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Notiziario_giugno_2006

Date post: 28-Mar-2016
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Notiziario giugno 2006
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Notiziario dell’Ispettoria Salesiana Sicula Anno XXXIII n. 128 Giugno 2006
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Notiziario dell’Ispettoria Salesiana SiculaAnno XXXIII n. 128 Giugno 2006

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Redazione: Felice Bongiorno

Giuseppe Falzone

Gaetano Urso

Progetto grafico: Roberto Arena

Impaginazione: Felice Bongiorno

Stampa digitale: Scuola Salesiana del libro

Catania-Barriera

EditorialeDedichiamo l’editoriale di questo numero alla lettera di convocazione del Capitolo Generale 26 dei sale-

siani.Scrive il Rettor Maggiore: “Nel giorno onomastico di Don Bosco, nostro amato padre e fondatore, che

per tale occasione raccoglieva attorno sé tutti i ragazzi, i collaboratori e i benefattori di Valdocco, sono lietodi scrivervi a nome suo questa lettera, mediante la quale intendo convocare, a norma dell’articolo 150 dellenostre Costituzioni, il Capitolo Generale XXVI” (CG26).

Don Chávez ha presente le sfide che la pastorale della Chiesa e la pastorale giovanile devono affrontare.Tra le più importanti quella dell’evangelizzazione della nuova cultura postmoderna, alle prese con fenomenimolto influenti e universali come la globalizzazione e i suoi aspetti, lo sviluppo dell’elettronica e dei modernimezzi di comunicazione sociale, l’emergenza dei nuovi valori, le concezioni della vita e stili di comportamen-to, l’impatto della secolarizzazione e la sensibilità ad una religiosità nuova tipo “new age”.

Nel concreto, pur assistendo a molteplici iniziative che da tutte le parti ci rassicurano per il rifiorire digruppi e associazioni, movimenti, molta buona volontà e sforzo da parte di un gran numero di adulti e anima-tori giovani. La nostra pastorale giovanile è più una pastorale di attività che di processi, più una pastorale in-dividuale che di comunità, capace di condividere un progetto comune, più una pastorale settoriale e frammen-tata che un cammino unitario e integrale.

Lo stesso don Chávez afferma che il nostro è un compito educativo importante che ci chiede di essere au-tentici maestri di spiritualità giovanile, capaci, attraverso i segni dei linguaggi giovanili, di rendere presenti efar vivere una autentica esperienza di fede e di Dio. In tutto questo un compito importante è affidato alle no-stre comunità e ai gruppi della Famiglia Salesiana, impegnati a essere per i giovani immagini significative diuna Chiesa vicina ad essi, aperta e dialogica, appassionata per Gesù e per la sua missione di vita piena, comu-nità felici, profonde e sensibili al mondo dei giovani in modo che diventino autentica esperienza di Chiesa escuole di preghiera.

Don Chávez invita i Salesiani di tutto il mondo a guardare al CG26 come a una nuova Pentecoste nellavita della Congregazione e con il tema “Da Mihi Animas, Coetera Tolle”, rilancia il motto scelto da Don Bo-sco per la sua vita e azione apostolica.

Il Capitolo CG26, che sarà condotto da don Francesco Cereda, Consigliere per la Formazione, avrà ini-zio il 24 febbraio 2008 a Torino, culla del carisma salesiano per poi spostarsi a Roma presso il Salesianum.

FFeelliiccee BBoonnggiioorrnnoo

SS oo mm mm aa rr ii ooMessaggio del Rettor Maggiore pag. 1Lettera dell’Ispettore » 3Formazione » 7Comunicazione sociale » 12Missioni salesiane » 13Pastorale Giovanile » 14Famiglia salesiana » 26Esperienze » 29Frammenti di memoria... » 32Dalle case salesiane… » 35Guardando altrove... » 47Brevemente... » 51Da ricordare » 52

In copertina

Barcellona P. G. (ME) Oratorio Salesiano, Sta-tua di Maria Ausiliatrice, incoronata nel 1954.Nella foto accanto un momento della proces-sione congli studentidi teologiadel “SanTommaso”di Messina.

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Quali sono le condizioniumane, cristiane e giuridicheper leggere il fenomeno im-migrazione come risorsa? Aquesta domanda ha cercatodi rispondere il simposio del2 maggio organizzato dallaFacoltà di Teologia del S.Tommaso di Messina, in col-

laborazione con le Facoltà di Giurisprudenza diMessina e Reggio Calabria, che ha visto la parte-cipazione di un pubblico molto numeroso e im-pegnato nel settore, oltre che di docenti e stu-denti delle facoltà.

L’impegno di leggere il fenomeno immigra-zione da punto di vista sociale, giuridico e reli-gioso è stato affidato a studiosi e operatori delsettore, moderati dallo scrivente, coinvolgendoanche il Rettor Maggiore e Gran Cancelliere del-l’Università Salesiana, che per l’occasione ha in-viato un messaggio ad hoc. Altri relatori coinvol-ti erano la Dott.ssa Giovanna Alibrandi del Con-siglio Territoriale Immigrazione della Prefetturadi Messina, che ha illustrato il monitoraggio delfenomeno, come fatto delle istituzioni, soffer-mandosi sui dati, che poi sono stati commentatiampiamente da Santino Tornesi, a partire dalXV rapporto-dossier statistico 2005, di cui è re-dattore capo per la Regione Sicilia.

Molto interessante anche la relazione delPresidente Nazionale Caritas, Mons. FrancescoMontenegro, che ha evidenziato come l’immi-grazione non va intesa come mero fenomeno dimobilità, ma occasione d’incontro tra persone epopoli, senza dubbio uno dei fenomeni più im-portanti in ogni epoca e anche nel nostro tempo.Hanno offerto un contributo di rilievo anche al-tre relazioni: il prof. don Carmelo Lupò, circa lavisione dello straniero nella Bibbia, la prof. Car-mela Salazar, dell’Università di Reggio, sul prin-cipio di uguaglianza e le politiche di immigrazio-

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“Non molesterai il forestiero né lo opprime-rai, perché voi siete stati forestieri nel paesed’Egitto” (Es 22,20)

Per Don Bosco era certamente importantela cura dei giovani che venivano all’Oratorio;ma era egualmente importante per lui la pre-occupazione di andare a cercare tutti quelliche erano rimasti fuori. Il campo dell’immi-grazione è un campo di predilezione in questosenso.

Il tratto più caratteristico dell’emargina-zione in Europa, dal punto di vista della po-vertà socioeconomica, viene determinato dallaonda inarrestabile dell’immigrazione; dal pun-to di vista culturale e religioso viene specifica-to dal crescente numero di ragazzi apparte-nenti ad altre religioni, prevalentementel’Islam, e, dal punto di vista esistenziale vienedefinito dalla perdita del senso della vita, cheporta al consumismo, all’edonismo, all’indiffe-rentismo, alla tossicodipendenza. Le rispostevanno necessariamente differenziate.

Certamente il nostro impegno di educato-ri oggi esige un metodo di evangelizzazione di-

Messaggio del Rettor Maggiore

Il messaggio di Don Chávez al Simposio del “S. Tommaso” sull’Immigrazionea cura di Giovanni Russo

ne e il prof. Luigi D’Andrea, dell’Università diMessina sulla questione della cittadinanza degliextracomunitari.

Le conclusioni del simposio hanno trovatouna convergenza certa: occorre lavorare in rete,vale a dire convinti del bisogno di operare insie-me come istituzioni e organizzazioni per rispon-dere meglio a tutte le dimensioni di una buonaproposta educativa e sociale che sia rispettosadella cultura degli immigranti e pedagogica in vi-sta di un inserimento positivo nella cultura nuo-va che li accoglie.

Qui di seguito presentiamo il messaggiocompleto del Rettor Maggiore, Pascual ChávezVillanueva.

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namico, uno spirito missionario attento almondo dell’immigrazione, che orienti le no-stre convinzioni e le opzioni che come educato-ri vogliamo prendere davanti a un fenomenoche segnerà il futuro della profezia della Chie-sa e che ci spinge a riprogrammare le nostrescelte educative. Enuncio, senza svilupparle,alcune linee di fondo.

a) Promuovere un rinnovamento della men-talità, di modo che la preoccupazione e l’azio-ne a favore degli immigranti sia presente intutte le comunità educative, favorendone unaapertura accogliente e superando la naturaleresistenza dinanzi alle minoranze etniche. Sitratta in effetti di una priorità carismatica del-la nostra missione, che deve impostarsi comeuna dimensione trasversale a tutte le presenzeeducative. Si tratta di rinnovare la nostra men-talità pedagogica rendendola – convertendola– capace di assumere l’opzione pedagogica in-terculturale. Si tratta di ammodernare la no-stra mentalità socio-politica per partecipareattivamente nella costruzione della nuova Co-munità Europea, che deve trovare negli immi-granti non tanto un problema quanto una ri-sorsa, e non solamente economica ma umana.

b) Formare all’accoglienza della diversità,educando alla conoscenza e valorizzazionedella cultura degli altri, alla pedagogia inter-culturale, promuovendo esperienze di lavorointerculturale, studiando il fenomeno dell’im-migrazione dal punto di vista educativo, svi-luppando piani di formazione alla mediazioneculturale, al dialogo interreligioso.

c) Avviare o irrobustire un’azione educativae pastorale significativa tra gli immigranti, sem-pre più consapevoli che abbiamo a che vederecon una realtà caratterizzante della nuova Eu-ropa. Non soltanto le onde migratorie conti-nueranno e forse diventeranno un tsunami, mal’Europa ha bisogno degli immigranti. Questovuol dire che il nostro progetto educativo pa-storale non si può rassegnare a permettere unaopera a favore loro, ma che la pastorale degliimmigranti deve caratterizzare tutto il nostroprogetto educativo e pastorale.

d) Lavorare in rete, vale a dire, convinti delbisogno di operare insieme ad istituzioni e al-

tre organizzazioni per rispondere meglio a tut-te le dimensioni di una buona proposta educa-tivo che sia al tempo stesso rispettosa dellacultura degli immigranti e pedagogica in vistadi un inserimento positivo nella cultura nuovache li accoglie.

Tale predilezione per il fenomeno immi-gratorio e per le conseguenze sui giovani è tut-to donboschiano: i giovani poveri, abbando-nati e in pericolo. Anche se oggi si parla di“nuove povertà” dei giovani, la povertà alludedirettamente alla loro situazione socio-econo-mica; l’abbandono richiama la “qualifica teolo-gica” di privazione di sostegno a causa dellamancanza di una mediazione adeguata del-l’Amore di Dio; il pericolo rimanda ad una fa-se determinante della vita, l’adolescenza - gio-ventù, che è il tempo della decisione, dopo laquale molto difficilmente si possono cambiarele abitudini e gli atteggiamenti adottati.

Ma tale predilezione si acuisce in alcunicontesti – come quello immigratorio – in cui sisvolge la nostra missione educativa, dove lapovertà, soprattutto giovanile, è spesso lace-rante. Come educatori non tendiamo a crearescontri o “lotta di classe”. La predilezione nonè solo una scelta o una “opzione”: essa presup-pone un “amore universale”, che però com-porta alcune accentuazioni; non esclude nes-suno, ma non privilegia tutti: sarebbe contrad-dittorio. Ciò che importa nella testimonianza èche sia ben chiaro che la nostra è una predile-zione evangelica, che realizza la pratica di “da-re il massimo a colui che nella propria vita ha ri-cevuto il minimo”. La carità intende incomin-ciare non dai primi, ma dagli ultimi, non daipiù ricchi dal punto di vista economico o spi-rituale, i quali hanno già attenzione e servizi;ma da coloro che hanno bisogno di noi per su-scitare speranza e svegliare energie.

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Cari Confratelli,questa riflessione che vi of-fro è accompagnata da unamolteplice gamma di senti-menti e di risonanze interio-ri. Mi sono dato tempo emodo di ripercorrere cam-mini antichi e nuovi, sia diesperienze vissute come di

riflessioni, documenti, progetti, pronunciamen-ti…E sempre più pressante è diventato il quesi-to: ma qquuaall èè iinn ffoonnddoo lloo ssccooppoo ddii qquueessttoo iinnccoonn--ttrroo che ho fortemente desiderato mosso da pro-fonde sollecitazioni interiori ma anche da preci-se indicazioni di cammino.

Faccio riferimento a due di questi aauuttoorreevvoo--llii iinnddiiccaattoorrii di cammino:

a) Il nostro CCaappiittoolloo 22000044 tra i tre ambitipreferenziali indica iill ccaammppoo ddeellll’’eevvaannggeelliizz--zzaazziioonnee “tante volte messo in sordina e in se-conda istanza rispetto ad altre attività impor-tanti di educazione e promozione umana”(quelle che secondo don Chàvez rischiano diricondursi a semplice pastorale delle attivitào del trattenimento); ed “iill ccaammppoo vvooccaazziioo--nnaallee e l’attivazione di vere e proprie scuole dipreghiera, da considerare quali condizioni ecriterio di futuro e di garanzia di fedeltà al ca-risma salesiano” ( C.I. 2004,4.2)b) La VViissiittaa ddii IInnssiieemmee tra le quattro sceltedi futuro pone llaa qquuaalliittàà ddeellllaa vviittaa ccoommuunnii--ttaarriiaa ee llaa qquuaalliittàà ddeellllaa nnoossttrraa ppaassttoorraallee ggiioo--vvaanniillee ee vvooccaazziioonnaallee. Ed il Rettor Maggiorericorda che innanzi tutto occorre “ffaarree ddeellllaaccoommuunniittàà uunn’’eessppeerriieennzzaa ssppiirriittuuaallee che cipermette di vivere e testimoniare il carismasalesiano…sì da diventare profezia di comu-nione tra i giovani nel mondo d’oggi”; solo apartire da una comunità che dà a Dio il pri-mato assoluto, vivendo fraternamente secon-do un progetto di vita comunitaria e conl’impegno personale di ogni singolo confra-

tello, si può sperare nella qquuaalliittàà ddeellllaa nnoossttrraappaassttoorraallee ggiioovvaanniillee ee vvooccaazziioonnaallee.. Ed en-trando nelle prospettive strategiche vieneindicata una pastorale che ha tre connotazio-ni imprescindibili:

1. È esplicitamente evangelizzatrice: è l’ur-genza di un rinnovato annuncio, di ridise-gnati itinerari di fede e offerta di momen-ti espliciti di esperienza di fede.2. Promuove una cultura ispirata al Vange-lo: e su questa dimensione carismatica do-vremmo accostarci con disponibile atten-zione al magistero quanto mai provviden-ziale di Benedetto XVI.3. È esplicitamente vocazionale con un pia-no di orientamento offerto a tutti e poi ca-pace di prospettare le vocazioni di parti-colare impegno e con particolare solleci-tudine le vocazioni alla vita religiosa sale-siana.

Certamente è urgente porre la nostra atten-zione aallll’’aanniimmaazziioonnee vvooccaazziioonnaallee qquuaallee vveerrttiicceeddeell nnoossttrroo iinntteerrvveennttoo eedduuccaattiivvoo con i giovani,per dare spazio nuovamente alla voglia di tra-smettere ad altri la cosa più bella che abbiamoscoperto nella nostra esistenza.

Per questo vi ripropongo quanto già ho scrit-to nel Notiziario Insieme n.125, attingendo adalcuni passaggi di un incontro molto bello chedon Pier Fausto Frisoli, Regionale d’Italia, ha te-nuto con catechisti e incaricati di oratorio delVeneto, rifacendosi ad una ccoonnvviinnzziioonnee cchhiiaarraa iinnDDoonn BBoossccoo:: mmoollttii ggiioovvaannii ssoonnoo cchhiiaammaattii aadd uunnaavvooccaazziioonnee ddii ssppeecciiaallee ccoonnssaaccrraazziioonnee.. “Fedeli agliimpegni che Don Bosco ci ha trasmesso... abbiamouna cura particolare per le vocazioni apostoliche”(C 6); “Siamo convinti che tra i giovani molti so-no ricchi di risorse spirituali e presentano germi divocazione apostolica” (C 28): è a partire da questiorientamenti che vogliamo ripensare il lavoroeducativo che stiamo sostenendo.

–– SSiiaammoo ccoonnvviinnttii cchhee èè ffoonnddaammeennttaallee llaa mmee--

Lettera dell’Ispettore

Riflessione sulla Pastorale Vocazionale IspettorialeMessina-“S. Tommaso” 24-25 aprile 2006

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ddiiaazziioonnee eecccclleessiiaallee per far emergere e portare amaturazione doni di Dio quali la fede e la voca-zione; il seme cresce se c’è un terreno lavorato;non nasce e cresce nulla senza un lavoro allespalle. Dio, nella logica dell’incarnazione, chiedela nostra cooperazione. Ecco l’urgenza di rilancia-re come Ispettoria un valido progetto di anima-zione di Pastorale Giovanile e Vocazionale.

Dico rilanciare perché, percorrendo veloce-mente i nostri ultimi 20 anni inquietati dalla cri-si vocazionale, troviamo un costante sforzo diprogettazione e di iniziative a tutti i livelli.

Cito a titolo esemplificativo gli orientamen-ti delle Visite di Insieme dell’87 (sulla qualitàcomunitaria della PV) e del ’93 sulla PV comeespressione di una PG matura, supportate dallalettera di don Viganò “C’è ancora terreno buo-no per i semi”; il 6° convegno della FS di Siciliasulla PV dell’89 e di cui mi sembra significativoda ricordare il quadro statistico e alcuni relato-ri (Padre Pino Puglisi e Don Vecchi); e poi ilPiano Ispettoriale di PV del ’91 rielaborato nel’94; il citato seminario vocazionale del ’94; leriarticolazioni successive delle strutture ispetto-riali e zonali di animazione, gli impegni per lesettimane vocazionali, l’anno di grazia, ritiri,campi, gruppi ricerca, anno per il tuo futuro,Comunità Proposta dall’altalenante consistenzae ubicazione, sussidi, itinerari ecc. E su questosforzo, vissuto non da soli ma come FS, si inne-sta oggi quella recente sintesi condivisa con leFMA,di valutazione e progettualità, di cui viparlerà don Cutuli.

–– DDoonn BBoossccoo nnoonn ssii èè mmaaii nnaassccoossttoo ddiieettrroo llaatteessii ddeellllaa ““ttrriisstteezzzzaa ddeeii tteemmppii””:: l’analisi dellecondizioni sociologiche non ci possono paraliz-zare o portare a non fare tutta la nostra parte. Ilfatto che in certe realtà le vocazioni continuino afiorire dice che il braccio del seminatore non si èritratto. Così come la tesi della “infedeltà dei con-sacrati” non dice tutto il fenomeno. Una seria pa-storale vocazionale dimostra che le vocazioni al-la vita consacrata e sacerdotale fioriscono anchein situazioni in cui la realtà socioculturale non èper niente ideale. Le eventuali controtestimo-nianze non possono travolgere il fiume vivo del-le tante fedeltà e testimonianze (e tornano inmente a tanti di noi quelle bellissime raccolte nelSeminario Vocazionale Ispettoriale del gennaio’94 dove ai primi tre posti dei motivi della pro-pria scelta vocazionale c’erano l’esemplarità deiconfratelli, il fascino del carisma e l’invito rivol-to personalmente da un salesiano o da un ammi-ratore di don Bosco).

– Guardando la metodologia di Gesù nneellVVaannggeelloo ttrroovviiaammoo iill ccoorraaggggiioo ddeellllaa pprrooppoossttaaeesspplliicciittaa:: Gesù chiama personalmente. Quantepagine ci dicono di vocazioni nate da un invitopersonale da parte di Gesù o di altri discepoli: lechiamate sul lago, le chiamate sul monte, l’incon-tro con il giovane ricco, la dinamica vocazionalenel Vangelo di Giovanni. La Chiesa ha fatto suaquesta dinamica composta di aannnnuunncciioo,, oorriieennttaa--mmeennttoo,, pprrooppoossttaa ee aaccccoommppaaggnnaammeennttoo.. La storiadi tutti noi dice che quasi sempre c’è stata la me-diazione di una persona che ci ha provocato. OOggggii

llaa SSiicciilliiaa ssii iinncchhiinnaa aall rriiccoorrddoo ddiiccoonnffrraatteellllii ccoommee ddoonn FFaassuulloo,,ddoonn FFaauussttiinnoo CCuurrttoo,, ddoonn BBeerr--rreettttaa ee ttaannttii aallttrrii iinnnnaammoorraattiicchhee ssaappeevvaannoo ffaarr iinnnnaammoorraa--rree…… Proviamo a pensare aquanti giovani Don Bosco hadetto: “Saresti disposto a darmiuna mano... a venire a vivere al-l’Oratorio?” E in questo campovediamo che la fantasia del Si-gnore non si rinchiude dentrole nostre categorie né per quan-to riguarda le modalità né perquanto riguarda età e tempi.

Si tratta di fare proposte

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non con la pretesa di catturare i giovani alle no-stre convinzioni, ma con la consapevolezza direndere un servizio alla loro libertà, aiutandoliad incamminarsi verso quella pienezza ed ab-bondanza di vita che Dio ha pensato per ognunodi loro. Certi che il SSiiggnnoorree aaffffiiddaa aadd ooggnnii ggiioovvaa--nnee uunnaa mmiissssiioonnee ddaa ccoommppiieerree ee cchhee èè DDiioo cchheecchhiiaammaa,, ccii aaccccoorrggiiaammoo cchhee ssiiaammoo ppoossttii ccoommeessttrruummeennttii ddii uunn aammoorree ssttrraaoorrddiinnaarriioo ddaa ppaarrttee ddiiDDiioo.. Incontrando i giovani impariamo a coglie-re, quando ci sono, i “segni” di una chiamataspeciale alla vita religiosa e al sacerdozio, secon-do la dinamica vocazionale evangelica ed eccle-siale: “Fissatolo lo amò”, “Seguimi”, “Chiamòquelli che egli volle”.

A volte ci prende llaa ppaauurraa ddii ccoonnddiizziioonnaarreeqquueessttaa lliibbeerrttàà.. Certo è un pericolo reale: si puòcondizionare, aiutare, facilitare, ostacolare, de-viare... con quello che diciamo, ma anche conquello che non diciamo, con le proposte che fac-ciamo, ma anche con quelle che non facciamo.Importante è eedduuccaarree iill ggiioovvaannee aa ccoommppiieerree ddeell--llee sscceellttee pprrooggrreessssiivvee ee sseemmpprree ppiiùù cchhiiaarree,, senzalasciarlo cadere nella trappola del rimandareperché preso dalla logica del fare esperimenticon la vita, con se stessi, con gli altri. Si tratta dieducare alla responsabilità, per ppoorrttaarree aadd uunnaarriissppoossttaa ddeeffiinniittiivvaa destinata a caratterizzare ilproprio futuro.

– Le circostanze ci chiedono di lavorare perrriiccoommppoorrrree qquueell mmoodduulloo mmaannccaannttee ffrraa ppaassttoorraalleeggiioovvaanniillee ee pprreennoovviizziiaattoo.. Un giovane salesiano sichiedeva se per caso non mmaanncchhii uunn uullttiimmoo aanneell--lloo nneell nnoossttrroo ooppeerraarree.. Condivido: abbiamo tan-te attenzioni per i giovani, facciamo tanto lavoroeducativo; ci manca poi il coraggio, l’attenzionea questo passaggio. Ho l’impressione che a volteci prenda la paura di offrire ad alcuni strutture epercorsi di riferimento con chiara intenzionalitàvocazionale. Sicuramente dobbiamo partire dalpresupposto fondamentale che chi chiama è Dioe che la testimonianza entusiasta della nostra vo-cazione è fondamentale, ma ricordiamo di nonfar mancare, quando ci sono i segni, l’ultimoanello che è quello di una proposta esplicita ooff--ffrreennddoo ssttrruuttttuurree ee ppeerrccoorrssii aapppprroopprriiaattii..

Sento il dovere pastorale e la responsabilitàmorale di chiedere a tutti i confratelli di tenerconto di queste riflessioni per non cadere nella

logica mortificante dell’assenza di cammini forma-tivi e proposte profonde di vita cristiana, o in quel-la opposta, ma non meno inaccettabile, di una se-minagione che invoca solo “i tempi di Dio” comese i modelli di animazione vocazionale del lonta-no o recente passato fossero in radice sbagliati.

Ripeto alcune attenzioni da avere e insiemeinvito tutti ad una corresponsabile riflessioneinaugurando fin da oggi una nuova stagione dipreghiera, ricerca, impegno, proposta vocazio-nale.

1. OOggnnii aammbbiieennttee ssaalleessiiaannoo èè eedduuccaattiivvoo;; perquesto deve avere la capacità di offrire a ragazzie giovani una diversità di percorsi che vanno dal-l’accoglienza affettuosa e disponibile fino allaproposta cristiana esplicita che, rispettando rit-mi di crescita e risposte di libertà, non esita adoffrire l’orizzonte di crescita fino alla santità.

2. Nella parrocchia e nell’oratorio-centrogiovanile, dove naturalmente più libera è l’ade-sione interiore, fondamentale è la capacità dipprreeddiissppoorrrree iittiinneerraarrii ddii ffeeddee iinn ggrruuppppii ee aaccccoomm--ppaaggnnaammeennttoo ssppiirriittuuaallee ppeerrssoonnaallee..

3. La scuola e la formazione professionale so-no uno spazio privilegiato per la ricerca di sensoe l’apertura all’altro e all’Altro, fino all’acco-glienza di una possibile scelta vocazionale chetrova negli aammbbiittii ddeellllaa ccuullttuurraa ee ddeell llaavvoorroo unorizzonte di vita, compresa quella consacrata aDio e ai giovani nelle due modalità per noi nondisgiungibili di vocazione sacerdotale e laicale.

4. La formazione seriamente curata che si of-fre ai giovani animatori e collaboratori laici hacome oorriizzzzoonnttee nnaattuurraallee ddii ssbbooccccoo la possibileadesione ad un gruppo della FS.

Queste autorevoli indicazioni, peraltro chia-re e che per un certo verso riassumono tuttol’iter della esperienza e delle varie documenta-zioni di cui vi parlavo, non fanno che riacutizza-re llaa ddoommaannddaa ssuull sseennssoo ddeellll’’iinnccoonnttrroo per il qua-le mi torna in mente lo slogan di una fortunatamostra itinerante: Sì, ma verso dove?

Ed affiora una risorgente inquietudine (spe-ro di tipo agostiniana) per una rriicceerrccaa ddeell ‘‘cceenn--ttrroo’’ come avvenne quando abbiamo maieutica-mente percorso coi giovani e poi con tanti con-fratelli il cammino della Spiritualità GiovanileSalesiana. DDuuee eevveennttii mi sembrano proiettareuna luce focalizzante questo Centro: la grande e

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significativa esperienza della Speciale Convoca-zione del 2000 e la scelta tematica del CG26: Damihi animas, coetera tolle.

Ricordiamo che il C.I. ’98, come scrissel’Ispettore d. Lillo La Piana, decise “una ssppeecciiaa--llee ccoonnvvooccaazziioonnee per affrontare vitalmente… ilgrave problema della vita religiosa delle nostre co-munità... Non un convegno di studi o di aggiorna-mento, ma un incontro di fratelli fondato sullaesperienza di fede e sull’esigenza di una riqualifi-cazione spirituale, personale e comunitaria”. Ed ilcentro mi sembra che fu felicemente colto nel-l’uunniiccoo ee ttrriipplliiccee TTUU iimmppoorrttaannttee (Dio-Confra-tello-Giovane): mi sembra opportuno riconse-gnarvi quella preziosa riflessione e quegli inter-rogativi.

Significativamente su questa convergenzaverso un centro unificante che, parafrasando ilRM, è iill rriissvveegglliioo ddii uunn ccuuoorree aappppaassssiioonnaattoo, sipone la sscceellttaa tteemmaattiiccaa ddeell CCGG2266..

“Il DDaa mmiihhii aanniimmaass,, che esprime la totale de-dizione del nostro caro Padre a a non cercare altroche ‘la gloria di Dio e la salvezza delle anime’, lovogliamo concretizzare nell’urgenza di evangeliz-zare, attraverso tutte le nostre opere, e nel bisognodi coinvolgere nuove vocazioni. Il CCaaeetteerraa ttoollllee,,che esprime il totale distacco di don Bosco daquanto lo poteva allontanare da Dio e dai giovani,vogliamo riviverlo nella povertà evangelica, comescelta di una vita semplice, austera, e nella rispo-sta ai nuovi bisogni e attese dei giovani” (P. Chà-vez).

Si, mi sembra proprio che qualunque analisio strategia debba passare attraverso questo cen-tro e questo ‘fuoco’ unificante e appassionante.Proprio perché l’impegno vocazionale è un in-tervento quanto mai delicato, passa per la condi-zione di aavveerree nnooii pprriimmaa ddii ttuuttttoo ll’’aanniimmoo cceennttrraa--ttoo iinn DDiioo ppeerr ppootteerr ppaarrllaarree,, pprrooppoorrrree,, aaccccoommppaa--ggnnaarree.. SSoolloo ssee iioo ssoonnoo iinn uunn aatttteeggggiiaammeennttoo ddiiaassccoollttoo ee ddii pprreegghhiieerraa,, ppoossssoo ppeerrmmeetttteerrmmii iill ccoo--rraaggggiioo ddii cceerrttee pprrooppoossttee ee ppoossssoo rriiuusscciirree aa gguuaarr--ddaarree iinn pprrooffoonnddiittàà iill ccaammmmiinnoo cchhee ssttaa vviivveennddoo iillggiioovvaannee cchhee hhoo ddii ffrroonnttee.. Solo quando mi trovoin un rapporto profondo con Dio e con il giova-ne, e so e sappiamo inscindibilmente offrire latestimonianza della forza comunionale del cari-sma, mi posso permettere certi discorsi e certeproposte; altrimenti rischio di banalizzare, di

buttare lì delle proposte superficialmente, oppu-re di ossessionare i giovani. L’annuncio, la pro-posta, l’accompagnamento vanno fatti in un cli-ma di discernimento sulla volontà Dio e di sere-na libertà interiore.

Auguro di fare nostra, coadiutori e sacerdo-ti, la sfida che Giovanni Paolo II ha proposto aisacerdoti il giovedì santo 2005: “ NNoonn mmaanncchhee--rraannnnoo cceerrttoo llee vvooccaazziioonnii, ssee ssii eelleevveerràà iill ttoonnooddeellllaa nnoossttrraa vviittaa ssaacceerrddoottaallee,, ssee ssaarreemmoo ppiiùùssaannttii,, ppiiùù ggiiooiioossii,, ppiiùù aappppaassssiioonnaattii nell’eserciziodel nostro ministero. Un sacerdote conquistato daCristo più facilmente “conquista” altri alla decisio-ne di correre la stessa avventura”.

E mi sembra bello concludere questa rifles-sione con le parole stesse dei confratelli, stralcia-te dai verbali della speciale convocazione:

“La consacrazione consiste nel fatto che Dio èentrato nell’esistenza di una persona… affievolen-dosi il rapporto con Dio, si affievolisce la passioneper i giovani”. “Ai giovani non basta il confrontocon una persona… sono affascinati da comunitàche lavorano e tendono alla santità”. “Voglio var-care la soglia della speranza realizzando quello chesono o dovrei essere”. “Ci accorgiamo che i giova-ni ci chiedono di essere per loro esperti di Dio; aloro è necessario che ci offriamo come l’espressio-ne del suo amore misericordioso”. “Quello che stavenendo fuori… è una cosa meravigliosa, ma biso-gna trovare la sintesi tra lavoro e preghiera, la fa-mosa grazia di unità, là dove la missione ci chia-ma”. “In conclusione, un augurio per tutti: ciò dicui il mondo ha bisogno sono uomini di Dio”…

Coraggio dunque, se ripartiamo dal Centro erifocalizziamo il senso del nostro vivere e lavora-re insieme, “non abbiamo paura” a dire ai giova-ni che la consacrazione e missione salesiana, sa-cerdotale e laicale, è un’avventura bella e gioio-sa, anche se come ogni vocazione nasce sul fon-damento di un non edulcorabile monito di Ge-sù: “Se vuoi, prendi la croce e seguimi!”

Messina, 24 aprile 2006

dd.. LLuuiiggii PPeerrrreellllii

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DDoommaannddaa.. La strenna del Rettor Maggiore per laFamiglia Salesiana per il 2007 è: “Lasciamoci gui-dare dall’amore di Dio per la vita” con riferimentospecialmente al passo biblico della Sapienza (11,24.26) e all’enciclica “Evangelium vitae”. È un te-ma che certamente interessa i giovani, per defini-zione “amanti della vita”, e la pastorale giovanileche nel tema dell’accoglienza e amore della vita haindividuato l’obiettivo stesso della sua riflessione.Vita è un concetto talmente vasto da risultare an-che potenzialmente ambiguo.In che senso si assume il termine “vita” nella PG?Con quali contenuti la si comprende? Perché èmessa all’inizio (e al centro) della riflessione pasto-rale “stile salesiano”?RRiissppoossttaa.. La strenna del RM per il 2007 mi ha su-scitato grande gioia.Il RM invita tutta la Famiglia salesiana ad esseredono dello Spirito per tutti, concentrando la suapassione attorno ad una questione su cui, in que-sti anni, abbiamo lavorato tanto per restituire alVangelo la sua forza di grande bella notizia e peraccogliere e far crescere i giovani nel centro dellaloro esistenza, con il cuore di Gesù, che ha di-chiarato la sua identità nel volere che tutti abbia-no la vita in abbondanza, e di don Bosco che perla vita dei giovani ha dato fino all’ultimo respiro.Con questo invito ritroviamo davvero la ragionepiù profonda della nostra identità carismatica edella nostra missione.Ci vuol poco però a scoprire che “vita” è un ter-mine ambiguo e potrebbe essere pericoloso entu-siasmarsi senza uno sforzo sincero di autentici-tà… anche se è meglio entusiasmarsi per una co-sa grande e urgente… invece di tranquillizzarsinel cercare di chiarire, di distinguere, di precisa-re, mentre i giovani perdono proprio la vita, an-che fisicamente.Quando parliamo di “vita” nella pastorale giova-nile ispirata a don Bosco, pensiamo a tre dimen-sioni di una stessa realtà.Vita è prima di tutto quell’esperienza profonda epersonale che ci permette di esistere nella gioia,

nella libertà, nella responsabilità, nella consape-volezza di essere immersi in una profonda e in-tensa ragione di senso e di speranza.Vita è poi la percezione, riflessa e motivata, di esi-stere all’interno di condizioni, culturali e struttu-rali, che permettano questa esperienza.Vita infine è affidamento, consapevole e crescen-te, al mistero che la pervade e che Gesù ci ha in-segnato a chiamare Dio come amore, per essere,in lui, persino signori di quegli eventi contrari al-la vita che sono la disperazione e la morte.Come si vede, “vita” non è un dato fisico, ma unagrande esperienza di speranza, condivisa in soli-darietà. Per questo, sta a cuore alla pastorale gio-vanile e alla spiritualità di chi riconosce in donBosco un grande amico dei giovani.

DD.. I giovani sono davvero amanti della vita, o an-che rispetto ad essa sono ambigui (tanti i segni e lescelte di “morte”), oppure disegnano una vita “a lo-ro misura e piacimento”? Insomma, quali le minac-ce, soprattutto nel mondo giovanile, alla vita?RR.. È difficile dire se i giovani sono amanti dellavita o non lo sono. La risposta dipende dalla de-cisione di quali siano i giovani a cui ci si riferisceo da che cosa sia la vita stessa.Per me… non è neppure importante decidere sesono o meno amanti della vita. Il punto di vista èun altro: non basta considerare i fatti come ilprincipio dell’azione. Anche quelli che hannol’abitudine di citare don Bosco sulla prima partedi una sua famosa affermazione… dovrebbero ri-cordarsi anche della seconda parte: amare quelloche i giovani amano – per aiutarli ad amare quel-lo che noi vogliamo per essi.Possiamo elencare tanti segnali. All’apparenza so-no diversi e persino contradditori. Il bravo educa-tore li legge nel loro profondo, per interpretarlidal mistero dell’esistenza e per immaginare pro-spettive di dialogo.Da questa prospettiva, i segnali che molti giovanidi oggi ci lanciano sono sempre un grido forteverso la vita. Spesso lo sono in modo diretto ed

Educatori testimoni della vita

Intervista a Riccardo Tonelli sul tema della Strenna 2007a cura di Donbosconews

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esplicito. Tante altre volte lo sono con tanti di-sturbi da rendere difficili le interpretazioni.Sono però sempre un grido. Tocca a noi racco-glierlo e riconsegnarlo ad essi in modo autentico.Abbiamo bisogno di trovare senso, speranza,condizioni di possibilità, in un affidamento con-sapevole al mistero di Dio, in cui viviamo e siamo.Questo bisogno ce lo gridano tutt’attorno… convoce purtroppo spesso soffocata. Tocca a noi co-gliere quello che c’è dentro e restituire persino levoci più disturbate ai loro protagonisti come ap-pello esplicito verso la vita e il suo senso.

DD.. Il RM invita a “prendere la vita come vangelo”e a “riprendere il vangelo della vita per celebrarlo eservirlo”… Come intendere questi due passaggi equali secondo Lei i passi per una evangelizzazionedella vita a misura dei giovani? RR.. Non posso dire cosa il RM intendeva in modopreciso. Lo posso però immaginare, conoscendoabbastanza il pensiero e la sensibilità pastoraledel RM. Considero il rapporto tra vita e Vangelo, che ilRM ci consegna, una prospettiva molto bella.Due dimensioni mi sembrano decisive e impegna-tive per noi.Gesù ci ha parlato di Dio all’interno della sua edella nostra vita. Non si tratta solo di scelta diespressioni e di immagini (le parabole, per esem-pio, sono un pezzo di vita vissuta che diventa luo-go di comunicazione). Si tratta soprattutto di par-lare di Dio, facendo della nostra esperienza la pa-rola eloquente, povera ma coinvolgente. Lo dicein modo decisivo Giovanni, nella sua prima Let-tera, lui che era penetrato nel cuore di Gesù:quello che le mie mani hanno toccato e quello chei miei occhi hanno contemplato… di questo e inquesto vi parlo, perché la vita di Dio sia davveropiena in tutti. Come si nota, c’è una constatazio-ne che diventa responsabilità.La seconda dimensione diventa, più intensamen-te ancora, un compito per noi. La vita è vita e spe-ranza nello stesso tempo. Lo è solo se il nostroprogetto è consegnato e vissuto in Dio. Di quiuna mia profonda convinzione: chi ama la vita ela vuole piena e abbondante annuncia, con forzae con passione, il Vangelo. L’evangelizzazione na-sce dall’amore alla vita ed esprime, nel modo piùalto, questo nostro amore.

DD.. La proposta di vita cristiana cosa aggiunge o co-

sa toglie al desiderio della vita di ogni giovane?RR.. Per dare una risposta seria ed elaborata a que-sta questione, dovrei allungarmi molto. Ma nonlo faccio, per evidenti ragioni.In poche battute, questo è il mio modo di vedere.La vita è, come dicevo, vita e speranza nello stes-so momento. La speranza dà senso anche al gridopiù inquietante verso la vita che è il dolore e lamorte. Non possiamo amare la vita e servirla,ignorando questa dimensione dell’esistenza. Nonpossiamo camminare in dolce compagnia con tut-ti e poi dividere le strade… quando la provoca-zione della morte si fa più inquietante.Il Vangelo di Gesù restituisce pienamente la vitae tutta la vita al senso, immergendola nella spe-ranza che fa diventare signore anche del dolore eabilita a “portare” (non “sopportare”) anche lamorte.La vita cristiana è la vita di tutti… non con unamarcia in più, ma con un orizzonte di speranzache costringe a condividere con tutti, sostenendol’esperienza di tutti.C’è quindi una differenza. Non è quella tipicadella visione capitalista che mette in fila sul pos-sesso. La differenza, che è qualità della stessaesperienza, diventa responsabilità.

DD.. Dalla vita al Signore della vita. Come far capireai giovani che senza l’invocazione al Signore e l’in-contro decisivo con Lui la loro vita resta non com-piuta?RR.. Anche questa domanda spalanca ad un tratta-to di metodologia pastorale… che risparmio.A me piace indicare, in coerenza con quello cheho appena detto, che esistono due vie privilegiateper far scoprire il dono del Vangelo di Gesù perla vita piena. Non rappresentano un percorso in-tellettuale, di spiegazioni raffinate o di esercizi sa-pienti. Si collocano nell’orizzonte dell’esperienza,vissuta e condivisa, l’unica che dà voce a questarealtà piena e sommersa.La prima via è quella dell’amore incondizionato.Quando ho la fortuna di incontrare una personache mi ama senza guadagnarci nulla, nelle cui ta-sche si accumulano non vantaggi ma impegni du-ri, viene spontaneo chiedersi: chi te lo fa fare?Vorrei dare una risposta tutta sicura… ma non ciriesco. Balbetto qualcosa… ma i frammenti di pa-role pronunciate riportano sempre alla radice ul-tima: faccio così perché qualcuno mi ha amato

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così… e un poco alla volta questo qualcuno di-venta l’unico che non tradisce mai, Gesù il Signo-re. Parlo di lui per dare ragione del mio amore eper consolarmi quando il mio amore è povero, in-crinato di tradimento.L’altra via è quella del dolore e della morte. Allaspontanea tentazione della disperazione o del di-simpegno possiamo reagire solo ricordando cheQualcuno ha dato la vita per me, proprio quandoavrebbe potuto chiamare un esercito di angeli perrimettere le cose a posto. In una cultura che pre-ferisce risolvere i conflitti con la forza non c’èdavvero posto per un amore che dà la vita per lavita di tutti. Per questo ci siamo rassegnati a nonpronunciare con entusiasmo il nome di Gesù. Masiamo diventati tristi e rassegnati… e abbiamo bi-sogno di mille luci alternative che ci abbaglino.

DD.. Celebrare la vita… Ma le nostre celebrazioni(feste, liturgie, riti…) sono davvero una celebrazio-ne della vita? Cosa fare per renderle tali?RR.. La questione dell’esperienza reale che abbia-mo la possibilità di fare ogni volta in cui abbiamola fortuna di partecipare all’Eucaristia… è una diquelle che inquieta maggiormente coloro chestanno con i giovani.Noi sappiamo che la parola più eloquente è costi-tuita sempre dai fatti vissuti. Come possiamo direche partecipare all’Eucaristia è una grande e gio-iosa avventura di vita… se poi quello che capitasconfessa violentemente l’affermazione?Non si tratta di certo di fare cose strane o di an-dare contro le norme liturgiche consolidate. Sitratta al contrario… di assumerle pienamente, fa-cendo davvero quello che è consigliato.Noi adulti siamo pieni di oggettivismo. Diciamocome stanno le cose, con parole raffinate e siamoconvinti che tutto è risolto. I giovani voglionosperimentare e si convincono con la forza dei fat-ti. E così il dialogo… è proprio impossibile.Chi ama i giovani parla la loro lingua… per impa-rare assieme eventualmente lingue nuove.L’Eucaristia è la festa dei figli di Dio convocati dalPadre per fare memoria di Gesù, della sua mortee resurrezione per la vita di tutti. Non può essereuna memoria triste, se è la festa della vita. Nonpuò però restare una memoria disimpegnata, per-ché celebriamo la morte di Gesù come fonte del-la nostra vita… e davvero come non possiamocondividere il pane quotidiano se abbiamo condi-

viso quello celeste?La strenna del RM ci sollecita a mettere l’Eucari-stia al centro della nostra spiritualità di amore al-la vita e ci spinge a diventare capaci di realizzareEucaristie che siano davvero una grande e impe-gnata festa della vita.Molti giovani le hanno vissute così in tanti mo-menti speciali. Assieme vogliamo viverle così nelritmo della nostra quotidianità credente.

DD.. Cosa offre di specifico al tema della vita il cari-sma di don Bosco?RR.. Il carisma di don Bosco offre un dono formi-dabile al servizio alla vita: l’educazione. Questosignifica che noi mettiamo la vita dei giovani alcentro della nostra passione carismatica, da cre-denti, da gente cioè consapevole che la pienezzadi vita è possibile solo immersi nel mistero di Dio,e da educatori, da persone che stanno con i gio-vani e li accolgono incondizionatamente per cre-scere assieme verso progetti più grandi, che met-tono in cammino di novità tutto quello che è sta-to raggiunto e consolidato.L’indicazione è molto importante.Spesso l’impegno di amare la vita dei giovani èstato ridotto a rassegnarsi a tutto quello che essisono, desiderano e fanno. E questo ha suscitato,come reazione, la scelta di modelli di relazione incui prevalgono le proposte forti, il rifiuto dell’esi-stente, il giudizio severo sui giovani stessi.La scelta dell’educazione come espressione con-creta del nostro amore alla vita e del nostro servi-zio alla maturazione della vita dei giovani, è unacosa tutta diversa, da immaginare, sperimentare,realizzare con la fantasia dell’amore nello Spiritodi Gesù. Si tratta però di metterci d’accordo sucosa significhi educare, dal momento chel’espressione è oggi tanto usata da diventare facil-mente equivoca. Educare significa, dalla prospet-tiva della vita, istituire una relazione attraversocui soggetti diversi, felici di essere diversi, siscambiano esperienze e ragioni di speranza, perrestituirsi reciprocamente quella gioia di vivere,quella libertà di sperare e quella capacità di esse-re protagonisti della propria esistenza, che moltospesso ci sono violentemente rubate, dai modelliculturali dominanti. Se amiamo la vita in Gesù daeducatori… non resteremo disoccupati. E dob-biamo ringraziare il RM che ci ha sollecitati seria-mente a questa responsabilità.

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“I Media: rete di comunicazione,comunione e cooperazione” è il te-ma scelto da Papa Benedetto XVIper la 40ª Giornata Mondiale delleComunicazioni Sociali 2006.“Questo primo tema voluto dalSanto Padre Benedetto XVI indicail suo apprezzamento per la capa-cità dei mass media non solo di far

conoscere le informazioni necessarie, ma anchedi promuovere una fruttuosa cooperazione”, haaffermato l’Arcivescovo John P. Foley, Presiden-te del Pontificio Consiglio delle ComunicazioniSociali, in una nota inviata dal Pontificio Consi-glio stesso.

Il Pontificio Consiglio delle ComunicazioniSociali è il dicastero della Santa Sede che prepa-ra il materiale di studio e liturgico sul tema, de-stinato alle Conferenze episcopali di tutto ilmondo.

La Giornata delle Comunicazioni Sociali,l’unica celebrazione mondiale stabilita dal Con-cilio Vaticano II (“Inter mirifica”, 1963), è fissa-ta nella maggior parte dei Paesi, su raccomanda-zione dei Vescovi del mondo, la domenica primadi Pentecoste (nel 2006, il 28 maggio).

L’annuncio del tema è dato, in genere, il 29settembre, festa degli Arcangeli Michele, Raffae-le e Gabriele. Quest’ultimo è il Patrono di colo-ro che lavorano in radio.

II Messaggio del Santo Padre per la Giorna-ta Mondiale delle Comunicazioni Sociali è pub-blicato, tradizionalmente, in concomitanza conla memoria di San Francesco di Sales, Patronodei giornalisti (24 gennaio), “per lasciare alleConferenze episcopali, agli Uffici diocesani e al-le Organizzazioni che si occupano di comunica-zione sociale il tempo sufficiente per prepararesussidi audiovisivi e altro materiale per celebra-zioni a livello nazionale e locale”.

[fonte: Zenit.org 29 settembre 2005]

Informazione e solidarietà per cause socialivanno spesso di pari passo nel lavoro dei mediacattolici; nell’ultimo anno AsiaNews, sostenutada numerose agenzie e organizzazioni interna-zionali, ha portato avanti diverse campagne: a fa-vore delle vittime dello tsunami nel sudest asiati-co, per la scarcerazione del cristiano O’Connordalle carceri saudite e per la liberazione dei ve-scovi e sacerdoti cinesi, vittime della persecuzio-ne religiosa.

[fonte: Asia News]

Comunicazione sociale: Il Papa e i media

RRMMGG –– UUnn ddooccuummeennttoo ppeerr llaa ffoorrmmaazziioonnee ddii ssaallee--ssiiaannii bbuuoonnii ccoommuunniiccaattoorrii..

È stato promulgato ieri, 24 maggio, il documen-to “Orientamenti per la Formazione dei Salesiani inComunicazione Sociale” realizzato in sinergia tra ilDicastero per la Comunicazione Sociale e il Dicaste-ro per la Formazione. Il documento, che ha avutouna lunga e elaborata preparazione, è stato realizza-to grazie anche al coinvolgimento di esperti e dei de-legati ispettoriali dei due ambiti. Un particolarecontributo è stato offerto anche dal Dicastero per laPastorale Giovanile. Gli “Orientamenti” traggonoispirazione e si pongono in continuità con i docu-menti ecclesiali per la Comunicazione Sociale, leCostituzioni e Regolamenti Generali della Congre-gazione salesiana, la nuova Ratio del 2000 e il Siste-ma Salesiano di Comunicazione Sociale. Esso portala firma di don Francesco Cereda, Consigliere per laFormazione, e don Tarcisio Scaramussa, Consigliereper le Comunicazioni Sociali. Il documento è indi-rizzato a tutti i salesiani e in modo particolare agliIspettori e loro Consigli, ai delegati e alle commis-sioni ispettoriali di formazione e di comunicazionesociale, ai responsabili della formazione iniziale epermanente dei salesiani. Gli “Orientamenti”, chefanno riferimento alla varie tappe della formazione,mirano a fare di ogni salesiano un buon comunica-tore sia come ricettore critico della cultura dei me-dia nella quale vive e sia come operatore educativoe pastorale attento a integrare il Vangelo nella “nuo-va cultura”.

[fonte: ANS, Roma, 25 maggio 2006]

I Media: rete di “comunicazione, comunione e cooperazione”

insieme comunicazione sociale12

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insieme 13missioni salesiane insieme

Il nostro Don Francesco Sacco, missionario inThailandia dal 1958 ci parla del lavoro che svolgo-no i salesiani a Banpong (Thailandia) e di una in-teressante iniziativa che è il movimento “Rinnova-mento della Famiglia” in sintonia con la strennadel Rettor Maggiore.

Banpong è una cittadina di circa 50 mila abi-tanti a circa 90 Km. Sulla strada che da Bangkoksi dirige verso nord-est per poi girare verso il suddella penisola Thai per andare fino in Malesia eSingapore.

Bangkok, la capitale della Thailandia, que-st’anno ha celebrazioni speciali perché il Re del-la Thailandia, che un regno monarchico costitu-zionale, compie 60 anni di regno (mi pare chenon ci sia stato nessun altro monarca al mondoche abbia regnato così a lungo).

Il re della Thailandia è ben voluto da tuttiperchè si interessa e lavora incessantemente peril popolo Thai e perché anche nella sua vita pro-vata è ammirevole,con una famiglia invidiabile (èil primo re della Thailandia che abbia una mo-glie da cui ha avuto 4 figli).

Vi ho parlato del re, dopo aver cominciato aparlare di Banpong, perché il re si è interessatoin modo particolare della chiesa cattolica di S.Giuseppe in Banpong dove circa 40 anni fa unsalesiano, Don Ulliana, cominciò un movimentoche suscitò l’interesse e l’appoggio del re. Si trat-ta di un movimento di cooperazione tra le variereligioni del regno per il bene di tutti.

Date le difficoltà che si presentavano già nel-le relazioni tra i Thai di diverse religioni (Buddi-sti, Mussulmani, Indù, Sick, Animasti) il re videche tale movimento era quello che ci voleva persalvare la Thailandia da disordini gravi. Quindinominò Don Ulliana delegato del Re per lo svi-luppo e la direzione di detto movimento.

Don Ulliana, parroco della chiesa di S. Giu-seppe di Banpong lavorò quindi come delegatodel re per sviluppare detto movimento che por-tò molto frutto. Nello stesso tempo vedendo checon il degenerare della religione nella societàodierna si disgregava la famiglia, iniziò un’altra

opera l’unione per il sostegno dell’amore e l’uni-tà delle coppie di sposi e delle famiglie, e conl’aiuto di un gruppo di sposi cattolici realizzò uncorso lampo che durava da venerdì a domenicasera sotto la guida religiosa e psicologica di cop-pie di sposi separati . Questo movimento fu chia-mato “Rinnovamento della Famiglia” ebbe mol-to successo e, benché fosse cominciato fra i cat-tolici, vi si unirono anche molte coppie di bud-disti e non cattolici… I vescovi della Thailandialo definirono un lavoro di prima necessità per lachiesa cattolica in Thailandia.

Circa 20 anni fa Don Ulliana venne a manca-re: il superiore dei salesiani mi chiamò a sosti-tuirlo come parroco a Banpong e nei sei anni cherimasi in quella città il movimento “Rinnova-mento della Famiglia” si estese a tutte e nove lediocesi della Thailandia.

Il frutto di questo lavoro si può costatare atutt’oggi nella vita di moltissime famiglie cattoli-che in parte del paese.

Banpong è un centro di vita cattolica rilevan-te in Thailandia. I salesiani hanno una scuola cheaccoglie circa 2000 ragazzi fino alla fine della se-condaria superiore e una scuola professionale, lascuola Sarasit, la scuola Don Bosco che preparaprofessionalmente circa 400 giovani, e una casadi formazione per giovani che vogliono unirsi aisalesiani. Sono presenti le Figlie di Maria Ausi-liatrice hanno una grande scuola e i Camillianiche gestiscono l’ospedale “S. Camillo Hospital”.

Dalla Thailandia

Don Sacco con alcuni suoi ex-allievi sacerdoti salesiani

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insieme14 insieme pastorale giovanile

La vvoogglliiaa ddii ssttaarree iinnssiieemmee è la molla che èscattata per i nostri ragazzi che, soprattutto il sa-bato pomeriggio e la domenica mattina, si ritro-vano numerosi per cantare, giocare, incontrarsinei vari gruppi di fanciulli e adolescenti, con lapprreesseennzzaa aattttiivvaa ddii ttaannttii GGiioovvaannii AAnniimmaattoorrii ee ddiiFFaammiigglliiee,, cchhee ccoonnddiivviiddoonnoo ccoonn ii SSaalleessiiaannii llaasscceellttaa eedduuccaattiivvaa sseeccoonnddoo iill ccaarriissmmaa ddii ddoonn BBoo--ssccoo..

La CCoommuunniittàà SSaalleessiiaannaa anima ll’’OOrraattoorriioo--CCeennttrroo GGiioovvaanniillee con la presenza parziale di duesalesiani, un sacerdote (d. Gaetano Urso), vica-rio parrocchiale e delegato regionale per le treAssociazioni del Tempo Libero (C.G.S., P.G.S. eT.G.S.), uno studente in formazione (d. CristianKonan), uno studente di teologia presente neisabati e domeniche (d. Domenico Saraniti); ac-canto ai Salesiani sono presenti ogni giorno treVolontari del Servizio Civile Nazionale e nume-rosi Animatori, per le varie attività.

LL’’oorraattoorriioo...... ffeessttiivvoo

Per scelta ispettoriale dal settembre 2004,l’Oratorio tradizionalmente aperto tutti i giorni,si trasforma in OOrraattoorriioo FFeessttiivvoo (il sabato pome-riggio e la domenica mattina), aperto a tutti consvariate iniziative associative (fanciulli, preadole-scenti, adolescenti, famiglie…) e ricreative, arric-chito dalla presenza di uno studente del S. Tom-maso.

Oratorio... festivo e Centro Giovanile

Il ssaabbaattoo alle 16.30 i CCaannttoorrii,, animati delGGrruuppppoo MMuussiiccaallee, preparano i canti per la litur-gia domenicale e per altre manifestazioni orato-riane; tocca quindi agli incontri dei gruppi deifanciulli e ragazzi, animati da giovani e adultianimatori (il SSaavviioo--CClluubb//11 per la scuola elemen-tare, il SSaavviioo--CClluubb//22 per le medie, il ggrruuppppoo XXper i ragazzi di 2-3^media, il gruppo AAddoolleesscceenn--ttii (in tutti i gruppi sono presenti i Salesiani, ri-spettivamente d. C. Konan, d. A. Falzone, d. G.Urso, d. D. Saraniti, insieme ai laici, giovani eadulti). Dopo le riunioni formative si gioca, sipartecipa a tornei ricreativi, alle preghiere versole 18.30, si prega in cappella (per chi vuole alle18.30 c’è la possibilità di celebrare i Vespri e leg-gere insieme la Parola della domenica). Periodi-camente il sabato sera c’è qualche recita o mo-mento di fraternità organizzato aperto ai ragazzie alle famiglie.

La ddoommeenniiccaa S. Messa alle 9.15, animata dalGruppo Musicale, dai Cantori e Ministranti;quindi giochi organizzati e musica in cortile sinoalle 13.00, e mensilmente incontro degli OOvveerr 3300ee...... ppaassssaa (adulti e famiglie insieme). Al pomerig-gio del sabato e della domenica trovano spaziosecondo calendario le Commedie preparate dalCGS Macrì, la visita ai poveri di Madre Teresada parte di giovani e adulti, e lo spazio mensiledi spiritualità del ggrruuppppoo ““CCooppppiiee””..

IIll CCeennttrroo GGiioovvaanniillee…… qquuoottiiddiiaannoo

Il CCeennttrroo GGiioovvaanniillee rende significativa lasscceellttaa ddeellll’’aanniimmaazziioonnee ee ddeeii ggrruuppppii attraversouna serie di iniziative culturali, educative, ricrea-tive e religiose, che si realizzano attraverso ilcammino e le attività proprie dei singoli gruppidi impegno cristiano e le associazioni del tempolibero.

Tutta la settimana è costellata da iinnccoonnttrrii ssii--sstteemmaattiiccii da parte dei gruppi di impegno cristia-no e da altri ooccccaassiioonnaallii legati alle necessità (di-

Ragazzi, giovani e famiglia… al “S. Cuore” di Catania-Barriera:la scelta dei Gruppi e delle Associazioni

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insieme 15pastorale giovanile insieme

rettivi delle associazioni, consiglio della CEP del-l’OCG, adorazione mensile, incontri genitori…).

Il mmaarrtteeddìì si incontra il ggrruuppppoo ggiioovvaanniilleeGG&&GG (Giovani e Gesù), i cui componenti hannoda 17 a 22 anni (circa 15), e sono attivamente in-seriti nella vita del MGS e nella animazione al-l’interno dell’OCG stesso (d. Urso e animatorilaici).

Ogni mmeerrccoolleeddìì,, dopo il CCaatteecchhiissmmoo, in pre-parazione ai Sacramenti della iniziazione cristia-na, curato dalla Parrocchia e coordinato da d. G.Urso, si realizza la riunione dei MMiinniissttrraannttii conle prove del servizio liturgico domenicale (animad. Cristian ed una volontaria del SCN);

Il mmeerrccoolleeddìì tocca ai GGiioovvaannii iinnssiieemmee,, (gio-vani-adulti da 23 anni in su, anche oltre i 30), ilcui obiettivo principale è la crescita nella fede enel servizio agli altri (spazi di preghiera, studio bi-blico, riflessione su temi teologici e di attualità, ca-techismo, adorazione mensile, vita ecclesiale dio-cesana,…), momenti di solidarietà (visita ai pove-ri di M. Teresa) e di fraternità (passeggiate, gite,film…). Il gruppo si autogestisce con la presen-za di d. Urso.

Una ddoommeenniiccaa al mese si incontrano coordi-nati da d. Urso gli OOvveerr 3300 ee…… ppaassssaa (gruppo diriferimento per giovani-adulti e coppie), che sen-tono il bisogno di affrontare tematiche religiose,etiche e familiari, aperti al volontariato all’inter-no dell’Oratorio e a favore dei poveri…

All’interno di questa realtà sta crescendo ilggrruuppppoo ““CCooppppiiee””,, con momenti di formazione,di spiritualità e di animazione; esso si incontramensilmente nel gruppo di riferimento “Over30…” e dedica un pomeriggiodomenicale o una intera giorna-ta ad uno spazio di formazione espiritualità.

Legato al Centro Giovanileanche il ggrruuppppoo FFrraattrreess ddoonnaattoo--rrii ddii ssaanngguuee, che sensibilizza alladonazione e offre periodicamen-te a giovani e adulti opportunitàdi donazione di sangue…

Fanno parte del Centro Gio-vanile anche le seguenti AAssssoocciiaa--zziioonnii ::

– PP..GG..SS.. (Nuova d. BoscoBarriera, Audax, Excel-

sior) con svariate attività “possibili”, i CCAASSddii vvoolllleeyy,, bbaasskkeett,, ccaallcciioo,, ddaannzzaa ee ppaattttii--nnaaggggiioo che si svolgono grazie alla disponi-bilità e il volontariato di vari allenatori, ilmartedì e giovedì dalle 17.30 alle 18.45, ela lliibbeerraa ddii ccaallcciioo aa 55 mmaasscchhiillee ee ddii vvoolllleeyyffeemmmmiinniillee (nei giorni dispari dalle 20.00alle 22.00).– CC..GG..SS.. GGiiuusseeppppee MMaaccrrìì svolge attivitàsoprattutto teatrale e musicale. Varie sonole commedie e gli spettacoli portati avantida giovani registi. Il gruppo musicale, ol-tre alle attività legate al servizio liturgico,prepara anche le serate allegre e momen-ti musicali specifici (es. corso di chitarra,basso, batteria…, il Gran Galà di fine sta-gione).– TT..GG..SS.. BBaarrrriieerraa,, invece, è appena nato egià offre un ampio spazio di iniziative in-teressanti per la riscoperta del territorio egite per i soci e per gli oratoriani e le lorofamiglie.

Il CCeennttrroo ddii iinnccoonnttrroo,, in convenzione con ilComune di Catania, permette all’Oratorio di of-frire ai ragazzi di scuola media cinque pomeriggidi doposcuola gratuito – per le elementari prov-vede il gruppo di volontariato Ri-Unione – contanti laboratori (teatrale, musicale, artistico…) eattività sportive in collaborazione con le P.G.S.Insieme agli operatori dei laboratori e attivitàsportive agiscono nel Centro alcune figure pro-fessionali (due Educatrici, una Psicologa, unaAssistente sociale), (Coordinatore – d. Urso).

IIll GGrreesstt : uunn mmeessee sspplleennddiiddoo,, rriiccccoo ddii iinniizziiaa--

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insieme16 insieme pastorale giovanile

ttiivvee ee ddii vvoogglliiaa ddii vviivveerree, di correre, di divertir-si, di crescere insieme: ecco cos’è il Grest! Oltre200 tra ragazzini e animatori impegnati mattinoe pomeriggio in tantissime iniziative (giochi, ma-re, sport, gite, laboratori, spettacoli, musica, pre-ghiera, spazi di spiritualità, S. Messa settimanale,preghiere quotidiane, incontri formativi con cop-pie di genitori…): è stato il banco di prova pertantissimi (circa 60!) animatori soprattutto giova-ni e numerosi adulti e genitori, che si sono messi“la maglietta” per testimoniare la voglia di ama-re e di donare il loro tempo ai loro figli e ai figlidegli altri…

La pprreeppaarraazziioonnee ddeeggllii aanniimmaattoorrii ha preso ilvia già da marzo con la partecipazione ai varimomenti associativi all’interno dell’OCG, nellaZona MGS e con incontri specifici, che si sonoulteriormente intensificati a fine maggio sino al-l’inizio del Grest, nella seconda metà di giugno.

OOrrggaanniissmmii ddii ppaarrtteecciippaazziioonnee : Periodicamente (ogni due mesi circa) si in-

contra il CCoonnssiigglliioo ddeellllaa CCEEPP ddeellll’’OOCCGG (abitual-mente chiamato CCoonnssiigglliioo OOrraattoorriiaannoo) di cuifanno parte rappresentanti di ogni gruppo e as-sociazione, per programmare la vita dell’OCG,verificare il lavoro svolto, approfondire il Pro-getto educativo, ancora in fase di definizione, eoffrire spazi di formazione ai dirigenti e anima-tori.

Ancora con una certa periodicità si incontra-no i DDiirreettttiivvii ddeellllee ttrree AAssssoocciiaazziioonnii.. Mensilmen-te i rappresentanti dei gruppi partecipano attiva-

mente al CCoonnssiigglliioo PPaassttoorraallee ddeellllaa PPaarr--rroocccchhiiaa..

Quest’anno, poi, la PPrrooppoossttaa ppaassttoo--rraallee sulla ““FFaammiigglliiaa,, ccuullllaa ddeellllaa vviittaa eeddeellll’’aammoorree”” ha visto la convergenza ditutti i gruppi giovanili e di adulti di Par-rocchia e Oratorio-Centro Giovanile in-sieme in un progetto, in collaborazionecon l’Ufficio diocesano di pastorale fa-miliare; si sono svolti cinque incontri sutemi familiari, così enucleati:–– LL’’eedduuccaazziioonnee aallll’’aammoorree -- P. SalvatoreAlì - Giancarlo e Sabrina Grasso - Uffi-cio Diocesano di Pastorale Familiare;–– LL’’eedduuccaazziioonnee aattttrraavveerrssoo ll’’aaccccoogglliieennzzaaSandro e Maria Stella Sammartino (As-

soc. Famiglia per l’accoglienza), Rocco eLella D’Angelo (Assoc. Papa GiovanniXXIII) Rosa Pappalardo (Centro SocialeIV);–– PPrrooiieezziioonnee ddeell ffiillmm: LLeess cchhoorriisstteess ((ii rraa--ggaazzzzii ddeell ccoorroo)) di Christophe Barratier,2004 - Ha animato il dibattito: MariaMonforte (psicologa);–– RRiissoorrssee mmoorraallii nneellllaa vviittaa ddii ccooppppiiaaDon Gianni Russo (Preside dell’ IstitutoTeologico “S. Tommaso” e Direttore della“Scuola di specializzazione in bioetica e ses-suologia” di Messina);–– LLaa vviittaa iinn ffaammiigglliiaa…… vveerrssoo nnuuoovvee““ppeennssaabbiilliittàà”” -- Don Umberto Romeo (Di-rettore del Centro Psicopedagogico “VictorFrankl” di Messina) - Luigi e Anna MariaTrovato (Cooperatori Salesiani).

LLaa ccoonnddiivviissiioonnee ddeellllaa sstteessssaa ssppiirriittuuaalliittààggiioovvaanniillee ssaalleessiiaannaa ((SSGGSS)) ee ll’’aammoorree aa ddoonn BBoo--ssccoo fanno da amalgama a tutto quello che stiamorealizzando, in piena ccoommuunniioonnee ccoonn llaa CCoommuu--nniittàà SSaalleessiiaannaa ee llaa PPaarrrroocccchhiiaa, ddii ccuuii ll’’OOCCGG ssiisseennttee ppaarrttee vviivvaa ee aattttiivvaa:: ragazzi e animatori, gio-vani e famiglie partecipano, nei limiti delle pos-sibilità, ai vari momenti di vita della Casa e dellaParrocchia, dalle celebrazioni festive al Consi-glio Pastorale, dalle iniziative culturali a quellesociali e religiose, così come un po’ tutte le ini-ziative dell’O.C.G. vengono offerte alle altre re-altà della Casa e della Parrocchia (solidarietà, fe-ste, recite, incontri sulla famiglia ecc…).

DDoonn GGaaeettaannoo UUrrssoo

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insieme 17pastorale giovanile insieme

Messaggio del Santo Padre per la XLIII Gior-nata Mondiale di preghiera per le vocazioni

Il 7 maggio 2006, IV Domenica di Pasqua, sicelebra la 43a Giornata Mondiale di Preghieraper le Vocazioni sul tema: “La Vocazione nel mi-stero della Chiesa”.

Pubblichiamo di seguito il Messaggio che ilSanto Padre Benedetto XVI ha inviato per l’oc-casione ai Vescovi ed ai fedeli di tutto il mondo:

MMEESSSSAAGGGGIIOO DDEELL SSAANNTTOO PPAADDRREE

Venerati Fratelli nell’Episcopato,Cari fratelli e sorelle!La celebrazione della prossima Giornata

Mondiale di Preghiera per le Vocazioni mi offrel’occasione per invitare tutto il Popolo di Dio ariflettere sul tema della Vocazione nel misterodella Chiesa. Scrive l’apostolo Paolo: “Benedettosia Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo ...In lui ci ha scelti prima della creazione del mon-do ... predestinandoci a essere suoi figli adottiviper opera di Gesù Cristo” (Ef 1,3-5). Prima del-la creazione del mondo, prima della nostra venu-ta all’esistenza, il Padre celeste ci ha scelti perso-nalmente, per chiamarci ad entrare in relazionefiliale con Lui, mediante Gesù, Verbo incarnato,sotto la guida dello Spirito Santo. Morendo pernoi, Gesù ci ha introdotti nel mistero dell’amoredel Padre, amore che totalmente lo avvolge e cheEgli offre a tutti noi. In questo modo, uniti a Ge-sù, che è il Capo, noi formiamo un solo corpo, laChiesa.

Il peso di due millenni di storia rende diffici-le percepire la novità del mistero affascinantedell’adozione divina, che è al centro dell’inse-gnamento di san Paolo. Il Padre, ricorda l’Apo-stolo, “ci ha fatto conoscere il mistero della suavolontà ..., il disegno cioè di ricapitolare in Cri-sto tutte le cose” (Ef 1,9-10). Ed aggiunge, nonsenza entusiasmo: “Noi sappiamo che tutto con-corre al bene di coloro che amano Dio, che sonostati chiamati secondo il suo disegno. Poichéquelli che egli da sempre ha conosciuto li ha an-che predestinati ad essere conformi all’immaginedel Figlio suo, perché egli sia il primogenito tra

molti fratelli” (Rm 8,28-29). La prospettiva èdavvero affascinante: siamo chiamati a vivere dafratelli e sorelle di Gesù, a sentirci figli e figliedel medesimo Padre. E’ un dono che capovolgeogni idea e progetto esclusivamente umani. Laconfessione della vera fede spalanca le menti e icuori all’inesauribile mistero di Dio, che permeal’esistenza umana. Che dire allora della tentazio-ne, molto forte ai nostri giorni, di sentirci auto-sufficienti fino a chiuderci al misterioso piano diDio nei nostri confronti? L’amore del Padre, chesi rivela nella persona di Cristo, ci interpella.

Per rispondere alla chiamata di Dio e metter-si in cammino, non è necessario essere già perfet-ti. Sappiamo che la consapevolezza del propriopeccato ha permesso al figliol prodigo di intra-prendere la via del ritorno e di sperimentare co-sì la gioia della riconciliazione con il Padre. Lefragilità e i limiti umani non rappresentano unostacolo, a condizione che contribuiscano a ren-derci sempre più consapevoli del fatto che ab-biamo bisogno della grazia redentrice di Cristo.

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insieme18 insieme pastorale giovanile

È questa l’esperienza di san Paolo che confidava:“Mi vanterò quindi ben volentieri delle mie de-bolezze, perché dimori in me la potenza di Cri-sto” (2 Cor 12,9). Nel mistero della Chiesa, Cor-po mistico di Cristo, il potere divino dell’amorecambia il cuore dell’uomo, rendendolo capace dicomunicare l’amore di Dio ai fratelli. Nel corsodei secoli tanti uomini e donne, trasformati dal-l’amore divino, hanno consacrato le proprie esi-stenze alla causa del Regno. Già sulle rive delmare di Galilea, molti si sono lasciati conquista-re da Gesù: erano alla ricerca della guarigionedel corpo o dello spirito e sono stati toccati dal-la potenza della sua grazia. Altri sono stati sceltipersonalmente da Lui e sono diventati suoi apo-stoli. Troviamo pure persone, come Maria Mad-dalena e altre donne, che lo hanno seguito dipropria iniziativa, semplicemente per amore,ma, al pari del discepolo Giovanni, hanno occu-pato esse pure un posto speciale nel suo cuore.Questi uomini e queste donne, che hanno cono-sciuto attraverso Cristo il mistero dell’amore delPadre, rappresentano la molteplicità delle voca-zioni da sempre presenti nella Chiesa. Modellodi chi è chiamato a testimoniare in maniera par-ticolare l’amore di Dio è Maria, la Madre di Ge-sù, direttamente associata, nel suo pellegrinaggiodi fede, al mistero dell’Incarnazione e della Re-denzione.

In Cristo, Capo della Chiesa, che è il suoCorpo, tutti i cristiani formano “la stirpe eletta,il sacerdozio regale, la nazione santa, il popoloche Dio si è acquistato perché proclami le operemeravigliose di lui” (1 Pt 2,9). La Chiesa è santa,anche se i suoi membri hanno bisogno di esserepurificati, per far sì che la santità, dono di Dio,possa in loro risplendere fino al suo pieno fulgo-re. Il Concilio Vaticano II mette in luce l’univer-sale chiamata alla santità, affermando che “i se-guaci di Cristo, chiamati da Dio non secondo leloro opere, ma secondo il disegno della sua gra-zia e giustificati in Gesù Signore, nel battesimodella fede sono stati fatti veramente figli di Dio ecompartecipi della natura divina, e perciò real-mente santi” (Lumen gentium, 40). Nel quadrodi questa chiamata universale, Cristo, SommoSacerdote, nella sua sollecitudine per la Chiesachiama poi, in ogni generazione, persone che siprendano cura del suo popolo; in particolare,

chiama al ministero sacerdotale uomini che eser-citino una funzione paterna, la cui sorgente ènella paternità stessa di Dio (cfr Ef 3,15). La mis-sione del sacerdote nella Chiesa è insostituibile.Pertanto, anche se in alcune regioni si registrascarsità di clero, non deve mai venir meno la cer-tezza che Cristo continua a suscitare uomini, iquali, come gli Apostoli, abbandonata ogni altraoccupazione, si dedicano totalmente alla cele-brazione dei sacri misteri, alla predicazione delVangelo e al ministero pastorale. Nell’Esortazio-ne apostolica Pastores dabo vobis, il mio venera-to Predecessore Giovanni Paolo II ha scritto inproposito: “La relazione del sacerdote con GesùCristo e, in Lui, con la sua Chiesa si situa nell’es-sere stesso del sacerdote, in forza della sua con-sacrazione-unzione sacramentale, e nel suo agire,ossia nella sua missione o ministero. In partico-lare, «il sacerdote ministro è servitore di Cristopresente nella Chiesa mistero, comunione e mis-sione. Per il fatto di partecipare all’”unzione” ealla “missione” di Cristo, egli può prolungarenella Chiesa la sua preghiera, la sua parola, il suosacrificio, la sua azione salvifica. È dunque servi-tore della Chiesa mistero perché attua i segni ec-clesiali e sacramentali della presenza di Cristo ri-sorto»” (n. 16).

Un’altra vocazione speciale, che occupa unposto d’onore nella Chiesa, è la chiamata alla vi-ta consacrata. Sull’esempio di Maria di Betania,che “sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la suaparola” (Lc 10,39), molti uomini e donne si con-sacrano ad una sequela totale ed esclusiva di Cri-sto. Essi, pur svolgendo diversi servizi nel campodella formazione umana e della cura dei poveri,nell’insegnamento o nell’assistenza dei malati,non considerano queste attività come lo scopoprincipale della loro vita, poiché, come ben sot-tolinea il Codice di Diritto Canonico, “primo eparticolare dovere di tutti i religiosi deve esserela contemplazione delle verità divine e la costan-te unione con Dio nell’orazione” (can. 663, § 1).E nell’Esortazione apostolica Vita consecrataGiovanni Paolo II annotava: “Nella tradizionedella Chiesa la professione religiosa viene consi-derata come un singolare e fecondo approfondi-mento della consacrazione battesimale in quan-to, per suo mezzo, l’intima unione con Cristo,già inaugurata col Battesimo, si sviluppa nel do-

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insieme 19pastorale giovanile insieme

no di una conformazione più compiutamenteespressa e realizzata, attraverso la professionedei consigli evangelici” (n. 30).

Memori della raccomandazione di Gesù: “Lamesse è molta, ma gli operai sono pochi! Prega-te dunque il padrone della messe che mandi ope-rai nella sua messe!” (Mt 9,37), avvertiamo viva-mente il bisogno di pregare per le vocazioni alsacerdozio e alla vita consacrata. Non sorprendeche, laddove si prega con fervore, fioriscano levocazioni. La santità della Chiesa dipende essen-zialmente dall’unione con Cristo e dall’aperturaal mistero della grazia che opera nel cuore deicredenti. Per questo vorrei invitare tutti i fedeli acoltivare un’intima relazione con Cristo, Mae-stro e Pastore del suo popolo, imitando Maria,che custodiva nell’animo i divini misteri e li me-ditava assiduamente (cfr Lc 2,19). Insieme conLei, che occupa un posto centrale nel misterodella Chiesa, preghiamo:

O Padre, fa’ sorgere fra i cristiani numerosee sante vocazioni al sacerdozio, che mantenganoviva la fede e custodiscano la grata memoria deltuo Figlio Gesù mediante la predicazione dellasua parola e l’amministrazione dei Sacramenti,con i quali tu rinnovi continuamente i tuoifedeli.

Donaci santi ministri del tuo altare, che sia-no attenti e fervorosi custodi dell’Eucaristia, sa-cramento del dono supremo di Cristo per la re-denzione del mondo.

Chiama ministri della tua misericordia, che,ediante il sacramento della Riconciliazione,diffondano la gioia del tuo perdono.

Fa’, o Padre, che la Chiesa accolga con gioiale numerose ispirazioni dello Spirito del Figliotuo e, docile ai suoi insegnamenti, si curi dellevocazioni al ministero sacerdotale e alla vita con-sacrata.

Sostieni i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, iconsacrati e tutti i battezzati in Cristo, affinchéadempiano fedelmente la loro missione al servi-zio del Vangelo. Te lo chiediamo per Cristo no-stro Signore. Amen.

Maria, Regina degli Apostoli, prega per noi!

Città Del Vaticano, 5 Marzo 2006

BBeenneeddiiccttuuss PPPP.. XXVVII

PPRREEGGHHIIEERRAA VVOOCCAAZZIIOONNII

O Padre, fa’ sorgere fra i cristiani numero-

se e sante vocazioni al sacerdozio, che man-

tengano viva la fede e custodiscano la grata

memoria del tuo Figlio Gesù, mediante la

predicazione della sua parola e l’ammini-

strazione dei Sacramenti, con i quali tu rin-

novi continuamente i tuoi fedeli.

Donaci santi ministri del tuo altare, che sia-

no attenti e fervorosi custodi dell’Eucari-

stia, sacramento del dono supremo di Cri-

sto per la redenzione del mondo.

Chiama ministri della tua misericordia,

che, mediante il sacramento della Riconci-

liazione, diffondano la gioia del tuo

perdono.

Fa’, o Padre, che la Chiesa accolga con gio-

ia le numerose ispirazioni dello Spirito del

Figlio tuo e, docile ai suoi insegnamenti, si

curi delle vocazioni al ministero sacerdota-

le e alla vita consacrata.

Sostieni i Vescovi, i sacerdoti, i diaconi, i

consacrati e tutti i battezzati in Cristo, af-

finché adempiano fedelmente la loro mis-

sione al servizio del Vangelo. Te lo chiedia-

mo per Cristo nostro Signore. Amen. Ma-

ria, Regina degli Apostoli, prega per noi!

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insieme20 insieme pastorale giovanile

ISPETTORIA SALESIANA SICULAUfficio di Pastorale Giovanile

Alla Cortese attenzione del Direttore,del Presidedell’Incaricato della Scuoladell’Incaricato dell’Oratoriodel Parroco

OOggggeettttoo:: CCaammppii eessttiivvii IIssppeettttoorriiaallii ppeerr ffaassccee ddii eettàà

Carissimo confratellocome concordato insieme con te, con la tua comunità e con il Sig. Ispettore, durante

la visita di inizio d’anno, il Centro ispettoriale offre la possibilità di poter camminare accanto a prea-dolescenti ed adolescenti della tua comunità, disponibili per una esperienza estiva di intensa spiri-tualità salesiana.

Ti invitiamo pertanto a SCEGLIERE e a PREPARARE i ragazzi e le ragazze (per il campo preadolescenti ) e solo ragazzi (per il campo adolescenti)

da invitare.Secondo quanto stabilito insieme, l’iniziativa è stata pensata per quei ragazzi/e di varia età

che tu ritieni più sensibili ad un cammino di impegno cristiano.Ti chiediamo la cortesia di aiutarci fattivamente, agevolando il loro spostamento(sia in anda-

ta che in ritorno) mediante macchine e pulmini.Ti ricordiamo qui di seguito le varie date stabilite e i particolari organizzativi:

Campi estivi SDB 2006

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insieme 21pastorale giovanile insieme

Ti ricordiamo il materiale da far portare ai ragazzi:

– Bibbia personale

– Block notes, penna

– Effetti d’uso (lenzuola ed asciugamani) e pulizia personali

Ti ringraziamo fin d’ora per la collaborazione e ci mettiamo a tua disposizione per qualunque

eventuale chiarimento.

Nell’eventualità non potessi inviare alcun ragazzo, ti chiedo la cortesia di fammelo sapere.

I nostri recapiti telefonici sono i seguenti:

Edoardo Cutuli: 095.509119 - Cellulare: 338.2410676

Enzo Schilirò: 095.968023 - Cellulare: 329.1086804

Che Don Bosco ci assista nel proporre ai giovani, con rinnovato entusiasmo, la bellezza ed il fasci-

no del volto di Cristo.

DD.. EEddooaarrddoo CCuuttuullii

DD.. EEnnzzoo SScchhiilliirròò

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insieme22 insieme pastorale giovanile

Rinnovare la Pastorale Giovanile - Parte 2^

E il Convegno-festa ribadisce la necessità dimirare ad un progetto organico regionale per laPG in Sicilia; nel corso dei lavori vengono trac-ciate le “Linee per un progetto di PG per le Chie-se di Sicilia: viene sottolineata, nel corso della re-lazione (presentata da don Luigi Perrelli, attualeIspettore dei salesiani in Sicilia) e del dibattitoconseguente, la necessità di “un osservatorio per-manente della gioventù, connesso ad un CentroStudi” allo scopo di “favorire la conoscenza delvissuto giovanile”.

1992: è l’anno della elaborazione di un sche-ma per un progetto organico di pastorale giovani-le, comune alle Chiese di Sicilia, approvato dallaCESi nel gennaio del 1992. Nello stesso anno sisvolge un momento di studio a carattere regiona-le a Carini per formulare un piano di formazionedei formatori, a sostegno degli Uffici diocesanidi PG. Nello stesso anno si svolge il pellegrinag-gio dei giovani di Sicilia in Terrasanta.

Nel 1993 si realizza la visita del Papa, conampia partecipazione giovanile: circa 20 milagiovani si ritrovano ad Agrigento (8-9 maggio1993). Nello stesso anno si celebra il 3° Conve-gno delle Chiese di Sicilia. Contributo al Conve-gno, da parte dell’Ufficio regionale per la PG, èun fascicolo (2° Convegno-festa dei giovani di Si-cilia, Sogniamo una vita +), che definisce l’iden-tità del medesimo Ufficio e precisa le “indicazio-ni comuni per la PG delle Chiese di Sicilia”, in vi-sta della realizzazione dei progetti diocesani diPastorale Giovanile.

Gli anni 1994-97 sono anni di approfondi-mento (seminari su pastorale giovanile, evangeliz-zazione, missionarietà…) e di verifica di quanto èstato realizzato in conseguenza delle “indicazionicomuni” condivise (nascita degli Uffici diocesani,la PG si va inserendo nella pastorale ordinaria, vacrescendo la tensione progettuale e l’impegno perla formazione dei formatori specie giovani stessi ela conoscenza dei giovani nel Territorio; si ritienenecessario avviare itinerari di formazione alla fe-

Nel 1985, ad Acireale, nel corso del Conve-gno Ecclesiale “Una presenza per servire”, la Se-greteria Pastorale della CESi aveva già posto, trale scelte da privilegiare nella sua attività pastora-le quella di una nuova attenzione ai giovani.

In tale Convegno la Segreteria Pastorale stes-sa ha ricevuto l’incarico, da parte dei Vescovi diSicilia, di curare il necessario coordinamento diquanto già si faceva nelle singole Diocesi, in vistadella costituzione di un Ufficio Regionale per av-viare una adeguata strutturazione e progettazio-ne pastorale a servizio dei giovani di Sicilia.

L’esperienza maturata negli anni 1985-1991è raccolta nel “Dossier Giovani“: esso contienegli Atti dei due Convegni per Operatori di Pa-storale Giovanile, realizzati nel 1988 (a S. Flavia-Zagarella) e nel 1991 (ad Acireale - Perla Jonica) :le conclusioni e le prospettive emerse costituiro-no la piattaforma da cui si è ripartiti per la nuo-va fase del cammino.

Nell’ottobre del 1988, al 1° Convegno Regio-nale degli Operatori di PG delle Chiese di Sici-lia, svoltosi all’Hotel Zagarella (S. Flavia - Paler-mo), si incontrano circa 200 Delegati delle Dio-cesi, Associazioni e Movimenti per confrontarsie approfondire il significato di una pastorale peri giovani. Interessanti gli orientamenti conclusiviche danno una forte spinta alla progettazioneunitaria: tra l’altro emerge la necessità di un pro-getto regionale che miri all’unità, a partire da una“indagine sulla realtà giovanile siciliana” e dall’at-tenzione in tutte le Diocesi per “formare i for-matori”, impegnando, in questo sforzo, “ogniChiesa Locale”.

Nel 1991, ad Acireale, alla Perla Jonica, altratappa fondamentale lungo il cammino della PGsiciliana è stata la celebrazione del Convegno-Fe-sta “Presenza giovani-gioia di servire”, 2° Conve-gno regionale degli Operatori di PG. Nella ses-sione immediatamente precedente il Convegno-Festa, la CESi istituisce l’Ufficio Regionale per laPastorale dei Giovani.

Il cammino della Chiesa a servizio dei giovani in Italia

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insieme 23pastorale giovanile insieme

sione, all’interno di numerose Diocesi, dei risul-tati emersi dalla Ricerca “Giovani in prospetti-va”, in vista di una verifica globale e di una ri-progettazione della PG nella singole Chiese Lo-cali.

Negli anni 2003-2005 la PG vive l’esperienzaintensa della XX GMG (agosto del 2005), ecammina piuttosto a livello diocesano e all’inter-no dei vari movimenti ecclesiali. Non sembranoesserci novità o particolari rilevanti a livello re-gionale.

La PG in Sicilia è cresciuta attraverso varietappe, che hanno visto protagonisti i giovani ani-matori delle nostre Diocesi, sino al preciso pro-nunciamento della CEI, all’inizio degli anni ’90(Nota Cei, Evangelizzazione e testimonianza nel-la carità - ETC 43-46), che ha fatto volatilizzare“astratte disquisizioni, ma spesso anche pesanti,sulla legittimità di una PG nel contesto della Pa-storale globale”.

“ IN OGNI CHIESA PARTICOLARE NON MANCHI

UN’ORGANICA, INTELLIGENTE E CORAGGIOSA PA-STORALE GIOVANILE, RICCA DI TUTTI QUEGLI ELE-MENTI CHE NE PERMETTONO L’INCISIVITÀ E LO

SVILUPPO” (ETC 45).Ancora la Chiesa Italiana, al Convegno di

Palermo del 1995, ha sottolineato come le comu-nità cristiane si sono impegnate ad “offrire allenuove generazioni la possibilità di un incontropersonale con Cristo e… avvertono l’urgenza di ri-pensare la Pastorale Giovanile…”.

Ma cos’è la pastorale giovanile?

de per aiutare i giovani a incon-trare Cristo).

Nel 1998 si svolge ad Aci-reale il 2° Convegno Festa deigiovani, che si muove nell’oriz-zonte del grande Giubileo del2000, del 4° Convegno delleChiese di Sicilia sul Laicato edel progetto culturale dellaChiesa Italiana. Il Convegno sipropone di realizzare un Osser-vatorio permanente sulla condi-zione giovanile e sulla PG, dacoordinare, in collaborazionecon tutte le Diocesi e l’OMEG(Osservatorio Mediterraneo del-la Gioventù) del S.Tommaso edi far circolare un foglio di collegamento tra leDiocesi.

Nell’ottobre 1997 parte in comunione conl’Ufficio regionale per il lavoro e la Caritas il “Pro-getto Policoro”, con incontri e collaborazione traDiocesi del Sud e del Nord a favore dei giovanilavoratori e viene accolta, durante un incontro aPergusa l’idea di una ricerca regionale da applica-re ad un campione rappresentativo dell’universogiovanile, proporzionatamente suddiviso tra le18 Diocesi della Sicilia.

La proposta viene accolta e finanziata dallaCESi e affidata all’OMEG di Messina, che for-mula il piano di lavoro, le ipotesi e il questiona-rio; nel 1998 durante il 2° Convegno festa deigiovani viene applicato il questionario al cam-pione degli aggregati mentre, tramite operatoridebitamente preparati, esso sarà applicato nel1999 al campione principale. La lettura e inter-pretazione dei dati e pubblicazione della ricerca,col titolo “Giovani in prospettiva”, sfocia nel se-minario di studi che si svolge a Capaci nel no-vembre del 2001.

Il 2000 è l’anno del Grande Giubileo e tuttomira ad incontrare i giovani per prepararli allagiornata mondiale della gioventù che si svolge aRoma nell’agosto del 2000, con grande successoe presenza massiccia dei giovani delle varie Dio-cesi di Sicilia.

Il 2001 e il 2002 vedono le varie Diocesi del-la Sicilia preparare i giovani alla giornata dellaMondiale della gioventù a Toronto ed una rifles-

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insieme24 insieme pastorale giovanile

Pastorale è l’insieme delle azioni che la Co-munità Ecclesiale, animata dallo Spirito di Gesù,pone per attuare in situazione la salvezza di Dio.Questa pastorale in situazione giovanile si fa pa-storale giovanile”: la PG è il servizio apostolicodella comunità tutta per la maturazione umana ecristiana dei giovani, come scrive don RiccardoTonelli (cfr. Dizionario di PG, UPS-Roma 1989,669).

Il soggetto è sempre la Chiesa, comunità ec-clesiale che ha la missione di garantire e consoli-dare l’attuazione della salvezza; mentre diventaelemento discriminante “l’ora qui” della situazio-ne dei “giovani”, quasi come una “condizione”, se-gnata dai tratti costitutivi dell’essere giovani e daquelli profondi dell’esserlo oggi: anche noi siamoconvinti che “non è possibile attuare un piano pa-storale nazionale o regionale, diocesano o parroc-chiale che non tenga conto del mondo giovanile,che non privilegi il pianeta giovani per la vastità,complessità e inderogabile urgenza dei problemiche si agitano in esso”.

La concreta condizione giovanile per noi sicolora dei volti concreti dei giovani dei nostri am-bienti e dei nostri paesi, come emerge da recentiricerche.

La pastorale giovanile è dunque compito del-la Chiesa, che assicura così la sua fedeltà alla mis-sione, rendendo protagonisti i giovani stessi, aiu-tandoli a scoprire la propria vocazione, attraver-so una profonda spiritualità evangelica, l’amorealla Chiesa, una piena partecipazione alla vita li-turgica e comunitaria.

Occorre favorire una sintesi tra fede e vita estimolare i giovani a farsi servi del Vangelo, so-prattutto a favore degli altri giovani della Città(ETC 46).

Fondamentale in questo cammino la testimo-nianza coerente degli adulti, maturi nella fede, ela vicinanza della comunità ecclesiale: La Chiesaha fatto la scelta di ANDARE INCONTRO AI GIOVA-NI PER CAMMINARE CON LORO e “ lasciarsi interro-gare, dietro la mozione dello Spirito, dalla realtàgiovanile, sforzandosi di essere, come Chiesa, pre-senza giovane tra i giovani”.

DDoonn GGaaeettaannoo UUrrssoo

«Una fase di confronto vitale e intenso conl’azione salesiana in un’esperienza educativo-pa-storale è il tirocinio. In questo tempo il giovaneconfratello si esercita nella pratica del SistemaPreventivo e in particolare dell’assistenza salesia-na. Accompagnato dal Direttore e dalla comunità,realizza la sintesi personale tra la sua attività e ivalori della vocazione».

Così recitano le nostre Costituzioni all’art.115 presentando la fase più caratteristica dellaformazione iniziale, salesianamente parlando. Inquesta delicata fase di crescita nella vocazione enello spirito del Fondatore il giovane confratelloè invitato a maturare la grazia di unità per diven-tare, come don Bosco, contemplativo nell’azio-ne; misurandosi nelle attività pastorali tipichedella nostra missione.

Attualmente i confratelli tirocinanti in Ispet-toria siamo cinque: Giuseppe Raimondo, nellacasa di Ragusa; Francesco Bontà, a Palermo“Gesù Adolescente”; Christian Konan, a Barrie-ra; Davide Martorana e Pietro Scilipoti, a SanGregorio. Alle diverse attività educative pastora-li che ci vedono impegnati quotidianamente, se-condo il progetto unitario delle Comunità, a fa-vore dei giovani; si aggiungono, ad arricchirequesta esperienza, incontri formativi periodici,con scadenza mensile, a livello ispettoriale. Que-sti momenti oltre ad essere un motivo di incon-tro e nello stesso tempo di confronto tra “coeta-nei” nel cammino formativo, sono dei validispunti per la riflessione e il discernimento. Que-st’anno infatti, sotto la guida di don Aldo Balli-streri, è stata elaborata una proposta formativa anostro avviso attuale oltre che interessante. Nelcorso degli incontri ci è data la possibilità di con-frontarci con il sogno dei dieci diamanti. Tutticonosciamo questo sogno del nostro Fondatorein cui, al dire del Beato don Rinaldi, è descritto«il modello del vero salesiano». Nella sua primaparte vengono presentate le due facce dell’unicomedaglione, il salesiano appunto: quella sociale,ossia il suo volto, scandita dal motto «da mihianimas»; e quella più profonda di costanza e diascesi, la nervatura dunque, del «coetera tolle»!

II TTIIRROOCCIINNAANNTTII

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insieme 25pastorale giovanile insieme

È ovviamente l’insieme delle due che forma la“persona” del vero salesiano e che ha come em-blema supremo la figura di don Bosco. Per ren-derci poi idonei ad incarnare questi aspetti è ne-cessario, per dirla con don Viganò, «quel climadi convivenza e di formazione ispirato alle Costi-tuzioni e alle genuine Tradizioni» che ci aiute-rebbe rendere ancora attuale quell’azione delloSpirito che ha animato san Giovanni Bosco; eche purtroppo oggi si stenta a cogliere in alcuninostri ambienti. La seconda sezione del sognopresenta invece i lineamenti dell’antisalesiano, incui al posto dei dieci diamanti regna l’imborghe-simento, la giustificazione, l’individualismo,l’ozio, il denaro, la proscrizione della mortifica-zione…; e a cui faremmo bene a tornare a dareuno sguardo per una revisione di vita in vista diun’azione più efficace perché rispondente alprogetto del Fondatore! Ad incoraggiarci inquesto panorama sicuramente poco felice, ma at-tuale, sono le parole del giovane biancovestitodella terza scena del sogno: «siate forti e animo-si»! A questo messaggio di speranza si aggiungo-no tre strumenti su cui fare leva in vista di uncambiamento: la testimonianza di vita che siesprime nella coerenza tra il dire e il fare; la cu-ra delle vocazioni, conseguenza della prima; edin fine l’amore e la pratica delle Costituzioni.

Alla lettura del sogno, per un discernimentopiù profondo nella nostra vita, si aggiungono leconferenze offerte con maestria dai confratellidon Paolo Caltabiano e don Salvatore Spitale.Essi ci presentano rispettivamente alcuni aspettidella teologia del lavoro e alcune note di salesia-nità, in cui non manca il riferimento a figure diconfratelli che, fedeli al progetto del Fondatoree uomini di Dio, hanno contribuito alla genuinadiffusione del carisma salesiano nella nostra ter-ra di Sicilia. Come vedete il lavoro non manca,ma neanche gli spunti di riflessione per orienta-re la nostra vita di consacrati verso ciò che piùconta, verso Chi abbiamo scelto, abbandonandotutto, fedeli al desiderio del nostro Fondatore.

Ringraziando la redazione per averci dato lapossibilità di scrivere queste poche righe, por-giamo a tutti i confratelli il nostro più caro salu-to mentre li invitiamo a tornare, attraverso la let-tura e la riflessione personale e comunitaria, alsogno dei dieci diamanti.

LLEETTTTEERRAA MMGGSS

Siamo ormai agli inizi dell’estate e, come an-nunciato durante le verifiche zonali, vi inviamoquesta circolare con tutti gli impegni estivi delMGS Sicilia.

PPEELLLLEEGGRRIINNAAGGGGIIOOSono ormai concluse le iscrizioni al pellegrinag-gio ai luoghi salesiani che si terrà dal 12 al 19agosto 2006. Ricordiamo, a tutti gli iscritti, di farpervenire la quota di partecipazione ai delegatiispettoriali MGS entro la fine di giugno.

CCAAMMPPOO AANNIIMMAATTOORRII II LLIIVVEELLLLOODDOOVVEE: Acireale, San BenedettoQQUUAANNDDOO: dalla mattina del 24 al pranzo del 27agosto 2006.DDEESSTTIINNAATTAARRII: Potranno partecipare al cam-po coloro che hanno le seguenti caratteristiche:

– hanno già iniziato il percorso di forma-zione per animatori nelle singole case;– hanno frequentato il 3° anno della scuo-la superiore;– nel prossimo autunno inizieranno lascuola animatori zonale di II° livello.

N.B. Al più presto riceverete il volantino con ilprogramma dettagliato

CCAAMMPPOO AANNIIMMAATTOORRII IIII LLIIVVEELLLLOODDOOVVEE: San GregorioQQUUAANNDDOO: dalla mattina del 24 al pranzo del 27agosto 2006DDEESSTTIINNAATTAARRII: tutti coloro che hanno già fre-quentato almeno un anno della scuola animatorizonale.N.B. Al più presto riceverete il volantino con ilprogramma dettagliato

CCOONNVVEEGGNNOO EE FFEESSTTAAIl CCOONNVVEEGGNNOO, per questo anno, non verrà or-ganizzato per molteplici motivi.La FFEESSTTAA ispettoriale per adolescenti e giovani,in via sperimentale, sarà realizzata in autunno(fine ottobre – primi di novembre), all’inizio del-l’anno pastorale. Auguriamo a tutti un buon GREST e una buonaestate!

SSuuoorr GGiinnaa SSaannffiilliippppoo ee ddoonn MMaarrcceelllloo MMaazzzzeeoo

Page 28: Notiziario_giugno_2006

insieme26 insieme famiglia salesiana

Consulta della Famiglia Salesiana di Sicilia

Il 4 giugno 2006, alle ore 10,00, la Consultadella Famiglia Salesiana si raduna a Catania-Barriera presso l’Istituto “S. Cuore”. Sono pre-senti l’Ispettore SDB D. Luigi Perrelli, l’Ispettri-ce FMA Sr. Giuseppina Barbanti, il Coordinato-re ispettoriale dei Cooperatori Marco Pappalar-do, la Responsabile VDB Sicilia Orientale Signo-rina Letizia Maccarrone, la Responsabile VDBSicilia Occidentale Signorina Gabriella Gabrie-le, il Presidente ispettoriale degli Exallievi Gio-vanni Costanza, Dalila Virzì Presidente ispetto-riale Exallieve/PA, Signora Maria Rosa Giorda-no in sostituzione della Presidente ispettorialeExallieve/CT, Signora Petitto in sostituzione delPresidente regionale ADMA, la Delegata FMAper la FS e segretaria della Consulta Sr. Ida Tra-pani e il Delegato SDB per la FS e Coordinatoredella Consulta D. Giuseppe Falzone. Sono as-senti il Responsabile regionale CDB GaetanoCavallaro, la Consigliera ASF Sr. Adriana Fede-rici, la Superiora regionale SOSC Sr. Maria Gra-zia Corleo.

La Consulta inizia l’incontro con un brevemomento di preghiera guidato dall’Ispettore ilquale sottolinea la particolare importanza diquesto incontro anche perché D. Giuseppe Fal-zone conclude il suo prezioso servizio alla Con-sulta come Coordinatore, pur restando per tuttiesempio di instancabile dedizione e punto di ri-ferimento per la ricchezza della sua esperienza.Comunica che lo sostituirà D. Carmelo Umana.

Dopo la lettura del verbale dell’ultima Con-sulta D. Falzone avvia il lavoro facendo riferi-mento ai seguenti punti all’ordine del giorno:

1. Verifica incontri di Operatori di Pastorale;2. Esercizi Spirituali di FS a Colle San Rizzo

(6-12 agosto 200): partecipanti, modalità, quota(€ 290)...;

3. Convegno regionale di FS (21-22 otto-bre2006). Definizione del programma;

4. Discernimento su altri possibili cammini eattività comuni di FS.

VVeerriiffiiccaa iinnccoonnttrrii ddii OOppeerraattoorrii ddii ppaassttoorraalleePer quanto riguarda gli Operatori di pastora-

le Giovanni Costanza mette in evidenza l’impor-tanza di assicurare una formazione comune aLaici - SDB - FMA.

L’ispettore comunica che per iniziativa deiconsigli ispettoriali SDB-FMA si sta program-mando un Corso biennale per Operatori nel-l’ambito della prevenzione e della devianza,avendo per destinatari, soprattutto persone chedevono assumere responsabilità in comunità al-loggio, centri per tossicodipendenti ecc… GliEnti promotori sono CNOS e CIOFS con il S.Tommaso che assicura un significativo spessoreculturale.

Si farà in modo di avere il riconoscimentodella qualifica dalla Regione Siciliana, con il re-lativo finanziamento; se a questo riguardo ci sa-ranno difficoltà la copertura economica sarà af-frontata dalle due ispettorie (SDB e FMA).

La Consulta accoglie la proposta e sottolineache non è il caso di programmare un Seminario.L’avvio del Corso non si prevede prima del gen-naio 2007.

Successivamente l’ispettore riferisce che aconclusione della visita, D. Frisoli ha comunica-to che una coppia di Cooperatori saranno con-tattati per assumere la responsabilità dell’Orato-rio di Modica. Ed è bene che queste persone ab-biano competenza e qualifica per gestire l’Ope-ra. Per Randazzo si prospetta l’impegno da par-te degli Exallievi.

In riferimento al 2° punto del Verbale dellaConsulta di Pastorale della FS Giovanni Costan-za sottolinea che gli incontri di Formazione So-cio-politica non porteranno frutti se non si tra-ducono in concreto impegno nel sociale. NellaFormazione Socio-politica, quindi, conviene fi-nalizzare gli incontri ad una immediata operati-vità.

Di ciò si darà comunicazione al VIS e al VI-DES, perché ne tengano conto nell’organizzazio-

Verbale della riunione del 4 giugno 2006

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insieme 27famiglia salesiana insieme

ne degli incontri del prossimo anno.Per quanto riguarda il Percorso di Educazio-

ne all’amore si rileva che gli incontri non si sonorealizzati a Piazza Armerina, secondo la pro-grammazione, ma al Tabor. A conclusione delpercorso si sta organizzando un campo.

Marco comunica che Cinzia e Agostino,mentre viene portato avanti il GREST, voglionogarantire un tempo di formazione per coppie opersone singole che contemporaneamente sonoimpegnate nell’animazione dell’attività estiva.

Quindi si offre un tirocinio concreto per lai-ci impegnati in Oratorio.

Dalila chiede se c’è la possibilità di avviarequesti percorsi nella zona di Palermo o di Mes-sina.

D. Falzone ipotizza la realizzazione di questiincontri il prossimo anno a Piazza Armerina.

Giovanni Costanza sottolinea la mancanza dicircolarità delle informazioni tra i Gruppi dellaFS.

Marco Pappalardo evidenzia l’importanza dimetterci nell’ottica di condividere le iniziative. Siipotizza per il prossimo anno la raccolta delle di-verse iniziative dei vari Gruppi della FS in un fa-scicoletto da diffondere.

Nell’incontro di gennaio si affiderà l’incaricoad un membro della Consulta.

Si concorda di continuare l’Anno per il tuofuturo, con l’impegno di far conoscere megliol’iniziativa alle Exallieve e agli Exallievi.

Per quanto riguarda l’incontro della Consul-ta di Pastorale il 25 giugno prossimo, vista l’as-senza di Gaetano Cavallaro, si condivide la pro-posta di delegare a partecipare come membrodella consulta di FS, Giovanni Costanza.

EEsseerrcciizzii ddii FFSS 22000066 aa CCoollllee SSaann RRiizzzzooD. Falzone comunica che Don Bosoni - agli

Esercizi Spirituali di FS che si realizzeranno aColle S. Rizzo dal 6 al 12 agosto 2006 - tratterràil seguente tema: “Il mio progetto personale divita, in cammino sulle orme di Gesù, con Don

I partecipanti all’incontro della Consulta della Famiglia Salesiana

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insieme28 insieme famiglia salesiana

Bosco nella Famiglia Salesiana”.È opportuno che entro giugno ogni gruppo

comunichi a Don Falzone i nominativi dei parte-cipanti.

CCoonnvveeggnnoo rreeggiioonnaallee ddii FFaammiigglliiaa SSaalleessiiaannaa Secondo il mandato affidato a Dalila e a

Marco viene presentata alla Consulta una ipote-si di programma del prossimo Convegno regio-nale di FS che si dovrà realizzare a ZafferanaEmmaus il 21-22 ottobre 2006.

Si dialoga e ci si confronta sulla scelta del te-ma, sulla finalità del Convegno, sul suo significa-to all’indomani della chiusura del Convegno del-la Chiesa italiana.

Intanto accogliamo l’arrivo di Don CarmeloUmana che raccoglie l’eredità di Don Falzonenell’impegno di Coordinatore della Consulta diFS.

Successivamente si continua a dialogare e aconclusione si concorda di tenere presenti: ilVangelo come guida anche nell’impegno socio-politico; il Progetto culturale come generatoredi scelte socio-politiche; alcuni dei temi non ne-goziabili.

Pertanto si definiscono:Tema: Testimoni di Speranza - Sottotitolo:

Famiglia salesiana e impegno socio-politicoOrario: Sabato ore 17.00: Saluto dell’Ispet-

tore e dell’Ispettrice: “Da Verona a Zafferana”;ore 17.30: Preghiera iniziale sul tema delle Bea-titudini all’interno delle quali si potrebbero pre-sentare i temi non negoziabili (Giovani salesia-ni); ore 17.45: I Relazione: “Viaggio nella Dottri-na sociale della Chiesa” (Prof. Saro Sapienza);Pausa; II relazione: “Don Bosco e la politica”(Sr. Maria Trigila); Dibattito in assemblea; ore20.00: Cena; ore 21.15: Stand che presentinoprogetti concreti, iniziative ecc… .

Domenica ore 7.30: Celebrazione Eucaristi-ca (Giovani MGS); ore 8.30: Colazione; ore 9.15:Inizio dei lavori; ore 9.30: III Relazione: “Testi-moni nel mondo politico” (Piero Quinci); ore10.15: Tavola Rotonda: “Quale impegno per lavita, la famiglia, i giovani in un contesto di rela-tivismo imperante”; Pausa; ore 11.35: Dibattito;ore 12.30: Conclusioni; Pranzo.

Quota di partecipazione: € 60,00.Prenotazioni: Entro il mese di settembre

presso la Federazione degli Exallievi SDB.Per la tavola rotonda si ipotizzano:Moderatore: Carolina FioricaRelatori: per il tema “Vita” Salvino Leone;

per il tema “Famiglia” Giovanni Costanza; per iltema “Giovani” Marilena Cicero.

L’ispettore contatterà l’Albergo “Emmaus”per l’ospitalità ed i giovani salesiani del S. Tom-maso per la preghiera iniziale; Sr. GiuseppinaBarbanti, Sr. Maria Trigila, Dalila Virzì, CarolinaFiorica, Marco Pappalardo, Piero Quinci ed i re-sponsabili delle Associazioni per gli Stand; Gio-vanni Costanza, Saro Sapienza.

Dalila s’impegna a raccogliere gli interventidei relatori prima del Convegno e scrivere leconclusioni.

Si vedrà se sarà possibile, la sera del sabato,realizzare un momento di festa.

Il 30 agosto alle ore 16 a Zafferana si incon-treranno l’Ispettore, Don Umana, Giovanni Co-stanza, Marco Pappalardo e Dalila Virzì Ioppoloper definire gli ultimi preparativi riguardo ilConvegno.

La Consulta conclude il suo lavoro alle ore16. Si decide che il prossimo incontro sarà il 7gennaio 2007 a Catania - M. Ausiliatrice e l’in-contro di fine anno il 10 giugno 2007 a Cataniaal S. Cuore Barriera.

Prima dei saluti ancora un sentito grazie aDon Falzone che per tantissimi anni ha seguitocon passione il cammino della FS di Sicilia.

L’Ispettore gli consegna un quadro di DonBosco e afferma: Don Bosco ti è grato.

SSrr.. IIddaa TTrraappaanniiSegretaria della Consulta

Page 31: Notiziario_giugno_2006

insieme 29esperienze insieme

Verso l’Africa nel segno di Don Bosco

Partono anche dalla Sicilia le missioni salesiane nel Madagascar

«Che giorno memorabile sarà quello in cui imissionari salesiani, risalendo il fiume Congo, in-contreranno i loro confratelli che risalgono il Ni-lo e si stringeranno la mano, lodando il Signore».Con questo augurio centotrentuno anni fa, nel1875, Don Bosco espresse il suo sogno perl’Africa. Ebbene, il «Progetto-Africa» grazie allasua felice intuizione, al carisma salesiano del Ret-tor Maggiore don Egidio Viganò (7° successoredi Don Bosco), e all’«intelligenza e costanza» deivari gruppi della Famiglia salesiana, oggi è unarealtà, una «grazia di Dio» consolidata ormai daventicinque anni, incidendo profondamente nel-l’evangelizzazione della società africana.

E in questo contesto, l’Istituto teologico «S.Tommaso» di Messina con il suo preside prof.don Giovanni Russo, in collaborazione con ilComitato Vis-Sicilia (delegato don Enzo Volpe)ha organizzato un meeting-commemorativo del25° anniversario del «Progetto Africa e dellaMissione dei Salesiani in Madagascar», tenutosinell’Auditorium «D. Amoroso» dell’Istituto.«Un macroprogetto - ha detto don Enzo Volpe -che ha spinto la Congregazione verso l’aperturadi grandi frontiere in Africa, portando alla genteservizio, amore, carità». «Un forte impulso - hapoi ricordato don Luigi Perrelli - offerto dai sa-lesiani di Sicilia, che è terra non solo di acco-glienza, ma di grande e profonda missionarietà».«E la “spedizione” siciliana in Madagascar - haaggiunto don Erminio De Santis - è stata alquan-to difficile».

Dal “pionierismo” iniziale la nostra missioneè passata alla realizzazione di opere e attività so-ciali, assistenziali, educative e pastorali.

«L’evangelizzazione e la catechesi - ha dettonella sua relazione il consigliere per le Missionidella Congregazione salesiana, l’indiano donFrancis Alencherry - sono la dimensione fonda-mentale della nostra missione, nel mondo e se-gnatamente in Africa. Ma non si può rimanere

indifferenti e ciechi di fronte alle necessità di mi-lioni di persone che lottano per la loro sopravvi-venza, sotto lo spettro minaccioso della povertàassoluta e delle malattie. Nell’assenza di amore,di perdono, di giustizia e di solidarietà non cipuò essere sviluppo umano, economico, sociale;non c’è speranza di vita dignitosa per tutti. Do-po 25 anni dall’inizio del Progetto Africa i sale-siani sono presenti in 42 Paesi del continenteafricano; impegnati a dare un impulso spirituale,ma anche a offrire cappelle, chiese, scuole, di-spensari».

«Ma se la situazione in Africa è purtroppoancora drammatica, non è certamente meno nel-le regioni della Russia, e soprattutto in Cina, do-ve la persecuzione religiosa è forte. E infine l’Eu-ropa, che offre oggi uno scenario religioso pre-occupante. Il 50% della popolazione europea -ha sottolineato con amarezza il relatore - non èbattezzata! Pochi sono i cristiani praticanti.Dappertutto c’è la carestia del Vangelo, e il vuo-to interiore creato dal materialismo e dall’edoni-smo è immenso».

Interessante, infine, l’intervento-testimo-nianza del salesiano missionario nella prima spe-dizione in Madagascar: don Vittorio Costanzoche dice: «La missionarietà ha rinnovato la vitamia, quella della mia famiglia e di tutta la grande“famiglia” salesiana di Sicilia. L’isola di Madaga-scar, sedici milioni di abitanti, con una superficiedoppia di quella italiana è al 50% di religione“tradizionale” (animista). Credono in Dio, ma èforte il culto dei morti (intermediari tra la divini-tà e l’uomo). Il 40% della popolazione è cristia-na, il 10% musulmana. Il nostro impegno è quel-lo di rispondere alle esigenze della gente “malga-scia”, soprattutto dei giovani».

RRoossaarriioo UUrrzzìì

[fonte: Gazzetta del Sud, domenica 18 giugno 2006]

Page 32: Notiziario_giugno_2006

insieme30 insieme esperienze

Sulle orme di Karol

La Polonia è un Paese grande, ma a me sonobastati due giorni e la visita in poche località percapire quanto grande sia l’impronta lasciata daGiovanni Paolo II. Infatti nei giorni 1 e 2 aprilescorsi, insieme ad una delegazione di 30 giovaniprovenienti da tutta l’Italia, ho avuto la possibi-lità (a nome del Movimento Giovanile Salesiano)di commemorare Giovanni Paolo II, nel primoanniversario del suo ritorno alla casa del Padre,nella sua terra e tra i suoi connazionali. La dele-gazione è stata organizzata dal Servizio Naziona-le per la Pastorale Giovanile della CEI ed eracomposta dai rappresentati laici delle regioni ec-clesiastiche, dei movimenti e delle associazioni,che siedono al tavolo della Consulta di PastoraleGiovanile della CEI.

In due giorni un mondo! Volti, luoghi, sto-rie, a testimoniare quanto un luogo possa segna-re una persona e quanto una grande personapossa ricambiare allo stesso modo grazie alla fe-de. Sì, perché passando per i luoghi dell’infanziadel Papa defunto, la casa natale e la parrocchiadi Wadowice, così come per quelli della giovi-nezza e dell’età adulta a Cracovia, quello che mi

ha colpito non èstato tanto “l’uo-mo Karol”, quan-to Karol “uomo diDio”.Visitando Wado-wice si potrebbedire, con le dovutedistanze e parafra-sando un po’,quello che si dice-va di Nazaret:“Cosa potrebbemai venir fuori dibuono?”. Eppureil Signore fa cosegrandi, e questo inPolonia è ben visi-bile. Tutto parla diGiovanni Paolo IIe ad ogni sua im-magine, davanti allechiese, sotto la Curia ecco un gruppo (semprenutrito) di fedeli che pregano, cantano e depon-gono lumini. E che dire delle bellissime chiesedove è costante l’adorazione eucaristica pernulla disturbata dal passaggio dei turisti e deicuriosi?

Tra i luoghi simbolo della Polonia come nonvisitare Oswiecim, tristemente nota per i campidi sterminio nazisti, oggi luogo di visite silenzio-se e di riflessione su come l’uomo abbia tentatodi mettersi al posto di Dio. L’emozione, in queiluoghi visti e rivisti in tv e sui libri, potrebbe farperdere di vista l’oggi e la quotidianità, potrebbefar prevalere la rabbia e la melanconia. Due ri-flessioni mi hanno “tormentato” passando perquei viali tutti uguali e entrando in quelle “case”mattonate e piene di ricordi tristi: la prima è chela memoria di un tale sterminio ha insegnatodavvero poco alle generazioni di oggi, la secon-da, dinanzi alla cella di San Massimiliano Kolbe,è che Dio semina amore anche nei luoghi dovetale parola non potrebbe neanche esserepensata.

Fonte battesimale del Papa

Wadowice - La casa del Papa

Page 33: Notiziario_giugno_2006

insieme 31esperienze insieme

A proposito di testimoni, un momento signi-ficativo è stata la veglia nella cappella dell’Arci-vescovado di Cracovia (luogo in cui il 1 novem-bre del 1946 Karol Woytila veniva ordinato sa-cerdote), presieduta da Sua Em. Card. StanislaoDsiwisz (segretario di Giovanni Paolo II) o me-glio, come lui ha ribadito più volte, “Don Stani-slao”.

Insieme ad un gruppo di giovani polacchi,abbiamo vegliato insieme a Giovanni Paolo II,come ha ripetuto spesso Mons. Stanislao, ag-giungendo anche: “La sua eredità dal giorno del-la sua morte è in queste parole: amore, verità,perdono, preghiera, pace,misericordia”. E rivolgen-dosi a noi e a tutti i giovaniha sottolineato: “La sua ere-dità ora giace nelle vostremani. Viverle bene e congioia diventi il vostro grandecompito, oggi, domani esempre”. Dinanzi a qualchevolto in lacrime il Cardinaleha ripreso le parole del Papastesso: “Carissimi giovaninon siete soli, ci sono le vo-stre famiglie, le comunità,gli educatori; non siete solinella lotta contro il peccato.Vedo in voi, cari amici, lesentinelle del mattino nel-

l’alba del III millennio”.Giorno 2, al mattino ci siamo ri-trovati nel Santuario della “Divi-na Misericordia”, dove è statocelebrata la S. Messa in memoriadi Giovanni Paolo II alla presen-za di tutti i Vescovi polacchi, delPresidente della Repubblica, delNunzio Apostolico e di moltissi-mi polacchi dentro e fuori lachiesa, costruita vicino al luogoin cui Karol lavorava da giovanee dove Santa Faustina ebbe la vi-sione del Cristo risorto miseri-cordioso.Il pomeriggio è stato dedicato al-la visita di Cracovia, che in sera-ta si è riempita dei tantissimi fe-

deli accorsi per la Via Crucis cittadina.Toccata e fuga, come si dice, toccato anche il

cuore, rivolto a Dio per ringraziare del dono diGiovanni Paolo II e della Chiesa, e in preghieraper i tanti giovani che spiritualmente erano connoi. Salutandoci Mons. Stanislao ci ha detto:“Giovanni Paolo II ci ha parlato da uomo, daamico, da padre, ma sempre da testimone diDio. Lo Spirito Santo parli oggi ai cuori di noitutti come parlò, soffiando, al suo funerale. Eglici illumina e ci incoraggia!”.

MMaarrccoo PPaappppaallaarrddoo

Oswiecim - Entrata campi di sterminio

La cappella della curia di Cracovia

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insieme32 insieme frammenti di memoria

Don Giuseppe Pollone

Giovedì 4 maggio 2006 alle ore 17.00 nellacappella dell’Istituto Teologico San Tommaso inMessina il Signor Ispettore, Don Luigi Vito Perrel-li ha presieduto una Messa di suffragio per donGiuseppe Pollone. All’inizio della celebrazione, èstato letto il seguente profilo biografico e spiritua-le del confratello defunto:

«Gesù Cristo è la salvezza del mondo, la vitasenza fine e la risurrezione dei morti». La fedenel Signore risorto ci trova uniti in assemblea percelebrare il mistero della Pasqua nel ricordo delnostro caro confratello Don Giuseppe Pollone.

Don Pollone chiudeva la sua giornata terre-na nel pomeriggio di venerdì scorso 28 aprile aTorino per andare incontro all’abbraccio delPadre. Aveva compiuto da poco 81 anni, essen-do nato a Trino (VC) l’11 aprile 1925; per 63 èstato figlio fedele di Don Bosco; per 53 ha vissu-to il mistero e il dono del ministero presbiterale.

Dal ceppo sano e profondamente religiosodella famiglia, Giuseppe ricevette una fede radi-cata nell’essenziale. La sua lunga esistenza saràsempre contrassegnata da un vivo senso del sa-cro e del trascendente.

Nel 1941 è novizio a Villa Moglia. Dopo ilcorso filosofico a Foglizzo ed il tirocinio a Val-docco e all’Agnelli, compie gli studi teologici aBollendo che conclude con l’ordinazione presbi-terale il 1° luglio 1952.

Per la sua intelligenza vivace è mandato allaCrocetta dove nel 1954 consegue la licenza inDiritto canonico. A settembre dello stesso annoè destinato dall’obbedienza allo Studentato Teo-logico “San Tommaso” di Messina, a quel temposito presso l’Istituto “San Luigi”. Dal 1954 al1993 è professore di Diritto canonico e bibliote-cario, educando e convivendo con centinaia digiovani confratelli in formazione provenienti daogni parte del mondo. Dal 1981 e per lunghi an-ni fu anche Assistente Regionale delle VDB e permolti anni pure cappellano della clinica Villa Sa-lus. Nel 1993, in condizioni di salute ormai pre-carie, chiede e ottiene il trasferimento nella suaterra di origine, destinato alla comunità di ColleDon Bosco, dove rimane solo due anni. Nel1995, chiede di tornare nuovamente a Messina“San Tommaso”, e vi rimane fino a settembre del2002, quando, decide di ritornare a Torino, perstare più vicino alle sue sorelle, a cui era moltolegato (Don Pollone aveva una sorella gemella!),e per coronare un sogno e realizzare un deside-rio, che coltivava da tempo, concludere la sua vi-ta come confessore nella Basilica di Maria Ausi-liatrice.

Nei due periodi della sua vita trascorsi al“San Tommaso”, abbiamo potuto ammirare laricchezza e la profondità della sua personalitàumana e spirituale, la sua incondizionata dedi-zione alla missione salesiana e sacerdotale. Se ilprimo periodo (1954-1993) è segnato dal “fare”,dalle ote e qualificate attività, il secondo (1995-2002) è segnato dall’“offerta” della sua malattia,non meno attiva pastoralmente e certamente as-sai feconda spiritualmente.

Dal 1954 al 1993, abbiamo ammirato il lavo-ratore instancabile e l’apostolo generoso. Coloroche sono stati accanto a Don Pollone in tuttiquegli anni sono testimoni delle imprese di Don

Don Giuseppe Pollone

Page 35: Notiziario_giugno_2006

insieme 33frammenti di memoria insieme

Pollone, che hanno dell’incredibile. Così un con-fratello lo ricorda: «Organizzò da solo la siste-mazione, la catalogazione e la schedatura dei vo-lumi che andavano costituendo la biblioteca del-l’Istituto, che negli anni del suo servizio, rag-giunse la consistenza di 80.000 volumi». Il suocostante impegno e la sua laboriosità fuori del-l’ordinario nel lavoro della biblioteca, si manife-starono particolarmente quando nel 1966, si do-vette procedere al trasporto dei libri della biblio-teca dall’antica sede del “San Luigi” ai nuovi lo-cali del “San Tommaso”. Praticamente da solo,con qualche aiuto limitato e occasionale, donPollone trasportò tutti i libri e tutti gli scaffali, inpochissimo tempo.

Un altro tratto caratteristico della sua riccapersonalità è dato dalla sua alta figura morale. Fusaggio maestro di dottrina e di vita di tantissimisalesiani, suore, specialmente «Figlie di MariaAusiliatrice» e «Apostole della Sacra Famiglia»,«Volontarie di Don Bosco», e laici. Il suo profi-lo spirituale è così tratteggiato da un confratello:«Metodico nel lavoro e nella vita quotidiana. Fucostante esempio di generoso impegno, di osser-vanza religiosa, di carità fraterna. La sua pietàera evangelica, seria e semplice, costante e sere-na. Fu inflessibile nel compimento preciso delsuo dovere di sacerdote, di docente, di bibliote-cario, di religioso. Non si prese mai momenti diricreazione e il riposo consisteva nel cambiamen-to di lavoro» Pienamente inserito nella comuni-tà che sentiva profondamente sua, si adoperavain ogni modo per rendere pulito l’ambiente in-terno ed esterno della casa. Per anni e anni, co-me abbiamo potuto verificare in tanti, la sua ri-creazione dopo pranzo consistette nella puliziadella collina; non era raro vederlo con la scopa inmano a pulire l’atrio della biblioteca o la stessabiblioteca.

Per quanto dedito al suo ufficio di docente edi bibliotecario, a cui dava tutto il suo tempo,nelle lunghe giornate di lavoro che spesso aveva-no un’appendice serale dopo cena, manifestavauna particolare contentezza quando era chiama-to a svolgere il suo ministero sacerdotale di pre-dicatore della Parola e di ministro dei sacramen-ti. Mi sembra ancora di vederlo “correre”, sem-pre pronto ad andare incontro a quanti chiede-vano il suo aiuto spirituale. Qualche giorno pri-

ma della sua morte, ricevo una telefonata da unsignora preoccupata perché don Pollone non ri-spondeva al telefonino e al suo numero di stanzaa Valdocco, era vivamente in ansia per la sua pre-ziosa salute. Veda, mi confidava, ha battezzatomio figlio in clinica, per me è diventato come unpadre. E come per lei così per tantissimi altri.

Un’attività pastorale che lo impegnò a largoraggio, sino alla fine, furono la confessione e ladirezione spirituale, sia come cappellano delle«Apostole della Sacra Famiglia», sia in tante co-munità religiose e parrocchiali, e sia come ani-matore e conferenziere per gli incontri periodiciorganizzati per le suore giovani delle FMA, inpreparazione alla professione perpetua e non so-lo. Un confratello ci ricorda che «la stanzetta avetri della direzione della biblioteca, dove donPollone trascorreva lunghe ore del giorno (e so-vente anche di notte), non era soltanto l’ambien-te di lavoro ove risuonava ininterrottamente ilticchettio della macchina da scrivere – e negli ul-timi tempi del computer – ma costituiva anche illuogo di accoglienza per le numerose personeche richiedevano il suo ministero sacerdotale diconfessore, sperimentato e prudente, e di diret-tore spirituale ricco di unzione e di paternità».

Il secondo periodo che trascorre con noi al“San Tommaso” (1995-2002) e gli ultimi anni diValdocco (2002-2006) sono segnati dalla malat-tia accettata da Dio con cristiana rassegnazione eofferta con amore per i confratelli e per tutti. Ilsuo stato di salute che andava visibilmente decli-nando, subisce un’improvvisa accelerazione nel1999. Il 20 agosto è ricoverato al policlinico diMessina per accertamenti e analisi vari. Il suo fi-sico debilitato, fortemente anemico, è colpito daun herpes, che lo prostra fisicamente ma nonspiritualmente. Curato amorevolmente dal Di-rettore, don Lillo La Piana, fino al 30 di agosto,quando deve lasciare la comunità per assumerel’ufficio di Ispettore, e dall’11 settembre dalnuovo direttore, don Lillo Montanti, e dagli altriconfratelli, va gradualmente riprendendosi an-che se ormai è costretto alla dialisi che dovrà fa-re per tre volte alla settimana sino alla fine.

Con le poche forze che ormai gli restavanocontinuò per quanto potè a rendersi utile, sche-dando libri, confessando. A Valdocco, più con lavolontà che con le energie fisiche che declinava-

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insieme34 insieme frammenti di memoria

no sempre più - come ricorda il direttore -, ebbe

ancora il tempo di organizzare la biblioteca in-

terna, catalogando e schedando tutti i volumi di

Salesianità. Riconoscenti per questo servizio, la

comunità di Valdocco dedica a lui il salone rin-

novato della comunità, con una targa e una foto.

La “sua” comunità di Messina “San Tommaso”

dedica a don Pollone la Sala di lettura della bi-

blioteca “don Candido Ravasi” e costituisce il

«fondo don Pollone», che raccoglierà i volumi di

quanti, tra confratelli, consorelle, parenti, amici

che hanno conosciuto e stimato don Pollone e

altri ancora, vorranno donare alla biblioteca per

questo scopo [Indirizzo: Via del pozzo, 43, c.p.

28 – 98121 Messina].

Nel lavoro a tratti frenetico e nella inattività

forzata a causa della malattia, fu sempre sorretto

dalla sua forte tempra spirituale, che seppe con-

tinuamente alimentare alla sorgente della pre-

ghiera liturgica e personale, alla tenera devozio-

ne a Maria Ausiliatrice, che si esprimeva nella di-

sponibilità al servizio, nell’osservanza religiosa,

nella povertà evangelica, che si rivestiva di gene-

rosità e di semplicità nel mettere a disposizione

quanto era in suo possesso e i numerosi regali

che riceveva dagli amici.

La lunga malattia lo prostrò ma non lo scon-

fisse. Lo sappiamo vittorioso nel Cristo risorto!

Il nostro grazie riconoscente, che si fa Eucaristia,

va al Signore, per il dono di Don Pollone alla no-

stra comunità, alla Congregazione, alla Chiesa.

Quanti lo abbiamo conosciuto, stimato e amato,

ci sentiamo tutti uniti nella preghiera di suffragio

e nel ricordo di questo infaticabile servitore e co-

struttore del Regno di Dio, certi che anche per

lui sono già risuonate quelle consolanti parole di

Gesù: «Vieni, servo buono e fedele: entra nella

gioia del suo Signore» (Mt 25,21).

Messaggio del Rettor Maggioreletto dal Sig. Ispettore durantela celebrazione, nella chiesamadre di Adrano, dei funerali diSr Marianna Orefice, Sr RosettaCavarra e il loro autista France-sco Cottone

Caro don Luigi,un saluto cordiale a te e a tutti i confratel-

li della Sicilia, augurandovi una buona Festadel Sacro Cuore di Gesù, sorgente della caritàpastoralel del nostro amato padre Don Bosco.Il Sacro Cuore ci insegni ad essere miti e umi-li di cuore e ci riempia della passione per lasalvezza dei giovani.

Ti ringrazio della tua email con l’informa-zione sul triste incidente stradale in cui sonomorte Sr Marianna Orefice e Sr Rosetta Ca-varra, e il loro autista Francesco Cottone.Davvero che mi rincresce. Ieri sera ho appre-so la notizia e volevo saperne di più per poteresprimere le mie condoglianze alla IspettriceSr Giuseppina Barbanti e a tutta la IspettoriaFMA della Sicilia duramente provata da que-sto incidente.

Ti prego di presentare loro il mio saluto,il mio cordoglio e la mia preghiera. Infattistammattina ho pregato nell’Eucaristia perloro. Il Signore renda partecipi Sr Marianna,Sr Rosetta e Francesco della sua Luce, dellasua Gioia, della sua Pace, della sua Vitaeterna, e dia consolazione alle famiglie, allacomunità, alla Ispettoria, e continui a bene-dirla con nuove e sante vocazioni.

Con affetto, in Don Bosco

DDoonn PPaassccuuaall CChháávveezz VV..

Rettor Maggiore

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insieme 35dalle case salesiane insieme

Dalle case salesiane

Eventi celebrativi per il XXV delle Missioni sici-liane in Madagascar.

In occasione del XXV anniversario della pri-ma spedizione di Siciliani in Madagascar, è statoorganizzato all’Istituto Teologico “San Tomma-so” un Seminario di studi internazionale suEvangelizzazione, catechesi e catechisti. La pre-senza di S. Ecc. Rev.ma Mons. Gaetano Di Pier-ro a nome della Conferenza Episcopale Malga-scia ha sottolineato il grande riconoscimentodella Chiesa malgascia all’opera dei salesiani sici-liani in Madagascar, dopo 25 anni di intensa e sa-crificata opera missionaria. Il Seminario è statoorganizzato da don Gianni Russo, Preside dellaFacoltà, in collaborazione con don Tonino Ro-mano, docente di Catechetica al San Tommaso.

La presenza di Autorità accademiche, delRev.mo ispettore don Perrelli, del Procuratoreper le missioni siciliane don Maiolino, e di nu-merosi membri della Famiglia salesiana, ha sot-tolineato la portata dell’evento. Tra gli invitati aMessina spiccava il nome del Prof.Pietro Lupo, Membro dell’Acca-demia Malgascia e Professore As-sociato alla Facoltà di Filosofia al-l’Università statale di Toliara,membro corrispondente presso ilprestigioso INALCO (Universitàorientale) di Parigi. Ha preso par-te anche il prof. Don Cosimo Alva-ti, già Direttore della Radio DonBosco in Madagascar e attuale As-sistente alla Facoltà di Scienze del-la Comunicazione dell’UPS di Ro-ma. Il convegno di Messina ha vi-sto riunito alcuni missionari, gio-vani studenti malgasci, benefattorie cooperanti, oltre a numerosi stu-denti della Facoltà teologica. Larelazione di Mons. Di Pierro hamesso in luce l’importanza della

collaborazione internazionale tra Centri di studia sostegno della prassi pastorale, lodando l’ini-ziativa del San Tommaso per l’organizzazione diun’indagine sulla formazione e la vita dei cate-chisti a livello nazionale. Il prof. Lupo ha intro-dotto i lavori, con una lezione magistrale sulla fe-nomenologia della religione tradizionale malga-scia, cuore della stessa cultura malgascia. Il Prof.Alvati ha presentato i risultati di una ricerca, og-getto della sua Tesi dottorale, all’UPS di Roma.Alvati ha sottolineato l’impegno dei Salesiani ein particolare di don Saro Salerno, lodato per ilsuo genio organizzativo, per la comunicazionesociale e radiofonica a livello nazionale in Mada-gascar. La relazione del prof. Romano, siciliano emissionario in Madagascar, ha consentito di co-noscere i risultati dell’indagine sui catechisti.

In continuità con il Seminario di Messina, èstato celebrato un altro Simposio a Fianarantsoain Madagascar. Evento di portata «storica» perla Chiesa del Madagascar, il Simposio si è con-cluso proprio il 27 aprile a Fianarantsoa, pressoil Centro Catechistico Salesiano: il primo Simpo-sio di Studi internazionali su «Catechesi e Cate-

MMEESSSSIINNAA -- SS.. TTOOMMMMAASSOO

Fianarantsoa - I partecipanti al 1° Simposio su“Catechesi e catechisti in Madagascar”.

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insieme36

nale consulenza e al sostegno tecni-co del Bureau technique salesién diIvato, diretto da Padre Rosario Sa-lerno sdb.

Ha aperto i lavori il Direttoredel Centro don Bartolo Salvo, mis-sionario salesiano siciliano in Ma-dagascar dal 1990, che ha sottoli-neato la portata dell’evento per laricaduta essenziale nel delicato set-tore della ricerca teologico-cate-chetica. Mons. Gaetano Di Pierro,Vescovo Ausiliare di Ambatondra-zaka, Presidente della Commissio-ne di Pastorale catechistica e bibli-ca per la Conferenza episcopalemalgascia, ha focalizzato la positivacollaborazione internazionale tracentri di studi per il progresso del-la ricerca scientifica nel delicato e

urgente settore della formazione catechistica inMadagascar. Ha concluso la prima parte dei sa-luti, Mons. Fulgence Rabemahafaly, Arcivescovodi Fianarantsoa, che ha espresso la sua pienasoddisfazione per l’eccezionalità dell’evento. Lapartecipazione di 10 delegati ufficiali sulle 20diocesi del Madagascar e l’ampia partecipazionedi oltre 90 tra specialisti, religiosi, seminaristi e,soprattutto, laici catechisti, ha confermato l’am-pio interesse per l’evento.

Le due relazioni del pomeriggio di giorno 26

insieme dalle case salesiane

chisti in Madagascar». A seguito del seminariocelebrato il 30 marzo 2006 a Messina pressol’Istituto Teologico “San Tommaso”, il Simposiodi Fianarantsoa, svoltosi sotto l’alto patrociniodella Conferenza Episcopale Malgascia e dellaNunziatura Apostolica in Madagascar, è stato or-ganizzato dal CSER (Centre Salesién d’Etudes etdes Recherches «Saint Thomas D’Aquin») diFianarantsoa in collaborazione con l’ITST (Isti-tuto Teologico San Tommaso – Università Ponti-ficia Salesiana) di Messina, grazie alla professio-

Messina - S. Tommaso: Aula Mons. Amoroso

Messina - S. Tommaso: I relatori al seminario di studi internazionale su“Evangelizzazione, catechesi e catechisti”.

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insieme 37dalle case salesiane insieme

aprile tenute rispettivamente dal prof. Padre Ro-bert Dubois, missionario gesuita in Madagascarda oltre 50 anni, ricercatore e antropologo dichiara fama, e del prof. Antonino Romano, teo-logo catecheta presso l’ITST di Messina, hannomesso in luce la situazione passata e presente deicatechisti malgasci. Il Prof. Dubois ha sottoli-neato la complessità della cultura malgascia apartire dalla sua decennale esperienza pastorale,fondandosi soprattutto sui numerosi studi antro-pologici condotti sul versante dell’identità deicristiani malgasci. Secondo Dubois, infatti, non èpossibile comunicare il Vangelo al di fuori del si-stema del pensare malgascio.

Il prof. Antonino Romano ha comunicato, asua volta, i risultati della prima indagine sullaformazione e la vita dei catechisti in Madagascar.Il quadro socio-catechetico tratteggiato da Ro-mano ha stimolato l’attenzione dei partecipantiverso una più feconda problematizzazione sullafigura e il ruolo dei catechisti malgasci, soggettistrategici della comunicazione della fede e so-prattutto attori dei processi formativi dell’identi-tà cristiana. I dati dell’indagine sono stati pub-blicati dall’editrice del San Tommaso di Messina.La giornata del 27 ha avuto il suo culmine nei la-vori di gruppo e nella relazione di Mons. DiPierro che, a conclusione del Simposio, ha rilan-ciato le questioni più urgenti verso una nuova epiù approfondita ricerca da condurre in strettasinergia tra prassi evangelizzatrice e indagineteologico-catechetica, il tutto in chiave malga-scia. Il seminario si è concluso, secondo la tradi-zione malgascia, con un momento gioioso discambio e di fraternità.

È chiaro che i due eventi celebrativi hannoaperto questo anno giubilare delle missioni inMadagascar per ricordare a tutti quale grandeimpegno missionario in ogni settore (invio diconfratelli, mezzi, beneficenze, studio e ricerche)ha coinvolto la Sicilia salesiana nel portare acompimento l’incarico che gli fu affidato nel1980. Oggi la Sicilia salesiana continua la suamissione, dedicandosi al delicato compito dellaformazione degli Evangelizzatori: i catechistimalgasci.

LLaa ««DDeeii VVeerrbbuumm»» nneell ccaammmmiinnoo ddeellllaa cchhiieessaa

Metodi di annuncio della Parola nella famiglia SulSeminario di studi del 26-27 aprile 2006

Nel 1965 i Padri del Concilio Vaticano IIaprono la costituzione dogmatica sulla DivinaRivelazione, riprendendo le parole dell’apostoloGiovanni all’inizio della sua prima lettera: «Viannunziamo ciò che abbiamo veduto e udito, af-finché anche voi siate in comunione con noi e lanostra comunione sia col Padre e col Figlio suoGesù Cristo» (1Gv 1,2-3). Il Seminario di studiodel II ciclo, nei giorni 26-27 aprile 2006 ha inte-so fare memoria della Costituzione sulla DivinaRivelazione, considerata sia in se stessa che nellaconcreta comunicazione della Parola di Dio, inparticolare nella famiglia.

I punti focali della riflessione nel Seminariosono stati due: il primo sulla «Dei Verbum», ilsecondo sull’annuncio della Parola nella fami-glia. Per il primo, il Prof. Antonino Minissale,, bi-blista, docente emerito dello Studio teologico diCatania, ha centrato l’attenzione sulla «Dei Ver-bum», nel contesto degli altri documenti conci-liaci, in alcuni particolari punti dibattuti (quale ilrapporto tra Rivelazione, Tradizione e Magiste-ro), su concetti generatori per il vissuto dellaChiesa (come la comparazione della Scritturacon l’Eucaristia, per cui si raggiunge la massimaconsiderazione che si possa fare della Parola diDio contenuta nei Libri sacri).

Il biblista Prof. don Giuseppe Bellia, dellaFacoltà Teologica di Sicilia, ha introdotto la ri-flessione sulla modalità dell’annuncio della Pa-rola di Dio nel quotidiano della vita cristiana. Inparticolare ha messo in guardia da un ascolto«orecchiante» della Parola, interpretata non te-nendo conto di una retta esegesi biblica.

Tre esperienze di altrettanti Movimenti oGruppi ecclesiali hanno arricchito la riflessionesulla comunicazione della Parola nella famiglia:l’esperienza del Movimento «Equipe Notte Da-me»: ne sono stati testimoni i coniugi Fiocentinodi Palermo; l’esperienza dell’Associazione «Fa-miglia», la cui voce è stata portata dai coniugi

Parrino di Ragusa; l’esperienza dei Gruppi «Ver-bum Domini» di Catania.

Aspetti positivi e difficoltà attuali della co-municazione della Parola di Dio nella famiglia,

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insieme38 insieme dalle case salesiane

SSAANN CCAATTAALLDDOO

««CCoossìì ppoorrttaaii llee ddoonnnnee ssuull ppaallccoosscceenniiccoo»»Eugenio Cammarata ripercorre i suoi «... pri-

mi 50 anni» di teatro con una mostra fotografica.“Mezzo secolo” è un’espressione forte, fa un

po’ impressione. Ma cinquant’anni sono cin-quant’anni lo stesso: lui lo sa bene, e in un certosenso se ne compiace. A maggior ragione che lasostanza non cambia: neanche se si specifica, co-me hanno fatto in segno d’augurio i suoi amiciscrivendolo nei cartoncini per l’occasione, chesono “i... primi 50 anni” (di teatro). EugenioCammarata salì sul palco del teatro dell’oratoriosalesiano San Luigi di San Cataldo nel 1955: daallora non è più sceso. Una mostra fotografica al-lestita presso i locali nuovi dell’oratorio sancatal-dese ripercorre le tappe della sua esperienza tea-trale: verrà inaugurata stasera alle 20, e sarà se-guita da uno spettacolo di danza.

Cammarata cominciò a fare teatro “quandola gente era più semplice, ingenua, quando ba-stava poco per ridere e per piangere”, a cinemae teatro. A San Cataldo c’era il cinema “Marco-ni” (di cui oggi non rimane che la carcassa: tem-po fa, proprio su questo giornale, si è parlato –invano – di una sua possibile ristrutturazione) eil teatro dei salesiani. «Erano questi due luoghi –dice Cammarata – le valvole di sfogo di una po-polazione che versava in stato di miseria».

Quell’anno i salesiani misero in scena unacommedia musicale intitolata “Sognate con me”:la regia era di Ettore Amico, già presidente dio-cesano di Azione Cattolica e sempre pronto, neimomenti di bisogno, a mettere mano al portafo-glio per rianimare le casse dell’istituto; al piano-forte c’era un ragazzo, Attilio Andaloro, (oggiavvocato) che non conosceva – e non le conosceancora – le note sul pentagramma, ma che giàsuonava con un tocco e un’intelligenza armonicatanto originale quanto geniale. Per EugenioCammarata quella commedia fu la prima notted’amore, l’inizio di una storia non ancora finita.Fu una sorta di battesimo, una solenne cerimo-nia di investitura, la dichiarazione di fede, di unafede incrollabile, sostenuta da una passione svi-scerata per la scena e cresciuta in un ambiente

per la Regione Calabria, sono stati evidenziatidal Direttore dell’Ufficio Catechistico RegionaleMons. Vincenzo Zoccali, di Reggio Calabria.

I partecipanti hanno vissuto una giornata emezza di immersione teorica e pratica nella pro-blematica della comunicazione della Parola.D’altra parte, comunicare la Parola non è il pri-mo compito di tutta la Chiesa e di ogni comuni-tà cristiana?

GGiioovvaannnnii CCrraavvoottttaa

VVeerrssoo VVaalleenncciiaa 22000066

La trasmissione della fede nella famiglia.

Questo è il tema scelto per il V IncontroMondiale delle Famiglie, come deciso da Gio-vanni Paolo II e confermato dal suo successoreBenedetto XVI.

Saranno centinaia di migliaia le famiglie chedai cinque continenti si riuniranno a Valencia(Spagna) dal l° al 9 luglio 2006 per pregare, dia-logare e riflettere sul ruolo della famiglia cristia-na, «Chiesa domestica» e unità fondamentaledell’evangelizzazione.

L’Incontro Mondiale delle Famiglie di Va-lencia verrà scandito da cinque importanti mani-festazioni: un congresso internazionale teologi-co-pastorale (4-7 luglio), una Fiera internaziona-le della Famiglia, la recita del Rosario (la nottedel 7 luglio), un momento di festa con testimo-nianze di spiritualità familiare (8 luglio) e, a con-clusione dell’evento, la messa presieduta da Pa-pa Benedetto (9 luglio mattina).

Durante queste giornate sarà centrale la ri-flessione sul tema, secondo uno stile che è pro-prio della Chiesa post-conciliare: un orecchio al-la Buona Novella e l’altro alla storia, per com-prendere la situazione attuale e saper risponderecon coraggio e fedeltà alle sfide di una famigliache non si presenta più monolitica e omogeneacome un tempo, ma che tenta di reinterpretarese stessa, purtroppo sempre più spesso dimenti-cando la sua essenziale natura.

CCaannnneettoo RRuussssoo

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insieme 39dalle case salesiane insieme

ben preciso: quello salesiano. Perché è vero cheEugenio Cammarata il teatro ce l’ha nel sangue.Ma è altrettanto vero che il contatto e l’influen-za con la famiglia salesiana, l’educazione ricevu-ta, l’aria respirata (lì in quel pezzo di San Catal-do dove un tempo sorgeva il famoso orto del ca-nonico Pagano), hanno caratterizzato la sua in-nata passione a tal punto che non è possibile se-parare le due cose.

«Avevo un solo desiderio: formare una com-pagnia teatrale vera e propria per formare i gio-vani secondo lo spirito di don Bosco». Il deside-rio si realizzò nel 1975. «Mi trovavo a Milano perlavoro e scendevo raramente a San Cataldo: Acarnevale però non man-cavo mai, perché in quelperiodo dell’anno, per tra-dizione, i ragazzi dell’ora-torio allestivano dellecommedie, classiche com-medie come “San Giuvan-ni Decullatu”, “Fiat vo-luntas Dei”, “Il compagnoCarmelo”. Nel frattempo,essendo a Milano, fre-quentavo le principali saleteatrali della città. Ero af-fascinato dalle interpreta-zioni di artisti come De

Filippo, Macario, Campanini, Bramieri, Scotti,Chiari, Rascel e Dapporto. Quando poi fui tra-sferito a Caltanissetta, cercai subito di spronareil direttore dell’oratorio, don De Pasquale, e ilvice direttore, don Tringale, affinché si iniziasse-ro i lavori di rifacimento del teatro, che ormaiandava quasi in rovina. Avevo in cuore di fonda-re una compagnia capace di trasmettere qualco-sa di diverso al pubblico, capace di superare uncerto modo di fare teatro che ormai non stavapiù al passo con i tempi; una compagnia, insom-ma, in cui mettere in pratica, sia pure in piccolo,la lezione imparata dai grandi artisti nelle tantedomeniche trascorse a Milano. Prima; però, bi-sognava rendere agibile il teatro».

Non solo. Mancavano i soldi, e non era unparticolare trascurabile. Dei lavori di rifacimen-to, veramente, erano cominciati qualche annoprima grazie ad alcuni fondi stanziati dalla ban-ca popolare “Don Bosco”; ma subito erano statisospesi a causa delle turbolente vicende interneche coinvolsero in quegli anni l’istituto popolaredi credito. «Tuttavia - riprende Eugenio Camma-rata - non abbiamo gettato la spugna. Ci siamorimboccati le maniche e abbiamo cominciato ilavori di rinforzamento e riverniciatura. Devo di-re che la Provvidenza ci è sempre venuta incon-tro. Furono giorni di sacrifici, privazioni, nottiinsonni, ma alla fine...».

Alla fine il teatro fu messo a nuovo e inaugu-rato con uno spettacolo d’apertura intitolato“Gelindo”, una commedia dialettale interpretatadalla compagnia “Don Bosco” finalmente fonda-

Eugenio Cammarata giovanissimo in una fotocon il grande Peppino De Filippo.

Eugenio Cammarata (il primo da sinistra) ne “Il Marchese di Ruvolito”di Nino Martoglio

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insieme40 insieme dalle case salesiane

ta da Cammarata. «Una compagnia fatta anchedi... donne. Già, perché fino ad allora i ruolifemminili erano stati interpretati da uomini ve-stiti da donne. Così andai alla ricerca delle primeattrici, vincendo vecchi pregiudizi e resistenzeanche interne». Da allora la compagnia è cre-sciuta, è maturata professionalmente con il con-tributo di registi in gamba come Aldo Lazzara edha perfezionato le scenografie dei suoi spettaco-li con l’aiuto artistico di Rosario Prizzi. «Soprat-tutto, a teatro siamo cresciuti umanamente. Cre-do che bisogna lavorare ancora in questa direzio-ne per trasmettere ai giovani di San Cataldo sanivalori morali, lottando per esempio contro il fe-nomeno della droga...».

Già. Le siringhe ai bordi delle strade non so-no uno spettacolo edificante. In cinquant’anni ècambiata pure la scenografia di San Cataldo. E le“valvole di sfogo” non sono più il cinema “Mar-coni” né, forse, lo stesso teatro dei salesiani.«Quando iniziai a fare teatro - ricomincia Cam-marata -...». Poi si ferma improvvisamente: perun attimo si accorge che davvero cinquant’annisono tanti. Ma subito si consola pensando al car-toncino scritto dagli amici che gliene augura al-tri cinquanta.

SSaallvvaattoorree FFaallzzoonnee

[fonte: La Sicilia]

AALLCCUUNNEE IINNIIZZIIAATTIIVVEE DDIIEEUUGGEENNIIOO CCAAMMMMAARRAATTAA

– 1975: Fondazione della Compagnia Teatrale“Don Bosco” ancora oggi attiva.

– 1975: Il primo “Carnevale dei Bambini”: oggi lamanifestazione è alla 31^ edizione. Unica manife-stazione carnevalesca di San Cataldo, vi partecipa-no centinaia di bambini in maschera con i loro ge-nitori e moltissimo cittadini.

– 1985: Nasce la “Rassegna Teatrale per i Giova-ni”, che è già al 19° anno. Ogni anno complessi-vamente vi prendono 250/300 giovani, organiz-zati 11/12/13 gruppi teatrali.

– 1997: 1° anno di una “Scuola di Teatro” è fi-nanziata dal Comune di San Cataldo.Si è avvalso di docenti del Teatro Stabile di Ca-tania e della regia di Romano Bernardi che allo-ra era anche direttore dello Stabile.Vi hanno partecipato 25 giovani di San Cataldoper la durata di 5 mesi.

– 2000: 2° anno della “Scuola di Teatro”, è finan-ziato dalla Provincia di Caltanissetta. Vi hannopartecipato 30 giovani della provincia per la du-rata di 5 mesi. Direttore è stato il Prof. Ezio Do-nato, docente all’Università di Catania e an-ch’egli insegnante allo Stabile.Alcuni ragazzi che hanno frequentato il 1° ed il2° corso di recitazione lavorano già in Compa-gnie di Catania accanto a “nomi importanti”, al-tri si dedicano ancora a fare teatro nelle loro zo-ne. Viste le materia trattate: Dizione e Recitazio-ne (principalmente), la Scuola è stata comunqueutile a tutti, sia come bagaglio didattico specifi-co che come percorso formativo-comportamen-tale.

– Oggi: Questo è il 3° anno di una “RassegnaTeatrale” a cui partecipano semiprofessionisti.L’attività si svolge con spettacoli popolari, rap-presentati a pubblico in abbonamento (circa200), ed a pagamento di biglietto.Infine, vale la pena osservare che prima dellafondazione della Compagnia Teatrale “Don Bo-sco”, non esisteva a San Cataldo nessuna orga-nizzazione finalizzata alla recitazione intesa co-me teatro propriamente detto, fatta eccezioneper taluni gruppetti talvolta formatisi in qualche

Foto della “Compagnia Teatrale Don Bosco” del 1975,anno in cui venne fondata e tuttora attiva.

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insieme 41dalle case salesiane insieme

parrocchia per la recitazione occasionale di sce-nette. Ma specialmente da quando si fa “La ras-segna teatrale dei giovani” a San Cataldo ci sono15 gruppi teatrali.

CCoonnttrriibbuuttoo aannnnuuaallee ppeerr llaa rraasssseeggnnaaTeatro a San Cataldo, protocollo tra giunta e oratorio

Il Comune di San Cataldo, patrocinerà, ilprossimo anno, la «Rassegna teatrale per i giova-ni» che, ogni anno, viene organizzata dall’orato-rio salesiano «San Luigi» e da Eugenio Camma-rata, ideatore della manifestazione. La giunta co-munale - su proposta del sindaco Raimondo Tor-regrossa e relazione del dirigente della ripartizio-ne turismo e spettacolo, dott. Maria La Placa -ha approvato un protocollo d’intesa che preve-de, appunto, un contributo finanziario all’orato-rio salesiano per la realizzazione della 20^ edi-zione della «Rassegna teatrale per i giovani» daquantizzare nel mese di dicembre.

«La Rassegna ha una grande valenza sociale,culturale e racchiude valori formativi che inte-ressano i giovani e contribuisce alla loro forma-zione morale e cristiana», ha affermato il sinda-co Raimondo Torregrossa nel corso della Serataconclusiva della Rassegna, alla quale hanno par-tecipato, anche, don Filippo Castrovinci (diret-

tore dell’oratorio), Eugenio Cammarata e donLuigi Perrelli (Ispettore dei Salesiani di Sicilia),nonché alcuni gruppi teatrali che hanno esegui-to canti e balletti, tratti da alcuni musical presen-tati alla Rassegna. La giunta comunale, pertanto,ha pensato di contribuire alla sua valorizzazione,approvando un protocollo d’intesa che prevedela concessione di un contributo finanziario an-nuale. L’oratorio salesiano di San Cataldo, infat-ti, nato nel 1924, in tutti questi anni ha contri-buito alla formazione culturale, sociale e cristia-na sui principi di San Giovanni Bosco di diversegenerazioni, mettendo in atto diverse attività intutti i settori formativi dei giovani. Tra questi,una parte importante è stata data al teatro, inte-

so come mezzo educativo,tant’è che da essa sono natidiversi gruppi teatrali. Con ilprotocollo d’intesa, la giuntacomunale ha stabilito che,ogni anno, entro il mese di ot-tobre, sarà stanziato il contri-buto da concedere per la«Rassegna teatrale» e, entro ilmese di settembre, il respon-sabile della stessa «Rassegna»dovrà presentare il rendicon-to delle spese sostenute, non-ché il programma dell’annosuccessivo.

AAnnggeelloo CCoonniigglliioo

[fonte: La Sicilia, Caltanissetta 30maggio 2006]

Eugenio Cammarata (prima fila, il secondo da sinistra)ne “Il malato immaginario” del 1979

Eugenio Cammarata sul palco con l’Ispettore don Luigi Per-relli e il sindaco di S. Cataldo Dott. Raimondo Torregrossa.

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insieme42 insieme dalle case salesiane

orizzonti al nostro pensiero, lo spinge verso stra-de non ancora battute di espressione e di elabo-razione personale. In immagini, simboli e miti,l’uomo da sempre “racconta” la sua vita, e ricer-ca le modalità di comunicazione del linguaggiosimbolico.

Il genere letterario del simbolo è la narrazio-ne: telling; “un impianto narrativo” in cui la nar-razione si configura come un nuovo e originale“principio epistemico” (educare narrando) del-l’educazione.

La narrazione è uno strumento di incontro econfronto tra diversi individui, di scambio di va-lori culturali, di manifestazione delle esperienzeche coinvolgono la dimensione emotiva ed infinedi formazione di una mente flessibile capace dicreare significati.

La narrazione è indubbiamente uno dei mo-di più efficaci per raggiungere una vera e profon-da comunicazione “orientativa”. Un modo co-municativo che abbatte anche le barriere più in-credibili. Raccontare è soprattutto una relazionetra persone.

Prima ancora della narrazione c’è il narrato-re. Il filosofo tedesco Walter Benjamin ha cerca-to di analizzare l’importante compito umano dicolui che decide di diventare “narratore”. Lanarrazione è una forma artigianale di comunica-zione in cui il narratore non trasmette un ogget-to, come fosse un pacchetto di conoscenze o unlibretto di istruzioni, ma che implica se stessonella comunicazione, con la quale cerca di dareconsigli pratici di vita, aprire alla saggezza, crea-re la comunità attraverso uno scambio di espe-rienze.

Il narratore è una persona che scopre un sen-tiero profondamente umano “nella sua carne”(mani, occhi, bocca, parole modulate, posizione,tono, ecc.) per comunicare una verità da lui vis-suta che provochi un qualche cambiamento neisuoi ascoltatori.

Il narratore è un maestro e un saggio, quasiun guru.

Gli ascoltatori di una storia non sono isolati,ma “dentro” la narrazione, coinvolti. È questa laforza segreta di un racconto. Una narrazione nonriferisce semplicemente una trama, non descrive,non riporta soltanto dei fatti: simultaneamenteparla all’ascoltatore, lo interpella, lo sconvolge,

PPrreesseennttaattoo iill PPrrooggrraammmmaa ddeellllee GGiioorrnnaattee ddiiOOrriieennttaammeennttoo aallll’’UUnniivveerrssiittàà ddeell PPrrooggeettttoo SSttaarrtt--LLiiffee:: ““LLiiffee TTeelllliinngg”” iill tteemmaa ddeellllaa VV eeddiizziioonnee..RRaaccccoonnttaarree ee RRaaccccoonnttaarrssii..

Educare narrando la vita, perché? Esiste unalfabeto della vita e le narrazioni sono il modoprivilegiato per comunicarlo alle nuove genera-zioni. Il ritmo di un racconto è un respiro spiri-tuale che mette insieme il mondo degli adulti edei giovani.

I racconti sono un tuffo in un mondo di sim-boli che appartengono non ad un’età, ma al sem-plice fatto di essere “umani”. Il pensiero simbo-lico è connaturato all’essere umano: precede illinguaggio e il ragionamento discorsivo. Il sim-bolo rivela determinati aspetti della realtà - gliaspetti più profondi - che sfuggono a qualsiasi al-tro mezzo di conoscenza. Ne consegue che il lo-ro studio ci permette di conoscere meglio l’uo-mo, l’uomo tout court, quello che non è ancorasceso a patti con le condizioni della storia.

I sogni, le fantasticherie, le immagini dellesue nostalgie, dei suoi desideri, dei suoi entusia-smi, sono tutte forze che proiettano l’essereumano storicamente condizionato in un mondospirituale infinitamente più ricco rispetto almondo chiuso del suo momento storico.

Comunicare i significati profondi della vita:Life Telling. Il simbolo coinvolge tutta la perso-na, è particolarmente adatto a stabilire vie di co-municazione tra gli uomini - ciò che lo sforzo ra-zionale da solo non può fare... Inoltre, amplia gli

CCAATTAANNIIAA -- SS.. FF.. DDII SSAALLEESS

Don Paolo Buttiglieri con il Prof. Pan Yotopoulos

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insieme 43dalle case salesiane insieme

lo spinge a cambiare. Costringe chi ascolta a fa-re quell’autentico lavoro di interpretazione cheRicoeur descrive con il termine appropriazione.

Il narratore e gli ascoltatori intraprendonoun cammino insieme verso qualcosa di più pro-fondo. Da comunicazione, la narrazione divienecondivisione, circolarità ermeneutica, ciò cheviene comunicato riguarda la vita concreta delnarratore, che la testimonia, e quella degli ascol-tatori, che ne sono coinvolti. Ciò significa cheraggiunge la persona sia nel suo essere persona-le, come nel suo essere sociale e la obbliga aprendere posizione di fronte agli aspetti essen-ziali della vita: la solitudine, l’impotenza, il male,la sofferenza, la morte, la propria identità.

Dalla comunicazione alla condivisione: cre-ando una aspettativa gioiosa e di un sentimentodi fiducia e di appartenenza. Il narratore “affi-da” qualcosa di intimo, di proprio, di personaleagli ascoltatori. Gli ascoltatori “si fidano” di co-lui che decide di narrare.

Un racconto è una nave... Ci si imbarca in unracconto, ... e comincia l’incanto: si mollano gliormeggi. Partiamo, verso un mondo di straordi-nari orizzonti.

Si naviga così verso un’isola meravigliosachiamata complicità, che è un altro nome per di-re circolarità ermeneutica.

PPrrooff.. DDoonn PPaaoolloo BBuuttttiigglliieerriiPsicopedagogista

Responsabile del Progetto Start-Life

MMOODDIICCAA

SSaaccrraa RRaapppprreesseennttaazziioonnee ddeellllaa PPaassssiioonnee ddii GGeessùù

Dopo il successo avuto con il Presepe Viven-te, la Famiglia Salesiana di Modica Alta apre lasettimana santa mettendo in scena le ultime oredella vita terrena di Gesù. “Con Gesù in cammi-no verso la Pasqua” il titolo della Sacra Rappre-sentazione della Passione di Gesù che ha visto inscena una settantina di attori tra bambini, giova-ni e adulti, sabato 8 aprile presso l’Oratorio Sa-lesiano. L’iniziativa, promossa dal gruppo giova-nile dell’Oratorio in collaborazione con la com-pagnia teatrale C.G.S. “Salvatore Quasimodo”;si è articolata in tre momenti: il primo, dalla la-vanda dei piedi all’Ecce homo, in forma scenicanel cortile, divenuto teatro; nel secondo, per levie di Modica Alta, si è snodato il corteo dietroal Cristo carico della croce; durante il terzo è sta-ta messa in scena la crocifissione, la deposizionedalla croce, la sepoltura e la risurrezione. A ren-dere le scene più coinvolgenti e apprezzate daglispettatori sono stati i monologhi di Pietro, Giu-da e Pilato che, per quanto non seguono la tradi-zione evangelica e rimangono frutto dell’imma-ginazione dell’uomo, sono riusciti a interpellaree scuotere il pubblico, rendendo la scena attualee non solo come un ricordo di un fatto ormailontano. Bella la partecipazione di uomini e don-ne, che gratuitamente hanno offerto le loro com-

petenze artistiche emanuali per la realizza-zione rispettivamentedella scenografia e deicostumi. Non è manca-ta, inoltre, la collabora-zione di piccole e gran-di imprese che hannomesso a disposizione ilmateriale e i mezzi ne-cessari perché l’inizia-tiva potesse essere rea-lizzata.

ddoonn GGiiuusseeppppeeRRaaiimmoonnddoo

Modica - Rappresentazione della Passione di Gesù

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insieme44 insieme dalle case salesiane

nuovo” e far riempire di luce tutto l’orizzontedella nostra esistenza.

La vostra ordinazione avviene in questo fe-stoso clima pasquale. Con essa diventate “colla-boratori della gioia” di tutti i fedeli (cfr. 2Cor1,24).

Nell’orazione sopra le offerte pregheremo:“Accogli, Signore, i doni della tua Chiesa in fe-sta, e poiché le hai dato il motivo di tanta gioia,donale anche il frutto di una perenne letizia”.

Come nel pentagramma la chiave musicalepermette di dare un nome alle note e di creareun’armonia che riempie i cuori degli ascoltatori,così la gioia sia la chiave del vostro ministero sa-cerdotale. E questo anche perché don Bosco rac-comandava: “State sempre allegri” e perché con-siderava l’allegria l’undicesimo comandamentodelle case salesiane. Se la gioia è il frutto dellasperanza, vi dico: siate per tutti uomini di spe-ranza. Come don Bosco, abbiate un cuore pienod’amore per saper donare speranza. Per esserebuoni salesiani, ma soprattutto buoni sacerdoti,dovete avere un cuore grande, che sappia dareospitalità a tutti, soprattutto ai giovani, partico-larmente a chi tra loro si trova in difficoltà. Amo-re è abitare nel cuore degli altri e fare abitare gli

altri nel proprio cuore. Un cuo-re accogliente fa spuntare e facrescere la speranza. Quella spe-ranza che ha un nome: il nomedi Cristo; ed ha un sapore: quel-lo del pane spezzato. La gioia è“amore in azione” e “un cuoregioioso è il risultato normale diun cuore ardente di amore”(Madre Teresa). Stancatevid’amore, perciò.

Credete fortemente nellasperanza di un mondo diverso,vivitela, annunciatela e dispensa-tela a tutti con animo giovanile econ parole di consolazione. Og-gi c’è tanta sete di speranza, perquesto c’è bisogno di preti gioio-

Omelia di Mons. Montenegro

“Questo è il giorno che ha fatto il Signore, al-leluia”, canta da sempre la Chiesa, soprattutto inquesto periodo. Questo oggi lo cantiamo con voie per voi, cari Josef, Alfredo, Basilio.

Il Signore è veramente risorto, alleluia! Lapietra che chiudeva la tomba non è riuscita a fer-marLo, non è riuscita a contenere la sua forza, lasua strepitosa vitalità, la sua totale pienezza. Lamorte non è riuscita a tenere tra le proprie brac-cia Dio. Non dobbiamo cercarlo tra i ricordi. E’risorto, è vivo, qui ora.

Nel nostro cuore c’è gioia perché sappiamodi essere al centro di una storia straordinaria. IlRisorto, con le sue apparizioni (Vangelo), ci assi-cura che Dio è fedele alle sue promesse. Pietro,infatti, ci ha detto (1 lettura) che c’è continuitàtra il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio diGiacobbe e il Dio che ha glorificato Gesù.

C’è gioia nel nostro cuore perché il compi-mento del patto d’amore di Dio con gli uomini èstato portato fino all’amore estremo. Dio cheaveva fatto l’uomo per amore, gli restituisce la vi-ta persa col peccato.

Se vogliamo vivere la Pasqua dobbiamo ac-cettare che l’“incredibile” accada nella nostra vi-ta. Vivere la Pasqua significa far nascere l’“uomo

Messina - Domenico Savio: Mons. Montenegro vescovo ordinante

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insieme 45dalle case salesiane insieme

si. La gioia non la si dimostra, la si vive. “Il sacer-dozio o è vissuto ad alta temperatura, ed è unabellissima e grande cosa, che riempie di gioia co-loro che lo vivono, o è vissuto in una temperatu-ra calante e tiepida, ed è una pesantissima cosa”(Paolo VI). Sappiate godere di Dio, o seguendol’invito di don Bosco, gustate le sue cose. E’ Lui,che fa’ della vita una festa continua. Lasciate chevi ricordi la preghiera della Delbrel: “Penso, Si-gnore, che tu forse ne abbia abbastanza dellagente che, sempre, parla di servirti col piglio dacondottiero, di conoscerti con aria da professo-re, di raggiungerti con regole sportive, di amarticome si ama in un matrimonio invecchiato… La-scia che noi inventiamo qualcosa per essere gen-te allegra che danza la propria vita con te… Fac-ci vivere la nostra vita, non come un giuoco discacchi dove tutto è calcolato, non come unapartita dove tutto è difficile, non come un teore-ma che ci rompa il capo, ma come una festa sen-za fine dove il tuo incontro si rinnovella, comeun ballo, come una danza, fra le braccia della tuagrazia, nella musica che riempie l’universod’amore.

In forza del “Da mihi animas”, non potetepiù esimervi di farvi compagni di viaggio di ogniuomo: nella preghiera di ordinazione chiedere-mo al Signore: “rinnova in loro l’effusione deltuo Spirito di santità; adempiano fedelmente, oSignore, il ministero da te ricevuto e con il loroesempio guidino tutti a un’integra condotta divita” (rito). Parlate a tutti di Cristo - fonte, con-tenuto, senso e meta della gioia - con la felicitànel cuore e con l’ardore degli apostoli. Egli vi in-via a testimoniare la fede e la gioia di vivere se-condo lo spirito delle beatitudini: la tenerezza sia

il vostro segreto. Anzi abbiate“la dolcezza di s. Francesco diSales e la pazienza di Giobbe”,anche se per avere dolcezza “sidovrà sudare e sudare molto”.

L’entusiasmo che oggi avetenel cuore non vi faccia però di-menticare che “il Signore pesa!Porta tanta gente nel cuore:porta tutti gli uomini, il lorodolore, tutte le pene, tutti ipianti” (Mazzolari). Farsi pretenon solo è portare tale peso,

ma desiderarlo ardentemente. Non è indossareuna divisa, ma mettersi un tormento dentro. Leanime non si conquistano, si pagano. E il loroprezzo è alto. Rendetevi sempre conto – come viin dica il rito - di ciò che farete, imitate ciò checelebrerete, conformate la vostra vita al misterodella croce di Cristo Signore.

Nell’orazione iniziale abbiamo chiesto al Si-gnore di fare di noi i testimoni dell’umanità nuo-va. Abbiamo chiesto per noi, e soprattutto pervoi, di accettare l’ignoto come regola permanen-te di vita. Preferite e osate i mari aperti e perico-losi; rifiutate le acque stagnanti e gli specchid’acqua sicuri. Prendete sul serio l’amore divino.Che non vi lasci mai dormienti e imborghesiti.Come don Bosco, siate persone dall’animo e dalcuore grande, che sanno guardare lontano, esanno sognare. Sognare, come lui, è essere pro-feti, interpreti cioè di Dio, di un ideale, di unprogetto, di una utopia che è già in mezzo a noi.Il vostro sognare faccia scoprire, soprattutto aigiovani, che la loro vita ha uno spessore, un sa-pore, una dignità, un senso, una luce. Sognatecome don Bosco per sapervi consegnare al fu-turo. Siate preti di profezia.

Datevi da fare affinché questo mondo asso-migli sempre più al mondo nuovo iniziato la not-te di Pasqua, affinché ciò che sembra utopia pos-sa diventare possibile nella vita quotidiana. ”La-sciamo dovunque i segni della nostra gioia per-ché questo ci spetta, questa è la nostra parte”(Sap. 2,9).

Ovunque l’obbedienza vi manderà siate pel-legrini d’ amore, come il viandante di Emmaus;con discrezione mettetevi accanto a chi è in cam-mino, preferendo chi è sfiduciato e senza speran-

Momento dell’ordinazione presbiterale di Josef, Alfredo e Basilio

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insieme46 insieme dalle case salesiane

za. State accanto ai tanti giovani insicuri, sradica-ti, spesso ingannati che, assetati di gioia, la cer-cano ovunque. Ai tanti giovani che vivono undifficile “quotidiano”, carico di angoscia e didisperazione, o che sono alla ricerca di evasionee stordimento. Mescolatevi a loro, fate loro com-pagnia, pregate per loro e con loro (“la preghie-ra, ecco la prima cosa”), parlate con loro, cele-brate con gioia e celebrate la gioia con loro,ascoltateli. Amateli senza condizionamenti, finoanche a perdere la faccia, come il Cristo di cuidice il profeta “troppo era sfigurato per essered’uomo il suo aspetto” (Is 52,14). Non pro-ponete mai un cristianesimo di mezze misure, diideali rappezzati e copiati, da stanchi e abitualimestieranti, che tende al ribasso ed è ricco dicompromessi che regalano un generico “bene”ritagliato su meschinità a basso valore e bassoprezzo. Gli altri non siano mai per voi semplice-mente gli altri, ma fratelli. E i fratelli si amano.

“E il tuo sacerdozio / è un’oasi / dove essihanno il diritto / d’approdare / dalle loro fati-che” (Turoldo).

Don Bosco era un prete diverso. Il suo inte-resse era fare gli interessi di Cristo. “Chiamatemi

sempre padre e sarò felice”. Siate fratelli chehanno il cuore di padre: sarà questa la vostra di-versità, la vostra felicità e soprattutto la stradadella santità. “Chi si fa prete sia un santo prete”e “un prete è sempre prete e tale deve ma-nifestarsi in ogni sua parola”. O si è profeti esanti o si diventa inutili, deboli, scialbi e squalli-di personaggi che riempiono il mondo di ba-nalità e vuotaggine. Fate in modo che il mondonon possa e non sappia fare a meno di voi. Pos-siate dire ogni giorno: “Ecco! Il mondo è mi-gliore, più bello e più felice perché ci sono an-ch’io”.

Sentiteci accanto, tutti, non solo oggi. E gra-zie a voi, Josef, Basilio e Alfredo, perché oggi cifate gioire e ci permettete di condividere e gusta-re questa vostra festa d’amore nuziale: l’incontrotra il Suo sì e il vostro.

Maria Ausiliatrice vi accompagni e vi sosten-ga. A Lei vi affidiamo. Restate alla sua scuola, aLei guardate. fatevi condurre da Lei per le stra-de della vita. Da Lei imparate a tenere semprenel cuore il Magnificat per essere sempre uomi-ni di gioia e di speranza.

L’ispettore conferisce il ministero del lettorato e dell’accolistato agli studenti di Teologia dellacomunità “S. Tommaso” di Messina

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insieme 47guardando altrove insieme

VVaattiiccaannoo –– IIll CCaarrddiinnaallee TTaarrcciissiioo BBeerrttoonnee nnuuoovvooSSeeggrreettaarriioo ddii SSttaattoo

Il Santo Padre ha accettato le dimissioni diSua Eminenza il cardinale Angelo Sodano, Se-gretario di Stato, chiedendogli però di rimanerein carica fino al 15 settembre 2006. In tale data ilSanto Padre nominerà Sua Eminenza il Cardina-le Tarcisio Bertone, Arcivescovo di Genova, co-me nuovo Segretario di Stato. Il card. Bertonenasce il 2 dicembre 1934 a Romano Canavese inprovincia di Torino da Pietro Bertone e PierinaBorio. Ha compiuto i suoi studi medi a Torino,nell’oratorio di Valdocco. Attratto dalla vocazio-ne salesiana si reca al noviziato di Monte Olive-to a Pinerolo. Fa la prima professione religiosa il3 dicembre 1950. Il 1° luglio 1960 riceve l’Ordi-nazione Presbiterale, dalle mani di Sua Eccellen-za mons. Albino Mensa, vescovo di Ivrea. Con-segue la Licenza in Teologia, presso la FacoltàTeologica Salesiana di Torino, con una disserta-zione sulla tolleranza e la libertà religiosa. Conti-nua gli studi a Roma, presso il Pontificio AteneoSalesiano, dove consegue la Licenza e il Dottora-to in Diritto Canonico, con la ricerca su “Il go-verno della Chiesa nel pensiero di BenedettoXIV - Papa Lambertini (1740-1758)”. Nel 1967

don Bertoneviene chiamatoa Roma doveassume la cat-tedra di Teolo-gia MoraleSpeciale al-l’Ateneo Sale-siano, poi dive-nuto nel 1973“UniversitàPontificia Sale-siana” (UPS).Nel 1978, perla sua compe-tenza, viene in-vitato pressol’Institutum

Utriusque Iuris della Pontificia Università Late-ranense in qualità di Docente di “Diritto Pubbli-co Ecclesiastico”. Ricopre durante il sessennio1979-1985, l’incarico di Decano della Facoltà diDiritto Canonico dell’UPS. Nel 1987 diventa Vi-ce-Rettore dell’Università. Collabora all’ultimafase della revisione del Codice di Diritto Canoni-co e svolge una intensa attività promozionale perla sua ricezione nelle Chiese particolari. Dirige ilgruppo di lavoro per la traduzione del Codice initaliano, con l’approvazione della ConferenzaEpiscopale Italiana (Ed. UECI, 1983 e 1984 eUELCI, 1997). Dagli anni ‘80 esercita, inoltre,un intenso e qualificato servizio alla Santa Sede,nel governo centrale della Chiesa, come Consul-tore in diversi Dicasteri della Curia Romana.Collabora attivamente, soprattutto con la Con-gregazione per la Dottrina della Fede, in pro-spettiva teologico-giuridica. Il 1° giugno 1989viene eletto da don Egidio Viganò, Rettor Mag-giore dei Salesiani e Gran Cancelliere dell’Uni-versità Pontificia Salesiana, Rettor Magnificodella stessa. Due anni dopo, il 4 giugno 1991, ilpapa Giovanni Paolo II lo nomina ArcivescovoMetropolita di Vercelli. Viene consacrato il 1°agosto da mons. Albino Mensa, mons. Luigi Bet-tazzi e mons. Carlo Cavalla. Il 14 giugno 1995mons. Bertone riceve la nomina a Segretario del-la Congregazione per la Dottrina della Fede.Giovanni Paolo II lo incarica di curare la pubbli-cazione della terza parte del “segreto” di Fatima.Il 10 dicembre 2002 viene nominato Arcivesco-vo di Genova, dando inizio ufficiale al suo man-dato 2 febbraio 2003. Il 21 ottobre 2003, XXVIanno di Pontificato di Giovanni Paolo II, vienecreato Cardinale di Santa Romana Chiesa nelConcistoro di questo giorno con il titolo “S. Ma-riae Auxiliatricis in via Tusculana, pro hac vicead titulum presbyteralem elevatum”. Nel no-vembre del 2003 diventa membro della Congre-gazione per la Dottrina della Fede “ad quin-quennium” e della Congregazione per il Clero“ad quinquennium”. L’Universidad Católica diSalta in Argentina gli conferisce, 19 luglio 2005,

Guardando altrove

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insieme48

FFeessttee ppaassqquuaallii aa MMiinneeoo

In Sicilia, come in tutte le società contadine,le feste religiose, nei secoli, si accavallavano l’unaall’altra. La Pasqua aveva due radici: quella chesacralizzava il fiorire delle piante, lo sciogliersidelle acque nei torrenti dalle trame del gelo, ilgranire dei frimenti nelle pianure, sulle alture eperfino nelle gobbe delle colline; e lo spuntardelle guaine delle fave, dei ceci, delle lenticchie,delle erbe mangerecce come le cicorie selvatiche,o borragini, il serpillo.

L’altra radice si calava pari pari nella Risurre-zione di Gesù e di tutte le cose perite. Era un ri-nascere verso Dio, e in Dio.

I giorni di festa, per esempio, a Mineo, miopaese nel catanese, andavano dal giovedì alla do-menica. Il giovedì, nelle chiese illuminate versosera, si faceva il processo di condanna a Gesùfinché, legato in croce e morto, veniva calato ver-so il centro dell’altare maggiore, e lì, dai tantipreti veniva preso e collocato nel «tabbuto» o«cassa da morto» chiuso da un vetro verde cherimandava i riflessi della cupezza della morte intutta la chiesa. Questa operazione era chiamata«scesa a’ cruci!».

Si trattava, e tuttora si tratta, ripetendosi ta-le funzione, d’una rappresentazione sacra cheaveva come palcoscenico tutto il paese. L’auraevangelica predomina in tutto il rito, in quanto si

tratta di Gesù flagellato quasi fosse stato un cri-minale mentre, al contrario, sceso fra gli uomini,ancora sottoposti in molte aree allo strapotereromano, si sacrifica, creando e avviando il ritmostorico verso un mondo nuovo basato sulla bon-tà, sulla fratellanza e sulla eliminazione dellaschiavitù. La funzione nell’insieme ha un che dialtamente tragico che solo con la salvezza di unaRisurrezione si può salvare.

Continuiamo il racconto. Venerdì sera, esceil Cristo morto dalla chiesa di san Pietro dove,oggi, un prete musicista, don Antonio Novità,con la sua musica rende tristemente dolce la fun-zione, poi, il «tabbuto» viene portato in spallaper tutto il paese, mentre i riflessi verdi del vetrosi spargono a raggiera per l’aria e una trombalunga, suonata da un musicista, dà alla gran follache segue Gesù, il senso della cupa atmosfera dimorte.

Noi bambini, in segno di lutto, facevamo vi-brare battendo il martelletto sulla tavoletta a cuiera attaccato, certi oggetti di legno chiamati ono-matopeicamente «truòcculi».

Come in una tragedia greca, quei suoni neri,angosciosi accompagnati dal batti-batti delle«truòcculi» facevano cupeggiare il senso dellamorte per tutto il paese.

Il sabato si apriva su Mineo e sulle sottostan-ti vallate al suono libero, direi scintillante, dellecampane.

Un contadino, con una cappa indosso, mas-saron Masi Lauria che rappresentava san Pietro,con in mano una campanella infiocchettata, gira-va, ritmicamente suonando la campanella, per lestrade.

Rappresentava il discepolo che doveva direalla gran Madre che Gesù era resuscitato. Maria,era chiusa in un velo nero, portata sul fercolo dagiovani.

Sciolto il manto nero, andavano l’uno incon-tro all’altro, correndo. Era la famosa «inchinata»di Mineo.

La gente gridava di gioia, si sparavano mor-taretti, suonavano le campane. Gesù con i segnidelle ferite nel costato, e la mano destra solleva-ta per benedire i presenti, seguito dalla madre edal corteo di gente e musicisti, si avviava verso iresti dell’antico castello normanno, distrutto dalgran terremoto del 1692. Quello era il punto più

il Dottorato “Honoris Causa”. La Segreteria diStato è presieduta da un Cardinale che assume iltitolo di Segretario di Stato. Primo collaboratoredel Papa nel governo della Chiesa universale, ilCardinale Segretario di Stato può essere consi-derato il massimo esponente dell’attività diplo-matica e politica della Santa Sede, rappresentan-do, in particolari circostanze, la persona stessadel Sommo Pontefice. Il card. Bertone succedeal card. Angelo Sodano. Il card. Sodano fu scel-to da papa Giovanni Paolo II (1978-2005) il 29giugno 1991. Terminato il suo primo mandatocon la scomparsa di quest’ultimo il 2 aprile 2005,è stato riconfermato il 21 aprile 2005 dal nuovopontefice Benedetto XVI.

[fonte: ANS, Città del Vaticano 22 giugno 2006]

insieme guardando altrove

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insieme 49guardando altrove insieme

FFeessttaa ddii aalllleeggrriiaa ddeeii ggiioovvaannii aa CCrraaccoovviiaa

Dal 28 al 30 aprile a Cracovia, presso il Semi-nario Salesiano, si è celebrata la XVI Festa deiGiovani - “Savionalia”. Il tema della Festa diquesto anno “Lo stesso come Loro”, ispirato al-la Strenna del Rettor Maggiore sulla famiglia, haproposto come icone di riferimento la Famigliadi Gesù a Nazareth e di Giovanni Bosco ai Bec-chi. All’evento hanno partecipato circa mille ra-gazzi provenienti dalle opere salesiane dall’Ispet-toria di Cracovia (PLS) e da altre strutture reli-giose e laiche che si sentono unite allo spirito diDon Bosco. Il programma, preparato dal Centrodi Pastorale Giovanile di Cracovia, è stato riccodi iniziative tra le quali la finale di un concorsomissionario; uno spettacolo teatrale preparatodagli oratoriani di Kielce, ispirato sull’attaccoterroristico a Bieslan in Cecenia; tornei di calcio,pallavolo, scacchi, ping-pong. Diverse le esibi-zioni musicali di gruppi provenienti dagli orato-ri. Non sono mancati momenti ludico-culturalicome “City Games”, un gioco in cui i ragazzihanno dovuto cercare alcuni luoghi specifici del-la storia di Cracovia indicati in una mappa. Saba-to pomeriggio, per chi lo desiderava, era possibi-le, recandosi nella cappella del seminario vivereun momento di preghiera e di adorazione e acco-starsi al sacramento della Riconciliazione. DonAlbert van Hecke, Consigliere per la regione Eu-ropa Nord, parlando ai giovani ha evidenziatoalcuni valori necessari per realizzare una vera fa-miglia. La tradizionale “Buona Notte” è stata da-ta da una giovane coppia di sposi dell’oratorio diCracovia che, insieme ai loro due piccoli figli,

MMaaddaaggaassccaarr –– UUnn ccoonnvveeggnnoo ppeerr ii ccaatteecchhiissttii

Il 26 e il 27 aprile, presso il Centro Catechi-stico Salesiano di Fianarantsoa, si è tenuto il pri-mo Simposio di Studi internazionali su “Cate-chesi e Catechisti in Madagascar” con il patroci-nio della Conferenza Episcopale Malgascia edella Nunziatura Apostolica in Madagascar. Am-pia la partecipazione di specialisti, religiosi, se-minaristi e, soprattutto, laici e catechisti. Il sim-posio è stato preparato e preceduto da un semi-nario celebrato il 30 marzo presso l’Istituto Teo-logico San Tommaso (ITST) di Messina. L’orga-nizzazione è stata curata dal “Centre Salesiénd’Etudes et des Recherches - Saint ThomasD’Aquin” (CSER) di Fianarantsoa in collabora-zione l’ITST di Messina e la consulenza e il so-stegno dell’”Ufficio Tecnico Salesiano” di Ivato,diretto da don Rosario Salerno. Don Bartolo Sal-vo, direttore del Centro, ha aperto i lavori sotto-lineando l’importanza dell’evento per la ricadutanel delicato settore della ricerca teologico-cate-chetica. Mons. Gaetano Di Pierro, Vescovo Au-siliare di Ambatondrazaka, Presidente dellaCommissione di Pastorale catechistica e biblicaper la Conferenza episcopale malgascia, ha foca-lizzato la positiva collaborazione internazionaletra centri di studi per il progresso della ricercascientifica nel delicato e urgente settore dellaformazione catechistica in Madagascar. Ha con-cluso la prima parte dei saluti, Mons. FulgenceRabemahafaly, Arcivescovo di Fianarantsoa, cheha espresso la sua piena soddisfazione per l’ecce-zionalità dell’evento. Le due relazioni del pome-riggio di giorno 26 aprile tenute rispettivamentedal prof. Padre Robert Dubois, missionario ge-suita, ricercatore e antropologo, e del prof. An-

elevato del paese, e da lassù Gesù, mentre labanda suonava, benediceva l’amplissimo pano-rama che arrivava a Caltagirone, ai monti Erei.

Il grano, le fave e le prime piantagioni diaranceti, sembravano vibrare di gioia. Un terzodella Sicilia, si può dire, era sotto la lontana ma-no benedicente di Gesù, mentre il sole riempivadi luce monti e vallate.

GGiiuusseeppppee BBoonnaavviirrii

[fonte: L’Osservatore Romano, 22 aprile 2006]

hanno raccontato la propria esperienza. Dome-nica don Tadeusz Rozmus, ispettore dei Salesia-ni di Cracovia, ha presieduto l’Eucaristia. LaXVI Festa dei Giovani - “Savionalia” si è conclu-sa con un concerto del gruppo musicale cristia-no “New Day” che ha presentato alcuni canzoniispirate ai cinque giovani oratoriani martiri diPoznan.

[fonte: ANS, Cracovia 2 maggio 2006]

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insieme50

SSggoommeennttoo ppeerr llaa ssccoommppaarrssaa ddii ddoonn VVaalleennttiinn DDeePPaabblloo

Da ogni parte del mondo salesiano giungonomessaggi di cordoglio al Rettor Maggiore perl’improvvisa scomparsa di don Valentin De Pa-blo, Consigliere per la regione Africa-Madaga-scar. Don Pascual Chávez, in questi giorni è inInghilterra dove sta predicando gli esercizi spiri-tuali ai direttori, è costantemente informato e ag-giornato circa le disposizioni per il funerale dadon Manuel Jiménez, superiore della Visitatoriadell’Africa Occidentale Francofona. Don Gio-vanni Mazzali, Economo Generale, e don Fili-berto Rodríguez, Consigliere per la regione Eu-ropa Ovest, raggiungeranno la capitale del MaliBamako. Qui, venerdì mattina, saranno celebra-te nella cattedrale le esequie presiedute, proba-bilmente, da mons. Jean Zerbo, arcivescovo diBamako. Saranno presenti anche i fratelli di donDe Pablo. I direttori della visitatoria che eranostati convocati per giovedì mattina per un incon-tro con don De Pablo, previsto all’interno dellaVisita straordinaria, parteciperanno invece alsuo funerale. Don Pascual Chávez, raggiungerà,terminati gli esercizi, la cittadina di Baracaldodove si prevede l’arrivo della salma di don DePablo per lunedì 24 aprile.

[fonte: ANS, Roma 18 aprile 2006]

DDoonn BBoossccoo ee ii ssaalleessiiaannii rraaccccoonnttaattii iinn TTVV

Nel corso della Settimana Santa le emittentitelevisive di Malta usano trasmettere programmie film con contenuti religiosi. Quest’anno l’emit-tente privata “Educ22” ha preparato e messo inonda tre speciali, di circa 25 minuti ciascuno,sulla realtà salesiana presente nell’isola di Malta.Ogni puntata ha presentato e raccontato quantoi salesiani fanno nella scuola “San Patrick”, nelCentro Giovanile “Sant’Alfonso”e nel Collegio“Savio”. Le immagini e le interviste hanno mo-strato i giovani e i laici, che collaborano con i sa-lesiani, durante le attività e la vita di ogni giorno.Nel corso delle tre puntate sono stati presentatiil Sistema Preventivo, le opportunità offerte aigiovani per vivere meglio il proprio tempo libe-ro e le possibilità di formazione, e le attività chesi svolgono nei luoghi tradizionali dell’educazio-ne salesiana quali il teatro, il cortile e la cappel-la. Nel corso della settimana, TV “Educ22” hamesso in onda, grazie alla disponibilità della LuxVide, la fiction “Don Bosco” interpretata da Fla-vio Insinna per la regia di Gasparini Lodovico.

Con questa iniziativa i salesiani, il lavoro da lorosvolto e la figura di Don Bosco hanno avuto unarinnovata evidenza nella opinione pubblica diMalta.

[fonte: ANS, La Valletta 24 aprile 2006]

Flavio Insinna: l’ultimo Don Bosco in TV

tonino Romano, teologo catecheta presso l’ITSTdi Messina, hanno messo in luce la situazionepassata e presente dei catechisti malgasci. Lagiornata del 27 ha avuto il suo culmine nei lavo-ri di gruppo e nella relazione di Mons. Di Pierroche, a conclusione del Simposio, ha rilanciato lequestioni più urgenti verso una nuova e più ap-profondita ricerca da condurre in stretta sinergiatra prassi evangelizzatrice e indagine teologico-catechetica, il tutto in chiave malgascia.

[fonte: ANS, Fianarantsoa 2 maggio 2006]

insieme guardando altrove

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PPaassqquuaa iinn ccoommppaaggnniiaa ddeeii vvoolloonnttaarrii ddii ««TTeelleeffoonnooPPrroonnttoo»»..

Il servizio fa capo al centro di prima accoglien-za sito nell’istituto Domenico Savio di Messina.

In pieno periodo di Quaresima e considera-to che sono molte le persone che, per malattia,anzianità o per altri gravi motivi, non possonopartecipare fisicamente agli esercizi spirituali, al-le Vie Crucis o a momenti di intensa preparazio-ne alla Pasqua, scendono in campo i salesiani edin particolare i volontari di «Telefono Pronto»

per dare un concreto aiuto a chi ne ha davverobisogno.

E così, tutti i giorni, compresi naturalmente ifestivi, formando dalle ore 17 alle 20, lo090/717271, chiunque, attraverso un dialogo te-lefonico, di breve o di lunga durata, potrà capireed approfondire il significato della Pasqua e del-la Resurrezione.

insieme 51brevemente insieme

““MMeemmoorriiaall PPiippppoo AAsseerroo”” ((PPrreemmiioo ppeerr llaa vviittaa aall--llaa vviittaa)).. È stato consegnato a Don Ninì Scuccesil premio “Memorial Pippo Asero” dal LionsClubs di Trecastagni. La cerimonia si è svolta do-menica 18 giugno 2006 al Pala Nazareth pressola Comunità “Nazareth” di Viagrande.

Un percorso di fede, in certi casi, si può an-che fare attraverso la cornetta telefonica.

Ricordiamo che «Telefono Pronto» fa capoal Centro di Prima Accoglienza, sito nell’istitutoDomenico Savio di Messina, di cui è presidentedon Umberto Romeo, psicoterapeuta.

In caso di necessità, molti Sos spirituali ven-gono seguiti, poi, all’interno della struttura stes-sa e con l’impegno di assistenti sociali, psicologi,medici e così via.

E molti utenti, così, diventano «pendolari»giornalieri dei servizi del «Domenico Savio».

Ricordiamo, infine, che«Telefono Pronto» è uno deipochissimi circuiti telefonicicattolici, di assistenza spiritua-le, che funziona anche in stret-to contatto di collaborazionecon le Forze dell’ordine e disoccorso.

«Telefono Pronto» riceve,nell’arco delle ventiquattr’ore,una media di quattro o cinquesollecitazioni di conforto percontrastare il disagio e la soli-tudine.

Un servizio, insomma,davvero di grande importan-za, quello svolto dal gruppo divolontari.

AAggaattiinnoo ZZiizzzzoo

[fonte: La Sicilia, aprile 2006]

Brevemente

Don Umberto Romeo (terzo da sinistra)

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insieme52

Da ricordare

MMoommeennttii aalllleeggrrii…… mmoommeennttii ttrriissttii

Ancora più belle e più preziose ci sembranoultimamente le celebrazioni dei sacri ordini. For-se perché sono più rare e con meno ordinandi, oforse perché la messe rimane sempre abbondan-te e gli operai sempre più scarsi. Forse è quelloche ci meritiamo o forse abbiamo pregato pocoil padrone della messe. Ma bando ai forse e fac-ciamo festa con coloro che quest’anno hannoraggiunto questa meta, trampolino di lancio peraltre mete e conquiste.

Ho avuto la fortuna di partecipare all’ordi-nazione sacerdotale di Paolo Criseo a Bova Ma-rina (Paolo è uno della Meridionale, ma ha stu-diato teologia nel nostro studendato di Messinae svolgeva apostolato domenicale qui a Catania aLibrino) e all’ordinazione di Ellul Josef, Xime-nes Agapito Alfredo e Ximenes Pereira Basilio alDomenico Savio. Ellul è un maltese che ha scel-to di appartenere all’ispettoria sicula e i due Xi-menes sono due salesiani della ispettoria di In-donesia - Timor Est. In tutte e due le funzioniuna folla straripante, ma silenziosa e commossa,compresa dell’evento che si stava svolgendo inpresbiterio. Più commossi di tutti i protagonistie i genitori presenti di Paolo e di Josef, mentreun pensiero nostalgico e grato volava verso i ge-nitori assenti dei due Ximenes. Mons. VittorioMondello, arcivescovo di Reggio e Bova, ha fat-to una bella predica, ma Mons. Montenegro, au-siliare di Messina, è stato semplicemente strepi-toso a dimostrazione di quanto bene vuole ai Sa-lesiani e di come conosce profondamente DonBosco. Anche la comunità del Domenico Savio siè fatta onore con l’organizzazione perfetta di tut-ta la cerimonia. La musica e i canti del coro han-no reso la celebrazione ora scoppiettante di gio-ia, ora carica di una tensione spirituale alleluiati-ca. Il buffet finale ha colmato la dose, nessuno èrimasto senza, tutti hanno mangiato e bevuto asazietà e alla fine si sono raccolti sette canestri diavanzi. E quelli che avevano mangiato erano cir-ca 4000 senza contare le donne e i bambini. Mi-racoli della grazia. (Ho saputo – io non c’ero –

che a qualcuno il buffet non è bastato ed è ricor-so alla sontuosa cena preparata dal S. Tommasoin onore dei novelli presbiteri e parenti. Miraco-li della capienza). L’undici giugno ci si è ritrova-ti al Domenico Savio per l’ordinazione diacona-le di Ausini Giulio (ISI), De Olivera Silvano(ITM), Do Carmo Gui (ITM), Domingos Caeta-no (ITM), Prinari Marco (IME), Trianto Tarsi-sius (ITM).

A conclusione della teologia, e con il bacca-laureato in tasca (tanti auguri), prima di iniziarel’anno di pastorale, questi confratelli sono statiordinati diaconi. Mons. Francesco Montenegroha presieduto la celebrazione. Insieme al Sig.Ispettore Don Luigi Perrelli erano presenti degliospiti di eccezione: Don Francis Alencherry,Consigliere per le Missioni Salesiane, Don Va-clav Klement, Consigliere della Regione, DonErmino De Santis, Superiore della VisitatoriaMalgascia e Don Guido Errico, Vicario del-l’Ispettoria Meridionale. Anche in questa occa-sione, la cattedrale si è rivelata abbastanza angu-sta. Vi erano molti giovani calabresi. Si sono ri-petute le stesse emozioni, i canti, la musica, ilbuffet, il pranzo. A tutti presbiteri e diaconi va-da il nostro più affettuoso augurio. Il Signorefaccia sempre splendere il suo volto sulla lorostrada al di là delle sofferenze di cui parlavamamma Margherita

CCoonnddoogglliiaannzzee:: Le nostre condoglianze aDon Nino e Nicola Giordano per la perdita delfratello Giuseppe. In una chiesa piena di confra-telli e amici Don Nino ha ricordato la figura delfratello exallievo del Liceo Don Bosco di Cataniaed entusiasta divulgatore dello spirito salesiano.A lui, Don Nino, attribuisce la sua vocazione.Siamo certi che il Signore saprà ricompensare ilservo buono e fedele e che Don Bosco gli abbiariservato un posticino nel giardino salesiano co-me scopritore di vocazioni salesiane. Non man-chiamo di pregare per la sua pace eterna e per laconsolazione dei parenti rimasti nel lutto.

DDoonn SSaallvvaattoorree SSppiittaallee

insieme da ricordare

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Pur nella loro irriducibile distinzione, la catechesi ela liturgia si muovono in modo convergente l’unaverso l’altra, La catechesi, infatti, nella sua specificafunzione didattico-educativa, si sviluppa in formalaudativa e porta alla glorificazione di Dio; mentre laliturgia, che è propriamente la celebrazione memoria-le del mistero di Cristo, assolve anche ad una funzio-ne eminentemente pedagogica e formativa. Ogni ten-tativo di contrapporre ciò che Dio stesso ha volutocongiungere (Mt 28,19), pertanto, sarebbe un «equi-voco» (EN, 47) e un attentato al cuore stesso dellaChiesa, che «rischia di deturpare il volto dell’amoredi Cristo» (ETC, n. 28) e metterebbe in pericolol’unità della Chiesa e la stessa fede. Le difficoltà e iritardi nel recuperare le ragioni storiche e pratichedel nesso e l’esigenza sempre meglio avvertita dellanecessità del dialogo rendono urgente e necessario ilritorno alle fonti bibliche (c. I) e all’approfondimen-to dei dati della storia (c. II), che costituiscono lapremessa necessaria per comprendere la portata inno-vativa delle indicazioni del Concilio Vaticano II e de-gli orientamenti del magistero postconciliare (c. III,da cui scaturiscono puntuali indicazioni teorici e pra-tici per l’oggi (c. IV). Il testo elaborato per gli stu-

denti del ciclo di Licenza, è offerto a quanti hanno a cuore il rinnovamento della prassi pastorale dellaChiesa, che passa necessariamente attraverso l’interconnessione tra le sue diverse dimensioni: profetica,regale e sacerdotale, che concorrono insieme all’edificazione della comunità cristiana, alimentata alladuplice mensa della Parola e dell’Eucarestica.

«La fede, cheprende coscienza

dell’amore di Diorivelatosi nelcuore trafittodi Gesù sullacroce, suscita

a sua volta l’amore.Esso è la luce

– in fondo l’unica –che rischiara sempre

di nuovo un mondo buioe ci dà il coraggio

di vivere e di agire»(Deus caritas est, 39).

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Messina - S. Domenico Savio - Mons. Montenegro, il Sig. Ispettore e i novelli sacerdoti

Josef

Alfredo Basilio

Il Sig. Ispettore conferisce i Ministeri aglistudenti del “S. Tommaso”