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Nuova serie- Anno XLI -N. 18 - 11 maggio 2017 1° Maggio La per il...

Date post: 22-Jun-2020
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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XLI - N. 18 - 11 maggio 2017 di Luciano, operaio pensionato - Scandicci (Firenze) PAG. 3 Lentini (Catania), 1° Maggio 2017. Nel corteo contro la realizzazione della discarica per rifiuti speciali non pericolosi in contrada Armicci si nota la bandiera del PMLI con altre bandiere rosse con falce e martello. A Torino la polizia di Gentiloni e Minniti carica il corteo dei Centri sociali, leggi a pag. 11 (foto Il Bolscevico) SERVIZI SUL PROSSIMO NUMERO PAG. 12 LA RESISTENZA VIVE NELLE PIAZZE D’ITALIA Respingiamo l’appello di Mattarella ad abbandonare “odio e rancore” verso i nazisti e i fascisti IL PMLI VIENE DA LONTANO E ANDRA’ LONTANO di Giuseppe - Patti (Messina) PAG. 12 ROMA 22-23 APRILE 2017 In centinaia le donne all’Assemblea nazionale di Non una di meno Dalla nostra inviata speciale 1° Maggio per il lavoro USA E RPD DI COREA SI PROVOCANO A VICENDA La Cina media per la pace TRUMP SI DICHIARA DISPONIBILE A INCONTRARE KIM NONOSTANTE LE PRESSIONI DI GENTILONI I lavoratori Alitalia bocciano l’accordo tra governo, Cgil, Cisl, Uil e azienda NO 68%, Sì 32%. Affluenza quasi al 90% L’ALITALIA VA NAZIONALIZZATA PAG. 10 PAG. 9 PAG. 15
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Settimanale Fondato il 15 dicembre 1969 Nuova serie - Anno XLI - N. 18 - 11 maggio 2017

di Luciano, operaio pensionato - Scandicci (Firenze)

PAG. 3

Lentini (Catania), 1° Maggio 2017. Nel corteo contro la realizzazione della discarica per rifiuti speciali non pericolosi in contrada Armicci si nota la bandiera del PMLI con altre bandiere rosse con falce e martello. A Torino la polizia di Gentiloni e Minniti carica il corteo dei Centri sociali, leggi a pag. 11 (foto Il Bolscevico)

SERVIZI SUL PROSSIMO NUMERO

PAG. 12

La Resistenza

vive neLLe piazze

d’itaLiaRespingiamo l’appello di Mattarella ad abbandonare “odio e rancore” verso i nazisti e i fascisti

IL PMLI vIene dA LontAno e AndrA’ LontAno

di Giuseppe - Patti (Messina) PAG. 12

roMA 22-23 APrILe 2017In centinaia le donne all’Assemblea

nazionale di non una di menodalla nostra inviata speciale

1° Maggio per il lavoro

Usa e Rpd di CoRea si pRovoCano a viCenda

La Cina media per la paceTRUMP SI dIChIaRa dISPONIbILE a INCONTRaRE KIM

nonoStAnte Le PreSSIonI dI GentILonI

I lavoratori Alitalia bocciano l’accordo tra governo, Cgil, Cisl, Uil e azienda

NO 68%, Sì 32%. Affluenza quasi al 90%L’aLITaLIa Va

NaZIONaLIZZaTa

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2 il bolscevico / 25 Aprile N. 18 - 11 maggio 2017

25 Aprile a Roma. “Bella ciao” contro l’inno di Mameli

GRAnde MAnifestAzione AntifAscistA

pRoMossA dAll’AnpiMattarella, il governo e la destra si schierano con la Brigata ebraica contro l’ANPI,

coprendo così il regime e il governo nazi-sionista di IsraeleÈ partito intorno alle 10.15

da piazza Caduti della Mon-tagnola il corteo dell’Asso-ciazione Nazionale Partigia-ni d’Italia per celebrare il 72° anniversario della Liberazione dal nazifascismo. In testa, lo striscione con la scritta: “Par-tigiani”, seguito da tante ban-diere, comprese quelle delle associazioni filo-palestinesi, dei sindacati, e di molte al-tre associazioni antifasciste. Al corteo più volte è stata in-tonata “Bella Ciao” e anche “Bandiera rossa”, a testimo-niare il carattere popolare di gran parte del corteo. I mani-festanti sono giunti alla Pira-mide di Porta San Paolo dove si sono susseguiti gli interven-ti conclusivi, fra i quali quello della sindaca di Roma Virginia Raggi che è stata accolta dai fischi dei partecipanti, poi in parte ridimensionati da alcu-ni applausi. Raggi ha ringra-ziato l’ANPI per averla accolta ed ha ambiguamente soste-nuto che “questa festa è una festa di tutti, i valori dell’antifa-scismo appartengono anche a coloro che oggi non sono qui ma sarebbero voluti venire”. Inoltre si è recata ad omaggia-re anche l’altra manifestazio-ne della Brigata Ebraica, del PD e delle destre. Fabrizio De Sanctis, presidente dell’ANPI Roma, è intervenuto precisan-do che l’Associazione vuole “mantenere lo spirito unitario di questo corteo, manifestan-do con i cittadini, le associa-zioni, le istituzioni, i parti-ti democratici, i sindacati dei lavoratori e i movimenti, tutti coloro che non vogliono ve-dere annacquato il dettato co-stituzionale”. Il palco dell’Anpi è dunque stato fonte di unità: nessuna contestazione ma applausi nel commemorare tutti i combattenti della Resi-stenza, compresi quelli della Brigata ebraica della quale, al pari degli altri nonostante il loro inquadramento nelle file dell’esercito britannico, ven-gono ricordate le azioni e le medaglie.

la manifestazione della comunità

ebraica insieme al governo, al pd e

alla destra Le polemiche che hanno

preceduto la commemorazio-ne, innescate dal rifiuto della comunità ebraica di parteci-pare alla manifestazione uni-taria dell’ANPI dopo la notizia dell’adesione di alcune dele-gazioni filo-palestinesi, non si sono placate neppure nel giorno delle manifestazioni. La Comunità si è riunita in via Cesare Balbo, dove un tem-

po si trovava la sede della Bri-gata ebraica. I partecipanti al presidio hanno intonato l’inno di Mameli, e l’intervento della presidente romana Ruth Du-reghello, ha gettato altra ben-zina sul fuoco: “Noi siamo fieri di essere ebrei, ma soprattut-to di essere italiani. (…) Noi da qui gridiamo forti e uniti che vogliamo stare insieme, ma (…) non vogliamo fare la scelta della revisione della storia. Chiediamo solo di fare

una scelta: dire chi allora era-no i liberatori e chi gli alleati di Hitler”. Anche il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, declinando le proprie eviden-ti responsabilità della rottu-ra con l’ANPI, si lamenta del-la “poca comprensione e del poco ascolto ricevuto”. Rife-rendosi poi agli scenari attuali, non perde la ghiotta occasio-ne mediatica per fare di tutta un erba un fascio, denuncian-do la minaccia del fondamen-talismo islamico, per attacca-re i palestinesi:”Fanno tutto per nascondere che il terro-rismo di questi anni ha avu-to una scuola importante e noi sappiamo qual è questa scuola. Pensiamo alla realtà, ai disastri del Medio Oriente e non si fa niente per bloccare e invece si fanno portare cer-ti gonfaloni in giro. Per que-sto abbiamo dovuto fare una manifestazione divisa.”. Una iniziativa che risulta essere una copertura evidente al go-verno nazi-sionista di Israe-le, alla quale partecipa anche tutto il PD romano ed il gover-no, e che trova la sua punta di diamante nell’intervento della sottosegretaria alla presiden-za del Consiglio, Maria Elena Boschi. La madrina assieme a

Renzi della controriforma co-stituzionale bocciata dal refe-rendum del 4 dicembre scor-so, ancora una volta vomita veleno sull’ANPI sostenendo il falso: “Chi pensa di tenere fuori la Brigata ebraica dalla Liberazione nega la verità e la storia, e non c’è nessuna giu-stificazione geopolitica attua-le che tenga. La nostra posi-zione come Italia è chiara da sempre: due Paesi, due Stati, noi diciamo non solo che Isra-

ele ha diritto di esistere, ma ne ha anche il dovere”. In sintesi, Orfini per il PD, serenamente insieme a Renato Brunetta di Forza Italia, a Pier Ferdinando Casini e Fabrizio Cicchitto per il “centro-destra”, testimonia-no il pieno appoggio da par-te del governo, del PD, e delle destre, al regime nazi-sionista di Israele.

il discorso di Mattarella a carpi

Il capo dello Stato Ser-gio Mattarella, è intervenuto a Carpi, in Emilia, in uno dei luoghi simbolo delle violenze nazifasciste quale fu il cam-po di Fossoli che vide perire perseguitati politici, opposito-ri del regime, ebrei, e uomini della Resistenza. Anche que-sto campo in terra italiana, no-nostante la mancanza delle camere a gas e dei forni cre-matori, faceva parte a pieno titolo del perfezionato mec-canismo di eliminazione fisica dei cosiddetti nemici interni, dissidenti politici o apparte-nenti a razze considerate infe-riori dal regime, e fu tappa per la deportazione nei lager nazi-sti in Germania e Polonia. Da

Fossoli partirono dodici tre-ni della morte con destinazio-ne Auschwitz, Buchenwald, Bergen-Belsen, Mathausen, Ravensbruck. Fulcro dell’in-tervento col quale di fatto il massimo esponente dello Stato italiano si schiera aper-tamente, è il riconoscimen-to particolare fatto soltanto ai “5000 volontari della Briga-ta Ebraica (inquadrata nell’e-sercito inglese, ndr), italiani e non, giunti dalla Palestina per

combattere con il loro vessil-lo in Toscana e in Emilia-Ro-magna”. Nessuna formazione partigiana, seppur più nume-rose e senza dubbio compo-nente principale della lotta di Liberazione, è stata degna per il presidente, di analogo trattamento. Un sostegno di-retto alla comunità ebraica di Roma, tanto per mettere i puntini sulle “i” e non lascia-re nulla al caso, né al rischio di fraintendimento sulla po-sizione in merito alla recente polemica. L’altro punto fermo dell’intervento è il continuo ri-chiamo a una memoria “sen-za odio né rancore” e, pren-dendo spunto dalla visita di un cittadino tedesco, figlio di un militare della divisione Go-ering che prese parte all’ecci-dio di Monchio, ecco che Mat-tarella rilancia l’appello alla “riconciliazione” come con-dizione essenziale per il “do-mani in un’Italia libera e de-mocratica, in un’Europa libera e democratica, unita e quindi in pace”. In ultimo, come farsi sfuggire questa occasione per indicare nel “terrorismo” (os-sia nello Stato islamico, ndr) il nemico comune di tutto il po-polo italiano? E Mattarella lo fa richiamando impropriamen-

te il terrorismo degli anni Set-tanta in Italia: ”Oggi, anche di fronte alla minaccia di un ne-mico insidioso e vile, che vor-rebbe instaurare, attraverso atti di terrorismo, una condi-zione di paura, di dominio, di odio, rispondiamo, come al-lora, come negli anni settan-ta, che noi non ci piegheremo alla loro violenza e che non prevarranno”. In pratica, conti-nuiamo l’aggressione allo Sta-to islamico.

Quella della “memoria con-divisa’’ è da un ventennio lo slogan più ricorrente e do-minante nel disegno politi-co neofascista; la stessa che ha portato il parlamento nero all’approvazione plebiscitaria del vergognoso quanto an-tistorico “giorno del ricordo’’ che ha avuto l’effetto di far ri-tornare in piazza, nei fatti a termini di legge, i fascisti. Una parola d’ordine che proviene direttamente dall’armamenta-rio retorico dell’ex presidente della Repubblica Ciampi, che ne fece il tema conduttore del suo mandato fin da quando salì al Quirinale, non stancan-dosi mai di andare a ripescare e riproporre episodi e simbo-li che potessero cementare il Paese attorno ai valori del na-zionalismo, del patriottismo, del militarismo e dell’imperia-lismo italiano, europeo e oc-cidentale. Molto meglio di lui per demolire l’essenza stes-sa della Resistenza, ha fatto il suo successore il rinnegato Napolitano, artefice diretto e figura chiave in questo proget-to nell’ultimo decennio. Ades-so Mattarella, democristiano ed anticomunista storico, sep-pur nel suo stile con toni mino-ri, continua questa opera in-

gannatoria ed interclassista di erosione della memoria, pas-seggiando sulle macerie di ciò che con fatica il popolo italia-no, l’ANPI e le tante associa-zioni e movimenti antifascisti riescono ancora a conserva-re, nonostante tutto.

la bandiera della Resistenza

L’obiettivo finale è quello di cancellare l’“anomalia ita-liana’’, cioè la contrapposi-zione ancora viva nel nostro Paese tra fascismo e antifa-scismo, dovuta principalmen-te alla peculiarità storica che ha reso la Resistenza italiana e la lotta di liberazione dal na-zifascismo un fenomeno radi-cato e di massa, in particola-re nel centro e nel nord Italia. Il fine ultimo di questa ripetu-ta e continua interpretazione istituzionale, borghese e capi-talista, che si tramanda ormai da governo a governo, è quel-lo di sradicare dalla storia del nostro Paese e dalla memo-ria delle masse le idee stes-se della Resistenza, su tutte la lotta contro l’oppressione straniera e la conquista di una nuova società, che per i par-tigiani comunisti era il socia-lismo, per impedire che ven-gano trasmesse alle giovani generazioni. Una volta estir-pato questo pericolo, queste ultime potranno udire soltan-to la campana della borghe-sia e del regime neofascista. Ma le tante bandiere rosse che sventolano in ogni piazza ogni 25 Aprile, le tante mani-festazioni antifasciste contro le iniziative dell’estrema de-stra e questa “seconda vita” dell’ANPI, più indipendente dal PD e dai governi borghe-si e da qualche anno aperta con successo a tutti gli antifa-scisti e non solo ai partigiani, dimostrano che lo spirito del-la Resistenza è ancora vivo e ben saldo tra le masse, in particolare tra quelle giovani-li, e questo ci fa ben sperare per un futuro nel quale l’anti-fascismo sia un denominatore comune per le masse italiane. Non ci può essere una “me-moria condivisa’’ tra fascisti e antifascisti, tra comunisti e an-ticomunisti, tra borghesi e pro-letari, così come non ci può essere “riconciliazione” fra chi ha combattuto per la libertà di un popolo e i fascisti che alle-ati con i nazisti volevano can-cellarla. La “condivisione” che le istituzioni di regime ci pro-pongono, nei fatti è avvenuta solo tra i partiti borghesi, men-tre la Resistenza, rimane pa-trimonio diretto ed irrinuncia-bile degli antifascisti, dei veri comunisti e di tutti i progres-sisti.

Roma. Il corteo per il 25 Aprile 2017 è aperto dai partigiani dell’ANPI della capitale

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N. 18 - 11 maggio 2017 25 Aprile / il bolscevico 3

La Resistenza vive neLLe piazze d’itaLiaRespingiamo l’appello di Mattarella ad abbandonare “odio e rancore” verso i nazisti e i fascisti

Anche quest’anno il 25 Aprile, nel 72° Anniversario della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo, è stato degna-mente ricordato e celebrato in tutto il Paese dalle masse popolari antifasciste, demo-cratiche e progressiste, con alla testa i vecchi eroici par-tigiani che insieme a tantissi-mi giovani hanno organizzato e preso parte alle varie com-memorazioni a simboleggiare il passaggio ininterrotto del te-stimone della Resistenza tra le generazioni.

Da Roma a Palermo, da Mi-lano a Napoli, Torino, Bari, Bo-logna e centinaia di altre città e paesi il canto di “Bella Ciao” ha risuonato nelle piazze, nei cortei e nei luoghi simbolo del-la Resitenza a conferma che i vari tentativi di inquinare e stravolgere lo spirito antifasci-sta di questa giornata e divi-dere i manifestanti è oggetti-vamente fallito.

La conferma arriva anche dalle poche decine di perso-ne che hanno preso parte a Roma alla contromanifesta-zione in onore della Briga-ta ebraica indetta dai sionisti israeliani all’Oratorio di Ca-stro, la seconda sinagoga del-la città, in contrapposizione al

corteo ufficiale dell’Anpi che è sfilato da Piazza dei Caduti della Montagnola fino a Porta San Paolo e che ha avuto una partecipazione popolare sen-za precedenti. A quella con-tromanifestazione ha peraltro partecipato la sottosegretaria alla presidenza del Consiglio Maria Elena Boschi, già pro-tagonista nel corso della re-cente campagna referendaria di un violento attacco contro l’Anpi, che colto l’occasione per rilanciare il suo proclama anticomunista e filosionista af-fermando fra l’altro che: “Chi pensa di tenere fuori la Bri-gata ebraica dalla Liberazio-ne nega la verità e la storia, e non c’è nessuna giustificazio-ne geopolitica attuale che ten-ga. La nostra posizione come Italia è chiara da sempre: due Paesi, due Stati, noi diciamo non solo che Israele ha diritto di esistere, ma ne ha anche il dovere”.

Mentre il PD romano addi-rittura ha ritirato l’adesione al corteo dell’Anpi perché, se-condo l’ex commissario Mat-teo Orfini, quello dei partigiani “è un corteo divisivo” antisio-nista e filopalestinese. Orfini inseme a Roberto Giachetti, Pier Ferdinando Casini, Re-

nato Brunetta, Fabrizio Cic-chitto ha preferito partecipare alla contromanifestazione sio-nista e non a quella dell’Anpi. La sindaca Raggi invece si è “sdoppiata” fra il corteo dell’Anpi e il raduno dei sio-nisti. Mentre il candidato pre-mier in pectore del M5S Lui-gi Di Maio ha minacciato che questa “è l’ultima festa della Liberazione che celebreremo sotto un governo dei partiti”.

Tali attacchi sono partico-larmente vergognosi perché non provengono più solo dalla destra ma anche e con aper-to disprezzo, soprattutto dal-la “sinistra” borghese, fino al Movimento 5 Stelle del padre-padrone Grillo che non perde occasione di strizzare l’occhio ai neofascisti di Casa Pound ripetendo che “L’antifascismo non mi compete”.

Attacchi che si sono som-mati al tentativo ormai in atto da diversi anni di istituziona-lizzare questa storica ricor-renza trasformandola in una festa tricolore, patriottarda e a sostegno del militarismo e dell’interventismo dell’Ita-lia imperialista di Gentiloni e Mattarella che di buon matti-no hanno presenziato insieme ai rappresentanti di Camera e

Senato, del governatore del Lazio Nicola Zingaretti e dalla sindaca del M5S Virginia Rag-gi, la cerimonia all’ “altare del-la patria” con la deposizione di una corona di fiori “ai cadu-ti di tutte le guerre” in mezzo a un tripudio di tricolori, pic-chetti d’onore, bande milita-ri che suonavano inni patriot-tici e bellicisti come l’inno del Piave. Una cerimonia del tutto identica a quella nazionalista e militarista del 4 novembre che niente ha a che spartire con l’omaggio ai caduti parti-giani e della Resistenza.

Nel suo intervento al tea-tro comunale di Carpi il Capo dello Stato Mattarella, che dovrebbe essere il primo cu-stode dei valori antifascisti racchiusi nella Costituzione borghese del ’48, si è reso protagonista di un vergogno-so appello alla riconciliazione tra antifascisti e fascisti affer-mando fra l’altro: “Vi furono uomini liberi che sbarcarono nell’Italia occupata e versaro-no il loro sangue anche per la nostra libertà. A questi caduti, provenienti da nazioni lonta-ne, rivolgiamo un pensiero ri-conoscente. Il loro sangue è quello dei nostri fratelli.

Tra questi non possiamo

dimenticare i 5.000 volontari della Brigata Ebraica, italiani e non, giunti dalla Palestina per combattere con il loro vessil-lo in Toscana e in Emilia-Ro-magna. Ed è per questo che, ancora oggi - senza odio né rancore, ma con partecipazio-ne viva e convinta - ricordia-mo quegli eventi così tragici e pieni di valore... Oggi, anche di fronte alla minaccia di un nemico insidioso e vile, che vorrebbe instaurare, attraver-so atti di terrorismo, una con-dizione di paura, di dominio, di odio, rispondiamo, come al-lora, come negli anni settan-ta, che noi non ci piegheremo alla loro violenza e che non prevarranno”.

L’esempio da seguire, se-condo Mattarella, è quello di “un cittadino tedesco di nome Wolfgang Weil, che poche settimane fa è venuto appo-sitamente dalla Germania su questi monti per chiedere scu-sa a nome di suo padre, che, come soldato della Divisione Göring, nota per la sua bru-talità, prese parte all’eccidio di Monchio. È stato, il suo, un gesto di riconciliazione nobile, coraggioso, di grande valore, apprezzato. Se i discenden-ti delle vittime e i discenden-

ti dei colpevoli – ha conclu-so Mattarella - si incontrano e parlano dell’inafferrabile, for-se, allora, le ferite ancora esi-stenti in questo luogo posso-no guarire. È per questo che sono qui”.

Un appello alla “riconcilia-zione” con i fascisti e i nazi-sti che va rispedito al mittente perché il 25 Aprile è un Anni-versario da celebrare sempre e da difendere con le unghie e con i denti da parte di tut-ti gli antifascisti e gli autenti-ci democratici italiani, contro gli incessanti tentativi di abo-lirlo, o quantomeno snaturar-lo e istituzionalizzarlo in chia-ve nazionalista e patriottarda. Specialmente oggi che l’an-tifascismo viene attaccato e deriso come un valore ormai “superato”, al pari della lotta di classe e di altre categorie “no-vecentesche”.

Il sangue versato dai 46 mila partigiani caduti e 21 mila feriti e mutilati, a cui si aggiun-gono altri 30 mila partigiani morti combattendo nei mo-vimenti di Liberazione di altri paesi e 14 mila caduti e 5 mila feriti tra la popolazione civile che aveva partecipato in vari modi alla Resistenza è sacro e indelebile!

Milano Corteo prevalentemente rosso.

Contestati i sionisti della “Brigata Ebraica”. Il PMLI riscuote approvazione e applausi dai manifestanti e lancia slogan e canti

partigiani e comunisti

�Redazione di MilanoMigliaia di manifestanti

sono scesi in piazza a Milano, città Medaglia d’Oro alla Resi-stenza, nel pomeriggio di mar-tedì 25 Aprile per celebrare il 72° Anniversario della Libera-zione dell’Italia dal nazifasci-smo. Al tradizionale concen-tramento in Porta Venezia sono giunti antifascisti di tut-te le età, dai giovani di allora che avevano vissuto e com-battuto il fascismo fino ai gio-vani d’oggi che si battono con-tro la devastazione del diritto allo studio e al lavoro e la de-vastazione ambientale perpe-trata dall’odierno regime neo-fascista e dal suo governo di matrice renziana Gentiloni.

Anche quest’anno il colore prevalente del corteo, che ha raggiunto infine piazza Duo-mo, è stato il rosso nonostan-te il tentativo fallito del PD di tingerlo di blu e giallo, i colori della UE imperialista.

C’erano con le loro insegne sezioni dell’Anpi e dei depor-tati dell’Aned, questi ultimi coi cartelli neri riportanti i nomi dei lager nazisti. Analogamente hanno fatto i manifestanti so-lidali con la causa palestinese che mostravano i cartelli con i nomi delle città arabe oppres-se dai sionisti. Sono scese

in piazza intere famiglie con bambini, delegazioni dei sin-dacati confederali e non con-federali, dei partiti, dei comitati migranti, delle comunità Rom e Sinti, dei centri sociali e di associazioni cattoliche, di atei razionalisti (Uaar) e umanita-rie come Emergency. Com-battivo lo spezzone degli ope-rai della K-Flex, che lottano contro i licenziamenti, come quello della Rete “Non una di meno” per i diritti delle donne. E poi tanti i giovani tra studen-ti medi e universitari e lavora-tori precari e disoccupati che protestano contro la “Buona scuola” renziana, la precarietà lavorativa e il Jobs Act.

Non sono mancate le con-testazioni al tentativo del PD (che non ha riscontrato alcun seguito) di trasformare la pre-valentemente rossa giorna-ta della Liberazione in quella blu della “Libertà” e del “pa-triottismo europeo” - regalan-do gadget e bandiere della UE – arrivando addirittura a ri-abilitare come “patriota d’Eu-ropa” (scritto a chiare lette-re su alcuni cartelli) la stilista borghese francese Coco Cha-nel, nota collaborazionista fi-lonazista e antisemita. Inoltre lo spezzone “blu” del PD, che assieme a un cordone di poli-

zia in tenuta antisommossa e coadiuvato dal “servizio d’ordi-ne” dei City Angels, ha coper-to le spalle a quello dei sionisti sfilato dietro lo striscione degli “Amici di Israele” che ricorda-vano la “Brigata Ebraica” sio-nista - ossia il Jewish Infant-ry brigade Group inquadrata nell’esercito britannico duran-te le ultime battute dell’avan-zata degli Alleati in nord Italia – i cui militi tornati in Palestina hanno dato il loro fondamen-tale contributo nell’invadere, massacrare e opprimere l’au-toctono popolo palestinese.

Al grido “Fuori i sionisti dal corteo”, lo spezzone sionista è stato fortemente contesta-to in piazza San Babila. Tra i

movimenti solidali col popolo palestinese c’erano gli ebrei della Rete ECO (ebrei contro l’occupazione).

Anche quest’anno l’avan-guardia antifascista dell’inte-ro corteo milanese l’ha rap-presentata indubbiamente il PMLI con la combattiva de-legazione lombarda e uno schieramento di rosse ban-diere del Partito e di due car-telli con i manifesti del PMLI sul 25 Aprile e un cartello con su affisso di fronte il manife-sto contro il governo Gentilo-ni e sul retro quello “Mettere fuorilegge i gruppi nazifascisti – Applicare la legge n.645 del 20 giugno 1952”.

Molti manifestanti hanno

fotografato e anche applaudi-to con esplicita approvazione i nostri cartelli perché eviden-temente ne rappresentavano i sentimenti politici.

I marxisti-leninisti hanno diffuso centinaia di copie del volantino riportante estratti dall’Editoriale de Il Bolscevico n. 16 dal titolo “Tenendo alta la bandiera della Resistenza combattiamo il regime neofa-scista e il suo governo Genti-loni per il socialismo”.

“Il 25 Aprile non si tocca, onore e gloria ai partigiani” risuonava dal megafono del PMLI, cogliendo l’approvazio-ne dei manifestanti, come al-tri slogan tipo quelli per l’ap-plicazione delle norme di

attuazione della XII disposi-zione transitoria e finale della Costituzione anche affinché si contrasti la proliferazione as-sistita dei gruppi squadristi-ci nazifascisti tra i quali Leal-tà Azione e CasaPound che tre giorni prima (assieme ai repubblichini dell’associazio-ne Arditi d’Italia e dell’Unione Combattenti della RSI) han-no commemorato l’ingloriosa fine della criminale “repubbli-ca di Salò”, ostentando saluti “romani”, al campo 10 del Ci-mitero Maggiore, avvalendosi così della tolleranza che l’at-tuale regime neofascista gli concede nonostante in que-

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Milano. Un aspetto del corteo per la manifestazione per il 72° della Liberazione dal nazi-fascismo. In evidenza i manifesti del PMLI per il 25 Aprile e quello del Comitato lombardo del Partito per mettere fuori legge i gruppi nazifascisti (foto Il Bolscevico)

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sta occasione sia stata impe-dita l’esposizione delle lugubri bandiere fasciste e che la po-lizia abbia identificato alcuni forzanovisti che hanno fatto il saluto fascista.

La delegazione lombarda del PMLI – guidata dal com-pagno Angelo Urgo coadiuva-to dal compagno Alessandro Frezza – per la qualità politica delle parole d’ordine scandi-te e per le canzoni partigiane e comuniste proposte (“Bella Ciao”, “Fischia il Vento”, “I Ri-belli della Montagna”, “La Bri-gata Garibaldi”, “Morti di Reg-gio Emilia”, “Bandiera Rossa”, “Festa d’Aprile” e “Stalingra-do”) ha suscitando applausi e saluti a pugni alzati. I nostri compagni hanno anche lan-ciato i seguenti slogan: “Il 4 di-cembre l’Italia ha detto NO al regime neofascista”, “Fuori l’i-talia dalla UE”, “Con i No Tap del Salento - solidarietà a chi sta resistendo”, “Israele raz-zista, stato terrorista”, “Pale-stina libera”, “Le spese inutili sono da tagliare, missioni di guerra da cancellare, fuori dai confini nemmeno un militare”, “Il Jobs Act è da affossare - questo governo è da caccia-re”, “Basta stragi, lager e de-portati - frontiere aperte per gli immigrati”.

Giunti in piazza Duomo le uniche bandiere rosse con la falce e martello, così come gli unici cartelli, erano quelli del PMLI. Qui, come ormai da al-meno un decennio, i comizi istituzionali cominciano prima che la piazza si riempia così da mettere a riparo gli orato-ri da probabili contestazioni. In pochi hanno potuto ascolta-re il discorso del sindaco PD Giuseppe Sala che insisteva sulla cosiddetta “festa di tutti”.

Il presidente del Senato Pietro Grasso con retorica isti-tuzionale ha ringraziato i sio-nisti della “Brigata Ebraica” il cui contributo nella Liberazio-ne d’Italia fu in realtà ininfluen-te, e organicamente estraneo alla resistenza partigiana, mentre fu rilevante il contribu-to dei suoi militi nella criminale pulizia etnica della Palestina

che preparò la nascita dello Stato d’Israele, uno Stato raz-zista e terrorista che tanto pia-ce alla seconda carica dello Stato borghese italiano.

Con la sua propaganda il PMLI ha espresso gli auten-tici valori della Resistenza e dell’antifascismo che oggi si-gnificano lottare contro il go-verno Gentiloni e la sua po-litica liberista, stangatrice, antioperaia, neofascista e raz-zista all’interno, e interventi-sta e guerrafondaia all’ester-no. Antifascismo oggi vuol dire che tutte le forze antifa-sciste, democratiche e pro-gressiste, con alla testa il pro-letariato italiano come fu nella Resistenza, si uniscano per combatterlo nelle piazze, nel-le fabbriche, nei campi, nelle scuole e nelle università fino a farlo cadere, per impedire che porti ulteriormente avan-ti la macelleria sociale e il di-segno neofascista e piduista di Renzi, e che possa gettare come Mussolini il nostro Pa-ese in altre avventure impe-rialiste nel Mediterraneo, nel Medio Oriente e in Africa, a cominciare dalla Libia, attiran-dosi la rivalsa delle azioni ter-roristiche dello Stato islamico.

Fermo restando che l’o-biettivo storico a lungo termi-ne del proletariato non può esaurirsi in questa pur fonda-mentale lotta antigovernativa e antifascista, ma deve esse-re l’abbattimento del capitali-smo e la conquista del potere politico, per instaurare il so-cialismo. Per cambiare cioè da cima a fondo questa mar-cia società borghese e fare l’I-talia unita, rossa e socialista, come la sognavano gli eroici partigiani comunisti e i martiri antifascisti.

Viva il 25 Aprile!Gloria eterna alle partigia-

ne e ai partigiani!Teniamo alta la bandiera

della Resistenza combatten-do il regime neofascista e il suo governo Gentiloni, per il socialismo!

Coi Maestri e il PMLI vince-remo!

4 il bolscevico / 25 Aprile N. 18 - 11 maggio 2017

Catania Il PMLI, in prima fila, accanto allo striscione dell’Anpi. La questura denuncia un militante del movimento catanese per

“manifestazione non autorizzata” e multa tre giovani per “affissione abusiva”

�Dal corrispondente della Cellula “Stalin” della provincia di CataniaLe antifasciste e gli anti-

fascisti catanesi si sono dati appuntamento – come avvie-ne ogni anno il 25 Aprile nel-la centrale piazza Stesicoro, da dove, è partito un folto e combattivo corteo che ha per-corso via Etnea, via Vittorio Emanuele II e si è concluso in piazza Machiavelli, nei pressi di quella che fu la casa natale di Graziella Giuffrida, partigia-na violentata e torturata a Ge-nova dai nazisti.

Come spesso è accadu-to negli ultimi anni, una de-legazione del corteo si è re-cata in via Dusmet, davanti all’“arvuru russu”, un grande platino secolare simbolo di resistenza degli omosessuali catanesi che, negli anni Ven-ti del Novecento, lì si riuniva-no, dove è stato deposto un

omaggio floreale. Un’altra tappa questa non

ufficialmente concordata con la questura, che ha visto qual-che centinaio di manifestanti deviare dal percorso del cor-teo e raggiungere la sede del Frontex, sigla dell’Agenzia eu-ropea per la gestione della co-operazione internazionale alle frontiere esterne degli Stati membri dell’Unione europea, istituita nel 2004, per coordi-nare le missioni di pattuglia-mento nel controllo delle fron-tiere esterne aeree, marittime e terrestri degli Stati della Ue e appoggiare gli Stati membri in operazioni comuni di rim-patrio dei migranti irregolari, ubicata nell’ex monastero di Santa Chiara. Una deviazio-ne, hanno affermato i parteci-panti alla protesta, che “vuo-le attualizzare la Resistenza. Resistenza che oggi dovreb-be servire a liberare le coste

dalla presenza del Frontex che tante morti ha causato. Le operazioni di soccorso vengo-no ridotte e, contestualmen-te, si attaccano le navi delle associazioni non governative che, dall’anno scorso, hanno salvato la vita a più di 60 mila persone”.

Una giornata di lotta all’in-segna dell’accoglienza dun-que, ma anche per il lavo-ro. Per questo il comunicato dell’Anpi, con la convocazio-ne della manifestazione del 25 Aprile, recitava: “Dopo la straordinaria vittoria referen-daria che ha salvato la nostra Costituzione Repubblicana, nata dalla Resistenza, oggi più che mai abbiamo il dove-re: di difendere il diritto al la-voro gravemente attaccato dalle scellerate politiche degli ultimi governi (Riforma Forne-ro e Jobs Act); di contestare il decreto Minniti per garantire a tutti l’accoglienza nel nostro Stato democratico e multiet-nico; di condannare la guer-ra ed ogni forma di intervento armato che semina morte e la militarizzazione del territorio; di affermare che non esiste li-bertà e democrazia senza una lotta agli intrecci mafiosi nella società”.

Alla mobilitazione hanno aderito, tra gli altri, Cgil, Usb, Arcigay, Open Mind, Rete An-tirazzista Catanese, Le ragaz-ze e i ragazzi della piazzetta, il collettivo politico Experia, PMLI, Pci, Prc e Pd. A queste organizzazioni si sono uniti tanti catanesi vogliosi di cele-brare l’importante giornata an-tifascista. Nel corteo, bandie-

re rosse ma anche “No Muos” e “No al G7 di Taormina”.

La delegazione del PMLI, composta da compagni pro-venienti da Catania e Belpas-so, ha partecipato in maniera militante alla manifestazione antifascista. I marxisti-lenini-sti hanno portato in piazza le rosse bandiere del Partito e il manifesto sul 25 Aprile e il volantino abbondantemente diffuso durante la marcia del corteo. I compagni, consape-voli dell’importanza che rico-pre la difesa dell’anniversa-rio della Liberazione contro gli incessanti tentativi di abo-lirlo, o quantomeno snaturar-lo e istituzionalizzarlo in chia-ve nazionalista e patriottarda hanno preso posto, sin dalle prime battute, in prossimità dello striscione dell’Anpi che capeggiava la manifestazio-ne. Gesto che qualche vec-chio democristiano, riciclato-si nel Pd, e dunque allergico al rosso e ai simboli del lavo-ro che spiccano nelle bandie-re del Partito, non ha apprez-zato.

Nei giorni successivi la ma-nifestazione, non si sono fat-te attendere le rappresaglie di matrice neofascista della que-stura del capoluogo etneo. Infatti, in seguito alla devia-zione dello spezzone che ha contestato il Frontex, è sta-to denunciato un militante del movimento catanese per “ma-nifestazione non autorizzata” e multati tre giovani per “affis-sione abusiva”. A tutti loro va la solidarietà militante e antim-perialista del PMLI della pro-vincia di Catania.

Firenze Il PMLI presente alle

manifestazioni istituzionale e dell’Anpi, molto apprezzato. Fallito il tentativo

di Nardella, che alla chetichella aveva soppresso il corteo della mattina. Nel

pomeriggio successo del corteo antifascista in Oltrarno. In sciopero i lavoratori della grande distribuzione contro la

liberalizzazione selvaggia delle aperture festive e domenicali

�Redazione di FirenzeDiverse le iniziative a Fi-

renze in occasione del 72° Anniversario della Liberazio-ne dell’Italia dal nazifascismo. Una ricorrenza sempre più im-portante da presenziare visto lo spazio sempre più ampio a livello mediatico e di piazza che viene dato ai gruppi neo-fascisti fuori e dentro il parla-mento e la politica istituziona-le che lo vuole relegare in un

contesto patriottardo, nazio-nalista e di memoria condivi-sa.

Nella mattina si è svolta come ogni anno la cerimonia fiorentina istituzionale in Piaz-za dell’Unità con la deposi-zione della corona di alloro al monumento dei caduti di tutte le guerre.

Un momento sempre più disertato dalle forze politiche e sociali antifasciste della cit-

tà perché occasione di sfog-gio dei papaveri istituzionali guidati dal sindaco fiorentino Nardella (PD) (presente an-che l’amico fidato di Renzi, il plurinquisito Luca Lotti attua-le ministro dello sport) e delle forze militari.

Secondo noi, però, non bi-sogna disertare quest’occa-sione e lasciare la piazza e il centro di Firenze con il sim-bolo della sua Liberazione dal nazifascismo, Palazzo Vec-chio che è l’attuale sede del comune, nelle mani delle sole istituzioni borghesi. Proprio l’11 agosto del ’44 alle 6,45 i

rintocchi della “Martinella” di Palazzo Vecchio, danno il via all’insurrezione, con i primi scontri tra la Resistenza par-tigiana e i tedeschi che avven-gono nella zona della Stazio-ne di S. M. Novella.

Una donna presente all’ini-ziativa ha voluto comunicarci “è bene essere qui, per ricor-dargli (si riferiva ai papaveri istituzionali e militari, ndr) che è grazie ai partigiani se sono lì”.

La rossa Delegazione del PMLI, unico partito visibilmen-te presente, composta da mi-litanti, simpatizzanti e amici si è schierata con le proprie in-segne, innalzando le bandiere dei Maestri e del PMLI, il car-tello con il manifesto per il 25 Aprile che è stato tenuto per tutto il tempo da un giovanis-simo compagno, Enrico. Le compagne e i compagni non si sono fatti intimidire dal pianto-namento da parte dell’esercito con tanto di armamenti spia-nati e hanno subito suscitato attrattiva e curiosità nei pas-santi che hanno fotografato il cartello e le bandiere. Già du-rante la cerimonia si sono svi-luppati interessanti confronti di idee e scambi di riflessioni.

Presente la “Carovana di difesa della costituzione” e numerose bandiere palestine-si portate in piazza anche per ciò che è accaduto a Roma proprio in occasione del 25

Aprile dove la comunità ebrai-ca ha deciso di disertare il cor-teo dell’Anpi perché c’erano i palestinesi.

Alla fine della deposizione della corona, solitamente si forma il corteo che passando per le centrali vie Panzani e Cerretani arriva a Piazza Si-gnoria. All’insaputa di tutti, il cerimoniale di Palazzo Vec-chio, quindi il renziano sinda-co Dario Nardella, non aveva previsto il corteo con la mera scusa di alcuni lavori strada-li. Un atto grave che non l’ha avuta vinta perché c’è stata una formazione spontanea del corteo che per la prima volta però è stato fatto pas-sare da una via più interna e meno visibile, davanti alla Basilica di San Lorenzo, per poi attraversare Piazza Duo-mo e raggiungere Palazzo Vecchio.

Molti dei partecipanti al cor-teo sono venuti spontanea-mente dai compagni del PMLI a denunciare e lamentarsi di quanto accaduto, in partico-lare due combattive donne di Borgo San Lorenzo, moglie e figlia di un partigiano comuni-sta del Mugello.

Durante il corteo la nostra Delegazione ha continuato ad essere un punto di riferimen-to a sinistra e antifascista. Un partecipante ha fortemente

voluto il fazzoletto col simbolo del PMLI, a ruba i volantini con gli estratti dell’Editoriale sul 25 Aprile pubblicato su Il Bolsce-vico n. 16. Molti passanti di varie nazionalità – in primo luogo cinesi, stupiti e ammirati - si sono voluti far fotografare con le nostre insegne e con i compagni. In alcuni casi han-no espresso commenti positivi verso Mao e Stalin; come un turista russo che ci ha saluta-ti come “Comunisti rossi”. In molti ci hanno mostrato il pu-gno chiuso e il pollice col se-gno “buono”. Durante il corteo la Delegazione del PMLI ha intonato “Bella Ciao”.

In Piazza della Signoria si sono svolti gli interventi uffi-ciali di Nardella, del giornali-sta del “Corriere della Sera”, il pennivendolo preferito da Renzi, Aldo Cazzullo, e infi-ne del presidente dell’Anpi provinciale Silvano Sarti. Pro-prio il sindaco Nardella non ha perso l’occasione anche quest’anno per rilanciare che il 25 Aprile deve essere “la fe-sta di tutto il Paese” ed espri-mere grande vicinanza alla comunità ebraica, richiaman-do quanto accaduto a Roma con l’Anpi.

La giornata è proseguita con il consueto pranzo antifa-scista in Piazza Poggi, orga-nizzato dall’Anpi provinciale al quale hanno partecipato alcu-ni compagni del PMLI, per poi

Firenze. Un aspetto del corteo del pomeriggio del 25 Aprile 2017 or-ganizzato da Firenze Antifascista nell’Oltrarno. Sulla destra il compa-gno Andrea Panari con il manifesto del PMLI (foto Il Bolscevico)

Catania. La manifestazione per il 25 Aprile 2017. Sulla destra si nota il manifesto del PMLI (foto tratta del sito di facebook dell’ANPI di Catania)

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N. 18 - 11 maggio 2017 25 Aprile / il bolscevico 5

Intervento del CoMpagno enrICo ChIavaCCI al CIrColo arCI dI CasInI (ruFIna)

affrontare le battaglie di oggi tenendo fermi gli insegnamenti di unità, coraggio e

lotta che ci giungono dalla resistenzaPubblichiamo l’intervento

del compagno Enrico Chia-vacci, della Sezione ANPI Rufina “Martiri di Berceto” durante la proiezione del documentario “Il caso Ros-selli” (Un delitto di regime)” di Stella Savino e Vania Del Borgo al Circolo Arci di Ca-sini il 21 aprile scorso.

72 anni fa, il 25 Aprile 1945, si concludeva vittoriosamente la lotta di Liberazione del no-stro Paese dal nazi-fascismo.

Mai libertà fu conquistata a un prezzo tanto alto di sacrifici e di sangue, con 46 mila par-tigiani caduti e 21 mila tra feri-ti e mutilati, a cui si aggiungo-no altri 30 mila partigiani morti combattendo nei movimenti di Liberazione di altri paesi e 14 mila caduti oltre a 5 mila feri-ti tra la popolazione civile che aveva partecipato in vari modi al movimento di Resistenza.

Le donne hanno dato un contributo decisivo alla vittoria sul nazi-fascismo, partecipan-do in circa 2 milioni alla Resi-stenza, tra cui 35 mila com-battenti nelle file partigiane.

Nel salutare idealmen-te le partigiane e i partigiani, gli antifascisti e i democrati-ci che anche oggi celebrano il 25 Aprile vogliamo ricorda-re che affinché il loro sangue non sia stato versato invano, quello della Liberazione è un anniversario da difendere con le unghie e con i denti, con-tro gli incessanti tentativi di snaturarlo, o di renderlo divi-sivo anziché unitario come fu lo spirito e l’azione della Re-sistenza, come dimostrano in ultimo i recenti attacchi di al-cuni partiti, fra i quali il PD, e della “comunità ebraica” che diserteranno la manifesta-zione unitaria del 25 Aprile a

Roma promuovendone una seconda, accusando l’ANPI di non impedire alle associazioni filo-palestinesi di partecipare al corteo di piazza.

In pratica, secondo loro, l’ANPI dovrebbe “revocare” il diritto a manifestare, sancito dalla Costituzione.

Una vergogna, oltre che una pericolosa provocazione.

E allora oggi, oltre al tener viva la “memoria”, non dobbia-mo aver timore di denunciare e di lottare contro provvedi-menti, leggi o altro tendenti a limitare i diritti sanciti da una Costituzione ormai ridotta a brandelli, su tutti quelli al lavo-ro ed alla casa, oggi comple-tamente disattesi.

Non deve interessare agli antifascisti di oggi se un go-verno si dichiari di destra o di “centro-sinistra”; l’importante è capire e valutare quello che fa. Perché è nei fatti che si di-mostra la vicinanza o meno ai bisogni della popolazione!

Siamo sicuri che il decre-to Minniti sulla “sicurezza e il decoro urbano” e il Minniti-Or-lando, ad esempio, siano un arricchimento alla libertà, alla solidarietà, all’accoglienza, ed all’integrazione, princìpi Costi-tuzionali centrali e patrimonio rilanciato con forza anche dal-la Resistenza?

Per noi è forte il rischio che questi due provvedimenti nel-la pratica trasformino i sinda-ci in sceriffi finendo per pena-lizzare i poveri, gli emarginati e anche coloro che “non si al-lineano”; così come si finisca per criminalizzare ulterior-mente gli immigrati, facendo il gioco delle destre razziste o quello di una sedicente sini-stra sempre meno attaccata ai suoi storici valori.

Possiamo tacere sulla “Flat tax” che premia i super ricchi

e fa dell’Italia un “paradiso fi-scale” sulla pelle delle classi più deboli?

La Costituzione riconosce il diritto all’istruzione per tut-ti; come disinteressarsi allora degli 8 decreti attuativi della “Buona scuola” che danneg-giano gravemente gli studen-ti e gli insegnanti e le famiglie con figli disabili o con proble-mi di apprendimento?

C’è tanto lavoro da fare per essere degni del ruolo di di-fensori della Resistenza e dei suoi insegnamenti.

Oggi si parla tanto di si-curezza, facendo leva sulla paura che ad ogni occasione viene fomentata, dandole an-che un taglio quanto più raz-zista possibile. Ma qual è il li-mite che separa la “sicurezza” dalla libertà? Cosa si tende a giustificare in nome della “si-curezza”? Basti pensare ad

esempio all’uso sempre più frequente della violenza da parte delle “forze dell’ordine” in occasione di manifestazio-ni di piazza, compreso l’ine-dito sistema di sequestrare e incarcerare preventivamente i manifestanti, come è succes-so a Roma durante i festeg-giamenti per il 60° dell’Unione Europea, che richiama trop-po sinistramente i metodi del ventennio, come faceva Mus-solini prima di recarsi in visita in qualche città, “ripulendola” da tutti gli oppositori del regi-me.

Solo nell’ultimo mese il manganello è stato usato an-che contro le popolazioni del Salento, in Puglia, che si op-pongono al gasdotto Tap e contro i giovani che a Lucca contestavano il G7 esteri.

Una riflessione più appro-fondita andrebbe dedicata al nuovo “modello di difesa” ap-provato dal governo, che anzi-ché rafforzare effettivamente la Difesa (come viene annun-ciato), in realtà proietta le mire italiane nel Mediterraneo, in Nord Africa e Medio Oriente, a cominciare dalla Libia, cancel-lando di fatto gli articoli 11 e 52 della Costituzione.

Tanti sarebbero dunque i temi d’attualità che dovremmo approfondire.

Ci proveremo e dovremmo farlo tenendo sullo sfondo gli insegnamenti di unità, di co-raggio e di lotta che ci giun-gono dalla Resistenza, la pa-gina più gloriosa che il popolo italiano abbia scritto nella sua storia.

Per concludere, per gli an-tifascisti di oggi, è indispen-sabile avere un piede nel passato con la memoria, ma al contempo lo è altrettanto mantenere lo sguardo “dritto e aperto nel futuro”.

Filmati, spettacoli teatrali e manifestazioni di piazza promosse dall’anpi tengono alta la

bandiera del 25 aprile

antIFasCIsMo protagonIsta a ruFIna nell’“aprIle resIstente”

A Casini, Chiavacci attualizza gli insegnamenti della Resistenza

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Rufina del PMLIGrande risalto nel pano-

rama dell’intera Valdisieve, hanno sempre le iniziati-ve promosse dalla sezione ANPI “Martiri di Berceto” di Rufina.

Quest’anno l’Associa-zione partigiana del picco-lo comune in provincia di Firenze, hanno promos-so la proiezione del docu-mentario “Bandite” al cir-colo ARCI della frazione di Scopeti, il docu-film “Il caso Rosselli - un delitto di re-gime” nella frazione di Ca-sini, la manifestazione di Berceto nel 73° Anniversa-rio dell’eccidio dal quale la sezione prende il nome, ol-tre che alla partecipazione alla manifestazione territo-riale del 25 Aprile a Pontas-sieve dove il vessillo della sezione ha sfilato in testa al corteo, in compagnia delle altre associazioni combat-tentistiche.

Inedito, è stato presen-tato al pubblico con ingres-so gratuito lo spettacolo teatrale dal titolo “Berce-to Viva” che la compagnia “Carovana della Memoria” ha realizzato e interpretato, dando un respiro naziona-le alle vicende di Berceto e alla storia di Lazzaro Van-gelisti, superstite dell’ecci-dio e autore del libro “Una vita trascorsa sotto tre re-gimi” che i membri rufi-nesi dell’Anpi sono riusci-ti a pubblicare, rendendo nota nella sua completez-za la sua tragica vicenda, che è storia di tante perso-

ne coinvolte dalle stragi in Toscana della primavera-estate del 1944, perpetrate per mano nazifascista. Lo spettacolo è stato interpre-tato con una prima serale e con un bis mattutino mar-tedì 2 maggio di fronte agli studenti delle scuole medie di Rufina.

Nell’introduzione alla proiezione al circolo Arci di Casini, che pubblichiamo a parte, il compagno Enrico Chiavacci, ha proposto una lettura attuale degli inse-gnamenti della Resistenza, testimoniando che l’analisi antifascista è ben radicata nel passato ma attraverso la dialettica, la “Memoria” serve per proiettare il no-stro sguardo nel futuro in-terpretando gli avvenimenti in maniera tale da ricono-scere oggi le nuove forme di fascismo, più subdole ma altrettanto pericolose.

Un plauso dunque all’ANPI per l’impegno e per il successo che, con grande fatica, rende ogni 25 Aprile un piccolo comu-ne come Rufina, centro an-tifascista della Valdisieve.

Il compagno Enrico Chiavacci durante la manifestazione per il 25 Aprile 2017 a Pontassieve (Fi-renze) (foto Il Bolscevico)

spostarsi in Piazza S. Spirito, dal quale è partito il corteo an-tifascista che ha visto unite or-ganizzazioni politiche, socia-li e sindacali per omaggiare il partigiano Aligi Barducci detto “Potente” per poi dirigersi in Piazza Tasso dove nel ’44 av-venne l’eccidio di cinque per-sone per mano dei repubbli-chini guidati da Bernasconi, braccio destro di Mario Carità comandante delle SS italiane.

Un corteo che alla faccia della paura mediatica alimen-tata da alcuni quotidiani locali

come il “Corriere fiorentino” al-legato al “Corriere della Sera” attraverso la penna di Anto-nio Passanese, è stato in re-altà partecipato e combattivo con moltissimi giovani, fami-glie e bambini. Il clima è sta-to positivo e unitario, con canti antifascisti e rimarcando una presenza numerosa di chi non vuole lasciare la città ai nuovi fascisti.

Anche in quest’occasione ha partecipato alla manifesta-zione il PMLI con le proprie in-segne e diffondendo numero-

si volantini che sono stati letti con interesse sia dai parteci-panti sia da chi ha incrociato il corteo durante il percorso per le vie del centro storico. Grande interesse ha suscita-to il cartello, oggetto di molte fotografie.

Il corteo è infine ritornato in Piazza Santo Spirito per ri-congiungersi ai partecipanti alla festa e proseguire il pro-gramma delle iniziative.

In occasione del 25 Aprile CGIL, CISL e UIL hanno giu-stamente proclamato lo scio-pero del commercio, con que-ste motivazioni: “La completa

liberalizzazione degli orari e delle aperture domenicali e festive non ha portato nes-sun aumento dei consumi e tanto meno dell’occupazione, come dimostrano le procedu-re di licenziamento fatte dal-le aziende della Grande Di-stribuzione che hanno scelto il ‘sempre aperto h24’. Sono cambiate, in peggio, solo le condizioni di lavoro, gli orari, la vita delle lavoratrici e dei lavoratori, è aumentata solo la precarietà. È inaccettabi-le, fermiamo questa deriva. Il commercio non è un servizio essenziale”.

valdisieve Partecipazione elettoralistica del PD. La delegazione del PMLI, vero punto rosso del corteo. Nel pomeriggio l’ANPI di Rufina insieme ai migranti anche per “smontare” il decreto Minniti-Orlando

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Rufina del PMLILa Valdisieve antifascista si

è riunita a Pontassieve per un corteo cui hanno partecipato circa 200 manifestanti assie-me alle rappresentanze di al-cuni comuni, alle sezioni loca-li dell’ANPI e alle delegazioni di alcuni partiti che quest’an-no hanno affiancato l’ampia delegazione dell’Organizza-zione di Rufina del PMLI che da 23 anni consecutivi pre-senzia il corteo territoriale. Una bandiera di Sinistra Ita-liana si affiancava alle due del PD, in chiaro odore elettorale pro renziano in vista delle im-minenti primarie, che trovano qui il suo principale, quanto fragile, baluardo di consenso

Pontassieve (Firenze), 25 Apri-le 2017. Babbo e figlia di 4 anni marciano uniti tenendo alta la bandiera della Resistenza. Esemplari (foto Il Bolscevico)

Firenze. 25 Aprile 2017. Manifestazione per l’Anniversario della Libe-razione svoltasi in mattinata e a cui ha partecpato il PMLI. Nelle foto il corteo e, a destra, in piazza della Signoria, sotto Palazzo Vecchio (foto Il Bolscevico)

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6 il bolscevico / 25 Aprile N. 18 - 11 maggio 2017

nazionale. Dopo le deposizioni del-

le corone ai monumenti dei caduti, il corteo è terminato con alcuni interventi di circo-stanza dei sindaci di Pontas-sieve e Rufina, preceduto da un’introduzione del presiden-te della sezione dell’ANPI di Pontassieve che, oltre a rin-graziare per la partecipazio-ne il solo segretario comuna-le del PD, ha precisato anche che “fortunatamente quest’an-no sono presenti anche i par-titi”, ignorando la ultraven-tennale presenza del PMLI. Poco importa; la popolazione sa quanto il PMLI abbia fatto e faccia tutt’ora per l’antifasci-smo in Valdisieve, e ciò appa-re evidente dai numerosi sa-luti di stima che le compagne e i compagni ricevono quando sono in piazza.

Nel pomeriggio, la vivace sezione dell’ANPI di Rufina ha promosso la sua quarta ini-ziativa del programma “Apri-le Resistente” e nella piazza principale ha parlato d’immi-grazione, di solidarietà e di in-tegrazione, coinvolgendo an-che i migranti provenienti da molte regioni africane e ac-

colti nel territorio. Dopo l’in-tervento del rappresentante dell’ANPI locale, del cui diret-tivo fanno parte alcune com-pagne e compagni marxi-sti-leninisti, il prof. Tassinari dell’Università di Firenze ha affrontato molti temi legati al fenomeno dell’immigrazione, fra i quali il decreto Minniti-Or-lando criticandolo duramente, così come ha sgretolato con alcuni dati le false basi nume-riche che vengono proposte all’opinione pubblica da colo-ro i quali vogliono far credere che ci si trovi di fronte ad una “invasione” insostenibile.

Al termine dell’incontro, un gruppo musicale insie-me ai migranti ha intrattenu-to la piazza per quasi due ore con canti e balli, in un clima fraterno e popolare. Come a conclusione del corteo della mattina, anche quest’ultima iniziativa si è conclusa con il canto corale di Bella Ciao. In-fine è degna di nota l’iniziativa dell’ANPI che ha voluto omag-giare ciascun rifugiato con il fazzoletto rosso, a significare libertà, uguaglianza e “Resi-stenza”.

Borgo s. lorenzo

Giovani e giovanissimi portano freschezza, vitalità e entusiasmo tra i partecipanti. Militanti e simpatizzanti sventolano con fierezza le rosse bandiere del PMLI. Un

clima politico ottimo che ha fatto sentire i compagni a “casa propria”

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Vicchio del Mugello del PMLIA Borgo San Lorenzo (Fi-

renze) si è svolto il tradizio-nale corteo per celebrare l’im-portantissima ricorrenza del

25 Aprile. Circa 300 e oltre i partecipanti che si sono ritro-vati in piazza Dante per te-nere alti gli ideali della Resi-stenza e andare a deporre le corone ai vari cippi e monu-menti che ricordano la lotta dei partigiani. Vi è stata una

partecipazione maggiore ri-spetto agli altri anni grazie tra l’altro alla presenza di molti ragazzi delle scuole medie in-feriori che sono stati coinvol-ti grazie al lavoro nelle scuole dell’ANPI e della sua presi-dente Paola Poggini. Gli stu-denti, suscitando l’apprez-zamento della piazza, a fine iniziativa dal palco hanno ri-portato le proprie esperienze della visita che recentemente hanno fatto alle Fosse Ardea-tine a Roma e alla commemo-razione dei martiri del Campo di Marte a Firenze che erano, oltre ad un aviatore sardo, dei giovani renitenti alla leva del vicino comune di Vicchio fuci-lati dai fascisti presso lo stadio

di Firenze. Insomma, quando ci sono i giovani e i giovanissi-mi alla ricorrenza del 25 Aprile tira un’altra aria di freschezza, vitalità e entusiasmo tra i par-tecipanti.

La banda musicale di Po-polano, nel comune di Mar-radi (Firenze), ha eseguito al monumento ai Partigiani “Bel-la ciao” per intero, cosa che ha fatto molto piacere ai mani-festanti. L’esecuzione dell’in-no nazionale ha portato un po’ quel clima nazionalista e patriottardo anche se in tono ridotto rispetto ad altri anni quando, con “La canzone del Piave”, si erano toccate punte estreme.

Come forze politiche, oltre al PRC, era presente con le proprie insegne l’Organizza-zione di Vicchio del Mugello del PMLI con militanti e simpa-tizzanti che hanno sventolato con fierezza le rosse bandiere del Partito. Il clima politico era ottimo per cui i compagni si sono sentiti a “casa propria”. Non sono mancati gli scambi di pareri sull’attuale situazio-ne politica specialmente con la base del PRC e con fre-quentatori di centri sociali, coi quali siamo rimasti in contatto; i compagni del Partito hanno messo l’accento in particola-re sul centenario della glorio-sa Rivoluzione d’Ottobre, che cade quest’anno, registrando favore verso questo grandio-so evento storico.

Biella Cantate dai compagni del PMLI

“Bella ciao” e “Fischia il vento” seguiti dalla quasi totalità dei manifestanti. Fallito, grazie all’Anpi, il tentativo del sindaco di Donato di

estromettere dal corteo i marxisti-leninisti

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Biella del PMLIAnche quest’anno è stato

celebrato in modo militante il 25 Aprile, Festa della Libera-zione dal nazi-fascismo, sia a Biella che a Donato. Nella sera del 24 aprile, che coin-cide col giorno ufficiale della Liberazione di Biella da par-te delle forze partigiane, si è snodato per le vie del cen-tro città il folto corteo orga-nizzato dall’ANPI di Biella che, con partenza da Villa Schneider già sede del co-mando tedesco in città, ha fatto tappa alla lapide com-memorativa posta all’ingres-so del comune per poi rag-giungere Piazza Martiri della Libertà dove la banda citta-dina “G. Verdi” ha intonato il silenzio in onore dei 23 par-tigiani trucidati il 4 giugno 1944 e altre canzoni parti-

giane tra cui “Bella ciao” e “Valsesia”.

Presenti militanti e simpa-tizzanti dell’Organizzazione di Biella del PMLI che hanno dapprima diffuso centinaia di copie del volantino sulla Li-berazione e successivamen-te portato in corteo il manife-sto creato ad hoc insieme alle rosse bandiere del Partito at-tirando l’ammirazione dei pre-senti. I compagni del PMLI durante il percorso hanno in-tonato “Bella ciao” e “Fischia il vento” subito seguiti nel can-to dalla quasi totalità dei ma-nifestanti.

Il giorno successivo, pun-tualmente alle ore 9, i com-pagni del PMLI hanno depo-sto una bellissima corona di gerbere rosse ai piedi del mo-numento partigiano di Piazza Martiri in cui si poteva legge-re “I marxisti-leninisti bielle-si ai partigiani caduti”. Subito

dopo la delegazione del PMLI si è recata presso la frazione di Lace del Comune di Donato (Biella) per partecipare al cor-teo ufficiale del 25 Aprile orga-nizzato, come sempre, dalle sezioni ANPI Valle Elvo e Ser-ra e ANPI Ivrea e Basso Ca-navese.

Quest’anno la sindaca di Donato ha cercato di divide-re la manifestazione del 25 Aprile affermando che non avrebbe partecipato al corteo in quanto la presenza di “Chi mostra sui propri cartelli le ef-figi del Presidente del Con-siglio impiccato non ha nulla da spartire col mio pensiero politico”. Un goffo ma chiaro tentativo di estromettere dal corteo i marxisti-leninisti che sono infatti gli unici ad esporre un cartello contro le politiche di lacrime e sangue perpe-trate contro le masse popola-ri dai vari governanti borghesi

di turno, anche se non è vero che il premier viene raffigurato col cappio al collo.

Il vile tentativo di estromet-tere il PMLI dal corteo del 25 Aprile è miseramente fallito perché la sindaca di Donato ha dovuto incassare le rispo-ste del Segretario della sezio-ne ANPI “Valle Elvo e Serra”, compagno Pierangelo Fava-rio, che ha ribadito: “Quella del 25 Aprile sarà, come tut-ti gli anni una bellissima fe-sta popolare, in cui abbiamo sempre cercato di far sì che fossero presenti le istituzioni e anche i portatori di istanze critiche. La nostra è una cele-brazione aperta a tutti, in cui democrazia e partecipazione sono sovrane”.

Quindi, anche quest’anno il PMLI ha sfilato con serenità e determinazione al corteo del-la Liberazione di Donato dif-fondendo alcune centinaia di volantini ed esposto il cartello contro il governo Gentiloni ri-scuotendo come sempre l’in-teresse e l’approvazione delle masse popolari biellesi e ca-navesane che in questa so-lenne occasione si incontra-no sulla Serra e si uniscono in nome degli ideali dell’antifa-scismo militante.

La presenza del PMLI alle celebrazioni è stata documen-tata dai giornali on line “New-sBiella” e “Valduggia.virgilio.it”.

varese Il PMLI ha diffuso volantini sul

25 Aprile. Unità di lotta col PCI, una nutrita delegazione dell’Arcigay e le “Donne in nero”

IN PIAzzA ANChE IL 1° MAGGIO �Dal corrispondente dell’Organizzazione di ViggiùSono stati giorni di intensa

lotta e attività per i compagni dell’Organizzazione di Viggiù del PMLI, presenti in piazza nelle giornate del 25 Aprile, festa della Liberazione dal na-zifascismo, e del 1° Maggio, Giornata internazionale dei la-voratori.

Il 25 Aprile i marxisti-lenini-sti sono scesi in piazza a Va-rese per tenere alta la glorio-sa bandiera della Resistenza insieme a diverse centinaia di manifestanti che nella mat-tinata hanno sfilato per le vie del centro cittadino.

Anche quest’anno la ceri-monia, monopolizzata come sempre dal comune, ha se-gnato il passo con un bassis-simo profilo dal punto di vista istituzionale. Il punto più bas-so è stato raggiunto quando il corteo ha fatto tappa presso il monumento ai caduti di tutte le guerre dove è stato intonato il nazionalista “inno del Piave” che nulla ci azzecca né con la Resistenza né con gli ideali per cui si battevano i partigiani ma alle istituzioni borghesi fa comodo tentare di snaturare e

revisionare la Resistenza e la carica di lotta che essa eser-cita sui giovani e sulle masse.

L’anima vera, popolare e antifascista del corteo è sta-ta degnamente rappresenta-ta dai marxisti-leninisti e dalle masse popolari che a differen-za della “funebre” rappresen-tanza istituzionale hanno reso viva la manifestazione. I com-pagni del PMLI, che hanno diffuso per l’occasione alcuni volantini sul 25 Aprile, insieme ai compagni del PCI di Vare-se, ad una nutrita delegazione dell’Arcigay Varese, alle “Don-ne in nero” accompagnati dal “Coro Rebelde” hanno ridato vita al corteo con canti della Resistenza, popolari e antifa-scisti, tra cui l’Internazionale, ridando così smalto alla mani-festazione e diventando di fat-to il cuore e l’anima del corteo.

Il primo MaggioLa stessa partecipazione

popolare si è avuta lunedì 1° Maggio quando almeno un migliaio di persone, lavoratrici e lavoratori, studenti, famiglie con bambini, anziani, si sono ritrovati, malgrado la pioggia battente, in piazza Repubbli-

Pontassieve (Firenze), 25 Aprile 2017. La delegazione dell’Organizzazione di Rufina del PMLI al corteo, al centro il compagno Loris Sottoscritti che impugna la bandiera dei Maestri (foto Il Bolscevico)

Borgo S. Lorenzo (Firenze), 25 Aprile 2017. Il PMLI partecipa al corteo per l’Anniversario della Liberazione (foto Il Bolscevico)

Lace del Comune di Donato (Biella). Manifestazione per il 25 Aprile 2017 organizzata dell’ANPI. Al centro il cartello e le insegne del PMLI (foto Il Bolscevico)

Biella, 25 Aprile 2017. L’omaggio del PMLI al monumento ai cadu-ti partigiani in piazza dei Martiri (foto Il Bolscevico)

Varese. Un momento della manifestazione per 25 Aprile 2017 a cui hanno partecipato i compagni del PMLI (foto Il Bolscevico)

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N. 18 - 11 maggio 2017 25 Aprile / il bolscevico 7ca per dar vita al corteo.

Molte delegazioni delle fab-briche del territorio presen-ti, dalla Bticino alla Whirlpool, fino ai dipendenti della casa di cura “La Quiete” la cui lot-ta che dura da mesi contro la chiusura della struttura è sta-ta portata fin sopra il palco dei comizi dove sono stati accol-ti da un caloroso applauso dei lavoratori in piazza.

Il PMLI sempre in prima fila tra le masse operaie ha porta-to con fierezza i propri vessilli lungo il corteo fino all’arrivo in piazza del Garibaldino dov’è

stata effettuata una massic-cia diffusione di volantini con gli estratti dell’editoriale sul 1° Maggio pubblicato sul n. 17 de “Il Bolscevico”.

Con queste giornate di lot-ta combattive e partecipate le masse popolari varesine han-no dimostrato ancora una vol-ta che, seppur operante in una provincia difficile politica-mente come quella di Varese, il PMLI può trovare e troverà terreno fertile per gettare tra il suo elemento naturale, il po-polo, le fondamenta del suo radicamento.

Forlì Il PMLI tiene alta la bandiera

dell’antifascismo

�Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di ForlìMilitanti e simpatizzanti del-

la Cellula “Stalin” di Forlì del PMLI hanno partecipato alla Celebrazione del 72° Anniver-sario della Liberazione dell’I-talia dal nazi-fascismo, che ha seguito il consueto program-ma con la deposizione di co-rone d’alloro ai lampioni di piazza Saffi dove furono im-piccati i partigiani Silvio Cor-bari, Iris Versari, Adriano Ca-sadei e Arturo Spazzoli. Poi con un brevissimo corteo ci si è posizionati di fronte al sa-crario dei partigiani e per finire il giro della piazza dinnanzi al palco da cui il sindaco PD Da-vide Drei ha tenuto il discorso celebrativo dove praticamente non ha parlato di ciò che ha portato il fascismo alle masse lavoratrici e popolari. Drei non solo non ha speso una parola sul proliferare, anche a For-

lì e in Regione, dei gruppi ne-ofascisti, e men che meno si è espresso sulla riaccensione del faro di Rocca delle Cam-minate, sul quale la provincia di Forlì-Cesena (della qua-le Drei è presidente) avrebbe dato parere favorevole, no-nostante che tale faro sia un simbolo del nero ventennio mussoliniano. Infatti durante il fascismo veniva acceso quan-do Mussolini si ritrovava nella Rocca, sua residenza, luogo dove poi hanno trovato la tor-tura e la morte molti partigiani.

I marxisti-leninisti forlive-si hanno tenuta alta la ban-diera del PMLI che è la ban-diera della lotta contro il capitalismo, l’imperialismo e il fascismo per il socialismo.

Diffusi i volantini con gli estratti dell’editoriale del PMLI sul 25 Aprile e alcune copie de “Il Bolscevico” n° 16/2017.

Fucecchio Applausi e qualche brontolio verso

il PMLI che tinge di rosso il 25 Aprile �Redazione di FucecchioCelebrato a Fucecchio (Fi-

renze) l’Anniversario della Li-berazione dell’Italia dal nazi-fascismo. Un discreto numero di manifestanti si è ritrovato per sfilare nelle vie del centro, fino al monumento ai caduti. Le bandiere rosse dei Maestri e del PMLI portate con orgo-glio dai nostri compagni spic-cavano e caratterizzavano il corteo, raccogliendo applausi e qualche brontolio da chi evi-dentemente ha dato per morti troppo presto il socialismo e la lotta di classe.

Una presenza, quella dei marxisti-leninisti, che con i

corpetti, i volantini sulla Libe-razione e contro il governo Gentiloni, le bandiere, ha rotto il clima istituzionale e naziona-lista che oramai caratterizza le celebrazioni del 25 Aprile or-ganizzate dall’amministrazio-ne comunale, rivendicando un antifascismo conseguente e attuale, ben lontano dalla po-litica del PD locale che inve-ce, a partire dal sindaco Spi-nelli, rincorre i fascio-leghisti di Salvini sulla “sicurezza”, si atteggia a sceriffo e indica ve-latamente i migranti come re-sponsabili di un ipotetico au-mento della criminalità.

teramo La popolazione e i giovani hanno affollato lo spezzone con le bandiere rosse

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Pineto (Teramo) del PMLICome ogni anno, l’Orga-

nizzazione di Pineto (Teramo) del PMLI ha portato in Largo Madonna delle Grazie a Tera-mo la sua bandiera in occa-sione dell’Anniversario della Liberazione dal nazifascismo.

Questa volta, in un centro storico spopolato dopo i re-centi episodi sismici, gli unici partiti presenti, oltre al PMLI, a colorare di rosso il concen-tramento, erano il neonato PCI revisionista di Mauro Al-boresi e Rifondazione trotzki-sta di Maurizio Acerbo. Pa-radossalmente la diserzione in massa da parte dei parti-ti parlamentari a livello loca-le (compreso il Movimento 5 Stelle), ad eccezione dei gon-faloni ufficiali in rappresentan-za dei comuni del teramano, ha restituito, seppur a tratti, l’originale spirito popolare e antifascista alla commemora-zione.

È stato diffuso il volanti-no “Tenendo alta la bandiera della Resistenza combattia-mo il regime neofascista e il suo governo Gentiloni, per il socialismo” che ha suscitato interesse e ammirazione tra i presenti.

Il corteo è partito dopo il rito dell’alzabandiera e la de-posizione della corona d’al-loro (quest’anno senza l’ac-compagnamento della banda musicale) al monumento dei Caduti della Resistenza tera-mana, per poi procedere lun-go Corso De Michetti e Corso Cerulli. In coda erano presenti i militanti di Teramo Antifasci-sta che lungo il tragitto hanno rotto l’imbarazzante silenzio del corteo, intonando “Bel-la Ciao” e più volte lanciando parole d’ordine come “Mai più fascismo”.

La popolazione e i giova-ni che si erano uniti al corteo hanno affollato lo spezzone con le bandiere rosse lascian-do completamente sguarnita la parte istituzionale che si è

ritrovata con i soli gonfaloni uf-ficiali in testa; di certo un chia-ro indice di totale disaffezione nei confronti della giunta lo-cale del neopodestà Brucchi (Forza Italia).

Il corteo celebrativo ha poi

proseguito il percorso ufficia-le verso Piazza Martiri della Libertà e di lì ha attraversato Corso S. Giorgio, Via Rozzi, fino ad arrivare in Viale Mazzi-ni dove è stata deposta un’al-tra corona d’alloro presso il Monumento ai Caduti di tutte le Guerre.

Tra tutte le commemo-razioni a Teramo quella di quest’anno è stata la prima a portar ben evidenti i segni d’un chiaro mutamento dei tempi: l’eclissarsi delle parate militaresche e imperialistiche degli anni passati, accantona-te per questa occasione a se-guito dei tagli al budget della commemorazione, ha mostra-to l’assoluta inconsistenza po-litica delle giunte locali in ca-micia nera.

Viva i gloriosi partigiani!Viva il 25 Aprile!Coi Maestri e il PMLI vince-

remo!

rimini Quella del PMLI unica bandiera

rossa in piazza

�Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di RiminiLa Cellula “Stalin” di

Rimini del PMLI ha par-tecipato con la bandiera del Partito alla manife-

ravenna Il PMLI “invitato” a non portare le

bandiere alla cerimonia antifascista. Le congratulazioni della rappresentante

del comune di Ravenna al compagno Melandri per la presenza con maglietta e spille del Partito sbalordiscono i dirigenti

piddini

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Ravenna del PMLILa mattina del 25 Aprile

i compagni dell’Organizza-zione di Ravenna del PMLI si sono recati sulla piazza di Mandriole (Ravenna) da-vanti al Monumento ai ca-duti partigiani per celebra-re la Festa della Liberazione dal nazifascismo, senza la bandiera del Partito ma solo con la maglietta, il fazzolet-to rosso e le spille. Questo è successo per imposizione da parte di alcuni esponen-ti locali dell’Anpi che il gior-no prima si sono recati dai compagni per invitarli “gen-tilmente” a non portare la bandiera in piazza come gli anni passati. Il motivo se-condo loro, erano “le lamen-tele fatte l’anno precedente dai cittadini”.

Niente bandiere ros-se quindi ma solo tricolori e bandiere dell’Anpi. Secon-do noi, invece, il vero pro-blema è che nelle manifesta-zioni precedenti la bandiere e le rosse insegne del PMLI sono state molto ammirate e ben accolte dai presenti, sot-to lo sguardo malevolo dei di-rigenti del Pd che, poi, sono gli stessi dirigenti dell’Anpi. L’Anpi però non è di proprietà del Pd che dovrebbe comun-que incentivare l’adesione e la partecipazione di tutte le forze antifasciste in onore ai tanti caduti delle nostre zone, in gran parte comunisti.

Pur rodendosi il fegato i compagni hanno inteso ri-spettare l’invito e si sono pre-sentati alla cerimonia che si è svolta come al solito fra i tanti discorsi retorici dei di-rigenti locali del Pd. In rap-presentanza del comune di Ravenna era presente Livia Manducci. Al termine del suo saluto è andata direttamen-te verso il compagno Fran-co Melandri, Responsabile dell’Organizzazione di Ra-venna del PMLI, per congra-tularsi con lui, per la presenza e per la maglietta del PMLI. “Bravi, siete anche qui!” ha detto sorpresa. Ha poi rac-contato di aver lavorato a Fi-renze, alcuni anni fa, presso lo studio di un avvocato che difendeva i compagni diri-genti del Partito nei numero-si processi cui erano sottopo-sti. Alla richiesta di notizie dei dirigenti e del PMLI le è sta-to raccontato della Festa per il 40° compleanno da poco svolta. Dopo aver salutato cordialmente se n’è andata: tutto questo sotto lo sguardo sbalordito dei dirigenti piddi-ni. Una piccola rivincita per il PMLI rispetto alla loro censu-ra preventiva!

Certo è che presentarsi con le bandiere avrebbe por-tato discussioni e attriti iso-landoci ed escludendoci, in-vece il PMLI ha necessità di lavorare ad un largo fronte unito antifascista e pertanto ha scelto di agire di conse-guenza.

stazione del 25 Aprile a Rimini.

Il corteo è partito dal Parco Fratelli Cervi, aperto dalla banda e dai gonfalo-ni dei comuni. Ha fatto tap-pa in Piazza dei Tre marti-ri per posare una corona di fiori dove furono impiccati i tre partigiani comunisti, poi è proseguito fino a piazza Cavour dove hanno preso la parola il sindaco e il pre-

sidente dell’Anpi. L’unica bandiera ros-

sa con falce e martello era quella del PMLI, che ha atti-rato alcuni manifestanti che hanno voluto farsi fotografa-re con la nostra bandiera.

Nel pomeriggio si è svolta la “Pedalata della Resisten-za” da Torre Pedrera a Igea Marina, conclusa con una sostanziosa merenda collet-tiva.

Forlì. Manifestazione per il 25 Aprile 2017 (foto Il Bolscevico)

Fucecchio (Firenze). Il corteo per il 72° Anniversario della Libera-zione. Al centro, con il corpetto e la bandiera del PMLI, il compagno Andrea Cammilli, Responsabile della Commissione per il lavoro di massa del CC del Partito (foto Il Bolscevico)

Teramo. Il PMLI partecipa alla manifestazione per il 25 Aprile 2017 (foto Il Bolscevico)

Mandriole (Ravenna), 25 Aprile 2017. Il compagno Franco Melandri rende omaggio al monumento dedicato ai partigiani caduti nei com-battimenti per la liberazione di Ravenna (foto Il Bolscevico)

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parma Massiccia partecipazione al vivace

corteo. Curiosità verso il PMLI

A Parma la manifestazione per la ricorrenza del 25 Apri-le è pienamente riuscita. Tan-tissimi hanno dato vita ad un bellissimo corteo che ha sfi-lato per le vie principali del-la della città, ha reso onore al monumento del Partigiano per poi raggiungere la centra-le piazza Garibaldi, dove si è svolto il comizio conclusivo.

La bella giornata di sole ha certamente favorito la parte-cipazione, cosi che tanti gio-vani, donne, lavoratori, sin-dacalisti, pensionati, pacifisti e militanti di partiti di sinistra, comunisti e marxisti-leninisti hanno alimentato una manife-stazione piena di vita e di pas-sione politica, che dimostra come i valori dell’antifascismo e della Resistenza tengono unite tante persone, anche con idee diverse.

In corteo ho portato la ban-diera del PMLI. Ho incontrato diversi compagni diversamen-te schierati e lavoratori del settore alimentare, salutato gli amici di Italia-Cuba e ricorda-to il compagno Angelo Giava-rini, storico segretario e amico del circolo di Parma, prematu-ramente scomparso. Di lui ri-cordo il messaggio inviato al PMLI lo scorso anno, in occa-sione della commemorazione di Mao, dove mandava un sa-luto e spiegava i suoi proble-mi di salute e l’impossibilità a partecipare.

Lungo il percorso del cor-teo ho incontrato anche il compagno e collega Danilo della Barilla di Parma, curioso dell’attività e delle caratteristi-che del PMLI, con il quale ho condiviso buona parte del tra-gitto e la bellissima atmosfera della manifestazione.

Il 25 Aprile è stato come al solito anche un momen-to politico, con prese di posi-zione contro il governo Gen-tiloni, fotocopia di Renzi, contro la guerra imperialista delle “grandi potenze” in Me-dio Oriente e con le minacce del super-reazionario Trump alla Corea del Nord. Perché a distanza di oltre settant’anni dalla fine della seconda guer-ra mondiale lo scenario belli-co che l’imperialismo ha cre-ato potrebbe anche portare una nuova guerra mondiale.

Con le elezioni comunali

a Parma non poteva manca-re la relativa presenza di can-didati sindaci e relative pro-paganda e raccolta firme per le liste. Presente Marco Riz-zo che supportava la candi-data del suo partito, presente anche il nuovo PCI con i suoi candidati. Liste elettorali che cercano il “voto utile”, conti-nuando a illudere i lavoratori e le masse popolari che con il voto si cambieranno le istitu-zioni borghesi, quando invece bisognerebbe delegittimarle con l’astensionismo e propa-gandare la via socialista e ri-voluzionaria che nasce dalle contraddizioni congenite, ri-correnti e insanabili del capi-talismo.

L’unica nota stonata del-la manifestazione è stata la presenza in piazza del li-bro “comunisti contro Stalin”, venduto da uno dei tanti clo-ni del PRC. Un libro ignobile di matrice trotzkista, degno dei peggiori falsificatori del-la storia, che suona come un insulto nella ricorrenza del-la Resistenza italiana e inter-nazionale di cui Stalin è stato l’ispiratore e l’emblema. Il co-raggio e la lotta accanita dei partigiani sono stati costante-mente supportati dalla grande resistenza e avanzata dell’E-sercito Rosso e dai sacrifici del popolo sovietico sotto la direzione di Stalin e del Par-tito comunista bolscevico. La Resistenza italiana testimo-nia che tanti partigiani comu-nisti avevano il nome di batta-glia “Stalin”, il che dimostra la sintonia profonda con il gran-de dirigente comunista sovie-tico. Nelle colline di Parma, a Neviano dei Rossi, nei pres-si della ex miniera di Vallez-za, lungo la strada si nota una colonnina spezzata in onore di un partigiano caduto, il suo nome li scritto è Speridione Grandesso e sopra, il nome di battaglia: Stalin. Tutti gli anni, il 25 Aprile vengono portati i fiori per ricordare questo com-battente, catturato, torturato e ucciso dai nazisti.

Viva il 25 Aprile! Viva la Re-sistenza! Avanti verso l’Italia unita, rossa e socialista. Coi Maestri e il PMLI vinceremo!

Alberto Signifredi - simpatizzante di Parma

del PMLI

prato Migliaia di antifascisti in piazza. Il corteo intona “Bella ciao” sotto le finestre

del Palazzo Comunale.PROvOCAzIONE CONtRO IL FRONtE

UnIto AntIfAsCIstA

�Dal corrispondente della Cellula “Stalin” di PratoMigliaia di manifestan-

ti hanno preso parte al cor-teo cittadino partito da Piazza Duomo e conclusosi in Piazza del Comune a Prato.

In Piazza delle Carceri è andata in scena ancora una volta l’odiosa parata militare con la nuova prefetta di Pra-to Rosalba Scialla e il neopo-

destà renziano Matteo Biffoni che hanno passato in rasse-gna le forze armate, fra cui un reparto della “Folgore” mentre la banda musicale intonava l’inno di Mameli e altre mar-cette militariste.

Durante la cerimonia in Piazza delle Carceri alcu-ni manifestanti riuniti sotto le bandiere e le insegne del PMLI, Rifondazione, Anpi-

napoli Il sindaco De Magistris diserta

nuovamente il 25 Aprile dopo aver annunciato la sua presenza alla

“Festa sui beni comuni”. Partecipazione del PMLI

�Dal corrispondente della Cellula “Vesuvio Rosso” di NapoliLa celebrazione della Li-

berazione dell’Italia dal nazi-fascismo si è svolta a Napoli con la “Festa sui beni comu-ni” nella struttura della Mo-stra d’Oltremare nel quartiere Fuorigrotta, un enorme spazio verde con annesso ristoran-te e piscina e giostre gestite da privati dove, pur essendo di proprietà del comune, per entrare si paga un dazio da 1 euro.

A organizzare l’evento i gio-vani dei centri sociali napole-tani. Presenti il Comitato di Bagnoli Futura, il Coordina-mento “Giù le mani dal bosco di Capodimonte”, il Coordina-mento “Magnammese ò Pe-sone”, il Coordinamento na-poletano per la Palestina, il Movimento di lotta disoccupati “7 Settembre”, i centri sociali “Terra nostra”, “Scugnizzo li-berato”, “Je so pazz”, “Iskra”, “Mutuo soccorso”, il “sindaca-to di base” USB.

La giornata si è svolta con canti antifascisti e con un pic-

colo corteo a cui hanno fatto seguito, nel pomeriggio, mo-menti di fraternizzazione, con musica e balli.

Militanti e simpatizzanti del-la Cellula “Vesuvio Rosso” di Napoli del PMLI, con il fazzo-letto del PMLI al collo, han-no partecipato nel pomeriggio all’evento. Alcuni manifestan-ti si sono fatti fotografare con noi.

Il sindaco arancione De Magistris, che aveva annun-ciato un discorso dal palco ha invece senza motivo disertato anche questa volta il 25 Apri-le, a testimoniare la sua scar-sa attenzione sul tema dell’an-tifascismo.

Sicuramente, pur tenendo conto della buona fede degli organizzatori, non è questo il modo migliore per ricordare il 72° Anniversario dalla Libe-razione dal nazifascismo. Era meglio organizzare un corteo militante in città coinvolgendo direttamente le masse popola-ri e comunque stare in piazza per dare forza all’antifascismo nella nostra città Medaglia d’Oro alla Resistenza.

Civitavecchia Il PMLI fa fronte unito con i

militanti del PCI e di Rifondazione cantando “Bella Ciao”

�Dal corrispondente dell’Organizzazione di Civitavecchia del PMLIA Civitavecchia (Roma) la

celebrazione del 25 Aprile è avvenuta con la deposizione di corone di alloro al monu-mento dedicato agli ex inter-nati, al Parco della Resistenza e a quello dei caduti, in piazza degli Eroi.

Al Parco della Resistenza dopo la deposizione di una co-

rona di alloro da parte dei vigili urbani con il gonfalone del Co-mune, ha fatto seguito un mo-mento di raccoglimento con un minuto di silenzio in ricordo delle vittime del nazifascismo con le rappresentanze militari sugli attenti. Dopo la breve ce-rimonia istituzionale, si è svol-to un breve comizio da parte dell’ANPI dove si è evidenzia-to il sacrificio dei partigiani nel-la lotta armata contro il nazifa-

Ischia Risalto al comunicato del PMLI sul

25 AprileL’Organizzazione Isola d’I-

schia del PMLI ha emesso un comunicato per il 25 Aprile

2017 che è stato ampiamente riportato da “Tele Ischia”, “Iso-laverdetv” e da “Il Golfo”.

Prato e Comitato Gay e Le-sbiche mentre esprimevano ad alta voce il proprio disap-punto per il carattere patriot-tardo e militarista che dal 2009 la prefettura impone alla celebrazione del 25 Apri-le, sono stati oggetto di una vile provocazione, subito re-spinta, da parte di un mani-festante del PD a cui davano

fastidio le bandiere rosse e le insegne con la falce e mar-tello.

In risposta alla provocazio-ne il corteo ha intonato ripetu-tamente “Bella ciao” fin sotto le finestre del Palazzo Comu-nale e lanciato alcuni slogan fra cui: “Ieri oggi e anche do-mani gloria eterna ai partigia-ni”.

scismo. Presenti con le loro rispetti-

ve bandiere, il PCI, Rifondazio-ne, Sel e non poteva mancare

il PMLI. Abbiamo fraternizzato con i militanti di base del PCI e di Rifondazione e cantato insie-me “Bella Ciao” a pugno chiuso.

CALENDARIO DELLE MANIFESTAZIONI E DEGLI SCIOPERI

D-F -Cobas-Scuola Unicobas-Scuola Usb Pubblico Impiego Sgb-Sindacato Generale di Base – Sciopero del personale delle

scuole dell’infanzia, delle scuole primarie e secondarie di primo grado per boicottare le attività connesse alla prove Invalsi (personale docente scuola

primaria e secondaria)

D-Z – Cub-Trasporti – Sciopero prestazioni aggiuntive personale Alitalia Sai SpA -

D-Z- Cobas Pt-Cub-Usb – Sciopero lavoratori Poste-Comunicazioni Poste Italiane SpA

E – Slc-Cgil - Cobas-Lavoro Privato – Telecomunicazioni – Sciopero lavoratori Telecom Italia SpA - Tim SpA - dipendenti Tim Spa

G - Fp, Flc e Nidil Cgil - Manifestazione nazionale a Roma in piazza Vidoni, delle lavoratrici e dei lavoratori dei settori pubblici e della

conoscenza

J-K Cobas-Scuola Unicobas-Scuola Usb Pubblico Impiego Sgb-Sindacato Generale di Base – Sciopero del personale

docente e ata, di ruolo e non, delle scuole secondarie di secondo grado per boicottare le prove Invalsi (personale docente scuola secondaria di 2° grado)

J – Unione degli Studenti, Rete della Conoscenza -Mobilitazione nazionale degli studenti con manifestazioni e cortei per protestare

contro i decreti attuativi della “Buona scuola” che rendono obbligatorie le prove Invalsi

MAGGIO

Prato. Manifestazione per il 72° Anniversario della Liberazione dal na-zi-fascismo. Al centro si nota il manifesto del PMLI (foto Il Bolscevico)

Civitavecchia (Roma) . Una foto ricordo del fronte unito realizzato du-rante le celebrazioni del 25 Aprile 2017 (foto Il Bolscevico)

8 il bolscevico / 25 Aprile N. 18 - 11 maggio 2017

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Strage operaia infinitaIn un solo giorno 3 morti e 3 feriti nei cantieri

Sono stati due giorni tragi-ci per il mondo del lavoro gli scorsi 25 e 26 aprile, quando in meno di 24 ore sono morti 3 operai e altrettanti sono rimasti feriti in due infortuni avvenuti in provincia di Bolzano e a Roma.

Poco prima di mezzanot-te del 25 aprile infatti 2 ope-rai sono morti e 3 sono rima-sti seriamente feriti sulla linea ferroviaria in manutenzione Brennero-Bressanone, du-rante i lavori notturni di sosti-tuzione dei binari poco prima della mezzanotte del 25 apri-le: gli operai erano a bordo di un treno-cantiere che stava procedendo a velocità elevata con il suo carico da 1.500 ton-nellate di traversine in cemen-to, quando improvvisamente si è scontrato contro un altro mezzo tecnico. La magistra-tura ha già aperto un’inchie-sta sull’accaduto, ma dai pri-mi accertamenti sembra che il convoglio nel quale viaggia-vano gli operai avesse proble-

mi al sistema dei freni.I due operai deceduti sul

colpo, entrambi di Mondrago-ne (Caserta), sono il quarantu-nenne Salvatore Veroli e il cin-quantaduenne Achille De Lisa, mentre i tre feriti sono stati ri-coverati negli ospedali di Bol-zano e Bressanone in quanto hanno subito traumi gravi, ma non sono in pericolo di vita. Al momento dello scontro tra i due convogli su quel tratto di ferrovia stavano lavorando una cinquantina di operai, per cui il bilancio avrebbe potuto essere ancora più grave.

Ma la strage di operai non era finita, perché nella giorna-ta del 26 aprile un operaio, Do-menico Digiglio di 57 anni, è morto sul colpo a Roma men-tre stava svolgendo un lavoro all’interno del depuratore Acea di via degli Alberini.

Il lavoratore, dipendente di una ditta esterna che ha rice-vuto appalti dall’Acea, era in-tento a sollevare, con la sua

gru, un camion betoniera per posizionarlo in una vasca vuo-ta quando il mezzo da lui ma-novrato si è impennato ribal-tandosi. L’operaio a questo punto si è lanciato dalla gru per fuggire, rimanendo però incastrato tra un muro di cinta e il mezzo meccanico che sta-va manovrando. La magistra-tura ha già aperto un’inchiesta per chiarire le responsabilità.

Tre morti e tre feriti sul la-voro in meno di 24 ore non sono purtroppo una sporadi-ca eccezione, e si inseriscono in un graduale peggioramento delle condizioni lavorative che sono diretta conseguenza del-le normative introdotte dagli ultimi governi, sempre più per-missive sul tema della sicurez-za sul lavoro.

Infatti addirittura nel 2017 i morti sul lavoro sono aumen-tati rispetto al corrisponden-te periodo del 2016: secon-do i dati pubblicati dalla Cgia di Mestre a gennaio e febbra-

io 2017 i morti sul lavoro sono stati 127 rispetto ai 95 del pri-mo bimestre dell’anno prece-dente, con un drammatico au-mento del 33,7%. Finora sono complessivamente 188.

Nel 2016 in Italia sono morti in totale, secondo i dati dell’I-nail, 641 lavoratori, nella stra-grande maggioranza ope-rai, sui luoghi di lavoro e oltre 1.400 se si considerano anche i decessi per incidenti strada-li o ferroviari per recarsi al la-voro o per rientrare dal lavoro, ma la stima è sicuramente in difetto per la difficoltà di con-teggiare i lavoratori con parti-ta iva, con contratti atipici e i lavoratori in nero, o addirittura i lavoratori stranieri i cui corpi, nelle zone di caporalato, ven-gono semplicemente fatti spa-rire dopo gli incidenti mortali.

Tra i settori produttivi, nel 2016 il 31% di tutte le mor-ti sul lavoro si sono verificate in agricoltura, il 19,6% nell’e-dilizia, il 9,3% nell’autotraspor-

to, l’8,2% nei settori industriali ad esclusione dell’edilizia e il

resto nel settore dei servizi e nell’artigianato.

nonoStante le preSSioni di gentiloni

i lavoratori alitalia bocciano l’accordo tra governo, Cgil, Cisl, Uil e azienda

NO 68%, Sì 32%. Affluenza quasi al 90%L’ALItALIA vA nAzIonALIzzAtA

Il verdetto è stato netto e inequivocabile: i lavoratori Alitalia hanno respinto l’ipo-tesi d’accordo tra l’azienda e i sindacati confederali rag-giunto con la mediazione e la pressione del governo. La partecipazione al referendum svoltosi il 23 e 24 aprile è sta-ta molto alta, hanno votato in 10.184 su 11.673 aventi dirit-to (87,24%), 151 le bianche e nulle. Si è dichiarato favore-vole solo il 32% dei lavorato-ri mentre il 68% ha detto NO. Anche se era nell’aria in mol-ti sono rimasti spiazzati e sor-presi da questo risultato tan-to da reagire stizziti, come ha fatto il quotidiano romano il Messaggero che il giorno dopo titolava “suicidio collet-tivo”, e su quella falsariga si posizionavano molte testate giornalistiche e vari commen-tatori.

In questo modo si è cerca-to di avvallare la tesi per cui l’azienda sarebbe affondata perché i lavoratori hanno vo-luto salvaguardare i loro “pri-vilegi” in cambio di “ragione-voli” sacrifici. Ma nessuno si è dilungato sui tagli richiesti dall’azienda (e dal governo) che sono invece pesantissimi. Quasi mille dipendenti a tem-po indeterminato tra il perso-nale di terra considerati “esu-beri” e liquidati con la cassa integrazione straordinaria per due anni, più 140 tagli nelle sedi estere e il mancato rin-novo di contratti a termine, per un totale di 1.700 perso-ne coinvolte e praticamen-te licenziate su un totale di 12mila.

L’intesa prevedeva inol-tre un taglio medio dell’8% alla retribuzione del persona-le navigante (ma che i sinda-cati di base hanno denunciato essere del 25%), bassi sala-ri d’ingresso per le future as-sunzioni e altri interventi ope-rativi per ridurre il costo del lavoro: sui voli a lungo raggio ci sarebbe stato un assisten-te di volo in meno e l’equipag-gio doveva avere più compiti, i turni di riposo ridotti, alla fac-cia della tanto decantata sicu-rezza. Il taglio complessivo al costo del lavoro vicino agli 80 milioni l’anno.

I lavoratori hanno detto chiaramente di non essere di-sposti ad accettare questi pe-santi tagli, di essere stanchi di subire sulla loro pelle l’en-nesima ristrutturazione ca-pitalistica in cambio di false promesse di rilancio come av-viene fin dalla sua privatizza-zione avvenuta nel 2008 ad opera del governo Berlusco-ni con l’avvallo di quasi tutti i partiti e sindacati, confedera-li e autonomi. I NO sono stati schiaccianti, in particolare tra il personale di volo, ma hanno vinto anche tra quello di ter-ra, sia a Milano che a Roma. Solo in due seggi della capi-tale, dove si trova la maggior parte del personale a terra, hanno vinto i Sì, ma anche qui complessivamente hanno prevalso i NO ricacciando in-dietro il tentativo di dividere i lavoratori come era avvenu-to per i dipendenti Almaviva che di fronte a un ricatto simi-le a Roma e Napoli si erano espressi in maniera diversa.

La stessa Camusso, nono-stante la Cgil si fosse spesa molto a favore del Sì, ha do-vuto ammettere come “il NO al referendum dimostra la sfiducia dei lavoratori nell’a-zienda”, e non poteva essere altrimenti dopo che la privatiz-zazione e due pesanti ristrut-turazioni in meno di 10 anni hanno fatto perdere 12mila posti di lavoro con un riduzio-ne del 50% del personale e causato un continuo peggio-ramento dei salari e delle con-dizioni di lavoro.

La Cisl invece, per boc-ca della Furlan, ha attaccato i lavoratori e difeso il gover-no: “sottoporre l’accordo su Alitalia al referendum tra i di-pendenti, snaturando il nostro ruolo, forse è stato un erro-re... la democrazia sindacale non può fare a meno della re-sponsabilità. Bisogna riflette-re sulle forme di partecipazio-ne, anche perché questo voto ha scatenato delle forme di populismo sindacale. Il gover-no ha fatto di tutto per trova-re una mediazione.” Eviden-temente i referendum vanno bene solo quando il risultato è quello voluto dalla Cisl.

Che il governo abbia fatto di tutto per far ingoiare ai la-voratori l’accordo è inconte-stabile. Gentiloni ha minac-ciato apertamente i lavoratori mentre le urne erano ancora aperte: “so bene che ai dipen-denti sono chiesti sacrifici, ma so che senza l’intesa l’Alitalia non potrà sopravvivere. Men-tre è in corso la consultazio-ne, sento il dovere di ricordare a tutti la gravità della situazio-

ne in cui ci troviamo”. I lavoratori però non inten-

dono pagare ulteriormente le colpe degli altri, pagare il con-to in attesa di essere gettati alla fine comunque sul lastri-co. L’Alitalia l’hanno spolpa-ta prima i partiti di regime e le lobby quando era in mano pubblica, specie la DC e il PSI con le loro nomine lottizzate e hanno fatto ancora peggio i privati che grazie allo Stato hanno preso la parte “buona” scorporata dai debiti accolla-ti ai contribuenti lasciando-la nuovamente con miliardi di euro di perdita e da manager Alitalia che l’hanno sfascia-ta con una serie di piani indu-striali buttati al macero, gros-se fette di mercato concesse alle low cost straniere mentre loro si riempivano i portafogli di bonus astronomici.

Anche l’ingresso di Etihad, annunciata come la salvatrice di Alitalia, si è rivelato un falli-mento. Si parlava di nuovi ae-rei, nuove rotte a lungo raggio e addirittura la previsione di un pareggio di bilancio entro il 2017. Ma a quanto sembra

a rimetterci sarà solo la com-pagnia italiana mentre quella degli Emirati avrebbe già re-cuperato il capitale investito. Secondo un articolo del Sole 24 ore Etihad ha speso per ri-levare il 49% di Alitalia 560 mi-lioni, di cui però solo 387 sono capitale azionario. Con gli altri soldi ha acquistato società e beni Alitalia floridi e remune-rativi tra cui 5 slot (concessio-ni di utilizzo aeroportuali) nel grande scalo londinese di He-athrow pagate un quinto del prezzo di mercato che rimar-ranno in mano ad Etihad in caso di scioglimento dell’alle-anza. In più, sempre secondo il Sole, nelle tratte condivise la società italiana doveva pa-gare il doppio rispetto a quella araba quando era il momento di riconoscere i costi della ge-stione del volo.

Adesso l’unica soluzione è la nazionalizzazione accom-pagnata da un diverso piano strategico che regoli il traffi-co aereo perché uno dei fat-tori della perdita di grandi fette di mercato sono le con-dizioni di favore di cui godo-

no le low cost, grazie alle qua-li Ryanair si è imposta come la prima compagnia aerea operante in Italia per numero di passeggeri. Oltre a pagare meno i lavoratori queste so-cietà godono dei finanziamen-ti dei piccoli aereoporti italia-ni, spesso doppioni e a poca distanza da quelli grandi, che altrimenti non potrebbero so-pravvivere; la società irlande-se per far atterrare i suoi ae-rei intasca oltre 100milioni di euro l’anno da enti, province e regioni.

Il commissariamento è solo l’anticamera del fallimento e del licenziamento di 12mila lavoratori. Non è vero che non è permesso nazionalizzare, la nostra Costituzione lo preve-de, specialmente per aziende d’interesse generale, nazio-nale e strategico. Per finan-ziare le banche i soldi sono stati trovati immediatamente, per finanziare un ambizioso piano imperialista di rilancio militare sono previsti miliardi di euro, si trovino subito per nazionalizzare e rilanciare Ali-talia.

N. 18 - 11 maggio 2017 25 Aprile / il bolscevico 9

dall’inizio dell’anno sono 188 i morti sul lavoro

Roma. Una recente manifestazione delle lavoratrici e dei lavoratori dell’Alitalia, contro i massicci licenzia-menti e in difesa del posto di lavoro

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10 il bolscevico / interni N. 18 - 11 maggio 2017

7,2 milioni di poveri. 1 milione e 250 mila giovani

La povertà colpisce maggiormente il SudIn Italia ci sono otto milioni

di poveri e di questi, più della metà, circa 4,5 milioni, versa in uno stato di povertà assoluta tanto da non potersi permette-re neanche il minimo necessa-rio per vivere.

La drammatica realtà la si coglie sfogliando la serie di diapositve e statistiche conte-nute nell’ultimo rapporto Istat di Noi Italia e che ci collocano fra l’altro anche negli ultimi po-sti europei per quanto riguarda i livelli di occupazione, Pil pro capite e altri indicatori della si-

tuazione economica e sociale.I dati da cui sono state

estrapolate le tabelle sono re-lativi ai dati definitivi del 2015 da cui si evince che le persone in povertà relativa sono 8 milio-ni 307 mila (pari al 13,7% della popolazione). Di questi il 6,1% delle famiglie residenti (pari a 4 milioni 598 mila individui) ver-sano in condizioni di povertà assoluta, mentre il 10,4% del-le famiglie, in tutto 2 milioni e 678 mila, risulta relativamente povero.

A stare peggio sono soprat-

tutto le famiglie con quattro componenti, che vivono nel Sud Italia e che nel corso di un solo anno, dal 2014 al 2015, sono passate dal 6,7% al 9,5% del totale.

Situazione in grave peg-gioramento anche sul fronte occupazione: in Italia, spiega il rapporto Istat, sono occu-pate poco più di 6 persone su 10 tra i 20 e i 64 anni, il dato peggiore nella Ue a eccezione della Grecia. Tra i 20 e i 64 anni nel 2016 era occupato il 61,6% della popolazione con un for-

te squilibrio di genere (71,7% gli uomini occupati, soltanto al 51,6% le donne). Grande anche il divario territoriale tra Centro-Nord e Mezzogiorno (69,4% contro il 47%). Nella graduatoria comunitaria sul 2015 solo la Grecia ha un tasso di occupazione inferiore, men-tre la Svezia registra il valore più elevato (80,5%).

Stessa musica anche per quanto riguarda i dati sul Pil pro capite: quello dell’Italia, misurato in standard di potere d’acquisto (per un confronto

depurato dai differenti livelli dei prezzi nei vari paesi), risul-ta inferiore del 4,5% rispetto a quello medio della Ue, più basso di quello di Germania e Francia (rispettivamente del 23,6% e 9,2%). Il valore italia-no è superiore del 5% solo al Pil pro capite spagnolo.

Insomma mentre il Paese sprofonda sempre più negli abissi della povertà, il gover-no Gentiloni e il suo tirapiedi all’Economia Padoan da un lato si vantano di aver firmato il Memorandum di intesa con

l’Alleanza contro la povertà sull’attuazione della legge de-lega che istituisce il Rei, l’ele-mosina del reddito di inclusio-ne, ma dall’altro, lato, hanno stanziato solo 1,2 miliardi per il 2017 e 1,7 miliardi per il 2018 a fronte dei 7 miliardi di euro all’anno che sarebbero neces-sari per istituire il cosiddetto “sussidio contro la povertà as-soluta” che tra l’altro non vie-ne nemmeno citato nel Docu-mento di economia e finanza licenziato nei giorni scorsi dal governo.

roma 22-23 aprile 2017

in centinaia le donne all’assemblea nazionale di non una di menodalla nostra inviata speciale

Nei giorni 22 e 23 aprile si è tenuta a Roma la terza Assemblea nazionale della Rete Non una di meno che ha visto la partecipazione di centinaia e centinaia di donne provenienti da tutto il Paese, dal Sud al Nord, Sardegna e Sicilia comprese. Forte la presenza delle ragazze e delle giovani dei collettivi studenteschi e dei Centri sociali, lavoratrici precarie della scuola e dei servizi per l’assistenza, molte donne impegnate nelle associazioni femministe di volontariato dei centri antiviolenza, presenti anche le rappresentanti di partiti come il PCL di Ferrando e dei “sindacati di base” e di alcune categorie della CGIL come la Funzione pubblica, probabilmente erano presenti anche militanti della sinistra PD anche se quest’ultime non si sono presentate ufficialmente nei loro interventi. Massiccia la partecipazione delle donne di Milano, Torino, Bologna oltre alle donne romane fulcro dell’apparato organizzativo della due giorni.

L’assemblea che aveva lo scopo di continuare la scrittura di un “Piano femminista contro la violenza”, sotto lo slancio della grande mobilitazione di piazza dello sciopero dell’8 Marzo, si è snodata in due tappe. La prima si è svolta sabato nelle aule di Lettere e Filosofia dell’Università di Roma Tre con la divisione in 8 “tavoli tematici”: “Lavoro e welfare”; “Narrazione sulla violenza attraverso i media”; “educazione alle differenze”; “salute”, “percorsi di fuoriuscita dalla violenza”, “legislativo e giuridico”; “femminismi e migrazioni” e “sessismo nei movimenti”. I tavoli erano impostati su tre assi di discussione: Analisi e principi, obiettivi, pratiche. La seconda tappa quella dell’Assise plenaria della domenica con la discussione delle linee emerse dai tavoli tematici e a stabilire un’agenda politica di rilancio delle mobilitazioni si è svolta nel cortile della scuola

elementare di via Nino Bixio.Nei report degli 8 tavoli

sono emersi dei punti fermi ribaditi e discussi dall’Assise della domenica e sottolineati da applausi a piene mani: il No alla privatizzazione della scuola e dell’università e la conseguente abolizione della “Buona scuola” e della legge 107 Gelmini; l’universalità del diritto alla salute che deve essere esteso anche alle migranti comprese quelle senza permesso di soggiorno. L’assemblea ha dichiarato illegittima l’obiezione di coscienza antiaborto nel servizio pubblico; ha rimarcato il rifiuto del codice rosa applicato nei centri antiviolenza; ha lanciato il boicottaggio delle trasmissioni e dei libri sessisti e razzisti; ha richiesto l’anticipo da parte dello Stato delle spese legali per chi subisce violenza e garanzie estese alle migranti illegali; ha ribadito il no alla mediazione familiare e all’affido condiviso dei figli in coppie dove c’è violenza; l’assemblea ha ribadito la necessità di lottare per l’occupazione visto l’alto tasso di disoccupazione femminile che in alcune parti del nostro meridione come la Campania tocca il 70%, si è espressa contro la diseguaglianza salariale delle donne; per la creazione e l’ampliamento di servizi e infrastrutture sociali tipo asili nido e centri di assistenza agli anziani a sostegno delle donne e per favorire il loro inserimento nel mondo del lavoro. L’assemblea si è detta favorevole al permesso di soggiorno incondizionato e per l’abolizione dei decreti Minniti-Orlando.

L’Assemblea ha anche enunciato le prossime date di mobilitazione come: a maggio una campagna di opposizione al Codice Rosa; per il 28 settembre ha lanciatato una giornata di mobilitazione globale a sostegno dell’aborto e per la libertà di scelta, accogliendo l’appello delle donne argentine a mobilitarsi in questa data come giornata mondiale per la depenalizzazione e

la legalizzazione del diritto all’aborto.

A settembre l’ipotesi di una nuova assemblea nazionale Non una di meno che si terrà probabilmente a Napoli per favorire la partecipazione delle donne del Sud. Il 25 novembre una manifestazione nazionale in occasione della giornata mondiale per l’eliminazione della violenza sulle donne.

A Roma abbiamo avuto conferma di quello che già avevamo individuato in precedenza, circa i punti forza e quelli critici della rete Non una di meno.

I punti forza sono l’aver rimesso in moto dopo anni di silenzio un movimento femminile contro la violenza maschile di genere sulle donne, sulle lesbiche, sui gay e sulle persone transessuali e di aver identificato nella società capitalista improntata sul neoliberismo le origini di tale violenza. Di aver adottato come forma di lotta lo sciopero, cosa peraltro ribadita anche in questa due giorni di Roma. I vari principi cardini e la mobilitazione per affermarli acclamati dall’Assemblea sono molto importanti e pongono la rete Non una di meno come un movimento progressista e di sinistra. Lo stesso strumento di decisione adottato con le Assemblee generali è una caratteristica positiva del movimento.

Ma gli slogan contro la società capitalista e il neoliberismo, senza dire come “trasformare radicalmente la società” e soprattutto per quale tipo di società battersi in sostituzione di quella capitalista, rimangono purtroppo vuoti e a lungo andare fuorvianti. Così come quello di non mettere sotto accusa apertamente il governo centrale e quelli locali come strumenti della società capitalista e fautori di leggi antifemminili e portatrici di quella concezione e di quella cultura borghesi che inducano alla violenza di genere sulle donne è un aspetto debole della politica di Non una di meno. Una sorta di tatticismo dovuto

probabilmente per tenere insieme le due “anime” del movimento: la prima molto forte e determinata e movimentista rappresentata dalle ragazze e dei giovani dei Centri sociali e dalle studentesse dei collettivi, l’altra più “legalitaria” e filo governativa legata alle associazioni dei centri antiviolenza para-istituzionali delle femministe probabilmente dell’UDI e forse di una parte della sinistra del PD.

Il processo decisionale deve realmente appartenere alle Assemblee generali e non a ristretti gruppi di vertice e nel contempo il movimento deve essere capace di dar voce e rappresentare tutte le componenti, e soprattutto le lavoratrici e le operaie, quelle stesse che sono scese in piazza nelle manifestazioni dell’8 Marzo che a Roma erano invece quasi totalmente assenti.

Per noi marxiste-leniniste del PMLI “trasformare radicalmente questa società” vuol dire lottare per il socialismo, quella società ideata dal Marx ed Engels e instaurata da Lenin e Stalin in URSS e Mao in Cina, l’unica società in grado di sdradicare alla radice le cause della violenza maschile sulle donne, sulle lesbiche, sui gay e sulle persone transessuali. Oggi lottare per il socialismo vuol dire lottare contro il governo Gentiloni di matrice renziana, che perpetua una politica di

tagli alla spesa pubblica che si ripercuote su tutti quei servizi e su quelle infrastrutture sociali necessari per sollevare le donne da quel ruolo di “angelo del focolare” in cui la società capitalista le confina con la cura dei figli e delle persone anziane.

Il PMLI rinnova l’invito alle sue militanti e simpatizzanti a partecipare e a far parte di Non una di meno nelle città dove siamo presenti per aiutare le masse femminili a risolvere i loro problemi, per propagandare la linea femminile del Partito con la massima dialettica, le dovute tattiche e ricercando quante più possibili alleanze. Con la consapevolezzaa che tale movimento è un importantissimo canale per raggiungere le masse femminili e legarle al PMLI; con la consapevolezza che un nostro intervento all’interno di Non una di meno, a livello locale o a livello nazionale, vale più

di mille volantini diffusi tra le masse femminili.In nostro obiettivo massimo è quello di far maturare la coscienza espressa dal compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale del PMLI, nel suo lungimirante editoriale per i 40 anni del Partito, e cioè che “Nelle attuali condizioni del nostro Paese, in cui vige un contrasto insanabile tra il proletariato e la borghesia, le lancette della storia si spostano in avanti solo se si sviluppa la lotta di classe, e l’emersione e l’esplosione del movimento Non una di meno l’8 Marzo è di buon auspicio, fino in fondo contro il capitalismo, la classe dominante borghese e i loro governi qualunque etichetta essi portano. Noi marxisti-leninisti italiani cercheremo di spingerla fino all’insurrezione del proletariato e delle masse lavoratrici e popolari”.

Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHIe-mail [email protected] Internet http://www.pmli.itRedazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di FirenzeEditore: PMLI

ISSN: 0392-3886chiuso il 3/5/2017

ore 16,00

Roma, 23 aprile 2017. Una veduta dell’assemblea plenaria di Non una di meno

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N. 18 - 11 gmaggio 2017 interni / il bolscevico 111° Maggio a Torino

La polizia di gentiloni e Minniti carica il corteo dei Centri sociali

La denuncia di Askatasuna

Di seguito il comunicato dif-fuso via internet nel pomeriggio del 2 maggio dal network an-tagonista di Torino Askatasuna che ristabilisce la verità e de-nuncia le brutali cariche della polizia di Gentiloni e del nuovo Scelba Minniti contro il corteo del 1° Maggio a Torino.

All’indomani delle violenti e gratuite cariche che hanno inte-ressato la parte finale del corteo torinese del 1° Maggio, torniamo a prendere parola come compagne e compagni del Network Antagoni-sta Torinese, per restituire il punto di vista nostro sull’andamento del-la giornata di ieri, puntualizzare al-cune cose, correggere le ricostru-zioni tendenziose della Questura e rispondere agli scontati attestati di stima reciproca che si scambiano ormai d’ufficio forze di poilzia, par-titi politici e rappresentanze sinda-cali concertative.

Partiamo dalle precisazioni, necessarie per controbattere alle dichiarazioni di comodo con cui la Questura torinese tenta di rifarsi un’immagine dopo la magra figura di ieri, quando, senza alcun motivo e a freddo, ha deciso di caricare un corteo, forse perché troppo sco-modo per quello che rappresenta-va e affermava dai suoi altoparlan-ti. Oggi leggiamo un comunicato in cui i responsabili cittadini del co-siddetto ordine pubblico riportano quanto segue: “lo spezzone an-tagonista, composto da circa 200 persone, ha accelerato e cercato, all’altezza di via Cesare Battista, di deviare dal percorso autorizzato. La forza pubblica si è frapposta ed ha creato uno sbarramento. In testa allo spezzone, una ventina circa di persone travisate ed arma-te di bastone, per tre volte hanno tentato di travolgere gli agenti po-sti a sbarramento, al fine di rag-giungere il luogo dove si teneva il comizio, senza riuscirvi”.

Difficile concentrare più men-zogne in così poche righe... Ci te-niamo quindi a precisare che:

1 - Il corteo era stato fino a quel momento pacifico e intendeva continuare su quel solco. (Quando intendiamo contestare fisicamen-te, ce lo rivendichiamo pubblica-mente, come abbiamo sempre fatto. Così rivendichiamo, rispetto a ieri, tutti i momenti di resistenza con cui il corteo ha sopportato e respinto con determinazione le 4 cariche volute e perseguite con in-sistenza da Celere e Carabinieri)

2 - Nessun tentativo da parte del corteo di girare su via Cesare Battisti! (Con quale fine poi? Se è vero che volevamo raggiungere piazza San Carlo per terminare il corteo e fare i nostri interventi, non si capisce perché mai avremmo dovuto allungare il tragitto).

3 - Nessun interesse a conte-stare un palco che di anno in anno rappresenta sempre meno gli inte-ressi dei lavoratori ed è sempre più vuoto. (Ieri il numero di presenze era ridotto al minimo... neanche sindacale. In piazza c’erano solo gli stipendiati dei partiti politici, delle confederazioni sindacali con-certative e delle forze dell’ordine: 3 caste esemplificative del lavoro garantito e privilegiato di oggi).

4 - Sotto i portici di via Roma ci sono state cariche indiscriminate e violente contro chiunque si tro-vasse a tiro di manganello. Oltre a numerosi partecipanti allo spezzo-ne dell’opposizione sociale, sono state battuti a caso ignari spetta-tori dello spettacolo messo in piedi dalle forze dell’ordine. Si riportano almeno una decina di feriti che hanno dovuto ricorrere a cure di pronto soccorso e diverse decine di contusi. (Contusi che, a differen-za dei celerini accarezzati da quasi la totalità delle forze politiche, non potranno ricorrere a mutue, pro-gnosi pagate e altre comodità ad essi riservati. In queste cariche si sono poi distinti numerosi agenti della Digos che, dopo aver fatto finta di non aver avuto alcun ruo-lo nell’ordinare le cariche – cosa non vera – si sono poi impegnati a fermare e portare in Questura tre persone – di cui 2 minorenni – che

hanno avuto la sfortuna di inciam-pare nei momenti più intensi delle cariche dei loro colleghi).

Dai video e dalle foto che stan-no circolando in rete, perlopiù opera di giornalisti, ci si può ben fare un’idea dell’andamento della giornata e delle cariche consuma-tesi in via Roma. Ci teniamo ora a fare alcune considerazioni di ordi-ne politico, in risposta (e non solo) alle tante dichiarazioni in larga par-te scontate (ma non tutte) che si sono succedute da ieri pomeriggio a questa mattina.

La prima considerazione riguar-da la vasta schiera dei sostenitori dell’operato delle forze dell’ordine a prescindere. Un ventaglio ampio di personalità delle suddette 3 ca-ste, dove ai rancorosi comunicati di Siulp-Sap-Sip, fanno eco gli au-tomatici attestati di solidarietà del solito Salvini e di diversi esponenti del Partito Democratico ed altre insignificanti forze politiche cittadi-ne ad esso alleate. È interessante notare la sempre più sostanziale identità di forze che si rappresen-tano agli antipodi dello scacchiere politico ma che convergono in una sostanziale proposta politica da partito(i) dell’ordine. Su tutti, brilla poi il sempreverde Stefano Espo-sito che merita qui una menzione speciale. Nell’ansia di dimostrare il proprio sostegno agli uomini in divisa – perché in fondo è questo lavoro di servizio a forze dell’or-dine e costruttori del Tav che giu-stifica politicamente il suo ruolo di senatore – Esposito fa lo sforzo di citare tutti e non dimenticare nes-suno... non sia mai che qualcuno resti offeso. Già nella tarda matti-nata di ieri, ci teneva a ringraziare pubblicamente: Polizia, Carabinie-ri... e Guardia di Finanza. Peccato che ieri nessuno l’abbia vista, cer-

to non nei momenti delle cariche. Ma appunto, si tratta di ungere a dovere e con le opportune lodi tut-ti gli apparati preposti al manteni-mento dell’ordine pubblico.

La seconda nota aggiunge qualcosa al senso della presenza e dei contenuti portati in quella piaz-za dal mondo sindacale che, come dicevamo prima, brillava per scarsa presenza e sostanziale mutismo. Non solo non hanno più niente da dire ma si sentono pure imbarazza-ti a presenziare in una giornata che li riguarda sempre meno, essendo ormai da anni impegnati in ruoli di assistenza fiscale e concertazione al ribasso (La vicenda Alitalia sul piano nazionale, quella della Dus-sman sul locale, ne sono la riprova concreta). In questo senso brillano per imbarazzante onestà e sono ri-velatorie della mentalità del sinda-calismo concertativo odierno le di-

chiarazioni del segretario generale della Fim-Cisl di Torino e del Ca-navese, secondo cui è necessario “cambiare formula perché ormai facciamo un corteo che serve solo ai centri sociali per avere qualche fotogramma sui telegiornali. […] Penso a una piazza San Carlo con un palco per dare spazio alla musi-ca dei giovani, a un palco per rac-contare le esperienze di lavoro e di non lavoro dei giovani; a un palco per il teatro che racconti il lavo-ro; insomma un palco “vivo” […] Penso a una giornata di festa in cui guardarsi intorno, apprezzare Torino e pensare che Cgil-Cisl-Uil di Torino hanno organizzato un bel Primo Maggio a dimensione dei lavoratori, delle loro famiglie stan-do insieme godendo di un giorno sereno e andando a “cercarsi” il sindacato, il partito, il movimento (mettano anche i centri sociali il loro gazebo!....nessun altoparlante però)”. Queste parole si commen-tano da sole: il senso politico ridot-to a pura kermesse spettacolare della domenica e la lotta sul posto di lavoro a racconto. Nella sua infi-nità bontà il Chiarle acconsentireb-be anche ad un banchetto per noi, ma senza altoparlanti...!

Sulle diverse testate, on-line e cartacee, che si sono espresse sui fatti di ieri, oltre alle cronache apparse su Repubblica e Stampa, merita una contestazione la ver-sione del Fatto Quotidiano, secon-do cui il corteo avrebbe tentato un attacco armato al palco sindacale. Come abbiamo già spiegato, non ci interessava quel palco, non sa-pevamo neanche chi era preposto a parlare, non rappresenta più niente per noi. L’ansia legalitaria

degli amici di Travaglio fa prendere spesso lucciole per lanterne.

Le ultime considerazioni, le riserviamo ai rappresentanti del Movimento 5 Stelle, pochi e timidi ieri nel contrastare sul loro piano l’operato della Questura, corretti dal pomeriggio nel denunciare le violenze e chiedere spiegazioni. A quella parte di essi che non ha l’an-sia degli equilibri istituzionali chie-diamo di fare ancora uno sforzo e non demordere di fronte ai tentativi in atto da parte della Questura per smorzare i toni. Meno ingenuità: non si tratta di “sbavature” ma dell’ordinaria gestione di piazza di fronte al dissenso vivo e non com-patibile con la pace sociale che fa comodo a chi ci comanda. E nel gestire in questi modi l’ordine pub-blico c’è anche una precisa volon-tà politica del Partito Democratico e dello Stato italiano affinché nulla cambi e tutto rimanga come prima.

Per quanto ci riguarda, preci-siamo che non ci interessa ottene-re il consenso né dei sindacati né dei partiti e continueremo a inten-dere e attraversare la giornata cit-tadina del Primo Maggio come un momento di lotta, memori del suo significato originario di lotta, ten-tando di interpretare le forze vive, interessati ad organizzarci con chi sta da questa parte della società: chi sta sotto ma non accetta la sua condizione, battendosi per modifi-care lo stato di cose presenti.Network Antagonista Torinese

csoa Askatasuna - csa Mu-razzi - Collettivo Universitario

Autonomo - Kollettivo Studenti Autorganizzati - Prendocasa

Torino2 maggio 2017

Contro l’ordinanza del sindaco Loculano (Pd)

CorTeo di soLidarieTa’ Per i MigranTi a VenTiMigLia

Al grido di “La nostra Europa non ha confini: siamo tutti clan-destini” e “Solidarité pour le sans papier”, alcune centinaia di ma-nifestanti, attivisti dei centri so-ciali italiani e francesi ma anche personaggi della cultura e dello spettacolo provenienti anche dal Piemonte sono sfilati in corteo il 30 aprile a Ventimiglia dalla stazio-ne ferroviaria fino al centro città, passando davanti al Comune per manifestare “a favore della soli-darietà e contro l’intolleranza” nei confronti dei migranti.

Presenti fra gli altri anche Cédric Herrou, il contadino che aiuta i mi-granti, e il collegio difensivo di Felix Croft, il “passeur solidale” assolto dall’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Assente il sindaco piddino Enri-co Loculano che sprezzantemente ha definito la manifestazione “un’i-nutile parata di vip contro questa città, e non lo posso permettere”

Il corteo infatti è stato organiz-zato proprio in risposta alla odio-sa ordinanza del sindaco (recen-temente revocata) che a partire

dall’agosto scorso aveva vietato alla popolazione di somministrare cibo ai migranti.

“Siamo qui per la presenza di un confine ed è solo una prima tappa” - ha detto dal palco uno degli organizzatori – accusando il governo “di aver impedito un’ac-coglienza piena, a cominciare dal ministero dell’Interno e da quel ministro Alfano (ex ministro dell’in-terno, ndr) che continua a gettare fango sulla solidarietà”.

ordinanza razzisTa deL sindaCo Pd di VenTiMigLia

indagati ma poi assolti per aver dato cibo ai migranti affamatiIl sindaco di Ventimiglia, Enrico

Loculano del Pd, aveva introdot-to, tramite una serie di ordinanze, la prima delle quali è dello scorso agosto e l’ultima degli inizi di marzo, il divieto per privati cittadini e asso-ciazioni private di somministrazione di cibi e bevande a coloro che chie-dono l’elemosina, che nell’ultima città italiana prima del confine con la Francia significa espressamente vietare di aiutare i migranti.

Come era prevedibile, le conse-guenze non si sono fatte attendere: infatti risalgono allo scorso 20 marzo le prime tre denunce a piede libero, da parte dei poliziotti del commis-sariato di Ventimiglia, nei confronti di tre volontari francesi sorpresi mentre stavano distribuendo cibi e bevande, peraltro confezionati e si-gillati in quanto acquistati poche ore prima in un supermercato francese, ai migranti.

Uno dei tre denunciati peraltro si è rifiutato di firmare in calce alla de-nuncia perché nessuno era in grado di tradurre il documento e i conte-nuti in lingua francese.

L’ordinanza del sindaco di Ven-timiglia, Enrico Loculano, era stata adottata per motivi igienico-sanitari, e anche per questo motivo i volon-tari francesi distribuivano ai migran-ti alimenti e bevande in confezioni che avevano una lunga scadenza ed erano integre e sigillate, ma que-sto non è bastato per eludere l’or-dinanza che è stata fatta applicare in tutto il suo rigore: non si com-prende infatti come la distribuzione di alimenti sigillati possa mettere a rischio la salute pubblica.

La polizia ha anche sequestrato, in quanto l’ha considerata corpo di reato ai sensi dell’art. 650 del codi-ce penale, oltre un quintale di merce tra cibi e bevande, compresa acqua minerale, pane, biscotti, scatolette di tonno e altri alimenti.

Il fatto che l’ordinanza del sinda-co di Ventimiglia sia stata adottata con la motivazione della salvaguar-dia dell’igiene pubblica ha fatto sì che scattasse la contestazione del reato previsto dall’articolo 650 del codice penale, con il quale si di-spone che “chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall’Autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d’ordine pubblico o d’igiene, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a duecentosei euro”. I tre volontari francesi hanno quindi dovuto subire un processo penale dinanzi al tribunale di Impe-ria, finito poi con la loro assoluzione.

Durissime sono state le reazio-ni sia all’ordinanza sia alla sua in-fame applicazione, prima tra tutte quella del vescovo di Ventimiglia, monsignor Antonio Suetta, che, costernato per quanto accaduto ai tre attivisti, già all’entrata in vigore dell’ordinanza aveva invitato di fatto a violare tale incivile normativa con le seguenti testuali parole: “l’acca-nimento su chi aiuta è una forma moderna di martirio, ma non biso-gna aver paura e bisogna andare avanti: la storia dell’umanità è fatta di persone che, pagando sulla pro-pria pelle, hanno sfidato delle leggi ingiuste, e se quelle persone non

avessero fatto questi passi corag-giosi noi oggi non potremmo go-dere di certe libertà che hanno reso migliore la nostra società”.

Senza appello è anche la con-danna da parte di Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International in Italia, che ha dichiarato: “questa sanzione non è che l’ennesimo se-gnale dell’avvio, anche in Italia, di un allarmante processo di crimina-lizzazione della solidarietà. Iniziano a moltiplicarsi i provvedimenti am-ministrativi e giudiziari, in varie parti d’Italia, ma soprattutto in Liguria, che rischiano di avere un effetto raggelante nei confronti di chi inten-de manifestare solidarietà nel modo più pratico e semplice possibile, con l’effetto paradossale di anda-re a colpire persone e associazioni che si assumono la responsabilità di colmare le gravi lacune lasciate dal-le istituzioni”.

L’amara conclusione è che con l’ordinanza del sindaco del PD Loculano, come tramite altri prov-vedimenti di stampo xenofobo e razzista più o meno simili emanati da sindaci zelanti della destra e “si-nistra” borghese, viene stravolta e travolta la Costituzione vigente che all’articolo 2 “riconosce e garanti-sce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua perso-nalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà po-litica, economica e sociale”. Solo a parole, perché nei fatti accade esat-tamente il contrario.

Torino. Le pesanti cariche della polizia di Gentiloni e Minniti contro i manifestanti del corteo del 1° Maggio

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12 il bolscevico / N. 18 - 11 maggio 2017

I fondatori del PMLI 40 anni fa hanno acceso una luce nel buio per poter

sconfiggere la borghesia e il capitalismo

IL PMLI vIene da Lontano e andrà Lontano

Video

di Luciano, operaio pensionato -

Scandicci (Firenze)Il 40° Anniversario della

fondazione del PMLI dimostra nei fatti al proletariato italiano tante cose indispensabili per condurre la sua lotta di clas-se contro la borghesia e per

costruire una società fatta a posta per sé e contro la bor-ghesia.

I fondatori del PMLI hanno tanti anni fa acceso una luce nel buio in una società capita-lista dominata dalle varie ide-ologie borghesi. Essi hanno avuto il coraggio, l’intelligenza

e la perseveranza basandosi sul marxismo-leninismo-pen-siero di Mao di analizzare la storia passata e presente per compiere opere grandiose e uniche nella storia tra i partiti o gruppi che in Italia si sono richiamati al comunismo. Ne cito alcune: l’analisi delle clas-si in Italia, l’analisi sulle origi-ni del revisionismo moderno in Italia, lo Statuto del Partito che ha fatto del PMLI un par-tito come quello bolscevico di Lenin e altro ancora.

Quello che ha fatto il PMLI è unico, mai nella storia pas-sata c’è stato un partito come il PMLI in Italia. Molto è stato fatto sul piano teorico. In par-

ticolare il compagno Giovanni Scuderi ha scritto documenti e articoli pubblicati anche dal giornale “Il Bolscevico” e da incorniciare. Sul piano prati-co il PMLI, malgrado povero di mezzi, ha fatto un lavoro grandioso, arrivando in varie parti d’Italia.

La cosa più importante di tutte che il PMLI ha fatto in questi 40 anni è stata quella di rimanere fedele agli inse-gnamenti dei cinque grandi Maestri del proletariato inter-nazionale anche quando nel-la Repubblica popolare cine-se la borghesia è ritornata al potere, e questo fatto lo rende più che mai un prezioso par-

tito per il proletariato italiano essendo l’unica guida in gra-do di abbattere il capitalismo per conquistare il socialismo.

Il PMLI in questi 40 anni, basandosi sull’insegnamento dei cinque grandi Maestri del proletariato internazionale, si è dotato di una linea politica adatta alle condizioni dell’Ita-lia, una linea che gli permet-terà di andare lontano perché

tutti i giovani e sinceri comu-nisti finiranno per riconoscerlo come il loro Partito.

Le mie congratulazioni ai compagni fondatori e a tutto il Partito e un grande pensiero per i tanti compagni che pur-troppo sono deceduti e che non hanno potuto festeggiare il 40° Anniversario della fon-dazione del Partito.

Viva il PMLI!

di Giuseppe, studente 17nne di

Patti (Messina)Per la seconda volta, mi ri-

trovo a dare la mia opinione articolata su un discorso del compagno Giovanni Scude-ri, ossia quello pronunciato stavolta in occasione del 40° anniversario della fondazione del Partito. Un compito sicu-ramente arduo, sia per l’occa-sione in cui è stato pronuncia-to, sia per la sua importanza storica. Ma di certo non mi tiro indietro.

Ritengo che il discorso del compagno Scuderi sia una fondamentale panoramica sulla storia del Partito, sulla sua situazione attuale e sui suoi obbiettivi a breve, medio e lungo termine. Altrettanto importante è stato l’Editoria-le che ha anticipato in linea di massima molti dei temi del di-scorso. In particolare nell’Edi-toriale ci si sofferma sugli al-tri due partiti che si dichiarano marxisti-leninisti, senza però poter essere dichiarati affida-bili, uno per i suoi a dir poco strani rapporti esterni, l’altro per l’“ultrasinistrismo” che lo porta a simpatizzare per il “ter-rorismo rosso”, salvo poi invi-tare a votare per il M5S.

Comincia subito con un do-vuto ringraziamento ai militanti di base e ai simpatizzanti attivi, che svolgono il fondamentale

ruolo di trasmettitori della linea politica, dei messaggi e delle ri-vendicazioni del Partito, ricor-da i compagni deceduti, che in vita diedero tutto per la causa del socialismo e ribadisce la vi-cinanza ai compagni malati, li-cenziati o manganellati, come la compagna Patrizia Greco, che insieme a molti suoi com-paesani è stata vigliaccamente aggredita delle “forze dell’ordi-ne” mentre manifestava contro il gasdotto TAP.

Il 40° compleanno del PMLI viene definito un “miracolo po-litico” e direi che non ci sono parole migliori per descriverlo, data la situazione in cui il Par-tito è nato e cresciuto. Fonda-to da soli 56 rappresentanti, di cui solo 16 hanno resistito fino ad oggi, nato senza appoggi internazionali (quelli col PCC furono troncati subito dal revi-sionismo), oscurato dai media di regime, perseguitato dal-la polizia, dai partiti trotzkisti e falsi comunisti e addirittura gravemente infamato dall’ac-cusa di essere colluso con Al-Queda. Se il Partito è anco-ra in piedi, è solo grazie agli sforzi sovrumani dei suoi pri-mi 4 pionieri, dei suoi militan-ti e al successo dei suoi primi 5 Congressi nazionali. Pur-troppo, dato che la militanza marxista-leninista non è per niente una scelta facile e non è fatta per tutti, molti compa-

gni sono stati irrimediabilmen-te attirati dalle sirene della borghesia. Peccato. Forse le cose sarebbero potute anda-re diversamente. Nonostan-te tutto, il Partito sta recente-mente ottenendo dei risultati importanti. Sembra infatti che finalmente l’isolamento a cui è storicamente sottoposto il no-stro Partito stia scricchiolan-do in qualche punto. Il com-pagno Alessandro Fontanesi, della Federazione del PCI di Reggio Emilia, sta svolgen-do un grande lavoro per rom-pere l’isolamento del PMLI almeno a livello locale e re-gionale. Invece grazie al com-pagno Gianni Vuoso, sempre presente nelle lotte della po-polazione dell’isola di Ischia, due giornali isolani, “Il Golfo” e “Il Dispari”, hanno ricordato la Festa del PMLI e pubblica-to il suo comunicato in merito. Importante è stata anche la partecipazione di una nostra delegazione al X congresso provinciale del PRC a Biella.

Con la fondazione del PMLI, il movimento operaio italiano è entrato nella terza fase della sua storia. Dopo le prime due fasi contrassegna-te dal revisionismo del PSI prima e del PCI dopo, la ter-za si dovrà concretizzare con la penetrazione del marxismo-leninismo-pensiero di Mao tra le masse popolari e la trasfor-

mazione del Partito in un Gi-gante Rosso. E come arrivare a tale obiettivo? Il compagno Scuderi ci ricorda che innan-zitutto dobbiamo migliorare la nostra militanza a livello ide-ologico, rimanendo confor-mi al materialismo dialettico e al materialismo, praticando il collettivismo e non l’indivi-dualismo, ecc. Bellissima la citazione della lettera del gio-vane compagno Diego, quat-tordicenne napoletano che ol-tre a ricordarci una volta per tutte che l’età anagrafica non fa proprio testo, ci spinge, con la sua grande determinazione a essere un “comunista per-fetto”, a dare sempre il meglio di noi, nonostante la “perfezio-ne” sia per ovvi motivi irrag-giungibile. Oltre a questo, è necessario anche migliorare il lavoro di massa all’interno dei nostri ambienti di studio e la-voro. Bisogna occuparsi con-cretamente dei problemi delle masse e dei loro bisogni im-mediati. La “sinistra” borghe-se non l’ha fatto, e infatti ha lasciato un vuoto che, o occu-peremo noi o lo faranno i po-pulismi a 5 stelle o di estrema destra. Bisognerà fare molta attenzione a questo fronte.

Assolutamente gradito e in-coraggiante è il messaggio dei compagni del Partito Comuni-sta (Marxista-Leninista) di Pa-nama. Fa molto piacere sapere

che, anche molto lontano, ab-biamo dei compagni che ci sti-mano e ci incoraggiano. Spe-riamo di trovarne presto altri.

Nell’ultimo paragrafo giu-stamente ribadisce un concet-to che può sembrare sconta-to, ma che non lo è poi tanto: il nostro obbiettivo finale è la distruzione del sistema capi-talista e la sua sostituzione con quello socialista. Il capi-talismo a noi non ci sta bene, è come un vecchio cadavere in putrefazione che col suo fe-tore pervade ogni angolo del pianeta e condiziona le nostre vite. La classe dominante bor-ghese non ci regalerà nien-te, dovremmo strapparle tut-to con la lotta politica prima e quella armata quando arrive-rà il momento. Sembra che molti compagni o presunti tali non se rendano conto e si ac-contentino di qualche variante del corrente sistema, come il “capitalismo dal volto umano” o il “socialismo del XXI seco-lo”. E invece bisogno averlo ben chiaro in mente. Il Parti-to è nato per questo e non lo ha mai nascosto. Certo, per affrontare una tale impresa servirà accumulare le forze adatte. Penso che l’anno del centenario della Rivoluzione socialista d’Ottobre potreb-be riportare l’attenzione delle masse sulla lotta di classe, e quindi essere una buona oc-

casione per portare verso la causa del socialismo più per-sone possibili. Obbiettivo diffi-cile ma non impossibile.

Il nostro è un Partito che viene da lontano, si è forgia-to nel fuoco della lotta di clas-se, si è sviluppato in condizio-ni avverse, è rimasto in piedi e su di essi si appresta ad an-dare lontano, sul cammino che la storia ci ha assegnato. E con l’augurio di poterci ritro-vare ancora più numerosi per il cinquantenario del Partito, il compagno Scuderi conclude il suo splendido, educativo e fondamentale discorso.

E che gli dobbiamo dire al nostro grande Segretario ge-nerale, non ne toppa una. Certo, non rimarrà con noi ancora per molto ma il suo esempio durerà in eterno. E comunque, conoscendo la ca-ratura degli altri compagni, il prossimo Segretario sarà si-curamente all’altezza. Quindi non mi rimane che rinnovare i miei auguri al Partito, sempre più giovane e forte ogni anno che passa.

Viva, viva, viva il PMLI!Viva i suoi fondatori!Viva i suoi militanti e simpa-

tizzanti!Viva i cinque Maestri!Avanti con forza verso l’Ita-

lia unita, rossa e socialista!Coi Maestri e il PMLI vince-

remo!

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N. 18 - 11 maggio 2017 cronache locali / il bolscevico 13Inizia la svendita del patrimonio immobiliare

De MagIstrIs Mette In venDIta l’albergo DeI poverI

Gravissime responsabilità anche della giunta De Luca e del governo Gentiloni �Redazione di NapoliCome già annunciato da

“Il Bolscevico” all’indomani dell’approvazione del bilancio di previsione 2017-2019 ap-provato venerdì 21 aprile, oltre all’aumento di tasse e balzelli la giunta antipopolare del neo-podestà De Magistris avvia la svendita del patrimonio immo-biliare. E non comincia con gli alloggi popolari o opere ormai dismesse, ma direttamente con lo storico Albergo dei Poveri, sito in piazza Carlo III, consi-derato uno dei maggiori palazzi monumentali di Napoli nonché una delle costruzione del 1700 più imponenti del vecchio con-tinente, circa 100mila metri quadri. Tra l’altro questo mo-numento rappresenta un sim-bolo delle masse popolari che poterono avere rifugio in quegli anni a causa della loro estrema povertà e segna il passaggio simbolico dalla fine del feuda-lesimo ai primi vagiti dell’illumi-nismo napoletano. Nel tempo ha ospitato numerosi convegni, anche internazionali, ed è stata la sede del Tribunale dei Mino-renni di Napoli, fino al terremoto del 1980 che lo rese in gran par-te pericolante e inagibile fino al tentativo vano della giunta del rinnegato Bassolino di rimetter-lo in piedi. In linea proprio con Bassolino e l’ex assessore al Patrimonio Ferdinando Balza-mo che inaugurarono la sven-dita del patrimonio immobiliare della città, anche De Magistris, con la scusa di rientrare nel de-bito di circa mezzo miliardo la-sciato dalle precedenti giunte di “centro-sinistra”, ha ritenuto di mettere in previsione la vendita dello storico monumento. Una dismissione, quella del patri-monio immobiliare, che diventa la nuova bandiera di svendita ai pescecani di turno (l’Albergo dei poveri per fare un esempio a 120 euro solo al mq!): non è né il primo né l’ultimo pezzo del patrimonio pubblico parteno-peo a essere ceduto. Quel pia-no in via di definizione da parte della giunta arancione individua altre opere e alloggi popolari. Nel frattempo l’operazione re-lativa all’edificio di piazza Carlo III è già in corso con l’apertura

di un tavolo con il demanio e un fondo immobiliare Inail. Nessun piano alternativo per tenersi l’opera monumentale, già re-staurata nella facciata esterna, ma che per essere completata, soprattutto nella parte interna, richiede la spesa di circa 130 milioni di euro. La giunta De Magistris non ha saputo valo-rizzare la struttura laddove ave-vano fallito sia Bassolino che la giunta Caldoro, soprattutto nel ricercare e ottenere i più volte sbandierati finanziamenti eu-ropei. Tutti i falliti i tentativi di sistemare i dipartimenti della facoltà di Veterinaria, crollati per una voragine, costruire uno stu-dentato universitario, sostenere le attività del Napoli Teatro Fe-stival Italia, dare una collocazio-ne ai libri dell’Istituto Italiano di Studi filosofici raccolti dal filo-sofo partenopeo recentemente scomparso, Gerardo Marotta, in ultimo dare vita un centro di accoglienza per i senza fissa di-mora, progetto per cui si è bat-tuto padre Alex Zanotelli.

E siamo solo all’inizio della svendita del patrimonio immo-biliare, tenuto conto che il pro-gramma di alienazioni immobi-liari a copertura del disavanzo per il 2017 prevede la vendita di alloggi, negozi, uffici, immo-bili inutilizzati e persino stazio-ni, teatri, scuole per un valore di circa 170 milioni di euro. Tra le dismissioni possibili quella del-la società “Gesac” che gestisce l’aeroporto di Capodichino, in attivo con un fatturato dei primi 4 mesi del 2017 di circa un mi-lione e mezzo di euro; il circolo tennis di viale Dohrn che vale quasi 16 milioni la cui destina-zione d’uso è ricettivo/sportiva, del circolo Posillipo che ha la stessa vocazione e costerebbe circa 23 milioni di euro, l’ex vil-la Cava a Marechiaro (2 milioni e mezzo) potrebbe essere tra-sformata in albergo. Potrebbero essere trasformate in abitazioni o hotel l’edificio ex Fimoper di via Baldacchini (2 milioni e mezzo), l’edificio di via Egiziaca a Pizzofalcone dal valore di 22 milioni e 900 mila), gli ex uffici comunali di via Rosaroll (4 mi-lioni), l’edificio in vico della Ser-pe (2 milioni), i sei alloggi di Pa-

lazzo Cavalcanti in via Toledo (5 milioni e mezzo), un edificio in via Porteria San Raffaele (10 milioni), l’ex scuola Settembri-ni (2 milioni e 200 mila). Que-ste sono vendite considerate eventuali e straordinarie, ma c’è anche un piano di aliena-zioni ordinarie che vale altri 80 milioni di euro, che riguarda l’ex Cinema Maestoso di Barra, l’ex Supercinema di San Giovanni a Teduccio, la scuola Cairoli di San Giuseppe dei Nudi, gli uffici ex circoscrizione di Santa Ca-terina a Chiaia, il centro giova-nile Pertini di Secondigliano, le stazioni Palazzolo e Cimarosa della Funicolare di Chiaia, oltre a 3 milioni e 600 mila euro della gestione del servizio cimiteriale di illuminazione votiva.

Le responsabilità politiche sono gravissime: mai dalla giunta PCI Valenzi in poi de-gli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso si era pensato di svendere addirittura i monu-menti simbolo della città all’om-bra del Vesuvio. Le illusioni arancioni, infrante nell’incapa-cità di tenere sano un bilancio dopo sei anni di giunta, vedono allargare le colpe anche all’ese-cutivo regionale guidato dall’ex neopodestà di Salerno De Luca e, soprattutto, al governo Gen-tiloni, in particolar modo al vi-ceministro Maria Elena Boschi, interlocutrice tra Comune e go-verno su questa faccenda, in-differente alla clamorosa e ver-gognosa svendita dell’Albergo dei Poveri ai privati.

buon 25 aprile e buon 1° Maggio al pMlI e a “Il bolscevico”

Buon 25 Aprile e 1° Maggio a tutti i compagni del PMLI e a tutti i lettori del glorioso “Il Bol-scevico”.

Avanti con forza e fiducia verso l’Italia unita, rossa e so-cialista!

Saluti marxisti-leninisti.Giordano – Paola (Cosen-

za)

Il filo nero lega il 1° Maggio del 1947 a

quello di oggiEsiste un filo nero che lega

il 1° Maggio del 1947, a Portel-la delle Ginestre, al 1° Maggio odierno, quando le televisioni a reti unificate hanno proclamato la vittoria di Matteo Renzi alle primarie preconfezionate del PD. Questo filo nero consiste nella strategia stragista, atlan-tica, clericofascista e mafiosa, poi terrorista e piduista, prima per decomunistizzare (“dema-gnetize”), poi per restaurare per via elettorale e “istituzio-nale” il fascismo in Italia, sotto nuove forme, nuove metodi e nuovi vessilli, come da sempre denuncia il PMLI. Non un solo golpe quindi, ma tanti “piccoli” golpe in tutti i settori nevralgi-ci, non un solo dittatore, ma una lunga sequenza di dittatori, come i vari Craxi, Berlusconi, Renzi e consimili, tutti guarda caso legati sia alla massoneria che al padronato che alle alte gerarchie vaticane. Il risultato non cambia, visto che il nostro Paese sembra ridotto nuova-mente in macerie: azzeramento dei diritti, lavoro nero dilagante, squadrismo altrettanto dilagan-te anche tra i giovanissimi (bul-lismo), stragi di donne e di la-voratori, aumento esponenziale di patologie tumorali in Regioni considerate solo come pattu-miera e bacini elettorali, come la Campania.

Viste le tante sconfitte subi-te, credo quindi che, partendo dalle piazze, sia ora di costruire un vero Fronte Unito a sinistra, prima che sia troppo tardi! La parola d’ordine del nemico al potere del resto, anche se le tattiche possono variare, risul-ta sempre sostanzialmente lo stesso: dividi e comanda!

Enrico – Napoli

la rivoluzione bolscevica vittoriosa

nonostante tuttoQuando la Rivoluzione bol-

scevica era già avvenuta, si trattò di consolidarla: notoria-mente, c’erano stati e ci sa-ranno tentativi di ogni tipo per farla fallire, per tornare allo status quo ante (reazionario, zarista) o per farla impattare in una “democrazia borghese” (una contraddizione in termini, come ovvio): pensiamo a Kor-nilov, a Denikin, all’anarchico

Nestor Machno in Ucraina. Se i menscevichi (corrispondenti ai socialisti europei, incapa-ci di realizzare la dittatura del proletariato e ostili alla sua re-alizzazione) la bloccavano e la contestavano (anche nelle loro componenti di sinistra, come Martov), altrettanto facevano i “socialisti rivoluzionari” sia di destra sia di sinistra (formazioni politiche oscillanti tra il popu-lismo e un vago “socialismo agrario”), solo con accentua-zioni diversi, idem, e peggio, gli anarchici, per non dire del “partito dei cadetti”, solida-mente borghesi e ancorati al programma della “democrazia parlamentare” di Kerensky.

Nel novembre 1917 così si esprime con grande realismo Lenin: “la guerra civile non è ancora finita: abbiamo anco-ra il nemico di fronte a noi: perciò è impossibile abolire le misure di repressione con-tro la stampa. Noi bolscevichi abbiamo sempre detto che quando si fosse raggiunto il potere si sarebbe soppressa la stampa borghese. Tollera-re i giornali borghesi signifi-cherebbe cessare di essere socialista. Quando si fa una rivoluzione non si può segna-re il passo; si deve andare sempre avanti, altrimenti si torna indietro. Chi ora parla di ‘libertà di stampa’ indie-treggia e inceppa la nostra precipitosa corsa verso il so-cialismo. Abbiamo spezzato il giogo del capitalismo, come la prima rivoluzione ha spez-zato il giogo dello zarismo. Se la prima rivoluzione ha avuto il diritto di sopprimere i gior-nali monarchici, noi abbiamo il diritto di sopprimere quelli borghesi. È impossibile sepa-rare la questione della libertà di stampa dall’altra questione della lotta di classe... Ora che l’insurrezione è finita, non abbiamo nessun desiderio di sopprimere i giornali degli altri partiti socialisti, eccetto nel caso che essi eccitino alla insurrezione armata o alla di-sobbedienza al governo dei Soviet. Non permetteremo tuttavia che, sotto il pretesto della libertà di stampa socia-lista, ottengano, col segreto appoggio della borghesia, un monopolio delle tipografie, della carta e dell’inchiostro... Queste cose essenziali devo-no essere proprietà del Go-verno Sovietico e distribuite, prima di tutto, ai partiti so-cialisti, in stretta proporzione della loro forza votante...”, Lenin è utilissimo per ricostru-ire, con documenti e estratti da giornali e riviste, come anche dichiarazioni di esponenti po-litici, tutte le mene e le beghe della borghesia, variamente schierata, per insabbiare e far fallire la rivoluzione proletaria.

La questione si ripone all’epoca del consolidamento della Grande rivoluzione bol-scevica, dagli anni ‘20 ai primi anni ‘50, con Lenin e Stalin, du-rante la Rivoluzione Cinese, al-trettanto grande, in ogni situa-zione rivoluzionaria del futuro, che sperabilmente si realizzerà. Idealizzare le libertà borghesi è e sarà sempre pernicioso.

Eugen Galasso - Firenze

annuncIata una ManIfestazIone DInanzI alla base nato a lago patrIa

presidio contro le guerre imperialiste

�Dal corrispondente della Cellula “Vesuvio Rosso” di NapoliSabato 30 aprile verso le 17

nella centralissima via Toledo a Napoli le forze antifasciste della città si sono ritrovate per protestare contro le guerre in corso o imminenti imperialiste, con cartelli di protesta ed infor-mativi. Armati di un megafono i manifestanti si alternavano con una particolare attenzione sulle provocazioni contro la Repub-blica Popolare Democratica di Corea da parte del fascista Trump. Al punto che la neoco-stituita “Rete contro la guerra e il militarismo” ha annunciato un presidio il prossimo 13 maggio davanti alla base Nato in pro-vincia di Napoli, a Lago Patria, dove ha sede proprio l’avam-posto imperialista.

In piazza hanno risposto all’appello i docenti in lotta con-tro la legge 107, precari scuola e Cobas Napoli con lo striscio-

ne “Docenti per la pace e con-tro il militarismo, La scuola ha una grande missione: spiegare che la guerra non è mai la solu-zione!” ha detto il prete combo-niano Alex Zanotelli.

C’era una rappresentanza della Redazione di Napoli de “Il Bolscevico” ben accolta dai presenti che si sono confrontati sulla posizione antimperialista e quella sull’IS. Con fare provoca-torio si è avvicinato un giovane, non ben identificato perché non riconosciuto come aderente alla rete, che voleva accostare arbi-trariamente il PMLI all’IS, senza capire la nostra posizione an-timperialista. Visti i suoi scarsi e poco convincenti argomenti, veniva prontamente zittito dai nostri compagni che gli lascia-vano solo la possibilità di of-fendere ed essere allontanato, troncando questa discussione provocatoria. La manifestazio-ne si concludeva in un clima fraterno antimperialista.

comunicato del centro Documentazione palestinese

la Dura conDIzIone DeI MInorI palestInesI reclusI nelle carcerI sIonIste

Riceviamo e volentieri pub-blichiamo.

Sabato 29 aprile 2017, pres-so la sede del Centro Documen-tazione Palestinese, si è tenuto il secondo appuntamento del ciclo “Gioventù nel mirino” dedi-cato alla condizione dei giovani in Palestina. L’iniziativa, questa volta incentrata sul tema dei mi-nori reclusi nelle carceri sioniste, è stata preceduta da un incon-tro sul fenomeno del ferimento sistematico dei ragazzi palesti-nesi sia in contesti di mobilitazi-one che nel quotidiano.

A partire da un’introduzione e contestualizzazione storica, con dati alla mano, a cura del CDP, è stato possibile illustrare le condizioni dei prigionieri, le problematiche più impel-lenti, come quella dei minori e dei malati cronici nelle carceri

israeliane, e questioni come la detenzione amministrativa; successivamente l’intervenuto di Nisreen Silmi, regista e cor-rispondente dell’emittente Al-Mayadeen, si è focalizzato sulle motivazioni che hanno spinto alla realizzazione del documen-tario, sulle difficoltà incontrate e sulle testimonianze dei minori e dei loro familiari rispetto alle esperienze vissuti nelle carceri e nei centri d’interrogazione.

A seguito della proiezione di “Sogni reclusi”, grazie al collegamento telefonico con Ahmad Tanani, portavoce del Centro Handala per i Prigion-ieri Palestinesi, si è andati ad approfondire la situazione generale nelle carceri, la storia del movimento dei prigionieri e le sue battaglie con partico-lare riguardo allo sciopero della

fame in corso; si è difatti illus-trato ai presenti le criticità di questo sciopero, le istanze dei prigionieri, il clima generale in Palestina e la situazione delle mobilitazioni di questi giorni in

appoggio alla lotta dei prigion-ieri politici palestinesi.

Centro Documentazione Palestinese

Roma, 30 aprile 2017

Firenze, 25 Aprile 2017. Le bandiere del PMLI accanto alle bandie-re palestinesi alla deposizione delle corone ai caduti in Piazza Adua (foto Il Bolscevico)

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N. 18 - 11 maggio 2017 esteri / il bolscevico 15

Usa e Rpd di CoRea si pRovoCano a viCenda

La Cina media per la paceTrump si diChiara disponibiLe a inConTrare Kim

Il presidente americano Do-nald Trump si è detto disponibi-le a incontrare il leader della Co-rea del Nord Kim Jong-un, se “ci fossero le giuste condizioni”. “Se fosse appropriato per me incon-trarlo, lo farei di sicuro. Ne sarei onorato”, sosteneva Trump l’1 Maggio in una intervista a Blo-omberg sparigliando come ora-mai suo solito in una partita che vede da settimane uno scon-tro crescente tra Washington e Pyongyang; con la Cina impe-gnata, sembrava quasi senza speranze, in una mediazione per la pace. Se e in che modo la crisi della penisola coreana possa essere disinnescata è tut-to da vedere, i tamburi di guerra suonano ancora forti dopo che Trump ha ordinato il 25 aprile l’invio nelle acque coreane del sottomarino a trazione nucleare Michigan e dopo che il 29 aprile

Usa e Corea del Sud hanno dato il via alle programmate e provo-catorie esercitazioni congiunte; e dopo che ha di fatto sfidato la rivale Cina di Xi Jinping a darsi da fare per risolvere la crisi nel suo cortile di casa. Trump con la dichiarata disponibilità a incon-trare Kim ha messo il cerino in mano a Xi, se gli risolve il proble-ma va bene altrimenti può farlo da solo e prendersene il merito o in alternativa si è procurato l’a-libi per intervenire militarmente. In ogni caso l’imperialismo ame-ricano con Trump ritorna prota-gonista attivo anche nello sce-nario asiatico.

Il 19 aprile le “preoccupazio-ni dell’escalation della tensione intorno alla Corea del Nord” da parte di Pechino erano rappre-sentate dal portavoce del mini-stero degli esteri cinese in una dichiarazione alla Bbc che indi-

cava la necessità di ridiscute-re la situazione militare di tutta la penisola coreana, compre-so lo schieramento nella Corea del Sud del sistema missilistico americano Thaad puntato sulla Cina, e non solo quella a nord del 38esimo parallelo. Per il mo-mento di tavoli di discussione non se ne parla, gli risponde-va il vicepresidente americano Mike Pence ribadendo che “con il presidente Trump lo scudo è in guardia e la spada è pronta”.

In sequenza arrivavano le di-chiarazioni del 24 aprile dell’am-basciatrice americana all’Onu, Nikki Haley, che non escludeva un raid degli Stati uniti contro la Corea del Nord, se Pyongyang “effettuerà un altro test nucleare” mentre il 28 aprile alle Nazioni Unite il segretario di Stato, Rex Tillerson, sosteneva che “l’inte-ra comunità mondiale deve au-

mentare drasticamente le sue pressioni sulla Corea del Nord, altrimenti si va verso una cata-strofe. E l’America è pronta a in-tervenire militarmente se neces-sario”. La sera prima Trump in un’intervista all’agenzia Reuters aveva tra l’altro affermato che “c’è una possibilità che finiamo in una grande, grande guerra con la Corea del Nord. Assolu-tamente”. Già il 29 aprile dopo il settantacinquesimo test missili-stico nordcorenao, pur fallito, da quando Kim Jong-un è al pote-re Trump aveva chiamato in cau-sa la Cina raccontando che Xi gli avrebbe detto che la Corea sa-rebbe sempre stata sotto “il con-trollo della Cina” e due giorni dopo si toglieva la divisa milita-re e indossava l’abito del diplo-matico per dare direttamente la mano a Kim.

La decisione dell’imperiali-

smo americano di inviare il sotto-marino nucleare Michigan, dota-to di 154 missili Tomahawk, nelle acque coreane era condannata dal governo di Pyongyang che dopo aver minacciato di affon-dare la portaerei Carl Vinson, assicurava lo stesso trattamen-to al sommergibile considerato una “ulteriore minaccia milita-re verso la nostra Repubblica” mentre con un articolo sul quo-tidiano ufficiale nordcoreano Ro-dong Sinmun ammoniva che “se gli Stati uniti e i bellicisti si lance-ranno a realizzare un impruden-te attacco preventivo, condur-remo il più brutale dei castighi”. Ma la politica dell’amministra-zione americana era a questo punto indirizzata verso l’aspet-to diplomatico tanto che Tiller-son all’Onu dopo che non ave-va escluso l’intervento militare apriva alla possibilità di avvia-

re contatti diretti tra Stati Uniti e Corea del Nord; precisando che era condizionata dalla disponi-bilità di Pyongyang a discutere della denuclearizzazione della penisola coreana e non solo del congelamento del suo program-ma nucleare.

In attesa della risposta di Pyongyang registriamo intan-to le forti proteste in Corea del Sud contro lo schieramento del sistema missilistico Thaad al grido di “No Thaad, no Guerra” e “Hey Usa! Siete amici o for-ze d’occupazione?”. Il 26 aprile negli scontri seguiti alle manife-stazioni in varie città del paese c’erano almeno una ventina di feriti e altre manifestazioni era-no annunciate dalle oltre 150 organizzazioni pacifiste riuni-te nella “National Action to Op-pose Thaad Deployment in Ko-rea”.

Maduro annuncia una Modifica della costituzione

Venezuela verso la guerra civileLa destra parla di golpe e resta in piazza contro il governo della “sinistra” borghese

Cadono Le iLLusioni suL “soCiaLismo deL XXi seCoLo”Il presidente del Venezue-

la, Nicolas Maduro, annuncia-va l’1 Maggio l’emanazione di un decreto per convocare una “Assemblea Costituente del popolo”, finalizzata a “riforma-re lo Stato” e “portare la pace nel nostro Paese”. Una mos-sa che l’opposizione denun-ciava come golpista e prose-guiva con le manifestazioni contro il governo della “sini-stra” borghese in corso dai pri-mi di aprile. Il botta e risposta tra il governo di Maduro e i par-titi dell’opposizione sulle modi-fiche costituzionali è l’ultimo atto di un braccio di ferro che da un mese vede susseguir-si manifestazioni pro e con-tro il governo in tutto il paese, con scontri e una repressione dell’esercito che hanno causa-to quasi una trentina di morti, in una escalation che potrebbe portare diritto a una guerra ci-vile. Di pari passo con l’escla-tion di una pesante crisi eco-nomica per le masse popolari segnata tra le altre da una in-

flazione che continua a cresce-re sopra il 500% e con prodotti come la farina di mais precotta aumentati del 3.700%.

“Non sto parlando di una Co-stituente dei partiti o delle élite, intendo dire una Costituente femminista, giovanile, studen-tesca, una Costituente indi-gena, ma anzitutto una Costi-tuente profondamente operaia, decisamente operaia” annun-ciava Maduro al comizio nella capitale Caracas in occasione della manifestazione della Fe-sta dei Lavoratori; una assem-blea definita comunitaria che verrà votata dalle associazio-ni e non a scrutinio diretto, uni-versale e segreto come pre-visto dalla Costituzione. Julio Borges, il presidente del par-lamento dove l’opposizione ha la maggioranza, definiva la pro-posta del presidente una “Co-stituente truffa, inventata solo per distruggere la Costituzio-ne attuale e cercare di sfuggi-re così all’inesorabile verdetto delle elezioni” che il governo ha

ritardato o sospeso da quando ha perso la maggioranza nel di-cembre del 2015.

Le elezioni dei governato-ri regionali del dicembre 2016 sono state rinviate dal governo a data da definirsi, quelle politi-che sono previste nel dicembre del 2018 e da un mese le oppo-sizioni sono in piazza per chie-dere un referendum per le di-missioni del presidente Maduro e la fine del suo governo. Il vi-cepresidente del Psuv, il Parti-to socialista unito del Venezue-la fondato da Chávez, ripeteva che “non sono previste elezioni generali anticipate in nessuna circostanza”.

Alle opposizioni riunite nella coalizione Mud, il Tavolo dell’U-nità Democratica, che denun-ciavano il golpe strisciante del governo rispondeva la mini-stro degli esteri, Delcy Rodri-guez, accusava otto governi della regione di “fomentare un colpo di stato” perché i governi di Argentina, Brasile, Cile, Co-lombia, Costa Rica, Perù, Para-

guay e Uruguay avevano chie-sto la liberazione degli arrestati nel corso delle manifestazioni, la restituzione al Parlamento dei suoi poteri e la definizione di un calendario elettorale.

Gli Usa di Trump premevano anche per una condanna del governo di Caracas da parte dell’organizzazione degli Sta-ti americani (Osa) e il 27 apri-le convocavano a Washington una riunione del Consiglio per-manente per preparare un ver-tice dei ministri degli Esteri sul-la crisi venezuelana; l’iniziativa era approvata con 19 voti a fa-vore, 10 contrari, una astensio-ne e un assente e Caracas re-agiva con l’annuncio dell’inizio delle pratiche per lasciare l’or-ganizzazione. “L’Osa ha insi-stito con le sue azioni intrusive contro la sovranità della nostra patria e dunque procederemo a ritirarci da questa organizza-zione”, denunciava Delcy Ro-driguez.

Fino a poco tempo fa Ma-duro poteva contare sul so-

stegno anche dei due governi della “sinistra” borghese di Bra-sile e Argentina, le due princi-pali potenze del continente su-damericano, che adesso sono schierate invece con la destra del paese da sempre sostenuta con pesanti ingerenze dall’im-perialismo americano. Nulla però toglie alle gravi respon-sabilità del governo Maduro, in carica dal 2013, che ha gestito gli effetti di una gravissima cri-si economica a vantaggio del-la “sinistra” borghese e della borghesia nazionalista ma non del proletariato e delle masse popolari che in parte deluse lo hanno abbandonato decretan-

do le recenti sconfitte elettora-li, ha sviluppato una politica an-tipopolare e ha tentato persino di sabotare e mettere al bando il Partito comunista revisionista venezuelano.

Sono cadute le illusioni sul cambiamento promesso da Chavez e dal suo successore Maduro, cadono le illusioni sul “Socialismo del XXI secolo”, dato che la cosiddetta rivoluzio-ne bolivariana si è mantenuta dentro i canali del capitalismo, rappresentando semplicemen-te non una “rivoluzione” ma una nuova versione del potere del-la borghesia in chiave socialde-mocratica.

Raid di eRdogan sU Rojava e iRaqL’obiettivo della dittatura fascista turca è quello di creare una zona

cuscinetto al confine tra la Turchia e la Siria ripulita dai curdiL’aviazione di Ankara ha com-

piuto tra il 24 e il 25 aprile alme-no 26 raid su Rojava, nel nord del-la Siria, e su Sinjar nel nord-ovest dell’Iraq causando una trentina di morti. Bersaglio dei caccia turchi sono state postazioni delle Unità di Difesa del Popolo curde (YPG) a al-Malikiyah e sul monte Qa-raqox nella provincia di Hasakah, estremo oriente siriano, e una sta-zione del canale radio Denge a Derik. In Iraq sono state centrate le basi curde delle YBS, affiliate al Pkk, ma anche quelle degli alleati curdi peshmerga.

Da Diyarbakir i partiti turchi di opposizione Hdp e Dbp hanno denunciato l’aggressione da parte del fascista Erdogan e organizza-to proteste mentre migliaia di ma-nifestanti si riunivano a Qaraqox.

I responsabili militari curdi si-

riani accusavano il partito dei cur-di iracheni Kdp del presidente Barzani di aver fornito a Ankara le coordinate dei bersagli nemici. Il ministero dei Peshmerga di Erbil in un comunicato definiva “dolo-roso e inaccettabile” il raid ma ne addossava la colpa al Pkk, chie-dendogli di ritirarsi da Sinjar, ter-ritorio strategico in Iraq tra Mosul e il confine siriano; in altre parole dava ragione all’alleato turco.

La portavoce delle Unità di Protezione delle Donne (YPJ), cui appartenevano diverse vittime del raid turco affermava il 27 aprile che le forze del gruppo si sareb-bero ritirate dall’attacco su Raqqa contro lo Stato Islamico se gli Sta-ti Uniti non avessero mosso ciglio. “Fino ad ora siamo stati parte di una lotta comune con la coalizio-ne contro il terrore di ISIS (IS).

Siamo ancora coinvolte in questa lotta. Ma la nostra gente si aspet-ta una risposta da noi sul perchè la coalizione non sta mostrando alla Turchia una reazione concre-ta. Se la coalizione non mostra una reazione concreta allora riti-reremo le nostre forze da Raqqa. Noi non siamo un bastone con cui colpire i loro nemici”, afferma-va la portavoce denunciando che anche la Nato, di cui la Turchia fa parte, non aveva aperto bocca, ovvero aveva avallato il raid.

Il segretario di Stato Usa Rex Tillerson telefonava al ministro degli Esteri turco Cavusoglu per esprimere “forte preoccupazio-ne” per i bombardamenti contro le YPG, lamentando che “que-ste azioni danneggiano gli sforzi contro l’Isis”. Una debole reazio-ne che di fatto appoggiava il raid

turco contro i suoi alleati curdi. E Erdogan ripeteva a fine aprile i raid nella zona irachena di Zap, sulla città siriana di Dirbesiye e nella zona curda di Afrin nel nord della Siria col chiaro obiettivo di “ripulire” dalla presenza delle forze curde un corridoio lungo i confini con Siria e Iraq. Una ope-razione iniziata due anni fa con-tro la zona montagnosa irache-na di Qandil, divenuta base delle forze del Pkk, e a Sinjar grazie alla complicità dei curdi iracheni di Barzani; più difficile la realiz-zazione del progetto turco della fascia cuscinetto nel nord della Siria, nella Rojava dove le for-mazioni dei curdi siriani si sono rafforzate grazie al sostegno de-gli Usa. Sostegno che Trump ha confermato, per ora, in nome della guerra all’IS.

Parlando a “Voice of aMerica” da Bruxelles

il co-presidente del PYd curdo appoggia il

bombardamento di trump alla base aerea in siria

Qui di seguito riportiamo una nota del Partito comu-nista turco redatta l’8 aprile 2017, il giorno dopo che i 60 missili lanciati dai cacciator-pedinieri americani Porter e Ross colpirono la base aerea siriana di Shayrat. La nota porta il titolo “Saleh Muslin af-ferma che i raid Usa hanno effetti positivi sulla Siria”.

Il co-presidente del Partito dell’Unione democratica curda siriana (PYD), Saleh Muslim, si è detto speranzoso che l’attac-co missilistico Usa alla base ae-rea di al-Sha’irat a Homs avrà effetti positivi sul raggiungimen-to di una soluzione politica in Si-ria.

“Speriamo che gli Stati Uni-ti non si limiteranno a punire il solo regime siriano, perché vi sono numerose armi chimiche in Siria e le hanno usate anche altre fazioni, a Sheikh Maqsoud, nel Rojava e a Raqqa”, ha det-to Muslim, riferendosi agli attac-chi chimici da parte dello Stato islamico e altri gruppi terroristi

in Siria.Parlando a Voice of America

da Bruxelles, Muslim ha affer-mato che i raid potrebbero co-stringere le parti a capire che non c’è soluzione militare alla guerra in corso in Siria da sei anni.

“Crediamo che questo at-tacco debba portare a risulta-ti positivi dal momento che le parti scettiche su una soluzio-ne politica potrebbero rivedere le proprie posizioni e compren-dere che non esiste soluzione militare”, ha sostenuto Muslim, aggiungendo che gli Usa sono stati “costretti” ad agire in un contesto dove non c’era alcuna altra opzione.

I raid Usa hanno fatto segui-to a quello che si sospetta sia stato un attacco chimico marte-dì nel distretto Khan Sheikhoun, a Idlib, nelle mani dei terroristi, che ha fatto almeno 82 morti, fra cui una dozzina di bambini, e 600 feriti. Gli Usa ignorano l’u-so delle armi chimiche da parte dei terroristi e ciò sta aggravan-do enormemente la situazione.

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