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Newsletter n. 7 - Luglio 2017 · che con i miei numerosi difetti … io. Perché, è vero, non sono...

Date post: 16-Feb-2019
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Lasciami andare Lasciami andare, allenta la tua presa, non voglio più sentire la tua forza che mi tiene stretta a te! Lo so, è la stessa forza che mi davi un tempo e che mi faceva star bene. La forza che per tanto tem- po ho cercato o e che solo in te sono riuscita a trovare. Una forza particolare, che hai saputo do- narmi quando non la trovavo in nient’altro. Però il tuo non è stato un dono d’amore, no, non lo è mai stato. Il tuo è stato un darmi qualcosa per avere in cambio qualcos’altro, qualcosa che non avevi il diritto di avere, che non avrei mai volu- to vedersi allontanare da me … la mia vita. Mi hai mentito, guardandomi ne- gli occhi, quando mi hai fatto cre- dere che in te avrei trovato l’aiuto necessario per affrontare le mie difficoltà. Mi hai fatto credere che, si, lo avresti fatto, mi avresti aiu- tata a superare le mie insicurezze, come mi avresti sostenuta facen- domi avere tutto sotto controllo. Peccato che quel controllo era solo apparente e che dietro di lui c’era il caos più totale. Un caos disarmante, fatto di sensi di colpa e solitudine, un caos che ha travolto ogni aspetto delle mie giornate. Adesso lo vedo, come stanno le cose. Vedo te e me, due entità separate. Vedo le possibilità che ho, di esse- re di nuovo me stessa. Si, proprio così, me stessa, come non lo sono mai stata. Io, così come sono, an- che con i miei numerosi difetti … io. Perché, è vero, non sono perfetta, ma non lo voglio nemmeno esse- re, voglio semplicemente essere me stessa, così, semplicemente libera di essere come sono. Per questo ora ti dico di lasciarmi andare, anche se so che non sarai tu ad andartene ma che sono io che devo fare il primo passo, lot- tando per allontanarmi da te. So anche che giocherai sulle mie paure, usandole per trattenermi. C’è però una cosa che non consi- deri, una cosa che mi potrà aiuta- re … so cosa vuol dire vivere con te, so cosa vuol dire (non)vivere con te al mio fianco … e questo, credimi, è un enorme punto a mio vantaggio ... Newsletter n. 7 - Luglio 2017
Transcript

Lasciami andare

Lasciami andare, allenta la tua presa, non voglio più sentire la tua forza che mi tiene stretta a te!

Lo so, è la stessa forza che mi davi un tempo e che mi faceva star bene. La forza che per tanto tem-po ho cercato o e che solo in te sono riuscita a trovare. Una forza particolare, che hai saputo do-narmi quando non la trovavo in nient’altro.

Però il tuo non è stato un dono d’amore, no, non lo è mai stato.Il tuo è stato un darmi qualcosa per avere in cambio qualcos’altro,

qualcosa che non avevi il diritto di avere, che non avrei mai volu-to vedersi allontanare da me … la mia vita.

Mi hai mentito, guardandomi ne-gli occhi, quando mi hai fatto cre-dere che in te avrei trovato l’aiuto necessario per affrontare le mie difficoltà. Mi hai fatto credere che, si, lo avresti fatto, mi avresti aiu-tata a superare le mie insicurezze, come mi avresti sostenuta facen-domi avere tutto sotto controllo.

Peccato che quel controllo era solo apparente e che dietro di lui c’era il caos più totale.Un caos disarmante, fatto di sensi di colpa e solitudine, un caos che ha travolto ogni aspetto delle mie giornate.

Adesso lo vedo, come stanno le cose.Vedo te e me, due entità separate.

Vedo le possibilità che ho, di esse-re di nuovo me stessa. Si, proprio così, me stessa, come non lo sono mai stata. Io, così come sono, an-che con i miei numerosi difetti … io.Perché, è vero, non sono perfetta, ma non lo voglio nemmeno esse-re, voglio semplicemente essere me stessa, così, semplicemente libera di essere come sono.

Per questo ora ti dico di lasciarmi andare, anche se so che non sarai tu ad andartene ma che sono io che devo fare il primo passo, lot-tando per allontanarmi da te.So anche che giocherai sulle mie paure, usandole per trattenermi.C’è però una cosa che non consi-deri, una cosa che mi potrà aiuta-re … so cosa vuol dire vivere con te, so cosa vuol dire (non)vivere con te al mio fianco … e questo, credimi, è un enorme punto a mio vantaggio ...

Newsletter n. 7 - Luglio 2017

Difetti

Probabilmente ogni persona ha qualche aspetto di sé che non ap-prezza e che vorrebbe cambiare, qualche parte del proprio corpo che vorrebbe diversa, qualche lato della propria persona che non ama particolarmente.Se però per molti, parallelamente a questa visione negativa di sé, vi è anche la considerazione di avere delle caratteristiche positi-ve, dei pregi e delle virtù, per altri purtroppo non è così. Parlo di chi, nel guardarsi (… dentro e fuori ...), vede solo ed esclusivamente qualche cosa che non va e nei cui pensieri prendono il sopravvento proprio loro, i difetti.

Difetti, difetti, difetti … quanti riusciamo a vederne in noi! Nem-meno mettendoci tutto l’impe-gno possibile penso riusciremmo a vederne altrettanti nelle altre persone.Spesso non si tratta di difetti enor-mi ma di semplici caratteristiche, fisiche od emotive, di noi stessi. Parlo ad esempio della nostra al-tezza, del colore dei nostri occhi,

dei nostri capelli, del nostro fisico, che a volte non ci piace e finisce per diventare “ingombrante”, fa-stidioso ai nostri occhi. E parlo an-che del nostro carattere, di alcuni aspetti del nostro modo di fare che possono anche non piacerci e apparirci come lati negativi della nostra persona.

Quando questo accade, ossia quando quello che vediamo e percepiamo di noi sono solo le cose negative (… che magari ne-gative non sono …), allora tutto diventa difficile, anche solo il guardarsi allo specchio. E tutto quello che possiamo fare o pen-sare non è mai abbastanza “bello” da farci cambiare la considerazio-ne negativa che abbiamo di noi stessi. E mentre vedendo altre persone magari possiamo anche riuscire a vedere, vicino ai loro di-fetti, anche le loro virtù, con noi non succede.

Non succede perché poco alla volta quello che prende il soprav-vento su tutto è proprio l’idea di essere diversi, di essere sbagliati, quasi inferiori alle altre persone, anche se in realtà non è così. E non è così perché ognuno di noi ha dei lati positivi, delle qualità, delle doti e siamo noi i primi a do-verle vedere.Ma come possiamo farlo? Come possiamo riuscire a vedere i lati

positivi della nostra persona se quello che tendiamo a vedere sono spesso le nostre imprefezio-ni?

La risposta non è semplice, tutt’al-tro, ma, forse, per farlo possiamo iniziare provando a fare pace con noi stessi, concedendoci di sba-gliare e accettare il fatto che “non siamo sbagliati” solo perché qual-che parte della nostra persona non è perfetta anche perché … la perfezione non esiste. La perfe-zione è solo un’idea, un qualcosa di astratto che non ha nulla a che vedere con la realtà.Essere perfetti significa forse ave-re gli occhi tutti dello stesso colo-re? O avere tutti la stessa altezza, lo stesso taglio di capelli o lo stes-so peso? O forse essere perfetti si-gnifica avere un comportamento ineccepibile?

Proviamo a guardare i bambini, che giocano in un prato, diver-tendosi come non mai, con i ve-stiti tutti sporchi per l’erba su cui si sono rotolati, con le mani nere per la terra con cui hanno costrui-to castelli, con gli occhi che brilla-no di quella felicità che da adulti tanto si vorrebbe. Forse loro ci possono aiutare, forse loro pos-sono essere un esempio, sicura-mente non sono alla ricerca della perfezione … ma sono davvero perfetti così ...

Affidarsi

Non ce la faccio più!

E’ troppo doloroso vederla stare così male, vedere come si con-suma, giorno dopo giorno, senza nemmeno accorgersene.Ecco, anche il fatto che non ne è consapevole mi distrugge, come se non fosse più lei, come se qual-cosa si fosse impossessato della mia bambina.

Già, la mia bambina, bei ricor-di, quando era piccola e potevo proteggerla da tutto e da tutti. Le preoccupazioni, anche le più grandi, non erano niente se pa-ragonate a tutto questo, all’impo-tenza in cui mi trovo adesso, al di-sorientamento da cui non riesco ad uscire.Quante notti passate in bianco perché non dormiva, notti che

sostituirei volentieri a quelle che vivo adesso, in cui non riesco a chiudere occhio per la paura di quello che potrebbe succedere e perché le preoccupazioni sono troppe.

E quando piangeva, perché era caduta o perché non si sentiva bene? Allora era tutta un’altra cosa, bastava prenderla tra le braccia mie o del papà, ed era di nuovo tranquilla, forse si sentiva sicura, protetta ...Come vorrei poterla proteggere ancora, poterla difendere da que-sta maledetta malattia che la sta allontanando da tutto e da tutti!Come vorrei poterla di nuovo ri-abbracciare per farla sentire sicu-ra e, almeno, tranquillizzare un po’.Invece non posso fare nulla di tut-to questo!

Posso solo aspettare, aspettare che faccia il suo percorso, che ca-pisca che quella che lei chiama amica in realtà è tutt’altro, una malattia e che, come tutte le ma-lattie, vanno curate.

Com’è difficile però, e com’è dolo-roso, aspettare, stare qui, ferma, senza poter far nulla se non avere fiducia in chi la sta seguendo.Si, è difficile, però so che che que-sto è quello che devo fare, devo fidarmi, di chi la ha in cura e devo affidarmi a chi può aiutare anche me perché, si, anch’io ho bisogno di aiuto, anch’io ho bisogno di qualcuno con cui parlare, di qual-cuno che mi capisca e che, forse, possa allegerire un po’ il peso che sto portando.Non è facile, aprirsi, parlare di quello che la mia famiglia sta vivendo, di quello che io sto vi-vnedo, no, non è facile, ma non farlo è peggio, è come chiudere la porta verso la possibilità di sen-tirmi un po’ meno male e, adesso come adesso, non me lo posso permettere perché devo essere forte anche per lei, per sostenerla, per starle vicina, per aiutarla … è quello che posso fare ...

Comprendere

Mettersi nei panni degli altri, una cosa che può aiutare molto a ca-pire cosa si prova in una certa situazione e di conseguenza ad avvicinare le parti. Ci sono delle volte però in cui anche questo è difficile, soprattutto quando quello che si dovrebbe compren-dere è un mondo lontano dal pro-prio, dove vigono regole diverse e dove chi decide cosa fare e come farlo non sempre è la volontà di una persona.

Ci sono cose che difficilmente possono essere comprese, come difficilmente possono essere im-maginate. Tra queste ci sono an-che i disturbi del comportamento alimentare, che spesso non ven-gono considerati per quello che sono realmente, soprattutto per quanto riguarda i sentimenti che fanno provare e le conseguenze

che hanno sul comportamento di chi ne soffre.Sono infatti sentimenti partico-larmente forti, come forti sono le reazioni che provocano. Parlo ad esempio di quella necessità di do-ver calare sempre più fino quasi a scomparire, dell’esigenza di muo-versi in continuazione, del dover-si quasi consumare, a qualsiasi prezzo. Parlo anche di quell’im-pulso irrefrenabile legato ad una crisi bulimica e di quel peso sotto cui si rischia di sparire per colpa degli opprimenti sentimenti di vergogna e di dolore.

Sono emozioni grandi, come grandi sono le conseguenze che hanno, quali la chiusura in sé stes-si, l’allontanamento dal resto del mondo, la perdita di fiducia verso la propria persona e l’abbassa-mento dell’autostima. Tutte cose che, mi rendo conto, sono difficil-mente comprensibili dal di fuori, anche perché è naturale pensare che quello che una persona fa o non fa sia la conseguenza di una propria scelta.

Purtroppo con i disturbi alimen-tari non è così perché c’è una

forza superiore, quella della ma-lattia, che detta regole diverse prendendo il controllo della vita altrui. E sono regole ferree, che devono essere rispettate ad ogni costo, sono regole che mettono in secondo piano tutto il resto, rendendo difficile poter cambiare le cose, perché anche solo il pen-siero di un cambiamento è già un venir meno ai propri doveri, do-veri che diventano, poco alla vol-ta, l’unica cosa importante.

Credo che proprio per questa grande lontananza tra il mon-do reale e quello dove ti porta a vivere la malattia o, meglio, per cercare di ridurre la lontananza tra le parti, sia essenziale con-tinuare a parlare di quello che sono i disturbi del comportamen-to alimentare, di quello che fanno provare, di quello che danno (un grande dolore) e di quello a cui fanno rinunciare.Parlare per far capire, parlare per condividre, parlare per aiutare … parlare ...

Se vuoi condividere la tua espe-rienza, esprimere il tuo pensiero o se hai il desiderio o il bisogno di parlare o confrontarti con qualcuno oppurese sei un esperto del settore e vuoi contribuire con un tuo interventopuoi scrivermi all’indirizzo: [email protected]

www.goccecolorate.wordpress.com

Cose che vorrei

Vorrei poter alleviare le sofferenze di chi sta lottando contro quelle malattie che scavano nella parte più profonda di noi lasciando un vuoto difficilmente descrivibile, un vuoto che poche cose riesco-no a riempire.

Vorrei poterle prendere per mano e accompagnare in quel percorso che, con tutte le sue fatiche, può portare a stare meglio, un meglio che, lo so, fa paura, destabilizza, un meglio che a volte non si è si-curi di volere ma che può portare a rinascere.Vorrei cancellare il doloroso pas-sato di chi non riesce a guardare avanti, verso un futuro diverso, da costruire a partire dal presente.

Vorrei donari notti serene, in cui i sogni possano portare qualco-sa di bello, qualcosa da ricordare il giorno successivo, notti in cui potersi davvero riposare, in cui poter davvero dar tregua a quel corpo troppo affaticato e stremato dalle fatiche della malattia.

Vorrei regalare sorrisi, tutti quei sorrisi che troppe volte sono sta-ti nascosti dalla tristezza di volti segnati dalle fatiche e dalla soffe-renza.

Quante cose vorrei, forse sono tante, troppe.Sono però le cose che vorrei dav-vero.Vorrei che le persone che stanno soffrendo per colpa di un distur-bo del comportamento alimenta-re potessero avere serenità, soste-gno, aiuto, conforto, addirittura felicità, si quella cosa che appare così lontana ma che è possibile raggiungere.Certo, è faticoso ... certo, è difficile ... certo, ci vuole impegno e de-terminazione … ma si può fare, la felicità, la serenità, si possono avere, sono qualcosa che ognu-no di noi può riprendersi, oggi, domani, sempre. Sono cose per le


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