realtà dipendenza da spesa,

non esigenza primaria

EDITORIALE

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Il nostro Governo, non con-tento di quanto aveva sta-bilito per mezzo della

manovra economica di metàluglio, si è affrettato ad ema-nare un secondo decretolegge, il n. 138 del 13 agosto2011 (la c.d. manovra bis),che contiene ulteriori urgentimisure per far fronte alla crisieconomica.Ancora una volta, il prezzo piùalto, lo pagheranno i pubblicidipendenti, ai quali vengonorichiesti, anche quest’anno,enormi sacrifici.Sembra che soltanto conti-nuando a vessare questa ca-tegoria di lavoratori, si potràarrivare a sanare la finanzapubblica, mentre sappiamobenissimo come (e questo èsolo il primo esempio che civiene in mente), basterebbecolpire in maniera più efficacela grande evasione fiscale, perottenere ben altri risultati chenon invece spremendo le ri-sorse di 3 milioni di lavoratori,molti dei quali si trovano ormai

sulla soglia della povertà.Il comma 22 dell’articolo 1 deld.l. 138 del 13 agosto 2011prevede il congelamento dellaliquidazione del trattamento difine rapporto per coloro cheaccedono al pensionamento.Il differimento della liquida-zione, sarà di 6 mesi per i pen-sionamenti per ilraggiungimento dei limiti dietà, e di ben 24 mesi per lepensioni di anzianità.Un provvedimento davveroiniquo, che priva i lavoratori,giunti al termine di una vita dilavoro, di quanto spetta loro,obbligandoli a differire la rea-lizzazione di quei piccoli sogniche sono stati tenuti nel cas-setto per quaranta anni: sogniche oggi, si sostanziano consempre maggiore frequenza,con l’aiutare un figlio, magaridisoccupato ed in difficoltà.La manovra prevede ancheche, se una certa Amministra-zione lo reputa utile per il per-seguimento dei suoi obiettivi,potrà procedere all’accorpa-

mento di più uffici, al fine di ot-timizzare le risorse e di rispar-miare sulla spesa pubblica.Questo, determinerà neces-sariamente, il trasferimento dimolti dipendenti, anche atempo indeterminato, senzache sia stato previsto alcunonere per la stessa Ammini-strazione: in pratica, un dipen-dente statale potrà esseretrasferito altrove, ricoprireanche un ruolo superiore alproprio ma senza ricevere al-cuna retribuzione aggiuntiva,senza che ciò venga concor-dato con le organizzazioni sin-dacali.Ci saranno lavoratori quindi,che dovranno separarsi dalleproprie famiglie: è impensa-bile infatti, che un padre o unamadre di famiglia con il co-niuge magari impiegato, configli che frequentano la scuola,con una casa di proprietà, de-cida di trasferire tutti in un’al-tra città, per un periodoindefinito.Tutto questo, comporterà peri lavoratori trasferiti, un inso-stenibile aggravio di costi (al-loggio, viaggi), a fronte dellostipendio che resterà immu-tato: una vera condanna all’in-digenza più totale, con graviriflessi anche sulla vita perso-nale e familiare, se si pensache per i dipendenti del Mini-stero dell’Interno e della Giu-stizia (quasi 70.000 lavoratoriin tutto), la mobilità potrà es-sere anche extra regionale.La manovra prevede inoltreun taglio di ben 6 miliardi dieuro nel 2012 ai ministeri: selo scopo di questa operazioneè di risparmiare sulla spesapubblica, il risultato sarà peròanche quello di peggiorareenormemente la qualità deiservizi.

ECO

& CO

.

Un Governo che safare politica soloattraverso gli sloganed i proclami

di Paola Saraceni

Manovra bis: le mani nelle tasche dei pubblici dipendenti

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Infatti, già ora la carenza diadeguata strumentazione in-formatica, di materiale diconsumo, rendono spessoassai difficoltoso il normalesvolgimento del lavoro: congli ulteriori tagli, la situazionenon potrà che peggiorare,con il rischio concreto di ren-dere impossibile l’attività inmoltissimi uffici, a causadella mancanza di carta, distrumentazione o per l’im-possibilità di pagare serviziessenziali come la manuten-zione dei macchinari o la pu-lizia degli ambienti di lavoro.Il quadro per i dipendentipubblici, diviene ancor piùnefasto se si consideranoaltri provvedimenti previstidalla manovra finanziaria,quali il perdurare del bloccodegli aumenti stipendiali finoal 2014, la oramai concla-mata scomparsa del fondounico di amministrazione,che è stato utilizzato per pa-gare le progressioni internee non più per premiare laproduttività, ed infine, l’au-mento di un punto percen-tuale dell’IVA, checomporterà un aggravio con-siderevole sul bilancio men-

sile delle fa-miglie ita-liane.A fronte ditutto ciò, lap o l i t i c am a n t i e n eintatti i suoip r i v i l e g i ,con i suoicosti strato-sferici, com-presi glie n o r m isprechi didenaro pub-blico tantevolte de-n u n c i a t ianche dallanostra orga-nizzazionesindacale.La cosa piùgrave, chee m e r g esempre conm a g g i o r eevidenza, è la persecuzionecrescente nei confronti deipubblici dipendenti che,dopo essere stati etichettatiper anni come fannulloni, oravengono colpiti nei loro dirittifondamentali e nelle loro fi-

nanze: un’operazione scien-temente congegnata già daitempi del best seller del pro-

fessor Ichino intitolato, ap-punto, “I fannulloni”, il testosacro del quale il ministroBrunetta si è a lungo servitoper alimentare la sua cro-ciata anti-statali, e per crearele condizioni ottimali per ilmassacro, prima professio-nale ed ora economico, del-l’intera categoria.In questo momento storico,si impone la necessità di unaforte unità sindacale, di unanuova coesione tra le di-

verse organizzazioni, chesuperi le divisioni ideologichee gli steccati strategici, al finedi creare un fronte unico ecompatto di tutti i lavoratoridel pubblico impiego.Solo così si potranno ricon-quistare quegli spazi e queidiritti, che questo Governosta spazzando via, con lasua iniqua politica di un no-vello e perverso Robin Hood,che ruba ai poveri per dare airicchi.

La politica mantiene intatti i suoi privilegi,con i suoi costi stratosferici, compresi glienormi sprechi di denaro pubblico

Manovra bis: le mani nelle tasche dei pubblici dipendenti

ECO & CO.

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LE vICENDE DEL...

Questo è un fatto realmenteaccaduto in uno dei più beisiti artistici e culturali ita-

liani: la Reggia di Caserta. Inutiledire quanto sia importante per ilnostro patrimonio nazionale mante-nere efficiente e ben conservato unsito simile, dove si respira ancoral’aria del passato borbonico che ri-porta il visitatore ad immaginare adocchi aperti quello che succedevanelle sale e saloni, lo sfarzo deitempi andati, le feste ed i sotterfugidi corridoio. Insomma, un mix dipassato e presente che richiame-rebbe ogni anno un numero dav-vero incredibile di visitatori da tuttoil mondo. Usiamo il condizionaleperché è da molto tempo che lecose lì, proprio alla Reggia di Ca-serta, non vanno più bene.La Reggia di Caserta, definita l’ul-tima grande realizzazione baroccaitaliana, che nel complesso ricopreun’area di oltre 40.000 metri qua-drati, si trova in una situazionemolto caotica con gravi rischi perla sicurezza degli ambienti e per ilavoratori addetti e, di conse-guenza, per i visitatori.L’organico degli addetti alla vigi-lanza e all’accoglienza è ai minimitermini proprio per le scelte orga-nizzative della soprintendente chehanno determinato il trasferimentodi una larga fetta di addetti all’areavigilanza ed accoglienza in altrisettori della Soprintendenza; tuttociò non ha evidenziato alcuna at-tenzione alle esigenze di valorizza-zione e tutela del Complesso e diconseguenza, dei visitatori che pa-

gano un in-gresso unico, diben 16 euro, perl’entrata alparco, alla mo-

stra ed all’appartamento per tro-varsi spesso l’accesso alle areeinterne precluso proprio per questasituazione (basta guardare il sitointernet per appurare i prezzi).Senza contare il fatto che tutti gliaccessi sono scarsamente vigilatiper mancanza di personale! Lamaggioranza delle OO.SS. e laRSU hanno cercato in tutti i modiun accordo con la soprintendenteArchitetto Paola Raffaella Davidper una giusta e contemperata so-luzione per far rivivere la Reggia.Ma dopo un periodo di tira e mollatra soprintendente e organizzazionisindacali ed RSU a seguito di or-dini di servizio emessi propriodall’Arch. David (pare proprio non

conformemente a quanto concor-dato in sede locale ed in contrastocon le indicazioni ministeriali), lavicenda è approdata sul tavolo“conciliativo” della Direzione Re-gionale dei Beni Culturali dellaCampania.Le Organizzazioni Sindacali (CGIL,FLP, UGL-INTESA) e la RSU, in-fatti, denunciarono al Direttore Re-gionale Dr. Gregorio Angelini lagrave situazione frutto delle scelteinsensate della soprintendente, edopo una riunione in sede regionaleritenne di indicare nella sospen-sione degli ordini di servizio e nelcercare un accordo in sede localela giusta via da seguire alla soprin-tendente. Dopo insistenze e prote-ste, invece di addivenire ad unaconciliazione con le parti sociali equindi con i lavoratori, la soprinten-dente ha avuto la brillante idea difar decadere un componente RSU

Reggia di Caserta, tra passato e presente...si ripete la solita storia!

Come si fa a far decadere un RSU?

Con un comportamento illegittimo

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in modo da far cambiare la mag-gioranza decisionale in seno aquell’organismo e poter effettuareulteriori scelte e ratificare quellegià fatte! Infatti con una nota in-viata al componente interessato,la Soprintendente David scrive:“…….si comunica che a seguitodella nota pervenuta a questo uffi-cio dal Segretario Generale dellaCisl FP di Caserta…..come da re-golamento RSU, il componentedeve essere nominato dalla Fede-razione sindacale che ha presen-tato la lista…la S.V decadedall’ incarico a partire dalla pre-sente comunicazione”. A parte il fatto che non si capiscea quale regolamento si sia atte-nuta l’Arch. David per fare questadestituzione dato che sono oramai10 anni che esistono le RSU nelsettore pubblico, una cosa cosìnon si era mai vista! Ovviamentesia il componente “defraudato” chele OO.SS. hanno subito presentatole loro rimostranze in merito aquesta ennesima vicenda, ricor-dando al Soprintendente Arch.

David che questo era un compor-tamento illegittimo e che tutto do-veva essere riportato nellacorretta gestione dei rapporti sin-dacali e del rispetto della demo-crazia. Anche la DirezioneRegionale con una nota “esplica-tiva” diretta alla soprintendentechiarì quale fosse l’unica proce-dura riconosciuta dall’Accordo col-lettivo quadro per la costituzionedelle rappresentanze sindacaliunitarie per la sostituzione deicomponenti. Ma chi pensa che lacosa sia finita con una ricomposi-zione della situazione si sbaglia:

con un’altranota la stessas o p r i n t e n -dente con-voca le parti eper essere si-cura di averedalla sua lamagg io ranzad e l l aR S U … n o nconvoca lapersona chec o m u n q u e

aveva fatto decadere!È chiaro che un tavolocosì composto non puòcontrattare alcunché...Ed il collega ha tutto ildiritto di prenderviparte! Con tutto il ri-spetto, ma dove vivel’Architetto? Lei, che èfortunata ad avere lagestione di una soprin-tendenza di questaportata, con personaleche non pensa solo asé stesso ma a dare un

servizio reale al visitatore e che ri-cerca il massimo della sicurezzaper tutti, come può disconoscerele regole e costruirsi maggioranzea lei favorevoli, decidendo chi con-vocare e chi no? E chi ripaga ilcollega destituito arbitrariamentedel grave comportamento lesivoverso la sua persona e la sua im-magine?E molti si chiedono (e ci chiedono)ma se un dirigente sbaglia….c’èqualcuno che lo punisce?Ma sarà finita qua?

LE vICENDE DEL...

di Sandra Badii

Una cosa cosìnon si era mai vista!

Reggia di Caserta, tra passato e presente...si ripete la solita storia!

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Un processo semprepiù Kafkiano

L’approvazione daparte del Senato, deldisegno di legge sul

c. d. processo lungo, hascatenato una miriade dipolemiche, accendendoancor di più quello che, piùche dibattito politico, prefe-riamo definire scontro poli-tico, considerati i contenutie i toni che lo caratteriz-zano ormai da lungotempo.Il provvedimento di cui sitratta originariamente ri-guardava solamente l’inap-plicabilità del giudizioabbreviato ai delitti punibilicon la pena dell’ergastolo:nel corso del dibattito alSenato, sono state inseritealcune norme di procedurapenale, tra cui quella piùcontestata, che prevedeper il difensore dell’impu-tato, la facoltà di interro-gare o far interrogaredavanti al giudice, le per-sone che rendono dichiara-zioni a suo carico.In altre parole, il difensoreha facoltà di ottenere laconvocazione e l’interroga-torio di persone a sua di-fesa, nelle stessecondizioni dell’accusa, cosìcome l’acquisizione di ognialtro mezzo di prova a fa-vore dell’imputato.Inoltre, con l’eccezione deisoli reati di mafia e terrori-smo, si è stabilito che nonsi può più considerarecome prova, la sentenzapassata in giudicato rela-tiva ad altro procedimento.Naturalmente, come ognivolta che il Parlamento sioccupa di giustizia, si èscatenata una vera e pro-pria bagarre tra le fazionipolitiche: da un lato i fau-

tori del provvedimento(maggioranza) che nehanno esaltato l’aspettogarantista a sostegno delladifesa, dall’altro i suoi de-trattori (l’opposizione) chehanno stigmatizzato il dise-gno di legge come l’enne-simo tentativo di ingolfarela giustizia, allungando adismisura i tempi dei pro-cessi, con l’intento di farligiungere a prescrizione etutelare così il Presi-dente del Consiglio,attualmente impu-tato in alcuni proce-dimenti giudiziari dinotevole rilevanza.Per concludere ilquadro delle rea-zioni, vogliamo ag-giungere quelle delneo Ministro dellaGiustizia, FrancescoNitto Palma, che haevidenziato comesul processo lungosiano state dettetante inesattezze eche il provvedimentonon avrà alcun ef-fetto deflagrate,quelle del ConsiglioSuperiore della Ma-gistratura, che pervoce del suo vice-presidente MicheleVietti ha espresso posizionimolto critiche sul provvedi-mento sotto il profilo dellericadute che lo stesso avràsulla lunghezza dei pro-cessi, e quella dell’Asso-ciazione Nazionale deiMagistrati, che per vocedel suo presidente LucaPalamara, ha affermatoche l’intento è quello di im-pedire di portare il pro-cesso alla sentenza, è unfavore che si fa ai criminali,

negando la giustizia allevittime.Questa O. S. è poco inte-ressata invero, a parte ladoverosa esigenza di infor-mazione, alla querelle poli-tica, troppo spessostrumentale agli interessiora di una, ora dell’altraparte.Quello che ci interessa, emolto, è cercare di capirequali effetti avrà un simile

provvedimento, sulla giàagonizzante giustizia ita-liana.E’ indubbio che un provve-dimento del genere (chenon a caso, viene indicatocome processo lungo) gra-verà oltremodo sull’attivitàdegli uffici giudiziari.Il dilatarsi del numero deitestimoni infatti, allungheràinevitabilmente i tempi deiprocessi, e consideratocome i termini prescrittivi

AL C

ENTR

O

Questa O. S. èpoco interessatainvero, a parte ladoverosa esigenzadi informazione,alla querellepolitica

SetteMbre - OttObre 2011

di Marco Capitani

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resteranno invariati (anzi,sono stati recentemente ri-dotti grazie al provvedi-mento di pochi mesi fa,quello sul c.d. processobreve), per tutti i lavoratorigiudiziari si profila uno sce-nario apocalittico.Se infatti, già adesso la ca-renza degli organici degliuffici giudiziari, l’incredibileaccumulo di pratiche arre-trate, la informatizzazione

solo parziale del sistema,rendono l’attività di questiuffici prossima alla paralisi,possiamo soltanto immagi-nare con enorme preoccu-pazione l’ulteriore aggraviodi lavoro che il provvedi-mento in esame determi-nerà.L’allungamento del dibatti-mento infatti, restando in-variati i termini prescrittivi,costringerà il personalegiudiziario a comprimere

ancora di più i tempi di la-voro, nel tentativo di nonfar prescrivere i procedi-menti.Non si può non conside-rare, infine, la gravissimaricaduta che tutto questoha sul settore penitenzia-rio: il sovraffollamentodelle carceri infatti (circa68mila presenze a frontedei 45mila posti disponi-bili), che sta determinando

condizioni di vita di-sumane per i dete-nuti, è causatoanche dalla massic-cia presenza deisoggetti in custodiacautelare, la cui per-manenza in carcereè conseguenza dellelungaggini proces-suali. Se questa è la rispo-sta alla crisi dellagiustizia, se questo èil modo di riorganiz-zare un settore cosìvitale per il Paese,settore che vive inuno stato di agoniada molti anni, dob-biamo dire chesiamo contrari a tuttociò. Qualunquesiano le ragioni chehanno ispirato que-

sta innovazione, il risultatoimmediato sarà l’aumentoindiscriminato del carico dilavoro degli operatori giudi-ziari: tutto ciò, in mancanzadi nuove assunzioni e diuna riforma strutturale darealizzare attraverso la ra-dicale riorganizzazionedell’intero sistema dellagiustizia, porterà alla suadefinitiva paralisi, con con-seguenze gravissime perl’intero Paese.

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LeEurobbligazioniassumono nomi

diversi a seconda dellavaluta in cui sono emesse. Adesempio un'obbligazione emessa inyen è un'Euroyen, mentre se viene emesse indollari viene chiamata un'obbligazione in Eurodollari. Si pensi chei primi Eurobond europei sono stati emessi nel 1963 alla societàautostrade in Italia; l'importo era di quindici milioni dollari diprestito per sei anni è stata organizzata dai banchieri di Londra S.G. Warburg & Co.” (Fonte Wikipedia). Ma Tremonti quando parladi Eurobond allude a tutt’altra cosa, ad una stratificazione deldebito assegnandola ad una entità sovranazionale, in ambitoeuropeo, che sarebbe il vero titolare del debito, i cui garantisarebbero tutti gli stati dell’Unione. Insomma, per farla breve e farcapire meglio. I titoli di Stato sono una emissione di debito, ovverouna richiesta di un prestito in cambio di titoli che sarà restituito ascadenza con un interesse. Il garante del prestito è lo Stato che loha emesso. Gli eurobond di Tremonti sarebbero un ulterioredebito che si andrebbe a sovrapporre a quello dei singoli stati incui i garanti sono tutti gli stati dell’Unione europea. E’ come se unuomo, per risolvere il problema dei suoi debiti, fa indebitare anchetutta la famiglia. Questa è la geniale soluzione di Tremonti.Insomma invece di entrare nell’ordine delle idee che spendiamopiù di quello che produciamo e che, pertanto, occorre o spenderemeno o produrre di più (e magari fare tutte e due le cose) lasoluzione di una politica che non vuole sembrare impopolare (macosì risolve i problemi, li passa alle generazioni future) è di fare piùdebito con una parola cosi affascinante e piena di magia:Eurobond. E’ evidente che chi ha una economia migliore (laGermania per esempio) questa cosa non la vuole assolutamentefare, anche perché dovrebbe pagare per debiti che, moltoprobabilmente, non avrebbe mai contratto in altro modo. E comedare torto alla Merkel? Anche perché così facendo l’agonia siallunga, certamente non si cura il malato.

AL CENTRO

Gli eurobond:la stratifica-

zione deldebito

Un processo semprepiù Kafkiano

di Francesco Prudenzano

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SetteMbre - OttObre 2011

di Marco Masolin

I COLORI DEL WELFARE

60.626.442: tanti sono gli abitanti, clan-destini esclusi, dell’italico suolo al 1gennaio 2011, cifra mai raggiunta dal

tempo dell’unità d’Italia. In questo contestodemografico le persone maggiori di 65 annirappresentano già 1/5 della popolazione.L’innalzamento tendenziale della vita mediain Italia ha raggiunto i 78,4 anni per gli uo-mini e 84,1 per le donne. Vi è quindi una ra-gionevole speranza di vita in più anche sealzheimer, parkinson, osteporosi e quant’al-tro continuano a flagellare la terza età ora-mai sforata abbondantemente nella quartaetà. Da rilevare, a raffreddare gli entusiasmi,che dati eurostat alla mano vedono le aspet-tative di vita in buonasalute ridursi a 65,70anni per gli uomini e66,50 per le donnecon un differenziale,rispetto alle aspetta-tive di vita di ben12,79 anni per i ma-schietti e 17,68 per lefemminucce il chevuol dire guai di salutepiù o meno seri conun costo per la so-cietà difficilmentequantificabile ma sen-z’altro elevatissimo.Nel 2006 c’è stato ilsorpasso delle mortisulle nascite che purin presenza di tassi dimortalità intorno al 9,7% vedono il numerodei decessi in costante aumento il che por-terà, nonostante l’afflusso migratorio ed ameno di esodi biblici dalla vicina Africa e din-torni, scendere la popolazione italiana nellontano/vicino 2050 a solo 55 milioni di abi-tanti. La forbice tra nascite e morti fino al

2050 infatti è desti-nata a crescere conun divario semprepiù pesante a favoredei decessi. In altre

parole diverremo in quel fatidico 2050 unospizio dove solo il 12,7% della popolazioneavrà meno di 14 anni, il 53% avrà tra i 15 ei 64 anni, il 33,6% più di 65 anni e gli over 85saranno ben il 7,8% portando il rapporto nu-merico alla ragguardevole cifra di 264 an-ziani per 100 giovani nel 2050 e questo purin presenza di una prevedibile seppur de-bole ripresa delle nascite (indice intorno a1,60 per donna in età fertile). Al di la di pos-sibili scostamenti un fatto rimane comunqueassodato: lo scenario che ci si prospetta èagghiacciante. Il progressivo invecchia-mento della popolazione avrà un impattomicidiale su diverse sfere della società (stato

di salute della popo-lazione, sistema pre-v i d e n z i a l e ,potenziale umano) esulla necessità di in-crementare e miglio-rare in maniera

esponenziale i servizi sociali, assistenziali esanitari. Il problema è che questo migliora-mento, i cui costi sono enormi, andrà fattosulla base di una popolazione in età attivache si riduce sempre di più. Da 38,8 milionidi persone nel 2005, pari al 64,4% della po-polazione si scende a 35 milioni nel 2030ed a 30 milioni di individui , poco meno del54% nel 2050 con un tasso di decrementodell’8,3 per mille annuo. E nessun sistemaassistenziale e previdenziale può resisterein un paese che vede il rapporto tra anzianie popolazione attiva passare dal 29 al63/% da oggi al 2050. C’è una soluzione atutto questo o dobbiamo passare, nonscherzo, alle maniere forti e semplice-mente eliminare o abbandonare a se stessigli anziani accelerandone la morte? Nonsarebbe il caso di ripensare l’età lavorativacon politiche innovative che consentanoanche a coloro che hanno superato l’etàdella pensione e che hanno ancora vogliae capacità di lavorare di entrare ed uscire,con una sorta di innovativo part-time, al-l’interno del mondo del lavoro. Non sa-rebbe il caso di incrementare, seriamente,politiche di conciliazione tra famiglia e la-voro consentendo di innalzare il tasso de-

Il vecchietto dove lo mettodove lo metto non si sa

Sarebbe il caso di incrementare,seriamente, politiche di conciliazionetra famiglia e lavoro

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11Nuovi SiNcrONiSMi

mografico e non, come si fa oggi, sco-raggiando le donne ad avere bambinipena la carriera o addirittura il lavoro.Non sarebbe il caso di chiedere allamedicina di occuparsi meno della cel-lulite delle signore, senz’altro remune-rativa, e più della cura dell’alzheimerdevastante per la persona e la società.Non sarebbe il caso di offrire agli an-

ziani che possono e vogliono conti-nuare a lavorare, l’opportunità di dive-nire figure guida, o come le voletechiamare, per i giovani che approdanonel mondo del lavoro ottenendo così unduplice scopo: quello di avere validimaestri e gente meno frustrata a causadella marginalità del vecchio nella so-cietà. E gente attiva vuol dire automa-

ticamente gente meno soggetta a pa-tologie di ogni genere. Le mie sonosolo proposte ma i dati che ho elencatorestano in tutta la loro drammatica evi-denza. L’anziano non deve essere piùun problema ma una risorsa ed a que-sto debbono contribuire tutti. Se nonsarà così possiamo già segnare sul ca-lendario la fatidica data del 2050, annoin cui l’Italia, come popolazione, ces-serà di esistere. Sembra lontano ma èmolto, troppo vicino. Non trovate?

I COLORI DELWELFARE

L’Italia del domani prossimo venturo

Il vecchietto dove lo mettodove lo metto non si sa

Vi ricordate la crisi argen-tina? L’insolvenza dei ti-toli di stato che causò

tanti danni anche all’economiaitaliana?Come è finita? Hanno pagato iloro debiti?Si sa che i titoli di stato sono con-siderati titoli a basso rischio,equiparati spesso alla monetacorrente. Ed infatti chi investì neititoli di stato argentini, che da-vano un buonissimo rendi-mento, si sentivano in una bottedi ferro, ma come sapete nonandò così.

E non è la prima volta nella sto-ria, perchè anche in passato nonsono mancati casi di insolvenzadi stati nazionali. La Spagna, peresempio, dichiarò bancarottaben 16 volte fra metà ottocento eil novecento. E come ha rislto il problema l’Ar-gentina? Semplicemente rifiu-tandosi di pagare i detentori dititoli e contemporaneamente,cambiando moneta, ovvero to-gliendo al peso argentino il corsolegale. Con questo atto l'Argentina, rifiu-tandosi di pagare i vecchi credi-

tori, ha dichiarato unilateral-mente di aver azzerato il debitopubblico nella vecchia valuta. Geniale… che crea un prece-dente importante sul panoramaeconomico internazionale. Conuno Stato che fallisce e che si ri-fiuta di pagare i debiti come ci sicomporta?Ora si sta tentando di forzare lamano, portando l'Argentina difronte ai tribunali internazionali(USA e Germania) e cercandodi far pressione con una azionepresso la Camera Arbitrale(ICSID) della Banca Mondiale.

Nel frattempo gli argentini hannoripreso a far crescere il loro PILanche se i bond argentini, acausa del default ancora non ri-solto, non hanno accesso almercato nelle borse internazio-nali, ma possono essere trattatisolo sul mercato nazionale, sog-getto alla sola legislazione ar-gentina.Una soluzione controversa mache deve far riflettere: non è veroche gli stati nazionali non falli-scono e, inoltre, non è vero cheinvestire sugli stati nazionali siacosì sicuro.

Com’è finita la crisi in Argentina?L’insolvenza dei Tangobond come si è risolta? di Francesco Prudenzano

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SetteMbre - OttObre 2011

La lunga strada versola sicurezza

Come sono lontani i tempidel d.P.R. n. 547/1955 edel d.P.R. n. 303/1956,

che introdussero in Italia le primenorme in materia di sicurezza neiluoghi di lavoro! Erano anni in cuila legislazione cominciò a porre incapo ai datori di lavoro degli ob-blighi in materia di sicurezza sullavoro. I tempi non erano, però,ancora sufficientemente maturiperché la giurisprudenza ricono-scesse ai lavoratori un vero e pro-prio diritto soggettivo in talecampo. Maggiore sensibilità altema della sicurezza sul lavoro siregistrò negli anni sessanta e set-tanta; sensibilità che culminò conl’approvazione dell’art. 9 delloStatuto dei lavoratori. Il decenniosuccessivo (anni ottanta) vide ilmondo del lavoro alquanto “di-stratto” nei confronti di tale pro-blema: i datori di lavoro perchénon interessati ad adottare mi-sure di sicurezza che comporta-vano oneri economici aggiuntivi enon indifferenti; i sindacati perchéconcentrati sulle tematiche delladifesa occupazionale e salariale.Una svolta fondamentale si ebbenegli anni novanta, quando l’Italia,dovendo adeguare la propria

normativa in materia di sicurezzasul lavoro a quella dell’UnioneEuropea, recepì la Direttiva Qua-dro 89/391 CEE e successivemodificazioni e integrazioni. Talerecepimento avvenne con il bennoto d.lgs. n. 626/1994, il cuimaggior pregio fu quello di averoperato una vera e propria rivo-luzione culturale: il passaggio dauna visione della sicurezza sul la-voro basata primariamente sulconcetto risarcitorio ad una cheponeva la centralità sull’elementodella prevenzione. Nel corsodegli anni il d.lgs. n. 626/1994 hasubìto molte modifiche ed inte-grazioni. Si giunse, quindi, ad unmomento in cui in Italia la materiadella sicurezza poggiava su unsistema di provvedimenti norma-tivi che nei decenni si era stratifi-cato a seguito dell’evolversi delleprocedure e delle tecniche lavo-rative. Si impose, così, la neces-sità di operare un riordino eun’integrazione dell’intero im-pianto normativo della sicurezzasul lavoro; cosa che avvenne conil d.lgs. n. 81/2008, tuttora in vi-gore. Tale disposizione, che con-sta di 306 articoli e 51 allegati, hainnovato profondamente la nor-

mativa precedente, abrogandola.Così che, nonostante ancoral’uso comune, non ha più sensoparlare di d.lgs. n. 626/1994,ormai cancellato dall’ordina-mento giuridico nazionale conl’approvazione del nuovo d.lgs.n.81/2008. Le numerose innova-zioni apportate dal d.lgs. n.81/2008 impongono uno studioapprofondito e puntuale di questotesto. Con questo numero dellarivista cominceremo ad esami-nare il nuovo sistema istituzionalequale è stato delineato dal d.lgs.n. 81/2008. Il nuovo impianto isti-tuzionale prevede: a) il Comitatoper l’indirizzo e la valutazionedelle politiche attive e per il coor-dinamento nazionale delle attivitàdi vigilanza in materia di salute esicurezza sul lavoro (art. 5); b) laCommissione consultiva perma-nente per la salute e la sicurezzasul lavoro (art. 6); c) i Comitati re-gionali di coordinamento (art. 7);d) il Sistema informativo nazio-nale per la prevenzione nei luo-ghi di lavoro – S.I.N.P. (art. 8); e)gli enti pubblici aventi compiti inmateria di salute e sicurezza neiluoghi di lavoro – I.S.P.E.S.L.,I.N.A.I.L., I.P.S.E.M.A. (art. 9); f)l’informazione e l’assistenza inmateria di salute e sicurezza neiluoghi di lavoro. Vediamo, breve-mente, di cosa si tratta. Il Comi-tato per l’indirizzo e la valutazionedelle politiche attive e per il coor-dinamento nazionale delle attivitàdi vigilanza in materia di salute esicurezza sul lavoro è stato isti-tuito presso il Ministero della Sa-lute con DD.MM. 26 maggio2009 e 26 marzo 2010; ha i se-guenti compiti: “stabilire le lineecomuni delle politiche nazionali inmateria di salute e sicurezza dellavoro; individuare obiettivi e pro-grammi dell’azione pubblica dimiglioramento delle condizioni disalute e sicurezza dei lavoratori;

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Guida alla nuovanormativa inmateria di sicurezzanegli ambientidi lavoro

di Angelo Andrei

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SetteMbre - OttObre 2011

13Nuovi SiNcrONiSMi

La lunga strada versola sicurezza

definire la pro-grammazione an-nuale in ordine aisettori prioritari diintervento del-l’azione di vigi-lanza, i piani diattività e i progettioperativi a livellonazionale, te-nendo conto delleindicazioni prove-nienti dai comitatiregionali di coordi-namento e daiprogrammi diazione individuatiin sede comunita-ria; programmareil coordinamento della vigilanzaa livello nazionale in materia disalute e sicurezza sul lavoro; ga-rantire lo scambio di informazionitra i soggetti istituzionali al fine dipromuovere l’uniformità dell’ap-plicazione della normativa vi-gente; individuare le priorità dellaricerca in tema di prevenzionedei rischi per la salute e sicu-rezza dei lavoratori” (art. 5). LaCommissione consultiva perma-nente per la salute e sicurezzasul lavoro, invece, tra gli altri, hai seguenti compiti: “esaminare iproblemi applicativi della norma-tiva di salute e sicurezza sul la-voro e formulare proposte per losviluppo e il perfezionamentodella legislazione vigente; espri-mere pareri sui piani annuali ela-borati dal Comitato di cui all’art.5; … validare le buone prassi disalute e sicurezza sul lavoro; re-digere annualmente … una re-lazione sullo stato diapplicazione della normativa disalute e sicurezza e sul suo pos-sibile sviluppo, da trasmetterealle commissioni parlamentaricompetenti e ai presidenti delleregioni; elaborare, entro e nonoltre il 31 dicembre 2010, le pro-

cedure standardizzate di effet-tuazione della valutazione dei ri-schi …; valutare leproblematiche connesse all’at-tuazione delle direttive comuni-tarie e delle convenzioniinternazionali stipulate in mate-ria di salute e sicurezza sul la-voro; elaborare le procedurestandardizzate per la redazionedel documento di valutazionedei rischi …; elaborare le indica-zioni necessarie alla valutazionedel rischio da stress lavoro-cor-relato” (art. 6). Il d.P.C.M. 21gennaio 2007 ha previsto,presso ogni Regione e Provin-cia Autonoma, un Comitato re-gionale di coordinamento (art.7), con il compito di predisporreuna programmazione coordi-nata di interventi e il raccordocon il Comitato di cui all’art. 5 econ la Commissione previstadall’art. 6. Il Sistema informativonazionale per la prevenzionenei luoghi di lavoro – S.I.N.P.(art. 8) fornisce “dati utili perorientare, programmare, pianifi-care e valutare l’efficacia dell’at-tività di prevenzione degliinfortuni e delle malattie profes-sionali” e indirizza “le attività di

vigilanza, attraverso l’utilizzo in-tegrato delle informazioni dispo-nibili negli attuali sistemiinformativi…”. Il sistema istitu-zionale, quale emerge dal d.lgs.n. 81/2008, è costituito anche datre enti pubblici: l’I.S.P.E.S.L.,I.N.A.I.L. e I.P.S.E.M.A.. Questienti, ciascuno per le loro com-petenze, elaborano e applicanoi rispettivi piani triennali di sicu-rezza, assicurano apporti cono-

scitivi in materia di sicurezza esalute sul lavoro, fornisconoconsulenza alle aziende e allaCommissione consultiva per-manente per la salute e sicu-rezza del lavoro (art. 9). L’art. 10del d.lgs. n. 81/2008 prevede,infine, un sistema di informa-zione e assistenza in materia disalute e sicurezza nei luoghi dilavoro. Questo apparato infor-mativo poggia sulle Regioni eProvincie Autonome, per il tra-mite delle AA.SS.LL., sul Mini-

stero dell’Interno, per il tramitedelle strutture del Corpo nazio-nale dei vigili del fuoco,sull’I.S.P.E.S.L., sul Ministero delLavoro, sul Ministero dello Svi-luppo Economico, sull’I.N.A.I.L.,sull’I.P.S.E.M.A., sugli organismiparitetici e sui sindacati. Neiprossimi numeri di “Sincronismi”continueremo ad esaminare piùapprofonditamente tutte le varietematiche afferenti la sicurezzasul lavoro affrontate dal d.lgs. n.81/2008.

I.S.P.E.S.L., I.N.A.I.L. e I.P.S.E.M.A.vediamo di cosa di tratta...

I COLORI DELWELFARE

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14Nuovi SiNcrONiSMi

Ci risiamo. Vista lagrande efficaciadella prima manovra

correttiva presentata dalMinistro Tremonti ed ap-provata anche dalla Com-missione Europea per il2011, ma con effetti più ri-levanti per gli anni succes-sivi, ne presentanoun’altra.La Commissione Europeasi è svegliata dal letargoche spesso l’attanaglia e siè accorta che quella mano-vra sarebbe stata margi-nalmente utile al fine delriordino della finanza pub-blica italiana e ai fini delraggiungimento del pareg-gio di bilancio e ha chiestoal Governo italiano di anti-cipare alcuni effetti corret-tivi previsti per gli anni2012 e 2013 al correnteanno. Una bazzecola da40/45 milioni di euro di taglida applicare immediata-mente.Ecco alcune vociche mi hanno colpito esulle quali riflettere.Addizionali: è previstoche a decorrere dall’anno2012 ciascuna regionepossa prevedere di aumen-tare l’addi-z i o n a l er e g i o n a l edello 0.5%per i pros-simi 2 anni,del 1,1% dal2014 e del2.1% dal2015. Consi-derando chel’attuale li-mite mas-s i m oc o n s e n t i t ocome impo-sizione è

dello 0.9% fatevi il calcolodi quanto ci costerà.Bisogna chiarire che l’addi-zionale regionale serveanche a coprire il fabbiso-gno della spesa sanitariache grava sulle regioni. Sa-rebbe stato opportuno pre-vedere la possibilità diincrementare il prelievo inrelazione alla qualità e ra-zionalità della spesa sani-taria che le diverse regionioffrono “premiando” quellepiù “virtuose” prevedendodegli scaglioni d’incre-mento.Chiusura Enti Pubblici: èprevisto che a decorreredal novantesimo giornod’entrata in vigore del pre-sente decreto tutti gli Entipubblici non Economici condotazione organica infe-riore alle 70 unità sianosoppressi e che le loro fun-zioni, le dotazioni finanzia-rie strutturali e di personalesiano assorbite dall’Ammi-nistrazione Vigilante chene ha il controllo.Una pura operazione d’im-magine che non riduce glisprechi, ma li trasferiscead altri soggetti. E’ auspi-

cabile che si preveda lasoppressione di quelli inu-tili con il riassorbimento delpersonale nei ruoli carentidelle Amministrazioni defi-nite “vigilanti”, con la ride-stinazione delle dotazionifinanziarie ad altri scopi.Cura dimagrante per le

Regioni: è previsto che leRegioni, anche a statutospeciale, debbano stabilireun numero massimo diconsiglieri regionali in pro-porzione della popola-zione. Si va da 30consiglieri per Regioni conpopolazioni fino a 2 milionidi abitanti, fino a 80 consi-glieri per Regioni oltre gli 8milioni di abitanti.Vi sembra una riduzioneche tiene conto della situa-zione reale dell’economia,per me no!Inoltre il gettone di pre-senza, non le altre vocidella retribuzione, non puòessere superiore ad 1/5 diquella spettante al Gover-natore. La retribuzionedeve essere legata all’ef-fettiva partecipazione ai la-vori del ConsiglioRegionale.

ECO

& CO

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Non si prevedenessun divietodi cumulo dellecariche pubbliche

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di Stefano Ziccardi

Ci risiamo!quando la calura estiva porta consiglio

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Per me la retribuzionedeve essere legata aquanto la Regione riescea reperire come budgetfinanziario al netto deicosti di gestione dei ser-vizi che devono essereforniti ai cittadini e chegravano per competenzaalle regioni. Questo por-terebbe ad un riordinodelle finanze locali ridu-cendo gli sprechi. Chiara-mente non è possibileattuarlo dall’oggi al do-mani ma prevedendo, at-traverso il bilanciopluriennale preventivo dispesa già obbligatorioper legge, delle forme disolidarietà a livello inter-regionale e nazionale dasottoporre al controllopreventivo di approva-zione della Corte deiConti. Vale a dire nelcaso una regione non rie-sce col proprio budget acoprire i costi di gestione

può, presentando il bilan-cio annuale con allegatauna relazione esplicativasul “recupero di competi-tività” che ne indichianche i tempi certi, chie-dere il “Contributo di So-lidarietà” per la gestioneordinaria.Infine il fatto che la retri-buzione dei ConsiglieriRegionali sia legata al-l’effettiva partecipazioneai lavori del Consiglio Re-gionale sembra lapalis-siano, ma non è attuato,neanche per le caricheParlamentari.Tutte queste modifiche siintendono operative dallaprossima legislazione. Infine non si prevedenessun divieto di cumulodelle cariche pubbliche,che insieme alla possibi-lità di continuare a svol-gere anche la propriaprecedente attività lavo-rativa quando questa è di

tipo privatistico, sono leragioni principali dell’as-

senteismo all’attività delConsiglio Regionale.Incremento dell’IVA:l’IVA verrà incrementatadal 20% attuale al 21%per i beni non di primanecessità. Peccato chesolo i beni alimentarihanno un’aliquota infe-riore, per tutti gli altribeni e servizi si pagaquella ordinaria. Per ora

non si prevede un au-mento delle aliquote age-

volate inferiori, ma sirinvia eventualmente allaprossima legge di stabi-lità per l’anno 2012.In conclusione Tremontidichiarava prima del-l’estate: “Non metteremole mani nelle tasche e neirisparmi degli italiani, masi sa che la calura estivascioglie ogni “buon pro-posito”.

15Nuovi SiNcrONiSMi

Nuovi SincronismiMensile di informazione sindacale

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Ci risiamo!quando la calura estiva porta consiglio

Chiusura enti pubblici: una pura operazioned’immagine che non riduce gli sprechi

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