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OASI DELLO SPIRITO La Posta di Padre Mariano - 5/2007 800 ... · padre, il ricco mercante Pietro di...

Date post: 15-Feb-2019
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84 La Posta di Padre Mariano - 5/2007 OASI DELLO SPIRITO E ra il 24 febbraio 1208. France- sco, un giovane di 28 anni, pic- colo e vestito alla meno peggio, era an- dato a sentir messa nella chiesetta di Santa Maria degli Angeli, una chieset- ta sperduta nella piana di Assisi. Aveva detto la messa in latino un po- vero prete. Francesco era stato mol- to attento alle parole lette da quel prete al Vangelo, ma non le aveva capite bene. Finita la messa andò in sacrestia e chiese al sacerdote di aiu- tarlo a capire. Son certo che Francesco sapeva di latino, non altrettanto che lo sapesse il prete; perciò penso che parla- rono in dialetto umbro. Appena Francesco ebbe avuto la con- ferma che aveva capito bene il Vangelo letto durante la messa, gridò correndo nel sole e respirando a pieni polmoni l’a- ria fresca del mattino: “Questo voglio, questo chiedo, questo bramo di fare con tutto il cuore”. E fu per lui vita nuo- va. Aveva cercato la sua strada per alme- no quattro anni, se non di più. Finalmen- te l’aveva trovata. Il “re delle feste” Era stato quel giovane bello e sempre vestito elegante, che sapeva cantare can- zoni d’amore della Provenza e voleva di- ventare qualcuno; per ora era felice di 800 anni fa: Francesco d’Assisi sentirsi chiamare “il re delle feste”. Cer- to, lui poteva. Aveva dietro le spalle suo padre, il ricco mercante Pietro di Bernar- done, che per questo figlio stravedeva e voleva farne un nobile cavaliere, esperto nelle armi e nei tornei. La mamma, invece, la bella e delicata Madonna Pica che Pietro si era portato dalla Provenza, aveva educato il figlio ai sentimenti della musica, del canto, del bello e della fede. Francesco aveva preso tanto da mamma Pica. Meno della ruvida concretezza di papà Pietro, mercante ar- ricchito. Quando aveva 21 anni, Francesco eb- be la sua prima triste esperienza. Era an- dato a combattere con l’esercito di Assi- si contro quello di Perugia. Gli andò ma- Un primo piano della scultura di Camillo Catelli, che evidenzia la tensione mistica di san Francesco
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La Posta di Padre Mariano - 5/2007OASI DELLO SPIRITO

E ra il 24 febbraio 1208. France-sco, un giovane di 28 anni, pic-

colo e vestito alla meno peggio, era an-dato a sentir messa nella chiesetta diSanta Maria degli Angeli, una chieset-ta sperduta nella piana di Assisi.Aveva detto la messa in latino un po-vero prete. Francesco era stato mol-to attento alle parole lette da quelprete al Vangelo, ma non le avevacapite bene. Finita la messa andò insacrestia e chiese al sacerdote di aiu-tarlo a capire. Son certo che Francescosapeva di latino, non altrettanto che losapesse il prete; perciò penso che parla-rono in dialetto umbro.

Appena Francesco ebbe avuto la con-ferma che aveva capito bene il Vangeloletto durante la messa, gridò correndonel sole e respirando a pieni polmoni l’a-ria fresca del mattino: “Questo voglio,questo chiedo, questo bramo di farecon tutto il cuore”. E fu per lui vita nuo-va.

Aveva cercato la sua strada per alme-no quattro anni, se non di più. Finalmen-te l’aveva trovata.

Il “re delle feste”Era stato quel giovane bello e sempre

vestito elegante, che sapeva cantare can-zoni d’amore della Provenza e voleva di-ventare qualcuno; per ora era felice di

800 anni fa:Francesco

d’Assisi

sentirsi chiamare “il re delle feste”. Cer-to, lui poteva. Aveva dietro le spalle suopadre, il ricco mercante Pietro di Bernar-done, che per questo figlio stravedeva evoleva farne un nobile cavaliere, espertonelle armi e nei tornei.

La mamma, invece, la bella e delicataMadonna Pica che Pietro si era portatodalla Provenza, aveva educato il figlio aisentimenti della musica, del canto, delbello e della fede. Francesco aveva presotanto da mamma Pica. Meno della ruvidaconcretezza di papà Pietro, mercante ar-ricchito.

Quando aveva 21 anni, Francesco eb-be la sua prima triste esperienza. Era an-dato a combattere con l’esercito di Assi-si contro quello di Perugia. Gli andò ma-

Un primo piano della scultura diCamillo Catelli, che evidenzia la

tensione mistica di san Francesco

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Markwaldo, che voleva usurpare al Papala tutela del giovane Federico II. Giunto aSpoleto, una notte ebbe un sogno. Fran-cesco aveva 23 anni, età in cui i sogni so-no frequenti. Sente una voce che gli dice:

– Francesco, chi può farti più bene ilricco o il povero, il padrone o il servo?

– Il padrone.– Allora perché abbandoni Dio che

è il vero padrone e corri dietro all’uo-mo che è il suo servo?

La voce lo aveva invitato a tornare adAssisi, e di fatto fece così. I commilitonipensarono che fosse scappato per la

paura.E lì ad Assisi succes-

se l’imprevedibile, checambiò definitivamen-te la sua vita.

L’abbraccio con illebbroso e unavoce misteriosa

I fatti andarono così.La delusione del pa-

dre fu enorme, la ma-dre ne fu felice. Ma luiin casa ci stava pochis-simo e ancora non sta-va bene in salute. Ungiorno stava girova-gando col suo cavallonella piana di Assisi.Gli si avvicinò un leb-broso. Istintivamentespronò il cavallo perscappare. Fu un attimo.

Si fermò, scese da caval-lo, fece una generosa ele-

mosina al lebbroso e -– incredibi-le! – gli ci scappò anche un bacio.

La Posta di Padre Mariano - 5/2007

le, perché i suoi concittadini furono scon-fitti e lui fu fatto prigioniero. Dovette pas-sare un anno in carcere, nonostante lemanovre del padre per farlo uscire.

Quell’anno trascorso nel buio e nell’u-mido della prigione, gli rovinò la saluteper sempre. Il male lo tormentò in modoviolento almeno fino al 1204, quando lasua fervida fantasia lo spinse ad arruolar-si con un gruppo di suoi compaesani chesi recavano in Puglia per andare a com-battere con Gualtieri di Brienne, il capodelle truppe di Papa Innocenzo III contro

Uno scorcio del chiostro di san Damiano

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Quasi nello stesso tempo gliene suc-cesse un’altra. Era entrato nella chiesettadi San Damiano, fuori delle mura dellacittà. Una chiesetta un po’ rovinata e ca-dente. Vide un crocifisso e lo guardò. An-che qui una voce da quel crocifisso:“Francesco, va’ e ripara la mia casa,che, come vedi, va in rovina”. (quelcrocifisso ora lo si può vedere nel mona-stero delle clarisse di Assisi).

Francesco capì. Cominciò a restaurarele varie chiese sparse nella campagna, ri-dotte un po’ male, a cominciare proprioda San Damiano. Le spese c’erano, i sol-di erano quelli di Pietro di Bernardone,perché Francesco non aveva né arte né

pellegrino eremita, prese un bastone e siavviò verso Gubbio per andare da un suoamico, soprannominato Spadalunga. Ilviaggio era lungo e Francesco si fermònell’abbazia di Vallingegno guadagnando-si una scodella di minestra facendo losguattero. Ma presto i monaci lo licenzia-rono e Francesco riprese il viaggio versoGubbio. L’amico Spadalunga lo rivestìcon una tunica nuova da eremita. Era il1206 e Francesco aveva 25 anni. Si era ri-dotto ad essere pellegrino e a vivere diespedienti.

A Gubbio Francesco tornò molti annipiù tardi e liberò la città dal lupo che laperseguitava, facendo pace fra l’animale

parte. Si faceva aiutare dai suoiconcittadini, ma non bastavanomai.

Un giorno il padre non ne po-té più. Lo citò in giudizio davan-ti al vescovo di Assisi. Si verifi-cò una scena incredibile: il pa-dre accusava il figlio di sperpe-rare i suoi beni e ne chiedeva larestituzione. A quel punto Fran-cesco ne inventò una delle sue.Si spogliò nudo e gettò i vestitiverso il padre gridando: “Daora in poi dirò Padre nostroche sei nei cieli, e non più pa-dre mio Pietro di Bernardo-ne”. La gente era tanta, perchéla notizia del giudizio si erasparsa un po’ dappertutto. Fu ilvescovo che coprì Francescocol suo mantello.

Dopo questo spogliarello,Francesco non rimase né in ca-sa né in città. Si procurò, comepoté, una specie di tunica da

La povera capanna (tugurio) di Rivotorto, dove Francescotrovò rifugio inizialmente con i suoi seguaci

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feroce ammansito e i cittadini che si ob-bligarono a non fagli mancare il cibo. Inmemoria di questi fatti, la diocesi di Gub-bio quest’anno ha indetto l’anno dellamisericordia, che si concluderà il prossi-mo ottobre.

Muratore o apostolo?Francesco, tornato ad Assisi, si rifugiò

nella chiesetta della Porziuncola, doveascoltò quel Vangelo di cui si parlava al-l’inizio. Vi si legge che quando Gesù inviòi suoi apostoli a predicare, diede loroquesta consegna: “Andate in tutto il mon-do e predicate il Vangelo ad ogni creatu-ra. Non prendete nulla per il viaggio: nébastone, né bisaccia, né pane, né denaro,né due tuniche per ciascuno”.

Finalmente Francesco aveva capito ilsenso da dare alla sua vita. Ce n’eranovoluti di anni per capirlo! Capì,infatti che la chiesada costrui-

re non è quella materiale facendo il mu-ratore, ma quella fatta da persone, prati-cando e predicando il Vangelo, come gliapostoli. Capì che il lebbroso non era sol-tanto quello che era malato nel corpo,ma ogni povero nel corpo e nello spirito,perché l’amore per loro era l’amore diCristo che per noi si è fatto povero, capìche tutte le creature sono il segno delsuo amore, capì che Cristo è nostro fra-tello e si prende cura della sua chiesa.Capì, in seguito, tante altre cose e le havissute pienamente.

Ed è per questo che quel giovane diAssisi di tanti anni fa, ancora ha il suo fa-scino: un uomo vero, un cristiano vero,un santo vero, che ha avuto il coraggio dicercare il senso della sua vita e, una voltatrovato, ha avuto la coerenza semplice efascinosa di viverlo.

Ottocento anni sono come un gior-no, quando si è come lui.

Scrivendo questa avventurameravigliosa di Francesco d’Assi-si, mi è balenato per la mentequanto scriveva Paolo Roasenda(P. Mariano da Torino) ai suoigiovani di Azione Cattolica: “Sevuoi essere ricordato in futuro,diventa santo; non sarai mai di-menticato”. Così è successo aFrancesco, figlio di Pietro di Ber-nardone e di madonna Pica diProvenza.

RINALDO CORDOVANI

La Posta di Padre Mariano - 5/2007

Francesco “scelse di vivere per Coluiche morì per tutti, ben consapevole di

essere stato inviato da Dio aconquistare le anime” (FF, 381)

Silvio Amelio, Conversione di Francesco(Particolare, bronzo patinato, 2006),

Santuario di Rivotorto


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