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nuovoEffatà - 05 - feb 2012

Date post: 07-Mar-2016
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Giornalino dell'OPG di Reggio Emilia - num. 5
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nuovo nuovo Effatà Organo di informazione e strumento di dialogo dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Reggio Emilia effataopgre.wordpress.com [email protected] illustrazione di Irene Spallanzani http://www.irenespallanzani.org Volevo parlare di libertà e prigionia. Volevo mostrare quanto un internato possa sentirsi in prigionia fisicamente essendo "confinato" nella struttura, ma quanto effettivamente possa essere libero mentalmente e quindi uscire oltre i muri che lo confinano... da qui la metafora della gabbia da canarini che gli imprigiona il corpo ma non la testa... e di conseguenza il canarino è evaso! Irene
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nuovoEffatà ­ Febbraio 2012

nuovoEffatàOrgano di informazione e strumento di dialogodell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Reggio Emiliaeffataopgre.wordpress.com ­ [email protected]

n. 5 - feb 2012 (III)

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Volevo parlare dilibertà e prigionia.Volevo mostrarequanto un internatopossa sentirsi inprigionia fisicamenteessendo "confinato"nella struttura, maquanto effettivamentepossa essere liberomentalmente e quindiuscire oltre i muriche lo confinano...da qui la metaforadella gabbia dacanarini che gliimprigiona il corpoma non la testa... edi conseguenza ilcanarino è evaso!Irene

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Fareassiemedi Chiara Santoro

Scrivo per raccontarvi unamia recente esperienza inquello che è il mondo

della malattia mentale.Quest'anno, con una miacompagna, ho preso la decisionedi partecipare a un convegno dicui ho sentito parlare molto inquesti tre anni, anni in cui hocominciato a conoscere questoambiente che prima mi eratotalmente sconosciuto.Il convegno, di cui qualcuno divoi avrà sicuramente sentitoparlare, è Le Parole Ritrovate,ormai giunto alla sua dodicesimaedizione, e che come ogni annosi svolge a Trento.Prima di raccontarvi le miesensazioni e le mie emozionirispetto a quei tre giorni di forteimpatto emotivo, vorrei spiegarvicosa si intende per fareassiemein psichiatria.Le Parole Ritrovate sono natedodici anni fa con l'obiettivo difar incontrare utenti, operatori,servizi di salute mentale,famigliari e cittadini. Le ParoleRitrovate si basano sullaconcezione del fareassieme, dovela singola esperienza vienerispettata e valorizzata e si lavoraper la costruzione di percorsi disalute mentale che appartenganoa tutti.Si tratta di una bellissimaoccasione per confrontarsi,condividere progetti, conoscerenuove persone e inventare nuovestrade da percorrere.La malattia mentale, ancoratroppo poco conosciuta, hasignificati diversi per ognuno di

noi, specialmente per il ruolo incui la viviamo, che può essere inprima persona, da operatori, dafamigliari.Per quanto riguarda la miaesperienza, io da tirocinanteeducatrice, ho potuto fareesperienza in due centri di salutementale dove mi sono fatta unamia idea di malattia mentale. Perme, la malattia mentale, puòcolpire chiunque, anche medomani, e non rappresenta unqualcosa da cui non si puòguarire, rappresenta un momentobrutto della nostra vita.Tante sono state le persone che aTrento si sono raccontate e,ascoltando le varie persone checon coraggio sono salite su quelpalco a portare le loroesperienze, riuscendo anche asorridere di quello che gli erasuccesso, ho capito che la

malattia mentale può dividere mapuò anche unire, può farci sentiresoli ma, se supportata nel modogiusto, può rappresentare unmotivo di crescita per ognuno dinoi.Le persone che si avvicinano alleParole Ritrovate credono nelcambiamento sempre possibile,vedono non solo il problema maanche la risorsa, danno valore esignificato alla soggettività diciascuno, credono che assumersiresponsabilità sia la stradamigliore per crescere assieme.In conclusione, questi tre giornimi hanno fatto conoscere unnuovo modo di fare psichiatria,dove il rapporto con gli utenti èun rapporto speciale e dove tuttiassieme si lotta per combattere evivere al meglio la malattiamentale.

La malattia mentalepuò colpire chiunque

anche me"

"domani

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L'eternoperseguitatodi Roby

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Siamo perseguitati epersino alienati nellanostra cultura del diritto,

così può accadere che cisorprendiamo di ritrovarecondizioni di affinità giuridichecon i nostri tempi leggendo tra lerighe del libro di Giobbe la storiadi un eretico primordiale.L'uomo moderno sembra avereoscurato la fonte del messaggiodivino, ma anticamente l'uomo siconfrontava con Dio e con glielementi e a sua volta, Diosottoponeva gli uomini a dureverifiche della loro fede

segue a pag. 4

utilizzando avversari virtuali eSatana ne era la legittimafigurazione! La sfida trasporla suuna scacchiera e la prossimamossa tocca al bianco cioè alSignore, che risponde allaprovocazione del Demonio chemette in dubbio la fedeltà del suoeletto Giobbe.I poteri di Satana (il malgoverno,la mala-giustizia, la corruzione,l'avidità). . . non sono illimitati(come quelli del potere politico)ma abbastanza estesi da piegareDio a una dura verifica della suaonnipotenza (possiamo chiamarlistalli temporali).Il Signore trascinato dal riflessooscuro della sua ombra sta algioco mettendo in sospensioneinterlocutoria un elementopositivo della sua creazione,abbandonando Giobbe alla furiadegli elementi naturali.A questo punto nella dimensioneterrena entrano in gioco lediscrasie funzionali del sistemasociale umano: l'essere e l'avere,la devozione e la fedeltà questo èin essenza Giobbe. Tutto ciò di

Katsushika Hokusai ­ The breakingwave of Kanagawa

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vinto, la fiducia in Dio e in sestesso sembra spezzarsi.Giobbe imprigionato in sé stesso,ha assunto la condizione delreietto, a cui Dio ha chiuso ognipossibilità di uscita; può maiessere che il grande spirito dilibertà possa infierire su unessere umano, costringendolo aprigione e sofferenze privative?Il perseguitato a questo punto èsenza via di scampo si prepara alanciare una requisitoria controDio e gli uomini " le perorazionie le reprimende della societàsono fastidiose e irritanti; lagente non comprende i terminidella grande questione e si limitaa rimestare nel rapporto dellavenerazione, una logicatradizionale che non placa ladrammaticità della situazione."Come sono inopportuni iconsolatori con la loro enfaticaeloquenza! Come è facile esibirsiin lodi e celebrazioni del Santoquando tutto fila liscio e non sipena! "Così voi siete, ora, unnulla, vedete il mio orrore o lotemete. E poi vi ho forse chiesto

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OPGR

eggioE

milia,

cortile

di aiutarmi? Fatemi capire sucosa o come io ho sbagliato, cosìpotrò capirvi e porvi rimedio."Giobbe nell'atrocità del suo stato,non perde dunque lacompetitività del suo male.Sarebbe tutto risolto se sitrattasse di una occorrenzapenitenziale, di un'offesa dariparare.E invece: Perché questepersecuzioni gratuite neiconfronti di un innocente? Puòessere mai che l'uomo siacolpevolizzato a priori sino dallanascita? Il senso di colpa è l'armache il potere tienequotidianamente puntata allatempia dell'uomo.Senza prove e senza possibiliobiezioni, la colpevolezza è statapresunta, stabilita e qualunqueargomento in contradditorio èsubito svalutato. E' ilmisconoscimento dei suoi dirittiche Giobbe mette al centro dellasua tragedia e infine ilmonologo: perché gli ipocriti e imalvagi non devono compariredavanti a Dio?Perché l'uomo quel cumulo dimiserie, quell'effimerosudiciume, non è oggetto dellapotenza devastante di Dio o forseegli prova gioia a concentrare lasua perspicacia inquisitoriacontro i giusti? Non accettarenessuna colpa e non sentirsi incolpa di fronte a nessuno disarmai nemici e puo' piegare il piùacerrimo degli inquisitori e Diocosì è conquistato.Il Dio umano ha ribadito econcretizzato gli insegnamenti diCristo donando giustizia esalvezza.

segue da pag. 3cui è fatta la sua famiglia invece:la famiglia, le ricchezze sonomessi sullo stesso piano come unindistinto accessorio e lasciati inpreda alla bramosiadell'avversario.Giobbe ha un forte spirito disopravvivenza, è all'altezza diquesto grande conflitto avendodalla sua la fermezza della fede ela calma che è la virtù dei forti."Dio ha dato, Dio ha levato",questo mormora dentro di sé,incassando il primo colpo è ungrande atleta leale, fermo sulcampo.All'arrivo degli amici solidali,quando anche il suo corpo ècaduto in balia dell'avversarionon si scompone, sono gli amiciche scoppiano in pianti e grida.Lui regge la prova e tace (questosupplizio possiamo serenamenteparagonarlo a ciò che passa uncittadino incarcerato o caduto inbalia degli ingranaggi infaustidella macchina giudiziaria).Improvvisamente il perseguitatosembra cedere e si confessa

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Odilon Redon ­ The fallen angel

daranno la stecca. Poi devoandare in comunità. Penserò chefare di quelli che sono a casa, imiei che non mi vogliono. Laloro paura di me, mi spaventa. Iosono in carcere, questo non è unospedale.Sì, ho sentito che si è impiccatouno.Io devo andare in comunità.

Ma cosa parliamo a fare?Quello là si è impiccato. Haavuto il coraggio, forse ha fattobene. Diciamolo pure, che è unpensiero che viene a tutti. Sonodistrutto io, non riesco nemmenopiù a parlare. Ha realizzato unpensiero di tutti. Non loconoscevo nemmeno.Sì, sto piangendo.

Io ho freddo dentro, puoichiudere la finestra. . . grazie.Ti vedo che sei triste, il tuoamico l'ha fatta finita. Già, lavita.Facciamo esistere il futuro,aiutiamoci insieme. Vieni qua.

Scusate se vi interrompo, parlopoi vado. Dovremmo parlare diazioni da fare, le leggi cosadicono?! Azioni riabilitative,sociali. Ci sono compiti darispettare. Funzioni da assolvere,responsabilità.Sìlosochesièimpiccato.Dovremmo parlare di azioni dafare, di cosa dicono le leggi.Adesso me ne vado. Ho unproblema con la memoria. Ciao.

Vado a fumarmi una sigarettadi Davide Orlandini

T esissimo, smagrito e conle guance scavate. Miguardo intorno, gli altri

mi danno fastidio oggi.In verità spesso gli altri mi dannofastidio, come io mi do fastidiodel resto. Oggi è peggio però.Non voglio parlare, non voglioascoltare. Vado a fumarmi unasigaretta.Due celle più in là c'era il mioamico.Si è impiccato l'altro ieri.Siamo in ospedale, i medici cisono apposta, gli psichiatri e glieducatori anche, ci sono anche leguardie. . . anche i muri losapevano, ma nessuno ha fattoniente. Nessuno l'ha fermato,nessuno gli ha fatto cambiareidea. Era un amico vero, un caro

ragazzo, ci eravamo sputati infaccia le nostre storie. Mi avevaraccontato le sue paure. La suapaura.Vado a fumarmi una sigaretta.

Mi sono fatto la barba, oggi èsabato. Mi sono messo lacamicia e pettinato, cerco disalvare la mia dignità che sentosfuggirmi. Sono vivo, intontitodai farmaci e comunquerabbioso.Quel ragazzo, ma perché. Non loconoscevo, non era della miasezione, ma perché. L'avevoincrociato qualche volta, e oranon potrò conoscerlo più, si èimpiccato, ma perché.

Io devo andare in comunità, mi

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Una rivoluzioneculturaledi Corrado

Bisogna smettere diparlare di sofferenze;problematiche,

invivibilità nei tanti istitutipenitenziari, delle condizioni deidetenuti e che dire degli internatinegli OPG? Tante parole spese,tante promesse da coloro chehanno il potere di cambiare; manulla cambia! ! Credo siaopportuno pensare di proporreuna sorte di rivoluzioneculturale. Non so che cosa inrealtà propongo. Forse una(rivoluzione esistenziale) che ciinduca a interrogarci sul valoredella nostra esistenza, scompostanei singoli momenti di cui sicompone, per riappropriarsi delloro significato, per noi e pertutti. In ogni caso, non intendoqualcosa che si racchiuda in una

forma onnicomprensiva e chetraduca in sintesi una visionefinale. Non un rivoluzione nelsenso tradizionale, nel senso diun (sotto-sopra), cioè di unrovesciamento delle basi dellalegittimità del potere, maqualcosa di molto più modesto ea portata. Che senso hanno lecose e le azioni della nostra vitaquotidiana? Che senso ciascunodi noi vuole dare alle une e allealtre? Quali possibilità esistonoper passare dalla domanda allarisposta pratica? Fino a quandole nostre società, accanto alletendenze alla concentrazione eall’omologazione, ciconsentiranno spazi di libertà,innanzitutto libertà di pensiero edi coscienza, questi hanno daessere sfruttati fino in fondo. A

fronte d’uno sviluppo dellasocietà umana senza senso e,probabilmente, autodistruttivo(abbiamo già parlato del nostrotempo come apocalittico), questomi sembra il dovere d’ogni(individuo morale): a scanso diequivoci, uso questa espressionenel senso di individuo libero ecapace di porre da sè i fini dellasua esistenza, per sè e nellacerchia delle relazioni con glialtri in cui si trova a vivere.Se ora in questo istante midicessero vorresti tornare aessere quello che eri prima dellaprigionia, o soffrire tutto dacapo? Per carità, chiederei dinuovo la prigionia e la carne dicavallo. Noi pensiamo chequando siamo spinti fuori dalsolito sentiero tutto sia finito pernoi: invece è solo lì che cominciail nuovo, il bene. Finché c’è vitac’è anche felicità.

Allucinazionidi Giovanna Soliani

Duemesi fa mi sonodovuta sottoporre a unpiccolo intervento

chirurgico. per la prima volta,senza saperlo, mi hanno sedata.Mentre ero senza vestiti, con lacuffia verde in testa e le peduledi carta, sotto al lenzuolo, mihanno fatto una puntura di pre-anestesia. Che ho poi saputoiniettano un farmaco che faperdere la memoria breve, cioèin questo caso quelladell'intervento. nessuno mi hadomandato se ero d'accordo e

nessuno mi ha spiegato cosa misarebbe successo in seguito.Dopo venti ore senza bere esenza mangiare sono statadimessa. Mi girava la testa.Quando la sera ho mangiato uncucchiaio di riso, mi sono sentitasvenire. E mentre stavo sdraiataho avuto le allucinazioni. E hopensato a tutti quelli che senzavolerlo senza capire senza poterrealmente scegliere sonosottoposti a trattamenti con usodi psicofarmaci per decisione diqualcun altro.

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Parentesidi Gipy

Vorrei esser piccolo comeuna formica…

Ma per arrivare alla meta civorrebbeun’eternità! !Ho un immenso Amore e…Questo mi rende gigante!Ma non posso uscire da quelbuchino! ! !Hanno fermato la mia vita comese essa fosseun riassunto.Mi hanno rinchiuso in unaparentesi…ORA… Loro decideranno quandoaprirla!Ed io desidero…Vorrei esser acqua pura disorgente…Lei immergerebbe le sue morbidecandide vellutate maniVorrei esser vento…Piccoli soffi per accarezzarleI profumati ondulati capelli…E poi…Terra e fuoco!Terra per accompagnare i suoileggiadri passi…Fuoco che.. !Nelle fredde notti ardere per lei!Ma di tutto!Vorrei essere un aAngelo… Angelo guida, fiero diquestoAncora al suo fianco.

Ed io desidero.

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Lodidi Francesco de Benedittischeccodeb.blogspot.com

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Parole in libertà è ilprogetto che prendeavvio all’ interno

dell’ istituto agrario A. Zanelli eche prevede una collaborazionecon i volontari della redazione dinuovoEffatà, giornale dell’OPGreggiano.Il percorso nasce dalla volontà dipoter dialogare con gli internatidell’OPG attraverso il mezzodella parola scritta. Una

esercitazione di scritturagiornalistica che ha comeprincipale obiettivo quello diazzerare i pregiudizi su alcunerealtà attraverso la conoscenzadelle stesse. Un dialogo libero eaperto, un grande contenitore incui si incontrano due mondi chein comune hanno la voglia diesprimere ed esprimersi.Il progetto, promosso dai ragazzidella III° M dell’ istituto Zanelli,trova la sua naturale origine inun percorso già attivato lo scorsoanno scolastico, incentratosull’esercizio della legalità. Gli

studenti vengono condotti allaconoscenza del diverso, dell’altrolontano, esplorandone l’essere el’essenza con gli occhiali dellasolidarietà e nel rispetto delladignità umana, attraverso lapromozione di buone pratiche dicittadinanza attiva.Parole in libertà prevede alcuniincontri con i volontari dellaredazione di nuovoEffatà e verràsviluppato nelle ore curricolari di

italiano nell’arco dell’annoscolastico in corso. Gli alunnideclineranno alcune tematichecostituzionali attraverso laproduzione di articoli, testiinformativi o altre forme dicomunicazione sul giornaledell’OPG di Reggio Emilia chediviene strumento di dialogo e diconoscenza. Lo studio meramentescolastico trova la sua naturaleattualizzazione e concretezzanell’esperienza che diviene pergli alunni occasione di crescita edi incontro.

due mondi chehanno in comune"

"la voglia di esprimereed esprimersi

Parole in libertàdi Donatella Martinisi

Pavel Filonov ­ Two Heads

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Sistematica mentedi Luca da Montelupo

Distorie se ne sentonotante, ma una mi rimaseimpressa.

Fu condotto in piazza a recitarela sua poesia del concorso, pocoprima diceva ai suoicommensali: “Cosa volete chesia?”, “Gioisco io il premio, altrisoffrono l’esclusione”.Tra i contendenti c’era un poveroalbanese, guardandolo in facciasi capiva il suo messaggio:“Dalla vostra nazione esigo ciòche sono”. In sincronia i dueincitarono lo spettacolo. Ilbalcanico lanciò la sua sfidavirtuale in prossimità del mixer elui avvalorò la sfida recitando:“Hai visto quanti bottoncini?”,“Per me sono troppi! ”.Lo sfidante si qualificò quarto, selui assente dai primi tre premiatiora il povero emigrato insegnava,istruiva su lontane scuole investe di temerario docente. Cirifù del simile, il dottopreannunciò: “Ora si va a unapremiazione”.Iti ed entrati deviò il suoguardare al davanzale dellafinestra, un colombo vipasseggiava incuriosito, sisarebbe isolato nell’offrirenoccioline al volatile, la suafrequenza cardiaca cliccava 115.Il direttore si alzò, da dietro gliposò una mano sulla spalla, fuuna scossa, 2 interni picchi nettial secondo. Dovete chiarire il suotalento, la sua capacità.Ci rifù ancora del simile: per larassegna adunarono 50 persone,

tutti 50 aristocratici edintellettuali, lì mancava il poveroalbanese, lì mancava il pazientecolombo, sembrava posassero leloro scarpe dorate su unpavimento disseminato abanconote da 100.Il buon operatore gli confidò:“Sarebbe giusto guardassero tenel salone per soli 7 secondi”.Vide la sua versione in unamedaglia a lui proibita, in unverso lui macinava in mente : “Aloro è compromettenteteologarmi il pio 8 x 1000”,“Tutti loro banchettano allagrande per accogliermi con loro,dovevo già da prima banchettarecon uno di loro”.

Nell’altro verso lui macinava incuore: “Chi ti credi di essere?”,“Tu non sai quello che fai! ”.Così raccontava un tipo curiosotutto da scoprire, così raccontavail mio compagno di cella chefirma le sue poesie con un nomefuori stagione, con il nomecarnevalesco “Pulcinella” o piùsemplicemente “Pulce”.

Edward Hopper ­ Rooms by the sea

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Ultimigiornidi Marco

Esco il 2 o il 1 5 Gennaio evado ad Asti in comunità.Vado a lavorare. A pulire

i boschi e le pinete.Spero di lavorare molto per

tenermi impegnato. Dovrò starcidue mesi e mezzo.

Mi piacerebbe imparare alavorare il legno e la lamiera mail mio sogno è quello di lavorare

in officina per stampaggioindustriale oppure nel

giardinaggio. Sono partito cheavevo 17 anni e ho tutta

l’attrezzatura a casa mia, quelladei miei genitori. Tutti i parchidel comune li lavoriamo noi.

Quando uscirò, voglio tornare acasa e voglio lavorare perché

così passa il tempo.In OPG sego l’erba dai cani,dalle griglie, dal campetto da

calcio e poi faccio le pulizie deivetri, dei pavimenti del bar e del

corridoio e delle guardiole edegli uffici. Anche a casa pulivo

tutto io.Adesso devo andare. Devo pulire

il bar.

Diventare medesimidi don Daniele Simonazzi

Laseconda lettura didomenica 5 febbraio ciha posto davanti una

frase di Paolo che dice: “Mi sonofatto debole coi deboli”.A cosa serve, si chiedeva Filippo,alla diaconia aggiungere undebole a coloro che già lo sono?In questo senso, partendo dallanostra condizione in O.P.G. sitratterebbe di aggiungere un"NUOVO GIUNTO" epeggiorare il sovraffollamento.Ma la nostra riflessione non si èfermata qui perché Massimo haintrodotto una parola che ha datoil senso delle parole di s. Paolo.La parola è:“IMMEDESIMAZIONE". Il chevuol dire diventare medesimo achi mi sta di fronte, ad ognipersona che incontro. In questaprospettiva non si tratta diaggiungere ma di farci tutt’uno.Quando la nostra preoccupazioneè quella di condividere con glialtri allora mi metto al servizio.Infatti nel Vangelo della stessadomenica il servizio è ciò che fala suocera di Pietro quando Gesùla guarisce.Servire è il segno che io sonoguarito. La malattia è, in realtà,l’ incapacità a servire.In O.P.G. veniamo diagnosticaticome malati per il nostro passatoe per le condizioni in cui cisiamo resi responsabili di certifatti. Per Gesù la nostra malattiaè il punto di partenza per cui unavolta che ci ha alzati(letteralmente risorti) cimettiamo al servizio. E’ in questa

direzione che dovrebbe andareogni comunità cristiana: ilservizio come segno diguarigione e di risurrezione.In O.P.G. ci sono persone“guarite” non per effetto deglipsicofarmaci, ma perché si sonomessi al servizio. Inoltre vivonoil servizio non per un “ordine diservizio” ma perché si lascianodire a riguardo della condizionedi fratelli coi quali si“immedesimano”. E’ il diventare“medesimi” che fa dei più deboliuna comunità di deboli, la Chiesadel Vangelo, e più tardi la Chiesadel Concilio.

Piet Mondrian ­ Composition in color a

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Pitbulldi Riccardo Paterlini

PITBULL - Ultimospettacolo del LaboratorioTeatrale dell'OPG. / È

possibile rieducare un Pit Bull? Èpossibile reinserire all’ internodella cosiddetta società civile uncane che ha vissuto innumerevolicombattimenti, che ha subito edinferto inenarrabili violenze?Questo spettacolo nasce daquesta controversa questione,lungamente dibattuta da etologied animalisti.Il Pit, il cane da combattimentoper eccellenza, per esserepreparato al ring, subisce unaddestramento infame: “catena ebastone, bastone e catena…” aiquali si aggiunge un massicciouso di droghe e di stimolanti. IlPit, perché distrugga il suoavversario, è sottoposto ad unprocesso di sistematicadecostruzione dei limiti e degliargini naturali che ogni animale,compreso l’uomo, ha inscritti nelDNA. La violenza diviene cosìuna forza che si autoalimenta,che nutre sé stessa, seguendo unalogica distruttiva edautodistruttiva. Il Pit diviene unamolla, “un fascio di muscoli enervi pronto a scattare contr’achicchessia”.

In scena a porre il pubblico difronte al problema dellarieducazione del Pit uno scopinodella M.O.F. - un lavorantedell’Ospedale PsichiatricoGiudiziario appassionato di cani.L’eco delle sue parole riecheggiatra i muri di cemento armato e si

riverbera immediatamente sullacondizione del ricoveratodell’OPG, dell’ internato del“manicomio criminale”ingabbiato in un canile dove glisi chiede di ritrovare l’equilibrioe di ricostruire quei limiti equegli argini che egli hairrimediabilmente perduto.L’OPG è abitato da un popolo dicombattenti, che hannoingaggiato una lotta dura con lavita, che hanno inferto e subitogrande sofferenza, ma che allafine in tutti i casi hanno avuto lapeggio.È così che la domanda dipartenza alla fine dellospettacolo risulta ribaltata: èpossibile reinserire all’ internodella cosiddetta società civile unricoverato dell’OPG?La risposta è sì.Rimane però inevaso un ultimointerrogativo che vieneconsegnato al pubblico irrisoloto:siamo sicuri che il “canilegiudiziario” sia il luogo adattoper favorire questo processo?

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Parole inLibertà3^ M ­ Zanelli

Immobile

Immobilenon si scorge movimento,tranne per il tremolio del fiatonella nebbiache ti ricorda che non è fermo iltempo.. .immobile,come un animale nella stipatagabbia,impaurito da pensieri tetri,coi nervi saldi per reprimere larabbia. . .immobile,non muoverti,o l'uomo arriverà,per la paura del diverso,per ogni tuo pensiero areprimerti. . .immobile. . .non muoverti.

Lorenzo

La violenta paura / del ritorno diun passato / per cui si cerca unacura.Nel’ immobilità di una stellacadente / si cerca anche solo unastella, / anche solo un amico.Aspettando la rinascita in untempo infinito.

Davvero esiste una cura per ciòche si è fatto?Un mio vecchio amico mi disseche commettere errori è comemettere dell’acqua dentro unozaino, ad ogni errore si rende piùpesante. Pian piano l’acqua vavia, goccia dopo goccia, giornodopo giorno, ma ci vuole tempo.Tempo che non tutti hanno… ilmio zaino è molto pesante.

Lorenzo

Immobilità. Il fatto di sapere cheil mondo va avanti senza di memi porterebbe un forte sconforto.Tu come fai?

Giovanni

Passato e rinascita. Due paroleche si accompagnano l’un l’altra.Parole molto vicine… se si ha iltempo per “rimurginare” si haanche il tempo per organizzarsiuna futura rinascita.

Luca

Ho sempre pensato a comepotesse essere il carattere di uncarcerato prima, durante e dopola reclusione. Può cambiare? Inmeglio o in peggio?

Federico

Paura

Ho paura di sapere,perché sapere fa paura.Noi che non chiediamo maiscusa,noi che chiudiamo due voltequella porta già chiusa.Tu che stai lì e mi chiedi aiuto,io che sto qui e resto muto.Questo scudo, il non sapereche essendo uomohai il mio stesso sangue nellevene.

Lorenzo

In risposta

O tu Lorenzo che hai paura disapere e sei più sordo di uno chenon vuol sentire.Se lo conosci lo eviti, certo noigli errori li abbiamo fatti e nonandranno via per quei lividi.Perché noi per la società siamomatti, aspettiamo il nostro finepena invano.. . e ci danno un’altraproroga a inizio estate.Tu che sei davanti alla TV suldivano, e noi aspettando undottore che ci dia l’ok per lacomunità.Senza sapere che destino ciaspetta, continuiamo a viverequesta vita qua.

Anonimo Internato

nuovoEffatà ­ Febbraio 2012

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Lachiusura entro il 31 marzo 2013 degli Ospedali psichiatrici giudiziari, inserita nel decreto sulsovraffollamento carcerario durante l’esame del provvedimento al Senato, non determinerà unaumento dei rischi per la società. Rispondendo all’allarme lanciato in aula soprattutto dagli

esponenti della lega Nord, il ministro della Giustizia Paola Severino ha sottolineato, conversando con icronisti al termine della seduta di palazzo Madama, che “il concetto della riforma è che se una personaè socialmente pericolosa sarà comunque custodita, in un luogo in cui sarà privilegiata la cura ma doveci sarà vigilanza”.

Roma, 25 gen. (TMNews)

Chiusur@ OPGcommenti dal sito

Speriamo che chiudano presto!!!!!!!!!!!!!!!!Maria

Ok e allora se li chiudiamo poi cosa risolvi? Butteresti instrada 280 persone di cui la maggior parte presenta problemi divario genere... poi te cosa diresti se te ne trovassi 10 sotto

casa tutte le sere?Giacomo

Liberateli, per favore! Giacomo vuoi salvare te stesso, tu pensisolo a te stesso! Io ho varcato il cancello di Castiglione delle

Stiviere, per 3 anni di seguito, e ancora lo sto varcando pervari motivi: quante umiliazioni, quante sofferenze ai nostri

cari. Per pietà di quelle povere creature liberate e curate comeesseri umani quelle persone. Sì, anche a Castiglione delle

Stiviere che tutti pensano un’oasi!Lucia

Lucia hai tutta la mia approvaizone e comprensione, anche io hovarcato i cancelli di Castiglione e di Reggio Emilia (non per

così troppi anni) e vi assicuro... non lo auguro anessuno!!!!!!!!!!!! Ora finalmente mio figlio è in una comunità

dove ha la posssibilità di essere aiutato e curato nel modogiusto e ha la possibilità di riprendere in mano la sua vita.Certo il percorso è stato doloroso (molto doloroso) però oraabbiamo la speranza che qualcuno si prenda veramente cura di

nostro figlio. Un abbraccio a Lucia e non mollare mai!Maria

nuovoEffatà ­ Febbraio 2012

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Dio è grande, perché haimparato ad esserepiccolo.

Se Diodi Filippo

EgonS

chiele

­Figh

ter

Cari amicidi Massimo

Cari amici, dopo tanti annila mia situazionegiuridica non migliora,

anzi si complica ogni giorno dipiù, nonostante mi sia semprecomportato bene, sia in comunitàsia in appartamento protetto enonostante abbia semprelavorato, anche al di fuori diqueste strutture.Non mi vogliono far togliere lapericolosità sociale e inoltre, dagennaio di quest’anno, mi hannoimposto un amministratore disostegno. Si tratta diun’avvocatessa, non della miacittà, che mi fa i conti alcentesimo di quanto spendo ealla fine dell’anno deve riferire algiudice tutelare tutta la miasituazione finanziaria.Vi sembra giusto?Io non ho mai sperperatomalamente i pochi soldi cheguadagno, anzi sono semprestato attento e oculato nelle miespese, sull’esempio el’ insegnamento di mia madre.Per esempio, non ho mai spesotutta la mia busta paga in duegiorni.Vi chiedo: tutti i ragazzi uscitidall’OPG hanno un tutore o unamministratore? Comunque infebbraio ho il riesame dellapericolosità sociale. Non honessuna speranza. La psichiatrache mi segue è una donna troppodura e severa! Comunque sperosempre, un giorno, di tornare acasa mia.Tanti saluti.

. . . non ho nessuna

In febbraioho il riesame per

la pericolosità sociale. . ." "

speranza

nuovoEffatà ­ Febbraio 2012

n. 5 - feb 2012 (III)

Effatà n. 83 ­ copertina

Redazione nuovoEffatà - Direttore responsabile: Antonio Burani - Redazione: alcuni internati e volontari esterni - Segreteria: c/o don Daniele Simonazzi -

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