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ordinanza 16 aprile 1997; Pres. De Sapia, Rel. Bonaretti; Salvini (Avv. Bernardi, Giucastro) c....

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Page 1: ordinanza 16 aprile 1997; Pres. De Sapia, Rel. Bonaretti; Salvini (Avv. Bernardi, Giucastro) c. Boato (Avv. De Luca, Maresca) e Soc. Edit (Avv. Caiazza, Rosso)

ordinanza 16 aprile 1997; Pres. De Sapia, Rel. Bonaretti; Salvini (Avv. Bernardi, Giucastro) c.Boato (Avv. De Luca, Maresca) e Soc. Edit (Avv. Caiazza, Rosso)Source: Il Foro Italiano, Vol. 120, No. 6 (GIUGNO 1997), pp. 1951/1952-1953/1954Published by: Societa Editrice Il Foro Italiano ARLStable URL: http://www.jstor.org/stable/23192049 .

Accessed: 25/06/2014 08:52

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1951 PARTE PRIMA 1952

TRIBUNALE DI MILANO; ordinanza 16 aprile 1997; Pres. De Sapia, Rei. Bonaretti; Salvini (Avv. Bernardi, Giuca

stro) c. Boato (Avv. De Luca, Maresca) e Soc. Edit (Avv.

Caiazza, Rosso).

TRIBUNALE DI MILANO; eia giudiziale difforme, salvo il controllo che il giudice può pro muovere con il mezzo del conflitto di attribuzione (Corte cost.

129/96, Foro it., 1996, I, 2316; 1150/88, id., 1989, I, 326); ritenuto che nella fattispecie — da annoverare tra i casi in

cui l'identificazione della linea di confine tra i comportamenti dei parlamentari garantiti ex art. 68 Cost, e quelli che non pos sono sfuggire al diritto comune è più problematica per il con

trasto che si viene a porre tra alcuni beni morali della persona

(onore, reputazione, pari dignità) che è la stessa Costituzione

nei suoi principi fondamentali a qualificare inviolabili e l'insin dacabilità dell'opinione espressa dal parlamentare come momento

insopprimibile della libertà della funzione (così Corte cost.

379/96, id., 1997, I, 370) non sembra al tribunale che il potere valutativo sia stato dalla camera legittimamente esercitato a mo

tivo dell'estraneità, in tutto o in parte, della condotta del parla mentare ai concetti di «opinione» e di «esercizio delle funzioni»

e quindi a motivo dell'insussistenza dei presupposti per l'appli cazione dell'art. 68, 1° comma, Cost.

Al riguardo si osserva che:

1) l'iter argomentativo della relazione della giunta approvata dall'assemblea parlamentare muove in sostanza dal fatto noto

rio della battaglia politica che l'on. Boato conduce da moltissi

mi anni sui temi della giustizia (e in particolare delle garanzie difensive nel processo penale) e sulla ricostruzione delle vicende

relative alle numerose stragi verificatesi nel nostro paese, per

poi qualificare i fatti addebitati all'on. Boato dal dr. Salvini come «denuncia di chiara ed evidente natura politica», in quan to intesa a denunciare un preteso uso distorto delle regole pro cessuali sull'uso dei collaboratori di giustizia» e in quanto inse

rita «nell'ambito di un processo, quello Calabresi, che ha as

sunto in questi anni una straordinaria rilevanza politica, sia

perché collegato a vicende propriamente politiche, sia perché

incentrato, per quanto riguarda le regole del processo, sul ruolo

dei collaboratori di giustizia e sull'utilizzo che di tale strumento

ha fatto la magistratura nel corso di questi anni»;

2) con ciò peraltro, si dà per scontato il superamento del pro blema dell'estensione dell'area di insindacabilità dell'esercizio

delle funzioni tipicamente parlamentari o para-parlamentari al

lo svolgimento di attività politica anche genericamente intesa

e non funzionale, né collegata allo svolgimento del mandato

parlamentare, superamento che, nella dottrina costituzionalisti

ca, non costituisce certo un dato acquisito e che neppure sem

bra agevolmente ravvisabile nella giurisprudenza della Corte co

stituzionale (cfr. sent. 443/93, id., 1994, I, 985, che in tutt'altra

fattispecie ha confermato la correttezza della insindacabilità ex

art. 68, 1° comma, Cost., deliberata dal senato: si trattava in

fatti di un parlamentare che aveva riferito in un convegno pub blico fatti e circostanze apprese nell'esercizio delle sue funzioni

di vicepresidente della commissione di inchiesta sulla loggia mas sonica P2, manifestando le opinioni e le convinzioni che aveva

no ispirato o cui in seguito avrebbe ispirato sull'argomento il

proprio comportamento parlamentare);

3) in ogni caso, non sembra possibile ricondurre all'ambito

delle attività parlamentari o politiche le dichiarazioni circa i pre tesi illeciti del dr. Salvini rese dall'on. Boato come testimone

dinanzi alla Corte d'assise di Milano il 23 febbraio 1990 e ciò

anche tenendo conto della natura della notizia (che riguardava

personalmente il dr. Boato), della fonte (un colloquio con un

professionista, l'avv. Ceola; colloquio che in nessun modo ri

sulta collegato allo svolgimento di attività parlamentari), del lasso

di tempo trascorso tra la sua acquisizione (risalente almeno al

1986, data della lettera al Savini) e l'inizio della sua divulgazio ne (23 aprile 1990), della sede pescelta per la divulgazione stessa

(testimoniamza resa in processo penale avanti la corte d'assise, in cui ' iene in considerazione l'obbligo del teste di dire la verità

e non di esprimere opinioni: altre e diverse erano le sedi deputa te all'accertamento e alla repressione di eventuali illecite con

dotte del magistrato);

4) infine e soprattutto, non sembra possibile ricondurre le

dichiarazioni dell'on. Boato alla categoria delle «opinioni espres

se», ossia delle valutazioni soggettive manifestate circa eventi

riconosciuti nella loro oggettività, trattandosi invece della con

creta (e dall'attore contestata) attribuzione di un fatto determi

nato, ■ .stranamente idoneo, nella sua specificità e gravità, ad

integrare un illecito, la cui cognizione, anche in forza di precetti

Parlamento — Immunità per voti dati e opinioni espresse —

Conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato — Fattispecie

(Cost., art. 68).

Va sollevato conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato nei

confronti della deliberazione in data 20 marzo 1997 della ca

mera dei deputati con la quale sono state ricondotte alla cate

goria delle «opinioni espresse» (e quindi all'immunità di cui all'art. 68, 1° comma, Cost.) le dichiarazioni rese dall'on.

Marco Boato come testimone dinanzi alla Corte d'assise d'ap

pello di Milano e ribadite nel corso di un dibattito e con in

terviste rese alla stampa, con le quali il deputato attribuiva

al giudice Salvini di aver interrogato un detenuto informal

mente, cercando di fargli dichiarare che lo stesso Boato era

il mandante dell'omicidio Calabresi. (1)

Rilevato che il presente giudizio civile è stato promosso dal

dr. Guido Salvini, magistrato in Milano, per il risarcimento dei

danni asseritamente subiti a causa delle dichiarazioni rese dal

l'on. Boato il 23 febbraio 1990 come testimone dinanzi alla Corte

d'assise di Milano nel corso del processo a carico di Adriano

Sofri e altri, imputati dell'omicidio Calabresi, e poi reiterate nel corso di un dibattito e interviste rese alla stampa, dichiara

zioni con le quali l'on. Boato attribuiva al dr. Salvini di aver

interrogato un detenuto informalmente, cercando di fargli di

chiarare che lo stesso Boato era il mandante dell'omicidio Ca

labresi; rilevato che la camera dei deputati, nella seduta del 20 marzo

1997, ha deliberato nel senso che i fatti per i quali è in corso

il procedimento civile concernono opinioni espresse da un mem

bro del parlamento nell'esercizio delle sue funzioni ai sensi del

l'art. 68, 1° comma, Cost.; ritenuto che alla deliberazione della camera che riconosce l'ap

plicabilità dell'art. 68 Cost, è coessenziale l'effetto inibitorio

della prosecuzione del giudizio o dell'emissione di una pronun

(1) Il tribunale, nel contestare la decisione della camera dei deputati, rileva come nella nozione di «opiniomi espresse» non possano essere

ricomprese le dichiarazioni rese dall'on. Boato nei riguardi del magi strato Salvini, sia per la sede in cui esse sono state rese (testimonianza in processo penale, in cui viene in considerazione l'obbligo del teste di dire la verità e non di esprimere opinioni), sia per la specificità dei fatti riportati, tali da integrare, per il magistrato accusato di esserne

l'autore, un illecito, riservato alla competenza dell'autorità giudiziaria. A seguito dell'invito ai giudici, già segnalato su queste colonne, da

parte della Corte costituzionale a sollevare conflitto di attribuzione tra

poteri, allorché essi ritengano di non condividere la sussunzione di fatti

specifici nella nozione di «opinioni espresse e voti dati» di cui all'art.

68, 1° comma, Cost., continua, come prevedibile, la serie di conflitti

che, sul punto, rischiano di trasformare la corte in un giudice di ultima istanza che decide su fatti specifici.

Per altro conflitto sollevato dall'autorità giudiziaria nei confronti di

analoga delibera della camera dei deputati, con cui questa ha dichiarato

l'insindacabilità, ai sensi dell'art. 68, 1° comma, Cost., delle opinioni espresse il 18 giugno 1993 dall'on. Umberto Bossi in un comizio per l'elezione del sindaco di Milano, in quanto rese nell'esercizio delle sue funzioni di parlamentare, v. Corte cost., ord. 8 ottobre 1996, n. 339, Foro it., 1996, I, 2937, con nota di richiami e osservazioni di Romboli, la quale ha dichiarato il conflitto ammissibile e ritenuto, sotto un profi lo formale, l'ordinanza come atto idoneo a proporre, da parte del giu dice, un conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato.

In ordine a conflitti di attribuzione tra l'autorità giudiziaria e le ca

mere, v. Corte cost. 2 novembre 1996, n. 379, e ord. 19 luglio 1996, n. 269, id., 1997, I, 370, con nota di richiami e osservazione di Dal

Canto, Corte costituzionale e autonomia del parlamento, con cui è stato dichiarato prima ammissibile e poi deciso il conflitto relativo al caso dei c.d. «pianisti», cioè di parlamentari che, sostituendosi ad altri, votano in loro vece, facendo quindi risultare presenti persone in realtà assenti.

Per l'applicabilità dell'analoga immunità, stabilita dall'art. 5 1. 1/81 a favore dei componenti il Consiglio superiore della magistratura, an che alla responsabilità civile e disciplinare degli stessi, v. Trib. Roma 15 gennaio 1997, id., in questo fascicolo, I, 1979, con nota di richiami.

Il Foro Italiano — 1997.

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GIURISPRUDENZA COSTITUZIONALE E CIVILE

costituzionali (art. 24, 101 e 102), dovrebbe essere riservata al

l'autorità giudiziaria ordinaria;

ritenuto, pertanto, che sembra necessario a questo collegio sollevare conflitto di attribuzione tra i poteri dello Stato, con

flitto ammissibile sia sotto il profilo soggettivo — il tribunale

essendo organo competente a decidere definitivamente, nell'am

bito delle funzioni giurisdizionali attribuite, sull'asserita illiceità delle condotte oggetto delle doglianze dell'attore —, sia sotto

quello oggettivo — trattandosi qui, per un verso, della sussi

stenza dei presupposti per l'applicazione dell'art. 68, 1° com

ma, Cost, e, per altro verso, della lesione di attribuzioni giuris dizionali costituzionalmente garantite (cfr. Corte cost., ord.

269/96, id., 1997, I, 370, e 6/96, id., 1996, I, 781). Per questi motivi visti gli art. 134 Cost, e 37 1. 11 marzo

1953 n. 87, dispone la sospensione del giudizio in corso e l'im

mediata trasmissione degli atti alla Corte costituzionale, solle

vando conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato e chieden

do che la corte:

a) dichiari che non spettava alla camera dei deputati la valu

tazione della condotta attribuita all'on. Marco Boato, in quan to estranea in tutto o in parte alla previsione dell'art. 68, 1°

comma, Cost.;

b) annulli la relativa deliberazione della camera dei deputati in data 20 marzo 1997 (atti camera, doc. IV-quater, n. 6).

TRIBUNALE DI MILANO; ordinanza 11 marzo 1997; Pres.

Mannacio, Rei. de Angelis; Manenti e altri (Aw. Garlat

ti) c. Inps (Avv. Marchini).

Previdenza e assistenza sociale — Pensioni integrate al minimo — Cristallizzazione — Controversie — Estinzione d'ufficio

con compensazione delle spese — Questione non manifesta

mente infondata di costituzionalità (Cost., art. 3, 24; 1. 23

dicembre 1996 n. 662, misure di razionalizzazione della fi

nanza pubblica, art. 1, comma 183). Previdenza e assistenza sociale — Pensioni integrate al minimo

— Cristallizzazione — Provvedimenti giudiziari non ancora

passati in giudicato — Privazione di effetti — Questione non

manifestamente infondata di costituzionalità (Cost., art. 3,

24, 101, 102; 1. 23 dicembre 1996 n. 662, art. 1, comma 183). Previdenza e assistenza sociale — Pensioni integrate al minimo

— Cristallizzazione — Arretrati conseguenti a dichiarazione

di incostituzionalità — Spettanza agli eredi — Esclusione —

Questione non manifestamente infondata di costituzionalità

(Cost., art. 3, 38, 53; 1. 23 dicembre 1996 n. 662, art. 1, comma 182).

Previdenza e assistenza sociale — Pensioni integrate al minimo — Cristallizzazione — Arretrati conseguenti a dichiarazione

di incostituzionalità — Pagamento mediante titoli di Stato — Questione manifestamente infondata di costituzionalità

(Cost., art. 3, 24, 53; 1. 23 dicembre 1996 n. 662, art. 1, comma 181).

Non è manifestamente infondata la questione di legittimità co

stituzionale dell'art. 1, comma 183, I. 23 dicembre 1996 n.

662, nella parte in cui prevede che i giudizi aventi ad oggetto

l'integrazione al minimo di pensioni nei quali siano applicabi li le sentenze della Corte costituzionale n. 495 del 1993 e n.

240 del 1994, sono dichiarati estinti d'ufficio con compensa zione delle spese, in riferimento agli art. 3 e 24 Cost. (1)

(1-4) Il Tribunale di Milano solleva specifici dubbi di costituzionalità, come quelli profilati nelle massime, pur non ritenendo fondata la que

II Foro Italiano — 1997.

Non è manifestamente infondata la questione di legittimità co

stituzionale dell'art. 1, comma 183, l. 23 dicembre 1996 n.

662, nella parte in cui prevede che i provvedimenti giudiziari non ancora passati in giudicato, contenenti condanna dell'Inps al pagamento di arretrati per pensioni integrate al minimo, in applicazione delle sentenze della Corte costituzionale n. 495

del 1993 e n. 240 del 1994, restano privi di effetto, in riferi mento agli art. 3, 24, 101 e 102 Cost. (2)

Non è manifestamente infondata la questione di legittimità co

stituzionale dell'art. 1, comma 182, l. 23 dicembre 1996 n.

662, nella parte in cui prevede che il diritto al pagamento delle somme arretrate conseguenti alla sentenza della Corte

costituzionale n. 240 del 1994 non competa agli eredi che non

siano anche superstiti del pensionato aventi diritto alla pen sione di reversibilità, in riferimento agli art. 3, 38 e 53 Cost. (3)

È manifestamente infondata la questione di costituzionalità del

l'art. 1, comma 181, I. 23 dicembre 1996 n. 662, nella parte in cui prevede che le somme arretrate conseguenti alla senten

za della Corte costituzionale n. 240 del 1994 siano pagate me

diante assegnazione agli aventi diritto di titoli di Stato, in riferimento agli art. 3, 24 e 53 Cost. (4).

1. - L'art. 1, comma 181,1. 23 dicembre 1996 n. 662, stabili

sce che il pagamento delle somme maturate fino al 31 dicembre

1995 sui trattamenti pensionistici erogati dagli enti previdenziali interessati, in conseguenza dell'applicazione delle sentenze della

Corte costituzionale n. 495 del 1993 {Foro it., 1994, I, 319) e n. 240 del 1994 (ibid., 2016) è effettuato in sei annualità me diante assegnazione agli aventi diritto di titoli di Stato. Ai sensi del comma successivo del medesimo articolo, tali somme com

petono ai soli interessati ed ai superstiti aventi diritto alla pen sione di reversibilità (quindi non agli eredi), e ad esse non si aggiungono interessi e rivalutazione. Sempre secondo lo stesso

comma, la verifica annuale del requisito reddituale è effettuata non solo con riferimento al 1983, ma anche agli anni successivi.

Il comma 183 del predetto art. 1 dispone poi che i giudizi

pendenti alla data di entrata in vigore della 1. n. 662 cit., aventi

ad oggetto le questioni di cui ai commi 181 e 182 del medesimo

art. 1, sono dichiarati estinti d'ufficio con compensazione delle

spese fra le parti. I provvedimenti giudiziari non ancora passati in giudicato restano privi di effetto.

2. - La normativa sopra riassunta si applica, in tutto o in

parte, alle presenti controversie riunite, nelle quali è in discus

sione, da solo o meno, il diritto alla c.d. cristallizzazione, di

cui appunto alla sentenza 240 del 1994 della Corte costituziona

le sopra richiamata. La regolamentazione di natura processuale di cui al comma 183, e quella di natura sostanziale relativa a

modi e tempi di pagamento del capitale e alla non maturazione

di interessi e rivalutazione, si applica ad ognuna di esse. La

regola contenuta nel comma 182 attinente agli eredi, alle sole

cause in cui già in primo, ovvero solo in secondo grado, siano

parti appunto gli eredi di pensionati. In tutti i procedimenti ora riuniti emerge, poi, l'esistenza del requisito reddituale ri

chiesto per la cristallizzazione, quanto meno per alcuni degli anni dal 1983 in poi.

Di qui, allora, la rilevanza delle questioni di legittimità costi

tuzionale di cui appresso, quella della normativa sugli eredi na

turalmente con riguardo alle sole controversie in cui gli stessi

siano parte. 3. - Va ora verificata, naturalmente dall'angolazione della non

manifesta infondatezza, la legittimità costituzionale della descritta

normativa, tenendo presente come sia preliminare rispetto alle

stione — già rimessa alla Corte costituzionale da numerose ordinanze

pubblicate in diversi numeri della la serie speciale, della Gazzetta uffi ciale — relativa alla previsione di particolari modalità (estinzione del debito previdenziale in sei annualità mediante assegnazione di titoli di

Stato) nei pagamenti conseguenti all'applicazione delle decisioni: Corte cost. 31 dicembre 1993, n. 495, Foro it., 1994, I, 319, con nota di

richiami, e id., 1995, I, 1137, con nota che riporta la circolare n. 21511

dell'Inps; 10 giugno 1994, n. 240, id., 1994, I, 2016, con nota di S.L. Gentile. Per ulteriori riferimenti sulla doppia integrazione al minimo di pensioni cumulate, in rapporto al configurarsi di una indebita perce zione della seconda integrazione, cfr. Corte cost. 24 maggio 1996, n.

166, id., 1996, I, 2292, con nota di V. Ferrari.

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