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nshistorican03 aprile-giugno del2007

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1 Viva tutti i soldati  sconfitti e tutti  gli Eroi schiacciati  dal nemico nella  battaglia perduta.  Perché la sconfitta  non può togliere la gloria. Walt Whitman 2007 Anno II Trimestrale (Nuova serie) Aprile - Giugno N. 3  NUOVA  Poste Italiane - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (co nvertito in L. 27/02/2004 nr. 46) Art. 1, comma 2, CNSO/CBPA-N.O./Tor ino CENTRO STUDI DI STORIA CONTEMPORANEA L’arcipelago delle anime morte Nel ‘Laogai’ della Cina comunista milioni  di esseri umani vengono ridotti in schiavitù  D al 1954 la tragica e disumana esperien- za dei gulag sovietici viene riproposta nei campi di concentramento cinesi dove si svolge a livello scientifico lo sfruttamen- to intensivo su uomini ridotti a semplici numeri, da ‘rieducare’ e da riportare al mar- xismo-leninismo. Una imponente e dolo- rante massa umana che viene impiegata in appositi campi, fabbriche e miniere nel processo frenetico di industrializzazione forzata dell’immenso Paese . (Servizio pag. 14) 
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Viva tutti i soldati

 sconfitti e tutti

 gli Eroi schiacciati dal nemico nella

  battaglia perduta.

 Perché la sconfitta

 non può togliere

la gloria.Walt Whitman

2007Anno II

Trimestrale (Nuova serie)  Aprile - Giugno

N. 3  NUOVA

 Poste Italiane - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in L. 27/02/2004 nr. 46) Art. 1, comma 2, CNSO/CBPA-N.O./Torino

CENTRO STUDI DI STORIA CONTEMPORANEA

L’arcipelago delle anime morteNel ‘Laogai’ della Cina comunista milioni  

di esseri umani vengono ridotti in schiavitù  

D al 1954 la tragica e disumana esperien- za dei gulag sovietici viene riproposta 

nei campi di concentramento cinesi dove si svolge a livello scientifico lo sfruttamen- to intensivo su uomini ridotti a semplici numeri, da ‘rieducare’ e da riportare al mar- 

xismo-leninismo. Una imponente e dolo- rante massa umana che viene impiegata in appositi campi, fabbriche e miniere nel processo frenetico di industrializzazione forzata dell’immenso Paese . (Servizio pag. 14) 

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marcia versoLa lunga

Badoglio col generale Taylor mentre annuncia l’entrata in guerra 

a fianco degli Alleati.

mento gratuito a guerra prati-camente conclusa e con gli Al-leati già sbarcati al Sud. Unapossibile spiegazione sta nellavolontà degli Inglesi, degli A-mericani, ma anche di uominidi spicco italiani, di esasperaree prostrare a tal punto la popo-lazione per incitarla all’odioverso il fascismo (perché si sa:non si può vincere senza anche

convincere...).Da parte del nemico era as-

solutamente comprensibile;ma davvero sorprendente è, in-vece, scoprire che la Casa Re-ale, il maresciallo Badoglio, laMassoneria italiana e perfinoalcuni ambienti clericali si re-sero responsabili di ulteriori,gratuite vessazioni verso lapopolazione civile al solo finedi incitare all’odio antifasci-sta!

Guido Cassinelli, l’avvocatodi Pietro Badoglio, in un me-moriale da lui redatto:“Appunti sul 25 luglio 1943.Documenti di Azione” (Ed.Sapri, Roma, 1944) scrive: “...

cittadino. Ciò getta un’ombradi dubbio sugli accordi segretiche si dicono stabiliti fin dal 3settembre tra i capi militari equelli Alleati».

Effettivamente è difficile ca-pire il motivo di tanto accani-

“Bruno Spampanato, nel suo“Contromemoriale” (vol. II,pag. 510) riferisce che il gior-no 7 settembre 1943, quellosuccessivo alla terribile incur-sione aerea su Napoli, Bonomiscrive d’essere rimasto per-plesso per il bombardamentodella città: «Ieri a Napoli 480bombardieri angloamericanihanno compiuto un bombarda-

mento terroristico sul centro

la sconfittaUna storia di congiure 

e di tradimenti  

6 Settembre 1943: 480 bombardieri anglo-americani si accaniscono su Napoli.Una incursione terroristica che segue gli accordi del ‘breve armistizio’ stabiliti già dal 3 Settembre. (Nelle foto le rovine del teatro San Carlo e del monastero di Santa Chiara).

N  elle sue “conclusio-

  ni” in “Napoli du-

  rante la Seconda guerra

 mondiale ovvero: i 100 bom-

  bardamenti di Napoli” (1),

l’autrice Lucia Monda invi-

 ta a riflettere “su alcune in-

quietanti (e meno note) cir-

  costanze che gettano nuova

luce sugli avvenimenti belli-

  ci”. Circostanze che coin-volgono Casa Reale, lo Sta-

  to Maggiore, Badoglio, la

 Massoneria e ambienti vati-

 cani in precise responsabili-

  tà circa “ulteriori, gratuite

vessazioni verso la popola-

  zione civile al solo fine di

incitare all’odio antifasci-

  sta”. Dal testo delle “con-

  clusioni” - che pubblichia-

  mo pressoché integralmen-

  te - emerge un affresco di

  congiure e tradimenti che getta una luce sinistra sugli

  avvenimenti (e gli uomini)

  che prepararono il 25 Lu-

  glio e la resa incondiziona-

 ta dell’8 Settembre.

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di fronte alle impazienze di ta-luni ambienti...chiesi al Mare-sciallo se potevo precisare ilmomento, sia pure soltanto in-dicativo per agire. Mi rispose:“O dopo la perdita della Tuni-sia o dopo lo sbarco in Italia”.Sarà lo stesso Badoglio piùpreciso nel determinare il mo-mento quando nel novembredel 1942, davanti ad una cartageografica, ad esponenti delpartito d’Azione guidati da LaMalfa e del partito Comunistaguidati da Amendola, senten-zia: “Prevedo la caduta di Tri-poli, poi sarà la volta della Tu-nisia, quindi le città italianesubiranno tremendi bombarda-menti ; infine ci sarà un’azioneaereo-navale e lo sbarco terre-stre”. (Stelvio Dal Piaz, “Lasconfitta necessaria”, La Bi-

blioteca di Babele Edizioni,Modica (RG), 2° ediz. pp.37-38. (1)

Il Segretario di Stato del Vaticano, cardinale Maglione con Galeazzo Ciano: due interpreti di una stessa congiura.

E non erano solo i Gesuiti ainformare gli agenti segretisvizzeri. La spia inglese, Ro-xanne Pitt, conosciutissima inItalia per avervi soggiornatolungamente con un nome falsoe per aver denunciato e fattofucilare dagli inglesi a Nisida(NA) il valoroso generale Bel-lomo, parlando della sua atti-vità di spia a Roma ha scritto:“Avrei ben presto scoperto cheil Vaticano non soltanto eradecisamente antitedesco, maera strettamente legato a Lon-dra e agli uomini che dirigeva-no il mio lavoro”.

Roxanne Pitt racconta conabbondanti particolari come lasua centrale di spionaggio ri-siedesse nella Biblioteca Vati-cana, centro propulsore e am-biente preferito di tanti uominiclericali ed ex appartenenti alpartito di don Luigi Sturzomentre al Quirinale tramavano

col nemico: Vittorio EmanueleIII, Maria José, Guido Gonellae Alvise Emo di Capodilista.Si sa con certezza che in unariunione conviviale segreta,Maria José, Gonella, Capodili-sta e Zanotti Bianco formula-rono un piano di resa da sotto-porre a Winston Churchill tra-mite il Presidente della Repub-blica Portoghese Antonio Sa-lazar in contatto stretto con ilsuo Ambasciatore presso laSanta Sede Antonio Pacheco.

Queste le proposte stilate dasottoporre al nemico: a) Ces-sazione delle ostilità su tutti ifronti terrestri, in cielo e permare. b) Conservazione dellearmi da parte delle Forze Ar-

valore militare...”.Anche il Vaticano ordì le

sue congiure e fece le sue pro-poste al Maresciallo Badoglio,ma secondo la stessa biografiadel Capo di Stato Maggiore,“la cosa non fu molto chiara”.Una strana missione con a ca-po l’onorevole Amato e for-mata da un frate, un generale ariposo e un avvocato della Sa-cra Rota, avvicinò Badoglio anome e per conto del Segreta-rio di Stato, Cardinale Maglio-ne, con l’incarico di” conosce-re se Badoglio avrebbe aderitoad un movimento promossodal Vaticano per defenestrareMussolini e formare un gover-no con lui a capo”. Ma questaipotesi di complotto non ebbeseguito.

Kurt Emmenegger rivela in-vece che altri agenti clericalilavoravano contro il fascismoe contro la Patria: “Posso dire

che Mayer, agente segretosvizzero al soldo degli ameri-cani, aveva informatori in tuttigli ambienti diplomatici, poli-tici e industriali italiani. Uncostruttore d’aerei antifascistaera, ad esempio, una delle no-stre migliori fonti. E poi unalinea importante era quella checi collegava col Vaticano. Inparticolare il Generale dei Ge-suiti di allora comunicavapuntualmente al Superioredell’Ordine a Zurigo, tutto

quello che riusciva a sapere, enon era poco, sulla situazioneinterna, militare e i piani delGoverno Fascista; informazio-ni che finivano regolarmentequalche ora dopo, a Mayer”.

Da sinistra, Ugo La Malfa del Partito d’Azione e Giorgio Amendola del Partito Comunista, sodali di Badoglio sin dal 1942 nell’organizzazione del colpo di Stato del 25 Luglio e del successivo armistizio dell’8 Settembre.

rimpatriò in Italia.Scrisse il Ministro degli E-

steri inglese Eden al suo colle-ga sovietico: “La proposta Ba-doglio è stata attentamenteconsiderata, ma si ritiene che ivantaggi che probabilmente nepossono derivare non sono

sufficienti a superare gli svan-taggi ed i rischi connessi. E’stato anche considerato chequalsiasi forza il generale Pe-senti potrebbe mettere in piedisarebbe di poco o di nessun

il generale Pesenti, in Cirenai-ca per discutere un’azione dicoordinamento entro e fuori diItalia per rovesciare il regimefascista. Il Maresciallo Bado-glio non ha chiesto alcuna as-sicurazione circa il futuro, masoltanto che il generale Pesenticonduca tali discussioni connoi e che gli vengano accorda-te facilitazioni per reclutare u-na forza fra gli italiani residen-ti all’estero e fra i prigionieridi guerra”.

Il generale Pesenti è quellostesso che nel dicembre 1940,nella sua qualità di governato-re della Somalia e Comandan-te delle truppe, aveva invitatoil Duca d’Aosta “a chiedere unarmistizio con la Gran Breta-gna, preludio -sono parole sue-di una pace separata, con

l’onore delle armi, al nemiconon ancora vincitore”. Il Vice-ré d’Etiopia lo minacciò e lo

Chi informava con così me-ticolosi ragguagli Badoglio?Non è possibile rispondere concertezza; però lo storico CarloDe Biase, nel suo “L’iniziodella fine” (2), racconta che,attraverso alcuni antifascistipiemontesi, era riuscito a pren-dere contatto con il principaleagente dello Special ExecutiveOperation, John Mac Caffery,in Svizzera, e questi confidò di“essere desideroso, rispec-chiando il parere del suo go-

verno, che i militari, dopo averabbattuto Mussolini, assumes-sero la guida del Paese”. Ba-doglio propose di “inviare – èil Ministro degli Esteri britan-nico che scrive- un emissario,

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Secondo la spia inglese Pitt, la Biblioteca vaticana (nella foto) era il centro propulsore e ambientale 

usato dagli antifascisti per tramare con il nemico.

ogni intendimento fascista e,soprattutto, il sentimento tede-scofilo tra gli ufficiali subal-terni che sono più a direttocontatto con la truppa, creandolentamente rancore per Musso-lini. Far giungere alle Nazioniamiche, attraverso il nostrotramite, tutte le notizie interes-santi macchine di guerra vera-mente utili e qualsiasi proget-

to geniale che i nostri Fratelliavessero studiato e volessero,dietro adeguato compenso, ce-dere ai nostri Alleati. Provve-dere a porre, fin da ora a capodel S.I.M. e specie della Di-

vare anziché gradire al popolo.Applicare le leggi fasciste conla minor logica possibile e conla massima rigidezza nella cre-azione degli organi corporati-vi, provocare la necessità delmaggior numero di essi, inmodo da rendere pletoricol’inquadramento e pratica-mente irraggiungibile lo scopofavorendo la confusione e leperplessità che verranno a cre-arsi nella Nazione.

Il settimo documento, 15 Di-cembre 1936, è diretto espres-samente ai Fratelli massoniappartenenti ai Ministeri mili-tari. In esso dopo aver richia-mato i doveri del giuramentomassonico, dà le istruzioni daattuare meticolosamente. Eccoi brani più significativi.

“Sabotare per via capillare

mate italiane per fronteggiarequalsiasi reazione tedesca. c)La Regia Marina, come forzaautonoma ed efficiente, sareb-be stata messa a disposizionedegli Alti Comandi britannicie americani per qualsiasi ope-razione. In cambio gli anglo-americani avrebbero dovutofornire l’assoluto impegno diconservare la monarchia e iltrono dei Savoia.

Un’altra cosa è certa: ci fuanche uno straordinario impe-gno antifascista (soprattuttodurante il conflitto) da partedella Massoneria Universale edei suoi Fratelli italiani di cuianche Badoglio faceva parte.Sono stati reperiti ben settedocumenti attestanti altrettantedirettive impartite dal “Supre-mo Grande Oriente del Grande

Oriente Universale” alla Mas-soneria italiana.Si tratta di vere e proprie di-

sposizioni che rappresentanoun notevole contributo storicoalla chiarificazione dei puntiancora oscuri sul sabotaggioallo sforzo bellico, sulla con-giura del 25 Luglio e sul tradi-mento dell’8 Settembre. I do-cumenti rivelano, infatti, i re-troscena della crisi politico-militare culminati negli avve-nimenti sopra citati e sono una

testimonianza eloquente ed in-confutabile che la Massoneriaitaliana è rimasta attiva nono-stante la soppressione sancitadalla legge del 1925 e che, an-che i cosiddetti fascisti exmassoni, dichiaratisi tali dopola dichiarazione di incompati-bilità tra Massoneria e fasci-smo, nella maggioranza deicasi hanno continuato ad esse-re massoni, a tutti gli effetti alservizio della Massoneria in-

ternazionale, con lo scopo pre-ciso di abbattere il fascismo edeliminare Mussolini.

I sette documenti massonicifurono tutti dettati da Londra ecifrati in francese; portano da-te che vanno dal 1 Settembredel 1935 al 15 Dicembre 1936.Chi li legge vede chiaramentecome il tradimento fu metico-losamente attuato dai “fratelli”massoni italiani che ricopriva-no i posti più alti del Governo,dello Stato Maggiore e delle

gerarchie statali.Con il sesto documento si

danno disposizioni per asse-condare abilmente lo sviluppodel lavoro mussoliniano, senzamai dimenticare di farlo gra-

visione Contro Spionaggio,dei Fratelli di Vostra completafiducia, che al momento giustosappiano neutralizzare gli ef-fetti, per noi deleteri, di queiServizi, allontanandone accor-tamente tutti gli elementi fa-scisti ed i filo-fascisti, ponen-do i volenterosi che intendes-sero collaborare col “Servizioper amor patrio” nelle condi-zioni di perderne la voglia. IFratelli dello S.M., requisendoper le Forze Armate più delnecessario, ostacoleranno losvolgimento della vita civile,creando quello stato di disagionecessario a far odiare il fasci-smo ed a porre la Nazione instato di marasma e poi di col-lasso. A questo riguardo tenetepresente che la deficienza deiviveri influisce più sulla popo-

lazione civile che sull’elemen-to militare, sorvegliato e gui-dato dalla disciplina e chequindi, sottraendo al consumo

civile la maggior quantità diviveri e di altri generi necessa-ri, porremo il popolo nellecondizioni di risentimento di-minuendone la capacità mora-le e togliendogli la volontà diincitamento alla resistenza mi-litare.Anche se i magazzinidell’Esercito verranno a tro-varsi ben forniti, si dovrà cer-care il modo di far mancare al-la truppa i rifornimenti neces-sari, specie negli equipaggia-

menti personali. (3)Una volta create le deficien-ze, con propaganda molto ac-corta e facendo in modo chesiano i militari, specie di trup-pa, a farlo conoscere al popo-

Dall’alto in basso, Guido Gonella, Maria José di Savoia e Zanotti Bianco (quest’ultimo in una rara fo- tografia del 1914). In piena guerra furono tra gli estensori di un piano di 

resa dell’Italia da sottoporre all’attenzione del Primo Ministro inglese Winston Churchill. L’atto non venne preso in considerazione.

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lo, occorre farne ricadere lacolpa sul Capo del governo esugli eventuali militari chepossono essere scambiati perfascisti.

I nostri Potentissimi Fratellidello Stato Maggiore debbono

trovare il modo plausibile chenon urti, almeno inizialmente,la suscettibilità di Mussolini,per trovarsi a diuturno contattocol Sovrano verso il quale,rammentando le sue innate fo-bie tedesche, useranno unapersuasione lenta, accorta esottile, per addebitare le variecause, sorgenti nel tempo, alCapo del governo, del qualeperò si dichiareranno, tuttavia,entusiasti ammiratori e questofino a quando sarete ben certi

di avere completamente il So-vrano dalla parte vostra. Aquesto riguardo rammentateche egli, da Principe eredita-rio, è stato nostro simpatizzan-te, accolto da noi quale graditovisitatore”. (4)

 Lucia Monda

1) - Relazione tenuta al Convegno distudi storici tenutosi a Napoli il 5marzo 2005 a cura dell’I.S.S.E.S,titolato “Napoli nella Seconda guer-ra mondiale”2) - Stelvio Dal Piaz riporta quanto

ha scritto Carlo De Biase, “L’iniziodella fine”, ne “Gli anni 40. Storiaillustrata della guerra italiana”., IIIvol., edita da Il libro, Field Educa-tional Italia, Roma, che a sua voltariporta a pag. 914, da un opuscolosparito dalla circolazione: GuidoCassinelli, “Appunti sul 25 luglio1943. Documenti di Azione, Ed.SAPRI, Roma, 1944.3) - Carlo De Biase, “L’inizio dellafine”, ne “Gli anni 40. Illustrato del-la guerra italiana”, III vol.4) - Piero Barone, “La capitolazionedi un grande esercito”, in “Storia everità, Roma Settembre-Ottobre del

2000, analizzando comportamenti efatti relativi all’8 Settembre 1943,cita documenti di fonte germanica incui è elencato abbondante materialee scorte militari che i tedeschi hannotrovato nei magazzini delle FFAAitaliane dopo l’8 Settembre.

Massoneria: un patto contro il Fascismo e l’Italia.

Al tenente Ilario Dani,comandante della I Compagnia del II Battaglione Volontari Bersaglieri ‘Goffredo Mameli’, sono state conferite le Croci di Ferro di 1a e 2 a Classe.

retta porta-medaglie nel casodi cerimonie o di ricorrenzeufficiali. Nell’uso quotidiano,veniva esibito il solo nastro,dall’orlo dell’asola del secon-do bottone al bordo della giub-ba. In caso di conferimentodella Spilla, il nastro era quel-

lo della versione della Crocedel 1914, cui veniva attaccatala Spilla mediante gli appositirebbi.Note storiche: La Croce diFerro di 2a Classe poteva esse-re conferita anche a militarinon germanici, sia che prestas-sero servizio volontario nellaWehrmacht o nei servizi ausi-liari, sia che fossero inquadratiin unità alleate dell’Asse, sottoil diretto controllo germanico

o in collegamento con le ForzeArmate germaniche. La Crocedi Ferro di 2a Classe fu confe-rita a trentanove donne. Il piùgiovane decorato della Crocedi 2a Classe fu il dodicenneZugfuher della HitlerjugendAlfred Zeck di Goldenau(Ober-Schlesien), nel marzo1945, sul fronte dell’Oder. E-gli fu decorato per il recuperodi dodici soldati tedeschi feriti,sotto un pesante fuoco di arti-glieria nemica. In alcuni casi,

il personale di intere Unità fudecorato in massa della Crocedi Ferro di 2a Classe, come i1.300 membri dell’equipaggiodell’incrociatore Admiral Sc-heer, il 1° aprile 1941.

mati, uno più piccolo del-l’altro. La versione più piccolaera prodotta su iniziativa pri-vata, non ufficialeModo di indossarla: la Crocedi Ferro di 2a Classe era attac-cata al nastro, sporgente dal-l’asola del secondo bottone

della giubba dell’uniforme. LaCroce ed il nastro potevanoanche essere appesi alla bar-

Data di istituzione1° Settembre 1939Conferita a: donne e uominidi ogni grado militanti in qual-siasi reparto della Wehrmacht,delle Waffen SS o delle orga-nizzazioni dei servizi ausiliari.Motivazioni richieste: un sin-

golo gesto di eccezionale valo-re in combattimento, oltre ildovuto.Primo conferimento: non siconosce la data precisa del pri-mo conferimento della Crocedi Ferro di Seconda Classe odella sua Spilla, ma è possibilemetterlo in relazione al primogiorno di guerra in Polonia nelsettembre 1939.Numero di conferimenti: ol-tre 3.000.000, compresi quelli

della Spilla.Gradi e varianti: la Croce diFerro di 2a Classe ebbe un’u-nica versione. La Spilla puòessere considerata una variantedella Croce di Ferro di 2aClasse, nel senso che essa eraconferita al posto della Croce,se il decorato aveva preceden-temente meritato la Croce diFerro di 2a Classe durante laPrima Guerra Mondiale. Nelcaso specifico, si applicava laSpilla al nastro della Croce di

Ferro del 1914, esibendolosull’uniforme come se fossestato il nastro della Croce diFerro di 2a Classe della Se-conda Guerra Mondiale. LaSpilla era prodotta in due for-

Croce di Ferro di 2a Classe 1939Spilla 1939 per la Croce di Ferro di 2a Classe 1914

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per cercare nel suo pensierospunti importanti, un esempiodi stile da additare ai più gio-vani, oltre che a ricordarlo nel-la ricorrenza della scomparsa.

Egli influenzò sensibilmentei giovani dell'epoca -in special

modo Indro Montanelli, Ro-mano Bilenchi e Vasco Prato-lini- per i quali i suoi attesissi-mi  Avvisi, pubblicati sull'Uni-versale, erano "come una rive-lazione destinata a trasformareil mondo". La sua importanzaè riconosciuta anche da Bene-detto Croce, il quale nei Qua-derni della Critica sottrae al-l'assoluto giudizio negativo sulFascismo solo quei giovani fa-scisti alla Ricci cui "deve ren-

dersi giustizia". Il suo anticon-formismo piaceva - come con-fermò dopo Paolo Spriano -anche ai fuorusciti comunisti,come Ruggero Greco. I qualis'interessarono al professorefascista fiorentino che avevavoglia di rivoluzione, di scan-dalizzare i moderati scrivendoche "la Russia con la rivolu-zione dei comunisti ha fattobene a se stessa" ed elogiavagli italiani che col Fascismo a-vendo dato una mazzata al li-

beralismo e a tutti i socialismitrasformisti, "non possonosentirsi più vicini a Londraparlamentare e conservatrice,che a Mosca comunista ...L'anti Roma c'è, ma non è a

Mosca. Contro Roma, cittàdell'anima, sta Chicago, capi-tale del maiale" e consideravail fascismo "borghese" comeantifascismo bello e buono.Non si deve, però, confonderlocon un bolscevico travestito.Ricci sostenne che il Fascismoavesse bisogno sia di una fasedi "destra", che identificò nellaconquista dell'Impero, sia diuna di "sinistra", in cui preva-

Berto Ricci, l’‘eretico’ del Fascismo

A fianco, Berto Ricci.Dopo il suo trasferimento in Sicilia, partecipa alla vita culturale attraverso le ‘stoccate’ sulla rivista di Bottai ‘Critica Fascista’ ((Nella foto a fondo 

pagina).

 A 66 anni dalla sua morte 

BERTO RICCI APPARTENNE A UNA COVATA DI INTELLETTUALI MILITANTI, FASCISTI ERETICI E PURI, CHE PORTARONO UNA VENTATA DI GIOVINEZZA E DI ANTICONFORMISMO NEL

FASCISMO, DIVENTATO REGIME, E PREDA DI QUEL GERARCHISMO I CUI MALEFICI FRUTTI 

PRENDERANNO SOSTANZA IL 25 LUGLIO 1943 

nato con il volto severo versoil cielo"mentre in piedi grida-va: "A terra, a terra!"

Dopo un'iniziale militanzaanarchica, nel 1930 fu conqui-stato dalla fede nel Fascismo,restando pervaso per tutta la

feconda vita dall'entusiasmodel neofita. A Mussolini e alFascismo Ricci arrivò collabo-rando al Selvaggio, di cui, pe-rò, non accettava l'antimoder-nismo reazionario, e frequen-tando l'ambiente di Strapaese.Toscanaccio tra toscanaccinon poteva che apprezzare ilfascismo rude, popolare ed in-transigente delle squadre chesognavano la seconda ondata.

Rinunciando ai molti van-

taggi che il suo prestigio intel-lettuale ed i legami con il Par-tito potevano procurargli, restòmilitante tra i militanti, mante-nendo la famiglia con il mode-sto stipendio d'insegnante dimatematica nei Regi IstitutiTecnici Industriali Statali diPrato e Vittorio Emanuele III di Palermo. Ciò perché‚ comescrisse Diano Brocchi, "si ri-fiutò di campare della sua artedi scrittore per paura che ilmestiere riuscisse ad influire

su ciò che andava scrivendo ingiornali e riviste del Regime".Anche per Ricci si potrebberoripetere le parole dette da Leo-nardo da Vinci dopo la mortedi un altro giovane eroe: "Mai

Berto Ricci, all'anagrafe Ro-berto, nacque a Firenze il 21maggio 1905. Eroicamentemorì da tenente delle CamicieNere, XXVI Reggimento Arti-glieria, III Gruppo IX Batteria,verso le 9 del 2 febbraio 1941

a Bir Gendula, nel Gebel cire-naico, mentre cercava di far ri-parare i suoi uomini dal fuocomicidiale di due aerei Spitfireinglesi. Alla maniera degli an-tichi eroi -secondo il suo ami-co Paolo Cesarini- "fu fulmi-

lesse la spinta sociale. Il nemi-co numero uno, come scrissenel 1939, "fu e resta il centro,cioè la mediocrità accomodan-te... Il centro è compromesso,noi siamo per l'affermazionesimultanea degli estremi, nella

loro totalità ". Egli era un con-vinto mussoliniano, esaltava larivoluzione fascista come una"premessa necessaria dell'Im-pero romano che realizzerà laMonarchia di Dante e il Con-cilio di Mazzini”.

Avremmo voluto rispettareil desiderio dello scrittore

fiorentino Berto Ricci il qualein un suo  Avviso del gennaio1932 scrisse: "Non son di no-stro gusto gli anniversari, né igrandi né i piccoli”. Ma la vo-glia d’offrire punti di riferi-mento teorici sicuri per chivuole costruire una seria alter-nativa al pensiero dominante,ci spinge a violarne il volere,

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opardevole, fu fondato con lavolontà di agire sulla storia i-taliana". Il periodico seguì Ro-sai. Il poeta stampò il fogliocredendo "che attraverso i suoierrori, le sue contraddizioni,l'Universale esprimesse con lesue idee, anzi con la sua esi-stenza, una verità fondamenta-le: la necessità per gli artisti eper gli scrittori italiani, di par-tecipare alla vita italiana …

senza isolette oceaniche e pa-radisi artificiali volendo porta-re un contributo alla storia inatto".

La rivista, che ebbe vita bre-ve e difficile, uscì dal 3 gen-naio 1931 al 25 agosto 1935.

Il professore e i suoi ragazzipensavano, secondo Montanel-li, che: "Il fascismo, da quellamezza burla che era stato sino

Ovidio e Shakespeare. Nei nu-merosi articoli sulle espressio-ni della letteratura europeacontemporanea, fu avvantag-giato dal conoscere il francese,il tedesco, il portoghese e l'in-glese. Nel libro  Lo Scrittore i-taliano, oltre ad una serie diconsiderazioni sull'arte e sugliscrittori, volle fornire un mo-dello, umano e politico oltreche artistico, agli intellettuali

fascisti o italiani, termini con-siderati da Ricci come due si-nonimi.

L'importanza di Ricci si de-ve, principalmente, alla pub-blicazione dell’Universale,che ebbe come "padre spiritua-le" Ottone Rosai. Il bimensile,un "fascicolo di 30 pagine,scritto col fuoco, alla carduc-ciana e non con lo stile alla le-

ad allora, poteva trasformarsiin una rivoluzione vera solo seriusciva a costruire un nuovotipo d'italiano: quello per ilquale Ricci - più che a fornireidee - badò a fornire un esem-

pio a chi gli stava intorno, e ciriuscì". Collaborarono al bi-mensile, tra gli altri, RobertoPavese, detto il  filosofo, IndroMontanelli, Romano Bilenchi,che fu il più vicino collabora-tore di Ricci e che lo sostituìnella direzione del periodicodal giugno all'agosto 1935, Ot-tone Rosai, Edgardo Sulis, Di-no Garrone, Diano Brocchi eCamillo Pellizzi. Da questacovata, fu compiuto l'estremotentativo di una minoranza di

giovani intellettuali d'inserirsi,incidendovi, nella vita italiana.Lo scrittore fu aiutato nel suoimpegno, come giudicò Mon-tanelli, dalla "sua prosa pole-mica così asciutta e tagliente,e cosi in contrasto con lo stiledel tempo, che "la letteraturagiornalistica italiana non ne hamai avuta di tanto stringente,dura e, qua e là, spavalda".

Farinacci dalle pagine delcremonese   Regime Fascistaaccusò Ricci di "bolscevismo”a causa di due  Avvisi del feb-braio 1932 in cui si lamentava"l'ozio di una parte della classericca, sia borghese che aristo-cratica," alla quale ultima"qualche chiappafumo è im-punta a assegnarle in teoriaprerogative da medioevo". I-noltre, i suddetti ceti erano im-putati di "criminosa diserzio-ne" nella difficile situazioneeconomica del periodo e am-moniti che: "La proprietà in-

violabile non è affatto un prin-cipio dello Stato fascista, cheha dimostrato di saper colpireanche la proprietà in nomedella Patria. La proprietà in-violabile è un dogma liberale

A fianco,

Ottone Rosai,‘padre spirituale’ dell’Universale.In alto, da sinistra,Romano Bilenchi Niccolò Giani e Indro Montanelli,voci giovanili di un fascismo anticonformista .

«LA PROPRIETÀ INVIOLABILE NON È AFFATTO UN PRINCIPIO DELLO STATO FASCISTA, CHE HA

DIMOSTRATO DI SAPER COLPIRE ANCHE LA PROPRIETÀ IN NOME DELLA PATRIA.

LA PROPRIETÀ INVIOLABILE È UN DOGMALIBERALE NON FASCISTA»

cieco ferro al mondo troncòpiù grande speranza". Il giova-ne polemista fiorentino, infatti,fu una delle più promettentisperanze della generazione ve-nuta all'impegno dopo la tem-

pesta della I Guerra mondiale.Essi aspirarono ad esseri degnidei fratelli maggiori, o dei pa-dri che l'avevano combattuta evinta, morendo se la Patria n'a-vesse avuto bisogno, o parteci-pando all'edificazione delloStato fascista con l'impegnointellettuale, di cui rivendica-rono una larga autonomia. Eglichiese ai giovani intellettualidi misurarsi con tre storici pro-blemi della società italiana:questione religiosa, formazio-

ne di una nuova classe dirigen-te e riforma del costume. Ber-to Ricci appartenne ad una co-vata d'intellettuali militanti, fa-scisti eretici e puri, come Car-lo Roddòlo, Guido Pallotta eNiccolò Giani, che raccolti at-torno alle riviste giovanili - L'Italiano, Selvaggio, Cantie-re, Vent'anni, Bargello - porta-rono una ventata di giovinezzae d'anticonformismo nel Fasci-smo, ormai diventato Regime

e sempre più preda del gerar-chismo, i cui malefici frutti sivedranno il 25 Luglio 1943.

La sua passione più viva eprofonda fu forse l'attività let-teraria. Ma l'impegno giornali-stico, unito all'insegnamento,seriamente esercitato per tuttala vita, ci lasciano di lui pocheopere: Poesie e Corona Ferrea,due raccolte di versi pubblica-te rispettivamente nel 1930 enel 1933; intramezzate dalloScrittore Italiano, edito nel 1931,

e della contemporanea tradu-zione del Vicario di Wakel- field  di O. Goldsmith.   Il Me-glio del Petrarca, un'antologiadel 1928, fu la sua prima ope-ra. Colto umanista, tradusse

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vane reduce, non interruppe lasua partecipazione alla vitapolitica e culturale attraversole stoccate pubblicate sulla ri-vista di Giuseppe Bottai Criti-ca Fascista ed ad articoli sulgiornale mussoliniano Popolo

d'Italia. Dal 30 gennaio al 15settembre 1937, Ricci insegnòmatematica presso il Regio I-stituto Tecnico Industriale Vit-torio Emanuele III , di Paler-mo. Ricci giunse nella città si-ciliana il 27 gennaio, prenden-do abitazione in Via Cluverionumero 15. Critico severo del-le degenerazioni cattolichedella religione di Cristo, la cuidecadenza "impone ormai ...di risorgere o morire", e del

lento procedere verso la co-struzione dello Stato Naziona-le del Lavoro, Ricci diede delFascismo un'interpretazioneche si rifaceva a tratti a Mazzi-ni, criticando la scelta monar-chica avvenuta nel 1922.

Nell'importante circolare aicollaboratori del 3 aprile 1938scritta per annunciare la rina-

scita del periodico, affermòche: "Bisogna preparare la li-bertà fascista", e che il Fasci-smo, dopo aver dato agli ita-liani il senso dello Stato, dove-va educare il popolo alla veralibertà e alla partecipazione al-

combattenti per l'Impero; uncaduto, medaglia d'argentoRoddòlo, un mutilato, meda-glia di bronzo Cesarini".

Gli  Avvisi piacevano moltoal Duce. Mussolini invitò lacovata del Nostro,"antidealista

ed antigentiliana"a portare unaventata d’aria frizzante di gio-ventù tra le polverose stanzede   Il Popolo d'Italia. Gli altipapaveri del Regime però fe-cero naufragare l'iniziativa. Lostesso Mussolini, che apprez-zava Ricci considerandoloquasi il prototipo dell'italianonuovo nato dal Fascismo, ap-provò l'iniziativa di affidargliun giornale, ma il progettosfumò nei meandri del Min-

culpop, in quel periodo impe-gnato nella ricerca d'eretici oinfiltrati nelle riviste giovanili.La ritrosia di Ricci, cui pesavachiedere le cose più di unavolta, e la vincita di un con-corso alla cattedra di matema-tica a Palermo, fecero naufra-gare definitivamente il proget-to della Tribuna dell'Universa-le.

Il trasferimento in Sicilia,accettato a malincuore dal gio-

non fascista, inglese e non ro-mano: da noi proprietario è de-positario e non altro...[la storiaitaliana N.d.A.] è storia di spo-liazioni compiute dallo Statoper il popolo". In un  Avvisodell'ottobre 1932, si dichiarò

"non entusiasta" del concettodi Corporazione Proprietaria,esposto da Ugo Spirito duranteil Convegno di Ferrara.

Nel gennaio 1933, il profes-sore e i suoi sottoscrissero un Manifesto Realista in cui defi-nirono il "marxismo incompa-tibile con la natura umana e

soprattutto con la natura italia-na", e teorizzarono che: "Il tra-monto inarrestabile del siste-ma liberale esiga da una partel'eticità dell'economia, dall'al-tra la graduale partecipazionedei lavoratori alla gestionedelle aziende e la fine d'ogniproletariato. Ritengono che lasocietà futura avrà a fondarsisul dovere del lavoro e sul di-ritto del produttore alla pro-prietà nei limiti utili allo Stato;e che il diritto di proprietà e

quello d'eredità siano buoni inquanto servono allo Stato, no-civi in quanto non concordanocoi suoi fini; che l'iniziativaindividuale sia da favorirsi op-pure da limitarsi e reprimersisecondo lo stesso criterio". Larivista fu intransigente contro itentativi di reinserimento nellavita politica compiuti dai vec-chi sovversivi dell'Italia prefa-scista. Per l'opposizione di Pa-volini, in quel periodo"federale" di Firenze, Ricci a-vrà la tessera del Partito Na-zionale Fascista solo nel feb-braio del 1934, dopo tre annidi successi dell'Universale.

Allo scoppio del conflitto i-talo-etiopico, Ricci, che avevadefinito la guerra "madre dellaciviltà" e teorizzato che "nonc'è rivoluzione fascista senza

impero", lasciò la moglie, lafiglioletta di appena due anni el'insegnamento, per combatte-re, col grado di scelto, nella IDivisione delle Camicie Nere.

L'Universale diede "dodici

La nuova serie di ‘Dottrina Fascista’ edita nel marzo del 1945 nel nome del suo fondatore Niccolò Giani,caduto in Grecia nel Marzo del 1941 e Medaglia d’Oro al Valor Militare.

PAGINA 12

CRITICA AL SISTEMASULLA STAMPA DELLAREPUBBLICA SOCIALE

Farinacci, su ‘Regime Fascista’, accusò Ricci di ‘bolscevismo’  la vita pubblica ed espresse ilsuo "rispetto e simpatia allaNazione tedesca e alla rivolu-zione nazionalsocialista; av-versione assoluta all'ideologiarazzista e specialmente a qua-lunque sua infiltrazione in Ita-

lia".Allo scoppio della Seconda

guerra mondiale riuscì, dopo"aver scocciato mezza Italia" eaver scritto "venti lettere perfarsi richiamare e venti ... perfarsi trasferire ... ad una desti-nazione più guerriera da un ac-campamento a pochi chilome-tri da casa", a farsi mandaresul fronte marmarico, dovecadde, mentre combatteva, davolontario in camicia nera, gli

"inglesi di fuori", pensando dirisolvere a guerra finita i conticon "gli inglesi di dentro".

Per Ricci, come scrisse in u-na lettera del 14 gennaio 1941al pittore e scrittore Nino Ber-tocchi, la vittoria doveva esse-re "davvero imperiale e innan-zi tutto morale e civile". In talmodo smentiva le tesi di Rug-gero Zangrandi e di RomanoBilenchi, con cui aveva giàchiuso da tempo, che per smi-nuire i loro voltafaccia po-

stbellici parleranno poi del ge-sto del volontario Ricci in ter-mini di "consapevole suicidio"o di un Ricci che sopravvissu-to sarebbe diventato comuni-sta. Ricci, però, nel suo ultimoincontro con Montanelli, disseche il problema di una suaconversione per lui non si po-neva in quanto: "Sono già con-vertito - ricordando la sua gio-vanile militanza anarchica -non posso riconvertirmi per laseconda volta. Sarebbe una ar-lecchinata".

Confusa fra tante appare lasua tomba nel sacrario dedica-to ai Caduti d'Oltremare di Ba-ri, che reca l'iscrizione "(Ro)Berto Ricci" e la data della suamorte.

Nel 1948, vergognosamente,l'amministrazione comunale diFirenze 'epurò' dalla topono-mastica cittadina una via dedi-cata a Berto Ricci.

Giovanni Bartolone

Il Manifesto Realistasul tramonto liberale

Guerra madredella civiltà

Bisogna prepararela libertà fascista

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Contemporaneamente al mod. 38 erano stati introdotti esem-plari della realizzazione semplificata del mod. 38, il mod. 38/42,che sarebbe rimasto in produzione per altri vent’anni. La lun-ghezza totale del 33/42 era di cm. 80 , con canna di cm. 21,6,

calibro mm. 9 Parabellum , velocità di tiro teorica di 550 colpi/ min. La canna, rigata, aveva perduto il caratteristico copricannatraforato. Il peso era stato ridotto a kg. 3,26.

La pistola d’ordinanza continuò ad essere la Beretta mod. 34,calibro 9 corto, (354 ACP). Prodotto terminale dell’evoluzioneiniziata nel 1915 e proseguita con i modelli 1919, 1923 e 1931,divenne un’arma robusta, semplice e facile da usare. A chiusuralabile, era decisamente inferiore, sia per il calibro che per ilmeccanismo di bloccaggio, alle omologhe in uso presso altri e-serciti, come la Colt 1911, cal. 45 ACP, la Lüger P08, la Wal-ther P38, la Radom Vis, la Lahti 35 e la Browning HP, tutte dicalibro mm. 9 Parabellum. La capacità del caricatore della Be-retta 34 era di sette pallottole; il peso a caricatore vuoto, di gr.625; la canna era lunga mm. 89.

Un cenno particolare meritano le armi che circolarono in ridot-tissimo numero di esemplari tra i bersaglieri del “Mameli”, frut-to di acquisti o di scambi da parte di ufficiali o sottufficiali delreparto. Una bella pistola mitragliatrice fu quella prodotta duran-te la R.S.I. dalla FNA, la Fabbrica Nazionale d’Armi di Brescia,che la denominò FMA mod. B-43. Ricavata dal pieno di pezzi di

acciaio forgiato, era dotata di calcio tubolare e calciolo in lamie-ra saldata ripieghevole, misurava cm. 79 di lunghezza, che si ri-ducevano a cm. 52,6 con il calcio ripiegato. La canna, protettada un copricanna di lamiera traforata era lunga cm. 19,8 , il cali-bro delle pallottole era 9 mm. Parabellum, con velocità alla boc-ca di circa 375 m/sec. I caricatori, da venti e da quaranta pallot-

L’arma individuale più diffusa in uso ai bersaglieri era, nel1943, il moschetto mod. 91 derivato dal Mannlicher, sviluppatoda Vincenzo Carcano nell’Arsenale di Torino subito dopo la finedella Prima Guerra Mondiale. Lungo cm. 92, era la versione ac-corciata del progenitore fucile mod. 91, che era lungo cm. 128.Impiegava cartucce a pallottola di calibro mm. 6,5 x 52 in piom-bo, incamiciato in rame a tesa tonda con caratteristiche balisti-che limitate. Il moschetto 91, con baionetta pieghevole incorpo-rata, pesava tre chilogrammi e la pallottola aveva una velocitàiniziale alla volata di 700 m/sec, sufficiente per un tiro miratofino a 3 ettometri. Il congegno di scatto, azionato con la pressio-ne sul grilletto, pur essendo duro, era dolcemente progressivo epermetteva di valutare bene il momento della partenza del colpo.

S ul II Battaglione Bersaglieri volontari “Goffredo Ma-meli” della R.S.I. (appartenente al I Reggimento

“Luciano Manara”) che prese parte ai combattimenticontro gli Alleati sul fronte Sud fino alla fine del conflitto,abbiamo già scritto su queste pagine nei numeri 2-3-6 

della vecchia serie. Completiamo oggi la breve rassegnasul Reparto riportando i passi essenziali di un capitolodel libro di Toni Liazza “Quelli del Mameli” (Ed. Lo Sca-rabeo - 2004 - pagg. 352) che illustra nei particolari tec-nici il tipo di armamento adottato: italiano nella prima fa-se di formazione e tedesco nella seconda, quello relativoal suo impiego in combattimento. È un’analisi - quella di

 Liazza - che per quando riguarda il “Mameli” rimane u-nica nel suo genere per approfondimento nella pubblici-stica attuale, e rappresenta quindi un elemento di primo

 piano nell’opera di storicizzazione del Battaglione.

Le armi usate

dai Bersaglieri

del ‘Mameli’

Allo sparo, il rinculo e il rilevamento erano superiori a quelli diarmi analoghe, come il Mauser 98K, l’Enfield o lo Springfield.Durante la R.S.I. il moschetto 91 era prodotto nell’Arsenale diBrescia.

Già nel 1940 nell’armamento dei reparti il moschetto 91 nonaveva più il peso che aveva una volta, a causa delle innovazioninelle tecniche di combattimento che esigevano un maggior volu-me di fuoco individuale. Un discreto tentativo di adeguamentoalle moderne tecniche era rappresentato dal Moschetto Auto-matico Beretta, modello 38 A, introdotto nel 1938 come arma-mento individuale di speciali reparti di assaltatori. Progettato daTullio Marangoni, fu sperimentato nel 1935 come carabina se-miautomatica, con copricanna rigato e variatore di strozzaturasemplice. Il modello del 1938 aveva il variatore di strozzatura aquattro diaframmi e il caratteristico copricanna traforata. Il“mitra”, come era stato subito battezzato il Moschetto Beretta,aveva una lunghezza totale di cm. 94,6 con la canna lunga cm.31,5 e con un peso di 4,97 chilogrammi. Il MAB aveva il calibrodi mm.9 Parabellum ed era dotato di dispositivo di fuoco seletti-vo, a colpo singolo e a raffica. A Verona, il mitra Beretta mod.38 A ai bersaglieri del “Mameli” fu distribuito con grande parsi-monia, quando non addirittura acquistato personalmente, mentrefu distribuito più generosamente ai paracadutisti ANR e della

GNR, ai marò dei primi battaglioni della X Mas e ai reparti dellaPolizia Repubblicana.

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ricambio ed un congruo quantitativo di nastri da cento pallottole,parte contenuti in cassette metalliche speciali e parte da portare,generalmente due nastri a testa, avvolti al collo come la stola in-

dossata dai sacerdoti, da tutti gli uomini della squadra. Ai mitra-glieri venne consegnata come arma personale una pistola chepoteva essere Lüger P08, Walther P38, Steyr-Roth del 1912 op-pure Browning FN, prodotta in Belgio. La Lüger P08 è reputatala più bella pistola di tutti i tempi. Calibro 9 mm. Parabellum,caricatore unifilare con 8 pallottole, lunghezza della canna mm100, peso senza cartucce gr. 895, otturatore bloccato aperto a ca-ricatore vuoto, sicurezza normale che blocca il meccanismo discatto. La Walther P38 nacque per sostituire la Lüger P08, daicosti di fabbricazione troppo alti. Arma rivoluzionaria con gril-letto a doppia azione che permette di portare la pistola con ilcolpo in canna in tutta sicurezza. Calibro 9 Parabellum, caricato-re unifilare con 8 pallottole, lunghezza della canna mm. 125, pe-so senza cartucce gr. 975, chiusura a corto rinculo con chiavi-stello verticale, blocco dell’otturatore in apertura a caricatorevuoto. La FN è in versione 9 mm. Parabellum, caricatore con 7pallottole, lunghezza della canna mm. 127, peso senza cartuccegr. 1.100.

Come armamento individuale dei bersaglieri, ogni squadra ve-niva dotata di quattro o cinque carabine Mauser 98K(Karabiner), e due/tre mitra Beretta 38 o, in alternativa, Maschi-nenpistole MP38/40. Il Mauser 98K ha calibro mm. 7,92 per 57IS (Infanterie Spitze). La cartuccia è inserita in una lastrina dicinque colpi che facilita il caricamento nel serbatoio. La lun-ghezza totale dell’arma è di mm. 1.100, il peso ad arma scaricagr. 3.900, la velocità della pallottola alla volata è di 862 m/s,l’alzo a 20 hm (ettometri). La carabina era corredata di baionetta

postazione fissa, ma era senza dubbio poco rispondente alle ne-cessità di reparti celeri come quelli dei bersaglieri.Le armi tedesche

I bersaglieri della 1a Compagnia, il giorno 16 agosto 1944, giàin forza al 615 Lehrbataillon, a San Martino in Venti, in quel diRimini, ricevettero in dotazione l’armamento della Fanteria te-desca. Ai bersaglieri della 2a Compagnia un armamento analogofu consegnato il 3 dicembre 1944, quando il reparto si trovava aSan Giorgio di Piano (Bologna), località prescelta per un brevis-simo addestramento.

La 1a Compagnia fu organizzata su cinque plotoni di tre squa-dre, ognuna delle quali era composta da otto bersaglieri. Ad ognisquadra fu dato un Maschinengewehr MG 42, con due canne di

pava con la massima facilità, ovunque vi fosse un po’ di sporci-zia, anche polvere. Le pallottole, di calibro mm. 6,5, dovevanoessere lubrificate per prevenire problemi all’espulsione dei bos-soli. Le parti in movimento dovevano essere mantenute conti-nuamente pulite e lubrificate. Un prodotto assolutamente pocopratico: basti pensare alla capacità del caricatore a cartella, con-tenente venti pallottole, troppo poche per un mitragliatore chepoteva spararne cinquecento al minuto.

Se il Breda 1930 era un’arma inadeguata, la mitragliatriceBreda mod. 1937 era semplicemente assurda. Quando il Maschi-nengewehr MG34 della Wehrmacht già da tre anni sgranava 900colpi al minuto, pesava kg 12 e veniva caricato con nastri da 100pallottole calibro mm. 7,92 x 57 IS (Infanterie-Spitze), le stesse

delle carabine Mauser, la mitragliatrice Breda mod. 1930 spara450 al minuto, pesa kg. 38 e viene caricata con cartelle che con-tengono 30 pallottole calibro mm. 8, del tutto differenti dal mu-nizionamento dei fucili, dei moschetti e dei fucili mitragliatori.La Breda 1930 sparava solo se montata sul treppiede, pesante dasolo kg. 19. L’arma era ottimamente costruita, con una meccani-ca dalle tolleranze minime, fonte continua di inceppamenti. Ar-ma e munizioni richiedevano una accurata pulizia ed una ade-guata lubrificazione, che la declassavano inesorabilmente. Pote-va assumere decentemente le funzioni di arma da fortezza, in

tole, erano estraibili e ripiegabili lungo la canna, con l’arma inposizione di riposo, grazie ad una apposita cerniera. La velocitàteorica di fuoco, che poteva essere anche singolo, era di 400 col-pi al minuto. Ne furono costruiti settemila esemplari.

Si vide circolare anche qualche mitra TZ 45, progettato daTonon e Zorzoli Gardoso nel 1944 e prodotto a Gardone Val-trompia negli ultimi mesi della R.S.I. Munito di calcio retrattile,scorrevole lungo la cassa, aveva il calibro 9 mm. Parabellum,con velocità di bocca della pallottola di 385 m/sec, tiro efficaceentro 100 metri e con una velocità di fuoco teorica di 550 colpi/ min. La lunghezza era di cm. 85, ridotta a cm. 56,6 con il calcioretratto. La canna, protetta da una gabbia in lamiera traforata, e-ra lunga cm. 22,9. L’arma scarica pesava kg. 3,260.

Come armi di squadra i bersaglieri del “Mameli” avevano indotazione fucili mitragliatori Breda mod. 1930 e mitragliatrici

Breda mod. 1937. Erano armi uscite dalla matita di progettistimediocri, incapaci di rispondere alle necessità di un esercito inlinea coi tempi e del tutto ignari delle innovazioni introdotteall’estero. Di meccanica troppo raffinata, il Breda 1930 si incep-

Mitra TZ 45

Breda 1930

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  L’addestramento dei bersaglieri del ‘Mameli’ non fu abba-stanza lungo e penetrante per rimuovere le incrostazioni mentaliereditate dal vecchio esercito. Un Trupp (unità tedesca formatada un gruppo di 7/20 uomini) con un buon mitragliere, quattro

tiratori armati di carabine Mauser e tre o quattro assaltatoricon Maschinenpistole MP38/40 (o mitra Beretta 38 A) e Stiel-handgranade o Eihandgranade (pistola mitragliatrice e granatea mano con manico o a forma di uovo), era in grado di risolvereogni problema tattico su qualunque terreno. Significò molto per i bersaglieri ricevere l’armamento della fanteria germanica, mi-tragliatori, carabine, pistole mitragliatrici, pistole semiautoma-tiche e granate nuovi di fabbrica, ben lubrificati e prontiall’uso.

Nota: Non sempre, per esigenze di impaginazione il testo è stret-tamente posizionato in prossimità delle relative illustrazioni.

libro mm. 7,92 x 57 IS, caricatore estraibile da 10 colpi, velocitàdella pallottola alla volata 776 m/s, tiro utile fino a m. 1.200.

I Panzerfaust (pugno anticarro) che i bersaglieri del “Mameli”ebbero per le mani erano dei modelli 30 e 60, cifre che rappre-sentano in metri la gittata del razzo, aumentata fino a 100 in unmodello successivo. Arma elementare, al punto di apparire roz-za, poteva essere molto efficace, giungendo a perforare corazzed’acciaio fino a 200 mm. di spessore. La bomba a razzo, checonteneva una carica di propellente solido che si accendeva tra-mite un innesco comandato a percussione, era a carica cava esfruttava un particolare effetto basato sul fenomeno fisico stu-diato, secondo i tedeschi, dal professor Franz Ernst Neumann,mentre gli americani e inglesi sostenevano che a studiarlo fosse

stato un tale Monroe. Le bombe a carica cava funzionavano allagrande. A progettare il Panzerfaust era stato il Doktor Langwei-ler della Hugo Schneider AG di Leipzig, nel 1940, in tempo perdotarne i soldati della Wehrmacht alla fine del 1943. Il sistemadi puntamento e di scatto erano molto semplici, il peso variava,secondo il modello, da gr. 3.100 a gr. 6.800, in posizione di spa-

glieri “Italia”, operante in Lunigiana, fu nuovamente dotata dicarabine Mauser 98K il 18 aprile 1945, dieci giorni prima che ilreparto venisse sciolto. Erano armi eccellenti, frutto di progettilungimiranti, molto pratiche e di grande efficacia. Rispondevanoai dettati di una filosofia bellica semplice e risolutiva, che soddi-

sfacevano le necessità di un esercito moderno, insuperatonell’organizzazione fino alla fine del 1944.

Ogni squadra della 2a Compagnia, il giorno prima di essere in-viata nella Valle del Senio, ricevette in dotazione anche un“fucilone” Walther Gewehr 41, semiautomatico da 10 colpi edun lanciarazzi Panzerfaust mod. 60, come arma da demolizione,più che per il combattimento contro carri armati. Il Walther Ge-wer 41, preferito ad un analogo modello di Mauser non fuun’arma eccezionale sia per il bilanciamento complessivo, siaper il sistema di recupero dei gas all’estremità della canna. Il si-

stema di otturazione era ottimo e fu trasferito nel successivo mo-dello di Walther Gewehr, il 43. La lunghezza totale era di mm.1.130, il peso gr. 4.980, la lunghezza della canna mm. 546, il ca-

ro. La lunghezza dei modelli 30 e 60 era di mm. 1.030, del mo-dello 100 di mm. 1.150.

Quando i superstiti della 1a Compagnia, nel novembre 1944, equelli della 2a Compagnia, nel febbraio 1945, cessarono la di-pendenza operativa dalla 715a Infanterie Division germanica,per rientrare a Verona, restituirono allo Ib WuG divisionalequello che era loro rimasto dell’armamento ricevuto nell’agostoe nel novembre 1944. La ricostituita 1a Compagnia, incorporatanel Gruppo da Combattimento “Ferrario” della Divisione Bersa-e poteva montare lo Schießbecher, il tromboncino lanciagranate

a carica cava, molto efficace anche contro i carri armati. La Ma-schinenpistole MP 38/40, tranne la canna, era costruita in lamie-ra stampata , con cassa e guanciole in bachelite. A chiusura labi-le, iniziava il ciclo di fuoco in automatico a otturatore aperto. Ilcalibro era 9 mm. Parabellum e la cadenza di tiro 500 colpi/min.La lunghezza totale era di 883 mm. , a calcio ripiegato 630 mm.,la canna era lunga mm. 251, il peso gr. 4.020 la velocità alla vo-lata di 365 m/s e il tiro efficace a più 100 m. Il caricatore conte-neva 32 pallottole.

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BANDITO OGNI CONFORMISMO, SI SVILUPPA UN LIBERO E A VOLTE ACCESO CONFRONTO DI IDEE 

La critica al ‘sistema’

sulla stampa della R.S.I.

T   ra le accuse ricor-

  renti di alcuni sto-

  rici (o ritenuti tali) alla

 R.S.I. si colloca in prima

  fila un presunto ‘piatto

 conformismo’ riferito al 

  giornalismo repubblica-

 no, incapace di svolgere

un qualsiasi autonomo

  confronto di idee e di

  critica politica. Viene

  cioè negato che nei 18

  mesi della Repubblica

Sociale si sia sviluppato

un qualsiasi dibattito

 pubblico che abbia inve-

  stito il ‘sistema’ Fasci-

 smo. L’articolo che pub-

  blichiamo a firma Piero

 Parini dal titolo «Perché

  non da oggi?» e appar-

  so come spalla su ‘LaStampa’ di Torino

(direttore Concetto Petti-

 nato) il 29 novembre 19-

 44, dimostra esattamente

il contrario. E non è che

un esempio tra mille al-

 tri, ché la dialettica poli-

  tica non ha certo fatto

 difetto sulla stampa del-

la Repubblica. Basta a-

vere la voglia e la pa- zienza di scorrere le rac-

 colte dei più impegnati e

  combattivi giornali

 dell’epoca.

«Bruno Spampanato ha impo-stato con chiarezza e precisio-ne raccomandabili in un arti-colo apparso su La Stampa del25 ottobre il problema dei par-titi politici nella Repubblica.La vita politica della Repub-blica non può evidentementefondarsi sul ‘partito unico’ co-me è avvenuto per il regime

Sotto e nella pagina accanto, alcune delle testate giornalistiche che si distinsero durante la Repubblica Sociale Italiana in anticonformismo,compresa una vivace critica politica.

A fianco “Se ci sei batti un colpo” un polemico artico- lo di Concetto Pettinato su ‘La Stampa’ di Torino che fece molto scalpore.Sopra una immagine di Bruno Spampanato.

fascista dopo la defezionedell’Aventino nel 1924 e quin-di ha ragione Spampanatoquando afferma che “il cittadi-no trova nel partito il suo mez-zo per arrivare allo Stato”. Èchiaro che i partiti devono es-sere più di uno e tutti con di-ritto di cittadinanza. Se il regi-me fascista è diventato totali-tario durante quindici anni,determinando errori ed incon-gruenze sovrattutto di tattica,

ciò si deve essenzialmente allascarsa educazione politica deipartiti dell’Italia prefascista edel periodo 1921-1924, malatianch’essi dei mali del fasci-smo e ossessionati dalla ten-denza generica dei politici ita-liani alla intolleranza. Il comu-ne denominatore degli italianiche si occupano di politica,oggi come ieri, è costituitodallo scarso rispetto verso co-loro che hanno una opinionecontraria. È un destino amaro

che in ogni lotta politica italia-na rigurgiti la maledizione del-le risse che si accendevano in-torno alle torri comunali dellaRinascenza.

Il Partito unico ha dimostra-

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la civiltà di uno Stato. Bisognaoperare dunque alla fondazio-ne dello Stato socialista, con-fluenza fortunata dello spiritoe delle forze politiche affiorate

durante questo periodo tragicodella storia italiana.

 Piero Parini

E dibattito fu, ampio e an-che aspro su alcuni dei con-cetti proposti da Parini. Par-ticolarmente contestato il ri-

  ferimento al “franco parlaree al leale agire” nei confron-ti dei movimenti “clandesti-ni”. Una realtà, quest’ulti-ma, giudicata improponibile

(per alcuni al confine coltradimento) nel pieno di unalotta civile che ogni giornoammucchiava cadaveri di fa-scisti nelle città e nei borghiitaliani.

nuova allo Stato.Spampanato ha ragione:

“perché non da oggi?”. I malidella Patria sono oggi e saran-no ancor più domani gravi e

bisogna pure che tutti si metta-no in testa che occorre trovaresubito un modo di intesa senon vogliamo cadere servi del-lo straniero per intere genera-zioni e roderci nella miseria.L’unità stessa della Patria ver-rà messa in discussione se nonsi fa presto ad accordarci. Peril domani diverse possono es-sere le soluzioni: o la Repub-blica elettiva o una Reggenzatemporanea (senza i Savoia be-ninteso) onde evitare la possi-

bile influenza elettorale antiu-nitaria del clero italiano mano-vrato dal Vaticano rivelatosiampiamente Stato straniero.La Costituente potrà decideresu questo e su altri problemi

narchia. Ma invece la Monar-chia voleva l’equivoco per in-debolire il Regime ed averloalla sua mercé.

Non si può negare che il Par-

tito unico ha favorito il deter-minarsi di una simile situazio-ne perché forzatamente, con ilpassare degli anni, la discus-sione politica scivolò nel luo-go comune e si perdettero divista i problemi essenziali del-l’organizzazione. Molto si fe-ce per il popolo ma il popolonon apprezza nulla che non siada esso stesso conquistato. Latecnica sindacale fascista fu,per questo, deficiente di psico-logia. Le elargizioni di leggi e

provvidenze sociali lasciano ilpopolo quasi indifferente.Leapprezzerà e le difenderà quan-do avvenisse di perderle.

La Repubblica deve assolu-tamente rifuggire da questi er-

c’era neppure il gas nebbioge-no quella notte sul mar Piccolomentre la “Montecatini” ne a-veva migliaia di fusti nei suoimagazzini che la Marina regianon ritirava.

E non si dica che furono col-pe del Governo e del regimequeste deficienze: colpa vi fu esoltanto dello Stato Maggioreche era l’organo tecnico re-sponsabile della preparazionee della condotta della guerra.Se lo Stato Maggiore avessetrovato ostacoli nel regime fa-scista al suo programma dipreparazione avrebbe dovutoprovocare una crisi chiarifica-

trice, magari attraverso la Mo-

rori del passato e innanzituttonon cedere al mito del Partitounico. Non è detto che la di-stanza fra noi e alcuni dei mo-vimenti che si usa chiamare“clandestini” non si possa rac-corciare e anche annullare conun franco parlare e un leale a-gire. La Repubblica sociale i-taliana è nettamente e inequi-vocabilmente socialista neiconcetti e nel metodo e perchénon sarebbe possibile un ac-cordo in vista del domani na-zionale che avrà bisogno di u-na base di masse? Anche ilprovvisorio sarebbe estrema-mente utile in attesa che la Co-

stituente dia la forma vera e

istituzionali ma la sua base do-vrà essere socialista se si vuoleseriamente lavorare per un fu-turo nazionale stabile e di pre-stigio.

Il fascismo ha affermato sindal suo sorgere, nel lontanodopoguerra diciannovista, cheil lavoro era divenuto un’idea-forza e che l’esaltazione e laredenzione del lavoro svestitada alterazioni antiumane dilotta di classe veniva portatasul piano nazionale e super-classista. Le idee da allora nonsono cambiate. Non bisognaaltresì dimenticare che il pro-cesso fu iniziato da Mussolininel 1919. È venuto il tempo didar vita senza equivoci alla ci-viltà del lavoro. Ogni civiltà èuna civiltà politica e siccomela sintesi politica per eccellen-

za è lo Stato così ogni civiltà è

to di non avere capacità selet-tive degli uomini destinati alcomando e consente ogni sortadi tradimenti come purtropposi è verificato. Il Partito si èarrestato pieno di timidezzadinanzi al tecnicismo militareo burocratico senza accorgersiche dietro di esso vi era il vuo-to o il tradimento. Tutti i gene-rali erano fascisti e tutti i diret-tori generali lo erano pure, machi erano costoro? Che cosapensavano nel loro intimo ecome agivano? Questi proble-mi il Partito unico non se li èposti oppure non li ha risolti.Una spiegazione importante diquesta situazione si trova nelrecente libro di Mussolini:“Storia di un anno” nel capito-lo sulla diarchia. La Monar-chia ha costituito indubbia-

mente il grande ostacolo allebasilari riforme dell’esercito edella gestione statale e ha fattoil giuoco lungo, come si suoledire, condiscendendo nelleforme e irrigidendosi nella so-stanza dei particolari. La pre-parazione armata della Nazio-ne fu vittima di questa situa-zione perché lo Stato Maggio-re rimase dominio dei favoritidella Corte e con il tradiziona-lismo micromane dei Savoia-Carignano non un concetto ar-

dito né una energia nuova viha potuto fiorire.

Così è avvenuto che entram-mo nella guerra dei gigantidella terra senza le armi idone-e e il valore dei nostri soldatine fu giustamente scoraggiato.Da dieci anni gli scrittori mili-tari di tutto il mondo (e per ilprimo De Gaulle), discutevanosulla guerra di carri armati pe-santi e pesantissimi e sullamotorizzazione, e il nostro Sta-

to Maggiore ci fece trovareall’inizio delle ostilità con deicarri armati leggeri che il fantechiamò subito con la sua im-peccabile ironia “scatole disardine”. Il popolo italiano nonha mai negato i miliardi per lespese militari e i bilanci statalilo certificano. Gli aerosilurato-ri furono invenzione italiana ecertamente le cose sarebberoandate diversamente se neiprimi mesi di battaglia la Flot-ta inglese del Mediterraneo a-

vesse avuto a che fare con cin-quecento aerosiluratori tricolo-ri anziché cinquanta o cento. Einvece fummo colpiti noi a Ta-ranto nelle nostre grosse navida aerosiluratori inglesi e non

LE IDEE DEL 1919 DEL FASCISMO NON SONO CAMBIATE. È IL TEMPO DI DARE 

VITA ALLA CIVILTÀ DEL LAVORO 

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 Laogai: un nome che non dice assolutamente nulla a milioni di europei,

in primissima fila gli Italiani. Fiore all’occhiello della dittatura comuni-

 sta cinese, Laogai è sinonimo di terrore e segregazione, strumento con-

 centrazionario contro chiunque si ponga in dissenso con la linea ufficiale

  del Partito Comunista, unico e assoluto padrone della Cina. Il Laogai,

 definibile quale sistema di prigioni e di campi di lavoro coatto o letteral-

 mente traducibile in “Riforma attraverso il lavoro”, viene inaugurato nel 1950 da Mao Zedong seguendo il modello staliniano dei gulag, ed è

 tutt’oggi funzionante, anche se si sono avvertiti alcuni timidi segnali (le

Olimpiadi sono dietro l’angolo) circa una sua riforma. Si calcola che nel 

 Laogai, fino alla metà degli Anni 80, siano transitati circa 50 milioni di

 cinesi, e circa 20 milioni vi siano morti.

‘LAOGAI’

bre 2005 - è il Paese della Co-munità Europea maggiormentecolpito dalla importazione diprodotti cinesi. Vedi il settoretessile, l’oreficeria, il calzatu-riero, la rubinetteria e via di-

scorrendo.

L’arcipelago cinese della schiavitù  

In campo europeo, l’aperturaai prodotti cinesi - ricordiamoancora una volta realizzati ingran parte col lavoro coatto -ha provocato disoccupazione efallimenti di imprese, facili-

tando nel contempo le multi-nazionali che comprano in Ci-na a prezzi stracciati per riven-dere poi a prezzi almeno decu-plicati.

C’è chi afferma - con ostina-zione degna davvero di mi-glior causa - che il commerciocon la Cina servirà a renderepiù accettabili gli attuali siste-mi della dittatura comunista,favorendo il ripristino dei di-ritti umani nel contesto di una

forte crescita economica. È undiscorso chiaramente peloso,che non vuole prendere atto diuna realtà ben diversa. Sono lestesse cifre ufficiali a confer-marlo. I dati parlano chiaro:circa 58.000 rivolte popolarinel 2003, 74.000 nel 2004. Ri-volte che sottintendono unasola motivazione: la fame!

La verità ultima è che il Lao-gai rappresenta il collaudatosistema di Pechino per realiz-zare due obiettivi: rafforzare

ed espandere il sistema pro-duttivo attraverso il lavoro for-zato a costo zero di oltre tremilioni di attuali prigionieriminacciati dalla tortura, e nelcontempo usarlo come effi-

Non c’è posto nei nostrigrandi mezzi di comuni-

cazione di massa (tolto qual-che intervento nella cartastampata) per il Laogai, tutt’orain funzione nel moderno Cele-

ste Impero. Non una sola in-chiesta, degna di questo nome,viene prodotta dalla televisio-ne pubblica sulle condizionidisumane in cui sono vissuti evivono milioni di esseri uma-ni, usati attualmente come ma-no d’opera con costo zero, infunzione di una produzione in-dustriale in grande espansioneche ha elevato a sistema scien-tifico lo sfruttamento intensivosull’uomo. Una super collau-

data schiavitù che ripropone,così, sotto certi aspetti, la tra-gica esperienza dei gulag so-vietici nella più assoluta indif-ferenza dei governi occidenta-li, compreso ovviamente quel-lo italiano. Quest’ultimo pre-occupato esclusivamente deirapporti commerciali con il gi-gante asiatico, attuale protago-nista di un eccezionale boomeconomico basato in buonaparte sul lavoro forzato.

Il balenio di un possibile bu-

siness prevale pertanto su ognialtra considerazione di ordinemorale (come ben si addice tramercanti) mentre vengono ri-tenuti più che sufficienti alcu-ni generici belati sui diritti u-

mani spesi con parsimonia tar-tufesca nel corso delle visiteufficiali. Un business che inrealtà contiene una natura per-versa se si considera che l’I-talia - come denunciato dal

“Times Magazine” del dicem-

La morte come spettacolo negli stadi.Sopra, preparazione di una esecuzione pubblica di massa. Sotto, due momenti dell’esecuzione di una donna.

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ammesso soltanto in quell’an-no dal Governo cinese, comeriportato dal “Times”.

Va anche ricordato che se-condo l’articolo 90 del CodicePenale cinese molti oppositoripolitici e religiosi, confinatinel Laogai, vengono conside-rati malati di mente e ‘curati’con crudeli terapie a base di e-lettrochok. Diverse le patolo-gie acclarate: ‘mania di gran-dezza’, ‘sindrome da opposito-re’, ‘politicomania’ e altre a-berrazioni del genere.

Sono decine di migliaia, tra i

Negli ultimi anni è stata creata anche la cyberpolizia per controllare il dissenso 

su Internet. Numerosi siti sono stati oscurati, e non solo quelli cinesi 

ma anche siti stranieri come quelli di “La Repubblica”, “Libero” e Wikipedia 

condannati a morte. A suppor-to di tale commercio che fruttaenormi guadagni, esiste unaefficace rete di almeno centoospedali specializzati nell’o-dioso compito. Si tratta di untraffico tenuto accuratamentesegreto sino a tutto il 2005, e

Nel Laogai le condizioni di vita sono durissime. Sotto,due immagini di lavoro coatto: produzione di scarpe e di elementi di plastica.

spianto degli organi dai prigio-nieri uccisi, il più delle voltesenza il preventivo consensodelle vittime o dei parenti. Or-gani che vengono venduti at-traverso Internet sul mercatointernazionale, con un 95 percento proveniente dai corpi dei

zioni estreme. E si prova unasensazione di profondo sgo-mento se si pensa che milionidi persone sono passate per ilLaogai, e tra queste, oltre aicriminali comuni, i dissidentipolitici, gli attivisti sindacali ei credenti di ogni religione,compresi i Cinesi Han, i Tibe-tani, gli Uighuri, i Mongoli e iCristiani. Negli ultimi anni ol-tre 100.000 credenti religiosihanno conosciuto la violenzadel Laogai dove sono stati u-

miliati, picchiati, torturati espesso uccisi.Entro tale sistema si è svi-

luppato, sin dal 1984, l’e-

ciente metodo di rieducazionepolitica. In proposito risultanoquanto mai significativi alcunipassi contenuti in una sorta di“vademecum” del Servizio diSicurezza addetto al Laogai econtenenti le “regole d’oro” daosservare nei confronti dei de-tenuti: “Non ci si può sotto-mettere alla legge se non si so-no prima riconosciuti i propricrimini. Il riconoscimento deipropri crimini è un preliminareobbligatorio, la sottomissione

alla legge è l’inizio della rifor-ma. Riconoscimento e sotto-missione sono le prime due le-zioni che bisogna impartire alprigioniero e non dimenticaremai lungo tutto i processo diriforma”. E ancora, una voltacompletato il percorso di auto-colpevolezza, si può passarealla fase ideologica. “Per ri-condurre le idee politiche delcriminale nella buona direzio-ne - sancisce il “vademecum”-è imperativo imporre i quattro

principi educativi di base: ilmarxismo-leninismo, il socia-lismo, il Partito comunista e ladittatura democratica del po-polo”.

In sintesi, siamo di fronte adun sistema che può contare sualmeno 1.000 prigioni, campidi lavoro ed ospedali psichia-trici i cui “ospiti” sono obbli-gati a lavorare nelle fabbriche,nei campi, nelle miniere e inmille altre strutture in condi-

 ANCHE LA TORTURA DIVENTA 

ELEMENTO DI 'RIEDUCAZIONE'  I campi più grandi del Laogai sono stati realizzati soprat-tutto nelle zone semi-desertiche del Nord della Manciuria,della Mongolia interna, del Tibet, dello Xinjiang e del Qin-

ghai. Le condizioni di vita sono disumane, con un orario dilavoro che può arrivare a 16 ore il giorno, a seconda del ti-  po di attività praticato. Ridotta ai minimi termini l’igienementre di norma il giaciglio è sulla nuda terra. Compagna permanente del detenuto è la fame. Manfred Novak, inviatodelle Nazioni Unite che ha ispezionato nel 2005 alcune pri-gioni in Cina, ha denunciato il continuo abuso della tortu-ra . Frequente la sospensione per le braccia. Tra le punizio-ni spicca per crudeltà l’isolamento forzato in cellette di po-chi metri cubi, in compagnia dei propri escrementi. Nonsorprende, quindi, che di fronte a simili trattamenti non sia-no pochi i detenuti che scelgono volontariamente la morte.

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Milioni di esseri umani vengono usati come manodopera a costo zero in funzione di una 

produzione industriale che ha elevato a sistema scientifico lo sfruttamento intensivo sull’uomo 

Le immagini che riportiamo in pagina raccontano con eloquente linguaggio il degrado umano e ambientale in cui sono costretti a sopravvivere gli internati addetti alle miniere e a grandi opere di sbancamento.

quali moltissimi cristiani, co-loro che vengono considerati“agenti delle potenze stranie-re”. Un vizio antico del comu-nismo internazionale quandovuole colpire i suoi oppositori,o comunque presunti tali. As-sistiamo così all’arresto di Ve-scovi, sacerdoti, suore e sem-plici fedeli che finiscono neltritacarne Laogai.

La repressione contro laChiesa cattolica non conoscesosta, anche ai nostri giorni,obbligando i fedeli e i loro Pa-stori alla clandestinità. Non sicontano, negli anni, gli episodidi crudeltà. Ne citiamo alcuni.Il Cardinale Kung Pin Meiviene condotto allo stadio perfargli confessare davanti a mi-gliaia di persone il suo delitto:essere cattolico. La risposta

del presule è forte e chiara:“Viva Cristo Re, viva il Pa-pa!” La sua carcerazione dure-rà 32 anni. Il Vescovo Giusep-pe Fan Xueyan, dopo aver tra-scorso 33 anni in prigione,viene ucciso nel 1991 con lepercosse. Ma anche su sempli-ci credenti incombe la morte.È una persecuzione che si ma-nifesta in tutto l’immenso ter-ritorio cinese, ma di cui filtrasoltanto una modesta percen-tuale dei soprusi e delle violen-

ze perpetrate. (Per altri casivedi a pag. 17).

Secondo alcune fonti oggi e-sisterebbero in Cina almeno1.000 Laogai che dovrebbero“ospitare” dai cinque ai sei mi-lioni di detenuti, che oltreall’obbligo del lavoro vengonoquotidianamente sottoposti aun sistematico lavaggio delcervello mediante indottrina-mento politico sull’infallibilitàdel comunismo. Un sistema,

questo, che in molti casi portail detenuto alla delazione dicompagni di pena, con tutte letragiche conseguenze.

Del tutto ignorate dal Gover-no cinese, fino ad oggi, le de-nunce delle associazioni uma-nitarie internazionali e dellostesso ONU contro il Laogai.Le esecuzioni di massa, la re-pressione religiosa, il trafficodi organi umani, la schiavitùsul lavoro con la continua vio-

lazione dei diritti umani ri-mangono gli elementi più qua-lificanti della dittatura comu-nista. Mentre il silenzio sul-l’orrore cinese si fa sempre piùassordante.

Laogai, l’inferno delle miniereFanno parte del Laogai miniere di carbone dove muoiono ogni anno circa diecimila minatori per incidenti sul lavoro.Durissime le condizioni anche per chi lavora a cielo aperto con uno sfruttamento degli internati definibile parossistico 

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mine a tempo di record e si eraconclusa con una grave scon-fitta per l’Inghilterra.

Il 20 Aprile 1940 Hitler riu-nisce il suo Stato Maggiore e

conferma la sua intenzione dieliminare il pericolo comuni-

Un capolavoro di strategia militare

67°ANNIVERSARIO DEL BLITZKRIEG TEDESCO A OCCIDENTE 

L’occupazione della Nor-vegia da parte delle

truppe tedesche, che avevanopreceduto soltanto di poche o-re una analoga iniziativa degliAlleati, era stata portata a ter-

AGGIRATA LA ‘LINEA MAGINOT’ , VENGONO OCCUPATI BELGIO E OLANDA.SBARAGLIATI L’ESERCITO FRANCESE E IL CONTINGENTE BRITANNICO 

L’ostacolo belga più impe-gnativo era costituito dal ForteEben-Emaël, una piazzafortemunitissima e ben difesa percui un attacco frontale presen-

tava molti pericoli. Si decidecosì di sperimentare, per la

Sopra,da sinistra i generali Manstein,Guderian e Student, tra i protagonisti dell’intera Campagna a Occidente insieme al generale Rundstedt (a fianco).A destra la cartina che descrive le linee di attacco tedesche all’inizio della Campagna.

una velocità di 125 chilometril’ora. Con tale sistema la sor-presa del nemico sarebbe statatotale.

Il comandante della 7a Divi-sione aerea, generale Kurt Stu-dent, riceve l’ordine di espu-gnare il Forte Eben-Emaël do-po un corso di addestramentodi sei settimane e senza che gliuomini conoscessero il veroobbiettivo dell’azione. Alle o-re 4,30 del 10 Maggio scattal’operazione che ottiene un

pieno successo: gli osservatoribelgi si accorgono dell’attaccosoltanto quando i mille paraca-dutisti tedeschi hanno già pre-so terra e iniziano un’azionefulminea dietro le linee nemi-che. Approfittando della sor-presa, il Forte e tutti i pontivengono espugnati.

Dopo il Belgio è la voltadell’Olanda. I parà tedeschivengono lanciati sull’aero-porto di Rotterdam preceden-temente bombardato dagliJunker 88 e dagli Heinkel 111.

prima volta nella recente sto-ria, l’impiego degli alianti.Questi aerei privi di motore(denominati DFS 230) poteva-no trasportare reparti di para-cadutisti con relativo arma-

mento, trainati da trimotoriJU-52 mediante un cavod’acciaio lungo 70 metri. Acirca 12 chilometri dall’ob-biettivo potevano essere sgan-

ciati dagli aerei e proseguiresilenziosamente il loro volo ad

perdite e ridurre al minimo irischi. Si trattava quindi di in-vadere il Belgio e l’Olandacon una azione di sorpresa e diaffrontare poi in campo apertole Armate francesi.

sta dall’Europa attaccandol’Unione Sovietica. Prima diintraprendere un’offensiva diqueste dimensioni intende pe-rò assicurarsi le spalle per evi-tare il pericolo di combatteresu due fronti. E poiché Franciae Gran Bretagna avevano di-chiarato guerra alla Germania,è quindi indispensabile dare la

precedenza alla campagna adOccidente.

In pieno accordo con i suoigenerali, Hitler decide di aggi-rare la linea fortificata france-se Maginot onde contenere le

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Guderian lancia la I Divisionee due Corpi corazzati in dire-zione Dunkerque, imitato daigenerali Reinhardt e Hoth chepartecipano all’azione con due

Corpi corazzati.A questo punto il grosso del-

le forze nemiche, di cui fa par-te l’intero Corpo di spedizionebritannico, è completamenteaccerchiato ed ha dietro di sé

Una squadriglia di HE 111in volo verso l’obbiettivo.

catturato 10.000 prigionieri e100 carri armati, è già in vistadi Parigi. Nelle Fiandre le Ar-mate tedesche hanno intantoaccerchiato 45 Divisioni fran-cesi e il 24 Maggio il generale

Novembre a Koblenz per pre-parare i piani di una nuovamanovra ‘a falce’, in sostitu-zione di quella ‘a tenaglia’ giàusata con successo. L’intento èdi attirare il grosso delle forzenemiche nell’estremo Norddella Francia, di sospingerleverso la Manica per poi an-

nientarle o costringerle alla re-sa. All’operazione partecipaanche Rommel che per la pri-ma volta guida i suoi Panzer inpiena notte. L’intero piano erastato approvato il 17 Febbraioda Hitler.

Il 16 Maggio il generale Gu-derian guada con le sue truppeil fiume Maas su largo fronte,appoggiato dagli Stukas cheoperano incessantemente inpicchiata sul nemico. La II e

la IX Armata francesi, che purerano dotate di un armamentosuperiore a quello tedesco, sidisgregano totalmente e cessa-no di esistere. Intanto i carriarmati della IV Divisione delgenerale De Gaulle tentano disorprendere il fianco sinistrodel XIX Corpo corazzato diGuderian, ma senza successo,e il contrattacco di Guderiancostringe De Gaulle a ritirarsisempre più verso Ovest, men-tre nella notte fra il 20 e il 21

Maggio la II Panzerdivisionraggiunge per prima il Canaledella Manica.

Nel frattempo Rommel, at-traversando tutta la Francia atempo di record, e dopo aver

molto più a Sud della linea Ar-res-Boulogne con l’intento direspingere il contrattacco fran-

co-belga e tentare addiritturadi annientare le forze nemiche.I due Generali, che già in Po-lonia avevano sbaragliato inuna settimana l’intero esercitonemico, si incontrano il 20

Truppe aviotrasportate espu-gnano poi i ponti di Moeroik,Leiden e Kotwijk. Altre truppeatterrano all’aeroporto di Vol-kenburg e sulle autostrade ap-poggiate da reparti delle Waf-fen-SS tra i quali si distinguo-no particolarmente la ‘Leib-standarte Adolf Hitler’ e ilreggimento ‘Il Fuhrer’. Gli Al-leati reagiscono inviando dallaFrancia la 7a Divisione fran-cese e il Corpo di spedizionebritannico che si riunirannonella zona fra Anversa, Lo-wes e Namur dove era previstolo scontro decisivo.

Questa concentrazione nemi-ca nel Nord del fronte eraquella che il Comando tedescosi attendeva. Il 12 Maggio del1940 i generali Guderian, Man-stein e Rundstedt ricevono

l’ordine di passare all’attaccocon 2.800 Panzer dei tipi III eIV. I comandanti sono in testaalle colonne e sempre in pri-missima linea. L’offensivaviene preceduta dal trasportoaereo del Reggimento “Gross-deutsch” dietro le linee nemi-che che viene effettuato da 150Fieseler Storch. Si tratta ditruppe speciali che hanno ilcompito di espugnare ponti,incroci stradali, trincee e dimantenerne il possesso sino

all’arrivo dei carri armati.Nello spazio di soli due gior-

ni l’attacco ottiene un succes-so completo e il generale Man-stein può ora spostare l’asse dischieramento delle sue truppe

Sopra, paracadutisti tedeschi dopo la conquista del Forte Eben-Emaël.Sotto, carri armati inglesi in fiamme.

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Correttezza e cavalleria nei colloqui preliminari alla firma della capitolazione francese. Nella foto, il generale tedesco Ludwig Beck riceve alcuni alti ufficiali francesi nei pressi di Compiègne, dove verrà firmato l’armistizio.

OPERAZIONE ‘WESERBURG’ 9 APRILE - 9 GIUGNO 1940 

soltanto il Canale della Mani-ca. Il suo destino sembra se-gnato e Göring telefona a Hit-ler: «Mein Fuhrer, lasciate allamia aviazione il compito diannientare il nemico a Dun-kerque!». La reazione di Hitlerè negativa e del tutto inattesa:essa lascia di sasso Göring etutti i generali tedeschi. Il suoordine è di sospendere qualsia-si offensiva e di non contrasta-re il reimbarco degli Inglesi edei loro alleati affinché possa-no raggiungere illesi l’In-ghilterra.

Il 26 Maggio ha inizio ilreimbarco con l’ausilio di mi-gliaia di imbarcazioni di ognitipo, compresi pescherecci eyachts privati, mentre la Luf-twaffe e le artiglierie tedeschestanno a guardare. Hitler spie-

gherà poi ai suoi Generali dinon aver voluto infierire sulnemico in vista di una possibi-le pace separata con l’Inghil-terra, da lui sempre voluta.

Il 15 Giugno cade ancheVerdun, che nella Prima Guer-ra Mondiale era costata la vitaa mezzo milione di soldati dientrambe le parti. Il 16 Giugnola XXX Divisione di Fanteriaentra in Parigi. Il 17 Guderianraggiunge la frontiera elveticae mutando la direzione di mar-

cia di 90 gradi conclude la suamarcia verso l’Alsazia, chiu-dendo in una morsa d’acciaiole restanti Divisioni francesi. Iprigionieri sono oltre 400.000.A Nord, Rommel conquista dislancio i porti di Le Havre eCherbourg.

Il Governo francese, attra-verso l’incaricato spagnolo,comunica la sua intenzione diintavolare trattative di armisti-zio e il 19 Giugno il Governo

tedesco chiede quali siano lecondizioni avanzate facendoperò presente che la Franciadeve consultare anche l’Italia.Il generale francese Huntzin-ger comunica che “conditio si-ne qua non” sarebbe la rinun-cia tedesca a disarmare la Flot-ta francese, informando di ciògli Ammiragli britannici SirDydley Pond e Alexander.

Il 21 Giugno, nello stessovagone a Compiègne dove erastata firmata nel 1918 la capi-

tolazione della Germania, vie-ne questa volta ratificata, allapresenza del Führer, quellafrancese.

La Campagna di Francia èora ultimata e come in Polonia

si è trattato di un vero Blitz-krieg. I caduti francesi sonostati 121.000, quelli Belgi7.000, 3.000 gli Olandesi. LaGermania ha perduto sul cam-po 27.070 soldati.

Contrariamente agli accordiintervenuti e alle Convenzioniinternazionali, il 30 Luglio del1940 una Squadra navale bri-tannica compare davanti allaBase francese di Mers el Kebirin Marocco e apre il fuoco sul-le navi dell’ex alleato, diventa-to neutrale, danneggiandolegravemente: 1.297 marinaifrancesi perdono la vita nelbombardamento.

Hitler prega Mussolini di

non infierire con le sue richie-ste su un nemico che si erabattuto lealmente. L’Italia siaccontenta della giurisdizionesulla Corsica e su parte dellaCosta Azzurra, compresa Niz-za.

Giancarlo Domeneghetti

L’improvvisa invasione della Norvegia

precede di poche ore gli Alleati

Battute duramente le forze anglo-francesi  

Buona parte degli storio-grafi che hanno indagato

sull’occupazione tedesca dellaNorvegia nell’aprile 1940, nonfa cenno al fatto (incontesta-bile) che la mossa tedesca pre-cedette soltanto di poche ore

quella degli Inglesi, e che per-tanto ogni ostinato riferimentoaccusatorio sull’invasione diun Paese neutrale è perlomenotartufesco.

L’iniziativa di Hitler, oltread assicurare alla Germaniabasi strategiche per aerei esommergibili e la possibilitàper le sue navi di sfuggire alblocco, mise a disposizionedell’industria bellica preziosematerie prime quali rame, cro-mo e molibdeno.

Come forza di primo impattola Germania schiera due Divi-sioni con l’appoggio di 2.500aerei. Nella notte dell’8 Aprile1940 avviene il primo attaccoalle fortificazioni del fiordo di

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«5 Luglio ore 7.30 ... abbia-mo appena virato, con il cuorein gola, ci lasciamo alle spalle

Reggio e tiriamo in quota ver-so gli 8000 metri, direzioneModena, quando il caccia-guida, lo stesso che ci avevabuttato in volo, su allarme, ciavverte: “Aerei nemici in av-

mitt recitarono il finale, poi at-terrarono nella brughiera gal-laratese. Le Brigate partigianeoccupavano già il territorio.Visconti ordinò di dare allefiamme tutti gli aerei, poi pre-se alteramente a negoziare laresa onorata con gli insorti. Ipiloti del Gruppo, ancora conla pistola al fianco, furono tra-sferiti a Milano nella casermadel Savoia Cavalleria, decima-to in Russia. Improvvisamen-

te, a tradimento, il maggioreVisconti venne abbattuto da u-na raffica di mitra. Un giova-nissimo partigiano rosso (A-niasi, futuro sindaco di Mila-no) si vendicava così del pilota‘nemico’. Visconti giacevatrafitto, con lui il suo aiutanteStefanini. Era stato un volatoreprotagonista, un asso mai ne-goziabile, intrepido quanto in-sofferente, un guerriero solita-rio. I suoi piloti vennero am-massati in un carcere. Da quelmomento tutti i sopravvissuti,persa la guerra, dovettero neglianni a seguire barcamenarsiper sopravvivere».

giorno il Gruppo da caccia de-gli incoercibili attaccò la solitaarmata aerea, destinazione alNord. I quindici Messersch-

Il Maggiore Adriano Visconti, comandante della Squadriglia “Asso di Bastoni”.

«I piloti della R.S.I., i Nordi-sti, furono 75, di cui 54 mortiin combattimento aereo. All’i-nizio c’erano due Gruppi, ioebbi l’onore di pilotare con icolori araldici del 1o GruppoCaccia T. Squadriglia “Asso diBastoni” comandato dal mag-

giore Adriano Visconti. Ero ungiovane squinternato e avevoimparato ad usare la clochedentro i C.R 32 - C.R. 42(biplani) G. 50 - Macchi 200 e205, e avevo totalizzato 96 oredi volo (anno 1943). La nostraè stata una guerra corsara, perun’Italia stremata.

Il Maggiore Visconti e i suoiultimi piloti - così mi risulta -si levarono in volo all’attaccofino al 27 Aprile 1945, e quel

RIFLESSIONIDI UN ‘NOSTALGICO’

62 ANNI DOPO

Una lotta all’ultimo respiro

contro soverchianti forze

aeree anglo - americane

MARIO MONTANO, ST. TENENTE PILOTADEL I GRUPPO CACCIA TERRESTRE DELLA R.S.I.

Q ueste che pubblichiamo sono alcune pagine di un diario del pilota

 dell’Aviazione della RSI M. Montano. Pur nella loro essenzialità (è ban-

 dito ogni accenno retorico) rappresentano una preziosa testimonianza di prima

 mano sulla lotta impari affrontata dai piloti della Repubblica Sociale Italiana contro sover-

  chianti forze nemiche nel tentativo disperato di difendere le città italiane dai bombarda-

 menti terroristici degli Alleati. E ancora più preziosa è la testimonianza poiché proviene da

un pilota ancora vivente, forse l’ultimo di quegli ‘incoercibili’ che si batterono con estre-

 mo coraggio nei cieli d’Italia. Pagine di un diario che pensiamo possano idealmente com-

 prendere la storia di tutti gli altri Piloti dei Gruppi da caccia.

 M ario Montano nascea Pisa l’11 febbraio

del 1925, il padre è direttoredi macchina della Marinamercantile, classe 1899, vo-lontario nel 1915 sul sommer-gibile “X 1” con base a La

Spezia. Nel 1940 e 1941 parte-cipa ai due Campi nazionali  pre-aeronautici con corsi divolo a vela conseguendo ilbrevetto di pilota di aliante. All’inizio del 1942, a 17 anni,consegue il brevetto di pilotaabilitato al volo a motore suun CA 100 (Caproni). Nel no-vembre dello stesso anno siarruola in Aeronautica e vie-ne quindi inviato a Torino do-ve opera la squadriglia “Graffer” per un breve corso di

  perfezionamento. Aderisce al-la R.S.I e nel gennaio del 1943viene aggregato al I GruppoCaccia Terrestre di stanzaall’aeroporto di Campoformi-do dove il I e II Gruppo ven-gono impegnati, nel cielo delVeneto, in duri combattimentiche provocano dolorose perdi-te tra i piloti. A seguito deicontinui bombardamenti, il I,II e III Gruppo vengono trasferi-ti a Reggio Emilia dove viene

  proseguita l’impari lotta con  Macchi 205 Veltro, Messer-schmitt 109 R e G 55, con al-tre vittorie che costano perditedi aerei e piloti, sino alla finedel conflitto. Nel dopoguerra,  Montano viene richiamato in  Aviazione ma si congeda conla scritta sul foglio matricola-re: “Appartenente all’Aero-nautica della sedicente Repub-blica Sociale Italiana”. Per  Montano, a 82 anni, tale pre- zioso documento, incorniciato,

è appeso alla parete dello stu-dio: per non dimenticare, or-goglioso di essere stato unodegli umili gregari del I Grup-  po Caccia al comandodell’Eroe, Maggiore Visconti.

Comando Aeroporton. 24 – Posta da campo 823

Brano del diario di un giornonormale ... buttato giù

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iettili traccianti e perforanti,mi distacco dal mio capo-coppia e mi butto control’ultimo Ligtning, lui virastretto e tenta di mettersi fuoritiro, per fortuna posso stringe-re di più e gli sono addosso dinuovo, barra in avanti, motoreal massimo dei giri, gli sono incoda, ho in corpo la febbre delcombattimento, non intendoperderlo, passiamo a poca di-stanza da un gruppo impegna-

to anch’esso in una lotta mor-tale. Ora, dinanzi a noi, si pre-senta un’altra ondata di“Liberator”, il caccia america-no tenta di virare per non en-trare in collisione, ecco, è ilmio momento, gli taglio lastrada, il mio occhio è incolla-to al collimatore, ancora unpoco ... ecco la sua sagoma èdavanti a me, le sue due fuso-

tarci, gli aerei brillano ai raggi

di sole, sono tanti ... serro sot-to e mi incollo al timone delmio capo-coppia, vediamo unapattuglietta di quattro P.38 chevirando ci vengono incontro,ci hanno visti, vedo le loro o-give gialle, si ingrandisconovelocemente, incominciamo asparare quasi contemporanea-mente. I miei Mauser da 20mm. vomitano decine di pro-

chio, ci sfiliamo a coppia, leg-

gera cabrata portandoci incontroluce, e ci portiamo afianco dei pattuglioni che aondate si susseguono ... non fi-niscono mai!

La scorta ai bombardieri Bo-eing 29 si stacca dai quadri-motori che proseguono versoNord (verremo a sapere Ger-mania). Sono Thunderbolt eLigtning, cercano di intercet-

Sopra, momento di relax per alcuni piloti della III Squadriglia di stanza all’aeroporto veronese di Villafranca.

vicinamento da Sud direzioneNord”. Le nostre squadriglieaumentano l’angolo di salita, inostri Macchi 205 e Me. 109scalano il cielo a motore im-ballato.

Scrutiamo il cielo, Modena èdietro di noi, li vediamo dietrodi noi, sulla sinistra, è una nu-vola come uno sciame d’api,sono i bombardieri con scortacaccia, sono poco più alti dinoi. Arranchiamo a motore almassimo della potenza. Serria-mo le file, i capi squadriglia cidanno gli ultimi ordini, ancheil 2° Gruppo caccia è nel muc-

Un Macchi C. 205 appartenente alla Squadriglia “Asso di Bastoni”.

Macchi C. 205Era un monomotore, mo-noplano ad ala bassa, in

metallo, fusoliera a guscio,abitacolo chiuso, munito dicappottina trasparente, a-

pribile per ribaltamento la-terale D.S. Elica a 3 pale apasso variabile. Il carrelloera totalmente retrattile

verso l’interno. Motore:Daimler Benz D.B. 605 Ada 1475 cv. Apertura alare

m. 10,60, lunghezza m. 8,85con un peso totale di circa3224 Kg. Velocità Km. 700.

Armamento: 2 mitraglia-trici da 12,7 mm. in fusolie-ra con colpi sincronizzati

con le pale dell’elica (3 pa-le), 2 cannoncini da 20 mm.nelle ali più un cannone da

20 mm. nel mozzodell’elica. Primo caccia dacombattimento con canno-

ni da 20 mm.

Reggio Emilia - Cacciatori del I Gruppo stanno per entrare in azione.Terzo da sinistra si distingue il Maggiore Visconti.

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 Aereo e pilota sepolti per 63 anni

liere con i serbatoi di carbu-rante occupano quasi tutto il

reticolo di puntamento. Facciofuoco, urlando parole senzasenso, continuo a sparare ... lemie raffiche centrano in pienol’avversario, l’apparecchio e-splode. Nessuna traccia del pa-racadute.

Contemporaneamente, sullasinistra, un nostro caccia pre-cipita, avvitandosi, verso terra,è una meteora di fumo, la suapicchiata è rapidissima, non hoil tempo di vedere il numerosulla carlinga ... il tettuccio

non si apre ... è la fine di uncollega, cabro leggermente,non voglio vederlo infrangersia terra. Mi si chiude lo stoma-co e mi prende il panico, erauno dei nostri con sopra le aliil cerchio con i fasci neri. At-terro e chiedo chi era mancato,era il tenente Palermi, ottimopilota. Si è sfracellato neipressi di Sassuolo.

Questo foglio di diario è ter-minato: è un combattimentonormale, come succedeva danoi. La tensione nervosa dimi-nuisce lentamente ed esplodela gioia selvaggia di quello cheancora una volta porta a casala pelle. Domani altro combat-timento, manovre d’istinto, lesolite, nervi tesi, muscoli con-tratti, sulla cloche le mani rat-trappite dallo spasimo, così si-no al ritorno sul campo, poi ...si ricomincia, fino ai prossimiallarmi, in quel periodo suona-va 2-3 volte al giorno. E come

noi del 1° Gruppo caccia, i pi-loti del 2° Gruppo saltavanodentro il loro abitacolo e via, amotore imballato, fino a8.000-9.000 metri, dove trova-vamo sempre “qualcuno”.

QUANDO LA CRONACA DIVENTA STORIA

I  l ‘Messaggero Veneto’ del 9 marzo scorso ha così titolatoun suo servizio: “Faceva parte della Rsi e tentava di difen-

dere Venezia da un attacco di bombardieri alleati. Fu colpito e precipitò nella campagna, lì è rimasto per decenni” (occhiello).«Recuperati in Veneto i resti di un pilota di Cividale» (titolo).

Per 63 anni il corpo del tenente pilota Giovanni Battista Bo-scutti è rimasto otto metri sotto la terra della campagna pado-vana con i resti del suo aereo. Dal ‘Messaggero Veneto’ rica-viamo l’ultima parte di una storia che inizia l’11 Marzo 1944.  Dal campo di Campoformido si levano su allarme 36 caccia Macchi 205 dell’Aviazione repubblicana comandati dal capita-no Adriano Visconti. La formazione intercetta circa 300 aereitra caccia e bombardieri anglo-americani diretti a Nord-Ovest,

  probabili bersagli le città di Venezia, Treviso e Padova. Nelcombattimento aereo che ne segue, vengono abbattuti 11 aereinemici , 3 i Macchi colpiti. Due di questi ultimi riescono fortu-nosamente ad atterrare, il terzo, quello del tenente Boscutti, sischianta al suolo nei pressi di Correzzola, paese del Padovano,sprofondando per alcuni metri nel terreno.

  L’azione di recupero coinvolse allora soltanto i restidell’aereo rimasti in superficie. Sarà soltanto l’ostinato interes-se di un giovane di Pontelongo, occasionale testimone delloschianto, a permettere dopo 63 anni il recupero dell’aereo edella salma. Un’operazione resa possibile anche per l’interessamento dei volontari della “Romagna Air Finders” e per i mezzi da scavo forniti dal Comune di Correzzola. Sono sta-ti così portati alla luce frammenti di motore, ali, carrello, seg-

giolino e pezzi del giubbotto del pilota. Del tenente Boscutti so-no stati ritrovati soltanto resti di ossa del piede e di colonnavertebrale, sepolti poi a Sanguarzo. «Sono fiero -ha dichiaratoil sindaco di Correzzola Mauro Fecchio- di aver contribuito alrecupero dei resti di un pilota della Rsi che si è immolato per di- fendere dalle bombe alcune città italiane».

In alto, da sinistra a destra: il tenente Fausto Filippi, il sergente maggiore Fausto Fornaci, il sergente maggiore Luigi Feliciani,il tenente Nicola Manzitti,il tenente Biasi e il sottotenente Pietro Brini.Sopra, il tenente Elvio Palermi. Sono alcuni dei 

piloti della Repubblica Sociale Italiana caduti in combattimenti contro gli anglo- americani.

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I Caduti del I - II - III Gruppo Caccia T.

Maresciallo Magnaghi Carlo(I Gruppo) 12 maggio 1944.Tenente Mancini Giovanni(II Gruppo) 16 luglio 1944.Capitano Mancini Massimino(IIGruppo) Caduto nel 1944.Tenente Manzitti Nicola (IIGruppo) 29 aprile 1944.

Tenente Marchi Emilio (IGruppo) 2 aprile 1944.Maresciallo Margoni Luigino(II Gruppo) 7 marzo 1945.Capitano Marinone Marco (IGruppo) 30 gennaio 1944.S. Tenente Mazzei Balilla (IGruppo) 4- giugno 1944.Serg. Maggiore MorabitoTomaso (I Gruppo) 26 luglio1944.I Aviere Moretti Egidio (IIIGruppo) 21 luglio 1944.S. Tenente Morettin Fausto (I

Gruppo) 15 giugno 1944.Maresciallo Morosi Luigi (IGruppo) 6 aprile 1944.Serg. Maggiore Pacini (IIGruppo) Data sconosciuta.Tenente Palermi Elvio (II

Serg. Maggiore Cusmano Au-relio (II Gruppo) Data scono-sciuta.Sergente Dachena (III Grup-po) 12 aprile 1945.Tenente De Masellis Luigi(IIGruppo) Caduto nel 1945.Maresciallo Desideri Giusep-pe (II Gruppo) Disperso.Serg. Maggiore Di Carlo Ro-

sario (I Gruppo) 20 febbraio1944.Serg. Maggiore Feliciani Lui-gi (II Gruppo) Disperso 1944.Tenente Filippi Fausto (IIGruppo) 23 gennaio 1945.

Maresciallo Fornaci Fausto(II Gruppo) 6 febbraio 1945.S. Tenente Gamberini Gino(II Gruppo) Data sconosciuta.Serg. Maggiore Garavaldi

Rolando (I Gruppo) 14 mag-gio 1944.Capitano Giacomello Sergio(I Gruppo) 31 maggio 1944.Maresciallo Gorgone Gugliel-mo (II Gruppo) 10 maggio del1944.Serg. Maggiore Leoni Gior-gio (I Gruppo) 27 maggio del1944.Tenente Longhini Max (IIGruppo) 16 novembre 1944.S. Tenente Kugari Remo (IGruppo) 6 aprile 1944.

S. Tenente Luziani Renato(IIGruppo) Caduto nel 1944.

Capitano Calistri Pietro (IIGruppo) 28 aprile 1945.Tenente Canavese (II Gruppo)Data sconosciuta.Serg. Maggiore Capatti Alve-

rino (I Gruppo) 28 marzo del1944.Tenente Cartosio Bruno (IGruppo) 14 maggio 1944.S. Tenente Casentini Attilio(I Gruppo) 26 gennaio 1944.S. Tenente Castellani Bruno(I Gruppo) 11 marzo 1944.Maresciallo Chiusi Giuseppe(I Gruppo) 14 marzo 1945.Sergente Cimatti Paolo (IGruppo) 29 luglio 1944.Maresciallo Cimino Alfredo(II Gruppo) 8 febbraio 1945.

S. Tenente Cipiciani Luciano(I Gruppo) 31 gennaio 1944.

Secondo l’elenco pubblicato

in “Storia delle Forze Ar-

  mate della RSI”, i Caduti

  dell’Aviazione repubblicana

  appartenenti al I II e III 

Gruppo caccia terrestre as-  sommano a 84. Questi i

loro nomi e la data di morte.

Maresciallo Alessandri Giu-seppe (III Gruppo) 12 aprile1945.Tenente Ambrosino Vinicio(II Gruppo) Settembre 1944.Sergente Archidiacono IIGruppo). Data sconosciuta.Maggiore Arrabito Giovanni(I Gruppo) 20 luglio 1944.Sergente Arrigoni Giovanni

(I Gruppo). 26 luglio 1944.Sergente Balduzzo Domenico(I Gruppo) 14 marzo 1945..S. Tenente Bandini Luigi (IGruppo) 29 aprile 1945.Capitano Bartolozzi Guido (IGruppo) 14 marzo1945.S. Tenente Berti (I Gruppo)Data sconosciuta.Sergente Biagiotti Nello (IGruppo) 19 febbraio 1944.Tenente Biasi (II Gruppo) Da-ta sconosciuta.

Maresciallo Bolzoni Romano(II Gruppo) Disperso.Tenente Bonara Leandro (IIGruppo) Caduto nel 1944.Tenente Bortolani Guerrino(I Gruppo) 11 marzo 1944.Boscutti Giovan Battista (IGruppo) 11 marzo 1944.Tenente Brighi-Boci Alessan-dro (I Gruppo) 9 gennaio del1944.Brini Pietro Enrico (II Grup-po) 20 gennaio 1945.S. Tenente Cacciola Pietro

Aldo (I Gruppo) 6 luglio del1944.

Nelle foto i distintivi di Squadriglia del I Gruppo Caccia Terrestre.Sopra, II Squadriglia: “La vespa Incacchiata”; sotto,da sinistra, I Squadriglia “Asso di bastoni” e III Squadriglia “Incocca tende scaglia” 

Gruppo) 5 luglio 1944.Sergente Pattone Renato (IIGruppo) 19 maggio 1945.Tenente Pesce Antonio (IGruppo) 22 febbraio 1944.

Tenente Pignatti-MoranoVittorio (II Gruppo) Lugliodel 1944.Tenente Piolanti Michelange-lo (II Gruppo) Data scono-sciuta.Maresciallo Saccani Elio (IIGruppo) Data sconosciuta.Sergente Saletti Dino Renato(II Gruppo) Luglio 1944.Maresciallo Salvatico Pietro(Gruppo) 29 aprile 1944.Tenente Sarpi Aristide (IIGruppo) Data sconosciuta.

Tenente Satta Vittorio (IGruppo) 25 maggio 1945.Serg. Maggiore Secchi Pietro(II Gruppo) Disperso nel 1944.Serg. Maggiore Sgubbi Ugo (IGruppo) 20 luglio 1944.S. Tenente Sparaco Antonio(I Gruppo) 3 marzo 1945.S. Tenente Steffanini Valerio(I Gruppo) 29 aprile 1945.Tenente Talamini Renato (IGruppo) 10 aprile 1944.Sergente Tirabassi Giulio (IGruppo) 16 marzo 1944.Serg. Maggiore Talin Leo (IIGruppo) 19 ottobre 1944.Tenente Torchio Luigi (IGruppo) 30 gennaio 1944.Capitano Torresi Giulio (IGruppo) 1 luglio 1944.Maggiore Visconti Adriano( I Gruppo) 29 aprile 1945.Tenente Weiss Antonio (IGruppo) 12 maggio 1944.Serg. Maggiore Zaccaria An-gelo (I Gruppo) 18 marzo del1944.

Serg. Maggiore Zerini Wladi-miro (II Gruppo) 3 marzo del1945.

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SOMMARI

 Numero 1

*Zara: Martirio di una città*Rsi: Tribunali legittimi*Socializzazione, un anno dopo*Bombacci, il socialismo e la Rsi*Quei ragazzi del ‘Mussolini’*Nasce il nuovo Esercito repubblicano

*Nove mesi della Rsi a Terni*Prigionieri nel Campo 211 di Al-geri

 Numero 2

*Sparate per uccidere: FirmatoPietro Badoglio*I fucilati dei Servizi speciali del-la R.S.I.*Il centenario della nascita di A-ther Capelli*Documenti sulla ‘liberazione’:*Il martirio delle Ausiliarie,l’uccisione di Giuseppe Solaro, lastrage di Oderzo*Monterosa, una Divisione di ferro

*Campo 25 non-cooperatori. Ri-cordo di Mussolini*FF.BB. nella Muti*Coltano: una vergogna perl’esercito statunitense*Il ‘Mameli’ sul fronte Sud*Pasqua di sangue al Ponte dellaPietà

 Numero 3

*Rsi: Il funzionamento dello Stato*Le vittime dimenticate della fe-rocia Alleata*Esperia, atroce martirologio diuna popolazione indifesa*Il disprezzo inglese verso gli Italiani

*Il ‘Mameli’ sul fronte del Senio*Divisione Littorio: in difesa deiconfini*Gli aguzzini (inglesi) del Campo175*F.T. Marinetti, poeta di respiroeuropeo*Valtellina 1944: Il progetto Costa*Bottai: la maschera e il volto*Rino Zurlo: Azione e fede, sinte-si di una vita*Le Forze Armate Italiane all’8settembre 1943*Dal Fiume: Aiuta gli anti-fascistie i partigiani lo sbattono in galera

 Numero 4

*25 Aprile: sangue e morte in no-me della «libertà»*RSI il funzionamento dello Stato(seconda parte)*Foibe '43 prologo di una tragedia*Illegali le stragi del dopoguerra*I giorni del massacro a Torino*Il calvario dei civili*I Caduti nel cuneese*Le Ausiliarie cadute di Piemonte*Il massacro di «La Zizzola»*La flotta italiana si consegna aMalta*Gino Gamberini: un eroe dell’a-viazione italiana

 Numero 5*8 Settembre: Il giorno della gran-de vergogna*Speciale da pagina 2 a pagina 10L’azione di Governo della RSI e isuoi ministri

 Numero 6 

*Ricordiamo Graziani*I Caduti dei Servizi Speciali Rsi*Giustizia partigiana nel Mon-ferrato*25 luglio 1943: la testimonianzadi F.T. Marinetti*Il tradimento di Karl Wolff *Elenco dei Caduti e decorati delIIo Battaglione Bersaglieri ‘Gof-fredo Mameli’

 Numero 7 *Duccio Galimberti, l’ antifascistacon un progetto Mussoliniano*25 Aprile, i giorni dell’odio*Franchi tiratori a Torino*1943 - 1945 le forze in campo*Agenti speciali della Rsi: iltradimento li attendeva al varco*Anglo-americani e sovieticialleati in una sporca guerra*Soldati della Rsi oltre i confini*La Socializzazione nella Repub-blica Sociale Italiana*I profili: Piero Pisenti*I prigionieri italiani sotto il

tallone britannico Numero 8

*Giovanni Gentile: 60 anni dalsuo assassinio*Farinacci e Rahn sull’impiegodelle truppe della Rsi*Borg Pisani, l’ultima missione aMalta*Carretta, linciaggio a Roma*Vengono alla luce le stragi inSlovenia*Crimini di guerra: assolti ivincitori*La resistenza contro gli inglesi inAfrica Orientale

*Socializzazione: una dura batta-glia su due fronti*Testimoniamze: un marò del‘Barbarigo’ racconta ...*Léon Degrelle un testimone delNovecento*La Rsi dell’Himalaya

 Numero 9

*8 Settembre il giorno dopo*Il caso Matteotti*1942: i cattolici di fronte allaguerra*Le atrocità dei ‘rojos’ in Spagna*L’autentica storia di AmerigoDumini*Pagine roventi sul mito resisten-ziale*I ‘ragazzini’ del Mameli al fronte*Il messacro ‘legale’ dei priogio-nieri tedeschi*Martirologio istriano

 Numero 10

*1944: sangue e rovine dal cielo*La clemenza di Mussolini e lagenerosità di Graziani*Le donne uccise dai partigiani*Fascismo clandestino in Sicilia*I crimini dei vincitori*Gruppo Corazzato ‘M’ Leonessa*La pugnalata alle spalle*Nel processo di Norimberga en-

tra anche il grottesco*Parola di Marx: «Dietro ogni Ti-ranno si trova un ebreo»*La Resistenza in Piemonte: ucci-dete i feriti

 Numero 11

*Tempo di foibe e 25 Aprile*Il massacro di Schio dei partigia-ni rossi*La flotta italiana arresasi a Mal-ta: un sordido mercato condottoda W. Churchill*Risorgimento e Fascismo: il giu-dizio di Giuseppe Prezzolini*Le donne uccise dai partigiani*Fascismo clandestino in Sarde-gna

*Folgore, gli ultimi giorni di linea*Le vittime dimenticate dei campipolacchi*Gli intellettuali italiani e il Fasci-smo*La lurida storia di crani giappo-nesi (e non solo) usati come sou-venirs dai marines americani*Regt. Alpini ‘Tagliamento’*Il flagello dell’oppio sotto le in-segne della Corona britannica

 Numero 12

*Strage di civili sotto i bombarda-menti alleati*Fascismo clandestino: Ettore Muti

*Le donne uccise dai partigiani*Rsi: gli ultimi giorni a Torino*Sicilia: le stragi dimenticate el’alleanza Usa-mafia*Stupro di massa nella Germania1945*Dalla Camicia nera all’antifa-scismo*Galleria degli orrori contro fasci-sti o presunti tali*XIV Battaglione costiero di for-tezza*Razzismo Usa - Schiavitù e se-gregazione*Una testimonianza su Cheren

 Numero 13*8 Settembre il giorno dopo*Valerio Pignatelli, la Primularossa fascista nell’Italia occupata*25 Luglio: crollo del Regime -Le profonde radici del dissolvi-mento*Sicilia: una resistenza che durò38 giorni*L’orrore dell’universo comunista*Viaggio tra i voltagabbana di unaguerra ‘non sentita’*Partito unico o pluralità di partiti*Come gli Usa entrarono in guer-ra per aprire i mercati alle loromerci*Gruppo corazzato ‘Leoncello’*Rsi e Vaticano*La ‘Volante rossa’.

 Numero 14

*8 Settembre: resa incondizionata*Con i franchi tiratori a Napoli*Genocidio degli aborigeni australiani*Soldati della Rsi sul fronte diAnzio e Nettuno*La morte di Solaro*Scorre il sangue in Emilia Roma-gna*La storia (dimenticata) del terro-rismo ebraico*Ezra Pound: la vendetta degli u-

surai*Il potere politico dei governi as-servito alle banche centrali.

 Numero 15

*Antifascismo, crimini e saccheggi*Economia e Finanza nella RSI

*Il battesimo di Mussolini, PrimoMinistro in Parlamento*Il massacro di Oderzo*Le responsabilità britannichenello scoppio della II GuerraMondiale*Franchi tiratori fascisti a Firenze*Il ‘Servizio X’ nella Resistenza*Sulle tracce degli assassini diJohn Fitzgerald Kennedy*Da Pearl Harbor al processo far-

sa di Tokio*Il 18 aprile 1945 sul ‘Gram-mondo’*Banchieri internazionali

 Numero 16 

*L’Italia del Nord sotto le bombealleate: un crimine programmato*La guerra che ‘volevano’ perdere*Acquarone, l’uomo di Casa Sa-voia*Il secondo atto dell’Armistizio*Germania, Repubblica illegale?*La squallida realtà del Regno delSud sotto occupazione*Lo schieramento sulle Alpi dei

Reparti repubblicani*R.S.I.: un esercito politico?*Via Rasella e Fosse Ardeatine*Beffati gli inglesi nella Manicadalla Marina tedesca*Non erano inventate le ‘armi se-grete’

 Anno I° numero 1 nuova serie

*Fascisti clandestini a Roma*L’atroce mattanza alle Cave delPredil*Socializzazione, un atto rivolu-zionario*La R.S.I. e il ‘Litorale Adriatico’

*Sandro Giuliani dal ‘Popolod’Italia’ alla vendetta partigiana*Germania 1945: una deliberatapolitica di sterminio*Per una Grande Asia Orientale*Tutto il grottesco dell’antifa-scismo: mandato di cattura controMussolini*L’U-47 nella basa di Scapa FlowColata a picco la corazzata RoyalOak*Silvio Parodi ucciso dai Gap nel1944

 Numero 1bis

*Garfagnana: battute le truppe a-mericane dalla Divisione ‘Mon-terosa’*Gli ‘Alleati’ e la rinascita della ca-morra: la crocifissione di Napoli*La preparazione alla guerra nelsecondo conflitto mondiale*La R.S.I. sul fronte orientale*L’ultimo discorso di Mussolini*Guerra civile nel Novarese: 16marzo 1945, attacco a Borgosesia*Libertà e democrazia a ‘stelle estriesce’*Chicago, sogno bolscevico*La propaganda araba contro Isra-ele: una guerra senza quartiere perregolare i conti

*U-Boot 234: l’ultima missione,da Kiel verso il Giappone*Albertazzi, la R.S.I. e quel delit-to del ‘44*1943-1945 il massacro degli in-nocenti (1 - Piemonte)

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COMUNICAZIONI

Elenco Caduti

Contrariamente a quantoannunciato sul numeroscorso di ‘Historica Nuova’,la 3a parte del “Massacrodegli innocenti” riferita alVeneto, è stata rinviata per

aggiornamenti ricevutiall’ultimo momento.

Lettere al giornale

Con esclusione degli“errata corrige” o puntualiz-zazioni sui testi pubblicati,di norma lettere e messaggiindirizzati a “Historica Nuo-va” (tolti casi di eccezionaleimportanza) non vengonopubblicati data la loro gene-rale ampiezza. La rispostaai singoli corrispondenti vie-

ne peraltro effettuata via e-mail o via posta. Si invita adaggiornare il proprio indiriz-zo secondo la nuova nume-razione istituita nei Codici diavviamento postale.

Sopra, il banco degli imputati al processo di Tokio. Al centro,In prima fila,Il generale Hideki Tojo, che finirà Impiccato.A fianco, Tojo,ripreso negli istanti successivi al suo tentato suicidio.Verrà curato amorevolmente per poterlo poi impiccare.

Alla fine delle ostilità in Estremo Oriente, con la resa in-condizionata dell’Impero nipponico, veniva organizzata

una Norimberga asiatica che vedeva a Tokio il processo collet-tivo di esponenti di primo piano dell’Esercito e della politicanipponici. Anche in questa occasione erano i vincitori (nella  fattispecie gli Americani) a giudicare i vinti, secondo quantostabilito a Casablanca da Roosevelt e Churchill sulla soppres-sione dei legittimi governi e la cancellazione dei diritti sancitidai trattati, compresi quelli de L’Aja e di Ginevra. Ad ergersi agiudici furono così quegli stessi Americani che nel corso del

conflitto avevano bombardato ferocemente il Giappone e sgan-ciato le atomiche su Hiroshima e Nagasaki provocando centi-naia di migliaia di vittime tra la popolazione civile. Nessun Tri-bunale chiederà mai conto di tali delitti contro l’umanità. Anzi, per gli autori delle stragi vi saranno soltanto encomi solenni edecorazioni.

 Imputato principale il generale Hideki Tojo, Primo ministrodalla metà del 1941 all’inizio del 1945, insieme ai generaliKoiso, Oshina, Matsui, Sato, Doihara, Minami, Umezu, Araki e Muto; il Maresciallo Hata; gli Ammiragli Nagano e Shimada;il colonnello Hascimoto e i politici Suzuki (Primo ministro), Matsuoka, Shigemitsu, Togo, Okawa, Oka, Hirota, Kaga, Ho-shine, Hiranuma, Kido e Shiratori.

 Il generale Tojo, all’arrivo degli Americani, aveva tentato il

suicidio con il tradizionale hara-kiri ma era stato salvato intempo dagli occupanti, quindi curato per essere processato in-sieme agli altri esponenti giapponesi e infine impiccato nel 1948.Con il hara-kiri si tolsero la vita - insieme ad altri ufficiali e politici - il ministro della Guerra Anami e i generali Seichi Ta-naka e Tatsumi Kusaba.

LA NORIMBERGA ASIATICA

La corda del boia

per gli sconfitti

 Numero 2

*L’esistenza tutta apparente delcosiddetto Regno del Sud - La di-sonorevole istoria di King’s Italy*Collaborazionisti stranieri: ave-vano scelto i Paesi dell’Asse*A colloquio con Benito Mussoli-ni di Bruno Spampanato*Operationszone Voralpenland -costituito il Corpo di Sicurezza

Trentino*26 Aprile 1945: la resa di Nova-ra - la cronaca delle trattative - iReparti della Rsi rimangono in ar-mi*Farinacci: «Eccomi di ritorno»*Il dramma dimenticato dei civiliitaliani nei Lager francesi*L’attacco al Giappone dopo Hi-roshima*I riciclati: ovvero una bandieraper ogni stagione*Intervista a Karl Döniz: a cacciagrossa nel Grande Oceano*Antonio De Pascale - una vitaintera dedicata all’Idea*Genesi di un tradimentoannunciato*Vitalità artistica nel Ventennio*1943-1945: Il massacro degliinnocenti*Frammenti di Storia

 NUOVA

‘H ISTORICA NUOVA’ - ANNO IV

Per aderire al Centro Studi di Storia Contempo-ranea ‘Historica Nuova’ (a partire da 10,00l’anno) e ricevere il Notiziario, è necessario ser-virsi del conto corrente postale n. 22344436 in-testato a Pina Cardia. Obbligatoria la causale“Adesione a Historica Nuova”.

‘Historica Nuova’ è visibile sul sitodell’Associazione storico culturale Italia Rsi

www.italia-rsi.orgInformazioni: tel. e fax 011/6406370

cell. 347/9227544e-mail: [email protected]

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