Comune di Provincia di COLLESALVETTI LIVORNO
NUOVO IMPIANTO DI DEPOSITO E TRATTAMENTO
RIFIUTI SPECIALI LIQUIDI
PROCEDURA DI V.I.A. E RICHIESTA DI A.I.A.
Elaborato di S.I.A – PARTE II
DESCRIZIONE DEL CONTESTO AMBIENTALE
Proponente: LONZI METALLI SRL Ubicazione intervento: ex SS 67 bis km17,300 – fraz. Ponte Biscottino
Gruppo di lavoro V.I.A. (progetto e S.I.A.)
00 00974 02/02/2012 1^ Redazione S. Crocetti, P. Chiavaccini, F.
Ruggeri, M. Bernini S. Crocetti
Revisione Commessa Data Descrizione Redatto Approvato
Coordinamento gruppo di lavoro: Ing. Roberto Baraglia
Geol. Sergio Crocetti
Aspetti impiantistici, di processo e sicurezza: Studio Tecnico Ingg. Baraglia e Zecchini
Aspetti topografici e urbanistici: Studio Tecnico Dott. Ing. Dante Blasi
Aspetti idraulici e strutturali: Ing. Andrea Chines, Ing. Pietro Chiavaccini
Aspetti ambientali e geologici: Studio Geologico Ambientale Geol. Sergio Crocetti
Aspetti naturalistici: Dott. Francesca Ruggeri
Aspetti acustici: Ing. Marco Bernini
Nuovo Impianto di deposito e trattamento rifiuti speciali liquidi
Procedura di V.I.A. e richiesta di A.I.A. – S.I.A. Parte II
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INDICE PARTE II: Descrizione del contesto ambientale
II.1 - CONDIZIONI GENERALI 3
II.2 - CARATTERIZZAZIONE METEOCLIMATICA 9
II.2.1 – CENNI DI CLIMATOLOGIA;
II.2.2 – CARATTERISTICHE TERMO-PLUVIOMETRICHE;
II.2.3 – CLIMA ANEMOLOGICO.
II.3 - QUALITA’ DELL’ARIA 16
II.4 - CLIMA ACUSTICO 24
II.4.1 – CARATTERIZZAZIONE;
II.4.2 – CLASSIFICAZIONE ACUSTICA.
II.5 - AMBIENTE IDRICO 36
II.5.1 – ASSETTO IDRAULICO;
II.5.2 – ASSETTO IDROGEOLOGICO;
II.5.3 – VERIFICA IDRAULICA.
II.6 - SUOLO E SOTTOSUOLO 51
II.6.1 – GEOLOGIA DI SUPERFICIE;
II.6.2 – ASPETTI GEOLITOLOGICI E GEOMORFOLOGICI;
II.6.3 – CARATTERISTICHE LITOLOGICO-TECNICHE E PRINCIPALI PARAMETRI GEOTECNICI;
II.6.4 – ASSETTO MACROSISMICO.
II.7 - VEGETAZIONE, FLORA E FAUNA, ECOSISTEMI 62
II.7.1 – INQUADRAMENTO NATURALISTICO;
II.7.2 – VEGETAZIONE;
II.7.3 – FLORA;
II.7.4 – FAUNA;
II.7.5 – AMBIENTE ACQUATICO;
II.7.6 – CRITICITA‟ ATTUALI SIR 47.
II.8 - IL PAESAGGIO 83
II.9 - POPOLAZIONE ED ASSETTI SOCIO ECONOMICI 89
II.9.1 – ASSETTO DEMOGRAFICO;
II.9.2 – ASSETTO IGENICO-SANITARIO;
II.9.3 – ASSETTO SOCIO ECONOMICO.
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DESCRIZIONE DEL CONTESTO AMBIENTALE
II.1 CONDIZIONI GENERALI
Il Comune di Collesalvetti si estende per una superficie complessiva di circa 110 kmq con una
forma “a triangolo rovesciato”. Dal punto di vista morfologico, geografico ed ambientale il territorio
può essere suddiviso in tre sistemi principali:
I Monti Livornesi
Le Colline
La Pianura
Il versante orientale dei Monti Livornesi occupa la porzione Sud-occidentale del territorio
comunale. Il limite sinistro è rappresentato dalla linea di spartiacque che taglia la catena con
direzione N-S (da Poggio Corbolone - Poggio Lecceta – Monte Maggiore), mentre il limite destro
corrisponde alla fascia di contatto fra le formazioni rocciose che costituiscono l‟ossatura dei monti ed i
sedimenti più recenti; in particolare tale allineamento coincide con le lineazioni tettoniche e si
sviluppa dalla Fattoria di Cordecimo (a Nord) alla frazione di Colognole (a Sud) attraverso le Parrane.
La porzione centro-orientale del Comune è invece costituita dai deboli rilievi collinari Livornesi
e Pisani, su cui si sviluppano alcuni dei principali centri abitati. Sono solcate dai torrenti che scendono
dal versante orientale del Monti Livornesi e si dirigono in direzione Nord verso la Pianura di Pisa.
Infine la porzione meridionale della Pianura di Pisa è completamente pianeggiante, ed è
solcata dal reticolo idraulico di scolo dell‟intera pianura alluvionale del basso Valdarno ed è ricoperta
per la quasi totalità da sedimenti alluvionali, palustri o di colmata.
L‟intervento in progetto ricade nella porzione settentrionale del Comune caratterizzata da
un‟estesa area pianeggiante a quote altimetriche alquanto depresse con un uso del suolo
propriamente agricolo ricavato da un‟antica e più recente bonifica, che ha portato alla realizzazione di
una fitta rete di fossi e canali di drenaggio. Le caratteristiche fisico-meccaniche dei terreni restano
comunque scadenti e non adatte ad elevati carichi di compressione. E‟ possibile riconoscere infatti
nell‟area la tipica composizione geologica della pianura meridionale pisana, costituita da sedimenti
palustri alluvionali e di colmata.
Nella zona settentrionale del Comune il riconoscimento tra la frazione palustre e quella
alluvionale e di colmata non è agevole salvo il caso in cui compaiono vere e proprie torbe.
Attualmente l‟unica area palustre ancora non prosciugata rimane il prato della Contessa ad est della
fattoria di Suese. In un passato non troppo lontano (fino al XIII sec) sono esistiti dei paduli, i cui
epicentri venivano a trovarsi nel mezzo dello sbocco dei fiumi; ad esempio ciò accadeva per il fiume
Isola (padule dell‟Isola o di Guinceri), per il torrente Tora (padule di Mortaiolo), per il torrente Ugione
(paduletta di Livorno) oppure, come nel caso del padule dell‟Altura-Stagno Redenta, la padule aveva
origine come normale continuazione di una grande zona umida (es. grande zona umida di Stagno).
Evoluzione della costa – Epoca romana Fonte Bibliografica: L‟Antico Porto Pisano e la Torre del Marzocco a Livorno” G. Trotta, 2005
All‟epoca romana l‟area ricompresa in Stagno, Guasticce, Mortaiolo e, più a nord, il padule del
Bientina, apparteneva all‟antico Sinus Pisanu, costituito da una vasta zona di acquitrini e paludi
riempitosi progressivamente con l‟apporto di materiale solido portato dall‟Arno.
Evoluzione della costa – Stampa 1859 Fonte Bibliografica: Rilievo eseguito dal Corpo dei Bersaglieri (1867-1869)
L‟appartenenza al Sinus e gli alluvionamenti dell‟Arno e dei suoi affluenti, hanno influenzato gli
eventi storico-sociali più significativi a partire dagli studi idraulici di Leonardo da Vinci, la costruzione
dei grandi canali di bonifica dal 16° secolo in poi e la successiva realizzazione delle bonifiche per
colmata. Si tratta di eventi che hanno segnato in modo indelebile questa parte del territorio che,
attraversato dai numerosi canali che ne vanno a contraddistinguere significativamente il paesaggio,
ha a sua volta indirizzato anche lo sviluppo dei centri abitati. La logica ha voluto che la “vita”
crescesse lungo i crocevia, conseguenza di una formazione della viabilità fondata sul collegamento dei
livelli di terreno meno colpiti dal rialzamento delle acque e costruita sui terreni più solidi.
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Tuttavia non sempre si conoscono le “ragioni” che hanno spinto la formazione di agglomerati
spontanei di abitazioni anche nei luoghi più impervi e di certo non economicamente avvantaggiati.
La zona oggetto del presente studio è compresa tra le frazioni di Stagno e Guasticce.
Guasticce
Il nome di Guasticce non è casuale, indica infatti l‟origine non propriamente felice
dell‟ubicazione di questa frazione. Il territorio e i propri abitanti in tempi lontani furono afflitti dalla
presenza di acque palustri e saline che con frequenza invadevano la bassa pianura circostante. A
porre un primo freno a questa situazione contribuì la realizzazione di una serie di canali e fossi, di cui
il più importante porta tuttora il nome Acqua-Salsa. A dare impulso all‟opera di risanamento idraulico
della zona contribuì Cosimo I dei Medici, allorché fece dirigere le “torbe” acque dell‟Arno, tramite le
cateratte delle “Bocchette di Religione”, nella pianura meridionale pisana al fine di colmare con i loro
detriti i bassi fondi e tra di esse anche la palude di Guasticce. Cronologicamente siamo già oltre la
metà del sedicesimo secolo e per Guasticce e più in generale per molti altri territori del comune, le
cose migliorarono notevolmente e portarono al superamento di condizioni veramente critiche sotto
tanti punti di vista (ambientale, sociale, economico, demografico). La lunga guerra tra la Repubblica
di Pisa e Firenze durata praticamente un secolo, dette un colpo decisivo all‟economia pisana e
“prostrò” oltre ogni limite gli abitanti, assottigliando al tempo stesso il loro numero. Sottrasse inoltre
risorse importanti a possibili interventi non solamente di risanamento ma, più in generale, di
manutenzione del territorio. Ad impoverire demograficamente le terre ideologicamente più vulnerabili,
tra cui Guasticce, contribuirono anche gli effetti devastanti di due epidemie di peste nera nel 1348 e
1400. La conquista di Pisa da parte di Firenze determinò una svolta, tutto sommato positiva
relativamente alla situazione preesistente. Le grandi famiglie dell‟oligarchia fiorentina investirono
grosse quote di capitale dapprima in acquisti di terre e successivamente in opere di miglioria nel
contado pisano, arrivando ad interessarsi anche di parte del comune di Collesalvetti. Tangibili
miglioramenti al suolo di Guasticce e dintorni si ebbero allorché furono aperti gli scoli del padule di
Vicarello mediante il taglio di due collinette: in questo modo e per mezzo della costruzione di nuovi
canali artificiali le acque furono in parte dirottate nell‟Antifosso Reale. Per effetto di questo intervento,
nella zona di Guasticce circa 500- 600 ha di terreno malsano e infecondo furono bonificati e deputati
prevalentemente ad attività di pastorizia. Successivamente i nuovi proprietari li trasformarono in
tenute agricole di notevole pregio. Guasticce, come tutte le altre attuali frazioni ad esclusione di
Stagno, entrò a far parte ufficialmente del comune di Collesalvetti nel 1808. Nel censimento del 1841
la popolazione di questa frazione era di 618 abitanti suddiviso in 61 nuclei familiari, cioè in famiglie di
tipo prettamente patriarcale. Recenti ritrovamenti (palafitte) fanno pensare che questo territorio sia
stato abitato anche in tempi remoti, la qual cosa non deve sorprenderci se pensiamo che la scelta di
terreni lacustri come luogo di dimora rappresentava un sistema di difesa e di organizzazione da parte
degli abitanti.
Analizzando la situazione ad oggi, la frazione di Guasticce non è contrassegnata da un centro
organico, organizzato in insediamenti edilizi compatti, bensì da un lento per lotti lungo la stradale che
ha diviso in due il paese. A fronte di un‟edilizia che si caratterizza per una tipologia essenzialmente
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“bassa” (due-tre piani), spicca il cosiddetto grattacielo di ben otto piani come elemento impattante e
diatonico.
La frazione nel suo complesso è legata principalmente alle vicende delle aziende agricole che
la contornano. Ad oggi, tuttavia, appaiono più rilevanti le attività produttive ed artigianali tra cui si
segnala l‟insediamento industriale ex CMF (1962), cui hanno fatto seguito altre iniziative nella colmata
a partire dagli anni ‟70, e soprattutto l‟Interporto Toscano “A. Vespucci” che a partire dalla zona nord-
ovest della frazione si estende fino in prossimità del centro abitato di Guasticce. Sui rilievi collinari si
possono notare i poderi in degrado quali simbolo di un generale abbandono delle campagne che ha
caratterizzato il territorio comunale fino agli anni „80.
Stagno
La storia di Stagno ha molti punti in comune con quella di Guasticce, per la vicinanza, le
caratteristiche del territorio, la genesi stessa del nome, tuttavia esistono nette differenze. Stagno
infatti è considerata la porta di accesso al Porto Pisano sia in direzione della stessa Pisa ma anche
verso l‟entroterra; allo stesso tempo viene ricordato come luogo particolarmente interessante dove
era possibile esercitare una proficua attività di caccia e pesca già nell‟anno 1000. Nel XII secolo a
Stagno era funzionante un ospedale, quello di S. Leonardo Villano, su un terreno compreso tra
l‟attigua e omonima chiesa e la chiesa di S. Leonardo di Tombolo, che in seguito fu restaurata dai
cacciatori livornesi affinché vi fosse celebrata la messa nei giorni festivi. In tempi successivi la chiesa
venne ridotta a uso di stalla di animali al servizio della tenuta di Tombolo e sullo stesso terreno su cui
sorgeva l‟ospedale, in prossimità della chiesa, venne edificata una casa colonica. Per quanto riguarda
invece la vocazione di porta di accesso al porto Pisano il riferimento oggettivo è spesso associato alla
presenza di numerosi ponti e alle loro vicissitudini relative alla distruzione e ricostruzione che nel
corso dei secoli hanno subito. Numerosi ponti erano deputati al superamento dei tanti fossi e canali
attraverso i quali le acque di scolo della campagna, un tempo completamente pisana, venivano
dirottate verso il mare. Di ponti ce ne sono sempre stati molti, nello scorso secolo erano sette, tutti
ben funzionanti e con denominazioni in stretto legame con il corso d‟acqua che passa sotto di essi. Il
primo, partendo da Livorno, è detto “dell‟Acqua Salsa”, da esso si accede alla strada che punta verso
gli abitati di Vicarello e Cenaia. Il secondo è chiamato “della Torretta”, il terzo, più significativo a due
arcate, è quello della Tora. Il quarto, “dell‟Antifosso” sembra il più antico di tutti ed è il crocevia della
strada che porta verso Fornacette. Il quinto, provvisto di tre arcate, è quello sul Fosso Reale, e il
sesto, detto “dell‟Arnaccio” costituisce il capolinea della strada omonima. Infine il settimo è quello dei
Navicelli, in quanto attraversa il corso d‟acqua che congiunge Pisa con la zona nord di Livorno.
Centro di Stagno è stata per molti anni la Fattoria di Suese e ne rappresenta ancora oggi un
punto nevralgico sotto il profilo del tessuto urbano e testimoniale sotto il profilo storico.
Ad oggi la frazione di Stagno è racchiusa dallo Scolmatore dell‟Arno a nord, che è anche
confine comunale, dall‟Autostrada A12 nonché dal parallelo raccordo SGC Livorno-Firenze ad est,
confinante pure con la riserva naturale della Contessa, dal torrente Ugione a sud, che è anche confine
comunale, e dalla ex SS Aurelia ad ovest che è anche il limite dello stabilimento ENI costruito nel
1936.
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Stagno è caratterizzato da tre piccoli vecchi nuclei: Stagno vecchia, posta a nord, a ridosso
dello Scolmatore, ove è ubicata la Vecchia Chiesa; il nucleo delle case poste lungo la ex SS 555 con
l‟incrocio della vecchia Aurelia; il nucleo del vecchio agglomerato di Ponte Ugione a sud, sempre
attestato lungo la vecchia Aurelia.
Lo sviluppo di Stagno si ha a partire dall‟inizio degli anni ‟70 con una prima urbanizzazione
racchiusa tra il fosso Acqua Salsa a nord, la SS Aurelia a ovest, l‟area delle ex officine Botteghi a sud
e il fosso Cateratto a est. Prosegue con le lottizzazioni artigianali e industriali e dei depositi di
Tombolello per “terminare” con il Villaggio Emilio degli inizi anni ottanta.
La realizzazione delle grandi infrastrutture stradali e autostradali con i relativi collegamenti alla
vecchia viabilità e i raccordi sopraelevati segnano la frazione in modo definito e inequivocabile.
Dal polmone verde della fattoria di Suese a nord, al primo raccordo autostradale, a sud, corre
l‟area del grande parco, area di depressione naturale, e dei servizi che separa il Villaggio Emilio dal
resto di Stagno.
Le caratteristiche della frazione stanno appunto in queste presenze ineludibili che la
espongono ai rischi di incidente rilevante e dell‟inquinamento atmosferico nonché a quelli di
inquinamento acustico.
L‟intera frazione di Stagno è caratterizzata dalla forte presenza di attività artigianali industriali,
concentrate soprattutto nella parte sud come naturale prosecuzione dei quartieri nord industriali della
città di Livorno. Nella zona centrale tuttavia si sono sviluppate tipologie residenziali a forte densità e a
nord del Villaggio Emilio si segnala il recente insediamento sviluppatosi in altezza. La movimentazione
delle merci mista al traffico residenziale è il connotato della frazione.
Stagno conta inoltre il maggior numero di residenti del comune e una significativa
distribuzione di servizi ed una adeguata rete di distribuzione commerciale.
Tra gli abitati di Stagno e di Guasticce, si trova la zona di Ponte Biscottino, luogo di residenza
degli ex dipendenti della vecchia fornace e costruito insieme a questa per soddisfare le esigenze
abitative del lavoro.
II.2 CARATTERIZZAZIONE METEOCLIMATICA
II.2.1 CENNI DI CLIMATOLOGIA
Il clima è legato a fattori meteorologici che interessano il bacino Ligure-Tirrenico ed è del tipo
“temperato-caldo”; tuttavia lo stato del tempo è influenzato dallo scambio energetico con il vicino
mare e localmente dall‟orografia dei Monti Livornesi.
Vista la conformazione territoriale i venti dominanti sono quelli del primo quadrante (Grecale e
Levante) che soffiano per gran parte dell‟anno, ed abbassano notevolmente le temperature nel
periodo invernale. Durante la stagione più calda (da Maggio ad Agosto) predominano i venti dei
quadranti occidentali (Ponente, Maestrale). La zona di Pianura non essendo protetta dai rilievi risente
maggiormente dell‟azione dei venti di mare (Maestrale e Libeccio).
Dall‟elaborazione dei dati delle stazioni di rilevamento termo-pluviometriche di Nugola, Livorno
e Coltano, risulta che la media annuale delle temperature è circa 16°. Le temperature medie più alte
si registrano nel mese di Luglio con 28° e le minime in Gennaio intorno ai 3,5°; la media annuale
delle temperature massime è di oltre 19° e quella delle minime è di circa 11,5°.
Per quanto concerne le precipitazioni la media annua è 800 mm in pianura circa 950 mm nelle
aree sommitali dei rilievi, ma oltre 1000 mm nella fascia delle Parrane. Le piogge presentano un
massimo in autunno con 300-400 mm ed un minimo in estate con 80-90 mm; in primavera la
piovosità decresce fino al mese di Giugno, a Luglio tocca i valori minimi (25 mm), da Agosto fino a
Novembre torna a crescere. In totale i giorni di pioggia nell‟arco dell‟anno risultano poco superiori ad
80.
La caratterizzazione meteoclimatica della zona di interesse avviene attraverso l‟analisi dei
principali indici e indicatori meteorologici, in particolare:
la temperatura;
i dati relativi alle precipitazioni;
l‟umidità media;
le categorie di stabilità atmosferica e la frequenza di presentazione delle classi di velocità del
vento.
Per i dati pluviometrici e termici si fa riferimento alle informazioni fornite dal Servizio
Idrografico e Mareografico Nazionale - Ufficio Compartimentale di Pisa, che derivano dalla
elaborazione dei dati provenienti dalle stazioni meteo della provincia di Livorno nel periodo 1951-
1996; per i dati relativi al vento si fa riferimento ai dati individuati in specifici studi di settore. Nella
zona di Livorno il clima risulta influenzato da eventi meteorologici che interessano il bacino Ligure -
Tirrenico con predominanza delle perturbazioni dal settore di ponente, dagli scambi energetici con il
vicino mare, e dall‟orografia, seppur modesta, delle colline livornesi.
Ciò permette di classificare la zona come temperata-calda.
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II.2.2 CARATTERISTICHE TERMO-PLUVIOMETRICHE
Al fine di caratterizzare lo stato termico e pluviometrico dell‟area oggetto di studio, nella figura
seguente si riportano l‟andamento della temperatura e dei millimetri di precipitazione in funzione dei
mesi dell‟anno.
Il clima che si individua dall‟immagine è un classico clima mediterraneo, caratterizzato da un
massimo delle precipitazioni nel periodo autunnale ed un massimo delle temperature nei mesi estivi.
Le temperature medie più alte si registrano nei mesi di luglio e agosto e le minime a gennaio e
febbraio.
Le precipitazioni presentano un massimo in autunno ed un minimo in estate; nel periodo
primaverile la piovosità decresce fino al mese di giugno e a luglio tocca i valori minimi, torna poi a
crescere nei mesi autunnali.
È interessante sottolineare che negli ultimi anni il regime delle piogge si presenta con eventi di
durata più breve ma di maggiore intensità.
Fonte: Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale - Ufficio Compartimentale di Pisa
A conferma di quanto appena detto, si riportano di seguito i dati relativi alle precipitazioni
nelle varie stagioni.
Fonte: Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale - Ufficio Compartimentale di Pisa
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Di seguito vengono riportati i dati relativi all‟umidità media rappresentata su base mensile.
Andamento dell‟umidità relativa sul mese medio.
Dati derivanti dalla stazione di Livorno del Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale, ufficio compartimentale di Pisa. Dati mediati sulla base dati registrata nel periodo dall‟anno 1951 all‟anno 1997.
Gli indici climatici estremi, relativi al periodo di riferimento, vengono riportati di seguito.
Fonte: Servizio Idrografico e Mareografico Nazionale - Ufficio Compartimentale di Pisa
Di seguito si riportano anche i dati pluviometrici annuali e di massima intensità relativi alla
Stazione di Nugola dal 1940 al 1990 reperiti pressi gli Annali Idrologici.
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Si può sottolineare inoltre che negli ultimi trenta anni nell‟area livornese – colligiana sono stati
registrati i seguenti eventi meteorici di forte intensità e breve durata:
In quelle occasioni, ma in particolare per Collesalvetti negli anni del triennio 1990-1993, per la
sua conformazione morfologica e per le caratteristiche dei bacini il sistema idrografico del territorio
colligiano è risultato inadeguato e quindi si può concludere che può entrare rapidamente in crisi per
eventi con valori di piovosità intorno ai 60-70 mm in un‟ora.
II.2.3 CLIMA ANEMOLOGICO
L‟intera fascia costiera Toscana è sottoposta alternativamente all'influenza di campi barici
livellati dalle depressioni "sottovento" e di quelle note come "mediterranee". I campi barici livellati
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sono determinati da aree di alta pressione atmosferica e da configurazioni anticicloniche vere e
proprie ed inducono, prevalentemente in estate, un regime persistente di brezze di mare e di terra.
Le depressioni "sottovento" sono dovute all'effetto barriera del sistema alpino, che genera una
frontogenesi sul Golfo Ligure. La presenza di questo tipo di tempo favorisce l'insorgere di venti di
Maestrale e di Tramontana, più frequenti nella seconda metà dell'inverno.
Le depressioni "mediterranee" sono invece dovute prevalentemente alla presenza di fronti
atmosferici stazionari o in moto lento che penetrano nel mediterraneo da NW e interessano le coste
toscane con flussi d'aria da SW. La presenza di tale tipo di depressione determina un rialzo anomalo
del regime termico, un'estesa e persistente copertura nuvolosa con abbondante piovosità.
La caratterizzazione del clima anemologico è stata possibile attraverso registrazioni effettuate
a Livorno per il quinquennio 1996-2000. In particolare i dati meteo impiegati per la caratterizzazione
dell'area si riferiscono alla stazione meteorologica "Labromare" (UTM E=605283 m, N=4826327 m,
altezza sul piano di campagna pari a 10 m, situata in una zona portuale aperta).
La seguente tabella riporta la probabilità di direzione del vento per due classi di velocità, <4
m/sec e > 4 m/sec.
Probabilità di direzione del vento per due classi di velocità
Fonte: “Rapporto integrato di sicurezza del Porto di Livorno e proposta di lineamenti per il piano di emergenza portuale”, 2005
La figura sottostante mostra il diagramma polare del vento per le due classi di velocità. Sia i
venti regnanti (più frequenti) che i venti dominanti (più intensi) risultano provenire principalmente dal
settore di grecale ed, in maniera meno significativa, anche dal settore di ponente. La distribuzione
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spaziale delle frequenze di accadimento degli eventi risulta essere caratterizzata da un orientamento
prevalente lungo la direzione Nordest - Sudovest.
Direzione del vento per due classi di velocità
Fonte: “Rapporto integrato di sicurezza del Porto di Livorno e proposta di lineamenti per il piano di emergenza portuale”, 2005
Per definire le classi di stabilità secondo Pasquill-Gifford per due diverse condizioni meteo
rappresentative, si è fatto riferimento ad una distribuzione probabilistica della velocità dei veni.
Essendo la probabilità che la velocità del vento sia inferiore a 4 m/sec pari al 47%, ad essa è
stata assegnata la classe di stabilità F con una velocità caratteristica di 2 m/sec. Ai venti che hanno
invece una velocità superiore a 4 m/sec è stata assegnata la classe di stabilità D, con una velocità
rappresentativa pari a 5 m/sec.
Si riporta inoltre di seguito, in forma grafica, il regime anemologico locale risultante dalle
elaborazioni condotte con una seconda serie sinottica delle registrazioni anemometriche relative alla
stazione ARPAT ubicata presso il mareografo nel porto mediceo (periodo di riferimento: luglio 1998-
novembre 2004). L‟immagine conferma ciò che è stato esposto in precedenza.
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II.3 QUALITÀ DELL’ARIA
Le principali fonti inquinanti presenti sul territorio, che influenzano la qualità dell‟aria relativa
alla zona oggetto di studio, sono di diversa natura e possono essere classificate come fonti inquinanti
prevalentemente di origine industriale. In minor misura possono incidere le emissioni derivanti da
traffico veicolare e dalle attività del vicino porto di Livorno, mentre trascurabili possono essere le
emissioni derivanti da impianti di riscaldamento.
La qualità dell‟aria nei comuni di Livorno e Collesalvetti viene controllata attraverso un sistema
di monitoraggio costituito da una rete provinciale pubblica e da una rete privata. La rete pubblica nel
comune di Livorno è gestita da ARPAT ed è costituita da stazioni che rilevano sia le concentrazioni di
sostanze inquinanti, sia i parametri meteorologici. A questa si aggiunge, integrandosi, la rete privata
ARIAL di cui fanno parte aziende private di Livorno e Collesalvetti, con postazioni ubicate sia
all‟interno dei centri urbani sia nelle zone di massima ricaduta delle principali fonti emissive industriali.
Questa rete consente di monitorare le varie sorgenti di emissione del territorio, in particolare
quelle industriali (principalmente la centrale termoelettrica ENEL, la raffineria ENI- poco distante
dall‟area oggetto di studio- i depositi di gas e idrocarburi), e quelle da trasporto marittimo, che
aggiunte al traffico veicolare rappresentano le principali fonti di inquinamento atmosferico dell‟area
livornese.
La rete di monitoraggio descritta è costituita da 15 stazioni fisse, da una postazione mobile e
da una stazione per il rilevamento di parametri meteorologici.
Nel comune di Collesalvetti, in particolare nella frazione di Stagno, è attiva una centralina di
tipo industriale, appartenente alla rete privata ARIAL, dove l‟unico inquinante monitorato è il biossido
di zolfo.
Nel territorio comunale di Collesalvetti non sono presenti altre postazioni fisse di rilevamento
della qualità dell‟aria. Nella tabella di seguito vengono descritte le caratteristiche principali della
stazione fissa sita nel comune di Collesalvetti e di quelle site nella circoscrizione 1 del Comune di
Livorno, che confina con l‟area di nostro interesse.
Fonte: Elaborazione Sintesis su dati ARPAT, 2005
La rete privata ARIAL, attiva dal 1978, è incentrata sul monitoraggio del biossido di zolfo,
quale tracciante principale dell‟inquinamento atmosferico di origine industriale.
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La rete pubblica invece, è attiva dal 2002 e monitora gli inquinanti di più recente interesse,
come il PM10 ed altri inquinanti tipicamente dovuti a traffico urbano quali BTEX e idrocarburi non
metanici.
Vengono indicati, nella tabella seguente, gli inquinanti monitorati nelle stazioni fisse, che
abbiamo preso a riferimento, nell‟anno 2004.
Inquinanti monitorati nelle stazioni, ARPAT 2005
Per quanto riguarda altri tipi di inquinanti non rilevati da queste stazioni di monitoraggio, si
segnala che:
l‟inquinante ozono viene monitorato nelle stazioni di Piazza Cappiello, Villa
Maurogordato e Gabbro, ben lontane dall‟area di interesse;
le PM2,5 sono monitorate esclusivamente nella stazione di viale Carducci (zona ad alto
flusso veicolare);
gli idrocarburi non metanici vengono rilevati in Piazza Mazzini.
Deve essere evidenziato che la rete di monitoraggio ARIAL è stata progettata e realizzata per
il monitoraggio dell‟inquinamento atmosferico dovuto alla presenza, nella zona nord di Livorno, di un
importante polo industriale. Quindi, sia per la localizzazione delle postazioni (alcune situate nei
previsti punti di massima ricaduta delle emissioni più significative della zona industriale) che per la
dotazione strumentale (ancora incentrata sul monitoraggio del biossido di zolfo come inquinante di
principale origine industriale), i dati raccolti possono essere considerati rappresentativi quasi
esclusivamente del contributo delle attività produttive.
Si riportano di seguito i risultati relativi alla campagna di monitoraggio della qualità dell‟aria,
per le stazioni di interesse nei comuni di Collesalvetti e Livorno, per l‟anno 2003.
In parentesi vengono riportati i dati già elaborati relativi al 2004.
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Il confronto tra le concentrazioni rilevate e i limiti di legge viene effettuato prendendo come
riferimento i limiti stabiliti dalla normativa europea ed in particolare al 2005 e 2010.
In questo modo è possibile individuare con maggior immediatezza le sostanze per le quali,
anche in prospettiva, si rende necessaria l‟adozione di adeguate politiche di risanamento, ma anche
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quelle per le quali risultano rispettati i limiti che sono già entrati in vigore dal 2005 e per quelli entrati
in vigore nel 2011.
Nonostante il Comune di Collesalvetti sia caratterizzato dalla presenza di una delle più grandi
sorgenti puntuali emissive di SO2, la situazione è sostanzialmente positiva infatti i livelli di
concentrazione sono al di sotto dei valori limite sia nel breve che nel lungo periodo e non sussistono
grossi rischi di superamento degli stessi.
Nonostante ciò si ritiene importante seguire l‟evoluzione del quadro emissivo e dei livelli di
concentrazione in un ottica di mantenimento e miglioramento della qualità dell‟aria.
Al fine di verificare il livello di inquinamento atmosferico nella zona di Stagno è stato
posizionato il laboratorio mobile, da parte di ARPAT, nel cortile della scuola elementare di Via Marx.
E‟ stata misurata la qualità dell‟aria, tra cui la concentrazione di NO2, SO2, CO e PM10 per un
totale di 44 giorni di campionamenti compresi tra il 16 giugno 2002 e il 29 luglio 2002.
Per il biossido di azoto i valori riscontrati sono piuttosto contenuti, con sole poche medie orarie
superiori a 80 μg/m3 e comunque molto inferiori al livello di attenzione di 200 μg/m3 Per il biossido di
zolfo i valori giornalieri riscontrati sono valori mediamente molto bassi ma, in particolari condizioni
meteorologiche (cioè con direzioni del vento comprese tra 240 e 300 gradi nord) si hanno valori
anche molto elevati di SO2, soprattutto per le medie orarie che per alcune ore hanno superato il
valore limite (riportato dal DM 30/2002) di 350 μg/m3 . Le condizioni di elevato inquinamento durano
solo alcune ore consecutive, tanto che le medie giornaliere, non hanno mai raggiunto il valore di
attenzione di 125 μg/m3 . Solo ed esclusivamente con vento da ovest si hanno situazioni “critiche”.
Questo indica che la zona in esame è interessata da sorgenti fisse di SO2, situate ad ovest della
postazione di rilevamento, che possono provocare anche situazioni di rilevante inquinamento in
dipendenza delle condizioni meteorologiche.
Per il monossido di carbonio i valori sono molto bassi, con solo poche medie orarie superiori a
80 μg/m3 e comunque molto inferiori al livello di attenzione di 200 μg/m3.
L‟inquinamento da polveri PM10 è, rispetto ad altre zone di Livorno, abbastanza contenuto,
anche se in alcuni giorni è stato superato il valore di attenzione e di allarme, non raggiungendo però
mai una persistenza tale da far scattare lo stato di attenzione.
Nel grafico successivo vengono riportati gli andamenti delle medie giornaliere di alcune specie
inquinanti quali NO2, SO2 e PM10.
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Nel grafico sottostante vengono riportati i valori medi e quelli massimi relativamente agli
inquinanti di cui sopra.
Per quanto detto in precedenza riguardo alla caratterizzazione del territorio comunale non
sono presenti all‟interno dello stesso altre postazioni di rilevamento della qualità dell‟aria ambiente.
Allo scopo di caratterizzare le fonti di emissioni di inquinanti dell‟aria, si fa riferimento alle
stime elaborate dalla Regione Toscana e contenute nell‟ “inventario regionale delle sorgenti di
emissione in aria ambiente (IRSE)”, che fanno riferimento all‟anno 2000.
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Si riporta nella tabella di seguito la stima delle emissioni totali degli inquinanti nel Comune di
Collesalvetti suddivisi per macrosettore.
Per caratterizzare al meglio la situazione relativa alla qualità dell‟aria nelle vicinanze del sito di
interesse, si ritiene utile riportare di seguito ulteriori informazioni sintetiche ricavate dall‟inventario
comunale delle sorgenti emissive e disaggregate per circoscrizione del Comune di Livorno.
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Tali dati, suddivisi per macrosettore economico, sono riferiti all‟anno 2002, poiché l‟inventario
non è più stato aggiornato ed è proprio per questo motivo che possono essere considerati soltanto
come stima indicativa delle emissioni in atmosfera della realtà comunale di Livorno.
Si riportano esclusivamente i dati relativi alle circoscrizioni 1 (che racchiude la zona
industriale) e 2 (che racchiude l‟ambito portuale) e al totale comunale.
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Ciò che si nota immediatamente osservando la tabella è la suddivisione “in due gruppi” delle
circoscrizioni livornesi; infatti la n° 1 e la n° 2 risultano estremamente simili, così come sono
particolarmente comparabili le n° 3, 4 e 5.
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Queste ultime sono caratterizzate da emissioni molto più basse rispetto alle circoscrizioni 1 e
2, relativamente a tutti gli inquinanti monitorati.
Questa porzione della città è adibita a zona residenziale, mentre le prime due circoscrizioni
rappresentano rispettivamente la zona artigiana/industriale e la zona portuale, e sono quindi più
ricche di attività antropiche che producono inquinamento atmosferico.
Benzene (C6H6): sia nelle circoscrizioni che nel comune la quasi totalità (99%) di questo
inquinante è dovuta al traffico.
CO: la fonte principale di emissione è rappresentata dal traffico stradale e navale.
COV: si ritiene che le principali sorgenti di COV nell‟area in esame siano alcuni depositi
costieri di prodotti petroliferi, la vicinanza della raffineria ENI, nonché il traffico navale.
NOX e SO2: questi inquinanti derivano principalmente da attività di combustione e
risultano
quindi attribuibili alle attività di produzione di energia e calore, derivanti in maggior
percentuale dalla centrale termoelettrica.
È proprio la presenza di questo enorme complesso che spiega l‟enorme peso percentuale del
comune di Livorno nella regione Toscana, nell‟ambito della produzione di SO2, che è pari nel 1995
addirittura al 20% delle emissioni totali regionali.
PM10: a differenza di molte altre città, in cui le PM10 sono attribuibili quasi esclusivamente
al traffico stradale, a Livorno la principale fonte di questo inquinante è rappresentata dalle
attività di produzione di energia e vapore, ovvero in modo assolutamente predominante,
dalla centrale termoelettrica. È importante tuttavia sottolineare che un ulteriore contributo
è dato dal risollevamento delle frazioni depositate sia per azione del vento, molto presente
nel territorio, che a causa dello stesso traffico.
II.4 CLIMA ACUSTICO
II.4.1 CARATTERIZZAZIONE
L‟inquinamento acustico presente in un territorio, dipende da vari fattori, in particolare dalla
variabilità spaziale delle sorgenti di emissione e dalla struttura morfologica del territorio stesso.
Il clima acustico del Comune di Collesalvetti risulta variabile per la presenza di piccoli borghi,
centri urbani, aree agricole, attività industriali e commerciali; inoltre il territorio comunale è
attraversato da importanti arterie stradali quali la SS1 Aurelia, la SRT 206, la S.G.C. Fi-Pi-Li,
l‟autostrada, mentre di scarsa importanza appare la linea ferroviaria. Le strade, che sono oggetto di
intenso traffico leggero e pesante, costituiscono una delle principali sorgenti di rumore e disturbo del
territorio.
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Il Comune di Collesalvetti ha intrapreso, in collaborazione con ARPAT, uno studio finalizzato
alla redazione di un Piano di Classificazione Acustica del territorio comunale, ai sensi della Legge
Quadro 447/95 e della Legge Regionale 89/98.
La campagna di rilevamento è stata effettuata nel periodo marzo-giugno 2005 ed ha
riguardato, principalmente la zona di Stagno, con 5 punti di misura, e la zona di Torretta Vecchia
lungo la SS 206, con un punto di misura.
Nei punti scelti non si sono evidenziati superamenti dei limiti definiti dalla classificazione
acustica adottata con l‟unica eccezione di un piccolo superamento del limite notturno in Via Marx.
Per quanto riguarda le infrastrutture di trasporto di competenza non comunale si è rilevato un
possibile superamento durante il periodo notturno.
Nessun dato è disponibile nel raggio di analisi della zona di Biscottino.
La caratterizzazione del clima acustico prima dell‟intervento viene proposta attraverso l‟analisi
dello stato dei luoghi e delle condizioni acustiche con riferimento a :
a) analisi del traffico esistente e previsione di traffico indotto
b) misure fonometriche ante operam a disposizione.
La presente relazione tecnica é redatta ai sensi dell‟articolo 8 comma 1 della Legge n. 447 del
26/10/1995 pubblicata sulla G.U. n. 254 del 3/10/1995 e della Deliberazione della Giunta Regionale
della Toscana n. 000788 del 13 luglio 1999 pubblicata sul B.U. n. 32 del 11/08/1999, parte seconda,
Sezione I, ai sensi dell‟art. 12 comma 2 della Legge Regionale 89/98.
Il tempo di riferimento del fenomeno acustico (Tr) è compreso nell‟intervallo diurno
(06.00÷22.00) e notturno (22.00-06.00).
La necessità della distribuzione dell‟attività nel periodo diurno e notturno è determinata dalla
quantità di materiale trattabile dalle sezioni dell‟impianto:
1. sezione di accettazione, pretrattamento e deposito
2. sezione di trattamento biologico e chimico-fisico
3. sezione di finissaggio acque e disidratazione fanghi
In relazione alla tipologia impiantistica e gestionale delle due sezioni d‟impianto, è ipotizzabile
che possano ragionevolmente manifestarsi le seguenti condizioni di funzionamento dell‟impianto:
Periodo diurno – Impianto funzionante con le tre sezioni accese a piena potenzialità;
Periodo notturno Impianto funzionante per la sola sezione di trattamento.
L‟area nella quale è prevista l‟installazione dell‟impianto è situata lungo la ex-strada statale
denominata SS 67-BIS Via Arnaccio, nel comune di Collesalvetti e precisamente sul lato destro della
stessa in direzione Firenze.
La zona è caratterizzata dalla presenza, nelle immediate vicinanze, dell‟Autostrada Genova -
Rosignano il cui tracciato corre praticamente parallelo al fronte nord del lotto, ad una distanza di circa
250 metri, rilevato rispetto al piano di campagna di circa m 7,50. In adiacenza al lotto di interesse e
precisamente sul lato est della stessa, sono presenti due attività industriali, un deposito di rivendita di
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materiali edili e da costruzione (Odorizzi Porfidi) ed un‟area di parcheggio camion e mezzi pesanti; sul
lato ovest la ex-piattaforma Livorgest-AAMPS (attualmente dismessa) e il centro di betonaggio
Tecnocal. Lo stato dei luoghi è più chiaramente indicato negli estratti di carta aerofotogrammetria e
dagli elaborati fotografici riportati in seguito.
Fig.1: immagine satellitare dell‟area di intervento
Fig.2: immagine satellitare di dettaglio dell‟area di intervento
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Fig.3: Carta aerofotogrammetria dell‟area di intervento
Nella zona interessata dalla piattaforma sono stati individuati i seguenti ricettori sensibili:
n° 1 ricettore sensibile costituito da un edificio adibito a civile abitazione ubicato lungo la
ex-SS 67 Bis, sul lato ovest del futuro insediamento, ad una distanza di circa 600 metri;
detto ricettore è posizionato ad una distanza di circa 4 metri dalla carreggiata stradale;
n° 1 ricettore sensibile costituito da un edificio adibito ad officina meccanica con annessa
civile abitazione, ubicato lungo la ex SS 67 Bis, sul lato est del futuro insediamento, ad una
distanza di circa 300 metri; l‟abitazione è posizionata a circa 15 metri dalla carreggiata
stradale.
I ricettori sensibili sono evidenziati nell‟immagine seguente.
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Fig.4: Carta aerofotogrammetria dell‟area di intervento con individuazione dei ricettori sensibili
a) Analisi del traffico esistente e previsione di traffico indotto
Il traffico che attualmente interessa la ex- SS 67bis è stato monitorato il 22 e 23 marzo 2006;
a partire da quella data si sono insediate attività (Tecnocal e Friultrasporti) che hanno incrementato il
transito veicolare locale in maniera molto modesta. Allo scopo di caratterizzare il traffico preesistente
sull‟arteria stradale, sono stati utilizzati i rilievi ad hoc effettuati nel 2006, nei pressi di Ponte
Biscottino. Tali rilevazioni hanno consentito di determinare il flusso e la tipologia di veicoli che
attualmente percorre la ex SS nel tratto oggetto dell‟indagine, al fine tarare i successivi modelli
sofware per permettere, nelle simulazioni, di tener conto dell‟impatto acustico da traffico indotto
dell‟impianto stesso.
I risultati sono riassunti per i due giorni feriali di riferimento (22 e 23 marzo 2006) nella
seguente tabella, ed articolati per orario e tipologia di veicolo (autoveicoli A, mezzi pesanti P, veicoli
commerciali C e motocicli M), nelle due direzioni (est-ovest E-O, ed ovest-est OE).
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Dall‟esame dei dati rilevati è possibile effettuare le seguenti sommarie considerazioni:
Il traffico complessivo transitante sulla ex SS 67bis mostra valori pressoché
equivalenti nelle due direzioni, con dati complessivi medi (nei due sensi) pari a 4.063
passaggi;
Circa il 77,5 % è costituito da autoveicoli, quasi il 9% da mezzi pesanti, il
12,5% da mezzi commerciali, mentre il rimanente 1% è composto da motocicli;
L‟ora di punta è compresa tra le 08:00 e le 09:00 (816 transiti registrati nel
giorno 22 marzo, sempre nei due sensi);
Il traffico nell‟ora di punta (mediamente) è composto per il 76,5 % da
autoveicoli, per il 7,9% da mezzi pesanti, per il 14,5 % da mezzi commerciali; rispetto
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alla ripartizione relativa al giorno medio si nota un leggero incremento dei veicoli
commerciali a danno di quelli pesanti.
Nelle simulazioni riportate in seguito per la valutazione dell‟impatto acustico complessivo
dell‟insediamento industriale, saranno utilizzati i seguenti valori cautelativi:
Situazione preesistente numero di veicoli e ripartizione percentuale per tipologia
corrispondente al valore medio riportato in tabella 2;
Impatto da traffico indotto incremento di traffico di mezzi pesanti corrispondente al valore
relativo al giorno di punta (30 transiti).
a) Misure fonometriche ante realizzazione dell‟opera allo scopo di acquisire dati per procedere
alla valutazione e validare il livello di rumorosità da traffico presente sulla ex SS 67 Bis
(Arnaccio), in data 1 Settembre 2006, è stata eseguita da Sintesis una misurazione
fonometrica nei pressi della SS 67Bis (a circa 2 metri dalla fine della carreggiata), sul
fronte della futura attività.
La postazione microfonica è evidenziata nella figura seguente:
La rilevazione del rumore è stata eseguita mediante la seguente strumentazione:
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Analizzatore di spettro in Tempo Reale Larson Davis nodello 824 matricola A0160;
Microfono Larson Davis tipo 2541 numero di matricola 5041;
La strumentazione sopraelencata è conforme alle normative ISO 10012, ANSI S1.4 1983, IEC
651-1979 Tipo uno, IEC 804-1985 Tipo 1, IEC 1260-1995 Classe 1, ANSI S1.11-1986 Tipo 1D.
La calibrazione della strumentazione soprascritta é stata effettuata tramite calibratore di livello
acustico Brüel & Kjaer tipo 4231 conforme agli standard ANSI S1.40-1984, IEC 942 classe 1.
Il calibratore produce un livello sonoro di 94 dB o 114 dB riferito a 20 mPa ad 1kHz.
Precisione di taratura riferita ai seguenti parametri: 0.2 dB a 20 ºC, 1013 hPa, umidità
ambientale 60%. Le condizioni di cui sopra sono influenzate dalla variazione dei parametri ambientali
nella maniera che segue:
Temperatura ambiente: 0.0015 dB/ºC;
Pressione atmosferica: 8.10-5 dB/hPa;
Umidità atmosferica: 0.001 dB/%RH.
La strumentazione é stata tarata prima e dopo aver effettuato le misurazioni e la differenza
riscontrata é risultata inferiore a 0,5 dB.
I risultati della misura, eseguita per un tempo di 10 minuti nell‟arco temporale tra le ore 9.40 e
le ore 10.20, hanno evidenziato un valore di Livello equivalente ponderato A della rumorosità
ambientale nell‟ordine dei 69,5 - 70 dB(A) misurato nel punto indicato in figura, ad 1,5 metri
d‟altezza.
II.4.2 CLASSIFICAZIONE ACUSTICA
L‟area oggetto di studio fa parte della frazione di Stagno, caratterizzata dalla presenza di
grandi infrastrutture stradali e autostradali con i relativi collegamenti alla vecchia viabilità e dai
raccordi sopraelevati che segnano la frazione in modo definito e inequivocabile. La frazione si
caratterizza anche per la forte presenza di attività artigianali-industriali nella parte sud come la
naturale prosecuzione dei quartieri nord della città di Livorno, mescolate a parti residenziali di meno
recente realizzazione. Nella parte centrale è forte la presenza di tipologia residenziale ad alta densità
che rende la frazione di Stagno quella che conta il maggior numero di abitanti, con una significativa
distribuzione di servizi ed una adeguata rete di distribuzione commerciale. Una siffatta distribuzione
morfologica determina relazioni dirette con la classificazione acustica; in particolare si evidenzia la
distribuzione della classe I in corrispondenza delle aree di interesse naturalistico, della classe V
nell‟area industriale, mentre le classi intermedie III e IV sono distribuite in maniera longitudinale e
limitate da infrastrutture di grande scorrimento. Le mappe di classificazione acustica dei Comuni di
Collesalvetti e Pisa sono riportate di seguito; come si vede chiaramente dalla mappa, il sito oggetto di
studio è in classe V (are industriale), mentre in territorio pisano è classificata in classe IV, ovvero
un‟area classificata ad intensa attività umana. Ancora più a nord si passa poi in classe III.
CLASSE V - aree prevalentemente industriali: rientrano in questa classe le aree
interessate da insediamenti industriali e con scarsità di abitazioni.
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Per la classe V il D.P.C.M. stabilisce i seguenti valori limite di emissione (Leq in dB(A) (art. 2)):
Sempre per la classe V il D.P.C.M. stabilisce i seguenti valori limite di immissione (Leq in dB(A)
(art. 2)):
L‟area con la relativa classificazione è riportata in seguito:
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II.5 AMBIENTE IDRICO
II.5.1 ASSETTO IDRAULICO
Il territorio in esame è ricompreso in una estesa pianura in cui confluiscono il Fiume Isola che
entra nel territorio comunale in località Guinceri ed il suo affluente Rio Tavola, che segna il confine
nord-orientale del Comune; nonostante le arginature l‟Isola, con alveo pensile, ha dato luogo a
tracimazioni poco prima di confluire nello Scolmatore dell‟Arno.
Il Fosso Fologno che da Collesalvetti con andamento da SE a NO si innesta sull‟Antifosso di
Fattoria e del quale si ricordano gli allagamenti negli anni ‟90 lungo il medio corso; il Fosso
Marignano, con i tributari del Fontino e Lenze è anch‟esso confluente nell‟Antifosso.
Infine, la piana settentrionale è sempre stata servita da una serie di canali demaniali a scolo
naturale od intermittente, carenti nel funzionamento idraulico e nel profilo dimensionale.
A partire dal Nord: l‟AntiFosso del Fosso Reale, che parallelo allo Scolmatore sbocca nel
Toretta Inferiore, senza ricevere contributi diretti dalla piana; l‟Antifosso di Fattoria, che ha origine a
nord di Vicarello, riceve i Fossi Perino e Fologno e sottopassando il fiume Tora, entra nella piana di
Guasticce per confluire nel Toretta Superiore; il Tora Vecchia, che nasce in località Mortaiolo,
sottopassa l‟alveo del Tora confluendo insieme all‟Antifosso di Fattoria nel Toretta Superiore; il
Toretta Superiore, che nasce dalla confluenza dei due precedenti e sbocca nel Toretta Inferiore
insieme all‟Antifosso del Fosso Reale; il fosso Colmata degli Orti, che sbocca a Stagno nel canale
Antifosso delle Acque Chiare avendo origine al margine ovest dell‟Interporto mentre prima
attraversava tutta la piana di Guasticce, il Fosso delle Chiaviche, che prima terminava con uno sbocco
a paratoia nell‟Acqua Salsa, ora con percorso diverso e ricalibrato, viene avviato verso l‟idrovora
realizzata a nord dell‟Interporto.
Determinando i confini della piana, completano il quadro del sistema idrografico i due corsi
d‟acqua più grandi. A nord scorre il canale Scolmatore d‟Arno, i cui argini sono posti a quota +4.88
m.m con una piena massima prevista di 1450 mc/s e quota massima del pelo libero di 3.88 m.m, in
corrispondenza della linea mediana centrale del bacino.
A sud, c‟è il Fosso dell‟Acqua Salsa che nasce dalle colline a nord di Nugola e ricevendo in
sinistra l‟apporto di piccoli corsi collinari tra Nugola Vecchia e Suese confluisce nello Scolmatore vicino
alla foce, dopo l‟abitato di Stagno; ha quote arginali intorno ai 2 metri, una portata massima
defluente nelle condizioni attuali di 9 mc/s e franco di sicurezza molto basso; è stato però alleggerito
della portata del tributario Fosso delle Chiaviche, che viene avviato all‟impianto idrovoro e dalla cassa
di espansione realizzata in località Cà Lo Spelli.
La gran parte della piana è stata soggetta fino a tempi recenti a frequenti allagamenti e
ristagni a motivo della bassa giacitura dei terreni; si verificava infatti che il livello del pelo libero dei
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ricettori finali fosse a quote comparabili con quelle del bacino di Guasticce ed anche superiori in caso
di piena.
A ciò si aggiungeva il fenomeno della tracimazione dei canali provenienti da monte, l‟Antifosso
di Fattoria ed il Tora Vecchia.
Per permettere la concreta attuazione del Centro Interporto e la reindustrializzazione della ex-
CMF, sono stati progettati una serie di interventi; ad oggi sono stati realizzati:
risagomatura dell‟Antifosso Reale nel tratto adiacente all‟Antifosso della Fattoria,
sistemazione e spostamento dell‟Antifosso di Fattoria che scorre parallelo allo Scolmatore,
spostamento del Fiume Tora a nord della S.G.C. FI-PI-LI e sua confluenza nell‟Antifosso di
Fattoria,
realizzazione del Collettore ovest, dallo svincolo ovest all‟impianto idrovoro,
realizzazione del Collettore sud, dalla S.S.n.555 all‟impianto idrovoro,
esecuzione e completamento dell‟impianto idrovoro.
A ciò si deve aggiungere gli interventi già accennati come lo spostamento e l‟allargamento del
Fosso delle Chiaviche, la sistemazione dell‟Acqua Salsa e la riduzione della Colmata degli Orti, che
hanno contribuito ad eliminare le acque alte dalla piana di Guasticce.
II.5.2 ASSETTO IDROGEOLOGICO
In base sia alle caratteristiche litologiche e sedimentologiche dei terreni, sia al risultato del
censimento dei pozzi, nell‟area in esame è possibile evidenziare due situazioni di scorrimento idrico
sotterraneo:
a. scorrimento di tipo freatico (libero o non confinato) che si instaura a livello della
prima cappa relativamente più permeabile dove la granulometria dei terreni
permette l‟infiltrazione e lo scorrimento nei primi 3/4 metri circa da p.c., delle
acque meteoriche e di scolo ricollegabili anche a scorrimenti di sub-alveo dei
numerosi fossi e canali dell‟area;
b. scorrimento di tipo artesiano (confinato) che si individua negli strati porosi più
profondi (oltre -45/50 m), generalmente ghiaiosi e sabbiosi, dove esiste un
confinamento al tetto ed al letto del materiale relativamente molto meno
permeabile.
Nell‟area del Biscottino si può ritenere sicura l‟esistenza di un acquifero di tipo artesiano di
discreta produttività, con scorrimento idrico sotterraneo entro livelli ghiaiosi (Ghiaie e Sabbie dell‟Arno
e Serchio da Bientina – formazione non affiorante) situati a profondità variabile tra i 50,00 ed i 70,00
m. da p.c.; non si ritrova una organizzazione di scorrimento di tipo freatico di importanza produttiva
considerata la minima permeabilità del mezzo ovvero dei primi dieci metri di spessore da p.c., che
presenta valori di permeabilità pari a 10-7 m/sec fungendo da acquitardo ed acquicludo.
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Si riporta la stratigrafia di del pozzo artesiano terebrato nell‟ area vicina (prop. Sales Spa); il
livello statico risale fino a – 2,0 m dal piano campagna. Da sottolineare la notevole presenza di gas
disciolti come il metano derivanti dal notevole quantitativo di materiale organico in via di
decomposizione.
Fig.8 – Stratigrafia pozzo terebrato in prop. Sales
Nell‟area del Biscottino non è stata rilevata l‟esistenza di pozzi scavati a mano di profondità
esigua, messi in luce invece nella zona attigua della Piana di Guasticce; tale riscontro evidenzia due
diverse situazioni nei trascorsi geologici recenti tra le due zone. E‟ presumibile che la circolazione di
tipo freatico si instauri nei livelli ghiaioso-sabbiosi-limosi riferibili soprattutto ad episodi alluvionali
tardivi da ricollegarsi al drenaggio superficiale che in tempi storici è stato oggetto di diverse modifiche
a servizio delle opere generali di bonifica nell‟area di Guasticce. Nell‟area di Biscottino, considerato
che ci troviamo di fronte a zone palustri con sedimentazione selettiva ed esclusiva di sedime fine e
finissimo, riconoscendovi seguentemente l‟instaurazione di canali, si esclude l‟organizzarsi di uno
scorrimento idrico “utile” sub-coticale, mentre permane invece una costante presenza d‟acqua di
saturazione dei terreni argillosi in netto collegamento con il livello idrico mantenuto entro i contigui
canali superficiali.
All‟interno della struttura è presente un pozzo, utilizzato in passato per alimentare la rete
antincendio, inserito nel Demanio della Provincia di Livorno al n. 16591. Il livello della falda misurato
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si attesta a -1,5 m dal p.c.; al momento non sono disponibili altri dati relativi alle caratteristiche
tecnico-costruttive del pozzo.
La Carta Idrogeologica o delle Permeabilita’
Nell‟ambito degli Studi a supporto del Piano Strutturale del Comune di Collesalvetti le
formazioni geologiche sono state classificate qualitativamente tenendo conto della capacità di
contenere acqua (porosità) e di far defluire l‟acqua (permeabilità e trasmissività) secondo le tre
canoniche classi idrogeologiche principali:
Classe 1) Primaria per porosità
Classe 2) Mista
Classe 3) Secondaria per fratturazione
A queste è stata aggiunta una Classe 4) relativa alla permeabilità primaria per porosità negli
ammassi detritici naturali ed antropici. In definitiva nella legenda della Carta Idrogeologica (si veda
Stralcio sotto riportato) i terreni e le formazioni sono distribuiti prima per tipo di permeabilità e poi
suddivisi in ogni unità idrogeologica per grado di permeabilità. La delimitazione cartografica delle
classi individuate nella carta della permeabilità è stata effettuata sulla base dei contatti geologici.
In particolare nell‟area in esame si evidenziano terreni che sono stati raggruppati in Classe 1)
Permeabilità primaria per porosità – PpB; appartengono a questa unità i terreni che hanno
mantenuto nel tempo le caratteristiche idrogeologiche acquisite nella loro formazione. Sono
prevalentemente di età neogenica. La lettera “B” indica il basso grado di permeabilità trattandosi di
depositi prevalentemente argillosi.
Fig.9 - Carta Idrogeologica e delle Permeabilità
PpB
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Assetto idrogeologico
Per quanto riguarda i deflussi sotterranei ospitati in ammassi litoidi, più che di falde in senso
stretto è opportuno parlare di linee di drenaggio, condizionate dall'andamento dei sistemi di
discontinuità, e questo vale per la quasi totalità delle situazioni sui rilievi. La venuta a giorno delle
acque è legata agli effetti del tamponamento per soglia di permeabilità, al variare delle condizioni di
fratturazione e alla presenza di discontinuità con carattere primario che condizionano i flussi.
Per quanto riguarda i depositi alluvionali nelle valli dei corsi d'acqua principali provenienti dal
territorio montano e collinare, si registra generalmente una permeabilità primaria variabile, ma la loro
consistenza è modesta e limitata ad una ristretta fascia lungo gli attuali alvei. In linea di massima lo
schema della circolazione è semplice, perché è formato da un acquifero multistrato di orizzonti a varia
permeabilità appartenenti agli episodi sedimentari più recenti, il tutto nei primi 20 metri del
sottosuolo.
Infine, nella piana meridionale dell‟Arno, si trova una prima falda superficiale freatica,
direttamente alimentata dalle piogge ed in scambio idrico con la rete idraulica minore. Questa falda è
povera e stagionale nei terreni limo-argillosi, per cui durante la stagione piovosa, in occasione di
precipitazioni abbondanti, il suo livello si innalza fin quasi al piano di campagna saturando il terreno
più superficiale; essa è invece sempre presente nelle lame dunali più prossime alla linea di costa,
come nel sottosuolo di Stagno. E‟ nota però anche una circolazione di tipo artesiano, più profonda e
più importante: le falde in pressione hanno sede in acquiferi sovrapposti e confinati nei livelli sabbiosi
e ghiaiosi del conoide sepolto del “paleoTora”, cioè nei conglomerati dell‟Arno e del Serchio da
Bientina; da questi acquiferi attingono i numerosi pozzi dell‟acquedotto di Mortaiolo.
Caratteri idrogeologici dei principali acquiferi
L‟unica formazione affiorante in area che può definire un acquifero, è costituita dai Sedimenti
palustri, alluvionali e di colmata (t) con grado di permeabilità: da quasi nullo a elevato: nella Piana
dell‟Arno questi sedimenti sono costituiti sostanzialmente da argille argille limose, porose ma a
permeabilità molto bassa (K= 10-6 – 10–8 m/sec) con conseguente “risposta idraulica molto lenta”;
non danno luogo ad una circolazione di tipo “freatico”, quanto piuttosto acquisiscono uno stato di
saturazione e sovrasaturazione molto elevato che alimenta i pozzi utilizzati per uso domestico-
agricolo.
Una modesta circolazione sembra essere presente alla profondità di –4,0-5,0 m dall‟attuale
p.c. Invece, nell‟area di Stagno, ad ovest del Fosso Cateratto, l‟acquifero è costituito da litotipi
prevalentemente più incoerenti e sabbiosi, per la presenza delle lame dunali superficiali; ciò favorisce
la circolazione idrica freatica o semifreatica e fenomeni di ingressione di acqua salmastra, con valori
alti della conducibilità (> 2000 μS ) e del contenuto di cloruri. Attualmente il livello della falda si trova
a – 1 m circa dal piano campagna naturale.
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La Vulnerabilità Idrogeologica
Nell‟ambito degli Studi a supporto del Piano Strutturale del Comune di Collesalvetti le
formazioni geologiche sono state classificate qualitativamente tenendo conto della capacità di
diffondere e veicolare eventuali inquinanti.
Fig.9 - Carta della Vulnerabilità Idrogeologica
L‟intera area del Biscottino ricade in Classe “2” a Vulnerabilità Alta; tale caratteristica non
dipende tanto dalla presenza di acquiferi liberi o scarsamente protetti, quanto dalla possibilità di
diffusione degli inquinanti attraverso il reticolo superficiale. La protezione delle falde profonde è infatti
garantita dai notevoli spessori del corpo argilloso che funge da acquicludo.
II.5.3 VERIFICA IDRAULICA
Nel mese di Aprile 2011 è stato effettuato un approfondimento delle condizioni dell‟area del
Biscottino dal punto di vista idraulico da parte dell‟ Ing. Chiavaccini, infatti l‟area di studio è soggetta
a tre problematiche di natura idraulica:
L‟idrovora Acque Industriali risulta insufficiente al fine di allontanare le acque di
drenaggio dell‟area di Biscottino;
Il Fossa Chiara è insufficiente al deflusso delle portate che lo interessano;
Il Canale Emissario Bientina è insufficiente al deflusso delle portate che lo interessano.
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Per quel che riguarda il primo punto (insufficienza Idrovora Acque Industriali), il problema è
già stato affrontato nello studio idrologico idraulico di supporto al Regolamento Urbanistico, che ha
evidenziato che, a causa dell‟inefficienza dell‟idrovora stessa ad allontanare l‟intero quantitativo
d‟acqua drenato nella zona di Biscottino, l'area in questione risulta allagata con tiranti idrici che
comunque, per un evento con tempo di ritorno 200 anni, sono inferiori a quelli relativi all‟insufficienza
dei corsi d‟acqua vicini, come meglio evidenziato nel seguito.
Tab.2 - Aree allagate per Tr= 200 anni - Estratto dal RU
Nello studio allegato al Regolamento Urbanistico cui si fa riferimento, il bacino del Biscottino è
stato suddiviso in due sottobacini (Biscottino 1 e del Biscottino 2) ubicati rispettivamente ad est e a
ovest dell‟idrovora Acque Industriali. La superficie totale del primo risulta pari a 0.18 kmq con quote
che per gran parte della superficie sono posizionate al di sotto del l.m.m. La pendenza media del
collettore principale che corre lungo la SS Arnaccio è pari circa allo 0,04%. Il Biscottino 2 ricopre,
invece, una superficie complessiva di 0.64 kmq con quote che, anche in questo caso, oscillano attorno
al l.m.m. ed una pendenza media sull‟intero percorso pari a circa lo 0,0250%.
Sempre nello studio allegato al Regolamento Urbanistico, al fine di individuare la curva di
possibilità pluviometrica per il bacino del Biscottino, sono stati utilizzati i dati di pioggia registrati alla
stazione pluviometrica di Coltano; la curva di possibilità pluviometrica è stata ricavata impiegando i
parametri individuati dalla Regione Toscana con il progetto AlTO (Alluvioni in Toscana), determinati
secondo una legge statistica tipo GEV, e relativi ad una curva di possibilità climatica e pluviometrica
del tipo m
r
nTath
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dove h è l‟altezza di pioggia cumulata espressa in mm, t la durata in ore e Tr il tempo di
ritorno (espresso in anni). I valori dei coefficienti a, n e m per la stazione di Coltano sono risultati i
seguenti:
STAZIONE t<1h t>1h
a n m a n m
Coltano 28.90 0.37 0.17 29.67 0.26 0.20
Dello studio allegato al Regolamento Urbanistico prima citato verranno in seguito richiamati i
punti salienti e ne verranno utilizzati i risultati anche per l‟analisi dei punti 2 e 3 (insufficienza Fossa
Chiara e Canale Emissario Bientina).
L‟approfondimento condotto dall‟ing. Chiavaccini ha dunque come base quello allegato al RU,
che è stato però dettagliato nella zona di interesse inserendo nelle simulazioni i corsi d‟acqua Fossa
Chiara e Canale Emissario Bientina, che non compaiono nel suddetto studio. L‟andamento temporale
dell‟evento pluviometrico è stato schematizzato ricorrendo ad uno ietogramma sintetico del tipo ad
intensità costante mentre per la determinazione delle perdite di bacino è stato utilizzato il metodo del
CN del Soil Conservation Service che consente di determinare il deflusso corrispondente allo
scorrimento superficiale di bacini per i quali non esistono osservazioni di deflusso. Per il calcolo del CN
del bacino del Biscottino lo studio citato fa riferimento ad una condizione AMCIII vista la ridotta
estensione e la conseguente maggiore probabilità che i terreni siano completamente saturati da
precedenti precipitazioni.
Tab.3 - Condizioni di umidità antecedenti individuate in base alla precipitazione totale nei 5 giorni precedenti
CLASSE AMC STAGIONE DI RIPOSO STAGIONE DI CRESCITA
I < 12.7 < 35.5
II 12.7 -28.0 35.5 - 53.3
III >28.0 > 53.3
In Tabella 1 sono riportati i valori del CN risultanti dall‟analisi per i due sottobacini di interesse.
Tabella 1 Valori di CN assunti per i bacini in condizione AMCIII
Bacino Superficie CN (III)
( Km²)
BISCOTTINO1 0.18 90
BISCOTTINO2 0.63 91
Per la determinazione degli idrogrammi di piena, in corrispondenza delle sezioni di maggiore
interesse idraulico del bacino, è stato utilizzato il modello di trasformazione afflussi-deflussi basato sul
metodo di Clark, impiegando, per il calcolo del tempo di corrivazione, la formula di Kirpich-Kerby:
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467.0
5.0
67.0
i
NLTc
nella quale:
L è la lunghezza del corso d‟acqua espressa in piedi, i la pendenza ed N un coefficiente
adimensionale variabile da 0.1, per suoli nudi, a 0.8 per foreste o aree ricoperte da folta vegetazione.
N è stato assunto pari a 0.2.
I valori dei tempi di corrivazione Tc calcolati con la formula di Kerby sono riportati, di seguito,
nella Tabella 2.
Tabella 2 Tempi di corrivazione impiegati nel modello di trasformazione afflussi deflussi
Bacino Tc (h)
BISCOTTINO1 2.16
BISCOTTINO2 3.49
Si riportano di seguito i grafici, tratti dallo studio idraulico allegato al RU, dell‟andamento delle
portate in punti significativi del bacino per durate di 2, 3, 6 e 9 h, e tempi di ritorno 20, 30, 100 e
200.
Tabella 3: Idrogramma di piena dell’area del Biscottino-parte Ovest
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Tabella 4 Idrogramma di piena dell’area del Biscottino 2
I valori massimi delle portate calcolate per i tempi di ritorno considerati sono riportati in
Tabella 5:
Tabella 5: Portate massime dei bacini
BACINO
Q (m3/s)
Tr 200 anni Tr 100 anni Tr 30 anni Tr 20 anni
BISCOTTINO1 0.85 0.72 1.32 0.48
BISCOTTINO2 2.1 1.78 1.32 1.2
Attualmente l‟area del Biscottino è servita da una idrovora con una capacità di smaltimento
stimata di circa 200 l/s, valore che corrisponde circa alla portata con Tr=2 anni. Gli allagamenti sono
pertanto indotti non da una insufficienza della capacità di deflusso dei collettori, ma dal fatto che
l‟impianto non consente di mantenere i livelli liquidi a quote inferiori a quelle dei terreni circostanti.
Idrologia dei bacini Per le portate relative ai due corsi d‟acqua di interesse per questo studio (Fossa Chiara e
Canale Emissario Bientina) si fa riferimento ai risultati di studi precedenti, adeguatamente riportati ai
tempi di ritorno presi in considerazione.
In particolare le informazioni riguardanti il Canale Emissario Bientina sono state tratte dallo
“Studio Idrologico Idraulico di supporto al Regolamento Urbanistico del comune di Bientina” (1999).
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Le portate relative al Fossa Chiara sono state invece ricavate facendo alcune considerazioni sulla base
dei dati riportati nella Relazione Tecnico Illustrativa del Progetto Preliminare di Adeguamento
Idraulico e Navigabilità del Canale Scolmatore dell‟Arno.
Canale Emissario Bientina Nello “Studio Idrologico Idraulico di supporto al Regolamento Urbanistico del comune di
Bientina” è condotta un‟analisi conoscitiva dell‟intero bacino del Canale Emissario Bientina, fino alla
sezione de “la Botte”, in corrispondenza della quale il corso d‟acqua si interra e sottopassa il fiume
Arno. Il bacino, complessivamente, ha una superficie di circa 320 kmq. Il Canale Emissario Bientina
nasce dalla confluenza tra il Canale Rogio e il Rio Navareccia sul territorio di Bientina, quasi
all‟estremità Nord. Il bacino di monte, in corrispondenza di suddetta confluenza, presenta una
superficie di circa 173 kmq. Da quando il Canale Emissario Bientina diventa asta principale, riceve le
acque, sia in destra che in sinistra idraulica, di numerosi affluenti, di cui alcuni assai rilevanti.
Complessivamente possono essere individuati 31 diversi sottobacini che vanno a costituire l‟intero
bacino del Canale Emissario fino a “la Botte”.
Le modellazioni idrologiche condotte nello “Studio Idrologico Idraulico di supporto al
Regolamento Urbanistico del comune di Bientina” hanno portato alla definizione dei seguenti
idrogrammi di piena, per tempi di ritorno pari a 20, 30, 100, 200 e 500 anni e una durata di pioggia
pari a quella risultata essere critica per il bacino in esame (4 ore).
Tabella 6: Idrogrammi di piena per tempi di ritorno 20, 30, 100, 200 e 500 anni per il Canale Emissario Bientina a monte della sezione de “la Botte”.
I picchi di portata risultano essere:
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Tabella 7: Picchi di portata del Canale Emissario Bientina
I dati di portata riportati qui sopra non tengono conto delle esondazioni che si verificano a
monte; a tal fine nello studio sopra citato è stato adottato un sistema semplificato per “simulare” la
laminazione nel bacino di monte dovuta all‟esondazione dei vari affluenti. La figura e la tabella
seguente riportano i risultati della laminazione.
Tabella 8: Idrogrammi di piena laminati per tempi di ritorno 20, 30, 100, 200 e 500 anni per il Canale Emissario Bientina a monte della sezione de “la Botte”.
Tabella 9: Picchi di portata del modello idrologico laminato
La sezione di chiusura del bacino, in corrispondenza de “la Botte”, impone il passaggio di una
portata di circa 85 mc/s. Questo valore, riportato nel prima citato “Studio Idrologico Idraulico di
supporto al Regolamento Urbanistico del comune di Bientina”, è stato prelevato dalla documentazione
messa a disposizione dalla Provincia di Pisa relativa a “la Botte” e al progetto di raddoppio della
stessa (anni ‟70).
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Il valore di portata fissato dalle botti a sifone sull‟Arno si mantiene all‟incirca costante fino allo
sbocco del canale, data la modesta estensione del bacino tributario a valle (780 ha circa); ne segue
che per il tratto di canale di interesse per l‟area oggetto di studio, il picco di portata in arrivo è
dunque sempre pari a 85 mc/s, per qualsiasi tempo di ritorno.
In Tabella 10 si riporta a titolo di esempio l‟idrogramma di piena a valle della botte per un
evento ventennale, così come fornito dallo studio idraulico citato.
Tabella 10: Idrogramma di piena a valle de "la Botte" per un evento ventennale
Analogo andamento dell‟idrogramma si verifica anche per gli altri idrogrammi di piena.
Fossa Chiara Il Fossa Chiara è un canale di bonifica nel quale scaricano sia collettori di bonifica di acque
basse, attraverso gli impianti idrovori della Padulella (0,5 mc/s) e dell‟Arnaccio (6,5mc/s), sia canali di
acque alte. Ha una lunghezza di circa 7.986 m dall‟origine, situata nel Comune di Calcinaia, allo
sbocco nel canale dei Navicelli poche centinaia di metri prima della confluenza nello Scolmatore. Il
suo bacino è esteso circa 6.564 ha (di cui 2.373 ha a scolo meccanico e 4.191 ha a scolo naturale) e
include sia aree a destinazione agricola sia vaste aree industriali attualmente in forte crescita, in
particolare nei Comuni di Pisa e Cascina. Il canale Fossa Chiara costituisce anche il recapito finale di
diversi canali di drenaggio urbano nei quali scolano i centri abitati di Riglione e Fornacette compresi a
cavallo della dorsale Tosco Romagnola.
Negli allegati al Progetto Preliminare di Adeguamento Idraulico e Navigabilità del Canale
Scolmatore dell‟Arno si riporta un valore di portata, relativa ad una durata dell‟evento di pioggia di 24
ore e un tempo di ritorno pari a 50 anni, di 15 mc/s, di cui 7 mc/s relativi agli impianti idrovori. Sulla
base di questo dato e dei dati di pioggia registrati alla stazione pluviometrica di Coltano sono stati
ricavati gli idrogrammi di piena per eventi con tempi di ritorno pari a 20, 30 e 200 anni.
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Tabella 11: Portate di picco per il Fossa Chiara per diversi tempi di ritorno
Tr (anni) 20 30 100 200
Qmax (mc/s) 10.2 11.9 19.8 26.9
Analisi delle inondazioni In questo capitolo sono illustrati i risultati ottenuti mediante l‟applicazione all‟area oggetto di
studio, del modello mono, bi-dimensionale TUFLOW (Two-dimensional Unsteady FLOW). Il modello è
stato applicato con le stesse condizioni impiegate per lo studio idraulico a supporto del RU e la stessa
griglia di calcolo; per il presente studio sono però stati presi in considerazione solo i due corsi d‟acqua
di interesse (Fossa Chiara e Canale Emissario Bientina) che, come già sottolineato, non erano stati
analizzati nello studio precedente cui si fa riferimento.
La definizione dei coefficienti di scabrezza è stata fatta sulla base di quanto già definito nel
precedente studio, sovrapponendo pertanto al terreno la Carta dell‟Uso del Suolo Land Corine e
fissando per ogni zona il corrispondente coefficiente di Manning (impiegando i valori noti in
letteratura ed in particolare quelli riportati in Open channel hydraulics (V. T. Chow, Tokyo: McGraw-
Hill 1959). Tale parametro è assegnato anche ad ogni sezione dei corsi d‟acqua rilevati lungo i quali
sono inoltre individuate e collocate le singolarità: ponti, attraversamenti, tratti tombati, etc.. In
Tabella 12 è riportato il valore del coefficiente di scabrezza impiegato nella simulazione:
Tabella 12 Coefficienti di scabrezza impiegati nel modello bidimensionale
USO DEL SUOLO Codice CORINE Manning n
Tessuto Urbano continuo 111 0.02
Tessuto Urbano discontinuo 112 0.025
Aree industriali o commerciali 121 0.02
Reti stradali e ferroviarie e spazi accessori 122 0.015
Aree portuali 123 0.015
Aree estrattive 131 0.035
Aree verdi urbane 141 0.04
Seminativi in aree non irrigue 211 0.04
Vigneti 221 0.04
Frutteti e frutti minori 222 0.04
Oliveti 223 0.04
Prati Stabili 231 0.04
Boschi di latifoglie 311 0.06
Boschi di conifere 312 0.06
Boschi misti 313 0.06
La griglia di calcolo utilizzata nel presente studio ha maglia 10 m (come nello studio allegato al
RU) e ricopre un'area di 15x6 Km circa.
Le condizioni al contorno assegnate alle sezioni iniziali e terminali dei corsi d'acqua sono state
ricavate come descritto nei paragrafi precedenti: per le sezioni iniziali gli idrogrammi di piena relativi
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ad un evento duecentennale, per le sezioni terminali le scale di deflusso. Le simulazioni hanno una
durata complessiva di 24 ore ed il passo temporale di integrazione è di 4 s.
Il profilo e le sezioni sono state ricavate dagli elaborati disponibili nel citato Progetto
Preliminare di Adeguamento Idraulico e Navigabilità del Canale Scolmatore dell‟Arno.
Per un evento duecentennale né il Fossa Chiara né il Canale Emissario Bientina risultano avere
sezioni adeguate a far defluire le relative portate. In particolare le acque che esondano dal Bientina in
un tratto a circa 1,5 km a monte rispetto l‟area di interesse, vanno ad interessare quest‟ultima con
tiranti che da 0,7 m nella zona centrale del lato lungo del confine lato est vanno via via decrescendo
all‟interno dell‟area di interesse. In Errore. L'origine riferimento non è stata trovata. è riportato il
tirante idrico relativo ad un evento con tempo di ritorno pari a 200 anni.
Tiranti idrici per Tr=200 anni
L‟analisi del deflusso di una portata con tempo di ritorno duecentennale ha evidenziato che il
Fossa Chiara e il Canale Emissario Bientina non hanno sezioni adeguate al deflusso di tale portata,
che causa in entrambi i corsi d‟acqua il superamento del livello arginale con conseguente allagamento
delle aree. In particolare l‟area di interesse in questo studio risulta interessata da un tirante idrico
massimo di 70 cm, ragion per cui è necessario portare la quota di sommità dei muretti perimetrali a 1
m rispetto al piano campagna.
II.6 SUOLO E SOTTOSUOLO
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II.6.1 GEOLOGIA DI SUPERFICIE
Partendo dal quadro geologico esistente:
Carta Geologica d‟Italia scala 1:100.000 – Fogli 111 e 112; Carta Geologica dei Comuni di Livorno e Collesalvetti in scala 1:25.000 di corredo ai Quaderni del
Museo di Storia Naturale di Livorno vol.11 –Suppl. 2 redatta da Lazzarotto et al. 1990;
Carta Geologica di corredo all‟attuale R.U. del Comune di Collesalvetti in scala 1:10.000 redatta nel 1994 da P. Baldacci;
Carta Geologica in scala 1.25.000 di corredo al P.T.C. della Provincia di Livorno redatta nel Dicembre 2003;
a supporto del Piano Strutturale del Comune di Collesalvetti è stata operata una revisione da
S. Crocetti e C. Tocchini della Carta geologica in scala 1:5.000 attraverso rilevamenti di campagna,
verifica con foto-interpretazione e controlli con dati di base – si veda Stralcio riportato sotto.
In particolare nella redazione della nuova carta è stata confermata la legenda e l‟ordine di
sovrapposizione delle unità formazionali utilizzati nelle cartografie del 1990 e del 2003 (PTC).
I tre sistemi in cui è diviso il territorio comunale (i Monti Livornesi, le Colline neogeniche e
quaternarie Livornesi e Pisane e la parte meridionale della Pianura di Pisa) rappresentano i differenti
stadi della sua lunga storia evolutiva a partire dal Paleozoico e indicano quanto sia complessa e varia
la sua geologia.
I Monti Livornesi rappresentano un tratto del Paleo-Appennino che si è corrugato
dall‟Oligocene superiore – Miocene inferiore (da 30 a 20 milioni di anni fa) per la collisione dei due
margini continentali, europeo ed africano, e che ha subito un collasso ed uno smembramento nel
Neogene ad opera di una intensa tettonica distensiva.
Per questo fenomeno unità tettoniche si spostarono dall‟area tirrenica in senso Ovest- Est; così
in parte per scivolamenti gravitativi, in parte per traslazione, unità sedimentarie alloctone (di età
Cretacica) trascinando anche grosse porzioni di rocce magmatiche strappate dal basamento oceanico
(di età Giurassica) sono andate a formare l‟orografia di superficie; l‟ossatura dei monti è quindi
costituita dalle formazioni rocciose del Dominio Toscano (non affiorante nel Comune di Collesalvetti) e
di tre Complessi del Dominio Ligure: Alloctono inferiore, intermedio e superiore.
La natura, la successione e la giacitura delle rocce che compongono questi rilievi sono così
legate all‟evoluzione paleogeografia della Toscana Marittima.
L‟insieme collinare mostra in superficie depositi in prevalenza sabbiosi, conglomeratici ed
argillosi che sono riferibili geologicamente al Complesso Neoautoctono.
Questi sedimenti neogenici e quaternari si formarono dopo l‟arrivo in loco dei Complessi
Alloctoni durante una fase di tettonica distensiva iniziata nel Miocene superiore (10 milioni di anni fa).
Si originarono così i grandi bacini sedimentari, marini e lagunari, fortemente subsidenti tra i rilievi
dell‟antica catena del paleo-Appennino, i cui lembi oggi sono rappresentati dai Monti Livornesi, dai
Monti Pisani e Monti di Casciana Terme.
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Fig.10: Carta Geologica – Stralcio P.S. Collesalvetti
La Pianura, ben definita al suo margine meridionale dalle colline Livornesi e Pisane, deve la
sua notevole estensione a sud di Pisa ai grandi apporti alluvionali di età Olocenica (Quaternario) del
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Serchio e dell‟Arno ed il suo sviluppo alla dipendenza dai cambiamenti glacio-eustatici del livello
marino.
Questa dipendenza risulta evidente dal fatto che sedimenti di natura fluviale assai recenti si
trovano sepolti sotto altri di facies marina retrolitorale ed ancora, più verso mare, sotto i sedimenti
dei lidi del sistema deltizio tardo-olocenico dell‟Arno. Nello Stralcio della Carta geologica proposto,
nell‟area in studio si ha evidenza del Complesso Neoautoctono in continuità con il Comune di Livorno
più a Sud con l‟affioramento di:
Sedimenti palustri alluvionali e di colmata (t), Olocene.
In questi sedimenti è difficile distinguere la frazione palustre da quella alluvionale e di
colmata, salvo quando sono presenti le torbe ed i resti organici. Si trovano su vaste estensioni al
piede delle Colline Livornesi nel bordo meridionale della Pianura di Pisa. Gli spessori di tale formazione
variano dai pochi metri in prossimità del bordo agli oltre 50 metri (area Interporto-Biscottino); Nella
zona di Stagno possono essere in eteropia di facies con i cordoni dunali sabbiosi (paleo-tomboli), che
sono talora ricchi in resti organici e conchigliari di origine marina.
Alluvioni (a), Olocene-attuale
Si tratta prevalentemente di sedimenti argillo-limosi nella Piana di Pisa e di depositi sabbiosi e
ghiaiosi nelle valli dei corsi d‟acqua che attraversano formazioni con componenti lapidei, sabbiosi e
conglomeratici; presentano spessori modesti al massimo di qualche decina di metri.
Coltri antropiche di riempimento / riporto / discarica (r), Attuale
Sono coltri eterogenee messe in opera dall‟attività umana; la litologia dell‟ammasso dipende
dalle finalità dell‟intervento, dalla bonifica geotecnica (area Interporto, ex-CMF, Faldo, area Biscottino
etc.) al semplice scarico di materiali terrigeni misti.
II.6.2 ASPETTI GEOLITOLOGICI E GEOMORFOLOGICI
Dall‟analisi geologica nel sito si rileva che la formazione olocenica è costituita da sedimenti di
colmata insistenti sopra sedimenti naturali palustri, prevalentemente fini e finissimi, ricchi di materiale
organico.
La stratigrafia media dell‟area è stata ricavata da indagini eseguite sia all‟interno del lotto che
in aree limitrofe (sondaggi, penetrometrie, indagini geofisiche, stratigrafie di pozzi) e può così essere
sintetizzata:
Da 0.0 a –1.0 m da p.c. Terreno di riporto misto a macerie e/o stabilizzato;
da -1.0 a -3.40 m da p.c. Argilla ed argilla limosa grigia con resti vegetali a bassa
consistenza;
da -3.40 a –18.80 m da p.c. Argilla limosa e limo argilloso a colorazione grigia a bassissima
consistenza con intercalati sottili livelletti torbosi e sabbiosi (20-
60 cm);
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da –18.80 a –19.80 m. da p.c. Sabbia e sabbia limosa sciolta a colorazione grigia con
intercalate sottili lenti argillose
da –19.80 a -22.40 m da p.c. Argilla limosa e limo argilloso a colorazione grigia a bassa e
bassissima consistenza con intercalati sottili livelletti torbosi;
da –22.40 a -32.00 m da p.c. Alternanza di limo, limo sabbioso e sabbie limose a
colorazione grigia a medio- bassa consistenza;
da -32.00 a -36.00 m da p.c. Sabbia grigia a granulometria media, poco addensata.
da –36.00 a -44.10 m da p.c. Alternanza di limo argilloso grigio, poco o mediamente
compatto e sabbie limose a colorazione grigia a medio-
bassa consistenza.
da –44.10 a -55.60 m da p.c. Limo sabbioso grigio, poco compatto.
da –55.60 a -58.40 m da p.c. Limo argilloso grigio, compatto.
da –58.40 a -62.10 m da p.c. Sabbia grigia a granulometria media o grossolana, ben
addensata.
da –62.10 a -64.00 m da p.c. Ghiaia poligenica etero metrica in matrice sabbiosa
da –64.00 a -74.80 m da p.c. Sabbia grigia a granulometria media molto addensata
passante a sabbia limosa a granulometria da fine a media.
Come abbiamo già evidenziato i primi 20 metri di spessore dei terreni sono da riferirsi ad
episodi di sedimentazione prima fluvio-palustre e quindi di colmatazione artificiale. Si passa quindi a
terreni di natura prevalentemente argillosa molli con intercalazioni di sottili strati di sabbie poco
addensate sino a circa la profondità di 30-35 metri, per poi ritrovare grossi spessori di argille sabbiose
relativamente più compatte ed addensate sino alle ghiaie ed alle sabbie che stazionano intorno ai 60
metri di profondità.
Dal punto di vista geomorfologico, l‟area d‟intervento, si inserisce in un contesto pianeggiante
depresso a quote comprese fra -0,5 e +1,5 m s.l.m.m., appartenente alla pianura alluvionale dell‟Arno
nella fascia marginale delle sue esondazioni dove si depositavano i materiali a granulometria molto
fine.
L‟area deve la sua notevole estensione a sud di Pisa, ai grandi apporti alluvionali di età
Olocenica (Quaternario) del Serchio e dell‟Arno ed il suo sviluppo alla dipendenza dai cambiamenti
glacio-eustatici del livello marino. Questa dipendenza risulta evidente dal fatto che sedimenti di
natura fluviale assai recenti si trovano sepolti sotto altri di facies marina retrolitorale ed ancora, più
verso mare, sotto i sedimenti dei lidi del sistema deltizio tardo-olocenico dell‟Arno.
Ad oggi in corrispondenza delle strutture esistenti non sono presenti fenomeni di dissesto,
cedimenti o impaludamenti.
II.6.3 CARATTERISTICHE LITOLOGICO-TECNICHE E PRINCIPALI PARAMETRI GEOTECNICI
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In base alle caratteristiche litologiche e fisico-meccaniche (coesione ed angolo di attrito), le
rocce sono state organizzate in unità litotecniche, raggruppate a loro volta in classi tenendo conto
della geologia di base – si veda stralcio sotto riportato:
Classe 1 - Rocce coerenti
1 a – COMPATTE ad alta resistenza 1 b – ORGANOGENE a media resistenza 1 c – ALTERNANZE DI LITOTIPI DIVERSI a medio-bassa resistenza
Classe 2 - Rocce semicoerenti 2 a – CONGLOMERATICHE a alta resistenza 2 b – LITOTIPI STRATIFICATI a bassa resistenza
Classe 3 – Terreni pseudocoerenti (coesivi) 3 a – ARGILLOSI a medio alta consistenza 3 b – ARGILLOSI E TORBOSI a bassa e bassissima consistenza
Classe 4 – Terreni da pseudocoerenti ad incoerenti 4 a – PREVALENTEMENTE ARGILLOSI a medio-bassa consistenza 4 b – LIMO-SABBIOSI a medio-bassa consistenza 4 c – DETRITI COLLUVIALI O DI FRANA in matrice coesiva 4 d – PREVALENTEMENTE SABBIOSI da sciolti a debolmente sabbiosi
Classe 5 – Terreni da incoerenti a debolmente cementati 5 a – CIOTTOLOSI da poco addensati a mediamente addensati 5 b – SABBIOSI da mediamente addensati ad addensati 5 c – SABBIOSI CON BANCATE ARENACEE E/O CALCARENITICHE da poco addensati a compatti
Classe 6 – Terreni misti 6 – MATERIALI DI RIPORTO / DISCARICA /RIEMPIMENTO eterogenei
In ogni classe e singola unità litotecnica le formazioni appartenenti sono state ordinate
secondo il grado decrescente di resistenza.
Fig 11 – Carta Litotecnica
3b
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Nell‟area oggetto dello studio affiorano terreni che sono stati raggruppati in Classe 3
“Terreni pseudo-coerenti (coesivi)”: i 3b – Sedimenti palustri alluvionali e di colmata (t*).
Le caratteristiche geo-meccaniche della formazione dei sedimenti palustri, alluvionali e di
colmata, nella Pianura di Pisa, denominati (t*), caratterizzati da terreni saturi in acqua prevalgono i
limi-argillosi, limi-sabbiosi e le argille melmose (o molli) con livelli di torba a scadenti caratteristiche
geotecniche e conseguenti bassi e bassissimi valori di capacità portante. Trattandosi di potenti
spessori di argille quasi prive di consistenza, a livello areale danno luogo a fenomeni di subsidenza;
tali effetti sono amplificati se sottoposte a carichi o a notevoli emungimenti.
Nel corso di molte indagini svolte è stata spesso riscontrata, anche a profondità inferiori a –
10,00 m da p.c., la presenza di gas interstiziale infiammabile (prevalentemente metano) collegato a
processi di degradazione organica di resti vegetali presenti negli orizzonti argillo-torbosi.
La notevole mole di dati geologico tecnici reperiti per la predisposizione del presente lavoro,
nonché i dati derivanti dalla Carta dei Dati di Base a supporto del Piano Strutturale del comune di
Collesalvetti, ha permesso di realizzare una tabella riassuntiva dei “range” di variazione dei principali
parametri geotecnici delle formazioni affioranti nell‟area.
Legenda: Rp= Resistenza alla punta con prova CPT, γ= Peso di volume, ϕ = Angolo d‟attrito interno, Cu= Coesione non drenata, mv= Coeff. di compressibilità volumetrica, σ=Resistenza a compressione.
Dall‟esame di una serie di prove penetrometriche di tipo statico che si sono spinte sino alla
profondità di 30-50 e 60 metri, nonché dall‟esame di n. 3 sondaggi spinti tra i – 40,00 m. ed i –60,00
m. da p.c. eseguiti per la realizzazione dei volumi nell‟area in esame ne scaturisce una sostanziale
unicità di determinazioni che fanno della zona di Biscottino un‟area geotecnicamente “monotona”
caratterizzata da valori geotecnici che la classificano, per i primi 20/30,00 m. di spessore, di pessime
qualità portanti.
Al di sotto del dominio superficiale (fino a -3,0/4,0 m) sino a circa 20,00-24,00 m. di
profondità si rintraccia un‟argilla molto molle e molle con materia organica torbosa con valori di
coesione Cu intorno a 0,10-0,25 Kg/cmq. Dai 24,00 m fino ai 30,00 m. di profondità i valori
aumentano sensibilmente con Cu tra 0,45 e 0,50 Kg/cmq.
I bassi valori di capacità portante determinano la necessità, per carichi superiori ai 40 KPa, di
ricorrere a tipologie fondazionali profonde (pali battuti o trivellati).
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II.6.4 ASSETTO MACROSISMICO
La pericolosità sismica di base è la misura dello scuotimento al suolo ed è legato alle
caratteristiche sismotettoniche ed alle modalità di rilascio e di propagazione dell‟energia alla sorgente
al sito. La sua definizione comporta la raccolta e l‟interpretazione delle informazioni riguardo alla
sismicità regionale e la sismotettonica. La pericolosità sismica locale è la misura dello scuotimento al
sito ed è legato alle caratteristiche geologiche, geomorfologiche e geotecniche locali. A livello
qualitativo effetti locali sono determinati dalla topografia, dalla litologia dei terreni, dalla morfologia
sepolta, dai contatti tra litotipi differenti, dal compostamento anelastico dei suoli, dalla liquefazione,
dalla risonanza dei terreni, dalle faglie e dalle lineazioni. La sua definizione quindi comporta
l‟acquisizione di informazioni sugli effetti locali dei terremoti storici e la conoscenza delle condizioni
sopra ricordate. La nuova normativa sismica nazionale adottata con ordinanza P.C.M. n.3274 del
20/3/2003 ed entrata in vigore l‟8 maggio dello stesso anno, ha definito la nuova classificazione
sismica del territorio nazionale e le nuove norme tecniche per le costruzioni in zona sismica.
E‟ stato introdotto il “ grado di sismicità “ con riferimento all‟accelerazione al suolo e l‟intero
territorio nazionale è stato suddiviso in 4 zona sismiche secondo valori di accelerazione (ag ) massima
del suolo, con probabilità di superamento del 10% in 50 anni.
Per quanto riguarda il Comune di Collesalvetti, precedentemente classificato sismico di II
categoria (S= 9), attualmente è stato inserito in classe “3S” dove l‟ ag è pari a 0.25g. La normativa,
prevede la caratterizzazione geofisica e geotecnica del profilo stratigrafico del suolo, individuando 5
tipi di suolo secondo i parametri di velocità delle onde di taglio mediate sui primi 30 metri di terreno
(Vs30), che può essere determinato con le misure dirette in sito (indagini geofisiche) e/o operando
correlazioni con valori di Nspt e Cu.
Le correlazioni proposte dalla normativa possono discostarsi dai valori misurati direttamente in
situ, per cui la Regione Toscana con il progetto VEL e con il DPGR 36/R del 2009 ha inteso procedere
alla acquisizione diretta della Vs30.
Uno studio di pericolosità a livello regionale, su incarico della Regione Toscana, ha individuato
la probabilità di eccedenza, in 50 anni a partire dal 1981, di intensità dell‟VIII grado MCS (Scala
Mercalli-Cancani-Sieberg) per tutti i Comuni della regione.
I valori di probabilità espressi in percentuale sono stati raggruppati in 4 classi indicative dei
livelli di rischio: elevato (8%), medio-elevato (5.7-8%), medio-basso (3-5.7%) e basso (0.8-3%). Il
territorio comunale di Collesalvetti è classificato a rischio basso, ma i vicini comuni di Rosignano
Marittimo, Fauglia, Lorenzana ed Orciano Pisano ricadono nella classe di pericolosità superiore
(medio-bassa) in virtù dei “recenti” eventi tellurici (1846).
Nella tabella seguente sono riportati i principali terremoti avvertiti nel territorio livornese da
quando se ne ha memoria storica.
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Fig.12 – Elenco principali eventi tellurici
Io : Intensità nel luogo di origine (scala Mercalli)
M L: Magnitudo evento (scala Richter)
I Li : Intensità risentita a Livorno (scala Mercalli)
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Nella figura di seguito sono invece riportati i luoghi di origine delle scosse di maggiore
intensità registrate dal 1984 al 2005.
Fig.13 - Epicentri
La pericolosità sismica di un sito è descritta dalla probabilità che in un fissato lasso di tempo si
verifichi un evento sismico di entità almeno pari ad un valore prefissato. Questa probabilità viene
definita dal D.M. 14/01/08 come “Probabilità di eccedenza o di superamento nel periodo di
riferimento VR” (PVR).
In base al D.M. 14/01/08 la stima della pericolosità sismica del sito in costruzione viene
esaminata attraverso un approccio “sito dipendente”e l‟azione sismica è definita in termini di:
- ag – Accelerazione massima attesa in condizioni di campo libero su sito di riferimento rigido
con superficie topografica orizzontale;
- Se(T) – ordinate dello spettro di risposta elastico in accelerazione ad essa corrispondente
data dalla seguente relazione:
Se(T) = ag*S*η*Fo
Dove:
Fo = valore massimo del fattore di amplificazione dello spettro in accelerazione orizzontale (valore
minimo pari a 2,2)
η = fattore che altera lo spettro elastico per coefficienti di smorzamento viscosi convenzionali ξ
diversi dal 5% mediante la relazione
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S = coefficiente che tiene conto della categoria di suolo di fondazione (Ss) e delle condizioni
topografiche (ST) attraverso la relazione:
S = Ss*ST
Trattandosi in una piattaforma di stoccaggio e recupero rifiuti liquidi, assimilabile ad una
“Industria con...” possiamo classificare l‟intervento in progetto come una costruzione di Tipo 2 (Opere
Ordinarie) con VN≥50 anni, attribuibile alla Classe d‟uso III con Cu =1,5 e periodo di riferimento
dell‟azione sismica VR≥75.
I parametri sismici dedotti dall‟interpolazione sulla maglia con superficie rigata tramite l‟utilizzo
del programma “Spettri NTC ver.1.0.3” sono riportati nella tabella sottostante :
Coordinate sito
LATITUDINE LONGITUDINE
43,608425 10,378732
STATO LIMITE
TR ag FO TC
SLO 45 0,044 2,532 0,238
SLD 75 0,057 2,505 0,250
SLV 712 0,146 2,460 0,272
SLC 1462 0,183 2,490 0,279
Ss ed ST vengono desunti dalle seguenti tabelle:
Categoria Descrizione Ss Cc
A
Ammassi rocciosi affioranti o terreni molto rigidi caratterizzati
da valori di VS,30 superiori ad 800 m/s, eventualmente
comprendenti in superficie uno strato di alterazione, con
spessore massimo pari a 3m.
1,00 1,00
B
Rocce tenere e depositi di terreni a grana grossa molto
addensati o terreni a grana fina molto consistenti con spessori
superiori a 30 m, caratterizzati da un graduale miglioramento
delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di VS,30
compresi tra 360 m/s e 800 m/s (ovvero 15<NSPT,30<50 nei
terreni a grana grossa e cu,30 >250 kPa nei terreni a grana
fina).
1,00≤1,40-0,40
Fo (ag/g)≤1,20 1,10 (Tc)-0.20
C
Depositi di terreni a grana grossa mediamente addensati o
terreni a grana fina mediamente consistenti con spessori
superiori ai 30 m caratterizzati da un graduale miglioramento
delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di VS,30
compresi tra 180 m/s e 360 m/s (ovvero 15<NSPT,30<50 nei
terreni a grana grossa e 70<cu,30 <250 kPa nei terreni a grana
fina).
1,00≤1,70-0,60
Fo (ag/g)≤1,50 1,05 (Tc)-0.33
D Depositi di terreni a grana grossa scarsamente addensati o
terreni a grana fina scarsamente consistenti con spessori
0,90≤2,40-1,50
Fo (ag/g)≤1,80 1,25 (Tc)-0.50
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superiori ai 30 m caratterizzati da un graduale miglioramento
delle proprietà meccaniche con la profondità e da valori di VS,30
inferiori a 180 m/s (ovvero NSPT,30<15 nei terreni a grana
grossa e cu,30 <70 kPa nei terreni a grana fina).
E Terreni dei sottosuoli C o D per spessore non superiore a 20
m, posti sul substrato di riferimento (con VS,30>800 m/s).
1,00≤2,00-1,10
Fo (ag/g)≤1,60 1,15 (Tc)-0.40
S1
Depositi di terreni caratterizzati da valori di VS,30 inferiori a 100
m/s (ovvero 10<cu,30<20 kPa), che includono uno strato di
almeno 8 m di terreni a grana fina di bassa consistenza,
oppure che includono almeno 3 m di torba o di argille
altamente organiche.
- -
S2
Depositi di terreni suscettibili di liquefazione, di argille sensitive
o qualsiasi altra categoria di sottosuolo non classificabile nei
tipi precedenti
- -
Le caratteristiche sismostratigrafiche del sottosuolo nell‟area del “Biscottino” portano ad
ipotizzare suoli di tipo “D” o “S1”.
In base un‟indagine simica di tipo MASW effettuata in un‟area limitrofa al sito è stato possibile
ricavare una sequenza sismo-stratigrafica relativamente all'area d'indagine, con suddivisione in strati
aventi analoghe caratteristiche della velocità di propagazione delle onde sismiche trasversali, nei primi
30 metri di profondità (VS,30 )
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La velocità Vs30 misurata pari a 118 m/s, secondo la recente normativa sismica (OPCM n.3274
del 20/03/03, D.M.14/09/05 e succ. D.M. 14/01/08) porta ad ipotizzare un suolo di fondazione di tipo
suolo “D” con presenza di depositi che includono livelli coesivi con Cu < a 70 KPa e con Vs30 <
180m/sec.
II.7 VEGETAZIONE, FLORA E FAUNA, ECOSISTEMI
II.7.1 INQUADRAMENTO NATURALISTICO
L‟area indagata include l‟area d‟impianto e le zone limitrofe all‟impianto in corso di
progettazione, pressoché terreni di bonifica residuali dell‟antica piana pisano-livornese, caratterizzata
nei secoli da un mosaico di aree umide dulciacquicole in connessione ecologica, con alterne vicende
d‟entità di estensione, con picchi di massimo allagamento fino al piede delle colline pisano-livornesi.
L‟area interessata dal progetto è limitata a nord dalla SS 67 bis (limite meridionale dell‟area
contigua del Parco Regionale MSRM), ad est confina con terreni limitrofi alla piccola zona umida di
Biscottino inserita nel SIR 47 “Padule di Suese e Biscottino” (distanza minima dall‟area d‟impianto 550
m), a sud sud-ovest con l‟emissario del Bientina, il corso di Scolmatore e Fossa Chiara (limite
settentrionale dell‟interporto di Guasticce).
Il quadro attuale vede aree depresse relittuali, soggette ad allagamenti stagionali, ormai
pressoché totalmente convertite a coltivazioni, nella zona della piana di Coltano, un modesto specchio
d‟acqua in località Biscottino, con un importante e strutturato fragmiteto e prati umidi con specchi
d‟acqua minori e temporanei, e lo specchio d‟acqua di 18 ha di Suese, dislocato 2 km ca. a sud-ovest,
con presenza di vegetazione igrofila (fragmiteti, tifeti, giuncheti) e modeste estensioni di prato umido.
Il valore naturalistico del sistema di aree umide risulta ormai alterato dalla realizzazione
dell‟interporto di Guasticce e del cosiddetto “Autoparco del Faldo” che ha provocato la perdita di oltre
700 ha di habitat di prato umido che costituivano un consolidato corridoio ecologico tra le due aree
disgiunte “Biscottino” e “Suese” ed anche il territorio attraversato dalla SS 67bis (e dal tracciato
dell‟autostrada A12) vede ormai da anni, oltre ad ampie aree di coltivi monospecifici, anche varie
attività produttive, seppur di modeste dimensioni, che già hanno modificato l‟assetto delle ex-aree
palustri con impermeabilizzazioni dei terreni, realizzazioni strutture di innegabile impatto
paesaggisttico, aumento del traffico veicolare e di mezzi pesanti, inquinamento acustico e luminoso.
Tali variazioni dell‟assetto territoriale hanno causato negli anni modifiche nella frequentazione
del sito di “Suese” da parte della componente avifaunistica, in termini qualitativi e quantitativi, come
anche nella presenza di specie rare floristiche o di fauna invertebrata.
Tale considerazione vale invece solo parzialmente per la piccola zona umida di “Biscottino” in
cui, seppur siano variate le presenze di specie meno comuni, permangono elementi di valore
naturalistico, se non altro nella componente ornitica, con un probabile fenomeno di assuefazione alle
varie componenti di disturbo antropico manifestatesi e consolidatesi nel tempo nelle aree limitrofe.
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L‟area di realizzazione del progetto è inclusa nell‟unità territoriale “UTOE n. 1 - Biscottino” (art.
12 Norme Piano Strutturale Comune di Collesalvetti) con obiettivi: “…L‟obiettivo principale è
rappresentato dalla messa in sicurezza idraulica. La riqualificazione del patrimonio edilizio esistente
rappresenta l‟altro grande obiettivo di questa UTOE. Per la presenza consolidata di alcune funzioni
specifiche legate al trattamento di rifiuti speciali l‟area può assumere funzione industriale dedicata…”
e prescrizioni per il R.U.: “…Il RU individuerà gli interventi relativi alla messa in sicurezza idraulica,
assoggetterà le trasformazioni territoriali consentite alla preventiva messa in sicurezza idraulica anche
mediante attivazione di sinergie pubblico-privato..”.
L‟area di realizzazione del progetto è inserita nell‟Area “PB - Piattaforma Biscottino” della
Trasformabilità Produttiva (Regolamento Urbanistico Comune di Collesalvetti, Disciplina delle Aree in
Ambito Insediativo – Aree Produttive, art. 175 NN.TT.A.), di 29 ha ca., con destinazione insediativa a
“funzione produttiva di tipo artigianale ed industriale” con funzioni ammesse:
B2 terziario
C7 standard urbanistici;
F2 industriale attività di produzione e trasformazione
F6 attività di recupero
Fa 3 servizi in genere
H servizio
“Sono ammesse in via esclusiva le funzioni di stoccaggio autoveicoli, autocarri e mezzi d‟opera.
Per le attività con funzioni di tipo F2) sono consentite funzioni residenziali, con limitazioni di cui
all‟art. 175 delle NN.TT.A.”.
Vincoli di protezione del patrimonio naturalistico
Le zone umide dulciacquicole “Padule di Suese” e “Stagno del Biscottino” – per un totale di ha
143,00 – sono inserite nella Rete Ecologica Europea NATURA 2000, essendo state individuate quali
Sito di Importanza Comunitaria (SIC “Padule di Suese e Biscottino” – codice Bioitaly IT5160001), ai
sensi della Direttiva “Habitat” (Dir. 92/43/CEE), nonché quali ZPS (Zona di Protezione Speciale)
omonima, ai sensi della Direttiva Uccelli (Dir. 79/409/CEE sost. dalla Dir. 2009/47/CE), andando
quindi a costituire il SIR 47 “Padule di Suese e Biscottino”, di cui all‟Allegato “D” della L.R.T. 56/00 (di
cui all‟All. “D” aggiornato con D.C.R.T. 80/09).
La rete toscana di Siti di Importanza Comunitaria e di Zone di Protezione Speciale è stata infatti
ulteriormente ampliata dalla L.R.T. 56/00, con l‟approvazione del relativo Allegato “D” che riporta
l‟elenco delle aree classificate come SIR (Sito di Importanza Regionale, cioè “un‟area geograficamente
definita, la cui superficie sia chiaramente delimitata, che contribuisce con i suoi elementi fisico –
biologici e in modo significativo a mantenere o ripristinare un tipo di habitat naturale”) che includono
pSIC, ZPS, SIN (siti di interesse nazionale) e sir (siti di interesse regionale) di cui alla D.C.R.T n.
342/98.
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La zona umida “Padule di Suese”, oltre ad essere inserita nel SIR 47 “Padule di Suese e
Biscottino”, è stata riconosciuta quale area protetta provinciale, ai sensi della L.R.T. 49/95, con
l‟istituzione della Riserva Naturale Provinciale “Oasi della Contessa” (Deliberazione di Consiglio
Provinciale di Livorno n. 86/04), di estensione pari a 22 ha ca., con una fascia di area contigua di 67
ha ca., seguita dall‟adozione del relativo Regolamento (Del. C.P. n. 62/05).
La zona umida “Stagno del Biscottino” era stata inserita tra le proposte di riserva provinciale da
istituire per il quinto programma triennale regionale per le aree protette 2009-2011, ai sensi della
L.R.T. 49/95, approvato con D.C.R.T. n. 88/09, con un‟estensione di 39 ha ca. di riserva provinciale
(senza alcuna fascia di area contigua che si auspica venga individuata al momento dell‟iter istitutivo),
ricalcando la perimetrazione dell‟area già inclusa nel SIR, in modo da conferire unitarietà alla zona
inserita nei due filoni paralleli di conservazione (normativa parchi e riserve L.R.T. 49/95 e normativa
Natura 2000 L.R.T. 56/00).
L‟area di Suese – Biscottino è inoltre inclusa tra le Zone di protezione L.R.T. 3/94, soggette a
divieto di attività venatoria, assieme a zone limitrofe, a seguito di specifica Deliberazione di Giunta
Provinciale n. 73/04 “Trasformazione zone divieto di caccia ex Art. 33, comma 5, L.R. 3/94 in Zone di
protezione, Art. 14, L.R. 3/94, comma 1 e 2”.
Con la D.G.R.T. 644/04 “Norme tecniche relative alle forme e alle modalità di tutela e
conservazione dei Siti di Importanza Regionale” sono state individuate, secondo quanto previsto dalla
L.R.T. 56/00, le misure di conservazione necessarie a garantire la tutela delle specie e degli habitat di
rilevante interesse conservazionistico, presenti nei siti della Rete Ecologica, per “mantenere o
ripristinare gli habitat naturali e le popolazioni di fauna e flora selvatiche in uno stato di conservazione
soddisfacente, finalizzato a garantire la coerenza della rete ecologica regionale”. Tali misure di
conservazione costituiscono un riferimento sia per gli atti redatti dai soggetti gestori dei SIR (Province
o Enti Parco), sia per le eventuali valutazioni di incidenza, per le quali si rende indispensabile attuare
specifiche indagini pre-intervento e regolari monitoraggi post-intervento di specie e habitat di rilievo
naturalistico, tesi ad avere quadri sempre aggiornati delle differenti realtà soggette a protezione e a
poter identificare preventivamente i potenziali impatti sulle componenti naturali, arrivando in seguito
ad individuare, oltre ad opportune misure di mitigazione, anche soluzioni alternative per evitare
incidenze negative sui SIR e, nei casi ritenuti necessari, specifici interventi di compensazione.
In quanto ZPS, per il sito “Padule di Suese e Biscottino” valgono inoltre le misure di
conservazione relative a Zone di Protezione Speciale come da D.G.R.T. 454/08 “Criteri minimi
uniformi per la definizione di misure di conservazione relative a zone di protezione speciale ZPS –
attuazione”, di recepimento del DMATTM del 17.10.2007, tra cui:
- “divieto di realizzare nuove discariche o nuovi impianti di trattamento rifiuti”,
- “divieto di bonifica idraulica delle zone umide naturali”,
- “obbligo di monitoraggio del livello idrico delle zone umide, in particolar modo durante la
stagione riproduttiva delle specie ornitiche presenti, al fine di evitare eccessivi sbalzi del medesimo”.
Il quadro riassuntivo dei vincoli di protezione del patrimonio naturalistico è riportato in Tav. II.5.
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Secondo quanto previsto nella Delibera di Giunta Regionale del 25 gennaio 2005, n. 6
“Approvazione del piano di tutela delle acque – Articolo 44 del decreto legislativo 11 maggio 1999, n.
152 (Disposizioni sulla tutela delle acque dall‟inquinamento e recepimento della direttiva 91/271/CEE
concernente il trattamento delle acque reflue urbane e della direttiva 91/676/CEE relativa alla
protezione delle acque dall‟inquinamento provocato da nitrati provenienti da fonti agricole)” l‟area si
inserisce all‟interno dell‟ ”Area sensibile del Bacino del Fiume Arno” (ex art.18 del D.Lgs 152/99).
Fig.14 Planimetria estratta dal Piano di Tutela delle Acque DGRT n.6/2005
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Il Piano di Tutela delle Acque rappresenta lo strumento principale del governo dell'acqua in
Toscana. Attraverso il monitoraggio e il quadro conoscitivo dello stato attuale delle risorse idriche,
individua le attività e le azioni di governo necessarie a raggiungere gli obiettivi qualitativi e
quantitativi prefissati.
Lo stato di qualità ambientale delle acque superficiali interne è definito da cinque classi. Tali
classi sono definite in base ai risultati dell‟indice SACA/SAL = stato di qualità ambientale dei corsi
d'acqua e dei laghi. Le modalità di calcolo dello stato ambientale sono definite dall'allegato 1 del D.
Lgs. 152/99. Lo stato ambientale delle acque superficiali interne è indicato dal grado di scostamento
rispetto alle condizioni di un corpo idrico di riferimento. Nel Piano di Tutela la Regione ha esplicitato
gli obiettivi di qualità da conseguire entro il 2008 ed il 2016, riferendosi alle diverse classi dello stato
ambientale (indicate nella tabella sottostante) che costituiscono gli obiettivi di qualità previsti dalla
normativa.
Definizione dello stato ambientale per i corpi idrici interni
Secondo gli studi ed i monitoraggi effettuati dalla Regione nell‟ambito del raggiungimento degli
obbiettivi di qualità, lo Scolmatore dell‟Arno di Pontedera, ricettore dell‟Emissario del Bientina, si
inserisce nella Classe di qualità del corpo idrico “Sufficiente”. Gli obbiettivi di Piano, riportati nella
tabella sottostante, sono finalizzati al raggiungimento della Classe “Buono”, all‟idoneità per la vita dei
ciprinidi ed alla balneazione delle acque fluviali e marine antistanti la foce.
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Quadro di riferimento normativo per la valutazione d’incidenza
La procedura di valutazione d‟incidenza è introdotta dalla Direttiva “Habitat” (Dir. 92/43/CEE),
finalizzata al mantenimento o al ripristino di habitat definiti di interesse comunitario, fondamentali per
la conservazione di comunità, o di singole specie, vegetali ed animali ad essi legati.
Tale direttiva prevede all‟art. 6 c. 3 che “Qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso
e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito,
singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione
dell'incidenza che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Alla luce
delle conclusioni della valutazione dell'incidenza sul sito e fatto salvo il paragrafo 4, le autorità
nazionali competenti danno il loro accordo su tale piano o progetto soltanto dopo aver avuto la
certezza che esso non pregiudicherà l'integrità del sito in causa e, se del caso, previo parere
dell'opinione pubblica.”
Al medesimo art. 6 c. 4 si specifica anche che “Qualora, nonostante conclusioni negative della
valutazione dell'incidenza sul sito e in mancanza di soluzioni alternative, un piano o progetto debba
essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o
economica, lo Stato membro adotta ogni misura compensativa necessaria per garantire che la
coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata. Lo Stato membro informa la Commissione delle misure
compensative adottate. Qualora il sito in causa sia un sito in cui si trovano un tipo di habitat naturale
e/o una specie prioritari, possono essere addotte soltanto considerazioni connesse con la salute
dell'uomo e la sicurezza pubblica o relative a conseguenze positive di primaria importanza per
l'ambiente ovvero previo parere della Commissione, altri motivi imperativi di rilevante interesse
pubblico.”
Il nuovo approccio della Direttiva “Habitat”, recepita in Italia con il D.P.R. 357/97, così come
modif. dal D.P.R. 120/03, consiste in un‟azione parallela di conservazione e gestione delle specie e
degli habitat (concetti già peraltro presenti ad esempio nella Convenzione di Berna “Conservazione
della vita selvatica e dell‟ambiente naturale in Europa”), al fine di creare una rete ecologica di
riferimento, in particolar modo per le specie migratrici. I siti della Rete Ecologica Natura 2000 non
debbono quindi essere considerati aree protette nel senso classico, ma ambiti in cui le comunità locali
(Regioni, Province, Comuni) si impegnano in una effettiva e coordinata gestione che abbia come
scopo principale il mantenimento a lungo termine di habitat e specie: è la visione "moderna" ed
“europea” della Direttiva Habitat che responsabilizza Enti locali e soggetti privati verso una gestione
attenta e consapevole della risorsa natura nell‟interesse collettivo.
Le singole maglie della Rete Ecologica Europea NATURA 2000 risultano così inserite nel contesto
paesaggistico e socio-economico, senza particolari limitazioni d‟uso, tranne quelle che ne potrebbero
compromettere la stabilità ecologica e quindi il mantenimento in uno stato di conservazione
soddisfacente.
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I siti della Rete Ecologica Europea Natura 2000 diventano a tutti gli effetti luoghi di elezione per
una gestione concreta, in cui effettuare monitoraggio continuo, attraverso processi di ricognizione, di
individuazione delle emergenze naturalistiche e dei fattori di rischio presenti ed in divenire, al fine di
pianificare opportuni interventi conservazionistici.
A livello nazionale la valutazione d‟incidenza è recepita dal D.P.R. 120/2003 che riporta all‟art. 6
“I proponenti di interventi non direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di
conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti nel sito, ma che possono avere
incidenze significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi, presentano,
ai fini della valutazione di incidenza, uno studio volto ad individuare e valutare, secondo gli indirizzi
espressi nell'allegato G, i principali effetti che detti interventi possono avere sul proposto sito di
importanza comunitaria, sul sito di importanza comunitaria o sulla zona speciale di conservazione,
tenuto conto degli obiettivi di conservazione dei medesimi” e a livello regionale dalla L.R.T. 56/00 così
come modif. dalla L.R.T. 10/2010 e succ. modif. ed integrazioni.
Ma quali i contenuti fondamentali della Direttiva e dei relativi recepimenti nazionali e regionali,
anche relativamente ai contenuti della “Guida all‟interpretazione dell‟art. 6 della Direttiva Habitat..”
(Commissione Europea, 2002)?
Il primo aspetto riguarda il raggio d‟azione del piano o progetto che viene in maniera
lungimirante considerato oltre i confini amministrativi o la perimetrazione cartografica del sito, per cui
anche interventi localizzati all‟esterno dei siti che possano avere incidenze sull‟integrità del sito sono
soggetti alla procedura di valutazione d‟incidenza. Altro aspetto importante è il riconoscimento del
ruolo dello studio d‟incidenza che deve precedere l‟autorizzazione del piano o progetto in questione e
determinarne l‟esito di attuazione o meno, in funzione dei valori conservazionistici per il quali il sito
stesso è stato designato.
Quadro conoscitivo
Il presente studio fornisce di seguito gli elementi floristico-vegetazionali e faunistici per un
quadro conoscitivo dell‟area in cui è inserita la zona interessata dall‟intervento, ai fini della
valutazione di potenziali impatti ambientali legati al progetto e di potenziali incidenze sul limitrofo SIR
47 “Padule di Suese e Biscottino”, conformemente alle normative vigenti in materia di valutazione
d‟impatto ambientale e d‟incidenza e a quanto previsto dal “Manuale per la gestione dei siti Natura
2000” (Commissione Europea, 2000) e dalla “Guida all‟interpretazione dell‟art. 6 della Direttiva
Habitat” (Commissione Europea, 2002).
II.7.2 VEGETAZIONE La Carta della Vegetazione (Tavola II.4 “Carta fisionomica della vegetazione”) si basa su una
mappatura di tipo fisionomico delle principali cenosi vegetali, con focus sulla zona circostante lo
“Stagno del Biscottino”, limitrofa all‟area interessata dal progetto.
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Le principali formazioni vegetali individuate sono rappresentate da:
- Phragmitetum australis (Gams 1922) Schmale 1939 - indicato in carta come fragmiteto;
- Salicetum albae Issl. 1926 – indicato in carta come vegetazione arboreo igrofila;
- Callitricho-ranunculetum aquatilis Chiappini, De Martis 1981 (aggr. a Ranunculus trychophyllus
Chaix) – indicato in carta come probabile aggruppamento vegetale in acque libere da
fragmiteto;
- Molinio-Holoschoenion (Rivas Goday & Borja, 1961) Riv. Mart., 1980 – indicato in carta come
prato umido;
- Coltivi o aree di coltivo in abbandono (con evidente vocazione a prato umido o a canneto
palustre).
La formazione vegetazionale maggiormente rappresentata è il canneto palustre o fragmiteto, con
popolamenti di Phragmites australis (Cav.) Trin. dominante e presenza di facies molto esigue e
localizzate di Typha angustifolia L. subsp. angustifolia e T. latifolia L. lungo alcuni canali.
Le estensioni di prato umido risultano solo parzialmente ascrivibili al Molinio-Holoschoenion (Rivas
Goday & Borja, 1961) Riv. Mart., 1980, segnalato in Allegato I della Direttiva 43/92/CEE (Direttiva
“Habitat”) tra le associazioni vegetali definite di interesse comunitario, rappresentative di popolamenti
elofitici (cariceti, scirpeti, giuncheti), e limitatamente all‟area di Suese.
Le vaste estensioni di prati umidi sono ormai nuclei relittuali, come anche i popolamenti arborei
ed arbustivi di specie igrofile (Populus sp. pl., Salix sp. pl., Tamarix sp. pl. e Ulmus minor Miller),
rintracciati come singoli esemplari sporadici o in piccoli nuclei o in siepi spontanee di significato
relittuale.
Popolamenti limitati di idrofite sono stati rintracciati nelle zone di acque aperte dello “Stagno del
Biscottino”, oltre ad interessare stagionalmente numerosi canali del sistema di bonifica della zona e
saltuarie zone ad allagamento stagionale.
Evidente la tendenza all‟evoluzione spontanea verso la vegetazione climax nelle estensioni di
campi coltivati e periodicamente soggetti ad allagamento, verso la colonizzazione da parte di specie di
prato umido e del canneto palustre.
Per quanto riguarda le comunità vegetali strettamente incentrate sul canale Emissario del
Bientina, esterno all‟area di SIR, sono rintracciabili associazioni a Phragmitetum australis (Gams 1922
- Schmale 1939) continue lungo tutto il corso, spesso soggette ad episodi di incendio accidentale e
non, e saltuari aggruppamenti a idrofite Lemna minor L. Nei periodi caldi si registrano fioriture algali
di Spirogyra sp. e Zygnema sp., alghe verdi della famiglia Zygnemataceae, che se presenti con buona
copertura possono essere interpretate come sintomo di eutrofizzazione delle acque.
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II.7.3 FLORA
La lista floristica si riferisce ai risultati di campionamenti effettuati nel SIR 47 “Padule di Suese
e Biscottino” e zone limitrofe. Nella tabella sottostante sono state riportate soltanto le specie ritenute
di rilievo ai fini del presente lavoro.
Lista floristica
Alisma plantago-aquatica L.
Althaea cannabina L.
Althaea hirsuta L.
Althaea officinalis L.
Apium nodiflorum (L.) Lag.
Aster tripolium L.
Bolboschoenus maritimus (L.) Palla
Brachypodium pinnatum (L.) Beauv.
Callitriche stagnalis Scop.
Calystegia sepium (L.) R. Br.
Carex distans L.
Carex divisa Hudson
Carex elata All.
Carex flacca Schreber subsp. serrulata (Biv.) Greuter
Carex otrubae Podp.
Carex pendula Hudson
Carex riparia Curtis
Cyperus longus L. subsp. longus
Eleocharis palustris (L.) R. et S.
Eleocharis uniglumis (Link) Schultes
Epilobium hirsutum L.
Equisetum telmateja Ehrh.
Eupatorium cannabinum L .
Fraxinus oxycarpa Bieb.
Galium sp.
Iris pseudacorus L.
Juncus articulatus L.
Juncus bufonius L.
Juncus effusus L. subsp. effusus
Juncus inflexus L.
Juncus Tenageia Linn. f.
Lemna minor L.
Lycopus europaeus L. subsp. europaeus
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Lista floristica
Lysimachia nummularia L.
Lythrum hyssopifolia L.
Lythrum junceum Banks et Solander
Lythrum salicaria L.
Mentha suavolens Ehrh. subsp. suavolens
Periploca graeca L.
Phragmites australis (Cav.) Trin.
Poa compressa L.
Poa cfr. palustris L.
Poa cfr. trivialis L.
Populus alba L.
Prunus spinosa L.
Pulicaria dysenterica (L .) Bernh.
Ranunculus aquatilis L.
Ranunculus sardous Crantz
Ranunculus sceleratus L.
Ranunculus trichophyllus Chaix subsp. trichophyllus
Ranunculus trilobus Desf.
Salix alba L. subsp. alba
Salix babylonica L.
Schoenoplectus lacustris (L.) Palla
Sparganium erectum L. subsp. erectum
Spirogyra sp.
Tamarix africana Poir.
Tamarix gallica L.
Thalictrum flavum L.
Thalictrum simplex L.
Typha angustifolia L.
Typha latifolia L.
Ulmus minor Miller
Veronica anagallis-aquatica L.
Zygnema sp.
Tabella– Lista floristica
La lista floristica include specie di interesse conservazionistico, inserite in allegato A della
L.R.T. 56/00, quali Aster tripolium L., Carex elata All., Eleocharis palustris (L.) R. et S., Periploca
graeca L. Quest‟ultima specie lianosa, di grande interesse, relitto termo-igrofilo terziario, è segnalata
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nelle liste di protezione a livello nazionale e regionale: è inserita nella categoria a minor rischio (LR)
nella lista regionale e nella categoria vulnerabile (VU) nella lista italiana.
Tabella – Specie floristiche protette
Lo stato di conservazione di tali specie è ovviamente legato al mantenimento degli habitat di
riferimento, in parte già scomparsi, in parte in forte rarefazione, per la perdita di estensioni di prati
umidi e fragmiteti. L‟alterazione degli habitat originari ha determinato un forte impoverimento a livello
di entità segnalate nelle liste di protezione.
Tra le entità igrofile relitte: ciperacee quali Bolboschoenus maritimus (L.) Palla, Carex distans
L., C. divisa Hudson, C. elata All., C. flacca Schreber subsp. serrulata (Biv.) Greuter, C. otrubae Podp.,
C. pendula Hudson, C. riparia Curtis, Cyperus longus L. subsp. longus, Eleocharis uniglumis (Link)
Schultes, E. palustris (L.) R. et S., Schoenoplectus lacustris (L.) Palla, giuncacee come Juncus
articulatus L., J. bufonius L., J. effusus L. subsp. effusus, J. Tenageia Linn. f., oltre ad Alisma
plantago-aquatica L., Althaea officinalis L., Apium nodiflorum (L.) Lag., Aster tripolium L., Eupatorium
cannabinum L., Iris pseudacorus L., Lycopus europaeus L. subsp. europaeus, Lysimachia nummularia
L., Lythrum hyssopifolia L., L. salicaria L., Phragmites australis (Cav.) Trin., Pulicaria dysenterica (L.)
Bernh., Sparganium erectum L. subsp. erectum, Thalictrum flavum L., T. simplex L., Typha
angustifolia L. subsp. angustifolia, T. latifolia L., Veronica anagallis-aquatica L.
Le uniche Idrofite rintracciate sono Callitriche stagnalis Scop., Lemna minor L., Ranunculus
aquatilis L., R. trichophyllus Chaix subsp. trichophyllus, mentre per la componente arboreo-arbustiva
igrofila presenze più o meno ingenti di Ulmus minor Miller, di Salix alba L. subsp. alba e Tamarix
gallica L., oltre a presenze minori di Fraxinus oxycarpa Bieb., Populus alba L.
II.7.4 FAUNA Nelle tabelle seguenti sono riportate le liste di ittiofauna, erpetofauna e mammalofauna, con
specifici approfondimenti sulla componente di macrofauna maggiormente significativa – l‟avifauna - e
riferimenti alle eventuali specie di interesse conservazionistico ai sensi della 92/43/CEE, 79409/CEE,
L.R.T. 56/00 e liste di protezione regionali e nazionali.
Specie
Status Lista Rossa
Toscana
(Conti et al., 1997)
Status Libro
Rosso
(Conti et al., 1992)
Periploca graeca L. LR VU
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Specie Nome volgare Famiglia Provenienza
Alburnus Alburnus alborella Alborella Cyprinidae Autoctona
Carassius carassius Carassio Cyprinidae Alloctona
Cyprinio carpio Carpa Cyprinidae Alloctona naturalizzata
Gambusia affinis Gambusia Poeciliidae Alloctona
Ictalurus melas Pesce gatto Ictaluridae Alloctona
Ictalurus punctatus Pesce gatto maculato Ictaluridae Alloctona
Lepomis gibbosus Persico sole Centrarchidae Alloctona
Leuciscus cephalus Cavedano Cyprinidae Autoctona
Micropterus salmoides Persico trota Centrarchidae Alloctona
Scardinius erythophtalmus Scardola Cyprinidae Autoctona
Tabella – Ittiofauna
Tra le specie ittiche ascrivibili ai ciprinidi, Leuciscus cephalus (cavedano), Scardinius
erythophtalmus (scardola), Alburnus alborella (alborella) sono specie autoctone italiane non a rischio,
fattore collegabile all‟ampia valenza ecologica, alla buon tolleranza verso alcune tipologie di
alterazione ambientale (vd. inquinamento da scarichi urbani), all‟ampio areale e all‟assenza di
comportamenti migratori in periodo riproduttivo.
Leuciscus cephalus (cavedano) presenta una grande plasticità bio-ecologica, è comune anche nelle
acque a fondo fangoso-sabbioso, talvolta fin nei pressi della foce, lo spettro alimentare è ampio e
comprende vegetali, piccoli organismi animali acquatici, materiale esogeno vario (insetti alati, frutti
vegetali non acquatici) e piccoli pesci.
Scardinius erythophtalmus (scardola) è specie gregaria onnivora che frequenta i corsi d‟acqua con
corrente debole, fondo fangoso e ricchi di vegetazione acquatica. È specie resistente a carenze di
ossigeno e all'eutrofizzazione delle acque.
Alburnus alborella (alborella) frequenta ambienti con acque lente, spesso in associazione con altri
ciprinidi come la scardola, con cui può produrre ibridi, oltre che sporadicamente in ambienti salmastri.
Specie adattabile, trae vantaggio dall'aumento della presenza del plancton ed è un importante anello
della catena trofica fungendo da pesce "foraggio" per altre specie predatrici.
Anche la specie nominale di carassio (Carassius carassius), di origine europeo-asiatica, presenta
un‟ampia valenza ecologica, con la capacità di adattarsi a situazione ambientali varie e critiche,
tipicamente frequenta acque lente, anche stagnanti, con ricca vegetazione acquatica, è
particolarmente resistente agli sbalzi di temperatura, alla carenza di ossigeno e alla presenza di
sostanze inquinanti. Si nutre di invertebrati acquatici.
Cyprinio carpio (carpa) è tipica di acque lente e calde di pianura dove il fondo è fangoso e la
vegetazione acquatica è abbondante. Onnivora, spesso è soggetta ad ibridazione con il carassio
comune.
Specie Nome volgare Dir. 92/43/CEE L.R.T. 56/00
Triturus vulgaris subsp. meridionalis Tritone comune All. B
Bufo bufo Rospo comune All. B
Bufo viridis Rospo smeraldino All. IV All. A
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Rana kl. esculenta Rana verde All. (IV), V All. B1
Emys orbicularis Testuggine palustre All. II, IV All. A
Trachemys scripta Tartaruga dalle guance
rosse
Anguis fragilis Orbettino All. B
Lacerta bilineata Ramarro occidentale All. IV All. B
Podarcis muralis Lucertola muraiola All. IV All. A
Podarcis sicula Lucertola campestre All. IV All. A
Hierophis viridiflavus Biacco All. IV
Natrix natrix subsp. helvetica Biscia d‟acqua All. B
Tabella – Erpetofauna
Specie Nome volgare L.R.T. 56/00
Erinaceus europaeus Riccio Pipistrellus pipistrellus Pipistrello All. A
Lepus europaeus Lepre
Oryctolagus cuniculus Coniglio selvatico
Sciurus vulgaris Scoiattolo
Arvicola terrestris Arvicola terrestre
Apodemus sylvaticus Topo selvatico
Rattus norvegicus Ratto grigio
Mus musculus Topo comune
Glis glis Ghiro
Muscardinus avellanarius Moscardino All. A
Elyomis quercinus Quercino All. A
Hystrix cristata Istrice
Myocastor coypus Nutria
Vulpes vulpes Volpe comune
Mustela nivalis Donnola
Meles meles Tasso
Sus scrofa Cinghiale
Dama dama Daino
Capreolus capreolus Capriolo
Tabella – Mammalofauna
Da segnalare la presenza di specie alloctone tra i pesci (Carassius carassius, Gambusia affinis,
Ictalurus melas, I. punctatus, Lepomis gibbosus, Micropterus salmoides), come anche tra i rettili
(Trachemys scripta), tra i mammiferi (Myocastor coypus), oltre alla consistente presenza del
cosiddetto gambero “killer” o “gambero della Louisiana (Procambarus clarkii), spesso di forte impatto
sia sulla catena alimentare (in quanto vorace predatore onnivoro privo di predatori naturali, anche se
si stanno registrato fenomeni di adattamento e predazione da parte di ardeidi) sia sulla struttura fisica
dell‟habitat in quanto portatore di danni dovuti al sistema delle tipiche gallerie negli argini dei corsi
d‟acqua.
Non sono stati rilevati dati bibliografici puntuali sulle comunità di microfauna acquatica, né
fonti bibliografiche o dati pubblicati su monitoraggi aggiornati alla situazione attuale sull‟entomofauna
locale o la comunità di invertebrati, né esistono dai aggiornati legati ai monitoraggi di attuazione della
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L.R.T. 56/00, da attuarsi da parte dell‟ente competente ai sensi della normativa vigente in materia di
gestione dei Siti di Importanza Regionale.
Per quanto riguarda l‟avifauna, le specie censite con focus sull‟area d‟indagine, con relativi
riferimenti a liste di protezione regionali, nazionali, europee sono riportate nella tabella 6 della
Relazione Specialistica redatta dalla Dott.ssa Ruggeri (vedi All.1).
Dall‟analisi della check-list dell‟avifauna emergono specie soggette a protezione a livello
regionale, nazionale ed europeo, tra cui anche Botaurus stellaris, Ixobrychus minutus, Ardeola
ralloides, Ardea purpurea, Anas strepera, Anas crecca, Anas querquedula, Anas clypeata, Pernis
apivorus, Milvus migrans, Circateus gallicus, Circus aeroginosus, Circus cyaneus, Circus pygargus,
Falco peregrinus, Alcedo atthis ecc.
La piccola zona umida di Biscottino, unitamente alle relitte estensioni di prati umidi e canneti
palustri, anche se inframmezzati a nuclei abitativi e poli industriali, costituiscono un valido punto di
riferimento per il sostentamento del flusso migratorio e di svernamento, proprio per la localizzazione
lungo le principali rotte migratorie e per l‟inserimento in un quadro locale di piccole e frammentarie
zone umide relittuali.
Il territorio indagato evidenzia importanti siti di nidificazione di Ixobrychus minutus, Ardea
purpurea, Anas crecca, Circus aeroginosus, Circus pygargus, Rallus aquaticus.
Certamente un ruolo determinante è svolto dal fattore localizzazione, in quanto l‟area è
storicamente parte di un più vasto sistema di zone stabilmente o parzialmente allagate, tipico della
geomorfologia del litorale toscano, attualmente in connessione ecologica con le Lame di San Rossore,
la Palude dell‟Ulivo, la Cornacchiaia, Bocca di Serchio sino al Lago di Massaciuccoli e a verso sud, con
il Lago di Santa Luce e le aree umide della Provincia di Livorno (Padule di Bolgheri, Padule Orti-
Bottagone, ANPIL La Sterpaia…).
A livello locale, vista la discontinuità di aree umide di carattere relittuale potenzialmente
sfruttabili come siti di alimentazione, dormitorio, rifugio oppure zone di nidificazione, svernamento e
sosta durante la migrazione, si vengono a sviluppare sistemi di habitat vicarianti sfruttati in modo
ciclico, soprattutto per l‟alimentazione, anche da parte di specie altrove baricentrate.
Sono rilevabili movimenti di carattere “giornaliero” da zone elette come dormitori a zone di
alimentazione, di riposo diurno e di pre-roost, legati alla possibilità di sfruttamento di caratteristiche
differenti, ma complementari, di zone umide minori che acquistano un ruolo fondamentale per la
sopravvivenza di specie migratrici e/o sedentarie, a maggior ragione in quadri di povertà ambientale,
soprattutto se rappresentanti tipologie ambientali di minor occorrenza.
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Allo stesso modo si rilevano movimenti di carattere “stagionale”, legati ai momenti del passo
autunnale e del ripasso primaverile e alla scelta del sito riproduttivo, con chiari indicatori di “fedeltà”
ai luoghi prescelti nel corso degli anni, etologicamente motivati, ma anche resi possibili dalla
permanenza in loco di habitat idonei.
Tali spostamenti giornalieri e stagionali localmente interessano la foce dello Scolmatore, il
corso dell‟emissario del Bientina, lo stagno del Biscottino, chiari e canali di bonifica della piana tra
Coltano e Navacchio, come le relative estensioni di coltivi soggetti ad allagamento stagionale, il corso
dell‟Isola ed i relativi chiari nei pressi di Grecciano (ex-Padule dell‟Isola), il corso della Tora e della
Toretta, ed interessavano le vaste estensioni di prati allagati del Faldo, come tutti i terreni da
Mortaiolo sino a Stagno, lungo il tracciato della SS 555, che comprendono estensioni di prati allagati e
canneti palustri già in forte rarefazione per l‟espansione dell‟interporto di Guasticce.
II.7.5 AMBIENTE ACQUATICO Dal punto di vista amministrativo il Canale Emissario del Bientina è situato in un territorio di
confine tra Province limitrofe e anche dal punto di vista bio-ecologico il tratto d‟interesse si configura
come ecotonale tra "acque ciprinicole" e "acque salmastre o di foce".
Secondo quanto previsto dal Dlgs 152/1999 e s.m.i. “le acque dolci superficiali designate che
presentino valori dei parametri di qualità conformi con quelli imperativi previsti dalla tabella 1/B
dell‟allegato 2, al D. Lgs. 152/99 sono classificate, come acque dolci destinate alla vita di specie
“salmonicole” o di specie “ciprinicole”, specificando che “la determinazione della conformità o meno
delle acque in questione è effettuata solo attraverso i parametri chimico fisici delle acque superficiali
(contenuti nella tabella 1/B dell'Allegato 2 al D. Lgs. 152/99), la presenza o meno dell‟ittiofauna
interessata alla protezione non viene tenuta in considerazione nella fase di classificazione.”
La consultazione di fonti bibliografiche locali relative alla gestione ittica delle Province di Pisa e
Livorno, più nello specifico la Carta Ittica della Provincia di Pisa (2010) e la banca dati ARPAT Toscana
on-line reperibile al link http://sira.arpat.toscana.it/sira/acqua.html, oltre ai documenti regionali di
settore parla per il corso d‟acqua in oggetto di “vocazione a ciprinidi” e di grande percentuale di
specie alloctone rinvenute nei corsi d‟acqua di tutto il territorio provinciale pisano, accanto all‟assenza
significativa di specie autoctone quali la tinca, come anche la scarsa presenza della carpa (diretta
competitrice alloctona della specie precedente), mentre per quanto riguarda il cavedano si registra
un‟ampia diffusione e adattamento a varietà differenti di caratteristiche ambientali.
Le acque del Canale Emissario di Bientina risultano inquadrate, nel territorio di competenza
della Provincia di Livorno, quali “acque a ciprinidi” dal confine di Provincia fino al ponte sulla ferrovia
Livorno-Pisa e “acque salmastre o di foce” per il tratto restante fino alla foce (vd. anche Carta ittica
delle acque interne della Provincia di Livorno, 2009).
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Nella carta ittica delle acque interne della Provincia di Livorno la scheda dedicata al Canale
dell‟Emissario di Bientina (codice stazione n. 24 ai sensi del D.R.T. 6304/2006) riporta la
classificazione delle acque “a ciprinidi”, la cattura di “gambusia e gambero rosso” (campionamento
effettuato in data 02.10.88 in loc. depuratore), la presenza di “vegetazione riparia erbacea
principalmente costituita da cannuccia di palude soggetta a sfalcio” e le segnalazioni di pescatori della
zona inerenti “carpe, pesci gatto e anche specie marine in abbondanza variabile stagionalmente, per
lo più mugillidi”.
Tra le specie del distretto ittiogeografico tosco-laziale e dal punto di vista strettamente
gestionale della risorsa ittica, legato all‟impatto delle attività di pesca, sono segnalate quali specie
tutelate in All. A al Decreto 3792/2006 unicamente Leuciscus cephalus (cavedano) e Micropterus
salmoides (persico trota).
Tra le specie segnalate nella tabella 3 dello studio Naturalistico (All.1) non risultano specie
inserite nell‟allegato della Dir. 92/43/CEE né in allegato alla L.R.T. 56/00, né protette ai sensi delle
Convenzioni Internazionali in materia di protezione della natura.
E‟ evidente l‟alta percentuale di specie alloctone, quasi sempre immesse a scopo di pesca
sportiva, che si sono dimostrate vincenti in termini di competizione interspecifica e caratterizzate
perlopiù da maggior spiccato grado di adattamento e resistenza a condizioni estreme, o comunque
non ideali, in termini di qualità dell‟habitat.
Nella relazione di Sintesi del Piano Regionale di Tutela delle Acque, approvato con D.C.R.T. n.
6/2005, si riporta specificatamente del Canale Emissario del Bientina che "la qualità chimico-fisica è
scadente con valori di LIM (livello d‟inquinamento da macrodescrittori) bassi anche nella stazione di
foce dove la classe sufficiente è sì conseguita, ma ai livelli inferiori della stessa. Alterati si presentano
anche i valori dei nutrienti: il valore del fosforo sembra indicare un sistema alterato, è comunque
difficile trarre conclusioni anche per la presenza di una sola stazione sul corpo idrico”.
Tra le specie di anfibi e rettili segnalate non risultano dati bibliografici relativi a specie rare o a
rischio ingente (All.1); le segnalazioni in loco da bibliografia di Emys orbicularis, l‟unica specie
autoctona di tartaruga di acqua dolce legata agli habitat palustri, sono oggi da confermare.
II.7.6 CRITICITÀ ATTUALI SIR 47 “PADULE DI SUESE E BISCOTTINO” L‟area indagata nel suo insieme è già soggetta a dirette fonti di disturbo, interne ed esterne al
SIR 47, alcune delle quali già segnalate anche nella Scheda Bioitaly del SIR 47, in allegato al presente
lavoro (anche se tale scheda non risulta aggiornata alla situazione attuale).
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Il SIR 47 è assediato dai tracciati di vie di comunicazione principali, da realtà produttive e zone
industriali in forte espansione, a cui si aggiungono gli effetti del traffico veicolare ed i recenti lavori
inerenti il passaggio a terra dell‟OLT.
Alla vicinanza di aree urbanizzate ed adibite ad attività industriali, oltre alla vasta estensione di
coltivi è legato l‟inquinamento di canali, fossi e falde acquifere, già segnalato nella scheda Bioitaly del
SIR 47.
Infine va sottolineato che lo Stagno del Biscottino e la zona di Suese sono contigue a zone di
caccia libera, per cui con una certa frequenza si verificano episodi di abbattimenti di animali in entrata
o in uscita dalle aree protette, come frequenti episodi, citati nella scheda Bioitaly in particolare per il
Biscottino, di abbattimenti illegali.
Lo stato ecologico del SIR “Padule di Suese e Biscottino”, per la somma e la concomitanza
degli agenti anzidetti siano essi interni o esterni al sito, appare già considerato compromesso dal
punto di vista potenziale, tanto da esplicitare come necessaria la redazione di uno specifico piano di
gestione per il sito.
Tra le principali misure di conservazione veniva già indicata la necessità di riqualificazione
complessiva del sito e delle aree circostanti non urbanizzate, la creazione di fasce di vegetazione con
funzioni di protezione rispetto agli apporti contaminanti di origine agricola e al disturbo, la creazione
di una fascia di rispetto venatorio tra le due aree umide.
Norme tecniche e misure di conservazione SIR 47 “Padule di Suese e Biscottino” Nella scheda del SIR 47 “Padule di Suese e Biscottino” in allegato alla D.G.R.T. 644/04 sono
indicate le seguenti misure di conservazione:
- Mantenimento delle zone umide esistenti, con livelli di qualità accettabile delle acque e di
profondità diversificata (idonei a ospitare canneti e altra vegetazione elofitica) (Elevata).
- Ricostituzione di superfici di canneto e/o altre formazioni elofitiche di estensione significativa
(indicativamente 40–50 % della superficie della zona umida di Suese) (Elevata).
- Ricostituzione di superfici di estensione significativa di acque poco profonde libere da vegetazione
nella zona umida a canneto del Biscottino (indicativamente 10–20 % della superficie) (Media).
- Creazione di fasce di vegetazione con funzioni di protezione rispetto agli apporti contaminanti di
origine agricola e al disturbo (Media).
- Creazione di siti di nidificazione/dormitorio irraggiungibili dai predatori terrestri (Media).
- Creazione di una fascia di rispetto venatorio tra le due aree umide (Media).
Viene inoltre indicata la necessità di un Piano di Gestione del sito con particolare attenzione
all‟aspetto idraulico.
Premesso che quanto precede riguarda nello specifico l‟area del SIR 47, relativamente al
progetto in oggetto (che invece risulta esterno ad entrambe le zone disgiunte inserite nel SIR 47, cioè
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la zona del “Padule di Suese” e la zona del “Biscottino”), sicuramente è da valutare, da un lato, lo
stato attuale della zona di localizzazione dell‟intervento, con strutture operative già adibite a tale
attività, l‟inserimento della medesima area d‟impianto in un contesto a maggior raggio già
antropizzato, come, dall‟altro, la fragilità degli ecosistemi umidi limitrofi e la relativa capacità di carico.
Vanno inoltre considerate diverse scale d‟indagine (l‟area di studio vs. l‟area d‟impianto),
evidenziando la possibilità o meno di perdita o danneggiamento o frammentazione di specie ed
habitat del SIR 47 e di potenziali alterazioni dell‟integrità dell‟ambiente, tali da persistere a medio-
lungo periodo, andando potenzialmente ad incidere fortemente sulla conservazione degli habitat
d‟interesse comunitario del sito stesso, e che siano direttamente collegabili alla realizzazione
dell‟intervento.
La Carta dei vincoli di protezione del patrimonio e la Carta fisionomica della vegetazione sono
riportate nelle Tavole II.4 e II.5.
Scheda SIR 47 in allegato al DGR 644/04 “Attuazione art. 12, comma 1, lett. a)
della L.R. 56/00 (Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e
seminaturali, della flora e della fauna selvatiche). Approvazione norme tecniche relative
alle forme e alle modalità di tutela e conservazione dei Siti di importanza regionale
(SIR)”
SITO DI IMPORTANZA REGIONALE (SIR)
47 Padule di Suese e Biscottino (IT5160001)
Tipo sito anche pSIC
CARATTERISTICHE DEL SITO
Estensione 139 ha
Presenza di aree protette
Sito non compreso nel sistema delle aree protette.
Altri strumenti di tutela
Sito compreso nella Zona di Protezione “Biscottino”.
Tipologia ambientale prevalente
Zona umida interna con specchio d‟acqua dolce (Suese o Padule della Contessa); fossi con ricca
vegetazione elofitica a Biscottino.
Altre tipologie ambientali rilevanti
Aree ad agricoltura intensiva.
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Principali emergenze
SPECIE VEGETALI
Specie vegetali rare e minacciate, in particolare Utricularia australis e Periploca graeca.
SPECIE ANIMALI
(AI) Botaurus stellaris (tarabuso, Uccelli) - Migratore regolare prima della scomparsa dei canneti a
Suese.
(AI) Circus aeroginosus (falco di palude, Uccelli) - Nidificante prima della scomparsa dei canneti a
Suese.
Avifauna migratrice, svernante e nidificante, ricca di specie di interesse comunitario e regionale; gli
elementi di maggiore interesse, in gran parte legati ai canneti, sono scomparsi negli ultimi anni a
Suese, mentre permangono a Biscottino (dove ospitano un importante sito di nidificazione di airone
rosso Ardea purpurea).
Presenza di alcune specie di Insetti di interesse conservazionistico legate agli ambienti umidi.
Altre emergenze
Il sito comprende zone umide residuali, che costituiscono rari elementi di naturalità in un contesto
territoriale fortemente antropizzato.
Principali elementi di criticità interni al sito
- La gestione idraulica non è finalizzata alla conservazione degli habitat; negli ultimi anni a Suese
sono quasi completamente scomparsi il canneto e i filari di tamerici, a causa del livello delle acque
che rimane molto alto per periodi prolungati di tempo (la gestione è demandata alla proprietà
privata).
- Scomparsa di zone poco profonde ad acque libere a Biscottino, per invasione da parte del canneto.
- Presenza di numerose linee elettriche ad alta e altissima tensione, con rischi per l‟avifauna.
- Episodi di bracconaggio nell‟area del Biscottino.
- Impatto delle attività agricole intensive e delle aree urbanizzate circostanti sulla qualità delle
acque.
Principali elementi di criticità esterni al sito
Urbanizzazione intensiva delle aree circostanti (interporto di Guasticce, aree industriali, ecc.),
presenza di importanti vie di comunicazione (superstrada FI-PI-LI) presso lo specchio d‟acqua di
Suese, Autostrada Genova-Rosignano e SS 67 bis al confine con l‟area del Biscottino.
Progressiva scomparsa e/o degradazione dei prati stagionalmente allagati e di specie rare di Insetti
ad essi collegate.
- Inquinamento delle falde e dei corsi d‟acqua a causa di attività agricole intensive e della presenza
delle aree a elevata urbanizzazione di cui sopra.
- Presenza di reti infrastrutturali.
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- Tra le due aree umide si svolge un‟intensa attività venatoria (presenza di un‟Azienda Agrituristico
Venatoria).
- Scarsità di conoscenze relativamente a flora e vegetazione.
PRINCIPALI MISURE DI CONSERVAZIONE DA ADOTTARE
Principali obiettivi di conservazione
a) Recupero del valore naturalistico del sito e in particolare delle sue potenzialità per l‟avifauna
migratrice, nidificante e svernante (E).
b) Riqualificazione complessiva del sito e delle aree circostanti non urbanizzate (M).
Indicazioni per le misure di conservazione
Mantenimento delle zone umide esistenti, con livelli di qualità accettabile delle acque e di profondità
diversificata (idonei a ospitare canneti e altra vegetazione elofitica) (E).
Ricostituzione di superfici di canneto e/o altre formazioni elofitiche di estensione significativa
(indicativamente 40–50 % della superficie della zona umida di Suese) (E).
Ricostituzione di superfici di estensione significativa di acque poco profonde libere da vegetazione
nella zona umida a canneto del Biscottino (indicativamente 10–20 % della superficie) (M).
Creazione di fasce di vegetazione con funzioni di protezione rispetto agli apporti contaminanti di
origine agricola e al disturbo (M).
- Creazione di siti di nidificazione/dormitorio irraggiungibili dai predatori terrestri (M).
- Creazione di una fascia di rispetto venatorio tra le due aree umide (M).
Necessità di Piano di Gestione specifico del sito
Elevata, vista l‟artificialità del sito, le attuali condizioni di degrado, la necessità di una gestione
“costante” e i rapporti non ancora definiti con la proprietà. Qualora fosse istituita un‟area protetta
(come previsto dalla Provincia di Livorno), sarebbe sufficiente l‟elaborazione del piano di gestione
della stessa.
Necessità di piani di settore
Qualora non venisse redatto un piano di gestione del sito o dell‟area protetta, sarebbe necessario,
quantomeno, predisporre un protocollo relativo alla gestione idraulica.
Note
È in corso di elaborazione il “piano-progetto per la rinaturalizzazione dell‟area umida della Contessa”.
Per la medesima area è in progetto l‟istituzione di un‟area protetta.
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II.8 PAESAGGIO
All‟interno del Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Livorno, al fine di una
completa lettura delle caratteristiche territoriali, sono individuate minime unità degli ambienti – Unità
di Paesaggio (UP) – che, sulla base dell‟omogeneità dell‟uso del suolo, della geomorfologia, della
storia del territorio e delle trasformazioni degli insediamenti, sono classificate di tipo Rurale o Urbano;
le UP con la relativa classificazione indicano una specifica connotazione, quindi una vocazione ed una
destinazione preferenziale di assetto ed uso del territorio.
Il sito oggetto di studio rientra nell‟Unità di Paesaggio Rurale di Pianura che fa parte del
sottosistema dei depositi alluvionali del fiume Arno.
Il sottosistema si sviluppa su di una superficie pianeggiante e pedecollinare su cui si
estendono i centri produttivi del Comune di Collesalvetti, nonché la trasversale di collegamento del
Porto di Livorno con la Toscana centrale. L‟area oggetto di studio viene classificata come “Area di
Pianura a prevalenza di seminativi semplici” che interessa gran parte delle aree della pianura
alluvionale dell‟Arno.
Il territorio presenta morfologia pianeggiante, il paesaggio è di tipourbano-industriale nella
zona di Stagno, più ad est agricolo estensivo pianeggiante interrotto sovente da fiumi e canali di
bonifica. La bassa pianura è segnata dal canale scolmatore d‟Arno e dai fossi minori. Oltre il 70%
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della superficie è occupata da seminativi nudi saltuariamente irrigati, di secondaria importanza sono i
semativi arborati e trascurabili le aree boscate, mentre le aree urbanizzate più estese sono quelle di
Vicarello e Stagno. Piuttosto diffusa è la presenza dei seminativi semplici che accompagnati alle
particolari condizioni morfologiche, contribuiscono a conferire al paesaggio un aspetto omogeneo.
L‟indagine paesaggistica utilizza ed elabora le informazioni provenienti dallo studio delle altre
componenti ambientali: come è noto il paesaggio è inteso come l‟insieme di tutti gli aspetti percepibili
dal mondo fisico che ci circonda, formato dal complesso di beni naturali, ambientali e antropico
culturali e delle relazioni che li correlano.
Il paesaggio può essere analizzato attraverso tre componenti:
Ecologico-ambientale naturalistica
Storico-insediativa, architettonica e culturale
Estetico e visuale-percettiva
Questi aspetti possono essere a loro volta suddivise in un certo numero di parametri; al fine di
qualificare gli aspetti paesaggistici procederemo attribuendo ad ogni parametro un punteggio su una
scala a 5 valori in cui il valore “1” indica un livello “basso”, mentre il valore “5” indica un livello “alto”
secondo la seguente tabella:
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La somma dei punteggi di tutte le componenti, restituirà un valore rappresentativo della
qualità del paesaggio dell’intera area in esame, secondo la seguente tabella:
Questo procedimento consente di caratterizzare il paesaggio in cui si colloca l‟intervento per
far ciò richiede l‟individuazione di un‟area di osservazione.
L‟area di Biscottino rientra nel quadrante nord orientale dell‟area livornese ben contraddistinta:
Dal nastro stradale costituito dall‟autostrada Genova Rosignano e dalla ex SS Arnaccio a nord,
e più a sud dalla S.G.C. FI-PI-LI.
Dalla rete idrografica costituita da Fossa Chiara a nord e dal Canale Emissario e Scolmatore
dell‟Arno a sud
Dalle zone pianeggianti della Tenuta di Coltano a nord, dalla zona di Suese a Sud e dal Padule
del Biscottino ad est
Dalla vicinanza di aree industriali quali l‟Interporto Toscano, l‟area ex CMF e la raffineria.
A- Componente ecologico-ambientale naturalistica
Al suo interno si esaminano tre parametri:
Morfologia
Copertura del suolo e naturalità
Tutela
Morfologia
Sotto il profilo altimetrico l‟area presa in considerazione è prevalentemente costituita da
pianura alluvionale. La morfologia risulta quindi uniforme e la componente viene stimata “Medio-
bassa”.
Copertura del suolo e naturalità
L‟area di Biscottino è situata a nord della città di Livorno, poco distante all‟area di Stagno
caratterizzata da attività miste (produttive, industriali, commerciali, residenziali). Analizzando nello
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specifico la zona dove sorgerà l‟impianto si evidenzia la presenza, ad est, dell‟idrovora dell‟acqua
industriale seguita ancora più verso levante dalla zona umida del Padule del Biscottino. Verso nord vi
è la presenza della tenuta di Coltano caratterizzata da pianure utilizzate a scopo prevalentemente
agricolo. Ulteriori elementi naturali, in questo contesto, sono limitati alla presenza di vegetazione nei
pressi dei corsi d‟acqua, che risultano peraltro di origine artificiale. Il valore della Naturalità è stimato
“Medio-alta”.
Tutela
Con riferimento alla carta dei vincoli sovrordinati del PTC, si rileva che la zona oggetto di
studio non rientra nei vincoli di cui alla cosiddetta “legge Galasso”, né è compresa nel vincolo
paesaggistico, ex L. 1497/39. Si rileva un aspetto di tutela nei dintorni dell‟area di progetto che ha
vincoli dovuti alla presenza di corsi d‟acqua. È da segnalare anche la presenza di aree di interesse
naturalistico, in particolare:
A 1.400 metri a sud dell‟area dell‟impianto si rileva un sito, il Padule della Contessa,
proposto S.I.C. (sito di interesse comunitario) dalla Direttiva 92/43/ CEE;
A 1.000 metri a est dell‟area di impianto è presente la zona umida del Padule di Biscottino,
che assieme a quello di Suese è classificato come SIR;
A 50 metri a nord dell‟area di impianto è presente la Tenuta di Coltano facente parte del
Parco Regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli;
Si attribuisce quindi a tale parametro un valore “Medio-alto”.
Componente ecologico-ambientale naturalistica Morfologia Copertura del suolo e naturalità
Tutela Totale 2 / 4 / 4 / 10.
B- Componente Storico-insediativa, architettonica e culturale
Vengono presi in esame i seguenti parametri:
Uso del Suolo
Valori storico testimoniali
Uso del suolo
Per quanto riguarda l‟uso del suolo, il Comune di Collesalvetti è classificato, in base alle
principali tipologie indicate dal PRG, nelle seguenti superfici:
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La zona in analisi è a destinazione artigianale-industriale, i territori limitrofi hanno carattere di
tipo agricolo, sono perlopiù aree a seminativi semplici e erborati.
Non si rilevano significativi agglomerati urbani, ad eccezione di Stagno e Guasticce che distano
rispettivamente 2100 e 2300 metri.
I primi gruppi di case che si trovano sono quelle in corrispondenza del Ponte Biscottino e Le
Tamerici, per il resto ci si limita a case sparse e ad antiche case poderali. L‟edificio abitato più vicino
all‟impianto di trova ad una distanza di 610 metri.
Negli ultimi anni la zona a sud dell‟area di progetto è stata caratterizzata da una vocazione
sempre più logistico-industriale, dovuta alla nascita e allo sviluppo dell‟area dell‟Interporto Toscano ed
anche alla ristrutturazione dell‟area ex CMF nella zona di Guasticce che ha portato all‟insediamento di
nuove attività produttive. La zona sta diventando anche un importante centro logistico, che attraverso
lo sviluppo di nuove infrastrutture di trasporto consente i collegamenti con le principali città della
Toscana, ed i collegamenti con il Porto e l‟Interporto.
Si può attribuire al parametro Uso del suolo un valore “Medio”.
Valori storico testimoniali
Per quanto riguarda gli elementi storico testimoniali si possono evidenziare:
a 1.150 metri dall‟impianto, il sito di interesse archeologico in località Pratin dell‟Argin
Traverso che testimonia un vasto abitato preistorico con strutture di palafitte datate al
bronzo finale
All‟interno della Tenuta di Coltano, a 1.050 metri dall‟impianto, un altro sito di interesse
archeologico con testimonianze di insediamenti umani di epoca preistorica e notevoli
reperti di epoca romana.
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Si segnala, tra la viabilità storica (presente al 1883), un tratto di strada a fondo artificiale di 3°
classe, in corrispondenza della SS Arnaccio, che arriva fino a Ponte Biscottino. Si può quindi attribuire
un valore “Medio” a questo parametro.
C- Componente Estetica e visuale-percettiva
In questa fase si dà un‟interpretazione del paesaggio per come viene percepito dalle strutture
visive, mentali e culturali dell‟osservatore; si prendono dunque in esame:
Panoramicità
Singolarità Paesaggistica
Detrattori Antropici
Panoramicità: La morfologia del luogo non permette di evidenziare rilevanti punti panoramici,
possiamo quindi attribuire un punteggio “Medio-basso”a tale parametro. Al parametro Singolarità
Paesaggistica verrà attribuito un punteggio “Medio” in quanto, i caratteri paesaggistici della pianura
vengono in parte arricchiti dalla presenza delle zone umide del padule di Suese e Biscottino.
Per quanto riguarda i Detrattori Antropici, possiamo rilevare:
la presenza dell‟idrovora acqua industriale
la viabilità principale con relativi svincoli
l‟area Interporto Toscano
Si può attribuire un valore “Medio” che, per tale parametro, andrà sottratto al valore
complessivo del paesaggio.
Dall‟applicazione del metodo e in relazione ai punteggi attribuiti alle singole componenti, il
punteggio risultante fa attribuire all‟area esaminata un valore “Medio” riferito alla componente
paesaggistica.
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II.9 POPOLAZIONE ED ASSETTI SOCIO-ECONOMICI
II.9.1 ASSETTO DEMOGRAFICO
Le vicende e i comportamenti demografici degli abitanti dei Collesalvetti confermano e
precisano i contorni di una società profondamente agricola, e che tale sarebbe rimasta almeno fino
alla metà del Novecento e oltre: prevalenza delle fasce di età più giovani, alta percentuale di celibi e
nubili, prevalenza numerica dei maschi sulle femmine. Una società agricola, dunque, profondamente
caratterizzata dalla mezzadria, il rapporto di produzione dominante fino al secondo dopoguerra, come
dimostrano i dati disaggregati sulla popolazione e sulla composizione delle famiglie, nonché numerosi
ritratti familiari che presentano aggregati domestici estesi composti da più nuclei familiari conviventi.
Dopo il decremento demografico registrato nel ventennio precedente il 1971, a partire da
questo ultimo anno la popolazione sarà sempre in costante crescita. Il periodo di maggior incremento
si registra nel decennio ‟71-‟81 (+39%) mentre nei decenni successivi il comune è teatro di un
accrescimento costante tra il 5 e 6% fondato sul fenomeno dell‟immigrazione anziché sulla crescita
naturale.
Fonte: Sistema Statistico Regionale – popolazione - Regione Toscana
Lo studio demografico a livello di frazione mostra Stagno quale territorio più popolato seguito
da Collesalvetti e Vicarello.
0
2000
4000
6000
8000
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12000
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16000
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07
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20
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Po
po
lazio
ne
Anno
Evoluzione della popolazione dal 1951 al 2010
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Procedura di V.I.A. e richiesta di A.I.A. – S.I.A. Parte II
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FRAZIONI POPOLAZIONE RESIDENTE AL 31/12/2010
MASCHI FEMMINE TOTALE
COLLESALVETTI 2092 2109 4201
VICARELLO 1765 1922 3687
GUASTICCE 717 745 1462
STAGNO 2269 2330 4599
NUGOLA 598 587 1185
CASTELL‟ANSELMO 231 241 472
PARRANA SAN MARTINO 299 279 578
PARRANA SAN GIUSTO 177 182 359
COLOGNOLE 190 155 345
Volendo approfondire la zona in cui sorgerà l‟impianto di Biscottino, è possibile calcolare la
popolazione presente lungo la Via Statale Arnaccio, nel comune di Collesalvetti. Fino a cinque anni fa
risultano residenti 72 persone presso il complesso di abitazioni del “Ponte Biscottino”, 6 persone in
prossimità dell‟idrovora ed ulteriori 6 persone nella parte ancora più a ovest lungo la strada statale
Arnaccio. L‟abitazione più vicina all‟impianto si trova a circa 600 metri. Per quanto riguarda la densità
di popolazione nel comune di Collesalvetti, si nota un andamento pressoché costante a partire dal
1991.
Fonte: Sistema Statistico Regionale – popolazione - Regione Toscana
0
20
40
60
80
100
120
140
160
180
19
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Anno
Densità di popolazione dal 1951 al 2010
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L‟indice relativo alle classi di età registra nel 2001, rispetto al censimento precedente, un
incremento della popolazione oltre i 65 anni di età a scapito delle classi fino a 15 anni.
Fonte: Sistema Statistico Regionale – popolazione - Regione Toscana
Dal 1995 al 2005 si assiste ad un aumento del numero delle famiglie nel comune, ma allo
stesso tempo scende il numero medio di componenti, che risulta comunque più alto della media
provinciale.
Sotto il profilo dello stato delle abitazioni si registra un calo dell‟indice di affollamento poiché
su un totale di 5.013 abitazioni occupate nel 1991 da 5.166 famiglie, pari a 1,03 famiglia per alloggio,
si passa a 5.825 alloggi nel 2001 per 5.827 famiglie pari ad 1,00 famiglia per alloggio. L‟indice di
affollamento di 0,75 persone per stanza si mantiene sostanzialmente stabile in linea con la generale
contrazione dell‟attività edilizia a scopo abitativo. La produzione si è attestata sul dato medio di
0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600
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Popolazione per classi d'età - Anno 2009
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crescita di 81 alloggi per anno in termini assoluti, ma con un progressivo decremento di consistenza
volumetrica per alloggio che mediamente può essere assunto pari a 272 mc ciascuno.
II.9.2 ASSETTO IGIENICO-SANITARIO
Le conoscenze disponibile circa le condizioni di esposizione delle comunità, in relazione ai
potenziali fattori di rischio per la salute della popolazione, può fare riferimento ai dati raccolti ed
elaborati dalla Regione Toscana attraverso l‟utilizzo dell‟EBMR per la caratterizzazione delle tipologie
di cause di morte. Si tratta di stimatori bayesani empirici dei rapporti tra decessi osservati e decessi
attesi nell‟area geografica, ottenuti con un modello di analisi che combina le informazioni contenute
nei dati con un‟ipotesi dei rischi definita a priori. I valori EBMR sono suddivisi in sei intervalli fissi per
tutte le cause di morte analizzate: <80; 80-90;90-99;100- 109;110-119;>119.
Il valore 100 rappresenta il dato di mortalità media regionale rispetto alla causa di morte; più
alto è il valore EBMR, più alto sarà il rischio di mortalità.
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Studi più recenti, condotti dalla Regione Toscana, riguardano l‟analisi delle principali cause di
morte per gli anni 2001-2003, che fanno riferimento ai tassi standardizzati di mortalità per tumore ed
altre patologie e sono relativi all‟area Livornese (comprende i comuni di Collesalvetti e Livorno); nella
tabella seguente si effettua un confronto con i corrispondenti dati medi regionali.
I valori complessivi (tutte le cause) sono in linea con quelli regionali per quanto riguarda i
maschi, superiori per le donne. Maggiori tassi si rilevano per i tumori al polmone, diabete, AIDS,
malattie del sistema circolatorio per entrambi i sessi, tendenze che in parte confermano quelle degli
studi relativi agli anni precedenti. Si rilevano inoltre nelle donne, valori più alti rispetto alla media
regionale di tumori in genere, malattie dell‟apparato digerente e suicidi. Per gli uomini sono superiori
alla media toscana le malattie infettive, i tumori alla vescica, le malattie del sangue, condizioni
morbose di origine perinatale, stati morbosi mal definiti, incidenti stradali. Nel complesso quindi, la
popolazione della zona socio-sanitaria dell‟area livornese risulta più colpita della media regionale, dalla
maggioranza delle patologie esaminate, soprattutto in relazione ai tumori (principalmente del
polmone) e alle malattie de sistema circolatorio.
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Altre informazioni elaborate riguardano i tassi di mortalità infantile, sempre con riferimento
all‟area livornese: il periodo di osservazione è triennale e va dal 1993 al 2002.
A partire dal 1996 il tasso di mortalità infantile dell‟area livornese si evidenzia sempre
superiore a quello medio toscano, anche se nel corso degli anni si assiste ad un fenomeno di
diminuzione del trend. Non ci risultano disponibili altre analisi statistiche su campioni significativi di
popolazione.
II.9.3 ASSETTO SOCIO-ECONOMICO
II Sistema Economico Locale dell'Area Livornese ed il Comune di Collesalvetti
Originariamente basata sulla pesca, sull'agricoltura e l'allevamento (limitatamente alla zona di
Collesalvetti), l'economia dell'area livornese assunse una definitiva vocazione commerciale con lo
sviluppo del porto di Livorno. All'inizio dell'ottocento al preponderante settore terziario si venne ad
aggiungere un piccolo comparto industriale che, pur essendo nettamente minoritario, caratterizza
tuttora lo sviluppo di alcune aree della città ed in parte del Comune di Collesalvetti.
Tra le produzioni più significative è opportuno ricordare il comparto meccanico-elettrotecnico-
elettronico, la lavorazione dei minerali non metalliferi, la raffinazione del petrolio (eredità
dell'impetuoso sviluppo del comparto petrolchimico registrato negli anni '50), la trasformazione dei
prodotti ittici e la cantieristica. L'area livornese ha ricevuto la qualifica di "sistema produttivo locale
manifatturiero" specializzato nella componentistica per autoveicoli ai sensi della deliberazione
consiliare n. 69 del 21/02/00.
Analizzando nello specifico il Comune di Collesalvetti, si può affermare che l'economia del
passato in questo territorio si fondava sull'allevamento di bovini e bufali, mentre l'agricoltura era
debole, essendo la pianura quasi interamente occupata da paludi, e consisteva prevalentemente in
praterie per il pascolo.
Anche oggi l'allevamento, specialmente quello dei bovini, mantiene una certa rilevanza
(aumentando la produzione di latte), mentre l'agricoltura, in progressiva diminuzione, si basa
essenzialmente sulla coltura della vite. Forte è la presenza delle attività manifatturiere, con la
presenza di una raffineria alla quale sono legate imprese di manutenzione delle installazioni e impianti
per la produzione di gas compressi.
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Nel settore manifatturiero operano inoltre un'industria di costruzioni meccaniche, imprese di
produzione e lavorazione di materie plastiche e alcuni cantieri navali. Il terziario si identifica con una
vivace attività commerciale, che ha visto la nascita di numerose ditte di autotrasporti in stretta
connessione con lo sviluppo industriale.
Lo sviluppo dell'area livornese mostra un andamento simile a quello medio toscano anche se si
registrano alcune sostanziali differenze. Infatti, partendo da un livello di addetti procapite nelle
attività extra-agricole più basso di quello medio regionale, registra una contrazione demografica dal
1981 al 2001, più estesa e cospicua di quella avvenuta a livello toscano.
Il livello occupazionale nel settore non agricolo, inoltre, si mantiene costantemente al di sotto
di quello medio regionale a seguito anche delle vicende economiche dell'area nel periodo 1980-2001
(crisi delle attività portuali e ridimensionamento del comparto petrolchimico).
L'andamento occupazionale
La Provincia di Livorno presenta i tratti caratteristici di una significativa deindustrializzazione a
partire dal 1981 con una ricaduta anche sulla capacità di attrazione di popolazione da parte dell'area,
che fa seguito alla forte dinamica per tutti i precedenti decenni, una fra le più elevate in Toscana.
Per l'apparato economico della Provincia di Livorno il decennio '90 si caratterizza per un
peculiare andamento: iniziato sotto il peso di forti perdite occupazionali, soprattutto nell'industria,
dopo il primo quinquennio sono cominciati ad emergere primi deboli segnali e successivamente più
concreti indicatori di inversione di tendenza, che attualmente sembra assumere progressivamente
caratteri sempre meno effìmeri.
Il decennio scorso inizia appunto con la prosecuzione della dinamica involutiva per l'industria
livornese sia in termini di unità locali che di addetti: la crisi delle unità produttive medio-grandi, le
perdite occupazionali e la polverizzazione del tessuto imprenditoriale sono i caratteri salienti dei primi
anni '90.
Il successivo quinquennio 1995-2000 è stato contraddistinto da un periodo di progressivo
cedimento occupazionale, seguito da una significativa inversione di tendenza. L'andamento
complessivo è la risultante difformità settoriali alquanto marcate: nell'arco temporale di riferimento
l'industria ha recuperato le perdite, ritornando sulla posizioni iniziali.
La fine del decennio '90 è caratterizzata per la Provincia di Livorno da una significativa ripresa,
che è essenzialmente fondata su due aspetti: la spesa turistica e la reattività di alcuni comparti
industriali agli impulsi esogeni. Da studi condotti dalla Provincia di Livorno è possibile definire alcuni
indicatori economici relativi però all‟intera provincia, che si riportano di seguito:
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Il confronto con la Regione Toscana, relativo al periodo recente, mostra una situazione più
negativa su tutti gli indicatori presi a riferimento. Le differenze maggiori rispetto alle medie regionali
si trovano nei tassi di disoccupazione, soprattutto quella giovanile. Anche gli iscritti al collocamento
sono, in Provincia di Livorno, in numero superiore rispetto al resto della Regione.
Lo scenario provinciale trova riscontri molto parziali e talvolta datati a livello di aree
subprovinciali, i cui risultati si presentano differenziati a seconda delle situazioni locali. Da alcune
elaborazioni condotte dalla Provincia di Livorno è possibile risalire all‟evoluzione nel periodo 1996-99
del tasso di iscrizione al collocamento2 della circoscrizione di Livorno.
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Il valore del tasso risulta quasi costante negli anni presi a riferimento in linea con le
circoscrizioni di collocamento di Rosignano e Portoferraio; resta comunque più alto della media
provinciale e soprattutto di quella regionale.
Nella tabella sopra viene evidenziato il rapporto tra avviamenti al lavoro e cessazione; in
questo caso il tasso risulta poco superiore rispetto ai valori regionali.
Il riparto delle iscrizioni alle liste di collocamento, suddiviso per fasce di età (15-25, 25- 29,
oltre 30anni) risulta in linea con i valori regionali, confermando che oltre la metà degli iscritti supera i
30 anni di età.
Caratteri della struttura produttiva locale
L'analisi delle caratteristiche più strettamente economiche dell'area livornese avviene
attraverso la presentazione di alcuni dati del recente censimento dell'industria, che evidenziano la
specializzazione nei principali settori della struttura produttiva locale. A tal fine nella tabella seguente
si riportano gli indici di dotazione strutturale relativizzati al valore regionale calcolati sul posto di
lavoro 1991 e 2001 e la relativa dinamica. Gli indici evidenziano un'area fortemente specializzata nel
settore dei servizi (l'infrastruttura portuale incide in maniera notevole sull'economia dell'area) e
abbastanza dinamica con una crescita leggermente superiore a quella media toscana. Il settore che
registra la dinamica migliore è quello industriale.
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II turismo non ha ancora una significativa rilevanza per l'economia locale. Considerando
l'indice che misura l'incidenza delle presenze turistiche rispetto alla popolazione residente relativizzato
al valore regionale, l'area, infatti, si colloca in una posizione inferiore rispetto alla media regionale
(0,20).
La zona registra inoltre una presenza di turisti stranieri molto inferiore a quella Toscana.
Analizzando il conto risorse relativo all'anno 2003, emerge come il PIL procapite sia superiore
a quello medio della Regione (per la precisione 108,9% di quello toscano), mentre risulta
decisamente inferiore il ricorso ad importazioni dal resto della Toscana (50,9%).
Nella tabella successiva si mostra il diverso contributo dei vari settori alla creazione del VAC
(valore aggiunto a prezzi correnti) locale. Si evidenzia chiaramente l'importanza del settore dei servizi
privati che da solo produce il 44,9% del VAC totale con un indice di specializzazione nettamente
superiore a quello medio toscano. Da notare anche l'indice di specializzazione della meccanica e dei
servizi pubblici che risultano essere anch'essi particolarmente elevati. Il contributo dell'area livornese
al VAC regionale è pari al 4,9%.
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In base all‟ultimo censimento delle attività produttive, è possibile evidenziare le attività più
rilevanti in termini occupazionali, almeno per ciò che riguarda i settori extra agricoli. I settori di
maggior importanza si rilevano quelli del commercio (17,8%) e dei trasporti ed attività connesse
(14,5%) che tuttavia, registrano una flessione nell‟ultimo decennio. Segue il settore delle attività
professionali e imprenditoriali e delle costruzioni. Nel complesso il numero di addetti nelle unità locali
delle imprese extra agricole è aumentato dal 1991 al 2001 del 2,0% a fronte di un incremento
regionale del 4,7%.
Dott. Geologo Sergio Crocetti
n.988 Ord.Reg.Toscano