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Fondo Sociale Europeo Quadrim estrale A n no 6 - dice m bre 2 0 1 0 N u m e r o 2 F or m a mente L A R IVISTA DEL L IFE L ONG L EARNING F orm F O C U S Di fronte alla crisi, investire sulla formazione 4 Anno 6 - Numero 2 - rivista quadrimestrale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali – D.G. per le politiche per l’orientamento e la formazione iscritta al Tribunale di Roma con il n. 292 del 2 luglio 2007 - Poste Italiane S.p.A. L ’istruzione degli adulti 12 Lieve flessione di corsi e iscritti dall’ultimo monitoraggio Ansas I mestieri trascurati nel mercato del lavoro giovanile ESCO Il paradosso italiano: imprese che cercano e giovani che non trovano Un dizionario multilingue su competenze e professioni 17 26
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Fondo Sociale EuropeoFondo Sociale Europeo

Quadrimestrale Anno 6 - dicembre 2010

Numero 2

Forma menteLA R IVISTA DEL L I FELONG LEARNING

Fo rm

L a r i v i s t a è o n l i n e a l l ’ i n d i r i z zo :

www.lavoro.gov.it/lavoro/europalavoro

Segreteria di redazionee-mail: [email protected]

F O C U S Di fronte alla crisi, investire sulla formazione

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Ann

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L’istruzionedegli adulti

12

Lieve flessione di corsi e iscrittidall’ultimo monitoraggio Ansas

I mest ier i t rascurat inel mercato del lavoro giovani le

ESCO

Il paradosso italiano: imprese che cercano e giovani che non trovano

Un dizionario multilingue sucompetenze e professioni

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Europa 2020, una strategia per promuovere la crescita

- I risultati dell’indagine Ocse Pisa 2009- L’11 rapporto di monitoraggio sull’apprendistato

- L’integrazione dei lavoratori stranieri e la crescita culturale-organizzativa nelle imprese

Europa e dintorni- Valore del territorio e opportunità di formazione e lavoro nel Mediterraneo

Per sapere di piú

Per le imprese e per chi lavora

Direttrice responsabile:

Coordinamento redazionale:

Comitato redazionale:

Segreteria di redazione:e-mail:

Hanno collaborato:

Impaginazione:

Stampa:

Matilde Mancini (Direttore generale per le politiche per l’orientamento e la formazione, Mlps)

Orsola Fornara, Elena Viscusi (Mlps)

Sebastian Amelio (Miur), Monica Benincampi (Isfol), Costanza Bettoni (Tecno-struttura delle regioni per il Fse), Germana Calviello (Confcommercio), Tiziana Cercone (Cisl), Silvia Ciuffini (Confartigianato), Marianna D’Angelo (Mlps), Mau-ra Ferrara (Mlps), Francesco Florenzano (Unieda), Giovanna Grenga (Miur), Monica Lippolis (Mlps), Alessandro Cavalieri (Coordinamento tecnico delle re-gioni), Fiorina Ludovisi (Italia Lavoro), Flavio Manieri (Tecnostruttura delle re-gioni per il Fse), Daniela Mesiti (Anci), Milena Micheletti (Uil), Paola Nicastro (Mlps), Paola Nicoletti (Isfol), Armando Occhipinti (Confapi), Barbara Perluigi (Upi), Roberto Pettenello (Cgil), Maria Rosaria Pugliese (Ugl), Andrea Simoncini (Mlps), Daniela Tebaidi (Confindustria), Alessandra Tomai (Mlps), Alessandro Vecchietti (Confcommercio).

Keiri Becherelli (Mlps) [email protected]

Marina Ambrosecchio, Rita Arcese, Joanna Busalacchi, Silvia Ciuffini, Emmanuele Crispolti, Orsola Fornara, Claudio Franzosi, Giovanna Grenga, Roberta Grisoni, Monica Lippolis, Donato Lombardi, Giovanna Mangano, Maria Grazia Mereu, Milena Micheletti, Paola Nicoletti, Armando Occhipinti, Camilla Orlandi, Paolo Perruzza, Renato Pirola, Pierluigi Richini, Maria Rosaria Pugliese, Valeria Scalmato, Michael Schlicht, Giorgio Usai, Claudia Villante, Elena Viscusi.

Pomilio Blumm Srl

Consulgraph sas di Farinelli Tania, San Giovanni Teatino (CH)

Autori e autrici degli articoli contenuti in questa pubblicazione sono i/le soli/e responsabili delle idee e delle opinioni ivi espresse.

Queste non riflettono la posizione degli enti di appartenenza né del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

Formamente. La rivista del Lifelong Learning n. 2 anno 6

Rivista quadrimestrale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali

Direzione generale per le politiche per l’orientamento e la formazione

Via Fornovo 8 - pal. C - 00192 Roma

Iscritta al Tribunale di Roma con il n. 292 del 2 luglio 2007

Numero 2

Editor iale

Sommario

F O C U S :difronteallacrisi,investiresullaformazione

Lestrategieregionalidicontrastoallacrisi

Net@work,unareteperillavoro

SCHEDA:Net@work,focussullavalutazione

Laformazionecontinuaneimomentidicrisi

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NovitàecontinuitàperFormamente 3

IlProgrammaoperativonazionaleFsedelMiurCompetenzeperlosviluppo

L’offertaformativaelapartecipazioneall’istruzionedegliadulti

Ilmonitoraggiodeldiritto-doveredigiugno2010

GliesitideipercorsidiIFP-Istruzioneeformazioneprofessionale

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LLLPer sapere di piu’

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-LaLombardiaoffreunaDotecontrolacrisi

-Competenzemanagerialiperlepiccoleimprese.Osservareleaziendedallaprospettivadeiterritori

Riferimenti

Esper ienza:

Esper ienza:

Sommario

Preparalamobilità,unvortaleasupportodellamobilitàtransnazionale

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Imestieri“trascurati”nelmercatodellavorogiovanile

Esamiinternazionalidilinguastranieraperprofessionistidelsettoreturistico

LLLPer trovare un lavoro

LaformazionemanagerialeperlacompetitivitànelMezzogiorno

PMIpiùsicureconleLineeguida231

Lenuoveprofessionalitàdelturismo

Dareunacasaairomgrazieaifondistrutturalieuropei

Igiovaniinviaggioperformarsieprepararsiallavoro

ESCO,enelmercatodellavoroparlounlinguaggiocondiviso

GlobalDialogueForumsuistruzioneeformazionetecnicaeprofessionale

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LLLPer le imprese e per chi lavora

LLLPer migliorare i sistemi

Europa e dintorni

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In breve .........................................................................................

LLL in rete .......................................................................................

Pubblicazioni e riviste specializzate ...................................................

Recensioni ......................................................................................

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-Qualeinformazioneeformazioneefficace?InunconvegnoaModena,premienovitàintemadisaluteesicurezzasullavoro

-Icomunisiformanoperinnovareiprocessidiaccoglienzaeintegrazionedeicittadinistranieri

Esper ienza:

Esper ienza:

Editor iale

Chiudiamo l’anno con alcune novità. Intanto, la stampa su carta ecologica, a testimonianza dell’attenzione per l’ambiente della nostra direzione generale: una scelta da cui non potevamo esimerci, specie volendo proseguire con la pubblicazione cartacea, in controtendenza rispetto alla maggioranza delle riviste ormai solo virtuali. Poi, la riorganizzazione della struttura interna della rivista e il cambiamento dei nomi di alcune rubriche: ispirandoci agli assi in cui si articolano i programmi operativi del Fondo sociale europeo 2007-2013, Formamente ha abbandonato i target (giovani, donne, adulti...) per adottare nomi che ricalcano la struttura dei programmi operativi. Questo anche perché il Fse, pur non esaurendo il panorama del lifelong learning, rappresenta un utile riferimento per classificare le iniziative in ambito formativo e rappresenta pur sempre un importante fonte di finanziamento della formazione nel nostro paese. Quindi, a parte il Focus, che come sempre occupa la prima parte della rivista e che, come sempre, raccoglie più articoli dedicati ad un unico argomento specifico, e le rubriche di servizio, che continuano come nel passato, gli altri contributi sono distribuiti in sei nuove sezioni (non necessariamente tutte presenti in ogni uscita): LLL per sapere di più è dedicata a iniziative per il capitale umano, per aumentare la partecipazione delle persone alle attività formative e innalzare i livelli di apprendimento e conoscenza; LLL per trovare un lavoro ospita contributi su interventi volti a migliorare il funzionamento del mercato del lavoro e a facilitare ed ampliare l’inserimento professionale e l’occupabilità; LLL per le imprese e per chi lavora raccoglie articoli relativi alle iniziative formative per lavoratori e lavoratrici, imprenditori e imprenditrici, per accrescerne l’adattabilità e promuovere l’innovazione; in LLL per l’inclusione sociale trovano spazio le iniziative per l’integrazione sociale delle persone svantaggiate e contro le discriminazioni; LLL per migliorare i sistemi è dedicata appunto alle azioni che rafforzano l’efficacia e l’efficienza dei sistemi; Europa e dintorni infine resta, come nel passato, lo spazio pensato per gli interventi di livello europeo o extra-europeo. Passando ai contenuti del numero, prosegue, come anticipato, il Focus sulla crisi, che si apre con l’attuazione dell’accordo quadro del febbraio 2009. La cooperazione di tutti i soggetti coinvolti ha consentito la messa a punto, a livello nazionale, di un sistema di protezione più ampio, per lavoratori e lavoratrici, poi realizzato dalle regioni attraverso percorsi innovativi e integrati che hanno dovuto tenere in debito conto anche i tempi stringenti della loro realizzazione, e di cui l’esperienza lombarda rappresenta un esempio concreto. L’articolo sulla rete Net@work allarga poi il contesto all’Europa e presenta la nuova rete transnazionale proposta dal nostro paese e finalizzata al confronto, allo scambio e alla valutazione delle strade intraprese dai vari paesi europei per contrastare la crisi economica. Un affondo specifico è dedicato all’iniziativa di Fondimpresa e Fondirigenti, che hanno puntato sulla formazione delle figure-chiave nelle piccole e medie imprese per reagire alla crisi. Collegati a questo argomento i contributi sulla formazione dei manager nel Mezzogiorno e sul convegno di Modena in tema di salute e sicurezza sul lavoro, nei quali la formazione dei dirigenti è ancora una volta sottolineata come elemento portante. La salute e sicurezza sul lavoro sono al centro anche dell’articolo sull’iniziativa delle linee guida di Confapi sulla sicurezza nelle Pmi. Altro tema trasversale è il turismo, declinato nei due aspetti delle nuove professionalità e degli esami per rendere trasparenti in Europa le competenze linguistiche di chi opera nel settore. Formazione degli adulti, diritto-dovere, mobilità, integrazione sono tra gli argomenti affrontati nei numerosi altri contributi. Infine, ed è questa l’ultima novità, sono sul punto di concludere il mio incarico presso questa direzione generale: mi congedo dunque da voi, augurandovi come di consueto una buona lettura, anche per il futuro.

Matilde Mancini Direttore generale per le politiche per l’orientamento e la formazione

Ministero del lavoro e delle politiche sociali (Mlps)

Novitàecontinuitàper

Formamente

Con questo numero presentiamo alcuni cambiamenti della rivista e proseguiamo con il tema della crisi e delle risposte offerte dalla formazione

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F O C U S Difronteallacrisi,investiresullaformazione

L a grave crisi economico-produttiva che, a partire dal contesto internazionale, ha interessato anche l’Italia,

ha imposto agli attori istituzionali di definire programmi di intervento straordinari e strumenti adeguati a favore del tessuto socio-produttivo. A livello territoriale dal 2008, infatti, la maggior parte delle Regioni e Province autonome italiane si sono dotate di specifici programmi di contrasto alla crisi: si tratta di misure rilevanti per articolazione e per volume finanziario disponibile a livello regionale, volte sia al sostegno delle attività produttive che alla tutela dei lavoratori espulsi o a rischio di espulsione dai processi produttivi, con particolare attenzione per quelli sospesi. L’esigenza di affrontare la crisi occupazionale in maniera unitaria a livello nazionale ha portato, il 12 febbraio 2009, alla sottoscrizione di un importante Accordo quadro tra Stato, Regioni e PA. L’obiettivo è stato quello di mettere a punto un sistema di interventi a sostegno del reddito e di politica attiva del lavoro con il cofinanziamento del Fse, cercando di realizzare, attraverso l’estensione delle tutele, una protezione universalistica ed omogenea dei lavoratori nel mercato del lavoro1. Un dato importante riguarda lo stanziamento delle risorse: l’intesa prevede, per il biennio 2009-2010, 8 miliardi di euro, di cui 5,350 messi a disposizione dallo Stato e 2,650 di quota regionale a valere sui programmi operativi Fse 2007-2013. Nello specifico, il contributo nazionale (pari al 70%) copre il sostegno al reddito e l’intera contribuzione figurativa, mentre quello regionale (pari al 30%) finanzia azioni combinate di politica attiva e di completamento del sostegno al reddito, assegnando un’indennità di partecipazione; entrambi i contributi sono erogati dall’Inps. Inoltre l’Accordo prevede di individuare procedure gestionali e amministrative per realizzare flussi informativi per lo scambio di dati tra Regioni e Inps relativi sia ai percettori di ammortizzatori sociali sia alle indennità erogate e al calcolo di eventuali residui.Si tratta, a ben vedere, di un accordo contenente elementi di indiscutibile novità, derivanti in primo luogo dall’integrazione degli interventi tradizionali di sostegno

al reddito con le politiche attive per la formazione e il lavoro, attuate con le risorse provenienti dal Fse. Accanto a questo, un aspetto di particolare interesse attiene al profilo più strategico di governance interistituzionale del sistema: ci si riferisce al lungo percorso di condivisione e negoziazione che ha visto un forte impegno di Stato e Regioni, non solo in termini finanziari, ma anche politici, all’interno di un complesso meccanismo di concertazione su più livelli e con molteplici attori. Si ricorda, in tal senso, la condivisione di numerosi documenti in Conferenza, quali lo schema generale per gli Accordi governativi dell’8 aprile 2009, la bozza di convenzione tra Regioni e Inps, la scheda tecnica per l’utilizzo del Fse concordata tra Stato, Regioni e Commissione europea. Se il processo che ha portato alla definizione dell’Accordo è stato complesso, altrettanto lo è stata la sua attuazione, con tutto ciò che ha comportato l’articolata fase della gestione. Sotto tale profilo, Regioni e PA hanno sottoscritto Accordi bilaterali con il Ministero del lavoro, per individuare, per il 2009, risorse finanziarie sia nazionali, per la concessione in deroga dei trattamenti di Cig ordinaria e straordinaria, di mobilità e di disoccupazione speciale, sia regionali, a valere sui Por Fse, per le politiche attive a favore dei lavoratori interessati. Tali accordi definiscono anche le modalità attuative, gestionali e dei flussi informativi tra Regione e Inps per realizzare le misure in deroga. Inoltre tutte le Regioni, nel 2009, hanno firmato specifici accordi con le parti sociali, per definire i beneficiari degli interventi, la durata degli stessi, i criteri di accesso e le modalità di gestione degli ammortizzatori sociali in deroga. Tali accordi sono stati oggetto di successive rimodulazioni che hanno portato, in generale, ad un’estensione dei settori economici di riferimento, delle categorie dei beneficiari e delle tipologie contrattuali, nonché ad una diversa distribuzione delle risorse tra le principali linee di intervento, alla luce dei dati di monitoraggio che evidenziano come, a fronte di un aumento delle richieste di Cig in deroga, si registri un elevato ricorso alla Cig ordinaria rispetto a quella straordinaria, e una crescita della mobilità in deroga, specie nelle Regioni del

Lestrategieregionalidicontrastoallacrisi

L’attuazione dell’Accordo quadro del 12 febbraio 2009 tra Stato, Regioni e Province autonome

1 I destinatari dell’Accordo sono i lavoratori indicati nell’art. 19, c. 8 del DL 185/08, convertito con modificazioni dalla L. 2/09, che comprendono, oltre a quelli a tempo determinato e indeterminato, anche i soggetti più deboli ed esposti alla crisi, con rapporti di lavoro discontinui, appartenenti per lo più a piccole imprese, non protette da sistemi integrativi ordinari.

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sud. La sottoscrizione dell’Accordo del 12 febbraio ha avuto un notevole impatto sulla programmazione dei Por Fse per il 2010-11. Le amministrazioni regionali hanno disegnato una vera e propria strategia, approvando appositi programmi per definire le linee di intervento, nonché atti amministrativi per la realizzazione delle azioni di politica attiva sul territorio. Le disposizioni adottate rispondono all’esigenza di assicurare non solo la coerenza tra i diversi strumenti di intervento, ma anche un’adeguata programmazione dei tempi di realizzazione, la tempestività e la sostenibilità delle azioni nel tempo. Un’attenzione particolare è stata dedicata alla definizione dell’offerta delle politiche attive sul territorio in maniera coerente alle esigenze dei soggetti interessati dalle crisi aziendali. In termini attuativi, dunque, le amministrazioni regionali hanno dovuto, da un lato, attivare interventi di politica attiva sul territorio coerenti alla diversa durata dei periodi di sospensione e nel contempo diversificati e personalizzati rispetto ai fabbisogni dei destinatari e, dall’altro, rafforzare il sistema dei servizi per il lavoro, chiamati a svolgere un ruolo fondamentale per la presa in carico dei soggetti e l’erogazione delle politiche attive. Nel processo di attuazione dell’Accordo, un’importante linea di approfondimento ha riguardato la gestione degli ammortizzatori sociali in deroga e i relativi flussi informativi tra le Regioni/PA e l’Inps, attraverso la definizione di alcune regole procedurali condivise (es. calcolo delle economie). L’efficace gestione degli interventi di politica attiva del lavoro, la corresponsione del trattamento in deroga in tempi adeguati, il monitoraggio delle risorse di Fse e la certificazione della spesa alla Commissione europea richiedono, infatti, dati certi e tempestivi; ciò si traduce nella necessità di costituire un sistema complesso ed integrato di flussi informativi tra i soggetti coinvolti, rendendo operativa la “banca dati percettori” dell’Inps. Da quanto riportato si delinea un quadro di attuazione piuttosto complesso e articolato, caratterizzato da un rafforzamento della concertazione interistituzionale (Ministero, Regioni, Province, Inps) e con le parti sociali, nonché dalla gestione di relazioni complesse; si è costruito un innovativo modello di gestione degli interventi di ammortizzatori sociali in un contesto di politiche del lavoro ed una rete di servizi fortemente integrati, in cui il ruolo delle Regioni e PA appare certamente più diretto e rafforzato.Sul versante della formazione, tutto ciò ha determinato un impatto significativo e un nuovo impulso all’Accordo del 17 aprile 2007: la necessità di pervenire ad un sistema integrato e non concorrenziale di formazione continua, capace di ottimizzare le risorse in un’ottica di copertura complessiva della platea dei possibili destinatari, ha assunto carattere di urgenza particolare, proprio perché strumento integrante e momento significativo delle politiche messe in atto a contrasto della crisi.

I territori hanno risposto a tali input in vario modo, cercando di adeguare il disegno complessivamente prospettato alle esigenze delle proprie realtà. In sintesi, si è ovunque ragionato in una logica di integrazione e complementarietà delle fonti di finanziamento a sostegno di interventi di aggiornamento e formazione dei lavoratori sospesi o espulsi dal mercato del lavoro. Tutte le Regioni, con diverse modalità, attraverso accordi diretti con le rappresentanze dei fondi interprofessionali sui propri territori (Toscana, Emilia Romagna, Veneto, Marche, Lazio, Liguria, Umbria e Campania…), attraverso intese dirette con le parti sociali costituenti i singoli fondi interprofessionali (Lombardia, Trento, Friuli Venezia Giulia…), attraverso punteggi premiali per progetti e interventi che prevedano l’integrazione delle risorse messe a bando con quelle messe a disposizione dai fondi interprofessionali, ovvero valorizzando percorsi di qualificazione e riqualificazione professionale particolarmente aderenti ai processi di ristrutturazione e/o riconversione aziendale in atto sul territorio (Molise, Sardegna, Basilicata…), hanno approntato risposte a contrasto della crisi per minimizzare gli effetti patologici connaturati a momenti economici quale quello che ancora oggi ci troviamo a vivere.

Rita Arcese – [email protected]

F O C U S Difronteallacrisi,investiresullaformazione

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LA LOMBARDIA OFFRE UNA DOTE CONTRO LA CRISI

La crisi economica ha rappresentato per i livelli istituzionali e di governo un banco di prova importante rispetto alla capacità di reagire prontamente e offrire occasioni di crescita in un contesto non privo di difficoltà e insidie. Per Regione Lombardia, in particolare, è stata l’occasione per verificare la tenuta di un modello di politiche per il lavoro già da tempo in corso di sperimentazione, basato sulla libertà di scelta della persona, sulla sua responsabilità e sul diritto per ciascuno di accedere a percorsi personalizzati di formazione e lavoro. L’idea principe è che per accrescere l’occupazione e migliorare la qualità del capitale umano sia indispensabile attivare l’individuo e il suo sistema di relazioni, rendendolo protagonista del proprio percorso di formazione, riqualificazione, accesso al lavoro. Per raggiungere questo ambizioso obiettivo, si è scelto di spostare i finanziamenti pubblici dall’offerta alla domanda, mettendo a disposizione dei cittadini lombardi una Dote, cioè un insieme di risorse e servizi, da spendere presso una rete di operatori accreditati. Nel gennaio 2009 la Regione ha stanziato 137 milioni di euro per due Doti: una Dote Lavoro, per disoccupati e inoccupati, e una Dote Formazione, per diplomati e laureati ancora privi di lavoro a 24 mesi dal conseguimento del titolo di studio. Sono state così erogate circa 40.000 doti, il 50% delle quali risulta oggi concluso. In un secondo momento si è esteso il modello Dote agli interventi anticrisi messi successivi agli Accordi con governo e parti sociali nella primavera 2009. È nata così la Dote Ammortizzatori sociali, che unisce agli interventi di sostegno al reddito previsti per la Cig in deroga e per la mobilità in deroga un insieme di risorse destinate alla frequenza di percorsi personalizzati di formazione e riqualificazione. A caratterizzare questo intervento, per cui la Regione ha stanziato 100 milioni del Por Fse (asse Adattabilità e occupazione), è soprattutto la stretta correlazione tra politiche passive

(sostegno al reddito) e politiche attive (percorsi di riqualificazione): chiunque sia in condizione di accedere agli ammortizzatori sociali in deroga, infatti, è tenuto altresì a dichiarare la propria immediata

disponibilità a partecipare a un percorso di formazione e riqualificazione, finanziato,

appunto, mediante la Dote. Al 30 settembre 2010, l’86% dei percettori di Cig in deroga ha usufruito della Dote Ammortizzatori sociali. Di questi, circa il 66%

ha concluso il percorso. Parliamo di 39.634 persone, cui sono stati dedicati 10.286 corsi di

formazione, per un totale di quasi 1.900.000 ore.Queste le principali aree interessate dai corsi: tecnologica (28,5% dei casi), dei linguaggi (22%), amministrativo-contabile (9,9%), meccanica (6,4%). Al termine della riqualificazione, il 63,9% dei beneficiari ha riottenuto la posizione lavorativa detenuta prima della cassa integrazione, l’11,8% ha visto trasformare o prorogare il proprio contratto di lavoro e un altro 11,8% ha trovato una nuova occupazione. Lo strumento Dote ha dimostrato di saper garantire la flessibilità necessaria per rispondere tempestivamente alle difficoltà occupazionali. L’impatto sociale della crisi, già duro, sarebbe stato presumibilmente insostenibile in assenza di un intervento di questa portata, reso possibile dalla collaborazione di tutti gli attori coinvolti: istituzioni, parti sociali, rete degli operatori accreditati. La sfida è oggi quella di rinnovare tale strumento, ampliando gli elementi di cofinanziamento e integrazione delle risorse, coinvolgendo i livelli territoriali (specie nei contesti di crisi industriale) e rafforzando l’esito occupazionale, con interventi prioritari per le fasce giovani della popolazione.

Renato Pirola – Regione [email protected]

Esper ienza

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F O C U S

L a crisi mondiale ha causato in Europa la perdita di circa 7 milioni di posti di lavoro, rendendo più complesso

raggiungere gli obiettivi della Strategia europea per l’occupazione (Seo); da più parti è stata sollevata la necessità di un intervento immediato da parte degli Stati membri per migliorare competitività e occupazione, perseguendo l’obiettivo del raggiungimento, entro un decennio, del 75% di occupati previsto dalla nuova Strategia Europa 2020. Conoscere le strategie e gli approcci che si sono rivelati efficaci nel gestire la crisi occupazionale risulta quindi necessario anche per coordinare i diversi interventi nazionali verso il comune obiettivo europeo: la piena occupazione e la coesione sociale. Coerentemente con le esigenze legate all’attuale periodo di crisi occupazionale e nella prospettiva di future riforme strutturali, il Ministero del lavoro italiano ha lanciato lo scorso 8-9 luglio la nuova Rete transnazionale Net@work, raccogliendo l’interesse di numerose Regioni italiane e Stati membri. L’obiettivo della Rete è di supportare lo scambio e il confronto tra Paesi sulle misure occupazionali attivate per far fronte alla crisi, per promuovere il consolidamento di prassi e misure di successo. In particolare, la Commissione europea ha sostenuto l’iniziativa auspicando la partecipazione del maggior numero di Stati membri, non solo per sviluppare e diffondere un comune approccio nella gestione delle politiche occupazionali, ma anche per approfondire la conoscenza sulle potenzialità offerte dal Fse per il raggiungimento delle tre priorità fissate dalla Seo: una crescita intelligente, sostenibile, inclusiva. Gli obiettivi e le attività della Rete sono stati definiti tenendo conto degli interessi espressi dai Paesi. In particolare, nel primo incontro dello steering group (25 e 26 ottobre 2010), sono state pianificate nel dettaglio le fasi di lavoro e confermati i temi di confronto finora individuati: flessicurezza e strumenti per l’integrazione tra politiche attive e passive. Sono stati previsti, inoltre, due focus trasversali dedicati al ruolo dei servizi per l’impiego e ad attività di valutazione da avviare sulle misure prese in esame (v. scheda nella pagina seguente). Queste ultime, come ricordato in varie sedi (lo hanno evidenziato sia Michel Laine della Commissione europea in occasione del convegno nazionale svoltosi a Roma lo scorso 11 novembre Fse e misure di contrasto alla crisi, che gli esiti

del seminario Active Labour market policies for the EU 2020 strategy, organizzato dalla presidenza belga lo scorso 28-29 ottobre ad Anversa), rivestono un’importanza strategica affinché i finanziamenti europei si traducano in risultati.Le raccomandazioni di policy, gli strumenti e i modelli di successo che verranno rilevati dalle attività di scambio e analisi della Rete, saranno diffusi attraverso i diversi canali di informazione delle istituzioni nazionali e della Commissione europea. Inoltre, è previsto un Policy Forum finale dedicato ai decisori nazionali, finalizzato alla diffusione e standardizzazione dei risultati della Rete.Dal punto di vista organizzativo e metodologico, il confronto tra Paesi avverrà soprattutto attraverso eventi di scambio tra i partner interessati. La Rete sarà supportata da Isfol, Italia Lavoro e Regione Piemonte per quanto riguarda la gestione dei gruppi di lavoro. È prevista, inoltre, la partecipazione alle attività da parte di esperti dello European Employment Observatory. L’Isfol coordinerà, inoltre, un’analisi comparata delle misure di flessicurezza adottate dai diversi Stati membri e curerà le attività di valutazione. Alla Struttura di supporto alla cooperazione transnazionale Fse dell’Isfol sarà affidata la cura di tutti gli aspetti tecnici riguardanti la gestione generale della Rete. Per maggiori informazioni contattate:[email protected] visitate il sito: www.transnazionalita.it

Giovanna Mangano – [email protected]

Net@work, u n areteperillavoroL’Italia ha lanciato, a luglio 2010, la nuova rete transnazionale Fse per confrontare soluzioni europee al problema della crisi

F O C U S Difronteallacrisi,investiresullaformazione

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F O C U S Di fronte alla crisi, investire sulla formazioneF O C U S Difronteallacrisi,investiresullaformazione

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Net@work,focussullavalutazione

Quali effetti hanno ottenuto le politiche di contrasto alla crisi socio-economica? Quali risultati hanno ottenuto gli sforzi messi in campo dalle Amministrazioni regionali e provinciali impegnati a contrastare la disoccupazione crescente? Come hanno reagito le amministrazioni e i territori per governare l’emergenza? Queste ed altre domande sono al centro dell’agenda politica dei governi. Il convegno Active Labour Market Policies for Europe 2020 Strategy: Ways to Move Forward, svoltosi il 28 e 29 ottobre nell’ambito della presidenza belga dell’Unio-ne europea (per info: http://www.werk.be/beleid/int-eur/ALMP2020Congres/?SMSESSION=NO), si è focalizzato sulla questione dell’efficacia delle diverse tipologie di politiche del lavoro e delle modalità della loro valutazione: a fronte della progressiva diminuzione delle risorse destinate alle politiche attive, diventa infatti fondamentale capire quali siano le più efficaci, su cui concentrare la spesa. La rete Net@work ha previsto uno specifico approfondimento dedicato allo scambio delle pratiche e delle esperien-ze che le autorità di gestione (italiane ed europee) stanno conducendo sul fronte della valutazione degli interventi.Gli obiettivi sono:• effettuare una ricognizione sulle pratiche valutative condotte nei paesi partecipanti;• esaminare le azioni valutative, attraverso un confronto tra metodi e tecniche adottate;• analizzare eventuali condizioni di fattibilità per una proposta di valutazione comune. La necessità di capire quali meccanismi e interventi abbiano meglio intercettato le esigenze sia della domanda che dell’offerta di lavoro in un contesto di grandi sfide economiche e sociali potrà avere nell’ambito di Net@work uno spazio specifico, attraverso la realizzazione di incontri tecnici, sessioni di lavoro e prodotti specifici, tra cui un com-pendium delle prassi e una guida alla realizzazione di studi valutativi sull’efficacia delle politiche di contrasto alla crisi.

Claudia Villante – [email protected]

L e intese bilaterali che hanno promosso i fondi interprofessionali si basavano sulla consapevolezza che

l’investimento nella formazione delle risorse umane fosse un importante fattore di crescita del nostro paese in quanto, al di là di ogni variabile sostegno fiscale, l’unico in grado di incidere realmente sullo sviluppo industriale. Ne eravamo consapevoli allora e continuiamo ad esserlo oggi.Che siano giovani o anziani, dirigenti od operai, tutti i lavoratori devono ormai confrontarsi con un mercato del lavoro competitivo, dove prevalgono professionalità ed esperienza, duttilità e partecipazione, coinvolgimento e interesse. Il lavoro è diventato creativo, le imprese sono laboratori in cui nascono anzitutto idee innovative da

applicare ai processi e trasformare in prodotti. Rendere compatibili i processi di riorganizzazione aziendale significa intervenire soprattutto sul sistema di competenze per l’occupabilità delle persone e sulla competitività delle imprese. Se questo è vero per la generalità delle imprese, lo è ancora di più per le imprese di dimensioni minori, che anche in periodi di crisi riescono ad attivare modelli organizzativi di sostegno pur di adattarsi al mutamento dei mercati. Ecco perché interventi di formazione mirata alle figure-chiave della piccola impresa possono rappresentare un reale supporto alla crescita dimensionale e costituire investimenti di medio-lungo periodo. In tal senso Confindustria ha inteso far operare i due fondi

Laformazionecontinua n e imomentidicrisiCome cambiano le piccole imprese grazie all’investimento nel fattore umano

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F O C U SF O C U S

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F O C U S

– Fondimpresa e Fondirigenti – promuovendo, pur nella diversità dei destinatari, un ampio ventaglio di attività tese a sensibilizzare lo sviluppo dello strumento formativo e una nuova cultura organizzativa presso le piccole e medie imprese.In particolare, l’iniziativa progettuale Competenze manageriali per le Pmi (v. esperienza), recentemente conclusa, ha confermato alcune ipotesi e, al tempo stesso, ha fatto emergere elementi di valutazione utili a migliorare e perfezionare nuove e possibili linee di azione per i fondi. A sostegno delle piccole imprese, infatti, può intervenire il potenziamento delle professionalità che affiancano l’imprenditore nelle scelte organizzative e strategiche, ossia quelle figure direttive che – al di là delle qualifiche giuridiche – svolgono un ruolo di supporto e contribuiscono al processo decisionale aziendale. L’ipotesi di partenza, sostenuta da una diffusa letteratura,

vede nel rafforzamento di una tecnostruttura di supporto la chiave di volta per aiutare l’impresa in percorsi di crescita diversi nelle loro forme e sostenibili nel tempo. Si conferma sempre di più la necessità di lavorare per la creazione ed animazione di una “cultura del territorio”, in cui i cosiddetti organismi intermedi, espressione delle parti sociali, possano agire da anelli di congiunzione fra impresa, territorio e fondi interprofessionali. Confindustria, unitamente al sistema associativo, ai partner sindacali e a Fondimpresa e Fondirigenti, ritiene pertanto utile dare continuità al progetto per assicurare attenzione costante alle piccole e medie imprese e monitorarne i processi di cambiamento e crescita su tutto il territorio nazionale.

Giorgio Usai – [email protected]

COMPETENZE MANAGERIALI PER LE PICCOLE IMPRESE. OSSERVARE LE AZIENDEDALLA PROSPETTIVA DEI TERRITORI

Territori e soggetti coinvolti: Veneto, Marche, Sicilia (Confindustrie regionali, Organismi bilaterali regionali, Federmanager regionali).Articolazione del progetto: I fase: indagine Luiss sulla piccola impresa e sul suo approccio alla formazione, per individuare e stimare il fabbisogno formativo nella prospettiva della crescita e del decision making;II fase: comunicazione e assistenza tecnica, per sensibilizzare le piccole imprese rispetto alla formazione e al rapporto formazione/strategie di crescita sostenibili (anche con il supporto dei fondi interprofessionali). L’azione ha affrontato la presunta distanza delle piccole imprese dalla formazione, verificando come questa non derivi tanto dalla scarsa consapevolezza del fabbisogno formativo (il cosa), quanto dalla difficoltà di rendere fruibile il servizio, ovvero dalle modalità, percepite come distanti, attraverso cui i bisogni possono essere soddisfatti (il come).Principali risultati:- i territori hanno necessità di conoscere i nuovi

fabbisogni di competenze delle imprese, avendo una conoscenza molto parziale di come queste stanno cambiando, delle loro forme organizzative e dei nuovi fattori di vantaggio competitivo;

- le iniziative formative sono frammentate, probabilmente in eccesso rispetto alla capacità di

governo dei territori, costruite su analisi dei bisogni apparenti e poco in linea con le esigenze delle imprese in crescita, in cerca di formazione per lo sviluppo;

- è necessario lavorare anche sull’offerta formativa, visto il permanere del primato di

quest’ultima sulla domanda, cosa che accentua il divario fra programmi formativi disponibili e reali necessità delle imprese; - aumenta il management professionale, portatore di apertura verso sistemi diversi e, in prospettiva, di una domanda di formazione manageriale strutturata.

Giorgio Usai – [email protected]

Esper ienza

F O C U S Difronteallacrisi,investiresullaformazione

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R i fer iment i a cura di OrsolaFornara – Mlps

PercorsidiapprofondimentoCommissioneeuropeaMEMO/10/455 of 29 September 2010, Economic gover-nance package (1): Strengthening the Stability and Growth PactMEMO/10/454, Economic governance package (2): Pre-venting and correcting macroeconomic imbalances MEMO/10/456, Economic governance package (3): Chronology and overview of the new framework of surveillan-ce and enforcementIn risposta alla crisi finanziaria, la Commissione euro-pea ha adottato un pacchetto legislativo che prevede il rafforzamento della governance economica e di bilancio nell’Ue. ec.europa.eu/economy_finance/articles/eu_economic_si-tuation/2010-09-eu_economic_governance_proposals_en.htm

MinisterodellavoroedellepolitichesocialiNewsletter del Convegno Fse e misure di contrasto alla crisi, 2010In occasione dell’incontro istituzionale di comunicazione dei due Pon Fse 2007-2013 del Ministero del lavoro si è fatto il punto sullo stato di avanzamento delle iniziative anticrisi.www.mlpseventofse.it/newsletter/

TecnostrutturaQT i Quaderni di Tecnostruttura n°39, Franco Angeli, 2010Il fascicolo è interamente dedicato alla crisi economica.

BankitaliaLe famiglie italiane e il lavoro: caratteristiche strutturali ed effetti della crisi, Sauro Mocetti, Elisabetta Olivieri, Eliana Viviano, in Questioni di economia e finanzia, 75, Banca d’Italia, 2010Le caratteristiche del mercato del lavoro e gli effetti della crisi vengono studiati usando come unità di analisi la famiglia e non l’individuo. www.bancaditalia.it/pubblicazioni/econo/quest_ecofin_2/QF_75

Commissioneeuropea,DGoccupazione,affariso-cialiepariopportunitàEmployment in Europe 2010 report, Luxembourg, Publi-cations Office of the European Union, 2010I giovani hanno subito maggiormente l’impatto della crisi, con una disoccupazione che colpisce soprattutto i 15-24enni e che in alcuni paesi supera il 30%. ec.europa.eu/social/main.jsp?langId=it&catId=89&newsId=948&furtherNews=yes

Femise (Euro-Mediterranean Forum of EconomicScienceInstitutes)The crisis and exit strategies in the Mediterranean partner countriesI partner del Mediterraneo e le loro strategie di uscita dalla crisi economica. www.enpi-info.eu/medportal/news/project/23340/How-have-the-Mediterranean-partners-been-affected-by-the-global-crisis?-FEMISE-report-points-to-exit-strategies

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L ’educazione permanente è uno strumento imprescindibile contro l’esclusione sociale e la disoccupazione: l’Ue

promuove politiche ed azioni che consentano a tutti di formarsi per acquisire nuove conoscenze e competenze o aggiornare quelle già possedute. In Italia, nel 2009, solo il 6,2% degli adulti tra i 25 e i 64 anni era impegnato in corsi di formazione e aggiornamento (la percentuale Ue è del 9%): sono necessari dunque interventi che stimolino la partecipazione e favoriscano l’emergere dei bisogni formativi.L’obiettivo G Migliorare i sistemi di apprendimento durante tutto l’arco della vita del Pon Fse Competenze per lo sviluppo del Miur promuove un’offerta formativa qualificata per la popolazione adulta nelle regioni Calabria, Campania, Puglia e Sicilia. Interventi formativi flessibili sono svolti da scuole dei Centri territoriali permanenti (i futuri Cpia - Centri provinciali per l’istruzione degli adulti), scuole sedi di corsi serali e scuole dotate di servizi per il territorio grazie alla precedente programmazione Fse 2000-2006, e riguardano le seguenti aree formative: area dei linguaggi, area storico-socio-economica, area scientifica e area tecnologica. Gli interventi sono rivolti a giovani, maggiori di 18 anni, e adulti, con bassi livelli di scolarizzazione o usciti precocemente dal sistema scolastico, adulti con scarsa padronanza dell’italiano, adulti in restrizione della libertà personale. Dal 2007, sono 1309 i progetti autorizzati1, articolati in più corsi. La regione che ne ha gestiti in maggior numero è la Puglia (439 progetti, pari al 33,5%), seguita da Sicilia (28,4%), Campania (24,2%) e Calabria (179 progetti, il 13,7%), per la maggior parte realizzati da scuole medie superiori (870 progetti presso sedi di corsi serali, pari al 66,5%), dato nuovo rispetto al precedente programma Pon 2000-2006, dove prevalevano i Ctp. Le azioni formative per adulti prevedono una rete tra scuole, istituzioni locali, aziende, associazioni ed enti culturali e comunque, anche se presentati da Ctp o scuole del I ciclo, fanno riferimento ad una o più scuole superiori. Nei corsi prevale l’area tecnologica (1777 interventi) a testimonianza dell’investimento su informatica e tecnologia, come da indicazioni europee per la diffusione delle nuove tecnologie

tra gli adulti. 218 sono stati i corsi di lingua italiana richiesti, in aumento rispetto alla precedente programmazione, vuoi perché ci sono più stranieri a frequentare i corsi di italiano L2, vuoi per la finalizzazione di alcuni corsi al rientro nei percorsi di istruzione in età adulta, finalità confermata dall’aumento dei corsi di lingue straniere comunitarie (470) e di matematica (215).Tra le metodologie didattiche prevale il laboratorio (32,3%), approccio che favorisce l’apprendimento a partire dall’esperienza, e come seconda modalità la tradizionale lezione frontale (28,3%); seguono l’apprendimento cooperativo (5,5%), il problem solving (5,1%) e il metodo autobiografico ( 0,7%).I corsisti sono complessivamente 63.167, si confermano in maggioranza donne (66,6%), e per il 93,3% italiani; gli stranieri prevalentemente hanno cittadinanze Ue e dell’area mediterranea. L’età è compresa tra i 30 e i 34 anni (26,1%) e tra i 45 e i 49 anni (22,5%), con diploma di scuola superiore (39,2%), seguito dalla licenza media (31,5%); una percentuale significativa sono disoccupati (30,6%). Il tutor nel progetto orienta e facilita sul piano psico-pedagogico le attività individuali e di gruppo e contribuisce a rimotivare i corsisti all’apprendimento. Anche in questo caso le tutor sono in prevalenza donne (61,2%), tra i 45 e i 49 anni (62%), il 68,9% con laurea, il 53,5% provenienti dalla scuola. A fronte di questi dati, appare necessario intervenire sul precoce abbandono degli studi con azioni mirate, incrementare la partecipazione dei giovani alla vita attiva, prolungare quella dei più anziani riqualificandone le competenze. Non è da sottovalutare, infatti, l’analfabetismo di ritorno: sono moltissime le persone ancora non in grado di utilizzare le nuove tecnologie e pertanto penalizzate nell’accesso a informazioni o servizi indispensabili. L’educazione degli adulti, inoltre, rappresenta un fondamentale strumento per consentire agli immigrati di integrarsi utilmente nel nostro contesto, sia con percorsi formativi linguistici, sia valorizzando le competenze e conoscenze già in loro possesso e non corrispondenti alle posizioni lavorative che occupano.

Giovanna Grenga – [email protected]

IlProgrammaoperativonazionaleFsedelMiurCompetenzeperlosviluppoMigliorare i sistemi di apprendimento durante tutto l’arco della vita

1 I dati sono relativi ad estrazioni statistiche effettuate a gennaio 2010 su tutti i progetti realizzati nell’ambito dell’obiettivo G dal 2007.

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L’offerta formativa dei Centri territoriali permanenti (Ctp) e degli istituti scolastici gestori di corsi serali,

che rientra nella profonda riforma in atto del sistema dell’Istruzione degli adulti (Ida), si conferma anche nell’anno scolastico 2008-09 ampia e diversificata. Emerge però dal monitoraggio nazionale Ida realizzato dall’Ansas una flessione, rispetto al 2007-08, relativamente sia al numero dei corsi complessivamente realizzati, che agli iscritti.Le sedi Ida censite nel 2008-09 (534 Ctp; 934 istituti serali, 256 scuole carcerarie) realizzano complessivamente 19.335 corsi sul territorio nazionale, di cui 10.967 sono corsi brevi modulari di alfabetizzazione funzionale, 4.264 corsi per stranieri e 4.104 corsi del primo ciclo di istruzione. Si assiste ad un calo del 2,4% rispetto all’anno precedente per i corsi di alfabetizzazione funzionale, mentre crescono lievemente in termini percentuali i corsi del I ciclo di istruzione e di quasi 2 punti percentuali quelli per stranieri.Gli iscritti, per la prima volta in decremento dal 2004, sono 461.375, con una flessione soprattutto presso i Ctp e, al contrario, una lieve crescita negli istituti scolastici di II grado gestori di corsi serali.

Riguardo alle tipologie formative, rimangono sostanzialmente stazionari gli iscritti ai corsi per cittadini stranieri per l’integrazione linguistica e sociale (80.006), crescono dell’1,4% gli iscritti ai corsi del I ciclo di istruzione (89.710) e dell’1,8% quelli dei percorsi di studio per il conseguimento del diploma di istruzione secondaria superiore e/o di qualifica (86.645), mentre diminuiscono del 3,5% gli iscritti ai corsi brevi modulari (205.014).I frequentanti sono 371.775, di cui il 61,2% italiani e il 38,8% stranieri. Gli italiani frequentano principalmente i corsi brevi di alfabetizzazione funzionale e i corsi serali per il conseguimento del diploma di istruzione secondaria superiore e/o di qualifica, mentre gli stranieri soprattutto i corsi del I ciclo di istruzione e quelli per l’integrazione linguistica e sociale. La partecipazione più elevata è riscontrabile tra i giovani 20-29enni, mentre decresce in misura sensibile a partire dai 45 anni in su.Quanto alle differenze di genere, si riscontra la medesima tendenza degli anni scorsi: una considerevole affluenza di giovani uomini (16-34enni), che va progressivamente a decrescere con l’avanzare dell’età, al contrario delle donne che frequentano meno in giovane età e progressivamente incrementano la

L’offertaformativaelapartecipazione all’istruzionedegliadultiI dati dell’ultimo monitoraggio Ansas sull’anno scolastico 2008-09 fotografano una lieve flessione di corsi e iscritti rispetto all’anno precedente

Fascia d’etàDonneitaliane %

Donnestraniere %

Uominiitaliani %

Uoministranieri % Totale

16-19 anni20-24 anni25-29 anni30-34 anni35-39 anni40-44 anni45-49 anni50-54 anni55-59 anni60-64 anni65 anni e oltreTotale

5.571 11.839 13.055 13.686 15.052 16.021 14.516 11.757 9.878 8.589 7.514

127.478

4,49,3

10,210,711,812,611,49,27,76,75,9

100,0

8.456 12.283 14.149 12.485 9.246 6.376 4.084 2.581 1.235

648 361

71.904

11,817,119,717,412,98,95,73,61,70,90,5

100,0

8.587 15.905 12.370 12.389 11.305 10.615 7.890 6.003 5.289 4.931 4.823

100.107

8,615,912,412,411,310,67,96,05,34,94,8

100,0

14.073 13.776 14.748 11.607 7.900 4.878 2.759 1.335

664 312 234

72.286

19,519,120,416,110,96,73,81,80,90,40,3

100,0

36.687 53.803 54.322 50.167 43.503 37.890 29.249 21.676 17.066 14.480 12.932

371.775

Distribuzione dei frequentanti per fascia d’etá, genere e provenienza

Fonte: Elaborazione Ansas - Agenzia per lo sviluppo dell’autonomia scolastica (ex Indire)

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partecipazione, soprattutto nella fascia 35-54 anni.Quanto, invece, alla provenienza, la partecipazione degli stranieri è più concentrata nelle fasce giovani d’età, fino ai 34 anni, in misura ancor più significativa di quanto non avvenga nella popolazione italiana che frequenta tali corsi. Con riferimento allo stato occupazionale, gli occupati sono quelli con i più alti tassi di partecipazione ai corsi (tasso medio del 44,6%), rispetto ai non occupati (27,3%), ai disoccupati (21,1%) e ai pensionati (7,1%). Tra gli italiani, circa un frequentante su due è occupato, mentre tra gli stranieri il peso percentuale degli occupati equivale a quello dei non occupati, entrambi oltre il 36%. Inoltre, tra gli stranieri la percentuale di disoccupati tra quanti frequentano un corso di formazione è significativamente più alta di quanto

I l Rapporto di monitoraggio del diritto-dovere, anno 2008, uscito a giugno 2010, presenta i principali dati quantitativi

e qualitativi relativi alle azioni realizzate su tutto il territorio nazionale nel corso dell’anno solare 2008 per promuovere il successo formativo dei giovani 14-17enni. L’attività di monitoraggio, effettuata dall’Isfol per conto del Ministero del lavoro (che ha ripartito tra le Regioni e PA, per l’anno di riferimento, una somma pari ad oltre 202 milioni di euro), si è svolta, come di consueto, con il contributo dei referenti regionali e delle Province autonome per il diritto-dovere. Al documento riguardante l’analisi nazionale è allegato il volume che riporta il dettaglio dei dati regionali e provinciali. Sul fronte della dispersione formativa, oltre 117mila ragazzi tra 14 e 17 anni non hanno seguito, nel corso del 2008, alcuna attività formativa. Di questi, oltre 70mila si trovano nelle circoscrizioni meridionali.Per quanto riguarda la partecipazione ai percorsi di Istruzione e formazione professionale (IFP), per l’a.s.f. 2008-09 si sono registrati quasi 153mila iscritti, due terzi dei quali presso le agenzie formative ed un terzo presso le scuole. A questi vanno aggiunti 2.500 iscritti al IV anno dei percorsi di IFP. Nel complesso, il numero di iscritti ai percorsi triennali di IFP è cresciuto, dal 2007 al 2008, del 9,5%. Per quanto riguarda il lavoro svolto dagli operatori dei Centri per l’impiego (Cpi), il 90% dei Cpi ha realizzato azioni informative; 86% ha svolto attività di orientamento; 67% ha attivato servizi di tutorato. Sono stati reinseriti

registrato tra la popolazione italiana.Quanto alla distribuzione territoriale, più della metà dei partecipanti ad un corso di Ida vive nelle regioni del nord, il 25,9% nelle regioni del sud, il 19,5% in quelle centrali. In seguito alla partecipazione alle attività di formazione degli adulti, nel 2008-09 sono stati rilasciati 18.579 titoli di studio conclusivi del I ciclo di istruzione; 15.235 diplomi di istruzione superiore; 6.083 diplomi di qualifica.

Paola Nicoletti – [email protected]

Ilmonitoraggiodeldiritto-doveredigiugno2010Aumentano gli iscritti all’istruzione e formazione professionale, ma resta il divario tra nord e sud e la necessità di orientare famiglie e insegnanti

oltre 22mila ragazzi nei percorsi di IFP, oltre 3.000 nei percorsi di istruzione e più di 32mila giovani minorenni in apprendistato. Nel 2008 sono stati realizzati presso i Cpi quasi 115mila colloqui di informazione, 72mila colloqui di orientamento e sono stati tutorati 15mila giovani. Infine, l’analisi delle azioni di orientamento descrive una grande numerosità e varietà di interventi sul territorio, dalle azioni di sistema (reti, formazione operatori), alle campagne di informazione, allestimenti siti web, produzione di strumenti per l’orientamento. Si registrano inoltre numerose azioni orientative specifiche nelle scuole di I e II grado e nelle agenzie formative, azioni per specifici target di utenti (immigrati, disabili, minori sottoposti a misure restrittive), azioni di sostegno alla genitorialità.L’analisi dei dati conferma alcuni punti di attenzione: prima di tutto il grande divario esistente tra le Regioni del sud e quelle del centro-nord, sia per quanto riguarda i numeri dei dispersi sia il livello dei servizi atti a recuperarli. Al centro-nord ci sono circa 4 dispersi ogni 100 ragazzi, al sud oltre 7 ogni 100. Sul fronte dei servizi, le province del centro-nord che possiedono un’anagrafe sono il 75%, mentre nelle circoscrizioni meridionali sono esattamente la metà; nelle diverse aree del centro-nord, i Cpi che svolgono azioni di orientamento sono compresi tra l’86 e il 97%, mentre al sud sono solo il 76%. Rimane insufficiente lo stato di avanzamento dei sistemi informativi sull’utenza, soprattutto nelle circoscrizioni meridionali (i sistemi informativi hanno censito il 66% dei giovani in diritto-dovere, circa 1 milione e 300mila ragazzi).

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I l repertorio delle qualifiche professionali in uscita dai percorsi di istruzione e formazione è stato ampliato dall’accordo

Stato-Regioni del 5 febbraio 2009, che ha confermato le 14 figure dell’accordo precedente (5 ottobre 2006), aggiungendone 5 di nuova elaborazione. Tale processo è stato poi recentemente perfezionato con l’accordo del 29 aprile 2010, che ha portato a 21 le qualifiche triennali e ha introdotto 21 nuovi diplomi quadriennali1. Di seguito si presentano i dati relativi ai qualificati nel 2007/08 nei percorsi triennali, distinti per qualifica, raccolti dal Rapporto di monitoraggio sul diritto-dovere, anno 20082. Tale rilevazione è anteriore a entrambi gli accordi del 2009 e del 2010, pertanto si è chiesto alle Regioni di prendere a riferimento le 19 qualifiche professionali previste dall’accordo 2009, per verificare su quali percorsi si è concentrata l’offerta formativa.Le amministrazioni hanno suddiviso il dato dei qualificati per le 19 qualifiche, specificando dove esse risultassero esattamente corrispondenti a quelle dell’accordo e dove, invece, risultassero ad esso riconducibili. Ad esempio, le qualifiche di operatore servizi ristorativi e di cuoco sono state ricondotte alla qualifica ex-accordo 2009 di operatore della ristorazione-cuoco-cameriere.Infine, si è chiesto di specificare il numero di qualificati riferiti a figure professionali non previste dall’accordo: ad esempio, operatore nautico, operatore dello spettacolo, operatore di

consolle. Il totale delle qualifiche rilasciate a livello nazionale ammonta a 24.300 circa3, di cui 23.598 (97%) afferenti o riconducibili alle qualifiche dell’accordo e circa 700 extra-accordo.Come si evince dal grafico, le figure su cui si concentra il maggior numero di qualificati a livello nazionale sono: operatore del benessere (circa il 17% di qualificati), installatore manutentore impianti elettrici (circa il 15%); seguono poi l’operatore della ristorazione (14%), l’operatore amministrativo segretariale (circa il 13%) e l’operatore meccanico di sistemi (circa il 12%).

GliesitideipercorsidiIFP-Istruzione eformazioneprofessionaleDal rapporto di monitoraggio sul diritto-dovere, un approfondimento per profili professionali

1 Cfr. l’accordo Stato-Regioni del 29 aprile 2010, riguardante il primo anno di attuazione 2010/2011 dei percorsi di istruzione e formazione a norma dell’art. 27, c.2 del d.lgs n. 226/2005.2 Sul Rapporto, cfr. in questo numero di Formamente il contributo di E. Crispolti.3 Il numero è sottostimato a causa della mancanza di dati relativi ad alcune Regioni (Liguria, Campania, Calabria, Sardegna); per l’Emilia Romagna i dati si riferi-scono ai soli percorsi svolti all’interno delle agenzie formative, con esclusione delle scuole.

Operare in questa direzione appare particolarmente urgente, anche in vista della costruzione dell’anagrafe nazionale dello studente, su cui si è espresso il decreto del Ministero dell’istruzione del 5 settembre 2010. Altrettanto urgente risulta affrontare le problematiche di disorientamento che giovani e famiglie vivono di fronte ad un sistema formativo in continua trasformazione (riforme, complessità dell’offerta, evoluzione delle tipologie formative dell’IFP). Occorre diffondere servizi orientativi nelle istituzioni scolastiche, progettandoli affinché raggiungano i destinatari più deboli, nonché indirizzare azioni orientative verso gli insegnanti

delle scuole secondarie di I grado, i quali costituiscono spesso il filtro tra la famiglia e la scelta formativa. Il rapporto è online su Europalavoro, sezione Operatori, Formazione, Diritto-dovere, Documentazione, Strumenti e ricerche: www.lavoro.gov.it/Lavoro/Europalavoro/Sezione Operatori/Formazione/Documentazioneformazione/ObbligoStrumentiricerche.htm

Emmanuele Crispolti – [email protected]

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Nelle ultime sei posizioni, per numerosità, troviamo i qualificati nelle cinque nuove figure professionali dell’accordo del 5 febbraio 2009 che, come si diceva, sono stati ascritti ad esse solo a posteriori.Tra le sei qualifiche meno presenti vi è anche quella di operatore magazzino merci (36 qualificati sull’intero territorio nazionale, in Emilia Romagna e Toscana), qualifica già inserita nell’accordo del 2006 e successivamente ridefinita come operatore dei sistemi e dei servizi logistici nell’accordo 2010 relativo alle 21 qualifiche. Per quanto riguarda le circa 700 unità figure professionali regionali extra-accordo, il 40% circa è rappresentato da figure strettamente legate al settore informatico, che evidentemente non trovano nell’accordo un riferimento specifico. Non hanno infatti posto qualifiche quali operatore informatico

multimediale; operatore informatico; informatico disegnatore Cad; addetto alle procedure informatiche; data administrator; assistente utenti prodotti informatici; tecnico di applicazioni informatiche. Sembrerebbe dunque che, sebbene la logica degli accordi abbia privilegiato la scelta di non dedicare alle competenze informatiche una qualifica specifica, bensì di renderle trasversali alle diverse figure professionali, alcune Regioni abbiano inteso rispondere ai bisogni formativi espressi dall’utenza e dal territorio rilasciando al contrario qualifiche specifiche nei servizi informatici.

Valeria Scalmato – [email protected]

0

500

1000

1500

2000

2500

3000

3500

4000

4500

Operatore del benessere

Installatore manutentore impianti elettrici

Operatore della ristorazione cuoco-cameriere

Operatore amministrativo segretariale

Operatore meccanico di sistemi

Operatore dell’autoriparazione

Operatore grafico

Operatore del punto vendita

Montatore meccanico sistemi

Operatore alla promozione e accoglienza turistica

Operatore edile

Installatore manutentore di impianti termo idraulici

Operatore del legno e dell’arredamento

Operatore agricolo

Operatore dell’abbigliamento

Operatore agroalimentare

Operatore delle lavorazioni artistiche

Operatore di magazzino merci

Operatore delle produzioni chimiche 0

3.953

3.523

3.062

2.916

1.160

1.118

953

844

544

533

444

321

286

196

194

154

36

Fig. 1 - Numero di qualificati nell’a.s.f. 2007/2008 per figure professionai

ex-accordo 5 febbraio 2009

Fonte: Isfol, Rapporto di monitoraggio diritto-dovere 2008. Elaborazione Isfol su dati regionali e provinciali

LLL

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A poco meno di tre anni dalla fine dei programmi europei di istruzione e formazione, già si pensa al loro futuro,

quando crescerà sempre più l’opportunità, per i giovani cittadini europei, di beneficiare di un periodo di mobilità transnazionale finalizzata all’apprendimento. La possibilità di integrare il proprio percorso di formazione e istruzione con un’esperienza di studio e lavoro all’estero è un processo che ha coinvolto, negli ultimi anni, un numero crescente di individui. Ogni anno, nel quadro del Programma Leonardo da Vinci, circa 5000 italiani/e, prevalentemente studenti in formazione professionale iniziale, neodiplomati e neolaureati, giovani lavoratori e apprendisti, persone in cerca di prima occupazione, usufruiscono di una borsa di mobilità che rappresenta per loro un’opportunità di crescita personale e professionale difficilmente realizzabile nei tradizionali contesti formali di apprendimento. Per molti, inoltre, si tratta della prima occasione di viaggio all’estero non finalizzato al semplice turismo.L’esperienza di quindici anni di vita del Programma e i risultati di recenti indagini volte a valutare l’impatto dei tirocini all’estero, mostrano quanto il successo dell’esperienza sia connesso alla qualità delle attività preparatorie realizzate prima della partenza. Spesso, infatti, il partecipante tende a vivere l’inserimento nel nuovo contesto sociale e lavorativo in base a regole e comportamenti che ritiene corretti perché lo sono nella cultura del suo paese, sottovalutando le diversità che invece possono esserci sia nelle relazioni con gli altri che nell’organizzazione del lavoro.Pregiudizi e generalizzazioni aumentano il rischio di fraintendimenti, la mancata comprensione dei ruoli e le difficoltà di integrazione nella realtà di accoglienza. La preparazione preliminare dei partecipanti deve quindi riguardare gli aspetti linguistici, pedagogici e culturali, al fine di permettere al giovane di riflettere sui propri bisogni in termini di aspettative, timori, motivazioni, fornendo al contempo le conoscenze necessarie sul paese ospitante.Per dare una dimensione dell’importanza di tali attività nelle azioni di mobilità, basti pensare che mediamente, ogni anno, vi vengono investiti dal programma Leonardo quasi 1,5

milioni di euro. Questa cifra corrisponde al valore di circa 4-500 borse di mobilità.In considerazione di quanto detto, l’Isfol e l’Agenzia nazionale LLP-Programma settoriale Leonardo da Vinci, nel corso del 2010, hanno realizzato un’indagine finalizzata alla raccolta e all’analisi dei materiali e degli strumenti che, nell’ambito dei progetti di mobilità realizzati in Italia nelle annualità 2006-2007, sono stati elaborati ed utilizzati nel corso delle attività preparatorie. Il materiale raccolto è stato classificato e archiviato per tipologia, destinatari, obiettivi, paesi di destinazione, con l’obiettivo ultimo di renderlo disponibile a tutti i potenziali promotori di iniziative di mobilità. È nato così il database del vortale Preparalamobilità (www.preparalamobilita.it) che rende facilmente accessibili questi materiali grazie ad un sistema di navigazione intuitivo e funzionale, fornendo un efficace supporto allo svolgimento di esperienze di apprendimento all’estero.Insieme agli strumenti e ai materiali didattici, sono inoltre disponibili le schede descrittive dei processi e dei contesti formativi in cui tali dispostivi si sono sviluppati e sono stati poi utilizzati. Si tratta essenzialmente di manuali, dispense, linee guida, glossari, schede informative elaborate a supporto di brevi moduli formativi destinati alla preparazione culturale, pedagogica-professionale e linguistica. I contenuti di tale materiale sono di natura varia, dalle semplici informazioni sui sistemi di protezione sociale, sanità, leggi e norme inerenti la presenza dei cittadini stranieri e il loro collocamento lavorativo nei paesi di accoglienza, alle “schede paese”, nelle quali vengono evidenziati e sintetizzati, accanto ad alcune norme e leggi fondamentali, anche usi, costumi e altre informazioni di natura culturale.Partire, dunque, è importante, ma partire preparati è fondamentale!

Roberta Grisoni – Isfol [email protected]

Preparalamobilità,unvortaleasupportodellamobilitàtransnazionale

Sono circa 5000 le persone che ogni anno trascorrono un periodo formativo all’estero grazie al programma Leonardo: per sfruttare al meglio l’occasione è importante partire preparati

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Per trovare

un lavoro

U na recente indagine (ottobre 2010) dell’ufficio studi di Confartigianato Imprese su disoccupazione e mestieri

“trascurati” ha fotografato quello che può essere definito il paradosso del mercato del lavoro giovanile nel nostro paese: imprese che cercano personale specializzato e giovani che non trovano lavoro. Nel 2010, con la ripresa dell’economia, le assunzioni previste dalle imprese sono tornate a salire e contemporaneamente è tornata a crescere la difficoltà di reperimento di personale non stagionale. In particolare, emerge che il 26,7% del fabbisogno occupazionale per il 2010 rimane insoddisfatto, oltre 6 punti percentuali in più rispetto al 2009. La difficoltà si deve per il 14,3% alla mancanza di candidati con profilo professionale adeguato al fabbisogno e per il 12,4% a un ridotto numero di candidati.Tale difficoltà di reperimento riguarda anche le 68 professioni più richieste dalle imprese artigiane. Da questo punto di vista, secondo i dati Excelsior 2010 (Unioncamere e Ministero del lavoro), le professioni a vocazione artigianale più difficilmente reperibili sono gli installatori di infissi e serramenti, seguono panettieri e pastai artigianali, tessitori e maglieristi, tagliatori di pietre, scalpellini e marmisti, pasticceri e gelatai. La lunga lista prosegue con le attività di pavimentatore, sarto, parrucchiere, falegname e cuoco, cameriere e muratore.I dati sulla difficoltà di reperimento di manodopera vanno collegati a quelli sulla disoccupazione, soprattutto giovanile. Il nostro Paese registra uno dei più alti tassi di disoccupazione dei giovani tra 15 e 24 anni: il 25,9% a fronte del 20,2% della media Ue, con dati allarmanti nel Mezzogiorno, dove si arriva al valore massimo del 33%, pressoché il doppio rispetto al centro (17,2%) e quasi tre volte rispetto al nord (12%).Inoltre, due giovani su tre (9.343.000 unità) non hanno contatti col mondo del lavoro durante gli studi (nel Mezzogiorno la situazione è ancora più critica: solo il 18,2% ha svolto attività lavorativa o programmi di studio-lavoro durante il percorso scolastico) e solo il 4% si inserisce nel mercato del lavoro grazie ad una precedente esperienza lavorativa.Vanno quindi evidentemente valorizzate le forme di lavoro, come il contratto di apprendistato, che possono facilitare

l’accesso dei giovani al lavoro e favorire i processi di formazione in azienda. Questi obiettivi sono stati fatti propri dall’intesa del 27 ottobre 2010 tra Governo, Regioni, Province autonome e parti sociali per il rilancio dell’apprendistato quale principale canale di ingresso dei giovani nel mercato del lavoro, attraverso percorsi integrati di formazione e lavoro.Vanno, inoltre, promossi strumenti per facilitare l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro: i mutamenti dei processi produttivi contribuiscono, infatti, alla nascita di nuovi lavori e nuove professioni. Secondo lo studio di Confartigianato è necessario migliorare l’azione dei soggetti, anche pubblici, che si occupano di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro: le segnalazioni delle scuole, l’attività delle Agenzie per il lavoro e dei Centri per l’impiego, supportano l’ingresso solo dell’8,3% dei giovani tra 15 e 34 anni non più in istruzione (il 4% nel Mezzogiorno), mentre ben il 55,3% dei primi ingressi nel mercato del lavoro avviene ancora mediante canali informali.Appaiono quindi essenziali azioni che avvicinino le competenze richieste a quelle offerte, creando sinergie tra servizi pubblici, operatori privati e imprese, associazioni di categoria e bilateralità. Obiettivi, questi, enunciati dal Ministero del lavoro nel Piano triennale per il lavoro, che sottolinea l’importanza del potenziamento della rete degli operatori, autorizzati o accreditati, per realizzare, a livello regionale e nazionale “servizi istituzionali di accesso nella rete alle imprese che domandano e ai lavoratori che offrono lavoro”. In tal senso, importante è stata la creazione del portale Cliclavoro del Ministero del lavoro, realizzato per favorire e migliorare l’intermediazione tra domanda e offerta di lavoro, con l’obiettivo di garantire a cittadini ed imprese un accesso immediato ad un catalogo completo di informazioni e servizi per il lavoro.

Silvia Ciuffini e Paolo Perruzza – Confartigianato Imprese [email protected]

[email protected]

Imestieri“trascurati”nelmercatodellavorogiovanileDa uno studio di Confartigianato Imprese emerge il paradosso

italiano: imprese che cercano personale specializzato e giovani

che non trovano lavoro

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LLL un lavoro Per trovare

S lest sta per Standard linguistico europeo per il settore turistico. Sviluppato grazie al programma Leonardo da

Vinci da Uet (Istituto europeo per il turismo) e diversi partner internazionali (European College of Business and Management di Londra, Università di Malaga, Università La Sapienza di Roma, Università di Konya in Turchia), è relativo alle cinque più importanti lingue Ue (francese, inglese, italiano, spagnolo e tedesco) e al turco.Per la prima volta in Europa si ha a disposizione uno standard unico per tutte le lingue e professioni coinvolte. La certificazione Slest si rivolge a chi intende confermare l’alto livello di specializzazione delle proprie capacità linguistiche, per investire sul proprio futuro professionale: essendo il risultato della collaborazione tra professionisti del turismo e specialisti della formazione linguistica dei maggiori paesi europei, gli esami garantiscono e rispecchiano il legame tra formazione linguistica e mondo del lavoro. I contenuti, infatti, sono stati definiti sulla base del reale fabbisogno e sul concreto uso delle lingue nelle varie professioni: camerieri, addetti alla reception dell’albergo, collaboratori nelle agenzie di viaggio, guide turistiche, figure a livello manageriale.Lo Slest è stato elaborato sulla base del Quadro comune europeo di riferimento per le lingue (QEF), che presenta in maniera trasparente le indicazioni riguardanti lo studio delle lingue, la loro applicazione e le competenze linguistiche da ottenere, suddivise in sei livelli: A – Uso elementare della lingua straniera (A1 e A2), B – Uso indipendente della lingua straniera (B1 e B2), C – Uso competente della lingua straniera (C1 e C2, che corrisponde al livello di madrelingua).Oltre a creare un’offerta standardizzata e completa nel turismo, il progetto, denominato Imvols, ha realizzato, per i due livelli A2 e B1, un corso di lingua su cd-rom e diversi materiali ad uso di insegnanti e/o studenti. Per i due livelli A2 e B1 e per le sei lingue sono state inoltre definite le indicazioni del “saper fare” di quattro importanti gruppi professionali del turismo: camerieri, guide turistiche, addetti alla reception degli alberghi e impiegati nelle agenzie di viaggio, tenendo conto del fatto che non tutte le abilità linguistiche sono ugualmente importanti. Nel turismo infatti prevale l’interazione orale su tutte le altre abilità: un cameriere, per esempio, non si troverà quasi mai nella situazione di dover scrivere qualcosa nella lingua straniera, di

conseguenza l’abilità “scrivere” non è prevista nelle descrizioni del “saper fare”, né nell’esame per questa professione.La scelta dei contenuti della comunicazione linguistica, cui si riferiscono le indicazioni del “saper fare”, si è basata su indagini e sondaggi effettuati in tutta Europa presso i professionisti del settore turistico. Le situazioni lavorative sono descritte in forma generale (indicazioni del saper fare globali), e in forma più particolare (indicazioni dettagliate Slest del saper fare). Il tutto è completato da esempi per l’esame e da indicazioni riguardanti i testi coinvolti, utilizzabili sia nell’esame sia durante le lezioni. In questo modo si danno anche indicazioni riguardanti il contenuto tematico degli atti comunicativi: chi comunica, in quale maniera, in quale situazione e con chi, tralasciando invece indicazioni su aspetti (para)linguistici (pronuncia, fluidità di espressione, pause, quantità e tipo di errori, adeguatezza dell’enunciato, ecc.), difficilmente collocabili in elenchi come quelli presenti e difficilmente descrivibili in maniera obbiettiva.Gli aspetti formali della comunicazione linguistica sono descritti all’inizio di ogni lista, riferiti a ciascun livello di competenza, oppure negli esempi per l’esame. In alcuni casi le liste contengono ripetizioni, perché singoli aspetti generali del saper fare possono essere attribuiti a tematiche simili. Per chiarezza sono state inoltre a volte separate attività linguistiche nella realtà strettamente collegate, ricreando la suddivisione tra parlare, ascoltare, leggere e scrivere, che poi durante le lezioni o l’esame, invece, sarà possibile riunificare attraverso compiti adeguati (per esempio tra leggere e scrivere).Per informazioni: www.imvols.org e www.slest-turism.org.

Marina Ambrosecchio e Michael SchlichtUet Istituto Europeo per il Turismo

[email protected]

Esamiinternazionalidilinguastranieraperprofessionistidelsettoreturistico

Frutto di una collaborazione internazionale, uno standard linguistico europeo garantisce le competenze linguistiche di chi lavora nel turismo

Per le impreseeperchi lavora

LLL

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I dirigenti e i quadri in Italia, nel 2009, rappresentano il 9,6% del personale dipendente. L’elaborazione Isfol

dei dati Forze lavoro Istat evidenzia come i processi di riorganizzazione in corso nelle imprese – in cui assume particolare rilievo l’obiettivo della riduzione dei costi – abbiano determinato una flessione particolarmente elevata del numero di dirigenti (circa 35.000, il 7% sul totale della categoria) rispetto all’anno precedente, dato superiore sia a quello relativo ai quadri (-2,4%, pari a circa 30.000 quadri) che agli altri dipendenti (-0,6%). Nelle regioni interessate dall’obiettivo convergenza Fse (Campania, Puglia, Calabra, Sicilia) e nella Basilicata operano il 22,5% dei dirigenti e il 20,6% dei quadri, percentuali sostanzialmente coerenti con la distribuzione del personale dipendente totale nelle medesime regioni (21,8%). Il numero di dirigenti, in termini percentuali, è però superiore a quello medio nazionale, forse per la maggiore incidenza del settore pubblico nelle regioni considerate. Una riflessione simile, ma di segno opposto, può essere avanzata per la minore incidenza di quadri, più caratteristici del settore privato.In tali regioni si assiste, rispetto alla media nazionale, ad una maggiore distribuzione nelle classi di età più elevate: i manager con 55 anni e oltre sono il 29% nelle regioni ob. convergenza e Basilicata, a fronte del 22,9% a livello

nazionale. Anche le fasce più giovani (25-44 anni di età), che potrebbero garantire il ricambio, sono il 31,2% a fronte del 39,3% a livello nazionale.Comparando la distribuzione dei titoli di studio – in valori percentuali – con quella analoga a livello nazionale, si evidenzia la maggiore presenza (oltre 6 punti di scarto) di manager con laurea nelle regioni del sud. Per quanto attiene al ricorso alla formazione continua, di cui dirigenti e quadri sono importanti fruitori, rispetto ad una media nazionale1 del 2,9% di formati, i dirigenti e i quadri che hanno partecipato ad almeno un’iniziativa formativa risultano essere rispettivamente il 12,7% e il 10,7% delle relative categorie professionali, anche se nel 2009 c’è stata una diminuzione nella partecipazione. Peraltro, nelle regioni del Mezzogiorno, le aziende tendono a organizzare meno facilmente corsi per i propri dipendenti, con uno scarto di oltre 3 punti percentuali rispetto al valore medio nazionale. Inoltre l’offerta di formazione manageriale del Mezzogiorno si trova spesso in situazioni competitive asimmetriche, non solo rispetto all’offerta presente in altre aree del paese, ma anche all’interno delle stesse regioni. È indubbio che il rafforzamento del tessuto manageriale debba essere perseguito a livello locale, livello che rende possibile declinare efficacemente politiche capaci di

LaformazionemanagerialeperlacompetitivitànelMezzogiornoLa qualità del management delle imprese pubbliche e private è tra i fattori che più incidono sullo sviluppo di un’economia sostenibile ed innovativa e va perseguita a partire dalle necessità del territorio

1 Calcolata su popolazione adulta dai 15 anni in su.

Dirigenti Quadri Totaledipendenti

% Dirigenti % Quadri

Regioni ob. convergenza e Basilicata

Italia

104.973

465.651

246.603

1.198.564

3.763.405

17.276.720

2,79

2,70

6,55

6,94

Dirigenti e quadri nelle regioni obiettivo convergenza e Basilicata

(v.a. e % sul totale dei lavoratori dipendenti dell’area) - Anno 2009

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Per le impreseeperchi lavora

tenere conto degli orientamenti di sviluppo dei mercati e dell’economia, delle opportunità di crescita occupazionale, delle sinergie con altre politiche e strumenti, degli ostacoli sociali e culturali.Recentemente l’Isfol, in collaborazione con Asfor (Associazione italiana per la formazione manageriale), ha avviato in Puglia azioni pilota di ricerca e di sensibilizzazione, allo scopo di promuovere la qualificazione dell’offerta rivolta ai manager. Nel settembre 2010, in occasione della Fiera del Levante, è stato realizzato un workshop che ha permesso di fare il punto sui temi della formazione dei manager nel Mezzogiorno, catalizzando l’attenzione di un’ampia platea di qualificati attori, sia a livello nazionale che locale, impegnati

nella promozione e programmazione della qualità degli interventi nonché nella loro realizzazione. Si tratta di un primo, necessario, passo per la promozione di tavoli regionali sulla formazione manageriale, finalizzati a creare convergenza tra: gli strumenti di promozione della formazione di titolari, manager e alte professionalità coinvolte nei processi di sviluppo dell’innovazione e della competitività di impresa; le strategie per la promozione dello sviluppo locale; l’offerta di formazione manageriale presente sul territorio.

Pierluigi Richini – [email protected]

PMIpiùsicureconleLineeguida231L’iniziativa formativa di Confapi per rafforzare la sicurezza e laresponsabilità amministrativa di impresa

La Confapi, Confederazione della piccola e media industria privata, ha deciso, per rafforzare la sicurezza nelle Pmi,

di impegnarsi anche nell’ambito del quadro normativo sulla responsabilità amministrativa d’impresa, secondo il D.lgs. 231/2001. Da qui è nata l’esigenza di creare uno strumento per le aziende e per tutte le piccole imprese associate: le Linee guida per la responsabilità amministrativa nelle Pmi, adatte e adattabili alle peculiarità delle Pmi. Approvate il 15 giugno 2010 dal Ministero della giustizia, esse rappresentano uno strumento di conoscenza, approfondimento, orientamento e adeguamento alle prescrizioni normative e sanzionatorie previste dal decreto. Le Linee guida si aprono con la puntuale descrizione e spiegazione degli aspetti più prettamente giuridici e normativi legati al decreto: la responsabilità amministrativa degli enti, l’ambito soggettivo ed oggettivo di applicazione della norma e gli aspetti sanzionatori. Di particolare interesse, per gli operatori del sistema, è la parte dedicata alle ipotesi di esclusione di responsabilità dell’ente, relativa alla definizione e adozione dei modelli di organizzazione che, sebbene non obbligatoria, è condizione necessaria per beneficiare della clausola esimente prevista dalla normativa. Difatti, la mancata adozione del modello espone l’ente al rischio di sanzioni, anche significative, per i reati eventualmente commessi dalle persone fisiche che operano per l’ente stesso; l’adozione del modello organizzativo può costituire, viceversa, un’opportunità di sviluppo per le imprese, sia in termini di efficienza e affidabilità delle procedure interne, che del miglioramento dell’immagine. Peraltro, uno dei requisiti indispensabili per poter essere esenti da responsabilità

amministrativa è la nomina dell’Organismo di vigilanza che, nell’ipotesi di enti di piccole dimensioni, può coincidere con l’organo dirigente. Gli enti di piccole dimensioni, secondo il dettato normativo, possono pertanto far svolgere direttamente i compiti di vigilanza sul funzionamento e l’osservazione dei modelli all’organo dirigente, facendo a meno dell’organo di vigilanza creato ad hoc. Un’ulteriore e rilevante parte delle Linee guida 231 Confapi è il focus sicurezza: il decreto prevede una forma di esonero dalle responsabilità se l’ente o l’impresa è in grado di dimostrare di aver adottato e attuato un modello organizzativo e di controllo adeguato a prevenire l’evento dannoso. A tal proposito, il D.lgs n. 81/2008 – così come aggiornato dal D.lgs n. 106/2009 – offre la possibilità di un supporto alle imprese da parte degli organismi paritetici. Le imprese potranno ricorrere all’ausilio della bilateralità per attestare l’adozione e l’efficace attuazione dei modelli organizzativi. L’intervento della bilateralità – da sempre vicina alla piccola dimensione aziendale – può incidere sensibilmente sull’efficacia dell’adozione dei modelli organizzativi nelle Pmi, nonché limitare i costi dell’adozione dei modelli di organizzazione e gestione nelle Pmi. È in quest’ambito di sviluppo e promozione di strumenti reali per le Pmi che Confapi, partendo dall’adozione di un modello organizzativo asseverato, offre all’imprenditore, oltre ad una tutela, anche un’opportunità di sviluppo dell’impresa, sia in termini di efficienza, che di affidabilità delle procedure interne. Soprattutto in questa fase applicativa delle Linee guida, l’importanza della formazione è predominante. In tal senso, il sistema Confapi si è attivato attraverso il proprio

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QUALE INFORMAZIONE E FORMAZIONE EFFICACE? IN UN CONVEGNO A MODENA,PREMI E NOVITÀ IN TEMA DI SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO

Organizzato da Azienda Usl di Modena, Regione Emilia Romagna, Inail Emilia Romagna in collaborazione con Ispesl, si è svolto a Modena il 6 e 7 ottobre 2010 il convegno conclusivo della rassegna/concorso Inform@zione che, dal 2002, è dedicata a prodotti informativi e formativi per la crescita della cultura della prevenzione in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro. Come nelle edizioni precedenti, anche per il 2010 sono stati selezionati i progetti più significativi per qualità tecnica, rilevanza e originalità del tema, efficacia della comunicazione e dell’azione formativa. Il convegno è stato inoltre l’occasione per approfondire tre tematiche: la valutazione dell’efficacia dell’intervento informativo o formativo; la “manutenzione sicura” (oggetto della Campagna europea per la salute e la sicurezza sul lavoro indetta per il 2009-2010) e l’informazione e formazione per dirigenti e preposti.Il primo aspetto ha stimolato la riflessione degli esperti

sull’efficacia degli interventi formativi basati su un’articolazione di sistemi e programmi meglio definiti e che cominciano a prevedere in maniera organizzata percorsi di valutazione e monitoraggio. Il secondo

aspetto, più tecnico, ha fornito l’occasione per confrontarsi e individuare percorsi condivisi sulla

cosiddetta “direttiva macchine”. Da ultimo, ma non ultimo, è stata affrontata la formazione per dirigenti e preposti, ad oggi oggetto di confronto tra Ministero del lavoro, Regioni e

Province autonome e parti sociali. Il dibattito, in considerazione del ruolo centrale di dirigenti

e preposti nel sistema lavoro e rispetto alla prevenzione e sicurezza, è stato particolarmente vivace e ha evidenziato, ancora una volta, tutta l’attenzione e le aspettative dei soggetti coinvolti.

Donato Lombardi – Agenzia del lavoro di [email protected]

Esper ienza

fondo interprofessionale Fapi, per promuovere le attività di formazione continua dei dipendenti delle Pmi, con iniziative mirate alle imprese aderenti al sistema. Solo a titolo esemplificativo si riporta il progetto Sicurezza nei luoghi di lavoro e buone prassi, promosso dall’Enfea (Ente nazionale per la formazione e l’ambiente), ente bilaterale di Confapi, Cgil, Cisl, Uil, coadiuvato da operatori e ricercatori del mondo universitario e scientifico, per sviluppare buone

prassi in materia di sicurezza del lavoro e miglioramento della gestione aziendale della sicurezza e del clima relazionale e per sviluppare competenze aziendali che permettano alle aziende di accedere a percorsi premianti o modelli organizzativi in armonia con le Linee guida 231 Confapi.

Armando Occhipinti – [email protected]

Per migliorarei sistemiLLL

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i sistemi

LenuoveprofessionalitàdelturismoSi è concluso l’aggiornamento delle competenze delle figure

professionali nel settore turismo con il contributodella Ugl al tavolo tecnico

I l tema delle competenze ha in ambito europeo una storia significativa, sia in termini cronologici che contenutistici.

Tre Direttive (D. CEE 89/48; D. CEE 92/51; D. CEE 99/42) ne hanno definito i principi fondamentali: la reciproca fiducia tra sistemi formativo-educativi dei paesi membri; i meccanismi di riconoscimento, interpretati nel modo più favorevole alla persona; le attestazioni di competenza rilasciabili in seguito ad un “apprezzamento di qualità personali, attitudini o conoscenze da parte di un’autorità, senza preventiva formazione”; il diritto alla mobilità, sia nello spazio nazionale che europeo.Per tradurre in pratica questi principi è fondamentale costruire un sistema di certificazione delle competenze che incentivi non solo e non tanto la mobilità fisica e geografica delle persone, quanto la leggibilità e la trasferibilità delle competenze possedute, il capitale distintivo dell’Ue nel paradigma dell’Europa delle conoscenze. La gestione delle competenze è quindi riconosciuta come uno dei fattori principali su cui investire per fare dell’Europa la società della conoscenza più competitiva e dinamica del mondo. Bruxelles raccomanda di correlare entro il 2010 i sistemi nazionali di qualifiche con il Quadro europeo, in modo che dal 2012 tutti i certificati di qualifica, i diplomi e gli altri titoli di studio identifichino meglio conoscenze, abilità e competenze. Nel nostro Paese il percorso, avviato a più riprese fin dal 2007 con il Tavolo unico per la costruzione del sistema nazionale di standard minimi professionali, standard formativi e riconoscimento e certificazione degli standard, è stato da poco ripreso, anche a seguito dell’Accordo del 17 febbraio 2010. Per i settori turismo e meccanico si è concluso il lavoro tecnico che ha prodotto 182 unità di competenza delle figure del settore meccanico e 115 del turismo. Il Tavolo, col supporto tecnico di Isfol, ha affrontato diversità e peculiarità delle figure professionali, specie quelle emergenti, descrivendole sulla base delle unità professionali definite da Istat-Isfol in 24 aree economico-professionali. L’Ugl ha fortemente sostenuto la necessità di legare le figure professionali del turismo a quelle dei beni culturali, miniera insostituibile per lo sviluppo occupazionale del Paese. L’industria turistica, che nonostante le potenzialità e i continui richiami alla

sua importanza, non riesce a decollare, deve invece diventare volano di sviluppo e rilancio, specie per il sud del paese. Il turismo rappresenta infatti un importante bacino occupazionale in fluida evoluzione, che necessita non solo dell’immediata traduzione in ambito formativo delle predisposte figure professionali ma, parallelamente, della verifica e del monitoraggio dei loro effetti, per ridefinire i modelli che regolano le attività economiche, il sociale, gli assetti territoriali, l’interazione culturale. Occorre cioè mettere a sistema l’incontro tra i nuovi segmenti di domanda e le offerte differenziate, in una sintesi che tenga conto delle peculiarità territoriali e professionali.

Maria Rosaria Pugliese – [email protected]

i sistemii sistemi

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I COMUNI SI FORMANO PER INNOVARE I PROCESSI DI ACCOGLIENZAE INTEGRAZIONE DEI CITTADINI STRANIERI

Un programma di formazione integrata per amministratori e dirigenti comunali che gestiscono i fenomeni migratori è stato avviato a dicembre 2010 dal Ministero dell’interno (Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione) ed Anci con il finanziamento del Fondo europeo per l’immigrazione. La prima edizione, approfondendo le conoscenze e competenze tecnico-giuridiche, si propone di delineare un corretto approccio ai cambiamenti normativi, procedurali e tecnologici richiesti ai comuni, oggi sempre più coinvolti nella gestione dell’immigrazione e della sicurezza sociale, e di approfondire le migliori soluzioni organizzative già adottate da numerosi comuni per l’erogazione dei servizi ai cittadini stranieri. Costituisce una priorità il rafforzamento e sviluppo delle attuali reti istituzionali per la gestione dei fenomeni migratori mediante l’integrazione delle diverse esigenze organizzative e procedurali. Un’efficace rete a livello locale è infatti la condizione necessaria per coniugare la migliore integrazione dei cittadini stranieri con l’esigenza della sicurezza sociale. Questa prima edizione è destinata, gratuitamente, ai comuni del Piemonte, Veneto, Marche e Lazio con una popolazione superiore ai 5.000 abitanti e con una percentuale di stranieri residenti maggiore del 5% della popolazione residente totale. I comuni beneficiari sono quindi oltre 489 e rappresentano 12 milioni di cittadini residenti, dei quali più di 1 milione sono stranieri.Obiettivo dell’iniziativa è fornire alle amministrazioni comunali gli strumenti per: innovare i processi organizzativi interni; superare un approccio settorializzato e non sistemico al fenomeno; erogare

efficaci ed efficienti servizi ai cittadini stranieri; operare consapevolmente nell’ambito di una rete istituzionale locale. Una volta poste le basi culturali e metodologiche, l’esperienza verrà estesa ai comuni delle

altre regioni italiane. Il percorso didattico prevede seminari tematici in

aula (di 2 giornate) e formazione a distanza (Fad). I primi, condotti da personale altamente qualificato, riguardano ambiti frutto dell’opera di ascolto e condivisione delle

problematiche svolta dall’Anci e di un’indagine sui fabbisogni conoscitivi delle amministrazioni

comunali. Gli ambiti tematici affrontati sono in sintesi: semplificazioni e procedure amministrative in materia di immigrazione e modelli organizzativi di accoglienza e integrazione dei cittadini stranieri.Ai seminari d’aula si affianca la Fad (realizzata dalla Link Campus University), che integra e approfondisce, in autoformazione, le tematiche trattate in aula. Il corso, inoltre, permette ai comuni l’utilizzo di strumenti multimediali, di ricerca automatica di documenti e testi e degli strumenti caratteristici di un percorso formativo on-line (forum virtuali, tutoring online). Dopo la valutazione finale di apprendimento e superato il test, gli interessati potranno sostenere un esame presso la Link Campus University e ottenere i relativi crediti formativi universitari. Informazioni su: www.formazioneimmigrazione.anci.it o presso la segreteria organizzativa, tel 06/76291229; e-mail: [email protected]

Camilla Orlandi – [email protected]

Esper ienza

Europa edintorni

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Dareunacasaairomgrazieaifondistrutturalieuropei

Il network EUroma, costituito nel 2007 su iniziativa del Ministero del lavoro e affari sociali spagnolo, riunisce 12

Stati europei con lo scopo di promuovere l’utilizzo del Fondo sociale europeo per migliorare l’efficacia delle politiche in favore della comunità rom e della loro promozione sociale.Il 21 e 22 ottobre EUroma si è riunito a Cracovia con un fitto programma di lavoro. Il 21 ottobre è stata discussa la bozza del Position Paper on the future Regulations of the Structural Funds (2014-2020) attualmente in preparazione, volto a concretizzare l’esperienza del network in proposte e orientamenti per la riprogrammazione dei fondi, in termini di maggiore efficacia delle politiche a favore dei rom. A partire da un questionario somministrato a tutte le autorità di gestione del Fse, i partecipanti, con il contributo di tre esperti indipendenti, hanno affrontato punti di forza e debolezza delle azioni, relativamente a temi quali: approccio strategico, efficacia, sistemi di controllo e monitoraggio. I risultati del dibattito sono confluiti in un documento che sarà adottato e trasmesso al Comitato Fse e alle istituzioni nazionali ed europee coinvolte nella gestione del tema rom. Poiché efficaci politiche abitative (housing) sono un fattore decisivo di integrazione, la seconda giornata ha visto per la prima volta la partecipazione al network dei rappresentanti nazionali del Fesr, con lo scopo di approfondire il potenziale insito nell’emendamento dell’art. 7.2 del Regolamento Fesr 1080/2006 relativo agli interventi di housing in favore delle comunità marginalizzate. La Commissione europea – DG Regio ha presentato il quadro generale dell’emendamento e le possibili sinergie tra Fse e Fesr, mettendo in luce il ruolo che il Fse può rivestire nel supporto agli interventi di housing. In particolare ha sottolineato che, ai sensi del nuovo art. 7.2, le spese per l’edilizia abitativa a favore delle comunità emarginate sono ammissibili soltanto nell’ambito di un approccio integrato di sviluppo delle aree urbane e delle aree rurali nei limiti previsti dal regolamento, ossia di un approccio che combini interventi quali: investimenti infrastrutturali (cofinanziati dal Fesr) e interventi nei settori

dell’occupazione, della formazione, dell’inclusione sociale e della sanità (cofinanziati dal Fse) finalizzati all’integrazione spaziale e fisica delle comunità emarginate (interventi e progetti che non producano effetti di segregazione, isolamento e esclusione delle comunità rom dal contesto sociale di riferimento). Per la corretta implementazione dei progetti integrati Fesr e Fse nei programmi monofondo i meccanismi di coordinamento sono già garantiti dall’applicazione del principio di complementarietà; in ogni caso, per superare le difficoltà operative legate all’approccio integrato, è auspicabile individuare e diffondere le buone pratiche già sperimentate in alcuni Stati membri: nel corso dei lavori sono quindi stati presentati due progetti realizzati in Spagna e Ungheria sulla riqualificazione edilizia ed urbana, la formazione professionale e l’inclusione nel mercato del lavoro di persone rom. Il contributo di EUroma assume un rilievo particolare nel momento in cui l’attenzione delle istituzioni europee – Parlamento, Commissione e Consiglio – al tema dell’inclusione della popolazione rom è particolarmente accentuato. Recentemente infatti, al fine di sostenere e indirizzare le politiche nazionali sul tema, la Commissione europea ha intrapreso passi importanti, quali la Comunicazione The social and economic integration of the Roma in Europe – COM(2010)133 del 17.4.2010 e la costituzione di una task force (settembre 2010) per monitorare i progetti avviati con i fondi strutturali e i fondi nazionali.Per approfondimenti sugli incontri di lavoro e i relativi documenti del network EUroma e sulla rete nazionale per l’inclusione sociale e lavorativa dei rom vi invitiamo a consultare il sito www.transnazionalita.it.

Joanna Busalacchi – [email protected]

A Cracovia il network EUroma ha discusso i meccanismi di coordinamento Fse-Fesr per l’inclusione sociale dei rom e il finanziamento di interventi di edilizia abitativa

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Igiovaniinviaggioperformarsieprepararsiallavoro

L’iniziativa europea Youth on the move offre un approccio integrato in risposta alle sfide a cui sono chiamati i giovani europei

S i stima che, entro il 2020, il 35% delle professioni (oggi il 29%) richiederà alti livelli di qualificazione,

combinati a capacità di adattamento e innovazione, il che corrisponde a circa 15 milioni di posti di lavoro in più ad alta specializzazione1. La realtà europea è però lontana da queste previsioni, vi sono infatti ancora scarse competenze ICT2, molti abbandoni scolastici (14.4% dei 18-24enni senza diploma secondario3) e bassi livelli di competenze di alto profilo: 31% di laureati4, contro il 40% in Usa e il 50% in Giappone. Nonostante le ampie opportunità offerte dall’Europa, il tasso di disoccupazione giovanile resta ancora molto elevato (21% circa). I giovani sono 1/5 della popolazione europea totale: la prosperità futura dell’Ue dipende da loro e per raggiungere il tasso occupazionale complessivo del 75% per la popolazione tra i 20-64 anni, come prevede la nuova strategia Europa 20205, il loro inserimento nel mercato del lavoro dev’essere maggiormente sostenuto. Proprio per focalizzare l’attenzione sulle esigenze dei giovani, e per catalizzare e far confluire le risorse disponibili nei vari strumenti finanziari comunitari e nazionali in iniziative per questa delicata fascia di età, è stata concepita, e presentata il 15 settembre 2010, l’iniziativa Youth on the move (YOM). YOM – una delle 7 iniziative faro di Europa 2020 – è un’azione europea integrata per i giovani che abbraccia istruzione, formazione e occupazione che intende: – supportare una crescita intelligente ed inclusiva attraverso azioni di formazione permanente per lo sviluppo di competenze chiave e la qualità degli esiti dell’apprendimento (learning outcomes), in linea con i fabbisogni del mercato del lavoro. Tra le azioni previste, la proposta di due Raccomandazioni del Consiglio, una che incoraggi gli Stati ad affrontare gli abbandoni scolari ed una sulla validazione dell’apprendimento non-formale ed informale. La Commissione sta inoltre promuovendo l’apprendistato in

formazione e di alta qualità e favorendo interconnessioni con il mercato del lavoro; – migliorare qualità, attrattività e rispondenza dell’alta istruzione, nonché promuovere una migliore e maggiore mobilità/occupabilità. Tra le azioni previste, una nuova agenda per la riforma e una Comunicazione sulla modernizzazione dell’alta istruzione, oltre ad iniziative per promuovere l’attrattività dei sistemi europei, favorire cooperazione/innovazione e aprirli al resto del mondo; – supportare l’obiettivo di garantire, ad ogni giovane europeo, entro il 2020, la possibilità di spendere un periodo del proprio percorso educativo all’estero, anche attraverso esperienze di formazione in ambito lavorativo. Si propone una Raccomandazione del Consiglio per rimuovere gli ostacoli alla mobilità, cui si accompagna una sorta di “misuratore” dei progressi dei vari stati membri in ambito di mobilità. Sono inoltre previsti un sito, una YOM card per la mobilità e un Passaporto europeo delle competenze basato sul format di Europass. La Commissione europea intende inoltre rivedere le proprie azioni (programmi/fondi) a supporto della mobilità espandendole e collegandole maggiormente a risorse nazionali e regionali; – porsi come quadro di riferimento delle priorità politiche nazionali ed europee per la riduzione della disoccupazione giovanile, attraverso azioni che facilitino la transizione scuola-lavoro e riducano la segmentazione del mercato. Particolare attenzione è posta al ruolo dei servizi pubblici per l’impiego, incoraggiando la creazione di una Garanzia giovani per tutti, lavoratori e non, creando un monitoraggio europeo delle opportunità lavorative disponibili e supportando l’imprenditorialità giovanile.Per informazioni su YOM: europa.eu/youthonthemove/

Monica Lippolis – [email protected]

1 Dati Cedefop. 2 eSkills Monitor Study, European Commission, 2009.3 Dati Eurostat, 2009.4 Dati Eurostat, 2008, 30-34enni.5 EU 2020 COM(2010) 296 del 09.06.2010.

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ESCO,enelmercatodellavoroparloun

linguaggiocondivisoUn dizionario multilingue per collegare skills e competenze alle professioni

N el quadro delle raccomandazioni della Commissione europea agli Stati membri per l’adozione di politiche

a favore dell’incontro tra domanda e offerta di lavoro, accanto alle previsioni sugli andamenti occupazionali e sulle evoluzioni settoriali e agli strumenti di adeguamento dei sistemi dell’education, si inserisce Esco (European skills, competencies and occupations). Si tratta di un ambizioso progetto di classificazione multilingue di skills e abilità necessarie all’esercizio di una professione. La struttura portante è l’International standard classification of occupations (Isco) alla cui categoria (4 digit) dovranno essere associati set di descrittori di skills e abilità. Esco è stato progettato per i servizi per l’impiego e per altri soggetti intermediatori tra domanda e offerta di lavoro, ma le informazioni raccolte, per categoria professionale, rivestono indubbia utilità anche per le istituzioni preposte all’education e per quelle che operano per adeguare il capitale umano alle flessioni della domanda di lavoro. Solo utilizzando un linguaggio comune è infatti possibile creare condizioni favorevoli ad un buon match tra skills, occupazione e opportunità formative. Rispetto a tale esigenza, l’Isfol, per conto del Ministero del lavoro e delle politiche sociali e in collaborazione con l’Istat, ha avviato dal 2005 lo sviluppo di una classificazione con un livello di disaggregazione più esteso (l’unità professionale) rispetto alla categoria professionale della Classificazione delle professioni (CP 2001 Istat). La Nomenclatura e classificazione delle professioni conta 805 unità professionali, attualmente in via di revisione per adeguare la classificazione con le novità introdotte da Isco 2008. Le unità professionali sono state oggetto di un’imponente indagine campionaria che ha consentito di associare ad ognuna di esse descrittori standardizzati di conoscenze, skill, abilità, attività, stili di lavoro, ecc. Il modello di indagine è stato mutuato dall’esperienza statunitense O*Net, dotata di un sistema informativo con finalità analoghe a quelle di Esco.La tassonomia sulla quale costruire Esco è stata sviluppata

dai servizi per l’impiego svedesi ed è uno strumento chiave del portale europeo per la mobilità. Tradotta in 20 lingue, la tassonomia contiene 6000 descrizioni di skills e 5000 definizioni di professioni che sono state riportate alle 545 categorie professionali della classificazione Isco. L’ambizione di Esco infatti è quella di sviluppare una tassonomia multilinguistica e aperta di skills e competenze per professione ad uso dei paesi membri per:– guidare gli aspiranti lavoratori e lavoratrici a descriversi in modo significativo all’interno di un curriculum vitae;– facilitare i processi di orientamento professionale dei soggetti che intermediano il lavoro;– fornire ai servizi per l’impiego una tassonomia standardizzata del mercato del lavoro per i processi di previsione degli andamenti del mercato del lavoro;– facilitare l’interoperabilità tra servizi per l’impiego e sistemi formativi/educativi;– guidare i datori di lavoro a definire skills e competenze richieste da veicolare nei centri per l’impiego.A livello europeo, l’ambizione di Esco risiede nel fornire uno strumento per gestire l’incontro domanda e offerta in un contesto flessibile, quale appunto quello europeo, dove una chiara identificazione di skills e competenze si rende sempre più necessaria per la selezione dei lavoratori e più in generale per lo sviluppo del capitale umano.Esco è quindi una priorità chiave per la Commissione che ha promosso a marzo 2010, una prima conferenza dedicata agli stakeholders per discutere lo sviluppo di questa classificazione e tra agosto e ottobre 2010, una rilevazione presso alcuni soggetti selezionati in base alla loro mission, per avere un feedback sullo sviluppo di Esco. Sono state raccolte informazioni su tassonomie già utilizzate e pareri sui potenziali benefici di Esco. L’appuntamento per un prototipo funzionante di Esco è fissato per il 2011.

Maria Grazia Mereu – [email protected]

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S i sono tenuti al Bit (Bureau international du travail) di Ginevra, il 29 e 30 settembre 2010, i

lavori del Forum del dialogo mondiale su istruzione e formazione professionale organizzato dall’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil). Rappresentanti di governi e parti sociali hanno dibattuto principalmente cinque piste di lavoro proposte dal Bit sull’istruzione e la formazione tecnica e professionale (TVET):1. sfide della TVET e contributi dei soggetti erogatori pubblici e privati. Le tendenze emerse sottolineano il passaggio da una predominanza del settore pubblico ad una diversificazione della natura dei soggetti erogatori, che ha determinato una maggiore autonomia istituzionale. Per migliorare la prestazione dei servizi c’è bisogno di migliorare la formazione dei formatori, con particolare attenzione alla formazione in itinere ed allo sviluppo professionale continuo, anche attraverso il ricorso a strumenti formativi mirati e metodi di insegnamento dinamici; 2. formazione iniziale e sviluppo professionale di insegnanti e formatori. La crescente polivalenza di insegnanti e formatori, tanto nelle loro funzioni che nelle loro responsabilità, ha generato nuovi metodi di apprendimento, caratterizzati da una più forte autonomia nella scelta dei programmi ed un avvicinamento al mondo del lavoro. La formazione degli insegnanti appare sempre più diversificata, ciò nonostante lo sviluppo professionale continuo di insegnanti e formatori resta debole: i finanziamenti non sono adeguati, lo strumento non è a disposizione di tutti e ha insufficienti esperienze dirette nel mondo produttivo;3. occupazione nella TVET. I trend occupazionali di insegnanti e formatori, molto diversificati da paese a paese, rivelano però un elemento costante e trasversale, relativo alla maggior presenza femminile rispetto agli anni passati. È stato sottolineato un progressivo invecchiamento del personale docente, anche se a questo fa da contraltare un aumento dei livelli di istruzione;4. remunerazione e ambienti di insegnamento e apprendimento. Il livello e la struttura della remunerazione, che risentono dei cambiamenti endogeni ed esogeni al sistema, sono oggetto di concorrenza tra soggetti erogatori

pubblici e privati, più di quanto avvenga in altre filiere dell’apprendimento. I salari non evolvono in modo uniforme nei diversi paesi, così come persiste uno scarto di genere nella remunerazione. Una sfida per il futuro può essere rappresentata dal collegamento della remunerazione ai risultati, con una forte attenzione al criterio del merito che, secondo alcuni, dovrebbe prevalere su quello dell’anzianità;5. per quanto concerne invece gli ambienti di apprendimento, si evidenziano in molti paesi, sia pure con accezioni diverse, due ordini di problemi: i carichi di lavoro (troppi allievi per insegnante) e dotazioni infrastrutturali non sempre adeguate nei paesi economicamente evoluti e carenti in quelli in via di sviluppo. Le nuove tecnologie ed i nuovi metodi pedagogici possono fornire nuove risposte ed opportunità;6. dialogo sociale: nella TVET risulterebbe molto meno sviluppato che nelle istituzioni di insegnamento generale. Per le relazioni della TVET con il mondo del lavoro, il dialogo sociale riveste un ruolo strategico e si sviluppa in particolare nel quadro della collaborazione pubblico-privato. Nel dibattito sono stati inoltre affrontati altri temi:– la crisi economica, con il suo impatto sull’insegnamento e sui diversi processi di riforma della formazione professionale. Si è osservato che la formazione (e quindi anche la TVET) deve essere in grado di anticipare i bisogni degli individui perché chi ha perso il lavoro durante la crisi faticherà non poco a reinserirsi nel mondo produttivo se in possesso di poche competenze tecnico-professionali e generali, di base; – l’apprendimento sul luogo di lavoro e quello informale, con numerosi interventi dei governi e delle parti sociali; – il problema del gap tecnologico, segnalato dai delegati dei paesi in via di sviluppo, che rende difficoltoso e lento il processo di qualificazione della popolazione.

Claudio Franzosi e Paola Nicoletti – [email protected]; [email protected]

GlobalDialogueForumsuistruzioneeformazionetecnicaeprofessionale

I principali temi discussi a Ginevra nel Forum del dialogo mondiale su istruzione e formazione professionale dell’Oil

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Il 9 novembre 2010 la Commissione europea ha celebrato

i 15 anni del programma Leonardo da Vinci, il principale strumento transnazionale di qualità per i percorsi di formazione professionale ed innovazione che dal 1995

ha coinvolto più di 600.000 giovani in stage all’estero, ha finanziato 110.000 scambi di docenti e formatori e più di 3.000 progetti per la modernizzazione del settore. In quest’occasione la Commissaria per l’educazione e cultura Androulla Vassiliou ha dichiarato che “formazione ed istruzione professionali forniscono agli studenti le competenze più richieste nel mondo del lavoro” e che “il programma Leonardo da Vinci offre loro ancora di più, aiutandoli a trovare tirocini lavorativi all’estero […]. In prospettiva di lungo termine ciò contribuisce alla costruzione di una forza lavoro più qualificata, nonché a rendere l’Europa più competitiva”.Nel corso dell’anniversario è stato lanciato il portale EuroApprenticeship per la mobilità europea nell’apprendistato: www.euroapprenticeship.eu e sono stati presentati i risultati del programma attraverso l’esperienza diretta di beneficiari e addetti ai lavori dei 31 paesi partecipanti. Nel 2009, più di 80.000 persone hanno ricevuto una borsa Leonardo da Vinci per un tirocinio all’estero. Il più alto numero proviene dalla Germania (15.800), seguita da Francia (7.200) e Paesi Bassi (6.200). L’Italia, che è anche

tra le destinazioni più richieste, è al 6° posto con 4.700 partecipanti ed è riconosciuta come uno dei paesi con la migliore implementazione del programma. Ha partecipato all’evento con propri esperti ed ha avuto l’onore di relazionare sui

Progetti centralizzati di sviluppo dell’innovazione.

L’iniziativa New skills for new jobs (Comunicazione del 2008)

è entrata ufficialmente a far parte, dal giugno scorso, delle Iniziative faro previste

dalla Strategia Eu 2020 Una strategia per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva, COM(2010) 296 del 09.06.2010. L’intento è di modernizzare il mercato del lavoro, aumentando i livelli di occupazione, e di garantire la sostenibilità dei modelli sociali esistenti. Si tratta, in sostanza, di migliorare la partecipazione degli individui mediante l’acquisizione di nuove competenze per consentire alla forza lavoro di adeguarsi alle mutate condizioni e all’eventuale ri-orientamento professionale, nonché di ridurre la disoccupazione ed aumentare la produttività del lavoro. Per l’implementazione dell’iniziativa sono previste, da un lato, azioni da parte della Commissione europea, tra cui anche la definizione della seconda parte del programma Flexicurity e, dall’altro, conseguenti risposte da parte degli Stati, tra cui l’attuazione dei percorsi di flessicurezza, il riesame ed il monitoraggio dei sistemi fiscali/previdenziali, la promozione

di maggior equilibrio tra lavoro e vita privata, l’effettiva applicazione del dialogo sociale, l’attuazione dell’EQF, partenariati tra i settori istruzione e formazione. Info sul sito: ec.europa.eu/social/main.jsp?catId=822&langId=it

I Ministri dell’istruzione di 33 paesi (Eu-27, Croazia, ex

repubblica jugoslava di Macedonia, Islanda, Liechtenstein, Norvegia e Turchia), insieme ai rappresentanti delle parti sociali e della Commissione europea, hanno

adottato il 7 dicembre 2010 il Comunicato di Bruges. Il comunicato (ultimo step in ordine cronologico del processo di Copenaghen sulla cooperazione nell’istruzione e formazione professionale) conferma gli obiettivi condivisi in tema di istruzione e formazione professionale per il prossimo decennio e stabilisce il piano d’azione dei prossimi quattro anni. Un sistema di formazione professionale moderno deve garantire: il più ampio accesso possibile all’apprendimento permanente, per dare a tutti l’opportunità di imparare in ogni momento della propria vita; più occasioni di esperienza e formazione all’estero, per rafforzare le competenze linguistiche, la sicurezza in se stessi e l’adattabilità; una più alta qualità dei corsi, che devono fornire le giuste competenze per specifici lavori; più inclusione e accesso per le persone svantaggiate; uno spirito innovativo, creativo e imprenditoriale. Il comunicato di Bruges comprende un piano di medio termine, con indicazioni concrete agli stati, chiamati a: rivedere i propri sistemi di incentivi per accrescere la partecipazione alla formazione; implementare le raccomandazioni del 2009 sulla qualità nella fp; incoraggiare lo sviluppo di scuole professionali; introdurre strategie di internazionalizzazione per promuovere la mobilità; aumentare la cooperazione con l’imprenditorialità, in

particolare offrendo l’opportunità a formatori e insegnanti di fare training in azienda; lanciare strategie di comunicazione che evidenzino i benefici della formazione. Il testo completo e altre informazioni sono disponibili su: ec.europa.eu/

education/news/news2697_en.htm

LEONaRDOhaFEStEGGIatO15aNNI:L’ItaLIaètRaIPaESIPIùIMPEGNatI

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Sitiepercorsidiricercasulweb

reterete

LLLina cura diOrsolaFornara- Mlps

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StudiaremusicainEuropawww.studymusicineurope.orgUn portale ricco di informazioni utili a chi desidera studiare musica presso un conservatorio, un’accademia musicale o un’università di musica in Europa. Il portale, oltre ad offrire l’accesso ai siti web degli istituti superiori di educazione musicale e di formazione europei, contiene informazioni sui sistemi nazionali di istruzione nel settore musicale e su aspetti pratici quali il riconoscimento internazionale degli studi e le qualifiche, le procedure per il visto, i programmi e i progetti di mobilità, ecc. Il sito è frutto di un progetto cofinanziato con il programma europeo Erasmus Mundus.

Europeana,labibliotecadigitaleeuropeawww.europeana.eu Oltre 14 milioni di esempi del patrimonio culturale europeo, tra libri, carte geografiche, fotografie, quadri, film e videoclip digitalizzati, provenienti da più di 1.500 istituzioni culturali di tutta Europa, sono disponibili online dal 18 novembre 2010 a tutti gli utenti di internet su Europeana, la biblioteca digitale europea. Avviato nel 2008 con due milioni di opere, il progetto Europeana ha già superato l’obiettivo iniziale previsto per il 2010 di 10 milioni di opere digitalizzate, il 7% delle quali è rappresentato da opere segnalate dall’Italia. Gli uffici di Europeana sono ospitati dalla Biblioteca nazionale olandese all’Aia e sono finanziati per l’80% dall’Ue. Di recente alcuni studenti, attraverso il concorso eLearning Awards, organizzato da European Schoolnet, hanno dimostrato come Europeana sia utile nelle scuole: uno dei progetti vincitori, proveniente dalla Portmarnock Community School (Irlanda), ha infatti riguardato la creazione di blog su personaggi storici sfruttando risorse digitali.

Cooperareperlaformazioneel’istruzionenelsud-esteuropeowww.erisee.orgERI SEE sta per Education Reform Initiative of South Eastern Europe, una piattaforma di cooperazione tra Albania, Bosnia Erzegovina, Bulgaria, Croazia, Kossovo, Montenegro, Moldavia, Macedonia, Romania, Serbia, nell’istruzione e formazione. L’iniziativa sostiene le riforme nazionali in questi ambiti supportando la capacity building, il trasferimento di know-how e il collegamento tra queste iniziative e le strategie europee in campo di istruzione, come il programma Education and Training 2010 e i processi di Bologna e Copenaghen, nonché le strategie mondiali, in particolare dell’Unesco. Il sito mette a disposizione programmi e report annuali di attività dell’ERI SEE, nonché altra documentazione utile organizzata per temi (il lifelong learning; lo European Qualification Framework e corrispondenti Quadri nazionali nei paesi See, qualità di istruzione e formazione, equità nell’istruzione, il triangolo della conoscenza: istruzione, ricerca e innovazione; l’istruzione per lo sviluppo sostenibile). Sono disponibili anche informazioni sulle policy e l’attuazione nei vari stati, utili a chi vuole saperne di più sulle iniziative dei nostri vicini a sud-est.

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UltimepubblicazionierivistespecializzateUltime

pubblicazionierivistespecializzatea cura diOrsolaFornaraeElenaviscusi-Mlps

NovitàdallacomunitàinternazionaleEducationataGlance2010.OecdIndicators

Uscito a settembre 2010, il rapporto Ocse sull’istruzione offre come di consueto ai vari Stati la possibilità di confrontarsi con le performance degli altri paesi, grazie alla ricca mole e alla qualità dei dati. Gli indicatori permettono di sapere chi partecipa e quanto si spende per l’istruzione e come funzionano i sistemi nazionali di istruzione, anche paragonando, per esempio, le performance degli studenti nei vari ambiti e l’impatto della formazione su salari e occupabilità. Tra le novità di questa edizione: indicatori sulla scelta scolastica e sulla voce dei genitori nell’istruzione, un indicatore dell’impatto economico di lungo termine dei migliori risultati di apprendimento, un indicatore di benchmark tra costi del lavoro per livello di istruzione, un indicatore di confronto tra salari degli insegnanti e lavoratori con istruzione di terzo livello, un resoconto sulla partecipazione degli adulti all’istruzione e formazione. Il testo integrale si può leggere su: http://www.oecd.org/document/52/0,3746,en_2649_39263238_45897844_1_1_1_1,00.html

Novitàdall’EuropaInnovation:CreatingknowledgeandjobsinsightsfromEuropeanresearchinsocio-economicsciences

Il volume raccoglie contributi e presentazioni dell’omonima conferenza Europe 2020 strategy: Innovation insights from European research in socioeconomic sciences, svoltasi a giugno 2010 a Bruxelles. L’innovazione è una componente chiave della strategia Europa 2020, intesa non solo come la tradizionale innovazione industriale, ma anche come innovazione tecnologica e sociale, dal settore manifatturiero a quello dei servizi. Il tema della ricerca sociale cofinanziata dal 7° programma quadro di ricerca europeo sostiene svariate iniziative che hanno a che fare con una migliore comprensione dell’economia basata sulla conoscenza. La pubblicazione tratta in particolare l’aspetto degli investimenti intangibili, il ruolo della finanza nel promuovere l’innovazione, l’importanza dell’imprenditorialità, le dinamiche istituzionali, l’economia dei servizi, l’internazionalizzazione delle imprese e la globalizzazione della conoscenza, le reti di innovazione globale e le prospettive di innovazione in ambito di ricerca e sviluppo. Il volume, in inglese, si può leggere su:http://ec.europa.eu/research/social-sciences/pdf/innovation-creating-knowledge-and-jobs_en.pdf

AUniversityBenchmarkingHandbook.BenchmarkinginEuropeanHigherEducation

Segnaliamo questo manuale realizzato a novembre 2010 dallo European Centre for Strategic Management of Universities (ESMU) di Bruxelles, pensato per aiutare le istituzioni dell’istruzione superiore a migliorare le loro prestazioni e la loro competitività e basato su una precedente guida pratica al benchmarking universitario realizzata dallo stesso centro nel 2008 (A Practical Guide to University Benchmarking).Il manuale fornisce non soltanto indicazioni operative per una scelta equilibrata ed efficace degli indicatori da monitorare per individuare i punti di forza e di debolezza e definire, quindi, le priorità istituzionali e gli obiettivi specifici delle istituzioni dell’istruzione superiore, ma è anche un utile strumento per l’elaborazione e l’attuazione dei piani di azione ed il monitoraggio dei conseguenti miglioramenti, a chiusura del ciclo del benchmarking. La metodologia definita in base al lavoro del 2008, infatti, è stata testata ed affinata in una seconda fase, di cui il manuale illustra i risultati, sino a diventare uno strumento applicabile a diverse situazioni. Completa il volume, di 144 pagine, un ricco glossario del benchmarking, articolato nelle cinque sezioni: defining standards, benchmarks and best practice; benchmarking; priority setting; indicators; action plan. Si legge su:http://www.education-benchmarking.org/images/stories/esmu_ebi_ii_final.pdf

Qualityassuranceinthesocialcaresector.Theroleoftraining

Questo studio del Cedefop, pubblicato nel 2010 nella collana Research Paper n. 7 (Luxembourg, Publications Office of the European Union), analizza le competenze trasversali richieste a due gruppi di lavoratori, i responsabili e il personale a contatto con l’utenza dei servizi sociali di prossimità, le cui performance incidono sulla qualità delle cure. In particolare, il lavoro si è concentrato su coloro che sono a contatto con tre tra i gruppi

Ultimepubblicazionierivistespecializzate

pubblicazionierivistespecializzate

Ultimea cura diOrsolaFornaraeElenaviscusi-Mlps

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di utenza maggiormente svantaggiati – gli anziani, i senza tetto e i disabili – ed è stato condotto in 5 paesi Ue, che rappresentano altrettanti modelli sociali: scandinavo, continentale, orientale, mediterraneo e anglosassone. L’analisi, condotta attraverso focus group e studi di caso, si è focalizzata soprattutto sugli elementi di qualità e trasferibilità dei modelli formativi adottati, ed ha consentito di delineare uno scenario sulla domanda futura di competenze, condiviso anche dalla Ce e basato su una visione strategica della formazione professionale e continua nel settore dell’assistenza sociale. Il volume si conclude con alcune raccomandazioni rivolte ai decisori comunitari, alle istituzioni formative ed alle strutture assistenziali, al fine di sviluppare il potenziale umano del settore ed aumentarne l’occupabilità.In inglese, si scarica da: http://www.cedefop.europa.eu/EN/Files/5507_en.pdf

Novitàdall’ItaliaIlQuadrodeititoliitaliani.QualificationsFrameworkfortheEuropeanHigherEducationArea

I Ministri dell’istruzione superiore dei paesi europei partecipanti al processo di Bologna hanno deciso nel 2005 di realizzare il Quadro dei titoli per lo spazio europeo dell’istruzione superiore (Qualifications Framework for the European Higher Education Area - QF for the EHEA), al fine di favorire una più corretta comprensione e comparabilità dei titoli dei differenti sistemi nazionali d’istruzione superiore.A partire dal 2005, il Ministero ha avviato il processo di realizzazione del quadro dei titoli italiani. Il Cimea, centro italiano della rete Naric, ha realizzato un primo prototipo del quadro nazionale, che ha considerato il processo di riforma del nostro sistema d’istruzione superiore a partire dal 1999. È stato successivamente istituito un tavolo di tecnici del Ministero e di membri del gruppo italiano degli esperti di Bologna, che ha lavorato sul modello di base del quadro dei titoli italiani. La proposta così elaborata è stata sottoposta a un’ampia consultazione che ha interessato gli uffici interni e le direzioni generali competenti del Ministero, gli organi istituzionali di consultazione e rappresentanza (il Cun, il Cnsu, la Crui e il Cnam), le parti sociali e le associazioni professionali. Il Quadro dei titoli italiani, pubblicato a ottobre 2010 a cura di Miur e Cimea, costituisce lo strumento ufficiale di descrizione del nostro sistema, costruito sul modello del quadro dei titoli per lo spazio europeo dell’istruzione superiore.Il documento si trova su: http://www.istruzione.it/alfresco/d/d/workspace/SpacesStore/3762c381-7c18-4c76-b09d-9d5f32d13456/QuadroTitoli.pdf

alcunerivistespecializzateStatisticheinbreve

Tra dicembre 2009 e febbraio 2010 l’Istat ha svolto per la prima volta l’indagine sull’inserimento professionale dei dottori di ricerca. A circa tre anni dal conseguimento del titolo, il 92,8% dei dottori di ricerca del 2006 svolge un’attività lavorativa, il 5,4% è in cerca di occupazione, mentre l’1,8%, pur non lavorando, dichiara di non essere alla ricerca di lavoro. La quota di occupati tra i dottori di ricerca del 2004 (intervistati quindi a cinque anni dal conseguimento del dottorato) sale al 94,2% e quella di quanti sono ancora in cerca di lavoro scende al 4,4%, mentre appare simile quella relativa a coloro che non lavorano e non cercano lavoro (1,5%). Tra i dottori, sia a tre anni sia a cinque anni dal dottorato, si rileva una consistente quota di persone occupate da prima del conseguimento del titolo, rispettivamente il 29,7% e il 24,6%. La pubblicazione è uscita a dicembre 2010 ed è scaricabile da:http://www.istat.it/salastampa/comunicati/non_calendario/20101214_00/testointegrale20101214.pdf

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RECENSIO

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I

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LECOMPEtENzEPERUN’ECONOMIaaBaSSaEMISSIONEDICaRBONIO:UNOStUDIODELCEDEFOPESaMINaDIFFERENzEESIMILItUDINItRaPaESINEIGREENjOBS

Milena Micheletti – [email protected]

Giovanna Grenga – [email protected]

RECENSIO

NI

RECENSION

I

Europa 2020, una strategia per promuovere la crescita

- I risultati dell’indagine Ocse Pisa 2009- L’11 rapporto di monitoraggio sull’apprendistato

- L’integrazione dei lavoratori stranieri e la crescita culturale-organizzativa nelle imprese

Europa e dintorni- Valore del territorio e opportunità di formazione e lavoro nel Mediterraneo

Per sapere di piú

Per le imprese e per chi lavora

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Matilde Mancini (Direttore generale per le politiche per l’orientamento e la formazione, Mlps)

Orsola Fornara, Elena Viscusi (Mlps)

Sebastian Amelio (Miur), Monica Benincampi (Isfol), Costanza Bettoni (Tecno-struttura delle regioni per il Fse), Germana Calviello (Confcommercio), Tiziana Cercone (Cisl), Silvia Ciuffini (Confartigianato), Marianna D’Angelo (Mlps), Mau-ra Ferrara (Mlps), Francesco Florenzano (Unieda), Giovanna Grenga (Miur), Monica Lippolis (Mlps), Alessandro Cavalieri (Coordinamento tecnico delle re-gioni), Fiorina Ludovisi (Italia Lavoro), Flavio Manieri (Tecnostruttura delle re-gioni per il Fse), Daniela Mesiti (Anci), Milena Micheletti (Uil), Paola Nicastro (Mlps), Paola Nicoletti (Isfol), Armando Occhipinti (Confapi), Barbara Perluigi (Upi), Roberto Pettenello (Cgil), Maria Rosaria Pugliese (Ugl), Andrea Simoncini (Mlps), Daniela Tebaidi (Confindustria), Alessandra Tomai (Mlps), Alessandro Vecchietti (Confcommercio).

Keiri Becherelli (Mlps) [email protected]

Marina Ambrosecchio, Rita Arcese, Joanna Busalacchi, Silvia Ciuffini, Emmanuele Crispolti, Orsola Fornara, Claudio Franzosi, Giovanna Grenga, Roberta Grisoni, Monica Lippolis, Donato Lombardi, Giovanna Mangano, Maria Grazia Mereu, Milena Micheletti, Paola Nicoletti, Armando Occhipinti, Camilla Orlandi, Paolo Perruzza, Renato Pirola, Pierluigi Richini, Maria Rosaria Pugliese, Valeria Scalmato, Michael Schlicht, Giorgio Usai, Claudia Villante, Elena Viscusi.

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Consulgraph sas di Farinelli Tania, San Giovanni Teatino (CH)

Autori e autrici degli articoli contenuti in questa pubblicazione sono i/le soli/e responsabili delle idee e delle opinioni ivi espresse.

Queste non riflettono la posizione degli enti di appartenenza né del Ministero del lavoro e delle politiche sociali.

Formamente. La rivista del Lifelong Learning n. 2 anno 6

Rivista quadrimestrale del Ministero del lavoro e delle politiche sociali

Direzione generale per le politiche per l’orientamento e la formazione

Via Fornovo 8 - pal. C - 00192 Roma

Iscritta al Tribunale di Roma con il n. 292 del 2 luglio 2007

Fondo Sociale EuropeoFondo Sociale Europeo

Quadrimestrale Anno 6 - dicembre 2010

Numero 2

Forma menteLA R IVISTA DEL L I FELONG LEARNING

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www.lavoro.gov.it/lavoro/europalavoro

Segreteria di redazionee-mail: [email protected]

F O C U S Di fronte alla crisi, investire sulla formazione

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