+ All Categories
Home > Documents > Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il...

Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il...

Date post: 26-Jun-2020
Category:
Upload: others
View: 6 times
Download: 1 times
Share this document with a friend
20
Collana di autori e testi latini Exemplaria Giulia Colomba Sannia S188 ® Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano
Transcript
Page 1: Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato la biografia

Collana di autori e testi latini

Exemplaria

Giulia Colomba Sannia S188

®

Orazio

La felicità:un’arte del viverequotidiano

Page 2: Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato la biografia

Collana di autori e testi latini

Exemplaria

Giulia Colomba Sannia

®

Orazio

La felicità:un’arte del viverequotidiano

Page 3: Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato la biografia
Page 4: Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato la biografia

A Marco,che conosce

l’arte del vivere

Page 5: Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato la biografia

Copyright © 2006 Esselibri S.p.A.Via F. Russo 33/D80123 Napoli

Azienda certificata dal 2003 con sistema qualità ISO 14001: 2004

Tutti i diritti riservatiÈ vietata la riproduzione anche parzialee con qualsiasi mezzo senza l’autorizzazionescritta dell’editore.

Per citazioni e illustrazioni di competenza altrui, riprodotte in questo libro,l’editore è a disposizione degli aventi diritto. L’editore provvederà, altresì, alleopportune correzioni nel caso di errori e/o omissioni a seguito della segnalazionedegli interessati.

Prima edizione: febbraio 2006S188ISBN 88-244-7983-9

Ristampe8 7 6 5 4 3 2 1 2006 2007 2008 2009

Questo volume è stato stampato pressoArti Grafiche Italo CerniaVia Capri, n. 67 - Casoria (NA)

Coordinamento redazionale: Grazia Sammartino

Grafica e copertina:

Impaginazione: Grafica Elettronica

Page 6: Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato la biografia

5

PremessaIn un bell’articolo del 1983, intitolato Il Latino che serve, attualissimo nella disarmante sinceritàcon cui è scritto, lo scrittore Luigi Compagnone affermava: «Io ho amato e amo il Latino…Seho amato e amo il Latino non è per merito mio. Il merito è della fortuna che come primoinsegnante di materie letterarie mi dette un professore che si chiamava Raffaele Martini… Lasua lezione era un colloquio vivo, un modo chiaro e aperto di farci capire il Latino che pernoi non fu mai una lingua morta. Perché lui sapeva rendere vivo tutto il vivo che è nel Latino.E nessuno non può non amare le cose vive che recarono luce alla sua adolescenza […]. Inuna società in cui le parole di maggior consumo sono immediatezza, praticità, concretezza,utilitarismo, la caratteristica del Latino è costituita dal “non servire” a nessunissima applica-zione immediata, pratica, concreta, utilitaria… [Il Latino] fa intravedere che al di là dellenozioni utili c’è il mondo delle idee e delle immagini. Fa intuire che al di là della tecnicae della scienza applicata, c’è la sapienza che conta molto di più perché insegna l’armonia delvivere e del morire. È una disciplina dell’intelligenza, che direttamente non serve a nulla, maaiuta a capire tutte le cose che servono e a dominarle e a non lasciarsi mai asservire ad esse[…]. La disgrazia più inqualificabile [per gli studenti] è essere stati inclusi negli studi classicisenza averne tratto nessun vantaggio intellettuale, la vera disgrazia è aver fatto gli studiclassici ritenendoli e mal sopportandoli come il più grave dei pesi… [perché] al tempo dellascuola tutto si è odiato, […] tutto è stato condanna e sbadiglio».Come dare, dunque, ai ragazzi un Latino che serve ed evitare che il suo studio sia noiae peso, un esercizio poco proficuo, un bagaglio di conoscenze sterili, di cui liberarsi presto,non appena si lascia la scuola, se non addirittura, subito dopo la valutazione?C’è una sola via che conduce all’amore per il Latino e quella via è costituita dalla letturadei testi in lingua originale, ma di quei testi che nei secoli hanno resistito alla selezionee in tutte le epoche sono apparsi imprescindibili. Non possiamo illuderci che la biografiadi un autore, un contesto storico, una pagina critica, un frammento di Nevio, un brano diAmmiano Marcellino possano avere lo stesso valore e la stessa funzione di una pagina diLucrezio o di Tacito, di Catullo o di Cicerone. Quella sapienza che insegna l’armonia delvivere e del morire, la quale costituisce il portato più alto della cultura classica, passad’obbligo attraverso la lettura di testi di altissima qualità. È la lingua latina, con laperfezione geometrica della sua struttura, con l’armonia delle sue assonanze, con laraffinatezza dei suoi accorgimenti retorici, a comunicare emozione e rigore logico, sensodel bello e razionalità, accendendo l’interesse dell’adolescente posto di fronte ai grandiinterrogativi della vita.Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato labiografia di Cicerone o di Plauto o di Ovidio, o il contesto storico in cui essi hanno vissuto,ma aver meditato sulle loro parole. In tutte le epoche le loro opere sono state lette e rilette,

Page 7: Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato la biografia

6 Premessa

ricercate dagli umanisti in tutte le biblioteche d’Europa, riportate all’esatta lectio filologica,preservate dall’oblio dai monaci medioevali perché ricopiate con amore.Ci sono saperi che soltanto la scuola può dare, chiavi di lettura che solo da adolescentisi ricevono e che, una volta perduti o ignorati, non si recupereranno mai più. Uno studente,che non abbia letto nella lingua originale Virgilio o Lucrezio o Agostino o Tacito (comese non avrà letto Dante, Boccaccio e Ariosto), che non abbia acquisito sensibilità di lettoreattraverso la consuetudine con le analisi testuali, mai più potrà provare il brivido diemozione che la parola poetica comunica. Forse nel tempo, se e quando un’arricchitasensibilità adulta gli farà avvertire il bisogno di tornare al passato, ricercherà in traduzioneitaliana qualche autore particolarmente amato, come Seneca o Catullo. Ma, perché simanifesti questo desiderio, la scuola dovrà aver trasmesso almeno il senso dello studio dellatino, focalizzando l’attenzione su quello che è grande ed essenziale, evitando di fardisperdere energie ed interesse sull’inutile.Ci piace citare, a sostegno di quanto si è detto, le parole di Nuccio Ordine.Nel Convegno tenutosi a Roma dal 17 al 19 marzo 2005 sul tema «Il liceo per l’Europa dellaconoscenza», promosso da EWHUM (European Humanism in the World), Nuccio Ordine hausato parole che confermano, senza saperlo, quanto andiamo sostenendo da anni sulladidattica del Latino e che sentiamo il dovere di riportare per la profondità e la chiarezza delpensiero espresso:«Conoscere significa “imparare con il cuore”. E ha ragione Steiner a ricordarci che […]presuppone un coinvolgimento molto forte della nostra interiorità. In assenza del testo,nessuna pagina critica potrà suscitarci quell’emozione necessaria che solo può scaturiredall’incontro diretto con l’opera. […]. Nel Rinascimento (i professori) si chiamavano “lettori”,[…] perché il loro compito era soprattutto quello di leggere e spiegare i classici. […] Chiricorderà a professori e studenti che la conoscenza va perseguita di per sé, in maniera gratuitae indipendentemente da illusori profitti? Che qualsiasi atto cognitivo presuppone uno sforzoe proprio questo sforzo che compiamo è il prezzo da pagare per il diritto alla parola? Chesenza i classici sarà difficile rispondere ai grandi interrogativi che danno senso alla vitaumana? […]. Non è improbabile che le stesse biblioteche – quei grandi “granai pubblici”, comericordava l’Adriano della Yourcenar, in grado di “ammassare riserve contro un inverno dellospirito che da molti indizi mio malgrado vedo venire”, – finiranno a poco a poco, pertrasformarsi in polverosi musei. E lungo questa strada in discesa, chi sarà più in grado diaccogliere l’invito di Rilke a “sentire le cose cantare, nella speranza di non farle diventarerigide e mute”? “Io temo tanto la parola degli uomini./Dicono sempre tutto così chiaro:/ questosi chiama cane e quello casa,/ e qui è l’inizio e là è la fine/ […] Vorrei ammonirli: statelontani./ A me piace sentire le cose cantare./Voi le toccate: diventano rigide e mute./ Voi miuccidete le cose”».

Sulla base di questi presupposti teorici nasce l’antologia latina in fascicoli della collanaExemplaria che comprende autori e temi di tutta la letteratura latina. Ogni singolo volumecostituisce l’ossatura della storia letteraria e al tempo stesso una sorta di passaggio obbligatodella cultura, perché tutta la letteratura posteriore e tutta la cultura occidentale hanno avutocome fermo punto di riferimento questi autori. Ed essi sono diventati exemplaria appunto(da cui il titolo della collana), perché modelli da accettare o rifiutare, ma comunque coni quali necessariamente confrontarsi per capire il presente.La scelta dei testi è stata guidata, quindi, dall’esigenza di focalizzare l’attenzione deglistudenti sia sulla personalità dell’autore, sulla sua poetica, sul genere letterario privilegiato

Page 8: Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato la biografia

7Premessa

e sia, soprattutto, dal desiderio di suscitare l’amore per una lettura che aiuti a capire sestessi e la vita.È importante capire bene la struttura dei volumetti per poterla utilizzare al meglio. Ogniautore è introdotto dal paragrafo Perché leggerlo?, che consiste nella spiegazione, insintesi, delle qualità per le quali quell’autore è diventato famoso e merita lo studio.La vita e il contenuto delle opere hanno, poi, un piccolo spazio in quanto sono solofunzionali alla migliore ricezione dei testi. Non manca un paragrafo sul genere di appar-tenenza o sul tema topico relativo.Ogni singolo brano quindi è introdotto da una presentazione più o meno breve, perfornire immediatamente agli studenti le informazioni sul contenuto, seguito dalle note altesto, che propongono sempre la traduzione e commenti di carattere morfosintattico,mitologico e storico-culturale, e dall’analisi testuale che permette di cogliere il messaggiopoetico dell’autore, attraverso le strutture formali, stilistiche e letterarie, sia in rapporto aigeneri che alle connessioni intertestuali e intersegniche.A conclusione di ogni percorso didattico i Laboratori prevedono prove di verifica delleabilità e delle competenze acquisite sul modello della tipologia A (Analisi testuale) dellaprima prova (italiano) all’Esame di Stato, con la scansione consueta del Ministero, incomprensione, analisi, approfondimento. Poiché si tratta di lingua latina, l’analisi si dividein analisi morfosintattica sulle concordanze, sui casi ecc. e analisi semantica, sullo stilee sul linguaggio. L’approfondimento, talvolta, fa riferimento anche alla tipologia B o Ddell’Esame di Stato (saggio breve o trattazione generale). Lo scopo è stato quello di abituaregli studenti a un metodo che sappia distinguere le fasi del lavoro: comprendere, analizzare,sintetizzare, approfondire ecc. Non si è voluto rinunciare a momenti di creatività: si vedanogli esercizi “dare un titolo”, o “creare uno schema”, i confronti “intersegnici” ecc. Questotipo di esercizi nella prassi didattica si è sempre rilevato molto gradito agli studenti eutilissimo a stimolare la loro capacità di osservazione e la loro creatività.

Una coppa circondata da una coroncina di alloro contraddistingue alcuni testi e

prove di verifica di particolare complessità, che possono essere riservati a quegli alunni chemostrano il desiderio di approfondire o ampliare lo studio dell’argomento e voglianoperseguire l’eccellenza.Non mancano le Pagine critiche che offrono le interpretazioni di noti studiosi su aspettie tematiche riguardanti l’autore e la sua opera.I brani antologici sono accompagnati talvolta dai confronti intertestuali e intersegnici e dallarubrica Incontro tra autori in cui si confrontano due autori su differenti versioni di unmito o differenti interpretazioni di un personaggio storico. Personaggi storici, come Cesare,Bruto, Catilina, o mitici, come Orfeo, Medea, Cassandra, tanto per fare solo qualche nomemolto noto, oppure alcuni episodi famosi, ritornano nelle opere di autori diversi ed ogniautore li “legge” differentemente, secondo la sua sensibilità e il suo intento poetico. Il titolodella rubrica richiama una terminologia che si dice ucronica, da oúk + krónos («senzatempo»), cioè come se essi potessero, per assurdo, incontrarsi al di là delle loro epochestoriche e del contesto in cui vissero, per esprimere ciascuno di loro, nell’opera letteraria,il proprio pensiero sullo stesso tema.Chiude ogni singolo fascicolo il Vocabolario dei termini tecnici.

Page 9: Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato la biografia
Page 10: Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato la biografia

9

IndicePremessa p. 5

Introduzione » 12

La felicità: un giusto orientamento dell’anima » 13Pagine critiche: La ricerca della felicità (F. Porciani) » 14

Odi ed Epodi1. Perché leggerlo? » 172. Il genere letterario di appartenenza: la lirica » 183. La vita » 19T1 Ode I, 4: Sta finendo l’inverno » 20T2 Ode I, 5: Una donna pericolosa » 22T3 Ode I, 9: La gioia del presente » 24T4 Ode I, 11: Carpe diem » 28Pagine critiche: Cogliere l’attimo (F. Fiori) » 31T5 Ode I, 19: Alla crudele madre degli amori » 32Incontro tra autori: Lucrezio e Orazio: Preghiera a Venere (De rerum natura I, 1-43) » 34T6 Ode I, 23: Non temere l’amore… » 38T7 Ode I, 38: Uno stile di vita semplice » 40T8 Ode II, 6: Malinconia » 42T9 Ode II, 14: Non si sfugge alla morte » 45Incontro tra autori: Petrarca e Orazio: La caducità della vita (Familiares XXIV, 1) » 48

Laboratorio » 55

Prova di verifica 1 - Ode I, 8: Lydia, dic, per omnes » 55Prova di verifica 2 - Ode I, 14: O navis, referent in mare te novi » 56Prova di verifica 3 - Ode I, 22: Integer vitae scelerisque purus » 58Prova di verifica 4 - Ode I, 30: O Venus regina Cnidi Paphique » 61Prova di verifica 5 - Ode I, 37: Nunc est bibendum » 63Prova di verifica 6 - Confronto intersegnico: Il tempo che fugge in Orazio e in Ubaldo Bartolini » 65Prova di verifica 7 - Ode II, 8: Ulla si iuris tibi peierati poena » 67

T10 Ode III, 9: Un dialogo malizioso » 71T11 Ode III, 30: L’immortalità della poesia » 73Pagine critiche: La parola di Orazio come immagine (A. Traina) » 76T12 Ode IV, 11: Fillide, vieni a cena da me » 77

Page 11: Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato la biografia

10

Laboratorio p. 82

Prova di verifica 1 - Confronto intertestuale: Una serenata in Orazio e in Marcantonio

Flaminio » 82Prova di verifica 2 - Ode III, 13: O fons Bandusiae » 84Prova di verifica 3 - Ode III, 23: Caelo supinas si tuleris manus » 87Prova di verifica 4 - Ode IV, 7: Diffugere nives » 89

T13 Epodo 15: La notte incantata con Neera » 93

Satire ed Epistole1. Perché leggerlo? » 962. Il genere letterario di appartenenza: la satira » 97T1 Satira I, 9: Il seccatore » 98Pagine critiche: La satira I, 9 (G. Cipriani) » 104C1 Confronto intertestuale tra Satire II, 6, 78-117, e Il topo di campagna e il topo

di città di Jean de la Fontaine e di Lorenzo Pignotti » 106

Laboratorio » 110

Prova di verifica 1 - Confronto intertestuale: Il viaggio in Orazio, in Rutulio Namaziano e

in Dante » 110Prova di verifica 2 - Satira I, 6, 45-64: Nunc ad me redeo libertino patre natum » 116

T2 Epistola I, 4: A Tibullo » 119Pagine critiche: Il sermo oraziano dalle Satire alle Epistole (B. Gentili - E. Pasoli -

M. Simonetti) » 121

Laboratorio » 123

Prova di verifica 1 - Epistola II, 3, Ars poetica, 333-45 » 123

Metrica » 125

Vocabolario dei termini tecnici » 129

Legenda:

T = testo con analisiC = confronto intertestuale o intersegnico

= testi o verifiche di particolare complessità per l’eccellenza

Page 12: Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato la biografia

•Odi ed Epodi

•Satire ed Epistole

Page 13: Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato la biografia

12 La felicità: un’arte del vivere quotidiano

La felicità: un arte del viverequotidianoIntroduzione

I versi famosi di Eugenio Montale sulla felicità vengono in mente con urgenza a chi leggeOrazio e sembrano addirittura costituire l’epigrafe della sua opera:

«Felicità raggiunta, si camminaper te su fil di lana.Agli occhi sei barlume che vacilla,al piede, teso ghiaccio che s’incrina;e dunque non ti tocchi chi più t’ama»

Orazio ha capito quanto sia fragile il possesso della felicità e ha amato tanto la felicità da«non toccarla», come dice Montale. Toccare la felicità può essere pericoloso, pensa Orazio:farsi travolgere dalla vertigine che l’accompagna è dissennato. Così ha preferito sfuggire allapassione d’amore e al disinganno, si è ritenuto un “naufrago” miracolato, per essersiallontanato dal fascino di una donna che fa innamorare e soffrire, ha scelto di avvicinarsial potere di Mecenate e di Augusto, senza farsene coinvolgere, perché questo potere gliha permesso di conservare intatto il suo stile di vita, bisognoso di tranquillità.Ma se si è tanto sapienti da avvertire il rischio delle emozioni troppo forti che invadonoil cuore e opprimono la mente, è necessario, per altro verso, imparare a vivere ogni giorno,ogni ora, ogni istante, senza permettere che il quotidiano diventi banale e che gli inevitabiliintralci nel cammino della vita disturbino il proprio equilibrio interiore.Saper vivere, – egli sa bene – è un’arte, che si apprende a poco a poco, facendorimarginare le ferite, ricacciando nell’ombra e nel silenzio le frustrazioni, acquisendoindulgenza e tolleranza nei confronti del mondo. Quest’arte è il sorriso ironico, distaccato,lievemente intriso di malinconia, che accompagna ogni incontro, ogni riflessione, ogniricordo del poeta, nelle sue opere migliori. La violenza espressiva degli Epodi appartienead un’epoca in cui la gioventù rende insofferenti e aggressivi. Alla maturità si ascrivono lepagine delle Satire e delle Odi, quelle nelle quali egli appare veramente un “classico”, sein questo termine noi sappiamo calare tutto la gamma dei significati in esso impliciti:equilibrio, eleganza, saggezza, armonia. In particolare è “l’armonia” la componente piùpreziosa del suo messaggio. Essere in armonia col mondo, significa, infatti, saperlo accet-tare, con una sorta di diffusa pietà per la condizione umana tanto da sentirsi a proprio agio,appagati, in ogni situazione. Non importa se questa sensazione di tranquillità derivi da unacena intorno al camino, da un incontro con gli amici, da una passeggiata in solitudine, dauna giornata con il suo amico speciale, Mecenate, o, ancora, dal ricordo di un amore finitoche non fa più male.Le passioni bruciano la vita e consumano la mente, mentre la pacatezza del cuore dilatail tempo e permette di staccarsi dal mondo ut conviva plenus, da convitato sazio. Orazio,

Page 14: Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato la biografia

13La felicità: un’arte del vivere quotidiano

• Introduzione

quindi, ci dice che vivere con sazietà la vita impone il coraggio di non farsi distrarre lamente da un pensiero che travolge e strappa a se stessi.A proposito dell’Ulisse di Joice, osservava Salvatore Battaglia (in «Mitografia del personaggio» p.272) «La vita è questo accumulo di giorni, l’uno sull’altro ed è difficile sceverare gli accadimentiimportanti dalle circostanze minime, né è possibile alla solenne Mnemosine [divinità greca,personificazione della memoria] celebrare l’accaduto e tramandarlo nei suoi valori, ché ormail’esperienza non è altro che questo inestricabile groviglio di fili senza bandolo, di simboli senzacifra, di significati senza finalità […], si riceve l’impressione di un immenso naufragio dovegalleggiano i detriti anonimi e indecifrabili di una quotidianità che è insieme ossessiva e futile,coercitiva e fatua, provvidenziale e fortuita». Ecco, Orazio è, al contrario, proprio il poeta cheha saputo vedere la gioia nella quotidianità più “futile”, ha saputo darle “significato” e “finalità”,perché anche “l’accadimento” più irrilevante ha assunto, per lui che ha saputo leggerlo consaggezza, un segno di vita e si è tradotto in una forma di felicità.

La felicità: un giusto orientamento dell’anima

È stato detto che la felicità non è altro che «il giusto orientamento dell’anima». La letteratura,l’arte, la filosofia hanno avuto due modi antitetici di pensare la felicità: o l’esaltazionedell’istante, il brivido di un’emozione che dilaga nel cuore e si accende nella mente, oppurel’equilibrio interiore perfetto, il distacco totale dalle passioni, lo stato invidiabile del saggioche raggiunge l’atarassia. Il primo è quello tipico della cultura romantica, il cui retaggio èancora persistente; il secondo è quello tipico della cultura classica da Epicuro a Lucrezio,da Orazio a Seneca. Chi è felice, dice il mondo classico, è come gli dei, distaccato, lontano,chiuso in una sublime “indifferenza”. Obiettano gli spiriti romantici che questa non èfelicità, ma serenità, perché è felice colui che tocca le punte della gioia, si perde nellavertigine dell’emozione. La prima è una condizione catastematica, ferma, immobile, dura-tura; la seconda è una sensazione dolorosamente breve e sfuggente, fragile e precaria,destinata a lasciare una scia di rimpianto.Il filosofo Salvatore Natoli, nel suo libro La felicità. Saggio di teoria degli affetti, osserva cheoggi manca una vera percezione della felicità, perché esiste solo una sua «celebrazioneedulcorata» che toglie all’individuo la consapevolezza delle sue risorse e dei suoi limiti.Oggi «la felicità è standardizzata e obbligatoria, scandita dagli slogan. L’eccesso di stimolie di desideri surrettizi ha fatto dimenticare all’uomo la sua finitudine…E il prezzo di questadimenticanza sono le delusioni e l’infelicità…». Il concetto di felicità «è tra i più mobili edifficili da catturare, ma è anche il più immediato e irrinunciabile. A che cosa possonoaspirare gli esseri umani se non alla felicità? Gli individui desiderano stare bene, realizzarele loro aspirazioni e vivere la propria vita. Come possiamo vivere e sentirci attivi e padronidi noi stessi, se siamo nel dolore o nella desolazione? Ma alcune morali, come quellacristiana, hanno incoraggiato invece l’autorepressione o la coltivazione di alcuni sentimenti,come i sentimenti di mitezza e di compassione e una disposizione al sacrificio e allarinuncia e la moderazione o la vera e propria soppressione di altri, come l’orgoglio ol’ambizione o disposizioni rivolte alla realizzazione della propria natura. Lo scopo di tuttoquesto dovrebbe essere la virtù o la santità. Ma c’è posto, all’interno di questa visione, perla felicità? È pure vero che noi, esseri umani non vorremmo neppure essere obbligati allafelicità come accade negli incubi delle cosiddette società perfette. […] La felicità realizzata,compiuta e perfetta non è più felicità “vera”. Assomiglia più a una beatitudine, a una

Page 15: Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato la biografia

14 La felicità: un’arte del vivere quotidiano

• Introduzione

condizione angelica, che è forse solo una idealizzazione, dove mettiamo a tacere le nostreaspirazioni e le nostre ansie più profonde, anziché dare loro una risposta. Esiste, nelmeccanismo della felicità, la necessità del contrasto, del passaggio da una condizione dellospirito a un’altra. Ci appaga il confronto, la comparazione dei sentimenti. È per questo chela felicità appare spesso, solo in momenti isolati. La sua condizione duratura, quella cheappartiene alle abitudini acquisite e agli stili di vita, sembra sempre di una qualità inferiorerispetto alla luce cristallina con cui ci toccano i singoli attimi di felicità, in cui il turbiniodella vita, in cui siamo immersi, diventa, per un momento, soltanto lo sfondo. E un oggettoparticolare, un volto, un gesto o l’immagine stessa della nostra intera vita balza alla nostraattenzione, si differenzia da tutto il resto e ci riempie completamente».Trovare la felicità, allora, significa oggi, non solo progettare, ma anche saper «amare ciòche esiste», recuperare «il senso della meraviglia»: «se non si meraviglia che un fiorefiorisce, l’uomo è infelice» (Heidegger). Al tempo stesso è anche essere soddisfatti perquello che si è, non per quello che si possiede, sapendo di poter fare a meno di quelloche non si potrà avere, come afferma E. Fromm in Avere o essere, guardando con occhiincantati ciò che sembra scontato e comune e che intesse il nostro quotidiano. E tornaalla mente la considerazione di Dostoevskij: «Gli uomini sono infelici perché non sannodi essere felici».Nella cultura classica la felicità si identifica nell’eudaimonia, che assume diverso significatoa seconda delle correnti filosofiche. Innanzi tutto occorre distinguere tra felicità comefortuna di chi possiede molteplici beni esteriori e felicità come uno stato di pacatobenessere, un’assenza di passioni travolgenti, insomma l’imperturbabilità del saggio. Èquesto, appunto, il messaggio che le filosofie greche, predicavano, pur nella diversità delleloro concezioni. Questa imperturbabilità, infatti, per gli stoici si raggiunge col distacco dallepassioni; per gli epicurei con tutti i piaceri fisici e spirituali, se non ci si rende schiavi diessi; per gli scettici, invece, nasce dalla sospensione del giudizio (epochè).Nella letteratura italiana, come in tutte le altre letterature europee è soprattutto l’infelicitàad aver fatto nascere i testi poetici. Ed è proprio la nostalgia per qualcosa desiderata eperduta o mai avuta che determina il dolore e fa vivere in controluce un’idea di felicitàche ogni poeta ha coltivato dentro di sé.

Franca Porciani, giornalista medico-scientifico del Corriere della Sera, ci parla della ricerca della felicità.

Qual è l’essenza della felicità? Essereinnamorati, o meglio ancora, avereaccanto il partner ideale. Manco persogno: per garantirsi questo stato digrazia (di cui il segnale, secondo moltiè l’assenza di altri desideri, l’appa-gamento) il segreto sta nell’amiciziaduratura, nel poter contare su un buonnumero di amici fidati.

pagine criticheLa ricerca della felicità

La giovinezza è per definizione l’epo-ca felice della vita. No; le persone piùcontente si collocano nella fascia daicinquant’anni in su.I soldi, recita il proverbio, non basta-no a garantire la felicità, ma siamoconvinti tutti che siano una buonaipoteca per conquistarla. Non sembravero neanche questo: i poverissimi

Portorico e Messico sono i Paesi dovela gente è più appagata della propriaesistenza (è il dato sorprendente emer-so da un’indagine condotta qualcheanno fa in 82 nazioni).Queste affermazioni, apparentementestrampalate, sono le scoperte recentidi un filone di studi cui si sono ap-passionati alcuni ricercatori – fra

Page 16: Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato la biografia

15La felicità: un’arte del vivere quotidiano

• Introduzione

questi il premio Nobel 2002 per l’eco-nomia, Daniel Kahneman, professoredi psicologia all’Università diPrinceton – negli ultimi vent’anni.

Dati sorprendentiIl pioniere, ancora poco conosciuto danoi, è Edward Diener, psicologo del-l’Università dell’Illinois, definito ormai,un po’ ironicamente, il dottor Felicitàper il gran numero di studi che hacondotto in questo campo, convintoche si possa trovare un metodo scien-tifico per indagare una condizionedello spirito sfuggente e, ahimé, ter-ribilmente soggettiva.Ha avuto ragione, visto che nel giro dipochi anni molti lo hanno seguito suquesta strada: Ruut Veenhoven, adesempio, che oltre ad avere una cat-tedra di studi sulla felicità all’Univer-sità Erasmus di Rotterdam è l’editoredella rivista che raccoglie ricerche sultema svolte in tutto il mondo, TheJournal of Happiness Studies.Proprio dagli studi di Veenhoven e diDiener è emerso che le persone fra itrenta e i cinquant’anni sono in asso-luto le meno felici, perché oppressedal carico delle responsabilità, fami-liari e lavorative, e di conseguenzadalla guerra contro il tempo. E che iconiugati sono più felici dei single,ma solo nei primi tempi dopo il ma-trimonio; bastano pochi anni di con-vivenza con il partner, ma soprattut-to l’arrivo dei figli, perché il loro li-vello di soddisfazione si riallinei aquello di chi non ha un legame sta-bile. Non solo: fra gli eventi possibilidella vita, quelli che sicuramentespogliano della felicità per un lungoperiodo sono la perdita del compa-gno e del lavoro. Su tutto il resto nonc’è certezza.Ma lo studio della felicità è diventatouna scienza grazie ai metodi di inda-gine di Daniel Kahneman. Uno di que-sti è la ricostruzione giornaliera: chi

partecipa all’esame riempie un que-stionario dettagliato sulle attivitàsvolte nella giornata precedente, spe-cificando lo stato d’animo che le haaccompagnate, in base ad una scalada uno a sette (felicità, depressione,perdita della pazienza, contrarietà…).Da questi studi è emerso che lagradevolezza del ricordo di un’espe-rienza è fortemente influenzata dallasua conclusione, positiva o negativa,tanto da alterare il vissuto reale.

Il vissuto attimo per attimoUn risultato inatteso. Kahneman si èconvinto allora che per avere un’ideareale della felicità delle persone, piùche basarsi sulle loro elaborazioni, lastrada sia quella di registrare lo statod’animo nel momento in cui un’espe-rienza avviene, nella vita in diretta.Per farlo è stata messa a punto unasorta di contabilità dello star bene(l’economia della felicità, appunto), ilcosiddetto metodo di campionamentodell’esperienza.Una persona accetta di portare intasca un apparecchietto con alcunibottoni e di rispondere ai suoi bip,una decina al giorno, digitando unacifra da uno a dieci per indicare lesue condizioni fisiche (sonnolenza,stanchezza, benessere) e un’altra ci-fra per lo stato psicologico (allegria,tristezza, inquietudine, irratazione).Contemporaneamente su un taccuinoannota quel che sta facendo in quelmomento, con una certa precisione.Una bella noia per chi ha accettato difare da cavia, ma una fonte preziosadi informazioni per l’équipe dello psi-cologo americano che ha pubblicato irisultati di queste ricerche sulla rivi-sta Science nel dicembre scorso. Laregistrazione diretta, ora per ora, for-nisce un quadro inatteso, dove la fe-licità sembra correlarsi, molto più diquanto ne siamo consapevoli, adeventi che sottovalutiamo.

La qualità e la quantità del sonno,ad esempio. Il 56% delle differenzenell’autovalutazione della qualitàdella giornata sono riconducibili acome a quanto abbiamo dormito lanotte precedente e non al litigio conil partner o all’irritazione per la codain autostrada. La felicità avrebbe insostanza un’origine che poi noi distor-ciamo.Conclusioni interessanti, contestate daMartin Seligman, psicologo dell’uni-versità della Pennsylvania, che nel2002 ha pubblicato Authentic Happi-ness, libro di successo negli Stati Unititradotto in Italia (La costruzione dellafelicità) da Sperling & Kupfer.Fondatore della Psicologia positiva,corrente di pensiero che punta a tira-re fuori da ognuno il potenziale dibenessere in termini di serenità e diottimismo, piuttosto che curarne lenevrosi e le paranoie, Seligman so-stiene che lo studio in diretta deglistati d’animo valorizza troppo disagie piacevolezze momentanee, irrilevantinella costruzione della felicità vera epropria.

Il ruolo della geneticaMa il dibattito non si ferma qui: DavidLykken, ricercatore dell’università delMinnesota, forte di una serie di studicondotti sui gemelli, sostiene che lanostra capacità di essere felici di-pende in larga parte dai geni che cihanno regalato mamma e papà.Lo studioso di origine norvegese, haraccolto informazioni su 4.000 coppiedi gemelli nati nel Minnesota dal 1936al 1955 confrontando i dati sul livellodi felicità di quelli identici (stessoDna) con quelli che non si assomi-gliano più di due fratelli.La sua conclusione è che esiste unapredisposizione alla felicità – un cer-to modo di affrontare gli eventi stres-santi, la capacità di controllare l’an-sia e di reagire alla depressione –

Page 17: Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato la biografia

16 La felicità: un’arte del vivere quotidiano

• Introduzione

geneticamente determinata per unabbondante 50%.E per complicare ulteriormente le cose,Dylan Evans, dell’università West ofEngland di Bristol è convinto che lafelicità sia uno stato necessario per

La classifica dei Paesi più gaudenti

I Paesi dove si è più felici sono quelli a più alto tenore di vita. Falso:Portorico e Messico, terre di povertà, guadagnano la prima e la secondaposizione sul podio della contentezza (vedi tabella accanto). Lo ha scopertouna mastodontica ricerca condotta in 82 Nazioni (2000 persone intervistatein ognuna) finanziata in gran parte dalle istituzioni governative locali.Stando a quest’indagine, condotta tra il ’99 e il 2000, ma pubblicata solol’anno scorso, l’Italia si colloca al 35° posto, preceduta dalla maggior partedegli altri Paesi europei. Ora è in preparazione la seconda edizione dellaricerca i cui risultati saranno resi noti tra un anno circa.

1. Porto Rico2. Messico3. Danimarca4. Colombia5. Irlanda6. Islanda7. Irlanda del Nord8. Svizzera9. Olanda10. Canada

la sopravvivenza della specie, un istin-to, come il bisogno di mangiare e didormire.Lo dimostrerebbero le faccine sorri-denti dei bambini sopravvissuti allotsunami del Natale scorso: “inna-

tamente” contenti di essere al mon-do, nonostante tutto.

(F. Porciani, La scienza della felicità,in «Corriere Salute» allegato al

«Corriere della Sera», 10-07-2005)

Page 18: Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato la biografia

17La felicità: un’arte del vivere quotidiano

La felicità: un’arte del vivere quotidiano

Odi ed Epodi1. Perché leggerlo?

Non c’è poeta che presenti una così grande varietà di temi e di argomenti come Orazio e che parlitanto diffusamente di sé nella sua opera. Eppure a tale varietà corrisponde un unico grande temae all’eccesso di notizie biografiche fa riscontro una sorta di elegante distacco che rende il poetaquasi sempre sfuggente al lettore.Tutte le sue opere, dagli Epodi, alle Satire, alle Odi e alle Epistole, convergono verso una visionedel mondo che è quella più vicina al concetto di classicità: un’armoniosa e serena accettazionedella vita in tutte le gioie che può offrire, anche quelle apparentemente inconsistenti e banali,come bere un bicchiere di buon vino con gli amici, o fare una passeggiata con smemoratatranquillità. È anche, perciò, un invito a non dissipare mai il tempo che è dato da vivere, perchéla sua brevità si cancella solo con la pienezza dell’attimo concesso. In una disposizione d’animoprotesa alla ricerca della pacatezza e dell’equilibrio, dell’aurea mediocritas, della metriótes, èevidente che acquista un rilievo assoluto l’amicizia, specie quella col grande Mecenate a cuidoveva la sua fama e la sua fortuna di poeta e di uomo. L’amicizia e non l’amore/passione, perchénell’amicizia si stemperano dolcemente le tensioni e ci si abbandona all’altro senza timore disoffrire delusioni e perdite.L’amore, quindi, il grande tema della letteratura di tutti i tempi, è presente anche in Orazio,naturalmente, ma non si tratta di passione esclusiva per una sola donna, ossessione e perno dellavita: tante sono, invece, le donne cantate da Orazio, figure femminili, appena accennate, lievi,sfuggenti e fascinose, mai, però, coinvolgenti tanto da togliere la pace. Un mondo così netto edelegante nelle scelte tematiche, necessariamente si manifesta in un linguaggio che è tra i più coltie raffinati della letteratura latina, un modello assoluto di «classicità».In un’edizione delle sue opere del 1599, già nota al Poliziano e ad Erasmo di Rotterdam, Orazio fudefinito poeta elegantissimus. Infatti, il suo stile sarà imitato fino a Carducci, costituendo un puntodi riferimento obbligato per la poesia lirica. Anche se, quando si parla della sua eleganza formale,– che egli peraltro teorizzò nell’Ars poetica, considerata nel 1500, una summa di rigorose prescri-zioni stilistiche a cui attenersi – non si coglie l’aspetto più prezioso della sua poesia.Di solito Orazio non piace quando si è troppo giovani, perché la sua capacità di placare le passionie di guardarle con distacco, trasmette un gelo, un disincanto, difficile da condividere. È un poeta«solitario», per usare l’espressione di Carlo Carena1 che così ne sintetizza la personalità: «La ricercadi un equilibrio tra gli urti e gli estremi, per navigare su una rotta autonoma e giungere sicuramentein porto, si presenta ad ogni passo nella poesia di Orazio […] con mille articolazioni diverse. L’Orazionon dei fasti della capitale, ma della campagna sabina, non dei banchetti, ma delle cene, non delle1 Carena C., Orazio solitario, in «Aufidus» n. 36, Roma, 1999.

Page 19: Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato la biografia

18 La felicità: un’arte del vivere quotidiano

• Odi ed Epodi

donne, ma delle donnine, non dei generali, ma dei camerati, non dei fasti, ma delle feste, non deiclangori ma degli echi, non delle predicazioni, ma delle raccomandazioni, non del trionfo, ma dellamalinconia, della nessuna speranza e della chiara consapevolezza della precarietà, Orazio, maestronon di eroismi, ma di felicità, sempre fisso in certe idee, ma mobile negli umori, non semplice, maispavaldo, mai volgare, mai obnubilato, mai avido. Bisogna odiare la pace per odiarlo e amare letempeste per non amarlo».Nella sua solitudine malinconica c’è quella stessa «divina malinconia» che Henry Bardon affermavaessere la cifra del mondo antico e che percorre, non a caso, tutto il Rinascimento, periodo in cuil’ammirazione per questo mondo raggiunse livelli altissimi. È la malinconia di chi ama troppo la vitae avverte con sottile tristezza quanto sia breve rispetto alle possibilità di gioia che in essa sonoracchiuse. Non forti passioni perciò, ci comunica Orazio, ma una saggezza tranquilla da cui attingereserenità.

2. Il genere letterario di appartenenza: la lirica

Nell’estetica del Novecento l’espressione “lirico” designa qualunque momento poetico di particolareintensità, espressione di sentimento. Ma nella cultura classica ha un altro significato. Il termine“lirica”, infatti, deriva da “lira”, lo strumento musicale a corde che accompagnava col suo suonoritmico i testi poetici in Grecia, da distinguere dalla poesia recitata, quale l’epica.I Greci distinguevano tra poesia monodica, eseguita da un singolo cantore e poesia corale,eseguita da un coro. La lirica monodica (di Alceo, Saffo, Anacreonte) aveva carattere personalee cantava l’amore, l’amicizia, la malinconia ecc. Quella corale, invece, (di Alcmane, Simonide,Pindaro ecc.) celebrava le vittorie patriottiche, le gare ginniche, le imprese degli dei. In seguitoil genere lirico inglobò altre forme poetiche, quali l’elegia, gli epigrammi, la poesia bucolica,l’epitalamio ecc.La lirica inizia a Roma alla fine del II secolo a.C. ed è Catullo a darle la forma più affascinante eoriginale, esprimendo in essa le pene, la rabbia, la nostalgia, il tormento di un amore. Virgilio conle Bucoliche, pur rifacendosi al modello di Teocrito, gli conferisce un’impronta nuova ed originaleche resterà come punto di riferimento per tutta la cultura europea posteriore. Orazio, con l’eleganzaassoluta delle sue Odi, fissa il canone di poesia lirica con cui dovranno confrontarsi tutti gli scrittoriposteriori fino al Novecento.È la poesia lirica, comunque, di sicuro la forma letteraria in cui si esprime con maggiore rilievo lasoggettività del poeta. Chi scrive pone l’io al centro del mondo e, quindi, i sentimenti, le passioni,la gioia e il dolore di vivere.La lirica classica, però, nonostante sia legata alle scelte soggettive dell’autore, si attiene ad un codicedi regole fisse e ben definite (Per i caratteri specifici dell’elegia si rimanda alla sezione relativa aTibullo, Properzio ed Ovidio). Vediamole:

1. Il poeta esprime una sua personale visione del mondo, una sua condizione esistenziale, nonlegata necessariamente alla contemporaneità, anzi preferibilmente fuori del tempo e dello spa-zio, capace di parlare a tutti gli uomini, perché trova eco nel cuore e nella mente del lettore cheha provato i suoi stessi sentimenti.

2. Il mondo interno conta sempre di più del mondo esterno e il mondo esterno può essereinteressante solo nella misura in cui permette l’espressione di quello interiore.

Page 20: Orazio La felicità: un’arte del vivere quotidiano · interrogativi della vita. Aver studiato il Latino, significherà, perciò, per i ragazzi, non tanto aver imparato la biografia

19La felicità: un’arte del vivere quotidiano

• Odi ed Epodi

3. Il poeta, anche quando non si pone al di fuori della storia, dimostra una particolare capacitàdi anticipare la direzione di senso del mondo, poiché si stacca dal contingente e dall’ef-fimero.

4. Il poeta parla a una cerchia ristretta di destinatari, un’élite capace di comprenderlo e dicondividerne le emozioni e i sentimenti. La sua è una precisa volontà di comunicazione privi-legiata.

5. L’uso di metri diversi dipende dagli autori e dalle tipologie: Orazio, per esempio, nelle Odi ne usaben diciannove! Virgilio scrive le Bucoliche in esametri, gli Elegiaci useranno il distico(esametro+pentametro) ecc.

6. Il rapporto strettissimo tra significato e significante, che esiste per ogni testo letterario siesaspera nella lirica, poiché è “quel” significante, la parola, la sua collocazione nel verso, iltessuto fonico, le scelte retoriche ecc. a far emergere il significato. In tal senso il linguaggiopoetico del testo si offre alla continua nuova interpretazione del lettore e diventa strumentoconoscitivo.

Si badi bene, tuttavia, che il significato moderno di poesia lirica risale all’inizio dell’Ottocento,quando, come dice Hegel, l’uomo riflette su se stesso e «si chiude nel suo interno in una totalitàautonoma di sentimenti e di rappresentazioni». Del resto è un poeta soggettivo Leopardi chericonosceva alla sola poesia lirica la capacità di «cantare i moti del cuore», perché «espressione liberae schietta di qualunque affetto vivo e ben sentito dell’uomo».

3. La vitaQuinto Orazio Flacco nacque a Venosa, inBasilicata, nel 65 a.C. Figlio di un libertoarricchito fu spinto proprio dall’ambizionesociale del padre a studiare nelle migliori scuoledi grammatica e retorica di Roma, andando aperfezionarsi poi, in filosofia, ad Atene.Giovanissimo aderì all’ideologia repubblicana deigiovani patrizi romani che vi studiavano e par-tecipò alla battaglia di Filippi accanto a Cassio eBruto. Si salvò miracolosamente (come lui stessoracconta, gettò lo scudo e si diede alla fuga), eriuscì a tornare a Roma durante un armistizio(nel 41), approfittando del condono politico diOttaviano, ma senza protezioni politiche. Le so-stanze lasciategli dal padre erano state inoltreconfiscate per cui fu costretto così a impiegarsicome contabile nell’amministrazione statale.Tra il 41 e il 30 iniziò l’attività poetica con gliEpodi e le Satire, nel 39 fu presentato daVirgilio a Mecenate, che, dopo nove mesi diattesa, lo ammise nel suo circolo. Oltre adaccordargli la sua protezione e la sicurezza

economica, Mecenate gli regalò una villa e unpodere in Sabina, dove il poeta amava ritirarsiper sfuggire alla caotica vita cittadina.Come tutti gli appartenenti al circolo, egli con-tribuì alla propaganda augustea componendocarmi celebrativi e allineati con la politica delregime, tra cui le cosiddette Odi romane e uninno agli dei protettori di Roma, il Carmensaeculare, commissionatogli proprio da Augustonel 17, in occasione dei ludi saeculares chequell’anno sancivano ufficialmente l’inizio dellaPax Augusta.Nel 23 pubblicò i tre libri delle Odi, ai quali inseguito aggiunse un quarto libro pubblicato nel13 a.C. Tra il 23 e il 20 compose il primo librodi Epistole, cui seguì un secondo libro tra il 19e il 13 a.C. (celebre l’Epistola ai Pisoni, cheQuintiliano chiamò Ars poetica).Morì a Roma alla fine di novembre dell’8 a.C.poco dopo la scomparsa di Mecenate. Fu se-polto sull’Esquilino accanto all’amico che luiamava definire «la metà dell’anima sua».


Recommended