Antonio Federico Ozanam
Un santo laico per il nostro tempo
SUSSIDIO FORMATIVO ANTONIO FEDERICO OZANAM
nasce a Milano, il 23 aprile1813, da famiglia lionese, chevi risiedeva negli ultimi annidell’impero napoleonico eche ritorna a Lione nel 1815.Nel 1831 si trasferisce a Pari-gi, dove all’Università dellaSorbona segue i corsi prima didiritto e poi di lettere ed entrain contatto con il mondo cul-turale e politico della grandecittà. Consegue il dottorato inentrambe le facoltà.Il 23 aprile 1833 Ozanam ènel piccolo gruppo di studen-ti che si riunisce a Parigi perdare inizio alla prima “Confe-renza di Carità”. Il loro scopoè di garantire la reciproca ami-cizia sotto il segno della fedecristiana e della carità e di te-stimoniare in modo personalee autentico il loro cristianesi-mo attraverso la visita dei po-veri a domicilio. È questa l’ini-ziativa che dà origine allaSocietà di San Vincenzo.L’attività sociale di Ozanam siesprime con continuità attra-verso la collaborazione a varigiornali e riviste cattoliche,fino dall’età giovanile.Ozanam conosce molto benel’Italia, dove compie vari viag-gi in periodi diversi, sia permotivi di studio, sia di caratte-re personale. Grande ammira-tore di Pio IX, lo consideracome il grande pontefice cheavrebbe potuto rinnovare laChiesa e riavvicinarla alla so-cietà moderna.Muore, ad appena 40 anni, aMarsiglia, l’8 settembre 1853.
Antonio Federico Ozanam
Un santo laico per il nostro tempo
SOCIETÀ DI SAN VINCENZO DE PAOLI
FONDATA DA FEDERICO OZANAM NEL 1833
Nella copertina: sullo sfondo l’immagine di Parigi ai tempi di Ozaname in primo piano il ritratto del giovane Ozanam ai tempi della fondazio-ne della Conferenza di carità e quello della moglie Amelia Soulacroixcon la figlia Maria. In ultima di copertina, il ritratto di Ozanam maturo,ai tempi dell’insegnamento universitario.
INDICE
pag.
PREFAZIONE » 5
INTRODUZIONE » 7
Chi è Antonio Federico Ozanam? » 7
Un laico cristiano » 9
Un santo di oggi » 14
PRIMA PARTE: “La strada verso la santità”
Vita e opere di Antonio Federico Ozanam,“uomo di pensiero e di azione” » 17
• La fucina di un grande cuore - Origini e storia
della famiglia Ozanam » 17
• Figlio, devoto, studente intelligente - Infanzia
e giovinezza di Ozanam » 21
• Salire alle soffitte dei poveri - Federico Ozanam
e il suo soggiorno a Parigi: alla scoperta della povertà
L’incontro con Suor Rosalie » 23
• 23 Aprile 1833 - La Conferenza di Carità » 26
• L’opera di Ozanam, docente, studioso e
letterato - Gli anni degli studi, della ricerca e
dell’insegnamento » 29
• La vocazione al matrimonio - Il cammino verso
la scelta definitiva » 31
• Gli anni dell’impegno civile e della lotta sociale
- La rivoluzione del 1848 e gli avvenimenti socio-
politici » 34
• “Passiamo dalla parte dei barbari!” - Ozanam
e le aperture liberali nella Chiesa e in Italia. » 36
• Il ritorno agli studi e agli insegnamenti -
Dopo l’impegno politico e civile. » 38
• “Vengo, Signore, vengo”. - Gli ultimi mesi di vita » 39
Federico Ozanam e l’apostolato culturale » 43
Federico Ozanam e l’Italia » 45
pag.
SECONDA PARTE: Una vita per la fede
La spiritualità di Federico Ozanam » 48
• Federico, uomo di fede » 48
• La spiritualità » 50
• “O nostra Signora! Voi siete bella e graziosa”
- La devozione mariana di Ozanam. » 57
• L’amore per la Chiesa » 59
TERZA PARTE: La profezia di Ozanam
Il pensiero sociale di Antonio Federico Ozanam » 61
• L’azione sociale da San Vincenzo a Federico
Ozanam » 61
• Il pensiero sociale di Ozanam » 61
• Il contesto storico-sociale e politico: il problema
della povertà nell’Ottocento » 64
• I tratti principali del pensiero sociale di Ozanam » 65
• La Conferenza di carità, “via preparatoria” » 67
• Carità e giustizia » 68
• Il pensiero sociale nelle lezioni di Diritto Com-
merciale » 70
• Il pensiero sociale nella Rivoluzione del 1848 -
L’Ere Nouvelle » 71
CONCLUSIONE
Preghiera per la canonizzazione del beato
Federico Ozanam » 77
Fonti bibliografiche e di ricerca » 78
Grazie Federico
Come di consuetudine, inviamo a tutti i Vincenziani
il Sussidio Formativo che accompagna il nostro
cammino spirituale nella vita della Conferenza del
prossimo anno, il 2013.
Il mio grazie più affettuoso al nostro Assistente
Spirituale, Padre Giovanni Battista Bergesio, che anco-
ra una volta si è impegnato con la Sua grande cultura e
spiritualità nella preparazione di questo sussidio. Grazie
anche al Vice Presidente Nazionale, Alessandro Floris,
ed al Gruppo della Formazione che con il loro entusia-
smo e competenza ci hanno offerto la possibilità di
questa pubblicazione.
Il 2013 è un anno molto importante per la nostra
Associazione: festeggia infatti il bicentenario della
nascita del Beato Federico Ozanam che nel 1833, insie-
me ad altri giovani amici, ha fondato la prima Confe-
renza della San Vincenzo.
Il mio desiderio è che questo sussidio ci aiuti vera-
mente a conoscere l’azione della persona che tutti noi
consideriamo il nostro Fondatore. Dobbiamo apprez-
zarne lo spirito ed il pensiero in tutta la Sua attualità e
globalità, farne veramente un compagno di viaggio nel
nostro servizio ai fratelli bisognosi in questo momento
di particolare crisi di valori sia sociali che economici.
Il mio invito a tutti i Vincenziani è che questo aiuto
non venga trascurato, ma che sia letto e considerato
importante per migliorare il nostro aiuto ai fratelli biso-
PREFAZIONE
gnosi e capire meglio lo spirito di come operare nel
tracciato di Federico Ozanam.
“Grazie Federico” è e sarà il motto di questo bicen-
tenario, ed il miglior ringraziamento è impegnarsi tutti,
e dico tutti, a conoscerlo meglio ed essere fedeli al suo
carisma.
CLAUDIA NODARI GORNO
Presidente Nazionale
Un “giovane” di 200 anni!
Chi è Antonio Federico Ozanam?
La risposta più immediata potrebbe essere: è uno dei
fondatori della Società di San Vincenzo De Paoli.
Ed è senz’altro così.
Egli, il 23 Aprile del 1833, appena ventenne (compi-
va gli anni proprio quel giorno), era tra quei sei giovani
studenti universitari che, nella redazione de “La
Tribune Catholique”, in rue Petit Bourbon al n. 18 a
Parigi, con il prof. Emanuel Bailly, docente universita-
rio e proprietario del giornale, diedero vita alla
Conferenza di carità, il nucleo originario di quella che
nel 1845 sarebbe diventata la Società di San Vincenzo
De Paoli.
Federico ebbe il merito di porre le fondamenta del
carisma specifico e delineò con il suo pensiero il per-
corso che avrebbe caratterizzato la vita e l’opera della
Società.
Ma Giovanni Paolo II nell’omelia della Messa di
beatificazione, avvenuta a nella Cattedrale di Notre
Dame a Parigi il 22 Agosto 1997 nel corso della GMG,
ci aiuta a comprendere meglio la figura di Federico
Ozanam:
“Il beato Federico Ozanam, apostolo della carità, sposoe padre di famiglia esemplare, grande figura del lai-
cato cattolico del XIX secolo, è stato un universitario che haavuto una parte importante nel movimento delle idee del suotempo.
INTRODUZIONE
Studente, professore eminente prima a Lione e poi allaSorbona di Parigi, mira anzitutto alla ricerca e alla comunica-zione della verità.
Con il coraggio del credente, denunciando ogni egoismo, par-tecipa attivamente al rinnovamento della presenza e dell’azionedella Chiesa nella società della sua epoca.
Federico Ozanam è per gli universitari del nostro tempo, profes-sori e studenti, un modello di impegno coraggioso capace di farudire una parola libera ed esigente nella ricerca della verità enella difesa della dignità di ogni persona umana. Siaper loro anche un appello alla santità!”.Giovanni Paolo II ci invita a guardare a Federico
Ozanam non soltanto come figura storica, lontana neltempo, seppure esemplare, da cui trarre insegnamenti,ma piuttosto e soprattutto come persona a noi vicina,in qualche modo un contemporaneo, capace di parlareall’uomo d’oggi, al credente del Terzo Millennio con unmessaggio straordinariamente vivo, attuale, appassio-nante, soprattutto per le nuove generazioni.
Un santo laico per il nostro tempo.
Potremmo dire: un “giovane” di 200 anni!La sua esistenza, conclusasi a soli 40 anni, pur pro-
vata dalla sofferenza, è intensamente umana, profonda-mente cristiana, sempre creativa nell’offrire risposteconcrete a bisogni drammatici, fino a consumare nellapassione per i poveri le energie della sua mente e delsuo cuore.I poveri, “i suoi signori e padroni, amati col sudore della
fronte e la fatica delle braccia”, come affermava VincenzoDe Paoli. È in questo sta l’eccezionalità del suo amore.È questo il dono che egli è riuscito a fare di sé alla
Chiesa.Antonio Federico Ozanam è stato un uomo che,
ricalcando le orme di Vincenzo De Paoli alla sequela diCristo, è andato dritto al cuore del Vangelo, interpre-tando le esigenze di carità e di giustizia della sua epoca.
8 SUSSIDIO FORMATIVO
Ozanam non nacque santo. Lo divenne. Attraverso i
sentieri della conversione interiore seppe, da laico,
accogliere il progetto di Dio, sostituendo alla propria la
logica e la prospettiva del Vangelo.
Federico, dunque, è modello per i laici e soprattutto
per i giovani del nostro tempo.
Egli fu un autentico profeta, un uomo che, trasfor-
mato dallo Spirito Santo, è stato ed è capace di comu-
nicare con la parola e con la vita la novità che Gesù ha
portato nel mondo: l’amore per tutti, fino alla fine.
Federico come Vincenzo De Paoli è una luce che
continua ancora oggi a illuminare col fascino del suo
carisma tanti uomini e donne dei nostri giorni.
Oggi come ieri, egli invita tutti i cristiani a essere nel
cuore del Vangelo, accanto all’uomo “sacramento di Dio”.
Un laico cristiano
Primo: la laicità
“La laicità: qui Federico è stato un grandissimo profeta, per-ché 150 anni fa parlare di una organizzazione di laici che faazione ecclesiale era inconcepibile. Qualcuno dice che la scelta lai-cale di Federico non è stata approvata. Non è vero: è stata appro-vata implicitamente.
Avvenne, infatti, che Federico chiedesse al Santo Padre (erastato ricevuto due volte dal Papa) le indulgenze da dare ai socidella Conferenza di Parigi: dalla Segreteria di Stato venne unalettera in cui si diceva che il Santo Padre concedeva benevolmentele indulgenze, con le condizioni di prammatica “a codesta asso-ciazione canonicamente eretta”.
Canonicamente eretta significa che l’Associazione non è lai-cale, ma ecclesiale, confessionale. Perciò Federico scrisse al SantoPadre e disse che i membri dell’Associazione ringraziavano perle benedizioni ma non accettavano l’espressione “canonicamenteeretta” perché volevano essere una associazione laica al serviziodella Chiesa.
Tre mesi dopo Federico inviò la medesima richiesta di indul-
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 9
genza per la Conferenza di Lione. La risposta della Segreteriadi Stato fu: “Si concede benevolmente l’indulgenza… a codestaassociazione laicale”.
Quindi per la prima volta nella storia, la Chiesa approvòimplicitamente che un gruppo di laici si riunisse e costituisseun’associazione con scopo di fede, di aiuto ai poveri, di diffusionedella Parola di Dio. La Laicità è stata poi assorbita totalmentedal Concilio Vaticano II e nella Lumen Gentium è prospettatasotto vari aspetti”. (Mons. Nicola Pavoni)
Una nuova spiritualità del laico cristiano
Sin dall’inizio Federico Ozanam ha chiara la consa-
pevolezza che i laici cristiani devono “impadronirsi” dellastoria e divenire capaci di comprendere i bisogni del-
l’uomo concreto, preparandosi ad un impegno socio-
politico per trasformare la società alla luce del Vangelo.
Da questa concezione scaturisce una nuova spiritua-
lità del laico cristiano, ben lontana dall’assecondare la
tendenza del laicato, ancora oggi presente in larga
parte, a vivere nella Chiesa una condizione di passività
se non addirittura di subalternità, scambiata sovente
per docilità alla gerarchia.
Federico coglie tutti i limiti della pietà tradizionale,
incentrata sul soddisfacimento individuale degli obbli-
ghi derivanti dal proprio stato (professione, matrimo-
nio, vita familiare…) e insieme intuisce e intravede il
nuovo vasto orizzonte dell’impegno del cristiano:
“Quello che io vi domando è di abbracciare il mondo nellavostra ambizione. Non dite: voglio salvarmi; ma dite: vogliosalvare il mondo. Questo è il solo orizzonte del cristiano, per-ché è l’orizzonte della carità”.
Presenza testimoniale del laico
Ozanam dunque vede nella Conferenza una espres-
sione laicale spontanea, capace di proporsi come una
nuova realtà comunitaria all’interno della Chiesa, e allo
10 SUSSIDIO FORMATIVO
stesso tempo capace di riappropriarsi della storia,
uscendo da un soffocante clericalismo che spingeva le
masse lontano dalla Chiesa, arroccata com’era nella
difesa dogmatica.
Emerge così la figura di laico per così dire “maggio-
renne”, che prende l’iniziativa di una sua presenza nella
storia, autonoma e originale.
“Ho sempre ritenuto che i laici – scrive ancora Ozanam
a Lallier il 30 dicembre 1845 – servirebbero molto megliola fede, impadronendosi di tutti i settori della scienza per trat-tarli sotto la luce del cristianesimo… Occorre dimostrare –scrive nella lettera a Foisset del 1844 – che tutte le veri-tà ci interessano, che vogliamo il progresso di tutti i traguardidi razionalità legittima”.
Il laico cristiano è un contemporaneo di Gesù, che ha
il compito di dare concretezza storica a tale contempora-
neità, in un certo senso, ristoricizzando il Cristo per dare
in un dato tempo storico la possibilità di incontrarlo.
Federico Ozanam, laico cristiano
Una lettura della biografia di Ozanam non fa che
confermare che il suo apostolato si svolge in tutti i
campi oggi considerati propri del laico cristiano.
Ozanam fu apostolo, in primo luogo, nel suo lavoro
professionale. Quando inizia la sua attività di avvocato
e docente di Diritto Mercantile a Lione, orienta il suo
lavoro all’applicazione dei principi morali del cristiane-
simo, elaborando di fatto una dottrina sociale allora
sconosciuta come sistema.
Però fu soprattutto il suo impegno nell’insegnamen-
to della letteratura straniera alla Sorbona che lo travol-
se come un vero apostolato, tutto teso a dimostrare
l’opera civilizzatrice della Chiesa e la capacità del cri-
stianesimo di divenire nuova forza motrice dello svilup-
po dell’Europa moderna.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 11
In virtù della sua professione ebbe poi ad occuparsi
con energia dell’educazione cristiana dell’adolescenza e
della gioventù. Anzi, questo fu il compito più impor-
tante della sua vita. Era un educatore nato. Non perde-
va occasione per seminare nell’animo dei suoi compa-
gni e degli studenti il seme delle idee cristiane.
Anche la politica fu una preoccupazione dell’apo-
stolato di Ozanam, e la sua speranza fu sempre quella
di “instaurare il Vangelo nel mondo contemporaneo” per darevita ad una vera società cristiana fondata sull’amore.
Egli era preoccupato dell’azione sociale della Chiesa,
convinto che il suo posto fosse accanto ai lavoratori,
agli operai.
Il dovere dei laici cristiani era di interporsi tra le
forze che si confrontavano, per evitare drammatici
scontri sociali.
Proprio questa preoccupazione sociale, spinse
Ozanam a esercitare il suo apostolato nei mezzi di
comunicazione sociale, che nel suo tempo si riduceva-
no praticamente alla stampa. Sin da giovane scrisse su
giornali e riviste. A Parigi collaborò occasionalmente a
riviste cattoliche come L’“Universe” e Le “Corre-
spondant”.
Ma fu intorno alla rivoluzione del 1848 che si impe-
gnò con passione all’attività giornalistica, fondando in
collaborazione con il Lacordaire, “L’Ere Nouvelle”, per
orientare i cattolici in quei momenti di incertezza e pro-
muovere le tesi politiche e sociali a lui care e ispirate alla
morale cristiana.
Federico visse la sua vocazione e il suo apostolato di
laico cristiano nella famiglia, prima in quella paterna,
poi in quella nata col matrimonio.
Giovanni Paolo II ha scritto: “il matrimonio e la famigliacostituiscono il primo campo dell’impegno sociale dei fedeli laici”.
Così l’intese sempre Ozanam, esemplare come spo-
so e come padre.
12 SUSSIDIO FORMATIVO
Nel matrimonio e nella paternità trovò la forza per
affrontare le dure prove della sua breve vita, fino a farlo
diventare modello dei laici cristiani nell’apostolato della
sofferenza.
Si può dire che la malattia e la sofferenza furono per
lui occasione di purificazione e di maturazione cristiana.
Ozanam visse anticipatamente l’ideale che la teolo-
gia moderna segnala come propria del laico cristiano:
essere testimone della presenza e dell’azione di Dio nel
mondo, senza abbandonare i compiti umani.
Si può misurare la forza di novità delle sue idee nella
invenzione di una forma inedita di azione caritativa,
svolta da laici, e non da religiosi, prefigurando la nasci-
ta delle moderne associazioni laicali, di una generazio-
ne nuova di laici cristiani, impegnati a delineare il volto
umano e cristiano della società.
Così Ozanam fu l’iniziatore della moderna teologia
del laicato, anzi, come afferma lo studioso José Maria
Romàn, possiamo dire che la vita e l’opera di Ozanam
sono la teologia del laicato in azione e in questo sta la
sua straordinaria attualità.
ALESSANDRO FLORISVicepresidente nazionale
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 13
Un santo di oggi
I Santi sono partecipi dell’eternità di Dio per il quale
non esistono né il passato né il futuro, perché in Lui è
tutto eternamente presente.
Essi, anche se vissuti molto tempo prima di noi,
continuano ad essere attuali e moderni. Di San
Vincenzo è stato scritto: “un santo di ieri per il futuro
dell’uomo”...
Altrettanto si può dire di quel grande discepolo di
San Vincenzo che è Federico Ozanam.
Vissuto ben prima del Vaticano II e della riscoperta
dell’importanza e del ruolo dei laici nella Chiesa,
Ozanam può essere a buon diritto considerato un cristia-
no del Concilio: tanto ha incarnato nelle sue idee e nella
sua vita le grandi indicazioni della Chiesa conciliare.
Giovanni Paolo II lo ha definito: “un modello anco-
ra attuale dei giovani cristiani laici”.
Un uomo del suo tempo
Ozanam vive nella prima metà dell’800 (1813-1853)
e la sua breve vita si sviluppa, pertanto, in un periodo
storico quanto mai complesso e difficile sotto tutti i
profili: politici, economici, sociali, letterari, artistici,
religiosi.
Con il crollo di Napoleone, erano entrati in crisi
tutti i valori e principi che si erano affermati attraverso
la Rivoluzione francese e lo stesso impero napoleonico,
dando luogo al periodo della Restaurazione.
Intanto venivano affermandosi quei nuovi modelli
culturali e sociali che sono compresi sotto il nome di
Romanticismo. E si era ormai avviata una enorme
trasformazione economica, frutto della crescente
industrializzazione dei sistemi di produzione.
Anche la Chiesa cattolica doveva confrontarsi
con le nuove realtà sociali, politiche e culturali emer-
genti, tra molte correnti interne spesso in profondo
14 SUSSIDIO FORMATIVO
contrasto tra loro. E i problemi sociali divenivano sem-
pre più gravi e difficile banco di prova per i cattolici.
La popolazione attiva dalla vita contadina e di cam-
pagna diveniva proletariato nelle grandi città e andava a
vivere nei grossi agglomerati urbani, con nuovi e gra-vissimi problemi di identità e di povertà.
È in questo contesto, di cui è totalmente consape-vole, che Ozanam può affermare e sostenere con chia-rezza alcuni fondamentali diritti della persona che lorendono anticipatore e profeta dei nostri tempi: profe-ta di una carità che non è autentica se non camminacon la giustizia.
Uomo del suo tempo, è particolarmente evidentenella sua mentalità e nei suoi scritti quel carattere apo-logetico che suona male oggi alle orecchie di una Chiesachiamata sempre più a riconoscere le proprie colpe sto-riche, a chiedere perdono per gli errori del passato.
Egualmente datato quel suo modo di considerare lastagione medioevale come il tempo nel quale piùcompiutamente il cristianesimo si è realizzato: non acaso il suo enciclopedico progetto di ricostruzione sto-rica del processo di civilizzazione animato dal cristiane-simo doveva terminare con la Divina Commedia,quasi che dopo non vi sia stato altro che decadenza ecorruzione.
Uomo del suo tempo, dunque: ma profeta.È proprio della santità l’essere – nonostante tutto –
anticipatrice delle cose che verranno. Anticipatrice nontanto nel senso dell’antivedere, del cogliere prima deglialtri le vie che l’umanità sarà chiamata a percorrere;quanto piuttosto nel senso che tenta strade nuove, siincammina su di esse in maniera tanto decisa e convin-cente, da trascinare dietro di sé gli altri e determinarecosì il divenire della storia.
In questa prospettiva Ozanam ha colpito, almenosotto due profili.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 15
Il primo riguarda l’anticipazione di tematiche che
diverranno poi oggetto di insegnamento magisteriale
con il Concilio Vaticano Il:
“La vocazione dei fedeli laici alla santità, la loro partecipa-zione attiva e responsabile alla missione della Chiesa, l’indo-le secolare del loro ministero, la loro vocazione a cercare ilregno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secon-do Dio. Cioè il grande tema dell’animazione cristiana dell’or-dine temporale. Nulla appare più attuale, oggi, di quella sua definizione della‘San Vincenzo’ come «una società cattolica ma laica”.
Il secondo riguarda, più specificamente, la sua
attenzione non solo intellettuale, ma anche propositiva
e pratica rispetto alla incipiente questione sociale.
Senza dubbio il suo pensiero e la sua testimonianza
anticiparono la grande stagione della dottrina sociale
della Chiesa, che si aprirà solo nel 1891 con la Rerum
novarum di Leone XIII.
Tuttavia Ozanam non si è mai atteggiato a sociologo.
Le sue idee non sono state elaborate nel corso di uno
studio razionale dei fenomeni economici e sociali, ma
sono nate dalla sua pietà e dal suo sentimento cristiano.
Le formule talvolta ardite gli sono state ispirate dalla
riflessione sul Vangelo e dettate dall’Amore.
Ed ebbe così la capacità di scoprire e sperimentare
vie nuove di carità, e di animare quel cattolicesimo poli-
tico-sociale che fra ottocento e novecento influì larga-
mente sull’evoluzione dello Stato liberale verso forme
solidariste e sociali.
Un aspetto peculiare che lo distinse da altri cattolici
contemporanei fu la ricerca del dialogo tra questione
sociale e la carità concreta.
P. GIOVANNI BATTISTA BERGESIO
Consigliere Spirituale Nazionale
16 SUSSIDIO FORMATIVO
PRIMA PARTELa strada verso la santità
La vita e le opere di Antonio Federico Ozanam,
“uomo di pensiero e di azione”
ORIGINI E STORIA DELLA FAMIGLIA OZANAM
“La fucina di un grande cuore”
La famiglia di Federico Ozanam
“La famiglia, può essere considerata come la fucina dei cuoridegli uomini.In esse si forgiano le virtù e le caratteristiche di base, che i varistadi della vita svilupperanno.Nulla può sostituire le ginocchia di una buona mamma nelformare e preparare un bimbo alla vita.Nulla è più efficace dell’esempio di un buon padre.Il migliore collegio non può che sviluppare la ricchezza inte-riore attinta da una famiglia buona.Federico Ozanam ebbe una famiglia esemplarmente cristiana”.
Così P. Luigi Chierotti, dei Missionari di San Vincen-zo, scrive nella sua biografia di Ozanam.
È fondamentale comprendere l’ambiente umano eculturale nel quale è nato e si è formato Federico Oza-nam, l’alveo familiare nel quale è cresciuto, come il
grembo germinale della sua vocazione, su cui costrui-rà le fondamenta della vita coniugale e familiare, oltre-
ché di quella di docente, studioso e letterato e di laico
cristiano impegnato nella società.
Dice lo storico Goyau:
“Un padre cristiano, una madre cristiana, fecero di lui un cri-stiano: tutti e due praticavano, sotto i suoi occhi, la formad’amore di Cristo che consiste nell’amore verso i poveri: ancheil piacere dell’apostolato si svegliò in lui allorchè vedeva suamadre, ogni quindici giorni, radunare attorno a lei gli umilivigili notturni di Lione che, nella Parrocchia di Saint Pierre,si occupavano dei malati, e parlare loro delle verità religiose.Egli ha trovato nella sua famiglia la fede le virtù, l’elevazio-ne dello spirito…Il fermento religioso e morale che essi avevano depositato nelsuo cuore di ragazzo lo aprivano ad una esigenza profonda,che si rivelerà negli anni successivi: essere missionario dellafede vicino alla società”.
Il ceppo ebraico degli Ozanam
Nel suo Commentario, P. Antonio Domenico
Lacordaire, dell’Ordine dei Predicatori (1856), confer-
ma le notizie secondo cui Federico Ozanam “traeva ori-gine da una famiglia israelita”, proveniente da un ceppoebraico addirittura del I secolo.
Il babbo di Federico poi, nel 1805, scrive nel suo
Libro di famiglia, che un suo antenato, certo Samuele
Hozannam, verso il 607, aveva dato ospitalità a S.
Didiero, perseguitato dalla Regina Brunehaut. Il Santo
lo aveva ripagato con il dono della vera Fede e da quel
tempo lontano la pratica religiosa divenne la ricchezza
più grande della famiglia Ozanam, unita ad una certa
agiatezza terrena.
Alfonso Ozanam, fratello di Federico, precisa anco-
ra questa tradizione familiare, a proposito di un loro
antenato ebreo: “Israelita di origine, come lo indica il suo nome,
18 SUSSIDIO FORMATIVO
che anticamente si scriveva Hazanna, o meglio Hozannam, secon-do l’uso ebraico di mettere al plurale i nomi di famiglia, egliabbracciò il cristianesimo fin dai tempi più remoti”.
Possediamo anche una testimonianza diretta di
Federico, che, in una lettera ad un amico israelita con-
vertitosi al cristianesimo, dichiara di essere pure lui di
origine ebraica o perlomeno di considerarsi tale.
Il babbo di Federico
Il babbo di Federico fu Jean Antoine, arruolatosi,
dopo gli studi classici, come soldato semplice, nel reg-
gimento degli Ussari e aveva combattuto al comando
del generale Bonaparte. Cinque valorose ferite e la pro-
mozione a capitano avevano coronato le aspre campa-
gne. E aveva appena 25 anni.
Nel 1799 tuttavia, abbandona la carriera delle armi e
si ritira a Lione, dove incontra Maria Nantas, figlia di un
negoziante di seta. La sposò il 22 Aprile del 1800 ed
entrò, senza grande successo, nel mondo del commer-
cio. Abbandonò prestò ogni cosa e si trasferì in
Lombardia, a Milano, dove visse di espedienti, dando
lezioni private e ripetizioni e ponendosi, con incredibi-
le volontà, a studiare medicina.
Nel dicembre del 1810 si laureò “dottore in medicina”con pieni voti e lode e da quel giorno poté esercitare la
sua professione nell’ospedale Hotel Dieu di Milano e
poi a Lione sino alla morte.
La mamma, Maria Nantas
Lionese puro sangue, Maria Nantas fu una degna
compagna del dott. Ozanam, col quale vi fu un’intesa
perfetta. Quando si erano sposati, lei aveva solo 18
anni.
Di lei scrive Federico: “Mia madre mi sembrava la piùperfetta espressione della Provvidenza!”.Ella sopravvisse al marito per poco più di due anni:
morì a 58 anni di età nel 1839.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 19
L’amore dei coniugi Ozanam fu allietato da ben
quattordici nuove vite, ma dieci furono raccolte dal
Signore al loro sbocciare e in quattro sopravvissero.
“Quante volte – scriveva Federico nel 1851 –, ho vedu-to piangere mio padre e mia madre, perché, su quattordicifigli, il cielo ne aveva lasciato solo tre! Ma quante volte que-sti tre sopravvissuti, nei loro dolori e pericoli, hanno fattoricorso ai fratellini e sorelline aggregati agli angeli! Essi resta-no evidentemente della famiglia e si ricordano di noi, ora conbuone ispirazioni, ora con aiuto inatteso! Felici quelle fami-glie che hanno così metà dei loro componenti lassù, pronti afar la cordata e tendere la mano a quelli che restano qui!”.
La mamma di Ozanam però non si limitò al compi-
to di educare i bambini rimasti con lei.
Animò un’associazione priva di statuti e di proprie-
tà, una “compagnia” di donne che aiutavano donne in
difficoltà, operaie, vedove, anziane e ammalate. Pren-
devano il posto di lavoro delle loro patrocinate, sbriga-
vano le faccende domestiche, preparavano da mangiare
ai piccoli, vegliavano la notte.
Federico imparò così dall’esempio della sua famiglia
a servire Dio mediante l’esercizio della carità verso il
prossimo.
La nascita di Federico
Federico nacque dunque a Milano il 23 Aprile 1813,
mentre la stella di Napoleone volgeva rapidamente al
tramonto.
La casa dove nacque si trovava in via San Pietro
dell’Orto ed era una casa modesta benché decorosa,
come conveniva ad un medico dell’ospedale civico.
A sinistra del portale a volta, che dalla strada immet-
teva nell’andito delle scale, il 23 Aprile 1893, venne col-
locata una lapide ricordo con poche parole: “AntonioFederico Ozanam nacque in questa casa il 23 Aprile 1813”.Poi, col crescere turbinoso della metropoli lombarda, la
20 SUSSIDIO FORMATIVO
casa scomparve sotto il piccone demolitore. Ora c’è
una strada a lui intitolata. Anche la Chiesetta, detta
Santa Maria dei Servi, dove Federico fu battezzato il 13
Maggio 1813, fu in seguito abbattuta. Oggi, nella
Chiesa di San Carlo, una lapide visibile nel primo alta-
re laterale a destra dell’entrata ricorda il giorno in cui al
fonte battesimale Federico ricevette la fede cristiana.
INFANZIA E GIOVINEZZA
DI FEDERICO OZANAM
Figlio devoto, studente intelligente
Federico respirò sin da bambino l’amore per i poveri
Federico trascorse i primi tre anni e mezzo della sua
vita a Milano. Nell’Ottobre del 1816, infatti, il padre
Antonio, medico, lasciava definitivamente la città pas-
sata sotto l’Aquila austriaca.
La famiglia Ozanam si stabilì a Lione, dove il padre
partecipò subito ad un concorso per l’ospedale cittadi-
no e vinse il posto in palio. A Lione il dottor Ozanam
divenne l’amico dei poveri, ben coadiuvato dall’attività
caritativa della moglie.
Verso la fine della sua vita, la mamma soffriva di
asma e perciò il marito le aveva proibito di salire oltre
il quarto piano, nelle sue visite ai poveri. Un giorno,
uno all’insaputa dell’altra, i due coniugi Ozanam si
ritrovarono al capezzale di un malato povero, in una
soffitta, sotto il tetto di un alto palazzo. Si guardarono
sorridendo e si perdonarono a vicenda la marachella
fatta in nome della carità.
E Federico sin da piccolo respirò questo grande
amore verso i poveri.
La carità, la pietà, la fede integra ed assoluta, la ret-
titudine dei genitori furono esempio eloquente per
Federico e costituiranno la base fondamentale della sua
educazione.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 21
Il tempo passa…
I giorni passavano, il fluire del tempo era di tanto in
tanto punteggiato dalle malattie che colpivano Federico
e dalle quali si riprendeva, grazie al cielo, sempre più
magro e palliduccio. Due volte fu vicino all’estremo
passo, ma ne sfuggì miracolosamente.
Nell’Ottobre del 1822, a nove anni di età, Federico
venne iscritto come alunno esterno al Collegio Reale di
Lione. Avendo già compiuto le classi elementari in
famiglia, fu assegnato alla “sesta”: fu un ottimo alunno
in ciascuno degli otto anni di studio e a sedici anni e
mezzo, Federico era bacelliere in Lettere (corrispon-
dente alla nostra maturità classica).
Un avvenimento religioso segnò la sua adolescenza,
la Prima Comunione, fatta l’11 Maggio 1826, a 13 anni
di età. Quella data rimase sempre carissima al suo cuore
per tutta la vita.
L’ultimo anno di Filosofia, fu segnato da una crisi
interiore circa la Fede, ma per buona fortuna fu segui-
to dall’Abate Noirot, che risvegliò in lui la vocazione
all’apologetica e alla scrittura.
Tra il 1829 e il 1831, per assecondare il desiderio del
babbo di fare di lui un avvocato, dovette prendere pra-
tica con le scartoffie di uno studio notarile e poi, nel
novembre del 31, a 18 anni, andò a Parigi per consegui-
re la laurea in Legge.
Federico, a malincuore, obbedì, ma questo generò in
lui una profonda avversione per la procedura giuridica
ufficiale.
Parigi, crogiuolo di nuove idee.
Dal mese di Luglio la Francia era governata più dalla
monarchia di Carlo X, ma da quella “borghese” di Luigi
Filippo.
Circolavano nuove idee di democrazia con i sociali-
sti di Saint Simon e i cattolici di Lamennais.
In questo clima giungeva Federico a Parigi. Pur non
22 SUSSIDIO FORMATIVO
trascurando gli studi giuridici, Federico si gettò a capo fitto
nella cultura letteraria e storica, perfezionandosi, oltre che
in latino e greco, nell’italiano, tedesco, inglese e spagnolo,
tanto da poter parlare e scrivere in queste lingue.
Si lasciò crescere la barba, come era di moda tra i gio-
vani impegnati e partecipò con vivo interesse ai dibatti-
ti politici e letterari dei vari circoli. Conobbe e frequen-
tò Chateaubriand, Lacordaire, Lamartine, Ampère,
Hugo, Ballanche, Gerbert, ma soprattutto il prof.
Emanuel Bailly de Surcy e il suo circolo di giovani.
Il prof. Bailly esercitò un’influenza straordinaria sui
giovani studenti cattolici che accorrevano a Parigi per
compiervi gli studi. Egli li seppe polarizzare attorno a
sé, animandoli al bene. Egli amava San Vincenzo e le
Famiglie vincenziane in modo particolare. Durante la
Grande Rivoluzione al padre erano stati affidati i mano-
scritti di San Vincenzo e un fratello divenne Mis-
sionario vincenziano e fu proprio lui a custodire le reli-
quie di Monsieur Vincent dal 1831 al 1834.
FEDERICO OZANAM E IL SUO SOGGIORNO A
PARIGI: ALLA SCOPERTA DELLA POVERTÀ.
L’INCONTRO CON SUOR ROSALIE RENDU.
Salire alle soffitte dei poveri…
“Era una fredda sera d’inverno. I due giovani, Fede-
rico Ozanam e Jules Devaux, giacca lunga a doppio petto,
mantellina e cappello a cilindro, risalivano rue St. Jacques,
quando si imbatterono in uno straccione che frugava nei
sacchi dei rifiuti lungo il marciapiede. L’uomo levò il capo
e guardo i due con fastidio e ostilità.
Ma Federico si mosse verso di lui:
– Scusate, amico, se vi disturbiamo. Io abito poco distante daqui, al 19 di Rue des Fosses St. Victor, se avrete la compiacen-za di venire da me domani, vi potrò dare delle scarpe e degli abiti.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 23
L’uomo tossicchiò, sputò, ma il suo sguardo si fece
meno torvo e accettò di parlare di sé; disse di essere
sposato, di avere tre figli, di come fosse difficile sfama-
re la famiglia.
– Per fortuna, aggiunse, c’è Suor Rosalie che ci porta i “buoni”per il pane e la minestra.. Una gran brava donna, suor Rosalie.Non era la prima volta che Federico sentiva parlare
di Suor Rosalie, la superiora del convento delle Figlie
della Carità di San Vincenzo De Paoli, un’organizzazio-
ne fondata circa duecento anni prima per assistere gli
ammalati e i poveri. Il convento era un poco più a sud
del centro universitario, nel XII arrondissement, il
quartiere più povero di Parigi.
– È un convento ricco? – chiese Federico– Poverissimo – rispose Devaux.– Ma allora come può aiutare tanta gente?– Beh, Sr. Rosalie fa miracoli. E poi tanta gente l’aiuta. Gentecome me, come te.
L’indomani Devaux passò a prendere Federico. Giunti
in rue Mouffettard, i due giovani si imbatterono in un mer-
catino rionale. Federico si guardava intorno: le case aveva-
no un aspetto di grande miseria, vetri rotti, intonaci sbrec-
ciati; la strada sconnessa era ingombra di verdura fradicia
e di cartacce; uno scolo fetido costeggiava la via. Uomini e
donne avevano volti corrucciati, aspetto sofferente, i bam-
bini erano pallidi e magri, con grandi occhi dolenti.
– Ma nessuno li aiuta? – chiese Federico, mentre si sen-tiva stringere il cuore. Aveva visto la povertà di Lione,
ma non aveva immaginato mai tanto squallore, tanta
desolazione.
– Nessuno li aiuta – rispose sconsolato Devaux – Non ilgoverno, non i proprietari di queste catapecchie cadenti, non i ric-chi cittadini. Le Figlie della Carità almeno hanno persuaso que-sta povera gente a considerarsi esseri umani.Ecco, ci siamo: questa è rue de l’Epèe du Bois, questo il muro dicinta del convento.
24 SUSSIDIO FORMATIVO
Una suora portinaia li introdusse nell’angusto parla-
toio. Suor Rosalie arrivò alle loro spalle leggera e rapi-
da. Il suo volto, cui il naso aquilino dava un’impronta
energica, era tuttavia segnato dalla fatica delle lunghe
notti trascorse a vegliare moribondi. Sorrise ai due gio-
vani e i suoi occhi scuri brillarono. Devaux presentò
Federico: Desidera aiutarvi.– La Francia ha bisogno di gente comprensiva e generosa, repli-cò la suora un po’ brusca, poi, senza perdersi in conve-
nevoli, si avvicinò alla piccola scrivania, scrisse qualco-
sa su un foglietto:
– Ci sono gli indirizzi di tre famiglie bisognose e questi sono ibuoni per il pane e il carbone…Sussurrò qualcosa a Devaux, poi si rivolse a Federico:
– So che vi avvicinerete a questi poveretti con umiltà. Noi siamoi loro servitori, perché Cristo è in ogni povero che incontriamo. Sefossimo cresciuti miseramente come loro, noi pure saremo imbevu-ti dell’amaro fiele dell’invidia e dell’odio, non avremo sentimentima risentimenti. L’amore è il primo e più importante dono che ilpovero vuole da noi…
I due giovani cominciarono il loro delicato lavoro.
Visitarono dapprima i Caron, una famiglia che abitava
all’ultimo piano di una casa cadente. Salirono una scala
umida e oscura, percorsero un lungo corridoio. Nella
stanza il signor Caron lavorava come ciabattino, mentre
una donna pallida tentava di sollevarsi da un letto e una
bimbetta di cinque anni sbucò da un angolo buio. Si
interessarono al lavoro del signor Caron, scherzarono
con la bimba e prima di congedarsi, quasi di soppiatto
poggiarono su una mensolina i buoni di Sr. Rosalie.
… La seconda famiglia, in via Mouffetard, era com-
posta dal padre, fiaccato da un lavoro pesante, da due
ragazzine malate di morbillo e dalla coraggiosa madre
che raccontò subito ai due visitatori come la figlia mag-
giore avesse trovato lavoro come commessa grazie a
Sr. Rosalie.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 25
... Il terzo indirizzo era il più vicino al convento. In
una soffitta al terzo piano viveva una anziana donna
inferma.
Quanta miseria aveva visto Federico! Tornando da
Suor Rosalie si sentiva oppresso da una gran voglia di
piangere. Non aveva mai pensato che potessero esiste-
re simili miserie. Da quel giorno dedicò alle visite tutto
il tempo che riusciva a sottrarre allo studio.
Parigi - 23 Aprile 1833
La Conferenza di carità
Quando Federico Ozanam giunse a Parigi, nel 1831,
si stava per uscire dalla guerra terribile che l’opposizio-
ne politica in nome della libertà aveva mosso alla
Religione.
“In nome di questo partito – dice il P. Jean Baptiste
Lacordaire, domenicano, scrittore e grande predicatore
(1801-1861) – tutto veniva usato come arma contro il
cristianesimo: la tribuna, la stampa, l’insegnamento; e,
per deplorevole sventura, durante questa tempesta,
nessuna voce popolare si era levata in favore di Cristo.”
In questo contesto storico la Chiesa era schierata
con la monarchia conservatrice e reazionaria e contro
di essa e contro la religione fu perciò mossa una guer-
ra aspra.
Soprattutto l’Università era dominata da una aperta
ostilità da parte di studenti e professori contro il Cri-
stianesimo.
Ozanam, unito ad un gruppo di amici, animati dallo
stesso ideale religioso, prende aperta posizione, senza
rispetto umano o timore.
Nascono le “Conferenze di storia”, finalizzate ad
aiutare gli studenti universitari a rispondere alle obie-
zioni che venivano loro fatte dai loro professori contro
la Chiesa.
26 SUSSIDIO FORMATIVO
Ma queste discussioni non bastavano, occorreva una
voce autorevole, capace di illuminare i giovani in modo
persuasivo con la luce del Vangelo.
Nei primi del 1833 il gruppo di Ozanam si fa pro-
motore presso l’Arcivescovo di un corso di Conferenze
per la gioventù, ma solo nel 1835 il P. Lacordaire potè
utilizzare il pulpito di Notre Dame per parlare a miglia-
ia di persone, fra cui moltissimi giovani.
“Una decina di noi, – scrive Ozanam nel 1833 all’ami-
co Ernest Falconnet – stretti da più intimi legami dimente e di cuore, si considerano amici intimi che non hannonulla di segreto, che si aprono il cuore a vicenda, per dirsi leloro gioie, le loro speranze e le loro tristezze”.
Da questo gruppo di amici usciranno i primi confra-
telli che daranno vita alla Conferenza di carità, mossi
dal desiderio di rispondere alle accuse degli avversari
che rimproveravano ai cristiani di avere solo belle paro-
le, ma non fatti.
“Voi che vi vantate di essere cattolici che cosa fate? Dove sonole opere che dimostrano la vostra fede e che possono farlarispettare ed amare”?“In verità – riconosce Ozanam nel discorso a Firenze
del 1853 – noi pensammo che in questo rimprovero vi fossepurtroppo del vero, perché non facevamo nulla”.
Alla domanda che sorgeva spontanea: “che cosa
dobbiamo fare per tradurre in atti la nostra fede”, due
di quei giovani generosi diedero una sola risposta:
“Dobbiamo fare ciò che è più gradito a Dio, cioè quello chefaceva Nostro Signore Gesù Cristo, quando predicava ilVangelo: Andiamo ai poveri!”.
I due generosi erano Ozanam e Le Taillandier, i
quali alla sera di quel giorno iniziarono le opere di cari-
tà portando ad un povero di loro conoscenza la legna
che rimaneva per il riscaldamento della loro camera in
quello scorcio invernale.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 27
La prima Conferenza si svolse il 23 Aprile 1833
(sono passati 180 anni!!!) in Rue du Petit Bourbon Saint
Sulpice n. 18 nell’ufficio della redazione della Tribune
Catholique, Gazzetta del Clero, di cui il prof. Bailly era
il proprietario e principale redattore.
Il primo gruppo operativo era composto, oltre dal
Bailly, da: Ozanam; Clavé; Le Taillandier; Lamache;
Lallier; Devaux. Ma presto divennero otto.
Lo spirito della prima Conferenza
“Grazie al piccolo numero degli associati – scrive Lamache –,si stabilì nella Conferenza sin dalle prime riunioni l’abitudinealla cordialità, alle maniere affettuose, semplici, familiari, dicui, grazie al cielo, la tradizione non si è perduta”.
Scrive Ozanam al prof. Bailly:
“Bisognava formare un’associazione di mutuo incoraggia-mento per i giovani cattolici, dove si trovasse amicizia, soste-gno, esempi. Ora il legame più forte, il principio di una veraamicizia, è la carità e la carità non può esistere senza span-dersi all’esterno; è un fuoco che si spegne in mancanza di ali-menti e l’alimento della carità sono le opere buone. Se noi cidiamo appuntamento sotto il tetto dei poveri, serve più a noiche a loro, per diventare migliori e più amici”.
L’amicizia fraterna li legava tra loro, come scrive an-
cora Lamache:
“I membri di questa prima conferenza in effetti collaudavano nelmodo più assoluto il Quam bonum et quam jucundumhabitare fratres in unum! Le loro sedute settimanali di pietàe di carità erano animate da una cordiale amicizia e molto viva-ci; vi si prendeva la libertà di franche e gaie arguzie giovanili”.Il primo Regolamento della Società di San Vincenzo
De Paoli, nel 1835, era fondato proprio sulla vita cri-stiana della Conferenza, espressione di una comunità diamici che condividono la vita di fede; un forte senso difraternità, di comunione con il povero; l’umiltà comerifiuto della tentazione del potere, virtù fondamentaleper i seguaci di Vincenzo De Paoli.
28 SUSSIDIO FORMATIVO
GLI ANNI DEGLI STUDI, DELLA RICERCA
E DELL’INSEGNAMENTO
L’opera di Ozanam, docente,
studioso e letterato
Gli studi universitari e le prime esperienze
di insegnamento
L’intenso apostolato caritativo non distolse il giova-
ne Federico dall’impegno per lo studio.
Nell’Agosto 1834 conseguì la licenza in Diritto e
nell’Aprile del 1835 quella in Lettere, completando la
sua fatica nell’Aprile 1836 con la Laurea in Diritto.
La morte del padre, che mancò improvvisamente il
12 Maggio 1837, mentre Federico si trovava a Parigi, e
poi dell’adorata madre, avvenuta il 14 Ottobre 1839, lo
colpirono profondamente, ma egli affrontò con fede
robusta anche questi momenti.
Le necessità della famiglia lo spinsero dapprima a
cominciare ad esercitare l’avvocatura. Tuttavia la sensi-
bilità della sua coscienza gli fecero presto comprendere
che quella dell’avvocato non era la sua naturale inclina-
zione.
La sua passione era tutta per le Lettere e la Storia.
Continuò pertanto a studiare e il 7 Gennaio 1839 con-
seguì finalmente la tanto desiderata Laurea in Lettere,
discutendo una tesi su Dante Alighieri.
Nel dicembre del 1839 Federico si lasciò convincere
ad accettare la cattedra di Diritto Commerciale a Lione,
ma soltanto con la proposta del prof. Fauriel di essere
suo supplente nella cattedra di Letteratura comparata alla
Sorbona di Parigi, troverà la sua piena realizzazione.
Alla morte del prof. Fauriel (1844) gli succederà
nella cattedra “pleno jure”. Aveva soltanto trent’anni.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 29
Lo studioso e il letterato
Nel 1830 egli aveva composto un saggio che svelava
l’idea che coltivava di realizzare un grande progetto di
apologia del cristianesimo:
La verità della Religione Cristiana provata mediante la con-formità di tutte le credenze”.
Più tardi egli si concentrò sullo studio del Medio
Evo:
“Mi propongo – scriveva – di scrivere la storia letterariadel Medio Evo dal V secolo al XII, fino a Dante. Ma,nello studio delle Lettere, io studio soprattutto l’opera delcristianesimo”.
Tutta l’opera acquistava così valore apologetico, ma
rimarrà largamente incompiuta.
L’introduzione di questo monumentale lavoro è rap-
presentato dalle lezioni tenute alla Sorbona e pubblica-
te postume col titolo: “La civilisation au V secle”.
L’assunto fondamentale della sua ricerca si può così
riassumere: “La religione glorificata per mezzo della
storia”.
La cattedra universitaria diveniva così un pulpito di
apologia della Fede ed esempio pratico di carità: “Veritatemfacientes in caritate”, realizzare la verità con le opere.
Le opere
L’Abate Eugenio Galopin ha raccolto ben 297 titoli
delle opere, grandi e piccole, di Federico Ozanam.
Di particolare valore sono gli studi su Dante e il
Duecento italiano: Les poetes franciscains en Italie au XIIIsiècle (1852); Des sources poetiques de La Divine Comedie eDante et la philosophie catholique au XIII siècle.
Di notevole interesse fu un altro lavoro sull’Italia,
intitolato: “Des écoles et de l’instruction publique en Italie auxtemps barbares”. (1850)
Opere minori si possono considerare le biografie di
San Tommaso Becket e di Bacone di Verulanio ed il
30 SUSSIDIO FORMATIVO
piccolo gioiello “Un pelerinage au pays du Cid” (1853),
frutto di un breve viaggio a Burgos in Spagna.
Ci restano poi una traduzione incompleta in france-
se della Divina Commedia, un abbondante raccolta di
lettere, discorsi e, soprattutto di articoli pubblicati sui
più noti periodici cattolici del tempo (Le Correspondant,La revue Europeenne, La Tribune Catholique, L’Univers ) checompletano la sua opera di storico e di letterato.
IL CAMMINO DI OZANAM VERSO
LA SCELTA DEFINITIVA
La vocazione al matrimonio
Una splendida testimonianza di famiglia cristiana.
Il 28 Ottobre 1835 scrive all’amico Cournier:
“Mi sembra di avvertire da qualche tempo i segni premonito-ri di un nuovo ordine di sentimenti e questo mi spaventa; sentoche si sta facendo dentro di me un grande vuoto che né l’ami-cizia né lo studio riescono a colmare; ignoro chi verrà a col-marlo: sarà forse Dio? sarà una creatura?
Se si trattasse di una creatura mi auguro che si presenti il piùtardi possibile, quando me ne sarò reso degno: mi auguro cheessa porti con sé ciò che sarà necessario sul piano umano…ma soprattutto prego che venga a me con un’anima eccellen-te…che sia fervente perché io sono tiepido nelle cose di Dio,che sia infine comprensiva perché non abbia a vergognarmidella mia inferiorità”.
L’abate Noirot avrà un ruolo determinante nella
scelta definitiva di Federico verso il matrimonio. Era
stato suo direttore spirituale a Lione, lo aveva seguito
nei suoi studi, lo aveva aiutato a superare la sua crisi di
fede. Con lui partecipò alla cerimonia di inaugurazione
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 31
dell’Anno Accademico del 1840: proprio quel giorno
incontrerà per la prima volta la donna che cambierà la
sua vita, la signorina Amelia Soulacroix, figlia del
Rettore dell’Accademia di Lione.
Ecco come lo stesso Federico parla delle impressio-
ni di quel giorno:
“Per quanto mi riguarda, signorina, permettetevi di dirvelo:il mio sguardo rispettoso vi aveva senza dubbio notata, il gior-no in cui vi vidi, giovinetta bianca e ridente in mezzo allevostre amiche e vi ascoltai musicista entusiasmante sullo stru-mento a voi obbediente.Ma i sentimenti che mi vennero allora, ebbero il loro effettopiù tardi. Furono quelle due serate di novembre quando voimi appariste così bella nella semplicità del vostro abbigliamen-to, circondata dai vostri genitori che guardavate con quellaespressione di tenerezza, ma di tanto in tanto rivolta versovostro fratello ammalato i cui occhi riconoscenti mi dicevanoquanto egli dovesse alle vostre cure; quando infine seppi percaso in che modo voi vi eravate preparata a ricevere le mierichieste, fu allora, signorina, che tutto fu consumato per me”.(Lettera alla signorina Soulacroix, 1 maggio 1841)
Il 21 Ottobre 1840 si fidanzerà con la bella Amelia,
che sposerà il 23 Giugno 1841 nella Chiesa Parrocchia-
le di San Nizier a Lione.
Amelia era una moglie devota, una segretaria zelan-
te, una donna di grande talento. Non c’era argomento
di cui Federico non potesse parlare con lei.
Donna colta e intelligente, gli fu sempre accanto
come una compagna gentile e collaboratrice fedele
e solerte. Amante della natura e dei viaggi, fu anche
compagna dei suoi numerosi viaggi.
Amelia fu testimone della grandezza della spirituali-
tà e dell’amore cristiano che pervasero la sua vita e con
lui condivise l’amore verso i poveri e il percorso di una
32 SUSSIDIO FORMATIVO
fede sincera e profonda. Con tenerezza e rassegnazione
cristiana lo accompagnò nell’ultimo tratto della sua vita
terrena, che lo vide consumarsi afflitto dalla tubercolo-
si, fino alla morte che lo colse l’8 Settembre del 1853,
festa della Natività di Maria.
“Sua moglie testimonia di non averlo mai visto svegliarsi oaddormentarsi senza pregare. Pregava in ginocchio prima diandare a tenere le sue lezioni. Consacrava ogni giorno unamezz’ora alla meditazione. Assisteva alla Messa durante lasettimana il più spesso possibile. Posso assicurare, ha dichia-rato sua moglie, che egli viveva senza interruzione alla presen-za di Dio”. (cfr. Summarium 290 ss.)
Nella lettera del 1 Maggio 1841, Ozanam aveva
scritto:
“Essere insieme, ciò vuol dire lasciare traboccare naturalmen-te quello che si agita nel cuore ed effonderlo nel cuore altrui;vuol dire confondere i flutti di due vite e sentirli scor-rere più limpidi e più dolci entro rive meno strette; vuol direarrivare a quell’unione di anime, che è l’opera meraviglio-sa dell’amore, avvicinarsi ogni giorno di più con l’imitazionescambievole di quello che ognuno ha di buono, stringersi attra-verso la reciproca devozione di due volontà che non ne forma-no che una, perdersi e ritrovarsi l’uno nell’altra e fare cosìbene che Dio solo possa distinguerli e riconoscerli, senza maisepararli!”.
E ancora il 28 Maggio dello stesso anno:
“L’unione coniugale è ai miei occhi una partizione in cuiio non faccio la parte del leone: vi vedo un mutuo sacrificio,una devozione reciproca; e sono anche quasi soddisfatto neldare me stesso come nel ricevere… Fuori da tutte le questio-ni secondarie di convenienza e di interesse, il giovane uomomesso in presenza di colei che il Cielo gli destina per compa-gna, non può impedirsi di trovare in lei non so quale superio-rità segreta: se egli si sente di una natura più forte, trova inessa una natura più dolce, più tenera, più casta, più sublime:non può fare a meno di avere un profondo rispetto per lei”.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 33
Questa è la concezione della famiglia e dell’unione
coniugale che guida la sua esperienza matrimoniale e
che Federico Ozanam offre alla nostra riflessione.
La preghiera e la meditazione, malgrado le preoccu-
pazioni per le difficoltà quotidiane, lo aiutano a vivere
con fede e con coraggiosa fiducia in Dio tutti gli avve-
nimenti della sua vita familiare, trasmettendo a chi gli
era vicino una pietà viva e dolce, una serena consape-
volezza di essere strumento di Dio, per realizzare la sua
volontà.
E con la stessa fede e gioia cristiana vive anche la
paternità.
LA RIVOLUZIONE DEL 1848
GLI AVVENIMENTI SOCIO-POLITICI
Gli anni dell’impegno civile
e della lotta sociale
Il 1848 fu un anno importante per la Francia e per
L’Europa intera.
Il Re “borghese”, Luigi Filippo, salito al trono nel
1830, da principio aveva assecondato la corrente libera-
le, ma poi aveva rivelato sempre più tendenze di gover-
no personale, appoggiandosi alla borghesia capitalista.
Contro questo modo di governare si era formato un
vasto movimento, di varia estrazione ideologica, capita-
nato dai socialisti di Saint Simon e Fourier e da una pat-
tuglia di cattolici.
Il 22 Febbraio 1848 scoccò la scintilla: una compa-
gnia di fanteria, sorpresa da una esplosione, fece fuoco
sulla folla. Immediatamente in varie parti di Parigi sor-
sero delle barricate e diversi membri della Guardia
Nazionale passarono ai rivoltosi.
Luigi Filippo fu costretto ad abdicare, venne procla-
mata la Repubblica, insediato un governo provvisorio.
34 SUSSIDIO FORMATIVO
Federico considerava il rovesciamento del trono di
Luigi Filippo una rivoluzione sociale, e l’instaurazione
della Repubblica una realizzazione della democrazia,
ma desiderava con tutto il cuore che fosse una repub-
blica cristiana, perché sussisteva pur sempre il pericolo
che potesse degenerare in un regime dittatoriale.
Decisi a salvare Parigi e la Francia da un nuovo re-
gno del terrore, migliaia di parigini si unirono alla Guar-
dia Nazionale riorganizzata: Federico vestì subito l’uni-
forme.
Poi tornò un po’ di calma e Federico riprese le lezio-
ni alla Sorbona.
Le vicende socio-politiche trascinarono ben presto
Ozanam su un terreno difficile, coinvolgendolo in
prima persona in contrasti, ai quali non era preparato.
I suoi convincimenti nascevano dal cuore e da un
profondo sentimento cristiano. Era l’amore a suggerir-
le. Un uomo che viveva accanto ai poveri ed entrava nei
loro tuguri con rispetto, doveva schierarsi con loro, in
una rivoluzione sociale, ancor prima che politica. Ed
Ozanam si schierò con il popolo in miseria.
Per poter meglio servire la causa del popolo Federico
accettò la candidatura all’Assemblea Nazionale, offertagli
a Lione, ma la tardiva candidatura, la sua assenza, valsero
a Ozanam soltanto 16.000 voti, un buon risultato ma non
sufficiente per essere eletto.
Ebbe però la gioia di vedere eletto l’amico Lacor-
daire come deputato di Marsiglia.
Poi vennero le sanguinose giornate del 23-26 Giu-
gno: gli estremisti scatenarono una nuova furibonda
agitazione e ne scaturì una lotta civile sanguinosa.
L’Arcivescovo Affre, salito sulle barricate per porta-
re pace, fu colpito gravemente e morì l’indomani,
lasciando Federico e i suoi amici costernati, sentendosi
in colpa per aver convinto il prelato ad esporsi in prima
persona per cercare una pacificazione.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 35
La morte di Mons. Affre diede un’improvvisa acce-
lerazione agli avvenimenti: la sedizione fu soffocata nel
sangue.
Ozanam, amareggiato e disilluso, decise di abbando-
nare la politica e la lotta sociale, e si ritirò tra i suoi libri,
attendendo all’insegnamento e alle Conferenze di cari-
tà, non senza avere prima ammonito:
“Senza dubbio la carità pubblica deve intervenire nelle crisidella società. Ma la carità è il Samaritano che versa l’oliosulle ferite del viandante assalito. Spetta però alla giustiziaimpedire l’assalto dei furfanti”.
Federico uscì dal periodo di impegno sociale e poli-
tico estenuato fisicamente e psicologicamente, e dovet-
te lasciare nuovamente Parigi.
OZANAM E LE APERTURE LIBERALI
NELLA CHIESA E IN ITALIA
“Passiamo dalla parte dei barbari!”
Dalle Lettere di Federico Ozanam, sopratutto quel-
le che si riferiscono ai soggiorni in Italia tra il 1847 e il
1853, e da alcuni articoli del 1848, emergono sentimen-
ti di ottimismo per la scoperta di un graduale cambia-
mento di mentalità seguito all’entusiasmo per la figura
del “papa nuovo”, cioè Pio IX, soprattutto nei ceti intel-lettuali e dirigenti, che sembrava indicare un forte pro-
posito di rinnovamento e di apertura liberale.
Egli lo segue da vicino nel primo anno di Pontifi-
cato. Ozanam si informa delle iniziative liberali di libe-
rali come Massimo d’Azeglio e Francesco Orioli, pro-
fessore e archeologo, esiliato dopo i moti del’31 e rien-
trato in Italia nel ‘46 come consigliere nei primi anni di
pontificato di Pio IX. Parla personalmente, più di una
volta, con il Papa. Si aggiorna sulle iniziative riformatri-
36 SUSSIDIO FORMATIVO
ci di Leopoldo II, Granduca di Toscana e degli altri
innovatori in Piemonte e nel Nord Italia. Ma le sue atte-
se sono tutte riposte in Pio IX.
Egli nutre grandi speranze nel Papa, sulla politica
“sempre riformatrice, ma mai rivoluzionaria”, pur ricono-scendo che il “il Papa farà molta fatica a soddisfare le esigen-ze degli amici della libertà” e osservando le resistenze e leostilità della parte più reazionaria della Curia Romana e
della nobiltà.
Al fratello Alfonse, l’anno prima aveva scritto: “PioIX apparirà, forse, in futuro, come l’autore di un’era nuova”.
Pio IX, un Papa giovane e coraggioso, avrebbe potu-
to spingere perché Chiesa e Stato assumessero il com-
pito gravoso ma ineludibile, di accogliere nel loro grem-
bo quella classe lavoratrice, alla cui crescita rapida e
tumultuosa avevano assistito, sostenendola nella riven-
dicazione dei loro diritti.
Fu in questi giorni che Ozanam pronunciò la famo-
sa frase: “Passons aux barbares et suivons Pie IX!”,affermando:
“Credo di capire che il Santo Padre incominci a realizzare ciòche noi desideriamo di cuore da vent’anni, cioè la liberazionedella Chiesa da uno Stato secolarizzato per passare dalla partedei barbari, cioè della democrazia, poiché abbandona il campodei re e degli uomini di Stato del 1815 e passa dalla parte delpopolo. Con la frase “ passiamo dalla parte dei barbari” inten-do dire che, invece di associarsi agli interessi di una borghesiaegoista, dovremmo occuparci del popolo che conosce troppe angu-stie e non possiede diritti a sufficienza e che richiede con buoneragioni una maggiore partecipazione alla vita pubblica, garan-zie per il proprio lavoro e contro la miseria…Nel popolo vedomateria sufficiente, sia in fede che in moralità, per salvare unasocietà il cui strato superiore è perduto”.
Tuttavia le speranze di Ozanam furono deluse, dopo
gli avvenimenti romani del ‘48 e del ‘49.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 37
Con Lacordaire e l’Abbé Henry Maret si riunì per
fondare il giornale “Ere Nouvelle”, portavoce dei cat-
tolici sostenitori della Repubblica. Il giornale venne
attaccato da ogni parte e lo stesso Lacordaire preferì
presto abbandonare la redazione per paura che la reli-
gione potesse essere screditata dal fatto che il giornale
era diretto e redatto da notabili ecclesiastici.
Il 25 Marzo 1849 scriverà a Pio IX per giustificare lalinea politica e culturale dell’Ere Nouvelle, con l’inten-to di ottenerne l’appoggio del Pontefice dinanzi ainumerosi attacchi di gran parte della gerarchia ecclesia-stica e dell’opinione cattolica francese.
DOPO L’IMPEGNO POLITICO E CIVILE
Il ritorno agli studi e all’insegnamento
Ma poi l’amarezza si placò: nel fondo del suo cuore,Federico fu felice di aver lasciato il terreno della politi-ca militante per rientrare nella sfera più serena deglistudi a lui più congeniali.
È stanchissimo: i medici gli prescrivono riposo eancora riposo. Federico ubbidisce e lascia ancora Parigi,la sua casa, la scuola e va per qualche tempo con lamoglie e la bambina, ospite di uno zio di Amelia aFerney, presso Ginevra, città dove terrà una vibranteallocuzione alle Conferenze di carità. Questo sarà il suoapostolato missionario in tutte le località dove faràtappa.
Rientrato a Parigi, riprese le lezioni alla Sorbona.Passo dopo passo, lezione dopo lezione, arrivò alla ven-tunesima, l’ultima di quell’anno accademico. Le sueparole di congedo ebbero il sapore dell’addio:
“Non so se ci ritroveremo un altro anno. Ma quale che siala durata del mio insegnamento, delle mie forze, della miavita, non avrò perduto il mio tempo se vi avrò fatto credere
38 SUSSIDIO FORMATIVO
al progresso attraverso il cristianesimo; se in tempi difficili,avrò saputo rianimare nelle vostre giovani anime la speran-za, che non è soltanto l’ispiratrice del bello, ma il principiodel bene, che non ci fa soltanto produrre belle opere, ma com-piere grandi doveri. Necessaria all’artista per guidare la suapenna o i suoi pennelli, la speranza non lo è meno al giova-ne padre che fonda una famiglia o al lavoratore che getta ilsuo grano nel solco, per la celeste parola di colui che ha ordi-nato: Seminate!”.
Anche Federico aveva seminato, ma era stremato e i
medici insistettero perché si prendesse un lungo perio-
do di riposo in campagna. Si recò in Bretagna, dove vi
trascorse oltre tre mesi insieme ad Amelia e alla figlio-
letta.
Tornato a casa, subito Federico si occupò della pub-
blicazione delle lezioni 1849-1850.
L’autunno e l’inverno gli furono clementi, potè
riprendere a tempo pieno le lezioni alla Sorbona e la
stesura dei suoi libri.
Purtroppo alla fine della primavera Amelia e la bam-
bina si ammalarono e Federico, angustiato, prese a
pigione a Sceaux, a sud di Parigi, una casa di campagna,
anticipò le vacanze e vi condusse le sue care.
Nell’agosto si spostò a Dieppe e di là, si spostò a
Londra, dove trascorse molto tempo con i suoi confra-
telli e nelle visite ai poveri. In Inghilterra passò molto
tempo con i suoi confratelli e nelle visite ai poveri.
GLI ULTIMI MESI DI VITA
“Vengo, Signore, vengo”.
Dopo un’ultima visita al piccolo santuario di Nostra
Signora di Buglose, dove si era recato pellegrino anche
San Vincenzo, Ozanam riprese il cammino, per andare
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 39
a trascorrere l’inverno ormai vicino in Italia. Passando
per Tolosa, Marsiglia e Nizza, la famiglia giunse a Ge-
nova, dove si imbarcò per Livorno. Giunsero a Pisa il
10 Gennaio 1853.
Partendo da Nizza, con un presentimento inconscio,
Federico aveva scritto una lettera al fratello medico,
datata 2 Gennaio 1853, terminando con queste profeti-
che parole: “Volo quomodo vis, volo quandiu vis: o Signore,voglio ciò che vuoi tu, fino a quando vorrai tu”.
Ogni giorno, dopo la Santa Messa del mattino,
Federico si recava alla biblioteca civica, per compiere
ricerche sull’Origine delle repubbliche italiane e sull’Eman-cipazione del comune di Milano. Nel pomeriggio dava qual-
che breve lezione alla sua piccola Maria.
Presto giunsero gli inviti dalle varie Conferenze della
Toscana e il 30 Gennaio, appena rimesso dalle fatiche
del viaggio, si recò a Firenze dove pronunciò un memo-
rabile discorso ai Confratelli.
Fu poi la volta delle Conferenze di Livorno,
Pontedera, Prato e Siena.
Ai primi di Maggio Ozanam e famiglia poterono tra-
sferirsi in riva al mare, in un paesello vicino a Livorno,
San Jacopo, dove vi restarono per due mesi, per trasfe-
rirsi poi ad Antignano, ai piedi di Montenero.
Eccomi!”
Il 23 Aprile aveva compiuto 40 anni. La ricorrenza
gli suggerì una abbozzo di testamento spirituale, che ha
dei tratti commoventi.
“Ho scritto in poche parole le mie ultime volontà, proponen-domi di stenderle nei particolari, quando avrò maggior forza.Rimetto la mia anima a Gesù Cristo, il mio Salvatore, tre-mante per i miei peccati, ma fidente nella sua infinita mise-ricordia.Muoio nel seno della Chiesa Cattolica, apostolica e romana.Conobbi i dubbi del secolo presente, ma tutta la mia vita mi
40 SUSSIDIO FORMATIVO
ha convinto che non vi è riposo per l’intelletto e per il cuore, senon nella Chiesa e sotto la sua autorità…Alla mia affettuosissima Amelia, che formò la gioia e la feli-cità della mia vita…rivolgo addii brevi. La ringrazio, labenedico e l’aspetto in cielo. Là soltanto potrò renderle tantoamore quanto lei ne merita.Do a mia figlia la benedizione dei Patriarchi…Mi rattrista ilnon poter più lavorare all’opera della sua educazione, ma l’af-fido, con piena fiducia, alla sua virtuosa e diletta mamma…”.
Quando riaprirà questo testamento spirituale, sarà
per aggiungere un commosso ringraziamento per le
persone che lo stavano assistendo in quell’estremo
lembo di luce della sua vita.
Il 15 Agosto, Festa di Maria assunta, nessuno potè
trattenerlo dal recarsi alla Santa Messa, appoggiato al
braccio della moglie.
Ben conoscendo il desiderio di Federico di morire in
patria, i due fratelli cominciarono a predisporre il suo
rientro in Francia.
Quando la nave giunse al porto di Marsiglia, egli
esclamò: “Ecco terminato un viaggio; sto per iniziarne unaltro, ma sono tranquillo!”.
Non fu possibile proseguire subito per Parigi, per la
sua grande debolezza, e fu ospitato da alcuni parenti a
Marsiglia.
Sentendo ormai prossima la sua fine, chiese sponta-
neamente il S. Viatico e l’Olio degli Infermi e al sacer-
dote che lo esortava a confidare nella bontà di Dio,
rispose con serenità e gioia spirituale: “E come potreitemerlo? Lo amo tanto!”.
L’8 Settembre, verso sera, la respirazione si fece dif-
ficile. Ad un certo punto aprì gli occhi, alzò le braccia
ed esclamò con voce intelligibile: “Dio mio, Dio mio,abbiate pietà di me!”.
Alle 19,50 Federico morì.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 41
I suoi funerali
Dopo una modesta liturgia celebrata a Marsiglia, la
sua salma fu trasportata nella capitale e, nella Chiesa di
San Sulpicio ebbero luogo i solenni funerali con una
grande folla: uomini di cultura, confratelli della San
Vincenzo, gente del popolo, poveri.Poi la bara, col permesso del Ministro dei Culti, fu
tumulata nella cripta della storica Chiesa dei Carmeli-
tani, in rue de Vaugirard.
Sulla tomba la moglie e la bambina fecero porre una
lapide con poche parole:
“Amelia coniugi cum quo vixit ann. XII, et Maria
patri posuerunt. Vivas in Deo!: Amelia allo sposo, col qualevisse 12 anni, e Maria al proprio babbo, posero. Possa tu viverein Dio!”.
Nella Cappella di San Giuseppe della chiesa superio-
re, fu posta un’altra epigrafe.
Nel 1913, in occasione del primo centenario della
nascita, i confratelli eressero sulla tomba un modesto
monumento marmoreo con una terza epigrafe, in cui si
legge:
HIC IN PACE FRIDERICUS OZANAM
CONQUISITOR JUVENUM IN MILITIAM
CHRISTI, PRINCEPS IN SOCIETATE
S. VINCENTI A PAULO INSTITUENDA.
Qui è in pace Federico Ozanam conquistatore dei giovani alla mili-zia di Cristo, fondatore della Società di San Vincenzo De Paoli.
42 SUSSIDIO FORMATIVO
FEDERICO OZANAM
E L’APOSTOLATO CULTURALE
Da uomo di cultura come era, Ozanam visse “ante litte-
ram” l’evangelizzazione della cultura che oggi la Chiesa af-
fida in modo particolare ai laici. egli era convinto della for-
za dirompente del cristianesimo, se conosciuto e accolto.
Nella richiesta all’arcivescovo di Parigi per iniziare
un corso di Conferenze religiose nella cattedrale di
Notre dame, scriveva: “Già noi abbiamo veduto parecchi deinostri condiscepoli ritornare a quella luce dalla quale si eranoallontanato solo perché non la conoscevano. Oh se noi potessimovedere questo esempio seguito da tutta la gioventù alla quale, peramare il cristianesimo, manca solo di conoscerne le bellezze…”.
Federico aveva seminato con zelo le idee cristiane nei
giovani studenti della Sorbona, andando incontro alle
loro preoccupazioni e tentazioni; orientandoli nel dub-
bio e indicando loro la strada della ricerca della Verità.
Egli svolge un autentico apostolato intellettuale,
articolato sia nella ricerca scientifica e nella docenza
universitaria, sia nel ruolo di educatore della gioventù.
“Uomo di pensiero e di azione – sottolinea il Papa nel-l’omelia della Beatificazione –, Federico Ozanam è pergli universitari del nostro tempo, professori e studenti, unmodello di impegno coraggioso, capace di far udire una paro-la libera ed esigente nella ricerca della verità e nella difesadella dignità di ogni persona umana”.
Uno dei tratti salienti della vicenda terrena di Federico
Ozanam, studente e docente universitario, fu certamente
la ricerca di ogni via possibile di dialogo tra fede e cultura
in una società che appariva già fortemente secolarizzata.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 43
La stessa attenzione ai più poveri e ai più deboli, con
i concreti gesti di solidarietà che ne seguono, rappresen-
tano un modo esemplare di fare cultura, intesa come
modello di riferimento, cornice di valori, ispirati ad una
visione della vita, animati da profondi sentimenti.
Per questo motivo la figura e l’opera di Ozanam assu-
mono oggi un rilievo notevole alla luce del “Progetto cul-
turale” orientato in senso cristiano, sul quale la Chiesa ita-
liana ormai da decenni sta sviluppando un forte impegno.
“Per l’incontro tra Vangelo e cultura oggi è tempo di missione.Le Chiese in Italia, consapevoli che la cultura è terreno privile-giato nel quale la fede si incontra con l’uomo, avvertono l’urgen-za del farsi cultura della carità. Un progetto, o prospettiva cul-turale, orientato in senso cristiano, in grado di offrire tensioneprogettuale alla incarnazione storica del Vangelo della carità,deve offrire risposte alle domande di senso, sul piano della ricer-ca e sul piano della comunicazione, attraverso un vero e propriovolontariato della verità per rispondere alle povertà spirituali delnostro tempo”.
(Il Vangelo della carità per una nuova società
in Italia - Palermo - 1995)
La “carità della cultura” ha un ruolo prioritario nel-
l’esperienza di Federico Ozanam.
E non solo sul piano teorico. Egli è convinto, infat-
ti, che lo Stato debba assumersi l’obbligo dell’istruzio-
ne primaria; che si debbano istituire biblioteche popo-
lari e corsi di cultura; che si organizzino scuole serali e
festive per gli adulti. Nelle stesse lezioni di Diritto
Commerciale, nel 1840, indica l’istruzione come uno
dei massimi strumenti di progresso della società.
Egli è profondamente convinto che il processo for-
mativo e di inculturazione sia capace,nella misura in cui
svela la verità dell’uomo, di far crescere il senso della
propria dignità e la consapevolezza dell’eccellenza della
condizione umana, a prescindere dalle proprie condi-
zioni di vita.
44 SUSSIDIO FORMATIVO
Nell’esperienza delle Conferenze hanno perciò tro-
vato spazio sin dall’inizio tutte le iniziative capaci di far
crescere la cultura, soprattutto nelle fasce più a rischio
e più deboli della popolazione, in particolare i minori e
i giovani, investendo risorse ed energie nella prospetti-
va di frenare o ridurre il flusso di nuovi poveri.
L’assenza di cultura, lo aveva capito bene Federico
Ozanam, è troppo spesso l’anticamera dell’esclusione
sociale.
FEDERICO OZANAM E L’ITALIA
Federico Ozanam, di cui ci apprestiamo a celebrare
nel 2013 il bicentenario della sua nascita (23 Aprile
1813), viaggiò molto in numerosi Paesi dell’Europa, in
Germania, Spagna e Inghilterra, ma in particolare sog-
giornò a lungo in Italia, tra il 1833 e il 1853, alla ricerca
delle radici classiche e cristiane della civiltà, letterarie,
artistiche e religiose, che lui considerava di grande
attualità. A soli 34 anni compie un’importante missione
di ricerca di alto livello storico e letterario per conto del
Ministero dell’Istruzione Pubblica di Parigi.
Egli non visse i viaggi, come era consuetudine per
i giovani aristocratici e borghesi del suo tempo, come
una qualunque esperienza di vita, un’occasione di
istruzione o di ispirazione per le persone di cultura e
gli artisti.
Certamente alcuni dei suoi viaggi furono legati al
suo impegno di studioso e di docente universitario e
occasione di visita alle Conferenze di San Vincenzo De
Paoli, ma quelli compiuti in Italia sono per Federico
innanzitutto una esperienza di fede: egli si reca nel
cuore del cattolicesimo con lo spirito di un figlio devo-
to, docile e attento all’insegnamento della Chiesa e del
Papa, acuto osservatore delle speranze di rinnovamen-
to che la persona di Papa Pio IX aveva suscitato e ai fer-
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 45
menti sociali che percorrevano il Paese grazie agli “amicidella libertà”.Dei suoi viaggi in Italia egli scrive ai familiari e ai
suoi amici, esprimendo i suoi sentimenti di profonda
ammirazione per il grande patrimonio artistico e lette-
rario, l’entusiasmo per i paesaggi e le popolazioni che
incontra, che lo portano a parlare del nostro Paese
come “terra dei viventi”, in contrapposizione a quan-
to affermato da poeti come De Lamartine, che la con-
siderava invece “terra dei morti”.
Approfondire e conoscere il rapporto di Ozanam
con l’Italia appare indispensabile per comprenderne la
figura e la complessa personalità.
(da un articolo di Alessandro Floris
su “La San Vincenzo in Italia” - 2012)
I viaggi di Ozanam in Italia
Primo viaggio
Si svolse nel 1833, tra la fine di settembre e i primi
di ottobre, insieme ai suoi familiari, dopo aver ottenuto
alla Sorbona il baccalaureato in Diritto.
Toccò diverse città: Torino, Milano, Bologna, Lo-
reto, Roma, Firenze.
Nelle sue lettere vi è tutto l’entusiasmo giovanile per
chi per la prima volta scopre “lo spettacolo sempre nuovo chesi dischiude davanti al viaggiatore in Italia”.
Secondo viaggio
Ozanam ritornò in Italia nel 1841, dopo il matrimo-
nio con Amelia Soulacroix e dura da settembre alla fine
di novembre dello stesso anno.
Le tappe principali sono Genova, Napoli, la Sicilia,
Roma, dove il soggiorno si prolunga per una quindici-
na di giorni nel mese di novembre, poi Firenze e Li-
vorno.
46 SUSSIDIO FORMATIVO
Terzo viaggio
È il più lungo e dura dal novembre 1846 a tutto ilmese di maggio dell’anno seguente. Lo accompagnava-no la moglie Amelia e la piccola Maria di appena unanno e mezzo.
L’occasione è data dall’accettazione del Ministerodell’Istruzione di Parigi della sua richiesta di una mis-sione in Italia per la ricerca di documenti sulla storia let-teraria italiana nel Medioevo.
Sedi della sua ricerca furono soprattutto Roma, maanche Firenze, Venezia e Montecassino. Ma visitò an-che Terni, Assisi, Ravenna, e infine gli Ozanam lascia-rono l’Italia sostando a Verona e a Milano.
Il soggiorno più lungo fu a Roma, dove dimorò dalgennaio all’aprile del 1847 in un piccolo appartamentoin via Fontanella Borghese 26, nel Centro storico dellaCittà.
Quarto viaggio
Questo ultimo viaggio ha un carattere del tuttodiverso e dura dal gennaio 1853 al settembre dello stes-so anno. Ozanam, ormai gravemente ammalato, perconsiglio dei medici, sospende il suo insegnamento aParigi e viene in Italia, dove spera di trovare un climamigliore per la sua salute. Lo accompagnano anchequesta volta la moglie e la figlia.
Soggiornarono prima a Pisa, poi a Livorno, in loca-lità San Iacopo e poi ad Antignano, sul mare.
L’attenzione di Federico è rivolta ora alle Conferen-ze di San Vincenzo De Paoli che egli visita a Firenze,Pisa, Livorno, Pontedera e Prato.
(da: Ozanam in Italia, a cura di Cesare Guasco)
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 47
SECONDA PARTE
Una vita per la fede
La spiritualità di Antonio Federico Ozanam
Federico uomo di fede
Federico Ozanam era uomo che dedicò tutta la sua
vita alla causa della fede e alla ricerca della verità.
Egli viveva ogni avvenimento della sua esistenza come
evento di fede, vissuta con lo spirito della fede e nell’ot-
tica della fede.
La fede era fondamento della sua azione e forte era
in lui il desiderio di diffondere ciò in cui credeva, cioè
il messaggio di Cristo, estendere nel mondo il suo
Regno di giustizia, racchiudendo il mondo intero in una
rete di carità.
In ogni ambito della sua vita egli seppe agire da cre-
dente, uomo di fede profonda, che amava la Chiesa e
contribuì con coraggio al suo rinnovamento in un’epo-
ca difficile e tormentata, prefigurando una moderna
teologia del laicato cattolico, che invitava a vivere l’oggi
della storia per trasformarla alla luce del messaggio
evangelico.
Lo scopo permanente del pensiero e dell’opera di
Ozanam, l’eredità che ci lascia, è uno solo: rendere
testimonianza alla fede, indicando il Vangelo come
motore della storia e sorgente della Verità e dell’auten-
tica liberazione dell’uomo.
“La Verità non ha bisogno di me, ma io di Lei. La causadella scienza cristiana, la causa della Fede: è questo a cuicredo nel profondo del mio cuore. E in qualunque umile modol’avrò saputa servire, avrò impegnato degnamente gli anni chemi sono concessi sulla terra”.
Federico è uomo di Dio, che sapeva vedere oltre
l’orizzonte dell’umano, con lo sguardo aperto di chi è
capace di discernere e sa vedere l’azione di Dio nel
mondo.
La fede è dunque la bussola che guidò il suo cam-
mino personale, la vita della Conferenza di carità e il
servizio ai poveri: lo sguardo sempre rivolto a Dio,
l’azione orientata alla salvezza eterna.
Egli così comprese che si arriva veramente alla per-
sona del povero solo se si è vivi spiritualmente nella
fede.
L’amore al prossimo è così trasfigurato dall’adesione
a Cristo: così nel povero contempliamo il volto del
Cristo sofferente. Solo accettando il riferimento costan-
te a Cristo, si può comprendere in profondità l’uomo.
Anche oggi Ozanam ci guida a leggere la nostra vita,
quella della Conferenza, la realtà in cui operiamo, il
nostro stesso servizio al prossimo, alla luce della fede:
fare un’esperienza “pensata e vissuta” dentro la fede.
I vincenziani non devono ispirarsi alle ideologie del
miglioramento del mondo, ma farsi guidare dalla fede
che nell’amore diventa operante (cfr Gal 5, 6). Devono
essere quindi persone mosse innanzitutto dall’amore
di Cristo, persone il cui cuore Cristo ha conquistato col
suo amore, risvegliandovi l’amore per il prossimo.
Federico ci invita, e con il suo esempio ce lo ha testi-
moniato, a ripartire da Dio condividendo la vita con
tutti, soprattutto con gli ultimi. Ci invita a riscoprire la
dimensione contemplativa della vita, cioè a fissare lo
sguardo su Gesù, ad incontrarlo lungo le strade della vita
nel viandante “percosso dai briganti” e prendersi cura di lui.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 49
Ma la fede, ci ricorda ancora Federico, è un dono che
non può essere trattenuto, nascosto, ma che deve essere
proposto e trasmesso: questo è il senso della nostra mis-
sione di evangelizzazione attraverso la testimonianza
della carità.
Annunciare Cristo e servirlo nella persona dei
poveri: ecco la sfida profetica a cui Federico Ozanam
chiama la Società di San Vincenzo nel nostro tempo.
La spiritualità
C’è un altro aspetto – nella figura di Federico Oza-
nam – che non solo è importante, ma è come il fonda-
mento di tutto il resto: della sua attività, delle sue scelte,
delle sue lotte, della sua santità, della sua vita intera: la sua
spiritualità.
Senza pretese di completezza, è interessante con-
frontare il capitolo sulla spiritualità laicale nella
“Apostolicam actuositatem” (il decreto conciliare sul-
l’apostolato dei laici) con i sentimenti e le scelte di
Federico Ozanam.
I punti principali del confronto sono:
la vita interiore e di preghiera;
le virtù teologali della fede, della speranza, della carità;
lo spirito delle beatitudini;
la santificazione dei diversi stati di vita.
1. La vita interiore
“Siccome la fonte e l’origine di tutto l’apostolato della chiesaè Cristo, mandato dal Padre, è evidente che la fecondità del-l’apostolato dei laici dipende dalla loro vitale unione conCristo, perché il Signore dice: «Chi rimane in me e io in lui,questi produce molto frutto, perché senza di me non potete farnulla» (Gv 15,5). Questa vita di intima unione con Cristo sialimenta nella chiesa con gli aiuti spirituali, che sono comunia tutti i fedeli, soprattutto con la partecipazione attiva allasacra liturgia”. (Ap. Act.)
50 SUSSIDIO FORMATIVO
Come ha vissuto questo spirito di preghiera e di
unione con Cristo Federico Ozanam?
Ecco una testimonianza della moglie:
“Sua moglie ci assicura di non averlo mai visto sve-
gliarsi o addormentarsi senza pregare. Pregava in ginoc-
chio prima di andare a tenere le sue lezioni. Consacrava
ogni giorno una mezz’ora alla meditazione. Assisteva
alla Messa durante la settimana il più spesso possibile e,
negli ultimi anni della sua vita, tutti i giorni.
Posso assicurare, ha dichiarato sua moglie, ch’egli vi-
veva senza interruzione alla presenza di Dio” (Sum-
marium).
Amore per la preghiera liturgica
Amore per l’eucarestia:
2. La vita di fede
“Solo alla luce della fede e nella meditazione della parola diDio è possibile sempre e dappertutto riconoscere Dio nel quale«viviamo e ci muoviamo ed esistiamo» (At 17,28), cercare inogni avvenimento la sua volontà, vedere il Cristo in ogniuomo, vicino o estraneo, giudicare rettamente del vero senso evalore delle realtà temporali in se stesse e in ordine al fine del-l’uomo”. (Ap. Act.)
Dopo la sua morte, il suo grande amico P. Lacor-
daire disse di lui:
“Dio ha dato a lui un cuore di prete in una vita di uomo dimondo. La preghiera e la meditazione delle cose divine losostenevano a quella altezza soprannaturale, malgrado la pre-occupazione incessante dei suoi travagli spirituali.Professava la sua fede con la coraggiosa umiltà del cristianoche conosce quanto poca cosa sia il mondo; e se il rispetto delleanime gli ispirava una squisita moderazione, il rispetto dellasua anima si elevava al di sopra di tutto il rispetto umano”.
Per Federico, come per ogni cristiano, il cammino di
fede non fu facile, ma una conquista quotidiana: anche
sul piano intellettuale.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 51
3. La speranza
“Nel pellegrinaggio di questa vita, nascosti con Cristo in Dio eliberi dalla schiavitù delle ricchezze, mentre tendono ai beni chedurano in eterno, con animo generoso si dedicano totalmente adestendere il regno di Dio e ad informare e perfezionare con spi-rito cristiano l’ordine delle realtà temporali. Tra le avversità diquesta vita trovano fortezza nella speranza, pensando che «lesofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloriafutura che dovrà essere rivelata in noi”. (Ap. Act.)Leggiamo nel Summarium questa testimonianza:
“In tutta la sua vita si riscontra un’inattaccabile fidu-
cia in Dio e nella Chiesa. Anche l’ottimismo di cui dà
prova riguardo alla sua generazione, gli viene dalla fidu-
cia nella Provvidenza, che suppliva con la sua grazia a
quello che manca alla società contemporanea”.
In una vita cosparsa di difficoltà e di croci, la virtù
della speranza lo ha aiutato a scoprire una dimensione
importante della vita cristiana: la gioia.
Ed ecco ciò che scrive a François Lallier:
“Vedete come la vita non mi appare cosparsa di
rose; e, se il vostro cielo è cupo, il mio non lo è di meno.
Ora, dopo che ebbi esposto le mie tristezze all’uo-
mo caritatevole che io chiamo mio padre, che cosa pen-
sate mi abbia risposto? Mi ha risposto con queste paro-
le dell’Apostolo: Gaudete in Domino semper. Non è
forse questa una strana parola?
Ci vuol bene tutta l’audacia, tutta la pia insolenza del
cristianesimo per parlare in tal modo. Eppure il cristia-
nesimo ha ragione. Gaudete semper, perchè è Dio stes-
so la causa di questa gioia sconosciuta alla natura:
Gaudete in Domino”.
4. L’amore per Dio e per il prossimo
“Il più grande dei comandamenti della legge è amare Dio contutto il cuore e il prossimo come se stessi. Ma questo precettodella carità verso il prossimo, Cristo lo ha fatto proprio e lo
52 SUSSIDIO FORMATIVO
ha arricchito di un nuovo significato, avendo voluto identifica-re se stesso con i fratelli”. (Ap. Act.)Scrive Federico all’amico Materne:
“L’unica regola da dare a ciascuno dei nostri atti è la leggedell’amore. Amore di Dio, amore del prossimo. Amico mio,facciamo che questa legge d’amore sia la nostra; e, togliendo dimezzo la vana gloria, il nostro cuore non brucerà più che perDio, per gli uomini e per il vero bene”.
Suo stupore davanti alla grandezza di Dio
Conseguenza, l’orrore per il peccato:
“Il servo di Dio aveva un orrore profondo delle
minime mancanze. Sono più che persuaso che egli non
ha mai commesso un peccato mortale, se si giudica dal-
l’energia con la quale lottava contro le tendenze del suo
carattere ad alterarsi, e dalla dolcezza a cui era arrivato
alla fine della sua vita.
Se egli parla di numerosi peccati, lo fa alla maniera
dei santi che si rimproverano amaramente le loro pic-
cole mancanze, e anche per il grande concetto che egli
aveva della santità di Dio”. (Summarium)
Circa la carità verso i poveri, leggiamo quanto lui
stesso scrive in una lettera all’amico Curnier:
“La carità non deve mai guardare dietro di sé, ma sempreavanti, perché il numero delle sue buone opere passate è sem-pre troppo piccolo e perché infinite sono le miserie presenti efuture che essa deve alleviare”.“La filantropia è una orgogliosa (istituzione) per la quale lebuone azioni sono una specie di ornamento e che si compiacenel guardarsi allo specchio”.La carità è una tenera madre che tiene fissi gli occhi sul bimboche allatta, che non pensa più a se stessa e dimentica la suabellezza per il suo amore”.
E ancora queste splendide parole: “La terra si è raf-freddata: tocca a noi cattolici rianimare il calore vitale che siestingue; tocca a noi ricominciare l’era dei martiri... Essere mar-tire significa dare la propria vita per Dio e per i fratelli”.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 53
5. Lo spirito della BeatitudiniAfferma il “Decreto sull’apostolato dei laici”:“La carità di Dio, «riversata nei nostri cuori per mezzo delloSpirito Santo che ci è stato dato» (Rm 5,5), rende i laicicapaci di esprimere realmente nella loro vita lo spirito dellebeatitudini. Seguendo Gesù povero, non si abbattono per la mancanza deibeni temporali né si inorgogliscono per l’abbondanza di essi;imitando Gesù umile, non diventano vanagloriosi (cf. Gal5,26), ma cercano di piacere a Dio più che agli uomini, sem-pre pronti a lasciare tutto per Cristo (cf. Lc 14,26) e a pati-re persecuzione per la giustizia (cf. Mt 5,10), memori dellaparola del Signore: «Se qualcuno vuole venire dietro a me,rinneghi se stesso e prenda la sua croce e mi segua» (Mt16,24). Coltivando l’amicizia cristiana tra loro, si offrono vicendevol-mente aiuto in qualsiasi necessità”.
Il Beato Federico si ritrova pienamente in questa
descrizione: a soli 27 anni professore alla Sorbona, due
lauree, specializzazione in teologia, conoscenza perfet-
ta dell’inglese, italiano, tedesco, spagnolo, ebraico,
arabo, autore di molti libri di alta cultura, vasta attività
giornalistica... poteva essere facile preda dell’orgoglio
intellettuale, di quell’atteggiamento di eccellenza che
ostacola la rivelazione di Dio.
È invece profondamente convinto della propriapovertà e piccolezza:
“La mia coscienza non mi risparmia; posto fra il desideriodi fare tanto del bene, ed una incredibile debolezza che miimpedisce qualsiasi cosa, passo le mie giornate in amaririmproveri...”.“Non c’è forse nella vigna del Padre Celeste un ceppo che nonsia stato circondato di più cure ed io pianta cattiva, non sonosbocciato al soffio divino, non ho piantato le mie radici in quelsuolo che Egli rimuoveva intorno a me, sono rimasto debole e
54 SUSSIDIO FORMATIVO
incapace, mi sono avvizzito e disseccato; ho conosciuto il donodi Dio e non l’ho colto... sono rimasto un essere passivo, misono rinchiuso nella mia viltà, la mia volontà ha fallito”.
Ben diverse sono le testimonianze di coloro che gli
erano vicini:
“Il servo di Dio aveva un orrore profondo delle
minime mancanze. Sono più che persuaso che egli non
ha mai commesso un peccato mortale, se si giudica dal-
l’energia con la quale lottava contro le tendenze del suo
carattere ad alterarsi e dalla dolcezza a cui era arrivato
alla fine della sua vita.
Se egli parla di numerosi peccati lo fa alla maniera
dei santi che si rimproverano amaramente le loro pic-
cole mancanze, ed anche per il grande concetto che egli
aveva della santità di Dio”.
Come per Gesù, anche per Federico sono i piccoli
e i poveri i veri grandi; noi abbiamo bisogno di loro
almeno quanto essi hanno bisogno di noi:
“Voi avete dei discepoli ricchi. Quale utile lezione per fortificarei cuori molli, quale benefico spettacolo mostrare loro dei poveri,mostrar loro Nostro Signor Gesù Cristo non solo in immaginidipinte dai più insigni maestri, o su altari risplendenti d’oro e diluce; ma mostrar loro Gesù Cristo e le sue piaghe nelle personedei poveri! Spesso abbiamo parlato della debolezza, della frivo-lezza, della nullità di uomini anche cristiani nella nobiltà diFrancia e d’Italia. Ma io sono certo che sono così perché una cosaè mancata nella loro educazione: una cosa che a loro non si èaffatto insegnata, una cosa che essi conoscono soltanto di nome eche occorre aver visto soffrire dagli altri per imparare a soffrirlaquando presto o tardi verrà. Questa cosa è il dolore, è la priva-zione, è il bisogno... Occorre che questi signorini apprendano checosa è la fame, la sete, lo squallore d’una soffitta; occorre chevedano dei miserabili, dei fanciulli malati, dei fanciulli in pian-to. Occorre che li vedano e che li amino. O tale spettacolo sveglie-
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 55
rà qualche battito nel loro cuore, o questa generazione è perdu-ta. Ma non si deve mai credere alla morte d’una giovane animacristiana. Non è morta ma dorme”.
6. La santificazione dello stato di vita del Matrimonio
Leggiamo nel decreto conciliare “Apostolicam actuositatem”:“Questo stile di vita spirituale dei laici deve assumere unapeculiare caratteristica dallo stato di matrimonio e di fami-glia, di celibato o di vedovanza, dalla condizione di infermi-tà, dall’attività professionale e sociale. Non tralascino, dun-que, di coltivare assiduamente le qualità e le doti ad essi con-ferite corrispondenti a tali condizioni, e di servirsi dei propridoni ricevuti dallo Spirito Santo”.
Federico Ozanam fu a lungo incerto circa il proget-
to che Dio aveva su di lui: sacerdozio o matrimonio?
Del sacerdozio aveva una grandissima stima:
“L’umanità dei nostri giorni è stata assalita da rapi-
tori, dai ladroni del “Pensiero”, da uomini malvagi che
le hanno rapinato ciò che possedeva: il tesoro della fede
e dell’amore; a nostra volta, noi poveri samaritani, pro-
fani e gente di poca fede, osiamo tuttavia accostarci a
questo grande malato... Allorché i suoi occhi saranno
aperti, lo rimetteremo nelle mani di coloro che Dio ha
costituito custodi e medici delle anime... Essi danno ai
nostri spiriti erranti la santa parola per nutrimento e la
speranza di un mondo migliore: ecco la sublime voca-
zione che la Provvidenza ci ha donato”.
Alla fine, tuttavia – dopo aver molto pregato e
riflettuto – scelse la strada del matrimonio che visse
con una intensità sorprendente tanto sul piano umano
quanto su quello della fede.
Poteva farsi prete e celebrare ogni giorno le lodi
della carità... Federico Ozanam si è sposato, e per tutta
la sua breve vita ha celebrato le lodi dell’amore!
In ogni caso ha celebrato le lodi di Dio!
P. GIOVANNI BATTISTA BERGESIO
56 SUSSIDIO FORMATIVO
LA DEVOZIONE DI OZANAM
PER LA MADONNA
“O nostra Signora!
Voi siete bella e graziosa”
Nelle biografie di Ozanam la sua devozione alla Ma-
donna non è mai trattata espressamente, pur trovando-
sene qualche riferimento qua e là.
Si conserva ancora la Medaglia che egli portava,
acquistata in occasione di un viaggio alla grande Cer-
tosa nel 1835, che riportava l’effige della Vergine Im-
macolata con l’invocazione:
“O Maria concepita senza peccato, pregate per noi che ricorria-mo a voi”.
Il 4 Febbraio 1834, su proposta di Jean Leon Le
Prevost, la Conferenza della Carità è posta sotto il
patrocinio di San Vincenzo De Paoli. Federico propo-
se anche che la Conferenza di San Vincenzo De Paoli,
così si sarebbe chiamata da quel momento, fosse posta
sotto la protezione della “Santissima Vergine Maria” e
fra i titolo mariani proposti, prevalse quello dell’Imma-
colata Concezione, decidendo di celebrarne in modo
solenne la festa.
D’altronde la spiritualità di Ozanam, non poteva che
essere simile a quella dei maestri e testimoni di vita che
l’avevano guidato, soprattutto San Vincenzo De Paoli e
Santa Luisa de Marillac.
Così Federico Ozanam nella lettera del 30 settembre
a Dufieux, scriveva entusiasta e commosso:
“Un grande amore per la Santa Vergine ispira questo popo-lo così grande e che conduce tanti pellegrinaggi ai piedi deiSantuari di Maria. Così ogni casa possiede una statua dellaVergine e ogni sera migliaia di lampade brillano in suoonore”.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 57
Il 25 Maggio 1853, durante il soggiorno in Toscana,
in occasione del suo IV viaggio in Italia, scriverà al fra-
tello Charles della visita al Santuario di Montenero:
“Ecco poi il pellegrinaggio di Montenero…dove il padreabate, nella premura di ben accogliere il signor professore e nelfargli ammirare i suoi marmi e le sue lampade, ci ha lasciatoappena il tempo di dire il Rosario”.
Egli celebrava con grande fervore la festa dell’As-
sunta e sarà proprio il 15 Agosto 1853 che ascolterà
l’ultima Messa e farà la Comunione alla chiesetta di
Antignano.
Il vecchio curato di Antignano, che pure lui si trova-
va a letto ammalato, appena saputo dell’arrivo del pro-
fessore francese, volle levarsi, scendere in chiesa tenuto
a braccia da un chierico. Salì sull’altare e fu lui a porge-
re il pane della vita a Federico e ad Amelia, nel giorno
della Vergine Assunta.
E fu l’ultima volta che compì la sacra funzione.
Nel suo ultimo scritto “Un pellegrinaggio al paese delCid”, raccontando il suo viaggio in Spagna, descrivendoBurgos, vecchia capitale della Castiglia, e la meraviglio-
sa cattedrale dedicata alla Madonna, termina con una
invocazione alla Vergine:
“O nostra Signora di Burgos, che siete anche nostra Signoradi Pisa e di Milano, nostra Signora di Parigi e di Amiense di Chartres, regina di tutte le grandi città cattoliche, sìveramente Voi siete bella e graziosa, perché il solo Vostropensiero ha fatto discendere la grazia e la bellezza nei cuoridegli uomini.O nostra Signora! Come Dio ha ricompensata l’umiltà dellaSua serva! E, in ricompensa di quella povera casetta diNazareth, quante ricche dimore vi hanno donato!Vergine Santa, che avete ottenuto questi miracoli, ottenetequalche cosa anche a noi, rassodate la casa fragile diroccatadel nostro corpo, e fate salire al cielo l’edificio spirituale dellanostra anima”.
58 SUSSIDIO FORMATIVO
Sarà ancora sotto lo sguardo di Maria, nella festa
della sua nascita, l’8 settembre 1853, che egli ritorne-
rà alla Casa del Padre.
L’amore per la Chiesa
“La Chiesa è una società formata per il raggiungimento deidestini immortali del genere umano.Presente in ogni luogo e in ogni tempo, essa riunisce tutte leanime che vogliono camminare sotto i suoi auspici, essa leaccompagna nella loro corsa e fino oltre la tomba.Essa riunisce in una misteriosa alleanza sia le generazioniche sono ancora nella lotta della vita presente, sia quelle cheattraversano le espiazioni della vita futura, o che riposano neltrionfo”.
Così scriveva Ozanam: egli aveva un amore grande
per la Chiesa e sentiva forte il bisogno di diffondere ciò
in cui credeva, di dilatare questa madre e renderla
dimora accogliente per tutti.
L’origine stessa della Conferenza di carità ha alla sua
base l’esigenza di fare comunione, cioè un’esperienza di
Chiesa che si traducesse in carità.
Ciò che veramente gli interessa è servire la causa
della Chiesa e fare in modo che i sistemi politici si apra-
no all’azione apostolica della Chiesa. Egli era cosciente
dell’apparire di una nuova era nella quale il mondo
moderno si sarebbe riconciliato con la Chiesa.
Egli vedeva con chiarezza che il posto della Chiesa
era accanto ai lavoratori, a fianco agli operai.
“Denunciando ogni egoismo, Federico partecipa attiva-
mente al rinnovo della presenza e dell’azione della Chie-
sa nella società della sua epoca”. (Giovanni Paolo II)
Federico Ozanam era impegnato sul piano scientifi-
co e culturale a evidenziare la verità della religione cat-
tolica, rendendo evidente l’infondatezza delle posizioni
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 59
di chi riteneva morta la Chiesa e insignificante il cristia-
nesimo per l’uomo moderno.
La sua preoccupazione costante, anche negli studi
letterari e storici, era dimostrare l’opera civilizzatrice
della Chiesa.
Grazie a uomini come Ozanam la Chiesa riuscì ad
essere laddove è l’uomo, superando quella concezione
del mondo come il frutto malato della ragione e della
libertà.
Ozanam non volle che la Società fosse riconosciuta
come associazione “canonicamente eretta” (e non lo è
tuttora), ma come organizzazione laicale che fa
azione ecclesiale. Oltre 150 anni fa questo era incon-
cepibile. Con il Concilio Vaticano II la laicità fu piena-
mente riconosciuta, non come concessione del clero
ma, in virtù del Battesimo, come vocazione specifica,
come partecipazione al medesimo sacerdozio di Cristo.
60 SUSSIDIO FORMATIVO
TERZA PARTE
La profezia di Ozanam
Il pensiero sociale di Antonio Federico Ozanam
L’AZIONE SOCIALE DA SAN VINCENZO
A FEDERICO OZANAM
Attraverso la fervida azione di carità innescata da
San Vincenzo, la società moderna passò un poco alla
volta, da una prima idea di assistenzialismo nei con-
fronti della persona povera, fino ad approdare all’ idea
del povero come soggetto di diritti e doveri nella
società e quindi a riconoscerlo come partecipe della
propria promozione umana.
Nella visione vincenziana, nei gruppi di “Carità” si
ritrova il punto cruciale della testimonianza di fede, sot-
traendo il Vangelo dal pericolo di diventare rifugio spi-
ritualistico e devozionalista.
L’esercizio della carità risvegliava nella società
un’immagine di fede e di Chiesa, accusata di essere rea-
zionaria e distante dal popolo, capace di interessarsi
dell’umanità.
Attraverso il binomio Fede-Carità, il popolo cristia-
no era introdotto nell’esperienza della cooperazione e
della solidarietà, vale a dire quei legami sociali che per-
mettono alla società di evolversi. Infatti i membri della
Conferenza di carità, andando nei sobborghi e nelle sof-
fitte dei poveri, o laddove la classe operaia veniva sfrut-
tata e sottomessa alla logica del profitto, vi operava
un’azione di promozione integrale, poiché annunciava
il Vangelo attraverso la testimonianza della carità.
Come San Vincenzo con la Missione al popolo e le
Carità, così Ozanam e i suoi amici puntavano, da una
parte, attraverso l’intento di “conservarsi essi stessi nella fedee di condurvi i loro fratelli, soccorrendo le membra povere diCristo”, alla riconciliazione del popolo di Dio nei suoi
rapporti sociali di famiglia e di gruppo e da un’altra
parte, con le Conferenze di Carità, stimolava la parte
socialmente sana di una comunità a vincolarsi in solida-
rietà verso gli elementi più deboli e fragili.
Così l’annuncio del cristianesimo, imperniato sul
rinnovamento di una comunità di fede e di carità, fini-
va per svolgere anche una funzione di educazione
sociale del popolo.
Alle soglie dell’epoca moderna la povertà emerge alla
coscienza civile nella sua valenza sociale negativa: fonte
di destabilizzazione dell’ordine e i poveri fastidiosi, peri-
colosi, asociali, portatori di contagio, e pertanto elemen-
ti ineludibili nel contesto sociale solo a condizione di
essere contenuti in uno spazio a sé, cioè segregati.
La legittimazione e l’assistenza, che la società è
disposta a concedere, viene pagata con la discrimina-
zione e la perdita della libertà.
Il tentativo del potere pubblico di mettere tra paren-
tesi il valore della libertà personale dei poveri, pur nella
lodevole intenzione di soddisfare i loro bisogni, non
trova San Vincenzo d’accordo. La ragione sta nel fatto
che al centro dell’azione sociale di San Vincenzo sta la
persona con la sua dignità di essere libero, mentre per
l’amministrazione pubblica è saltato il rapporto con il
povero e la sua persona che viene sostituito con un rap-
porto di tipo burocratico.
62 SUSSIDIO FORMATIVO
Si può tradurre l’operato di San Vincenzo e del
beato Ozanam in questo assioma: il bene della società
si persegue nel porsi al servizio della persona conside-
rata nell’integrità delle sue esigenze e solo nella salva-
guardia del valore della persona si promuove un tessu-
to sociale giusto.
Si supera così la tentazione di identificare la persona
con il suo bisogno. Benché tutta l’opera sia ricca di assi-
stenza, non indulge mai all’assistenzialismo. Volevano
che i poveri fossero posti nella condizione di uscire con
il proprio lavoro dallo stato di povertà.
Di fatto l’attività di promozione dei poveri da loro
sostenuta è coerente con il principio che la loro condi-
zione miserevole non preclude né abbassa la loro digni-
tà personale.
Simile idea forza nei Santi fondatori non è dedotta
razionalmente attraverso considerazioni teoriche sulla
natura umana, bensì risulta come riverbero di un’espe-
rienza di fede, nella quale l’uomo povero è immagine
sacramentale di Cristo.
Questo è il nucleo della genialità creativa di Vincen-
zo e Federico, che traduce un principio di fede in pro-
gettualità sociale.
San Vincenzo e Federico Ozanam non furono dei
generici attivisti sociali, ma uomini di fede. La loro
azione fu, in sostanza, un atto di sequela a Cristo nel
desiderio apostolico di prolungare la sua Presenza
salvifica in mezzo alla povera gente dei sobborghi
delle grandi città e delle campagne e ai poveri creati
da una politica sociale tesa al potere invece che al ser-
vizio.
Con la rete delle loro organizzazioni dimostrarono
che era possibile creare una società solidale e coopera-
tivistica. La loro azione caritativa mostrò la via dell’at-
tenzione all’uomo come persona che è la via attraverso
la quale il sociale diventa veramente umano.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 63
IL CONTESTO STORICO-SOCIALE E
POLITICO: IL PROBLEMADELLA POVERTÀ NELL’OTTOCENTO
Nella “Disquisitio de vita et actuositate servi Dei”
(documento base della Congregazione delle Cause dei
Santi per il riconoscimento del grado eroico delle virtù
teologali e cardinali di Antonio Federico Ozanam) il
pensiero sociale di Federico Ozanam è sviluppato in
venticinque pagine, ricche di elementi che meritano
un’attenta analisi.
Benché il pensiero di A.F. Ozanam intorno ai pro-
blemi sociali non assuma la forma di un’esposizione
organica e sistematica, egli è stato l’autentico profeta
nella elaborazione della questione sociale, anticipando e
influenzando la prima Enciclica sociale della Chiesa, la
Rerum Novarum di Leone XIII del 1891, vera Magna
Charta su cui sono innestati tutti i documenti sociali dei
Pontefici fino a Giovanni Paolo II.
E nel difficile contesto storico e politico in cui vive,
di cui abbiamo già trattato, che matura la riflessione di
Federico Ozanam sul problema della povertà,delnuovo e drammatico volto assunto dal problema del-
l’industrializzazione e dalle profonde trasformazioni
sociali ed economiche della prima metà dell’Ottocento.
Egli ha avuto occasione di osservare direttamente a
Lione i drammatici effetti prodotti dal nuovo sistema di
produzione industriale sulle condizioni di vita e di lavo-
ro delle popolazioni.
“Ho visitato Saint Etienne dove ho visto l’industria in tuttol’apparato dei suoi più arditi lavori, e ne ho riportato unaimpressione triste, considerando a quali fatiche spaventosemigliaia di uomini devono sottoporsi per mettere il pane sottoi denti e per procurare opulenti godimenti ad un ristrettonumero di fortunati; e come, in mezzo a queste macchine, aquesti immensi spiegamenti della forza materiale, l’intelligen-za rischia di abbruttirsi e il cuore di indurirsi”.
64 SUSSIDIO FORMATIVO
La crisi del settore agricolo e le crescenti difficoltà
delle tradizionali imprese artigiane avevano reso possibi-
le il crearsi di un vasto proletariato urbano composto,
in massima parte da artigiani e piccoli datori di lavoro
caduti in rovina, e dalle fasce più deboli e marginali del
mondo contadino, attratte in città dal miraggio di un’oc-
cupazione stabile e di condizioni migliori di vita.
La presenza di una massiccia presenza di una forza
lavoro a basso costo, priva di ogni tutela, fu la causa di
una impetuosa crescita dell’industria lionese (al principio
degli Anni Trenta si contavano a Lione circa 27 mila telai!).
Tuttavia la progressiva riduzione dei salari e le sem-
pre più gravose condizioni di lavoro determinarono
presto un vasto e profondo malessere nelle classi lavo-
ratrici e una tensione sociale sfociata nell’insurrezione
operaia del 1831 e nello sciopero del 1834, duramen-
te repressi dall’esercito.
Questi eventi segneranno profondamente il giovane
Ozanam, insieme al contatto con la realtà sociale mise-
rabile e drammatica delle popolazioni operaie di Parigi.
Egli è cosciente dei pesanti costi umani e sociali pro-
dotti dalla crescita selvaggia e incontrollata del sistema
industriale e l’immagine che ricorre costantemente
nelle lettere ad amici e familiari, è quella di un imminen-
te, drammatico conflitto tra le classi sociali.
I TRATTI PRINCIPALI DEL PENSIERO
SOCIALE DI FEDERICO OZANAM
Nella lettera del 5 Novembre 1836 lancia un grido
d’allarme, che segna il passaggio di Ozanam sulla via
della denuncia sociale e dell’impegno per il migliora-
mento delle condizioni delle classi lavoratrici.
“Se la questione sociale che agita attualmente il mondo intornoa noi non è né un problema di persone né un problema di formepolitiche, ma è un problema sociale; se la lotta tra quelli chenulla hanno e quelli che troppo hanno; se è lo scontro violento
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 65
tra l’opulenza e la povertà che fa tremare il suolo sotto i nostripassi, il nostro dovere di cristiani è di interporci fra questinemici inconciliabili e di fare in modo che gli uni si spo-glino come per l’adempimento di una legge e che gli altri riceva-no come un beneficio; che gli uni cessino di esigere e gli altri dirifiutare; che l’uguaglianza si restauri finché sia possibile tra gliuomini”.
Ozanam si rende conto che la miseria e lo sfrutta-
mento sono l’aspetto che emerge di un dramma più
vasto e profondo: il dramma dell’uomo sotto il
giogo dell’uomo, cioè di una logica economica fonda-
ta sul disprezzo della vita e della dignità dell’uomo, che
assimila l’operaio ad una macchina, che si basa sulla
ricerca del profitto anche a costo di rendere l’uomo
preda di una nuova moderna forma di schiavitù.
Non solo. Nella presa di posizione di Ozanam è
possibile cogliere dell’altro.
Vi è in lui la consapevolezza dello stretto rapporto
che intercorre tra il carattere disumanizzante del
lavoro industriale e il venir meno dello spirito reli-
gioso nelle popolazioni operaie.
In Federico Ozanam la percezione degli effetti nefa-
sti del sistema industriale sulla vita spirituale e sulla
stessa fede cristiana delle classi povere trova il suggello
nell’esperienza diretta:
“La nostra povera gente è di una freddezza e di un’indiffe-renza disperante. È così impegnata nella civilizzazione mate-riale, da non offrire più attenzione alla religione; tendono lamano per ricevere il pane ma non le orecchie alle parole chenoi rivolgiamo loro”.
Dietro la questione sociale si cela una “questione
religiosa”, che riveste carattere di sfida radicale per la
coscienza cristiana: nel destino di quell’umanità com-
posita e dolente di uomini, donne e fanciulli abbruttiti
dall’indigenza e dai ritmi disumani del lavoro in fabbri-
66 SUSSIDIO FORMATIVO
ca è racchiuso il futuro stesso del cristianesimo nella
società moderna.
Occorre partire da questa presa di coscienza per
cogliere il senso più profondo e autentico delle scelte di
Ozanam.
Il giovane studente che nel 1833 fonda la Con-
ferenza di carità si rende conto che ben altra è la sfida
che la società moderna – la moderna civiltà industriale
– rivolge al cristianesimo, che questa sfida passa per i
poveri ed è una sfida da affrontare con la carità.
La Conferenza di carità, “via preparatoria”
La stessa Conferenza di carità nasce con una missio-
ne fondamentalmente di tipo spirituale, quella di con-
solidare nella fede i propri membri e di condurvi i fra-
telli nel bisogno, ma presto l’azione sociale diventa
parte integrante dello spirito e dell’attività da svolgere.
I cristiani dovevano prendere in mano i destini del
mondo, per costruire una civiltà di giustizia e di fra-
ternità.
Federico Ozanam individua perciò due tempi nello
sviluppo dell’impegno sociale.
Il primo è quello della cosiddetta “via preparato-
ria”, espresso nella famosa lettera del 21 Luglio 1834 a
Falconnet:
“Ora noialtri siamo troppo giovani per intervenire nella lottasociale: resteremo dunque inerti in mezzo al mondo che soffree geme? No, ci è stata aperta una via preparatoria: prima difare il bene pubblico possiamo provare a fare il bene indivi-duale e privato; prima di rigenerare la Francia, possiamo alle-viare alcuni dei suoi poveri. Vorrei che tutti i giovani chehanno testa e cuore si unissero per qualche opera di carità eche si formasse per tutto il paese una vasta e generosa associa-zione per il conforto delle classi popolari”.
Più tardi Ozanam esprimerà con più chiarezza la
seconda tappa, che poi definisce e chiarisce il senso
della missione sociale della San Vincenzo:
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 67
“Noi siamo convinti che la scienza delle benefiche riforme nonsi impara sui libri o alla tribuna delle pubbliche assemblee,ma nel salire alle soffitte del povero, nel sedersi al suocapezzale, nel soffrire il freddo che egli soffre, nello strap-pare con l’effusione di un amichevole colloquio il segreto daun animo desolato.Quando uno ha atteso a questo ministero, non per qualchemese, ma per lunghi anni; quando uno ha studiato il pove-ro in casa sua, alla scuola, all’ospedale, non in una sola città,ma in parecchie, non solo nelle campagne, ma in tutte le con-dizioni in cui Dio l’ha messo, allora può incominciare aconoscere gli elementi di questo formidabile problema che sichiama miseria; allora si ha il diritto di proporre seriemisure le quali, in luogo di fare lo spavento della società, nefacciano la consolazione e la speranza”.
La Conferenza di carità è dunque per Ozanam una
formidabile scuola di apprendistato di ciò che è la
miseria del povero.
Avvicinare la miseria, toccarla con le dita, cercarne
le cause, seguirne gli effetti dal vivo in un clima di affet-
tuosa familiarità: tale è l’iniziazione del vincenziano alla
scienza sociale ed è attraverso la carità che vi viene
introdotto.
Le “benefiche riforme” costituiscono il secondo
tempo nello sviluppo dell’impegno sociale e politico.
Carità e giustizia
Ozanam non si limita dunque ad osservare la situa-
zione di povertà e di miseria, ma ne studia e individua
le cause. Per primo capisce che nell’analisi del proble-
ma della povertà occorre utilizzare una nuova chiave di
lettura, categorie nuove e adoperare linguaggi nuovi.
Egli, con oltre un secolo di anticipo, prende coscien-
za che vi sono meccanismi sociali ed economici
capaci di generare povertà e che su di essi occorre
agire per sanare gli squilibri sociali.
68 SUSSIDIO FORMATIVO
“È troppo poco soccorrere l’indigente di giorno in giorno, biso-gna mettere mano alla radice del male e ridurre le cause dellamiseria”.
Il suo è un invito a superare ogni atteggiamento difatalismo e di rassegnazione dinanzi alla povertà:Ozanam ha nella sua mente e nel suo cuore una conce-zione della carità cristiana che superi forme di benefi-cenza e di assistenza ispirate alla filantropia laica o adun vago umanitarismo cristiano e vada al di là del-l’esercizio occasionale di virtù e compassione, cheabbandoni ogni connotazione paternalistica e non siesaurisca più nella sola pratica delle opere di misericor-dia tradizionale.
Una carità che sollecita la coscienza cristiana a farsicarico della domanda di giustizia sociale e di riscattodelle classi più povere e neglette.
Egli non manca di precisare che, nella prospettivadella carità cristiana, l’impegno in favore dei poveri nonpuò limitarsi al solo soddisfacimento dei pur impellen-ti bisogni materiali, ma deve farsi strumento di libera-
zione e di promozione umana e sociale.
È da questa carità, non più coltivata solo interior-mente, ma vissuta come fondamento, “legge”, dellapropria vita, che scaturisce il dovere del credente diconoscere e sanare lo scandalo degli squilibri socia-li che sottraggono tanti poveri alla dignità di uomini edi salvati.
***
Ozanam affronterà poi la questione sociale e il pro-blema della povertà nelle lezioni di Diritto Com-
merciale alla Sorbona di Parigi, dove insegnerà a par-tire dal 1839 e in almeno venti articoli sul giornale dalui fondato con il padre Lacordaire, l’Ere Nouvelle,nel 1848.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 69
La proprietà privata, il ruolo dello Stato, le associa-
zioni dei lavoratori, il problema del riposo domenicale
sono alcuni degli argomenti trattati.
Né liberale né socialista, Ozanam oppone sempre
agli avversari la concezione cristiana della società e la
vera natura del destino dell’uomo.
Queste sono le linee che tratteggiano il pensiero
sociale di Ozanam che, come si vede, costituiscono una
introduzione storica alla dottrina sociale della Chiesa.
IL PENSIERO SOCIALE NELLE LEZIONIDI DIRITTO COMMERCIALE
Per avere un quadro ancora più completo del pensie-
ro e dell’azione sociale di Ozanam, è necessario perciò
riferirsi alle lezioni di Diritto Commerciale alla Sorbona
di Parigi, nelle quali affronta la questione sociale.
Nel 1839 Ozanam è docente. La via preparatoria”
non perde la sua validità, tuttavia anche la professione
è utile ai fini del bene pubblico.
Questi in sintesi gli argomenti principali trattati.
I argomento
Fin dalla prima lezione ed in alcune successive, spie-
ga che la nuova scienza dell’Economia politica permet-
te di capire meglio la nozione di utile in termini assolu-
ti, ma è il diritto naturale, illuminato dalla Rivelazione,
ad anteporre, come dovere imprescindibile di coscien-
za, l’aggettivo “giusto” al concetto di “utile”.
II argomento
Il liberalismo economico esige il salario più basso
possibile, per uomini, donne e ragazzi.
Il lavoratore è diventato una macchina: è lo sfrutta-
mento dell’uomo sull’uomo.
Il “salario reale” non è una contribuzione giusta ed
equa.
70 SUSSIDIO FORMATIVO
È il “salario naturale” la retribuzione che permette allavoratore di soddisfare i bisogni materiali e morali,propri della famiglia.
III argomento
L’operaio-macchina è diventato parte del capitale.È uno strumento, non un consociato, situazione che
si configura come “usura e aggiotaggio”.Il delitto d’usura si configura quando esiste una dif-
ferenza esorbitante tra ciò che si deve dare e la renditaottenuta, e,come esiste un costo per l’affitto della terrae del denaro, così esiste anche un costo del lavoro.
IV argomento
Ozanam è consapevole delle difficoltà di applicazione.Scrive a Lallier il 15 Febbraio 1840:“È una posizione delicata…Mi sforzo di arricchire l’inse-gnamento dei Codici richiamandone lo spirito, con considera-zioni storiche ed economiche; invado perfino l’economia socia-le, che è il vostro campo; mi sforzo di trasmettere ai miei udi-tori l’amore ed il rispetto della loro professione e, conseguente-mente, gli obblighi che ciò comporta”.
Così Ozanam conclude la 24ª lezione
“Voi perdonerete un linguaggio che è uscito dai limiti ordinari.Se noi qualche volta abbiamo lasciato la giurisprudenza perquestioni morali, questo è un adempimento del nostro pro-gramma, è una necessità.Come viaggiatori erranti nel labirinto delle leggi, abbiamo biso-gno, per orientarci, di salire qualche volta sulle alture ideali doveuna luce più viva ci fa scoprire orizzonti più larghi”.
IL PENSIERO SOCIALE NELLA
RIVOLUZIONE DEL 1848
- L’Ere Nouvelle
È il periodo di Ozanam pubblicista. Sono oltre unaventina gli articoli sul giornale da lui fondato con il
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 71
padre Lacordaire, l’Ere Nouvelle, affrontano la questio-ne sociale e il pauperismo.
Né liberale né socialista, Ozanam oppone agli avver-
sari la concezione cristiana della società e la vera natu-
ra del destino dell’uomo.
La questione sociale
La rivoluzione del 1848 pone sul tappeto il proble-
ma sociale.
Quando scoppia a Parigi, gli effetti sono immediati:
paralisi economica, crisi monetaria, crollo della Borsa,
crisi industriale e commerciale, disoccupazione per
molti operai di Parigi, del Nord e della Normandia.
La soluzione non può essere quella del liberalismo
economico.
Gli economisti liberali temono l’insufficienza della produzio-ne ed auspicano la concorrenza illimitata;non conoscono altra legge del lavoro di quella dell’interessepersonale, vale a dire del più insaziabile dei padroni. La dottrina liberale, individualista e borghese, sidisinteressa dell’aumento della povertà sociale”.
La soluzione non può essere neppure quella del so-
cialismo.
“Il socialismo si propone di abolire le sofferenze e le disugua-glianze tra gli uomini per ridurli uguali nella schiavitù in fab-briche senza concorrenza e quindi senza sbocchi, e per mette-re nelle mani del governo, non l’ascia del carnefice, ma la fru-sta del piantatore”.
Ozanam intuisce il pericolo e la portata del sociali-
smo in grado di influire sugli operai. Egli ne analizza le
seduzioni, criticando la rivoluzione socialista che tende
a distruggere la famiglia e la proprietà.
Ozanam indica un’altra strada, quella di una società
basata sui principi cristiani.
Egli riprende l’insegnamento della Chiesa con due
72 SUSSIDIO FORMATIVO
sfumature. Non cade nel pessimismo, che non è pro-
prio del cristiano ed apre l’orizzonte alla speranza: ren-
dere gli uomini felici e migliori attraverso una maggio-
re verità, giustizia, fraternità e libertà.
Ciò non potrà avvenire con la lotta di classe.
La proprietà
A quel tempo i cattolici difendevano la proprietà per
difendere anche la famiglia.
Nel 1831 gli avversari, per introdurre il divorzio,
dicevano esplicitamente: “Bisogna distruggere la fami-
glia per eliminare la proprietà, di cui la famiglia è l’eter-
na radice”.
La funzione sociale della proprietà la si ricava da
alcuni scritti in cui afferma:
“La proprietà privata è chiamata alla pratica della fraterni-tà, attraverso la carità del superfluo”.
L’associazione dei lavoratori
Nel 1840 Ozanam, nel corso di Diritto Commer-
ciale, ipotizza “l’associazione dei lavoratori come mezzo di con-ciliazione più imparziale tra gli interessi del datore di lavoro equelli dell’operaio”.
Ozanam non precisa l’eventuale forma, anche per-
ché l’idea non era ben vista dal cattolicesimo.
Ruolo dello Stato
In una società ben ordinata, benefica, rispettosa del-
la persona, lo Stato ha un proprio ruolo specifico nella
vita sociale.
In campo economico, lo Stato non può fissare le
tariffe di vendita dei prodotti, poiché sarebbe nocivo
allo sviluppo dell’industria e del commercio.
Ozanam è favorevole ad una politica di grandi lavo-
ri ed opere di colonizzazione in Francia e in Algeria.
Lo Stato, inoltre, dovrebbe svolgere un ruolo impor-
tante nel campo dell’assistenza pubblica.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 73
L’istruzione e l’educazione del lavoro
Dio non ha creato i poveri. Egli dona a tutti gliuomini la chance di elevarsi nella scala sociale.
Ozanam indica alcune iniziative da assumere.Allo Stato l’obbligo di assicurare l’istruzione prima-
ria per insegnare a leggere e fare i calcoli.Un “patronato intelligente” dovrebbe occuparsi inve-
ce di organizzare scuole serali e festive per gli adulti.Ozanam preconizzava la creazione di biblioteche
popolari ed anche corsi superiori.
Il riposo della domenica
È interessante riportare questo brano:“La domenica deve permettere all’operaio di esercitare la pro-pria intelligenza e di curare lo spirito senza timore di esseremesso alla porta.Gli imprenditori siano obbligati a sottoscrivere l’impegno disospendere i lavori la domenica e di lasciare liberi i proprioperai”.
74 SUSSIDIO FORMATIVO
CONCLUSIONE
L’attualità del pensiero di Ozanam affonda le radici
nella sua adesione convinta, anche se tardiva, all’ideale
democratico, cioè la consapevolezza che solo un siste-
ma veramente rappresentativo delle esigenze e dei biso-
gni del popolo, potesse divenire uno strumento di giu-
stizia sociale.
In lui è viva la coscienza che neppure una radicale
svolta politica, di per sé, fosse sufficiente a sanare la
povertà e rimuovere l’ingiustizia sociale, a creare una
società più umana e solidale.
Da qui nasce l’esigenza di operare per preparare quel
rinnovamento delle coscienze che solo può portare a
costruire l’uomo solidale che sa coniugare l’esercizio dei
suoi doveri di cittadino con la tutela dei deboli.
Ozanam coglie con chiarezza che la causa finale
della società è il bene comune, che muove e unifica la
società civile, anzi ne è per così dire il “progetto stori-
co concreto”.
Il bene comune impegna lo Stato, l’intera società,
l’umanità intera, le singole persone. Egli è lucidamente
consapevole che il bene comune non può essere confi-
nato al semplice “benessere sociale”, e che non può
essere disgiunto dal bene universale dell’intero creato:
Dio, fine ultimo dell’uomo.
Federico richiama l’attenzione – in perfetta sintonia
con Vincenzo De Paoli – sul fatto che il bene comune
ha attinenza a tutto l’uomo, tanto ai bisogni del suo
corpo che alle esigenze del suo spirito.
La solidarietà rappresenta allora per Ozanam la
nuova prospettiva che permetteva di superare il sempli-
ce ricorso alla buona volontà e l’idea della povertà
come affare che riguardava i singoli cittadini. I poveri,
secondo questa mentalità, dovevano ricevere l’assisten-
za solo dalla carità privata dei cittadini.
Egli ribalta completamente questa concezione, sposan-
do le tesi del Lacordaire, il quale riproponeva la dottrina dei
Padri e affermava chiaramente che la miseria non veniva da
Dio, anzi era anticristiana e contraria alla volontà di Dio.
Perciò ai cristiani era chiesto di impegnarsi per sanarla.
Egli afferma:“La società non è fatta che per lo sviluppodella persona umana, che è l’opera immortale di Dio. Essa saràla consacrazione di ciascuno al bene di tutti e specialmente allaprotezione dei deboli”.
Vorrei proporre, infine, ciò che scrive il P. Enrico
Domenico Lacordaire ne “Della vita di Federico Ozanam
- Commentario” (Bologna, 1856) e credo siano le parole
più adatte per concludere questo lavoro sulla straordina-
ria figura del beato Ozanam:
“Mio caro Ozanam! Nessuno di noi lascerà un vuoto qualetu ci hai lasciato, e nessuno porterà via dai cuori degli uomi-ni ciò che tu hai portato dai nostri. Tu ci hai preceduto nella morte, perché ci avevi altresì prece-duto nella virtù; i poveri hanno pregato per te, e ci hanno rapi-to l’anima tua.Tu fosti il maestro di molti ed il consolatore di tutti. Elettoda Dio, dopo lunghi anni di umiliazioni a richiamare la glo-ria nei campi della verità, tu compiesti fedelmente fino all’ul-timo tuo respiro questa missione onorata e pacifica.Il povero ti vide al suo capezzale, la tribuna letteraria rittodavanti ad una generazione, e la stampa, questo altro stru-mento del bene e del male, ebbe nella tua persona un onesto ereligioso operaio.Tu non hai lasciato ferita in nessuno, quando non fosse laferita che risana da morte, perché la carità la reca.Rimasti a te superstiti, più non abbiamo la gioia di vederti e diudirti; ma ci rimane ancora quella di lodarti; e, quali che deb-bano essere i destini che alla soglia del nostro tempo ci aspetta-no, la gioia ancor più grande di imitarti da lungi, se Iddio celconcede”.
ALESSANDRO FLORIS
76 SUSSIDIO FORMATIVO
PREGHIERA PER LA CANONIZZAZIONE
DEL BEATO FEDERICO OZANAM
Dio fedele,noi ti ringraziamo per aver ispiratoal Beato Federico Ozanam e ai suoi amicila fondazione della Società di San Vincenzo De Paoli.
Dio d’amore,noi ti imploriamo di aiutarci a custodire e tramandare,nella loro autenticità originale,lo spirito e l’idea del Beato Federico,affinché ci guidino nella continuazione del suo sognodi stringere tutto il mondo in un’unica rete di carità.
Dio della luce,rischiara il nostro cammino terrestre,e riempici di un senso profondo di gratitudine per tutte le grazie che abbiamo ricevutoa motivo della nostra appartenenza alla Società.
Dio ricco di grazia,noi ti domandiamo di benedirela causa di canonizzazione del Beato Federico,e preghiamo Federico d’intercedere presso di Teper la guarigione dei nostri fratelli sofferenti.
Padre, Figlio e Spirito Santo,colmate i nostri cuori di speranza;e possa la grazia della vostra presenzarenderci Vincenziani autentici in tutti i molteplici aspetti della nostra vita.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 77
FONTI BIBLIOGRAFICHE DI RICERCA
G.G. Ampère Biografia di A. Federico Ozanam
Ed. “Vogliamoci bene”
Ines Belski Lagazzi Federico Ozanam
Edizioni Paoline
Marco Bersani Il pensiero sociale di Ozanam
(articolo pubblicato su La San Vincenzo
in Italia)
P. L. Chierotti Federico Ozanam. Uno dei fondatori
delle Conferenze di carità.
Coop. Vincenziana
Azeglio Collini Federico Ozanam. Il cristiano, l’apologi-
sta, il vincenziano
Nuova Editrice Grafica
Alessandro Floris Fedeltà alle radici nell’oggi della storia
Ed. La San Vincenzo in Italia
Claudia Franceschini Federico Ozanam e il suo tempo
Soc. ed. Il Mulino
Don Gino Franchi Federico Ozanam e l’Italia
(articolo pubblicato su La San Vincenzo
in Italia)
Giovanni Paolo II Omelia alla Messa di beatificazione
Parigi, 22 Agosto 1997
Cesare Guasco Federico Ozanam, un laico tra carità e
cultura
Ed. Vincenziane
Gian Paolo Meucci F. Ozanam nel 150° anniversario delle
Conferenze di San Vincenzo
(da una relazione al Convegno di
Firenze, 30 Novembre 1983)
Mons. Nicola Pavoni Ozanam racconta Ozanam
Ed. La San Vincenzo in Italia
Mons. Nicola Pavoni Lettere di Federico Ozanam - I e II
volume
Tipografia Vaticana
Autori Vari Federico Ozanam in mezzo a noi
Nuova Editrice Grafica
Autori Vari Relazioni e saggi su Federico Ozanam
Ed. La San Vincenzo in Italia
78 SUSSIDIO FORMATIVO
Questo sussidio è stato realizzato a cura di
ALESSANDRO FLORIS, con il contributo dello staff
nazionale della formazione, e dal Consigliere Spiri-
tuale Padre GIOVANNI BATTISTA BERGESIO.
Si ringraziano gli amici della Fondazione
Ozanam-San Vincenzo De Paoli per la collabora-
zione e i preziosi suggerimenti.
Un ringraziamento particolare a don GINO
FRANCHI, parroco a Livorno e studioso appassiona-
to di Federico Ozanam.
Antonio Federico Ozanam Un santo laico per il nostro tempo 79
FEDERAZIONE NAZIONALECONSIGLIO NAZIONALE ITALIANO
SOCIETÀ DI SAN VINCENZO DE PAOLI
SUSSIDIO FORMATIVO
Supplemento a
Proprietà e Editore:Società di San Vincenzo De Paoli
Consiglio Nazionale Italiano
Direttore responsabile:
Claudia Nodari Gorno
Si ringrazia la Spes
che ha permessola pubblicazionedi questo fascicolo
Periodico della Federazione Nazionale
Società di San Vincenzo De Paoli 12/2012
la sanVincenzola sanVincenzoin Italia
NUOVAEDITRICEGRAFICARoma - [email protected]