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Nessuno è perfetto, ma ognuno è speciale · con la determinazione che lo animava, ma voleva...

Date post: 15-Feb-2019
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Nessunoèperfetto,maognunoèspeciale Maluiavevaormaideciso:dovevaandarlaacercare. Nongliimportavanédelparerecontrariodisuopadrenédellasuastupidagamba chenonseguivalavolontàdellasuamente.Potevacamminareperchilometrisolo conladeterminazionecheloanimava,mavolevaritrovaresuasorella,costiquel checosti,dovevaritrovarelaragazzacheloavevaaiutatoesostenutotuttelevolte chesieratrovatoindifficoltà,cheglierastatavicinapertuttiqueglianni.Anninon semprefacili:quantesofferenze,alleviatedalsorrisopiùdolce,quellodiValentina. Eraunaragazzainapparenzatimidaetranquilla,macosìdeterminatachequandosi mettevaintestaqualcosaeraimpossibilesmuoverlaanchediunsolocentimetro. Portavadeibellissimicapellilunghifinoallespalle,noneranoriccinélisci,ma leggermenteondulaticomedellepiccoledunedisabbiascolpitedaunventosottile, ederanodiuncolorescurosimileaquellodellecastagneinautunno.Sembrava quasicheognipartedelsuoaspettorichiamasseicoloridellestagioni:lincarnato dellasuapelleerabiancoediafanocomequellodellaneve,gliocchieranodiun verdeaccesocomelefoglieancoracolmedilinfaeleguanceappenarosate,comei fioridelpescoinprimavera. Milo,comerisvegliatosidaunsogno,pensòtraséesé:Forza!Oramidevo metteresubitoincammino!.E,trascinandolasuagamba,ripercorseconperizia tuttiisentierichecosteggiavanoiltrattodifiumecheavevanopercorsoinsieme. NelfrattempoilpadreavevachiamatolaPolizia,masenzasortirefinoaquel momentoalcunrisultato. Nonabbiamounminimodiefficienzainquestopaese!-esclamòilpadremolto alterato.Stiatranquillo,laritroveremo!-lotranquillizzaronoprontamentegli agenti.Luiperònoncredevacheavrebberocavatounragnodalbuco.
Transcript

Nessuno è perfetto, ma ognuno è speciale

Nessuno è perfetto, ma ognuno è speciale

Ma lui aveva ormai deciso: doveva andarla a cercare.

Non gli importava né del parere contrario di suo padre né della sua stupida gamba

che non seguiva la volontà della sua mente. Poteva camminare per chilometri solo

con la determinazione che lo animava, ma voleva ritrovare sua sorella, costi quel

che costi, doveva ritrovare la ragazza che lo aveva aiutato e sostenuto tutte le volte

che si era trovato in difficoltà, che gli era stata vicina per tutti quegli anni. Anni non

sempre facili: quante sofferenze, alleviate dal sorriso più dolce, quello di Valentina.

Era una ragazza in apparenza timida e tranquilla, ma così determinata che quando si

metteva in testa qualcosa era impossibile smuoverla anche di un solo centimetro.

Portava dei bellissimi capelli lunghi fino alle spalle, non erano ricci né lisci, ma

leggermente ondulati come delle piccole dune di sabbia scolpite da un vento sottile,

ed erano di un colore scuro simile a quello delle castagne in autunno. Sembrava

quasi che ogni parte del suo aspetto richiamasse i colori delle stagioni: l’incarnato

della sua pelle era bianco e diafano come quello della neve, gli occhi erano di un

verde acceso come le foglie ancora colme di linfa e le guance appena rosate, come i

fiori del pesco in primavera.

Milo, come risvegliatosi da un sogno, pensò tra sé e sé: “Forza! Ora mi devo

mettere subito in cammino!”. E, trascinando la sua gamba, ripercorse con perizia

tutti i sentieri che costeggiavano il tratto di fiume che avevano percorso insieme.

Nel frattempo il padre aveva chiamato la Polizia, ma senza sortire fino a quel

momento alcun risultato.

“Non abbiamo un minimo di efficienza in questo paese!” - esclamò il padre molto

alterato. “Stia tranquillo, la ritroveremo!” - lo tranquillizzarono prontamente gli

agenti. Lui però non credeva che avrebbero cavato un ragno dal buco.

Valentina perde il controllo della canoa e cade nel fiume

Intanto Milo camminava, camminava e non faceva altro che camminare… Era

stanco, abbattuto e sempre più preoccupato: ogni minuto che passava, perdeva la

speranza di ritrovare sua sorella, l’unica persona che era in grado di capirlo

veramente e di leggere i segreti del suo animo senza fargli tante domande, ma

solamente con uno scambio di silenziosi sguardi.

A un certo punto, scorse una roccia vicino a una grotta e decise di sedervisi sopra;

chiuse gli occhi e si ricordò di cosa continuava a ripetergli il padre. Si ricordò di

quella volta che per colpa sua e della sua gamba aveva fatto perdere la sua squadra

di basket e il padre lo aveva rimproverato davanti a tutti, urlandogli che non era

altro che un buono a nulla. Milo quella volta aveva pensato di essere davvero un

buono a nulla, non era stato nemmeno in grado di rincorrere l’avversario senza

cadere. Aveva ragione il padre anche questa volta allora: doveva essere davvero

tutta colpa sua se Valentina era scomparsa, avrebbe dovuto stare più attento!

Nel frattempo Valentina cercava disperatamente di restare a galla, di raggiungere

faticosamente la riva del fiume. Era quasi arrivata, ma tutto ad un tratto avvertì un

dolore lancinante alla gamba destra: era un crampo. Si mise a urlare: “Aiuto! Aiuto!

Milo dove sei?”.

Cercò di resistere a quel dolore, se avesse perso i sensi proprio adesso, allora sì,

sarebbe stata davvero finita! A ogni respiro le scorrevano davanti agli occhi tutti i

bei ricordi, soprattutto i momenti trascorsi con il suo fratello gemello. Era

veramente importante per lei: loro due erano inseparabili e adesso sembravano così

distanti. Proprio non ce la facevano a stare l’uno senza l’altra; adesso, lontano da

lui, era come se le mancasse un pezzo della sua vita, un pezzo essenziale, come se

le mancasse l’aria per vivere.

Milo salva Valentina dalla corrente del fiume

Proprio non ce la facevano a stare l’uno senza l’altra; adesso, lontano da lui, era

come se le mancasse un pezzo della sua vita, un pezzo essenziale, come se le

mancasse l’aria per vivere. Fu proprio allora che pensò che doveva farcela e doveva

ritornare a casa al più presto, per ritrovare il suo amato fratello. Recuperò tutte le

poche forze che le erano rimaste, lottò contro quel dolore e, anche se con

moltissima fatica, nuotò faticosamente verso la riva, bracciata dopo bracciata, con

gli occhi strizzati dalla paura e il freddo di quell’acqua nelle ossa. All’improvviso,

ormai stremata, si sentì afferrare il polso con forza e trascinata fuori dal fiume. Il

cuore le batteva all’impazzata, la vista era offuscata per la stanchezza, ma quella

presa la riconobbe all’istante: era quella di Milo che, sentite quelle urla di aiuto, si

era all’improvviso destato dai suoi ricordi e si era subito precipitato con le ultime

forze rimaste verso il fiume per salvare sua sorella.

“Valentina!” - esclamò Milo, stringendola forte a sé con gli occhi pieni di lacrime.

“Grazie a Dio mi hai salvata! Cosa avrei fatto senza di te? Voglio tornare subito a

casa!” – gridò la sorella, scoppiando in un pianto liberatorio.

“Sì! Dobbiamo tornare a casa prima che arrivi la sera, il sole sta quasi tramontando

e i nostri genitori saranno in pena per noi.” – rispose Milo. Si rimisero subito in

cammino, riprendendo la strada di casa nel bosco, mentre Valentina iniziò a

raccontare al fratello cosa le fosse successo. Gli spiegò che era stato solamente un

caso che si fosse persa, ma che era stata l’esperienza più brutta che le fosse mai

accaduta.

“Oh, Milo, ho avuto così tanta paura!” - fece Valentina.

“Non ti puoi immaginare quanto fossi angosciato per te!” – replicò il fratello.

Milo e Valentina finalmente si riabbracciano

“Eravamo in canoa, - riprese Valentina - la corrente però era forte, mi stava

trascinando e all’improvviso ti ho perso di vista. Ti ho chiamato con tutto il fiato che

avevo nei polmoni, gridavo e gridavo, ma tu non riuscivi più a sentirmi, perché

ormai la corrente mi aveva allontanato da te. Presa dal panico e sopraffatta dalla

stanchezza, quando ho scorto una piccola grotta, dove la corrente sembrava meno

impetuosa, ho deciso di accostare con la canoa alla riva per fermarmi e riprendere

un po’ di energia. Una volta a riva, mi sono distesa e sono crollata in un sonno

profondo. Quando mi sono svegliata, mi sono accorta che il sole stava ormai

tramontando e ho avuto paura di non riuscire a rientrare a casa prima che calasse la

notte. Così sono salita di nuovo in canoa e ho cominciato a pagaiare come una

forsennata: volevo tornare sulla via di casa al più presto, ma la corrente era forte e

mi ha trascinata con violenza contro una roccia che affiorava leggermente dalla

superficie dell’acqua e mi sono ribaltata nel fiume. Non ce l’avrei mai fatta senza di

te!”.

Intanto a casa le emozioni predominanti erano l’ansia e la preoccupazione. La

madre era disperata, chiusa nella sua stanza a piangere. Il padre non era da meno,

doveva essere forte, ma non ci riusciva. Si avvicinò a sua moglie, per consolarla,

ma di tutta risposta lei lo assalì:

“È tutta colpa tua! Non ti bastava avere una figlia scomparsa! Dovevi perdere anche

tuo figlio!”.

“Ah, adesso è colpa mia se tuo figlio ha deciso di andarla a cercare!” – le replicò il

marito. “Poi con quella gamba” – imprecò.

“Cosa hai detto? Perché te la prendi sempre con lui? In tutti questi anni l’hai trattato

sempre con occhi di disprezzo, ti sei sempre vergognato di lui, ammettilo, per quella

gamba secca che si trascina da quando è piccolo! Non l’hai mai accettato per quello

che è! Tu hai occhi solo per Valentina! E Milo?”.

Lui non le rispose, rimase in silenzio senza dire niente, si alzò, e uscì chiuso nel suo

mutismo. Pensava e ripensava alle parole della moglie, si rese conto che aveva

ragione. Non riuscì a trattenere le lacrime e scoppiò a piangere, quando venne

interrotto da delle urla:

“Papà! Mamma! Dove siete! Siamo qui! Siamo tornati!” – sì, erano proprio loro, i

suoi figli adorati.

“Figlioli! Vi ho ritrovati finalmente!” – urlò felice il padre. Poi chiamò sua moglie,

che scese in fretta e furia. Corsero loro incontro e si abbracciarono felici: “Dove vi

eravate cacciati? Ci avete fatto disperare!”. E rimasero abbracciati forte a lungo, tra

risate e pianti di gioia.

Il padre incrociò lo sguardo di Milo e a quel punto scoppiarono in un mare di

lacrime: “Oh figlio mio, quanto mi dispiace! Non mi sono comportato da vero padre

con te! Potrai mai perdonarmi?” - disse abbracciandolo.

“L’ho già fatto papà!” – disse Milo stringendolo più forte.

Finalmente lo aveva capito, finalmente aveva capito che, anche se suo figlio aveva

un difetto, dentro era forte e aveva una forza maggiore degli altri forse proprio per

quel difetto che aveva.

Finalmente aveva compreso che quel figlio che aveva sempre disprezzato era

perfetto proprio per le sue imperfezioni.

“Grazie a te oggi ho capito che ognuno ha i suoi difetti, ma sono proprio questi a

renderlo speciale” – gli disse il papà abbracciandolo a sé.


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