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Date post: 06-Apr-2016
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Magazine dell'Azienda sanitaria dell'Alto Adige
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IL MAGAZINE DELL'AZIENDA SANITARIA DELL'ALTO ADIGE one EDITORIALE We are one 3 ARTICOLO DI FONDO Il filo conduttore e la sua genesi 4–5 INFORMAZIONI & NEWS Percorrere nuove strade 6–8 “Le fondamenta sono state poste” 10–11 COMMENTO 9 SANITÀ IN IMMAGINI 12–13 MEDICINA & ASSISTENZA Strada facendo 14-15 Braccialetto identificativo per pazienti 15 THE STORY Anime gemelle 16–17 STORIA DI COPERTINA Produrre maggior benessere 18–21 MANAGEMENT & AMMINISTRAZIONE Semplificata la prenotazione delle visite 22 Una campagna con testimonials di eccellenza 23 DAI COMPRENSORI BRESSANONE Costruito per durare nel tempo 25–27 BOLZANO La Lunga Notte della Ricerca 28–29 La comprensione è tutto 30 MERANO Gestione professionale della de-escalation 31 “Il periodo più stressante è passato” 32 Pronti per una moderna amministra- zione ospedaliera 33 BRUNICO Partecipare attivamente 34–35 VITA “Ricaricare le batterie” 36–37 SUL PERSONALE 38–39 SALUTE IN RETE Imparare a risparmiare 39 CONTATTI & COLOPHON 40 #01/14 “Nel caso della Lean Healthcare mi hanno convinta l’applicazione di procedure sistemiche ed il risparmio di tempo.” STORIA DI COPERTINA PAGINA 18 MARTINA LAZZERI
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IL M AG A ZINE DEL L'A ZIENDA S A NITA RIA DEL L'A LTO A DIGE oneEDITORIALE We are one 3 ARTICOLO DI FONDO Il � lo conduttore e la sua genesi 4– 5 INFORMAZIONI & NEWS Percorrere nuove strade 6 – 8

“Le fondamenta sono state poste”10 –11 COMMENTO 9 SANITÀ IN IMMAGINI 12 –13 MEDICINA & ASSISTENZA Strada facendo 1 4-15 Braccialetto identi� cativo per pazienti 15 THE STORY Anime gemelle 16 –17 STORIA DI COPERTINA Produrre maggior benessere 18 –21 MANAGEMENT &

AMMINISTRAZIONE Sempli� cata la prenotazione delle visite 22 Una campagna con testimonials di eccellenza 23 DAI COMPRENSORI BRESSANONE Costruito per durare nel tempo 25–27 BOL Z ANO La Lunga Notte della Ricerca 28 –29 La comprensione è tutto 30 MER ANO

Gestione professionale della de-escalation 31 “Il periodo più stressante è passato” 32 Pronti per una moderna amministra-zione ospedaliera 33 BRUNICO Partecipare attivamente 34–35 VITA “Ricaricare le batterie”36 –37 SUL PERSONALE 38 –39 SALUTE IN RETE

Imparare a risparmiare 39 CONTATTI & COLOPHON 40

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I bimbi vengono protetti e curati in modo che possano crescere sani. lo stesso vale anche per le neonate produzioni di stampa.

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L’Azienda sanitaria dell’Alto Adige ha migliaia di collaboratori e collaboratrici, gestisce sette ospedali, è suddivisa in quattro Com-prensori sanitari – ed ora ha anche un unico magazine aziendale. La tentazione di pronunciare parole dalla risonanza storica tipo “senso di appartenenza” e “crescere insieme” sarebbe davvero for-te, ma noi non lo faremo anche se in e� etti si tratta di qualcosa di speciale.

“We are one” – noi siamo uno – era una delle frasi che compo-nevano il testo dell’inno u� ciale dei Mondiali di calcio 2014. Non che desideriamo paragonarci alla FIFA - Federazione Internazio-nale Calcio – ma ora siamo anche noi un po’ “one”. Care lettrici e cari lettori, avete tra le mani il primo magazine unico dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige.

Abbiamo già applicato lo slogan “we are one” alla redazione: coloro che curavano i precedenti giornalini comprensoriali di Bol-zano, Brunico e Merano, ora fanno parte del team di “one”, suppor-tando il lavoro di redazione con le loro conoscenze, la loro abilità e la loro esperienza. Insieme, almeno così la vedo io, abbiamo creato qualcosa di cui possiamo andare � eri. Un magazine per i circa 9.000 collaboratori e collaboratrici, ma anche per coloro che a va-rio titolo si interessano dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige (so-prattutto dopo gli eventi degli ultimi mesi!). Questa pubblicazione non ha solo lo scopo di informare, ma anche di o� rire interessanti letture. Per i dipendenti, per le loro famiglie, per le persone interes-sate.

Ma in un mondo digitalizzato come il nostro ci può essere an-cora spazio per una rivista stampata? Naturalmente ci siamo posti questa domande e, per avere una risposta adeguata, l’abbiamo girata ad Alexandra Aschbacher, caporedattrice del settimanale FF. Trovate il suo parere a pagina 9.

“We are one” è anche il motto di coloro che stanno attivamente prendendo parte al progetto pilota “Lean Healthcare”, che trasfor-merà i quattro servizi di Pronto soccorso della Provincia. Sin dai primi incontri, ai collaboratori e alle collaboratrici che dai vari Comprensori sono stati chiamati a far parte dei gruppi di lavoro per questo progetto, era chiaro che tutti dobbiamo a� rontare proble-matiche simili. Ora si lavora insieme per individuare le soluzioni giuste. A pagina 18 trovate tutti i dettagli di questa esperienza.

A nome della one-redazione Vi auguro una buona lettura. PETER A . SEEBACHER

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“Abbiamo disimparato, specie quando si tratta di questioni di� cili, a parlare gli uni con gli altri in modo costruttivo. Per certi aspetti abbiamo proprio smesso di parlare!” a� ermava Philipp Achammer in un’intervista comparsa a � ne ottobre sul settimanale FF. Un’a� ermazione quasi disarmante quella fatta dal Segretario della frazione politica più rappresentativa dell’Alto Adige in merito alla questione del consenso all’interno del partito. Sulle grandi tematiche, quali ad esempio la riforma della Sanità, gli equilibri vengono meno.

Q uel che vale per la SVP, dall’autunno di quest’anno sembra calzare a pen-nello anche all’Azienda sanitaria

dell’Alto Adige: gli interessi, le con-vinzioni, i punti di vista sono, ovunque si guardi, diversi, se non addirittura contrad-dittori. Ciò che a Vipiteno viene preso come incontrovertibile, in un altro comprensorio fa nascere un sorriso. Mentre Bolzano guar-da alla propria indipendenza, la periferia si sente sopra� atta. I medici di medicina generale temono un aumento di lavoro, l’amministrazione si lamenta di fare sem-pre da “capro espiatorio”, i rappresentanti degli ospedali comprensoriali (sorprenden-temente?) non proferiscono parola…

Qualcuno potrebbe dire che tutto que-sto sia normale. La mancanza di coesione interna è parte intrinseca del DNA di ogni azienda pubblica: “Non siamo una caserma dei Carabinieri”, questo il motto preferito di uno dei funzionari al vertice dell’ammi-nistrazione. Un’a� ermazione che, proba-bilmente, è condivisa da tutti. Eppure, il dibattito pubblico attorno alle linee guida per la riforma della Sanità ha portato alla luce degli aspetti fondamentali, che indu-cono a ri� ettere: prima di tutto le parole con le quali Josef Stricker, il assistente spi-rituale del KVW della Provincia, ha sim-

paticamente descritto l’attuale situazione in una breve notizia riportata sul “Katho-lisches Sonntagsblatt” da cui si evince che, in qualche modo, tutti hanno ragione! “I cittadini hanno ragione. Per loro è forte la familiarità con tutti gli annessi e connessi (…). I sindaci hanno ragione. Si scontrano con il problema di dover mantenere attrat-tive le aree rurali (…). I dipendenti hanno ragione. Vedono in pericolo il proprio po-sto di lavoro (…). E, per concludere, anche l’Assessora Martha Stocker ha ragione: ha la responsabilità politica di garantire la sostenibilità � nanziaria della Sanità (…) anche in futuro.”

Dai tanti colloqui e dalle numerosediscussioni è però emerso dell’altro: così come dal sorriso sul volto di un bimbo tra-spare la sua gioia, dalle lacrime il suo dolo-re, anche le proteste e le veementi critiche hanno mostrato quanto forte sia l’identi-� cazione della popolazione e del persona-le con le strutture esistenti. Sembra che ogni collaboratore ed ogni collaboratrice si identi� chi con il proprio ospedale o con il proprio reparto, mentre i cittadini e le cit-tadine si identi� cano con l’o� erta in loco. Quel che è più vicino è evidentemente an-che più importante. Ma di cosa abbiamo bi-sogno in futuro?

Il fi lo conduttore e la sua genesi

ARTICOLO DI FONDO LUKAS RAFFL

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“Sembra che ogni collaboratore ed ogni collaboratrice si identifi chi con il proprio ospedale o con il proprio reparto, mentre i cittadini e le cittadine si identifi cano con l’offerta in loco.”

salto all’Azienda sanitaria con le sue inizia-tive ed i suoi programmi, sia verso l’interno che verso l’esterno: grazie al corporate de-sign è stata introdotta un’immagine visiva comune, è stato creato un sito internet uni-co per tutta l’Azienda; i lavori per l’intranet aziendale proseguono a ritmo serrato tanto che già 14 gruppi di lavoro a livello aziendale utilizzano questo strumento per scambiarsi direttive e superare i con� ni comprensoria-li. Le procedure per il raggiungimento degli obiettivi sono state uni� cate, tutti i/le diri-genti dell’Azienda sono stati/e invitati/e a condurre dei colloqui strutturati con i propri collaboratori e le proprie collaboratrici. Nel contesto del progetto Audit Famiglia&Lavo-ro è stata da poco lanciata un’iniziativa che ha lo scopo di raccogliere suggerimenti, che per ora si limitano alla questione della con-ciliazione tra famiglia e lavoro. Durante gli incontri informativi avvenuti in autunno è tuttavia ancora una volta emerso che, anche se quasi ogni collaboratore/collaboratrice dell’Azienda sanitaria ha un contratto di la-voro “giuridico”, in realtà ne ha anche uno “psicologico” che racchiude in sé i valori, le emozioni e i sentimenti, ma anche il legame al proprio reparto o struttura che sia.

Cosa fare? Non appena la legge sulla riforma sanitaria entrerà in vigore, uno dei più ardui compiti del management azienda-le per gli anni a venire sarà quello di condur-re tutte le collaboratrici e tutti i collabora-tori sulla via della riorganizzazione. A tutto questo faranno da base le Linee Guida per l’Assistenza sanitaria, la Legge Provinciale per il Riordino e l’imminente Piano Sanita-rio Provinciale.

D a questi con� itti potrebbe nascere an-che una maggiore consapevolezza: se la Sanità altoatesina deve farsi carico

delle grandi s� de dovute ai cambiamenti demogra� ci e alle novità in campo medico e tecnologico, allora deve cambiare. Nessun professionista, nessun reparto, nessun ospe-dale, per quanto abbia � no ad ora funziona-to bene, può superare da solo i futuri osta-coli. Alla collaborazione, al networking, alla fusione non c’è alternativa.

Si è dolorosamente constatato che, a otto anni dalla creazione dell’Azienda sanitaria unica, manca ancora una totale comprensione del perché sia urgentemen-te necessario un “sistema assistenziale unico” a livello provinciale. Anche la dire-zione che prenderà questo viaggio collet-tivo, al momento, è intuibile solo a grandi linee. A questo proposito, negli anni scor-si, qualcosa è stato fatto per dare più ri-

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Percorrere nuove strade

Dott.ssa Astner, il Comitato ha una nuova de-nominazione, una nuova Presidente e nuovi membri – nuovo anche l’orientamento?Di fatto, il “Comitato Unico di Garanzia” è stato in qualche modo ridisegnato. Ora è diventato uno degli Sta� della Direzione generale e quindi gerarchicamente dipen-de dal dott. Andreas Fabi. Il Direttore del Comprensorio di Bressanone, dott. Sieg-fried Gatscher, è la persona di riferimento per qualsiasi decisione. In tutto sono stati nominati 14 nuovi componenti, di questi, sette sono stati designati dall’Ammini-strazione e gli altri sette dalle organizza-zioni sindacali.

INFORMAZIONI & NEWS INTERVISTA: MARIA ELISABETH RIEDER

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A marzo del 2014 sono stati nominati i nuovi membri del “Comitato Unico di Garanzia per le Pari Opportunità, la Valorizzazione del Benessere di chi lavora e Contro le Discriminazioni“ dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. “One” ha incontrato la dott.ssa Clara Astner, neo eletta Presidente del Comitato.

Ci sono membri che facevano già parte del pre-cedente Comitato?Cinque membri provengono dal Comi-tato precedentemente in carica. Questo ci permette di poter contare su un buon mix tra tradizione e innovazione. Com-piti e responsabilità del Comitato sono stati raccolti in un nuovo regolamento ed al tempo stesso ne sono stati ampliati gli ambiti di competenza. Nuova struttura e nuovi contenuti signi� cano anche nuovo orientamento e nuova visione. Fondamentalmente il Comitato, nelle sue attività, è a disposizione del personale. Non per nulla nella nuova denominazione si parla anche di “valorizzazione del benes-sere”.

In questi tempi, dove tutto è in continua evo-luzione, sono cambiati anche i compiti del Co-mitato? Assolutamente no. I classici ambiti di competenza del Comitato come la conci-liazione tra famiglia e lavoro, il servizio di baby-sitting, la promozione delle pari opportunità di carriera tra uomini e don-ne, il gruppo padri e così via continuano ad essere validi. Questi però vanno ri-formulati nel contesto dell’attuale situa-zione dell’Azienda sanitaria. L’età media del personale si alza e con essa anche la necessità di prestare più attenzione all’af-faticamento e quindi alla salute delle per-sone interessate. Ci sono “giovani” medici/mediche che han-no di� coltà a conciliare professione, for-mazione professionale e famiglia. La mancanza di medici specializzati a cau-sa dei vincoli imposti dalle misure di ri-sparmio provoca fenomeni di sovraccarico.Riscontriamo minori opportunità di fare carriera lavorando part-time. Inoltre, la rigidità nell’applicare il part-time por-ta con sé una “impossibilità” ad uscirne, anche per i lavoratori e le lavoratrici più anziani/e. Le richieste di lavorare a tem-po parziale vengono accolte sempre meno oppure tale orario viene gestito senza al-cuna � essibilità.I livelli dirigenziali dovrebbero dare mag-

giore importanza a questi aspetti, ini-ziando col tenere più in considerazione le donne del proprio sta� per poi arrivare a raggiungere una migliore cultura decisio-nale e una leadership più aperta.

E cosa dovrebbe essere fatto?A questo proposito, grazie ad una raccol-ta di dati, vogliamo comprendere meglio la situazione attuale per poi poter fare delle proposte alla Direzione generale e contribuire con delle “azioni positive” per risolvere le problematiche che ne emerge-ranno. Inoltre, desideriamo portare tali proposte anche al tavolo delle trattative per i contratti collettivi. Anche il tema dell’anti-discriminazione ha grande im-portanza per noi. Con il termine discri-minazione non intendiamo solo quella legata al genere (maschio o femmina), ma anche l’appartenenza etnica e religiosa o l‘orientamento sessuale. In questi ambiti però siamo ancora dei semplici osserva-tori. Qui ci a� diamo alla collaborazione con il Team di Mediazione o con la Con-sigliera di � ducia dott.ssa Simone Was-serer. I dati su questi fenomeni saranno annualmente inoltrati alla Direzione. Il personale interessato deve sapere a chi si può rivolgere in modo rapido ed e� ciente.

Il Comitato ha già stabilito i punti cardine per i prossimi anni? Se sì, in che direzione si svi-lupperà il lavoro?Dobbiamo tenere presente che molti dei nostri membri sono nuovi. Quest‘eteroge-neità è molto stimolante per noi ed è an-che una ricchezza. È importante che tutti possano accedere alle stesse informazio-ni e che siano motivati nel collaborare. I programmi di lavoro per i prossimi anni verranno sviluppati e portati avanti in di-battiti congiunti. Per la nostra prima riu-nione a porte chiuse, che si è svolta a � ne settembre, abbiamo a questo proposito invitato la dott.ssa Maria Moser-Simmill, coach esperta e mediatrice. Per quest’an-no, presso i diversi Comprensori, abbiamo già istituito dei gruppi di lavoro con ri-spettivi compiti.

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Lei è stata nominata dal Direttore generale. Cosa pensa, perché proprio lei?Beh, questo lo dovrebbe chiedere a lui (ride). Penso che la mia esperienza profes-sionale abbia giocato un ruolo fondamen-tale dal momento che, dal 1993 al 2009, ho fatto parte dell’allora Comitato istituito presso il Comprensorio sanitario di Bres-sanone, contribuendo alla realizzazione di vari progetti. Forse ha tenuto in conside-razione anche le mie abilità sociali di psi-cologa. Credo di essere una persona agile, alla mano, con ampie vedute e con buone doti gestionali del lavoro in rete. Qualsiasi sia stata la motivazione, questo incarico è davvero un grande onore per me.

E cosa l’ha spinta ad accettare questa sfi da?In realtà sono dell’opinione che proprio le giovani forze dovrebbero essere pro-gressivamente avviate alle posizioni di responsabilità. Ormai ho alle spalle una gran parte della mia carriera lavorativa e sono molto coinvolta nell’attività clinica che svolgo. D’altra parte il dott. Fabi mi ha convinto che, in questi tempi di transizio-ne, la Sanità ha bisogno di persone esper-te, in grado di portare avanti le s� de. Con il supporto dei membri del Comitato e grazie al positivo sostegno della dirigenza spero di soddisfare tutte le aspettative.

Qual è la sua “visione” per i prossimi cinque anni?Il mio desiderio è quello di ra� orzare il Comitato Unico di Garanzia tanto da ren-derlo un’istituzione tecnicamente valida e riconosciuta. Da una parte vogliamo es-sere utili alla Direzione - con studi sul per-sonale e proposte – dall’altra desideriamo incrementare il benessere con azioni po-sitive. Molte cose oggi vengono date per

scontate, ad esempio gli asili nido azien-dali o i generosi regolamenti per i genito-ri, ma senza il lavoro del precedente Co-mitato tali bene� ci non esisterebbero. Vi sono però molte nuove s� de all‘orizzonte e nuovi problemi da a� rontare. Dobbiamo essere consapevoli che possiamo lavorare bene con i/le pazienti solo se come dipen-denti ci sentiamo protetti e supportati nel nostro lavoro. Desideriamo dare un forte contributo in questo senso, a� nché le persone ricevano il giusto apprezzamento per le attività lavorative che svolgono.

“Dobbiamo essere consapevoli che possiamo lavorare bene con i/le pazienti solo se come dipendenti ci sentiamo protetti e supportati nel nostro lavoro”

CLARA ASTNER

La dott.ssa Clara Astner è la Responsabile del Servizio psicologico ospedaliero del Comprenso-rio sanitario di Bressanone e dal 1985 lavora per l’Azienda Sanitaria.

Oltre alla funzione di Coordinatrice, svolge anche attività di psicologa per pazienti oncologici/che ed offre supporto psicologico alle partorienti presso il reparto di Ginecologia. Ha contribuito ad avviare il Centro provinciale per i Disturbi Alimentari istituito presso l’Ospedale di Bressanone. Membro del Comitato etico provinciale, convive con il pro-prio compagno ed è madre di 3 fi gli ormai adulti.

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Lei è stata nominata dal Direttore generale. Cosa pensa, perché proprio lei?Beh, questo lo dovrebbe chiedere a lui (ride). Penso che la mia esperienza profes-sionale abbia giocato un ruolo fondamen-tale dal momento che, dal 1993 al 2009, ho fatto parte dell’allora Comitato istituito presso il Comprensorio sanitario di Bres-sanone, contribuendo alla realizzazione di vari progetti. Forse ha tenuto in conside-

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Il giornale è morto, viva il giornale!

Nel 2043 verrà stampato l'ultimo giornale. Dopo di ché il giornalismo avrà la propria ubicazione esclusivamente in internet. E' quanto scrive il professore di giornalismo americano Philip Meyer nel suo libro „� e Vanishing Newspaper“. Un classico del settore, uscito nel 2004, pri-ma che smartphones e tablet entrassero nella quotidianità delle persone.

Meyer non trova particolarmente grave la scomparsa dei giornali. In fondo, dichia-ra, questa sarebbe una stupenda opportu-nità: internet permetterebbe al buon vec-chio giornale di eliminare i costi di carta, stampa e trasporto.Ci saranno ancora macchine fra 30 anni? Non lo sappiamo. Ci saranno ancora gior-nali fra 30 anni? Anche questo non lo sap-piamo. Sappiamo però che anche in futu-ro le persone vorranno recarsi da A a B, ed avranno bisogno di un veicolo simile alla macchina. E anche in futuro non tutti po-tranno informarsi per conto loro. E � n lì ci saranno ancora i giornali.

La carta, come veicolo di informazione, su-bisce naturalmente la s� da da parte delle nuove e molteplici tecnologie. Sarebbe an-che insensato staccare il futuro del giorna-lismo dai supporti d’informazione digita-li. Serve collaborazione tra quel che viene

stampato e ciò che va online, non opposi-zione. La carta però ha molti vantaggi e re-sisterà ancora più a lungo di quanto tanti guru contemporanei pensino. Il mezzo stampato non ha i giorni contati.

Nulla può sostituire il piacere di sfoglia-re una rivista, l'amore per il tatto non scomparirà. In rete succede tutto pre-mendo un bottone, freneticamente velo-ce e scon� nato. Nella migliore delle ipo-tesi raggiunge il lettore in tempo reale. Dispone di una capacità che un giornale, nonostante sforzi immani, non può rag-giungere. Il giornale può quindi concen-trarsi su qualcos'altro che non sia la sola, veloce trasmissione d'informazioni. Vale a dire su inquadramento, analisi, retro-scena, esposizione, precisione e profon-dità. Su tutto ciò che non è permesso in internet a causa della fretta dettata dal tempo reale.

Il lettore non può 'digerire' il � ume di informazioni di internet, cerca oasi più tranquille del digitale. Il giornale può es-sere il programma di contrasto, un mezzo individuale di orientamento, dove gior-nalisti raccontano vicende serie, con con-tegno e coraggio. Se un giornale lo fa bene, avrà sempre suffi cienti lettori che lo tengo-no stretto.

Un magazine su carta stampata – anche se si tratta “solo” di un periodico dedicato ai collabo-ratori e alle collaboratrici – ha davvero anco-ra senso? Non potrebbe essere su� ciente un giornale online? Alexandra Aschbacher, capore-dattrice del settimanale FF, ha accolto il nostro invito ad esprimere il suo pensiero in merito agli organi di stampa e al loro futuro.F

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INFORMAZIONI & NEWS LUKAS RAFFL

L’uomo dei compromessi cede il passo. Da aprile 2015 il Direttore generale dott. Andreas Fabi si sposterà in seconda � la e sarà a disposizione del nuovo o della nuova dirigente per fornire consulenza e sostegno. Dopo più di 20 anni la sua carriera come Direttore generale, prima dell’Azienda sanitaria di Merano e dal 2007 presso la neoistituita Azienda sanitaria dell’Alto Adige, si conclude. La redazione di “One” ha chiesto ad Andreas Fabi di cosa vada particolarmente � ero e cosa invece ci sia ancora da fare.

Direttore generale Andreas Fabi, a fi ne novem-bre lei ha improvvisamente dato le dimissioni. Quali sono state le ragioni di questa scelta?Avevo più possibilità. Il mio contratto si sarebbe concluso alla � ne del 2016. Avrei dunque tranquillamente potuto prosegui-

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re la mia attività � no ad allora. Tuttavia, per un’azienda di queste dimensioni, mi sembrava giusto avviare un “passaggio di consegne” coordinato, soprattutto per la delicata fase in cui ci troviamo attual-mente. La governance della Provincia può così sin da ora mettersi alla ricerca del mio successore. Colui o colei che prenderà il mio posto sarà già pienamente operati-vo nel momento in cui, il prossimo anno, partirà la Riforma della Sanità. Non nego che negli ultimi mesi la pressione era di-ventata quasi insostenibile. Da ogni parte arrivano nuove condizioni ed esigenze, le aspettative sono alte e penso che sia giun-to il momento di fare dei cambiamenti.

Guardando agli ultimi otto anni, cosa pensa Le sia riuscito particolarmente bene come Diret-tore generale dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige? Cosa c’è ancora da fare? Nel 2007 abbiamo gettato le basi per un’A-zienda sanitaria unica, pur con grandi di� coltà. Secondo l’allora Assessore alla sanità Richard � einer, almeno inizial-mente, era giusto e necessario lasciare maggiore libertà e autonomia ai Com-prensori. Di più, in quel preciso momento storico, sarebbe stato politicamente im-possibile. Ciò nonostante, internamente, abbiamo continuato a lavorare sul conso-lidamento dei processi e sull’utilizzo del-le sinergie: la cosiddetta “Balance-Score-card” è stata introdotta quale strumento di gestione strategico, altrettanto dicasi del sistema aziendale sugli “obiettivi con-cordati” per i dirigenti, abbiamo messo le basi per un bilancio uni� cato, anche il controlling in ambito clinico ha ora fon-damenta più solide, per le aree strategiche dell’Azienda abbiamo creato le Ripartizio-ni aziendali, con l’estate del 2014 il CED è diventato un servizio unico a livello aziendale… Sono davvero tanti i risultati raggiunti, ma ciò di cui vado particolar-mente � ero è il fatto che negli anni siamo

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riusciti ad aumentare il numero dei/delle dipendenti in ambito clinico, quindi più personale medico e tecnico-assistenziale, e al tempo stesso a mantenere le cifre in un valore positivo. Per tutto questo desi-dero rivolgere un sentito ringraziamento alle collaboratrici e ai collaboratori, ma anche ai Direttori di Comprensorio e ai loro team.

Cosa resta ancora da fare?Il prossimo grande passo da compiere è quello della reale fusione in un'unica Azienda sanitaria provinciale. Abbiamo bisogno della chiarezza nei processi de-cisionali, dai livelli dirigenziali ai servizi operativi. Il Tirolo del nord e il Trentino ci hanno indicato la strada. Fino ad ora la leg-ge prevedeva un ruolo forte per i Compren-sori ed i responsabili locali hanno svolto bene questo compito. In futuro dobbiamo però capovolgere il contesto, l’Azienda avrà più voce in capitolo ed i Comprenso-ri assumeranno un ruolo più esecutivo. L’Assessora Martha Stocker ha fatto sua questa necessità. Solo allora esisteranno i presupposti per gestire l’Azienda in modo uniforme e raggiungere così i risultati au-spicati nei settori dove, a livello aziendale, si sta ancora lavorando per l’uni� cazione.

Uno sguardo al futuro?Mi auguro che colui o colei che prenderà il mio posto non si debba occupare esclu-sivamente di misure di risparmio, cosa che in queste settimane, ma anche negli ultimi mesi, ha assunto grande rilevanza, ma che vi sia spazio anche per gli aspetti qualitativi come la competenza, la colla-borazione, lo sviluppo!

In primo pianoIl Direttore generale Andreas Fabi – un uomo dai semplici gesti. Il nostro primo incontro, molti anni fa, fu in occasione di un’intervista per conto del mio datore di lavoro di quel tempo, RAI-Sender Bozen. Egli mi aspettava all’entrata del parcheggio dell’ospedale per aprirmi il cancello: “Venga così non deve lasciare la macchina nel parcheggio dei visita-tori…”

Solo anni dopo - nel frattempo avevo preso parte ad un concorso per essere assunto in Azienda sanitaria - ho compreso pienamente questo gesto: attenzione, rispetto e genti-lezza fanno intrinsecamene parte

di Andreas Fabi. Un gentleman che ascolta, lascia parlare, prende sul serio… Quante volte è stato in grado di placare gli animi che si infi am-mavano durante riunioni, colloqui o incontri, riuscendo sempre a favorire un sentimento di stima reciproca e dando ad ogni partecipante la possi-bilità di esprimersi.

In quella famosa intervista si de-scrisse come un “pompiere” sempre pronto a mediare. Presumibilmente questo era quello che la politica chiedeva al “generale”: portare i di-versi interessi e i tanti bisogni sotto uno stesso tetto, placando i confl itti, riparando le crepe, cercando com-promessi piuttosto che scontri.

Sembra che le esigenze, ora, siano cambiate. E Andreas Fabi cede il pas-so come è nel suo stile: cercando, con prudenza, il giusto compromesso. (LR)

incontri, riuscendo sempre a favorire

so come è nel suo stile: cercando, con

Il dibattito sulla Riforma sanitaria è entrato in una nuova fase. A � ne novembre i Comprensori sanitari hanno trasmesso all’Assessorato e all’Azienda sanitaria una serie di proposte strutturate per il rispar-mio e la riorganizzazione.

Riforma della Sanità – a che punto siamo?

Entro dicembre 2014 tali proposte saranno valutate ed esaminate, sia a livello tecnico che per il potenziale di ridu-zione dei costi. Obiettivo è quello di analizzare e soppesare gli sviluppi delle possibili alternative.Anche le tante proposte ed i numerosi suggerimenti giunti direttamente dai cittadini e dalle cittadine, dal personale dell’Azienda sanitaria, ma anche dalle diverse organizzazioni, associazioni e istituzioni saranno presi in considerazione e valutati.Durante le prossime settimane, le proposte accolte verranno inserite nel pacchetto della Riforma. È chiaro sin da ora che alcuni contenuti della Riforma dovranno essere approfonditi. Entro gennaio 2015 l’attuale documento di concetto dovrebbe essere integrato ed ampliato. Le nuove misure introdotte saranno specifi cate, integrate e quantifi cate. Nel concreto dovranno essere approfondite le seguenti aree tematiche:

RIORGANIZZAZIONE DELL’AZIENDA;

AMMINISTRAZIONE-ORGANIGRAMMA

SUDDIVISIONE DEI COMPITI TRA ASSESSORATO E AZIENDA

RIORDINO E SVILUPPO DEL TERRITORIO

MODELLO SECONDO COSTI STANDARD E CONTROLLO DI GESTIONE

RIORGANIZZAZIONE DELLA RIPARTIZIONE SANITÀ PRESSO

L’ASSESSORATO

Anche le aree tematiche ritenute particolarmente critiche, vale a dire “prestazioni offerte presso gli ospedali di base”, “servizi aziendali unifi cati” e “nuove offerte sul Territorio”, dovranno essere elaborate in modo differenziato durante la fase del dibattito.

Fine gennaio/inizio febbraio 2015 presentazione uffi -ciale della Riforma rielaborata. A questa fase di evaluazione, integrazione ed approfondimento lavoreranno in particolare: Direzione di Dipartimento, Ripartizione Sanità, Direttori dell’A-zienda e dei Comprensori, professionisti dell’Amministrazione, medici e personale tecnico-assistenziale. (LR)

Informazioni / suggerimenti / feedback

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Stuzzicare la curiosità: il dott. Norbert Pfeifer, Coordinatore medico del Servizio di emergenza, spiega ai bambini l’assistenza in un Pronto soccorso: “Perché potrebbero essere i nostri colleghi di domani.”

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Strada facendo

Il reparto di Neuro-riabilitazione dell’Ospedale di Vipite-no non ha avuto un inizio facile: inaugurato nel settembre 2013, era già da lungo tempo un argomento di grande inte-resse mediatico. Un reparto fortemente voluto da alcuni, visto con scetticismo da altri. E adesso?

I l 12 settembre 2013 è una bella giornata di sole a Vipiteno – e segna un grande evento per la Sanità dell’Alto Adige. L’apertura della Neuro-riabilitazione promette non solo

di colmare un vuoto nell’assistenza sanitaria della Provin-cia, ma anche di delineare un nuovo, particolare pro� lo per l’Ospedale di Vipiteno fornendo una marcia in più alla struttura ospedaliera di base dell’alta valle d’Isarco. Un reparto di degenza con 15 posti letto dove vengono cu-rati/e pazienti gravi e che necessitano di un elevato livello di assistenza. Solitamente si tratta di persone con mino-razioni sia cognitive che motorie e sensoriali, alle quali viene garantita una riabilitazione neurologica di altissi-mo livello. Le pazienti ed i pazienti giungono a Vipiteno per curare malattie degenerative o danni cerebrali causati da traumi, in� ammazioni, tumori o infezioni batteriche. Solitamente, al momento del ricovero, sono in pericolo di vita, molti hanno subito una tracheotomia e devono poter

tornare a respirare e deglutire autonomamente. Si tratta di un reparto di riabilitazione precoce. Sia il sistema car-diovascolare che tutte le altre funzioni organiche vengono monitorate � no alla completa stabilizzazione della perso-na. Le pazienti ed i pazienti vengono assistite/i da un team specializzato in � sioterapia, ergoterapia e logopedia.

La collaborazione con altri servizi di riabilitazione funziona bene, spiega la Primaria dott.ssa Gisser. La Re-sponsabile della Neuro-riabilitazione è stata anche Diret-trice del Dipartimento aziendale di Riabilitazione dell’A-zienda sanitaria dell’Alto Adige per alcuni anni. Il reparto, che appunto dispone di 15 posti letto, nel 60 per cento dei casi ospita pazienti che necessitano di un elevato livello di assistenza. Per il resto, si tratta di persone parzialmente autosu� cienti che, ad esempio, sono state colpite da una semiparalisi e che quindi sono in grado di svolgere auto-

MEDICINA & ASSISTENZA EVELYN GRUBER-FISCHNALLER

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nomamente alcune delle normali attività quotidiane, come spezzare il pane o mangiare la minestra.

I n Alto Adige l’o� erta riabilitativa è buona, ma il li-vello più alto, vale a dire quello in grado di gestire anche le problematiche neuro-riabilitative più com-

plesse, mancava � no a un anno fa. “La Neuro-riabili-tazione racchiude in sé un alto livello di assistenza e di specializzazione”, a� erma la Primaria Gisser. Qui vengono trattate patologie neurologiche come l’ictus, il morbo di Parkinson e la sclerosi multipla. Cosa signi� ca una degenza in Neuro-riabilitazione? “Riconoscere e in-centivare le potenzialità dei/delle pazienti, aumentarne la qualità di vita” – spiega la Primaria – “la terapia aiuta a migliorare la tonicità muscolare e a limitare i disturbi funzionali, come l’incontinenza.” I presidi terapeutici, ad esempio deambulatori o protesi, possono essere un valido aiuto in caso di de� cit nelle normali competenze della persona.

“La ricerca clinica può sensibilmente migliorare l’assistenza ai/alle pazienti poiché permette di applica-re misure riabilitative più e� caci”, conferma la Prima-ria. I farmaci vengono utilizzati in modo propositivo e le terapie adottate sono più mirate. Negli ultimi anni la neurologia ha conosciuto dei grandi cambiamenti sia in ambito diagnostico che terapeutico, questo è l’e� etto della crescente domanda di riabilitazione neurologica. Una grande meta che si raggiunge a piccoli passi. Se a Vipiteno sarà e� ettivamente attivato l’IRCCS è scritto solo nelle stelle. L’acronimo IRCCS (Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scienti� co) sta ad indicare un isti-tuto scienti� co per il ricovero e l’assistenza che svolge anche attività di ricerca. Il riconoscimento quale IRCCS viene assegnato dal Ministero della Salute che ha sede a Roma. Presupposto per tale riconoscimento sono la ri-cerca clinica e la pubblicazione di una serie di elaborati scienti� ci. Basterà tutto questo, anche tenendo conto dell’attuale situazione economica? Un anno fa il sema-foro era verde. E oggi, si vuole proseguire? “Sì, andiamo avanti come si era pensato”, conferma la Primaria. E i preparativi richiedono grande impegno.

Braccialettoidentifi cativo per pazienti

Lo scambio di paziente può essere molto pericolo se accade all’interno di un ospedale. Studi scien-tifi ci hanno dimostrato che l’introduzione di un braccialetto identifi cativo è una delle migliori pratiche per evitare che si possa verifi care un problema di questo tipo. A partire da metà dicem-bre questo prezioso alleato sarà utilizzato in tutti e sette gli ospedali dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige. A tutti i/le pazienti ricoverati/e sarà dun-que applicato un braccialetto identifi cativo. Il possibile scambio di pazienti sarà quindi ridotto al minimo.

Il braccialetto identifi cativo non è altro che una sottile striscia plastifi cata che viene applicata al polso di ogni paziente. Sul braccialetto compaio-no informazioni che permettono un’immediata identifi cazione della persona – come nome e co-gnome, sesso, data di nascita nonché un codice a barre per il riconoscimento elettronico. Il barcode viene letto con l’ausilio di un lettore ottico. Tutte le informazioni sono dunque disponibili anche in versione digitale.

Le eventuali ripercussioni negative sui/sulle pazienti sono davvero molto basse. Il braccialetto è infatti impermeabile e resistente a disinfettanti, shampoo e saponi vari. Bagno, doccia o lavaggio delle mani sono tranquillamente consentiti. Anche i pazienti e le pazienti possono contribuire alla propria sicurezza verifi cando la correttezza dei dati riportati sul braccialetto e tenendolo al polso per tutta la durata del ricovero.

I requisiti previsti dal regolamento sulla privacy vengono naturalmente rispettati anche in questo caso: prima dell’applicazione del braccialetto la persona interessata deve dare il proprio consenso. Inoltre, sul braccialetto compaiono unicamente dati anagrafi ci leggibili solo a distanza ravvicina-ta. (PA S)

Approvata l’attività di ricerca

In collaborazione ed in stretto accordo con la clinica privata Villa Melitta di Bolzano e il reparto per il trattamento neurologico acuto dell’Ospedale di Hochzirl, con propria delibera-zione n. 1303 del 4.11.2014 il Consiglio provin-ciale del Tirolo ha autorizzato l’Azienda sani-taria dell’Alto Adige a proseguire con l’attività di ricerca.

L’obiettivo: il riconoscimento della Neu-ro-riabilitazione di Vipiteno quale istituto di ricerca “IRCCS”.

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Anime gemelle

THE STORY VERA SALUTT

N ostra fi glia Hannah è affetta dalla sindro-me di Camurati-Engelmann, una malattia delle ossa molto rara che si associa a de-

bolezza muscolare, diffi coltà di deambulazione ed un forte ritardo nello sviluppo fi sico. Se Han-nah deve percorrere distanze un po’ più lunghe necessita di una sedia a rotelle. A scuola si reca con uno scooter elettrico. Il suo più grande pro-blema è rappresentato dai forti dolori alle ossa, soprattutto nella zona tibiale. Per poter avere una qualità di vita il più possibile normale, Han-nah deve quotidianamente assumere degli anti-dolorifi ci. La diagnosi di sindrome di Camurati-En-gelmann è stata eseguita quando Hannah aveva due anni. Soprattutto in quel primo periodo ave-vamo la sensazione di trovarci in un “tunnel” completamente soli e di non poter essere piena-mente compresi da nessuno. Per la maggior parte dei medici si trattava di una malattia sconosciuta per la quale non esisteva una terapia veramente effi cace: a tutt’oggi, i sintomi possono solo essere alleviati. Sin dall’inizio per noi era importante po-ter vivere un’esistenza il più possibile normale. Nonostante tutte le diffi coltà con Hannah e suo fratello, che ha due anni meno di lei, desiderava-mo condividere tanti bei momenti con i nostri fi gli.

Hannah ha dovuto, e deve tuttora, supera-re fasi diffi cili a causa dell’intensità dei dolori. In questi momenti trova giovamento nei libri che leggiamo per lei e nei massaggi alle gambe. Que-sto, in qualche modo, la allevia dalla sofferenza fi sica. Nonostante tutto Hannah continua ad es-

Solo poche persone in tutto il mondo so� rono della sindrome di Camurati-Engelmann. Una di queste è Hannah, ha 18 anni ed è di Merano. La scorsa estate, durante un viaggio negli Stati Uniti, è � nalmente riuscita ad incontrare personalmente un “compagno di (s)ventura”. Ecco la storia di un incontro avvincente tra due famiglie separate da un oceano, ma unite da uno stesso destino.

sere una ragazza allegra, sensibile, con il senso dell’umorismo ed oggi frequenta la quinta classe del liceo pedagogico di Merano. A causa dei forti e costanti dolori, Hannah è da alcuni anni paziente dell’Ambulatorio per la Terapia del Dolore presso l’Ospedale di Merano. Qui è seguita dal Primario Gerold Drüge che col tempo è diventato un vero esperto in materia di Camurati-Engelmann. All’i-nizio del trattamento il dott. Drüge ha suggerito ad Hannah di annotare ogni giorno su un grafi co l’intensità dei suoi dolori in modo da delinearne l’andamento nell’arco della giornata. Hannah ha deciso di valutare il proprio dolore secondo i parametri della scuola italiana dove il valore 10 equivale ad assenza di dolore mentre il 5 sta ad indicare il picco di sofferenza. Quando la curva di dolore è a 5 Hannah sta davvero molto male, non riesce più a dormire ed evita di muoversi. Ogni volta che Hannah ha problemi di salute o quando le combinazioni di antidolorifi ci non sono più in grado di darle sollievo, chiamiamo il Prima-rio Drüge, che è sempre disponibile e pronto ad intervenire. Con il suo aiuto l’intensità dei dolori di Hannah è quasi sempre quantifi cabile tra il 7 e l’8. I dolori alle ossa sono costanti, ma lei riesce a sopportarli abbastanza bene.

Noi genitori abbiamo sempre cercato di co-noscere il più possibile su questa malattia estre-mamente rara. Abbiamo letto e raccolto molti ar-ticoli scientifi ci, ma nonostante questo per molto tempo non siamo riusciti a metterci in contatto con altri pazienti affetti dalla sindrome di Camu-rati-Engelmann. Sembrava che nostra fi glia fosse l’unica. Solo dopo tanti anni, cercando in internet, siamo incappati in un piccolo gruppo di autoaiu-to. Per noi è stato molto interessante sentire le storie di altre persone colpite da questa sindrome e scoprire come vivono nonostante la malattia. Ci ha aiutato a comprendere meglio quello che nostra fi glia vive a sua volta, giorno dopo giorno. A quel tempo eravamo anche molto preoccupati perché Hannah era più piccola rispetto ai suoi co-etanei e, a questo proposito, proprio il gruppo ci

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è stato di grande aiuto. Abbiamo infatti scoperto che nei pazienti con sindrome di Camurati-Engel-mann lo sviluppo fi sico complessivo è fortemente rallentato e dura più a lungo, cioè fi no a quando la fase di crescita non si è completata. Tutti i pa-zienti con cui siamo entrati in contatto hanno già un lungo calvario alle loro spalle e sperimentato diversi farmaci antidolorifi ci nonché rimedi casa-linghi. Sembra che a tutt’oggi ancora nessuno ab-bia trovato una combinazione di farmaci tale da liberarli defi nitivamente dal dolore. Nonostante tutti i problemi che le affl iggono, queste persone – esattamente come Hannah - non hanno perso il buon umore e la gioia di vivere. Per Hannah è stato naturalmente molto piacevole leggere le e-mail degli altri pazienti. Per la prima volta ha avuto la consapevolezza di non essere sola con i suoi problemi. Ha amici di diversi paesi con i qua-li comunica via internet e che le inviano lettere, cartoline e piccoli doni dalla Gran Bretagna, dagli Stati Uniti e anche dall’Australia.

M a il contatto che più ci ha fatto piacere è stato quello con Nathan, un ragaz-zino di 13 anni di Salt Lake City (USA),

e la sua famiglia. Inizialmente Nathan e Hannah erano gli unici bambini con sindrome di Camura-ti-Engelmann a far parte del gruppo di autoaiuto e quindi la regolare corrispondenza via mail tra le nostre famiglie è stata da subito molto vivace. Da tempo il nostro desiderio era quello di recarci ne-gli Stati Uniti insieme ai nostri fi gli e fi nalmente, nell’estate 2014, siamo riusciti a realizzarlo. Il no-stro itinerario prevedeva di partire da San Fran-cisco per poi raggiungere Los Angeles passando da Las Vegas, includendo anche la visita a diversi parchi naturali ed un paio di giornate di mare sul-la costa californiana. Quando abbiamo raccontato a Nanette, la madre di Nathan, del nostro programma di viaggio, con nostra grande sorpresa ci ha scritto che la sua famiglia avrebbe avuto grande gioia nel poter-ci incontrare a Las Vegas e al Zion Nationalpark. Una possibilità che non avevamo preso in consi-derazione dal momento che Salt Lake City, la città dove risiedono, si trovava a sette ore di macchina dalle nostre mete di viaggio. La famiglia di Na-than non voleva assolutamente perdere l’occa-sione di poter conoscere e quindi parlare di perso-na con Hannah e la sua famiglia. Abbiamo dunque pregato Nanette, che conosceva bene Las Vegas, di scegliere un hotel per il nostro incontro. Lei ha immediatamente prenotato due stanze presso il famoso hotel “New York New York” che si trova proprio sulla vivace “Strip” – come viene chiama-to il Las Vegas Boulevard.

Il 21 giugno 2014 abbiamo attraversato il caldo e solitario paesaggio desertico del Death Valley Nationalpark e nel tardo pomeriggio ab-biamo fi nalmente raggiunto Las Vegas. Abbiamo varcato la soglia della hall dell’hotel “New York

New York” quasi contemporaneamente agli ame-ricani ed abbiamo immediatamente riconosciuto Nathan e i suoi genitori. Ci siamo capiti al volo e ci siamo subito lanciati alla scoperta di quel chias-soso, vivace e folle luogo: la città-casinò. Abbia-mo visitato diversi alberghi che si trovano lungo il Las Vegas Boulevard e verso sera siamo saliti sulla torre Eiffel dell’hotel “Paris Las Vegas”. Da quell’altezza abbiamo potuto ammirare l’infi ni-to mare di luci di questa immensa città e siamo anche riusciti a godere del famoso spettacolo di fontane della riproduzione del lago di Como che si trova presso l’hotel “Bellagio”. Ci siamo rac-contati le reciproche vite, la nostra in Alto Adige e la loro negli Stati Uniti, e ci siamo confrontati a lungo anche sui diversi aspetti della sindrome di Camurati-Engelmann, sui medicinali già provati da Hannah e Nathan. Pur vivendo in due mondi diversi, con i nostri fi gli incontriamo le stesse pro-blematiche. Anche i genitori di Nathan, nelle fasi più diffi cili, hanno trascorso un infi nito numero di notti insonni sentendosi impotenti di fronte ai forti dolori ossei che non è possibile far scom-parire. Eravamo così presi dalle nostre conver-sazioni che il secondo giorno abbiamo trascorso l’intera mattinata nella stanza dell’albergo solo per parlare e scambiarci esperienze. Per le nostre famiglie era molto commovente vedere Hannah e Nathan insieme: si muovono allo stesso modo e si assomigliano tanto. A Las Vegas entrambi sta-vano per lo più in sedia a rotelle perché solo così eravamo in grado di coprire lunghe distanze sen-za problemi. Abbiamo trascorso insieme tre gior-ni. L’ultimo appuntamento è stato al Zion-Natio-nalpark, dove abbiamo cenato in un’accogliente steakhouse. L’addio è stato per tutti molto diffi ci-le e per entrambe le nostre famiglie questo unico incontro rimarrà un bel ricordo indelebile.

G li Stati Uniti sono perfettamente attrez-zati per accogliere viaggiatori in sedia a rotelle: in ogni parco nazionale ci sono

percorsi riservati a chi si muove in sedia a rotelle e così abbiamo potuto agevolmente visitare tutti i parchi. Agli Universal Studios di Los Angeles, sic-come Hannah era in sedia a rotelle, ci hanno fatto saltare la coda per accedere alle attrazioni, facen-doci così risparmiare almeno un’ora di attesa. Quel che ci è rimasto di questo viaggio – oltre agli innumerevoli ricordi legati a momenti speciali – è soprattutto il sentimento di gratitudine per aver visto e vissuto così tanto. E tutto questo nono-stante una sedia a rotelle!

“Soprattutto in quel primo periodo avevamo la sensazione di trovarci in un ‘tunnel’ completamente soli e di non poter essere pienamente compresi da nessuno”

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Produrre maggior benessere

Snello è “in”. Questo non vale solo per gli ideali canoni di bellezza riferiti agli esseri umani, ma anche per le aziende e le imprese. Solo che, nel secondo caso, si parla di “Lean Management” che signi� ca accelerare i processi e preservare le risorse. Il “Lean” ha da poco fatto il suo ingresso anche nell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige.

I principi del Lean Management (orga-nizzazione snella) sono universalmen-te riconosciuti e vengono applicati in

diversi ambiti. Così abbiamo la Lean Pro-duction per i processi di produzione, la Lean Maintenance nel settore della ma-nutenzione o la Lean Administration nel caso della gestione aziendale. Anche per quanto riguarda le prestazioni sanitarie questo principio ha trovato la sua giusta locazione che in questo caso si chiama Lean Healthcare, vale a dire “assistenza sanitaria snella”. Il principio “Lean” si basa su un concetto applicato al settore industriale. Già negli anni 30 del secolo scorso la Toyota Motor Corporation giap-ponese sviluppò l’idea del “Just in time” (JIT – i materiali necessari alla produ-zione vengono consegnati solo quando è veramente necessario). Si tratta del con-cetto sul quale si sviluppa tutto il siste-ma di produzione della Toyota (Toyota Production System). In base a tale sistema la produzione dovrebbe avvenire evitan-do sprechi in modo da preservare il più possibile le risorse. Le persone coinvolte in questo sistema devono imparare ad in-

dividuare le aree in cui l’impiego di ma-teriale, tempo e fatica non genera valore aggiunto per i/le clienti e quindi correg-gere quel che non va. Il processo produtti-vo dovrebbe essere più snello. Il Lean Ma-nagement e la Lean Healthcare si fondano esattamente su questo principio.

L’idea di processo snello nell’assi-stenza sanitaria ha ormai preso piede an-che in Alto Adige: ”Da maggio 2013, presso i servizi di Pronto soccorso dell’ospedale centrale di Bolzano e degli ospedali com-prensoriali di Bressanone, Brunico e Me-rano si lavora per la realizzazione pratica del progetto aziendale di Lean Healthca-re”, spiega la dott.ssa Marianne Siller, Coordinatrice responsabile del progetto dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige in-sieme al dott. Flavio Girardi di Bolzano. La scelta di introdurre questo progetto pilota presso i Pronto soccorsi non è stata fatta a caso, spiega il Direttore generale dott. Andreas Fabi: ”Abbiamo consapevol-mente deciso di partire dal settore più di� cile, vale a dire dai servizi di emer-genza.”

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N ella fase di attuazione, racconta Marianne Siller, sono stati sele-zionati alcuni collaboratori / al-

cune collaboratrici dei quattro servizi di Pronto soccorso per entrare a far parte di un gruppo di lavoro. Le collaboratrici e i collaboratori prescelti/e sono stati/e avviati/e ai fondamentali principi della Lean Healthcare grazie ad un workshop di tre giorni. Inizialmente predominava un certo scetticismo. “Molti pensavano che parlando di ‘Lean’ s’intendesse prin-cipalmente una forma di risparmio”, spie-ga Marianne Siller. Il termine “risparmio delle risorse” veniva intrepretato in modo sbagliato provocando molte riserve. “In questo caso”, prosegue la Siller, “la Lean Healthcare va intesa dal punto di vista dei/delle pazienti. Signi� ca cioè un valore aggiunto nel miglioramento dei processi.” Si tratta fondamentalmente di evitare at-tività non necessarie e super� ue e quindi dare spazio ad altro, in modo più sensato. In questo caso sono sicuramente i pazien-ti e le pazienti a “guadagnarci” – sia in termini di tempo che di qualità di cura.

Gli obiettivi prioritari per l’introduzione del principio di Lean Healthcare tracciati da Marianne Siller sono i seguenti: abbat-timento dei tempi d’attesa, evitare i dop-pioni e dare maggiore spazio in termini di tempo a ciò di cui il/la paziente ha vera-mente bisogno. Tra coloro che hanno concluso il work-shop, aggiunge la Siller, si è fatta largo la comprensione che l’intero processo è come una catena che è forte quanto il suo anello più debole: “Ora ognuno pensa al succes-sivo passo da compiere. Prima non era ne-cessariamente così”, conclude la Siller.

L’iniziale scetticismo verso il nuovo progetto è stato notato anche dal dott. Michael Prantl. Prantl è un ingegnere specializzato in questioni economiche e collaboratore della Società di consulenza Matt & Partner, che dall’esterno accompa-gna il processo di attuazione del principio di Lean Healthcare nell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige: “All’inizio lo scetticismo da parte dei collaboratori e delle colla-boratrici era veramente alto”, racconta

All’inizio l’analisi: durante i work-shops, grazie ad una mappatura dei fl ussi di valore (Value stream mapping), è stato per la prima volta possibile rilevare la situazione attuale.

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produzione delle auto non potesse essere giusto per un settore dove ci si occupa di salute e di esseri umani. Oltre a questo, tutto suonava piuttosto autoritario.” A tutt’oggi, come spiega il medico, egli non ha ancora completamente superato i pro-prio dubbi, ma ha notato che le cose stan-no andando nella direzione giusta. Sacco: “Sulla base delle analisi condotte in corso di progetto, si è giunti a conclusioni simi-li alle nostre, che lavoriamo da anni in Pronto soccorso.” Il suo rispetto verso gli esperti della Matt & Partner è cresciuto nel tempo: “Lavorando a stretto contat-to con questi ingegneri industriali ho notato che sono dalla nostra parte, han-no dato forza ai nostri propositi e nuovo vigore.” Anche se l’obiettivo è ben lungi dall’essere stato raggiunto, è importante che tutti stiano andando nella stessa di-rezione.

Per la prima volta, con l'intento di individuare i punti deboli, è stata fatta chiarezza sulla situazione attuale. Sono stati osservati i processi, organizzati wor-kshop e gruppi di lavoro e sono stati con-dotti anche dei sondaggi. I risultati sono stati quindi trasformati in cifre e relazio-ni. “Nella Lean Healthcare tutto si basa sul miglioramento dei processi”, a� erma dott. Prantl. È importante avere prima di tutto una buona visione d’insieme per poi prendere in considerazione le misure di miglioramento. “Di fatto, i gruppi di lavo-ro istituiti presso i reparti di emergenza saranno a breve in grado di elaborare una serie di proposte di miglioramento a livel-lo organizzativo, di processo, strutturale e di sistema”, spiega la Coordinatrice del progetto Marianne Siller. Se tutte queste proposte verranno attuate, a Bolzano la tempistica di trattamento dei/delle pa-zienti diminuirà del 43 per cento, a Mera-no del 26 per cento, a Bressanone � no al 13 per cento e a Brunico del 25 per cento. In pratica signi� cherebbe una sensibile riduzione dei tempi d’attesa per i pazien-ti e le pazienti. In linea con la sintesi del principio di Lean Healthcare, secondo Michael Prantl: “Il valore aggiunto è tut-to ciò che serve per il benessere dei/delle pazienti.”

M artina Lazzeri, coordinatrice in-fermieristica del Pronto soccor-so dell’Ospedale centrale di Bol-

zano, si è posta sin dall’inizio in maniera positiva rispetto all’idea di “Lean”. Nem-meno il fatto che si trattasse di un con-cetto nato per il settore automobilistico l’aveva scoraggiata: “Perché avrebbe dovu-

Prantl. “Uno scetticismo che però si è ve-locemente trasformato in entusiasmo”, spiega soddisfatto il consulente. Le col-laboratrici e i collaboratori hanno imme-diatamente compreso che in questo caso la riduzione dei costi non aveva nulla a che vedere con i risparmi sul personale, bensì con il miglioramento dei processi.

I l dott. Giuseppe Sacco del Pronto soc-corso di Bolzano era uno di questi grandi scettici. Come da lui stesso spie-

gato, il motivo era molto semplice: “In pri-mo luogo avevamo l’impressione che fos-se l’ennesima cosa che ci veniva imposta dall’alto, senza aver prima interpellato i diretti interessati. In secondo luogo pen-savo che quel che veniva applicato alla

“In questo caso la Lean Health-care va intesa dal punto di vista dei/delle pazienti. Signi-fi ca cioè un valore aggiunto nel miglioramento dei processi.”

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“In genere sono sempre aperta alle novità e nel caso della Lean Healthcare mi hanno convinta l’applicazione di procedure sistemiche ed il risparmio di tempo.” MARTINA L A ZZERI

“Il valore aggiunto è tutto ciò che serve per il benessere dei/delle pazienti.”

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to? Nel momento in cui acquisto una mac-china desidero il meglio che il mercato mi può o� rire al prezzo che io ho deciso di in-vestire. In genere sono sempre aperta alle novità e nel caso della Lean Healthcare mi hanno convinta l’applicazione di procedu-re sistemiche ed il risparmio di tempo.” In ambito sanitario si “produce” un ser-vizio. Se questo “prodotto” venisse o� erto con la migliore qualità possibile nessuno avrebbe nulla in contrario, a� erma la co-ordinatrice infermieristica. Un ulteriore vantaggio del principio “Lean” sarebbe il miglioramento della trasparenza verso l’esterno. I processi sarebbero de� niti in modo più chiaro, oltre ad essere più com-prensibili ed accessibili. Particolarmente prezioso è stato il fatto che collaboratori/trici di tutti i Comprensori si siano seduti ad un unico tavolo. Lazzeri: “Da quel mo-mento è stato per tutti/tutte noi evidente che dobbiamo lottare contro problemati-che simili, se non addirittura identiche. È cresciuta la comprensione reciproca.”

M arianne Siller è assolutamente convinta dell’approccio secondo il principio della Lean Health-

care: “Ai collaboratori e alle collaboratri-ci vengono forniti in modo diretto degli ‘strumenti’ con cui possono lavorare.” Anche il dott. Dominik Matt della Matt & Partner sottolinea quanto il fattore uma-no giochi un ruolo centrale: “Il principio ‘Lean’ vive sull’accettazione e sulla colla-borazione delle persone coinvolte nel pro-cesso.” Michael Prantl è invece sicuro del fatto che spesso sia necessario un inter-vento esterno per convincere le persone di qualcosa: “L’outsider viene percepito ed accettato come un osservatore neutrale.” Ma quali sono state le maggiori di� coltà? Michael Prantl: “Considerando i proces-si dobbiamo constatare che vi sono stati tantissimi interfaccia e che ce ne saran-no ancora. Le strutture sono spesso molto complesse.”

L’implementazione del principio di Lean Healthcare presso i quattro servizi di emergenza della Provincia – Bolzano, Bressanone, Merano, Brunico – è in corso. I primi lavori di “rimodellamento” sono già iniziati presso l’Ospedale centrale di Bolzano. Con l’aiuto di un sistema di tria-ge – vale a dire accesso secondo priorità – e di una studiata gestione delle persone in attesa, i tempi saranno notevolmen-te ridotti. Martina Lazzeri: “A breve i/le pazienti cominceranno concretamente a percepire gli e� etti positivi della Lean Healthcare.”

“Pensavo che quel che veniva applicato alla produzione delle auto non potesse essere giusto per un settore dove ci si occupa di salute e di esseri umani.”

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Lean Healthcare nell’Azienda sanitaria dell’Al-to Adige

Prima faseIl progetto aziendale si articola in cinque step:

introduzione alla Lean Healthcare (aprile – giugno 2013), analisi del fl usso di pazienti (luglio – settembre 2013), rimodellamento dei processi futuri (ottobre – dicembre 2013), pianifi cazione e preparazione dell’implementazione (gennaio – febbraio 2014), revisione e stesura delle misure di miglioramento (da marzo 2014).

Seconda fase nel 2014 i reparti di Medicina interna dei quattro Comprensori sanitari - ospedali di Bolzano, Bres-sanone, Brunico e Merano – sono stati coinvolti nel progetto. Dopo i Pronto soccorsi, sono i servizi con la maggiore affl uenza di pazienti.

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Da alcuni mesi i cittadini e le cittadine della Provincia possono prenotare le visite tramite internet. Renate Pernthaler, re-sponsabile del Centro Unico di Prenotazione Provinciale (CUPP), presenta questa nuova e comoda modalità di prenotazione.

Signora Pernthaler, dallo scorso giugno le prime visite presso i ambiti di Dermatologia, Cardiologia, ORL e Urologia possono essere prenotate anche on-line. Com’è stata accolta dai cittadini e dalle cittadine questa novità?Questa nuova modalità di prenotazione è stata accolta bene. Al momento viene abbastanza utilizzata, ma speriamo che in futuro ancora più cittadini e cittadine decidano di usufruire di questa comoda possibilità per prenotare le proprie visite. Al momento la maggior parte delle pre-notazioni riguardano la Dermatologia, seguito da ORL, Cardiologia e Urologia. Questa proporzione equivale a quanto av-viene per le prenotazioni telefoniche.

È stato diffi cile implementare le prenotazioni on-line con il sistema esistente?Il problema più grosso è stato quello di adattare il software alle nostre necessi-tà. Abbiamo investito molte energie nei lavori preliminari e nell’organizzazione e questo ci ha permesso di partire con il piede giusto.

Esistono esperienze simili a questa in altre regioni d’Italia?Esperienze di prenotazione simili alla nostra vengono portate avanti tramite le farmacie. Personalmente però penso che

il discorso dell’on-line “fai da te” sia il futuro. La possibilità di prenotare trami-te le farmacie è senz’altro ottima per gli anziani, ma giovani e professionisti pre-feriscono sicuramente accedere tramite internet.

Quanto tempo ci vuole per eseguire una pre-notazione on-line?Sono su� cienti pochi minuti. L’importan-te è avere a portata di mano codice � scale e ricetta impegnativa rossa. Fondamenta-le è conservare il numero di prenotazione generato automaticamente dal sistema grazie al quale, se necessario, è possibile spostare un appuntamento o eventual-mente disdirlo. Trovo quest’ultimo punto molto importante. 

Perché?Perché spesso le visite non vengono dis-dette! Le/I pazienti semplicemente non si presentano all’appuntamento. Que-sto è un peccato poiché nel momento in cui una prenotazione viene annullata ne può immediatamente usufruire qualcun altro. Disdire un appuntamento al quale non si può essere presenti aiuterebbe in-dubbiamente a ridurre i tempi di preno-tazione.

Esistono anche altre alternative alla classica prenotazione telefonica?Sì, esistono. Tutte le visite possono essere prenotate anche via mail. Ogni Compren-sorio sanitario ha un indirizzo e-mail appositamente dedicato che è possibile trovare consultando il sito dell’Azienda sanitaria www.asdaa.it. Il/La paziente che ha inviato la mail viene contattato/a te-lefonicamente per concordare l’appunta-mento. Se vogliamo, si tratta di una sorta di prenotazione on-line “light”.

Semplifi cata la prenotazione delle visite

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Le campagne di successo vivono grazie a coloro che of-frono il proprio impegno. A questo proposito, l’Azienda sanitaria dell’Alto Adige ha trovato due persone molto speciali.

Non è sempre facile ottenere atten-zione per una buona causa. I volti noti sono un valido aiuto per le campagne di sensibilizzazione. Quelli di Petra Zubla-sing, originaria di Appiano e campio-nessa mondiale di tiro con la carabina, e del giocatore caldarese dell’Hockey Club Bolzano Anton Bernard sono senza dub-bio due tra i volti più noti della nostra Provincia. Entrambi gli atleti hanno ac-cettato di prestare la propria immagine per supportare la campagna sulla vac-cinazione contro i virus del Papilloma umano (HPV) lanciata dall’Azienda sani-taria dell’Alto Adige. Gratis, ovviamente! I virus del Papilloma umano sono virus comuni e di� usi che si trasmettono per contatto sessuale e che, in alcune circo-stanze, possono causare tumori. La vacci-nazione precoce è un’importante arma di prevenzione. Obiettivo della campagna è quello di fornire informazioni in merito.

Presumibilmente sia la Zublasing che Bernard hanno già avuto esperienze di Fotoshooting e di campagne pubblici-tarie. Per Anton Bernard ne abbiamo la

certezza: a settembre di quest’anno, in oc-casione della campagna pubblicitaria di una nota catena altoatesina di negozi per articoli sportivi, egli ha mostrato non solo il suo volto, ma molto di più. Uno sci a co-prire le parti intime e il corpo disegnato (digitalmente) con un’in� nità di tatuag-gi. Colpisce davvero molto la di� erenza tra l’immagine da manuale del marke-ting e la foto utilizzata in occasione della campagna contro l’HPV, dove il Bernard versione “bravo ragazzo” posa nella sua divisa da hockeista. Ed è proprio questa seconda immagine che ritrae il vero An-ton, come da lui stesso confermato in oc-casione di un’intervista al portale online stol.it. La foto scattata per pubblicizzare la catena rivenditrice di articoli sportivi non corrisponde alla sua natura: “La posa stessa dice: ‘Non mi importa di nulla, fac-cio quel che mi pare’. Non sono davvero così.” Un’a� ermazione confermata anche dal suo impegno per sostenere la campa-gna d’informazione dell’Azienda sanita-ria dell’Alto Adige contro l’HPV, che par-tirà a metà dicembre con la distribuzione di � yer e poster in tutta la Provincia.

Un uomo, due volti: il giocatore dell‘HCB Anton Bernard, originario di Caldaro, può giocare diversi ruoli. No, i tatuaggi non sono veri.

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certezza: a settembre di quest’anno, in oc-casione della campagna pubblicitaria di una nota catena altoatesina di negozi per articoli sportivi, egli ha mostrato non solo il suo volto, ma molto di più. Uno sci a co-prire le parti intime e il corpo disegnato (digitalmente) con un’in� nità di tatuag-gi. Colpisce davvero molto la di� erenza tra l’immagine da manuale del marke-ting e la foto utilizzata in occasione della campagna contro l’HPV, dove il Bernard

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DAI COMPRENSORI BRESSANONE Costruito per durare nel tempo 25–27 BOL Z ANO La Lunga Notte della Ricerca 28 –29 Gite 2015 29 International South Tyrolean Diagnostic Forum 2015 29 La comprensione è tutto 30 MER ANO Gestione professionale della de-escalation 31 “Il periodo più stressante è passato” 32 Coordinatore infermieristico sul K2 (8611m) 32 Pronti per una moderna amministrazione ospedaliera 33 Stelle della danza 33 BRUNICO Partecipare attivamente 34–35 13 nuovi operatori e operatrici socio-sanitari/e 35 Un vincente lavoro di squadra 35

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DAI COMPRENSORI BRESSANONE Costruito per durare nel tempo 25–27 BOL Z ANO La Lunga Notte della Ricerca 28 –29 Gite 2015 29 International South Tyrolean Diagnostic Forum 2015 29 La comprensione è tutto 30 MER ANO Gestione professionale della de-escalation 31 “Il periodo più stressante è passato” 32 Coordinatore infermieristico sul K2 (8611m) 32 Pronti per una moderna amministrazione ospedaliera 33 Stelle della danza 33 BRUNICO Partecipare attivamente 34–35 13 nuovi operatori e operatrici socio-sanitari/e 35 Un vincente lavoro di squadra 35

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Costruito per durare nel tempo

A maggio di quest’anno l’Ospedale di Bressanone ha festeggiato il suo 100° compleanno. Hartmuth Sta� er, giornalista ed autore della voluminosa pubblicazione ce-lebrativa, ci racconta aneddoti e curiosità emerse duran-te la sua ricerca. Ma anche sul perché l’amministrazione comunale già allora si fosse espressa contro la costruzio-ne di una Funivia sulla Plose.

Quanto impegno ha richiesto la ricerca per redigere la pubblicazione sul giubileo?La costruzione dell’Ospedale, 100 anni fa, fu un evento che coinvolse i brissinesi e a cui fu dato ampio risalto sulla stam-pa dell’epoca, in particolare sul “Brixner Chronik”. Ho consultato molte annate di questa pubblicazione ed ho trovato gran-de disponibilità e facile accesso anche alle fonti conservate sia presso l’Archivio della città che in quello dell’Ospedale. Ho potuto inoltre consultare le cronache redatte dalle “Kreuzschwestern” che prestavano servizio presso l’Ospedale di Bressanone.Un’altra utile fonte di informazioni è stata la pubblicazione celebrativa dell’i-naugurazione. Non ho trovato grosse dif-� coltà in questa ricerca, anche se alcu-ni aspetti richiederebbero un maggiore approfondimento, ad esempio il ruolo dell’Ospedale durante la Prima Guerra Mondiale o l’occupazione da parte della Wehrmacht durante la Seconda Guerra Mondiale.

Le vecchie foto dell’edifi cio hanno un fasci-no particolare, dove le ha trovate?Al tempo, proprio per l’importanza dell’avvenimento, furono scattate molte fotogra� e; alcune di queste, trasforma-te in cartoline postali, si trovano anco-ra oggi. Altre foto, di eccellente qualità, provengono invece dalla pubblicazione

che fu realizzata in occasione dell’inau-gurazione.

I committenti di allora dovettero affronta-re diffi coltà economiche e lunghi tempi di costruzione. Un destino comune ai grandi progetti, esattamente come accade oggi, o vi furono delle cause particolari?In realtà meno di due anni per la co-struzione di un ospedale con 180 posti letto è un periodo molto breve. Non cre-do che oggi si riuscirebbe a fare meglio. Le di� coltà � nanziarie erano dovute soprattutto al fatto che l’amministra-zione comunale di allora, con il dina-mico sindaco Otto v. Guggenberg, fece il passo più lungo della gamba. La Cassa di Risparmio di Praga concesse un presti-to di due milioni di corone, con le quali l’amministrazione intendeva � nanzia-re numerosi progetti, tra i quali � gu-rava anche la funivia della Plose. Quel prestito, tuttavia, non avrebbe coperto tutte le spese previste che quindi subi-rono un ridimensionamento per l’im-possibilità di ottenere altri � nanzia-menti. La priorità fu data all’Ospedale e, grazie a delle misure per contenere i costi, si spese meno della cifra preven-tivata. Le discussioni riguardo a questi grandi progetti furono allora molto ac-cese; la di� erenza rispetto ad oggi è che allora il Comune doveva in gran parte auto� nanziarsi.

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Lei scrive che la pressione per la costruzione di una nuova struttura venne dai cittadini. Questo l’ha stupita?La pressione per la nuova struttura venne soprattutto dalle autorità che in questo modo risposero alla pressante richiesta dei cittadini. Nel diciannovesimo secolo Bressanone aveva vissuto un periodo di stagnazione su tutti i fronti. A cavallo tra i due secoli, con la vittoria dei “Christlich-Sozialen” e con l’elezione di Otto von Gug-genberg quale sindaco della città, vi fu una svolta e si volle recuperare tutto ciò che le precedenti amministrazioni non erano state in grado di realizzare.Tenendo conto delle condizioni catastro� -che in cui versava il “Heilig-Geist-Spital” non sorprende il desiderio che allora emer-se di avere un ospedale al passo coi tempi.

Che signifi cato ebbe questo progetto al tem-po? Fu portato avanti a livello locale o vi fu il coinvolgimento di tutto il Tirolo?L’Ospedale fu progettato � n dal principio con una duplice � nalità: creare una strut-tura pubblica per la popolazione della val-le d’Isarco e della val Pusteria ed un Sana-torio per i pazienti paganti e provenienti da tutto l’Impero, per poter così coprire almeno in parte i costi di gestione. La

costruzione dell’ospedale fu quindi pub-blicizzata non solo in Tirolo ma anche in tutto l’Impero. Tra l’altro, la dicitura “Sa-natorio” stava ad indicare “clinica priva-ta”; all’inizio i/le pazienti con patologie dell’apparato respiratorio non erano nem-meno ammessi/e.

Che importanza ebbe la nuova struttura per lo sviluppo della valle d’Isarco e del Sudtirolo?Solamente alcune settimane dopo l’inau-gurazione scoppiò la Prima Guerra Mon-diale, cosa che in� uenzò molto l’attività della struttura non permettendole di ave-re quell’impulso che sicuramente l’avreb-be caratterizzata in tempo di pace, consi-derando anche il fatto che vi lavoravano medici di fama mondiale.Al regime fascista del tempo la struttura sembrò troppo lussuosa e per questo ven-ne trasformata in Sanatorio per le malat-tie polmonari, cosa che di certo non favorì lo sviluppo della città.

Durante la sua ricerca è emerso qualche fatto o aneddoto curioso?Sicuramente curioso è il fatto che agli ini-zi l’Ospedale fosse in gran parte autosuf-� ciente, grazie anche all’attività agricola del maso Klinger e al fatto che lo stato di salute dei maiali che vi venivano allevati fosse monitorato almeno quanto quello dei pazienti e delle pazienti dell’Ospeda-le. Oppure che durante la Seconda Guerra Mondiale l’Ospedale si procurò un asino che venne impiegato per tutti i trasporti. Al giorno d’oggi, poi, è inconcepibile che nel 1928 alla moglie del Primario Georg Pototschnig, anche lei chirurgo, non fosse permesso operare senza la supervisione del marito, se non in casi urgenti. Un altro aneddoto: dopo la guerra, nella cappella dell’Ospedale, numerosi nazisti furono riammessi nella Chiesa Cattolica. Anche comunisti ed ebrei furono „spin-ti“ verso la religione cattolica; la salute dell’anima era importante quanto quella del corpo.

Lei scrive che l’Ospedale di Bressanone era uno dei più moderni del tempo. A cosa si rife-risce in concreto?La frase „uno degli ospedali più moderni dell’ Impero“ è una citazione tratta dalla stampa dell’epoca. Col tempo questa frase fu confermata anche dai fatti. Ad esempio, l’apparecchiatura radiologica fornita dal-le “VEIFA-Werken” di Vienna corrisponde-va ai massimi standard della tecnologia di allora, come mi ha recentemente con-fermato il Prof. Mario Reggio dell’Associa-zione Italiana di Fisica in Medicina.

“Possiamo imparare che una struttura ben progettata e ben costruita può assolvere la sua funzione anche dopo cent’anni…”

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Le sale operatorie dotate delle più mo-derne apparecchiature erano considerate una novità assoluta. Anche gli impianti di climatizzazione, le celle frigorifere, le la-vatrici, il telefono, gli ascensori riservati al personale, i letti e il cibo rappresenta-vano uno standard molto più elevato ri-spetto a quello del tempo.

Cosa possiamo imparare dalla storia cente-naria dell’Ospedale di Bressanone?In primo luogo è da ammirare la decisione con cui l’allora amministrazione riuscì a portare avanti un progetto così controver-so a causa dei costi. Poi, le prestazioni del personale, non numeroso ma motivato e intraprendente. Possiamo imparare che una struttura ben progettata e ben costruita può assolvere la sua funzione anche dopo cent’anni, men-tre altre strutture costruite male in tempi più recenti sarebbero già da demolire.

Il centenario edifi cio ospedaliero del tempo si integra tutt’ora perfetta-mente con la struttura architettoni-ca dell’Ospedale di Bressanone

Il “Kaiser-Franz-Josef-Jubiläumskrankenhaus” fu inaugurato il 22 giugno 1914. La costruzione era stata deliberata dal Consiglio comu-nale in occasione del 60° anniversario dell’incoronazione dell’I mpera-tore Francesco Giuseppe (Kaiser Franz Josef ). Dopo varie vicissitudini ed una temporanea conversione in Sanatorio pneumologico, questa struttura classicheggiante è oggi l’edifi cio C dell’ Ospedale di Bressa-none. Al suo interno si trovano il reparto di Psichiatria, il Servizio di Igiene e Sanità pubblica, la Lungodegenza, la Medicina sportiva e la Medicina del lavoro, la Pneumologia e gli uffi ci dell’Amministrazione.

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LUNA – La Lunga Notte della Ricerca

Un evento riuscito, come confermato dai circa 800 visitatori che hanno letteral-mente assalito i tre stand allestiti all’in-terno dell’ospedale centrale di Bolzano. Una serie di interessanti test, informa-zioni sullo stile di vita, sulla corretta ali-mentazione, sulla prevenzione e una visita guidata all’interno del nuovo Laboratorio centrale di analisi sono stati gli argomenti che hanno indotto quest’anno molti citta-dini a fare tappa presso il nostro ospedale.

Questa è la terza partecipazione del Com-prensorio sanitario di Bolzano alla Lun-ga Notte della Ricerca (LUNA), un evento organizzato dall’EURAC che ha coinvol-to anche quest’anno diverse istituzioni all’insegna del motto “Science makes you � y”. La location era segnalata dalla ban-diera della LUNA, messa a disposizione dall’EURAC, e illuminata ad arte davanti

Anche quest’anno e per la terza volta il Comprensorio sanitario di Bolzano ha preso parte alla Lunga Notte della Ricerca (LUNA). Come avvenuto per le precedenti edizioni, anche questa volta l’organizzazione dell’evento, che si è svolto presso l’Ospedale centrale di Bolzano, è stata curata dal team dell’U� cio stampa.

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International South Tyrolean Diagnostic Forum 2015

Dal 20 al 21 marzo 2015, dopo il succes-so degli anni passati, presso l’EURAC Convention Center a Bolzano si terrà la terza edizione del “International South Tyrolean Diagnostic Forum”. Il tema di questa edizione sarà incentrato sui Biomarker in ambito oncologico. An-che quest’anno, il team organizzatore insieme al responsabile scientifi co Prof. Markus Hermann è riuscito a portare a Bolzano, in qualità di relatori, una selezione di esperti/e nazionali ed internazionali. A conferma dell’inter-nazionalità dell’evento basti osservare come i relatori e le relatrici provengano da ben otto nazioni e tre continenti. Oltre alle relazioni su temi innovativi quali la circolazione delle cellule tu-morali e le micro-particelle, verranno offerte ai/alle partecipanti anche interessanti discussioni su concreti casi clinici. Il congresso è rivolto a medici/mediche, infermieri/e e tecnici/tecniche di laboratorio. Al termine del congresso si terrà una manifestazione aperta alla cittadinanza dove esperti ed esperte del settore parleranno di temi quali “sport e tumore” e “alimentazione e tumore”.

Informazioni in merito a iscrizione e programma si trovano su www.south-tyrolean-diagnostic-forum.com.

In alternativa, direttamente ai numeri telefonici: 0471 908 959 e 0471 285 400

all’ingresso principale. Già prima delle 17, orario convenuto di inizio della mani-festazione, hanno iniziato ad a� uire le prime persone.

Presso gli stand predisposti nei corridoi dell’ospedale, i visitatori e le visitatrici hanno potuto veri� care il loro stato di � tness, con un test da sforzo eseguito dalla Medicina dello sport, controllare l’età biologica (invecchiamento delle cel-lule) o ascoltare le indicazioni per una nutrizione sana e bilanciata fornite dal personale della Dietetica e Nutrizione clinica. Con una presentazione digitale, i visitatori e le visitatrici sono stati/e pre-parati/e alla visita guidata del Laborato-rio. Un’occasione unica quella di vedere dall’interno il Laboratorio di analisi con le sue so� sticate attrezzature, tra l’altro appena inaugurato.

Nel corso della serata sono inoltre state eseguite, sempre dal personale del Labo-ratorio, oltre 200 analisi del sangue con valutazione immediata della glicemia, dei trigliceridi e del colesterolo. Le ana-lisi con relativi test, le informazioni e le visite sono state accolte molto positiva-mente dai visitatori/dalle visitatrici che hanno atteso, in qualche frangente an-che abbastanza a lungo, ma sempre pa-zientemente il loro turno. Alla � ne della serata, molto lunga e impegnativa per il personale, ha prevalso sulla stanchez-za la soddisfazione per la riuscita della manifestazione e la consapevolezza di essere riusciti a trasmettere ai visitatori e alle visitatrici un messaggio chiaro e positivo sul cosa fare per gestire e preser-vare al meglio la propria salute.

Sono inoltre state eseguite, sempre dal personale del Laboratorio, oltre 200 analisi del sangue con valutazione immediata della glicemia, dei trigliceridi e del colesterolo.

Circolo ricreativo Ospedaliero(CRO)Bolzano – Gite 2015

14 febbraio Venezia (carnevale)

21 febbraio DEZ

7 marzo DEZ

14 marzo Vicenza

21 marzo Regensburg

11 aprile Firenze

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“Desideriamo che questa struttura, dedicata alla riabilitazione psichiatrica, si integri al meglio con l’ambiente circostan-te, che venga accettata dai/dalle residenti e che i nostri/le nostre pazienti si senta-no liberi/e, a proprio agio, nel muoversi all’interno del quartiere di Gries”, spiega la Psicologa dott.ssa Isabella Gualtieri. È stata lei, insieme al Primario del Servizio psichiatrico del Comprensorio sanitario di Bolzano dott. Andreas Conca e al dott. Luigi Basso, a dare vita a questo progetto.  La prima fase del progetto è già in pieno svolgimento. Tra maggio e agosto di quest’anno, agli/alle abitanti di Gries, sono stati distribuiti circa 4000 questio-nari e 800 di questi sono stati compilati e restituiti. I/le residenti, in forma anoni-ma, potevano esprimere il proprio sentire e le proprie opinioni in merito alla malat-tia mentale. È stato rilevato anche il livel-lo di conoscenze e competenze rispetto a questo argomento. Lo scopo della ricerca era anche quello di confrontare le risposte fornite dai/dalle residenti nella zona della nuova sede rispetto a quelle raccolte nel 1999 tra coloro che risiedevano nei pressi della vecchia sede del “Gieserhof”. Quanto emerso servirà come veri� ca. “La nostra ipotesi di lavoro si basa anche sulla posi-tiva esperienze del Grieserhof che ormai è perfettamente integrato con l’ambiente circostante, dove tendenzialmente abbia-mo a che fare con meno pregiudizi o resi-stenze. Ci aspettiamo qualcosa di simile anche dal quartiere di Gries, soprattutto dopo il lavoro di integrazione che è già iniziato”, spiegano la dott.ssa Gualtieri e l’infermiere Enzo Lauria.  La seconda fase del progetto guarda ai cambiamenti. Attraverso una serie di iniziative di informazione e sensibilizza-zione dovrebbe essere possibile abbattere

paure e pregiudizi. La s� da è quella di ren-dere le persone consapevoli del fatto che il nuovo Centro è una risorsa per l’intero quartiere, non solo per i/le pazienti ed i loro familiari. Un’importante iniziativa al riguardo è stata la cerimonia di inaugura-zione: le porte sono state aperte a tutti gli interessati e a tutte le interessate. Isabel-la Gualtieri esprime grande entusiasmo nel descrivere la struttura: “Abbiamo una splendida sala polifunzionale e anche una palestra, che potremmo eventualmente mettere a disposizione di scuole o associa-zioni non-pro� t. Abbiamo già avuto delle richieste!”  In questo modo verrebbero facilita-ti i contatti tra i cosiddetti “utilizzatori normali” e i/le “clienti” della struttura di riabilitazione psichiatrica: “Speriamo che così gli eventuali rancori, le paure ed i pre-giudizi possano essere eliminati e che al loro posto nasca una reciproca compren-sione. Quando si parla di salute mentale, la comprensione è davvero tutto!”Solo nel 2015 sarà possibile sapere se la cam-pagna di informazione e sensibilizzazione avrà avuto l’e� etto sperato. Per allora è an-che previsto un secondo sondaggio.  

Il progetto “Inclusione Gries” è un’iniziativa nata in se-guito all’apertura del Centro di riabilitazione psichiatrica di via Fago che si propone di abbattere tutti i “muri”, sia quelli interni che quelli esterni.

La comprensione è tutto

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“Desideriamo che questa struttura, dedicata alla riabilitazione psichiatrica, si integri al meglio con l’ambiente circostan-te, che venga accettata dai/dalle residenti e che i nostri/le nostre pazienti si senta-no liberi/e, a proprio agio, nel muoversi all’interno del quartiere di Gries”, spiega la Psicologa dott.ssa Isabella Gualtieri. È stata lei, insieme al Primario del Servizio psichiatrico del Comprensorio sanitario di Bolzano dott. Andreas Conca e al dott. Luigi Basso, a dare vita a questo progetto.

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Maggiori sono le problematiche che riguardano la sfera sanitaria e sociale e maggiori saranno anche le occasioni di “rottura“. Sui pazienti gravano timori e paure, perdita di autonomia ed autosti-ma, preoccupazioni esistenziali, crisi per-sonali, so� erenze, sentimenti di rabbia verso sé stessi o gli altri. Il senso di im-potenza che viene contemporaneamente avvertito genera particolare irritabilità. Spesso questo mix può produrre un cam-po di tensioni, in cui l’interessato può reagire aggressivamente a degli stimoli apparentemente banali.Per le collaboratrici ed i collaboratori del-le professioni sanitarie ciò rappresenta un fattore di stress notevole. Il quotidia-no confronto con dolore, morte e quindi lutto, sovraccarichi di lavoro e carichi di lavoro sottostimati, responsabilità, con-� itti, problemi organizzativi o gestionali sono fattori di stress, che possono con-durre a una potenziale aggressività an-che all’interno del gruppo di lavoro. Per trattare questo tema con professionalità è richiesta una responsabilità non comune. Come meta primaria si mira tuttavia ad un’assistenza e trattamento quali� cati nonostante linee di condotta molto impe-gnative, subito seguita dalla sicurezza del personale.

Per i loro collaboratori e le loro colla-boratrici, i Servizi psichiatrici di Merano e Bolzano, per gli anni 2014 e 2015 hanno organizzato un ampio progetto di for-mazione in tecniche professionali di de-escalation in collaborazione con l’Istituto ProDeMa®. Il forte interesse dimostrato per questa tematica ne ha confermato l‘at-tualità nonché l’esigenza di una formazio-ne professionale. Il principio di una de-escalation professionale dovrebbe quindi essere presentato anche ad altri reparti e servizi: sempre sul tema, in ottobre e no-vembre 2014, sono stati tenuti dei corsi di aggiornamento presso la Casa della cultu-ra Lichtenburg di Nalles.

Obbiettivi posti: sviluppare le com-petenze nel rapporto con bambini e giovani, o loro familiari molto agitati, potenziare le conoscenze di base per il personale dirigente in relazione a colla-boratrici e collaboratori traumatizzati e la formazione del cosiddetto primo as-sistente collegiale nell’assistenza acuta, ossia dopo avvenimenti traumatizzanti: quest’ultimo, secondo gli organizzatori, ha ottenuto un buon riscontro.

Gestione professionale della de-escalation

Situazioni di tensione che possono degenerare in vere e proprie aggressioni sono per natura frequenti anche nell’ambiente socio-sanitario.

Informazioni

dott.ssa Sabine MoserServizio psichiatrico di Bolzano

[email protected]

dott.ssa Verena PerwangerServizio psichiatrico di Merano

[email protected]

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La ristrutturazione del tratto degenze dell’Ospedale di Silandro è in corso dalla tarda estate del 2013. Per non intasare tutta l‘attività ospedaliera l’opera è stata suddivisa in due fasi: dapprima la modi� ca del tratto est per poi continuare con il risanamento della metà sul versante ovest.

Il periodo più di� cile è stato sicu-ramente quello in cui i pazienti, duran-te la prima fase, hanno dovuto essere ricoverati in spazi ristretti nel vecchio tratto delle degenze. Questa fase è ora prossima alla conclusione: i percorsi, attraverso la parte risanata, sono già scorrevoli e anche il resto verrà presto adeguato. Recentemente la dirigenza ospedaliera, insieme ad alcuni politici della Val Venosta, ha voluto farsi un’idea del procedere dei lavori che hanno ora raggiunto una tappa importante.

L’architetta responsabile dei lavori, dott.ssa Heike Pohl, è soddisfatta: „No-nostante i delicati rapporti tra attività ospedaliera e lavori di ristrutturazione in cantiere, la prima fase che riguarda il primo ed il terzo piano, nelle prossi-me settimane sarà ultimata. Seguirà il collegamento del tratto ovest col tratto

A tramite i corridoi divisionali, anche questi ormai � niti. Saranno pronti ed utilizzabili anche i primi spazi per di-pendenti e pazienti.“ Seguiranno i re-stanti piani della parte situata ad est cosicché entro aprile 2015 tutte le zone di questa prima metà saranno pronte all’uso. Presumibilmente nella prima-vera del 2016 i lavori di ristrutturazio-ne saranno de� nitivamente conclusi.

La Direttrice di comprensorio dott.ssa Irene Pechlaner ha potuto farsi un‘idea personalmente dell’avanzamento dei lavori ed ha permesso la partecipazio-ne anche ai politici valvenostani dott. Richard � einer, ex assessore provin-ciale che si era occupato a suo tempo del progetto, dott. Andreas Tappeiner e dott. Sepp Noggler. „I lavori sono nei tempi previsti e sono contenta che il periodo più impegnativo sia passato. Rumori, posti ristretti e altri ostacoli a causa dei lavori saranno molto meno di intralcio nel quotidiano sia di pazienti che di collaboratori“. All’incontro han-no partecipato anche il dirigente am-ministrativo dott. Gottfried Federspiel, il direttore medico dott. Anton � ei-ner, il Primario dott. Oreste Pieramico, l’Ing. dott. Walter Felder ed il Geom. Martin Ratschiller. Era presente anche la Presidente della Comunità compren-soriale Andreas Tappeiner.

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Coordinatore infermieristico sul K2 (8611m)

Il tempo di Nikolaus Gruber viene scan-dito con precisione quasi svizzera: di giorno è coordinatore del personale in-fermieristico presso il Distretto sanita-rio di Lana, nel tempo libero il suo cuore appartiene alla famiglia, al Soccorso alpino di Ultimo e all'alpinismo di alta quota. Deve le sue conquiste, sempre coronate da altrettanti ritorni alla base sano e salvo, anche al suo innato senso alla prudenza perché, nonostante tutto l’ardire necessario, non dimentica mai che: „La montagna ti appartiene solo quando sei sceso a valle, prima sei tu che appartieni alla montagna“. Ultima avventura: Nikolaus Gruber nell’estate di quest’anno si è avventurato nella scalata degli 8000 raggiugendo la vetta del K2 (8611) insieme a Tamara Lunger, alpinista estrema e, si badi bene, senza sherpa e senza bombole di ossigeno.

Dopo un intensivo e faticoso allena-mento con marce e zaini fi no a 35 chili di peso, Tamara e Nikolaus sono partiti il 12 giugno 2014. Un campo base dietro l’altro e, tra uno e l‘altro, sempre l’attesa che il corpo si adattasse all’aria rarefat-ta. Il 26 luglio 2014 fi nalmente in vetta: Nikolaus Gruber e Tamara Lunger hanno messo piede sul K2! Gruber ringrazia tutti coloro che in questo periodo l’hanno sostenuto, particolarmente il suo team presso il Distretto sanitario di Lana. (SF )

“Il periodo più stressante è passato”

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Sono coloro che decideranno in futuro come impiegare le risorse � nanziarie negli ospedali austriaci: si tratta di una delegazione di giovani dell’Istituto austriaco di Tecnica Aziendale Ospedaliera (ÖIK) e che alcuni giorni fa hanno fatto tappa all’Ospedale di Merano.

Dalla legislazione sanitaria austria-ca a quella italiana: il Coordinatore sani-tario dott. Roland Döcker e l‘ex Direttore sanitario dell’ospedale di Bolzano, dott. Karl Kob, hanno accuratamente sottoli-neato le di� erenze fra i due diversi siste-mi sanitari conoscendo entrambi molto bene questa realtà d’oltre con� ne. Il Di-rettore dell‘U� cio Controlling, Martin P� tscher, dati alla mano, ha spiegato il ruolo che riveste attualmente il Com-prensorio sanitario di Merano nel con-testo altoatesino. Come ci si aspettava, sono state soprattutto le cifre a suscitare il maggior interesse negli aspiranti am-ministratori. La Direttrice di Compren-sorio, dott.ssa Irene Pechlaner, ha rispo-sto con competenza alle loro domande su economia aziendale, controlling e mar-keting, riconoscendo che forse per un estraneo la materia potrebbe risultare un po’ complessa.

Giro dell‘ospedale: nel pomeriggio è se-guito un giro per visitare diversi ambiti ospedalieri, come il Centro senologico, la Divisione di medicina e il Servizio di Medicina complementare. Quest’ultima ha destato un forte interesse nei circa 20 ospiti che hanno a� ermato: „Un ser-vizio paragonabile da noi non esiste“. Le impressioni del Mag. Klaus Watzinger e dei suoi accompagnatori della ÖIK sono state univoche: „Una bella visita durante la quale siamo stati accolti con cortesia e professionalità. Siamo rimasti positi-vamente impressionati dalla struttura ospedaliera, per la sua buona organizza-zione e pulizia. Il tutto è stato coronato dal suggestivo paesaggio autunnale me-ranese, che il bel tempo di questi giorni ha contribuito ad esaltare, suscitando in noi il desiderio di tornare presto in Alto Adige. “

Pronti per una moderna amministra-zione ospedaliera

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Dancingstar

Il dott. Andreas Lochmann, Primario della Divisione di medicina interna presso l’ospedale di Merano, ce l’ha fatta ancora: in luglio 2014 ha conse-guito il primo posto nei campionati nazionali di disco fox a Rimini. Per la sua passione per il ballo è già stato più volte premiato. Nel congratularci con lui, gli auguriamo ancora tanto divertimento on the dance fl oor! (SF )

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Partecipare attivamente

L’assemblea dei collaboratori e delle colla-boratrici che si è tenuta lo scorso novembre presso l’Ospedale di San Candido era attesa con particolare tensione. L’a� uenza è stata quindi molto alta.

“Quale Direttore di Comprensorio sono consapevole di essere anche respon-sabile per l’Ospedale di San Candido. In-sieme porteremo avanti il cambiamento e supereremo le di� coltà”. Con queste pa-role il dott. Walter Amhof ha aperto l’in-contro a cui hanno preso parte circa 100 dipendenti. I punti all’ordine del giorno erano: “la Ri-forma del sistema sanitario dell’Alto Adi-ge”, “Gli e� etti della Riforma sull’Ospe-dale di San Candido” e “L’Audit Famiglia e Lavoro”. Dopo i saluti di rito il Direttore comprensoriale ha spiegato che per lui, ol-tre ad informare il personale, era impor-tante anche raccogliere suggerimenti e consigli delle collaboratrici e dei collabo-ratori per inserirli nella lista delle propo-

ste che sono state presentate all’Assessora dott.ssa Martha Stocker.

Il dott. Amhof, il Coordinatore sanitario dott. � omas Lanthaler e la Dirigente in-fermieristica Helene Burgmann hanno ri-ferito in merito a quanto emerso durante gli incontri di lavoro svolti � no a quel mo-mento. L’Assessora aveva indicato la data del 24 novembre quale termine ultimo per la consegna di proposte concrete e quindi, presso il Comprensorio sanitario di Bru-nico, sono stati immediatamente orga-nizzati numerosi incontri strutturati con tutti gli organi dirigenziali. Le proposte che ne sono emerse riguardano in partico-lar modo la necessità di de� nire l’o� erta sanitaria erogabile in val Pusteria per far sì che venga garantito un buon livello di assistenza alla popolazione che vi risiede. I suggerimenti dei singoli reparti andran-no a costituire le basi per il nuovo Piano sanitario provinciale.

Nel momento in cui il Direttore di Com-prensorio ha iniziato a parlare degli “ef-fetti della riforma sull’Ospedale di San Candido” la tensione all’interno della sala era alta. Ogni cambiamento provoca inevi-tabilmente delle reazioni su coloro che lo subiscono. Il dott. Amhof ha spiegato che a San Candido i cambiamenti saranno appli-cati secondo un modello che si suddivide in sette fasi. Ha inoltre motivato le colla-boratrici e i collaboratori ad a� rontare le future s� de con ottimismo e a non lasciar-si “abbattere” dalle novità. Il Direttore di Comprensorio ha quindi dimostrato come, dal suo punto di vista, esistano ben sei di-versi scenari per l’Ospedale di San Candi-do che vanno dal mantenere le cose come stanno alla trasformazione dell’ospedale in una clinica diurna e � no alla conver-sione della struttura in una casa di cura per lungodegenti. Molto è ancora aperto e

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Un vincente lavoro di squadra

Al quinto piano dell’Ospedale di Brunico sono in corso dei lavori di ristrutturazione. Il reparto per la somministrazione di chemio e terapie ambulatoriali sarà rinnovato. Duran-te i lavori di demolizione, che sono durati un mese, si era reso necessario lo sgombero del sottostante reparto di Medicina B dove, approfi ttando del fatto che era vuoto, in questo lasso di tempo è stato possibile anche effettuare degli urgenti lavori di manutenzione. I pazienti e le pazienti che in quel periodo vi erano ricovera-ti/e, sono stati/e momentaneamente trasferiti/e presso altri servizi.

In tutti questi spostamenti sono infatti stati coinvolti i reparti di Ortopedia/Traumatologia, Medicina A Ovest e Est nonché la Medicina dell’Ospedale di San Candido. “Con soddisfazione posso dire che la per-fetta collaborazione professionale ci ha permesso di superare al meglio questo momento”, ha commentato Annelies Hopfgartner della Dirigenza tecnico-assistenziale di Brunico. Il “guardare oltre il proprio orizzonte” ha portato solo vantaggi.

I team hanno imparato a conoscere le sfi de che altri reparti devono affron-tare, sviluppando così una maggiore comprensione e ampliando le proprie competenze. I rapporti interpersonali sono stati costruttivi e orientati al lavoro di squadra. I/Le pazienti hanno ricevuto un’assistenza ottimale. Dieter Duregger della ripartizione Tecnica si è occupato dell’organizza-zione dei lavori. La ristrutturazione si è conclusa nei tempi prestabiliti e tutto si è svolto in modo corretto. La Direzione di Comprensorio, la Diri-genza sanitaria e quella tecnico-assi-stenziale ringraziano tutti/tutte per l’ottima collaborazione! (AH)

13 nuovi operatori e operatrici socio-sanitari/e

Undici donne e due uomini hanno re-centemente concluso il corso per OSS. La consegna dei diplomi è avvenuta presso il foyer dell’Ospedale di Brunico. Il percorso di formazione professionale, organizzato dalla Dirigenza tecnico-as-sistenziale del Comprensorio sanitario di Brunico, ha avuto una durata di due anni.

Grazie a 650 ore di teoria e 450 di pratica i/le partecipanti hanno potuto acquisire le competenze necessarie. In occasione della cerimonia, accanto all’Assessora Martha Stocker, erano presenti anche il Direttore di Comprensorio Walter Amhof, il Coordinatore tecnico-assi-stenziale Alexander Kugler ed i familiari dei/delle neodiplomati/e.

Gli ospiti d’onore non hanno mancato di congratularsi con questi/e nuovi/e OSS, sia per la scelta professionale compiuta che per l’impegno nel portare avanti la formazione, augurando a tutti/tutte loro grande gioia e soddisfazione per le nuove competenze che andranno a svol-gere. Durante gli interventi è stato più volte sottolineato che si tratta di una professione molto richiesta, in grado di arricchire e dare grande soddisfazione a chi la pratica.

Un particolare ringraziamento è andato sia al personale docente che ai servizi sociali ed ai reparti dell’ospedale che si sono resi disponibili per lo svolgimento degli stage. Complimenti e applausi sono andati anche a Gertraud Nieder-brunner, coordinatrice del corso, per la perfetta organizzazione. (MAR)

tanto è ancora possibile. Il dott. Amhof ha chiaramente detto che i cambiamenti ci saranno e che tali cambiamenti verranno gestiti in modo da rispondere concreta-mente a due fondamentali questioni: “Cosa accade ai/alle pazienti? Cosa accade ai col-laboratori e alle collaboratrici?” La rispo-sta del Direttore comprensoriale a queste due domande è stata molto semplice: “L’o-biettivo deve essere principalmente quel-lo di organizzare un’assistenza sanitaria sicura e comodamente raggiungibile per la popolazione dell’alta val Pusteria. Per le collaboratrici e i collaboratori, il cui posto di lavoro potrebbe subire delle variazioni, devono essere sviluppati dei piani di mi-grazione e dei criteri trasparenti in caso di domanda di trasferimento. Questi saranno elaborati dai responsabili del Comprenso-rio sanitario in stretta collaborazione con i sindacati ed i collaboratori / le collabora-trici dell’Ospedale di San Candido”.

Il personale presente ha avuto la possibi-lità di esprimere le proprie incertezze in merito a questa situazione, mentre i/le pa-zienti hanno potuto chiedere se in futuro potranno continuare a rivolgersi all’Ospe-dale di San Candido o se gli attuali servizi saranno chiusi a breve. All’incontro sono emerse anche molte proposte concrete sul futuro dell’Ospedale, mentre alcu-ni/e collaboratori/trici hanno espresso il proprio rammarico e la propria delusione nell’aver notato una scarsa stima e poco sostegno da parte delle colleghe e dei col-leghi sia del Comprensorio che dell’intera Azienda. In� ne, l’autrice di questa news, ha fatto un breve resoconto dello stato at-tuale del progetto Audit Famiglia&Lavo-ro, delle misure adottate nonché dell’of-ferta per dare sostegno alle famiglie nella gestione dei � gli.

Tra le collaboratrici ed i collaboratori era forte la sensazione di essere stati presi sul serio dalla Direzione e per questo hanno espresso la propria gratitudine. Hanno ac-colto positivamente il sostegno che è stato loro o� erto in questa di� cile fase di cam-biamento, ma hanno anche chiaramente detto di voler continuare a lavorare per soddisfare le esigenze dei/delle pazienti ed a voler portare avanti la loro lotta per salvare l’Ospedale di San Candido.

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“Ricaricare le

batterie”

Chi non sogna di fare ciò che gli piace almeno per un anno? Daniela Stolcis ha realizzato questo sogno grazie alla possibilità data dall’anno sabbatico. Ed oggi è più rilassata che mai.

Daniela e suo marito Roberto, en-trambi infermieri presso il Comprensorio sanitario di Merano, avevano fatto notizia più di 20 anni fa, quando erano diventati genitori di ben quattro gemelli. All’epo-ca un gran cambiamento che, dall’oggi al domani, li aveva costretti a riorganizzare il loro ménage familiare composto da sei persone, di cui quattro neonati.

Daniela era rimasta a casa con i bambini per tre anni per poi riprendere il lavoro in un secondo tempo. I � gli ora sono cresciu-ti e ciascuno ha preso la propria strada. Daniela ha ripreso il lavoro a tempo pieno presso il servizio infermieristico distret-tuale; rispetto agli anni passati, riconosce di poter oggi nuovamente “respirare” ma è tuttavia consapevole che anche la sua energia ha un limite. „La prima volta che ho sentito parlare della possibilità di po-ter scegliere un anno sabbatico, ho pensa-to: sarebbe bello poter avere un anno solo per me! Poter dare ascolto solo ai miei bi-sogni ed egoisticamente fare solo ciò che mi piace“. Detto, fatto. Dopo un “consiglio familiare”, che ha ra� orzato in lei la deci-

sione di fare questo passo, la domanda è stata inoltrata; sotto sotto però Daniela non si aspettava che sarebbe stata anche accolta.

Ancor più grande quindi la sorpresa quando ha saputo che la sua richiesta era stata positivamente valutata e che già dal mese successivo sarebbe stata ‘li-bera’. „Per me questo ha rappresentato quasi uno shock, perché d’un tratto vo-leva dire dovermi adattare il più presto possibile ad una nuova vita“, confessa ora Daniela. Fortunatamente ha incontrato il favore di superiori comprensivi ed il la-voro, anche dopo 25 anni, le avrebbe dato ancora grandi soddisfazioni – asserisce. Anche se l’assistenza al Distretto, soprat-tutto per i tanti pazienti terminali ed il fatto che l’assistenza domiciliare viene perlopiù prestata singolarmente, è molto usurante. E anche quest’ultimo aspetto ha fatto pendere la bilancia per la pausa: „Ho sentito semplicemente che ero stan-ca ed era arrivato il tempo per ricaricare le batterie“, ha dichiarato la ora 49enne Daniela. I mesi successivi sono stati de-

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dicati soprattutto agli hobbies preferiti, camminare e viaggiare e per Daniela sono volati: „Ho fatto trekking in Grecia, ho ac-compagnato un gruppo di persone social-mente svantaggiate al mare ed ho fatto un viaggio con mio marito. Ci sono state tantissime escursioni in montagna ed ora mi sento su� cientemente in forma per intraprendere il cammino di S. Giacomo di Compostela in Spagna“. Daniela ha de-dicato del tempo anche alla famiglia. Con quattro � gli è spesso così, che ci si trova sempre insieme agli altri o che gli incon-tri avvengono contemporaneamente. Ed è un peccato perché una mamma vorrebbe tenere in considerazione la personalità individuale di ciascun � glio, rispettare le sue predilezioni, curando così un po’ di più il legame madre-� glio. „In questo pe-riodo, con ciascuno dei miei � gli, ho così intrapreso sempre più spesso viaggi, in-contri, cene o altro che facesse piacere ad entrambi. Un’esperienza meravigliosa che mi sarebbe altrimenti stata spesso preclu-sa per mancanza di tempo“.

A dicembre si concluderà l’anno sabbatico e per Daniela signi� cherà la ripresa del la-voro quotidiano. „Il tempo è volato ed ora posso consigliare a tutti quest’esperien-za“, conclude. „E‘ proprio in una profes-sione come la nostra che t’accorgi quanto sia limitato e quindi ancor più prezioso il tempo che si ha da vivere. Oggi mi sento più rilassata e per le piccolezze non me la prendo più. Ho imparato che si deve cer-care di realizzare i propri sogni, per non dover più tardi rimpiangere le occasioni perdute. E’ per questo motivo che ho vo-luto farmi personalmente un regalo con l’anno sabbatico“.

“Ho sentito semplicemente che ero stanca ed era arrivato il tempo per ricaricare le batterie”

DANIEL A STOLCIS

Daniela Stolcis ha scambiato – almeno per un anno - il ‘profumo’ dei disinfet-tanti con l’aria fresca di montagna: “Ho compreso quanto sia importante poter vivere i propri sogni e non rimandare tutto al domani”.

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La nuova Primaria del Servizio psichiatrico di Merano

Alla nuova Primaria questa citazione di Friedrich Nietzsche piace molto perché è proprio nell’ambito della psichiatria che il pensiero, anche non convenziona-le, è importante. Dall’estate di quest’an-no la 53enne dottoressa, originaria di Redagno, sovrintende al Servizio psi-chiatrico di Merano. La dott.ssa Verena Perwanger ha studiato ad Innsbruck, si è specializzata a Verona e a Londra, ini-ziando la sua attività lavorativa di psi-chiatra presso il Comprensorio sanitario di Bolzano. Dal 1998 fa parte del team che, fi no a prima del suo pensionamen-to, era diretto dal dott. Lorenzo Toresini del Servizio psichiatrico di Merano.

“Mi fa piacere che l'incarico di dirigere il Servizio di Merano sia stato affi dato a me, so che vi si lavora in modo eccel-lente; qui è possibile applicare la mia concezione di psichiatria moderna".

“Rispetto e stima, capacità di confronto e auto-osservazione sono aspetti che tutti/tutte coloro che operano in ambito psichiatrico dovrebbero possedere", conclude la dott.ssa Perwanger.

La “nuova” Primaria viene descritta come ottima collaboratrice per il lavoro in rete ed ha già maturato esperienza nella dirigenza di ambiti delicati; negli ultimi anni è stata infatti responsabile della Casa Basaglia di Sinigo. (SF )

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Nuova Coordinatrice a Bressanone

Dal primo ottobre 2014 Emanuela Pattis è Dirigente tecnico-assistenziale coordinatrice reggente presso il Com-prensorio sanitario di Bressanone.

Nel 1981 la Pattis inizia la propria attività lavorativa a Bressanone come infermiera. Negli ultimi 17 anni è stata Coordinatrice tecnico-assistenziale dapprima presso l’Ospedale di Bres-sanone e successivamente come re-sponsabile dell’assistenza domiciliare per l’area territoriale. Amante della musica, è un’ottima cantante ed una preparata musico-terapeuta. Desidera soprattutto promuovere l’aggiorna-mento professionale dei collaboratori e delle collaboratrici, ma anche creare un clima di lavoro caratterizzato da una buona cultura della comunicazione e del rispetto reciproco. Emanuela Pattis: “Esattamente come accade in un orche-stra, solo se tutti gli strumenti suonano in sintonia, ne scaturisce una buona melodia.” (PA S)

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Secondo la defi nizione dell’ISCO 88 (codice 2221) i medici sono chiamati ad adottare procedure di prevenzione e cura, migliorare e sviluppare concetti, teorie e metodi e condurre ricerche in ambito medico e sanitario. Il numero dei medici viene determinato secondo i seguenti parametri: “medici praticanti”, “medici professionalmente attivi”, o “medici abilitati”. I medici praticanti hanno il contatto diretto con i pazienti quali benefi ciari di prestazioni. (Fonte: eurostat)

GRAFICO INFORMATIVO

MEDICI PR ATICANTI 2011

Quanti abitanti per un medico?

Polonia 458

Ungheria 338

Regno Unito 363

Slovenia 401

Romania 418

Francia 326

Norvegia 269

Germania 262

Svizzera 261

Bulgaria 259

Spagna 251

Lituania 244

italia 244

Austria 207

“Bisogna avere anco-ra il caos dentro di sé per generare una stella danzante”

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SALUTI IN RETE PETER A . SEEBACHER

Imparare a risparmiare

Crisi? Risparmi? Tagli necessari nel siste-ma sanitario? L’Alto Adige non è la prima regione che ha a che fare, e quindi a dover lottare, con questo. La forte crisi econo-mica che nel 2008 aveva colpito l’Irlanda, aveva portato il paese membro dell’Unione Europea sull’orlo del disastro. Tra il 2008 e il 2011 il prodotto interno lordo della Repubblica d’Irlanda era sceso del 20 per cento. Senza l’intervento dell’UE con la sua “iniezione” di capitali, il caratteristico ver-de brillante di quest’isola oggi apparirebbe molto sbiadito. Il paese si è nel frattempo abbastanza ripreso, tanto da poter mol-lare gli aiuti economici dell’UE. Qualche giorno fa l’OMS Europa (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha pubblicato uno studio, in forma di libro, dove sono state esaminate le problematiche causate dalla crisi, che comportano risparmi forzati in ambito sanitario e le relative conseguenze. Già attraverso il titolo „Health system re-sponses to � nancial pressures in Ireland“, gli autori e le autrici mettono in evidenza diversi aspetti. Grazie all’utilizzo di gra� ci e tabelle viene fatto un confronto con gli altri paesi dell’UE (anche con l’Italia) e ciò che ne emerge è molto interessante.

Nel sesto capitolo, oltre ad una serie di lezioni apprese grazie ad anni di risparmi, viene anche riportato ed analizzato un bilancio. Lo studio non vuole essere una linea guida per gestire casi analoghi, ma dà al lettore la possibilità di approfondire la questione e di poter intraprendere un via simile a quella individuata dal Governo irlandese.

Il libro è disponibile solo in lingua inglese e solo in formato digitale. Il PDF è scarica-bile dal sito www.euro.who.int

DOWNLOAD

Ritorno in Alto Adige

Dal primo luglio 2014 il dott. Lukas Lusuardi è Primario del reparto di Urologia presso l’Ospedale aziendale di Bressanone. Lusuardi, nato a Malles in val Venosta, è cresciuto a Bolzano ed è un “altoatesino DOC”, come lui stesso ama simpaticamente defi nirsi. Lukas Lusuardi ha compiuto i suoi studi universitari a Verona ed ha iniziato l’attività professionale nel reparto di Urologia dell’Ospedale centrale di Bol-zano. Per quattro anni è stato dirigente medico dell’Urologia pediatrica di Linz (A) e per un anno dell’”Allgemeines Krankenhaus” di Vienna (A). Dal 2004 al 2010 Lusuardi ha nuovamente prestato servizio presso il reparto di Urologia di Bolzano in qualità di dirigente medico. Dopo di ché è tornato in Austria accet-tando l’offerta di collaborazione con la Clinica universitaria di Salisburgo. Ora è nuovamente in patria.

Lusuardi vanta grande esperienza nel campo dell’urologia pediatrica rico-struttiva. In questo settore specialisti-co, spiega il neo Primario, la tendenza è quella di intervenire in modo sempre meno invasivo. Egli appoggia tale tendenza sostenendo fortemente la via della chirurgia laparoscopica. Anche in Alto Adige Lusuardi vorrebbe lavorare ancora di più in questa direzione.

Egli è anche un appassionato sportivo che ama in particolar modo il tennis e lo sci. (PA S)

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Il dott. Mario La Guardia è Primario del Pronto soccorso di Bolzano

Il dott. Mario La Guardia ha preso uffi cialmente in consegna, in qualità di Primario, l’Unità operativa di Pron-to soccorso e il reparto di Astanteria dell’Ospedale di Bolzano che dirigeva, quale reggente, dal 2011. Si è diplomato nel 1977 al Liceo scientifi co E. Torricelli di Bolzano e si è laureato in medicina e chirurgia presso l’Università di Verona nel 1983, dove ha conseguito, nel 1988, anche la specializzazione in chirurgia. Dal 1986 al 1989 ha svolto la sua atti-vità medica presso le sedi di Bolzano e Bressanone dell’Istituto Nazionale per l’Assicurazione contro gli Infortuni sul Lavoro e di consulenza medico-legale presso il Tribunale di Bolzano. Nel 1989 è approdato al Pronto soccorso di Bol-zano e nel 1993 è diventato aiuto cor-responsabile ospedaliero dello stesso, specializzandosi successivamente nel settore “Politrauma”. Dal 2006 è stato responsabile di Struttura Semplice “Area rossa di Pronto Soccorso-Medici-na e Chirurgia d’Urgenza” fi no al 2011, quando ha sostituito il Primario uscente dott. Franco De Giorgi.

Il dott. La Guardia svolge il ruolo di Tutor per l’esame di Stato conferito dall’Uni-versità degli Studi di Bologna e fa parte del gruppo di lavoro “Trauma Group Alto Adige”.

Annovera nel suo curriculum diversi corsi, aggiornamenti e pubblicazioni soprattutto nell’ambito della Medicina d’Urgenza. (KD)

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COLOPHON one – il magazine dell’Azienda sanitaria dell’Alto Adige NUMERO 1 /201 4 (Aut. Pres.Trib. BZ Nr. 17/2002 R.ST.17.09.02) EDITORE: Azienda sanitaria dell‘ Alto Adige, via Cassa di Risparmio. 4, 39100 Bolzano DIRET TORE RESPONSABILE: Lukas Ra� Coordinazione: Peter A. Seebacher REDA ZIONE: Evelyn Gruber-Fischnaller (EGF ), Karin Dellantonio (KD), Maria Elisabeth Rieder (MER), Marina Cattoi (MC), Sabine Flarer (SF ), Lukas Ra� (LR), Peter A. Seebacher (PA S) TR ADUZIONI: Tatiana De Bonis, Emanuela Covi, Walter Schgör, Marina Cattoi, Sara Porcile GR AFIC A : Gruppe Gut Gestaltung OHG, via Cappucini 8/15, 39100 Bolzano PUBBLIC A ZIONE: trimestrale INDIRIZZO DELL A REDA ZIONE: Ripartizione Comunicazione, Marketing e Relazioni con il Pubblico, via Cassa di Risparmio 2, 39100 Bozen TEL : +39 0471 907138 E-MAIL : [email protected] WEB: www.sabes.it STAMPA : printeam GmbH, viale Europa 53, 39100 Bolzano

L’AZIENDA SANITARIA DELL’ALTO ADIGE ONLINE Homepage: www.asdaa.it Prenotazione prima visita (Dermatologia, Cardiologia, ORL e Urologia): www.asdaa.it/prenotazioneonline Dove è possibile usufruire di una prestazione nel più breve tempo possibile?: www.asdaa.it/tempidiprenotazione O� erte di lavoro, novità sui trattamenti sanitari, modalità di prenotazio-ne, servizi presso ambulatori/reparti: www.asdaa.it/news Consigli pratici per la salute: www.asdaa.it/prevenzione Questa edizione è online su: www.issuu.com/sabesasdaa

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