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PANE Non di solo
Sussidio di preghiera per la famiglia
Anno XV - n° 708
Domenica 03 Maggio 2015
Tempo di Pasqua
Itinerario quotidiano di preghiera
Non di solo pane Numero 708 Tempo di Pasqua pagina 2
Maggio 2015
“Pregare, forse il
discorso più urgente”
Sussidio di preghiera
per la famiglia
Offerta della giornata
Cuore divino di Gesù,
io ti offro per mezzo
del Cuore Immacolato di Maria,
Madre della Chiesa,
in unione al Sacrificio eucaristico,
le preghiere, le azioni,
le gioie e le sofferenze
di questo giorno,
in riparazione dei peccati,
per la salvezza di tutti gli uomini,
nella grazia dello Spirito Santo,
a gloria del divin Padre.
Dio, nostro Padre, io ti offro tutta la mia giorna-
ta. Ti offro le mie preghiere, i pensieri, le paro-
le, le azioni, le gioie e le sofferenze in unione
con il Cuore del tuo Figlio Gesù Cristo che conti-
nua ad offrirsi a te nell’Eucaristia per la salvez-
za del mondo. Lo Spirito Santo che ha guidato
Gesù sia la mia guida e la mia forza oggi affin-
ché io possa essere testimone del tuo amore.
Con Maria, la madre del Signore e della Chiesa,
prego specialmente per le intenzioni che il Santo
Padre raccomanda alla preghiera di tutti i fedeli
in questo mese
Intenzione del Santo Padre
Perché, rifiutando la cultura dell’indifferenza,
possiamo prenderci cura delle sofferenze del prossimo,
particolarmente dei malati e dei poveri.
Intenzione missionaria
Perché l’intercessione di Maria aiuti i cristiani
che vivono in contesti secolarizzati a rendersi
disponibili per annunciare Gesù.
Intenzione dei vescovi
Perché le Conferenze Episcopali portino il loro
contributo molteplice e fecondo per realizzare
il senso di collegialità nella Chiesa.
Intenzione del Vescovo di Brescia
Mons. Luciano Monari
Perché i credenti crescano nella fede, nella speranza e
nell'amore e siano veri testimoni di Cristo nel mondo.
Offerta quotidiana
Sito di Non di Solo Pane:
www.latracciameditazioni.it
Non di solo pane Numero 708 pagina 3
Domenica 03
Maggio
I Settimana del Salterio
V Domenica di Pasqua
In un mondo che non riusciamo a interessare con le parole che noi diciamo, solo la Sua presenza che ci ama e che ci
salva può interessare. Il fervore apostolico si rinnova perché testimoni di Colui che ci ha amato per primo.
(Papa Francesco)
Fondò con l’eredità pa
terna il monastero do
menicano di Santa Mar
gherita a Vercelli, ove
sin dall’età di 18 anni
volle servire il Redento
re seguendo l’austero
itinerario che Egli stes
so le aveva indicato. La
rettitudine d’intenzione
che esclude dal nostro
agire fini secondi man
tenendoci costantemen
te protesi verso Dio e la
filiale gratitudine per i
doni ricevuti sono le
due doti dominanti del
la sua vita spirituale.
Martirologio Romano:
A Vercelli, beata Emilia
Bicchier i, vergine
dell’Ordine di san Do
menico, che, sebbene
nominata più volte prio
ra, svolse con letizia di
spirito tra le sue conso
relle i più umili servizi
domestici.
Il santo del Giorno: Beata Emilia Bicchieri
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre
mio è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni
tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a
causa della parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come
il tralcio non può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così
neanche voi se non rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane
in me, e io in lui, porta molto frutto, perché senza di me non potete far nul
la. Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo
raccolgono, lo gettano nel fuoco e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie
parole rimangono in voi, chiedete quello che volete e vi sarà fatto. In que
sto è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei
discepoli».
Brano Evangelico: Gv 15, 18
Contemplo: Io sono la vite, voi i tralci (cv 15,5)
«Io sono la vite vera, che porta frutto, e voi staccati da me non potete
produrre frutto, senza di me non potete fare nulla. Io sono il pane,
quello vero (Gv 6,32), diverso dagli altri cibi che non saziano. Io sono
la luce vera (Gv 1,9), diversa dagli altri bagliori che non illuminano».
Se amiamo Gesù e rimaniamo con lui, egli rimane in noi e possiamo
produrre «molto frutto», perché partecipiamo alla sua vita e alla pie
nezza della sua gioia.
Non di solo pane Numero 708 Tempo di Pasqua pagina 4
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
Più la vite è estesa e ben
curata e più c’è la possibilità
che nascano numerosi rami
con grappoli gustosi. Essi, in
verità, possono anche venire
tagliati e fatti attecchire al-
trove, ma senza la vite non
possono fruttificare. E chi
decide se e quando tagliare
non è forse l’agricoltore?
Quindi, per portare frutto il
tralcio, la vite e l’agricoltore
devono rimanere l’uno in
relazione dell’altro, altri-
menti non c’è speranza di
vita. La stessa cosa vale per i
cristiani: soltanto rimanendo
uniti a Cristo e alla Chiesa
possono portare frutto e co-
municare l’amore di Cristo.
Il “Rimanere” ci chiede di
credere nella bellezza di vive-
re, in quella bellezza che
“salverà il mondo”.
In proposito riporto questa
storiella: “Quando lo Spirito di
Dio trasse il mondo dal Nulla,
il Nulla chiese: "Chi lo salverà
dal ritornare a Me?". Lo Spirito
rispose: "Lo salverà la Bellez-
za", di cui il Nulla, nulla sape-
va. La Prima Bellezza, quella
che attrasse gli uomini a Dio
anziché al Nulla, fu quella del-
la natura. Il lampeggiare dei
ghiacciai, l’animata tavolozza
del mare, l’esuberanza delle
forme viventi affascinarono
l’uomo che si disse: "Chi si na-
sconde dietro tanta magnifi-
cenza?" La Seconda Bellezza
nacque dalle mani dell’uomo.
Egli le sentì animate da un im-
pulso irresistibile e strano. For-
giò vasi di un’armonia mai vi-
sta, dipinse figure più misterio-
se di quelle esistenti, costruì
edifici più fantastici di quelli
naturali. L’uomo si chiese: "Chi
agisce nelle mie mani?" La Ter-
za Bellezza fu quella del pen-
siero. In ogni angolo del mon-
do, dovunque vi fosse un uomo,
il pensiero deponeva i propri
germi. Ne nasceva una trama di
realtà che né la natura né le
mani sapevano tessere, un
mondo parallelo a quello visibi-
le e, forse, ancora più ricco. E
l’uomo si stupì: "Chi muove
dentro di me il mio pensiero?".
L’Ultima Bellezza è quella che
ognuno porta dentro di sé e i
cui tratti può cogliere quando
riesce a guardarsi dentro in
limpidezza trasparente. Non se
ne può parlare, poiché è diver-
sa per ognuno di noi, ma la sua
semplicità confina con il tutto.
È tale bellezza che suscita la
domanda più inquietante: "Da
chi sono abitato?" Sino a che
l’uomo si porrà anche una sola
di queste domande sulle Quat-
tro Bellezze, il Nulla attenderà
invano che il mondo ritorni a
lui.
La bellezza che salva Meditazione di Fiorella Elmetti
Non di solo pane Numero 708 Tempo di Pasqua pagina 5
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
Contemplatio: un abbraccio di Carità
Anche la vite, quando intorno le è stato zappato il
terreno, viene legata e tenuta diritta affinché non
si pieghi verso terra. Alcuni tralci si tagliano, altri
si fanno ramificare: si tagliano quelli che ostenta-
no un'inutile esuberanza, si fanno ramificare quelli
che l'esperto agricoltore giudica produttivi. Perché
dovrei descrivere l'ordinata disposizione dei pali di
sostegno e la bellezza dei pergolati, che insegnano
con verità e chiarezza come nella Chiesa debba
essere conservata l'uguaglianza, sicché nessuno,
se ricco e ragguardevole, si senta superiore, e nes-
suno, se povero e di oscuri natali, si abbatta o si
disperi? Nella Chiesa ci sia per tutti un'unica e u-
guale libertà, con tutti si usi pari giustizia e identi-
ca cortesia.
Per non essere piegato dalle burrasche del secolo e
travolto dalla tempesta, ognuno, come fa la vite
con i suoi viticci e le sue volute, si stringe a tutti
quelli che gli sono vicini quasi in un abbraccio di
carità e unito ad essi si sente tranquillo. È la carità
che ci unisce a ciò che sta sopra di noi e ci intro-
duce in cielo. «Se uno rimane nella carità, Dio ri-
mane in lui» (1 Gv 4,16). Perciò anche il Signore
dice: «Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio
non può produrre frutto da solo, se non resta uni-
to alla vite, così anche voi, se non rimanete in me.
Io sono la vite, voi i tralci» (Gv 15,4s).
AMBROGIO, Exaemeron III 5,12, passim
Signore Gesù, ti ringraziamo!
La tua parola.
ci esorta a rimanere.
Rimanere perché la
tua presenza renda vivo e
pulsante il nostro
cuore tardo, lo dilati,
lo spalanchi, lo renda
compassionevole e mite:
uno specchio piccolo, ma
lucente del grande,
tenerissimo amore che
abbiamo ricevuto
e continuamente riceviamo,
se rimaniamo in te.
Alleluia!
Preghiamo la Parola
Lunedì 4
Maggio
I Settimana del Salterio
Tempo di Pasqua
Il Santo del giorno: Santa Antonina di Nicea
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Chi accoglie i miei comanda
menti e li osserva, questi è colui che mi ama. Chi ama me sarà amato dal Pa
dre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non
l’Iscariòta: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi, e non al
mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Pa
dre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui. Chi
non mi ama, non osserva le mie parole; e la parola che voi ascoltate non è
mia, ma del Padre che mi ha mandato. Vi ho detto queste cose mentre sono
ancora presso di voi. Ma il Paràclito, lo Spirito Santo che il Padre manderà
nel mio nome, lui vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che io vi ho
detto».
Brano Evangelico: Gv 14, 2126
Non di solo pane Numero 708 pagina 6
Nel Martirologio Romano questa santa è menzionata tre volte: il 1 marzo, il 4 maggio e il 12 giugno, e ogni volta in maniera diversa, come se si trattasse di tre persone distinte. Si tratta invece della stessa persona, il cui "dies natalis" è il 4 maggio, come appare nel Martirologio Siriaco del IV secolo. Gli elogi del Martirologio Romano rispecchiano un'antica "passio" perduta. Secon
do queste fonti Antonina, cristiana di Nicea in Bitinia, durante la persecuzione di Diocleziano arrestata per ordine del prefetto Priscilliano, fu battuta con le verghe, sospesa al cavalletto, dilaniata ai fianchi e infine arsa viva. Qualche codice del Geronimiano aggiunge che Antonina fu uccisa di spada. Alcuni documenti dicono che fu rinchiusa in un sacco e
gettata in una palude; sembra, però, che queste circostanze non appaiano nei documenti più antichi. Secondo il Martirologio Siriaco e molti codici del Martirologio Geronimiano il martirio sarebbe avvenuto a Nicomedia, mentre altri codici lo pongono a Nicea in Bitinia.
Contemplo: Lo Spirito insegnerà ogni cosa (Gv 14,26)
Lo Spirito Santo, che ci insegnerà ogni cosa, è detto anche «Pa
raclito». Per capire bene cosa significa Paràclito etimologicamente
«Colui che viene a una chiamata di aiuto» non dimentichiamo che
Gesù stesso ne ha dato la spiegazione: «Egli rimane presso di voi e sa
rà in voi. Non vi lascerò orfani: verrò da voi» (Gv 14,1718). Il Para
clito è Dio, Consolatore nelle difficoltà, Avvocato nelle tribolazioni, e
Dono di gioia.
Uscire da sé stessi è uscire anche dal recinto dell’orto dei propri convincimenti considerati inamovibili se
questi rischiano di diventare un ostacolo, se chiudono l’orizzonte che è di Dio.
(Papa Francesco)
Non di solo pane Numero 708 Tempo di Pasqua pagina 7
La legge del Signore non va eseguita ma ascol-
tata e osservata. L’eseguire è l’atteggiamento
tipico del servo, l’ascolto invece ci fa entrare in
una relazione intima e famigliare. E’ più facile
eseguire che ascoltare e osservare. Quando ese-
guo un ordine non sono più responsabile
dell’azione che compio perché le colpe o i meriti
ricadono esclusivamente su chi impartisce il co-
mando mentre chi lo traduce diventa paradossal-
mente irresponsabile. L’ordine deresponsabilizza.
Dio ci chiama ad assumerci le nostre responsabili-
tà, ci chiama ad osservare e a mettere in pratica
quello che abbiamo ascoltato. L’ascolto richiede
attenzione e fatica, l’ordine no. L’osservanza
nasce dall’amore, l’ordine invece incute tremore
e paura; chi osserva è figlio, chi esegue è sempli-
cemente un povero paltonière, un misero accat-
tone senza coscienza e privo di volontà propria. Si
ascolta l’amico, l’amato, il paterno; si osserva il
bene, il bello, cioè che incanta per la sua traspa-
renza. L’osservare apre lo sguardo agli ampi spazi
della contemplazione.
Così si esprime una grande mistica, Santa Elisa-
betta della Trinità: “Verbo eterno, Parola del mio
Dio, voglio passare la mia vita ad ascoltarti, vo-
glio rendermi docilissima ad ogni tuo insegna-
mento, per imparare tutto da te. E poi, nelle not-
ti dello spirito, nel vuoto, nell'impotenza, voglio
fissarti sempre e starmene sotto la tua grande
luce”.
L’ascolto accende una piccola luce nella buia not-
te dello spirito, l’ordine spegne la luce della ra-
gione.
meditazione
Figli, non servi Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Agisci
Forse qualcuno pote-
rebbe pensare di me:
“Dov’è il suo Dio di
cui parla tanto?”. Mi impegnerò
ad una maggiore coerenza nella
fede che professo, affinché nelle
opere buone sia glorificato il Si-
gnore.
Grazie, Signore Gesù!
Tu irradi l'amore del Padre,
proprio nei passi più
malfermi della nostra
Umanità e ci sostieni
nella realtà faticosa,
ma autentica della
nostra vita. Il tuo Spirito
ci consola, ci rafforza
e ci ricorda che siamo
radicati nella fatica
della maturazione
del divino gioco di amore
che si rifrange
tra te e il Padre...
un riflesso di arcobaleno,
anche per la nostra esistenza.
Alleluia!
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 708 pagina 8
Frutto del mistero: L’umiltà.
"Siamo agli occhi di Dio quel che siamo: né più, né me-
no: Dobbiamo soltanto compiacerlo. Tutto il nostro
merito è di contribuire alla grazia". San Giovanni Maria Vianney
«Ecco, io sono l'ancella del Signore, si faccia di me un secondo la tua parola» (Lc 1,
31.38). Nessun altro evento si compì mai con tanta semplicità, eppure la decisione,
che fu presa in quell'ora, congiunge la terra al cielo. Questo evento si ripete spiri-
tualmente nella vita di ogni fedele. Soprattutto quando uno per la prima volta, attra-
verso una parola viva, un libro o un'esperienza interiore, è commosso dalla figura e
dalla parola di Cristo in modo da avvertire che quella è la verità e ad essa si volge
con spirito pronto. Il Signore entra in lui come realtà e forza viva ed incomincia
quell'azione di cui già abbiamo parlato: Cristo penetra in lui e vi si sviluppa; l'uomo
nuovo si forma su di Lui. Da quell'ora l'appello si ripete continuamente: ogni volta che
ascoltiamo una sua verità; ogni volta ch'Egli ci appare, ci comanda o ci ammonisce, si
rinnova l'esigenza di accoglierlo in noi più profondamente e di mettergli a disposizio-
ne il nostro proprio essere con più pronta volontà. (Romano Guardini)
INTENZIONE: per le anime sacerdotali e religiose 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
<
L’angolo del I° Mistero Gaudioso
L’annunciazione
A cura di Fiorella, Tiziana e Cristina
ESEMPIO Un giorno Ruggero Bonghi, letterato e filosofo napoletano disse a un sa
cerdote suo amico: «Voi mi conoscete male. Sappiate che, tra i laici, io sono uno di quelli
che più hanno parlato di Dio». Il sacerdote gli diede una risposta che lasciò il filosofo
pensoso: «I buoni cristiani si riconoscono non dal parlare di Dio, ma dal parlare a Dio!». I
Santi, infatti, quasi continuamente parlavano a Dio, trascorrendo in preghiera tutto il tem
po libero dai loro doveri. Perché non fruttare alcuni momenti in cui siamo soli (in auto
mobile quando guidiamo o quando stiamo facendo alcuni lavori manuali) per recitare una
decina del Santo Rosario?
Non di solo pane Numero 708 Tempo di Pasqua pagina 9
Martedì 05
Maggio
I Settimana del Salterio
Tempo di Pasqua
“Non possiamo annunciare altro che la vita, dal principio alla fine. Tutti noi dobbiamo curare la
vita, amare la vita, con tenerezza, calore.”
(Papa Francesco)
Angelo è annoverato
tra i primi Carmelita
ni che dal monte Car
melo tornarono in
Sicilia, dove, secondo
le fonti tradizionali
degne di fede, morì a
Licata per mano di
uomini empi, nella
prima metà del secolo
XIII. Venerato come
martire, ben presto
fu edificata una
chiesa sul luogo del
suo martirio, e ivi
venne deposto il suo
corpo. Solo nel 1662
i suoi resti mortali
furono trasferiti alla
chiesa dei Carmeli
tani di Licata. Il cul
to di sant'Angelo si
diffuse in tutto l'Ordi
ne e anche tra il popo
lo.
Martirologio Roma-
no: A Licata in Sici
lia, sant’Angelo, sa
cerdote dell’Ordine
dei Carmelitani e
martire.
Il Santo del giorno: Sant’Angelo da Gerusalemme
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la
mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi. Non sia turbato il
vostro cuore e non abbia timore. Avete udito che vi ho detto: “Vado e
tornerò da voi”. Se mi amaste, vi rallegrereste che io vado al Padre,
perché il Padre è più grande di me. Ve l’ho detto ora, prima che avven
ga, perché, quando avverrà, voi crediate. Non parlerò più a lungo con
voi, perché viene il prìncipe del mondo; contro di me non può nulla,
ma bisogna che il mondo sappia che io amo il Padre, e come il Padre
mi ha comandato, così io agisco».
Brano Evangelico: Gv 14, 2731
Contemplo: Vi do la mia pace (Gv 14,27)
La pace è dono dello Spirito, dono di Gesù alla sua Chiesa. Questa pa
ce, si capisce subito, non è quella del quieto vivere, la falsa pace che
Gesù dice di essere venuto a togliere dalla terra (Mt 10,34). «I desideri
degli uomini portano alla morte, mentre i desideri dello Spirito portano
alla vita e alla pace» (cf Rm 8,6). «Il regno di Dio è giustizia, pace e
gioia nello Spirito Santo». La pace è Dio, e «E' n la sua volontade è
nostra pace» (Raniero Cantalamessa).
Non abbiamo ancora compreso la bellezza e la
profondità del Vangelo! Ricordiamo alcune frasi,
alcuni episodi della vita e della predicazione pub-
blica di Gesù, ma poi, quando ci troviamo di fron-
te agli eventi, lasciamo che le cose vadano per
conto loro. Oggi Gesù ci dice: "Vi lascio la pace, vi
do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do
a voi". Se siamo chiamati a vivere una pace diver-
sa da come c'insegna il mondo, dovremmo riempi-
re di Gesù il nostro stile di vita e poi portarlo al
mondo, non viceversa. Dovremmo, innanzitutto,
dominare le nostre azioni purificandole con la
preghiera. Gesù stesso non predicava e non opera-
va guarigioni se prima non benediva, ringraziava o
si ritirava a pregare. Perfino in punto di morte E-
gli ha pregato e, pregando, ha perdonato. Diceva
don Tonino Bello che "La preghiera è come l'acqua
nei vasi comunicanti. Ha efficacia anche a distan-
za e colma il vuoto di recipienti lontani”. Non ne
vediamo gli effetti immediati, ma se ci crediamo
davvero che al Signore "Tutto è possibile" i frutti
non possono non venire. Sr. Emmanuel da Medju-
gorje scrive: "Dal 1984, la Madonna ci ha pronun-
ciato almeno 400 volte la sua parola preferita:
Pregate!”Perché? Perché la preghiera è la chiave
della santità e Maria vuole guidarci verso la santi-
tà, nostro unico futuro. Ma Lei sa che non è facile
arrivarci! In effetti Lei conosce bene le trappole
che ci minacciano perché il nemico va in giro cer-
cando chi divorare... La nostra cultura cristiana
non è soltanto minacciata dall'Islam radicale, ma
dalla nostra propria mancanza di preghiera che ci
allontana da Dio. La preghiera è una splendida av-
ventura con Dio!". Non si sa bene quel che accade,
ma accade sempre con il sigillo della benedizione
e della pace.
Non di solo pane Numero 708 Tempo di Pasqua pagina 10
meditazione
Con il sigillo della pace Meditazione di Fiorella Elmetti
Grazie, Signore,
sei la vita della nostra
Vita e l'unico possibile
orientamento ai molti
«perché» che agitano
e interpellano il nostro cuore.
Non c'è risposta ai troppi
«perché»... c'è forse la
luce di un «per Chi?»:
per te, Signore, e i fratelli
che nel mondo soffrono,
nel dolore e nella speranza
di un'alba nuova.
È necessario che la tua
sia la nostra alba, Signore.
Alleluia!
Agisci
Mi unirò al creato, a
tutte le creature in
questo canto di lode
universale. Per que-
sto, con profondo sentimento di
gratitudine, reciterò il cantico
dei tre giovani (Dn 3,52-90).
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 708 pagina 11
Frutto del mistero: La contrizione dei nostri peccati
“Un cristiano deve essere sempre pronto a combattere. È com
battendo che proviamo a Dio che il nostro amore consiste
nell’accettare le pene che Lui ci manda". San Giovanni Maria Vianney
La cosa peggiore del peccato è la sua natura sub
dola: si nasconde dappertutto sotto false apparenze, ci fa credere d'essere una cosa natura-
le, o da non potersi evitare, o che sia in esso la forza della vita, o la sua serietà, o la sua
drammaticità, o che altro si voglia dire. Se cerchiamo di vivere quest'ora con Cristo, allora
incominciamo a comprendere: è un momento importante nella vita del cristiano quello in cui
per la prima volta sente orrore davanti alla realtà del peccato. Noi incontriamo dappertutto
l'angoscia della creatura; di che si angustia non lo sa neppur lei, ma è il peccato che domina
tutta la sua esistenza, e nell'angoscia di Cristo ciò perviene all'estrema, tremenda chiarezza.
È per causa del peccato che il Figlio di Dio soffre l'orrore di quest'ora. Noi però dobbiamo ri-
conoscerlo, ognuno deve farlo nel suo intimo: è il mio peccato che si rivela qui in tutto il suo
orrore.
I tre misteri che seguono parlano delle sofferenze che ha patite il Signore prima della sua
morte. Tra essi sta ciò che narrano i Vangeli intorno alla sua cattura, al suo processo, alla
sua condanna: di tutto questo v'è in essi la risonanza.
È difficile dire qualche cosa su questi misteri. Essi riguardano la nostra perdizione e il mo-
do in cui il Signore l'ha sentita e l'ha sopportata: il loro contenuto è infinito. Non possiamo
trattarne che a frammenti e chi prega deve veder di completare il nostro pensiero. Romano Guardini
INTENZIONE: per gli agonizzanti 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
L’angolo del I° Mistero Doloroso
L’agonia di Gesù nel Getsemani
A cura di Fiorella, Tiziana e Cristina
ESEMPIO - Tutti i Santi hanno avuto un vero odio anche al più piccolo peccato. San Domenico Savio aveva come sua norma di vita: «La morte, ma non peccati». E si comportava in maniera veramente angelica, per non dare il minimo dispiacere a Maria. San Luigi Gonzaga, una volta che si dovette accusare di una lievissima mancanza, provò un fortissimo dolore, durante la Confessione.
Tempo di Pasqua
Il Signore opera un cambiamento in colui che gli è fedele,
gli fa alzare lo sguardo da sé stesso. Questa è la missione,
questa è la testimonianza.“
(Papa Francesco)
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Io sono la vite vera e il Padre mio
è l’agricoltore. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo taglia, e ogni tralcio
che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi siete già puri, a causa della
parola che vi ho annunciato. Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non
può portare frutto da se stesso se non rimane nella vite, così neanche voi se non
rimanete in me. Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me, e io in lui, porta
molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me
viene gettato via come il tralcio e secca; poi lo raccolgono, lo gettano nel fuoco
e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete
quello che volete e vi sarà fatto. In questo è glorificato il Padre mio: che portia
te molto frutto e diventiate miei discepoli».
Brano Evangelico: Gv 15, 18
Commemorato da S. Luca negli Atti degli Apostoli come vescovo di Cirene, di lui si sa pochissimo. Si celebra oggi il più antico e il più sconosciuto fra i numerosi santi di nome Lucio. Il Martirologio Romano ci dice che presso la Chiesa di Antiochia vi erano “ profeti e dottori “ fra cui Barnaba, Simeone, soprannominato
Niger, Lucio di Cirene, Manaèn, compagno d’infanzia di Erode Tetrarca, e Saulo. Questi cinque profeti, secondo gli esegeti della Bibbia di Gerusalemme, rappresentavano il governo della Chiesa di Antiochia. Il toponimo sta ad indicare solo il luogo d’origine di Lucio che non è da
identificarsi con il martire omonimo, originario anche lui di Cirene e martirizzato sotto Diocleziano, martire che però non fu vescovo e che si ricorda in altra data.
Etimologia: Lucio = luminoso, splendente, dal latino.
Contemplo: Senza di me non potete far nulla (Cv 15,5)
Qualcuno potrebbe pensare che il Signore ha detto di non fare nulla. Invece
dice: «Rimanete in me e io in voi. Chi rimane in me porta molto frutto». An
che san Paolo, come Giovanni, ha spiegato in tutte le sue Lettere il mistero
del dono di Dio: «Che cosa possiedi che tu non l'abbia ricevuto? E se l'hai
ricevuto, perché te ne vanti come se non l'avessi ricevuto?» (1Cor 4,7). E poi:
«Me infelice! Chi mi libererà? Siano rese grazie a Dio per mezzo di Gesù
Cristo nostro Signore!» (cf Rm 7,2425).
Il Santo del giorno: San Lucio di Cirene, Vescovo
Mercoledì 06
Maggio
I Settimana del Salterio
Non di solo pane Numero 708 Tempo di Pasqua pagina 12
Non di solo pane Numero 708 pagina 13
“Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e
ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più
frutto”.
Io mi sento quel tralcio. La mia vita è una continua
potatura. Senza prove, senza sofferenze, senza tagli
la vita non cresce, si rimane egoisti, miseramente
chiusi in se stessi. Il cristiano, l’uomo maturo è
l’uomo che porta sulla propria pelle le cicatrici del-
la potatura. I tagli non sono una calamità, una di-
savventura, una tragedia; il taglio è crescita, linfa
che matura, misura d’umanità.
Una persona senza tagli è priva di sensibilità, inca-
pace di attenzioni; è muta e sorda, rigida, inflessi-
bile. Afferma Henri J.M. Nouwen: “Nessuno sfugge
alla possibilità d'essere ferito. Siamo tutte persone
ferite, fisicamente, psicologicamente, mentalmen-
te, spiritualmente. La domanda principale non è:
"Come possiamo nascondere le nostre ferite?», af-
finché non ne siamo imbarazzati, ma: «Come pos-
siamo mettere le nostre ferite al servizio degli al-
tri?».
Quando le ferite cessano di essere una fonte di ver-
gogna, e diventano fonte di guarigione, diventiamo
dei guaritori feriti.”
La ferita mi rende un redento cioè un uomo capace
di guarire le infermità, di capire l’altro quando gia-
ce esamine sulla strada che da Gerusalemme scen-
de verso Gerico; il taglio mi rende partecipe, mi fa
entrare nel mistero profondo della mia e dell’altrui
anima.
La potatura diventa indispensabile per crescere
nell’ottica della comprensione, crea uno squarcio
attraverso il quale il mio orizzonte si dilata e diven-
ta punto di incontro con il fratello, luogo sublime
dove il cielo bacia la terra.
meditazione
Guaritori feriti Meditazione di don Luciano Vitton Mea
Signore Gesù,
ti ringraziamo per
la mirabile semplicità
delle immagini con
la quale ci ammaestri
e ci guidi. Tu sei la vite
e noi siamo tralci
pieni di iniziative,
di lentezze, di entusiasmi
fugaci. Insegnaci a restare
fermi, saldi, pronti a
essere recisi negli
inutili vaneggiamenti
del nostro cuore.
Alleluia!
Agisci
Gesù non sa opporre resi-
stenza alle preghiere di
Maria sua Madre, perché
esse sono in conformità con la sua
volontà. E le mie? Sono certo di non
chiedere cose che vanno contro i
comandamenti di Dio? Esso sono fi-
nalizzate alle realtà terrene o alla
salvezza eterna? Gesù mi chiede di
fare un sì discernimento.
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 708 Tempo di Pasqua pagina 14
Frutto del mistero: La fede
"La fede può tutto. Mio Dio dateci la fede e vi ameremo di
tutto cuore". San Giovanni Maria Vianney
Gesù che è risorto».
La morte del Signore è misteriosa. Egli ne ha
sofferto più di quanto ne possano soffrire gli uo-
mini, perché Egli era più vivo di qualunque altro
uomo. Eppure Egli ha sempre parlato della sua morte collegandola con la risurrezione:
«da quell'ora Gesù cominciò a dire apertamente ai suoi discepoli che Egli doveva anda-
re a Gerusalemme a soffrire molte cose da parte degli Anziani, degli Scribi e dei som-
mi sacerdoti, ed essere ucciso e risuscitare il terzo giorno» (Mt 16, 21). I discepoli non
compresero queste parole, lo dimostra tutto il loro modo di comportarsi alla sua mor-
te; chi invece deve averne intuito la verità è Maria. Ella gli aveva dato la sua vita u-
mana; per trent'anni il suo respiro, il suo crescere, il suo agire erano stati sotto gli oc-
chi di Lei e nel suo cuore. Ella stette sotto la croce, e lo vide morire aveva dunque sa-
puto che la sua vita era una vita tutta speciale. Allorché le pie donne e Pietro e Gio-
vanni le dettero notizia della tomba vuota e delle parole dell'Angelo, dovette avere
l'impressione di aver già atteso tutto questo. Ed Ella, il cui cuore era stato chiuso nella
tomba col cadavere del Figlio, è risorta con Lui nella luce della sua divina vittoria. Romano Guardini
INTENZIONE: per il Papa, i Vescovi, in particolare per il nostro Vescovo Luciano,
e per tutti i Sacerdoti 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
L’angolo del
I° Mistero della Gloria
La Resurrezione
A cura di Fiorella, Tiziana
e Cristina
ESEMPIO - Quando la beata Angela da Foligno, facendo il segno della santa croce, portava, la mano sul petto, dicendo «e del Figliuolo...», «Qui sei esclamava sotto la mia mano, sotto la punta delle mie dita, sei nel petto mio! ...». Che meravigliosa alta! Quando noi viviamo in Grazia di Dio, Gesù è dentro di noi.
Giovedì 07
Maggio
I Settimana del Salterio
Tempo di Pasqua
Dare la vita è aprire il cuore, e prendersi cura della vita
è spendersi con tenerezza e calore per gli altri, portare
nel mio cuore l'interesse per gli altri.
(Papa Francesco)
Il Martirologio Romano al
7 maggio ricorda il martirio
a Nicomedia dei tre fratelli
Flavio, Augusto e Agosti
no. Questa commemorazio
ne proviene dal Martirolo
gio di Floro che, a sua vol
ta, l'aveva presa dal Geroni
miano. Qui però solo il
nome di Flavio vescovo
deve essere con sicurezza
associato a Nicomedia.
Augusto e Agostino non
sembrano essere altro
che la doppia forma di
uno stesso martire non
identificabile. In esso il
Delehaye vorrebbe vede
re il martire di Capua
venerato il 16 novembre:
in tal caso però restereb
be da spiegare la sua
traslazione al 7 maggio e
a N i c o m e d i a .
Quanto alla dicitura del
Geronimiano "tre fratel
li" è meglio, sembra, leg
gerla, dopo Flavio, nella
forma "e tre fratelli", let
tura che tra l'altro si avvi
cina molto più al Martiro
logio Siriaco del sec. IV
che al 7 ayyàr (maggio)
ricorda a Nicomedia Fla
vio con altri quattro mar
tiri. Ma è finora impossi
bile identificare sia i "tre
fratelli" sia i "quattro
martiri".
Il Santo del giorno: Santi Flavio, Augusto e Agostino di Nicomedia
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato
me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i
miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i
comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto que
ste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena».
Brano Evangelico: Gv 15, 911
Non di solo pane Numero 708 Tempo di Pasqua pagina 15
Contemplo: Rimanete nel mio amore (cv 15,9)
Se vogliamo portare frutti, teniamo fissi gli sguardi su Gesù, inviato dal Padre per la nostra salvezza, e invochiamo il Dono di Gesù, lo Spirito Santo, che noi chiamiamo anche amore, grazia, dono, gioia. Gesù vuole che la sua gioia sia in noi e che la nostra gioia sia piena. «Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, magnanimità, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è legge. Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito» (Gal 5,2225).
Non di solo pane Numero 708 pagina 16
Agisci
Ogni domenica preghia-mo: “Credo in Dio Pa-
dre Onnipotente”. Ma credo davvero che Dio
è Onnipotente e che dunque ha il sopravvento sulle forze
del male o qualche dubbio si annida in me? Riporterò spesso alla mia mente le parole di Gesù nel Vange-
lo: “Non abbiate timore, io ho vinto il mondo”.
Cosa vuol dire quel "Rimanete nel mio nome" che Ge-
sù ci chiede oggi? Senz'altro è un richiamo a vivere la
fedeltà dello "stare con Lui", di vivere nel Suo amore,
di fidarci, di radicarci, appunto, nel Suo amore, non
di distrarci secondo le varie circostanze o di temere
negli imprevisti. Ernesto Olivero, fondatore del Ser-
ming della Pace, racconta così una sua esperienza:
"Ricordo un giorno di tanti anni fa: ero in autostrada,
in viaggio da alcune ore. All'improvviso un nubifragio,
uno di quelli che ti sorprende, uno di quelli che sem-
brano non finire mai. Sono dietro ad un tir, decido di
superarlo, ma devo fare i conti con un imprevisto.
Sull'asfalto, c'è una grande pozzanghera, l'acqua tra-
volge completamente il parabrezza: non vedo più
niente, solo ombre, proprio quello che non ci voleva
in un sorpasso. Ho vissuto un momento interminabile,
uno dei peggiori della mia vita: a destra, l'ombra del
tir, a sinistra il guardrail che quasi mi aspettava. Ho
capito in un attimo che se mi spaventavo morivo, se
frenavo morivo, se spostavo solo di un millimetro il
volante mi schiantavo. Eppure, poco prima, quando
avevo deciso di superare il camion, avevo visto da-
vanti a me la strada libera. Ecco, mi sono detto con
estrema lucidità, «se non ti fai prendere dalla paura,
tra qualche secondo vedrai di nuovo la luce, ritrove-
rai di nuovo la strada». Così ho fatto e così è stato.
Per me è questa la fede: riuscire a vedere anche
quando non vedi niente, riuscire a vivere anche nei
momenti in cui ti sembra di non farcela. La fede è
ciò che ti fa superare le tempeste e la nebbia senza
perdere mai la direzione. È il viaggio della vita che ti
fa entrare nella Vita". "Rimanete nel mio nome" è
vedere anche quando davvero non c'è luce, non c'è
via d'uscita, non c'è respiro.
Meditiamo la Parola
Veder anche quando non vedi niente Meditazione di Fiorella Elmetti
Quanti «vuoti» nel nostro
amore, Signore, quante viltà:
riflettiamo in noi l'ombra
del tradimento supremo,
che ti ha svenduto e crocifisso.
Eppure, anche su questa
strada impossibile,
ci indichi una traccia
da seguire: il silenzio
di Mattia, che, senza
Sgomentarsi e senza ritrarsi,
ha colmato la tragica
assenza di Giuda, ricucendo
una lacerazione tremenda
con una presenza pronta,
umile, amorevole.
Te ne siamo grati, Signore.
Alleluia!
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 708 Tempo di Pasqua pagina 17
Frutto del mistero: Ravvivare in noi la grazia del nostro battesimo
"Un cristiano creato a immagine di Dio, un cristiano ri-
scattato dal sangue di un Dio. Un cristiano, figlio di Dio,
fratello di un Dio, l’erede di un Dio.” San Giovanni Maria Vianney
L'aspro panorama lunare declina nei canneti vicini alla riva del Giordano. Giovanni alza gli occhi: centi-
naia di persone attendono il loro turno. Alcuni pregano, altri parlano sottovoce, altri ancora, in silenzio, piangono. Attendono, ci spiega Luca. Giovanni è stanco: consumato dal deserto e dal sole, dal vento sottile del Nord e dalla luce abbagliante, dai digiuni e dalle privazioni, ora il suo compito volge al termine. Da tre secoli tacciono i profeti e la fede si è incupita, irrigidita, riempi-ta di regole e di intransigenze. La gente è venuta da lontano, dalla capitale. Ha fuggito il tempio per trovare un testimone credibile. Come accade ancora oggi. E mentre lo sguardo si posa sul-la fila che attende di scendere nell'acqua, Giovanni ha un tuffo al cuore. Lo vede. Cammina con i peccatori, penitente con i penitenti. Non ha da chiedere perdono, non ha ombra nel suo cuore ma non ne fa un privilegio. Lui che è senza tenebra accetta di condividere la nostra tenebra per illuminarla con la sua presenza. Non il Giordano laverà le sue colpe, ma la sua presenza santi-ficherà le sue acque. No, non brucerà non punirà come predica il Battista. Sarà solidale con i peccatori e cercherà la pecora smarrita. Isaia, nella prima lettura, deportato in Babilonia con molti ebrei dopo la disfatta di Gerusalemme, incoraggia un popolo smarrito e fragile parlando della venuta di Dio. Anche la gloria di Dio, come dice altrove Geremia, lascia il Tempio ormai distrutto e parte in catene per stare con il suo popolo. Gesù è il Dio-con-noi, senza riserve, senza compromessi. Lo abbiamo lasciato in braccio alla madre, adorato dai magi. Lo ritroviamo ora adulto, determinato, solidale. Inizia la vita pubblica di Dio.
INTENZIONE: per i battezzati, 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
L’angolo del
I° Mistero della Luce
Il Battesimo di Gesù
A cura di don Luciano Vitton Mea
ESEMPIO - San Cipriano, Vescovo e martire, rimproverava così un cristiano che nella persecuzione aveva rinnegato la fede: «... Che penseresti di un soldato che abbandona l'esercito del suo imperatore e passa sotto le bandiere del suo nemico? Non lo diresti un fedifrago traditore? Miserabile! Questo titolo ti meritasti abbandonando Dio che nel Battesimo eleggesti come padrone, per darti al diavolo e alle sue opere. Pensaci bene e ritorna al Signore!». Solo vivendo il nostro Battesimo saremo veri figli di Dio in Cristo e saremo amati da Dio.
Venerdì 08
Maggio
I Settimana del Salterio
Tempo di Pasqua
Colui che isola la sua coscienza dal cammino del popolo di Dio non conosce l’allegria dello Spirito
Santo che sostiene la speranza.
(Papa Francesco)
Della sua vita non si hanno molte notizie. Di certo si sa che Luigi Rabatà era nato ad Erice, nel Trapanese, probabilmente nel 1443 e che entrò presto nel Carmelo di Trapani, dedicato all'Annunziata. Fu poi priore del convento carmelitano riformato di Randazzo (nel Ca
tanese), dove morì nel 1490. Secondo la tradizione la sua morte fu causata da una ferita alla testa procuratagli da una freccia scagliata da un prepotente signorotto locale, tal Antonio Cataluccio, di cui padre Luigi aveva condannato fermamente e ripetutamente i costumi. Padre Luigi
agonizzò per diversi mesi, ma nonostante ciò perdonò il suo feritore. Il suo corpo fu dapprima sepolto nel convento della cittadina siciliana e fu poi traslato " nel 1913" sotto l'altare dell'Assunzione nella basilica di Santa Maria. È beato dal 1841.
Il Santo del giorno: Beato Luigi Rabatà
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».
Brano Evangelico: Gv 15, 1217
Non di solo pane Numero 708 pagina 18
Contemplo: Io ho scelto voi (Cv 15,16)
«Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi». Diversamente dagli antichi rabbini, è Gesù che sceglie i suoi discepoli. Gesù si presenta come la Sapienza che chiama, e che si può trovare, se la si cerca. Nei Dodici, che rappresentano le dodici tribù d'Israele, Gesù vede l'umanità intera, in una visione che va al di là della storia e che guarda «alla rigenerazione del mondo» (Mt 19,28). Tutta la Chiesa è «costituita» da Gesù per andare e portare frutto.
Non di solo pane Numero 708 Tempo di Pasqua pagina 19
Agisci
L’esperienza di Cri-
sto è l’esperienza di
Maria! Purtroppo in
tante maniere, il no-
me e la figura di Maria vengono
oltraggiati. Riparerò alle offese
recatele con la recita di un Ro-
sario.
Il comandamento dell'amore è in fondo l'unico co-
mandamento che Gesù ci ha lasciato; amarsi gli uni
gli altri sembrerebbe la cosa più semplice da fare e
anche la più spontanea ma sappiamo che non è così
soprattutto quando l'amore presuppone un perdono e
una riconciliazione. Infatti Gesù ci chiede di amarci
come Lui ci ha amato fino a dare la vita per noi. In
un altro passo del Vangelo ci ricorda: «Se amate co-
loro che vi amano quale merito avrete? Non fanno
così anche i pagani? Amate i vostri nemici». Egli sa
che amare quando dall'altra parte c'è qualcuno che ci
corrisponde e riconosce il nostro affetto è facile e
naturale, ma l'amore di Dio va più in profondità e
diventa amore per tutti, in particolare verso coloro
che ci odiano e ci respingono. Questo tipo di amore è
squisitamente divino ma Egli lo vuole insegnare an-
che a noi, amandoci Lui per primo e accettando tutte
le nostre infedeltà e i nostri tradimenti. «Non voi a-
vete scelto me ma io ho scelto voi e vi ho costituiti
perché andiate e portiate frutto»: la chiamata ad
essere apostoli e testimoni di questo amore non è un
merito né un risultato da conquistare ma è dono gra-
tuito. Se Dio ha scelto noi è perché conosce le nostre
capacità e i nostri limiti e sa che con il suo aiuto pos-
siamo portare frutti buoni. Quante volte nascondia-
mo le nostre pigrizie e le nostre paure dietro una fal-
sa umiltà dicendo: «Ma io non sono capace», «questo
non lo so fare», «di sicuro sarà un fallimento». Il Si-
gnore ci ricorda che è Lui che ci ha scelti e Lui non si
sbaglia e non ritira la sua mano; Egli è fedele alle sue
promesse e ci chiede di fidarci di Lui. Essere apostoli
per il nostro tempo, annunciatori della lieta notizia è
quanto mai urgente e necessario e non possiamo sot-
trarci a questa chiamata. Egli continua a mandare
operai nella sua messe chiedendoci soltanto di met-
tere in pratica il suo amore, iniziando dalle relazioni
in famiglia, tra amici, nell'ambiente ecclesiale fino
ad ampliare l'orizzonte verso i nostri fratelli più lon-
tani e dispersi: «Questo vi comando: che vi amiate gli
uni gli altri».
Meditiamo la Parola
Amarsi gli uni e gli altri Meditazione a cura della Redazione
Ti rendiamo grazie,
Signore Gesù,
per la tua parola
che oggi ci sollecita
a rileggere la mirabile
storia che il tuo amore
ha creato per ognuno di noi.
Nel cuore di ciascuno,
l'incontro decisivo
con te ha il colore
di un luogo, il sapore
di un incontro, un
volto preciso...
tutto è mosso
dalla tua potenza.
Alleluia!
Preghiamo la Parola
Frutto del mistero: Il controllo dei sensi
“Il buon Dio non domanda il martirio del corpo, ci chiede sol
tanto il martirio del cuore e dell’anima". San Giovanni Maria Vianney
La battitura è un avvenimento di tremenda
chiarezza: l'atto originario dell'odio contro la
vita e la sensibilità dell'odiato.
L'odio del peccato contro Dio colpisce con que-
ste percosse il Redentore. Vuole fargli male. Il suo corpo deve divenirgli dolore. La
sua santa vita deve essere distrutta. Ed è proprio un peccato speciale che si volge qui
contro di Lui, quello dei sensi. La sua voglia si muta per il Signore nella sofferenza.
Il cristianesimo non dice che il corpo sia cattivo e che le sue brame istintive siano
peccato; bensì, che nella voglia c'è anche il peccato e che il male opera anche nel
corpo. Divenire cristiano non significa disprezzare o distruggere il corpo, bensì depor-
re la cecità e imparare a vedere il male che è in opera nella natura; a condurre la
lotta per la purezza del corpo e del senso; e ad accogliere lo stesso dolore corporale
come mezzo di purificazione. Se il cristiano fa così, è la stessa purezza di Cristo che
penetra in lui.
INTENZIONE: per i peccatori schiavi dell’impurità. 1 Pater, 10 Ave, 1 Gloria.
L’angolo del II° Mistero Doloroso
Gesù è flagellato
A cura di Fiorella, Cristina e Tiziana
ESEMPIO - La piccola Giacinta di Fatima ci ha fatto sapere che la Madonna una volta le disse: «I
peccati che più mandano all'inferno sono i peccati contro la santa purezza» ed un'altra volta:
«Verranno delle mode scandalose (e sono venute) che offenderanno molto Gesù e oltraggeranno il
Cuore Immacolato». La purezza è la virtù degli Angeli ed è indispensabile per chi vuole camminare
sulla via della perfezione.
Non di solo pane Numero 708 Tempo di Pasqua pagina 20
Sabato 9
Maggio
I Settimana del Salterio
Tempo di Pasqua
Il coraggio apostolico è seminare. Seminare la Parola. Ren-derla a quel lui e a quella lei per i quali è data. Dare loro la bellezza del Vangelo, lo stupore dell’incontro con Gesù e
lasciare che sia lo Spirito Santo a fare il resto.
(Papa Francesco)
Nacque in un sobborgo
della città di Ratisbona
in Baviera, il 20 giugno
1797. Carolina Gerhar
dinger ottenuto il diplo
ma di maestra elemen
tare, ebbe l'incarico
d'insegnante alla scuola
femminile. Dopo ebbe
l'idea di creare una
Congregazione organiz
zata in modo da inviare
le suore, a due alla vol
ta, nelle scuole rurali.
Quindi dette vita nel
1833 ad una piccola
comunità religiosa in
Neunburg nel Palatina
to in Baviera. Il 16 no
vembre 1835, fece la
sua professione cam
biando il nome in quel
lo di Maria Teresa di
Gesù. La sua congrega
zione si propagò in
tutto il mondo. Il 9
maggio 1879 si spense
a Monaco. Beatificata
il 17 novembre 1985.
Il Santo del giorno: Beata Maria Teresa di Gesù
Brano Evangelico: Gv 15, 1821
In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Se il mondo vi odia,
sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo
amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma vi ho
scelti io dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della
parola che io vi ho detto: “Un servo non è più grande del suo padro
ne”. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno
osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma faranno a
voi tutto questo a causa del mio nome, perché non conoscono colui
che mi ha mandato».
Contemplo: Vi ho scelti dal mondo (cv 15,19)
Secondo il Vangelo di Giovanni vi è una certa distanza tra Gesù e il mondo.
Per «mondo» si deve intendere la mentalità di coloro che si chiudono allo
Spirito di Dio, pensando di essere del tutto autonomi, come se Dio non ci
fosse. Gesù ci ha scelti, quasi tratti fuori da questa mentalità. Restiamo uniti a
Gesù senza timore: il suo amore dura in eterno, confidiamo nel suo aiuto so
prattutto quando non ci sentiamo accolti da coloro che rifiutano il Signore.
Non di solo pane Numero 708 Tempo di Pasqua pagina 21
Agisci
Dio ha voluto che ogni
uomo di buona volontà
cooperasse alla sua
opera di salvezza; per-
ciò, in quanto cristia-
no, Egli mi chiede di cooperare a
questo suo disegno. Che cosa pos-
so e voglio offrirgli?
"Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito San-
to, scenda sul Papa la benedizione di Dio Onnipoten-
te", così è iniziata la missione presbiterale di Salva-
tore Mellone di Barletta, che il 16 aprile scorso, nel
giorno dedicato alla memoria di santa Bernadette
Soubirous. ha voluto raggiungere l'obiettivo di diven-
tare prete, per uscire da se stesso e andare nelle pe-
riferie toccate dalla sofferenza. Il tutto sembrava
davvero impossibile, avendo scoperto di essere mala-
to di tumore durante il secondo anno di seminario.
L'iter degli studi teologici non era quindi completo,
ma i sacerdoti del seminario, in comunione con il lo-
ro arcivescovo monsignor Giovan Battista Pichierri,
hanno accelerato la procedura e Salvatore ha potuto
dire il suo sì in casa sua, diventata per poche ore una
Cattedrale. Una grande testimonianza di fede e di
amore quella di Don Salvatore, che ora è in fase ter-
minale. Pochi giorni prima della sua ordinazione era
stato raggiunto telefonicamente da Papa Francesco,
che gli aveva chiesto il dono della prima benedizio-
ne: "La prima benedizione la darai per me" , e così è
stato. Ma che senso ha una scelta così totale in un
momento drammatico della propria vita? Appunto
perché Don Salvatore non è "del mondo". Egli ha vo-
luto consegnare nelle mani di Dio tutto se stesso, co-
me fa chiunque è innamorato di un Tu più grande. Il
fatto poi che abbia scelto di diventare prete nel gior-
no di santa Bernadette sottolinea il forte legame con
Maria Santissima, la Bianca Signora di Lourdes, che i
malati e il mondo della malattia li ha da sempre vo-
luti accanto, cooperatori del bene salvifico e della
conversione di tante anime che, con l'offerta delle
proprie sofferenze, sostengono il cammino della
Chiesa e, naturalmente, del Papa.
Meditiamo la Parola
Grande testimonianza d’amore e di fede
Meditazione di Fiorella Elmetti
Grazie Signore Gesù,
prima di noi,
attraverso e dopo di noi
la buona novella del
tuo amore per gli uomini
si snoda.
La complessità dolorante
di un mondo che è in tutti
noi e di tutti noi
a volte ci disorienta
e ci confonde,
ma il tuo amore è una
bussola e ci sollecita a
mantenere acceso, a
qualunque costo,
il piccolo lume
che tu hai scelto
di affidarci.
Alleluia!
Preghiamo la Parola
Non di solo pane Numero 708 Tempo di Pasqua pagina 22
G l i a p p r o f o n d i m e n t i d i N o n d i s o l o p a n e
Era da un po' di giorni che
il Signore non faceva un
giro per il Paradiso; una
mattina quindi si svegliò
deciso a controllare se
tutto lassù filava per il
verso giusto. Con sua
grande sorpresa vide, in
mezzo a un gruppetto di
persone, un tipo che in
vita non aveva mai conclu-
so niente di buono, era un
gran lazzarone, indolente
e poco pio.
«Come ha fatto un indivi-
duo del genere ad entrare
in Paradiso? San Pietro do-
vrà rendermi conto di que-
sto!», si indispettì il Signo-
re.
Continuò il giro di control-
lo ed ecco che scoprì tra
gli altri beati una donna
che nella vita ne aveva
combinate di tutti i colori.
«Anche lei qui?», esclamò
sbalordito. «Ma chi con-
trolla l'ingresso tra le ani-
me beate? San Pietro do-
vrà spiegarmi anche que-
sta!».
Girando qua e là, s'imbatté
in altre persone che non si
aspettava proprio di incon-
trare in Paradiso. A passi
decisi, con un viso che pro-
metteva tempesta, il Signo-
re si avviò verso l'ingresso.
Lì, a fianco del portone,
con le chiavi in mano, stava
san Pietro.
«Non ci siamo, non ci siamo
proprio!», lo affrontò seve
ramente il Signore. «Ho vi-
sto gente qui intorno, che
del Paradiso non è proprio
degna! Che custode sei? Non
sarà che ti addormenti
mentre sei in servizio?».
«Eh no! Io non dormo pro-
prio!», rispose risentito san
Pietro. «Io alla porta ci sto,
e con gli occhi ben aperti
anche. E che sopra di me,
c'è una piccola finestra. Di
là, ogni tanto la Madonna fa
scendere una corda e tira su
anche quelli che io avevo
allontanato. A questo punto
è proprio inutile che io fac-
cia il portinaio! Dò le di
missioni!».
Il volto del Signore si distese
in un grande sorriso. «Va be-
ne, va bene», disse bonaria-
mente, cingendo le spalle di
san Pietro con un braccio,
come ai vecchi tempi, in ter-
ra. «Quello che fa la Madon-
na è sempre ben fatto. Tu
continua a sorvegliare la
porta e lasciamo che al fine
strino ci pensi lei».
Bruno Ferrero, Ti racconto Maria -
Elledici 2013
San Pietro e la Madonna A cura di Tiziana e Cristina
Non di solo pane Numero 708 Tempo di Pasqua pagina 23
333/3390059 don Luciano
Anno XV- n. 708
Domenica 03 Maggio 2015
Chiuso il 28 Aprile 2015
Numero copie 1450
Coordinatrice Fiorella Elmetti
Redazione
don Luciano Vitton Mea, don Carlo Moro, don Fabio Marini,
don Diego Facchetti, Fiorella Elmetti, Tiziana Guerini e Cristina Sabatti
Grafica e stampa
don Luciano Vitton Mea
Ideato da don Luciano Vitton Mea
Sussidio di preghiera per la famiglia
Per la tua vita spirituale visita il
Vi troverai:
Ogni giorno una meditazione dei più grandi maestri di spiritualità Il settimanale di preghiera Non di Solo pane (da scaricare) I Santi del Giorno Tutte le opere di San Agostino I racconti di un pellegrino russo L’Imitazione di Cristo
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