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NORA. Il fORO ROmANO - [email protected]/4140/1/Cap.29.pdf · 2011. 3....

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NORA. IL FORO ROMANO Storia di un’area urbana dall’età fenicia alla tarda antichità 1997-2006 VOLUME II.2 - I MATERIALI ROMANI E GLI ALTRI REPERTI Padova 2009 Università degli Studi di Padova - Dipartimento di Archeologia a cura di JACOPO BONETTO - GIOVANNA FALEZZA - ANDREA RAFFAELE GHIOTTO
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  • NORA. Il fORO ROmANOStoria di un’area urbana

    dall’età fenicia alla tarda antichità

    1997-2006

    VOlume II.2 - I mAteRIAlI ROmANI e GlI AltRI RePeRtI

    Padova 2009

    università degli Studi di Padova - Dipartimento di Archeologia

    a cura di

    JACOPO BONettO - GIOVANNA fAleZZA - ANDReA RAffAele GHIOttO

  • università di Padova - Dipartimento di Archeologia Piazza Capitaniato, 7 - 35139 Padovatel. +39 0498274574 - +39 0498274591www.archeologia.unipd.it

    la presente opera, suddivisa in quattro volumi, è l’esito di una ricerca condotta nell'ambito di una Convenzione tra il ministero per i Beni e le Attività culturali, Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Cagliari e Oristano, e il Dipartimento di Archeologia dell'università di Padova.

    La collana “Scavi di Nora” raccoglie studi monografici sulla città antica editi dalle Università di Genova, Milano, Padova e Viterbo che operano in sinergia con la Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Cagliari e Oristano.

    ministero per i Beni e le Attività Culturali Soprintendenza per i Beni Archeologici per le Province di Cagliari e OristanoPiazza Indipendenza, 7 - 09124 Cagliaritel. +39 070605181 www.archeocaor.beniculturali.it

    l’opera è stata realizzata con il contributo e la partecipazione di:

    Dipartimento di Architettura, urbanistica e Rilevamento - università di Padova

    Dipartimento di Costruzioni e Trasporti - università di Padova

    ISBN: 978-88-902721-2-7© Italgraf - Noventa Padovana 2009.Tutti i diritti sono riservati. è vietata in tutto o in parte la riproduzione dei testi e delle illustrazioni.

    Distribuzione: edizioni Quasar di Severino Tognon s.r.l. - via Ajaccio 41/43 - 00198 Romatel. +39 0685358444 - +39 0684241993fax +39 0685833591e-mail: [email protected]

  • SCAVI DI NORAI

    padova 2009

  • Capitolo 29

    Le iscrizioni romane

    alFredo buoNoPaNe*

    Gli scavi del foro romano di Nora hanno resti-tuito diverse iscrizioni, che vanno ad arricchire in modo consistente il patrimonio epigrafico del cen-tro sardo1: purtroppo, se si escludono un blocco di pietra (forse un elemento strutturale di un edificio o di un’opera pubblica) menzionante un IIII v[ir] aed(ilis) (n. 13), un frammento di lastra opistogra-fa con una o, forse, due epigrafi imperatorie (n. 16 a-b) e un frammento con resti della titolatura di un imperatore o del cursus di un magistrato municipale (n. 15), si tratta di frammenti piuttosto minuti di la-stre in materiale lapideo, recanti solo poche lettere, la cui esiguità rende impossibile ogni proposta di integrazione e, nella maggior parte dei casi, di da-tazione.

    Sono in massima parte prodotti di notevole pre-gio, sia per i litotipi impiegati2, tutti, tranne uno (n.

    1 Le iscrizioni di Nora sono raccolte in CIL, X, 7541-7551; “Ephemeris Epigraphica”, VIII, 1889, 180-181, nn. 739-741; soTGiu 1961, 37-41, nn. 42-48; soTGiu 1969a, 6-40, nn. 1-40; soTGiu 1971, 251 (= AE, 1971, 228); soTGiu 1988, 558-559, nn. A 42-A 44, 584-585, nn. B 17-B 21 (= AE, 1971, 121-124), B 22-B 26, B 27 (= AE, 1971, 125), B 28-B 31, B. 32 (= AE, 1971, 125b), B 33, 634-635, nn. add. B 20, B 107-108; a questi si debbono aggiungere zucca 2001, 516-527, n. 2 (riedizione, con l’aggiunta di un importante frammento inedito, di CIL, X, 7543); zucca 2005, 536-544, nn. 1-3; boNeTTo, buoNoPaNe, 2005, 99-106; buoNoPaNe 2006, 1965-1969, con la prima edi-zione dell’epigrafe n. 13 di questo catalogo; soTGiu 2008, 33-35; ruGGeri 2008, 137-146 (riedizione di soTGiu 1961, nr. 46).

    2 Una prima identificazione dei litotipi di tutti i reperti iscritti, in attesa di uno studio più articolato e complessivo, è stata effettuata da Lorenzo Lazzarini, fatta eccezione per il blocco n. 13, il cui riconoscimento si deve a M. Agus, S. Cara e M. Mola (si veda il loro contributo in questo volume). Per ul-teriori considerazioni sui materiali marmorei impiegati nel foro di Nora si rimanda sempre in questo volume al contributo di G. Furlan e di E. Madrigali.

    13), marmi d’importazione, come il pavonazzetto (nn. 6-8, 10), il bardiglietto (nn. 3-5, 12, 18), il bar-diglio (n. 14), il lunense (nn. 1, 9, 15, 17), il marmo di Chio (n. 2), sia per la particolare cura con cui sono stati trattati durante le varie fasi della lavora-zione officinale da parte di maestranze altamente specializzate3. La fronte è stata sempre rifinita a martellina o a gradina e poi ulteriormente levigata, mentre il retro solo in pochi casi è stato lisciato (nn. 4, 11, 14, 15, 17), poiché è stato per lo più preparato per favorire l’allettamento della lastra su una pare-te4, lavorandolo a gradina (nn. 6, 9, 12 a) o a martel-lina (nn. 2, 7, 8, 10), o praticando scalpellature ora parallele ad andamento obliquo (n. 3), ora piuttosto grossolane (nn. 1, 5, 12 b-c, 13, 18). Da segnala-re, infine, la presenza in due frammenti (nn. 8 e 9) dei resti di un perno in ferro5, che testimonia una riparazione della lastra eseguita già in epoca antica6 oppure l’uso di unire più lastre fra loro nella fase di posa in opera7.

    Le lettere sono state incise quasi sempre con grande regolarità, con un solco a sezione triango-lare8, spesso molto profondo (nn. 5, 7-9, 12, 14, 15, 17, 18), e con l’ausilio di linee di guida orizzontali

    3 Sulle varie fasi della lavorazioni dei marmi: bruTo, vaN-Nicola 1990a, 287-324; sulle officine epigrafiche e sulla rea-lizzazione delle iscrizioni si vedano in particolare susiNi 1982, 60-87; di sTeFaNo MaNzella 1987, 49-64, 121-159.

    4 Sull’impiego della subbia, dello scalpello e della martelli-na: bruTo, vaNNicola 1990a, 289-304, 311-315; sulle lastre pa-rietali e sulle tecniche di realizzazione e posa in opera: bruTo, vaNNicola 1990b, 324-342.

    5 di sTeFaNo MaNzella 1987, 63; bruTo, vaNNicola 1990b, 328-332.

    6 Testimonianze di questo genere sono piuttosto rare: di sTeFaNo MaNzella 1987, 64.

    7 di sTeFaNo MaNzella 1987, 58, 62-64.8 di sTeFaNo MaNzella 1987, 147-148.

    * Università di Verona - Dipartimento di Discipline storiche artistiche, archeologiche e geografiche.

  • 792 alFredo buoNoPaNe

    e, più raramente, verticali realizzate a sgraffio9, del-le quali rimangono tracce abbastanza evidenti (nn. 4, 12, 13, 16, 18). Talora, allargando e restringendo, alternativamente e progressivamente, il solco si è ri-cercato l’effetto ottico dell’ombreggiatura (nn. 2, 8, 11, 12, 14, 17)10 e, in alcuni casi (nn. 2, 5, 6, 12, 15-18), si è fatto ricorso ad apicature molto pronunciate per ottenere un effetto esteticamente gradevole11. Da segnalare, infine, la presenza di litterae actuariae in due iscrizioni incise in epoche differenti sulle facce contrapposte della medesima lastra (nn. 16 a-b). Di grande interesse, per la sua rarità, è la presenza in una lapide (n. 1) di resti, sia pure evanidi, di ‘rubri-catura’, eseguita in antico con pigmenti a base di minio12 per porre in maggiore risalto il testo iscritto, come si ricorda in un noto passo di Plinio13.

    Il pregio dei materiali e la lavorazione accurata in tutte le varie fasi fanno ritenere che i frammenti rinvenuti appartenessero per lo più ad iscrizioni di carattere ufficiale, incise su un grande numero di la-stre14, di vario genere e di diverse epoche, che, come dimostra la presenza sul retro di scalpellature o di la-vorazioni a martellina o a gradina eseguite per favo-rire l’allettamento, e, in un caso (n. 2), dei resti della malta impiegata15, rivestivano alcuni degli edifici e dei monumenti che ornavano la città di Nora, con molta probabilità il foro stesso16. Lo stato di conser-vazione dei frammenti, tutti di piccole dimensioni e spezzettati già in età antica, come mostrano, talora, le incrostazioni lungo le linee di frattura, così come i segni evidenti su alcuni (nn. 3, 5, 8, 17, 18) di col-pi inferti con una mazza o con un utensile analo-go, fanno supporre che la maggior parte delle lastre iscritte non siano state asportate occasionalmente o in fasi successive, bensì in un periodo determinato e circoscritto, coincidente con una fase di spoglio sistematico degli edifici17. Infatti, dopo essere state rimosse, furono poi frantumate sul posto in picco-

    9 di sTeFaNo MaNzella 1987, 128-129.10 di sTeFaNo MaNzella 1987, 147.11 di sTeFaNo MaNzella 1987, 146.12 Oltre a di sTeFaNo MaNzella 1987, 158-159, è fonda-

    mentale rebuFFaT 1995, 23-31. 13 PliN., Nat. hist., XXXIII, 122: minium...clarioresque lit-

    teras vel in muro vel in marmore, etiam in sepulchris, facit.14 Sulla tipologia e sulle modalità di posa in opera delle

    lastre: di sTeFaNo MaNzella 1987, 80-81.15 Sull’uso della malta: bruTo, vaNNicola 1990b, 328-

    332.16 Sulla presenza e sulla disposizione di monumenti onorari

    nel foro di Nora si vedano ora GhioTTo, PreviaTo 2008; cfr. anche GhioTTo 2004, 74; zucca 1994, 874-879; zucca 2005, 536-544.

    17 Si vedano i contributi di A.R. Ghiotto e M. Novello nel primo volume.

    li pezzi, per agevolarne il trasporto verso qualche calcara, come si è verificato in altri contesti archeo-logici18. Questa circostanza trova conferma nel fat-to che in un ambiente ricavato nel portico ovest (saggio PH) si sono rinvenuti numerosi frammenti di lastre di marmo di vario genere, anche iscritte (nn. 14-18), talora infissi verticalmente all’interno di una fossa, con tutta probabilità ammassati qui in attesa di essere portati altrove19. Tutti i materiali rin-venuti, fatta eccezione per il n. 13, sono, quindi, ciò che in minima parte, purtroppo, è sfuggito o è stato trascurato o è andato perduto nel corso del lavoro di frantumazione dei materiali e del loro caricamento prima di essere avviati alla calcinazione20.

    Due sono i casi sicuri di reimpiego: nel primo, verificatosi ancora in età romana, fra il III e il IV secolo d.C., si rovesciò una grossa lastra (n. 16 a-b), su cui era incisa un’iscrizione che menzionava for-se un imperatore, per incidervi la dedica a un altro imperatore, mentre nel secondo si riutilizzò, forse più volte, anche se con modalità almeno per ora non definibili, un blocco (n. 13) con l’epigrafe che menzionava il IIII v[ir] aed(ilis) [-] Aristius Rufus, come dimostrano le tracce di segagione e le incro-stazioni di malta, che ricoprono in più punti anche la fronte.

    Nello studio di questi reperti, reso difficoltoso proprio dalla loro frammentarietà, mi sono attenuto a una sostanziale prudenza, evitando di proporre let-ture o integrazioni che non fossero sicure o, alme-no, altamente probabili, e preferendo riportare nel commento critico, linea per linea, eventuali ipotesi e varianti di lettura. Nei casi in cui l’orientamento del frammento non fosse perspicuo, mi sono basato sull’orientamento dei segni lasciati dallo scalpello nel tracciare i singoli tratti che compongono le let-tere21 e, ove possibile, anche sull’andamento delle ombreggiature, ben consapevole, tuttavia, che que-sti criteri non sempre siano risolutivi.

    Tutte queste difficoltà hanno inoltre fortemente limitato la possibilità di individuare il contenuto e, di conseguenza, il tipo di documento; il frammen-

    18 Sullo spoglio dei monumenti romani per il recupero di materiali da riciclare: PerreT 1956, 21-22; arraMoNd, bou-darTchouk 1997, 215, 217-218, 232-233; leNzi 1998, 247. Un caso simile è quello rappresentato dal Capitolium di Verona, da cui provengono moltissimi frammenti iscritti di piccole di-mensioni, frutto di un metodico lavoro di frantumazione: buo-NoPaNe 2008.

    19 Si veda il contributo di A.R. Ghiotto nel primo volume.20 Sui sistemi adoperati in età medievale e moderna per pro-

    curarsi i materiali da avviare alle calcare è di notevole interesse leNzi 1998, 247-249.

    21 Sul tratteggio delle lettere: di sTeFaNo MaNzella 1987, 148-149.

  • le iscrizioNi roMaNe 793

    to con parte della titolatura di un imperatore o del cursus di un magistrato municipale (n. 15) potrebbe appartenere a un’iscrizione in cui si ricordava qual-che atto ufficiale, mentre la dedica posta per un im-peratore non identificabile a causa dell’onomastica gravemente mutila (n. 16 b), che si chiude con la formula D D [- - -], è un’interessante documento dei sentimenti di devozione e di lealtà da parte della collettività e dei suoi organi ufficiali verso il prin-cipe che va ad aggiungersi alle numerose dediche a imperatori rinvenute a Nora22.

    Parimenti ardua, proprio per l’esiguità dei testi, è stata l’attribuzione cronologica delle singole iscri-zioni; basandomi, quando possibile, sul contenuto e, negli altri casi, sulla forma delle lettere, pur essendo conscio dei limiti legati al criterio paleografico, ho voluto fornire, con molta cautela, alcune proposte riferite per lo più ad archi temporali piuttosto ampi e che hanno soprattutto un valore indicativo.

    Nonostante tutti questi limiti, i materiali epigra-fici rinvenuti negli scavi del foro di Nora rivesto-no indubbiamente un notevole interesse sia perché testimoniano la varietà, il numero, l’importanza e in più casi la grande qualità delle iscrizioni che si trovavano nella città di Nora, sia perché documen-tano la spoliazione e la distruzione sistematica dei monumenti di età romana avvenuta a partire dall’età tardoantica alla ricerca di materiale da riutilizzare in altre costruzioni o da trasformare in calce.

    Nella descrizione dei monumenti e delle lette-re mi sono attenuto alla terminologia e alla classi-ficazione proposte da Ivan Di Stefano Manzella23, mentre nell’edizione dei testi ho seguito le norme e impiegato i segni diacritici adottati per la redazione dei Supplementa Italica, nuova serie24. Ho effettua-to le autopsie più volte tra il settembre del 2005 e il gennaio del 2007.

    Le iscrizioni, in attesa della auspicata valoriz-zazione museale, sono attualmente conservate nei magazzini del Museo Civico “G. Patroni” di Pula (Cagliari).

    22 zucca 1994, 874, 877-879, nn. 44, 48-58.23 di sTeFaNo MaNzella 1987, 49-108, 117-192, 199-20724 PaNciera, kruMMery 1980, 205-215; PaNciera 1981, 13-

    19; di sTeFaNo MaNzella 1987, 209-219; PaNciera 1991, 9-21 (ivi bibliografia precedente).

  • 794 alFredo buoNoPaNe

    Catalogo

    1. NR01/PE/5625/MLR/106Frammento interno di lastra in marmo lunense con fronte levigata e retro grossolanamente scalpellato per favorire l’allettamento; sulla superficie ampie incrostazioni.Cm 17,8 x 16,7 x 1,9; h lett. cm 3,9 (restanti).Lettere abbastanza regolari e piuttosto allungate, solco profondo e largo; all’inizio di r. 1 un’hedera distinguens; leggere tracce di rubricatura all’interno dei solchi.Inedito.

    - - - - - - P(- - -) p(- - -) [- - -].

    Della seconda lettera oltre all’asta sopravvive la parte terminale di un occhiello aperto, per cui si tratta di una P; il fatto che le due lettere siano state incise molto vicine fra loro fa supporre che seguissero altre.Quanto sopravvive del testo potrebbe trovare numerosi completamenti: tenuto conto del fatto che l’hedera di-stinguens apre la riga, sicuramente l’ultima del testo e forse collocata al centro, inquadrata da due hederae di-stinguentes con funzione soprattutto esornativa, si po-trebbe pensare alla presenza di una delle varie sigle con cui si chiudono le iscrizioni di carattere pubblico, come, a titolo esemplificativo, p(ecunia) p(ublica) d(ecreto) d(ecurionum) o p(ecunia) p(ublica) f(aciundum) c(uraverunt).La lastra, quindi, poteva essere apposta su un monumen-to eretto pubblicamente dalla città di Nora.La forma delle lettere e la presenza dell’hedera distin-guens orienta la datazione al II-III secolo d.C.

    2. NR01/PE/5625/MLR/103+104Due frammenti interni contigui ricomposti di lastra in marmo di Chio con fronte levigata e retro rifinito a mar-tellina e ricoperto da incrostazioni di malta.Cm 9,2 x 12,2 x 1,4; h lett. cm 3,5 (restanti); 2 (restan-ti).Lettere regolari e incise con solco abbastanza profondo, con pronunciate apicature e ricerca dell’ombreggiatura.Inediti.

    - - - - - -[- - - ]M+[- - - ][- - - ]SAP[- - - ]- - - - - -

    1. Della seconda lettera resta solo la parte inferiore di un’asta montante con apicatura: potrebbe essere una A o una M. 2. La curva superiore della S è piuttosto evidente, mentre della lettera seguente resta la parte superiore di due aste montanti convergenti nel vertice e quindi può trattarsi, dato lo spazio disponibile, solo di una A.L’esiguità dei frammenti non consente di proporre inte-grazioni, mentre la forma delle lettere orienta indicativa-mente la datazione al I-II secolo d.C.

    3. NR01/PE/5625/MLR/107Frammento interno di lastra in bardiglietto con fronte levigata e retro a scalpellature parallele con andamento obliquo per favorire l’allettamento. Sulla superficie, in alto, un’estesa scheggiatura e una scanalatura piuttosto larga e ad andamento obliquo, atta ad alloggiare un perno o una grappa metallica.Cm 13 x 9,4 x 3,6; h lett. cm 5,6; 1,6 (restanti).Lettera abbastanza regolare, incisa con solco piuttosto stretto; nella parte superiore le due aste montanti non si congiungono nel vertice.Inedito.

    - - - - - -[- - - ]M[- - - ]- - - - - -

    L’esiguità del frammento non consente di proporre in-tegrazioni, mentre la forma della lettera suggerisce con cautela un’attribuzione al II-III secolo d.C.

    4. NR01/PE/5625/MLR/108Frammento interno di lastra in bardiglietto con fronte e retro accuratamente levigati. Sulla superficie tracce di linee verticali impiegate per l’apprestamento dell’impa-ginazione. Cm 10 x 6 x 1,8; h lett. cm 0,8.Segno d’interpunzione a forma di spina inciso con solco profondo.Inedito.

  • le iscrizioNi roMaNe 795

    L’esiguità del frammento non consente di proporre una datazione.

    5. NR01/PE/5625/MLR/109Frammento di lastra in bardiglietto con fronte levigata e retro scalpellato. La superficie è interessata da un’ampia scheggiatura sul lato destro.Cm 5,4 x 4,9 x 1,7; h lett. cm 2 (restanti).Lettera incisa con solco molto profondo e apicatura pro-nunciata.Inedito.

    - - - - - -[- - - ]+[- - - ]- - - - - -

    Quanto resta della lettera, in base all’analisi delle tracce lasciate dallo scalpello, dovrebbe essere la parte inferiore di un’asta montante: potrebbe essere una A o una M.L’esiguità del frammento non consente di proporre inte-grazioni né di suggerire una collocazione cronologica.

    6. NR01/PE/5625/MLR/105Frammento interno di lastra in pavonazzetto con fronte accuratamente levigata e retro rifinito a gradina.Cm 11,6 x 8,4 x 0,8; h lett. cm 10 (restanti).Lettere regolari, incise con solco non molto profondo e pronunciate apicature; la T molto probabilmente era sor-montante, mentre la A presenta la traversa leggermente estroflessa.Inedito.

    - - - - -[- - - ]TA[- - - ]- - - - - -

    L’esiguità del frammento non consente di proporre inte-grazioni né di suggerire una collocazione cronologica.

    7. NR01/PE/5625/MLR/110Frammento interno di lastra in pavonazzetto con fronte accuratamente levigata e retro lavorato a martellina.Cm 5 x 7 x 0,9; h lett. cm 4,5 (restanti).Lettera incisa con solco molto profondo.Inedito.

    - - - - - -[- - - ]+[- - - ]- - - - - -

    Della lettera rimane una porzione di asta verticale.L’esiguità del frammento non consente di proporre inte-grazioni né di suggerire una collocazione cronologica.

    8. NR01/PE/5625/MLR/111Frammento interno di lastra in pavonazzetto con fron-te accuratamente levigata e retro rifinito a martellina. In alto resti di un perno di ferro impiegato per restaurare la lastra o per unirla a un’altra.Cm 5 x 5,5 x 0,8; h lett. cm 2,1 (restanti)Lettere incise con solco molto profondo e tendenza all’ombreggiatura; la seconda lettera presenta un’apica-tura abbastanza pronunciata.Inedito.

    - - - - - -[- - - ]++[- - - ]- - - - - -

    Della prima lettera resta solo una parte della curva: po-trebbe essere una O o una Q, mentre della seconda rimane la porzione superiore dell’asta verticale, per cui potrebbe trattarsi di una F, di una H, di una K, di una L, di una N, di una P o di una R.L’orientamento qui proposto si basa sull’analisi delle tracce lasciate dallo scalpello.L’esiguità del frammento non consente di proporre inte-grazioni né di suggerire una collocazione cronologica.

    9. NR00/PE/5625/MLR/112Frammento interno di lastra in marmo lunense venato con fronte accuratamente levigata e retro rifinito a gradina. In alto resti di un perno di ferro impiegato per restaurare la lastra o per unirla a un’altra.Cm 10,8 X 8 X 1,1; h lett. cm 7,9 (restanti).

  • 796 Alfredo BuonopAne

    Lettere regolari incise con solco profondo e apicature ab-bastanza pronunciate.Inedito.

    - - - - - -[- - - ]T+[- - - ]- - - - - -

    Della seconda lettera sopravvive la parte superiore di un’asta verticale e di un braccio superiore: potrebbe trat-tarsi di una E o di una F.L’esiguità del frammento non consente di proporre in-tegrazioni, mentre la forma delle lettere suggerisce una collocazione cronologica nel I secolo d.C.

    10 a-b. NR01/PE/5625/MLR/113+114Due frammenti interni solidali di lastra in pavonazzetto con fronte accuratamente levigata e retro lavorato a mar-tellina.a) cm 5,8 x 2,5 x 0,7; h lett. cm 5,8 (restanti).b) cm 8,7 x 3,5 x 0,7; h lett. cm 4,7.Lettere incise con solco piuttosto largo.Inediti.

    a)- - - - - -[- - - ]+[- - - ]- - - - - -

    Rimangono la parte inferiore di un’asta verticale e quella superiore di un’asta montante molto inclinata: potrebbe-ro appartenere a una N o, meno probabilmente, data l’in-clinazione dell’asta montante, a due lettere, come una I o una N e una V.L’orientamento proposto si basa sull’analisi delle tracce lasciate dallo scalpello.

    b)- - - - - -[- - - ]+[- - - ]- - - - - -

    Della lettera sopravvivono la metà inferiore di un’asta verticale con apicatura poco pronunciata e un’asta mon-tante, leggermente estroflessa: potrebbe trattarsi di una N, ma non si può escludere che i tratti superstiti appar-tenessero a due lettere diverse, a esempio una I o una N e una V.L’orientamento proposto si basa sull’analisi delle tracce lasciate dallo scalpello.

    L’esiguità dei frammenti non consente di proporre inte-grazioni né di suggerire una collocazione cronologica.

    11 a-b. NR01/PE/5625/MLR/115+116Due frammenti interni solidali di lastra in pavonazzetto con fronte e retro accuratamente levigati.a) cm 4 x 3,4 x 0,6; h lett. cm 3,9 (restanti);b) cm 3,9 x 3,6 x 0,6; h lett. cm 2,4 (restanti).Lettere incise con solco profondo e tendenza all’ombreg-giatura.Inediti.

    a)- - - - - -[- - - ]+[- - - ]- - - - - -

    Della lettera sopravvive una porzione di curva molto aperta per cui potrebbe trattarsi di una O o di una Q.

    b)- - - - - -[- - - ]+[- - - ]- - - - - -

    Rimane solo la porzione inferiore di un’asta verticale con tracce di apicatura.

  • le iscrizioNi roMaNe 797

    L’esiguità dei frammenti non consente di proporre inte-grazioni né di suggerire una collocazione cronologica.

    12 a-c. NR00/PE/5701/MLR/28-33Tre frammenti solidali interni, di cui uno (a) in quattro frammenti contigui ricomposti, di lastra in bardiglietto con fronte levigata accuratamente e retro lavorato a scal-pello nei frammenti b) e c) e a gradina nel frammento a); sulla superficie profonde scheggiature e ampie abra-sioni.a) Cm 12,5 x 26,5 x 3; h lett.: cm 1,9 (restanti); 6,2 (re-stanti).b) Cm 11,2 x 10 x 3,9; h lett. cm 3 (restanti); 3,2 (restan-ti).c) Cm 10,2 x 12 x 3,2; h lett. cm 3 (restanti).Lettere incise con solco profondo e apicature marcate; tracce evidenti delle linee di guida e delle linee impiegate per l’apprestamento dell’impaginazione.Inediti.

    a)- - - - - -[- - - ]D[- - - ][- - - ]a cun[- - - ]- - - - - -

    1. Della D rimane una porzione della parte inferiore della curva. 2. Lo spazio presente fra la prima e la seconda lettera, superiore a quello che intercorre fra le lettere se-guenti, fa supporre che esse appartengano a due parole diverse.

    b)- - - - - -[- - - ]+[- - - ][- - - ]VN[- - - ]- - - - - -

    1. Della prima lettera resta la parte inferiore di un’asta verticale con tracce di apicatura. 2. Della prima lettera rimane la porzione superiore di un’asta obliqua con api-catura, che per la sua posizione non può essere altro che una V, mentre della seconda restano un’asta verticale che si unisce a un’asta obliqua discendente a destra, per cui si tratta senz’altro di una N.L’orientamento proposto si basa sull’analisi delle tracce

    lasciate dallo scalpello.

    c)- - - - - -[- - - ]++[- - - ]- - - - - -

    Della prima lettera rimane la porzione superiore della curva, per cui potrebbe essere una O o una Q, mentre della seconda resta la parte superiore di un’asta con l’in-nesto di un braccio; potrebbe essere una E o una F.

    L’esiguità dei frammenti consente di avanzare solo qual-che ipotesi di lettura: ad esempio nel frammento a) tra i vari completamenti che si potrebbero proporre per la seconda parola di r. 2 il più suggestivo, dato che potrebbe riferirsi al vicino teatro, sarebbe cun[eum] o cun[eos]25; in tale caso la r. 2 del frammento b) potrebbe essere inte-grata in [pec]un[ia] e si potrebbe pensare a un’epigrafe che ricordava una qualche iniziativa evergetica.La forma delle lettere orienta la datazione al I-II secolo d.C.

    13. NR04/PG/11035/MLR/1Blocco (forse un elemento strutturale di un edificio o di un’opera pubblica) in calcare grigio scuro molto compat-to di provenienza locale, mutilo di entrambi gli spigoli superiori, con evidenti tracce di segagione lungo il lato inferiore; fronte leggermente ondulata, rifinita a martelli-na e poi levigata; retro lavorato a scalpello.Cm 20 x 43 x 20,5; h lett. 3,5-4; 4.Lettere non molto regolari, incise con solco poco profon-do e realizzate con qualche incertezza, dato che le aste non sempre sono verticali e le curve hanno andamento incerto; segni d’interpunzione marcati di forma triango-lare, talora non collocati con precisione nell’interlinea. Si nota una certa tendenza alla disposizione armonica delle parole nell’ambito dello spazio disponibile.boNeTTo, buoNoPaNe 2005, 99-106; buoNoPaNe 2006, 1965-1969.

    25 de ruGGiero 1910, 1318; per un’esemplificazione: CIL, II, 478; X, 3782.

  • 798 alFredo buoNoPaNe

    [-] Aristius Rufus, IIII v[ir]aed(ilis), h(oc) m(onumentum) statuit d(e)

    s(ua) p(ecunia).

    1. All’inizio lo spazio è sufficiente a contenere una sola lettera, ovvero l’indicazione del prenome, mentre la let-tera che segue è sicuramente una A dato che si intravede la porzione inferiore apicata della seconda asta montante. L’asta verticale della seconda R presenta, in basso, una particolare apicatura rientrante a destra, dovuta, forse, al fatto che un tratto della linea di guida inferiore è stata considerata parte della lettera da eseguire. Alla fine della riga si intravedono, sia pure a fatica, tracce del vertice di una V. 2. Lo scioglimento aed(ilis) non crea difficoltà, dato che l’espressione IIII vir aed(ilis), al posto della più comune IIII vir aed(ilicia) pot(estate), pur non essendo particolarmente diffusa, è attestata26; la H presenta aste molto ravvicinate, forse perché è la correzione del nu-merale II inciso erroneamente in precedenza, in quanto ritenuto l’indicazione dell’iterazione della carica del per-sonaggio qui ricordato.L’iscrizione, quindi, restituisce la seconda testimonianza certa di un quattuorviro del municipium di Nora27, dopo quella, molto nota, di Q. Minicius Pius, che fu IIII iure dicundo per tre volte e che è ricordato su una base di sta-tua oggi al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari28.Notevole il gentilizio Aristius, più volte attestato in Sar-degna29, che potrebbe forse essere la latinizzazione del nome punico Aristo, portato da un sufeta ricordato su una moneta emessa a Karalis30, e posto in relazione sia col nome semitico ’RŠT (Arisht), presente su una stele da Sant’Antioco31, sia con il cognome latino Aris, Arinis, portato da un liberto di Nora, ricordato in un noto passo di Cicerone32.[-] Aristius Rufus, quindi, attingendo al proprio patrimo-

    26 Si vedano, per esempio: AE, 1899, 94; 1961, 109; 1968, 148 = AE, 1982, 232;1984, 359, 360.

    27 Sull’elevazione a municipium di Nora si veda da ultimo boNeTTo 2002.

    28 soTGiu 1961, n. 45; soTGiu 1988, 559, n. A 45; inoltre zucca 2001, 516; boNeTTo 2002, 1207-1209, fig. 2. Una terza testimonianza, molto incerta, potrebbe essere rappresentata dal frammento qui pubblicato al n. 15.

    29 CIL, X, 7645, 7845 (= ILS, 6107 = usai, zucca 1981-85, 315, 327-331, n. 1), 7958; soTGiu 1961, nn. 226, 340 (riedita con correzioni in soTGiu 1988, 576, n. A 340), dove compare come cognomen; roWlaNd 1973, nn. 117-121.

    30 RPC, I, 163, n. 624.31 aMadasi Guzzo 1990, 79, n. 11; zucca 2003, 231, n. 8;

    si vedano, inoltre, roWlaNd 1977, 286-287, che non esclude la possibilità di una traduzione in greco di un nome punico, e MasTiNo 1985, 70-71. Cfr. anche boNeTTo, buoNoPaNe 2005, 104; buoNoPaNe 2006, 1967-1968.

    32 cic., Pro Scauro, 9, 10, 12, 29 e fr. 14; l’episodio è preso in esame da Perra 1993, 215-245 e da zucca 1994, 872-873. Probabile, ma non sicura, è la connessione con il graffito Ari presente su una patera di terra sigillata rinvenuta a Nora (ches-sa 1987, 23-24, 31, n. 11); si vedano anche boNeTTo, buoNoPa-Ne 2005, 104; buoNoPaNe 2006, 1968, nota 50.

    nio, stabilì di far realizzare33 un monumentum, vocabo-lo piuttosto generico il cui ampio spettro di significati si riferisce non solo a edifici civili e religiosi, ma anche a statue e ad altari34, che non viene qui esplicitamente men-zionato dato che, come si verifica di sovente, l’iscrizione doveva essere inserita nel manufatto stesso, rendendone così superflua la menzione precisa35.Restano però alcuni problemi che non sono, almeno per ora, di facile soluzione. In primo luogo l’iscrizione ap-pare piuttosto dimessa, almeno se si suppone che essa fosse destinata a essere ben visibile su un monumento pubblico, sempre che non si voglia pensare a un edificio di carattere sacro, per il quale l’appariscenza poteva co-stituire un elemento non essenziale36. In secondo luogo, poi, rimane aperta la questione dell’originaria collocazio-ne della lapide, per la quale si potrebbe ipotizzare, in via indicativa, un edificio posto nelle vicinanze del luogo di rinvenimento, forse nell’ambito di una delle strutture del foro, che vennero spogliate in età tarda37. E, infine, dato che il blocco, come dimostrano le tracce di segagione e le tracce di malta sulla fronte, è stato sicuramente riuti-lizzato, sarebbe di un qualche interesse appurare quando, dove e per quali motivi venne in un primo momento riu-sato e poi definitivamente collocato nella posizione in cui è stato rinvenuto38.Forma delle lettere, contenuto e articolazione del testo orientano, sia pur con cautela, la datazione ai primi de-cenni della seconda metà del I secolo a.C., collocazione cronologica che riporterebbe l’attività di questo magi-strato e quindi anche la costruzione del monumento da lui voluto, nella fase di grande rinnovamento urbanistico che caratterizzò la città di Nora fra l’età di Cesare e quel-la di Ottaviano, periodo in cui essa, con tutta probabilità, divenne municipium romano39.

    33 LTL, IV, 1940, 477-478.34 ThLL, VIII, coll. 1462-1463.35 Interessanti, anche se riferite a un diverso contesto geo-

    grafico, le osservazioni di saasTaMoiNeN 2004, 1341-1342.36 corbier 1987; sarTori 1995.37 Oltre a boNeTTo, buoNoPaNe 2005, 104-105 si vedano i

    contributi di A.R. Ghiotto e M. Novello nel primo volume.38 boNeTTo, buoNoPaNe 2005, 100 e il saggio di A.R. Ghiot-

    to nel primo volume.39 Si vedano boNeTTo 2002 e il contributo di A.R. Ghiotto

    nel primo volume.

  • le iscrizioNi roMaNe 799

    14. NR06/PH/11500/MLR/1Frammento interno di lastra in bardiglio con fronte e re-tro accuratamente levigati.Cm 8 x 5,5 x 2,6; h lett. cm 5 (restanti).Lettere regolari, incise con solco profondo e ricerca dell’ombreggiatura.Inedito.

    - - - - - -[- - - ]++[- - - ]- - - - - -

    Della prima lettera sopravvive una ridotta porzione della curva; dato che appare piuttosto stretta potrebbe trattarsi dell’occhiello di una B, di una P o di una R; della seconda invece rimangono ampie porzioni delle curve contrappo-ste: potrebbe essere una O o una Q.L’orientamento proposto si basa sull’analisi delle tracce

    lasciate dallo scalpello.L’esiguità del frammento non consente di proporre inte-grazioni né di suggerire una collocazione cronologica.

    15. NR05/PH/11535/MLR/11Frammento interno di lastra in marmo lunense venato con fronte e retro accuratamente levigati; sulla superficie alcune scheggiature e incrostazioni calcaree.

    Fig. 1

  • 800 alFredo buoNoPaNe

    Cm 11,3 x 7,5 x 4,7; h lett. cm 4 (restanti); 4 (restanti).Lettere regolari con solco molto profondo e apicature pronunciate; le lettere della r. 2 sono soprallineate; un se-gno d’interpunzione triangolare all’inizio di r. 2.Inedito.

    - - - - - -[- - - ]III[- - - ][- - - ] III[- - - ]- - - - - -

    1. Della prima lettera resta la parte inferiore di un’asta con apicatura; penso che si tratti di un’indicazione nu-merica, piuttosto che di una parola, dato che le aste sono molto ravvicinate fra loro.Se la lettura da me proposta è corretta la presenza di un numerale in r. 1 e di un altro, soprallineato40, in r. 2 sugge-risce, in via ipotetica, che quanto resta appartenesse alla titolatura di un imperatore, disposta su due o più righe: il primo numerale, quindi, potrebbe riferirsi alla tribuni-cia potestas rivestita, mentre il secondo al numero delle acclamazioni imperatorie o dei consolati. Potrebbe anche trattarsi di parte del cursus di un magistrato municipale, per cui si potrebbe integrare [- - - I]III [vir aed(ilicia) pot(estate) - - -] e [- - -] III[I vir i(ure) d(icundo) - - -], circostanza questa che consentirebbe di portare a tre il numero dei magistrati municipali di Nora finora docu-mentati41. Non si possono, ovviamente, escludere anche altre possibilità.La forma delle lettere orienta la datazione fra il I e il II secolo d.C.

    16 a-b. NR05/PH/11535/MLR/10Frammento interno di lastra opistografa in marmo bian-co a grana media con due iscrizioni estranee fra loro per cronologia e per contenuto, delle quali quella presumibil-mente più recente (b) è stata incisa in posizione parallela ma rovesciata. La superficie del lato a) è stata levigata e presenta tracce di bruciatura nella parte inferiore, quella del lato b) è stata rifinita a martellina.Cm 18,4 x 11,2 x 6,1; h lett. a) cm 7,6; 5 (restanti); b) cm 2,1 (restanti); 5 (la I sormontante 5,4); 4,1.a) Lettere actuariae, incise con solco non molto profondo e apicature poco marcate, ma lunghe e ricurve verso l’al-to; tracce di linee di guida.

    40 Sulle soprallineature: GordoN, GordoN 1957, 182; di sTeFaNo MaNzella 1987, 154, 158.

    41 soTGiu 1961, n. 45; soTGiu 1988, 559, n. A 45 e l’iscri-zione qui riportata al n. 13.

    b) Lettere actuariae molto allungate e ravvicinate, incise con solco abbastanza profondo e apicature pronunciate; tracce di linee di guida a binario non rispettate dall’in-cisore; la P ha l’occhiello aperto e la I è sormontante; un segno d’interpunzione conformato a graffa in r. 1 e a parentesi acuta nelle rr. 2 e 3, uno di forma triangolare in r. 3.Inedito.

    a)[- - - ]+MM[- - - ][- - - ]OTE[- - - ]- - - - - -

    1. Della prima lettera rimangono deboli tracce della par-te inferiore di un’asta montante con apicatura: potrebbe trattarsi di una A o, meno probabilmente, tenendo conto della sua posizione, di una M; della terza lettera soprav-vive la prima asta montante con le apicature. L’ampio spazio vuoto nella parte superiore fa pensare che questa sia la prima riga del testo.Se per la r. 1 non si possono, almeno credo, proporre inte-grazioni soddisfacenti, a meno che non si voglia pensare a [M]amm[aea] o [M]amm[aeae], ipotesi cui si oppor-rebbe non tanto il fatto che normalmente, anche se non sempre, il suo nome appare scalpellato in seguito alla damnatio memoriae42, quanto la sua posizione nella parte iniziale del testo43, per la r. 2 possibili completamenti po-trebbero essere [p]ote[state] oppure [nep]ote e saremmo quindi in presenza della menzione di un imperatore.La forma delle lettere suggerisce una collocazione crono-logica nel II-III secolo d.C.

    b)- - - - - - ?[- - - i]mp(eratoris) [- - - ][ - - - ]ani pii, f[el(icis), - - - ]d(ecurionum?) d(ecreto?) [- - - ].

    1. La prima lettera è sicuramente una M, dato che soprav-vivono il vertice inferiore e un’asta montante, mentre

    42 kieNasT 1996, 180; il nome, e esempio, è eraso in CIL, VI, 223, 428 (= ILS, 2219); VIII, 1624 = 15846 (= ILS, 482), mentre non è stato scalpellato in CIL, VIII, 1426 = 15259 (= ILT, 1335), 26223; AE, 1966, 302; 1992, 1835.

    43 Di solito, infatti, il suo nome è preceduto da quello di Severo Alessandro.

  • le iscrizioNi roMaNe 801

    della seconda rimane la parte inferiore di un’asta vertica-le con apicatura; vista la sua posizione dovrebbe trattarsi di una P. 2. Dell’ultima lettera rimane un’asta verticale con apicature: la sua posizione nel testo fa supporre che si tratti di una F. 3. La presenza del segno d’interpunzio-ne, a meno che non lo si consideri di carattere esornativo, fa supporre che nella lacuna fossero contenute altre lette-re, per cui si potrebbe pensare a una formula di chiusura come d(ecurionum) d(ecreto) [p(ublice)], d(ecurionum) d(ecreto) [d(atum)], d(ecurionum) d(ecreto) [p(ecunia) p(ublica)], anche se non si possono, ovviamente, esclu-dere altri scioglimenti.Nell’iscrizione era dunque ricordato un imperatore, il cui ultimo elemento onomastico terminava in -anus e che nella titolatura recava gli epiteti pius e felix, entrati in uso a partire da Commodo, probabilmente dal 185 e adope-rati fino al 435, con Valentiniano III44. Purtroppo quanto resta non consente un’identificazione sicura: potrebbe trattarsi di un Gordiano, di Valeriano, di Aureliano, di Diocleziano, di Massimiano, di Galerio, di Giuliano, di un Valentiniano, di Graziano45, anche se i dati paleogra-fici - le lettere, infatti, sono del tutto simili a quelle del-la nota dedica norense a Salonino46 - restringerebbero le possibilità a un imperatore vissuto nella seconda metà del III secolo o, al massimo, nei primi decenni del IV.L’uso del genitivo fa supporre che l’iscrizione si aprisse con formule come pro salute imperatoris o in honorem imperatoris.

    17. NR05/PH/11539/MLR/5Frammento interno di lastra in marmo lunense venato con fronte e retro accuratamente levigati; sulla superficie ampie scheggiature e tracce di scalpellature eseguite con scalpello a passo molto piccolo.Cm 9,3 x 6,5 x 5; h lett. cm 4,4 (restanti). Lettera abbastanza regolare e leggermente allungata, in-

    44 de ruGGiero 1922, 44-49; chasTaGNol 1988, 16-17; MaGioNcalda 1991, 48-49.

    45 kieNasT 1996, 187-190, 195-196, 204-205, 214-216, 234-236, 266-269, 272-276, 323-325, 327-329, 333-336.

    46 soTGiu 1969a, 13-14, n. 4 = AE, 1971, 124 = soTGiu 1988, 584, n. B21; cfr. zucca 1994, 874, 878, n. 54, tav. VIII; zucca 2004a, 358-359.

    cisa con solco profondo e ricerca dell’ombreggiatura.Inedito.

    - - - - - -[- - - ]O[- - - ]- - - - - -

    L’orientamento proposto si basa sull’analisi delle tracce lasciate dallo scalpello.L’esiguità del frammento non consente di proporre inte-grazioni né di suggerire una collocazione cronologica.

    18. NR05/PH/11552/MLR/1+2Frammento interno in due frammenti contigui ricomposti di lastra in bardiglietto con fronte accuratamente levigata e retro scalpellato grossolanamente.Cm 12,4 x 10,5 x 3; h lett. cm 1,4 (restanti); 5,7.Lettere allungate, incise accuratamente con solco pro-fondo e apicature molto pronunciate; tracce di linee di guida.Inedito.

    - - - - - -[- - - ]++ G+[- - - ][- - - ]TH+[- - - ]- - - - - -

    1. Della prima lettera sopravvive solo l’asta di base api-cata; potrebbe trattarsi di una E o di una L; la seconda lettera potrebbe essere una I o, meno probabilmente, una T; della quarta lettera rimane solo la porzione inferiore dell’asta con apicatura. 2. Della terza lettera rimane solo l’asta verticale; potrebbe essere una E o una I. La forma delle lettere orienta la datazione al I-II secolo d.C.

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    a cura di andrea roppa

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