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New GIORGIO PAOLO GORI FRANCO · 2018. 3. 10. · di UNI-ISO 37001:2016 Il sistema ERP alla prova...

Date post: 11-Oct-2020
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LUIGI MENDOLICCHIO GIORGIO GORI PAOLO FRANCO A BERGAMO L’ASSEMBLEA 2017 DI CONFSERVIZI LOMBARDIA Un omaggio al nuovo dinamismo della città ANNO 36 – 2/2017 SOSTENIBILITÀ E INNOVAZIONE I progetti delle utilities lombarde da imitare SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO È un vantaggio anche per il business PREVENIRE I RISCHI DI CORRUZIONE Gli ambiziosi obiettivi di UNI-ISO 37001:2016 Il sistema ERP alla prova della qualità La grande sfida per rinnovare la Lombardia Un altro trienno alla guida di UNIACQUE Spedizione in abbonamento postale (costo 10 euro) • 70% DCB Milano • Proprietà di Confservizi Cispel Lombardia • Registrazione Tribunale di Milano n. 360 del 3/10/1981
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LUIGIMENDOLICCHIO

GIORGIOGORI

PAOLOFRANCO

A BERGAMO L’ASSEMBLEA 2017DI CONFSERVIZI LOMBARDIAUn omaggio al nuovo

dinamismo della città

ANNO 36 – 2/2017

SOSTENIBILITÀ E INNOVAZIONE

I progetti delle utilities

lombarde da imitare

SALUTE E SICUREZZASUL LAVORO

È un vantaggio

anche per il business

PREVENIRE I RISCHIDI CORRUZIONE

Gli ambiziosi obiettivi

di UNI-ISO 37001:2016

Il sistema ERP alla

prova della qualità

La grande sfida per rinnovare la

Lombardia

Un altro trienno alla

guida di UNIACQUE

Spedizione in abbonamento postale (costo 10 euro) • 70% DCB Milano • Proprietà di Confservizi Cispel Lombardia • Registrazione Tribunale di Milano n. 360 del 3/10/1981

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SOMMARIO3L’INNOVAZIONE NELLA SMART CITY

5 LE UTILITIES VERSO UNA PIÙ AMPIA COLLABORAZIONE

8INTERVISTA A GIORGIO GORI: PARLARE CHIARO, VINCERE LE SFIDE

11 UNIACQUE: IL SEGRETO DI UNA CRESCITA COSTANTE

17EDILIZIA PUBBLICA. ESSERE ANIMA DELLE CITTÀ

20 GLI ESEMPI DA IMITARE DELLE UTILITIES LOMBARDE

25AMBIENTE: BUONE PRATICHE DELLA CITTÀ METROPOLITANA

27 FONSERVIZI E L’OFFERTA FORMATIVA PER IL 2017

29LA FARMACIA CHE DIVENTA AZIENDA MULTISERVIZI

32 SALUTE E SICUREZZA: È UN BENE ANCHE PER IL BUSINESS

34CORRUZIONE: PREVENIRE E GESTIRE I RISCHI

36 CRONACA DI UNA MINI-RIFORMA ANNUNCIATA

39GLI ORGANISMI DI DIRITTO PUBBLICO

40 LODI HA UN NUOVO DEPURATORE

DIRETTORE RESPONSABILEBiagio Longo

DIRETTORE EDITORIALEGiuseppe Viola

COMITATO EDITORIALEGiovanni Bordoni, Biagio Longo,Giuseppe Viola

REDAZIONEBiagio Longo, Giuseppe Viola, Paola Busto,Raffaella Ciceri

COLLABORATORIPresidenti, Direttori, Amministratori Delegati,Uffici Stampa e Comunicazione delle aziende di Confservizi Cispel Lombardia

GIUNTA ESECUTIVAPresidente: Giovanni BordoniVicepresidente vicario: Alessandro Russo Consiglieri: Elena Alda Bardelli, Lorella Alda Bigatti, Enrico Boerci, Piero Bonase-gale, Lelio Cavallier, Mario Luigi Cipriano, Paolo Franco, Nicola Giugni, Alberto Grandi, Alessandro Lanfranchi, Luigi Mendolicchio, Renzo Moretti, Giovanni Or-senigo, Antonio Pezzotta, Antonio Redondi, Paolo Sabbioni.

DIRETTORE GENERALE Giuseppe Viola

REDAZIONE E PUBBLICITÀConfservizi Cispel LombardiaStrada 4 – Palazzo Q7 (4° piano)20089 RozzanoTelefono 02 [email protected]

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONEEnergia Media Srlvia Soperga, 1620127 Milano

STAMPAPrint & Graphic SrlVia V. Gassman, 1120128 Milano

Spedizione in abbonamento postale (costo 10 euro)70% DCB Milano • Proprietà di Confservizi Cispel LombardiaRegistrazione Tribunale di Milano n. 360 del 3/10/1981

CONFSERVIZI CISPEL LOMBARDIA

numero 2 • Giugno 2017

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L’INNOVAZIONE NELLA SMART CITYRIFLESSIONE SULLE NUOVE REGOLE DI APPALTOdi Giovanni BordoniPresidente di Confservizi Cispel Lombardia

Voglio però offrirvi alcune riflessioni: la prima riguarda l’ef-ficienza energetica e il relativo quadro normativo. Nel 2005 il DLgvo 192 stabilì che a partire dal 31/12/2018 gli edifici di nuova costruzione occupati da Pubbliche Amministrazioni e di proprietà di queste ultime devono essere edifici ad energia quasi zero. Dal 01/01/2021 questa disposizione è estesa a tutti gli edifici di nuova costru-zione. Energia quasi zero significa che le prestazioni ener-getiche devono essere di livello altissimo, il fabbisogno energetico ridottissimo (quasi nullo) e che lo stesso deve essere coperto in misura significativa da fonti rinnovabili istallate in prossimità.In passato (DLgvo 115/2008) il legislatore aveva prescritto obblighi di miglioramento energetico da parte delle pubbliche amministrazioni, il ricorso a strumenti finan-ziari, diagnosi e certificazioni energetiche degli edifici, la realizzazione ed affidamento della gestione dei servizi energetici. Il DLgvo 102/2014 prevedeva la riqualificazione energetica di almeno il 3% annuo della superficie utile climatizzata, un risparmio energetico cumulato nel periodo 2014-2020 di almeno 904M tep. Gli strumenti da usare per gli interventi di efficienza energetica erano costituiti da varie opportunità, dalle Esco a persone fisiche o giuridiche che forniscono servizi energetici. Era prevista la costitu-zione di società private apposite e in fine c’era la previ-sione di un partenariato pubblico-privato.

Due eventi ci hanno consegnato elementi di particolare rilievo ed interesse per le imprese e le Pubbliche Amministrazioni che operano all’insegna del contenimento dei costi dei servizi nelle abitazioni, ma anche nel tessuto infrastruttu-rale, spesso assoggettato ad ammo-dernamento non limitato a singole fattispecie (illuminazione pubblica, pubblica sicurezza, controllo del traf-fico, perdita nelle reti e via di questo passo). Città smart dunque non è solo città bella, elegante, sofisticata, alla moda ma anche vivace, energica, vigorosa, pronta a sfide sempre nuove.Ora però si vanno ponendo alcuni problemi che sono stati evidenziati magistralmente nel corso di un inte-ressante convegno centrato su “Effi-cienza energetica e Partenariato Pubblico Privato”, da parte del presti-gioso Studio Legale Rödl & Partner di Milano. Sono stati esaminati dai relatori tre questioni fondamentali: il partenariato pubblico-privato del Nuovo Codice degli Appalti: le regole di un nuovo gioco possibile; l’effi-cienza energetica a prima vista: i contratti applicabili; aspetti contabili e fiscali nel Partenariato Pubblico e privato. Sono state proposte, inoltre, le modalità usate dalla BEI nei finan-ziamenti per l’efficienza energetica. Per chi si misura su questi temi nel mercato in generale, si è trattato di questioni di grande rilievo che non possono di certo venir condensate nei pochi spazi di questo editoriale.

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Il Decreto Legislativo del 18/04/2016 n. 50 definisce il partenariato pubblico-privato a titolo oneroso stipu-lato per iscritto per il quale una o più adozioni appal-tanti conferiscono a uno o più appaltatori economici un complesso di attività consistenti nella realizzazione, trasformazione e gestione operativa di un’opera in cambio della sua disponibilità e del suo sfruttamento economico e della fornitura di un servizio connesso all’utilizzo dell’o-pera stessa, con assunzione del rischio secondo modalità individuate nel contratto da parte dell’operatore. I ricavi di gestione dell’operatore economico provengono dal canone riconosciuto all’ente concedente e da altre contropartite economiche quali il versamento di un canone da parte dell’Amministrazione aggiudicatrice o una diversa entità.Forme di partenariato Pubblico privato sono costituite da concessione di lavori, di servizi, la locazione finanziaria di opere pubbliche e di pubblica utilità e il contratto di disponibilità. Altre forme sono costituite dalla Finanza di Progetto e dalla cessione di immobili in cambio di opere. Per quanto riguarda l’allocazione dei rischi nel parte-nariato pubblico-privato questo è in capo all’operatore economico, unitamente a quello di costruzione, al rischio di disponibilità o del rischio di domande dei servizi resi. C’è un recente comunicato dell’ANAC sulla traslazione dei rischi nella pubblica illuminazione che sono accollati di fatto al concessionario che si assume il rischio di non riuscire a recuperare i costi sostenuti.Nella pubblica illuminazione il partenariato implica l’as-senza del rischio di domanda perché la P.A. è l’unico paga-tore e per questo le Stazioni Appaltanti devono essere molto accorte affinché si versi in una effettiva operazione al partenariato collegando al valore del canone di disponi-bilità la retribuzione effettiva del servizio.L’art. 180 comma 6 tratta dell’equilibrio economico e finan-ziario, la finanza di progetto prevista del dlgs 18/04/2016 n. 50 è basata sull’equilibrio economico finanziario del Piano Economico Finanziario per l’intera durata della concessione e su una allocazione dei rischi a carico del concessionario.Un esempio particolare a riguardo è fornito dal già ricor-dato settore della pubblica illuminazione. È diffusa da parte della P.A. la consuetudine di chiedere all’operatore privato non solo la realizzazione di nuovi apparecchi illu-minati efficienti, ma anche di proporre tra gli elementi di preferenzialità per l’aggiudicazione della gara servizi aggiuntivi da realizzare sui nuovi pali ‘smart’ realizzati, come ad esempio le telecamere per la videosorvegliana, anziché la possibilità di accesso ad internet… Il palo intel-ligente è certamente intrigante, ma alla fine chi lo paga? Risposta semplice: l’impresa aggiudicataria, con il reale rischio di non riuscire più a recuperare i costi di investi-mento sostenuti.Una situazione di questo genere è stata illustrata in un più recente seminario sulla sicurezza delle Smart cities, promosse dalla fondazione dell’Ordine degli ingegneri di Milano. Il tema proposto era come utilizzare al meglio le

opportunità offerte dalla tecnologia dei sottoservizi per aumentare la qualità della sicurezza in città. In questo caso la concentrazione di importanti infrastrutture e di soggetti privati interessati e qualificati a garantire sicurezza ai loro utenti e clienti hanno consentito all’ammini-strazione comunale di disporre di una rete di telecamere nel centro della città in grado di leggere compor-tamenti scorretti con conseguente possibilità di individuare gli autori di tali atti attraverso la messa in campo di un sistema di videosorveglianza nei punti critici della città. Con costi modesti è stato così possibile realiz-zare una copertura straordinaria della sorveglianza e la possibilità di atti-vare prontamente misure di conteni-mento e repressione della criminalità. Questo si è potuto realizzare con la cooperazione di soggetti interes-sati a proteggere la loro attività e la loro clientela da situazioni a rischio conseguenti all’attività svolta (Istituti di Credito e Aziende pubbliche dei Servizi in primis). Al di fuori di queste fortunate oppor-tunità, nei piccoli centri abitati la possibilità di replicare condizioni così speciali per fare squadra e garan-tire servizi di alta qualità è meno semplice e più costosa. Sarebbe peraltro importante che la sicurezza non avesse barriere di costi insu-perabili e che fosse più trasparente un sistema di garanzie, anche nelle realtà minori, senza che questo obiet-tivo venisse raggiunto con alchimie procedurali in sede di appalto di opere pubbliche con la previsione di offerte che prescindessero da un equo sistema di remunerazione dell’oggetto dell’appalto.

SERVIZI&SOCIETÀ4

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ASSEMBLEA CONFSERVIZI 2017

LE UTILITIES LOMBARDE VERSO UNA PIÙ AMPIA COLLABORAZIONEdi Giuseppe ViolaDirettore generale Confservizi Cispel Lombardia

Un anno di crescita, di consolidamento della rete e di aperture a nuove colla-borazioni. Un anno di focus su temi di grande attualità per le aziende asso-ciate, ma anche di riflessioni sui nuovi scenari normativi ed economici che ne decreteranno il futuro.Il 2016 ha segnato una tappa im-portante per Confservizi Cispel Lom-bardia: dopo tre anni di lavoro da parte della Giunta si cominciano a raccogliere significativi frutti. L’evi-dente cambio di passo ha fatto cre-scere l’associazione in termini non solo quantitativi con un interessante aumento delle adesioni, ma anche qualitativi innescando collaborazioni di alto profilo. E ora è venuto il tempo di consolidare. Nell’anno della Riforma Madia, del Testo Unico delle società partecipate, del Nuovo Codice appalti, solo per fare qualche esempio del cambiamento epocale a cui stiamo assistendo all’in-terno della Pubblica amministrazione e dell’aziende a partecipazione pub-blica, per il mondo delle Utilities che noi abbiamo il compito di rappresen-tare e affiancare, si è fatta sempre più urgente la necessità di rispondere a tanti interrogativi e dubbi interpre-tativi della prolissa azione norma-tiva, ma soprattutto di rappresentare

- preventivamente - le istanze delle aziende ai tavoli isti-tuzionali e decisionali prima che alcune scelte siano calate dall’alto.L’attività di formazione, nostra e delle aziende, è diventata così uno degli assi portanti per lo sviluppo dell’associa-zione. In questa direzione va il consolidamento di colla-borazioni come con Fonservizi (Fondo Formazione Servizi Pubblici Industriali), e la creazione di nuove alleanze come il protocollo d’Intesa con la Fondazione Rubes Triva per at-tività di formazione sui temi della sicurezza e salute sui luoghi di lavoro, oltre all’accordo stipulato con Utilitalia sul sistema di rappresentanza territoriale finalizzato a fare

Dopo un anno di consolidamento le imprese lombarde guardano avanti per vincere importanti sfide

Le nostre imprese sono un punto di riferimento essenziale per tutti i cittadini/utenti che guardano alle aziende dei Servizi Pubblici Locali anche come fonte di responsabilità sociale e ambientale, oltre che come agenti di innovazione tecnologica ed efficienza energetica

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fronte comune su temi di rilevanza nazionale. L’esigenza di innovazione delle utili-ties si è tradotta in nuovo stimolo a organizzare workshop tecnici in ma-teria di trasparenza amministrativa, non solo come strumento anticorru-zione, ma come cambio di prospettiva e segnale di un nuovo rapporto con il cittadino; ad affrontare il tema della cyber security e dei rischi che non possono prescindere da un’organizza-zione rinnovata dei processi aziendali. Confservizi Cispel Lombardia è diven-tata punto il collante del Gruppo di lavoro dei Laboratori di Analisi delle aziende del Servizio idrico integrato che, attraverso appuntamenti periodici e scambi di dati, si è trasformato in un esempio virtuoso di rete e sharing di buone pratiche, come si può cogliere anche dall’esperienza di Uniacque a cui dedichiamo l’approfondimento di questo numero e nella cui sede, per avvicinarci maggiormente ai territori dei nostri associati, abbiamo voluto tenere la nostra Assemblea Annuale dei Soci. Proprio nell’ottica di facilitare la mol-tiplicazione del sapere e incentivare la diffusione della conoscenza, ruolo che un’associazione come la nostra dovrebbe avere tra le priorità, nelle prossime pagine di questo numero della rivista abbiamo raccolto una selezione di progetti sostenibili e in-novativi firmati dalle nostre aziende Lombarde, rappresentanti del mondo dei Servizi idrici locali e non solo, che potrebbero essere conosciuti, studiati e replicati anche in altri contesti. È questo il nostro contributo concreto alla nuova sensibilità che proprio in queste settimane si è venuto espri-mendo con le iniziative di “Laudato sì: la sostenibilità tra comunicazione e innovazione” promossa a Roma all’in-terno del Festival dello Sviluppo So-stenibile da vari enti, ma soprattutto dalla Segreteria pro Communicatione dello Stato della Città del Vaticano, per coinvolgere esperti del mondo delle utility nell’elaborazione del pen-siero di Papa Francesco.Come si può vedere dalle esperienze delle nostre aziende che illustriamo

in questo numero, le loro case history sembrano proprio disegnate per favorire la partecipazione al Premio per lo Sviluppo Sostenibile: Economia circolare, Tutela e gestione delle acque e Mobilità sostenibile che sono quest’anno i temi scelti dalla Fondazione per lo sviluppo sostenibile e da Ecomondo. Ci auguriamo di vedere tra quelle premiate molte delle buone pratiche delle nostre utilities associate.Così come ci attendiamo una buona presenza delle nostre associate lombarde al primo Primo Censimento Utili all’I-talia, che a Giugno verrà presentato a Roma da Utilitalia: esso ha permesso di raccogliere 274 storie di investimenti e risultati grazie alle 134 aziende che hanno partecipato alla rilevazione. Con nostra grande soddisfazione risulta che due tematiche - responsabilità sociale/ambientale (90 storie) ed innovazione (83)- sono le aree di maggior impegno dei servizi pubblici, con risultati che stanno cam-biando il volto ai nostri centri urbani. Credo di poter dire che ormai le nostre imprese sono un punto di riferimento essenziale per tutti i cittadini/utenti che guardano alle aziende dei Servizi Pubblici Locali anche come fonte di responsabilità sociale e ambientale, oltre che come agenti di innovazione tecnologica ed efficienza ener-getica. Una responsabilità che porta le utilities, come ha sottoli-neato recentemente in un apposito convegno il prof. Va-lotti, a preoccuparsi e a provvedere non solo a garantire l’accesso a servizi di base – convenienti, moderni e affida-bili- per tutti i cittadini, residenti o nuovi arrivati che siano. Ma anche a sviluppare progetti per sostenere coloro che si trovano in momentanea difficoltà economica e sociale: una lotta alle nuove povertà che garantisca diritto di accesso ai servizi a tutte le utenze ‘deboli’.Dalla loro nascita, all’inizio del secolo scorso, è stata questa la funzione delle utilities, naturalmente realizzata con un’ampia collaborazione e dialogo con tutti i rappre-sentanti istituzionali e con quelli che oggi chiamiamo sta-keholder territoriali.Oltre ad occuparci del Decreto correttivo al Testo Unico Madia, con le sue novità e i suoi problemi irrisolti; oltre a valutare i soddisfacenti risultati raggiunti con l’accordo di rinnovo del CCNL Gas-acqua, per il triennio 2016-2018; oltre ad esprimere la speranza che il quadro politico-isti-tuzionale superi ogni incertezza per dare un quadro di sta-bilità e governabilità alle aziende e al Paese; sono però i valori fondanti delle nostra aziende che ci preme indicare all’attenzione di tutti: affinchè il loro rilancio possa essere produttivo di sviluppo, impegno sociale e buoni risultati per tutti.

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IL NUOVO DINAMISMO DELLA CITTÀ

BERGAMO: CUORE DI LOMBARDIA

Il marketing urbano ha imposto una sana competizione tra le nostre città. Non si tratta solo di ‘abbellire’ con una permanente programmazione culturale e di svago l’attrattività turistica. Ma di posizionarsi nelle principali classifiche che misurano il benessere dei residenti o l’apprezzamento dei visitatori, il dina-mismo industriale o le capacità inno-vative, la buona amministrazione e il ruolo politico sul territorio.Sulla base di questi criteri non si può non restare sorpresi in Lombardia del vero e proprio salto in avanti compiuto da Bergamo, la città amministrata da poco più di due  anni da Giorgio Gori.In un lasso così breve di tempo Gori ha compiuto un vero e proprio miracolo: ha tirato fuori il capoluogo dalla palu-

de di crisi permanente in cui era impantanato, rivitalizzando e dinamizzando pressochè tutti i settori che contano. Dallo sport al turismo, dall’industria alla ricerca, dai piani di svilup-po territoriale alla rigenerazione del patrimonio immobiliare, dalla politica alla solidarietà, Giorgio Gori batte il punto e la sua voce è seguita ormai sul piano nazionale.Dopo un mese dedicato ad incontri ed avvenimenti nella cor-nice del festival della Pace, la città continua a presentare una serie mozzafiato di eventi. Ma la chiave con cui si presentano va sempre oltre l’ambito locale o provinciale. Visita Bergamo, un capolavoro italiano è lo slogan con cui la città si è presen-tata all’iniziativa Cult City #InLombardia.E proprio questa proiezione nazionale è la chiave per leggere il ruolo che va assumendo la città e il suo dinamico Sinda-co. Basta leggere, tra le ultime interviste, quella rilasciata al Foglio, in cui si coglie quel ruolo di riferimento nazionale e non si nasconde anche l’ambizione di essere in campo per la contesa elettorale che tra poco interesserà il governo della Lombardia.

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LA MIA RICETTA:

PARLARE CHIAROVINCERE LE SFIDE

A proposito di Lombardia: cosa c’è di vero nelle voci di una sua candidatura nelle prossime elezioni regionali?È ancora presto per una simile decisio-ne. Come ho già avuto modo di dire la mia idea è che il Pd in Lombardia go-verna, insieme a centinaia di Comuni, quasi tutte le città capoluogo, e questa esperienza di buon governo può esse-re davvero la base per chiedere agli elettori lombardi anche la responsa-bilità dell’amministrazione regionale. Chi sarà il candidato? Oggi non lo so. E’ troppo presto. Qualcuno fa il mio nome e non nascondo che mi fa piacere. Ma la decisione passa dal Pd e i meccanismi di valutazione sono ancora lunghi. C’è ancora tempo. E comunque quale che sarà la decisione del mio partito per me andrà poi sempre bene anche a me.

Intanto che si decide però, con la sua posizione sul referendum per l’auto-nomia ha scatenato già un polemico dibattito elettorale.Non è solo una questione elettorale. È innanzitutto una questione di buona amministrazione: come si fa a spendere

Raggiungiamo il Sindaco a Bergamo proprio durante una del-le iniziative di solidarietà seguite alla straordinaria marcia di Milano che lo ha visto protagonista. Da Bergamo, dalla Casa del Giovane in via Gavazzeni,  Gori lancia ufficialmente la rac-colta firme a sostegno della proposta di una nuova legge di iniziativa popolare sull’immigrazione: si tratta di otto articoli che prevedono il superamento della legge Bossi-Fini e l’abo-lizione del reato di clandestinità. Una iniziativa dirompente che Gori promuove alla testa di un arco di forze cattoliche e solidaristiche (da Acli, Arci, Caritas, Radicali Italiani ed altri) e che lancia insieme a don Virginio Colmegna (Casa della Cari-tà) e a Riccardo Magi (segretario Radicali Italiani). La campa-gna ‘Ero Straniero, l’Umanità che fa bene‘, ha l’obiettivo espli-cito di costruire una nuova cultura dell’integrazione, che si basi sui principi di accoglienza e lavoro e sul riconoscimento dei diritti.

Sindaco Gori, non ha timore di rinfocolare critiche e contrap-posizioni con questa iniziativa?Le contrapposizioni ci sono sempre state e sempre ci saran-no. Non sono una novità. La novità sono le decine di migliaia di persone che hanno manifestato a Milano per una scelta di civiltà. Con la serenità e la gioia che c’era in quel corteo dobbiamo trovare il coraggio per affermare la civiltà dell’ac-coglienza: il nostro futuro e quello dei nostri figli dipendono da questo, e non c’è altro tempo da perdere.

È una scelta politica forte. I soliti malpensanti pensano che venga lanciata per calcoli elettorali.Direi esattamente il contrario: è per calcoli elettorali che si rinviano le soluzioni più opportune, perché si teme di essere penalizzati e scavalcati dai professionisti della paura. La ma-nifestazione di Milano dimostra che questa paura, se esiste, si può vincere e che la rivendicazione di una maggiore sicu-rezza si può sposare benissimo con una maggiore solidarietà. La gente lombarda conosce questi valori perché tutto l’am-plissimo territorio padano per millenni è stato attraversato da popoli e genti le più diverse ed è diventato  l’avamposto dell’integrazione: per questo l’accoglienza non è una opzione tra tante, ma la nostra cultura civile, il nostro saper fare con-vivenza,  il nostro dna.

Intervista a Giorgio Gori, Sindaco di Bergamo

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tutti quei soldi per chiedere qualcosa che c’è già? Lo chiedo agli amministratori pubblici, lo chiedo a chi ha una azienda o una fabbrica, lo chiedo al buon padre di famiglia: chi spen-derebbe milioni di euro per comprare qualcosa che ha già in casa? Io sono schieratissimo per l’autonomia, non è un miste-ro. Ma devo con responsabilità riconoscere che quei 46 milio-ni meglio sarebbe darli alle famiglie lombarde, alle aziende in crisi, ai Comuni che ne hanno bisogno. E andare invece a trattare con il Governo quali strumenti di autonomia si può già da subito aggiungere agli esistenti.

Maroni e i suoi dicono però che il Governo non ne vuol sentire e non ha mai intavolato un dialogo…Falso! Appena qualche settimana fa, proprio qui a Bergamo nell’incontro pubblico dedicato alla questione, ho aperta-mente dimostrato come in cinque anni Maroni non ha mosso un solo passo per riprendere il progetto dell’autonomia della Lombardia. Furbescamente invece ha voluto agitare in tutte le maniere il drappo del referendum, che poi -non a caso- ha fatto via via slittare fino a portarlo a ridosso, se non in coin-cidenza, del voto regionale.La sua autonomia perciò è un bluff, che utilizza solo a fini elettorali, oggi, mentre per cinque anni Maroni non ha mosso un solo passo per riprendere il progetto: e voglio ricordare che ancora un anno e mezzo fa i sindaci dei capoluoghi e i presidenti delle province di questa regione hanno firmato una lettera che gli dava mandato per chiedere al Governo l’apertura di un tavolo di lavoro sull’autonomia.  Maroni l’ha lasciato cadere nel vuoto. Perciò di parole, chiacchiere e spa-rate su questo tema ne sono già state fatte molte, senza mai arrivare a un dunque. E proprio per dare un taglio a questo modo di fare, noi democratici parliamo di ‘Autonomia raffor-zata’. Dalle parole ai fatti, abbiamo detto nel convegno qui a Bergamo, intendendo sinceramente dire che l’autonomia rafforzata della Lombardia e dell’Emilia Romagna e pure del Veneto, se si smetterà di scherzare e si vorrà fare sul serio, è possibile e a portata di mano: come vado ripetendo da tempo non si può spendere così tanti soldi per suonare al citofono, quando la porta è già aperta.

Non c’è però il rischio che questo diventi il solito tema tutto interno alla politica ma lontano dai bisogni concreti dei cit-tadini e del territorio?Certo, il rischio c’è se resta al livello di strumentalità eletto-rale. Per questo noi diciamo che l’autonomia va incarnata in una nuova strategia di sviluppo che è la vera grande carenza di questi cinque anni di amministrazione Maroni.Questo invece è il momento di intavolare una seria discus-sione in materia di tutela ambientale e dell’ecosistema, per la specificità del bacino padano, della sua geografia e del tessuto sociale e produttivo, e della ricerca scientifica e tec-nologica, in una regione –è bene sottolinearlo ancora una volta- in cui il sistema produttivo deve essere in grado di competere con le aree più avanzate d’Europa, e per farlo ha bisogno di sviluppare un rapporto ancora più sinergico con il mondo della produzione, della formazione, della ricerca. Alla

Lombardia, infatti, occorre una maggio-re autonomia legislativa soprattutto su questi temi mirati, su cui c’è una speci-ficità del nostro territorio, e non invece una autonomia generica, strumental-mente utile a richiamare il vessillo del-la secessione. Se vogliamo parlarne se-riamente possiamo cominciare da quei temi. E intanto Maroni meglio farebbe ad esercitare fino in fondo quegli ampi spazi di autonomia che già oggi la leg-ge gli consente e che la Lombardia non sfrutta, come ad esempio nel riordino delle autonomie locali.

Veniamo ora al tema che  più interessa la nostra rivista: le società partecipate. Quale è la vostra linea nei confronti delle società dei servizi pubblici locali? Com’è a Bergamo la situazione del si-stema delle partecipate comunali?Noi abbiamo delle società partecipate che funzionano molto bene. Devo dire che funzionavano  anche prima che ci fossimo noi. Il lavoro che abbiamo fatto in questi  anni è stato quello di cerca-re di migliorarle sempre di più. Questo obiettivo era peraltro già nel mio pro-gramma elettorale, nel quale ho parla-to esprimendo impegni puntuali e mi sembra con molta chiarezza. In  parti-colare ci siamo concentrati sull’acqua, che a Bergamo è gestita da Uniacque e che è un servizio sulla cui qualità c’è una sensibilità molto forte da parte dei cittadini. Ebbene: non solo abbia-mo una società impegnata a garan-tire sempre le qualità organolettiche

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dell’acqua, qualità che è una delle sue eccellenze; ma Uniac-que oggi abbiamo contribuito a portarla, anche attraverso una nuova governance, a pianificare nuovi investimenti; un fatto importante, perchè in  precedenza se ne faceva pochi, e noi siamo riusciti a riportare ad un livello soddisfacente gli investimenti, riuscendo allo stesso tempo a tenere la tariffa ferma in questi tre anni, cogliendo una grande soddisfazione da parte del territorio. Questo degli investimenti nel settore dei servizi idrici è certamente un fatto strategico non solo per la nostra città ma, direi, per tutto il territorio lombardo: c’è da fronteggiare in tanti comuni della mia provincia e della Lombardia le procedure di infrazione europee,  c’è il necessa-rio ammodernamento degli impianti, ma c’è anche un futuro sempre più complicato, visto che tutti gli osservatori delle risorse idriche parlano di un futuro di crisi idriche sempre più gravi. Diventerà un aspetto centrale della nostra sensibilità ambientale. Poi abbiamo il servizio che riguarda il teleriscal-damento e la raccolta dei rifiuti, che fa A2a, attraverso Aprica. Anche qui devo esprimere un giudizio positivo.  Devo dire che chi viene a Bergamo ci  fa i complimenti, ci dice “ ma che città pulita”! Perciò  vuol dire che lavorano bene.

Ma non la inquieta tutta la riforma dei servizi pubblici locali, la quale obbliga i Comuni a vendere o a  ridurre ...(interrompendo la domanda) No,no... Ripeto. Le nostre sono  aziende che lavorano bene, sono un esempio abbastanza virtuoso. E devo dire che no-nostante tutto quello che si dice sulle aziende comunali o partecipate dai Comuni, io non  sento proprio la necessità di ridurre o di modificare un tipo di realtà che funziona bene. Pensi che persino Bergamo mercati, che è una società parte-cipata  dal Comune, insieme agli stessi operatori del settore  ortofrutticolo, la quale  gestisce i mercati in regime di con-cessione, è una società che fa utili, a differenza anche di altre della stessa Lombardia.

E la casa? Tutta l’edilizia  residenziale pubblica. Ho sentito di qualche manifestazione del Sunia, di tensioni con l’Aler sulla morositàSull’Aler abbiamo fatto una cosa molto interessante. A diffe-renza di ciò che è successo in altri territori dove l’ Aler è fonte di problemi, a Milano per esempio ci sono le difficoltà che sappiamo, nel nostro caso invece la Aler è stata la soluzione del problema. Quando ci siamo insediati in Comune, il qua-le  ha un patrimonio immobiliare di circa 1000 appartamenti, ci siamo trovati con 250 appartamenti non agibili,  senza i soldi per poterli ristrutturare, e questo numero andava pro-gressivamente aumentando perchè c’erano i patti di stabilità, con  l’obbligo di investimenti vincolati. Quello che abbiamo fatto è stato dare in gestione,  dare cioè il nostro patrimonio ad Aler,  quindi la messa insieme  al suo,  impegnandola a completare la ristrutturazione di tutto il parco degli appar-tamenti entro tre anni! Così abbiamo potuto riportare tutti  i 250 appartamenti nella disponibilità delle liste di attribu-zione.  Quindi devo dire che sono veramente bravi, lo fanno di mestiere, con grande professionalità. Poi sono più bravi

anche  nel recupero della morosità, dei cambi, ecc. Sono velocissimi: quando tu gli segnali che c’è un problema nel quartiere,  in mezza giornata sono là. E non mi risulta che funziona così in tutte le altre Aler.  Anzi possiamo esse-re loro d’esempio. Naturalmente come richiamavo prima il nostro programma sulle partecipate parlava chiaro e si po-neva degli obietti precisi. Però bisogna dire che è anche merito delle persone. E le persone che abbiamo alla guida di Uniacque o di Aprica o dei mercati generali, così come alla Aler sono tutte persone eccellenti. Nel caso di Aler per esempio è certamente merito di Luigi Mendolicchio, del suo staff, come pre-sidente dell’Aler di Bergamo, Lecco e Sondrio: sapendo che già a Lecco aveva fatto una cosa di questo tipo, molto po-sitiva, mi sono informato e l’ho propo-sto anche alla mia Giunta. E devo dire che il risultato è più che soddisfacente. Lo dimostra (conclude sorridendo, Ndr) anche il fatto che voi, Confservizi, siete venuti qui a fare la vostra Assemblea. Vi ringrazio per questa scelta, anche se venire a Bergamo... val sempre la pena!(Si allontana sorridendo)

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Presidente con tali numeri da record Uniacque si può ben de-finire uno dei  motori di sviluppo permanente del territorio.Diciamo che UniAcque si conferma, dopo dieci anni di attivi-tà,  come una delle realtà più importanti all’interno del terri-torio bergamasco,  potendo contare su preziose competenze che le permettono di offrire un servizio di altissimo livello ai cittadini e una crescita di valore costante ai propri Soci, sia l’elevato e costante incremento di valore patrimoniale della Società, sia per le innumerevoli azioni di tutela e salvaguar-dia dell’ambiente.  Possiamo dire a tutti gli effetti che Uniacque, come ripeto spesso, è l’azienda dei bergamaschi, fatta di bergamaschi, al servizio dei bergamaschi.

UNIACQUE

IL SEGRETO DI UNA CRESCITA COSTANTE

La società UniAcque è stata costitu-ita nel 2006. Dal 2014 il presidente è Paolo Franco, il cui incarico alla guida dell’azienda pubblica bergamasca dei servizi idrici è stato rinnovato per altri tre anni nella recente assemblea dei soci, lo scorso 3 maggio.Una società totalmente pubblica vuol dire che i Soci sono  i  226 Comuni della provincia di Bergamo, anche se ormai si guarda avanti con linee di sviluppo costanti verso un più ampio dimensio-namento: nata per la gestione in-house del servizio idrico integrato, attualmen-te Uniacque serve infatti circa 812mila cittadini. Eroga oltre 65 milioni di metri cubi d’acqua, contro i 12,9 milioni del 2006, anno della sua costituzione. L’au-mento della fornitura d’acqua è anda-to di pari passo con l’aggregazione dei comuni dell’ambito bergamasco e con l’ampliamento dei servizi, che hanno ri-guardato l’estensione della rete acque-dotto, della rete fognaria e del servizio di depurazione. Per il 2017 si stima che UniAcque investirà solo per nuove ope-re (escludendo cioè le manutenzioni) circa 35 euro a cittadino servito contro i 12 di dieci anni fa.

Investimenti, sviluppo, qualità per un servizio sempre migliore.L’azienda è anche promotrice di una creativa joint-venture con le utilities regionali.

Intervista con il Presidente Paolo Franco

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Nell’ultima Assemblea del 3 maggio Lei è stato riconfermato per  i prossimi tre anni con  l’unanimità dei consensi.  Segno di un giudizio positivo dei Soci. Ma qual è la sua ricetta per il successo dell’Azienda?Senza alcun dubbio sono gli investimenti, che sono insieme ad un servizio erogato di altissima qualità, gli elementi fon-danti della Società e gli obiettivi attesi dai Clienti e dai Soci. Infatti questa non è una mia ‘ricetta’, quanto piuttosto la pre-cisa volontà dei Soci. Se si vuole raggiungere, come richie-dono i nostri Comuni Soci,  un servizio sempre migliore, ade-guato agli elevatissimi standard che l’AEEGSI oggi impone, non c’è altra ricetta possibile che realizzare gli investimenti.Naturalmente per poter fare investimenti, occorre essere come azienda nelle condizioni idonee e avere la necessaria credibilità sul mercato dei finanziamenti, cioè avere un rating elevato. E su questo Uniacque SpA si è spesa molto tanto che lo scorso anno ha ottenuto un finanziamento dalla BEI di 36 milioni di Euro, garantito dalla Cassa Depositi e Prestiti, supe-rando positivamente tutti i test e parametri a cui siamo stati sottoposti. Noi abbiamo fatto davvero  veri e propri passi da gigante intervenendo sulle principali criticità di un settore industriale, come è quello dei servizi idrici, ormai tanto stra-tegico quanto complesso : se il gesto di aprire il rubinetto è semplice, non si può certo dire altrettanto di tutto il processo che ci sta dietro. Come sottolineo spesso l’acqua è un bene comune, ma non a costo zero.Voglio qui sottolineare un dato significativo:  all’inizio del mio primo mandato UniAcque spendeva, tenendo presente solo i dati relativi alle nuove opere e senza tener conto del-le manutenzioni,  12 euro per abitante servito. Questa cifra  ha raggiunto i 26 euro durante lo scorso anno e alla fine di quest’anno credo che  raggiungeremo i 35 euro. Questo si-gnifica che in tre anni i nostri  investimenti sono di fatto tri-plicati!

Come vengono finanziati questi investimenti? E su quali ope-re o settori sono destinati?All’inizio di quest’anno Uniacque, come già detto, ha sotto-scritto un mutuo con la Banca Europea degli Investimenti (BEI) per 36 milioni di Euro, con l’obiettivo di realizzare il Pia-no degli interventi approvato dai Sindaci bergamaschi.Non c’è bisogno, credo,  di sottolineare come un tale finanzia-mento, oltre ad essere fondamentale per portare a termine i progetti della società, è anche un importante riconoscimento della solidità e credibilità di Uniacque nel contesto interna-zionale. Esso ci permetterà di lavorare senza intervenire per quanto possibile nei prossimi anni sulle tariffe, come i sindaci e cittadini auspicano.Per quanto riguarda operazioni, lavori e progetti da finanziare ci sono innanzitutto quelli previsti dal piano di investimenti: esso prevede nuove opere e manutenzioni per un totale di 31 milioni di euro. Tutto ciò ci consentirà, entro la fine del 2017, di realizzare tutte le opere infrastrutturali di fognatura e de-purazione necessarie ad evitare le sanzioni Europee e questo è sicuramente un obiettivo non solo strategico ma direi sto-rico se pensate che tale obbligo vigeva dal dicembre 2005.

Poi ci sono anche i nostri progetti per la qualificazione del personale: dal 2016 ha in fatti preso il via un programma mirato di aggiornamento professionale triennale dedicato ai dipendenti.Il nostro obiettivo è di  garantire che all’interno dell’azienda operi personale sempre più preparato ad affrontare le sfide che vedranno impegnata l’azienda nel prossimo futuro.

A proposito di sviluppo e di sfide. Lei ha lanciato l’idea di una alleanza tra le aziende idriche. Di che si tratta? E a cosa punta?Si tratta di una proposta, emersa alla  fine di un lungo processo di incontri e contatti,  fatta alla rete di otto imprese lombarde che si occupano della gestio-ne pubblica e della tutela di un bene così prezioso come l’acqua. L’abbiamo chiamata Water Alliance ed è la pri-ma joint-venture contrattuale nata tra aziende idriche in-house della Lombar-dia. È una iniziativa   importante sotto numerosi aspetti. Il primo è che questo modello di gestione, unito alle sinergie industriali, ci permetterà di garantire la massima qualità del servizio ai cit-tadini, abbassando allo stesso tempo i costi. Inoltre, con questa unione ci tra-sformiamo in una realtà di primissimo piano a livello nazionale: basti pensare che, nel setto re idrico, per aggregazio-ne siamo secondi solo ad Acea, mentre possiamo vantare un primo posto per quel che riguarda patrimonio, investi-menti e popolazione servita.

Quindi la spinta nasce da un problema di dimensionamento?    Sappiamo che esso è un fattore fondamentale per ogni strategia di efficientamento......Sì, anche. In effetti i numeri che tutti insieme mettiamo in campo sono  dav-vero notevoli: 900 comuni serviti, 500

Sosteniamo la ricerca speleologica. E Regione Lombardia condivide l’obiettivo. Le grotte, come ha dimostrato la scoperta dell’abisso di Bueno Fonteno, contengono le riserve idriche del futuro.

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milioni di metri cubi d’acqua erogati, 24.727 chilometri di rete di acquedotto e 2.733 pozzi, a cui si aggiungono anche 508 depuratori e 20 mila chilometri di rete fognaria. Per un ser-vizio destinato a migliorare ulteriormente nei prossimi anni, visto che stimiamo di mettere in campo, nell’insieme delle otto aziende, circa  800 milioni di euro per investimenti in un quinquennio!Inoltre con lo schema organizzativo  che ci siamo dati, riusci-remo ad avere  un impatto decisivo sui costi di gestione com-plessivi,  che si tradurranno, per i cittadini, in una riduzione delle tariffe.Seguendo anche le direttive europee, con Water Alliance pos-siamo poi organizzare meglio gli approvvigionamenti anche di  energia, raggiungendo obiettivi e soluzioni  “green” molto efficaci: sei delle aziende di questa rete dall’inizio dell’anno stanno  usando esclusivamente energia prodotta da fonti rin-novabili, con un impatto positivo importante sull’ambiente e un risparmio di 2,5 milioni di euro. È chiaro che con queste performance il nostro ruolo sul territorio si è molto consoli-dato e siamo diventati un riferimento essenziale.

Per l’appunto: un tale ruolo immagino però comporti anche un aumento ed un allargamento delle vostre responsabilità in quanto impresa del territorio. Vi sentite pronti anche per questo ‘salto’?Ne siamo consapevoli, ma non ne siamo spaventati. Una maggiore responsabilità ci deriva anche solo dal fatto che Uniacque è sempre di meno il gestore che si occupa soltanto del servizio idrico e sempre di più un attore fondamentale nel contesto cittadino. La nostra visione, che deriva anche dalle necessità industriali, ci porta a favorire tutte quelle buone pratiche di prevenzione territoriale che sono necessarie al miglioramento della qualità della vita dei cittadini. Qualche mese fa, a fine 2016 al centro congressi della Fiera di Berga-mo, abbiamo realizzato su questi aspetti un meeting davvero straordinario.

“Dissesto idrogeologico e gestione del-le acque meteori che” era il tema asse-gnato, svolto però in maniera non solo tecnica, bensì inclusiva dei  diversi pun-ti di vista, da quello idraulico a quel lo geologico, passando da quello meteo-rologico, legislativo e giuridico. L’atten-zione  si è concentrata infatti sulla pre-venzione, un’attività da tutti giudicata essenziale per evitare o ridurre i danni legati ad alluvioni e frane, che sempre di più interessano il nostro territorio. Tale approccio inclusivo, è bene sotto-linearlo,  ha come obiettivo quello di sviluppare una collaborazione virtuosa tra pubblico e privato,  in grado di of-frire soluzioni più rapide ed efficienti.Proprio grazie a quel convegno è stato possibile  costruire un tavolo territoria-le permanente con compiti di supporto tecnico agli Enti Locali per le attività di prevenzione territoriale.Prevenzione che passa anche dai nuovi servizi che UniAcque si trova a gestire, a fronte degli ottimi risultati già ot-tenuti con il suo operato. A partire da quest’anno, per esempio, si occuperà della pulizia e della manutenzione del-le caditoie e dei tombini di ben centuno comuni bergamschi: noi siamo convinti che la vera prevenzione passa anche dalla buona manutenzione, come an-che dai controlli sul corretto drenaggio urbano.

La manutenzione però è per oggi. E domani? Ci arrivano sempre più allar-mi per l’allargamento e peggioramen-to delle aree di crisi idrica, le risorse di acqua si assottigliano sempre di più. Questo forse non è un problema per un territorio come quello bergamasco così ricco di corsi d’acqua...Si è vero. La situazione in varie parti del mondo è di continua emergenza idrica. Anche per il cambiamento cli-matico. Noi certo non dobbiamo avere paura nè per l’oggi nè per il futuro. Ma certamente è saggio pensare ai prossi-mi decenni e a tutelare i nostri figli e

I NUOVI VERTICI DI UNIACQUEIl 23 Marzo l’assemblea che ha approvato  il Bilancio 2016,  ha proceduto anche alla nomina del nuovo Consiglio di amministrazione.

Paolo Franco è stato riconfermato presidente.Riconfermati i Consiglieri  Gian Battista Pesenti, Caterina Lorenzi e Valentina Vavassori. New entry: Gianfranco Masper.

Riccardo Cagnoni  è stato confermato presidente del CISC (comitato di indirizzo strategico e di controllo). Gli altri membri del Cisc, in rappresentanza del territorio, sono: Matteo Lebbolo, Giacomo Pellegrini, Gianfranco Benzoni, Mariagrazia Capitanio, Giacomo Aiazzi, Giovanni Ghislandi, Matteo Oprandi, Giuseppe Rota, Maurizio Trussardi e Carlo Arnoldi.

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le future generazioni. Su questi aspetti  Uniacque non si fa prendere di sorpresa. Anche qui devo richiamare un conve-gno recentissimo che abbiamo realizzato lo scorso mese di aprile sulla tutela delle grotte, quali riserve d’acqua del fu-turo, e su cui ho avanzato anche una proposta alla Regione. Sono infatti fermamente convinto che dobbiamo provvedere per tempo a dotarci di strumenti di ricerca e di conoscen-za per monitorare tutta l’evoluzione delle risorse idriche: in quest’ottica una figura centrale di grandissima utilità sono gli speleologi, che vanno aiutati e accompagnati nella loro passione e professionalità.

Scusi Presidente, ma non capisco: sta dicendo che Uniacque si deve occupare anche di speleologia?Guardi, a chi non è della materia può sembrare strano, ma gli speleologi sono una figura sempre più strategica per amplia-re la conoscenza dei corsi d’acqua e delle sorgenti. Diciamo che essi hanno un punto di vista privilegiato, perché sono in grado di monitorare il bacino idrico, riuscendo a individuare nuove fonti di approvvigionamento. Gli speleologi sono per-ciò una risorsa fondamentale per chi si occupa di acqua e per tale ragione ho chiesto al Governo regionale, tramite l’asses-sore Terzi, di istituire una legge che regoli l’attività di queste figure su tutto il territorio regionale.

Vuol dire che questa professione non è tutelata come richie-derebbe la sua funzione ? O che la situazione di penuria è già così grave?Assolutamente: non c’è alcuna emergenza acqua potabile nella provincia. Spesso nei periodi di lunga siccità la situa-zione idropotabile nella Bergamasca crea qualche falso allar-me. Ma sempre la nostra risposta, dopo attenta verifica dei livelli dei vari bacini,  è sempre la stessa: non riscontriamo alcun problema di portata. Questo però lo dobbiamo non a circostanze fortunate, bensì alla lungimiranza dei tecnici e degli amministratori che ci hanno preceduto. Essi sono sta-ti senz’altro saggi,  previdenti e oculati, nell’ immaginare il sistema idrico provinciale nel suo complesso e in una proie-zione futuribile declinata nell’ordine dei 40-50 anni. Noi non possiamo non avere la stessa cautela  e lungimiranza. Voglio ricordare che per soddisfare il fabbisogno di acqua, il capo-luogo ha dovuto prima risalire fino ad Albino, poi raggiungere Algua e ancora fino alle sorgenti del Costone e della Nossana. Oggi sul territorio bergamasco sono,  ripeto,  rari i fenome-ni e circoscritte le zone nelle quali si verificano situazioni di criticità idrica.  E quando ci sono si tratta di situazioni limite, che Uniacque gestisce direi anche abbastanza agevolmente e in tempi ristretti con manovre tra le reti e i serbatoi dislo-cati sul territorio. Dobbiamo però guardare avanti ed essere previdenti.Oggi dobbiamo andare a ricercare nuove risorse idriche per le future generazioni. In questo contesto il ruolo degli spele-ologi si rivela d’importanza vitale per ampliare i confini della

conoscenza nelle vie sotterranee dei corsi d’acqua. Ecco perché l’approccio scientifico all’esplorazione e alla ri-cerca diventa fondamentale per tutti i soggetti coinvolti nella gestione e uti-lizzo dell’acqua di origine carsica. Col-laborazioni come quella che abbiamo già in essere tra Uniacque e Progetto Sebino (scopritori dell’abisso del Bueno Fonteno),  consente la  misurazione e la stima delle portate effettivamente defluenti dei corsi d’acqua interni, e la possibilità di calcolare così l’eventuale portata eventualmente disponibile.

Quindi ha inoltrato  una proposta alla regione sugli speleologi. In cosa con-siste precisamente? E la Regione le ha risposto?Ho auspicato in occasione del Conve-gno che citavo prima l’arrivo di una leg-ge regionale in materia di ricerca, tutela e conservazione dei geositi, delle grot-te, dei sistemi carsici e della fauna ipo-gea. Un passaggio legislativo, che defi-nirei storico, assolutamente necessario e in grado di assicurare la conoscenza e la conservazione del patrimonio ge-ologico allo scopo di classificare scien-tificamente le emergenze geologiche, geomorfologiche, paleontologiche e idrogeologiche e individuarne le forme di tutela. Un invito che devo dire  è sta-to  immediatamente accolto da Claudia Maria Terzi, assessore all’Ambiente di regione Lombardia, la quale mi ha as-sicurato che si metteranno subito al lavoro,  preparando una prima bozza di Legge e  scrivendola in  condivisione anche con gli speleologi che lavorano già con la regione sin dal 2008. Sono stati proprio gli speleologi, tramite le loro associazioni, ad aiutare la redazio-ne del Piano di tutela delle acque, con tutta una serie di raccolta dati utili,  an-cora in fase di aggiornamento,  e a far diventare  la Regione  partner dell’os-servatorio aree carsiche lombarde.

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Tornando all’azienda, Presidente. Quali sono gli obiettivi e  le priorità che si è posto per l’immediato futuro?Innanzitutto confermiamo la consi-stenza degli investimenti: credo che ci  manterremo oltre i venti milioni l’anno anche per i prossimi bilanci visto che il piano d’ambito 2018-2022 cuba in tut-to 108 milioni. Finalmente abbiamo su-perato  l’emergenza delle sanzioni  Ue sulla depurazione che negli anni passa-ti ci obbligava ad una continua rincor-sa. Abbiamo avviato, come già detto, tutti gli interventi necessari e la gran parte dei lavori chiuderà nel corso di quest’anno. Abbiamo ancora  degli  in-terventi in progettazione che riguarda-no Oltre il Colle, Zogno e il depuratore di Ranica. Chiuse queste partite, per ilmomento non risultano altre situazioni a rischio di maxi-multe.Quindi ripartiremo dalla lotta agli spre-chi:  abbiamo messo a punto un siste-ma di sensori nei tubi contro le perdite che cercheremo di controllare sempre più nel dettaglio, anche sulle piccole realtà. Questa del  monitoraggio delle perdite della rete idrica sarà una delle nostre priorità principali. Oggi l’unico modo per verificarle è calcolare il rap-porto tra i metri cubi che escono dalle sorgenti e  quelli che fatturiamo.  La media delle perdite si attesta attorno al 6-7%,  in  linea con i dati nazionali.  Ma non ci accontentiamo: perciò vogliamo inserire, come dicevo, dei sensori lungo la rete, dove già non siano presenti, per avere un monitoraggio reale.Nella sezione lavori proseguiremo poi con la programmazione dei cantieri che partiranno tra quest’anno e l’inizio del prossimo: tra i più significativi, la nuova condotta adduttrice da Cividate al Pia-no a Calcio (1,6 milioni); nuovi tratti di fognatura a San Giovanni Bianco (2,6 milioni);  il collettamento di terminali non depurati a Zogno (3,3 milioni);  e poi anche il primo lotto dell’adegua-mento dell’impianto di depurazione di Bergamo: vale 4,4 milioni. Opereremo su queste priorità sempre tenendo d’occhio la situazione finan-ziaria:  abbiamo chiuso il 2016 con  una diminuzione dei crediti complessivi di quasi 20 milioni di euro,  ma anche con una riduzione dei debiti (verso forni-

LA WATER ALLIANCE

Uniacque traina la maxi  alleanza in Lombardia per un’acqua di qualità.Uno dei pilastri della «Water Alliance» lombarda sarà proprio la messa in rete di laboratori che, unendo professionalità e  macchinari, riescano sempre più a garantire standard elevati ai primi tre parametri– ph, residuo fisso e durezza– che   rendono la potabilità di altissima qualità. Fanno parte della joint venture, per ora nella forma di una convenzione contrattuale, le società Padania Acque (Cremona), Sal (Lodi), Gruppo Cap (capofila), Idroservice (Lecco), Acque Scarl (Pavia), BrianzAcque ( Monza) L’obiettivo è quello di dare vita  a un maxi polo che per territorio coperto (900 Comuni) e abitanti serviti (5 milioni) sarà secondo solo alla Acea di Roma. Questa iniziativa, fortemente sostenuta da Uniacque, mira a fare massa critica sugli aspetti finanziari, degli investimenti, tecnologici e delle risorse umane, con ricadute positive anche sui cittadini, grazie a una maggiore efficienza del sistema.

tori, Comuni e patrimoniali) di 15 milioni. Questo vuol dire che in questi anni abbiamo lavorato sodo ottenendo una ri-strutturazione finanziaria importante e una riorganizzazione interna che ci ha consentito di migliorare le performance e rapportarci con il mercato del credito con indici di bilancio più solidi. È grazie a questo che siamo riusciti ad accedere al mutuo della BEI e che all’assemblea di bilancio abbiamo potuto presentare un utile di esercizio salito dagli 8,8milioni del 2015, ai 10,6 nel 2016.Tale risultato è una grande soddisfazione per tutti. E tuttavia non manca chi a fronte di questo risultato ha contestato a Uniacque la scelta di aumentare le tariffe (a gennaio è scat-tato un +3,5%). È troppo lungo per spiegare, anche qui,  che le due cose non sono proprio collegabili. E comunque tengo a precisare che si è già avviato un percorso per migliorare i flussi di cassa e dunque cercare di ridurre questo problema.Nel frattempo è stata già avviata una novità per gli utenti, i quali riceveranno non più una, bensì quattro bollette l’anno, in cui l’importo totale dovuto verrà  suddiviso, realizzando così due miglioramenti: all’utente questa rateizzazione di fat-to potrà dare qualche sollievo, mentre all’azienda  permetterà di avere un quadro più costante delle somme a disposizione, con una programmazione più  puntuale. Dopo l’aumento di quest’anno, comunque, sul 2018 e 2019 non sono a oggi pre-visti ritocchi in bolletta.Alla fine di questa intervista, permettetemi anche di dire un sincero Grazie! in conclusione del suo mandato e per il lavoro svolto in tantissimi anni dedicati al servizio idrico, all’ammini-stratore delegato Mario Tomasoni, che i lettori di questa rivi-sta conoscono bene anche per la passione con cui ha sempre seguito l’associazione regionale e nazionale di rappresentan-za delle nostre utilities.

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Obiettivo comune è naturalmente quel-lo di ricostruire il tessuto sociale muta-to negli anni e contrastare situazioni di isolamento e discriminazione razziale. Ma non è tutto. Una quota consistente degli inquilini è rappresentata da persone che nei nostri quartieri sono nate, vi hanno trascorso l’intera esistenza e sulle cui condizioni di vita gravano alcune emergenze so-ciali: l’isolamento fisico e relazionale, i redditi bassi e la conseguente povertà, soprattutto in strati sempre più ampi della popolazione ultrasessantacin-quenne.Tutti elementi questi che, se non con-trollati, possono dar origine a situazioni di degrado e insicurezza.

Presidente nella nostra regione si parla molto del ruolo delle Aler, le quali da pochi mesi sono state interessate anche da una ridefinizione legislativa degli obiettivi. Quale è la sua vi-sione dal vertice dell’Azienda di edilizia residenziale pubblica di tre importanti città come Bergamo, Lecco e Sondrio?Gli elementi distintivi che storicamente contraddistinguono il settore dell’edilizia residenziale pubblica sono quelli legati alla costruzione, riqualificazione e manutenzione degli allog-gi. Da qualche anno però, i nostri quartieri sono interessati da importanti trasformazioni che hanno influenzato il cosiddetto “core business” aziendale, lasciando sempre più spazio ad am-biti vicini al sociale, alle cosiddette politiche del welfare. A partire dal primo decennio del nuovo secolo, tutti i tessuti urbani hanno subito profondi cambiamenti dovuti a processi di migrazione che hanno portato l’intero settore Erp a por-si alcuni interrogativi sul tema della mediazione sociale. La convivenza gomito a gomito di diverse “popolazioni urbane”, in particolare nei nostri quartieri, si traduce in una varietà di mondi differenti, che entrano spesso in attrito tra loro. Per questo, anche l’Azienda Lombarda di Edilizia Residenziale Pubblica di Bergamo Lecco Sondrio ha iniziato ad individua-re strumenti e percorsi di integrazione culturale e inclusione sociale, da adottare nei contesti popolari, con un’ elevata pre-senza di cittadini stranieri.

Se l’immigrazione di cittadini stranieri è indubbiamente una emergenza attuale, c’è però anche una situazione dei residen-ti che nelle periferie è abbastanza problematica. Di fronte a questo quadro quale è il vostro obiettivo principale?

EDILIZIA PUBBLICA

ESSERE ANIMA DELLE CITTÀLa mission della ALER di Bergamo, Lecco e Sondrio

Intervista a Luigi Mendolicchio, Presidente Aler Bg - Lc - So

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Avete delle proposte e delle esperienze specifiche per il controllo di quell’insi-curezza che viene avvertita soprattutto nelle periferie? Per assicurare il benessere nei contesti ad elevata disomogeneità e a rischio di conflittualità, abbiamo dato vita a diver-si percorsi attraverso alcune sperimen-tazioni che rendano armonica la convi-venza, in particolare laddove essa non è spontanea e soprattutto intervenendo per contenere fenomeni di intolleranza. I nostri portieri sociali e gli uffici Urp lavorano in rete con le agenzie territo-riali per prevenire i disagi causati dal-la difficile convivenza tra i condomini; per sviluppare azioni di mediazione ed evitare la degenerazione dei conflitti, offrendo un aiuto alle parti interessa-te nella ricostruzione dei loro rapporti; per promuovere l’accoglienza e l’ ac-compagnamento dei nuovi assegnatari e creare eventi di “buon vicinato”, con l’organizzazione di incontri,  eventi, corsi ed animazioni dentro i quartieri. Il primo presidio per garantire la sicu-rezza e il benessere dei nostri inquilini è la prevenzione; uno strumento per es-sere vicini alla gente e per dare risposte rapide ai problemi. Massima attenzione è stata posta sin da subito ad un am-bito così importante. L’obiettivo è stato quello di sfruttare le nuove tecnologie per aumentare la tutela della sicurezza. Le telecamere installate (119 impian-ti di videosorveglianza nei quartieri di Bergamo nel solo 2017), sono state po-sizionate in modo da evitare possibili manomissioni e registrare le immagi-ni, inviando i segnali ricevuti in un data center, predisposto nella sede ALER.

Una delle principali debolezze delle ALER è sempre stata co-stituita dall’alto tasso di morosità degli inquilini. Nell’azienda che Lei presiede quali sono i dati del problema e le misure conseguentemente adottate? Fin dall’insediamento dei nuovi vertici nel dicembre 2013, le persone sono state il centro del nostro operato. Per questo abbiamo messo in campo piani di rientro ad hoc per ogni singolo cittadino: nella sola sede di Bergamo sono stati con-vocati oltre 400 assegnatari e per ognuno è stata fatta una sorta di analisi della situazione economica, con l’obiettivo di comprendere le ragioni reali della morosità che in alcuni casi è ‘colpevole’, ma molto spesso è dovuta alla perdita del posto di lavoro. Sono stati così formulati dei piani di rientro che mettessero nelle condizioni tutti di pagare, anticipando le direttive della Legge regionale approvata a Luglio, che pone in primo piano proprio l’attenzione alle persone. I numeri che attestano l’efficacia del metodo parlano chiaro: nel 2016 sono stati incassati 672.624 euro di arretrati relativi all’anno prece-dente ed oltre 290.000 euro pendenti dal 2014.

L’Edilizia pubblica però quasi dappertutto lamenta una man-canza di risorse finanziarie. La sua Azienda, nel caso, come fa fronte a questa penuria?ALER Bg Lc So ha intrapreso, con l’insediamento della nuova Presidenza, un percorso di adesione ai bandi proposti dalla Commissione Europea, convinta che, nel contesto della gra-vissima crisi che da tempo colpisce i nostri territori, questi strumenti svolgeranno un ruolo fondamentale per la crescita e il rilancio del sistema produttivo. Essere in Europa, peraltro, per noi è stata e resta una scelta che permette di implemen-tare pratiche responsabili nella gestione degli appalti e nei contratti dei fornitori, che sostengano la crescita economica e l’offerta di lavoro a livello locale attraverso partnership, ri-

A Sondrio, dalla nostra attenzione alla salvaguardia ambientale e alla necessaria riduzione dei consumi energetici e dell’inquinamento, ha preso vita la sperimentazione della prima Casa Passiva ERP italiana

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cerca ed innovazione. Senza contare il ritorno d’immagine, l’assicurata visibili-tà e nuove prospettive di business. Per gli Enti non possiamo dimenticare che l’aderenza a queste esperienze migliora la qualità e la sostenibilità del servizio pubblico erogato oltre all’acquisizione di soluzioni avanzate da replicare.

Dimostrate indubbiamente una spinta innovativa. D’altro canto, come Lei dice, la filosofia della sostenibilità impatta moltissimo l’intero sistema dell’abitare. Quali progetti avete in corso d’opera?ALER Bg Lc So ha concluso a Novembre 2016 il progetto europeo Probis (Public Procurement of Building Innovative So-lutions) di cui è stata partner e che ha portato alla riqualifica energetica di alcuni edifici ALER nel Comune di Trevi-glio. L’obiettivo principale del progetto europeo PROBIS è stato di far leva sul-la qualificazione in chiave innovativa della domanda pubblica per stimolare il settore delle costruzioni e dell’edili-zia a sviluppare soluzioni integrate ed approcci innovativi nell’ambito dei pro-cessi di riqualificazione degli edifici. Da

Marzo 2017 ALER Bg Lc So è poi diventata il 14° partner del progetto europeo “THE4BEES” (Trasnational Holistic Ecosystem 4 Better Energy Efficiency through Social innovation), cofinanzia-to dal Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, attraverso il Pro-gramma CTE Interreg Spazio Alpino 2014-2020, con l’obiettivo di stabilire strumenti transnazionali integrati per le politiche a sostegno delle basse emissioni di carbonio.Il Progetto prevede, nel territorio di Sondrio, che alcuni asse-gnatari, residenti in tre palazzine costruite con sistemi ed in epoche diverse, dopo una prima fase di informazione e for-mazione, grazie ad apparecchi appositamente realizzati per il progetto e installati dai tecnici aziendali negli appartamenti, inizieranno a sperimentare una serie di comportamenti vir-tuosi nell’utilizzo dell’energia e dei loro sistemi di riscalda-mento.

Oltre alla sostenibilità c’è anche tutto il tema del risparmio energetico che interessa i sistemi di residenza pubblica. Quale è il vostro approccio a riguardo?Proprio dalla nostra attenzione alla salvaguardia ambientale e alla necessaria riduzione dei consumi energetici (e contem-poraneamente dell’inquinamento provocato da fonti tradizio-nali) ha preso vita la prima Casa Passiva Erp italiana , sempre nel Comune di Sondrio. L’idea è nata dalla consapevolezza che costruire in modo energeticamente consapevole permette di risparmiare denaro (nell’utilizzo) ed aumenta il valore eco-nomico dell’edificio. ALER Bg Lc So ha perciò realizzato quella che potremmo definire la “casa del futuro” per i nuovi appartamenti di via Scamozzi, a Sondrio. L’edificio, nato da un progetto architet-tonico/energetico studiato nei minimi dettagli e ad un passo dal centro città, rappresenta un’eccellenza nel panorama delle costruzioni a basso consumo energetico. Le dispersioni termi-che dell’edificio infatti sono ridotte a tal punto che quasi non si rende necessario un impianto attivo di riscaldamento. Gli apporti passivi come il sole, gli inquilini, gli elettrodomestici ed il caldo recuperato dall’aria esausta coprono gran parte del fabbisogno termico.

Una sensibilità di tutto rispetto, ci sembra di poter dire.Certo. La politica di ALER Bg Lc So resta infatti quella di dimo-strare, attraverso una visione globale del sistema di edilizia residenziale pubblica, di essere dentro le città, come un’anima sensibile e preziosa, e non esserne semplicemente una parte.

© Bernini Massimo

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C’è chi ha messo in atto azioni contro le nuove povertà e attivato il Banco dell’Energia, chi investendo sul futuro e sull’ambiente ha dato vita alla #WaterRevolution alla guida della prima Panda a Biometa-no da fanghi di deputazione. A Milano i big data sull’acqua sono stati messi a disposizione di tutti per fornire e migliorare servizi e sottoservizi informativi di vario genere. In nome dell’efficienza energetica e sostenibilità a Monza è stato potenziato il teleriscaldamento, a Sesto San Giovanni invece si produrrà calore, bioplastiche e fertilizzanti naturali oltre ad ospitare ricercatori e start up per lo sviluppo di solu-zioni ecocompatibili. A Pavia l’obiettivo sarà l’efficienza degli impianti di potabilizzazione e depurazione del territorio.Sono queste solo alcune delle ‘buone pratiche’ che abbiamo raccolto tra le nostre aziende socie e che vogliamo diffondere in nome di quella cultura della condivisione dei saperi che riteniamo debba con-traddistinguere sempre di più la nostra rete di relazioni.

SOSTENIBILITÀ & INNOVAZIONE

GLI ESEMPI DA IMITAREDELLE UTILITIES LOMBARDE

Dal 2007 ad oggi la povertà assoluta è quasi raddoppiata e più di 8 milioni di persone sono a rischio povertà: per questo motivo A2A e le sue Fondazio-ni hanno promosso il Comitato Banco dell’energia Onlus, un’iniziativa per ri-spondere ai problemi delle famiglie in difficoltà. Il Banco sta raccogliendo fon-di destinati al bando “Doniamo ener-gia”, promosso con Fondazione Cariplo, per selezionare gli enti non profit che interverranno sul territorio e i progetti di sostegno ai nuclei familiari in condi-zioni di vulnerabilità. L’innovatività del Banco è legata soprattutto alla modali-tà di raccolta fondi: per la prima volta è possibile donare attraverso la bolletta. I clienti di A2A energia possono richie-dere l’addebito della donazione diret-tamente in bolletta; per chiunque altro voglia partecipare alla raccolta fondi è possibile effettuare una donazione tra-

A2A E FONDAZIONE CARIPLO UNITE PER RISPONDERE ALLE NUOVE POVERTÀ:NASCE IL BANCO DELL’ENERGIA

mite bonifico, bollettino postale o carta di credito. E’ possibile donare la cifra che si preferisce: come indicazione, 9¤ corrispondono circa al costo di una settimana di luce, 39¤ ad un mese di luce, 79€ ad un mese di gas. Anche le aziende possono aderire all’iniziativa diventando “Partner dell’energia” silver, golden o platinum. Il progetto è ora attivo in Lombardia ma potrà, successivamente, essere esteso ad altre areegeogra-fiche. Per maggiori informazioni è possibile consultare il sito www.bancodellenergia.it.

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Ha già percorso oltre 3mila km la Pan-da alimentata col biometano prodotto da Gruppo CAP al depuratore di Bres-so-Niguarda. Nelle scorse settimane l’auto è “tornata ai box” al Centro Ri-cerche di FIAT per un primo test sul motore, e tutto sembra confermare gli ottimi risultati del progetto pilota. Un progetto che si propone di abbattere del 97% le emissioni di CO2 rispetto a un modello a benzina, e “di trasformare gli scarti della depurazione – come rac-conta il presidente di Gruppo CAP Ales-sandro Russo - da rifiuto in energia e risorsa (economica e ambientale)”. Ma la produzione di biogas e biometano non sono le uniche destinazioni pos-sibili dei fanghi in chiave di economia circolare: in un altro depuratore di CAP, quello di Rozzano, a ovest di Milano, si sta sperimentando la conversione dei fanghi in biofertilizzante. Il risultato è un terriccio universale adatto alla col-tivazione di piante e fiori, che prossi-mamente potrebbe entrare in commer-cio e che è già stato testato ai Giardini Montanelli di Milano a fine maggio per il Wired Next Fest, dove una serie di laboratori ha dimostrato come anche in città si possano avviare produzioni domestiche degli ortaggi più comuni.Biometano, biofertilizzante, biogas…

CON IL GRUPPO CAP SI VIAGGIA “ECO”A BORDO DELLA PRIMA AUTO A METANO OTTENUTO DA SCARTI DI DEPURAZIONE

tre esempi concreti della #Waterevolution in corso sul ter-ritorio milanese. Una “rivoluzione”, o “evoluzione”, che parte dall’acqua e dai progetti più innovativi legati proprio al ciclo idrico per contribuire a migliorare la qualità della vita in cit-tà sempre più smart e a misura d’uomo. È questo l’obiettivo di Gruppo CAP, che con gli Open Day del 12, 13 e 14 maggio al depuratore di Bresso-Niguarda ha invitato i cittadini a toc-care con mano la #waterevolution. Come? Salendo a bordo della prima Panda a biometano. Ascoltando come dalle fo-gne nasca terriccio universale. Scoprendo che una coltiva-zione di microalghe può abbattere gli inquinanti e rendere più efficiente il processo di depurazione, o che, nell’area me-tropolitana milanese, la banda larga viaggia (anche) nelle tubazioni fognarie per consentirci di essere sempre connessi senza bisogno di scavare o aprire nuovi cantieri.

Nell’ottica di un’economia circolare, avviata la #Waterevolution dalla azienda che gestisce il servizio idrico della provincia di Milano. Il riutilizzo dei fanghi come fertilizzanti per la coltivazione di fiori e piante. Primo test nei Giardini Montanelli di Milano

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BrianzAcque e Acsm Agam hanno sti-pulato con il Comune di Monza un pro-tocollo d’intesa nel campo dell’efficien-za energetica, della valorizzazione dei processi industriali delle due società e della razionalizzazione nell’uso delle risorse ambientali. L’accordo prevede la valutazione rispetto all’installazio-ne di impianti di cogenerazione pres-so i siti di BrianzAcque, con simulta-nea produzione di energia elettrica,  a copertura dei consumi necessari alla depurazione e di energia termica, de-stinata al teleriscaldamento. La produ-zione congiunta di elettricità e calore avverrà mediante apparecchiature ad alto rendimento, con tecnologie tali da qualificare una sinergia industriale di evidente valore per il territorio, poi-ché risponde sia all’indirizzo dell’Am-ministrazione locale in materia di so-stenibilità ambientale, sia al costante impulso all’efficientamento perseguito dalle due aziende.Man mano che saranno installati gli impianti presso i siti di BrianzAcque e connessi alla rete di teleriscaldamento per il recupero del calore saranno in-fatti possibili nuovi allacciamenti per i condomini ubicati lungo il percorso. Il primo passo dell’accordo si concre-tizzarà al depuratore San Rocco, dove è in corso uno studio per valutare la possibilità di installare una pompa di calore di grandi dimensioni per il re-cupero di energia termica dalle acque depurate.  Il calore immesso nelle reti di Acsm Agam andrà a riscaldare un’ot-tantina tra edifici pubblici e condomini collocati nei quartieri di San Rocco e Triante, per un totale di circa 80 mila persone.

BRIANZA ACQUE E ACSM AGAM:DAL RECUPERO DI ENERGIA DEL DEPURATORE S. ROCCO CALORE PER 80 MILA PERSONE

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Monitorare gli impianti di potabilizzazione e depurazione del territorio pavese attraverso verifiche di funzionalità che ne fotografano l’effettivo stato di funzionamento e individuano gli interventi da eseguire sia di re-golazione, sia eventualmente di investimento, al fine di erogare con con-tinuità acqua rispondente ai requisiti normativi al minor costo gestionale possibile. Questi gli obiettivi del progetto che sarà oggetto di un dottora-to di ricerca in Ingegneria civile e architettura dell’Università degli Studi di Pavia, finanziato interamente da Pavia Acque, gestore unico del servizio idrico integrato della Provincia. Un’iniziativa innovativa che permetterà di conseguire importanti risultati in termini di efficientamento dei processi degli impianti e di ottimizzazione tecnico - economica nella gestione de-gli stessi. La collaborazione di Pavia Acque con l’Università di Pavia proseguirà an-che nell’ambito del progetto di ricerca denominato “Random demands in Italian water distribution systems” che mira alla determinazione delle dinamiche e delle variazioni della domanda di acqua nell’area pavese, in base alle tipologie di utenza e alle diverse fasce territoriali.

PAVIA ACQUE E UNIVERSITÀ: UNA RETE PER IMPIANTI PIÙ EFFICIENTI

Una “Biopiattaforma”, ossia un vero e proprio centro di eccellenza verde che produrrà biometano e calore, re-cupererà nutrienti e produrrà biopla-stiche e fertilizzanti naturali. Un polo dell’innovazione, primo in Italia per la sperimentazione sulle acque reflue. Questo potrebbe diventare il futuro dell’impianto di Core, il consorzio recu-pero energetici di Sesto San Giovanni, in seguito all’accordo di studio firmato nel dicembre scorso con Gruppo CAP, gestore del servizio idrico integrato della Città Metropolitana di Milano. Il sito che nascerà dall’unione dell’at-tuale impianto e dall’adiacente depu-ratore, verrebbe impiegato a supporto delle tecnologie e dei processi di recu-pero dei fanghi in un’ottica di simbiosi industriale con le attività di recupero energetico. Nella sua futura funzione strumentale al servizio idrico integra-to la nuova “biopiattaforma” di Sesto recupererebbe prodotti ed energia, dando ulteriore valore alle pratiche di economia circolare già promosse dall’azienda idrica.

DALLA SPERIMENTAZIONE SULLE ACQUE REFLUE BIOPLASTICHE CALORE E BIOMETANO

Inoltre, la strategia di Core prevede già da tempo una ricon-versione dell’attuale impianto, passando dall’incenerimento al trattamento a freddo dei rifiuti solidi urbani. Una sfida per le due aziende che sull’area completamente rinnovata ospi-teranno anche ricercatori e start up impegnati nello svilup-po di nuove soluzioni ecocompatibili, per trasformare quello che prima era uno scarto in prodotti di forte valore aggiunto. All’area verrebbe così garantito un futuro certo: pur mante-nendo l’attuale vocazione industriale, il polo si rigenererà in un centro di ricerca innovativo dedicato all’economia circo-lare, a proprietà interamente pubblica.

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Tutte le reti e gli impianti del Servizio Idrico Integrato della Città di Milano, il reticolo idrico superficiale e le linee metropolitane progettate da MM han-no un sistema informativo e innovativo Web GIS senza precedenti in Italia per la rappresentazione e il monitoraggio del sottosuolo. Finalmente uno stru-mento innovativo per osservare e valu-tare, nel sottosuolo cittadino, le carat-teristiche e la collocazione delle reti e degli impianti del servizio idrico, gli interventi manutentivi e il loro impatto in termini di cantieri. Senza dimentica-re l’evoluzione storica dell’acquedotto e della fognatura nonché le caratte-ristiche principali delle linee metro-politane. Con il Web Gis MM è possi-bile: avviare una rapida archiviazione dell’intero patrimonio delle reti e degli impianti; integrare e completare la ge-stione dei dati anagrafici degli asset dotando di uno strumento di consulta-zione Web i propri operatori e gli Enti terzi presenti sul territorio; fornire una piattaforma integrata per le attività di rilievo e consultazione “sul campo” tra-mite tecnologia “mobile”.Il GIS di MM esiste da tempo e sono moltissimi i dati processati che ven-gono messi già a disposizione di altri gestori di sottoservizi ed enti che ope-rano in Milano (nel sottosuolo ma non solo), di Città Metropolitana e della Regione.MM e Università degli Studi di Milano Bicocca hanno avviato una collabora-zione per implementare e migliora-re alcuni servizi GIS del Gestore del Servizio Idrico Integrato della città di Milano. Il Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio attraver-so il Laboratorio di Geomatica Ambien-tale sta fornendo le proprie compe-tenze e conoscenze ad MM per creare metodologie innovative mirate ad una maggior sostenibilità ambientale e alla qualità del servizio e del rapporto di MM con propri Clienti. Con strumenti innovativi e con la col-

L’ESPERIENZA GIS DI MM SPA A MILANO:MAXI BANCA DATI DELLE RETI E DEGLI IMPIANTI

laborazione tra tecnici e ricercatori si stanno studiando me-todologie per l’integrazione delle diverse banche dati, in-terne ed esterne (anagrafica clienti/posizione contatori con censimenti abitativi, anagrafe comunale/catastale). In un’espressione: i big data sull’acqua a disposizione di tutti per fornire e migliorare servizi informativi di vario genere a tutti gli stakeholders.L’implementazione dell’architettura della piattaforma GIS (modelli dati, gestione dei diversi strati informativi, strumen-ti di analisi, applicazioni dedicate) è destinata ad ampliare l’attuale Web GIS in termini di contenuti e applicazioni con logiche e finalità di utilizzo “mobile”. Esiste anche un’appli-cazione finalizzata all’asset management, per supportare, attraverso la modellazione matematica del funzionamento idraulico delle reti, la pianificazione degli investimenti sulle reti e gli impianti con specifici applicativi. D’ora in poi, la Città di Milano, potrà contare su uno strumento in più per la scelta degli interventi manutentivi, la calibrazione degli investimenti nella realizzazione di opere sulle reti e sugli impianti del Servizio Idrico cittadino, nonché il monitoraggio dei cantieri.

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+COMMUNITY

AMBIENTE: BUONE PRATICHE DELLA CITTÀ METROPOLITANA

Lavoro agile, dematerializzazione e semplificazione ammini-strativa, buone pratiche per migliorare la qualità degli inter-venti e dell’efficienza della Città metropolitana di Milano. E ancora efficientamento energetico delle scuole, sperimenta-zioni sul controllo degli impianti termici e sui forni a legna delle pizzerie, azioni di rinaturalizzazione delle città, coope-razione internazionale e aggiornamento delle competenze. L’agenda degli interventi di +COMMUNITY, il programma di innovazione dell’Area Tutela e valorizzazione ambientale del-la Città metropolitana di Milano, che vuole diventare modello replicabile per altre realtà si è fatta via via sempre più fitta. L’elemento imprescindibile di questa comunità professionale è la gratuità. A tenere il ritmo di questo piano d’azione 2017 è Maria Cristina Pinoschi, direttore dell’Area Tutela e valoriz-zazione ambientale della Città Metropolitana di Milano, a cui abbiamo chiesto di raccontarci alcune delle piccole e gran-di rivoluzioni che, partendo dalla Pubblica Amministrazione, +COMMUNITY vorrebbe trasferire come buone pratiche alla comunità. “Partendo dalla convinzione che la PA debba dare il buon esempio e abbia il compito anche di incentivare al-cuni cambi di passo, con +COMMUNITY intendiamo utilizzare la tecnologia digitale per riorganizzare il lavoro e produrre una sostanziale trasformazione anche culturale dentro e fuori l’ente. La piattaforma Inlinea permette di gestire online le pra-tiche autorizzatorie dell’ambiente e la sperimentazione del controllo degli impianti termici e fragilità sociali, un progetto pilota con Regione Lombardia per l’introduzione di nuove tec-nologie nelle attività di controllo e ispezione degli impianti termici civili.Il progetto dematerializza le DAM (Dichiarazioni di Avvenuta Manutenzione) e i verbali ispettivi, attraverso la realizzazione di un applicativo web e mobile che consentono compilazione, firma, stampa in loco e trasmissione dei verbali alla CMM per la validazione e la successiva trasmissione al CURIT. Il beneficio? Doppio: oltre ad avere più impianti sicuri, contribuiremo all’abbassamento delle emissioni inquinanti”.

Un progetto avviato in questi mesi e a cui crede molto?“Credo che AmbienteAgile potrebbe scardinare un po’ le abitudini menta-li anche di chi lavora all’interno della Pubblica Amministrazione, con impor-tanti risultati. Con un progetto pilota nella nostra Area vorremmo introdurre il lavoro agile-smart working, un ap-proccio innovativo di organizzazione, flessibilità e autonomia nella gestione del lavoro. Iniziando da alcune figure professionali vorremmo poi estendere l’opportunità man mano a tutti i dipen-denti. In questo modo si introduce il principio della valutazione della perfor-mance lavorativa basata sui risultati e sui livelli di servizio più che sulla pre-senza o sull’adempimento di procedure burocratiche. Un passo avanti utile non solo alle donne, ma a tutti dal momen-to che non concilia solo la famiglia ma concilia la vita con il lavoro. Il lavoro

Intervista a Maria Cristina Pinoschi, Direttore alla tutela CM Milano

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fatto nell’Area con il percorso di riorganizzazione dei flussi e della loro standardizzazione ha anche permesso di mettere in evidenza professionalità preziose che in un contesto di mi-glioramento del rapporto tra vita e lavoro potrebbero meglio esprimersi. Il lavoro agile rappresenta un valore aggiunto per il lavoratore, per l’azienda che risparmia in termini di spazio e ha persone più motivate che lavorano per obiettivi, oltre a acquistarne in termini di immagine, per l’ambiente, in quanto si riducono inquinamento e traffico”.

A proposito di ambiente, tra le chiavi di una città che voglia essere smart, ovvero ‘intelligente’, sicuramente c’è l’efficienza energetica. Come vi siete mossi sul tema? “Con il progetto AmbientE.20, siamo partiti da progetti con-creti e visibili che potrebbero innescare circoli virtuosi. Penso all’efficientamento energetico delle scuole presso gli istituti scolastici della Città metropolitana di Milano, finalizzato a ri-durre i consumi e allo stesso tempo ad avviare un percorso di miglioramento delle competenze per gli studenti.Abbiamo promosso buone pratiche per l’utilizzo di impianti di biomassa (forni a legna) delle pizzerie del territorio della Cit-tà Metropolitana di Milano per il miglioramento della qualità dell’aria. Anche in questo caso di tratta di un progetto speri-mentale per l’individuazione e la definizione di best practice nell’utilizzo dei forni a legna delle pizzerie che porti a una riduzione delle emissioni. Ai pizzaioli viene proposta una cer-tificazione del sistema fumario, una manutenzione periodica del sistema fumario e l’installazione degli abbattitori di fumi. L’implementazione di queste azioni da parte degli esercizi sarà collegata alla creazione di un marchio di qualità dell’aria”.

Ma come è possibile esportare queste buone pratiche al di fuori di una città innovativa come Milano in comuni anche di proporzioni notevolmente inferiori?“In AmbienteComune, le informazioni sono raccolte e pre-sentate in modo da costruire una visione d’insieme sempre aggiornata di ognuna delle 133 amministrazioni comunali, oltre ad essere aggregabile sia per aree omogenee sia per argomenti, in modo trasversale. Le amministrazioni comunali possono così conoscere in modo autonomo tutte le principali attività ambientali che si svolgono sul proprio territorio, su quello dei Comuni vicini e anche sull’intera area metropoli-tana. Inoltre, una parte importante del nostro lavoro è sulla formazione attraverso la proposta di percorsi ad hoc per gli Enti Locali e seminari sull’innovazione incentrati sull’illustra-zione di casi pratici”.

Vedo che in agenda avete inserito anche una voce ‘Ambiente-Sviluppo’ che guarda anche all’estero. Di cosa si tratta? “Con +COMMUNITY intendiamo sviluppare politiche integrate in ambito europeo e internazionale. Il progetto di ricerca eu-ropeo “Nature4Cities”, finanziato dal programma Horizon2020, rientra proprio in questa ottica. Ha lo scopo di attivare un os-servatorio sulle migliori pratiche di rinaturalizzazione urbana e sviluppare una piattaforma che possa fornire indicazioni relative alla valutazione degli impatti ambientali, economi-

ci e sociali di progetti di rinaturalizza-zione nelle loro diverse fasi. All’interno del progetto di ricerca avranno luo-go anche delle sperimentazioni della nuova piattaforma progettata. La Città metropolitana di Milano si concentrerà sui progetti di rinaturalizzazione del-le cave, individuando 4 aree pilota: la Cava Monvil Beton nel Comune di Pero, la Cava Nord a Paderno Dugnano, la Cava Merlini e Bonilauri a Trezzano sul Naviglio, Zibido S. Giacomo, Gaggiano. E infine la Cava ATEg20 a Truccazzano e Pozzuolo Martesana.Ma abbiamo attivato anche un progetto in Colombia. La nostra Area si è propo-sta come partner in un’azione proget-tuale nell’ambito del “Bando di Regione Lombardia per la cooperazione interna-zionale allo sviluppo 2016”. Il progetto, guidato dalla Fondazione Monserrate onlus, durerà due anni e condividerà con le istituzioni colom-biane le buone pratiche di governance e monitoraggio consolidate nel con-testo metropolitano nell’ambito del-la sicurezza alimentare e ambientale. Come si può notare tutte le azioni del 2017 dell’Area Tutela e Valorizzazione Ambientale sono improntate al fare rete, alla corresponsabilità, al miglio-ramento delle competenze individuali e collettive, così come lo è la filosofia di +COMMUNITY”. Sul PON Governance ministeriale stiamo lavorando per la presentazione del progetto PANACEA insieme ad alcune pubbliche ammini-strazioni del sud Italia, che ci hanno in-vitato a partecipare per poter trasferire loro il modello di lavoro che ha portato ad Inlinea, il nostro sistema di gestione online delle autorizzazioni ambientali e alla costruzione della rete di gover-nance multilivello +Community anche in altre aree del paese.

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Si arricchisce con iniziative mirate l’offerta formativa in Fonservizi, Fondo Paritetico Interprofessionale per la Formazione Continua nei Servizi Pubblici Industriali: un 2017 pensato per soddisfare le esigenze di tutte le aziende aderenti, dalle più grandi alle più piccole, attraverso un programma di finanziamenti costante, conti-nuativo e differenziato. Fonservizi crede molto nella formazione e ha sviluppato la propria offerta formativa, partendo dalla consapevolezza che l’approccio culturale delle aziende e dei lavoratori alla formazione stia viven-do un radicale cambiamento: non più formazione come obbligo o come momento subìto dal lavoratore, ma formazione intesa come percorso di crescita individuale, in soluzione di continuità rispetto alle necessità aziendali. Le aziende aderenti a Fonservizi vivono il momento della formazione come qualcosa di strettamente corre-lato alle strategie aziendali e alle necessità di migliorare il proprio posizionamento sul mercato. In questa ottica la formazione va vis-suta nella sua connessione strutturale ai percorsi aziendali, sia per accompagnarli nei momenti di ristrutturazione che per agevolare l’acquisizione di competenze dei lavoratori che sono parte inte-grante di quegli stessi percorsi aziendali.Se da un lato il Conto Formazione Aziendale si conferma come il principale canale di finanziamento della formazione, rappre-sentando ormai uno strumento costantemente utilizzato dal-le aziende medio grandi aderenti a Fonservizi, dall’altro lato, gli avvisi pubblici, cercando di intercettare le esigenze di un target maggiormente diversificato sul territorio, ampliano le caratteristi-che e le opportunità della propria offerta formativa. Per il 2017 Fonservizi ha messo in campo 2 avvisi pubblici: l’avviso 01/2017, di tipo generalista, garantisce alle aziende aderenti a Fonservizi, la possibilità di scegliere in autonomia le materie oggetto degli interventi formativi, in base ai fabbisogni rilevati; l’avviso 02/2017, avviso gestito nella modalità a sportello, prevede procedure sem-plificate e tempi di gestione brevi, una tipologia già ampiamente sperimentata dal fondo e salutata con favore da aziende e soggetti presentatori. L’obiettivo di Fonservizi è quello di sviluppare proposte molto varie e diversificate in grado di cogliere il più possibile le esigenze di aziende differenti tra loro per dimensione e comparto di appar-tenenza. La maggiore diversificazione dell’offerta formativa con-sentirà non solo di intercettare possibili aziende nuove aderenti

FONSERVIZI

L’OFFERTA FORMATIVA PER IL 2017

ma anche di soddisfare a pieno fabbisogni aziendali sempre più vari ed articolati. La maggiore diversificazione dello strumento dell’avviso pubblico, dovrà garantire equili-brio nella distribuzione delle risorse e sod-disfare le richieste delle piccole aziende aderenti, massimizzando la soddisfazione dei fabbisogni.Andando nel dettaglio, per quanto riguar-da il Conto Formazione Aziendale, con de-correnza dal primo gennaio 2017, le azien-de aderenti a Fonservizi possono optare in alternativa tra:a. Usufruire dell’80 % del versato sul

proprio CFA.Tale scelta comporta, per l’azienda, l’esclu-sione dalla partecipazione agli Avvisi pub-blici ed un periodo di disponibilità delle risorse, prima del disimpegno a favore del Fondo, pari a due anni.b. Usufruire del 70 % del versato sul pro-

prio CFA.

Accanto al Conto Formazione Aziendale che risulta ancora il primo canale di finanziamento della formazione per le aziende medio grandi, gli avvisi pubblici sono in grado di intercettare le esigenze di un target più diversificato

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In questo caso le aziende potranno parte-cipare comunque agli Avvisi pubblici ge-neralisti e le risorse accantonate sul CFA rimarranno nella disponibilità dell’Impresa fino alla conclusione del terzo anno suc-cessivo all’anno di competenza. Per quanto riguarda invece i due avvisi pubblici ema-nati dal Fondo nel 2017, si tratta di due strumenti diversi tra loro per caratteristi-che e distribuzione delle risorse. L’avviso 01/2017 è l’ottavo bando ad evi-denza pubblica emanato da Fonservizi; si tratta di un avviso generalista al quale possono accedere anche le aziende con il Conto Formazione Aziendale attivo. L’Avvi-so 01/2017, pubblicato giovedì 16 marzo, è un avviso di tipo generalista, non ha cioè suggerito alle aziende aderenti le even-tuali tematiche prioritarie oggetto degli interventi formativi ma si basa sull’assolu-ta libertà di scelta, da parte delle aziende aderenti, delle tematiche oggetto dei piani formativi, in correlazione ai fabbisogni rile-vati. Lo stanziamento finanziario per l’Av-viso 01/2017 è pari a 1.500.000,00 euro, ripartiti tra i cinque comparti costituenti il fondo come segue :

Il Soggetto Presentatore dovrà effettuare la presentazione del Pia-no Formativo entro le ore 12.00 del giorno 31 luglio 2017. Per quanto riguarda invece l’avviso 02/2017 si tratta del terzo avvi-so pubblico che Fonservizi gestirà nella modalità “a sportello”. L’av-viso 02/2017 è rivolto a tutte le aziende aderenti al Fondo entro il mese di competenza di giugno 2017 e che non abbiano attivato o non intendano attivare il Conto Formazione Aziendale entro il 31/12/2017. In questo avviso pubblico, l’attribuzione delle risorse avviene indipendentemente dal comparto produttivo di riferimen-to; la richiesta di finanziamento potrà essere presentata soltanto nell’ambito della finestra di candidatura dedicata, con apertura alle ore 12.00 del giorno 03/07/2017 e chiusura alle ore 23.59 del giorno 24/07/2017. Tra i punti più significativi del nuovo Avviso, ricordiamo i seguenti elementi: • € 700.000,00 di dotazione finanziaria;• ¤ 8.000,00 come importo massimo per Piano;• Un solo Regime di Aiuti di Stato (il De Minimis). • 2 tipologie di Piano Formativo ammesse (Aziendale e Indivi-

duale);• 4 mesi come durata massima dei Piani;• Una sola richiesta per Impresa Beneficiaria;• Nessun limite percentuale rispetto al monte ore totale per il

finanziamento della formazione obbligatoria (D.Lgs.81/2008 e ss.mm.ii.);

• Nessun limite percentuale rispetto al monte ore totale per la formazione erogata in FAD;

• Iter di approvazione dei piani formativi presentati rapido;• Procedure di gestione snelle e semplificate.

Ogni Impresa aderente può partecipare come Soggetto Presen-tatore e/o Impresa beneficiaria ad un solo Piano formativo, indi-pendentemente dalla tipologia dello stesso. Per i Piani Settoria-li, Territoriali e per i Piani Multiaziendali con due o più Imprese Beneficiarie, il finanziamento concesso per ogni Piano presentato non potrà comunque superare il valore massimo di € 75.000,00. Il parametro massimo di finanziamento erogato da Fonservizi per un’ora di formazione per lavoratore (costo ora/allievo) è pari a € 23,00 in caso di sessione formativa in presenza (aula tradizionale/FAD2 sincrona/outdoor), € 10,00 in caso di FAD asincrona o di at-tività seminariale e a ¤ 80,00 in caso di percorsi individuali. Ogni azienda può essere beneficiaria di un finanziamento massimo correlato al numero di dipendenti associati alle matricole INPS di adesione al Fondo alla data della presentazione della richiesta di finanziamento, come illustrato di seguito:

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“Per noi l’unica visione generale che possa garantire sostenibilità alla farmacia italiana è la centralità sanitaria del farmacista”, così sostene-va Venanzio Gizzi, Presidente Assofarm, in uno dei suoi interventi sulle pagine di questa rivista ribadendo il ruolo e il peso della ca-tegoria all’interno delle comunità, un ruolo a suo dire non sempre riconosciuto dalla politica e dalle istituzioni, ma che i farmacisti stessi sono chiamati a rivendicare. Convinti che questa centralità molte farmacie l’abbiano già con-quistata di fatto, a partire da questo numero, racconteremo at-traverso esempi concreti le esperienze di piccole e grandi realtà, scelte tra le farmacie pubbliche lombarde, associate alla nostra confederazione. Il nostro tour inizia dall’ASF San Giuliano Milanese - Azienda Speciale Servizi Farmaceutici e Socio-Sanitari, con i suoi oltre 50 anni di storia e una crescita progressiva che oggi l’ha por-tata a diventare un’azienda multiservizi che occupa oltre 120 dipendenti. Ne parliamo con il suo direttore ‘storico’, il dott. Giu-liano Masina, dal 1 aprile 1987 alla guida dell’azienda in cui aveva cominciato a lavorare dal 1979. “…Una vita. Posso dire di essere nato e cresciuto professionalmen-te insieme all’azienda. L’apertura della prima farmacia comunale di San Giuliano Milanese nella centralissima via San Remo, datata 1965, ha costituito la base di quella che poi sarebbe diventata l’a-zienda Municipalizzata Farmacie Comunali. Nel 1970 venne inau-gurata la seconda farmacia nella frazione di Sesto Ulteriano, nel 1978 la terza, in un altro quartiere di nuova urbanizzazione e sul finire del 2012 la quarta farmacia in un Centro commerciale della città. Successivamente alla trasformazione in azienda speciale nel 1996, l’Amministrazione dell’epoca iniziò un percorso di graduale trasferimento all’azienda di altri servizi precedentemente gestiti in forma diretta. A partire dal 1999 si aggiunse infatti la gestio-ne integrale dei servizi cimiteriali che oggi, con una attività che comprende anche la realizzazione e concessione dei manufatti, è il secondo servizio per utile di esercizio e insieme alle farmacie contribuisce a consolidare positivamente il bilancio dell’azienda; seguirono poi i servizi di assistenza domiciliare, e via via l’inte-ra gamma dei servizi socio-educativi (asili e materne comunali, servizi di pre e post scuola, centri estivi, la gestione del Centro di

SAN GIULIANO MILANESE:

LA FARMACIA CHE DIVENTA AZIENDA MULTISERVIZI

Aggregazione Giovanile e, presso le far-macie, il servizio di riscossione delle rette delle mense scolastiche cittadine. Ambiti completamente nuovi e complessi per me, farmacista di professione, ma in ragione della gradualità degli accorpamenti è stato possibile iniziare, con tutta la struttura, un percorso di crescita facendo la necessaria gavetta, settore per settore, fino ad acquisi-re sul campo le necessarie competenze di carattere gestionale”.

Perché questo allargamento di attività an-che molto diverse tra loro? “Questo trend risale agli anni ’90. Con il cambio delle normative che introduceva-no per la prima volta la possibilità di alie-nare le farmacie comunali o di ampliarne le funzioni, con il trasferimento di una serie di attività prima gestite direttamente dai comuni sono nate le aziende multiservi-

Intervista* con Giuliano Masina, Direttore ASF-San Giuliano Milanese

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zi. Nella panoramica del mondo della farmacia pubblica al netto delle sedi alienate, ci sono quindi farmacie gestite direttamente dai Comuni “in economia” o mediante aziende speciali o società di capitali; in quest’ultimi casi abbiamo quindi aziende che hanno mantenuto la sola gestione di farmacie o hanno accorpato altri servizi per scelta di Amministrazioni che hanno deciso di ester-nalizzarne la gestione trasferendo i servizi in strutture aziendali dotate di autonomia gestionale e maggiore flessibilità. Nell’am-bito lombardo e non solo, quello di San Giuliano Milanese con i sui 40mila abitanti è uno dei casi più emblematici di un’azienda pubblica che partita da una farmacia ha assunto una notevole di-mensione per articolazione di attività e settori gestiti, tutti peraltro appartenenti al cosiddetto ciclo socio-sanitario integrato. Come dicevamo, l’ASF conta attualmente oltre 120 dipendenti diretti,18 dei quali operativi nelle 4 farmacie, inquadrati in 4 diversi contratti di lavoro – CCNL Assofarm, Utilitalia-Sefit, Uneba e Aninsei – a se-conda dei settori di attività”.

Ma anche all’interno della missione principale dell’Azienda, quel-la di presidio sanitario, l’attività è cresciuta e si è modificata nel tempo… “Sì certo, il settore farmaceutico nell’ultimo decennio ha assunto un ruolo decisivo, non solo nella quotidiana e professionale ero-gazione di farmaci ma anche in tema di divulgazione sanitaria e prevenzione, spesso in collaborazione con associazioni del terri-torio. Negli anni l’azienda ha svolto infatti attività di formazione e informazione promuovendo convegni ed incontri pubblici sui più svariati temi in materia di salute e medicina. Ricordo gremitissime serate nella sala consiliare del Comune, per dibattiti sull’anoressia o sulle terapie del dolore, sull’omeopatia o su altre medicine alter-native, solo per fare qualche esempio. In collaborazione con l’ASL, poi, presso il Centro polifunzionale, sede del Servizio di Assistenza Domiciliare, abbiamo tenuto una serie di iniziative di screening e prevenzione su malattie prostatiche, osteopatia, diabete e disturbi pressori”.

Avete anticipato nei fatti il concetto di ‘farmacia dei servizi’? “Senza dubbio. Oltre ai tradizionali servizi eseguiti direttamente in farmacia, il nostro Centro polifunzionale servizi alla persona che, come dicevo, è anche la sede dei Servizi di Assistenza Domiciliare che ASF gestisce con 6 operatrici ASA ed una assistente sociale, è una sorta di ‘prolungamento operativo sanitario’ delle nostre far-macie, con un servizio infermieristico per iniezioni e piccole me-dicazioni, un servizio di audiometria e una psicologa. Qui è attivo anche un locale dove utenti in situazione di particolare disagio familiare e abitativo possono disporre di un bagno attrezzato per l’igiene personale assistiti dalle nostre operatrici. Con tutto questo posso dire che le farmacie comunali sangiulianesi costituiscono da tempo un apprezzato punto di riferimento non solo per l’erogazio-ne del farmaco, ma anche per servizi ed informazioni di carattere socio-sanitario”.

Dalla sua lunga esperienza, come è cambiato in questi anni il ruolo della farmacia? “E’ cambiata la farmacia comunale, che nata nei primi anni del se-colo scorso come servizio sociale per la distribuzione del farmaco

alle classi meno abbienti o per garantire la presenza di una farmacia anche in zone disagiate, è oggi integrata con pari valen-za nell’ambito del sistema farmaceutico insieme alle farmacie private non solo in termini di prestazioni ma anche di impren-ditorialità gestionale. Non è cambiato a mio giudizio invece il ruolo della farmacia in senso generale che, in perfetta continu-ità con il passato, continua a costituire un elemento indispensabile del sistema sani-tario nazionale garantendo una presenza continua e capillare di prima istanza ovun-que sul territorio. Oltre all’introduzione dei servizi di cui ab-biamo parlato, la farmacia si è comunque adattata ai tempi anche in altri modi ade-guando ad esempio gli orari di apertura ai ritmi della nuova società: oltre ai tradizio-nali turni di guardia farmaceutica notturna e festiva, aperture giornaliere più ampie, in molti casi soppressione della chiusura per ferie estive per giungere all’apertura conti-nuata sette giorni su sette, 12 mesi all’an-no, come nel caso della nostra farmacia all’interno del Centro commerciale.Anche la nuova composizione multietnica della popolazione ha comportato per mol-te farmacie una modifica dell’approccio culturale e professionale nei rapporti con l’utenza, laddove, come per la nostra far-macia situata nella parte più popolare del centro cittadino, ci si è trovati a fronteg-giare i ‘nuovi’ cittadini stranieri imparando a rispondere a richieste e bisogni di una popolazione con abitudini e lingue diverse. L’esperienza di ASF quale Azienda speciale multiservizi del ciclo socio-sanitario, al di là della valenza economica dei risultati di bilancio che hanno consentito e consento-no, in parte con gli utili delle farmacie di sostenere l’erogazione ed il livello quali-tativo egli altri servizi gestiti, è notevole anche sotto il profilo umano. In ragione della particolarità dei servizi gestiti che riguardano tutte le fasi della vita, l’azien-da è vicina alla sua città in ogni momento, per ogni necessità con la professionalità, la sensibilità e l’impegno del suo personale”.

*L’intervista è stata realizzata nei primi giorni del mese di maggio 2017

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La Fondazione nazionale sicurezza Rubes Triva promuove iniziative atte a salvaguardare l’integrità psicofisica della persona, in materia di salute e sicurezza nei luoghi di lavoro legati al settore dell’Igiene Ambientale.

La Fondazione, quale organismo paritetico nazionale, realizza attività funzionali alla formazione, all’orientamento e alla riqualificazione professionale dei lavoratori delle aziende associate a Utilitalia e attesta la bontà organizzativa delle aziende mediante l’asseverazione dei MOG.

Per conoscerci meglio www.fondazionerubestriva.it

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SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO

È UN BENE ANCHE PER IL BUSINESS Intervista a Giuseppe Mulazzi, Direttore Fondazione Rubes Triva

Di sicurezza sui posti di lavoro si parla ancora troppo spesso a po-steriori, soprattutto in occasione di incidenti sui luoghi di lavoro o di maxi cause che finiscono per anni nei tribunali. Con una pun-tualità svizzera, anche il 1 Maggio diventa occasione e pretesto per dare i numeri delle vittime, numeri ancora troppo alti per un Paese che, come ha auspicato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella “deve assumere il tema del lavoro, della sua stabilità e della sua sicurezza come la vera priorità”. Proprio per questo, abbiamo voluto incontrare Giuseppe Mulazzi, Direttore Fondazione Rubes Triva, che della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro ha fatto la propria missione ‘aziendale’, insistendo sulla prevenzione e formazione come armi vincenti che… fanno bene anche al business aziendale.

Direttore, innanzitutto, ci spieghi cos’è la Fondazione che lei gui-da e di cosa si occupa. “La Fondazione Rubes Triva, nata il 30 marzo del 2010, sviluppa la propria attività nell’ambito della formazione e qualificazione professionale dei lavoratori del settore igiene ambientale, tra-sferendo agli stessi e alle imprese conoscenze e procedure e progetti innovativi di ricerca utili alla identificazione, riduzione e gestione dei rischi nell’ambiente di lavoro. Alla base c’è la convin-zione che il luogo di lavoro ha una importante dimensione uma-na oltre che economica. La Fondazione, collaborando con Istituti Pubblici, Università italiane, Organismi internazionali, sviluppa e realizza studi e ricerche su problematiche di carattere tecnico, economico, gestionale, che riguardano i temi sulla sicurezza e salute sul lavoro.Su questi temi che ci stanno particolarmente a cuore sosteniamo anche la ricerca attivando stage e tirocini formativi, finanziando anche finanzia borse di studio. Come Organismo Paritetico, sup-portiamo le aziende nella individuazione di soluzioni tecniche e organizzative che siano finalizzate a migliorare salute e sicurez-za sul lavoro. La Fondazione inoltre è ‘soggetto asseveratore’, ha promosso con UNI l’elaborazione delle Linee Guida per la proce-dura operativa per l’asseverazione dei (modelli di organizzazio-ne e gestione della salute e sicurezza nelle aziende dei servizi ambientali territoriali), per la prevenzione dei reati correlabili agli articoli 589 e 590 del Codice Penale”.

Quando si parla di sicurezza c’è chi anco-ra cerca di giustificare inottemperanze e omissioni facendone una questione di co-sti…“Premesso che, la Costituzione italiana ‘tu-tela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interessa della colletti-vità’, e afferma che l’iniziativa economica non può svolgersi in modo da recare dan-no alla sicurezza, e alla dignità umana, e che, la Corte suprema è costantemente orientata nel ritenere che l’integrità fisica del lavoratore non è subordinata a criteri di fattibilità economica o produttiva, ciò pre-messo dobbiamo convincerci che la salute e sicurezza sul lavoro è un bene anche per il business. Le stime Eu-Osha fissano tra il 2,6% e il 3,8% la perdita di Pil dell’Europa a causa di malattie professionali e infortuni. Ogni infortunio o malattia professionale ha un costo e in un mercato competitivo non ci si può permettere di pagare sia a li-vello di Stato che a livello aziendale. I luo-ghi di lavoro salubri e sicuri sono anche i più produttivi e con i dipendenti più fedeli”.

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Ci spieghi meglio…“Salute e sicurezza sul lavoro sono parti del processo nella pro-duzione d’azienda che deve prevedere il coinvolgimento di tutti i lavoratori, management e dirigenti compresi. La letteratura su questo tema è vasta. Diversi studi condotti in Europa hanno evi-denziato che una corretta gestione della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro è ritenuta importante per la reputazione azien-dale, ricollegabile ad aspetti organizzativi e strutturali dell’azien-da. Un studio del 2012 su un campione significativo di aziende spagnole evidenzia un legame positivo tra sviluppo di sistemi di salute e sicurezza sul lavoro e l’attenzione del management alle stesse tematiche, abbinato ad una corretta attività di comunica-zione, sono tra i principali fattori che influenzano positivamen-te i risultati economici-finanziari delle aziende. Ricordo poi che nel corso di una intervista rilasciata dalla Direttrice dell’Agenzia Europea Salute e Sicurezza sul Lavoro (Eu-Osha) nel presentare i risultati di un sondaggio condotto dalla stessa Agenzia riguar-dante le opinioni delle persone in 36 Paesi europei su questioni collegate al tema sicurezza sul lavoro, rileva che gli italiani sono i più propensi tra gli europei nel considerare come rilevante nella vita lavorativa la salute e sicurezza sul lavoro. Il 30% degli Italiani sono certi che il tema della sicurezza sul lavoro è affrontato ade-guatamente (la media europea è del 20%) e il 64% dei lavoratori italiani intervistati ritiene che i problemi riguardanti la salute e sicurezza sul lavoro se sollevati con i propri dirigenti sono convinti che verranno affrontati”.

Qual è l’obiettivo della vostra attività? “Ridurre i rischi e di avere il minor numero possibile di infortuni connessi alle attività svolte, creare un contesto ‘sicuro’ che rende le persone più motivate. Il miglioramento delle condizioni di lavoro e del benessere individuale, misurabile attraverso indicatori spe-cifici, se, vissuto dall’azienda e dai lavoratori in modo sinergico, e percepito dalle persone all’interno dell’azienda, può diventare un driver fondamentale di redditività della azienda stessa. Credo sia opportuno creare un innovativo sistema informativo e divulgativo per la condivisione e la circolazione di notizie riguardanti gli even-ti infortunistici, le attività di ispezione e vigilanza, il cambiamento dei meccanismi di tutela sulla corretta applicazione delle norme di salute e sicurezza sul lavoro, che veda coinvolti tutti i soggetti del sistema di protezione e prevenzione.Credo sia importante interrogarci in che modo la salute e sicurez-za sul lavoro è gestita all’interno di una struttura gestionale azien-dale, ovvero come un sistema di gestione sulla sicurezza sul lavoro sia integrato nei processi aziendali generali. I modelli di gestione di cui all’art.30 del D.Lgs 81/2008 prevedono che le aziende adot-tino un numero sufficiente di “obblighi giuridici” in grado di tutela-re da rischi infortuni i lavoratori, nonché idonei sistemi di effettivo ed efficace controllo sulla attuazione dei modelli organizzativi c.d. esimenti, nei quali il sostegno e l’impegno di tutti gli attori che partecipano a diverso titolo, è condizione necessaria e indispen-sabile. L’asseverazione è una attestazione di ‘bontà’ organizzativa messa in atto e mantenuta nel tempo da parte delle aziende che ne richiede il rilascio alla Fondazione che, in particolare, vista la sua natura, verificherà anche la bontà partecipativa realizzata e perseguita”.

Quale ruolo potrebbero giocare le aziende di pubblica utilità come le nostre associate su questo tema?“Un ruolo decisivo, ritengo. Se l’obiettivo di fondo è promuovere un ambiente di lavo-ro sano e sicuro, stimolando i diversi sog-getti, singoli o associati, che operano negli ambienti di lavoro ad avere un comporta-mento proattivo orientato alla prevenzione e volte a proteggere non solo i lavoratori e i datori di lavoro ma anche tutti coloro che sono potenzialmente influenzabili dall’am-biente di lavoro, la visibilità di cui godono le utilities potrebbe fare da ‘cassa di riso-nanza’. Il tema della gestione della salute e sicurezza sul lavoro lo si affronta non solo in relazione ai costi che gli infortuni produ-cono ma anche per la dimensione sociale e umana che rappresenta il problema. La rile-vanza pubblica del tema deve impegnare le imprese e le istituzioni pubbliche a svolgere tutte le attività che consentano di prevenire il determinarsi di condizioni di rischio per i lavoratori e, in generale per le persone, mettendo in campo iniziative destinate ad elevare i livelli culturali e le capacità di per-cepire i rischi contrastando pratiche di lavo-ro che determinano un grave scadimento della qualità della vita”.

Sicuramente avrete delle ‘leve’ per sensibi-lizzare le aziende a fare più e meglio… “Facciamo parlare i conti. Oltre a tante parole, sono i numeri che convincono i manager all’azione. La Fondazione ha re-alizzato diverse ricerche tra cui, il progetto ‘Investire in sicurezza’ che ha come scopo la realizzazione di un modello di misura-zione dei costi e investimenti relativi alla gestione della salute e sicurezza sul lavoro relazionati sui risultati aziendali in termi-ni economici-finanziari e competitivi. Dati che evidenziano l’importanza di una ge-stione in ottica strategica. In via di ultima-zione anche il progetto sulla ‘sorveglianza sanitaria e le malattie professionali’ che ha lo scopo di realizzare un modello standard di monitoraggio sanitario in grado di veri-ficare gli effetti delle misure di prevenzio-ne adottate, di individuare precocemente i fenomeni negativi legati ai nuovi rischi professionali, piuttosto che all’introduzio-ne di nuovi materiali e modelli organiz-zativi. Insomma… dobbiamo capire che la sicurezza fa bene alle aziende e anche ai loro bilanci”.

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CORRUZIONE:

PREVENIRE E GESTIRE I RISCHI Il nuovo standard anticorruzione UNI-ISO 37001:2016

di Alberto AndreaniFondazione Nazionale Sicurezza Rubes Triva

Non è facile parlare dei Sistemi di Qualità, ed in particolare del nuovo Standard Internazionale UNI-ISO 37001 - finalizzato a pre-venire e gestire i rischi di corruzione - in un momento storico che vede una diffusa insofferenza nei confronti della, troppo spesso, burocratica applicazione dei Modelli Organizzativi e in un Paese, come l’Italia, con un indice molto alto di corruzione percepita.Ciò nonostante, ed anzi proprio per tali motivi, è particolarmente importante farlo, cercando di mettere a fuoco e di distinguere la bontà intrinseca dei Modelli Organizzativi quali strumenti opera-tivi dal loro, non sempre, corretto utilizzo.

Che la “bontà organizzativa” sia un valore non è, ovviamente, nep-pure da discutere: senza un’attività che corrisponda in modo si-stematico alle sue esigenze di funzionalità e di efficienza, nessu-na azienda può più essere in grado di sopravvivere.La domanda da porsi è invece, se tale necessità abbia trovato una risposta adeguata nei vari Sistemi di Gestione, sia italiani che in-ternazionali, messi a disposizione delle aziende per raggiungere tale obiettivo.Queste brevi riflessioni non vogliono riferirsi a quelle situazio-ni in cui l’adozione di un sistema di qualità, qualunque esso sia, è dettata della volontà di avere un “bollino”, del tutto inutile, di cui fregiarsi, ma unicamente a quelle in cui l’impegno aziendale è finalizzato a raggiungere lo scopo perseguito dallo Standard adottato.A questo proposito appare utile ricordare che i sistemi di quali-tà di processo nascono e fioriscono, com’è noto, proprio in quelle attività nelle quali gli errori commessi durante la produzione di beni o l’erogazione di servizi potrebbero avere potenziali conse-guenze disastrose per l’azienda a causa della successiva ed enor-me “insoddisfazione” dei suoi clienti e dei suoi stakeholder: la loro vera finalità, pertanto, non è fare apparire migliore l’azienda, ma è quella di renderla davvero tale.Questo obiettivo non è tipico solo della ISO 9001 - la cui ulti-ma revisione risale all’anno 2015 e che si caratterizza, rispetto al passato, per favorirne l’adattabilità a qualsiasi tipologia di società - che è la principale norma di riferimento al servizio delle azien-de che vogliono sottoporre ad un continuo e sistemico controllo di qualità il proprio processo produttivo, partendo proprio dalla

definizione dei requisiti -sia espressi che non- attesi dai clienti, ma anche da altri Standard come, ad esempio, la ISO 14001, finalizzata al rispetto dell’ambiente, la BS OHSAS 18001 rivolta al rispetto delle norme di salute e sicurezza sul lavoro e la SA 8000 che è la prima norma sulla re-sponsabilità sociale riconosciuta a livello mondiale. È sotto gli occhi di tutti, infatti, che l’effi-cienza del processo produttivo e la cre-dibilità sul mercato delle aziende - sia pubbliche che private - possono essere se-riamente condizionate da comportamenti dolosi o colposi che determinino eventi lesivi del patrimonio ambientale, della sa-lute e della sicurezza dei propri lavoratori o delle loro condizioni di lavoro.In questo contesto, anche e soprattutto dopo l’entrata in vigore del d.lgs. n. 231 del 2001 che introduce la responsabilità amministrativa degli enti per i reati com-messi nel loro interesse o a loro vantag-gio, assume una particolare rilevanza la corruzione e, di conseguenza, il già citato nuovo Standard Internazionale ISO 37001 che nasce proprio per fornire strumenti operativi utili ad arginarla.

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La norma internazionale ISO 37001 “Anti-bribery management systems”, elaborata da un apposito Comitato Tecnico dell’ISO (In-ternational Organization for Standardization) è stata adottata nel di-cembre 2016, in lingua italiana, dall’UNI (Ente Italiano di Normazio-ne) che ne ha così ratificato lo status di norma nazionale italiana.Particolarmente importanti, per capirne finalità e rilievo, sono proprio le parole contenute nell’Introduzione che testualmente recitano:“La corruzione è un fenomeno diffuso. Pone serie problematiche so-ciali, etiche, economiche e politiche, mette a rischio la buona ammi-nistrazione, ostacola lo sviluppo e altera la concorrenza. Intacca la giustizia, mina i diritti umani e indebolisce la lotta alla povertà. Au-menta altresì il costo delle attività economiche, introduce elementi di incertezza nelle transazioni, accresce il costo di beni e servizi, abbassa la qualità dei prodotti e dei servizi, il che può condurre alla perdita della vita e della proprietà, distrugge la fiducia nelle istituzioni e in-terferisce con il funzionamento equo ed efficiente dei mercati………..La politica di prevenzione della corruzione e il relativo sistema di ge-stione aiutano un’organizzazione a prevenire o a contenere i costi, i rischi e i danni derivanti dal coinvolgimento in atti di corruzione, al fine di aumentare la fiducia negli affari commerciali e a migliorare la propria reputazione. Il presente documento si ispira alle buone pra-tiche internazionali e può essere utilizzato in tutte le giurisdizioni. È applicabile a organizzazioni piccole, medie e grandi di qualunque settore, compresi quello pubblico, privato e del no profit”.Il nuovo Standard costituisce, pertanto, una guida per qualsiasi or-ganizzazione che intenda progettare e implementare un sistema di gestione efficace nell’identificare, prevenire e gestire i rischi di corruzione, mediante l’indicazione dei principali componenti che il sistema deve contenere:1. l’identificazione e la valutazione dei rischi di corruzione, con

conseguente valutazione dell’efficacia del sistema di con-trollo già in essere e successiva definizione di un piano di miglioramento;

2. la chiara definizione dei ruoli e delle responsabilità degli or-gani amministrativi e di controllo a tutti i livelli del manage-ment;

3. l’istituzione di un organismo di controllo obiettivo ed impar-ziale;

4. la definizione di specifiche procedure operative finalizzate a presidiare i processi potenzialmente rilevanti ai fini dei feno-meni corruttivi;

5. lo stanziamento di idonee risorse sia economiche che umane per mantenere attivo il sistema;

6. l’implementazione di piani di informazione e di formazione per il personale dipendente o comunque associato al busi-ness dell’organizzazione;

7. l’attuazione di analisi dettagliate e puntuali su operazioni, transazioni, progetti e terze parti da ritenersi particolarmente rischiose, comprese le transazioni finanziarie;

8. la definizione di procedure che incoraggino a segnalare - an-che in forma anonima - non conformità anche solo sospette;

9. l’effettuazione di una sistematica attività di auditing al fine di verificare che il sistema sia efficacemente attuato.

È lecito chiedersi, peraltro, se vale la pena di implementare un simile modello dal momento che le aziende italiane hanno già

come riferimento i Modelli di Organizza-zione e Gestione previsti dal d.lgs. n. 231 del 2001 e i Piani di Anticorruzione e Tra-sparenza imposti dalla l. 190 del 2012.La risposta non può che essere positiva, dal momento che lo Standard UNI-ISO 37001 assicura che l’impegno profuso dalla società che lo adotta è coerente con le indicazioni internazionali e gode, quin-di, di una credibilità assai elevata, sia in Italia che all’estero.Sotto questo punto di vista è particolar-mente importante il riferimento all’artico-lo 30 del d.lgs. n. 81 del 2008 che attri-buisce allo Standard 18001 e alle Linee Guida UNI INAIL una “presunzione” giuridi-ca di bontà organizzativa idonea ad avere efficacia esimente della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche per quanto riguarda i reati di omicidio colposo e di lesioni gravi o gravissime commessi con violazione delle norme di salute e sicurezza sul lavoro e all’articolo 51 del medesimo decreto che conferisce agli Organismi Paritetici costituiti a inizia-tiva di una o più associazioni dei datori e dei prestatori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano naziona-le, il potere di rilasciare “una attestazione dello svolgimento delle attività e dei servizi di supporto al sistema delle imprese, tra cui l’asseverazione della adozione e della effica-ce attuazione dei modelli di organizzazione e gestione della sicurezza di cui all’articolo 30”.Al termine di questa brevissima analisi sui Modelli Organizzativi, ed in analogia con quanto previsto espressamente dalla nor-mativa in materia di salute e sicurezza sul lavoro, si ritiene lecito poter concludere che l’implementazione di un Sistema di Gestione conforme allo Standard UNI-I-SO 37001 - pur se non costituisce auto-maticamente una “presunzione giuridica” di bontà organizzativa a favore dell’ente - rappresenti uno strumento fondamenta-le e decisivo, innanzitutto per prevenire i reati corruttivi da parte delle persone fi-siche, ma anche per evitare la punibilità della persona giuridica, ai sensi del già citato d.lgs. n. 231 del 2001, nella malau-gurata ipotesi in cui, una o più persone fi-siche, abbiano comunque commesso reati corruttivi eludendo fraudolentemente il modello organizzativo, correttamente im-plementato ed efficacemente attuato.

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CORRETTIVO AL CODICE DEI CONTRATTI PUBBLICI

CRONACA DI UNA MINI-RIFORMA ANNUNCIATA

A poco più di un anno dalla sua entrata in vigore il nuovo Co-dice dei Contratti Pubblici riceve un primo intervento corretti-vo: è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 5 maggio scorso il decreto legislativo adottato dal Consiglio dei Ministri il 13 aprile (d.gs. 19 aprile 2017, n. 56) contenente 441 modifiche al d.gs. 50/2016 di approvazione del nuovo Codice.Non si tratta di una revisione a sorpresa. La legge delega sul-la cui base è stato emanato il d.lgs. 50/2016 prevedeva già la possibilità, entro un anno dall’entrata in vigore del Codice, che il Governo adottasse disposizioni integrative e correttive, nel rispetto degli stessi principi e criteri direttivi fissati dalla legge 11/2016. In sostanza, l’ampia operazione di recepimento delle direttive comunitarie sull’aggiudicazione degli appalti pubblici, unita all’obiettivo di “semplificazione” e riorganizzazione della di-sciplina in materia, lasciava presupporre al legislatore che un intervento di adeguamento, a breve termine rispetto all’entra-ta in vigore del Codice, sarebbe stato obbiettivamente neces-sario.Diverse sono le modifiche, sia di carattere puntuale sia di più ampio respiro, che hanno interessato il Codice: cerchiamo di evidenziare quelle maggiormente significative e destinate ad impattare direttamente sull’attività delle stazioni appaltanti nella gestione (e nella realizzazione) delle procedure di gara.Un primo ordine di modifiche attiene la disciplina dei motivi di esclusione dalle procedure di gara, contenuta nell’art. 80 del Codice. Si tratta di una parte della materia che era già stata oggetto di un’ampia riscrittura rispetto alla disciplina contenuta nel d.lgs.163/06.

In primo luogo vi è l’introduzione, qua-le causa espressa di esclusione dalle procedure di gara, della presentazione nel corso della procedura di false di-chiarazioni. Parallelamente, determina l’esclusione l’iscrizione nel casellario informativo dell’Osservatorio Anac per false dichiarazioni o presentazioni di falsa documentazione nelle procedure di gara e negli affidamenti di subap-palti, per il periodo di in cui opera l’i-scrizione (art. 80 c. V lett. f bis – f ter). In sostanza, l’attestazione di requisiti in realtà inesistenti determina ora, senza necessità di valutazione della stazione appaltante (come deve avvenire invece

Entrate in vigore il 20 maggio le modifiche al codice dei contratti pubblici. Diverse le novità per le stazioni appaltanti disseminate nel corposo testo legislativo, quali l’introduzione di nuovi motivi di esclusione, il superamento del soccorso istruttorio oneroso, una nuova disciplina per gli affidamenti diretti. Permangono alcune criticità nella lettura delle nuove disposizioni.

di Luciano Salomoni, Avvocato amministrativista, docente di diritto pubblico dell’economia Università di Milano Bicocca

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per i casi di tentativi di influenzare il processo decisionale della p.a., discipli-nati tra i gravi illeciti professionali al c. V lett. c), l’esclusione dalla procedura in cui viene resa, e dalle altre gare solo se ha determinato iscrizione nel casellario (che, come noto, ai sensi dell’art. 80 c. XII presuppone che la dichiarazione sia stata resa con dolo o colpa grave).Occorre poi evidenziare una modifica, all’apparenza minimale, ma dagli ef-fetti significativi, che attiene le cause di esclusione per violazioni in mate-ria contributiva e previdenziale. Ai fini dell’individuazione di quali fossero le cause ostative al rilascio del Docu-mento Unico di Regolarità Contributiva (DURC) che determinano esclusione il d.lgs. 50/2016 aveva fatto riferimento ad una norma precisa, l’articolo 8, del decreto del Ministero del Lavoro 30 giugno 2015, recante la disciplina in tema di Durc. Tale previsione, contenuta nell’art. 80 c. IV, aveva costituito un’in-novazione rispetto al vecchio Codice, in forza del quale, come noto, costitui-vano violazioni gravi gli omessi versa-menti con scostamenti superiori al 5% tra somme dovute e versate o comun-que ogni scostamento superiore a € 100,00, con l’effetto che anche l’omesso versamento contributivo di poche cen-tinaia di Euro determinava esclusione dall’appalto. L’articolo 8 del DM 30 giu-

gno 2015 cui rinviava il nuovo Codice contiene, per contro, un catalogo di violazioni contributive di ben diverso spessore e non ricomprende gli omessi versamenti di importi ridotti. Pertanto, all’indomani dell’entrata in vigore del d.lgs. 50/2016, i commentatori si sono interrogati su tale modifica, chieden-dosi se fosse un lapsus calami del legislatore (atteso che quel medesimo DM 30 giugno 2015 conteneva una norma relativa agli omessi versamenti contributivi per importi superiori a € 150,00, cui poteva farsi riferimento, ma era l’articolo 3 e non l’articolo 8), o un’espressa volontà di circoscrivere le gravi ir-regolarità che determinano esclusioni ai casi di infrazioni più rilevanti. In questa seconda direzione si era orientato un pro-nunciamento del Consiglio di Giustizia Amministrativa per la regione Sicilia (n. 1063 del 19 ottobre 2016), secondo cui era cambiato il novero di violazioni gravi in materia contributiva determinanti l’esclusione dalle gare pubbliche.La querelle può dirsi ora superata dall’intervento correttivo che con il riferimento all’intero Decreto Ministeriale 30 gen-naio 2015, non più al solo articolo 8, di fatto riporta la situa-zione alla fase ante nuovo Codice, individuando come gravi violazioni in materia contributiva e previdenziale tutte le cau-se ostative al rilascio di un Durc regolare, anche quelle rela-tive all’omesso versamento per importi superiori a ¤ 150,00.L’altro intervento significativo in fase di verifica dei requisiti attiene alla disciplina del soccorso istruttorio (art. 83 c. IX). Il correttivo cancella la previsione del soccorso istruttorio one-roso. Tale innovazione, al di là delle ricadute sulle casse delle stazioni appaltanti (già fortemente ridimensionate dal con-tenimento della sanzione operato dal Codice rispetto alla di-sciplina previgente), consente di superare le difficoltà insorte per distinguere tra soccorso istruttorio oneroso e non oneroso, che il nuovo Codice aveva alimentato, laddove faceva riferi-mento agli elementi formali della domanda di partecipazione sia per il caso di irregolarità essenziali che per le irregolarità che potevano essere sanate senza pagamento della sanzione.Un’altra novità di rilievo attiene alla disciplina degli affida-menti diretti. Viene meno dalla previsione del Codice (art. 36 c. II lett. a) l’obbligo di adeguata motivazione dell’affida-

Un primo ordine di modifiche attiene la disciplina dei motivi di esclusione dalle procedure di gara, contenuta nell’art. 80 del codice. L’altro intervento attiene alla disciplina del soccorso istruttorio (art. 83 c. IX). Un’altra novità di rilievo attiene alla disciplina degli affidamenti diretti

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mento e viene specificato che non è necessaria (“anche senza”) una compa-razione di due o più preventivi. Si trat-ta di una modifica legislativa che non può che leggersi come un riferimento, quasi espresso, all’indicazione delle li-nee guida Anac relative alle procedure sotto soglia comunitaria (linee guida n. 4/2016) secondo cui l’onere motivazio-nale proprio dell’affidamento diretto, ai fini del rispetto dei principi di econo-micità e tutela della concorrenza, può essere soddisfatto, secondo l’Autorità, “mediante la valutazione comparativa dei preventivi di spesa forniti da due o più operatori economici”. In sostanza la novella legislativa va in diretta contro-tendenza. Ed è indubbiamente singo-lare che la modifica del Codice tenga conto di un atto di natura secondaria, quali le linee guida per determinarne (viene da pensare) il superamento. In definitiva, con la riformulazione dell’art. 35 c. II lett. a) potrebbe dirsi venire meno l’obbligo di consultare necessa-riamente più di un operatore (ne rimane naturalmente la facoltà, oltre che l’op-portunità in funzione della tipologia di affidamento). Ciò che naturalmente non viene eliso è l’obbligo di motivare sulla congruità dell’operatore prescelto, nel provvedimento unico di affidamento. In altri termini, pare riemergere l’affi-damento diretto nel senso letterale del termine (senza comparazione), che la lettura operata dalle linee guida in or-dine al rispetto dei principi comunitari, comunque dovuto in questa tipologia di affidamenti, sembrava aver precluso.Una modifica particolarmente attesa ri-guardava la possibilità di estendere, ne-gli appalti di lavori, il criterio di aggiu-dicazione del maggior ribasso oltre il tetto del milione di euro entro cui l’ave-va confinato il Codice (art. 36 c II lett. d). Ciò, sul presupposto che tale modalità di gara, unita all’esclusione automatica delle offerte anormalmente basse (art. 97 c. VIII), risulta maggiormente sempli-ficata e favorisce quindi il ricorso alle

procedure d’appalto. Il correttivo estende a 2 milioni l’importo dei lavori per i quali, quando l’affidamento avviene con pro-cedure ordinarie e sulla base del progetto esecutivo, può farsi ricorso al criterio di aggiudicazione del minor prezzo (in luo-go del più articolato criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa). Sennonchè, anche in questo caso il correttivo non si presta a una piana lettura: la previsione di mantenere ferme le previsioni in tema di procedure sotto soglia (art. 36 c. II lett. b, cui rinvia l’art. 95 c.. IV lett. a) potrebbe essere letta come impossibilità di utilizzare il criterio del minor prezzo nel caso di procedure negoziate per importo inferiore a 1 milione di euro. In realtà, trattandosi di due aspetti differenti (l’uno relativo al criterio di aggiudicazione, l’altro alla tipologia di procedura -ordinaria o negoziata- prescelta) si confida in una lettura coordinata che consenta alle stazioni appaltanti di dare corso a procedure di minore importo in forma negoziata e con criterio del prezzo più basso (in forza dell’art. 95 c. IV lett a e della disciplina per importi inferiori a 1 milione di euro di cui all’art. 36 c. II).Va segnalato altresì che, rispetto alle bozze del correttivo circolate negli ultimi tempi, non è stato soppresso l’onere di indicare la terna di subappaltatori (che le versioni precedenti della modifica del Codice vedevano rifluire nella scelta della stazione appaltante in sede di Bando di gara). Per contro, il Cor-rettivo introduce un’estensione di tale onere anche al di sotto della soglia comunitaria nel caso di attività esposte al rischio di infiltrazione mafiosa individuate dalla legge 190/2012. La permanenza dell’onere della terna -e soprattutto del tradizio-nale limite del 30% del subappalto- pone il Codice a rischio di apertura di una procedura di infrazione. Tra novità, ritorni al passato e problematiche interpretative, il Correttivo è quindi sottoposto alla fase di prima applicazione cui sono chiamate dal 20 maggio le stazioni appaltanti, per i bandi pubblicati successivamente a tale data.

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SENTENZA N. 108/17 CONSIGLIO DI STATO

GLI ORGANISMI DI DIRITTO PUBBLICO

Il Consiglio di Stato (Sezione V), quale Giudice di appello, con la sentenza n. 108/17 ha fissato i “paletti” necessari per individua-re la qualificazione di “organismo di diritto pubblico”.1Il caso sottoposto ad esame ha riguardato ACI Global S.p.A. in-teramente partecipata dall’ACI.L’attenzione del Consiglio di Stato si è incentrata particolar-mente sul c.d. “requisito teleologico”, giungendo alla conclu-sione che l’indicato requisito sussiste, sulla base della soprav-venuta evoluzione giurisprudenziale. In particolare, il Supremo Consesso della Giustizia Amministrativa ha rilevato che la giu-risprudenza della Corte di Giustizia ha chiarito che, “se in linea generale i bisogni non aventi carattere industriale o commerciale si caratterizzano di norma per il fatto di non trovare una adegua-ta “risposta” nell’offerta degli operatori sul mercato, è nondimeno possibile che in alcuni casi detti bisogni possano presentare una qualche rilevanza economica, sì da indurre anche operatori eco-nomici privati a collocarsi nel settore (e senza che ciò incida sulla possibilità di qualificare l’organismo della cui natura si controverte come o.d.p.)”. Da ciò discende:a. la compatibilità tra lo svolgimento di attività di impresa e

l’operatività in settori caratterizzati da un’economia di mer-cato e la qualificabilità dell’ente come organismo di diritto pubblico;

b. l’impossibilità a condividere l’assunto “secondo cui per poter riconoscere a un Organismo la qualificazione di o.d.p. sarebbe sempre e comunque necessario verificare (in negativo) che lo stesso operi in settori non concorrenziali, ovvero (in positivo) che lo stesso operi in regime di sostanziale privativa”.

Le conclusioni alle quali è pervenuto il Consiglio di Stato, in sintesi, sono le seguenti:a. la circostanza per cui un determinato settore sia aperto alla

concorrenza non depone ex se nel senso della non qualifi-cabilità del soggetto che rende il servizio come o.d.p.;

b. al contrario, prevalenti indici fattuali e sistematici depon-gono nell’opposto senso e cioè di qualificare quel deter-minato soggetto come o.d.p. (con quanto ne consegue in punto di giurisdizione del G.A.).

L’argomento (peraltro assai dibattuto e controverso) ha partico-lare rilievo in tema di “perimetrazione” dell’ambito soggettivo di applicabilità o meno dell’evidenza pubblica e della specifica norma di cui al D. Lg.vo n. 50/16 e da quelle ulteriori che si cor-relano con l’indicato provvedimento.

Ciò fa riemergere la (pur datata) diatriba relativa alla “rivisitazione” della nozione non restrittiva (o allargata) di Pubblica Amministrazione.Come opportunamente osservato da Da-vide Ponte (in Guida al Diritto de Il Sole 24-Ore n. 8/17) “… la giurisprudenza si tro-va ad affrontare da diversi lustri gli effetti della ormai acquisita nozione allargata di pubblica amministrazione, comprendente anche soggetti formalmente privati che si trovano in un particolare rapporto con le amministrazioni, o alle quali eccezional-mente sia attribuito lo svolgimento di pub-bliche funzioni o di attività amministrativa.Il fenomeno costituisce spesso l’effetto della normativa europea, e di conseguen-za di quella nazionale, la quale finisce con l’adottare una nozione di ente pubblico funzionale a casi specifici. Se in termini restrittivi si fa spesso l’esempio delle pe-culiari regole per certi settori dell’impiego pubblico, in termini opposti emblematico è proprio il settore degli appalti pubblici”.Il dibattito riguardante l’identificazione dei c.d. “organismi di diritto pubblico” e la necessità di operare un attento esame delle singole posizioni concrete senza dubbio proseguirà, proprio perché dalla citata qualificazione o meno discendono conseguenze di primaria importanza sia in tema di “assoggettamento” alle rego-le dell’evidenza pubblica che di radica-mento della giurisdizione del Giudice amministrativo. Ciò alla luce dei “preva-lenti elementi sistematici e fattuali” cui fa riferimento il Consiglio di Stato nella sentenza n. 108/17.

a cura dell’Avv. Angelo Quieti

1 ai sensi del previgente codice dei contrat-ti pubblici (ora art. 3 comma 1, lettera d) del D. Lg.vo n. 50/16).

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Lodi ha ‘un nuovo’ depuratore. Un im-pianto moderno e capace di trattare i reflui fino a 60 mila abitanti equivalen-ti. Investiti 8,3 milioni di euro per città e frazioni, anticipando i fabbisogni di una popolazione in crescita e aumen-tando il livello di tutela dell’ecosistema acquatico, a cominciare dal fiume Adda. “Oggi possiamo affermare di aver alza-to la soglia di salvaguardia ambientale – sono le parole pronunciate da Anto-nio Redondi, Presidente di SAL srl nelle scorse settimane nella giornata di inau-gurazione - Un segno tangibile e con-creto dell’attenzione all’ambiente che SAL mette in campo da sempre senza soluzione di continuità. In pratica, con il potenziamento del depuratore e la dismissione delle ultime fosse settiche delle frazioni, abbiamo chiuso il cerchio e oggi possiamo affermare che l’agglo-merato di Lodi è collettato e depurato al 100%.” Realizzato negli anni ’80 in zona Costi-no, il depuratore di Lodi si adegua alle previsioni di crescita della città e ne an-ticipa lo sviluppo, passando da una po-tenzialità di 45.000 abitanti equivalenti a 60.000 abitanti equivalenti. L’inter-vento di potenziamento ed ammoder-namento appena concluso aumenta del 33% la capacità del depuratore con una portata media di 300 l/abitante-giorno. Il nuovo dimensionamento dell’impian-to - che riguarderà tutte le principali fasi del processo (ossidazione, sedimen-tazione e disidratazione fanghi) tranne quella della disinfezione, già potenziata in tempi recenti da SAL - garantisce an-che una buona capacità di adattamento alle fluttuazioni di portata e di carico. L’intervento è costato 4,3 milioni di euro e l’impianto è ora strutturato su tre linee di trattamento ed è in grado di mi-gliorare l’efficienza di tutto il processo depurativo grazie alla costruzione di un terzo comparto biologico e di un nuovo sedimentatore. I lavori di ampliamento e potenziamen-

LODI HA UN NUOVO DEPURATORE:LA CITTÀ ANTICIPA I FABBISOGNI DI UNA POPOLAZIONE IN CRESCITA

to dell’impianto sono stati realizzati nell’arco di 20 mesi. Mas-sima attenzione nella realizzazione delle opere civili è stata riservata agli aspetti paesaggistici e del contesto agricolo alle porte di Lodi in cui è inserito l’impianto e alla minimizzazione degli impatti ambientali quali rumori, odori, consumo ener-getico, sia durante lo svolgimento dei lavori che nell’ordina-ria operatività dell’impianto. Alcuni accorgimenti sono stati adottati in corso d’opera, come la scelta di evitare sia il fermo dell’impianto sia la riduzione della potenzialità al 50 %, e la realizzazione di un percorso alternativo collegato all’uscita della tangenziale che ha comportato anche la costruzione di un ponte sulla roggia Molina in grado di supportare il pas-saggio dei mezzi pesanti: una scelta, quest’ultima finalizzata a ridurre al minimo i disagi sulla viabilità di Lodi e in particolare del quartiere San Bernardo, che ha comportato un allunga-mento dei tempi previsti in sede di progetto esecutivo. Solo pochi mesi fa SAL ha portato a termine un’altra opera molto importante nel segmento della depurazione, ovvero l’estensione della rete fognaria a tutte le frazioni del capo-luogo (Riolo, Olmo, Fontana, zone C.na Polledra, SP 23 e al-tri agglomerati periferici) e proprio in questi mesi si stanno completando gli allacci per circa 3.000 abitanti. 13 chilometri di tubazioni interrate realizzate in gres ceramico molto resi-stente con 3 stazioni di sollevamento per superare l’assenza di pendenze naturali di un territorio prevalentemente pia-neggiante. Complessivamente un investimento di 4 milioni di euro che permettono di collettare tutte le frazioni e di man-dare in pensione i piccoli impianti come le vasche imhof e le fosse biologiche.

Antonio Redondi, Presidente di Sal, alla cerimonia per il nuovo depuratore.

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