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Novembre 2010

Date post: 26-Mar-2016
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periodico di cultura, sport, ambiente e spettacolo
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Registrazione Editoriale Tribunale di Siracusa N° 09 del 2006 - www.piusiciliasr.it Tiratura 3.000 Copie GIORNALE DELL’ “ASSOCIAZIONE CULTURALE PSICILIA - SIRACUSA” Anno I - Numero 1 DISTRIBUZIONE GRATUITA Novembre 2010 Un nuovo appuntamento con l’informazione culturale che vuole distinguersi dall’informazione spettacolo Segue a pagina 7 Segue a pagina 8 ALL’INTERNO Storia e Archeologia Cultura Musica AMBIENTE SALUTE Segue a pagina 5 Segue a pagina 3 Segue a pagina 4 Valeria Miceli: “Il Silenzio” Patrimonio Unesco e dintorni Matteo Cavagnacchi ha la musica nel sangue www.piusiciliasr.it E DITORIALE ’informazione si può fare in tanti modi più o meno positivi, ma tutti volti ad un unico obbiettivo: fornire delle notizie il più possibile vicine alla realtà dei fatti. “PiùSicilia Informa”, rispetto agli altri giornali cartacei, vuole mantenere nel tempo, con l’aiuto di Voi amici lettori, una riflessione culturale ampia ed a 360 gradi sulla nostra realtà provinciale, analizzando, scrutando e approfondendo tutto quanto voglia dire sport, cultura, spettacolo e ambiente. E’ quasi superfluo ribadire che ognuna di queste quattro grandi famiglie, comprenda al proprio interno vari spunti di ricerca, indagine, appunto, di riflessione. PiùSicilia Informa vuole restare di proposito fuori dalla cronaca nera e giudiziaria e dal cosiddetto “gossip”. Noi preferiamo promuovere un dibattito culturale vivo, a volte intenso, forte, mai volgare e sempre nel rispetto delle opinioni diverse, perchè è proprio dal confronto delle idee che possono prendere corpo le soluzioni più idonee per raggiungere risultati concreti per una vita migliore. Il confronto delle tesi sul campo, dopo attente analisi in tempi ragionevoli, fa compiere i passi giusti verso una visione meno pessimistica della vita. Certamente, non abbiamo la pretesa di risolvere i mali del nostro tempo, solo, cercare attraverso questo giornale di favorire il dialogo tra più persone: infatti, proprio quella cosa che negli ultimi anni è andata perdendosi, ovverosia, la capacità di saper ascoltare cosa ha da dire il nostro interlocutore, sapere ascoltare per rispondere proficuamente per crescere insieme intellettualmente. Questo giornale è e sarà il megafono, di ogni attività culturale di pregio che il nostro territorio provinciale metterà in campo, insieme a quelle di PiùSicilia, anch’essa associazione culturale legata strettamente al territorio della nostra provincia. Siracusa e la sua provincia, vogliono tornare nei quartieri alti della cultura internazionale: “PiùSicilia Informa”, vorrà essere tra i protagonisti. L QUESTO GIORNALE Presentiamo questa nuova avventura editoriale facendoci raccontare dal presidente Gabriele Scariolo le motivazioni da cui nasce questo giornale e la storia di PiùSicilia. - Qual è l’idea fondativa dell’Associazione? La nostra associazione è il concretizzarsi dell’idea di un gruppo di amici provenienti da diverse realtà culturali e da diverse città siciliane che hanno posto al centro del loro impegno la “cultura di divulgare cultura”, di far conoscere ed amare la nostra isola, madre di illustrissimi uomini del calibro di Archimede Pitagorico, Luigi Pirandello, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e di altri grandi che hanno portato in alto il nome della Sicilia. PiùSicilia si basa sul rispetto dei valori universali di libertà, giustizia sociale e solidarietà, ispira la sua azione alla difesa del primato della persona in ogni sua espressione, al rispetto e alla tutela dei diritti umani. - Quali sono le iniziative che intendete intraprendere e gli scopi di PiùSicilia? Lo spietato killer delle palme L’importanza del camminare Segue a pagina 11 SPORT Buscema:“Noi? Troppo duri a morire” Giuseppe Notaro Giuseppe Notaro Più Sicilia promuove iniziative socio- culturali che concorrano allo sviluppo culturale, sociale e civile, diffondendo la cultura della libertà, della responsabilità e del merito in ogni settore della vita sociale. In Sicilia una piaga annosa è quella della criminalità organizzata, noi pensiamo sia giusto diffondere i principi della legalità, della lotta contro le mafie ed agli atteggiamenti mafiosi. Fondamentale importanza ha per noi la tutela e la salvaguardia dell’ambiente e del territorio, valorizzando il patrimonio paesaggistico e le risorse naturali, anche attivando corsi sull’ educazione ambientale e la lotta all’inquinamento. Abbiamo realizzato finora diverse attività tra le quali ricordo l’evento artistico “Sortino Crea 2010”, una rassegna d’Arte Contemporanea di pittura, scultura, poesia e fotografia, che insieme al gruppo “ProSortino Pantalica”; la partecipazione all’Iblafest in occasione della quale, abbiamo fatto conoscere alcuni manufatti realizzati da nostri soci e i prodotti tipici della nostra Sicilia. Ad inizio ottobre abbiamo partecipato alla “Sagra del Miele”, dove i visitatori hanno gustato al nostro stand le specialità eno-gastronomiche tipiche del nostro territorio. Il 16 ottobre presso la nostra sede è iniziato un corso di scultura su pietra bianca che sta avendo un enorme successo, per la partecipazione e per la qualità delle attività svolte; ultima, ma non per merito, è la realizzazione di questo giornale che, speriamo, possa essere apprezzato dai nostri lettori. A breve metteremo in linea anche una web-radio che ci permetterà di arrivare, in maniera abbastanza piacevole alle orecchie, e speriamo anche ai cuori, dei nostri amici ascoltatori. Attualmente abbiamo in corso, il cineforum che ci vedrà impegnati settimanalmente con la proiezione di un film, l’avvio di diversi corsi di formazione e l’apertura del “Centro Studi Oscar Wilde”. Il mio invito è quello di seguire e prendere parte alle nostre tante attività. La nostra associazione, non pone limiti di età solo quelli di buona educazione e rispetto verso il prossimo, è aperta a chiunque creda che ogni idea possa diventare azione. E come diceva il Dalai Mama: “Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere.” Luigi Galioto (Vicepredidente), Gabriele Scariolo (Presidente PiùSicilia-Siracusa) informa p sicilia
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Registrazione Editoriale Tribunale di Siracusa N° 09 del 2006 - www.piusiciliasr.it Tiratura 3.000 Copie

GIORNALE DELL’ “ASSOCIAZIONE CULTURALE PIÙSICILIA - SIRACUSA”

Anno I - Numero 1 DISTRIBUZIONE GRATUITA Novembre 2010

Un nuovo appuntamento con l’informazione culturale che vuole distinguersi dall’informazione spettacolo

Segue a pagina 7 Segue a pagina 8

ALL’INTERNO

Storia e Archeologia

Cultura

Musica

AMBIENTE SALUTE

Segue a pagina 5

Segue a pagina 3

Segue a pagina 4

Valeria Miceli: “Il Silenzio”

Patrimonio Unesco e dintorni

Matteo Cavagnacchi ha la musica nel sangue

www.piusiciliasr.it

EDITORIALE

’informazione si può fare in tanti modi più o meno positivi, ma tutti volti ad un unico obbiettivo: fornire delle

notizie il più possibile vicine alla realtà dei fatti. “PiùSicilia Informa”, rispetto agli altri giornali cartacei, vuole mantenere nel tempo, con l’aiuto di Voi amici lettori, una riflessione culturale ampia ed a 360 gradi sulla nostra realtà provinciale, analizzando, scrutando e approfondendo tutto quanto voglia dire sport, cultura, spettacolo e ambiente. E’ quasi superfluo ribadire che ognuna di queste quattro grandi famiglie, comprenda al proprio interno vari spunti di ricerca, indagine, appunto, di riflessione. PiùSicilia Informa vuole restare di proposito fuori dalla cronaca nera e giudiziaria e dal cosiddetto “gossip”. Noi preferiamo promuovere un dibattito culturale vivo, a volte intenso, forte, mai volgare e sempre nel rispetto delle opinioni diverse, perchè è proprio dal confronto delle idee che possono prendere corpo le soluzioni più idonee per raggiungere risultati concreti per una vita migliore. Il confronto delle tesi sul campo, dopo attente analisi in tempi ragionevoli, fa compiere i passi giusti verso una visione meno pessimistica della vita. Certamente, non abbiamo la pretesa di risolvere i mali del nostro tempo, solo, cercare attraverso questo giornale di favorire il dialogo tra più persone: infatti, proprio quella cosa che negli ultimi anni è andata perdendosi, ovverosia, la capacità di saper ascoltare cosa ha da dire il nostro interlocutore, sapere ascoltare per rispondere proficuamente per crescere insieme intellettualmente. Questo giornale è e sarà il megafono, di ogni attività culturale di pregio che il nostro territorio provinciale metterà in campo, insieme a quelle di PiùSicilia, anch’essa associazione culturale legata strettamente al territorio della nostra provincia. Siracusa e la sua provincia, vogliono tornare nei quartieri alti della cultura internazionale: “PiùSicilia Informa”, vorrà essere tra i protagonisti.

L

QUESTO GIORNALE

Presentiamo questa nuova avventura editoriale facendoci raccontare dal presidente Gabriele Scariolo le motivazioni da cui nasce questo giornale e la storia di PiùSicilia. - Qual è l’idea fondativa dell’Associazione?La nostra associazione è il concretizzarsi dell’idea di un gruppo di amici provenienti da diverse realtà culturali e da diverse città siciliane che hanno posto al centro del loro impegno la “cultura di divulgare cultura”, di far conoscere ed amare la nostra isola, madre di illustrissimi uomini del calibro di Archimede Pitagorico, Luigi Pirandello, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e di altri grandi che hanno portato in alto il nome della Sicilia. PiùSicilia si basa sul rispetto dei valori universali di libertà, giustizia sociale e solidarietà, ispira la sua azione alla difesa del primato della persona in ogni sua espressione, al rispetto e alla tutela dei diritti umani.- Quali sono le iniziative che intendete intraprendere e gli scopi di PiùSicilia?

Lo spietato killer delle palme

L’importanza del camminare

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SPORT

Buscema:“Noi? Troppoduri a morire”

Giuseppe Notaro

Giuseppe Notaro

Più Sicilia promuove iniziative socio-culturali che concorrano allo sviluppo culturale, sociale e civile, diffondendo la cultura della libertà, della responsabilità e del merito in ogni settore della vita sociale. In Sicilia una piaga annosa è quella della criminalità organizzata, noi pensiamo sia giusto diffondere i principi della legalità, della lotta contro le mafie ed agli atteggiamenti mafiosi. Fondamentale importanza ha per noi la tutela e la salvaguardia dell’ambiente e del territorio, valorizzando il patrimonio paesaggistico e le risorse naturali,

anche attivando corsi sull’ educazione ambientale e la lotta all’inquinamento. Abbiamo realizzato finora diverse attività tra le quali ricordo l’evento artistico “Sortino Crea 2010”, una rassegna d’Arte Contemporanea di pittura, scultura, poesia e fotografia, che insieme al gruppo “ProSortino Pantalica”; la partecipazione all’Iblafest in occasione della quale, abbiamo fatto conoscere alcuni manufatti realizzati da nostri soci e i prodotti tipici della nostra Sicilia. Ad inizio ottobre abbiamo partecipato alla “Sagra del Miele”, dove i visitatori hanno gustato al nostro stand le specialità eno-gastronomiche tipiche del nostro territorio. Il 16 ottobre presso la nostra sede è iniziato un corso di scultura su pietra bianca che sta avendo un enorme successo, per la partecipazione e per la qualità delle attività svolte; ultima, ma non per merito, è la realizzazione di questo giornale che, speriamo, possa essere apprezzato dai nostri lettori. A breve metteremo in linea anche una web-radio che ci permetterà di arrivare, in maniera abbastanza piacevole alle orecchie, e speriamo anche ai cuori, dei nostri amici ascoltatori.Attualmente abbiamo in corso, il cineforum che ci vedrà impegnati settimanalmente con la proiezione di un film, l’avvio di diversi corsi di formazione e l’apertura del “Centro Studi Oscar Wilde”.Il mio invito è quello di seguire e prendere parte alle nostre tante attività.La nostra associazione, non pone limiti di età solo quelli di buona educazione e rispetto verso il prossimo, è aperta a chiunque creda che ogni idea possa diventare azione. E come diceva il Dalai Mama: “Ci sono solo due giorni all’anno in cui non puoi fare niente: uno si chiama ieri, l’altro si chiama domani, perciò oggi è il giorno giusto per amare, credere, fare e, principalmente, vivere.”

Luigi Galioto (Vicepredidente), Gabriele Scariolo (Presidente PiùSicilia-Siracusa)

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GLI ANIMALI ASPIRANO AD UN UFFICIO TUTTO PER LORO

ANGELO LANGE’ RACCONTA AI GIOVANI LEGALITÀ’ E ANTIDROGA

Primo sportello antiviolenza, specializzato in difesa dalle azioni persecutorie degli stalkers

UN AIUTO IN PIU’ PER LE DONNE VITTIME DI SOPRUSICome ormai sappiamo tutti, lo stalking è quel fenomeno che si manifesta attraverso molestie continue e ripetute, nella maggior parte dei casi espresse con pressioni di tipo psicologico, e in casi gravi anche con aggressioni e lesioni fisiche, perpetrate nei confronti di una persona e tali da comprometterne una corretta qualità della vita. Vittime di queste azioni persecutorie, nella quasi totalità della casistica perpetrate da congiunti, le donne. Le problematiche relative allo stalking, sempre esistite nella nostra società ma troppo spesso taciute ed emerse con forza solo negli ultimi anni, sono finalmente penetrate a fondo in ogni

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Alessandro CacciatoPresidente Regionale “Più Sicilia”

ambito della nostra cultura, al punto che di recente è stata emessa la prima sentenza, della Sesta Sezione Penale della Cassazione ai sensi dell’art 612 bis del codice penale, che ha confermato la misura degli arresti domiciliari nei confronti di un ragazzo della provincia di Potenza reo di condotta persecutoria e assillante nei confronti della ex fidanzata attraverso lo strumento di Facebook. In questo contesto di importante progresso sociale, è grande la soddisfazione, per la comunità aretusea, per l’apertura a Siracusa del primo sportello antiviolenza specializzato in difesa dalle azioni persecutorie degli stalkers. Creato dalla Rete Centri Antiviolenza, una realtà di donne per le donne voluta con forza, determinazione e perseveranza da Raffaella Mauceri, presieduta dall’avvocatessa Alessia Lo Tauro, lo sportello antiviolenza rappresenta solo la realizzazione della prima tappa di un progetto di respiro regionale, con la prossima attivazione di analoghi sportelli anche a Catania e Palermo. Si tratta di un servizio per donne vittime di violenze, caratterizzato da una formula inedita e nuova per la Sicilia, che assicura e garantisce l’accoglienza telefonica alle donne nell’intero arco delle 24 ore, con il trasferimento immediato in rifugi segreti nei casi più gravi e urgenti. I rifugi sono strutture dislocate in località non rese note ma rigorosamente situate fuori dalla provincia di Siracusa, scelte in basi a precisi requisiti di accoglienza, sicurezza e capacità di confort, in un’ottica di assoluta tutela e difesa delle donne maltrattate e dei loro bambini, gestite da persone altamente specializzate nell’assistenza a persone con questa tipologia

di problemi. Diversa quindi la loro funzionalità rispetto alle più conosciute case d’accoglienza, che restano strutture per persone disagiate. Dall’inaugurazione dello sportello, avvenuta lo scorso mese di luglio, è già stata data risposta concreta a centinaia di richieste di assistenza sia psicologica sia legale, e sono stati effettuati cinque rifugi materiali. Per ricevere aiuto e supporto, è sufficiente comporre il numero di rete fissa: 0931.492752. Sino a oggi, sono stati effettuati interventi mirati alla sottrazione di patria podestà nei confronti di padri violenti, difesa da violenze sessuali in ambito coniugale, operazioni legali per il recupero del mantenimento, separazioni eque e condanne al carcere per tutti quegli uomini che troppo spesso e fin troppo facilmente hanno dimenticato i propri doveri di padri e mariti, portando in casa violenza fisica e psicologica. La rete centri antiviolenza è inoltre da anni fattivamente operativa nel campo della formazione per operatori del settore, incluse le forze di polizia, con svariate decine di seminari all’attivo, e un calendario che prevede ogni sei mesi anche un corso di formazione per volontarie. L’invito è quello di rivolgersi allo sportello antiviolenza senza vergogna o paura: ogni strumento di tutela verrà attivato prontamente per la protezione delle donne in difficoltà, e per riconsegnare loro il giusto recupero della propria autostima, della propria dignità, della propria autonomia e della propria e legittima capacità di reazione.

Marzia Messina

Il Comitato per l’istituzione dell’Ufficio del Garante dei Diritti degli Animali (U.G.D.A.) è stato fondato il 31 marzo di quest’anno. In questi giorni, ma già a partire dallo scorso mese di settembre, in ogni capoluogo di provincia d’Italia stanno nascendo i comitati provinciali dell’UGDA che avranno il compito di prodigarsi, affinchè i rapporti tra le associazioni animaliste e le istituzioni possano sempre essere incentrati sulla collaborazione positiva, nel rispetto delle posizioni di ognuno. Inoltre, il comitato fornirà assitenza legale gratuita a tutti quei cittadini che decidessero di intraprendere azioni legali contro chi maltratti, uccida o sevizi animali indifesi, nella preparazione degli esposti o denunce alle procure d’Italia. L’UGDA, non ha coloritura poltica, non prende posizione per questo o quel partito: si dichiara totalmente apartitico, dal momento che da ogni parte politica possono arrivare delle utili proposte per il benessere dei nostri piccoli

Il tema della legalità per i gruppi cittadini di “Più Sicilia” è un tema fondamentale che trattiamo periodicamente nelle nostre sedi che ha impegnato me stesso ed il presidente per Siracusa di “Più Sicilia” Gabriele Scariolo, in interminabili telefonate pomeridiane. Abbiamo quindi di comune accordo, pensato di organizzare per il mese di gennaio 2011 ad Agrigento, Siracusa e Catania un mini tour nelle scuole di Angelo Langè, poliziotto Antidorga della Questura di Milano, nonché uno dei protagonista del film “Sbirri” con Roul Bova. Con Langè, parleremo delle conseguenze della dipendenza da uso delle sostanze stupefacenti, dei danni irrimediabili che arrecano al nostro corpo e delle conseguenze penali, che rovinano la vita ed il futuro di molti giovani incoscienti. Noi giovani siciliani coscienti della nostra storia, non possiamo far altro che porre all’attenzione periodicamente questo tema, metterlo in pratica attraverso i nostri comportamenti quotidiani, allontanando ogni compromesso e mentalità mafiosa. I recenti successi delle forze dell’ordine, che hanno portato all’arresto dei più pericolosi latitanti mafiosi, ci regala una iniezione di coraggio e di orgoglio, che ci permette di entrare nelle scuole, di organizzare convegni regionali e nazionali, per mantenere sempre alta la guardia e garantire una forte informazione verso i più giovani. Legalità, vuol dire anche lotta contro le sostanza stupefacenti, che sarà al centro del nostro prossimo imminente grande progetto. Vogliamo realizzare una capillare azione informativa antidroga, che nasce dalla constatazione di un uso sempre più frequente di cocaina, extasi, chetamina ed eroina, da parte di giovani e giovanissimi che si riforniscono troppo facilmente nelle nostre strade, a prezzi stracciati. Noi non ci stiamo! Con questa tre giorni in Sicilia con Angelo Langè, scendiamo direttamente sul campo perché il futuro è nostro e per poterlo affrontare nel migliore dei modi, vogliamo studiare e conoscere quante più cose possibili, con il sorriso sulle labbra e un grande spirito di amicizia.

Tre giorni di incontri e dibattiti con uno dei protagonisti del film “Sbirri” sulla droga

amici, che possano anche dare un senso di migliore civiltà alle nostre città, spesso abbandonate al vandalismo di pochi, che vedono, per esempio, proprio nel cane o nel gatto abbandonato il “mezzo” per poter sfogare istinti sanguinari, come potrebbero anche definirsi quelli che in buona sostanza, attanagliano i cosiddetti “scienziati”, i quali per una non meglio precisata “scienza”, affliggono di inutili torture, poveri animali resi schiavi dentro un laboratorio “scientifico”. L’UGDA

combatterà contro queste nefandezze con tutti i mezzi legali che il diritto offrirà. L’arcobaleno del logo non è stato scelto a caso, ma è collegato ad un’antica leggenda degli indiani pellerossa che recita così:“Proprio alle soglie del Paradiso esiste un luogo chiamato il Ponte dell’Arcobaleno. Quando muore un animale che ci è stato particolarmente vicino sulla terra, quella creatura va al Ponte dell’ Arcobaleno. Ci sono prati e colline perché tutti i nostri amici speciali possano correre e giocare insieme. C’è abbondanza di cibo, acqua e tanto sole, e i nostri amici non hanno freddo e stanno bene assieme. Tutti gli animali che erano stati ammalati e vecchi sono restituiti alla salute e al vigore; quelli che erano stati feriti e mutilati sono nuovamente resi sani e forti” In memoria di tutti gli animali che non hanno potuto beneficiare di questa iniziativa!

Giu. Not.

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Centro studi su Oscar Wilde

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Gianni Di Noto Ascenzo

Montesquieu ha scritto “quanto più le cause fisiche inducono gli uomini a non far nulla, tanto più le cause morali li devono allontanare da tale cedimento”, ha anche aggiunto che il carattere dei popoli è influenzato fortemente dal clima che caratterizza il territorio e che anche di questo bisogna tener conto per fare delle buone leggi. Di conseguenza il clima freddo favorisce maggiore forza nel corpo, ma non sviluppa l’arte della passione. Nei paesi del sud, dunque si capisce che l’indolenza e la sensibilità verso grandi gioie e sofferenze contraddistinguono le popolazioni che vi abitano. Certo, è un’intuizione che non ha basi scientifiche, ma che si può facilmente ttrovare riscontro perfino ai nostri giorni.Pertanto il carattere dei siracusani è presto detto, viviamo attorniati dall’acqua che è fonte di vita da un lato, ma distrugge penetrando dall’altro. L’umidità ci rende flaccidi, conduciamo i nostri corpi mollemente, lamentandoci di questo clima “sciroccato”. Ma non tutto è perduto, qualcuno reagisce, resiste, inventa…Vorrei inquadrare in questo barlume di vita alcune forme tipiche di questa città. I resistenti del caso sono i calafatari, i maestri d’ascia che riparavano le navi, e che le costruiscono ancora.In un punto evidentemente profetico, tra l’isola di Ortigia e la terra ferma esiste questo spazio della memoria, in cui i mastri lavorano tuttora. Hanno imparato il know-how dai genitori o dai nonni e continuano a metterlo in pratica ogni giorno, nonostante tutto.Di settimana in settimana vedi formarsi la nave, prima solo uno scheletro, poi ti accorgi che il telaio viene riempito con le tavole di legno sagomate che danno una forma, un garbo, e infine le ammiri complete, dipinte, belle e imponenti. Le vedi crescere davanti a te ogni volta che attraversi questo piccolo ponte che sembra condurti in un altro mondo, un mondo moderno pieno di progresso, mentre lasci l’isola che si allunga verso il mare e che pare voglia staccarsi dalla terra e viaggiare come una grande nave antica.I calafatari per definizione riempiono falle, tappano buchi, fermano l’arroganza dell’acqua che si infiltra perfidamente e penetra da lontano. Così rappresentano per noi il baluardo contro i pericoli subdoli, quelli che non vedi immediatamente, ma che prima o poi causeranno il naufragio. Dovremmo imparare a riconoscere gli ingannatori e i nuovi colonizzatori e a loro rispondere costruendo, sperimentando, soffrendo e godendo, come fanno i calafatari. I legislatori, dal canto loro, dovrebbero conoscere lo “spirito generale” di questi cittadini, per dirla con Montesquieu, affinché possano creare le condizioni fisiche e morali più adatte alla città. Tale spirito tuttavia è contraddittorio, ma non di certo oscuro.La città che vive e giace sul mare possiede una mentalità aperta, di frontiera, pronta all’accoglienza e all’innovazione, ed è fattrice di vita in ogni senso. A Siracusa però non si notano esattamente questi tratti...Sarà forse questo clima, sarà l’umidità che onnipresente ed invasiva ci porta, da sempre, ad accettare chi depreda i nostri patrimoni, tributandogli inoltre onori e lodi.Bisogna sperare dunque che gli occhi apotropaici dipinti sulle navi, che tengono lontani gli influssi maligni e che indicano le rotte, saranno più efficaci, più coraggiosi e più lungimiranti per permettere allo spirito dei siracusani di risorgere.

Annibale Vanetti Direttore Artistico - Ass. Cult. “L’Arco e la Fonte”

Valeria Miceli “Il Silenzio”

Valeria Miceli, Il Silenzio, olio su tela

Clara Morreale

Fondato nel 2008, il centro studi su Oscar Wilde si prefigge l’arduo compito di ricostruire per intero la complessa parabola wildiana.Tra proiezioni, video, conferenze e letture teatrali in appuntamenti periodici, si tenterà di ricostruire la storia intellettuale, il rapporto con la letteratura italiana e con gli ambienti francesi, la passione per il teatro e la dolorosa sconfitta, dell’ intramontabile affabulatore irlandese. Poeta, scrittore, drammaturgo e viaggiatore Wilde amava profondamente l’innovazione, la conversazione e il dialogo: obiettivo principale, come ampiamente risaputo, era la ricerca di frasi ad effetto che rimanessero impresse nell’immaginario collettivo. Non a caso egli stesso scriverà a Bosie, al secolo lord Alfred Douglas, nel “De Profundis”: “Non c’era nulla di quanto io facessi o dicessi che non suscitasse meraviglia. Ho preso il dramma, la forma più oggettiva che l’arte abbia mai prodotto e l’ho mutato in un genere d’espressione personale, tanto quanto la lirica o il sonetto…Alla verità stessa donai ciò che è falso non meno di ciò che è vero, come le spettava di diritto, e mostrai come il falso e il vero non sono altro che forme presenti nella mente.” Come si evince da queste stesse parole, appare evidente come Wilde sapesse parlare solo per apologhi, egli stesso lo avrebbe più volte confessato allo stesso André Gide e probabilmente la sua più bella produzione è rimasta solo nella memoria di chi ebbe la fortuna di ascoltarlo. Diversi filoni di studio difatti concordano oggi nel ritenere Wilde, molto più brillante come conversatore che non come scrittore. In quest’ottica, il centro studi, seguendone la vicenda umana e intellettuale, si pone l’obiettivo del recupero di quell’immenso patrimonio culturale rappresentato dall’opera non giunta. Opera sicuramente disseminata per tradizione indiretta fra i salotti letterari d’Inghilterra e soprattutto di Francia, terra con la quale il nostro autore sembrava avere un legame particolare. Le varie attività quindi si snoderanno tra presentazioni di saggi, letture pubbliche, dibattiti online e convegni presso la nostra sede di Sortino. Un omaggio e un contributo alla più alta e rappresentativa figura dell’estetismo di tutti i secoli! Tra le varie iniziative, sono stati inoltre avviati due filoni di indagine finalizzati alla ricostruzione dei rapporti interpersonali e al recupero, appunto, di brani di tradizione indiretta. Meta finale l’instaurazione di un percorso comune che insieme con studiosi, appassionati ed esperti possa restituirci un giorno a tutto tondo la straordinaria figura di un maestro dei secoli scorsi che, nonostante le ingiustizie subite, i tradimenti, il disonore, la sofferenza e infine la morte, non ha ancora, Grazie a Dio, esaurito il suo messaggio!

Lottate, ragionate col vostro cervello, ricordate che ciascuno è qualcuno, un individuo prezioso, responsabile, artefice di se stesso; difendete il vostro io.

Oriana Fallaci

Accade ancora oggi, che si tenti di legare la figura femminile al binomio donna-sudditanza, legando spesso questo binomio alla Sicilia e, più in generale, al meridione d’Italia. La “Condizione Donna”, va rivisitata in maniera più globale e non confinata in ambito regionale. Se, infatti, si fa presto a creare il caso relegando la Donna ad un ruolo del tutto marginale nella società siciliana, non si comprende come mai la figura femminile non venga valorizzata nei cenni storici di carattere nazionale, nella letteratura, nell’arte e nella vita quotidiana, quanto quella maschile. Valeria Miceli, giovane artista emergente, ha già offerto ampie dimostrazioni della sua sapienza artistica. Nel suo ultimo lavoro, “il Silenzio”, l’artista presenta un

gesto consueto della quotidianità, quasi a voler rappresentare la necessità del tacere al cospetto delle arroganze della vita, una sorta di volontà di esorcizzare, però, ogni forma di prevaricazione che possa interferire con l’“IO”. La Miceli riporta sulla tela, con naturalistica sensibilità, forme della memoria, emozioni vissute anche indirettamente, proiezioni del proprio io, come brani di natura vissuta e spazi di riflessione pittorica. Nella sua opera, il processo di rielaborazione mentale è giunto prima, nella selezione di uno scorcio tra i tanti: una parte per il tutto, quella dove l’adombrare la più vasta realtà intorno ne concentra l’essenza, preludio alla trasmutazione nelle atmosfere di misurata saturazione cromatica. L’analisi certosina delle forme, i ben definiti contrasti fra luce ed ombra, i rapporti spaziali compositivi, l’utilizzo competente dei rapporti cromatici, conferiscono al dipinto un carattere imperativo. La lieve sproporzione dell’indice, rispetto alla porzione del viso raffigurato, amplifica il senso del gesto. Azione che potrebbe provenire dall’induzione al silenzio, come se un altro soggetto impedisse la libertà di parola su fatti, probabilmente, accaduti. L’osservatore percepisce, allora, una sensazione di squilibrio e sbandamento che si trasferisce dall’immagine all’intimità dell’anima, stimolando il desiderio di svelare l’interrogativo, alla ricerca di un nuovo equilibrio. Una possibile ulteriore stratificazione di lettura potrebbe spingerci a considerare l’opera nella sua funzione di circolarità comunicativa, il feedback quale messaggio di liberazione dalle imposizione del mondo “al maschile”, con la piena riappropriazione del diritto inconfutabile alla parola ed il contestuale invito al silenzio.

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Andando in giro alla ricerca di resti antichi, nelle vicinanze di Sortino, si possono trovare elementi architettonici muti, testimoni di un passato vissuto.Dove sussistevano le condizioni ambientali, l’uomo preistorico decise di stabilizzare la propria famiglia, insieme ad altri nuclei familiari trasformò il tenero e resistente tufo ible, perfezionando grotte, realizzando strutture, scavando forme per agevolare la sussistenza quotidiana dei propri simili. Pantalica è il fulcro di tutti questi agglomerati rupestri. Dopo averla percorsa nei suoi tratti più accessibili, inoltrandoci in escursioni al di fuori dei sentieri tracciati dalla Soprintendenza, si trovano particolari interessanti sparsi qua e là nella vasta area terrazzata e nei suoi dintorni. Non era la sola Pantalica, che ricordiamo essere patrimonio UNESCO, ad essere abbandonata dalle istituzioni, ma un macro cosmo di villaggi rupestri, necropoli, ripari sottoroccia, cisterne, mulattiere, capanni pastorali, palmenti arcaici, frantoi rupestri, cave di pietra e altri monumenti. Volgendo lo sguardo verso il bacino idrografico dell’Anapo, si evince che il territorio di Sortino ne è posto esattamente al centro, fornendo acqua perenne alle varie industrie umane che nei secoli ne hanno beneficiato. Sulla scorta delle esplorazioni orsiane, dei lavori della Soprintendenza di Siracusa, delle non sempre rintracciabili notizie di rinvenimenti fortuiti, alla luce delle recenti scoperte e continue ricognizioni sul territorio nasce la necessità di sviluppare un grande progetto che possa mettere a disposizione di tutti le conoscenze sul territorio ibleo.

Patrimonio Unesco e dintorniL’importanza della carta archeologica

Gioacchino BrunoSopra: Necropoli di Pantalica, accesso da Sortino (SR)

La Carta archeologica è uno strumento essenziale per ritrovare i segni della memoria storica e per tutelare, laddove fosse ancora possibile, l’equilibrio e l’armonia del paesaggio ed è volta prevalentemente alla tutela e alla riscoperta dei beni archeologici.Un progetto articolato che, se ben valorizzato, potrebbe suscitare nuove potenzialità di sviluppo e rinnovati motivi di interesse per questi luoghi che narrano ancora antiche storie e miti lontani.La realizzazione di un così vasto progetto, richiede certamente competenze tecniche specifiche ed il supporto totale e costante delle Amministrazioni Locali e della Soprintendenza.La carta archeologica è un mezzo attraverso il quale si possono aprire percorsi finora ignoti, in grado di attirare nuove curiosità culturali, visitatori e afflusso turistico che potrebbero certamente arricchire il nostro scorcio d’Isola sia in termini economici sia culturali.Non dimentichiamo che la Sicilia, nel suo complesso e la Provincia di Siracusa nello specifico, sono storicamente state mete ambite e luoghi di colonizzazione da parte delle più imponenti culture e civiltà mondiali. Non è difficile pensare che la nostra Isola possa vivere di turismo culturale né tantomeno credere che manchi l’interesse del “grande pubblico” nei confronti della Sicilia, a testimonianza di ciò si può certamente richiamare alla nostra memoria il Wincklemanniano fenomeno del “Gran Tour” che vide come tappa fondamentale proprio la Sicilia con i suoi colori, sapori e monumenti di altissimo spessore artistico-culturale.

Tombe sicule della necropoli nord di Pantalica

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La crisi agrumicola, un problema da affrontare senza improvvisazioni

La mancanza di chiarezza è ciò che più spaventa l’agricoltore, a lui viene detto che la promozione e il prodotto di qualità potranno risolvere i problemi del futuro, ma non viene spiegato come risolvere i problemi del presente, questa progettualità semplicistica spaventa chi sa che non potrà mai decidere nè la qualità del suo prodotto nè il prezzo. Non è l’assistenza dello Stato che l’agricoltore vuole, ma la possibilità di essere presente sul mercato europeo con prezzi concorrenziali e con prodotto di qualità, ma per poter raggiungere questo bisogna che lo Stato renda i costi fiscali equiparabili a quelli degli altri stati membri dell’UE. Da qui che bisogna partire, perché il primo anello della catena è la produzione.I costi fiscali che gravano sull’agricoltore, sia che abbia un tumulo, che centinaia di ettari, sono in eguale misura fortemente penalizzanti per il conto di reddito finale. L’ICI, lo SCAU, i consorzi di bonifica, l’IRPEF gravano fortemente sull’economia di un azienda agricola, che in aggiunta a questi costi, costanti e improrogabili, deve sostenere i costi di conduzione reale: potature, irrigazione, concimazione, mano d’opera. L’agricoltore che non ha altre forme di reddito è stato costretto, e lo è tuttora, a far tornare i conti, diminuendo i costi alla conduzione produttiva perché deve fare fronte prima ai costi fiscali. Questa situazione si è creata perché il prezzo offerto per il frutto pendente è stato negli ultimi anni costante, se non in discesa. La frammentazione della proprietà ha portato a parcellizzare enormemente l’offerta, mentre la domanda si è sempre più concentrata, e con l’avvento della grande distribuzione anche rafforzata. Quando la domanda è concentrata e l’offerta frammentata, va da se che il prezzo viene stabilito da una sola delle due parti. Così ci troviamo di fronte ad un imprenditore che non avendo più risorse economiche è costretto ad accettare qualunque prezzo, non avendo la capacità di trattare, perché soggetto anche ad un prodotto deperibile che in modo naturale fa crollare il prezzo di mercato appena la domanda rientra, anche solo per un giorno. Per cui se da un lato il marchio di qualità, la promozione, l’informazione possono rendere al prodotto una maggiore richiesta da parte del consumo e un consequenziale aumento dei prezzi, dall’altro lato sono convinta che il prezzo al produttore rimarrà immutato.Per cui ritengo che progettualmente per i produttori agricoli al primo posto viene la riduzione dei costi fiscali, lo snellimento del sistema burocratico, ed infine forse riuscirà a produrre un prodotto migliore, perché potrà deviare le risorse economiche sulla produzione. A questo punto forse, potrà iniziare a pensare alla promozione e alla concentrazione dell’offerta attraverso la creazione di un’interprofessionale fra produzione, commercio e trasformazione, in modo da potere aggredire il mercato e non esserne più vittima.Per l’immediato voglio riferirvi alcuni punti che il dott. Corrado Vigo ha elaborato:a) Attivare una compensazione finanziaria per il ritiro di arance di piccola pezzatura, destinando i succhi alle scuole, agli ospedali, alle case di riposo per anziani, alle

caserme dell’Esercito ecc. Per far ciò l’Assessore vada dal Ministro reclamando appena 20.000.000,00 di euro, che sono 1/3 di quanto è stato speso per fare lo shopping del Parmigiano. Questa operazione farebbe rialzare i prezzi in campagna per effetto della diminuzione dell’offerta.b) Attivare i voucher defiscalizzati e agevolati presso l’INPS per far si che gli agrumicoltori possano consentire di effettuare la potatura degli agrumeti, al fine di produrre merce di elevata qualità.c) Attivare un piano straordinario per la riconversione degli agrumeti affetti da tristezza, che producono merce di cattiva qualità, chiedendo apposita deroga alla comunità Europea.d) Obbligare alla vendita l’esposizione della doppia “pezzatura”, ovvero indicare oltre al prezzo di vendita anche quello di origine.e) Azzerare l’ICI nelle aree agrumetate, in modo da ridurre i costi di produzione di 350euro/Ha, e livellare le aziende oggi esenti da quelle che, invece non lo sono. Questa operazione è immediatamente fattibile attivando la delibera dell’ARS del novembre 1996, ferma a Roma presso il Ministero delle Finanze, delibera che declamava l’intero territorio isolano quale zona svantaggiata.Altra alternativa….dormire come si è fatto finora.

La tropicalizzazione del clima nelle fasce terrestri di media latitudine non è più un fenomeno legato soltanto ai continui allarmi lanciati dalla comunità scientifica mondiale, ma una realtà che risulta sempre più evidente anche agli occhi dei comuni cittadini. Chi, infatti, non ha notato i papaveri fiorire lungo i bordi delle strade delle nostre città in febbraio, o i roveti selvatici riempirsi di more anche in pieno novem-bre? E se il clima in Sicilia è sempre stato marcatamente mediterraneo, con estati molto calde e inverni brevi e miti, vero è che negli ultimi anni, sull’onda degli inquie-tanti mutamenti climatici mondiali, anche nella nostra regione si verificano fenomeni di instabilità che fino alla fine degli anni ‘80 non esistevano. L’aumento costante e progressivo della temperatura media è stato tale che ormai da diversi anni non si sente più la necessità di indossare cappotti pesanti e pellicce, e assistiamo sempre

più spesso a fenomeni temporaleschi improvvisi quanto brevi, spesso a “macchia di leopardo”: in alcune zone piove a dirotto mentre in zone limitrofe, distanti a volte poche centinaia di metri, l’asfalto non si bagna nemmeno. Ma il più tipico effetto del riscaldamento graduale delle nostre aree è sicuramente la sgradevole presenza delle zanzare, che ormai sopravvivono tutto l’anno per via degli ambienti sempre più caldi e umidi in cui viviamo, e sempre più resistenti ai vari mezzi empirici con cui cerchiamo di eliminarle. Tra l’altro, da diversi anni, affianca le tipiche zanzare no-strane, perfettamente ambientata nelle nostre zone, la più esotica e temibile zanzara tigre, che punge anche di giorno. Per fortuna, dicono gli esperti, alle nostre latitudini il fenomeno delle zanzare, e delle tigri in particolare, resta relegato alla dimensione di semplice fastidio senza essere un reale pericolo per la salute, non esistendo la possibilità di trasmissione di malattie quali malaria o febbre gialla, che sono, invece, diffuse da questi insetti nelle aree tropicali. La puntura della zanzara, che inietta una sostanza anticoagulante, dà però sempre una tipica reazione allergica cutanea con dolore, prurito, infiammazione e vasodilatazione. La sintomatologia generalmente resta circoscritta e viene superata nell’arco di poche ore, ma in soggetti sensibili o allergici punture multiple possono provocare gravi forme reattive. Si può sicuramente intervenire nei confronti di questo fenomeno adottando interventi di disinfestazio-ne periodica mirati alla distruzione delle uova e delle larve, e misure preventive in termini di comportamenti corretti, spesso più efficaci se combinate tra loro. Tra le molteplici opzioni, si può scegliere se installare alle finestre e alle aperture delle no-stre abitazioni retine di protezione, e schermare culle, box e passeggini dei bambini piccoli con appositi veli e zanzariere, soprattutto durante le ore del riposo; piantare dove possibile, gerani odorosi e piante di citronella o lavanda, efficaci repellenti na-turali dei quali le zanzare non sopportano il profumo; sostituire le normali lampadine con altre di colori insoliti, giallo o azzurro, poco graditi dalle zanzare; assumere un maggior quantitativo di vitamina C che modifica l’odore naturale della pelle renden-dola meno appetibile; utilizzare, se naturalisti, oli essenziali di neem, lavanda, men-ta, citronella per profumare pelle e indumenti o, in alternativa, ricorrere alle meno salutari bombolette repellenti in commercio, se non a più tecnologici oggetti, quali macchinette che emettono ultrasuoni e ammazza zanzare elettrici o a batterie.

L’effetto più evidente della tropicalizzazione: la tanto amata zanzara

Federica D’Adamo

Marzia Messina

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Sortino, Siracusa, Sicilia, Italia, Europa…sono i luoghi di questa notizia, vittime di un’infestazione da punteruolo rosso. Giunto a noi dall’Asia nel 1992, a seguito dell’importazione di palme infette, privo di qualsiasi antagonista naturale, sottovalutato nelle proprie potenzialità infestanti, il vorace coleottero, una ad una, ha distrutto intere coltivazioni di palme. Complici l’impreparazione e l’inedia delle amministrazioni e dei privati, complice la velocità di riproduzione dell’insetto, complice la sua capacità di adattarsi a luoghi e terapie, a oggi poco abbiamo potuto fare. Conosciamolo meglio: il punteruolo rosso è un coleottero, scientificamente denominato Rhynchophorus ferrugineus. La femmina dell’insetto depone, ad ogni ciclo riproduttivo, circa 300 uova alla base delle

Lo spietato Killer delle palmeCronaca di un disastro annunciato

Barbara Monitto

giovani foglie e nelle cavità del tronco della palma. Tra due o cinque giorni le uova si trasformano in voraci larve che, cibandosi dei tessuti della palma e scavando lunghi tunnel verso l’interno della stessa, ne provocano il collasso. Il periodo larvale varia da 1 a 3 mesi, dopo i quali la larva si impupa in bozzoli fuori dal tronco, alla base della chioma della pianta. Dopo 14/21 giorni, dal bozzolo fuoriescono gli adulti. Si stima che una coppia di coleotteri, in assenza di fattori limitanti, possa dar vita in quattro cicli a circa 53 milioni di esemplari. 53 milioni di esserini che, rosicchia e rosicchia, portano la pianta al collasso vuotandola della sua parte vitale. Questo è successo alla palma di Via Pantalica, alle palme di Piazza Verga, a quelle del Collegio di Maria, delle Benedettine, di contrada Contrada Castagna, tutt’intorno a Sortino le palme abbassano le fronde piegate dalla famelica bestia. Cosa possiamo

fare? C’è qualcosa da fare? C’è qualcuno che possa far qualcosa? Si, la risposta è assolutamente si. Esistono farmaci e metodi, ma prima di tutto, deve esistere una sinergia fra il pubblico e il privato, fra il privato e il privato. E’ inutile curare una pianta se tutt’intorno la morte si diffonde libera. Esistono semplici regole dettate dal buon senso, piccole accortezze che ci permetteranno di salvare il salvabile. Mobilitiamoci, allora, a tutela del nostro verde, a tutela dei nostri ricordi. Nella foto in molti avranno riconosciuto il nostro amato “chianu di Santa Flora”, in Piazza Verga, dove si trovano le prime due palme morte. E le altre? Probabilmente sono già infestate, ma non tutto è perduto. L’associazione Più Sicilia, insieme a tutti voi, vuol provare a dare una speranza ai sortinesi romantici, a coloro che a quelle piante sono legati dai ricordi dei giochi e dei fidanzatini, delle serate estive passate a chiacchierare. Stiamo contattando agronomi, autorità, aziende. Siamo pronti a scommetterci in una battaglia che ci impegniamo a combattere con forza e perseveranza: chiediamo il vostro aiuto perché le cure per fortuna esistono, ma sono care. Lo sappiamo, avrete da borbottare perché bussiamo al vostro portafoglio, da lamentare l’indifferenza delle Amministrazioni, da eccepire perché “pensate non sia una vostra responsabilità”, ma al contempo sappiamo che a queste piante siete legati tanto quanto e forse più

di noi. E sappiamo che tenete tanto anche alle piante dei vostri giardini, pertanto, mostriamo tutti senso civico e attiviamoci. È importante, infatti, coordinare gli interventi, far trattare preventivamente le piante, ottimizzare tempi e costi degli interventi stessi fare pressione sulle Autorità preposte. Siate attenti. Chiedete se avete dubbi sullo stato di salute delle vostre palme, chiedete consigli sui trattamenti da fare, chiedete consiglio su come smaltire le piante infette e morte. Saremo sempre disponibili. Esiste una possibilità. E allora proviamoci, così domani ognuno di noi potrà dire: “ Anch’io ho contribuito a salvarti”.

<<Con il minor rumore possibile, il Comune di Siracusa fa scempio del suo straordinario territorio. Abbiamo quindi deciso di segnalare all’Unesco, la scellerata decisione di realizzare il secondo porto turistico, nella rada del porto grande di Siracusa>>. Così Mimmo Fontana, presidente di Legambiente Sicilia, ha esordito nel corso di una conferenza stampa promossa da Legambiente Sicilia e da Legambiente Siracusa per richiamare l’attenzione su Siracusa, svoltasi nei giorni scorsi.“L’area ricade – ha sottolineato Fontana - nella Buffer Zone del sito iscritto nella World Heritage List, ai sensi dell’art. 172 delle “Operational Guidelines for the Implementation of the World Heritage Convention”, questa nuova colata di cemento avrebbe dovuto essere segnalata all’Unesco dalle autorità competenti responsabili del progetto, che si sono ben guardate dal farlo. Non contenti degli stravolgimenti

Gli ambientalisti lanciano un SOS per SiracusaLegambiente scrive all’Unesco per salvare Siracusa, patrimonio dell’Umanità, dal devastante consumo di suolo che la sta stravolgendo

e della cementificazione che si stanno realizzando con il primo porto turistico approvato dal Consiglio Comunale nel 2007, si è progettato questo secondo pesantissimo intervento. Come sempre avviene per i porti turistici di iniziativa privata, l’affare non è costituito dai servizi ai diportisti ma al contrario, dalla cementificazione della costa realizzata rubando terreno al mare. I progetti dei due porti, sono la punta più avanzata del forsennato consumo di suolo che sta stravolgendo Siracusa. >>Per Paolo Tuttoilmondo presidente della Legambiente Siracusa, <<le unicità del patrimonio di Siracusa riconosciute dall’Unesco, sono fortemente messe in pericolo dalle previsioni del Piano Regolatore Generale vigente, di aree massicciamente edificabili all’interno del Parco Archeologico delle Mura Dionigiane e lungo le coste>>. La parziale revisione del PRG richiesta più volte dalle associazioni ambientaliste non ancora adottata dal Consiglio

Comunale, eviterebbe altri danni alla storia e alla bellezza dei luoghi. L’Unesco ha riconosciuto Patrimonio dell’Umanità la città di Siracusa e la Necropoli Rupestre di Pantalica, ma allo stesso modo potrebbe revocarne il riconoscimento: nel 2009, ha cancellato la Valle dell’Elba a Dresda dall’elenco dei siti patrimonio dell’umanità, in seguito alla costruzione di un ponte che attraversa l’Elba a qualche chilometro dal centro storico. <<E’ evidente – secondo Fontana - che a Siracusa l’aggressione ad un territorio che l’Unesco ha ritenuto meritevole di tutela, è ben più grave di quanto non sia avvenuto a Dresda. Siracusa deve decidere se voglia continuare a pregiarsi del brand Unesco, proponendosi come una delle più importanti città d’arte del Mediterraneo o se voglia svendersi agli interessi particolari di speculatori edilizi senza scrupoli>>.

Giu. Not.

Ciclo vitale del punteruolo rosso

Punteruolo rosso

Piazza Giovanni Verga, Sortino (SR)

Porto Grande di Siracusa

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L’importanza del camminare“Il vero miracolo non è né di volare nell’aria né di camminare sull’acqua,

ma dal camminare sulla terra.” Proverbio cinese

Che benessere psichico e fisico debbano essere collegati tra loro, era ben noto già nella medicina tradizionale cinese. Oggi è stato anche scientificamente dimostrato che un’attività fisica costante allontana l’invecchiamento e, inoltre, induce un miglior stato di salute, riducendo il rischio di coronaropatie, ipertensione, diabete non insulino-dipendente, alcune forme tumorali nonché di depressione. Un maggior apporto di ossigeno ai polmoni consente di disporre di più forza, sia essa fisica o mentale, tanto che l’attività fisica regolare viene spesso consigliata a chi vuole smettere di fumare. L’atto di camminare rappresenta il primo schema comportamentale che si apprende in primissima età dopo aver acquisito il controllo della stazione eretta, ed è una delle più naturali espressioni del comportamento umano. Anche dal punto di vista filo genetico l’attività del camminare si è sviluppata nel corso degli ultimi diecimila anni. Già di per sé un’abitudine che contribuisce a una buona salute generale, può molto facilmente trasformarsi in una benefica camminata antistress. Camminare, inoltre, stimola il pensiero, favorisce la memorizzazione, assicura l’autonomia e crea un legame tra il mondo e se stessi. David Le Breton, noto antropologo, definisce il camminare un’attività antropologica per eccellenza, lui stesso sottolinea come <l’esperienza della marcia decentra da sé e ripristina il mondo, inscrivendo l’uomo nei limiti che lo richiamano alla sua fragilità ed alla sua forza. Stimola continuamente nell’uomo il desiderio di comprendere, di individuare il suo posto nella trama del mondo, di interrogarsi su ciò che stabilisce il legame con gli altri>. Forse è proprio perché camminare è un’attività così innata e antica che possiede tutta una gamma di connotazioni metaforiche tra le quali scegliere per costruire attorno a esse percorsi formativi ad hoc: la camminata come obiettivo/meta da raggiungere, il futuro, ciò a cui si va incontro; la camminata come allontanamento dal passato, ciò che si lascia; la camminata come processo con l’attenzione al qui e ora; la camminata come viaggio dentro se stessi; la camminata come blocco emotivo da superare, abbattimento di limiti e pensieri negativi, un esempio è la camminata notturna e infine la camminata come ritrovamento di valori. L’atto di camminare riporta l’uomo, quindi, alla coscienza del proprio esistere, dell’esserci e rappresenta un modo per riprendere contatto con se stessi, con il proprio corpo, con la propria mente, con il proprio ruolo nel mondo. Camminare può essere un momento ideale per esercitare il pensiero lasciandolo libero di divagare liberamente durante l’itinerario a piedi. Diceva Rousseau in proposito: “Camminare ha un qualcosa che anima e ravviva le mie idee, quando sto fermo riesco a malapena a pensare;

bisogna che il mio corpo sia in movimento perché entri in movimento anche il mio spirito. La vista della campagna, il succedersi di scorci gradevoli, l’aria aperta, l’appetito, la salute che acquisto camminando, la libertà dall’osteria, la lontananza da tutto ciò che mi fa sentire la mia dipendenza, che mi porta alla mia situazione, tutto questo libera la mia anima, mi dà più ardimento nel pensare”. Il camminare, che è insieme fatica e piacere, restituisce peso e significato all’andare, cambiando la percezione dello spazio, del tempo e della gente, con il beneficio aggiunto di un benessere fisico e mentale. Si ritrova così il gusto dell’attraversare i luoghi senza aver fretta di giungere a destinazione assumendo in tal modo una connotazione meditativa. Spesso accade che quando camminiamo non siamo presenti nel momento, siamo inconsapevoli, non siamo centrati nel presente e la nostra mente è solo un groviglio di pensieri. Stiamo camminando con il pilota automatico. Guardiamo in basso, l’ambiente circostante e le altre persone quasi non esistono. Quando invece camminiamo in modo consapevole la realtà intorno a noi si rivela in tutta la sua intensità. Siamo presenti, stiamo assaporando la nostra vita.

Sebastiano Iaia

Fino a poco tempo fa le unghie erano considerate semplici annessi cutanei, ma come hanno evidenziato recenti studi, esse invece sono parte integrante all’apparato muscolo-scheletrico. È stato confermato, infatti, che il loro tessuto è strettamente connesso alle entesi, che sono le aree di congiunzione all’osso di tendini e legamenti, ma anche di alcune strutture non articolari come l’intestino, l’occhio e la cute. Questo ultimo collegamento potrebbe spiegare perché molti pazienti affetti da psoriasi, un disordine di crescita e di attività dei cheratinociti ad andamento cronico recidivante, presentino di frequente un coinvolgimento ungueale. E, di fatto, non solo l’unghia è un target preferenziale di questo tipo fastidioso di dermatite, ma a volte è addirittura il primo segno della malattia, quando presenta infossamenti, macchie della lamina oppure striature longitudinali della stessa. Nei paesi occidentali la psoriasi colpisce circa il 3% della popolazione, in Italia i pazienti sono circa 2 milioni. Questa affezione può presentarsi a qualunque età, ma è più frequente nella fascia tra i 10 e i 40 anni, e colpisce in uguale misura uomini e donne. Come si manifesta? Può esordire all’improvviso o in modo graduale attraverso la comparsa di segni e sintomi caratteristici che comprendono, oltre all’onicopatia, cioè all’interessamento delle unghie: prurito

Attenzione alle unghie, la loro condizione potrebbe favorire una diagnosi precoce della psoriasi

Marzia Messina

Semplici regole da seguire:

Evitare di esporsi al sole, perché ha, salvo alcuni rari casi, un effetto positivo sulle lesioni cutanee. Utilizzare regolarmente creme idratanti ed emollienti. Limitare il consumo di cibi troppo grassi e conservati. Eliminare i superalcolici. Dire no anche al fumo, che può infatti rappresentare un elemento scatenante della patologia. Evitare condizioni di stress.

frequente, secchezza, arrossamento e desquamazione della pelle, eruzioni cutanee con aspetto infiammatorio e talvolta formazione di pustole, dolori articolari e segni di artrite. Le sedi di solito più interessate sono: la cute, i gomiti, le ginocchia, la zona sacrale, la zona periombelicale, proprio quelle che corrispondono alle entesi. Gli eventi che più comunemente possono scatenare la psoriasi sono i traumi, le infezioni da streptococco, lo stress, l’assunzione di alcuni farmaci. Un terzo dei casi di psoriasi si manifesta in persone che hanno parenti già affetti da questo disturbo, suggerendo la presenza di una componente genetica ereditaria della malattia, che però non è stata ancora clinicamente comprovata. La scelta della terapia prevede la conoscenza delle varie forme di psoriasi, ma la terapia topica rimane il cardine del trattamento di questa malattia nella maggioranza dei casi. Poiché la psoriasi è una dermatite ad andamento cronico, occorre sapere bilanciare il trattamento per limitare gli effetti collaterali della terapia stessa. E’ importante, inoltre, aiutare il paziente ad eseguire correttamente la terapia, controllare che non vi sia un abuso di farmaci, sconsigliare terapie alternative potenzialmente dannose per questa affezione, comprendere i disagi psicosociali che la psoriasi comporta, sapere indicare i corretti trattamenti per minimizzare gli effetti collaterali di questo disturbo. Cosa deve fare una persona che sospetta di avere i sintomi della psoriasi? Deve recarsi dal proprio medico di famiglia, il quale consiglierà una visita dermatologica, in modo tale da evitare una diagnosi ritardata della psoriasi che comporta inevitabilmente un percorso terapeutico più difficile. In tutti i casi, una buona cura delle mani e un esame attento dello stato di salute delle nostre unghie possono costituire una semplice e corretta prevenzione, nonché un affidabile campanello d’allarme.

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Dallo scorso marzo molti amici di Facebook e di altri social network hanno visto pubblicata sulle loro bacheche una strana lettera accompagnata da una serie di video su YouTube: Il Testamento di Salvatore Siciliano. “Mi chiamo Salvatore Siciliano e dal momento in cui leggerete questo testamento avrò una sola certezza: quella di non chiamarmi più Salvatore Siciliano. In pieno possesso delle mie facoltà mentali decido di lasciare tutti i miei beni materiali alla persona che più ho amato, Simona Manto. Le consegno la casa di proprietà di Siracusa e la villa di Noto, dove abbiamo trascorso molte piacevoli estati. Le lascio gli appartamenti di Roma, Milano e Torino, sette in tutto, di cui lei ignora l’esistenza e dei quali avrà notizie dal mio legale di fiducia. Con una parte dei 98 milioni di euro da me depositati, in certificati al portatore presso la Banca Intesa, Banca Unicredit e il conto Fineco, chiedo che venga registrata una fondazione a nome di SALVATORE SICILIANO. In difesa di una libertà che ho sempre cercato, oscurato, difeso e perduto. Quando ti accorgi di aver vissuto la vita di altri e di aver fatto gli interessi di altri; quando capisci che la giustizia non è uguale per tutti; quando sei il prestanome dei potenti; ma, soprattutto, quando arriva il giorno della resa dei conti e quella vita te la chiedono indietro con gli interessi, è allora che ogni denaro accumulato perde di significato. Questo non è un testamento privato, redatto in presenza di un notaio e conosciuto da pochi intimi. No. Questo è il mio testamento pubblico. Ho le ore contate. Sono ancora un uomo virtuale, sotto falso nome di un nome già falso: Salvatore Siciliano. Un nome che ormai sento mio. Come mia è la carta d’identità, la patente, il passaporto e tutte le fotografie in cui sorrido davvero. Ma è tutto falso. L’unica cosa vera è che mi stanno seguendo e che, sicuramente, mi troveranno. Salvatore Siciliano ha terminato il suo lavoro con una scadenza fissata dagli stessi potenti che hanno vissuto tranquilli dietro la sua ombra. Non cerco assoluzioni, pietà o sconti di pena. Ho pagato un prezzo fin troppo caro e ho rischiato di diventare cieco. Ho sbagliato! Non mi spaventa la morte. Non ho mai vissuto, io. Ma, visto che mi è ancora possibile, prima di chiudere per sempre i miei occhi compio l’ultimo sforzo: apro un poco i vostri.” Nessuno avrebbe mai pensato che dietro a tutte quelle discussioni, battute, risatine, incomprensioni sul web si celasse un libro: il romanzo-caso mediatico de “Il Testamento di Salvatore Siciliano”, del siracusano Salvatore Cobuzio. L’intuizione del web marketing manager siracusano classe '78 è stata un esperimento, senza precedenti in Italia, di marketing editoriale virale. Ma conosciamo qualcosa sull’autore di questo libro, vincitore dell’edizione 2010 del Premio letterario internazionale Feudo di Maida.

- Salvo quando è nata la tua passione per la scrittura? La passione per un la scrittura l’ho sempre avuta. Tra i miei obiettivi personali avevo preventivato quello di scrivere un libro. Mi mancava solo una storia da raccontare, qualcosa di diverso, qualcosa di cui nessuno avesse parlato.

- Chi o cosa ti ha spinto a scrivere questo romanzo, definito innovativo? La mia professione di web marketing manager. Ho progettato e effettuato

Salvatore Cobuzio

L’infanzia, ovvero l’unico momento della nostra esistenza in cui tutto appare possibile e veramente magico. Sarà banale l’affermazione ma non è banale il modo con il quale Miyazaki ne mette in scena il senso. “Il mio vicino Totoro”, arrivato nelle nostre sale a vent’anni di distanza dalla sua uscita, stupisce ed emoziona, a mio avviso, più di certi prodotti targati Disney o Pixar. E’

una favola delle meraviglie, scritta pensando ai più piccoli ma densa di spunti per i più grandi. Un’opera universale, direi. Una di quelle che vorresti trovassero gli alieni quando, nella malaugurata ipotesi di una distruzione del pianeta Terra, volessero saperne un pò di più sulla vita, i sentimenti di noi umani. Ma cos’è un Totoro? Un Totoro è uno spirito della foresta, una specie d’orso gigante, morbido quanto pigro, che vive assieme ad altri piccoli spiriti spostandosi a bordo di un Gattobus. Proprio così, un autobus vivente dalle parvenze di un gatto! Certo, non è facile trovare un Totoro. Ci vogliono purezza d’animo e di sguardo, ingredienti insomma facili da trovare nei bambini che, infatti, di questa storia sono i protagonisti: Satsuki di undici anni e sua sorella Mei di quattro. Le due vivono assieme al padre in una piccola casa di campagna nella quale si sono appena trasferiti. Le loro giornate trascorrono quindi all’aria aperta, a contatto della natura, quanti ricordi di Heidi, e con un’allegria scalfita soltanto dal pensiero della mamma ricoverata e che ancora non può essere dimessa. Il fantasma della tragedia è di là, pronto all’agguato, ma Miyazaki è bravissimo a ridimensionarne la minaccia. Sì, perché, come recita la canzone originale, se incontri un Totoro una sorprendente fortuna verrà da te. La speranza, la fiducia nella vita anche quando tutto sembra andare per il peggio, rifioriranno proprio come i germogli che lui invita a seminare. Si pensi, ad esempio, alla scena in cui le due sorelline aspettano alla fermata del bus il rientro del padre. La paura che qualcosa di brutto possa essergli capitato si fa sempre più pesante, opprimente. La pioggia, l’oscurità e queste due bambine sole sul ciglio della strada, ma improvvisamente appare Totoro! E’ lì accanto a loro. Satsuki, che tiene Mei addormentata sulle spalle, se ne accorge e non sa se avere paura o no. Per gentilezza gli offre un ombrello. Totoro lo afferra e, dopo aver sperimentato il suono elettrizzante di una goccia di pioggia su di esso, con un salto fa tremare gli alberi attorno a sé facendo piovere dalle foglie una cascata di gocce che lo mettono subito di buon umore. Il senso sta tutto nell’uso dell’ombrello, che in altre parole significa nel modo con il quale guardiamo alle cose. Per Satsuki l’ombrello serve a riparare se stessi dalla pioggia. Per Totoro serve ad amplificare il suono della natura. Anche l’insegnamento morale del padre di Satsuki e Mei va in questa direzione. La natura diventa madre accogliente proprio durante l’assenza della madre biologica. Quando Mei gli rivela d’aver visto un Totoro, il padre non ne ride, non bolla la confidenza della figlia come frutto della sua immaginazione. Semplicemente le crede. Non solo, le spiega anche perché sia capitato proprio a lei d’aver visto un Totoro e provvede a recarsi là dove la piccola dice di averlo visto. Il mondo degli adulti si accosta così a quello dell’infanzia con la saggezza e l’esperienza che gli sono propri senza moralistiche pretese. I bambini, dal canto loro, si svincolano dalle tristezze della vita e vanno a cercare nel fantastico, nel magico, quello di cui hanno bisogno: la meraviglia, lo stupore, la possibilità dell’impossibile.

“Il mio vicino Totoro” di Hayao Miyazaki

Francesco Pasqua

Chi è “Salvatore Siciliano”?

Tania Urzì

campagne online o offline anticonvenzionali per molte aziende, e alla fine, ho deciso di raccontare una storia che intreccia la realtà con la finzione... ho deciso di fare del mio racconto anche un esempio di come siano cambiati i modi di fare marketing.

- Chi si cela dietro Salvatore Siciliano? Siciliano potrebbe essere chiunque, reale o virtuale, potrebbe essere l’amico che conosciamo e abbiamo accanto da anni. Alla fine decide di svelarsi e di farlo proprio attraverso Fabrizio, suo alter ego. Tantissime le supposizioni fatte sul web prima dell’uscita del romanzo, sulla vera identità di Siciliano: da un politico di sinistra a una vittima della mafia...

- I momenti, i luoghi vissuti dai tuoi personaggi sono stati tuoi momenti di vita? Mi piaceva raccontare la mia Sicilia a cui sono molto legato e stanco di vedere in agonia... per cui ho resto il personaggio Siciliano non solo dal punto di vista anagrafico. Ovviamente per rendere il tutto più credibile e reale ho inserito anche momenti di vita personale e professionale.

- Avresti mai pensato di suscitare tanta curiosità? Sinceramente?... L’ho sempre fatto per le altre aziende. Conosco i meccanismi dei media e tutte le “tecniche” marketing per raggiungere gli obiettivi prefissati. La cosa che mi fa più piacere è leggere i commenti sul libro nei vari link di riferimento come ad esempio IBS, o rispondere alle persone che mi scrivono in privato su Facebook o via mail. Il tutto mi riempie di gioia. A questi si aggiunge la felicità per la vittoria del premio Feudo di Maida a pari merito con un grandissimo scrittore come Gianrico Carofiglio, nella sezione narrativa e la soddisfazione nel vedere un interesse da tanti produttori cinematografici che vorrebbero fare un film sul progetto.

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RUGBY

Buscema: “Noi? Troppo duri a morire”

La rappresentativa siracusana combatte la sua “Guerra dei Poveri” con orgoglio, forte della grinta del suo allenatore

Il suo è un passato ricco di soddisfazioni, che gli ha permesso (con l’Amatori Catania) di giocare in serie A e di vestire anche la maglia della nazionale italiana, ma il suo presente sembra addirittura più affascinante.

Saro Buscema (a destra) e Stefano Garofalo

Una nuova sfida da raggiungere attraverso un nuovo assetto societario. Sembra una sorta di “anno zero” quello che sta affrontando la Syrako Rugby in questa stagione, nonostante le problematiche di un tempo che gravano ancora sulle società sportive della nostra città.Uno dei “volti nuovi” della “rivoluzionata” palla ovale targata Siracusa è Stefano Garofalo, 40 anni, braccio destro di Buscema, che in questa “piccola rivoluzione” che ha investito la Syrako l’ha voluto al proprio fianco, anzi di più: in panchina.“Io allenatore? Diciamo che preferisco definirmi allenatore in campo della Syrako, dato che il direttore tecnico della squadra sarà sempre Saro Buscema. Inoltre stiamo ingranando con il settore giovanile, della cui gestione mi sono incaricato personalmente”.E qui casca l’asino: “Già, perché senza un vivaio non si può progettare nulla di serio in prospettiva futura. Da 7 anni non siamo più riusciti ad imbastire un vero e proprio campionato giovanile. Poi il rugby è uno sport molto peculiare da questo punto di vista, poiché i fondamentali di questa disciplina o li si acquisisce da piccoli o… mai più. Quest’anno abbiamo mosso un ulteriore passo avanti per ciò che concerne il progetto scuola, aderendo anche a quanto proposto in questo senso dalla Federazione, oltre a riuscire a portare diversi bambini qui al campo”.Quindi il terreno sembra fertile: “Di certo le prospettive sono buone, anche perché tanti dei nostri ragazzi hanno conseguito il patentino di allenatore, per cui abbiamo molta più professionalità di cui poter disporre. Inoltre il rugby sta prendendo piede anche grazie ai media che negli ultimi anni stanno interessandosene sempre di più. La nostra forza? Il costo zero. Qui da noi non ha mai pagato nessuno e non chiediamo nulla più che voglia di fare e grande passione. Ci siamo preposti diversi obiettivi e sappiamo bene che ci vorrà del tempo per raggiungerli, ma la volontà e l’entusiasmo non ci mancano. Abbiamo già iniziato a suddividere i compiti a diverse altre figure

Il coach Saro Buscema, per molti anni alla guida dei neroverdi, passa la mano ad uno dei suoi giocatori più esperti

Stefano Garofalo nuovo allenatore-giocatore della Syrako

societarie, di modo che non sia più solo ed esclusivamente Saro Buscema a spendersi e a fare tutto in nome di questo sport”. Ce la faremo a vedere presto uno stadio pieno di appassionati a tifare per la Syrako durante una partita di campionato? “Abbiamo già un discreto seguito di tifosi… più che altro manca la struttura. A Siracusa è difficilissimo creare un vero e proprio movimento a differenza anche di molte altre città limitrofe, ma sono certo che pian piano riusciremo a porlo in essere”.

Giuseppe Caldarella

Giu. Cal.

A cinquantacinque anni suonati, Saro Buscema sembra ancora un ragazzino in corsa verso obiettivi tanto ambiziosi quanto difficili da raggiungere. Professore di Educazione Fisica presso la scuola “Martoglio” di Siracusa, Buscema non ha mai perso il suo spirito pugnace: sempre in trincea, per quella che lui definisce la “guerra dei poveri”. La “sua” Syrako quest’anno è stata inserita nel primo girone di Serie C di rugby, insieme a un manipolo di squadre molto forti che puntano decisamente al salto di categoria: “Siamo stati inseriti tra le migliori per un discorso di meritocrazia che ovviamente mi fa piacere, ma è anche vero che non disponendo delle under previste dal regolamento, ci è del tutto precluso puntare alla promozione, quindi avrei preferito l’altro raggruppamento per un campionato più alla nostra portata. Ma giocare con i più

forti ci consentirà di accumulare esperienza di un certo livello. Faremo il nostro campionato puntando a dare il massimo come sempre. Non partiamo battuti contro nessuno, partiamo sempre e comunque per vincere contro chicchessia”.La rappresentativa della palla ovale della nostra città, praticamente da sempre, ha vissuto della passione di Buscema, anche se “da quest’anno abbiamo cambiato tutto. Stiamo cercando di definire il nuovo assetto che abbiamo dato alla società, suddividendo i compiti, io rimango colui che si occupa dell’aspetto tecnico, mentre il resto delle mansioni dirigenziali stiamo distribuendole a diversi ragazzi che hanno da poco smesso i panni di giocatori. Dare un aspetto più professionale alla società? Preferisco dire meno dilettantistico. Ovviamente mancano sempre i proventi economici, quindi tutti si stanno prodigando a livello di vero e proprio volontariato basato sull’amore per questo sport”.Professore, ex giocatore e allenatore, sport e scuola in un solo anello di congiunzione. Basterà? “Non so. Di certo lo spero. Abbiamo già svolto 3 o 4 lezioni presso alcune scuole, e il nostro obiettivo è quello di riuscire a portare quanti più giovani possibile al campo in modo da poter creare un vero e proprio vivaio, che nel giro di pochi anni potrebbe consentirci di imbastire le diverse under che attualmente ci mancano e la cui assenza ogni anno ci costa l’ormai tristemente consueta penalità di 8 punti in classifica. Il cammino è impervio, ma noi abbiamo la testa dura”.Ma Siracusa come risponde? “Non risponde. Purtroppo il nostro principale problema è quello logistico. Poter usufruire - per gli allenamenti - del Campo Scuola <Pippo Di Natale> (che adesso chiude alle 21.30 e non più alle 19) è già un gran bel passo avanti, ma è chiaro che ci servirebbe una struttura fissa dove giocare. Quest’anno siamo tornati a giocare presso il campo di via Pachino (comunale, ma gestito dalla Rari Nantes) che, con tutto il rispetto, non è il massimo per il rugby, essendo pieno di buche e in terra battuta. Inoltre per poter instradare i bambini al rugby servirebbe una struttura differente e più adatta. La cosa che più mi rattrista è l’assoluta assenza di un tavolo di concertazione diretto tra il comparto sportivo cittadino e la macchina politica locale”.Eppure non si dovrebbe inventare nulla di nuovo, basterebbe imitare il sistema “ragusano”. “Esattamente. La rappresentativa della città di Ragusa che gioca nel nostro girone usufruisce dello stesso impianto dove gioca anche la squadra di calcio cittadina, mentre noi non riusciamo a svolgere le nostre partite nemmeno al <Di Natale>. Qui a Siracusa pensare anche solo di poter avere un terreno attraverso una concessione almeno ventennale è quasi utopistico. A nessun imprenditore può essere chiesto di investire una cifra su un progetto senza quanto meno assicurargli quell’arco di tempo sufficiente per poter mirare a un ritorno economico. Avevamo avuto la possibilità di pulire e iniziare a lavorare sul terreno della zona dell’ex manicomio, salvo poi vederci revocare la concessione poiché <altra società interessata avrebbe costruito>, peccato che da allora le sterpaglie proliferano e il tutto sia stato totalmente abbandonato. E’ la solita <Guerra dei Poveri> che si combatte qui da noi: <non faccio nulla io, ma non faccio fare nulla nemmeno a te>. Ma noi siamo duri a morire”.

RUGBY

Stefano Garofalo in azione (fonte: syrakorugby.it)

Page 12: Novembre 2010

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Anno I - N° 1 - Novembre 2010

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In Redazione:Tania Urzì

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