Numero 37 marzo 2013
PARROCCHIA DEI S.S. QUIRICO E JULITTA via S.Quirico, 2/a – 22070 Locate Varesino (CO) – Tel. e Fax 0331-830431
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Santa Pasqua
L’aspetto più maturo di questa fase della vita della Chiesa non può essere la curiosità di conoscere il nuovo Sommo Pontefice, cosa lecita e comprensibilissima, ma il vivere la Pasqua ormai prossima con la volontà di “fare Pasqua” davvero, ossia convertirsi di più a Dio. Se volgeremo lo sguardo a Colui che hanno crocifisso e che Dio Padre ha fatto risorgere da morte per noi, saremo sulla strada della novità di vita che la Risurrezione suscita in noi e nella Chiesa. In questo Anno della Fede voluto da Benedetto XVI° Papa emerito, è d’obbligo sottolineare l’abbandonarsi a Dio con fiducia come Cristo sulla croce si è abbandonato nelle braccia del Padre, esclamando: “Tutto è compiuto”. La fatica e il dolore della prova durante la Passione è stata smisurata: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”? ma altrettanto grande l’atto di abbandono alla sua volontà. Spesso nella prova proviamo che la nostra persona si ribella ritenendo ingiusta ogni forma di sofferenza. Non siamo infatti destinati per soffrire, ma per natura il nostro destino è la felicità. Ogni ostacolo alla felicità viene vissuto con ribellione interiore.
L’esempio che ci viene da Cristo, non è la passività stoica di chi combatte la sofferenza immaginando che essa sia soltanto il frutto della nostra indisposizione alla lotta, ma è la collaborazione consapevole a dare valore alle prove anche le più difficili come offerta di se stessi in espiazione di tutto il male dell’umanità, per la sua purificazione, per la sua crescita, per il suo cambiamento. Nel dolore c’è un’ampia visuale di rigenerazione per un bene più grande da conseguire con tutto lo sforzo che gli uomini svolgono per il bene di tutti. Sulla Croce quindi si può proiettare la luce della Vita che
deriva dalla Risurrezione da morte, come dal seme marcito nella terra, si sviluppa la nuova vita di una nuova pianta capace di produrre frutti destinati a tante persone. Anche la sofferenza del Papa Emerito Benedetto XVI° certamente porterà tanto bene alla Chiesa perché egli ha saputo stare con Cristo in croce nella rinuncia al ministero di San Pietro per un bene più grande per l’intera Chiesa. Queste sue intenzioni manifestate più volte per spiegare la scelta che egli ha compiuto, sono proprio in accordo con quanto detto sopra: nulla di ciò che è difficile va perduto, se lo scopo della lotta è per un bene maggiore.
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Programma della Settimana Santa
DOMENICA 24 MARZO
ORE 10.30 BENEDIZIONE E PROCESSIONE DELLE PALME E DEGLI ULIVI
Segue la Messa dell’Ingresso si Gesù in Gerusalemme
MARTEDI 26 MARZO
ORE 14.30 CONFESSIONI DELLE ELEMENTARI
ORE 15.30 CONFESSIONI PRIMA MEDIA
ORE 16.00 CONFESSIONI 2 e 3 MEDIA
ORE 20.30 CONFESSIONI COMUNITARIE PER TUTTI CON LA PRESENZA DI DIVERSI SACERDOTI
MERCOLEDI 27 MARZO
CONFESSIONI PER TUTTI SIA AL MATTINO CHE AL POMERIGGIO
GIOVEDI SANTO 28 MARZO
AL MATTINO SANTE CONFESSIONI
I PARROCI E ALTRI SACERDOTI LIBERI DA IMPEGNI VANNO IN DUOMO PER LA S.MESSA CRISMALE
DURANTE LA QUALE IL VESCOVO PARLA IN PATICOLARE AI SUOI SACERDOTI E CONSACRA GLI OLI
DEL CRISMA, L’OLIO DEGLI INFERMI E L’OLIO DEI CATECUMENI
ORE 16.30 I CRESIMANDI ACCOLGONO IL SACRO CRISMA CON UNA CERIMONIA APERTA A TUTTI:
AI LORO GENITORI E AI FEDELI
SEGUE LA S.MESSA DELL’ULTIMA CENA CON LA LAVANDA DEI PIEDI AI BAMBINI DELA
PRIMA COMUNIONE CHE RAPPRESENTANO GLI APOSTOLI
ORE 20.30 MESSA NELLA CENA DEL SIGNORE CON LA LAVANDA DEI PIEDI
VENERDI SANTO 29 MARZO
MATTINO DI RIFLESSIONE E DI PREGHIERA IN CHIESA:CONFESSIONI CHE CONTINUANO
ORE 15.00 CELEBRAZIONE DELLA PASSIONE E DELLA MORTE DEL SIGNORE
DALL’ALTARE VENGONO TOLTE LE TOVAGLIE, SI SPENGONO LE LUCI, IL GRANDE VELO
VIENE CALATO E TOLTO IN SEGNO DI LUTTO
ORE 20.30 V I A C R U C I S CITTADINA LUOGO DI PARTENZA: PARCHETTO LARGO CASTIGLIONI IN FONDO ALLA VIA MANZONI, VICINO ALLA FERROVIA SI PERCORRONO LE VIE PIAVE- MAZZINI – PARINI- CARENA –S.VITO – CATENACCI – S.AGOSTINO – S.ANTONIO – VICOLO BALOCCO – VIA MADONNETTA – VIA DE WICH – CHIESA
Si raccomanda una presenza numerosa. La popolazione che si trova ad abitare lungo le
vie percorse si affaccino e partecipino almeno alla stazione vicino alle loro case.
SABATO SANTO 30 MARZO
IN MATTINATA ORE 8.30 LITURGIA DELLA PAROLA – CONFESSIONI PER TUTTA LA GIORNATA.
ADORAZIONE DAVANTI ALL’EUCARISTIA.
SUGGERIAMO LA PRESENZA DEI GRUPPI PARROCCHIALI SEGUENDO DEI TURNI PER L’ADORAZIONE:
- ORE 9.30 GRUPPO DELLA TERZA ETA’
- ORE 10.00 GRUPPO AZIONE CATTOLICA ADULTI
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- ORE 10.30 GRUPPO BAMBINI DELLE ELEMENTARI CON GLI ANIMATORI DELL’ORATORIO
- ORE 11.00 GRUPPO RAGAZZI DELLE MEDIE CON I LORO CATECHISTI
- ORE 15.00 GRUPPO CARITAS E CATECHISTI
- ORE 15.30 CONSIGLIO PASTORALE E C.A.E.
- ORE 16.00 LE MAMME CON I LORO FIGLI
- ORE 16.30 I GIOVANI E GLI ADOLESCENTI CON I LORO CATECHISTI
ORE 21.00 VEGLIA PASQUALE:
- BENEDIZIONE DEL FUOCO NUOVO SUL SAGRATO
- ACCENSIONE DELLLE LUCI IN CHIESA
- ACCENSIONE DEL CERO PASQUALE SIMBOLO DI CRISTO LUCE
- INGRESSO DEI SACERDOTI E DEI CHIERICI IN CHIESA PER CANTARE L’EXULTET
- LITURGIA DELLA PAROLA
- PROCLAMAZIONE DI CRISTO RISORTO
- EUCARISTIA
Domenica 31 marzo
SANTA PASQUA DI CRISTO RISORTO DA MORTE,
FONDAMENTO DELLA NOSTRA FEDE
ORE 7.00 - ORE 9.00 – ORE 11.00 – ORE 18.00
CELEBRAZIONE DELLE SANTE MESSE PERCHE’ TUTTI FEDELI ABBIANO A PARTECIPARE
LUNEDI 1 APRILE: GIORNO DELL’ANGELO
SANTE MESSE ALLE ORE 9.00 – ORE 11.00 – ORE 18.00
IL PRECETTO PASQUALE I CRISTIANI VIVONO LA PASQUA RICEVENDO I SACRAMENTI
DELLA CONFESSIONE E DELLA COMUNIONE
“Prendete e mangiate”: il Signore ci rivolge un invito pressante per ricevere il sacramento dell’Eucaristia: “In verità vi dico: se non mangiate la Carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo Sangue, non avrete in voi la vita” Almeno una volta all’anno i fedeli cristiani sono invitati a ricevere la Comunione: è poco una volta soltanto, ma almeno a Pasqua è necessario confessarsi e comunicarsi per non perdere completamente il distacco da Cristo che è la nostra Vita. Ma non è il precetto che conta, quanto il contenuto di tutta la Rivelazione di Dio per mezzo di Cristo suo Figlio che ci devono attrarre al Signore e al suo banchetto eucaristico. Se la Chiesa fa obbligo di intervenire ogni domenica alla Liturgia della Santa Messa, tanto più raccomanda la partecipazione ai sacramenti della Confessione e della Comunione nel giorno di pasqua, che è il giorno fondamentale della nostra fede e della nostra Comunità cristiana. Con profonda riconoscenza andiamo a Cristo che desidera vedere tutti suoi figli per entrare in comunione con loro. Il bene si costruisce non solo e non soprattutto con le mani umane, ma in particolare con la Grazia di Dio che lavora attraverso i gesti straordinari dei sacramenti come la Confessione e la Comunione. Genitori e figli, uomini e donne, anziani e giovani sono invitati a entrare nel Mistero del dono che Cristo fa di se stesso per stringere con noi i forti legami di figli suoi, generati dal Battesimo ed educati dalla sua Parola, nutriti dal suo cibo spirituale. Nessun cristiano quindi stia lontano dalla mensa della Eucaristia.
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Verso una Comunità Pastorale
Le parrocchie di Mozzate, San Martino, Carbonate e Locate Varesino hanno il compito di proiettarsi verso la costituzione di una Comunità Pastorale (CP). Già si è parlato nei Consigli pastorali e su questo foglio di tale argomento. Non abbiamo ancora mosso i primi passi in modo ufficiale anche perché si attende una soluzione definitiva per Carbonate. Ma le intenzioni della Zona Episcopale di Varese a cui apparteniamo è nella linea sopra descritta. Quali sono le ragioni? Il Cardinal Dionigi Tettamanzi nel 2006 in occasione della messa crismale del giovedì santo, ha descritto la CP come” una forma di unità pastorale tra più parrocchie affidate a una cura unitaria e chiamate a vivere un cammino condiviso e coordinato attraverso la realizzazione di un concreto, preciso e forte progetto pastorale missionario”. Le parrocchie non vengono meno, non sono soppresse, ma sono chiamate a un cammino comune e unitario per riuscire a incidere meglio nel compito di evangelizzazione. Tutte le comunità parrocchiali che poi formeranno la COMUNITA’ PASTORALE sono coinvolte in questo progetto, tuttavia i luoghi precisi che guideranno il cammino comune saranno il Consiglio Pastorale della Comunità, il Direttivo e il Consiglio degli Affari Economici della CP.
Il cammino sarà graduale nel senso che si faranno dapprima delle esperienze a livello di collaborazione per i giovani, per gli oratori, per i catechisti, per i fidanzati ecc; man mano che cresceranno tali forze nel muoversi insieme, maturerà il momento di costituirsi anche formalmente e giuridicamente in Comunità Pastorale Prioritaria sarà l’esigenza di veder crescere un progetto missionario, non astratto e generico, ma “concreto, preciso e forte” a partire dalla vita concreta delle parrocchie preesistenti, aperte a un processo di cambiamento, di conversione personale e comunitaria in chiave evangelizzatrice. Occorre insomma porsi la domanda: Come evangelizzare oggi, come raggiungere persone, situazioni di vita anche molto lontane dalla vita della Chiesa? In questo processo di cambiamento si chiede ai sacerdoti delle parrocchie ai fedeli, un cambiamento di mentalità verso “un modo di stare nella Chiesa” più aperto agli altri, senza chiusure e campanilismi perché unendo le forze, i carismi, le capacità di molti e le esperienze delle varie parrocchie, si possa disporre di migliori energie spirituali e morali per affrontare le esigenze del mondo moderno.
Verso il centenario della Chiesa Parrocchiale
Teniamo viva l’ attenzione a questo traguardo. Cento anni fa, il 4 ottobre del 1913 il Cardinal Andrea Carlo Ferrari consacrava l’attuale Chiesa destinandola in modo definitivo al culto e alle celebrazioni dopo l’ampliamento realizzato dal 1912 al 1913 orientandola non più da est a ovest, ma da sud a nord Per tale occasione abbiamo invitato il cardinale di Milano, Sua Eminenza Angelo Scola che è disponibile a venire domenica 6 ottobre.
Ma anche la sera del 4 ottobre di venerdì, giorno esatto della consacrazione sarà tra noi a celebrare Mons. Luigi Stucchi, Vicario Episcopale emerito della nostra Zona di Varese Ogni gruppo parrocchiale si prepari nel modo migliore conferendo vivacità alle proprie specifiche mansioni, così da ritrovarci ben carichi di entusiasmo e di significato quando arriverà il momento della celebrazione del centenario.
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Ricordando il Concilio Vaticano II
Locate varesino, 07 marzo 2013
Le persone della mia generazione ricordano con intensa emozione la sera dell’11 ottobre 1962, quando Giovanni XXIII, il “papa buono”, dalla finestra del Palazzo Apostolico inviò una carezza a tutti i bambini della terra, suscitando un’ondata universale di tenerezza commossa, che sembrava coinvolgere persino la luna. Grazie al Concilio Vaticano II, inaugurato quel giorno, enormi trasformazioni sono avvenute nella vita ecclesiale e del mondo: i processi della storia della chiesa e le vicende dell’umanità intera si sono avvicinate e intrecciate come forse mai nel passato. Ero uno studente di 19 anni, fortunato allievo di un insegnante di filosofia, entusiasta degli orizzonti promettenti dischiusi dal Concilio. Intuii che si trattava di un evento straordinario, ma non compresi che sarebbe entrato nella storia. Col Concilio di Trento era nato un lungo e doloroso periodo di incomprensione fra ragione e fede, chiesa e cultura laica, che aveva portato ad uno scontro frontale. Ma all’inizio del ‘900 nacque un silenzioso, profondo e fecondo movimento di studio e di ricerca per promuovere il rinnovamento liturgico, il dialogo ecumenico e l’esegesi biblica. Il lavoro di studiosi innamorati della Chiesa e degli uomini del loro tempo fece fiorire nuove sensibilità, che confluirono e sbocciarono nel Vaticano II. Maturò così un crescente desiderio di dialogo e collaborazione, nella convinzione che ciò che ci unisce è molto più grande di ciò che ci divide, come ricordava Papa Giovanni. L’annuncio di un nuovo Concilio da parte di Giovanni XXIII, eletto come “papa di transizione” all’età di 77 anni in un difficile momento di radicali cambiamenti, concludeva un periodo storico e ne apriva un altro al papato e alla Chiesa. Non c’è da stupirsi se suscitò comprensibili resistenze e perplessità tra ecclesiastici prudenti. Parve loro una decisione toppo coraggiosa, se non temeraria e non senza incognite. Ma il Papa si rivelò un vero uomo di Dio, animato dallo Spirito e perseguì il suo obiettivo con determinazione. La comunità dei fedeli, nonché milioni di non credenti, percepì la portata vivificante dell’evento e sperava in questa nuova e promettente primavera. Anche oggi la Chiesa, unica istituzione che ha 2000 anni di storia (non è questo un miracolo vivente?) non cessa di stupire e ci fa sperimentare proprio nei momenti di “crisi” che essa, talvolta, continua la sua missione
non per mezzo degli uomini, ma nonostante gli uomini. L’opera iniziata da Giovanni XXIII continuò con Paolo VI, che nel discorso di apertura del secondo periodo del Concilio, il 29 settembre 1963, consegnò ai padri un’agenda in quattro punti: la riscoperta di una chiara coscienza della Chiesa (“Chiesa, conosci te stessa!” fu il suo accorato appello), il suo rinnovamento, la reinterpretazione dell’unità fra i cristiani e il dialogo con gli uomini contemporanei. Paolo VI fu l’uomo del dialogo che interpellò appassionatamente gli uomini di cultura e il mondo dei non credenti con queste parole: cultori dell’uomo, riconoscete che anche la Chiesa è esperta in umanità. J. Guitton, amico del papa e grande intellettuale francese, affermò di lui : “Egli era continuamente in comunione con le angosce, le complessità, le divaricazioni, le legature e le ferite degli uomini e dei cuori: la sua sensibilità impregnava la sua intelligenza”. Il Concilio è stato veramente un grandioso evento scandito in quatto periodi (dall’11 ottobre del ’62 all’8 dicembre del ’65) preceduti da due anni di preparazione, con la partecipazione di circa 2500 vescovi e cardinali di tutto il mondo. Ha prodotto sedici documenti, tra cui quattro grandi Costituzioni sulla Liturgia, la Chiesa, la Rivelazione e “la Chiesa e il mondo contemporaneo”, che hanno profondamente rinnovato il volto della Chiesa. Mi è sempre impresso nel cuore e nella mente un passo avvincente di quest’ultimo documento (Gaudium et Spes): “Il mondo sarà di chi saprà trasmettere alle generazioni di oggi e di domani ragioni di vita e si speranza”. Tutto il lavoro di questa straordinaria assise è contrassegnato da un intento squisitamente pastorale: annunciare all’uomo d’oggi la buona notizia di 2000 anni fa con un linguaggio nuovo, nel segno di una duplice fedeltà al Vangelo di sempre e all’uomo contemporaneo assetato di verità. Il Vaticano II ha profondamente segnato la Chiesa e la cultura, anche se per diversi aspetti non è ancora stato adeguatamente compreso e accolto, per cui sarebbe ingenuo dare una visione trionfalistica dell’epoca post-conciliare. Per questo a cinquant’anni di distanza, la Chiesa sente il bisogno di rinnovare il suo impegno per scoprirne i tesori ancora inesplorati, con convegni, corsi di studio, pubblicazioni e iniziative pastorali. L’appello del Concilio è tuttavia rivolto soprattutto ai laici, “il gigante addormentato”, perché si risveglino e prendano coscienza della loro vocazione alla santità
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per essere luce e lievito nella realtà civile, scrutandone con discernimento i segni dei tempi. A tal fine Benedetto XVI ha indetto l’anno della Fede, nella consapevolezza che, per la Chiesa, rinnovarsi non significa ricercare novità, ma riscoprire la purezza delle sue origini e riproporla con creatività, liberandosi dalle incrostazioni storiche; significa anche coscienza che, a differenza del passato, i suoi avversari possono essere più dentro che fuori di essa, perché se i credenti non vivono più come pensano, rischiano di pensare come vivono. Rinnoviamo la nostra Fede nel Signore della vita, dentro una Chiesa che si sente guidata e abitata dallo Spirito, nonostante gli inevitabili condizionamenti delle nostre debolezze, accogliendo da chiunque ogni giusta critica come sprone alla conversione e alla purificazione, ma superando facili e riduttive interpretazioni mondane da parte di chi forse la conosce solo da lontano. Alla vigilia del conclave, ringraziamo il Signore per averci dato Benedetto XVI e preghiamo per l’elezione del nuovo papa, facendo nostra la gioiosa proclamazione di Fede di C. M. Martini:
“Anche oggi ci sei, o Spirito Santo,
come al tempo di Gesù e degli apostoli: ci sei e stai operando,
arrivi prima di noi, lavori più di noi e meglio di noi;
a noi non tocca né seminarti, né risvegliarti, ma anzitutto riconoscerti, accoglierti, assecondarti, farti strada, andarti dietro.
Ci sei e non ti se mai perso d’animo rispetto al nostro tempo;
al contrario sorridi, danzi, penetri, investi, avvolgi, arrivi anche là
dove mai avremmo immaginato. Di fronte alla crisi nodale
della nostra epoca, che è la perdita del senso
dell’invisibile e del Trascendente, la crisi del senso di Dio,
Tu, o Spirito, stai giocando, nell’invisibilità e nella piccolezza,
la tua partita vittoriosa. Amen”
Gian Paolo Antonini
Il Concilio Vaticano II fu opera di due grandi papi:
1. A.G. Roncalli, patriarca di Venezia, eletto papa Giovanni XXIII il 28 ottobre 1958. Nei primi cento giorni del suo pontificato scioccò il Vaticano con l’illuminata intenzione di indire un Concilio della Chiesa universale, suscitando inizialmente sbigottimento in curia dove, incompreso profeta, fu subito considerato un ingenuo e sprovveduto sognatore da “controllare” per prevenire danni alla Santa Madre Chiesa…; 2. G.B. Montini, cardinale di Milano, che alla morte del suo illustre predecessore, divenne papa il 21 giugno 1963, col nome di Paolo VI e conferì all’ispirazione di Giovanni XXIII un solido programma di lavoro. Grazie alla sua personalità di fine teologo e profondo umanista, nell’ascolto di tutte le voce e nel rispetto della libertà di tutti i vescovi, prese in mano la guida del Concilio, superando resistenze e paure. Egli vi impresse grande spessore dottrinale e pastorale, valorizzando i preziosi contributi e le solide competenze di teologi e pastori illuminati, nonché laici esperti, che da anni lavoravano per il rinnovamento della Chiesa, dilatandone ed elevandone gli orizzonti.
Vita Oratoriana
Attraverso l’oratorio, cerchiamo di far giungere ai ragazzi alcuni messaggi religiosi:
- il momento della Catechesi settimanale è il più strutturato e importante
- la condivisione del gioco alla domenica avvicina il gruppo degli animatori ai ragazzi attraverso la loro presenza amichevole
- il gruppo stesso degli animatori è un annuncio agli adolescenti e ai quei giovani che si impegnano per fare gruppo e per essere al servizio
Condividono l’anelito formativo i catechisti tra i quali abbiamo anche dei giovani che ogni settimana avvicinano adolescenti e preadolescenti In primavera avremo dei contatti di collaborazione con gli oratori di Mozzate e di Carbonate per dei
pomeriggi unitari all’insegna del gioco e dello sport, coinvolgendo anche i genitori Lanciamo un messaggio a tutti coloro che, giovani o adulti, genitori e adolescenti, vorrebbero fare qualcosa di educativo per le nuove generazioni. Possiamo promuovere in oratorio alcuni sport amichevoli tra gli oratori vicini. Fra questi il Ping Pong e il calciobalilla che si possono realizzare come CSI tra oratori: ci vorrebbero delle persone che oltre ad allenare i ragazzi in queste specialità, tengono i contatti con gli altri oratori per creare squadre e tornei. L’oratorio ha bisogno di nutrire la propria “anima” evangelizzatrice con l’entusiasmo di qualcuno che si propone per trascinare poi anche i ragazzi e gli adolescenti. Un nucleo di collaboratori già esiste ma
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occorrono altre forze per poterci lanciare verso nuove mete. Da un anno e mezzo, l’oratorio offre un servizio di “doposcuola” ai ragazzi delle scuole Medie, che desiderano rafforzarsi in qualche materia o semplicemente migliorare ancora di più i loro risultati scolastici. Diversi volontari si prestano creando un buon clima tra i ragazzi che seguono le lezioni.
Un grosso “GRAZIE” bisogna dirlo a tutte quelle persone che in altri modi vogliono bene all’oratorio prestando la loro opera per il servizio al Bar di domenica o nelle serate durante la settimana; altre persone, uomini e donne garantiscono la pulizia e l’ordine dei vari ambienti per renderli sempre accoglienti per le varie richieste.
Avere 50 anni e non sentirli
Quando 50 anni fa il Papa Giovanni XXIII apriva nella basilica di San Pietro in Vaticano il Concilio universale di tutti vescovi del mondo, incominciava un’epoca straordinaria per la vita della Chiesa. Ogni secolo in media si è tenuto un Concilio ecumenico, cioè universale perché radunava i vescovi non solo di una nazione o di un continente, ma di tutto il mondo. Cosa c’era di così importante e di così urgente da scomodare l’intera chiesa e affrontare notevoli problemi di ordine teologico, ma anche molto pratici come l’assenza per mesi e anni dei vescovi dalle loro sedi di cui erano responsabili, i viaggi di trasferimento, l’ospitalità in Roma di migliaia di vescovi, teologi, specialisti pastorali, osservatori. Ne valeva la pena? Che cosa avrebbero prodotto tante discussioni di un numero enorme di persone dalle lingue diverse, dalle esigenze diverse, animati da preoccupazioni diverse: si pensi ai vescovi africani a confronto di quelli europei, i vescovi dell’Asia a confronto di quelli americani. La situazione della Chiesa agli inizi degli anni’60 era abbastanza statica, sicura nelle sue certezze teologiche, ben fornita di clero e di religiosi e religiose, con un tessuto sociale composto da famiglie ancora solide e numerose, animata da associazioni cattoliche entusiaste e diffuse capillarmente. Che cosa mancava? Apparentemente nulla, ma l’intuizione del Papa che pure era anziano ed appena eletto fu quella di capire che le cose non sarebbero rimaste ferme a lungo. Tanti segnali facevano prevedere cambiamenti straordinari che avrebbero travolto a fede dei credenti. Bisognava quindi attrezzare la Chiesa ai cambiamenti che sarebbero sopraggiunti. Quali? L’esigenza di mettere in mano a tutti fedeli la Parola di Dio (la Bibbia); permettere a tutti i fedeli di partecipare in modo più comprensibile alla Liturgia celebrata ancora in lingua Latina in tutto il mondo; chiamare i laici non solo a una obbedienza fedele alla Gerarchia dei vescovi e del Papa ma inserirli nella vita della Chiesa in modo
responsabile portando le loro capacità a servizio della Evangelizzazione. Si sentiva poi l’esigenza di capire se anche le religioni diverse dal Cattolicesimo avessero dei valori da conoscere e apprezzare; se i vari Cristianesimi ( Cattolici, Protestanti, Ortodossi, Anglicani, Copti) avevano qualcosa o molto in comune; se gli Ebrei erano da guardare sempre con distacco e freddezza oppure nell’ottica di preparatori del tessuto spirituale del nuovo popolo di Dio attraverso le figure storiche ed esemplari di Abramo, Mosè, Giosuè, Samuele, Davide ecc., i Profeti fino a Giovanni Battista, Maria, Gesù, gli Apostoli: tutti Ebrei. C’era il problema di farsi capire dal mondo che sembrava ormai procedere su un binario che non intercettava più quello della Santa Madre Chiesa ritenuta lontana se non ostile, a torto o a ragione, agli uomini di quel tempo. Altre problematiche come lo studio della natura della Chiesa sparsa nel mondo, delle nuove metodologie della attività missionaria, il compito preciso dei religiosi nella società e nella Chiesa: insomma, dalla piccola manciata di problemi che il Papa immaginava di trattare con tutti Vescovi si formò una enorme valanga di tematiche che hanno fatto discutere, pregare, studiare, decidere la Chiesa in questi 50 anni. Anche il sorgere dei consigli pastorali, cioè della chiamata a raccolta dei laici nel vivere in prima persona le esigenze della Chiesa, è il frutto del Consilio vaticano II. E’ stato messo in pratica da tutti e nella sua completezza? Non pare. Molto di più resta da fare ora rispetto ai primi decenni postconciliari: far conoscere i documenti alle nuove generazioni, attuarli nello spirito e nella lettera, credere nella collegialità del funzionamento della Chiesa, formare i Laici alle responsabilità ecclesiali, suscitare Vocazioni nuove alla famiglia e alla vita sacerdotale e religiosa, saper dialogare con il mondo senza essere del mondo. Ancora un grande compito attende la Chiesa che sarà fra poco guidata da un’altra mano, da un altro Pastore, da un’altra Guida.
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Proposta Viaggio Centro Italia 22/26 maggio
Quota di PARTECIPAZIONE € 490 - - - Supplemento Camera Singola 15 €/notte
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La quota di partecipazione comprende:
- viaggio in pullman GT - colazione a bordo pullman - sistemazione in hotel tre stelle - brindisi di benvenuto - tutti i pasti in hotel con bevande
incluse
- acqua e vini DOC a volontà - menù a scelta - tutti i pranzi in ristorante con
bevande incluse - tutti i biglietti d’ingresso come
programma
- copertura assicurativa e bagaglio - assistenza e guida - tasse/iva/servizio - tassa iscrizione - tassa di soggiorno - borsa omaggio
La quota NON comprende:
- mance - extra personali
- tutto quello non menzionato ne “la quota comprende”
Per informazioni rivolgersi in parrocchia
Volere il bene della Nazione
La nostra terra l’Italia, ha sofferto molto negli ultimi
anni e uno spiraglio di soluzione dei suoi problemi
ancora non si vedono.
Noi siamo cristiani ma anche cittadini.
Ci interessa il bene di tutti: la concordia , la
prosperità, la serenità nelle famiglie, il giusto
guadagno, la sicurezza del lavoro, l’onestà dei
cittadini.
Ora che abbiamo eletto un Parlamento, desideriamo
che si trovino nella situazione ingarbugliata , una
possibile via d’uscita che permetta di dare un volto
alla speranza.
Il lavoro dei politici deve cercare le modalità
concrete per far ripartire il motore della vita
democratica. A noi come elettori spetta il compito di
partecipare con passione ai vari tentativi per dare
una risposta soddisfacente. Nello stesso tempo,
dobbiamo tendere l’orecchio alla Parola di Dio che
avverte:”Se il Signore non costruisce la città, invano
si affaticano i costruttori a mettere pietra su pietra”.
Invochiamo anche l’aiuto e l’ispirazione dello Spirito
Santo perché indirizzi le menti e i cuori dei politici
perché trovino una risposta adeguata per i problemi
istituzionali e in seguito per i problemi per la cui
soluzione la società attende pazientemente: ma fino
a quando?
Papa FRANCESCO I
L’emozione che ci ha preso mercoledì sera 13 marzo
alla vista della fumata bianca è stata grande.
Nell’attesa, ognuno di noi si augurava che il papa
fosse quello desiderato. Poi abbiamo conosciuto la
sua provenienza da Buenos Aires in Argentina e la
sua derivazione italiana da genitori piemontesi.
Per tutti poi il Papa è diventato Francesco I e
nessuno più ha da fantasticare davanti ai numerosi
volti di Cardinali che i giornali ci mostravano
nell’attesa del Conclave.
Ora ci deve riprendere la voglia di servire Cristo
nella Chiesa come il Papa ci mostrerà con il suo
esempio. Il compito difficile calato sulle sue spalle
sarà più leggero se lo aiuteremo anche noi a portarlo.
La consapevolezza di avere con sé tante anime che
pregano per lui e per la sua azione di Pastore,
renderà più spedito il suo cammino e più bella la sua
Missione.
Carissimo Papa Francesco: anche noi della
parrocchia di Locate Varesino ti vogliamo bene
perché tu ami Gesù il Cristo e ami la comunità alla
quale apparteniamo: la Chiesa. Sappiamo inoltre che
hai a cuore tutta l’umanità: quindi sei proprio un
Pastore universale:conta su di noi!
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Bilancio Parrocchiale
BILANCIO RIASSUNTIVO DELLA PARROCCHIA
ENTRATE:
Offerte messe domenicali e feriali 50.376,61
Offerte pro ristrutturazione ORATORIO 42.396,00
Altre offerte 29.659,60
Offerte per attività oratoriane 27.402,22
Offerte Natale 2012 21.335,00
Offerte per celebrazioni liturgiche 20.561,00
Offerte per candele 9.230,02
Offerte per attività caritative 8.837,00
Contributi da enti pubblici 5.014,48
Affitto terreni 265,00
TOTALE ENTRATE PARROCCHIA 215.076,93
USCITE: Spese per attività oratoriane 33.857,78
Spese di gestione (acqua,luce,gas) 21.771,74
Spese di cancelleria, telefono, stampanti 7.416,41
Spese per assicurazioni 7.349,76
Altre attività parrocchiali 7.297,06
Attività caritative 5.382,78
Spese di manutenzione ordinaria 4.248,34
Altre spese generali 4.239,00
Iniziative di solidarietà 3.655,00
Remunerazione del parroco 3.410,00
Spese ordinarie di culto 3.352,50
Contributo alla diocesi 1.141,18
TOTALE USCITE PARROCCHIA 103.121,55
Ristrutturazione ORATORIO:
Fatture pagate anno 2012: 578.674,97 Come sono state pagate:
A) Utilizzando la cassa parrocchiale: 217.160,43
B) Utilizzando il prestito di Banca Prossima: 326.514,54
C) Attraverso prestiti di alcuni parrocchiani: 35.000
Somma da rendere ai prestatori (B+C): 361.514,54
Giacenze di cassa :
01 gennaio 2012 200.427,40
31 dicembre 2012 95.223,13
Presentiamo in questa pagina del nostro periodico il
bilancio economico della parrocchia chiuso il 31
dicembre 2012.
Il bilancio della parrocchia è segnato principalmente
dai lavori di ristrutturazione e ampliamento del
nostro oratorio, lavori avviati nell’ottobre del 2011 e
che si sono chiusi dopo circa 12 mesi. Ad oggi
mancano alcune piccole opere di rifinitura e
completare l’arredamento dei nuovi locali.
La spesa sostenuta fino al 31.12.2012 ammontava
a poco più di 800.000 € ed è stata affrontata grazie
alla generosità di diversi locatesi e chiedendo un
finanziamento di 500.000 € ad un istituto di credito,
Banca Prossima come da indicazioni della curia
Milanese. Questo finanziamento dovrà essere
interamente restituito nel corso dei prossimi anni.
Prima verrà estinto il debito minori saranno gli
interessi che la parrocchia dovrà pagare.
Le giacenze di cassa al 31.12.2012 serviranno per
affrontare le spese correnti del 2013 nonchè per gli
ultimi lavori di rifinitura necessari per il buon
funzionamento di quanto è stato costruito e
realizzato in oratorio.
La parrocchia ringrazia tutti i parrocchiani che
in diverse occasioni hanno contribuito per le
spese ordinarie e quest’anno in particolare per
le spese straordinarie.
Soprattutto meritorio è stato questo sforzo
data la situazione economica non favorevole.
Altri parrocchiani che eventualmente vogliono
aggiungersi alla generosità di tanti, sono i
benvenuti: l’esempio possa trascinare altri
donatori! Il poco di molti è riuscito a fare
molto per tutti: uniamoci quindi in cordata per
affrontare ora la restituzione del prestito.
GRAZIE a TUTTI.