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NON SARA’ MICA LA FINE DEL MONDO?! · 2013. 2. 13. · LINA – Per mio figlio! MARINA – Ecco...

Date post: 16-Oct-2020
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NON SARA’ MICA LA FINE DEL MONDO?! di Roberto Marafante Versione estate 2012 con due scene aggiunte che sono sottolineate Personaggi LEONARDO- Professore di Filosofia, MARINA - Professoressa di Lettere, CARLO – Ginecologo, LINA - Manager di una piccola azienda Scena Un’aula di una scuola un po’ disadorna con una finestra e una porta
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NON SARA’ MICA LA FINE DEL MONDO?!

di Roberto Marafante

Versione estate 2012 con due scene aggiunte che sono sottolineate

Personaggi LEONARDO- Professore di Filosofia, MARINA - Professoressa di Lettere, CARLO – Ginecologo, LINA - Manager di una piccola azienda

Scena

Un’aula di una scuola un po’ disadorna con una finestra e una porta

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UN ANTRO SCURO APPENA ILLUMINATO COME DA BRACIERI. L’EPOCA SEMBRA ARCAICA. DUE PERSONAGGI VESTITI COME I MAYA SI AFFANNANO INTORNO AD UNO STRANA E ROZZA MACCHINA. DUE PERSONAGGI SONO VESTITI COME GLI ANTICHI MAJA. LEONARDO - Ecco il grande segreto… MARINA – Non capisco, sommo sacerdote Atamaua… LEONARDO – Noi , piccola yaki siamo un popolo grande… sappiamo leggere le stelle, conosciamo le leggi che regolano l’universo… MARINA – Eppure gli uomini bianchi, sono venuti a rapire le nostre donne, hanno fatto schiavi i nostri uomini… LEONARDO – Un giorno tutto questo cambierà… La vendetta è un piatto che va mangiato freddo! MARINA – Che frase profonda, mio spirito guida! LEONARDO – Si, bambina. Noi, popolo Maja, sappiamo che i crudeli uomini bianchi saranno puniti e il mondo si trasformerà MARINA – E vedremo mai questo giorno, sommo sacerdote? LEONARDO – Mia piccola Yaki, lo vedremo, ma tra le braccia del grande Dio Yatamala… MARINA – Vuoi dire che saremo morti? LEONARDO – Nulla muore, piccola Yaki, ma tutto si trasforma. MARINA – Sono tue queste sagge parole? LEONARDO – Io solo dico parole di tale saggezza. Vedi questa macchina? Rappresenta il ciclo del tempo. MARINA – Hai terminato il tuo calendario celeste? LEONARDO - Sì. Ora sapremo come ogni anno seguirà l’altro, per cinque millenni… e poi… ATTIVA IL CONGEGNO DELLA MACCHINA MARINA – E poi?... Oh, come scorre veloce. LEONARDO – Si, tutto scorre… MARINA – Oh Sacerdote, come fai a dire frasi così profonde? LEONARDO – Noi siamo polvere nell’universo… MARINA – Dove l’ho già sentita questa? LEONARDO – Non badare. Osserva invece questa punta di metallo… MARINA – Segna i solchi nell’anello centrale… che gira veloce… LEONARDO – E al centro c’è la palla rossa... MARINA – Cos’è la palla rossa? LEONARDO – E’ il nostro pianeta. MARINA – Ma la terra non è rossa? LEONARDO – Lo diverrà… MARINA – Piano.. piano.. il tempo è troppo veloce… corrono i secoli.. poi i millenni… Piano… Sacerdote , ho paura…

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LEONARDO – Corre la terra verso il suo destino…Ecco, siamo arrivati al penultimo millennio… MARINA– No, troppo veloce… LEONARDO – Ecco l’ultimo millennio MARINA – Oh Grande dio, Yatamula, proteggici! La palla rossa è vicino alla punta di ferro… LEONARDO – Sì MARINA - Fermala Sacerdote. LEONARDO - Non posso. MARINA – Guarda! Ah! IL MECCANISMO VA IN PARTE IN FRANTUMI. LEONARDO – E’ finita! La terra è cambiata! MARINA – Ho paura… LEONARDO – Leggi qui? MARINA – Sono numeri non capisco… 12…12 LEONARDO – No. 12… 2012… MARINA – Non capisco, Atamaua? QUALCUNO ENTRA. E’ UNA DONNA. LINA- C’è qualcuno… è così buio qui. LEONARDO – Chi l’ha fatta entrare? LINA – Scusate se non ho bussato. Mi hanno detto che avrei trovato qualcuno… MARINA – C’è sempre qualcuno. Siamo persone serie. LEONARDO – Ma lei cosa vuole? LINA – Ah… MARIA - Che succede? LINA – Sono caduta.. è così buio… LEONARDO - Non mi avrà mica rotto la mia macchina del tempo… LINA – … Sento, come una pallina sotto al piede… MARINA – Ah, la terra… LEONARDO – Lo sapevo. Lo sapevo… LINA – Quale terra? MARINA – La nostra! LEONARDO – Avevo detto di non far entrare nessuno… LINA – Mi scusi, ma potevo solo adesso… MARINA _ D’altra parte oggi è giorno… LINA – Si puo’ accendere la luce? LEONARDO – Giorno di che? LINA - Ecco o trovato l’interruttore? (ACCENDE) I DUE PERSONAGGI SONO MOLTO RIDICOLI NEI LORO COSTUMI MAJA. LA STANZA E’ UN’AULA E GLI OGGETTI SCOLASTICI SONO LA SCENA. MARINA – Giorno di Udienza…

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I DUE PROFESSORI CORRONO A SPEGNERE LE LUCI DI SCENA (TORCE, MAPPAMONDI ECC) LINA – Sì, sono Lina Albertini… la madre di Francesco Albertini… Dovevo parlare con il professore di Filosofia… MARINA – E’ lui… LEONARDO – Sono io… Leonardo Paradino… LINA – Forse sono stata inopportuna… non era il momento giusto… MARINA – Ma cosa dice mai?… E’ il momento Giusto… Piacere, Marina. Vado solo a mettermi qualcosa di più… di più… consono…(ESCE) LEONARDO – Mi scusi avevamo dimenticato che oggi era giorno di udienza… Certo, non faccio una bella figura… con queste piume… LINA – Direi piuttosto che è poco autorevole… però… non è male…voglio dire, vestito così… a petto nudo… Scusi, ma da cosa è vestito? LEONARDO CERCA DISPERATAMENTE QUALCOSA DA METTERE. LEONARDO - Da Atamaua… LINA – Prego? LEONARDO – Il sommo sacerdote Maya che spiega alla sua allieva… LINA – Che gioco è? LEONARDO – Nessun gioco LINA – Sì… insomma … è un gioco tipo il dottore e la paziente… LUI INFILA UN MAGLIONE CHE LO RENDE ANCORA PIU’ RIDICOLO. LEONARDO – No… no… Cosa dice?… Sono solo le prove per una rappresentazione che vogliamo fare con i ragazzi per questo evento… LINA – Quale evento? LEONARDO – Per Natale…La predizione Maya sulla fine del mondo. LINA – La fine del mondo… lo spettacolino di Natale?! LEONARDO – Non è uno spettacolino, è la rappresentazione di un… LINA - Voi preferite fare uno spettacolino più che una lezione frontale? LEONARDO – Cosa vuole dire? LINA – Semplicemente che mi sembrerebbe più utile andare avanti con il programma, invece di perdere tempo con questi giochetti. LEONARDO – Questi non sono giochetti e poi, sono io l’insegnante e so come e quando portare avanti il programma… LINA – Ma certo. Sicuro. Non voglio assolutamente entrare nella sua impostazione didattica… LEONARDO – Ecco, brava. LINA – Eviti di rivolgersi a me in questo modo. LEONARDO – Cioè? LINA – Con quel “Brava!” LEONARDO – Certo preferirei rivolgermi così a suo figlio. LINA – Cosa vorrebbe dire con questo suo modo di parlare per metafore.

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LEONARDO – Metafore?! Ah! Abbiamo una mamma colta. LINA - Certo sono laureata e sono Manager nella mia azienda. LDONARDO – Allora, visto che per suo figlio non posso assicurare una laurea, provi intanto a farlo entrare nell’azienda di famiglia. LINA – Cosa ha mio figlio che non va? Senza troppe divagazioni. LEONARDO – Io divago?! LINA – E come lo chiama lei lo spettacolino se non una divagazione? LEONARDO – Divagazione?! Divagazione è quella che fa suo figlio quando gli chiedo di parlarmi della questione Spinoza… e lui risponde che è molto “spinoza” la questione del filosofo… – (COME FOSSE UN SEGRETO) per lui Spinoza non è il nome del filoso del cinquecento, ma una parola, forse, spagnola che vorrebbe dire “spinosa”, come la rosa. LINA – Non mi dica! LEONARDO – E le dico pure che al ragazzo la questione appare ancora più “spinoza” se pensa a Giordano Bruno messo al rogo dalla sacra inquisizione solo perché era un povero gay. Parole di suo figlio. LINA – E come si fa? LEONARDO – Come si fa?… Si fa. Si boccia. LINA – Oh, no! LEONARDO - Aspetti, aspetti che prendo il registro… (SFOGLIA IL REGISTRO LA LINA SI METTE A PIANGERE)… Adesso però non pianga… LINA – Non ci posso credere… LEONARDO - Accade ai ragazzi in questo periodo… tra i 15 e 16 anni… LINA – Mi perdoni, non volevo offenderla. LEONARDO – Non mi ha offeso. LINA – No. Sa, vederlo con quelle piume in testa… Ha un clinex? LEONARDO – Sì… un attimo… (LO ESTRAE DAL LATO DEL SEDERE DELLA CINTURA DEL GONNELLINO DI PIUME)… Mi scusi…se lo prendo da qui… ma ho un gran raffreddore!! LINA – Oh va bene… basta che non abbia preso un cattivo odore… LEONARDO – Oh no.. e poi sono mentolati… LINA – Allora, se sono alla menta… (SCOPPIO DI PIANTO) LEONARDO - … Siamo solo al primo quadrimestre. Può recuperare. LINA – Sono passati già quattro mesi… LEONARDO – Sì. E’ appena metà anno… LINA – (PIANTO) Già mezzo anno… Oh mio dio, che tragedia! LEONARDO – Cosa? LINA – La mia tragedia… LEONARDO – Che tragedia è? LINA – Mio marito è scappato con un'altra… è il primo quadrimestre… cioè da settembre…

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LENARDO – Ah, pensavo che fosse successa una disgrazia. LINA – Ma questa è una disgrazia! LEONARDO – …No… sì… certo… io pensavo a suo figlio… LINA _ Ma certo… anche lui è coinvolto… Ma sa lei come può sentirsi un ragazzo che inizia la scuola senza il padre?… (PIANGE) LEONARDO – Come tutti gli altri! NUOVO SCOPPIO DI PIANTO. RIENTRA MARINA RIVESTITA. MARINA – Allora?... Signora… Ma cosa è successo? LEONARDO – Nulla! MARINA – Sei stato come al solito aggressivo. LEONARDO – Io? MARINA – Perché piange, signora? LINA – Per mio figlio! MARINA – Ecco vedi… non c’è niente da fare… sono anni che ti ripeto: prima bisogna dire le cose positive , poi quelle negative… ma tu niente, cocciuto… LONARDO – Ma smettila di farmi la predica… siamo solo dei colleghi e tu devi rispettare il mio ruolo e la mia professionalità… LINA – Ma perché litigate? LEONARDO – Cazzi nostri! LINA – Capisco! MARINA – Eccolo qua, l’uomo colto, il filosofo… Tu sei un troglodita! A te piacerebbe ancora dominare le donne dandogli una bella mazzata sulla testa con la clava…come un ominide del neolitico… LINA – Lei è la professoressa di scienze? MARINA – No, io sono la docente di lettere. LEONARDO – Scusatela… lei è la docente di lettere… la giornalista rifiutata, la scrittrice incompresa… la ricercatrice senza appoggi politici… MARINA – Ma sei o no una… merda? LINA _ Scusate, non vi capisco. LEONARDO – Non c’è nulla da capire, c’è solo da agire! Ma perché non chiedi il trasferimento? MARINA – Sei invidioso perché io ho la cattedra e tu sei un precario? LEONARDO – Io posso ancora inventarmi il mio futuro… MARINA - Ah Sì? Se morire in un cronicario religioso o nei sottopassi della metropolitana, LEONARDO _ Invece sarà bello quando andrai tu in pensione. MARINA _ Si, sarà bello prendere una pensione. LEONARDO – Vorrei esserci quando te la poggeranno sulla cattedra dove sarai seduta come la mummia del Similau appena scongelata dai ghiacci alpini. MARINA _ Quello che è incredibile è che ti credi spiritoso! LINA – Non so cosa c’entri quello che state dicendo con mio figlio.

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MARINA _ Ma chi sarebbe il figlio? LEONARDO – Francesco Albertini. MARINA _ Quello? Chi, il cretino cosmico? LEONARDO – (A LINA) Che le avevo detto? Hai visto dove ho messo i pantaloni? MARINA – No. Non sono mica la tua badante! LEONARDO – Giusto. Saranno di là. Pardon(ESCE) LINA – E lei come si permette? Ma ha sentito come ha chiamato mio figlio? MARINA – Sì, certo: Cretino Cosmico! LINA – Ma io vado dal preside. La faccio radiare. Ha capito? Vado dal pre-si-de… MARINA FINGE DI AVER PERSO LA VOCE MARINA – (COME UN RANTOLO) Vada , vada pure… LINA – Come? Cosa dice?... Che le succede? MARINA LE FA SEGNO CON LA MANO DI ANDARSENE. LINA – Me ne devo andare? Ma perché? MARINA (QUASI NON SI SENTE) La gola… una raucedine…. Improvvisa… LINA –Una cosa? MARINA – (COME SOPRA) raucedine… LINA – Cioè? MARINA – (COME SOPRA)… capita… quando è così non riesco più a parlare… INTANTO SI PREPARA PER USCIRE. LINA – E io come faccio? MARINA FA COME PER DIRE CHE NON PUO’ FARCI NIENTE. LINA – Ma dove va? LE PORGE LA MANO PER SALUTARLA. LINA – Non può farmi questo…io sono venuta fin qui… con tutto il traffico della città… a quest’ora… fuori è freddo e mi sento così sola… LE FA SEGNO DELLA GOLA E ALZA LE MANI COME PER DIRE CHE NON PUO FARCI NIENTE, LA SALUTA DI NUOVO. LINA – No, Aspetti… (FRUGA NELLA BORSA) Provi queste… (ESTRAE UNA SCATOLA DI PASTICCHE.) Le porto sempre con me quando c’è questo freddo… Sono miracolose… MARINA NE PRENDE UNA E RINGRAZIA DICENDO: “BUONE!!!” E FA PER ANDARE. LINA - Aspetti… Veda se le fanno effetto…. MARINA LE SUCCHIA CON IMPEGNO LINA - Adesso? MARINA PROVA A PARLARE MA IL RISULTATO E’ SEMPRE LO STESSO. LINA- Un momento ancora. MARINA SUCCHIA ANCORA CON IMPEGNO. SQUILLA UN CELLULARE. MARINA E’ INTENTA A SUCCHIARE. LINA – E’ il suo cellulare…

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MARINA FINGE DI NON CAPIRE. LINA – Oddio, è diventata anche sorda? MARINA NON CAPISCE. LINA – (COME SPIEGANDO AD UNA SORDA) E’ suo il cellulare che suona. Dovrebbe rispondere. A QUESTO PUNTO MARINA DICE DI AVER CAPITO E CERCA IL CELLULARE NELLA BORSA E GUARDA DI CHI E’ LA CHIAMATA . LINA – (SEMPRE COME AD UNA SORDA) Ha visto, è il suo cellulare che… MARINA – (RISPONDE URLANDO) Amore! LINA – Miracolo! MARINA – (DI COLPO TORNA RAUCA) Amore… scusa , ti posso richiamare tra un po… sono… insomma non posso parlare … no, no non sono in chiesa… Mi chiami tu? Va bene tra… (GUARDANDO LINA) Diciamo un minuto?... Ok, baci, baci baci baci… LINA – Ha visto?... Come le hanno fatto bene. Tenga tutta la scatola… ne prenda un’altra e vedrà che si mette tutto a posto… MARINA – (PARLANDO PIANO) Si… grazie… LINA – (ESTRAE DELLE PASTICCHE) Ecco. MARINA – Dopo! LINA – No, adesso! (A FORZA CERCA DI INFILARGLIELE IN BOCCA) MARINA – (INGOIANDO LE PASTICCHE) Sì… però… un momento… piano… me le sta sbattendo contro i denti… ho detto piano… (GRIDANDO CON LE PASTICCHE IN BOCCA) Basta! (SPUTA LE PASTICCHE COME FOSSERO PROIETTILE) LINA – Senta che voce l’è venuta! MARINA – Fantastica! LINA – Maria Callas! MARINA – Non saprò mai come sdebitarmi. LINA _ Basterà che mi legga i voti e i giudizi di mio figlio MARINA – Ah sì? li vuole proprio sapere?... E va bene!... (VA A PRENDERE IL REGISTRO) Le volevo risparmiare un’umiliazione… Ma vedo che lei è masochista! RIENTRA LEONARDO CON I PANTALONI. LEONARDO – Ecco. Li ho trovati… se non vi dispiace… io andrei a infilarmi i pantaloni. LINA – Sono masochista, e allora? Ognuno ha le sue perversioni… LEONARDO – In che senso? Non sono pantaloni di cuoio… LINA – Se a quella lì piace trattare male i ragazzi… Che vuole fare? Siamo in un società libera, matura e consapevole… Lei gode cosi! LEONARDO – Non capisco. MARINA – Sono tante le cose che tu non capisci. LINA – Su, mi faccia vedere i suoi sapienti giudizi su mio figlio. LEONARDO – Ho capito. Allora io andrei a cambiarmi. MARINA – Certo, sapienti… più sapienti delle scritte che fa suo figlio nei bagni…

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LEONARDO – Vado? LINA – E vada a cambirsi, si crede tanto bello a petto nudo! LEONARDO – No. Era solo che, magari, potevo servivi. MARINA – Ma se non servi mai a niente. LEONARDO – Allora Vado. LEONARDO ESCE LINA _ Ma come sarà che gli uomini sembrano tutti uguali? MARINA – Cretini? LINA – Sì. MARINA - Perché sono tutti cretini. Suo figlio è un maschio. Stia attenta! LINA – Non lo so! MARINA _ Cosa non sa? LINA – Se mio figlio è maschio. MARINA – Si traveste? LINA – No. Disegna uccelli! MARINA – … avrebbe fatto meglio a iscriverlo all’artistico … Legga come traduce “mutatis mutande”… “Cambiate le mutande”… LINA _ Volevo dire che disegna in continuazione peni… MARINA _ Peni, nel senso di… LINA – Sì… di… piselli… MARINA – Verghe? LINA – Cazzi! MARINA _ Ah sì. Ha tappezzato tutti i bagni con questo simbolo… LINA – Simbolo, perché lei pensa che significhi qualcosa? MARINA – Bhè i maschi usano spesso vantarsi della grandezza del loro attributo.. poi a quest’età…. LINA – Lui ha cominciato a disegnarli dopo che il padre se n’è andato. (RICOMINCIA A PIANGERE) MARINA – Dov’è andato? LINA – Con un’altra donna! MARINA – Vuole dire… che lei… è stata abbandonata? LINA – Sì MARINA – E come ha reagito? LINA – Per ora piango! MARINA – Allora ... forse il ragazzo… esprime in questo modo il suo disagio. LINA – Lo dicevo al suo collega che per mio figlio è stata una tragedia. MARINA – Forse più per lei LINA – E per mio figlio? MARINA – Credo che stia esprimendo, come dire, la noia di vederla in questo stato. LINA – Cioè? MARINA – Come direbbero loro… “mi hai rotto il…”bip” (RIDE)

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LINA – E cosa ci sarebbe di comico in quello che ha detto? MARINA – Nulla. Veramente mi è sfuggito. Scusi. LINA _ Bella generazione di docenti. Uno studente vive un disagio familiare e loro ridono. MARINA – Si dia una calmata cara signora! Io rido perché suo figlio era un asino patentato anche prima di questo disagio… e a dirla tutta, lei non è e non sarà nè la prima nè l’ultima donna ad essere mollata dal marito… LINA _ Spero che accada presto anche a lei… MARINA – Già fatto.… ah ah ah… Mi sono divisa e ora mi sono anche rifidanzata… Creda a me è fantastico essere da soli.. ci si diverte un mondo… LINA – Veramente? Ha trovato un uomo nuovo? MARINA – Ci è voluto un po’ di tempo, una cura dimagrante, un po’ di palestra e..voilà! Risparmi le lacrime e dia due bei sganassoni a suo figlio, gli toglie il cellulare e lo mette sui libri. LINA – E poi? MARINA Preghi. Suo figlio ha tutti quattro. Per trovare un cinque devo grattare il registro. LINA – Grazie. Staserà comincerò con un bel calcio nel culo! MARINA – Brava. Mentre molla il calcio gli ricordi che domani c’è la prova scritta di grammatica. LINA – Sì. Grazie. Mi è stata di grande conforto. Molto più del suo collega. MARINA – Riferirò. LINA ESCE. SQUILLA IL CELL. MARINA – Tesoro… amore mio sei tu… si… certo… non ti preoccupare… fai quello che devi fare e poi ci vediamo al nostro localino… Fa freddo?! Tanto freddo?... Ma ci sei tu… il mio termosifone… ENTRA LEONARDO LEONARDO – Con chi parli? MARINA – Che ti frega?... Sì, bene. Saluti… LEONARDO – Allora? MARINA – Allora cosa? Era il bidello che dice che fa molto freddo. LEONARDO – Il bidello ha il numero del tuo cellulare? MARINA - Sì, perché? Metti un’emergenza… LEONARDO – La scuola è allagata, sono entrati una banda a devastarla… tu, insomma, accorri… a qualsiasi ora… MARINA – Allora? LEONARDO – Sì va bene, ciao. (FA PER ANDARE) MARINA _ No, aspetta carino. L’ora non è finita se arriva qualche altro genitore… LEONARDO – Sei tu la coordinatrice, io insegno solo filosofia. MARINA – Bene. Un vero signore. Mi lasci qui da sola… con la scuola deserta… LEONARDO – La fine del mondo che si avvicina…

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MARINA – Lo sai, così mi metti paura… LEONARDO – Vai … vai… dal bidello… Ti aspetta in guardiola… MARINA – Grazie. (FA PER ANDARE) LEONARDO – Hei. La borsa… MARINA – Non è la mia. Deve essere della madre di Francesco Albertini… Tornerà a prenderla… Non la trattare male… LEONARDO – Sì lo so, povera donna sedotta e abbandonata! MARINA – Fai poco lo spiritoso… Ricordati che domani abbiamo le prove de “La fine del mondo” con i ragazzi… LEONARDO – Dobbiamo fare la scena del sacrificio umano… MARINA – E chi sarebbe la vittima? LEONARDO – Tu! MARINA – Cretino! Sei sempre stato un cretino… (ESCE) UN GRACCHIARE DI ALTOPARLANTE POI UNA VOCE. VOCE – Ai signori professori e genitori, avvisiamo che tra 15 minuti chiudiamo la scuola, non un minuto di più… chi è dentro è dentro, chi è fuori è fuori… LEONARDO – E se sta salendo un genitore… Ma chi si credono di essere? VOCE –Sono il bidello della portineria. Poi diciamo ancora che la radio ha detto che ci saranno blak out cioè… Black - nero… out - fuori… cioè si fa tutto buio, perché va via la corrente… Oggi è così… LEONARDO – Ma ti pare che quell’anafabeta c’ha il posto fisso e io no… Certo che però s’annoierà fino alla pensione… Andiamo, va’! SI VESTE, PRENDE LA SUA CARTELLA E VEDE LA BORSA DELLA SIGNORA. LEONARDO – Ah, una borsa! Deve averla dimenticata la signora Albertini! La lascio in portineria. (LA PRENDE) Cavolo, quanto pesa! Ma che c’è dentro? LEONARDO COMINCIA A GUARDARE NELLA BORSA. SI TOGLIE IL CAPPOTTO, LA SCIARPA E SI CONCENTRA SUL SUO OGGETTO-FETICCIO. LEONARDO – mmmhmmm… Leonardo non devi frugare nelle borse delle signore… Ma mamma è così bello guardarci dentro… Ci sono tante cose meravigliose… magiche… gli assorbenti, il rossetto… il filo interdentale… tre bottoni… e questa... ESTRAE UNA ENORME PISTOLA LEONARDO - Cazzo, ma è una magnum! LA TIRA SU E LA PUNTA VERSO LA PORTA. LEONARDO – Mani in alto! Questa è una rapina! ENTRA UN SIGNORE CHE GRIDA E ALZA LE MANI… CARLO – Ah! (LASCIA CADERE LA SUA BORSA DA MEDICO) Giuro... sono solo un genitore… LEONARDO – Come? CARLO – Lei è un professore o un malvivente?… Io posso pagare… Sono un… medico… Ginecologo… Giuro, pago anche le tasse, ma ho dei risparmi… La prego non mi faccia del male…

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LEONARDO – Ah questa? (SORRIDE) No… niente… l’ ho trovata… CARLO – Ah sì?... Che scuola tranquilla, però… LEONARDO – Come? CARLO – Se uno trova una vecchia magnum… come quella… LEONARDO – La conosce? CARLO - Ne avevo una… Bella, vero? LEONARDO – Fantastica!… Direi eccitante! CARLO – Si, ma fa anche molto male… La può mettere giù? LEONARDO – Non sarà mica carica… CARLO – (METTENDOSI IN GINOCCHIO) La prego… la maneggi con cura… lentamente la poggi sul banco.. LEONARDO – Ok… la poggio… Cavolo… ma sarà un giocattolo… CARLO – Piano… LEONARDO – Ecco. LA POGGIA SCAPPA UN COLPO. I DUE UOMINI GRIDANO. LEONARDO – Non è un giocattolo… CARLO – Gliel’avevo detto. LEONARDO – L’ho trovata nella borsa che una signora ha dimenticato qui. CARLO – Che LINA! E lei chi è? LEONARDO – Io? Insegno filosofia e lei? CARLO – Carlo Albertini. Il padre di Francesco Albertini. LEONARDO – Il padre?! PAUSA LEONARDO GUARDA LA BORSA POI LA PISTOLA CARLO – Perché guarda così quella pistola?... Lo so mio figlio è una carogna, un farabutto, ma non credo... LEONARDO – Mi faccia capire, lei è il Signor Albertini CARLO – Sì. LEONARDO – E suo figlio è frutto di un matrimonio? CARLO – Certo. LEONARDO – Quindi lei ha una moglie? CARLO – Certo. LEONARDO – Molto incazzata. CARLO - Ma cosa sta dicendo? LEONARDO – Nulla. Allora io insegno Filosofia. Le dico velocemente i voti di suo figlio prima che torni la signora…. Lei ne ha già fatto un quadro preciso… CARLO – Carogna e farabutto? LEONARDO – Perfetto… (GUARDA IL REGISTRO) Ha un quattro, un tre +, e poi a ultimamente un miglioramento che lo ha portato verso il quattro e mezzo… CHIUDE VELOCEMENTE IL REGISTRO INFILA IL CAPPOTTO SCIARPA E FA PER ANDARE. LEONARDO - Detto questo, io me ne vado… Forse quella pistola è sua… se la

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riprenda… CARLO - Non è mia quella… LEONARDO – Ne è proprio sicuro? CARLO - Ho detto che ne ho una uguale. LEONARDO – Ok! FA PER USCIRE, CARLO LO FERMA. CARLO – No. Non può andare via così, LEONARDO – Così come? CARLO - … senza darmi un consiglio pedagogico… LEONARDO – Ho un appuntamento. CARLO - … mio figlio sta vivendo… LEONARDO – Ah. Non voglio sapere cosa stia vivendo suo figlio, né come stia sua moglie o come lei si sia creato nuove amicizie… questa sarebbe violazione della Privacy… CARLO – Ma cosa dice? So bene le norme sulla privacy: sono un ginecologo. LEONARDO – Fortunato. Lei conosce a fondo le donne… Anche sua moglie?... CARLO – Bhè, credo. LEONARDO – Senta Dottor… CARLO – Albertini. LEONARDO – Certo, come suo figlio. Prima firmi il modulo che è in portineria dal bidello, poi parlerò con lei… CARLO – Quale modulo? LEONARDO - Io non rimango un momento di più… potrebbe tornare la signora a riprendersi la borsa e il suo contenuto… CARLO - Ma lei sta delirando. LEONARDO – Forse, ma la consiglio di allontanarsi. SI SENTE UN BREVE E INTENSO SUONO DI ALLARME. TUTTE E DUE HANNO UNA REAZIONE DI SPAVENTO. CARLO – Cavolo! Cosa è stato? LEONARDO – L’allarme anti-incendio. CARLO – Va a fuoco la scuola? LEONARDO – Magari. Scatta così, per un contatto… Non sa che risate quando ci troviamo tutti sulle scale… VOCE ALTOPARLANTE – Chi è quell’imbecille che ha fatto scattare l’allarme antincendio… se lo becco gli faccio… (GRACCHIA L’ALTOPARLANTE) Tra cinque minuti si chiude il portone principale. LEONARDO – Bene. CARLO – Ho bisogno di parlare con un CARLO… VOCE – Chiuso il portone principale. LEONARDO – Ecco Bravo. CARLO – Ma se non sono passati neanche trenta secondi?

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LEONARDO – Lei non conosce i bidelli. VOCE – Niente critiche ai bidelli o domani vi facciamo trovare i banchi sottosopra. E’ nel contratto nazionale: siamo già nei primi tre minuti di straordinario. CARLO – E’ pazzesco! LEONARDO – Perché la sanità funziona meglio! CARLO – Vuole parlare di politica? LEONARDO – Vogliamo per caso confrontare gli stipendi? CARLO _ La sua è una provocazione… Lo dica che è una provocazione. LEONARDO – No, non è una provocazione. BREVE SQUILLO DI UN ALLARME. CARLO – Ancora? Ma chi si diverte. LEONARDO – No questo è il suono della campanella che segna l’ora. CARLO – Ma sono uguali. LEONARDO – Bisogna farci l’abitudine. VOCE – Ora potete uscire solo dalla porta di servizio… tempo stimato per la chiusura definitiva di tutta la scuola… 10 minuti… non un secondo di più… CARLO – Ci sono ancora tante persone? Io non ho visto nessuno. LEONARDO – Forse siamo rimasti solo noi… o magari qualcuno che si è perso… La scuola è grande. Succede spesso che ritrovino i genitori il mattino seguente addormentati sui banchi… CARLO - Senta, allora potrei venire con lei… perché tutti questi corridoi bui… Le do una informazione riservata... mi fanno venire… soffro di attacchi di panico… La prego! Però, non lo dica a nessuno… ne va della mia professione e... della… mia… virilità… LEONARDO – Bhè certo, a un bell’uomo come lei, sempre con le mani in pasta…(RIDE) si fa per dire … Non sarebbe maschio vederlo sudare e tremare… CARLO – Ci sono maschi e maschi! LEONARDO – Oh sì, uno sfigato come me invece ci sta bene con la fronte sudata e le mani umidicce… CARLO – Logico… dipende dal ruolo che uno ricopre nella società… . NUOVO BREVE SUONO DI CAMPANELLA CARLO – Anti-incendio o campanella? LEONARDO – No, antifurto. CARLO – Cioè? LEONARDO – Qualcuno sta tentando di entrare o di uscire dalla porta principale! VOCE - Chi è quel coglione che tenta di sfondare il portone? Ho detto si esce dalla porta secondaria… sempre che ce la facciate in… 5 minuti! (RISATA) CARLO - Per fare l’insegnante oggi ci vuole più orecchio che intelligenza! LEONARDO – Il sarcasmo se lo risparmi, perché adesso la lascio solo nei corridoi. CARLO – Non si approfitti di una mia confidenza. LEONARDO – Allora preferisce che lo lasci solo con sua moglie? CARLO – Non capisco a cosa si riferisce.

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LEONARDO – Aspetti che arrivi la signora a riprendersi la borsa e vedrà! CARLO – Ma c’è solo lei? E gli altri professori? LEONARDO – La mia collega di lettere è dovuta andare via… poi , scusi, ma ha visto a che ora è arrivato? CARLO - C’era un traffico terribile… Un freddo pazzesco… le strade ghiacciate… LEONARDO – Si, va beh, non è mica la fine del mondo. Suo figlio va male in tutte le materie, punto e a capo. CARLO – Bene. Un giudizio ponderato. Un’analisi dei dati approfondita. Vorrei fare io una diagnosi così a lei. LEONARDO – Al momento non mi sembra di aver bisogno di un ginecologo. SUONO BREVE DI ALLARME CARLO – Antifurto. LEONARDO – No, campanella dell’uscita. (ESCE) CARLO – La prego… No! Non mi lasci da solo… Non so trovare la strada… Non voglio… Oddio… Mi sento male… ecco… l’attacco di panico… Oh cielo, senti il cuore! (tira fuori lo strumento e si misura la pressione) … Dove ho messo le pasticche? (Comincia ad asciugarsi il sudore) Oddio il cuore… Questo è un infarto… Ecco le pasticche… (INGOIA LE PASTICCHE POI SI DISTENDE)… Oddio come sto male… ENTRA MARINA ARRANCANDO SPORCA DI GRASSO, SANGUINANTE CON I CAPELLI STRAVOLTI, I VESTITI STRAPPATI. MARINA – Aiuto… vi prego, aiutatemi… CARLO – Chi è? MARINA – Sono rimasta chiusa nell’ascensore…(CROLLA A TERRA)… C’è un dottore? CARLO – Un momento… io sono un dottore… VACILLANDO SI AVVICINA A MARINA. CARLO – Oh cavolo, Marina!… Che ti è successo?... MARINA – Carlo, tesoro… che ci fai qui…? CARLO LA SOSTIENE E LA FA SEDERE. CARLO – Tu piuttosto… MARINA – Io ci lavoro… CARLO _ Fai la segretaria? MARINA – Ma che dici? Non hai sentito che suonavo l’allarme ? CARLO – Ah, quella campanella era l’allarme dell’ascensore? MARINA – Ma certo amore, cosa volevi che fosse, l’allarme antincendio? CARLO – Bhè, poteva essere. MARINA - Guarda, guarda come sono ridotte le mie mani… le unghie… CARLO _ Non è nulla… (LA COMINCIA A MEDICARE E A FASCIARE) MARINA – Si è fermato tra il secondo e il terzo … Arrivavo a mala pena alla porta… Sono salita sulla mia borsa dei libri… poi mi sono tirata su, aggrappandomi alla soglia dell pavimento... sai come quelli che salgono le pareti rocciose con le mani?

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CARLO _ Sì amore mio… MARINA – Intanto cercavo di spingere la porta di metallo, ma si richiudeva e mi schiacciava le dita…(PIANGE) CARLO - Calmati… Ora ci sono io… MARINA – Anche tu sei molto agitato… stai sudando… CARLO – Non è niente…fa caldo… MARINA – Ma saranno, 15 gradi sotto zero… Non hai saputo che c’è stato un abbassamento repentino della temperatura?... Che ho qui sulla testa? Oddio, sangue! CARLO – Oh, un taglietto… Non è niente… ( LA TAMPONA E FASCIA) MARINA – Deve essere stato quando ho fatto il salto finale per uscire... Ho preso la maniglia dell’ascensore… Sì, deve essere andata così! CARLO – Amore non ti affaticare… Vieni, ora alzati.. LA AIUTA AD ALZARSI. MARINA SI GUARDA IL TAILLEUR SPORCO SUL DAVANTI DI GRASSO E FULIGINE. HA UN GRIDO. CARLO – Cos’è che non va? MARINA – Il mio Tailleur… Ma non lo vedi? E’ tutto sporco di grasso… Capisci…Quando mi sono arrampicata per uscire dall’ascensore… CARLO – Capisco. ORA MARINA, TRA LE FASCIATURE E IL VESTITO A BRANDELLI, SEMBRA UNA LINA SCAMPATA AD UN BONBARDAMENTO. MARINA – Sono orribile… Cosa sta accadendo? Ma è veramente la fine del mondo… ( VEDE CARLO DARSI DEI GRAN COLPI SUL PETTO) Carlo?! E ora che hai? CARLO - … Non respiro… MARINA – Come non respiri… Carlo? Carlo! CARLO – (PARLADO A FATICA) Non ti preoccupare… è solo un attacco di panico… Quando è forte… si trasforma in un attacco d’asma… (RANTOLA) MARINA SORREGGE L’CARLO CHE SI ALLARGA LA CRAVATTA. MARINA – Ti prego, Carlo, dimmi cosa devo fare. GLI LEVA IL CAPPOTTO POI LA GIACCA. GLI SBOTTONA LA CAMICIA LASCIANDOLO QUASI NUDO CARLO – Nella mia… valigetta… troverai un aereosol… MARINA – Sì… subito… VA ALLA VALIGETTA E PRENDE L’AEREOSOL. HA UN TREMORE PER IL QUALE NON RIESCE A TENERE IL FLACONE. LEI VELOCEMENTE GLEILO SPRUZZA IN BOCCA MARINA- Ecco… Come va?... Respiri?... CARLO – (ORA L’CARLO PARLA BALBETTANDO) S-s-s-sì… pe-pe-pe-però… MARINA - Oddio… e ora balbetti? Ma è così grave la tua depressione? CARLO - No… no…. No…. MARINA – No… Piano… amore… con calma… CARLO – Non so-so-so-no… depr-pr-pr-ssso…

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MARINA – Ovvio, un CARLO come te non può essere depresso… Allora cos’hai? CARLO – Un frrrrrrrreddo ca… ca…cane… MARINA – Oddio, certo! Sei mezzo nudo! Aspetta, ora ti copro. PRENDE I CAPPOTTI , LE GIACCHE, LE SCIARPE E, TENENDOLO TRA LE BRACCIA, USA QUEGLI INDUMENTI PER RISCALDARSI. IN DEFINITIVA SEMBRANO DUE BARBONI SOTTO UN PONTE. CARLO – Gra-grazie… scusss-sa se…ba-ttttto i den-ttttti. MARINA – Vieni, stringiti a me… Meglio? CARLO – Sì… Sì… Sei calda…sei calda… MARINA – Ok Carlo… CARLO - …calda… calda… MARINA - … Carlo… non mi sembra né il posto né il momento… ENTRA TRAFELATA LINA. LINA – Scusate, ma credo di aver lasciato la mia borsa… Carlo?! CARLO – Lina!! LINA – Perché stai abbracciato alla professoressa d’italiano di tuo figlio? CARLO SCATTA IN PIEDI. CARLO – Tu sei la professoressa d’Italiano di mio figlio? MARINA – Sì. CARLO – E tu Lina che ci fai qui? LINA – Sono venuta, appunto, ad udienza dalla professoressa d’italiano di nostro figlio, qui avvinghiata ora a te come una cozza allo scoglio. Questa è una scuola? MARINA – Lei è tua moglie? CARLO – Sì. LINA –Lei, invece, deve essere… la troia! MARINA – (SALTANDO SU COME UNA IENA) E allora tu devi essere quella in menopausa precoce. LINA – In menopausa precoce!? Ma come le vengono in mente queste fandonie? MARINA – Me l’ha detto lui! LINA – Che le hai detto?... Brutto porco bugiardo… SI AVVENTA CONTRO CARLO. MARINA INTERVIENE PER DIFENDERLO. CARLO CERCA CONTENERE L’IMPATTO. CARLO - Non serve a niente fare così!... Cerchiamo di ragionare… Marina è anche ferita… LINA – E io la finisco! MARINA – Ah sì? Forse non sa che sono cintura verde… CON UN GRIDO ASSESTA UNA SPINTA ALLA LINA CHE SI RITROVA ACCANTO AL BANCO CON LA PISTOLA. LA VEDE E LA PRENDE IN MANO. LINA – E ora prova a evitare questo proiettile se sei una minga… MARINA – Chi è la minga? CARLO – Vuole dire i manga… un videogame di mio figlio…

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MARINA – Ah, quello che accende nelle mie lezioni. Voi dovete vietare ai vostri figli di portare a scuola questi mostri elettronici… e lasci quel giocattolo. CARLO – Marina non è… MARINA - La regola di questa scuola è che non si devono portare giochi da casa, di qualsiasi genere… Tanto meno giocattoli diseducativi come quella pistola che istiga alla violenza. CARLO – Marina… (CERCA CON LA MIMICA DI SPIEGARGLI CHE E’ UNA PISTOLA VERA) LINA – Maestrina ha finito il predicozzo! Mio figlio non c’entra niente… MARINA – E allora di chi è quella pistola? CARLO – Mia! MARINA – Tua? Tu giochi con la pistola? LINA – Sì. CARLO – Non è un giocattolo, Marina. E’ una spledida magnum… MARINA –Ah! LINA – Con questa, lui, si crede più maschio, vero, Carlo! MARINA – Comincio a capire tutti quei peni che disegna… CARLO – Chi disegna uccelli? LINA – Tuo Figlio! Ha tappezzato il bagno della scuola. CARLO – Non sarà mica frocio! MARINA – Razzista. A furia di ispezionare vagine… LINA – Moderi le parole. E’ un valente ginecologo ed è mio marito. MARINA – Sarei più accorta con quell’aggettivo possessivo. LINA – Basta! MARINA – Stia calma. CARLO – Trattieniti. MARINA - Va bene, mi trattengo. LINA – Si trattenga. CARLO – Ti prego, dammi quella pistola. LINA – No. CARLO – Poggiala sulla cattedra, lentamente. MARINA – Ma è veramente carica? LINA – Sì. MARINA – Carlo?! CARLO – Si. LINA – Sì, sì, cara la mia sapientona, la porto sempre con me da quando mi ha lasciato questa verza di uomo e sai perchè?... Perché voglio scaricarla su quella troia che me l’ha portato via… MARINA – E dagli con la troia! LINA – Non sei forse la sua amante? Per te non ha lasciato una moglie e un figlio? MARINA – Lo conosco appena! Perché non mi hai detto che avevi una famiglia?

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CARLO _- Non ce n’è stata occasione… eravamo sempre distesi… LINA – Brava, lo tenevi in esercizio. CARLO – Pure tu ti sei guardata bene dal dirmi che facevi l’insegnante. MARINA – Non mi sembrava così rilevante. E poi appena finivamo tu avevi un altro appuntamento. LINA – Sì…c’ha sempre un altro utero da oscultare urgentemente. MARINA – E allora? Che c’è di male? Sì, lui era… è il mio ginecologo. LINA- Che originale! La paziente e il ginecologo. Un vecchio film porno. MARINA – Non renda tutto così volgare. Noi ci amiamo. LINA – Ah sì? CARLO – Cara… LINA – Non mi chiamare cara… CARLO – Ascolta, non credo che risolverai nulla con quell’arma. LINA – Zitto! Zitto, che faccio una carneficina… MARINA – Possiamo parlarne… siamo tutti adulti. LINA – No, lui no. Lui è un ritardato mentale. MARINA – Va bene, gli daremo il sostegno, ma la prego metta giù quella… LINA – Intanto lei cambi i voti di mio figlio. MARINA _ Che dice?! LINA – Prenda il registro e metta dei bei voti a mio figlio. MARINA - E’ un comportamento deontologicamente scorretto. LINA – Non me ne frega un cazzo! CARLO – Digli di sì… MARINA – Ma non si può ricattare un insegnante. LINA – Si può quando l’insegnante è l’amante del padre del suo alunno. Altro che conflitto di interessi… Comunque fallo se vuoi salva la vita. MARINA – Come, se voglio? Certo che voglio. Altrimenti? LINA _ Bhè potrei spararti su un ginocchio… o su un gomito… Doloroso! Oppure ti posso spappolare la mano… MARINA – Delira! CARLO – Credimi al poligono di tiro fa 10 su 10… LINA – Sì, 10 su 10 come i voti che mio figlio da questo quadrimestre avrà sulla sua pagella e in tutte le materie. MARINA – Ma parla sul serio? LINA - Lei lo può fare. E’ coordinatrice. MARINA – Obbligare un consiglio di classe a dare tutti 10 a uno studente imbecille, è più difficile che dimezzare lo stipendio ai parlamentari. LINA – Che esempio da politica dell’ultim’ora!… Forza, scema, prendi il registro… MARINA – No. CARLO – Fai quello che dice… LA TIENE SOTTO TIRO E SI SPOSTA DANDO LE SPALLE ALLA PORTA.

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MARINA – Ecco… lo prendo… LINA – … e aprilo… (A CARLO) E tu fermo… fermo… Ora cancella i voti… MARINA – Si… ma… ho la gomma nell’astuccio… LINA – E Prendila!... Prendi questo cacchio di astuccio! (TIENE LA PISTOLA SULLA FRONTE DI MARINA) MARINA – (FRUGANDO NELLA SUA ENORME CARTELLA) La prego…così… mi agita… non lo trovo… LINA – Trova l’astuccio! CARLO – Lina… Marina è agitata… LINA – Non sai quanto lo sono io! MARINA – L’ho trovato, l’ho trovato… Heureka!! (DALL’ASTUCCIO ESTRAE LA GOMMA) LINA – Cancella! SI INTRAVEDE DALLA PORTA AFFACCIARSI LEONARDO CHE GUARDA CARLO. DURANTE IL DIALOGO CHE SEGUE I DUE UOMINI CERCANO DI CAPIRSI CON UNA MIMICA COME DISARMARE LA LINA. SONO CONTINUAMENTE INTERROTTI DA LINA CHE SEMBRA VEDERE QUALCOSA. LINA – (A CARLO) Che hai? Un altro attacco di panico? CARLO _ Se anche fosse? Ne avrei tutte le ragioni. LINA – (A MARINA) Hai cancellato? MARINA – Sì. LINA – Ora scrivi Italiano 10… geografia 10… storia 10… Cos’è quello sgorbio? MARINA – … dieci… le giuro… io lo scrivo così… LINA – Faccia vedere. CARLO – Ora. LINA – Cosa? LEONARDO ATTACCA ALLE SPALLE LINA E CERCA DI DISARMARLA. LINA COMINCIA A PUNTARE A CASO LA PISTOLA. ANCHE CARLO ACCORRE A CERCARE DI TOGLIERE L’ARMA ALLA MOGLE. MARINA, RIMASTA PER UN ATTIMO COME INCANTATA, RICORDA UN COLPO DI DIFESA PERSONALE E ASSESTA UN CALCIO A LINA CHE RICADE PIEGATA SU SE STESSA LASCIANDO CADERE LA MAGNUM. SIPARIO

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SECONDO ATTO SONO TUTTI STREMATI. RESPIRANO A FATICA. LINA E’ LEGATA AD UNA SEDIA CON UN CAPPOTTO E HA COME BAVAGLIO UN FAZZOLETTO. CARLO – Siamo i genitori di Francesco. LA LINA COMINCIA A PIANGERE. LEONARDO – … siete i coniugi Albertini? LA LINA HA UN GRIDO DI DOLORE. CARLO – Lei è mia moglie LEONARDO – Ora capisco. LINA – (FARFUGLIANDO) E questa è l’amante di mio marito. LEONARDO – Cosa? MARINA – Niente, tesoro… CARLO – Tesoro?! LINA – (BOFONCHIA) L’avevo detto io che era una troia! LEONARDO – Non vi seguo? MARINA – Sono rimasta chiusa nell’ascensore! LEONARDO – Hai suonato l’allarme? MARINA – Mi ci sono attaccata. CARLO – L’avevo detto. Non poteva essere l’antincendio, la campanella, l’antifurto… LEONARDO – Scusami, amore, questi allarmi hanno tutti lo stesso suono. CARLO – Prego. LEONARDO – Sì? CARLO - Perché ha chiamato “amore” la sua collega? LEONARDO – Chi? CARLO – Lei. LEONARDO – Io? CARLO – Sì, lei, lei ha detto alla sua collega: “ Amore, ecc ecc …” LINA – (BOFONCHIA) Io non chiamo amore il mio portiere. CARLO _ Cosa dici? (TOGLIENDOLE IL BAVAGLIO.) LINA – Io non chiamo amore il mio portiere. LEONARDO – Cosa vuole dire? CARLO – Che lei ha chiamato amore… MARINA – Rimettigli il bavaglio. Credo che sia ancora pericolosa. LINA HA UN GRIDO DI IRA MARINA - Visto? LINA – Mostri! Quello che mi state facendo è disumano! E questa sarebbe la scuola, il santuario dell’educazione e della cultura e voi i sacerdoti? Nazisti! (A CARLO) Cretino, slegami! CARLO – Però non fare gesti inconsulti! MARINA – Se fossi in voi non risichierei.

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LEONARDO – Smettila. Su, sleghiamola. CARLO LA SLEGA. LINA - Voglio andarmene da qui. Imbecille! LEONARDO – Ma come mai è tornata indietro? LINA – Perché ho trovato il portone principale chiuso. MARINA – E dov’è stata in tutto questo tempo? LINA – Mi sono persa nei corridoi bui…( A CARLO) Ma tu come sei entrato? CARLO - Io dalla porta secondaria… perché sono arrivata da Via Morgagni… LEONARDO – Invece io l’ho trovata chiusa… CARLO – Ma il bidello aveva detto che l’avrebbe lasciata aperta ancora 15 minuti… MARINA – Pasquale è un deficiente, opportunista. LEONARDO – Insomma, siamo chiusi dentro la scuola. LINA – Bene. Fantastico! CARLO – Telefoniamo? LEONARDO – A chi? LINA – Spacchiamo il vetro del portone. LEONARDO – La vedo ancora su di giri! MARINA – La scuola è stata allarmata… LINA – Meglio. Arriveranno i pompieri. CARLO – Ma voi non sentite una corrente fredda? MARINA – Si. Dicono che sta arrivando il freddo del polo… LINA – Ma no… qui c’è una corrente d’aria… come un vento… LEONARDO – (URLANDO)… No… il vento… MARINA – Sì, fermate la porta… (FA PER ANDARE MA CADE IN TERRA) LINA – Che c’é? LEONARDO E’ QUASI ARRIVATO ALLA PORTA QUANDO QUESTA SI CHIUDE CON UN COLPO SECCO. LEONARDO – Nooo! LINA _ Ma qual è il problema? CARLO – S’è chiusa la porta. MARINA - Per sempre. LINA – Solo le tombe si chiudono per sempre. MARINA – Questa è come una tomba… Sono porte antipanico, LINA – Lo dice la parola… antipanico… quindi apriamola… MARINA - … ma se sono chiuse dall’esterno… LEONARDO - … come nel nostro caso… MARINA -… non si aprono più. CARLO – Bhè , prendete la chiave. LEONARDO – E’ sull’altro lato della porta. LINA _ Cretini, cretini, cretini… MARINA – (A CARLO) Ma non hai con te del bromuro?

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LINA – Cretini, inefficienti, superficiali… MARINA – La smetta, scema integrale… LEONARDO – (PRENDENDO IL CELLULARE) Per favore, non facciamoci prendere dal panico. Cerco di chiamare soccorsi… LEONARDO PRENDE IL CELLULARE E FA DEI TENTATIVI. VA IN GIRO PER LA STANZA COME PER CERCARE CAMPO. CARLO – Un momento. Fermi. LEONARDO – Che c’è? CARLO - Siamo chiusi dentro una stanza che è dentro un edificio chiuso. MARINA - Sì CARLO – Oddio! Non respiro… non respiro… LINA – Non è nulla… MARINA – E’ un attacco di panico… CARLO ANNASPA SENZA RESPIRARE. LINA – Calmo, ti prendo… MARTINA – L’aereosol… LINA – O parlo io o parla lei. Parlo io che sono la moglie. MARTINA – Lo curo io che gli sto dando l’amore che lei gli ha fatto mancare da parecchi anni… CARLO CHIEDE AIUTO CERCANDO QUALCUNO CHE GLI DIA RETTA. LEONARDO – Posso provare col suo cellulare? CARLO ANNUISCE E INDICA LA SUA BORSA DOVE LE DUE DONNE SE LA CONTENDONO PER CERCARE UN ALTRO AEREOSOL LINA – Gli faccio mancare l’amore da parecchi anni?... Chi gliel’ha detto? MARINA – Me l’ha detto lui! LEONARDO STRAPPA LA BORSA ALLE DONNE E TROVA UN CELLULARE LEONARDO – Grazie. DA ANCHE ALLA LINA L’AEREOSOL. LINA – Ah, così ha detto? MARINA – Testuali parole. CARLO E’ ALLO STREMO. MARINA STRAPPA DALLE MANI DI LINA L’AEREOSOL E LO SPRUZZA PIU’ VOLTE NELLA BOCCA DEL CARLO CHE COMINCIA A RESPIRARE. LINA – Che uomo bugiardo, falso… ma se ogni sera allunga le mani nel letto… E’ un assatanato… LEONARDO – Davvero? Usa qualche prodotto?…(AL CELLULARE) Pronto?... Pronto?... Mi sentite? MARINA - ( A CARLO) Non ti basto io? CARLO FA NO CON LATESTA. MARINA – Ah, stai dicendo che non ti basto… CARLO DICE ANCORA NO.

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LINA – Stai dicendo che non è vero… CARLO – (RIPRENDENDO FIATO) No… voglio dire … che… faccio… finta. LINA E MARINA – Con chi di noi due? CARLO – … il sesso non è importante… LEONARDO – Ah no! Il sesso è molto importante. E’ stato il motivo principale per cui ci siamo lasciati… CARLO – Chi? LEONARDO – Io e Lei. LINA _ La prof d’italiano? CARLO – Marina? Quando mi hai tradito? LEONARDO – Non l’ha tradito. Marina era mia moglie. LINA – No!! (CORRE ALLA PORTA E COMINCIA A COLPIRE) Fatemi uscire da questo incubo, vi prego… qualcuno risponda… Voglio uscire. (COMINCIA A PIANGERE) CARLO – Davvero, Marina. Lui è tuo marito? MARINA – E’ stato… LEONARDO – Zitti, zitti… sono riuscito a… pronto… cosa?... Trovate un riparo… in che senso? CARLO – Un riparo. Ma chi è? LEONARDO – Non lo so… Il segnale va e viene… MARINA – La scuola è quasi tutta schermata per evitare che i ragazzi usino il cellulare… CARLO _ Fantastico… fantastico! Creiamo miracoli tecnologici e poi facciamo in modo di non poterli usare… Allora, accendiamo un fuoco e facciamo i segnali di fumo… MARINA – Sei un cretino… Bisogna imparare ad usare questi strumenti con parsimonia… bisogna ritrovare il valore delle cose… LINA – Bel valore, certo, scoparsi il padre del proprio alunno e intanto continuare a lavorare con l’ex marito. MARINA – Ma lei ha un solo argomento di conversazione? LINA – ( A CARLO) Perché, cosa credi? Loro sono quel tipo di coppie che parlano, parlano e non divorziano mai. MARINA – Ma cosa va dicendo? LINA – Non vi ho trovati forse nell’intimità del buio con le piume in testa, a scoprire quando arriverà la fine del mondo… LEONARDO – E’ una leggenda Maja. MARINA – I Maja sono stati una delle più grandi civiltà… LINA – Sì, finchè non siete arrivati voi… Lui faceva il sacerdote e quest’altra la strega… CARLO _ Che facevi, Marina? La strega Babamaja? LINA – E chi è Babamaja?!

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MARINA – Non lo so. Comunque Carlo, io facevo la giovane allieva Maya e lui il Sacerdote. LINA – Ecco, giusto, la giovane allieva! LEONARDO – Era una cosa per i ragazzi. Avevamo anche fatto una canzoncina… per alleggerire… MARINA – Lui è bravo a scrivere musica… Dai, Leonardo, metti il cd GLI ALTRI DUE LI GUARDANO SCONVOLTI. LEONARDO ATTIVA IL CD. MUSICA. LEONARDO E MARINA CANTANO CARLO – No. Mi spiace, ma Francesco, lo metto in una scuola privata… dai preti… Qui buttiamo proprio i nostri soldi, i soldi delle nostre tasse per … sentire due professori esaltati che cantano … per fare uno spettacolino su questa cazzata della fine del mondo… MARINA – Ah! Perché tu paghi le tasse? Ma fammi ridere! Al tuo studio non mi hai rilasciato una volta, dico una volta, la ricevuta e mi hai fatto pagare pure dopo… che te l’avevo data. LINA – Ma si rende conto com’è sboccata! LEONARDO – Lei la smetta con questa aggressività nei confronti di Marina, è un’ottima insegnate e sa comprendere benissimo le esigenze dei ragazzi. Siamo noi che li prepariamo a entrare nel mondo… Oggi, poi, voi genitori sapete solo compensare la mancanza della vostra presenza con i soldi e i regali … CARLO – Sono io, caro signor Socrate, che svolgo un’attività molto utile alla società. Ci sarebbe invece da chiedersi a che serve la sua filosofia. LEONARDO – Serve per capire chi sono i cretini come lei. CARLO – Non ho capito. LEONARDO – Infatti. Per voi la società è rimasta al medioevo: i signori e i vassalli. MARINA – Magari fosse così! Nel medioevo la cultura contava più di adesso. Pensa solo ai Trovatori, agli amanuensi… LINA - Dio, per favore, non mi faccia la lezione su Carlo Magno e i cavalieri della tavola rotonda… MARINA - Ma è certa che lei ha preso una laurea? LINA – Sì, cara, in Economia e Commercio. MARINA – Ah, la laurea di chi non sapeva che fare nella vita. LINA - E invece Lettere? La facoltà degli sfigati! MARINA – Non mi provochi, lo sa che sono cintura verde! LINA - Tipico atteggiamento di quelli di sinistra. Gentili fino a quando conviene. CARLO – Si irritano perchè produciamo ricchezza e loro no. LEONARDO – Come tutti gli stronzi di destra… STA PER SALTARE AL COLLO DELL’CARLO, MA LE DONNE LO FERMANO MARINA - Leonardo con la violenza non si risolve niente. LEONARDO – Noi, che formiamo la società del futuro, abbiamo uno stipendio da fame, mentre lui fa la levatrice e si può permettere le vacanze alle Bahamas.

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CARLO - Non sono una levatrice, pensatore dei miei stivali, sono un ginecologo. LEONARDO – E allora? Che fa lei? Guarda fighe! Tutto qui. Perché dovrebbe guadagnare più di me che guardo invece gli uccelli che disegna suo figlio sul muro del bagno? LINA – Scusate, ma non potremmo aprire la finestra e gridare “aiuto”? MARINA – Le finestre sono sigillate. CARLO – Sigillate, perché? MARINA – Per la sicurezza dei ragazzi. CARLO – Cioè i ragazzi non possono aprire la finestra? LEONARDO – Potrebbero buttarsi di sotto o buttarci un loro compagno… CARLO – O buttarci uno di voi… LEONARDO – O tirare di sotto un banco e farglielo cadere in testa, CARLO - Un bel pensiero il suo ! LEONARDO – Lei non crede che il suo Francesco abbia una voglia matta di spaccarle in testa un banco? LINA – Voi non avete figli, vero? MARINA – No. LINA – Si vede. MARINA – Da cosa? LINA – Da quell’aria da zitelle. LEONARDO – Zitelle?! MARINA – Se il risultato è avere un torsolo di figlio come il suo, meglio che il destino non mi abbia dato questo castigo. LINA - E’ il cielo, non il destino, che elargisce doni a chi è buono. LEONARDO – Infatti il cielo ci considera troppo buoni per meritare castighi LINA – Ecco il filosofo al lavoro! L’attività del filosofo è quello di girare frittate. MARINA – Quello è il cuoco. CARLO – Adesso basta, vi prego!… Time out… UN ATTIMO DI SILENZIO CARLO - Cosa possiamo fare? LEONARDO – Nulla. Aspettare. CARLO – Allora organizziamoci per la notte. LEONARDO – Questo mi sembra l’unico pensiero razionale della serata. LEONARDO E CARLO PREPARANO DEI GIACIGLI UTILIZZANDO BANCHI E SEDIE. LINA – Fa freddo! CARLO – Bisogna tenersi caldi. Potremmo finire assiderati. MARINA – Non ci sono coperte. LEONARDO – Utilizziamo i libri, i quaderni… La carta tiene caldo. CARLO – Certo, come fanno i barboni. PRENDONO LIBRI E GIORNALI.

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LINA – Che figura, che figura! MARINA – Sono abituata a molto peggio. Nell’ acqua che mi porto da bere, non so chi, ci ha messo dentro un’intera cultura di girini… LINA – Girini, nel senso di figli delle rane? MARINA – L’unico senso. LINA – E lei l’ha bevuta? MARINA – Sa, non si vedono… sono quasi trasparenti. LINA – Proprio come nel detto: “ Non bere troppa acqua che ti vengono le rane nella pancia…” (RIDE) MARINA – (RIDE) Già… simpatico, no? Diamo una mano… LINA – Sì, meglio! CARLO - Ma chi era prima al telefono? LEONARDO – Non lo so. Parlavano di qualcosa che stava arrivando. CARLO – Forse un presidente straniero… LEONARDO – Mi sembrava più l’avviso di una disgrazia incombente… MARINA – Un presidente potrebbe essere una disgrazia incombente, se assomiglia a uno dei nostri politici. LINA - Ma basta con questa politica! La corruzione, le intercettazioni, la giustizia… io sono stanca. Ora c’è tanta sobrietà in parlamento. C’è un silenzio meraviglioso. Tutti che parlano piano. Pensi che ora devo alzare il volume della TV quando vedo i talkshow. MARINA - Una pace! LINA – Senza ironia, ma perchè dobbiamo scannarci qui, tra noi? LEONARDO – Forse avvisavano l’arrivo de la fine del mondo? MARINA - Tanto, peggio di così! CARLO - Ma scusate, non c’è internet? MARINA – Ma sì, certo… (PRENDENDO UN CAVO) Ecco questo è il filo… CARLO – Io ho il portatile. LEONARDO – Che scemi non averci pensato prima! LINA - E’ l’era di Internet. Ma dov’è la spina? MARINA – Alla fine del filo. CARLO – E voi avete ancora un allaccio internet volante…? LEONARDO – Non è un problema. Seguiamo il filo, troveremo la presa. CARLO – Non è un problema… lui dice: non è un problema… I DUE COMINCIANO A SEGUIRE IL FILO E SCOMPAIONO SUL FONDO. LINA – Vedi, quando uno si fa prendere dalla rabbia… MARINA – Ma sai, Lina… posso darti del tu? LINA - A questo punto. MARINA - Volevo dire… Siamo diventati tutti arrabbiati, nervosi, incattiviti… LINA – E’ vero. Esco la mattina e vorrei mettermi uno scafandro da palombaro. MARINA – Sarà la crisi. Bisogna cambiare il nostro modo di vivere, Lina. LINA –Sì, basta con tutti questi status simbol: il SUV, il BMW, l’ipad, l’ipod, l’iphon…

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L’I book… l’i-mail MARINA – l’i-mail?! LINA – E la moda? MARINA – Una lacerazione interiore continua… poi quando non c’hai i soldi! RIENTRANO LEONARDO E CARLO CHE SEGUENDO IL FILO HANNO TROVATO LA SPINA. LEONARDO – Abbiamo trovato l’attacco. LINA – Urka! CARLO – Urka?! MARINA – Voleva dire Eureka! Vieni Lina, vediamo se lì dietro c’è qualche straccio per coprirsi… LINA – Fate la raccolta per i poveri? MARINA – Straccio nel senso di vecchio costume teatrale… LINA – Giusto, la recita! Erano belle le vostre coreografie… MARINA _ Ma non stavamo ballando. LINA – Volevo dire… se, per esempio, fai una cosa al tempo dei romani, bisogna fare le coreografie. MARINA – Scenografie, si dice scenografie!… Vieni. SCOMPAIONO SULLO SFONDO. INTANTO CARLO E LEONARDO SMANETTANO SUL COMPUTER. LEONARDO – Senta… posso farle una domanda personale… CARLO – Ha problemi con la prostata? LEONARDO – No, perché? CARLO – In genere i maschi quando conoscono un ginecologo pensano che sia specializzato per qualsiasi apparato sessuale, femminile o maschile che sia. No. Noi uomini dobbiamo andare dall’urologo. LEONARDO – Ma ci vanno i vecchi… CARLO – Pregiudizi. Non sa quanti giovani ci vanno…e quanti ci dovrebbero andare. LEONARDO – I miei amici, no. CARLO - Non glielo direbbero mai. Lei ha mai sentito un maschio dire- Sai che è un periodo che non mi si rizza l’uccello? LEONARDO – (CI PENSA ) No, mai! CARLO _ Appunto. Noi maschi non parliamo. Ci teniamo tutto dentro. LEONARDO – Sì. Ci maceriamo, ci angosciamo, ci logoriamo… CARLO - Mi sta dicendo che non gli si rizza? LEONARDO – No, ma perchè? CARLO – Senta, se è vero che il mondo deve cambiare, se tutti dobbiamo cambiare, dobbiamo cambiare anche le logiche di comunicazione… Non gli si drizza? Me lo deve dire. LEONARDO – Ma io.. CARLO – … senza pudore…

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LEONARDO – No. CARLO – Su. Adesso ci sono tanti farmaci nuovi… mica solo le famose pasticche blu… LEONADO – Ah no? CARLO – No. Quelle, a volte, ti fanno vedere delle macchie azzurre, mentre… LEONARDO – Deve essere un’esperienza psichedelica! CARLO – Adesso sono più sicure… Allora? Si apra. Mi dica qual è il problema… Non aveva detto che c’erano stati, diciamo, dissapori sessuali con Marina? LEONARDO – In un certo senso… CARLO – E dunque cosa aspetta a liberarsi. Si liberi, si liberi… LEONARDO – Sì. CARLO - Dobbiamo o no diventare amici? LEONARDO – Certo. CARLO – Vede la vita com’è strana. Questa situazione ci sta trasformando in una specie di famiglia… un nuovo tipo di famiglia. Questa è la vera rivoluzione della nostra epoca: la nuova famiglia. Allora, sputi il rospo… LEONARDO – Esiste o no questo benedetto punto G? CARLO – Il punto G?! RIENTRANO MARINA E LINA. MARINA - G? LINA – In che senso G? CARLO _ Google… LEONARDO – G come Google…cercavamo il punto Google… il sito google. L’hai trovato? CARLO – E’ difficile… ma adesso… Ecco mi sembra… LINA (ACCORRENDO) – Si vede qualcosa? LEONARDO – Sta caricando… MARINA – Ma se ci fermassimo. LINA – Più fermi di così. MARINA – Voglio dire, se per un attimo tornassimo alle origini! LEONARDO – Fare l’orto, raccogliere le olive… MARINA - Riconquistare la dimensione bucolica… LINA – …Buco, cosa? LEONARDO – Abbiamo sempre litigato per questo… lei vuole tornare alla campagna! CARLO – Santo cielo! Tutte le mattine con i risvolti dei pantaloni schizzati di fango. LINA – A proposito, una volta ho fatto un matrimonio in campagna con la sposa sopra un carro trainato dai buoi… e gli ospiti dietro… le ragazze che lanciavano petali di fiori… MARINA – Che meraviglia! Proprio bucolico… LINA – Sì, infatti, c’era un buco e io ci sono caduta dentro fino alla vita… Era dove raccoglievano il letame… per il concime…

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LEONARDO – Ecco la vita bucolica. LINA – Direi piuttosto, vita di merda. MARINA – Forse Virgilio non intendeva proprio questo per Bucolico. CARLO – Non poteva immaginare quanto sarebbe stata bucolica la città moderna… Non sapeva quante buche si prendono con lo scooter! Sono costretto a mettere il collare per la cervicale… LEONARDO – Si vede qualcosa. Venite… TUTTI VANNO A VEDERE IL COMPUTER LINA – Carlo?! Cosa sono queste vagine schierate come un plotone? CARLO – Dove? Cosa? LINA – Qui, tesoro, qui sullo schermo. MARINA - Uh guarda questa come s’è messa. Difficile! LEONARDO – Sembra un nodo marinaro… LINA – Sì, intorno alla barra del timone… Carlo, è questo l’uso che fai di un computer da 3000 euro? CARLO - Ma che vai pensando? Qui ci sono tutte le schede delle mie pazienti. LEONARDO – Il dottore si aggiorna… La materia va approfondita! (RIDACCHIA) CARLO – Ma smettetela!… Succede spesso che questi siti porno si infilano… LINA – Giusto s’infilano… MARINA – Cerchiamo un notiziario… (DIGITA)… Ecco… Uh guarda quanta neve?... C’è stato un terremoto. LINA _ Un terremoto! Dove? CARLO – Bello forte! LEONARDO - Neanche troppo lontano da qui. MARINA - Ne sei certo? LINA – Leggi tu Carlo, che sai l’inglese. LEONARDO – Sa l’inglese? CARLO – Sì… abbastanza… (LEGGENDO) Si prevedono… altre scosse di assestamento… c’è scritto… che “…la situazione è anomala… “ (GUARDA DAVANTI A SE’) Cazzo! LINA – E’ rientrato il sito porno? UN RUMORE SORDIDO CARLO – No, è che sto proprio male. LINA – Perché? CARLO - Non so… vedo tutto che si muove . TUTTI GUARDANO DAVANTI A LORO. MARINA – Ma questo è un terremoto! LEONARDO – Presto sotto i banchi! LINA – Sotto i banchi? MARINA _ Certo, sotto i banchi. Non hai visto in TV le immagini del Giappone? CARLO – (SI E’ SEDUTO COME IPNOTIZZATO) Sto proprio male… traballo

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tutto… LINA – Non sei tu, amore. E’ il mondo che traballa… Vieni. LEONARDO – Venga qui. TUTTI SI METTONO SOTTO AI BANCHI. UNA POLVERE BIANCA SCENDE DALL’ALTO. LINA – La neve! MARINA – No, credo l’intonaco. CARLO – Intonaco?! Io sono allergico all’intonaco… LEONARDO – Dategli subito quel cavolo di aereosol … LINA – (A MARINA) Me lo potresti allungare… è lì nella borsa… MARINA – E se mi cade in testa un pezzo i soffitto! LINA – Sarà l’occasione perché finisca la vostra relazione… MARINA – Ma lo sa che sei veramente una persona disgustosa! LEONARDO NEL FRATTEMPO SI E’ FATTO CORAGGIO E STA STRISCIANDO FUORI DA SOTTO LA CATTEDRA PER PRENDERE IL COMPUTER. VEDE LA BORSA DEL MEDICO E GLIELA TIRA ALLE DONNE. LEONARDO – La prendo io… Eccola… Guardate com’è ridotto quell’uomo! (CARLO RANTOLA) Non voglio avere sulla coscienza un ginecologo. LE DONNE FANNO A GARA A VOLER DARE L’AEREOSOL A CARLO LINA – Non sta sulla coscienza un ginecologo, lo chieda a sua moglie dove sta? MARINA – E dove sta un ginecologo? CARLO – (CON UN FIL DI VOCE) Qui… qui… MARINA – Dia a me! LINA – Sono 15 anni che lo curo io. LEONARDO INTANTO A RIPRESO IL COMPUTER E CERCA DI SMANETTARE. LEONARDO – Attenti, che va via. LE LINA LO GUARDANO LE DONNE – Chi? LEONARDO – (GUARDANDO IL COMPUTER) Ti prego… non andare via… L’CARLO INTANTO SI E’ ALZATO E STA CERCANDO DI VOLER USCIRE. CARLO - Via… via… MARINA – Ma chi? LINA – Oh mio Dio, Carlo. Dove vai? CARLO FA SEGNO CHE NON RESPIRA. LINA STRAPPA L’AEREOSOL A MARINA LEONARDO – No, non adesso! CARLO – No, adesso, no… Non voglio morire. LINA SPRUZZA l’AEREOSOL A CARLO. MARINA – Leonardo, allora? LEONARDO – Il collegamento è saltato. LINA – Cioè?

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LEONARDO – Addio internet! MARINA - Come può essere? LINA TRASCINA CARLO A SEDERE. LUI SI E’ RIPRESO. CARLO – Sì, sì… se il terremoto è stato forte… le linee telefoniche… saltano… MARINA – Come nel film? LINA – Quale Film? MARINA – Le tempeste solari emettono tanti neutrini che surriscaldano il nucleo della terra che comincia a liquefarsi… LINA - Quando dici: ti manca la terra sotto i piedi! MARINA – Giusto. LEONARDO - Ma cosa racconti? E’ un film di quelli catastrofici fatti solo per fare soldi… CARLO – E poi? MARINA – I ricconi e i potenti della terra si costruiscono delle arche perché presto i ghiacci si scioglieranno… LINA – Gli americani sanno sempre qualcosa più di noi. CARLO – E gli altri? MARINA – Moriranno tutti! LINA – Oddio, mio figlio dove sarà? LEONARDO – Smettetela. E’ tutta un’invenzione. CARLO – E i Maya cosa centrano? MARINA – Più di 5000 anni fa hanno creato un calendario molto preciso che si interrompe il 21 12 2012… CARLO – Cavolo che precisione. LINA – Ma mancano pochi giorni! MARINA – Per questo si dice che quel giorno avverrà la fine del mondo. LEONARDO – Ma su… l’uomo ha sempre creduto alla fine del mondo… Vi ricordate quando si parlava del 2000? Mio nonno diceva: - “1000 e non più 1000”. Abbiamo bisogno di credere che prima o poi succederà qualcosa che rimischi le carte in tavola. E’ la nostra cattiva coscienza. In fondo sappiamo che siamo una specie che vuole dominare fruttando tutto, anche gli altri esseri viventi… LINA – (PIAGNUCOLANDO) Io non sono cattiva… tratto bene le mie lavoranti… Si, va bene, non le ho messe tutte in regola… Ogni tanto assumo in nero una straniera… Gli faccio fare qualche ora in più… però preparo sempre dei dolci per merenda… CARLO - Ma certo, cara. Sei una imprenditrice molto comprensiva. MARINA - Che azienda hai? LINA – Faccio accessori: collane, cappelli, guanti… MARINA – Oh interessante… LEONARDO - E dove? LINA – In un casale in campagna… Però adesso ci abbiamo messo le stufe! CARLO – Sì, quelle a gas.

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MARINA – Come nei lager? LEONARDO – Marina, ti prego! LINA – Cosa vuoi insinuare! MARINA – Deve essere un luogo accogliente! LEONARDO – Marina, per favore, sono le 11… LINA – Certo a te è lo stato che ti paga. Hai le ferie, la malattia, se ti muore tuo marito… LEONARDO – Perché io? LINA - …puoi sempre chiedere un giorno per il funerale… Io invece lo devo lasciare marcire nel suo letto… CARLO – Lina, è tardi… MARINA – E allora, che abbiamo da fare? (A LINA) Cara la mia imprenditrice, avrai fatto già tanti di quei soldi che se ti ammali ti puoi pagare anche una clinica in svizzera… e poi se non ce li hai tu, ce li ha tuo marito. LINA - Ma se mi ha lasciato. MARINA – Ah già. Bèh, però ti pagherà gli alimenti. Io ho dovuto rinunciare pure a quelli altrimenti questo pezzente sarebbe finito a dormire in macchina e a mangiare alla mensa dei poveri… LEONARDO – Marina! MARINA – Vive ancora a casa mia! LEONARDO – E’ mia, Marina. La casa è mia! MARINA – Ho pagato anch’io il mutuo. LEONARDO – Sì, per la ristrutturazione. Ma la casa era di mio padre e io l’ho ereditata… LINA ACCENDE IL CD PLAYER LINA – Cantiamo tutti insieme la canzoncina della fine del mondo? AD UN A UNO SI FANNO PRENDERE DALLA MELODIA E CANTANO: CANZONE A 4 INTANTO CARLO PRENDE DALLA SUA BORSA DELLE PASTICCHE E DELL’ACQUA E LE DISTRIBUISCE A TUTTI. CARLO – Ecco… prendete queste… vi calmeranno… Non sentirete più la fame… né la sete…. Ora ci distendiamo… facciamo un bel sonno e domani mattina tutto ci sorriderà di nuovo. LEONARDO – Sì, meglio… droghiamoci e non ci pensiamo più… CARLO – Ma cosa va dicendo? Non le darei mai una droga! Io sono un medico. OGNUNO SI VA A DISTENDERE DOVE CREDE MEGLIO. LINA – Aborrisco le droghe. MARINA – Non l’hai mai provate quelle di tuo figlio? LINA – Mio figlio non si droga. CARLO - E basta col riversare su mio figlio tutti i mali del mondo. MARINA – No, Carlo. Non voglio la pasticca. Ho paura che possa essere allergica. CARLO – Come vuoi tu.

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LEONARDO - Ma da quando? Ti sei sempre imbottita di ansiolitici… MARINA – Una volta… quando stavo con te… Eri tu che mi davi ansia… Ora ho scoperto che… mi fanno star male… CARLO - Comunque se pensi che non ce la fai a dormire, chiamami. LEONARDO – Se preferisci, chiama me! LINA – E io? Io non posso chiamare nessuno? MARINA – Tu rivolgiti a me! LINA - Sembriamo proprio i barboni sotto i ponti… MARINA – Spengo la luce? CARLO – Si, grazie cara! MARINA SPEGNE LA LUCE. UN CHIARORE MAGICO LUNARE PENETRA NELL’AULA. CARLO – (A MARINA) Ora distenditi. LINA – Smettila, non sta sul tuo lettino ginecologico! LEONARDO – Come mi sento bene… ottime queste pasticche… CARLO – Sì, me l’ha portate oggi il rappresentante farmaceutico…. LEONARDO – Come, scusa? Tu le stai sperimentando su di noi? CARLO – … Ho pensato che potevano tornare utili. LEONARDO – Ecco, dove ha portato il pensiero scientifico… a schiacciare completamente la condizione sentimentale dell’uomo… sempre nell’ottica del capitale… MARINA – Leonardo, questo è un bel salto: da Pascal a Marx… LINA – Hei, ragazzi… guardate fuori… CARLO – Che c’è? LINA – Non vedete anche voi quella grande nuvola azzurra che ruota su se stessa… guardate… e quelle sfere … si, sono d’oro… come palle di fuoco… che schizzano via… SI ALZANO PER GUARDARE DALLA FINESTRA. MA NON C’E’ NIENTE. POI SI RENDONO CONTO CHE LINA E’ DISTESA CON GLI OCCHI CHIUSI LINA – Che spettacolo!... Che spettacolo! … Vedo…. Vedo… TUTTI SI RIMETTONO DISTESI. MARINA – Ottimo questo prodotto. Viene dal sud America? CARLO – Ognuno ha reazioni diverse agli psicofarmaci. LEONARDO - Che invenzione! Tutte le civiltà hanno il loro momento rituale nella droga… noi ce l’abbiamo con i psicofarmaci. Ci pensate se Kant si faceva una di queste… altro che la ragion pura… quello scriveva la ragione altissima, purissima, levi…sss… MARINA – Anche lui è andato. E tu? CARLO _ A dire la verità, io ne ho presa mezza. MARINA – Che figlio di puttana. CARLO - Volevo stare solo con te. MARINA – Per fare cosa?

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CARLO _ No, niente. Parlare… CARLO ACCENDE UN MAPPAMONDO CHE ALL’INIZIO VENIVA USATO NELLO SPETTACOLINO. MARINA – Cioè? CARLO - Ma tu ci credi veramente a questa fine del mondo? MARINA – Devo dire che ci vorrei credere. UOM – Ma come fai a volere che dopo tanti millenni di civiltà, tutto scompaia così, in un soffio? E noi diventare una specie estinta… MARINA – No, non voglio estinguermi… anzi… però cambiare… un po’... Le regole, i rapporti, lo stile di vita… CARLO – Pomodori dell’orto, pane fatto in casa, luce a petrolio… MARINA – Spostamenti a cavallo… CARLO – (FACENDO UNA VOCE DA FILM) “ Dottore, la signora ha dei forti dolori, credo che stia per nascere…” - “Bene, scaldate dell’acqua e portatemi degli asciugamani!” MARINA – (SORRIDENDO) Perché sempre l’acqua calda!... No. Quello di desiderare di essere in un’altra epoca è un gioco dei bambini. Non tornerei mai al cavallo… però una macchina ad acqua… LINA – (COME SVEGLIANDOSI)… ma non vedete come l’acqua sale… è un’onda altissima, azzurra…(RICADE A DORMIRE) MARINA – Vede la fine del mondo. CARLO - Che rompipalle! MARINA – Tu invece? CARLO – E tuo marito? Uno che gira per casa e cita Aristotele… LEONARDO – (COME SVEGLIANDOSI)… io sono Platonico… (RICADE A DORMIRE) CARLO – Sì, come a letto. MARINA – Ah no, Leonardo non era niente male! CARLO – Meglio di me? MARINA – Sempre in competizione. Anche questa… via… con la fine del mondo… CARLO – Ma io ti porto alle Maldive, mica sulla costa calabra… MARINA – Perchè è brutta la costa calabra? LINA – (COME SVEGLIANDOSI) Ah sì…venite… MARINA – Chi? LINA – Oh, bronzi di Riace… venite… (RICADE A DORMIRE) CARLO – Pensa alla Calabria. MARINA - Avrebbe bisogno di un po’di attenzioni. CARLO – Ti fa pena? MARINA – Al contrario. Magari non è una corretta, ma cavolo! Ha messo su da sola la sua fabrichetta… si gestisce il figlio… che tu trascuri… Io, invece, prima sperimentavo con i ragazzi, facevo gite… Adesso sono diventata pigra. Non mi entusiasma più niente.

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CARLO – Neanche io? MARINA – Facciamo passare… sta fine del mondo… CARLO – Senti. Non ti andrebbe di… MARINA – Non mi sembra opportuno. CARLO - Ma quelli chi li sveglia più! Dai… MARINA – No , Carlo. Non ne ho proprio voglia… Prova a dormirci sopra!... CARLO - Allora mi prendo l’altra mezza pasticca. MARINA – Ecco bravo, contro ogni tentazione. CARLO – Buonanotte amore. MARINA – Sogni d’oro. CARLO PRENDE LA MEZZA PASTICCA E SI ADAGIA. MARINA SPEGNE IL MAPPAMONDO E SEMBRA DORMIRE. AD UN TRATTO SI ALZA. MARINA – (CHIAMANDOLO) Carlo… Carlo… dai, svegliati… (CARLO SI GIRA DALL’ALTRA PARTE)… MARINA SI RIDISTENDE. POI SI RIALZA. MARINA – Leonardo!… Leonardo?... LEONARDO BOFONCHIA QUALCOSA E CONTINUA A DORMIRE. MARINA – Lina… su, Lina… svegliati LINA – (COME SVEGLIANDOSI) Li vedi anche tu quei due soli nel cielo viola?... Ho voglia di dipingere. (RICADE A DORMIRE) MARINA – Quelle pasticche sono peggio di una martellata… (RIACCENDE IL MAPPAMONDO) E va bhè, lo dico a me stessa… chi sente, sente… aspetto un bambino!… Ecco!... Sì… avrà circa quattro mesi… non so di che sesso sia…non so neanche se è di Leonardo o di Carlo… in quel periodo ero confusa… Ora però sono lucida: non lo voglio sapere e l’uomo che sceglierò, sarà il padre… Buonanotte padre A… Buonanotte padre B, Buonanotte mamma Marina… Buonanotte… Zia Lina… LINA – Buonanotte! MARINA, DOPO UN ESPRESSIONE DI SORPRESA, SPEGNE IL MAPPAMONDO E SI DISTENDE PER DORMIRE.

SIPARIO


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