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Nissa

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Cistianesimo
342
B IBLIOTECA G RANDI A UTORI 7 GREGORIO DI NISSA, OMELIE SUL CANTICO DEI CANTICI
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  • B I B L I O T E C A G R A N D I A U T O R I

    7

    GREGORIO DI NISSA, OMELIE SUL CANTICO DEI CANTICI

  • Volumi pubblicati:

    1. SantAgostino, Le Confessioni Introd., trad., note e indici acura di Carlo Carena, 1995.

    2. S. Bonaventura, Itinerario della mente in Dio Riconduzionedelle arti alla teologia Trad. di S. Martignoni e O. Todisco;introd. di Letterio Mauro, 1995.

    3. Gregorio Magno, Vita di San Benedetto e la Regola Trad.dei PP. Benedettini, Subiaco; introd. di Attilio Stendardi,1995.

    4. Giovanni Climaco, La scala del Paradiso A cura diCalogero Riggi, 1995.

    5. Bernardo di Chiaravalle, I gradi dellumilt e della superbia Lamore di Dio Intr., trad. e note di Gaspare Mura, 1995.

    6. Tommaso da Celano, Vita di Chiara dAssisi A cura diGiovanni Casoli, 1995.

  • Gregorio di Nissa

    OMELIESUL CANTICODEI CANTICI

    Introduzione, traduzione e notea cura di Claudio Moreschini

  • Il presente volume riproduce il testo della collana Testipatristici di Citt Nuova Editrice.

    I edizione BIBLIOTECA GRANDI AUTORI, 1996

    In copertina: Anonimo, Icona raffigurante san Gregorio di Nissa(XX secolo); grafica di Gyrgy Szokoly

    1988, Citt Nuova Editricevia degli Scipioni 265 - 00192 Roma

    Con approvazione ecclesiastica

    ISBN 88-311-9507-7

    Finito di stampare nel mese di marzo 1996dalla tipografia Citt Nuova della p.a.m.o.m. - Roma

  • INTRODUZIONE

    1. Le Omelie sul Cantico dei Cantici occupano, nellaproduzione letteraria e teologica di Gregorio Nisseno, unposto molto pi importante di quanto non ne possa suggerireil titolo. Esse si distaccano nettamente, infatti, dal livellonormale della vastissima produzione omiletica cristiana perassurgere ad un ruolo e a una funzione che non sonosolamente quelli della esegesi di un determinato testobiblico, destinata ad un gruppo limitato di ascoltatori eaffidata alla loro comprensione. In esse si trova, si pu dire,tutto il nucleo della speculazione teologica e mistica diGregorio, il quale ha affidato alla predicazione, con questotesto, le dottrine che trovano posto e diffusione in operevorremmo dire pi tecniche.

    Opera della vecchiaia dello scrittore, e, insieme,conclusiva della sua attivit esegetica, le Omeliecontengono tutti i motivi fondamentali della suaspeculazione, i quali si dispiegano, appunto, nella formadella omelia, cio nel contatto diretto tra maestro cristiano ediscepoli naturalmente, non di una scuola, ma di unacomunit di fedeli, in occasione non di una celebrazionemondana, ma di una assemblea in chiesa. Dimostrazione,questa, che il Nisseno che pure il pi profondo scrittorecristiano, il pi dotato sul piano speculativo non unastratto teorico, un filosofo alla maniera delle scuole pagane,ma trova nel rapporto con i fedeli da istruire il sentimento piprofondo e limpegno pi urgente.

    Certo, anche il filosofo greco ha una scuola, i suoidiscepoli, ai quali, prima ancora che ai libri, affida il suo

  • insegnamento; ma la conversazione del filosofo esigesempre un intellettualismo, un ambiente esoterico che,nonostante la cordialit dei rapporti tra maestro e discepoli(una cordialit che, ad esempio, bene attestata per Plotinoe i suoi amici), rimane sempre caratterizzata dallastrattezza.Il Nisseno, invece, non esita ad affidare allomelia, cio a ungenere letterario, tutto sommato, minore rispetto ai trattati oalle opere di polemica, che egli aveva composto negli anniprecedenti, il meglio della sua speculazione spirituale. Unsaggio di quarantanni fa, ma ancora sempre valido, quellodi J. Danilou 1, attinge con abbondanza alle Omelie sulCantico dei Cantici, per ricostruire le linee della teologiamistica del Nisseno.

    Il testo che abbiamo davanti, quindi, pu essereconsiderato come il culmine a cui giunta la produzioneomiletica del nostro scrittore, il quale aveva compiuto inunopera di pochi anni anteriore 2, nelle OmeliesullEcclesiaste, un degno preannuncio di quella chesarebbe stata lultima e pi matura produzione omiletica. Edel resto, molti dei temi delle Omelie sullEcclesiastepreannunciano quelli delle Omelie sul Cantico 3, e non uncaso che il Nisseno, come altri prima di lui (ad esempio,Origene), considerasse entrambi i testi biblici come operadella infinita sapienza di Salomone. LEcclesiaste, osservaGregorio nella prima Omelia, sulla falsariga di Origene (cf. p.

    6 Introduzione

    1 Cf. J. Danilou, Platonisme et Thologie Mystique, Paris 1954 2.2 Le Omelie sullEcclesiaste furono composte prima del

    mutamento della situazione politica e religiosa di Costantinopoli,dovuta allintervento dellimperatore Teodosio in favore dei Niceni, eprima del secondo Concilio ecumenico: cio, sono di poco anteriori al381. Sulla datazione delle opere di Gregorio di Nissa, seguiamo lacronologia fissata da G. May, Die Chronologie des Lebens und derWerke des Gregor von Nyssa, in AA.VV., Ecriture et CulturePhilosophique dans la pense de Grgoire de Nysse, Leiden 1971, pp.51-67.

    3 Ad esempio, la dottrina della reale insussistenza della naturasensibile.

  • 38), costituisce il secondo gradino di una scala che iniziacon i Proverbi e che culmina nel Cantico dei Cantici: unascala che rivela la sapienza ad un livello sempre pi alto:dapprima una sapienza umana, poi, luomo, conlEcclesiaste, si abitua a considerare vanit tutto quello che sulla terra, e infine giunge a concepire quella che lunione mistica con Dio, e in tale esperienza si inoltra fino aperdersi.

    Per quanto riguarda, dunque, le Omelie sul Cantico, sisuole dire che il commento di Origene 4, divenutoimmediatamente famoso, sarebbe stato normativo per tutti icommentatori successivi. Ed vero: senza Origene nonsarebbe concepibile un Ambrogio; addirittura, non sarebbeconcepibile il Nisseno, in quanto linterpretazionefondamentale del Cantico, come manifestazione dellamoredellanima per Cristo, o della sposa senza macchia, laChiesa, per lo sposo celeste alla base dellinterpretazionedi Gregorio. Infatti tale significato simbolico , per lui, cosessenziale che addirittura ovvio: egli non sente nemmenoil bisogno di riproporlo, n, tanto meno, di giustificarlo,perch lo considera ben noto ai suoi ascoltatori ed ai suoilettori.

    Ma su questa interpretazione fondamentale, impostatada Origene, il Nisseno inserisce la fitta trama dei motivispirituali che caratterizzano in modo particolare la sua opera,e che appaiono, appunto, in queste Omelie. Tutte le quindiciOmelie, infatti, sono guidate dal medesimo motivo ispiratore,che non , questo, origeniano, ma tipico del Nisseno soloche egli ha saputo cogliere nel testo del Cantico enellinterpretazione origeniana di esso il pi efficacesostegno alla propria interpretazione misticheggiante.Vediamo come.

    Il Cantico, si detto, indica simbolicamente lunionespirituale dellanima (o della Chiesa) con Cristo. Talesentimento damore attribuito indifferentemente alluna oallaltra, senza distinzioni di sorta, per cui si pu osservareche certi versetti, secondo il Nisseno, esprimono lamore

    Introduzione 7

  • dellanima immediatamente di seguito ad altri chemanifestano, invece, lamore della Chiesa, e viceversa. Nonvi un criterio preciso per attribuire una certa caratteristica,lelogio di un particolare fisico della bellezza corporea dellasposa, allanima o alla Chiesa: lunico criterio, in questoambito, quello della maggiore o minore funzionalit di unmotivo rispetto allaltro, ai fini della interpretazione.

    Ma entrambe le interpretazioni si inseriscono in uno deimotivi fondamentali delle opere tarde del Nisseno (facciamoriferimento soprattutto alla Vita di Mos), cio in quellodellepktasis. Questo termine ricavato da Fil. 3, 13(Fratelli, io non ritengo ancora di esservi giunto; questosoltanto so: dimenticando le cose lasciate indietro eprotendendomi a quelle innanzi, corro verso la meta perarrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lass inCristo Ges). Orbene, questo dimenticare le cose passateper protendersi a quelle che sono avanti espresso,appunto, con termine greco, dal verbo epekteinein da cui ilconcetto di epktasis, sul quale hanno insistito alcunistudiosi (in primo luogo, il Danilou), per mostrare come ilNisseno abbia applicato questa idea di protendersi inavanti e di proseguire, dimentico dei risultati raggiunti,allambito dellesperienza spirituale e mistica. Lesperienzamistica implica il raggiungimento del contatto con Dio; malinfinit delloggetto desiderato fa s che lanima amante nongiunga mai a conoscere appieno Dio, perch le capacitdellanima stessa sono limitate. Ci nonostante, la singolaesperienza, che di volta in volta si ripete, , per lanima,totale, senza limiti, appunto perch Dio infinitamentesuperiore alla creatura, e quindi lanima non pu, almenoper il momento, non essere appagata. Ma, a differenza delleesperienze umane e terrene, che sono intrinsecamentelimitate, il contatto con Dio produce nellanima uno stimoloinesauribile a proseguire, a protendersi in avanti,insoddisfatta di quanto ha raggiunto fino a quel momento:lepktasis appunto. Un tale stimolo intrinseco sia allainfinitezza di Dio sia alla limitatezza della natura umana e

    8 Introduzione

  • costituisce lessenza pi riposta di essa: fatta a immagine esomiglianza del Dio infinito, con questa incessante tensionelanima riproduce, nellambito della sua natura finita, quellaimmensit dellarchetipo secondo il quale era stata creata. IlNisseno trasferisce, cos, genialmente, in un ambito misticoquella che era la dottrina neoplatonica dellimmensit eineffabilit di Dio, e rivolge linteresse precipuo del cristiano,come nessuno aveva fatto prima di lui e, dopo di lui, soloAgostino far con pari intensit, allesperienza del propriointimo.

    Orbene, tutto il complesso delle Omelie sul Cantico deiCantici costruito sullo schema dellepktasis: essevogliono rappresentare una serie di esperienze successivedellanima la quale, dopo avere avuto un contatto, sia pureparziale, con lo sposo divino, approfondisce sempre di pi ilsuo rapporto spirituale con lui. Le lodi dellanima,pronunciate dallo sposo, significano le particolarit diciascuna esperienza. Ci si potrebbe domandare che cosa dispecifico, in questa serie di esperienze attuate per mezzo diuna graduale ascesa, sia significato dai diversi gradi dellabellezza della sposa, che il testo sacro descrive. Difficile larisposta: lesperienza mistica, in quanto tale, indescrivibile,e Gregorio non si stanca di sottolineare come essa possaessere in sostanza identificata con lesperienza di Paolo,elevato al terzo cielo, ove vide delle realt che non pot poidescrivere. Allo scrittore basta, dunque, sottolineare cheogni esperienza della sposa si attua su di un piano superiorealla precedente: allinizio di ogni omelia egli si richiamaallesperienza delle omelie precedenti, per sottolineare chelanima ascesa a delle realt sempre pi grandi e pisublimi: difficilmente, per, si riesce a costruire una vera epropria gradazione nellascesa verso lalto, difficilmente un

    Introduzione 9

    4 Cf. Origene, Commento al Cantico dei Cantici, a cura di M.Simonetti, Roma 1976, p. 29.

    5 Cf. M. Alexandre, Protologie et eschatologie chez Grgoire deNysse, in AA.VV., Arch e Telos. Lantropologia di Origene e di

  • versetto indica unesperienza superiore a quellasimboleggiata dal versetto precedente, se non nel senso pigenerale di una maggiore purificazione dellanima e di unpi stretto contatto con lo sposo. Gregorio ancora lontanodalla struttura rigorosa della scala Paradisi, che sar tipicadel Medioevo bizantino.

    Lascesa dellanima a Dio, del resto, non altro,secondo il Nisseno, che un ritorno di essa, purificata dalleproprie colpe, alla condizione originaria: egli riprende inrigorosa forma ciclica 5 quella visione della realt che era gistata di Origene, liberandola di tutte quelle dottrine che nonpotevano essere accettate dallortodossia e che, in effetti,centocinquanta anni dopo, provocarono la condanna diOrigene. Lanima creata da Dio a sua immagine esomiglianza, e quindi la pi perfetta delle creature, siabbandon di sua spontanea volont, per decisione del suolibero arbitrio, al peccato, e da quel momento si rivestdellinclinazione alla passione, simboleggiata dalle tunichedi pelle (cf. Gen. 3, 21) di cui si rivestirono i nostriprogenitori dopo il peccato. Sia il termine di tuniche dipelle sia il termine rivestirsi indicano che linclinazionealla passione non innata nellanima, non stata unprodotto della creazione n della materia, ma il risultatoconseguente al peccato, cio qualcosa di posticcio e disovrapposto a quellessere che era a immagine di Dio.Tutta la vita del cristiano, di conseguenza, deve essere unritorno alla condizione secondo limmagine per mezzodellabbandono della propensione al peccato, abbandonoche si attua con la purificazione e con lascesi (in particolarecon la vita monastica). Lesperienza mistica, che si svolgelungo una continua, inarrestabile ascesa dellanimainappagata verso il contatto con Dio, costituisce ilcoronamento della purificazione e dellascesi: il Nisseno nonsi stanca di sottolineare, infatti, che tutte le esperienzemistiche che egli descrive sono proprie dellanima purificata.Lesperienza mistica, quindi, anticipa gi in terra anche seper un periodo di tempo limitato, come evidente quella

    10 Introduzione

  • condizione di immaterialit che si avr dopo la morte,allorquando saremo come gli angeli (cf. Lc. 20, 36). Larisurrezione finale ricondurr alla condizione originaria, che quella dellesistenza puramente spirituale, anche il nostrocorpo, smaterializzato grazie alla morte, che ha ricondottoalla materia il suo aspetto passionale, e quindi privato diogni pesantezza del peccato. Cos nella nostra totalitsaremo ricondotti alla condizione iniziale, allorquandofummo creati a immagine di Dio: questa linterpretazioneortodossa della apocatastasi origeniana.

    2. Le Omelie sul Cantico dei Cantici sono difondamentale importanza per la conoscenza di un aspetto delpensiero gregoriano che incide nella sostanza propriodellopera di cui stiamo parlando: intendiamo dire, del metodoesegetico professato dal vescovo di Nissa.Indipendentemente da quanto troviamo concretamenteapplicato nel corso della interpretazione del testo sacro, inqueste Omelie il Nisseno pronuncia una vera e propriaprofessione di fede nel metodo scritturistico che si suoldefinire spirituale o allegorico; insomma, in quel metodoche rifiuta come esclusiva linterpretazione letterale del testo.Il Prologo, pertanto, dedicato alla giustificazione teorica delmetodo qui e altrove seguito. Tale Prologo si distingue anchedal resto dellopera per il suo impianto pi dottrinale, incontrapposizione allo stile parlato delle Omelie. In essoGregorio giustifica per la prima volta con inusitata ampiezza(qualche accenno si era trovato gi nelle sue OmeliesullEsamerone, ma con criteri in parte differenti da quelli chequi leggiamo) il metodo di interpretazione spirituale, il suorifiuto della interpretazione letterale pura e semplice interpretazione che (lo si capisce bene) sarebbe stata assai

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    Gregorio di Nissa. Analisi storico-religiosa, Studia PatristicaMediolanensia 12, Milano 1981, pp. 122-169.

    6 Questa tematica era divenuta tradizionale fin dai tempi del Deprincipiis di Origene, il quale nel quarto libro di quellopera avevaaffrontato il problema della interpretazione delle Scritture e dei vari

  • poco opportuna in un testo come quello del Cantico e che ineffetti non fu mai proposta, al punto che uno scrittore antico(Teodoro di Mopsuestia), non volendo accettare il metodoallegorico per il Cantico, pens addirittura che esso non fosseun libro autentico della Bibbia.

    Eppure sembra che le critiche al metodo di esegesispirituale venissero proprio da ambienti ecclesiastici, standoa quello che si legge in questo Prologo. Ad essi Gregoriocontrappone la necessit di cercare un significato pielevato, se vogliamo che la Scrittura possa tornareveramente utile, sul piano spirituale, al cristiano: egli non sistanca mai, infatti, anche a prescindere da ogni presa diposizione teorica, di giustificare, nel corso delle sue Omelie,linterpretazione spirituale osservando che essa la pi utileper ledificazione del cristiano o, comunque, disottolineare che ogni interpretazione deve avere di mirasempre lutilit, cio ledificazione morale. Quindi, oltre alsignificato pi evidente, pi immediato, che balza agli occhi,la parola del testo possiede un suo significato pi profondo:questo vale non solo per il Vecchio Testamento, ma ancheper il Nuovo. Non c bisogno di stare a spiegare che questaesigenza di cercare nel testo sacro un significato piprofondo risale a Origene, il quale laveva teorizzata nelquarto libro del suo I principi: cosa risaputa. Se Gregorioriprende la distinzione origeniana del duplice piano delsignificato della Scrittura (abbandonando, come da tutti erastato fatto dopo Origene, la triplice interpretazione che erastata proposta dallAlessandrino), e questa duplicit si

    12 Introduzione

    gradi di comprensione del testo sacro. Sullinterpretazione biblica delNisseno, una prima informazione in M. Simonetti, Profilo storicodellesegesi patristica, Roma 1981, pp. 63-65; B. De Margerie,Introduction lHistoire de lExgse, I, Paris 1980, pp. 240-269. SulleOmelie del Nisseno al Cantico dei Cantici, importante G.-I. Gargano,La teoria di Gregorio di Nissa sul Cantico dei Cantici, Roma 1981. Pirecentemente, lo stesso Simonetti (Lettera e/o Allegoria, Roma 1986,pp. 270ss.) tornato sullesegesi del Nisseno, osservando quanto

  • riscontra in altre sue opere esegetiche e non (come adesempio nella Vita di Mos, nella quale gli avvenimenti dellastoria vengono narrati tutti di seguito in un contestounitario, al quale fa seguito poi la interpretazione spiritualedegli avvenimenti storici narrati poco prima), nelle Omelie sulCantico dei Cantici la interpretazione esclusivamentespirituale. Comunque sia, il Nisseno cita, a sostegno del suocriterio esegetico, lo stesso atteggiamento di Cristo, il qualeparlava per parabole e per simboli, dei quali dava poi, aparte, agli apostoli, linterpretazione; e lesempio di Paolo, ilquale, come si sa, teorizz per primo, in ambito cristiano,lopportunit dellinterpretazione tipologica. A tale esempioconcreto, di Cristo e dellApostolo, Gregorio accompagna icasi di certi personaggi biblici (Osea, Isaia), e di certeespressioni scritturistiche, che non possono evidentementeessere intese alla lettera 6.

    3. Indipendentemente dalla sua forma menorigorosamente scientifica, le quindici Omelie sul Canticodei Cantici contengono, oltre alla dottrina dellepktasis,essenziale per la spiritualit del Nisseno, altre dottrineparimenti importanti per la sua filosofia, le quali, solobrevemente accennate in questopera, in funzionedellunione mistica dellanima (o della Chiesa) con Cristo,ricevono ben maggiore attenzione in altri scritti.

    Le indichiamo brevemente qui e nelle note al testo, nonpotendo, per evidenti motivi di concisione, insistere a illustrarleulteriormente.

    Innanzi tutto, un particolare interesse per la vita asceticae monastica, che caratterizza le ultime opere del Nisseno.Tale interesse lo spinse, negli ultimi anni, a scrivere, tra laltro,il Fine del cristiano (Roma 1979). Accanto ad esso, siosservano accenti di dura critica alla cupidigia e allamondanit del clero del suo tempo.

    Inoltre, le Omelie sul Cantico dei Cantici sonostrettamente collegate, proprio per quanto riguarda ladottrina della epktasis, alla contemporanea Vita di Mos,nella quale il grande personaggio biblico presentato come

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  • colui che pi di ogni altro incarn laspirazione dellanimaumana a procedere incessantemente nella via del bene e aprogredire nella visione di Dio.

    La dottrina, di origine platonica, e ampiamente diffusa intutto il cristianesimo di formazione platonica, dellaassimilazione a Dio (homoiosis theo: cf. Omelia I, p. 43).

    Altra dottrina dai contorni platonici, linconoscibilitassoluta di Dio, i nomi di Dio non ci fanno conoscere lasua natura, ma solamente la sua attivit (cf. Omelia I, p. 52).Frequenti sono in tutte le Omelie le descrizionidellincapacit delluomo ad accostarsi alla conoscenza diDio, descrizioni che impiegano una terminologiaessenzialmente platonica.

    La dottrina dellinsussistenza del male (cf. Omelia II, p.64; XII p. 243), di derivazione origeniana e neoplatonica, e,al contrario, la illimitata esistenza del bene: il summumbonum dei neoplatonici non ammette limiti (cf. Omelia V, p.125).

    La sostanziale inesistenza della realt sensibile,transeunte ed effimera, di contro alla realt intellettuale, che lunica vera realt, per quanto anchessa si distingua innatura increata e natura creata (cf. Omelia IV, p. 94; VI, p.135). Questa dottrina ampiamente svolta nelle OmeliesullEcclesiaste.

    Di conseguenza, i sensi sono di intralcio allaconoscenza umana, come gi Platone aveva detto nelFedone; cos, per il cristiano, essi sono di intralcio allaconoscenza di Dio: da qui la necessit dellascesi (cf.Omelia X, p. 219).

    Il grande interesse per lecclesiologia, per cui le Omeliesul Cantico dei Cantici, come vedremo tra breve,contengono una insistente interpretazione ecclesiologica delrapporto tra la sposa e lo sposo celeste.

    4. Lopera dedicata a una gentildonna, Olimpiade, chefu una figura di rilievo durante il principato di Teodosio.Rimasta vedova assai giovane si era rifiutata di passare a

    14 Introduzione

  • seconde nozze, nonostante le insistenze, anche forti, cheaveva dovuto subire, e aveva preferito rimanere in rapportodi amicizia con i sacerdoti di Costantinopoli, dedicando la suavita ad opere di carit. A lei Giovanni Cristostomo invi delleLettere (cf. Sources Chrtiennes n. 13bis, Paris 1968). AncheAmfilochio, vescovo di Iconio, amico dei Cappadoci egravitante nella loro cerchia, la saluta con rispetto nei suoiGiambi a Seleuco (vv. 335-337 Oberg), vedendo in lei unesempio di virt cristiane. Il Nisseno, a quanto si legge nelleprime righe del Prologo, sembra essere stato in amicizia conOlimpiade gi da un po, perch le insistenze dellagentildonna sembrano essere risalite abbastanza indietro neltempo. La datazione dellopera, quindi, sembra da collocarsiintorno al 391 certo, essa tra le ultime opere di Gregorio.

    Per quanto riguarda lambiente in cui sarebbero statetenute queste Omelie, che da un punto di vista teologicosono su di un livello assai alto (come sopra si osservato),e quindi non potevano essere pronunciate davanti ad unacomune assemblea di cristiani, il Danilou ha pensato allacomunit di gentildonne cristiane che Olimpiade avevaraccolto intorno a s a Costantinopoli. Ma siccome Gregorioparla di omelie tenute in chiesa, pi logico pensare allachiesa di Nissa, anche se il vero destinatario di esse ,piuttosto, la colta ed educata Olimpiade, che non la gentedel posto. Nella chiesa di Nissa, comunque, dovevanoessere presenti anche i monaci del convento a cui Gregorioera preposto. Pochi anni dopo la composizione diquestopera, Gregorio mor: non abbiamo pi notizie di luidopo quelle relative alla sua partecipazione al sinodo diCostantinopoli del 394.

    Bisogna, infine, tenere presente che queste Omelie noncontengono lesegesi di tutto il Cantico dei Cantici, ma solodi una parte, che va dallinizio fino al cap. 6, 9. Il Prologoprobabilmente fu aggiunto dopo la stesura definitiva delleOmelie, rielaborate in vista della pubblicazione (il Nisseno siera servito dellopera dei suoi amici che, inizialmente,avevano stenografato la sua parola in chiesa e poi gli

    Introduzione 15

  • avevano messo a disposizione quanto avevano scritto; suquel canovaccio era intervenuto lautore stesso, per dare altesto la forma definitiva): giunto, quindi, alla fine delloperasua, il Nisseno osserva che le circostanze gli hannopermesso di pubblicare il commento solamente a met delCantico, e progetta di completare il suo lavoro, se Dio glieneconceder il tempo e la pace. Ma quasi sicuramente eglinon vi torn pi sopra.

    5. Diamo qui una rapida presentazione delle quindiciOmelie, soffermandoci solamente sulle linee fondamentalidellopera. Si tenga presente, sempre, che si tratta di omelie,e quindi il testo ha normalmente un andamento discorsivo,con i suoi pregi e i suoi difetti: tra i primi annoveriamo lasemplicit e la immediatezza della forma espressiva, la quasiassoluta mancanza di ogni orpello retorico, il che, nelNisseno, non guasta anzi. Formatosi alle scuole di retoricadel suo tempo, ma sostanzialmente privo di doti artistiche, adifferenza del suo grande omonimo, Gregorio di Nazianzo, lostile del Nisseno assai spesso faticoso e prolisso, contortoe oscuro. Tali difetti, invece, sono minori in queste Omelie,nelle quali, inoltre, la fittissima trama delle citazioni biblicheproduce un singolare impasto linguistico e lessicale che sololacribia di H. Langerbeck ha saputo smembrare nelle suefonti costitutive. Tra i difetti di questopera annoveriamo, perconverso, una discorsivit talora eccessiva, un disperdersinellinseguire gli accostamenti di pensiero, un diluire ilragionamento in osservazioni talora troppo minute, a trattibanali, una certa ripetitivit nelle interpretazioni, la continuapresentazione di idee esposte precedentemente.

    LOmelia I tra le pi significative dellopera. Essa siapre con un invito a trasformarsi spiritualmente e arinunciare a ogni interpretazione carnale, allo scopo dicomprendere nella loro intima pienezza le parole,apparentemente cos umane, del Cantico. Tale invito pivolte ribadito, alloccorrenza, dallo scrittore. Lanima

    16 Introduzione

  • immediatamente identificata con la sposa che parla allosposo nel testo biblico; essa deve amare colui che lafonte delle cose buone. Ma per giungere a tale perfezione necessaria leducazione fornita dagli altri libri di Salomone,quelli che gli venivano tradizionalmente attribuiti: i Proverbi elEcclesiaste. Il Cantico, che viene come terzo dopo di quelli,costituisce il culmine delleducazione cristiana.

    Innanzi tutto, linterpretazione spirituale del bacio dellosposo, che ardentemente desiderato dalla vergine (e taledesiderio, siccome non carnale, lodevole, poich estraneo alla passione). Cos anche il bacio: essosimboleggia un atteggiamento incontaminato e puro esottolinea la disposizione danimo amorosa per lesseresupremamente buono e amabile. Il bacio non altro che unsimbolo del contatto mistico dellanima con Dio, e lanima insaziabile di tale contatto. Le mammelle dello sposo(Cant. 1, 2), che questa omelia celebra, significano il lattespirituale, cio il nutrimento benefico di tutti i cristiani, che superiore al vino della scienza fornito dagli uomini.

    LOmelia II costituisce, idealmente, linizio dellascesa aDio, o meglio, il preambolo dellascesa stessa, in quantolesperienza mistica non pu attuarsi senza una preventivapurificazione dal peccato. LOmelia II, quindi, dedicata amostrare la condizione originaria dellanima, creata aimmagine di Dio: Gregorio esalta commosso con accenti dilode e glorificazione, la condizione umana e la generositdivina. Il peccato commesso dallanima fu dovutoesclusivamente al suo libero arbitrio, ed simboleggiatodallessersi fatta nera (cf. Cant. 1, 6), che indica lacondizione prona al peccato che conseguita dalla colpaoriginaria. Ad essa tiene dietro la lotta scatenata dallepotenze del male allinterno dellanima stessa, che lainducono a non prendersi pi cura di s. Ma, grazie alconoscere se stessa, lanima in grado di tornare alladignit originaria, ad essere quale veramente :indispensabile , tuttavia, per questo ritorno, che essa sia

    Introduzione 17

  • amata da Cristo. Il conoscere se stessi significa valorizzarela propria natura razionale, non curandosi delle cose delmondo, che sono considerate comunemente buone, ma chenon hanno niente a che fare con noi. Solo lanima, infatti, stata fatta a immagine e somiglianza di Dio, e in questoconsiste la sua eccezionale peculiarit, al punto che proprioin essa Dio ha deciso di abitare, con lincarnazione, s daridurre la sua immensit ad essere contenuta nellalimitatezza di quella.

    LOmelia III si distingue dalle precedenti (osserva lostesso Nisseno), perch, mentre le prime due presentano leparole della sposa e delle giovinette, la terza oramai ci faconoscere proprio le parole dello sposo. Questa omelia dicarattere prevalentemente moraleggiante, perch lo spososottolinea la bellezza morale dellanima. Lessereparagonata alla cavalla che distrugge la potenza diFaraone (cf. Cant. 1, 9) significa essere divenuta simile allapotenza angelica, che annienta la forza del male,simboleggiata dal Faraone e dagli Egiziani in particolare,il Nisseno fa riferimento alla simbologia battesimale, che dasempre aveva visto nel passaggio del Mar Rosso un tipodel battesimo. In modo analogo, cio con riferimento allevirt dellanima riscattata da Cristo, sono interpretati gli altriparagoni che il testo del Cantico applica alla sposa ,anche se, talora, le interpretazioni appaiono alquantosforzate (ma tale caratteristica abbastanza comune, infondo, a tutta la esegesi allegorica degli antichi).

    Grazie a questo progresso nelle virt lanima cominciaadesso ad avere una prima sensazione, una sensazioneincerta dello sposo, cogliendone il profumo: esso ci permettedi avere una pallida idea della natura divina. Ma beataquellanima che riesce a conservare con s, come borsettadi nardo tra le mammelle della sposa (Cant. 1, 13), ilprofumo di Cristo!

    LOmelia IV riprende alcuni motivi della seconda,

    18 Introduzione

  • insistendo sul divenir bella dellanima, sul suo essersipurificata dal vizio, sul suo essere diventata virtuosa. Questatrasformazione nel meglio stata causata dallessersiavvicinata alla bellezza archetipale: di qui lesclamazionedello sposo: ecco, sei bella, o mia diletta (Cant. 1, 15).LOmelia IV, infatti, insiste, come gi lOmelia III, sullesserelanima specchio di Dio. In particolare, lessere divenuta,negli occhi, colomba (Cant. 1, 15) esprime appieno la suapurezza, mentre laffermazione dellanima, che lo sposo bello, esprime la perfetta bellezza di Dio, che lunica realtveramente esistente. Ma la bellezza di Dio stataombreggiata, cio smorzata e resa sostenibile dalla nostradebolezza, per mezzo dellincarnazione. In quanto si incarnato, Cristo si costituito una dimora nellanima umana: quello che descritto dalla sposa nel versetto 1, 17 delCantico, e i legni pregiati della casa ove dimoreranno losposo e la sposa indicano le varie virt che abbelliscono lanatura umana e il comportamento dellanima. Nello stessocontesto il giglio, simbolo della purezza (come si osserveranche in seguito), a cui paragonata la sposa (Cant. 2, 1):questo significa un ulteriore progresso nella purificazione. IlNisseno, come si detto sopra, non si stanca di escogitare,nelle varie descrizioni della sposa, un collegamento che stiaa dimostrare un accrescimento nelle virt e unincessanteascesa a Dio. Cos dopo essere diventata giglio, la sposa chiamata sorella (Cant. 2, 2), perch chi fa la volont diDio padre e madre, fratello e sorella di Cristo. Pi difficile stabilire quali sono i simboli dello sposo. Egli detto melo(Cant. 2, 3), in quanto albero fruttifero e nutriente, in mezzoalla selva delle passioni; buono al gusto e piacevole allavista e allodorato; e se il frutto del melo dolce nella suabocca (cf. Cant. 2, 3), questo significa che lanima inserisceentro di s lo sposo divino e da quel mangiare la melaricava le sue forze spirituali. La sposa vuole anche entrarenella cantina (Cant. 2, 4) e riprender forza, perch stataferita dallamore: la cantina simboleggia il sangue di Cristo,che zampilla dalla sua passione, mentre chiaro che cosa

    Introduzione 19

  • significhi lessere trafitta dallamore, in quanto Dio amore.Cos la stessa persona sono lo sposo e larciere che ferisce.

    La sposa, poi, rivolge un giuramento alle figlie diGerusalemme (Cant. 2, 7). Che cosa significa questosimbolo? Lanima, resa perfetta, scongiura, in nome dellepotenze angeliche, le altre anime a volgere sempre losguardo a quelle potenze, cio alla vita angelica che essedovranno proporsi come fine.

    Dopo tante esperienze, simboleggiate dal testo illustratonelle omelie precedenti, si potrebbe pensare osserva ilNisseno allinizio dellOmelia V che lanima fosse oramainel pieno della contemplazione e nella vetta dellabeatitudine: invece, le precedenti ascese erano statesolamente un prologo. Lanima ha soltanto percepito lavoce del suo diletto (Cant. 2, 8) ; anche gli altri modi incui essa descrive la presenza dellamato (Cant. 2, 9) sonosolo le varie forme in cui si comprende la natura divina. Ildiletto viene; oltrepassa con la sua sublimit le vettee i colli del male e, in quanto cerbiatto, distrugge i serpenti,come riteneva una credenza popolare degli antichi. Losposo parla poi allanima attraverso le finestre e le inferriate,cio attraverso i precetti della Legge e le parole dei profeti.Le sue parole sono di esortazione alla sposa a levarsi,perch finito linverno ed sopraggiunta la primavera: valea dire, passato il gelo dellidolatria, linverno dellacondanna provocata dalla nostra disobbedienza iniziale, ed venuto il tepore della fede e del rigenerarsi della naturaumana, lanima deve levarsi e andare incontro allo sposoche la chiama. Lo scrittore si sofferma a descrivere con icolori pi belli questa primavera spirituale di cui gode oramaila natura umana, redenta dal Signore. E comunque, anchequeste varie esperienze, come il sentire la voce del Logosattraverso le finestre dei profeti, il sorgere e il divenirecolomba, lo staccarsi dal baluardo (che la Legge) peraccostarsi alla rupe (che il Vangelo) (cf. Cant. 2, 14),significano le ascese successive dellanima, il suo nonessere pi attaccata alla esperienza terrena. Dopo di che

    20 Introduzione

  • essa non pu che desiderare di vedere apertamente il visodellamato e di udirne distintamente la voce, in modo cheegli possa distruggere definitivamente il signore del male.Cos lanima potr finalmente congiungersi con il BuonPastore (colui che pascola tra i gigli: cf. Cant. 2, 16), edessere sua.

    LOmelia VI alquanto slegata e prolissa; leargomentazioni in essa contenute non si susseguono conunintrinseca concatenazione, ed in gran parte essa costituita dalla ripetizione di motivi precedenti. Essa si aprecon una bipartizione, di tipo platonico, della realt, inmateriale e intellettuale, e questa, a sua volta, come insegnala dottrina cristiana, in sostanza increata e creatrice Dio e in sostanza creata gli angeli. Tale esordio puessere considerato come un preambolo, una giustificazionedella necessit di interpretare in modo pi profondo, nonsecondo il significato immediato e concreto, le parole deltesto del Cantico. Dopo un riassunto delle precedenti ascesedellanima, che erano state esposte nelle omelie II-V gipronunciate (e si osservi che la Omelia I non consideratacome vera e propria ascesa), si ribadisce il concetto, oramaiben noto: le esperienze mistiche e le ascese sono sempreparziali e non esauriscono le epktasis dellanima verso Dio.Cos anche ora, nonostante le precedenti esperienze,lanima chiede ai guardiani della citt di vedere colui cheessa ama (Cant. 3, 1). Questo significa che essa domandaalle potenze angeliche di poter vedere Dio: ma essetacciono, e ci significa che Dio incomprensibile anche perloro. Lanima perci capisce che lunico modo di conoscereDio consiste nel non comprenderlo.

    Essa poi paragonata alla colonna di fumo profumato,mirra e incenso, che sale dal deserto (Cant. 3, 6): questa una variazione sul tema dellessere divenuta bella graziealla virt. Vi poi la descrizione del letto regale (Cant. 3, 7-8), che simboleggia la potenza severa e vigorosa di Dio,contrapposta alla fiacchezza snervata dei piaceri e delle

    Introduzione 21

  • passioni. I guerrieri che circondano il letto regale, pertanto,stanno a indicare la distruzione dei piaceri, che deve essereeseguita da colui che combatte contro la carne.

    LOmelia VII particolarmente lunga e impegnativa.Essa interpreta, innanzi tutto, la descrizione, esposta inCant. 3, 9-10, del re Salomone, che tipo di Cristo: la sualettiga, pertanto, sono gli uomini, variamente disposti eordinati secondo le necessarie funzioni allinterno del corpodella Chiesa. Lomelia, quindi, pi dedicata al rapportoCristo-Chiesa che non al rapporto Cristo-anima, che si erariscontrato finora. Lo sposo, infatti, ornato della corona,che rappresenta le virt di coloro che eccellono nella Chiesa. nellambito di questo rapporto che si devono intendere lelodi delle varie parti del corpo dello sposo. Le sue membrasono le membra della Chiesa: vi chi occhio, chi bocca,chi collo, e cos via: ciascuno ha la sua funzione,necessaria al compaginamento del corpo e al suo progressoverso la perfezione. In particolare va notata, in questaomelia, la esaltazione della vita monastica e ascetica, chestava particolarmente a cuore al Nisseno negli ultimi annidella sua vita: la delineazione del maestro cristiano; laraccomandazione di essere sempre disposti ad apprendere;il trovarsi pronti ad accogliere in s lo Spirito cheammaestra.

    Dopo lampia Omelia VII, nella quale il rapportosimbolico tra Cristo e la Chiesa si sostituito al rapporto traCristo e lanima nel quadro delle interpretazioni del Cantico,lOmelia VIII ritorna a questo primo tipo di simbologia, e laribadisce immediatamente al suo esordio, sottolineando unavolta di pi la epktasis, che d il significato pi pienoallascesa dellanima a Dio e alla sua contemplazione. Sitratta di interpretare ora le parole di Cant. 4, 8 (qua vienidal Libano, o sposa): la chiamata dello sposo non ha unlimite n si arresta, e analogamente la sposa non devesostare, paga, per orgoglio, della condizione raggiunta.

    22 Introduzione

  • Il testo contiene anche un significato profondo per ilcristiano in quanto tale: esso indica anche il mistero dellagenerazione superna nelle parole di Cant. 4, 3 (tu verrai eoltrepasserai, dallinizio della fede, dalla cima di Sanir e diHermon). Ma non appena lanima ode le parole del Logos,va verso di lui, e cos facendo fa cuore alle potenzeangeliche (Cant. 4, 9), che vedono le opere grandiose emirabili di Dio, in primo luogo la sua incarnazione. Torna,dunque, anche in questa omelia il rapporto Cristo-Chiesa,perch gli amici della sposa prendono cuore non solamenteguardando lanima, ma anche guardando il volto dellaChiesa, nella quale presente Cristo.

    La successiva Omelia IX, che descrive la bellezza fisicadella sposa, suscita nel Nisseno una rinnovataraccomandazione a non intendere in modo sensibile ecorporeo i particolari del testo. Le parole di Cant. 4, 10-11riprendono in parte quelle di Cant. 1, 2-3, commentate nellaOmelia I, ove erano rivolte dalla sposa allo sposo: questaripetizione giustificata dal fatto che Dio appare a noi inproporzione a come noi stessi siamo: si sottolinea, cio,laspetto personale della esperienza mistica. Ora, lemammelle dello sposo non danno latte, ma il vino per i piperfetti (mentre nellOmelia I si era detto che davano latte,superiore al vino degli uomini), e il suo profumo superioread ogni profumo: il buon odore della Chiesa supera, infatti,tutti i suffumigi e gli aromi contemplati dalla Legge giudaica.Siamo, quindi, ancora nellambito dei rapporti tra Cristo e laChiesa, ai cui carismi spirituali qui si allude: la capacit diinsegnare, nella lode della bocca; la purezza, simboleggiatadal profumo; il giardino chiuso e irrigato da acqua di fonteindica il comportamento del perfetto cristiano ben protetto daogni parte dalla saldezza dei precetti evangelici. E cos via.Insomma, ci sembra (per dirla in poche parole) che lOmeliaIX sia dedicata soprattutto a considerare nella sposa la vitadel perfetto cristiano allinterno della Chiesa, nonlesperienza mistica dellanima. E cos i melograni del

    Introduzione 23

  • giardino (Cant. 4, 14) indicano la vita aspra e rigorosa, noninfiacchita dal lusso, fortificata dalla continenza; il ciprosimboleggia il calore di colui che infiammato dallo Spirito,il croco la posizione intermedia che ha la virt tra i due difettiopposti, il cinnamomo lautocontrollo e la sobriet, ecc.

    I due venti, Borea e Noto, di cui parla il Cantico (4, 16),oggetto dellinterpretazione spirituale dellOmelia X, indicanoil male, che la sposa caccia lontano da s, e la virt, cheviene chiamata a entrare nellanima, la quale signoreggiasulle passioni. In seguito al caldo soffio del Noto il giardinodella sposa fiorisce ed emette i suoi profumi, cio laprofezia, i dogmi della fede, gli insegnamenti. A questogiardino, che da una parte rappresenta la nostra anima,dallaltra rappresenta la Chiesa, che tutti noi costituiamo,discende lo sposo celeste per banchettare (Cant. 5, 1): ciosi invoca la benevola discesa di Cristo sugli uomini. Glialberi producono il miele e il vino, cio il cibo per i pisemplici e il cibo per i pi perfetti. La sposa prepara, quindi,il banchetto ai suoi amici e li esorta ad inebriarsi. Lebbrezzadi cui qui si parla la sobria ebbrezza dellestasi, che unanticipazione (in quanto gi simboleggiata nel Cantico)del banchetto eucaristico. Il sonno, che segue lebbrezza, asua volta, un sonno particolare, ma affine, per significato,alla ebbrezza a cui si era accennato sopra: il sonno dicolui che dorme alla sensazione e ai piaceri, ma desto apercepire le realt intellettuali; i sensi materiali sono assopiti,perch vigile solo il senso che in grado di percepire ilpiacere spirituale.

    Da tali visioni materiali, che continuamente trapassano,si mutano e non hanno sussistenza, si ridesta la sposa,grazie alla viva voce dellamato che picchia alla porta (Cant.5, 2), come riprende lOmelia XI. Linterpretazione spiritualedellultima parte della precedente omelia riconduce ildiscorso, con la presente, al rapporto Cristo-anima, allaelevazione spirituale di essa. Con riferimento ai versetti

    24 Introduzione

  • precedentemente interpretati, il Nisseno osserva che non hamai posa la corsa incessante dellanima che ascende a Dio,perch la condizione di volta in volta raggiunta linizio diquella successiva e pi alta. Cos noi apprendiamo dal fattoche lo sposo bussa alla porta che lanima, in sostanza, ancora dentro alla casa, come non ebbero mai fine leesperienze mistiche e spirituali di Mos. Lomelia insiste, inmodo forse un po prolisso, su questo concetto oramai bennoto, facendo riferimento a tutte le omelie precedenti, apartire dalla seconda.

    La chiave con cui la sposa deve aprire allo sposorappresenta i nomi di Dio, con cui si cerca di far penetrarenellanima la Verit. I riccioli dello sposo, bagnati dallarugiada (Cant. 5, 2), sono i profeti, gli evangelisti, gli apostoli,e le gocce di rugiada sono una piccola parte della infinitarealt invisibile di Dio, alla quale ciascuno di essi ha attinto.Hanno attinto delle gocce, perch sono uomini, mentre daCristo zampilla lacqua a cui dobbiamo dissetarci. La tunicache la sposa si tolta e che non deve tornare a indossare(ibid.) la tunica di pelle, luomo vecchio, che il cristiano si tolto per indossare Cristo, tunica luminosa come il sole, comequella che si vide nella trasfigurazione sulla montagna. Ipiedi devono essere purificati (Cant. 5, 3), come giprescriveva la Legge mosaica, che proibiva al sacerdote ditoccare la pelle di animali morti. Altre interpretazioni spirituali,che qui per brevit tralasciamo, sono proposte per tutte leaffermazioni della sposa, contenute in questa omelia che,come si diceva, ripropone lesperienza mistica dellanima acontatto con Cristo.

    Preparata da questa omelia la successiva, la XII, che tra le pi belle e le pi importanti della raccolta. Lanima sileva per aprire al suo diletto, ma, per fare questo, per fareentrare a s lo sposo, deve preliminarmente mortificare, perun suo atto di spontanea volont, le sue membra corporee(questo significato dalle parole di Cant. 5, 5: le mie ditastillavano mirra fluente); tutte le membra, senza eccezioni,

    Introduzione 25

  • devono essere morte alle passioni. Ma il libero arbitrio chedeve produrre il sopravvento della parte intellettuale suquella corporea. Cos, per mezzo della morte, lanimarisuscita dalla morte. Bisogna pertanto distinguere tra lamorte vera, quella dellanima, e la morte apparente, quelladel corpo, cos come nel Paradiso un albero dava la vita e lamorte insieme. Ma la morte non ha sussistenza, solo laprivazione della vita; cos il frutto portatore di morte fugiudicato bello in quanto fu ritenuto tale per errore. Dunque,con il morire alla vera vita si trapassa nella morte, e con ilmorire alla vita morta e bestiale si passa alla vera vita. Eccoperch nello stesso punto del Paradiso, nel suo mezzo, sitrovavano lalbero della vita e della morte.

    Ma torniamo al testo del Cantico: di nuovo ha luogolepktasis. Lanima esce fuori di s, quando dice che il suodiletto pass oltre ed essa esce alle sue parole (5, 6). Siintende, infatti, con questa espressione, che lanima, dopoessersi mortificata, non sta ferma al suo posto, ma corredietro allo sposo per mezzo delle opere e della fede. Ma losposo era gi passato oltre, aveva oltrepassato ogni suacapacit di comprensione. Di nuovo torna calzante ilparagone tra lascesa dellanima e le successive ascese diMos.

    Lanima, dice inoltre il testo (5, 6), sarebbe uscita allaricerca dello sposo, ma non avrebbe potuto trovarlo; Dio,infatti, incomprensibile e inconoscibile con qualunquemezzo di conoscenza umana. E infine le parole (5, 7): mitrovarono e mi tolsero il velo le guardie della citt hannoanchesse un significato simbolico: lanima si tolta lavecchia tunica; cos, progredendo, ha abbandonato la suacondizione precedente: come pu, pertanto, tornare adessa? Come pu tornare a indossare quel velo di cui si spogliata? Questa esperienza lungi dallessere negativa,come sembrano suggerire le parole a una prima lettura,indica un grado pi alto dellesperienza mistica.

    Come intendere, poi, il giuramento per le potenze e

    26 Introduzione

  • per le forze del campo, che lanima rivolge alle figlie diGerusalemme (Cant. 5, 8)? Cos comincia lOmelia XIII.Certamente, tale giuramento sembra essere in contrastocon le parole del Vangelo, che proibiscono di giurare e chevogliono che il parlare del cristiano sia solamente s eno. Poich ogni giuramento viene pronunciato nel nomedi chi maggiore, per meglio intendere le potenze e leforze del campo, bisogna rifarsi a una differente versionedel testo (che, evidentemente, il Nisseno considerava comealternativa alla precedente), cio quella che dice per legazzelle e i cervi del campo. Questi animali indicano lacapacit di ben vedere la fede e di attuare il bene,distruggendo il male. Se avremo questa capacit, allorapotremo vedere il puro sposo, larciere che scaglia la frecciaper cui lanima stata ferita dallamore: siffatta ferita (inutile dirlo) straordinariamente benefica. Ma le giovinettedomandano alla sposa in che cosa differisca il suo amatodagli altri giovani per poterlo riconoscere e parlargli. Ebbene,lo sposo differisce secondo il mistero dellincarnazione.

    Ma la sposa in grado, grazie alle continue ascesespirituali, non solo di vedere essa stessa, ma anche di farvedere alle altre anime quale sia il Dio incarnato, e lodescrive nei versetti successivi (Cant. 5, 10-12). Talicaratteristiche esprimono la realt del Figlio di Dio quale simanifest nellincarnazione, la realt contenutanelleconomia della nostra salvezza. A questo punto, comespesso succede in queste Omelie, parlando di Cristo ilpensiero trapassa al corpo della Chiesa, e il testo delNisseno non riferisce pi i vari particolari fisici dello sposo alCristo sposo dellanima, ma al Cristo corpo della Chiesa: lecaratteristiche dello sposo sono, dunque, le caratteristichedel Cristo-Uomo o le caratteristiche del cristiano, che ilCristo nella Chiesa.

    La XIV Omelia prosegue nella descrizione della bellezzadello sposo e nellinterpretazione spirituale di essa, che erastata iniziata nellomelia precedente. Le mascelle dello sposo

  • (Cant. 5, 3) sono fiale dunguento e significano la capacit,che la Chiesa possiede, di insegnare ai pi deboli e agliinfanti spiritualmente, triturando il cibo nutriente; le labbra, chesono gigli, stillano mirra abbondante, in quanto nel perfettocristiano stata uccisa la vita materiale e cos via.

    A conclusione della sezione del Cantico commentatadal Nisseno viene lOmelia XV, che presenta, per mezzo diun ampio proemio, la disponibilit danimo e la docilit dellefiglie di Gerusalemme a conoscere, a trovare lo sposo, unadisponibilit e anche unintelligenza, una prontezza dispirito non diversa da quella che aveva caratterizzato iprimi discepoli di Cristo. Se nelle omelie precedenti si eraspiegato che le giovinette, cio le anime, avevanodomandato come riconoscere lo sposo (XIII = Cant. 5, 9), ela sposa lo aveva descritto (cf. Omelia XIV = Cant. 5, 13-16),ora le anime vogliono sapere dove egli si trovi (Cant. 5, 17).

    Orbene, dove si trova il Logos? La risposta della sposasegnala la presenza di Cristo nel suo giardino, nella suacoltivazione, cio nella carne umana, e, pi in particolare,nellanima perfetta; e, allinverso, la natura che tutto contienefa di se stessa il luogo e lo spazio per tutti coloro chediventano puri. Lo sposo si aggira tra i gigli, cio tra coloroche sono puri. In questo modo lanima immacolata del suodiletto, e il suo diletto, cio Cristo, le appartiene (Cant. 6, 2).Noi non dobbiamo avere, in noi stessi, altro che Cristo, eassumere, quindi, in quanto fatti a immagine e somiglianza diDio, soltanto la bellezza che tipicamente sua, quelladellarchetipo. In tal modo nellanima non vivono pi lepassioni materiali, ma essa diventa in tutto e per tutto simile aCristo: ben a ragione, ci sembra, questa identificazionedellanima con lo sposo viene proposta dal Nisseno alla finedi questo corpus di omelie, in posizione di rilievo, a mo diconclusione di tutta la vicenda e di tutta lesperienzadellanima.

    Cos le ultime parole qui commentate, quelle rivoltedallo sposo (sei bella, mia amata, come la brama ecc.:

  • Cant. 6, 3), sono interpretate, un po artificiosamente, forse,come la descrizione dellanima che si rende uguale a Cristoe alla Gerusalemme celeste cio alla Chiesa perfettanellaldil.

    Altrettanto dicasi delle parole successive, destinate aindicare la bellezza dello sposo (Cant. 6, 3-6), anche se,come osserva lo scrittore, non sempre si pu distinguerecon chiarezza se le parole di lode sono rivolte alla Chiesa oallanima: e, del resto, alcune di queste parole erano gistate impiegate precedentemente (cf. Omelia VIII) conriferimento alla sposa = la Chiesa.

    Pi difficile a interpretarsi il significato delle ultimeparole qui esaminate: Sessanta sono le regine, e ottanta leconcubine, e le giovanette un numero infinito, ma una sola la mia colomba, la mia perfetta (Cant. 6, 9). Per mezzo diuna complicata simbologia, che sarebbe stata celata in certinumeri di cui sarebbe costituito il testo biblico, la gradazionetra le concubine, le regine e la colomba indica i differentimeriti delle anime che si salvano: chi per paura delle pene edei castighi infernali (le concubine), chi per amore dellaincorruttibilit (le regine), mentre quella che unica, quellaperfetta, lanima che si unita misticamente a Cristo.

    Per la presente traduzione (che , per quanto nesappiamo, la prima italiana: ne tenga conto il benevololettore), ci siamo serviti delledizione allestita da H.Langerbeck, che costituisce il sesto volume di: GregoriiNysseni Opera (auxilio aliorum virorum doctorum edendacuravit Wernerus Jaeger, Brill, Leiden 1960). Abbiamo avutopresente anche la traduzione latina di Fronto Ducaeus,Parisiis 1615, anche se essa si basa su di un testo grecospesse volte distante da quello costituito dal Langerbeck:luna e laltra si leggono nel vol. 44 della Patrologia Graeca.

  • Gregorio di Nissa

    OMELIE SUL CANTICO DEI CANTICI(1 - 6, 9)

    30 Gregorio di Nissa

    rigorosamente lo scrittore riconduca allo skops fondamentale, quellodellascesa dellanima a Dio, le varie considerazioni mistiche a cui siprestava il Cantico dei Cantici.

  • Prologo 31

    1 Cf. Prov. 1, 6. 2 Cf. Rom. 7, 14. 3 Cf. Gal. 4, 20-31. 4Cf. Gal. 4, 22. 5 1 Cor. 10, 11. 6 1 Cor. 9, 9-10; cf. Deut. 24, 4.7 Cf. 1 Cor. 13, 12. 8 Cf. 2 Cor. 3, 16; Es. 34, 34.

  • Prologo

    ALLA VENERABILISSIMA OLIMPIADE, GREGORIO,VESCOVO DI NISSA, INVIA SALUTI NEL SIGNORE

    Ho accettato, perch si addiceva alla tua santa vita ealla tua pura anima, di studiare il Cantico dei Cantici, cometu mi avevi imposto, sia parlandomene a voce sia per lettera,di modo che attraverso unadeguata interpretazionespirituale venisse manifestata la filosofia che si cela nelleparole, purificata del significato pi immediato secondo lalettera, colta nei suoi concetti incorrotti. Per questo motivoho accolto con piacere lidea di dedicarmi a tale soggetto,non tanto perch pensassi di arrecare qualche vantaggio altuo carattere (son ben convinto, infatti, che locchio della tuaanima puro da ogni pensiero che proviene dalla passione,che insozza, e guarda senza pi impedimenti, proprioattraverso queste divine parole, alla grazia incorruttibile),quanto perch ci fosse una guida, per cos dire, per coloroche sono pi carnali, per dirigersi verso la condizionespirituale e immateriale dellanima, a cui mena questo testoper mezzo della sapienza in esso riposta. Ma siccome adalcuni che appartengono alla Chiesa sembra opportunoseguire in tutto la lettera della Sacra Scrittura, e nonconcedono che per mezzo di simboli e significati nascostiessa abbia detto qualcosa che serva alla nostra edificazione,allora io penso che in primo luogo sia necessario difendermi,a questo proposito, da coloro che ci muovono tali rimproveri,nel senso che noi non facciamo niente di sconveniente, se

    32 Gregorio di Nissa

    9 Cf. Mt. 10, 14ss. 10 2 Cor. 3, 6. 11 Cf. Os. 1, 2. 12 Cf. Is.8, 3. 13 Cf. 2 Sam. 11. 14 Cf. Fil. 2, 7. 15 Cf. Gv. 8, 17-18;Deut. 19, 15. 16 Cf. Gv. 3, 14; Num. 21, 8.

    17 Cf. Mt. 16, 6-12. 18 Cf. Gv. 4, 31-34. 19 Cf. Gv. 7, 37-

  • cerchiamo con ogni mezzo di scovare il nostro utile nellaScrittura divinamente ispirata, cosicch, se potesse giovareanche la parola intesa cos come stata detta, essiavrebbero subito a loro disposizione quello che vannocercando; se, invece, qualche realt che nascosta,espressa in pensieri oscuri e in simboli, mal si presta aprocurare ledificazione nel caso che venga interpretatasecondo il suo significato immediato, allora si dovrannomeditare certi ragionamenti, come ci insegna la parola diDio, che ci educa nei Proverbi 1, per vedere in quanto si diceo delle parabole o un discorso oscuro o un parlare disapienti o un simbolo. Non staremo a discutere se si tratta diuninterpretazione spirituale ottenuta per mezzo dellaanagogia o della tropologia o della allegoria o comunque lasi voglia chiamare, purch essa si tenga da presso airagionamenti che tornano utili. E infatti il grande Apostolo,che disse che la Legge spirituale 2, racchiude nel termineLegge anche le narrazioni storiche, nel senso che tutta laScrittura divinamente ispirata una legge per coloro che laleggono; essa educa non solo per mezzo di aperticomandamenti, ma anche per mezzo delle narrazionistoriche coloro che la ascoltano attentamente perchpossano raggiungere non solo la conoscenza dei misteri, maanche una pura condotta di vita. LApostolo, infatti,imbastisce la sua spiegazione nel modo che preferisce,perch ha di mira solamente la nostra utilit e non gliimporta con quale nome si debba definire la forma della suaspiegazione. Ma ora dice che cambia la voce 3, quandointende trasferire la storia alla spiegazione delleconomiarelativa ai due Testamenti; poi, quando ricorda i due figli diAbramo, quello che a lui nacque dalla schiava e quello chenacque dalla donna libera, lApostolo chiama allegoria

    Prologo 33

    38. 20 Cf. Gv. 6, 33. 21 Cf. Gv. 2, 19. 22 Cf. Gv. 14, 6. 23 Cf.Gv. 10, 9. 24 Cf. Sal. 117, 22. 25 Cf. Lc. 17, 34. 26 Cf. Mt. 24,41. 27 Cf. Mt. 24, 28. 28 Cf. Mt. 24, 32. 29 Cf. Gen. 2, 16-17.

    30 Mc. 7, 15. 31 Cf. Gen. 2, 8-9. 32 Cf. Gen. 1, 31. 33 Cf.Mic. 4, 1. 34 Cf. Is. 11, 1.

  • linterpretazione spirituale di essi 4. Ancora, esponendo certifatti della storia, dice 5 che queste cose accadevano ad essiin figura, ma sono state scritte per il nostroammaestramento. E ancora, quando dice 6 che nonbisogna mettere la museruola al bue che trebbia, aggiungeanche che tutto questo stato scritto senza dubbio per noi,perch a Dio non importa niente dei buoi. Vi anche unpasso in cui definisce 7 specchio e simbolo la visione pioscura e la conoscenza parziale.

    E ancora, il passare dalle cose corporee alle realtintelligibili, egli lo definisce 8 come il volgersi al Signore ela rimozione del velo. E in tutti questi differenti modi edifferenti nomi della interpretazione spirituale secondolintelletto, egli ci illustra un tipo soltanto di insegnamento,cio che noi non dobbiamo assolutamente tenerci fermi allalettera, perch in molti casi la spiegazione del significatoletterale ci danneggia, se vogliamo vivere secondo la virt;bisogna, invece, passare allinterpretazione spirituale, cherifugge dalla materia ed secondo lintelletto, nel senso chei concetti pi corporei devono essere adattati allintelletto eallintelligenza, una volta che sia stata scossa via da noi,come se fosse polvere 9, linterpretazione pi carnale deipassi che leggiamo. E per questo motivo dice 10 che lalettera uccide, ma lo spirito vivifica, perch spesso la storia,se noi volessimo rimaner fermi ai fatti puri e semplici, non ciprocurerebbe degli esempi di vita virtuosa. Che vantaggioporta alla virt, se uno legge che il profeta Osea gener figlidalla prostituzione 11 o che Isaia si accost alla profetessa 12,se ci si ferma alla lettera? O quale contributo pu portarealla vita perfetta la storia di David, quando ladulterio elassassinio concorsero a formare ununica macchia13? Mase si trovasse un ragionamento capace di mostrare unirreprensibile significato nei fatti attuati da questa economia,

    34 Gregorio di Nissa

    (1) Questa problematica sar loggetto di una discussione piapprofondita nella Omelia XII, pp. 243-244.

  • allora risulterebbe vera la parola dellApostolo, che lalettera uccide (essa, infatti, contiene gli esempi delle azionimalvagie), e lo spirito vivifica perch esso trasporta a deisignificati pi divini il pensiero che a prima vista appareassurdo e suscita la nostra critica. Sappiamo anche che ilLogos stesso, che adorato da ogni creatura, quando nellasomiglianza e nella figura di uomo per mezzo della carne 14insegn i divini misteri, ci rivel i significati della Legge, nelsenso (come egli spieg) che i due uomini dei quali latestimonianza vera sono lui stesso e il Padre 15, e ilserpente di bronzo, che fu levato in alto e doveva soccorrereil popolo colpito dai morsi letali dei serpenti fu da luiapplicato alla economia che si realizzava attraverso la croceper il nostro bene 16; ed esercitava persino lintelligenza deisuoi santi discepoli per mezzo di discorsi oscuri ed involuti,in parabole, in similitudini, con sentenze che erano proposteper mezzo di enigmi. Di essi, a parte, egli faceva poi laesegesi, sgombrando ogni incertezza; e talvolta, se non eradagli apostoli inteso il significato delle sue parole, nerimproverava la lentezza e la pigrizia nel comprendere.

    Prologo 35

    35 Cf. Sal. 67, 16. 36 Cf. Sal. 67, 18. 37 Cf. Sal. 67, 31.38 Cf. Sal. 67, 24. 39 Cf. Sal. 28, 6. 40 Cf. Mt. 3, 12. 41 Cf.Mt. 3, 10. 42 Cf. Mt. 3, 9.

    (2) Origene, infatti, aveva scritto due Omelie sul Cantico deiCantici, a noi conservate nella traduzione di Girolamo, e un Commentovero e proprio, pervenutoci non intero nella traduzione di Rufino.

    (3) 1 Cor. 3, 8. Come si vede da questo passo, le omelie erano

  • Allorquando, infatti, li esortava a guardarsi dal lievito deiFarisei 17, e quelli, nella loro angustia danimo, guardavano lebisacce nelle quali non avevano posto i resti del pane per ilviaggio, allora Cristo li biasimava, perch non capivano cheera una dottrina quello che egli rimproverava con il terminedi lievito. E ancora, quando i discepoli gli apparecchiaronola tavola, ed egli rispose: Io ho da mangiare un cibo che voinon conoscete, siccome quelli pensavano che Cristostesse parlando di un nutrimento corporeo, come se glifosse stato portato da qualcun altro, allora egli spieg il suoparlare, e disse che il cibo che gli conviene e gli si addice ilcompimento della volont di colui che vuole che tutti sisalvino 18. Infiniti altri esempi del genere si potrebberoraccogliere dalle parole evangeliche, nelle quali una cosa quella che si intende in una lettura immediata, unaltra quellaa cui mira il pensiero racchiuso nelle parole del testo: adesempio, lacqua promessa a coloro che hanno sete, graziealla quale diventano fonti di fiumi quelli che crederanno 19, ilpane che discende dai cieli 20, il tempio che viene distrutto ein tre giorni ricostruito 21, la strada 22, la porta 23, la pietra 24che stata rifiutata dai costruttori e che stata adattata adessere testata dangolo, i due che sono su di un solo letto 25;la mola e le donne che macinano; quella che viene presa equella che viene lasciata 26; il cadavere, le aquile 27, il fico, icui rami diventano teneri e fanno spuntare le foglie 28. Tuttequeste cose, e altre dello stesso genere, ci esortano adesaminare attentamente le parole divine e a fare attenzionealla lettura e a investigare in ogni modo se mai si riuscisse atrovare uninterpretazione pi elevata di quanto nonsuggerisca il significato immediato, e tale da condurre ilnostro intelletto alle realt pi divine e non corporee. Perquesto motivo noi non crediamo che fosse il fico, comehanno inteso alcuni, o un altro albero da frutto quello di cui ciera stato proibito di mangiare 29, Ch se allora il fico fosse

    stenografate dagli amici del Nisseno, e gli appunti erano poi messi adisposizione dellautore stesso, che li rimaneggiava e li controllava con

  • stato mortifero, sicuramente neppure ora sarebbecommestibile, ma contemporaneamente abbiamo ancheappreso dalla voce del Signore, che ci insegna per mezzo diun divieto 30, che niente di quello che entra attraverso labocca pu contaminare luomo. No, noi cerchiamo un altrosignificato per questa legge, un significato che sia degnodella grandezza del legislatore; e anche se abbiamo sentitodire che il Paradiso opera della coltivazione di Dio e chec un albero della vita piantato in mezzo al Paradiso 31,cerchiamo di apprendere da colui che svela i misterinascosti, di quali piante sia agricoltore e piantatore il Padre,e come sia possibile che proprio nel mezzo del Paradisoci fossero due alberi, quello della salvezza e quello dellaperdizione (1). Infatti, il mezzo esatto, come entro lacirconferenza di un cerchio, si trova per forza in un puntosolo, e solo in quello. Ma se al centro venisse accostato, dauna qualunque parte, un altro centro, sarebbeassolutamente necessario che assieme con il centro siaggiungesse anche il cerchio, di modo che il primo nonsarebbe pi nel mezzo. Dal momento, dunque, che vi era unsolo Paradiso, come pu la Scrittura dire specificamente checiascuno dei due alberi era diverso dallaltro ed entrambierano nel mezzo del Paradiso? Uno dei due, quello che recala morte, non avrebbe dovuto essere stato piantato da Dio:cos ci insegna il testo, che ci rivela che tutte le cose di Diosono molto belle 32. Pertanto, se non si esaminasse il verosignificato di questi alberi ricorrendo alla filosofia, il testosacro apparirebbe assurdo o favoloso a coloro che nonosservassero attentamente.

    E sarebbe troppo lungo citare ad una ad una le paroledei profeti, e cio in che senso Michea dice 33 che negli ultimigiorni diventer manifesto il monte che si eleva al di sopra

    Omelia I 37

    il suo testo in vista della pubblicazione.

  • delle cime dei monti, cos designando il mistero della nostrareligione, che si manifesta al di sopra delleliminazione dellepotenze nemiche. E in che senso il sublime Isaia dice 34 chela verga e il fiore sorgeranno dalla radice di Iesse,annunziando con queste parole il manifestarsi del Signorenella carne. Oppure il monte fortificato, di cui parla il grandeDavid 35: quale significato possiede ad una prima lettura?Oppure il carro infinitamente pi grande 36 o lassembramentodei tori, che vengono immessi nelle giovenche dei popoli 37, oil piede che viene bagnato di sangue, o le lingue dei cani 38,o quello che, a mo di torello, sminuzzato insieme con icedri, cio il Libano 39; e infiniti altri esempi, oltre a questi, possibile raccogliere dagli altri testi profetici per insegnareche necessaria linterpretazione spirituale secondo lintentoa cui il testo mira: se noi respingiamo questa interpretazionespirituale, come vogliono alcuni, si farebbe, mi sembra, lastessa cosa che se si presentassero come cibo sulla mensadelle biade non lavorate, delle spighe non trebbiate e deisemi non separati con il vaglio dalla pula, del frumento nonmacinato per diventar farina, del pane non preparato inmodo conveniente per diventar commestibile. Come,dunque, il prodotto non lavorato nutrimento delle bestie,non degli uomini, allo stesso modo si potrebbe dire che sononutrimento degli esseri irrazionali, non di quelli razionali, leparole divinamente ispirate, se non sono state lavoratemediante la pi sottile interpretazione spirituale: non solo leparole dellAntico Testamento, ma anche la maggior partedellinsegnamento evangelico, come il vaglio che puliscelaia, la paglia che vien portata via dal vento, il grano cherimane ai piedi di colui che adopera il ventilabro 40, il fuocoinestinguibile, il buon granaio, lalbero che produce i frutti

    38 Gregorio di Nissa

    1 Cf. Col. 3, 9. 2 Cf. Mt. 17, 2. 3 Cf. Rom. 13, 14; Ap. 6, 11.4 Cf. Fil. 3, 10; 3, 21 ecc. 5 Cf. Mt. 22, 10-13.

    6 Cf. 1 Tim. 2, 4. 7 Cf. 1 Gv. 4, 18. 8 Cf. Deut. 6, 5. 9 Cf.1 Re 3, 12; 5, 9-14.

    (1) Cf. a questo proposito quanto si legge pi oltre, Omelia XII.10 Cf. 1 Re 3, 4; 11, 6-8. 11 Cf. Ebr. 7, 2. 12 Cf. 1 Re 5,

  • cattivi, la minaccia della scure, che in modo spaventosointenta allalbero la sua lama 41, le pietre che sono mutatenellumana natura 42.

    Queste parole siano scritte a mia difesa e inviate alla tuaintelligenza: esse devono rispondere a coloro chesentenziano che nelle parole divine non si deve cercare altroche il significato immediato. Se anche noi abbiamo volutoaffidare allo scritto la nostra fatica, dopo che Origene si eraapplicato cos amorevolmente a questo testo (2), nessunoce ne rimproveri: si tenga presente la divina sentenzadellApostolo, che dice (3): Ciascuno ricever la propriamercede secondo la propria fatica. Io non ho compostoquesto libro perch facesse bella mostra di s, ma siccomealcuni che vivono insieme con noi hanno annotato, perdesiderio di apprenderle, la maggior parte delle osservazionida noi dette in chiesa, io in parte le ho riprese da essi, e cioquelle che erano annotate in un contesto organico, le altre leho aggiunte di testa mia, quelle, cio, che bisognavaaggiungere, e in forma di omelia ho composto questaspiegazione; subito dopo il testo ho posto linterpretazionespirituale, per quanto il tempo e i fatti me ne davano lagio,lungo tutti i giorni dei digiuni. La nostra spiegazione delCantico, infatti, fu preparata durante quei giorni, perchpotesse essere ascoltata pubblicamente.

    Se poi Dio, che il dispensatore della nostra vita, me nedonasse anche il tempo, e mi concedesse tranquillit, forsenoi potremmo ritornare anche su quello che abbiamotralasciato. Ora, infatti, il nostro discorso e la nostra

    Omelia I 39

    19. 13 Cf. 1 Cor. 1, 30; Gv. 14, 6. 14 Prov. 1, 8; 1, 9.

    (2) Cristo; cf. Rom. 1, 3.(3) Dunque, i Proverbi, lEcclesiaste e il Cantico dei Cantici, tre

    libri che la tradizione attribuiva a Salomone, costituiscono uncomplesso di insegnamenti filosofici (il termine filosofia, come si

    15 Cf. Sap. 8, 2. 16 Cf. Prov. 8, 18-19. 17 Cf. Sap. 8, 2; 8, 9.18 Prov. 3, 16.

  • interpretazione sono giunti solamente a met.

    40 Gregorio di Nissa

    vede lungo tutte queste Omelie, e come si pu osservare nelloperadel Nisseno, significa dottrina cristiana, vita cristiana,comportamento cristiano quello cristiano per eccellenza, la vitaascetica). Questa concezione, che le dottrine di questi tre libri biblicirappresentino una gradualit, stata, dal Nisseno, ricavata da

  • OMELIA I

    1, 2. Mi baci con i baci della sua bocca, poich buonesono le tue mammelle al di sopra del vino e lolezzo dei tuoiprofumi supera ogni aroma. 3. Profumo diffuso il tuo nome.Per questo motivo le giovinette ti hanno amato, 4. ti hannotratto a s. Correremo dietro di te, verso lolezzo dei tuoiprofumi. Il re mi fece entrare nei suoi penetrali. Esultiamo erallegriamoci in te. Amiamo le tue mammelle al di sopra delvino. Ti ha amato la rettitudine.

    Tutti quanti voi che, seguendo il consiglio di Paolo 1, visiete spogliati delluomo vecchio come di una veste sordida,insieme con le sue bramosie e le sue azioni e, grazie allapurezza della vostra vita, avete indossato le luminose vestidel Signore, quelle che egli mostr durante la suatrasfigurazione sulla montagna 2; meglio ancora, voi cheavete indossato lo stesso Signor nostro Ges Cristoinsieme con la sua sacra veste 3 e vi siete trasfiguratiinsieme con lui 4, divenendo insensibili alle passioni e pidivini voi, dunque, ascoltate i misteri del Cantico dei

    Omelia I 41

    Origene: cf. Commento al Cantico, Prologo (pp. 52ss. nella traduzionedi M. Simonetti, Citt Nuova, Roma 1991 3).

    19 Ibid. 20 Prov. 3, 16a. 21 Prov. 8, 20. 22 Prov. 3, 18.23 Ibid. 24 Prov. 3, 19. 25 Prov. 4, 6-9.

    (4) Anche questa interpretazione del Nisseno risale a Origene (cf.Commento, Prologo, p. 54).

    26 Prov. 6, 22. 27 Prov. 8, 17. 28 Cf. Prov. 31, 10-31. 29Qo. 11, 8.

  • Cantici. Penetrate allinterno dellimmacolata stanza nuzialee indossate le bianche vesti 5 dei vostri puri e incontaminatipensieri. Non avvenga mai che uno, procurandosi unragionamento soggetto alle passioni e carnale, o nonpossedendo quella veste della coscienza che deve essereconveniente alle nozze divine, non avvenga che sia legatoinsieme con i suoi pensieri e rivolga a passioni bestiali eirrazionali le immacolate parole dello sposo e della sposa, eche per mezzo di esse si incateni a turpi immaginazioni evenga quindi gettato lontano da coloro che risplendono nelgiorno delle nozze, a ricevere, invece della letizia deltalamo, lo stridor di denti e il pianto. Questo io dichiaro,nellaccingermi alla interpretazione mistica del Cantico deiCantici. Giacch lanima, in certo qual modo, viene ornatacome una sposa, grazie a quello che si trova qui scritto, e siavvia al congiungimento incorporeo e spirituale eincontaminato con Dio. Colui, infatti, che vuole che tuttisiano salvati e giungano alla conoscenza della verit 6,mostra, in questo passo, il modo pi perfetto e beato dellanostra salvezza intendo dire quello che si attua permezzo dellamore. Alcuni, infatti, si salvano anche permezzo del terrore, allorquando noi ci teniamo lontani dalmale considerando la minaccia di essere puniti nellageenna (1). Vi sono poi alcuni che, per la speranza dellericompense, che riservata a coloro che sono vissutirettamente, attuano la perfezione della virt,procurandosela non per amore del bene, ma solo perch siattendono un contraccambio. Colui, invece, che con lanimacorre in alto verso la perfezione 7, respinge la paura (

    42 Gregorio di Nissa

    (5) Cf. ancora Origene, Commento, Prol., p. 57: Perci, infatti,questo libro tiene lultimo posto, perch si venga a lui dopo che uno sisar purificato nei costumi e avr appreso a conoscere e a distinguerefra le realt corruttibili e quelle incorruttibili, in maniera da non trarrealcun motivo di scandalo dalle immagini con cui presentato edescritto lamore della sposa per lo sposo celeste (trad. Simonetti).

    30 Cf. 1 Cor. 6, 17. 31 Cf. Deut. 6, 5. 32 Cf. Prov. 4, 6. 33

  • propria degli schiavi, infatti, la disposizione danimo di nonrimanere presso il Signore perch lo si ama, e di non fuggirvia da lui solamente per timore delle sferzate); costuinemmeno si cura delle ricompense, perch non sembri chetiene in conto maggiore la mercede che non colui che gli dil guadagno; ama, invece, con tutto il suo cuore e con tuttala sua anima e con tutte le sue forze 8 non qualche bene traquelli che possono provenirgli, bens proprio colui che lafonte delle cose buone. Colui, dunque, che ci invita apartecipare a lui stesso, prescrive questa condizione alleanime di coloro che lo ascoltano. Chi sancisce questa legge Salomone, la cui sapienza, secondo la testimonianzadivina 9, non ha confini, perch incomparabile einaccostabile, senza distinzione, a quella di tutti coloro chevissero prima e che vivranno dopo di lui; niente di quelloche esiste rimase nascosto a Salomone. Forse tu pensi cheio stia parlando di quel Salomone nato da Bersabea 10, quelloche port sul monte mille vittime in olocausto, quello che siserv, per peccare, dellaiuto della dea di Sidone? No, c unaltro Salomone, che viene significato in quello che noiconosciamo: anche questaltro nacque secondo la carne dalseme di David (2); il suo nome pace; egli il vero redIsraele 11, il costruttore del tempio di Dio 12. Costui possiedela conoscenza di tutte le cose; la sua sapienza infinita, anzi,il suo essere sapienza e verit 13, e ogni nome e ognipensiero che siano sublimi e divini. Egli si serv di quellaltroSalomone come di un suo strumento e per mezzo suo parla a

    Omelia I 43

    Cf. Cant. 1, 2.

    (6) Gregorio cerca di unificare lesegesi del Cantico, ove il Figlio lo sposo, con la sua precedente esegesi dei Proverbi, nella quale lasapienza, cio il Figlio, la sposa desiderata dagli uomini.

    (7) Anche questa interpretazione del significato dei patriarchirisalirebbe a Origene, Commento I, pp. 74ss.

    34 Cf. 1 Cor. 6, 17. 35 Cf. 2 Cor. 2, 16. 36 Cf. Es. 19, 10-14.

    (8) , questa, la dottrina della homiosis theo, di origine platonica

  • noi, prima nei Proverbi e poi nellEcclesiaste esuccessivamente nella filosofia del Cantico dei Cantici, cheora ci sta davanti, mostrando con le sue parole, con metodo econ ordine, lascesa verso la perfezione.

    Come, infatti, nella vita secondo la carne non ogni et ingrado di possedere tutte le energie fisiche, e la vita, nelledifferenze che caratterizzano le varie et, non procedeattraverso manifestazioni tutte uguali tra di loro (ch linfantenon pu affrontare le opere delluomo cresciuto, e luomoadulto non preso in braccio dalla nutrice, ma ad ognimomento dellet conviene e corrisponde ora una cosa oraunaltra), allo stesso modo anche nellanima noi possiamovedere che esiste una certa corrispondenza con le varie etdel corpo; attraverso di esse si coglie un ordine e unaconsequenzialit che conducono luomo alla vita secondovirt. A questo scopo i Proverbi ci educano in un certo modo,e in un altro argomenta con noi lEcclesiaste, e la filosofiaesposta nel Cantico dei Cantici, con i suoi insegnamenti ancorpi elevati, superiore sia alluna sia allaltra opera.Linsegnamento dei Proverbi, infatti, destinato a colui che ancora infante, perch conforma il suo ammonimento in modocorrispondente a quella et (3). Dice 14: Ascolta, o figlio, leleggi di tuo padre e non respingere le prescrizioni della madretua. Tu vedi da queste parole il carattere dellanima, che ancor tenero e intatto in quellet; vedi che il giovane haancora bisogno delle prescrizioni materne e delle correzionidel padre. E perch il bambino presti pi volentieri attenzioneai suoi genitori, gli promette che, se dedicher tutto il suoimpegno allapprendimento, egli ne ricaver degli ornamenti,ornamenti adatti a dei bambini. , infatti, un ornamento dafanciullo la collana doro che brilla al collo e la corona

    44 Gregorio di Nissa

    e ampiamente diffusa nella cultura dellet imperiale, cio laassimilazione a Dio, frutto dellascesi e del buon comportamento,proprio del saggio. Una tale dottrina ebbe immediata diffusione anchepresso gli scrittori cristiani pi inclini ad accogliere letica platonica: ilNisseno fu uno di questi.

    (9) La conoscenza di Dio pu essere raggiungibile solo se una

  • intrecciata con certi fiori, che sono di suo gradimento. Ma chiaro che bisogna interpretare tutto questo in modo che ilsignificato del simbolo ci guidi verso la realt migliore. E cos iltesto comincia a descrivergli la sapienza, in modo vario emolteplice illustrando lo splendore della sua indescrivibilebelt, cosicch non per paura o per costrizione ma perdesiderio e brama sollecitato a prendere parte alle cosebuone. Ch la descrizione stessa del bello trascina, in certoqual modo, il desiderio dei giovani verso quello che vienemostrato loro, accendendo in essi il desiderio di partecipare alsuo splendore.

    Perch, dunque, sia ancora pi accresciuta in lui la suafacolt appetitiva, una volta che essa sia stata distolta dallapassionalit materiale e volta ad un atteggiamentoimmateriale, il testo adorna con le sue lodi la bellezza dellasapienza, e non soltanto mostra con le sue parole la bellezzadella sua forma leggiadra 15, ma ne elenca anche le ricchezze16: ne diventer senza dubbio signore colui che abiter con lei17. Ma la ricchezza viene considerata, in un primo momento,nei suoi ornamenti esteriori: un suo acconcio ornamento,infatti, sono i secoli interi, come dice la Scrittura 18: Lalunghezza della vita e gli anni della esistenza sono nella suadestra. Nella mano sinistra, invece, la sapienza si adornatadelle preziose ricchezze delle virt, che brillano insieme con losplendore della gloria. Dice, infatti 19, che nella sua manosinistra sono la ricchezza e la gloria. Parla poi del profumoche proviene dalla sua bocca, il profumo che spira il buonolezzo della giustizia. Ecco il testo 20: Dalla sua boccaprocede la giustizia. E sulle sue labbra dice che fioriscono,invece del roseo naturale, la legge e la compassione. E

    Omelia I 45

    adeguata preparazione ascetica, o, almeno, la purificazione dellanimahanno preceduto latto della conoscenza. Cf., nel Nisseno, anche la Vitadi Mos II, pp. 153ss.

    37 Cf. Es. 19, 15. 38 Cf. Es. 19, 21. 39 Cf. Es. 19, 13. 40Cf. Es. 19, 16. 41 Cf. Es. 19, 18.

    (10) Cf. Origene, Commento al Cantico, Prologo, p. 79: Il titolo di

  • perch si possa trovare che ogni particolare della bellezzaconfluisce in siffatta sposa, di lei viene lodato anchelincedere. Si dice 21: Essa cammina nelle strade dellagiustizia. Alle lodi della sua bellezza non manca nemmeno lamaestosit, in quanto essa continuamente cresce, pari a unapianta che bene germoglia. E questa pianta, a cui paragonata la sua altezza, qual ? Dice il testo 22: lalberostesso della vita, che costituisce il nutrimento per coloro chegli stanno attaccati, ed , per coloro che vi si appoggiano,sicura e immobile colonna. In entrambe queste definizioni iovedo il Signore. lui, infatti, la vita e lappoggio. Ecco il testopreciso 23: lalbero della vita per tutti coloro che le stannoattaccati, ed sicura per tutti coloro che si appoggiano adessa, come al Signore. Tra tutte le altre sue lodi compresaanche la sua potenza, affinch la lode della bellezza dellasapienza possa giungere al colmo dopo che sono statepassate in rassegna tutte le buone qualit. Dio, dice infatti iltesto 24, con la sapienza fond la terra, prepar i cieli nellasua prudenza; il testo attribuisce al potere della sapienza lesingole cose, ad una ad una, che si vedono nella creazione,ornando la sapienza stessa con vari nomi. La definisce, infatti,sapienza e prudenza insieme, sensazione e conoscenza eintelligenza e altre virt del genere. Quindi, come un pronubo,il testo comincia a condurre il giovane ad abitare con taledonna (4) e lo esorta a volgere ormai il suo sguardo al talamodivino. Dice, infatti 25: Non abbandonarla, ed essa siattaccher a te; amala, ed essa ti custodir, fortificala ed essati esalter; onorala, perch essa ti abbracci, perch dia al tuocapo una corona di grazie, perch ti protegga con una coronadi delizie. Dopo averlo ornato, come uno sposo, con questecorone, che sono oramai corone nuziali, lo esorta a non

    46 Gregorio di Nissa

    Cantico dei Cantici dello stesso tipo di quello che, nella tendadellalleanza, definito santo dei santi.

    42 Cf. Lc. 12, 49.

    (11) Il Cantico, infatti, aveva il titolo di Salomone. Da questo

  • separarsi pi da lei dicendo 26: Quando tu cammini,conducila, ed essa sia con te; quando tu dormi, essa ticustodisca, perch, una volta desto, essa parli con te. Dopoaver acceso con queste e altre simili parole la parteconcupiscibile di colui che ancora giovane secondo luomointeriore, e dopo aver mostrato con il suo discorso la sapienzastessa che espone le sue doti, in modo da poter attrarre il pipossibile, con esse, la disposizione danimo degli ascoltatorioramai pieni di amore, tra laltro la Sapienza dice 27: Io amoquelli che mi amano. Infatti, la speranza di vedere ricambiatoil proprio amore rende linnamorato pi ardente nel suodesiderio; e insieme con queste parole il testo introduce anchei rimanenti consigli per mezzo di certe sue sentenze,affermative e concise; quindi, dopo aver condotto linnamoratoad una abitudine di vita pi perfetta, verso la fine dei Proverbi28 dichiara beato questo congiungimento cos bello: sono queipassi dei Proverbi nei quali percorre le lodi di quella fortedonna. Allora aggiunge la filosofia che propriadellEcclesiaste a colui che per mezzo delleducazioneprocurata dai Proverbi stato incitato a sufficienza adesiderare la virt. E dopo aver biasimato in questo scrittolatteggiamento di quegli uomini che sono tutti rivolti alle coseapparenti, e dopo aver detto che vanit tutto quello che non stabile e trapassa (mi riferisco al luogo in cui si dice 29 chetutto quello che passa vanit), giudica essere al di sopradi tutto quello che viene afferrato dalla sensazione limpulso ela brama dellanima nostra verso la bellezza invisibile. E cos,dopo aver purificato il cuore da ogni atteggiamento incline allarealt apparente, allora per mezzo del Cantico dei Cantici

    Omelia I 47

    punto Gregorio affronta pi da vicino il problema di una interpretazionedel Cantico che eviti ogni immagine sconveniente: ci possibile soloricorrendo ad una interpretazione allegorica, secondo i principiespressi nel Prologo (sopra, pp. 29ss.).

    43 Cf. 1 Re 5, 10ss. 44 Cf. Col. 3, 5. 45 Mc. 8, 27-29.

    (12) La distinzione consiste nel fatto che Cristo, domandando inun primo momento che cosa pensassero di lui gli altri uomini e poi (che

  • conduce misticamente il nostro pensiero allinterno dei segretidivini (5). Il titolo del Cantico indica una preparazione dellenozze, ma il contenuto spirituale costituito dallunionedellanima umana con Dio.

    Per questo motivo nel Cantico chiamato sposa coluiche nei Proverbi figlio (6), e il ruolo della sapienza ,viceversa, assegnato allo sposo, affinch sia promessasposa di Dio luomo, divenuto casta vergine da sposo cheera nei Proverbi, e, congiunto con il Signore, diventi un solospirito 30, fatto puro pensiero, da carne pesante che era, permezzo dellunione con lessere immacolato e impassibile.Poich, dunque, la sapienza che parla, nutri dellaffetto perlei, quanto puoi, con tutto il tuo cuore e tutte le tue forze 31,desiderala quanto ne sei capace. Anzi, audacemente ti dirdi pi: amala 32. irreprensibile, infatti, ed estraneo allapassione il sentimento che si prova per gli esseri incorporei,come dice la sapienza nei Proverbi, allorquando ci prescrivedi amare la bellezza di Dio. Ma anche il passo di cui orastiamo parlando ci esorta a fare altrettanto, e non ti esortasolo per mezzo di un puro e semplice consiglio, mafilosofeggia per mezzo di simboli nascosti, formando con ipensieri unimmagine ricavata dai piaceri di questa vita, alloscopo di stabilire queste dottrine. E limmagine consiste inuna preparazione alle nozze, nella quale il desiderio dellabellezza fa da mediatore alla brama, perch non lo sposo,come avviene tra gli uomini, il primo ad essere preso dal

    48 Gregorio di Nissa

    era la cosa che gli stava pi a cuore) che cosa pensassero i discepoli,li separava dalla massa degli uomini comuni.

    46 Cf. Lc. 20, 35-36. 47 Cf. Rom. 7, 23. 48 Cf. Gal. 2, 20; 2Cor. 10, 3 ecc.

    (13) Altra dottrina fondamentale del Nisseno: nella risurrezione ilcorpo umano perder ogni aspetto materiale (e con la materialitandranno perdute anche le passioni), per giungere ad una condizionepuramente spirituale, come era allinizio. Cf. pi ampi dettagli neLanima e la resurrezione, Citt Nuova, Roma 19922, pp. 135ss.

    49 Cf. Es. 33, 13.18. 50 Cf. Gv. 6, 63. 51 Cf. 1 Cor. 6, 17.52 Cf. Gv. 5, 24. 53 Cf. Gv. 4, 14. 54 Cf. Gv. 6, 68. 55 Cf. Sal.

  • desiderio, ma la vergine che previene lo sposo,manifestando apertamente il suo desiderio senzavergognarsene e formulando il voto di potere, una volta,gioire del bacio dello sposo 33. Poich, infatti, i buoni pronubidella vergine, cio i patriarchi (7), i profeti e i legislatori,portarono alla sposa le grazie divine, quelle che laconsuetudine umana chiama doni nuziali, volendoindicare i doni che si fanno prima delle nozze (ed essi eranola remissione dei peccati, loblio delle colpe, la cancellazionedelliniquit, la trasformazione della nostra natura, ilmutamento dalla condizione corruttibile a quella diincorruttibilit, la delizia del Paradiso, la dignit del regno, lagioia che non ha fine) poich, dunque, la vergine ebbericevuto questi doni divini dai buoni donatori dei doni nuziali,i quali glieli avevano portati per mezzo dellinsegnamentoprofetico, allora essa confessa il suo desiderio e si affretta,perch vuole oramai godere della grazia che le procura labellezza delloggetto amato. La ascoltano alcune personeche sono sue familiari, sue compagne; esse incitano lasposa a nutrire un desiderio ancora pi forte. Sopraggiungeanche lo sposo, che conduce uno stuolo di persone amiche,a lui care. Questi potrebbero essere gli spiriti ministri, permezzo dei quali gli uomini si salvano, o anche i santi profeti,i quali, udendo la voce dello sposo, si rallegrano edesultano, perch si sta preparando quellimmacolatocongiungimento per mezzo del quale lanima che si uniscestrettamente al Signore diviene un solo spirito, come dicelApostolo 34.

    Riprender, dunque, il discorso dei Proverbi: nessun

    Omelia I 49

    118, 131. 56 Gv. 7, 37.

    (14) Una dottrina, questa, fondamentale nella spiritualit delNisseno; essa sviluppata soprattutto nella Vita di Mos (II, 219ss.);su di essa si pu leggere il saggio, ancora valido, di J. Danilou,Platonisme et thologie mystique, Paris l954 2 Il bene, secondo ladottrina platonica, superiore allintelletto: cf. Ambrogio, De Isaac 8,78.

  • uomo che sia soggetto alle passioni, che sia carnale, cheemani ancora il morto puzzo delluomo vecchio 35, tragga nellabestiale irrazionalit i significati contenuti nei pensieri e nelleparole divinamente ispirate. Ciascuno deve uscire da sestesso, estraniarsi dal mondo materiale e risalire in certo qualmodo per mezzo dellimpassibilit fino al Paradiso, e permezzo della purezza rendersi simile a Dio (8): solo cosacceda ai penetrali dei misteri che ci vengono rivelati daquesto libro. Se uno non ancora preparato nellanima adascoltare siffatti misteri (9), ascolti Mos, che prescrive 36 chenon dobbiamo osare lascesa alla montagna spirituale primadi aver lavato le vesti del nostro cuore e di aver purificatolanima con le doverose abluzioni dei pensieri. Per tal motivo,dunque, mentre ci dedichiamo a questa interpretazione,dimentichiamo i pensieri delle nozze, secondo il precetto diMos 37, che prescrisse che gli iniziati al mistero dovevanoessere puri dalle nozze; penso anche che dobbiamoaccogliere in tutto e per tutto gli ordini del legislatore, seintendiamo accostarci alla montagna spirituale dellaconoscenza di Dio 38, nella quale i ragionamenti di razzafemminile sono abbandonati alla vita inferiore insieme con laspoglia materiale. Infatti, ogni pensiero irrazionale che fossevisto aggirarsi attorno a questa montagna sarebbe ucciso dairagionamenti pi solidi, che sono come delle pietre. E anchecos, a stento noi potremmo reggere al suono 39 di quellatromba che echeggia potente e intollerabile al di sopra delleforze di coloro che la odono 40, quel suono che provieneproprio dalla caligine delloscurit in cui Dio, il quale bruciacon il fuoco tutto lelemento materiale che su questamontagna 41. Entriamo, dunque, oramai allinterno del santodei santi, vale a dire, nel Cantico dei Cantici. Come, infatti,con lespressione santo dei santi apprendiamo una

    50 Gregorio di Nissa

    (15) Questa interpretazione si incontra anche nella Vita di MosII, 239. Mos, veramente, vide Dio faccia a faccia: Gregorio facorrispondere lespressione del Cantico a quella dellEsodo.

    57 Cant. 1, 2. 58 Cf. 1 Tim. 2, 4. 59 Lc. 7, 45. 60 Cf. Lc. 6,

  • sovrabbondanza, un maggior grado di santit, proprio permezzo di questa forma di superlativo, cos anche la sublimedottrina annuncia, per mezzo del Cantico dei Cantici, che cista insegnando i misteri dei misteri (10). Sebbene, infatti,siano molti i canti che, conformemente allinsegnamentodivinamente ispirato, ci istruiscono con i nobili pensieri cheriguardano Dio (sono quelli del grande David, di Isaia, diMos, di molti al


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