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Orizzonte Impresa Maggio giugno 2015

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O R I Z Z O N T E Anno XVI n. 3 - 2015 Bimestrale di cultura & informazione agricola di Coldiretti Lazio EDITORIALE: Fronti aperti su latte, PSR e danni da fauna selvatica. La politica si assuma le sue responsabilità IL PRESIDENTE: Regione Lazio troppo timida sulle politiche agricole PRIMO PIANO: EXPO: la “Carta di Milano” (jolly per il futuro) Autorizzazione del Tribunale di Roma n.231 del 2/6/2000 - Poste Italiane spa - sped. in abb. postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) - Art. 1, Comma 1, DCB Roma
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O R I Z Z O N T E

Anno XVI n. 3 - 2015

B i m e s t r a l e d i c u l t u r a & i n f o r m a z i o n e a g r i c o l a d i C o l d i r e t t i L a z i o

EDITORIALE:Fronti aperti sulatte, PSR edanni da faunaselvatica.La politica siassuma le sueresponsabilità

IL PRESIDENTE:Regione Laziotroppo timidasulle politicheagricole

PRIMO PIANO:EXPO: la“Carta di Milano”(jolly per il futuro)

AutorizzazionedelTribunalediRoman.231del2/6/2000-PosteItalianespa-sped.inabb.postale-D.L.353/2003(conv.inL.27/02/2004

n°46)-Art.1,Comma1,DCBRoma

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In copertina:EXPO: 6/12 luglio le eccellenze enogastronomiche lazialiin mostra nel Padiglione Coldiretti, inizio del Cardo, Ingresso sud

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Questa rivista è inviata agli oltre 40.000 associati Coldiretti del Lazio, ai principali rappresentanti delle Istituzionie Amministrazioni locali ed ai più qualificati opinion leaders delle filiere agroalimentari laziali.

Bimestrale dicultura & informazione agricola

di Coldiretti LazioIscrizione al Roc n° 12420

Editore

Centro Assistenza ImpreseColdiretti LazioVia R. Piria, 6

[email protected]

Direttore responsabileAldo Mattia

[email protected]

RedazioneAndrea Fugaro

Maurizio Ortolani

CollaboratoriSimone Di ColantonioGianluigi Terenzi

AbbonamentiOrdinario: Eu 10,00Onorario: Eu 20,00Sostenitore: Eu 50,00

Tramite c/c postale n. 82689027intestato a:

Federazione RegionaleColdiretti del Lazio o rivolgersi

alle sedi della Coldiretti

Progetto grafico e impaginazioneGrafiche Delfi Italia s.r.l.

StampaGrafiche Delfi Italia s.r.l.

L’agricoltura in Europa di Andrea FugaroCommissione UE contraria a etichetta origineper tutti i prodotti. In Italia la vuole il 95% dei cittadini 13

L’agricoltura in politica di Andrea FugaroLatte, Antitrust apre indagineper verificare posizioni dominanti 19

L’esperto risponde di Elio GuarnacciaFare impresa: le domande dei nostri soci 26

Il Presidente di David GranieriRegione Lazio troppo timida sulle politiche agricole 03

Editoriale di Aldo MattiaFronti aperti su latte, PSR e danni da fauna selvatica.La politica si assuma le sue responsabilità 02

Primo Piano di Alessandra CoriEXPO: la “Carta di Milano” (jolly per il futuro) 05

SPECIALEEXPO 2015, Nutrire il Pianeta 08

Economia e Finanza di Simone Di ColantonioEXPO = EXPORTOrganizzarsi per crescere 12

Cronache di Alessandra CoriApprovata la legge contro gli ecoreati,introdotti 5 “nuovi delitti” contro l’ambiente 21

EPACA di Gianluigi Terenzi

EPACA: una storia da raccontare 20

Riflessioni di Paolo CarlottiUna coniugalità senza differenza sessuale? 28

Notizie dalle provinceDal 6 al 12 luglio le province del Lazio ad EXPO 29

Il Punto di Campagna Amica 31

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E D I T O R I A L Edi Aldo Mattia

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Fronti aperti su latte,PSR e danni da fauna selvatica.La politica si assumale sue responsabilità

La Coldiretti Lazio, chiamandoa raccolta oltre 1000 allevatori

provenienti dalle cinqueprovince, si è unita alla protestadei cinquanta dipendenti delLaboratorio ARAL (AssociazioneRegionale Allevatori) diMaccarese per sostenere leragioni della loro manifestazionecontro la chiusura e laconseguente perdita del posto dilavoro e soprattutto control’interruzione dell’attività dicontrollo qualitativo sul latteprodotto nel Lazio.Infatti, entro 60 giorni dal 27 dimaggio, il laboratorio lascerà lasua sede storica per esseretrasferito nella struttura di Testadi Lepre, una frazione diFiumicino.La nostra mobilitazione si è resanecessaria per evitarel’interruzione di un servizio vitaleper la sopravvivenza di 1.600allevamenti. Richiamando laRegione ad investire sullazootecnia, anche perché è ilcomparto, tra quelli agricoli, checonta il maggior numero dioccupati. La manifestazione èstata l’occasione per chiedereattenzione istituzionale, regolecerte e leggi di qualità a sostegnodel settore primario.Infatti, non riteniamo possibileche a due mesi dall’approvazionedella legge sui danni da faunaselvatica non sia stato ancoraadottato il regolamento attuativo.Ogni anno i nostri agricoltorisubiscono danni per oltre18 milioni di euro. Così comeci sembra incomprensibile ilmancato scorrimento delle

graduatorie dei bandi del vecchioPiano di Sviluppo Rurale per cuioggi 300 giovani che hannoavviato nuove aziende agricolenon hanno ricevuto un solo europerché le loro domande, ritenuteammissibili, non sono statefinanziate.Inoltre non dimentichiamo ilPiano di Sviluppo Rurale2014-2020 che rappresenta unagrande opportunità di sviluppoper il settore agricolo edagroalimentare della Regione conuna dote di risorse finanziarieimportante.Pur condividendo l’impostazionestrategica e operativa scelta dallaRegione per dare attuazione alPiano preoccupa l’allungamentodei tempi che si stannoverificando per la suaapprovazione da parte dellaCommissione Europea.Non da ultimo il tema della misura“consulenza aziendale”relativamente all’individuazione disoggetti che possono prestare il

servizio di consulenza aziendale,riteniamo che possono attivare eprestare il servizio di consulenzaaziendale gli Organismi pubblici oprivati dotati di adeguate risorseumane che abbiano maturatoesperienza ed affidabilità neisettore in cui prestano consulenza.Gli Organismi di consulenzanon possono svolgere funzionidi controllo sull’erogazionedi finanziamenti pubbliciin agricoltura né attivitàdi verifica sulla legittimitàe regolarità dell’effettuazionedelle relative spese.Per questo ci proponiamo,con le nostre Imprese Verdi, perun servizio innovativo e all’altezzadelle aspettative dei nostri soci.L’Assessore ha annunciatoche a breve sarà riconvocatoil Tavolo Agroalimentareper entrare nel merito dellesoluzioni alle rivendicazionidi Coldiretti Lazio.La attendiamoalla prova dei fatti.

Aldo Mattia,Direttore diColdiretti Lazio

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I L P R E S I D E N T Edi David Granieri

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Regione Lazio troppo timidasulle politiche agricole

Il settore agricolo edagroalimentare regionale staattraversando un momentocruciale per il proprio futuro fattodi opportunità di sviluppo chetuttavia rischiano di esserevanificate se non verrannoaffrontati con tempestività edefficacia i problemi cheostacolano ancora il pienoesplicarsi del lavoro quotidianodelle migliaia di imprese agricoleche operano con successo nelnostro territorio rendendoconcreto quel modello di sviluppoche oggi solo l’agroalimentare puògarantire a questa regione.La Coldiretti del Lazio cherappresenta la maggioranza delleimprese agricole della nostraregione è sollecitata dalle stesseaffinchè la Regione si impegninella risoluzione delle principaliproblematiche che oggi lecostringono a un quotidianodifficile che mette a rischio la lorostessa sopravvivenza.La Costituzione italiana attribuiscela materia agricola allacompetenza esclusiva delleRegioni e quindi allaresponsabilità direttadell’Istituzione Regionale, ildovere di affrontare le diversequestioni legate alla sviluppo delleimprese agricole e al loro ruolonell’economia della Regione,seppur in un contesto dicoordinamento e quadro giuridicofissato spesso dallo Stato e/odall’Unione Europea.Sono in particolare due i temi cheoggi necessitano di un interventodella Regione deciso. Innanzituttooccorre affrontare il problemarelativo alla procedura di sfrattooperata nei confronti delLaboratorio ARAL di Maccareseche mette a rischio circa 50 postidi lavoro ma soprattuttol’importantissima attività di

controllo della qualità del lattelaziale con oltre 300.000campioni analizzati ogni anno suoltre 60.000 capi tra bufalini,bovini, ovini e caprini per untotale di circa 500 allevamenticontrollati. Una attività chegarantisce controllo della qualità,corretta gestione delle aziende etracciabilità delle produzioni avantaggio del settore ma anchedella salute e sicurezza delconsumatore. A ciò si aggiunge ilmomento di crisi che il sistemaallevatoriale laziale staaffrontando in conseguenza siadella mancanza di un’adeguatavoce di spesa nel bilancioregionale sia per i mancatipagamenti relativi alle annualitàprecedenti.

stalla sceso a livelli insostenibili alpunto da non coprire neanche icosti di produzione costringendomigliaia di imprese alla chiusura.È urgente che la Regione svolgaa pieno il ruolo di propulsore emediatore che gli è proprio. Ciò amaggior ragione di fronte al fattoche anche a livello nazionalesono stati intensificati gli sforziper favorire un più equo rapportotra industriali e allevatoriconferitori della materia primaoltre che un pacchetto di misureper favorire un soft landing aseguito della scadenza delregime delle quote.In tal senso il decreto leggeapprovato dal Consiglio deiMinistri lo scorso 29 aprilerappresenta un punto di partenza

David Granieri,PresidenteColdiretti Romae Lazio

importante per la definizione dellaquestione del prezzo del latte.Infatti viene ribadito l’obbligo delcontratto scritto (art. 62 D.L.n. 2/2012) con durata minima di12 mesi e contenente il prezzo dapagare alla consegna fisso olegato a parametri di mercato,volumi e qualità ma soprattutto aicosti di produzione.Dopo aver abbandonato il tavoloagroalimentare regionale abbiamopromesso che vi torneremo solose ci sarà data adeguata garanziain termini di contenuti, obiettivi,tempi e strumenti per larisoluzione dei problemi.

In secondo luogo la grandemanifestazione a sostegno dellavalorizzazione e distintività dellatte italiano che Coldiretti hapromosso in dieci piazze italianelo scorso 6 febbraio e che haavuto il suo centro sostanziale emediatico a Roma nella Piazzadel Campidoglio a cui ha fattoseguito il 31 marzo 2015 ilconvegno/presidio organizzatopresso i locali della CittàMetropolitana e nella retrostantePiazza di Traiano, in occasionedella fine del regime delle quotelatte, ripropone con urgenza ilproblema del prezzo del latte alla

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P R I M O P I A N Odi Alessandra Cori

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EXPO: la “Carta di Milano”(jolly per il futuro)

La “Carta di Milano” è l’ereditàculturale di Expo Milano 2015.

È il frutto dell’ampio dibattito su-scitato dal tema dell’evento, “Nu-trire il Pianeta, Energia per la Vita”,che ha visto coinvolti i maggioriesperti italiani ed internazionali delmondo scientifico, della società ci-vile e delle istituzioni, che hannocontribuito alla stesura del testo,dopo aver identificato le principaliquestioni che interessano l’utilizzosostenibile delle risorse del Pianeta.Un documento nato pensando dirivolgersi a cittadini, associazioni,imprese e istituzioni, chiamandoliad assumersi la responsabilità digarantire, attraverso comporta-menti virtuosi oggi, l’accesso conpieno diritto al cibo delle genera-zioni future.In particolare, i grandi temi affron-tati nella “Carta di Milano” sonoquattro: i modelli economici e pro-duttivi in grado di garantire uno svi-luppo sostenibile in ambito econo-mico e sociale; i diversi tipi diagricoltura esistenti capaci di pro-durre una quantità sufficiente dicibo sano senza danneggiare le ri-sorse idriche e la biodiversità; lemigliori pratiche e tecnologie per ri-

durre le disuguaglianze all’internodelle città, dove si sta concen-trando la maggior parte della po-polazione umana; il sistema perriuscire a considerare il cibo nonsolo come mera fonte di nutrizione,ma anche come identità socio-cul-turale.I singoli cittadini, le associazioni,le imprese sottoscrivendo la “Cartadi Milano” si assumono responsa-bilità precise rispetto alle proprieabitudini, agli obiettivi di azione esensibilizzazione, e chiedono ai go-verni e alle istituzioni internazionalidi adottare tempestivamente regolee politiche a livello nazionale e glo-bale per garantire al Pianeta un fu-turo più equo e sostenibile.Il testo della “Carta” è stato pre-sentato all’Auditorium di Expo, il4 e 5 giugno, per il Forum interna-zionale dell’agricoltura ‘From Expo2015 and beyond: agriculture tofeed the planet’, di fronte ad oltre50 ministri dell’Agricoltura, rappre-sentanti di ben 115 Paesi e orga-nizzazioni internazionali provenientida tutti i continenti.“Si tratta di una delle tappe più ri-levanti di confronto sui grandi con-tenuti di Expo, per condividere

nuovi impegni per la lotta alla famee ai cambiamenti climatici” hadetto il ministro per le Politicheagricole con delega Expo, MaurizioMartina, riferendosi al Forum.Non hanno voluto mancare l’ap-puntamento personaggi di primagrandezza come il direttore gene-rale della FAO, Josè Graziano daSilva, il commissario europeo perl’Agricoltura e lo Sviluppo rurale,Phil Hogan, Luiz Inàcio da Silva,presidente dell’Istituto Lula ed expresidente del Brasile, che ha por-tato l’esperienza della ‘Bolsa famì-lia’, lo strumento che ha consentitoa migliaia di brasiliani di potersisfamare uscendo dalla prima sogliadi povertà.I numeri mondiali inducono ad unaseria e severa riflessione. Secondola FAO, circa 800 milioni di personesoffrono di fame cronica, più di 2miliardi di persone sono malnutriteo comunque soffrono di carenze divitamine e minerali. Altrettante, alcontrario, sono in sovrappeso e sof-frono di obesità, 160 milioni dibambini soffrono di malnutrizione eritardo nella crescita. Ogni anno1,3 milardi di tonnellate di cibo pro-dotto per il consumo umano sono

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P R I M O P I A N Odi Alessandra Cori

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sprecati o si perdono nella filieraalimentare. Più di 5 milioni di ettaridi foresta scompaiono ogni annocon un grave danno alla biodiver-sità, alle popolazioni locali e con-seguenze sul clima.Ecco come Expo, attraverso la“Carta di Milano”, intenda ricon-durre soprattutto le istituzioni ed ilmondo produttivo ma anche la so-cietà civile, ad un approccio siste-mico attento ai problemi economicie ambientali, oltreché sociali e cul-turali, e richiamare al rafforzamentodelle leggi in favore della tutela delsuolo agricolo, in quanto l’attivitàagricola è fondamentale non soloper la produzione di beni alimentarima anche per il suo contributo a di-segnare il paesaggio, proteggerel’ambiente ed il territorio e conser-vare la biodiversità.È un fatto ineludibile che una dellesfide dell’umanità, nel 21° secolo,sia quella di nutrire una popola-zione in costante crescita adottandometodi che guardino non solo alpresente ma anche al futuro pergarantire le generazioni a venire.Tutti dovranno poter contare sul di-ritto di accedere ad una quantitàsufficiente di cibo sicuro, sano enutriente. Per fare questo le risorse

del pianeta devono essere gestite inmodo equo, razionale ed efficiente.Gli investimenti nelle risorse natu-rali, a partire dal suolo, devono es-sere regolati per garanire alle po-

polazioni locali l’accesso a tali ri-sorse e ad un loro uso sostenibile.Occorre, in questo senso, un cam-bio di passo della società, guar-dando a cibo ed ambiente comefattori culturali, puntando sull’edu-cazione (a scuola ed in famiglia),per “coltivare” sin da subito unacoscienza collettiva a riguardo, im-parare ad adottare stili di vita sani(che vuol dire una società globalepiù sana), per imparare a ridurre glisprechi di acqua e cibo, facendo-ne un uso sufficiente al fabbiso-gno, donando anche il superfluodove ci sia.“La globalizzazione dei mercati acui non ha fatto seguito quella delleregole ha delegittimato il cibo fino afarlo considerare una merce qual-siasi con gli effetti che vanno dallespeculazioni sulle materie primeagricole al furto di milioni di ettari diterre fertili a danno dei Paesi piùpoveri, il cosiddetto land grabbing”ha affermato il presidente della Col-diretti Roberto Moncalvo nel sotto-lineare che “l’Expo è un’enormeoccasione per ripensare a fondo ilsistema di produzione e di distri-buzione del cibo. È necessario la-vorare sulla sovranità alimentarecon politiche ed investimenti dei

Nel 2014, 6 italiani su 10 (60%) hanno diminuito o annullato glisprechi domestici, anche a causa della crisi.Siamo comunque alti: nel bidone della spazzatura finiscono ancora,ogni anno, ben 76 chili di prodotti alimentari.Il 75% di chi ha tagliato gli sprechi fa la spesa in modo più oculato,il 56% utilizza gli avanzi nel pasto successivo, il 37% ha ridotto lequantità acquistate, il 34% guarda con più attenzione la data di sca-denza e l’11% dona in beneficenza.“Doggy bag”per 1 italiano su 3 quando esce dal ristorante, anchese tra questi, solo il 10% lo fa regolarmente, mentre il 23% solo qual-che volta. Ancora un 24% di chi va al ristorante lascia sulla tavolagli avanzi perché si vergogna di chiederli.Un impegno che in Italia riguarda anche le imprese di produzione edi distribuzione commerciale che hanno spesso stretto accordi per lavalorizzazione del prodotto invenduto, per ridurre uno spreco stimatoin 2,5 milioni di tonnellate solo tra trasformazione e distribuzione.Riducendo di appena il 25% gli sprechi di cibo degli italiani sarebbepossibile imbandire adeguatamente la tavola di circa 5 milioni di per-sone che in Italia sono costrette a chiedere aiuto per il cibo con pac-chi alimentari o pasti gratuiti in mensa o nelle proprie case.

Quanto cibo sprechiamo in Italia?

»Salvaguardare il futurodel pianeta e il diritto

delle generazioni futuredel mondo interoa vivere esistenze

prospere e appagantiè la grande sfida per losviluppo del 21° secolo.Comprendere i legami

fra sostenibilitàambientale ed equità

è essenziale sevogliamo espandere

le libertà umaneper le generazioni

attuali e futureHuman Development

Report 2011

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P R I M O P I A N O

Governi volti a favorire la crescitadelle agricolture dei diversi Paesi eregole commerciali rispettose econsapevoli del valore del cibo maanche promuovere azioni di riequi-librio all’interno della catena ali-mentare che contribuiscano allavalorizzazione e alla remunerazionedelle produzioni agricole”.Oggi, secondo uno studio della Col-diretti, per ogni euro speso dai con-sumatori italiani per l’acquisto diprodotti alimentari appena 15 cen-tesimi arrivano agli agricoltori ed inalcuni casi i compensi non sononeanche sufficienti a coprire i costidi produzione o a dare da man-giare agli animali allevati, come nelcaso del latte.“Occorre investire nell’agricolturadelle diverse realtà del Pianeta, dove

politiche agricole regionali sappianopotenziare le produzioni territorialiper sfamare prima di tutto le popo-lazioni locali e sfuggire all’omologa-zione che deprime i prezzi e au-menta la dipendenza dall’estero.Occorre ripensare il modello di pro-duzione e la distribuzione del cibo”.Così Roberto Moncalvo.E la “Carta di Milano” va proprio inquesta direzione quando richiamaGoverni ed Istituzioni a promuo-vere strumenti che difendano e so-stengano il reddito di agricoltori, al-levatori e pescatori, attraverso ilpotenziamento degli strumenti diorganizzazione e cooperazione, an-che fra piccoli produttori, e la pro-mozione delle relazioni dirette traproduttori, consumatori e territori diorigine. Nel documento si ricono-sce ad agricoltori, allevatori e pe-scatori una posizione fondamen-tale per la nostra nutrizione.“Esiste una grande volatilità deiprezzi influenzata da speculazioniche spesso non hanno nulla a chefare con la reale situazione di mer-cato ma che impediscono la pro-grammazione e la sicurezza degliapprovvigionamentiin molti Paesi ed ali-mentano – ha evi-denziato Moncalvo– il paradosso del-l’abbondanza de-nunciato da PapaFrancesco proprionel suo Messaggioad Expo. Una disat-tenzione verso il va-lore del cibo che –ha continuato Mon-

di Alessandra Cori

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calvo – è purtroppo confermata dalfatto che un terzo del cibo prodottonel mondo viene sprecato per untotale di 1,3 miliardi di tonnellateche sarebbero ampiamente suffi-cienti a sfamare la popolazione chesoffre di fame, tra i 670 milioni ditonnellate perse nei Paesi indu-strializzati e i 630 milioni di tonnel-late in quelli in via di sviluppo.L’Expo – ha precisato Moncalvo – èl’occasione per perseguire a livelloglobale un modello di sviluppo so-stenibile attento all’ambiente chegarantisca un sistema di tutela so-ciale ed economica in grado di as-sicurare un futuro all’agricoltura eun cibo sicuro e accessibile a tutti,in Italia e nei Paesi più poveri. Conil loro lavoro gli imprenditori agricoliitaliani hanno costruito un’agricol-tura di straordinaria qualità, con ca-ratteri distintivi unici, con una va-rietà e un’articolazione che non hauguali al mondo” ha concluso Mon-calvo nel sottolineare che “questoknow how replicabile in ogni par-te del Pianeta è il contributo del-la Coldiretti per affrontare la lottaalla fame nei Paesi più poveri”.

– 50 miliardi di dollari bruciati nell’ultimo anno solo per il grano, acausa delle speculazioni sulla fame

– meno 29% delle quotazioni internazionali, da 7 dollari per bushel(0,25 dollari al chilo) dello scorso anno a poco più di 5 dollari perbushel (0,18 dollari al chilo) attuali

– meno 27%, nell’ultimo anno, per i prezzi del mais– meno 25%, nell’ultimo anno, per i prezzi della soia

(dati Chicago Board of Trade, punto di riferimento del mercatodelle materie prime agricole a livello internazionale)

“I numeri della speculazione alimentare nel mondo”

»“La lotta alla fame

si combatte ripensandoa fondo il sistemadi produzione e di

distribuzione del cibocome ci ha stimolato afare Papa Francesconell’udienza per il70° anniversariodalla fondazionedella Coldiretti.

L’appello del Papaci conforta nel nostroimpegno per dare un

adeguato riconoscimentoeconomico e sociale dellavoro nei campi dovepesano gli effetti di unaglobalizzazione senzaregole che favorisce lo

sfruttamento, laspeculazione sul ciboe sottopaga i prodotti

della terra”Roberto Moncalvo

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EXPO 2015, NuEXPO 2015, Nu

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SPECIALE

Dal 1° maggio al 31 ottobre 2015 Milano ospita l’Esposizione Uni-versale con il tema Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita: la sfidaè quella di assicurare a tutta l’umanità un’alimentazione buona,

sana, sufficiente e sostenibile. Questo significa aprire un dialogo e unacooperazione tra nazioni, organizzazioni e aziende per arrivare a strategiecomuni per migliorare la qualità della vita e sostenere l’ambiente. Si trattadi un evento di dimensioni planetarie che torna in Italia per la prima voltadopo l’edizione di Milano del 1906.L’alimentazione è l’energia vitale del Pianeta necessaria per uno svilupposostenibile basato su un corretto e costante nutrimento del corpo, sul ri-spetto delle pratiche fondamentali di vita di ogni essere umano, sulla sa-lute. L’Esposizione Universale, dedicata alla sicurezza e alla qualità ali-mentare, da visibilità alla tradizione, alla creatività e all’innovazione nelsettore dell’alimentazione e rappresenta un volano per l’economia del ter-ritorio e presenta al meglio le eccellenze nel settore dell’alimentazioneitaliana.

Tre gli assi sui quali si muove la trasmissione dei messaggi verso l’esterno:• la creatività: la capacità di racconto (attraverso le arti, la cultura e lenuove tecnologie) degli infiniti significati del cibo in tutti gli angoli dellaTerra;

• il dialogo: l’apertura ad accogliere le esperienze, i costumi e le ambi-zioni dei diversi popoli del Pianeta in un clima di confronto e di dialogoa nutrire un nuovo clima di pace e di concordia;

• l’innovazione: la ricerca di nuove sintesi e nuove formule di vita che ri-guardano l’equa ripartizione del benessere tra gli uomini nel terzo mil-lennio.

a cura di Coldiretti Lazio

utrire il Pianetautrire il Pianeta

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Nonostante i problemi legati alla realizzazione delleopere di cui molto si è letto e detto oggi, il sito espo-sitivo mette subito in evidenza il legame con la pro-duzione primaria del tema e l’importanza dell’am-biente rurale e del paesaggio.Infatti in molte città moderne è ancora evidente lastruttura a forma di croce, eredità del castrum, l’ac-campamento romano che si distingueva per la piantaortogonale e le strade tra di loro perpendicolari chia-mate Cardo e Decumano. È proprio a questa strut-tura che si ispira il Sito Espositivo di Expo Milano2015. Semplice e intuitivo, il progetto gestisce inmodo inedito la partecipazione dei Paesi e aiuta il vi-sitatore a orientarsi all’interno dell’area tra espe-rienze, racconti, eventi e mostre da cui partire per as-saporare i gusti delle tradizioni enogastronomichedel Pianeta.La via principale su cui si sviluppa la struttura, il De-cumano, attraversa l’intero sito da est a ovest per unchilometro e mezzo e ospita su entrambi i lati i padi-glioni nazionali dei Paesi partecipanti: degli oltre 130Paesi partecipanti, circa 60 sviluppano uno spazioself-built, mentre i rimanenti sono presenti all’internodi un cluster. Simbolicamente l’asse unisce il luogo delconsumo di cibo (la città) a quello della sua produzione(la campagna).L’asse del Decumano si incrocia con l’asse del Cardo,lungo 350 metri, che mette in relazione il nord e il suddel Sito Espositivo e accoglie la proposta espositiva delPaese ospitante, l’Italia. Negli spazi di Palazzo Italia lacultura, le tradizioni legate all’alimentazione e i pro-dotti tipici italiani descrivono le nostre migliori prati-che alimentari.L’agricoltura trova un suo spazio particolare all’in-terno del “BIODIVERSITY PARK”: si estende su una su-perficie di 8.500 metri quadri ed è l’Area Tematica diExpo Milano 2015 dedicata alla biodiversità, al suo in-terno il parco, comprende un teatro e due Padiglioni,quello del biologico e quello dedicato alla Mostra

delle Biodiversità. Lo scopo del Biodiversity Park è va-lorizzare le eccellenze italiane ambientali, agricole eagroalimentari attraverso un percorso che raccontal’evoluzione e la salvaguardia della biodiversità agra-ria, anche grazie a un palinsesto di eventi, incontri, edesperienze multimediali. Il termine agro-biodiversitàsi riferisce all’insieme delle specie vegetali coltivate edegli animali allevati in agricoltura, degli agroecosi-stemi e dei paesaggi agrari, alle risorse genetiche dipiante e animali, piante commestibili e colture agra-rie, varietà tradizionali e antiche ricette, animali da al-levamento, pesci, microrganismi del terreno, acqueirrigue e terre coltivate, sementi, tipologie di aziendeagrarie.

COLDIRETTI AD EXPOLa presenza di Coldiretti a Expo Milano 2015 hal’obiettivo di raccontare il legame tra l’economia e lasocietà italiana e i suoi agricoltori, soffermandosi sulmolteplice ruolo che essi svolgono: di produttori dibeni, di custodi della bellezza della campagna italiana,

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SPECIALE

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di innovatori di prodotto, di propulsori delle comunitàlocali. Un racconto che – all’interno di un allestimentoche illustra la bellezza del contesto e della ricchezzaproduttiva italiana – punta tutto su elementi espe-rienziali facendo entrare fisicamente il visitatore nelmondo vero dell’agricoltore, preferendo la chiave dellarelazione materiale.Nel Padiglione della Coldiretti sono presenti i nostriagricoltori per costruire un contatto diretto, vivo econcreto con i visitatori in un ambiente segnato dagliodori, i colori, le luci, le asprezze e le armonie dellacampagna italiana. Contemporaneamente abbiamomesso in campo, anche in questo caso, un principioper noi basilare di democrazia economica, offrendol’opportunità a una molteplicità di aziende di far co-noscere i propri prodotti ed il lavoro necessario per ot-tenerli.Nel Padiglione vengono raccontati “i primati” della no-stra agricoltura, valorizzandone le “radici”, le pre-messe, le storie, le scelte che li hanno generati, il le-game con il territorio, le persone che li curano, igiovani che li rinnovano i territori e le biodiversità che

li nutrono, le tecniche, le innovazioni, le comunità chealimentano.Una enorme scritta “No farmers no party” indica il pa-diglione della Coldiretti, all’inizio del Cardo sul lato op-posto all’albero della vita di cui è promotrice, facil-mente riconoscibile dai maxivolti di veri agricoltoriche tappezzano completamente le pareti esterne.Una rappresentazione unica che vuole essere il giu-sto riconoscimento al lavoro di 2,5 miliardi di pro-duttori che nel mondo si impegnano quotidianamenteper cercare di garantire cibo per tutti e tutelare la qua-lità e la sicurezza ambientale.All’autentica ristorazione contadina, accompagnatada dimostrazioni e laboratori, sarà dedicato uno spa-zio nel Roof garden del Padiglione Coldiretti con Cam-pagna Amica che, a rotazione regionale, presenta ipiatti dell’autentica tradizione nazionale direttamentepreparati dalle mani degli agricoltori.Un’Italia, quella che Coldiretti schiera a Expo, fatta daoltre un milione e mezzo di agricoltori che ogni giornoproducono il meglio del “Made in Italy” e che sono leradici, il tronco e i rami dell’Albero della Vita, l’iconadell’Esposizione Universale e di cui Coldiretti ha volutoessere promotore. Dall’“Albero della Vita” nascono iprimati del “Made in Italy” alimentare che può vantareil maggior numero di certificazioni a livello comunita-rio, la leadership per numero di imprese che coltivanobiologico, ma anche il primato nella creazione di valoreaggiunto per ettaro e quello nella sicurezza alimentaremondiale con la minor incidenza di prodotti agroali-mentari con residui chimici fuori norma, senza di-menticare la ‘sostenibilità’ dal punto di vista ambien-tale data la ridotta emissione di gas ad effetto serra.In sintesi Coldiretti ad Expo propone la rappresenta-zione plastica del modello di sviluppo che ha caratte-rizzato l’agricoltura italiana in questi anni, partendo dalsuo rapporto con i consumatori, per arrivare alla di-stintività dei suoi prodotti, nella certezza di offrire alpianeta un modello sostenibile e replicabile.

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SPECIALE

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E C O N O M I A E F I N A N Z Adi Simone Di Colantonio

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EXPO = EXPORTOrganizzarsi per crescere

Con un aumento record che vadal +51% in Cina al +26% in

Usa, il comparto agroalimentaretraina l’export “Made in Italy”, so-stenendo lo sforzo del Paese peruscire dalla recessione. È quantoemerge da un’analisi della Coldirettisui dati Istat sul commercio esteroa marzo 2015.Il cibo tricolore cresce su tutti i mer-cati, con un complessivo +13%nelconfronto con lo stesso mese del-l’anno precedente, che sale al+19% se si considerano i soli PaesiExtra Ue, grazie soprattutto al balzorecord registrato in Cina e negliStati Uniti.Ma la crescita è in doppia cifra an-che all’interno dell’Unione Euro-pea, dove incassa un +11%.La vetrina Expo rappresenta unagrande opportunità anche per iprodotti del Lazio: sono infatti 100le eccellenze del Lazio presentateper l’Expo 2015. Vino del Circeo, diNettuno, di Marino, di Aprilia, deiCastelli Romani e dei Colli Albani, ilSedano Bianco di Sperlonga, l’Olivadi Gaeta, la Salsiccia al Coriandolodi Monte San Biagio, l’Olio delleColline Pontine, il pane di Lariano,il Prosciutto di Bassiano, i Carciofidi Sezze, il Kiwi di Latina, il Fiordi-latte dell’Agro Pontino, il Prosciuttodi Cori cotto al Vino, il Moscato e laFavetta di Terracina, la Fragolinadi Nemi, il Pane Casereccio di Gen-zano e la Porchetta di Ariccia, laPupatta Frascatana, e molti altri.Expo sarà l’opportunità del decen-nio per le imprese agroalimentarilaziali, che avranno la grande oc-casione di incontrare già entro iconfini nazionali gli immensi spazidel mercato internazionale.L’aumento dell’export di qualitàrappresenta il futuro delle nostreimprese sia per le caratteristichedimensionali (maggioranza PMI)sia per l’alto valore aggiunto dei no-stri prodotti che da sempre ci di-

stingue dalle grandi economie glo-balizzate.Attualmente ben il 50% del PIL te-desco (la “famosa” locomotiva del-l’UE) è rappresentato dall’interna-zionalizzazione; nel nostro Paese ildato è fermo al 30% e lascia apertimargini di manovra importantissimi.In valore assoluto l’Olanda esportaquasi il triplo dell’Italia, la Germaniail doppio e anche il Belgio esportapiù di noi, nonostante il nostro pa-trimonio di eccellenze alimentarinon abbia eguali al mondo. La ra-gione risiede nell’estrema fram-mentazione del sistema produttivoitaliano, basato su una miriade dimicro e piccole imprese, spessopoco export oriented. In Italia l’in-cidenza delle esportazioni sullaproduzione agricola e sul fatturatodell’industria alimentare è ancoralimitata ed inferiore ai principaliPaesi competitor.Occorre fare “massa critica”, riu-scire a presentarsi sui nuovi mercaticon forme aggregative innovative(Reti d’Impresa) che consentanoalle nostre piccole imprese di ag-gredire con la giusta forza le richie-ste sempre più importanti di paesiemergenti ed in forte crescita.Ad oggi registriamo dei potenzialimargini di crescita molto impor-tanti per il nostro export agroa-limentare ma anche l’esi-stenza di gap a livello dicompetitività del nostrotessuto imprendito-riale, ancora pocostrutturato per af-facciarsi all’estero.Le potenzialità ap-paiono dunque no-tevoli specie in uncontesto di migliora-mento del quadroeconomico comples-sivo, di maggiore compe-titività dell’Euro e di ripresadelle economie avanzate che

SimoneDi Colantonio,CreditAgri

comincia già ad intravedersi e chedovrebbe consolidarsi nei mesi avenire. La straordinaria vetrina of-ferta dall’Expo e il piano per l’inter-nazionalizzazione varato dal Go-verno potranno poi rappresentareun grande contributo per consoli-dare la vocazione all’export del-l’agroalimentare italiano.Le strategie chiave per un percorsodi successo delle imprese lazialifuori dai loro confini sono delineate:Rafforzare il brand anche con op-portune azioni di tutela dei marchie di contrasto della contraffazione;il nostro Paese detiene il recorddelle denominazioni di origine ma inostri prodotti sono anche i più fal-sificati all’estero con un dannod’immagine per tutto l’indotto;Penetrare bene nei nuovi mercatiattraverso politiche di marketingche portino a scegliere i Paesi eco-nomicamente più vantaggiosi edove la richiesta dei prodotti “Madein Italy” è più forte;Organizzare strutture giuridiche epiani di investimento che consen-tano di superare la storica debo-lezza delle nostre PMI spessotroppo piccole e troppo poco strut-turate per affrontare sfide così im-pegnative.

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L’AGRICOLTURA IN… EUROPAdi Andrea Fugaro

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Commissione UE contrariaa etichetta origine per tutti i prodotti.In Italia la vuole il 95% dei cittadini

La Commissione europea ritieneche rendere obbligatoria l’eti-

chettatura d’origine per i prodottilattiero caseari e per gli altri tipi dicarni, comporti oneri aggiuntivi peri produttori che non sono com-pensati dai vantaggi che ne deri-verebbero sia per i produttori stessiche per i consumatori.La Commissione è arrivata a que-ste conclusioni con due distintirapporti rispettivamente della Di-rezione generale agricoltura e dellaSalute che sono state inviate alParlamento europeo. La regola-mentazione comunitaria sull’eti-chettatura dei prodotti agroali-mentari stabilisce infatti che laCommissione riferisca al Parla-mento in ordine all’estensione del-l’obbligo di indicazione dell’originea tutti i prodotti agroalimentari for-nendo elementi di valutazione afavore e contro.I due rapporti trasmessi al Parla-mento il 20 maggio 2015 lascianopoche speranze ad un allarga-mento dell’obbligo di indicazionedell’origine in quanto i pareri con-trari vengono sia dalla Direzioneagricoltura che intravede solo oneriaggiuntivi per i produttori, e siadalla Direzione SANTE che non in-travede sostanziali vantaggi a fa-vore dei consumatori.La relazione della Direzione Agri-coltura conclude affermando cheattualmente, per i prodotti lattiero-caseari e per le carni minori – inparticolare la carne di cavallo, lecarni di coniglio, la selvaggina e ivolatili (di allevamento e selvatici) –dato che l’etichettatura obbligatoriasull’origine è già in vigore per carnibovine, carni suine, pollame, carniovine e caprine, esiste già la pos-sibilità di dare questo tipo di indi-cazione in maniera facoltativa. Ne

consegue che i consumatori, se lodesiderano, possono scegliere iprodotti che riportano volontaria-mente l’indicazione dell’origine.La relazione evidenzia poi come ilrapporto tra costi per le imprese ebenefici che le stesse ne ricave-rebbero non è assolutamente taleda far ritenere giustificabile l’ado-zione di una normativa obbligatoriasu tale indicazione. Inoltre i con-sumatori non sono propensi a so-stenere i maggiori costi solo peravere questa ulteriore informa-zione in etichetta.Il Rapporto della DG. SANTE fini-sce in maniera ancora più negativain quanto una serie di indagini estudi affidati a società di consu-lenti, ha constatato che per quantoriguarda i fattori che influenzano ilnostro comportamento d’acquisto,i consumatori sono meno interes-sati all’origine del prodotto rispetto,ad esempio al prezzo, al gusto, alladata di scadenza, all’idoneità e al-l’aspetto. Anche se tra i due terzi ei tre quarti dei consumatori indicache sono interessati all’origine dei

prodotti non trasformati, di quellicon un unico ingrediente e diquelli con ingredienti che rappre-sentano più del 50%, l’interesse èpiù basso rispetto ad altre catego-rie di alimenti, come carne, o latti-cini.I consumatori associano l’originealle caratteristiche del prodottocome la qualità, la sicurezza e l’in-teresse ambientale, e preferisconoinformazioni sull’origine a livellonazionale piuttosto che sapere seun prodotto proviene dall’UE o no,e sembrano più interessati al luogodove l’alimento è fabbricato piut-tosto che al luogo dove la materiaprima è coltivata.La relazione evidenzia poi, per laparte costi, che i produttori spessocambiano la loro fonte di materieprime al fine di mantenere i prezzidi acquisto bassi, oltre che unaqualità costante del prodotto fi-nale. Pertanto, un obbligo d’eti-chettatura di origine sia a livelloUE che a livello nazionale, po-trebbe portare a costi di produ-zione molto più elevati che in ul-

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L’AGRICOLTURA IN… EUROPAdi Andrea Fugaro

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Carne di pollo e derivati Carne di coniglio

Carne bovina Salumi

Carne di maiale Carne trasformata

Carne di pecora e agnello Pasta

Frutta e verdura fresche Frutta e verdura trasformata

Passata di pomodoro Derivati del pomodoro diversi da passata

Latte fresco Formaggi

Pesce Latte a lunga conservazione

Extravergine di oliva Derivati dei cereali (pane, pasta)

Uova Concentrato di pomodoro e sughi pronti

Miele

“Cibi CON indicazione d’origine Cibi SENZA indicazione di origine

LA SPESA CON E SENZA ETICHETTA D’ORIGINE: LA BATTAGLIA CONTINUA

tima analisi, sarebbero pagati dalconsumatore.L’indicazione d’origine opzionalesarebbe il metodo con cui si riu-scirebbe ad influenzare meno ilmercato mantenendo i costi di pro-duzione al livello corrente. Sarebbeuna soluzione soddisfacente in ter-mini di desiderio dei consumatoriche potrebbero scegliere di acqui-stare alimenti in cui il settore ali-mentare, di propria iniziativa, haindicato l’origine.La relazione conclude affermandoche l’introduzione dell’etichettaturaobbligatoria potrebbe spingere iconsumatori a preferire alimentiprovenienti dalla propria regione o

da alcuni Stati membri piuttostoche da altri, con ripercussioni ne-gative sia sul commercio interno

che extra comunitario. Infatti an-che i paesi importatori potrebberoessere indotti a preferire alcuneorigini ad altre con uno squilibriodei rapporti di import ed export.In Italia intanto i consumatori lapensano in modo diametralmentediverso (vedi Orizzonte Impresa n.marzo-aprile, 2015). Infatti per 9italiani su 10 è importante cono-scere l’origine dei prodotti in fun-zione di garanzia circa il rispettodegli standard di sicurezza ali-mentare, mentre per il 70% questainformazione è utile per questionidi tipo etico, come il rispetto dellenormative sul lavoro che in moltipaesi non è garantito.

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L’AGRICOLTURA IN… POLITICAdi Andrea Fugaro

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• l’eventuale rilevanza, sia ai sen-si della normativa antitrust siaai sensi dell’art. 62 del D.L.n. 1/2012, delle condotte tenutedagli operatori nella contrattazionedelle condizioni di acquisto;

• l’effettivo grado di concorrenzaesistente tra operatori attivi neidiversi mercati collegati vertical-mente nella filiera produttivo-di-stributiva.

A convincere l’Antitrust ad avviarel’indagine vi è stata anche la con-statazione del basso livello di con-centrazione strutturale dell’offertadi materia prima che, unitamentealle specifiche caratteristiche delprocesso produttivo, potrebbe ge-nerare uno squilibrio del potere dinegoziazione nell’ambito delle rela-zioni commerciali tra agricoltori elatterie, favorendo l’adozione di con-dotte commerciali sleali ai sensi del-l’art. 62 del D.L. n. 1/2012, recante“Disciplina delle relazioni commer-ciali in materia di cessione di pro-dotti agricoli e agroalimentari”.A livello comunitario, proprio inun’ottica di riequilibrio del poterenegoziale tra le controparti, vieneinfine ricordato il Reg. n. 261/2012(c.d. Pacchetto Latte, in vigore dal2 aprile 2013) che ha introdotto lapossibilità di effettuare, in derogaalle norma di concorrenza, accordidi prezzo tra produttori nell’ambitodi Organizzazioni o Associazioni diProduttori, per la negoziazione conl’industria di trasformazione e a li-vello nazionale il Ministero delle po-litiche agricole e forestali ha appro-vato, il 29 aprile 2015, il decretolegge urgente per il rilancio dei set-tori agricoli in crisi, che contienespecifiche misure a tutela della fi-liera del latte.

scarsa correlazione tra l’andamentodei prezzi al consumo e il prezzocorrisposto agli allevatori stessi perla vendita del latte crudo”. Prezzo“che ha fatto registrare una dra-stica riduzione negli ultimi mesi”.Tra gli altri motivi che hanno portatoad aprire l’indagine conoscitiva vi èquindi il definitivo smantellamentodel regime comunitario delle quotelatte, avvenuto il 31 marzo 2015,che, secondo l’Antitrust potrebbeavere significative e negative riper-cussioni per il settore lattiero ca-seario nazionale, tradizionalmentedeficitario di materia prima, aggra-vando la volatilità dei prezzi e l’im-patto che essa produce sugli alle-vatori nazionali.La Delibera di avvio dell’indagineconoscitiva dà anche atto che le as-sociazioni di agricoltori lamentanouna scarsa correlazione tra l’anda-mento dei prezzi al consumo deiprodotti lattiero caseari e il prezzocorrisposto agli allevatori nazionaliper la vendita del latte crudo, cheha presentato una drastica diminu-zione negli ultimi mesi, in contro-tendenza anche con l’andamentodei costi produttivi per cui il valoreaggiunto della filiera lattiero casea-ria si concentrerebbe quindi esclu-sivamente nei settori a valle dellatrasformazione del latte crudo edella distribuzione al consumo deiprodotti finiti.L’indagine conoscitiva di natura ge-nerale nel settore lattiero casearioavrà come riferimento quattro puntie cioè:• le dinamiche contrattuali con lequali si determinano le condizioni diacquisto e di vendita dei prodotti;

• i meccanismi di trasmissione deiprezzi lungo la filiera;

La forbice tra il prezzo del lattealla stalla e i prezzi dei prodotti

trasformati a cominciare dal lattefresco pastorizzato, hanno rag-giunto livelli record con punte an-che del 300% tra il primo prezzopagato agli allevatori e quello pagatodai consumatori. Di recente, infatti,prendendo in esame la situazionevigente in Lombardia che è la re-gione che produce il 40% del lattenazionale, si è registrato un crollodel prezzo alla stalla, passato dai44/ettolitro del giugno scorso agliattuali 36,5, con un andamento op-posto sul prezzo al dettaglio, pas-sato negli stessi mesi da 1,37 a1,49/lt.Questo è stato uno dei motivi cheha indotto l’Autority per la concor-renza ed il mercato ad avviareun’indagine conoscitiva nel settorelattiero caseario per verificare chetali divergenze non siano anche ilfrutto di pratiche commerciali nontroppo trasparenti e soprattutto nonrispettose delle leggi sulla corretta eleale concorrenza nonché conse-guenza di posizioni dominanti daparte dell’industria di trasforma-zione.L’annuncio circa l’avvio dell’inda-gine è arrivato il 6 maggio 2015 conun comunicato dell’Antitrust, con-fermato dall’Audizione del Presi-dente dell’Autorità al Senato il suc-cessivo 13 maggio.L’indagine dell’Antitrust giunge inun momento di profondi mutamen-ti del comparto lattiero-caseario, do-vuti principalmente alla fine delregime delle quote latte, avvenuta il1° aprile scorso.“In un siffatto contesto”, spiega unanota stampa dell’Agcm, “le asso-ciazioni degli allevatori lamentano la

Latte, Antitrust apre indagineper verificare posizioni dominanti

Latte Fresco Alta qualità 1,47 1,47 1,47 1,49 1,48 1,50 1,51 1,50

Latte UHT parz. screm. 1,20 1,20 1,22 1,24 1,21 1,23 1,23 1,23

Mozzarella Vaccina 9,93 9,92 10,19 10,33 10,02 10,29 10,12 10,00

Prezzi medi al dettaglio di latte e derivati presso GDO (€/lt €/kg IVA esclusa)Prodotto I Trim 13 II III IV I Trim.14 II III IV

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EPACAdi Gianluigi Terenzi

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La signora Annalisa ha trovatosoddisfazione e riconoscimento

del proprio diritto a pensione grazieall’impegno ed alla professionalitàdella squadra degli operatori delpatronato EPACA-COLDIRETTI diFrosinone e Roma che con pazienzaed attenzione hanno ricostruito ilpercorso lavorativo e professionaledella signora per consentirle diaccedere al diritto a pensione divecchiaia venuto a maturazione findal 2004.Nell’anno 2013, attraverso il suocommercialista di Frosinone lasignora Annalisa entra in contatto conl’ufficio EPACA di Frosinone cheanalizza l’estratto contributivo,specchio di una vita lavorativa moltoarticolata e composta di contribuzionedi varia natura: l’attenzionedell’operatore si è concentrataimmediatamente sui periodi di lavoroda dipendente, ed in particolare suiversamenti contributivi di una societàdi progettazione di cui la signora erastata dipendente da metà degli anni

’70 all’inizio del 1980, rilevando chenella continuitàdel rapporto uno degli anniera solo parzialmente copertoda contribuzione.Nel convulso accavallarsi dellanormativa previdenziale di questiultimi anni fino alla vigentecosiddetta legge Fornero che hastravolto completamente regole etempi per il pensionamento, soltantoesperti molto preparati ed aggiornaticome quelli dell’EPACA potevanoricostruire il diritto alla pensione divecchiaia della signora Annalisa.Infatti, tra le maglie della normativavigente esistono alcune eccezionia cui risultano applicabiliancora le vecchie regole per ottenereil pensionamento per vecchiaia, perle donne con 60 anni di età edalmeno 15 anni di contributi versati.Ebbene alla signora Annalisamancavano proprio quellepochissime settimane dell’anno 1977per poter raggiungere lacontribuzione utile per rientrare tra

queste eccezioni; ci si è subitoattivati per recuperare ladocumentazione utile per dimostrarel’effettiva attività lavorativa svolta nelperiodo e si è addirittura venuti inpossesso delle ricevute deiversamenti effettuati allora dallasocietà di progettazione da cuidipendeva la signora.A questo punto l’Ufficio Epacadi Roma presentava ladocumentazione alla sede INPS dicompetenza che ha liquidatola pensione alla signora Annalisa condecorrenza 2004, quando avevacompiuto i 60 anni.Un bel regalo davvero, perché anchese con ritardo, Annalisa oltre allapensione mensile seppur modesta, siè vista riconoscere gli arretrati didieci anni per la considerevole cifradi circa 58.000 Euro.

COMPLIMENTI AD ANNALISA CHEOGGI VIVE IN UN RIDENTEPAESINO DOLOMITICO ED UNGRANDE GRAZIE ALL’EPACA.

EPACA: una storia da raccontare

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Approvata la leggecontro gli ecoreati,introdotti 5 “nuovi delitti”contro l’ambienteUn passo avanti del Governo contro inquinatori ed ecomafie,ma chi indagherà? Forestale a rischio chiusura

Dopo 18 anni e lunghe ed al-terne vicende con numerosi

passaggi parlamentari tra Camera eSenato, finalmente i reati control’ambiente, con il sì definitivo del-l’Aula del Senato che ha approvatola proposta di legge sugli ecoreati,entrano nel codice penale.Sono 5 i “nuovi delitti” contro l’am-biente contenuti nel nuovo TitoloVI-bis: inquinamento ambien-tale,disastro ambientale, traffico edabbandono di materiale ad alta ra-dioattività, impedimento del con-trollo e omessa bonifica. Chi simacchierà di tali reati, non saràpiù sanzionato con una contrav-venzione, ma rischierà da 2 a 6anni di carcere (con multa da 10mila a 100mila euro) per inquina-mento ambientale; da 5 a 15 anniper disastro ambientale (pene au-mentate se i reati vengono com-messi in aree protette); da 2 a 6anni e multa da 10mila a 50milaeuro per traffico e abbandono dimateriali ad alta radioattività; da 6

mesi a 3 anni per impedimento delcontrollo e da 1 a 4 anni con multada 20mila a 80mila euro per ilnuovo reato di omessa bonifica.Il Senato, alla fine, ha respinto tuttigli emendamenti al disegno dilegge, che avrebbero richiesto unulteriore passaggio alla Camera deideputati e, quindi, un ulteriore ral-lentamento dell’iter. Coldiretti hasostenuto l’approvazione del testodi legge, sottoscrivendo, con altreforze sociali, l’appello in nome del“popolo inquinato” nella convin-zione della “necessità di sanzio-nare gravi e significative forme didisastro e di inquinamento e di as-sicurare la massima tutela dell’am-biente e del territorio, la cui com-promissione determina rilevantipregiudizi per le imprese agricole,soprattutto quando interessi areea forte vocazione agro-zootecnica”.La nuova normativa, quindi, intro-duce il reato di inquinamento am-

bientale, punendo chiunque abu-sivamente cagioni una compro-missione o un deterioramento “si-gnificativi e misurabili” dello statopreesistente delle acque o dell’aria,o di porzioni estese o significativedel suolo e del sottosuolo o di unecosistema, della biodiversità, an-che agraria, della flora o dellafauna.Molto più grave, la fattispecie in-trodotta del reato di disastro am-bientale che si configura quandovenga cagionata un’alterazione ir-reversibile dell’ecosistema, oppuredell’equilibro di un ecosistema lacui eliminazione risulti particolar-mente onerosa, o, ancora, quandovenga causata offesa alla pubblicaincolumità in ragione della rile-vanza del fatto per l’estensionedella compromissione o dei suoieffetti lesivi.Inseriti anche il reato di traffico edabbandono di materiali ad alta ra-dioattività e quello di impedimentodel controllo, che punisce chiun-

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di Alessandra Cori

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que, negando l’accesso, predisponendo ostacoli omutando artificiosamente lo stato dei luoghi, impedi-sce, intralcia o elude l’attività di vigilanza e controlloambientali e di sicurezza e igiene del lavoro, ovvero necompromette gli esiti.La nuova disciplina prevede una serie di aggravanti,nel caso in cui i reati siano posti in essere in aree tu-telate o in forma associativa. È disciplinata anchel’ipotesi di ravvedimento operoso che consente di ot-tenere una riduzione delle sanzioni a coloro che siadoperino per evitare conseguenze ulteriori dell’attivitàdelittuosa.Una svolta dunque? Si. Anzi, forse. Perché il Governose da un lato ha portato a casa una legge necessariain un Paese nel quale gli ecoreati, stando all’ultimo rap-porto Ecomafia di Legambiente, hanno fruttato nel-l’ultimo anno la cifra considerevole di oltre 15 miliardinei settori che caratterizzano maggiormente l’azioneecocriminale (ciclo del cemento e dei rifiuti, agroali-mentare,racket animali e archeomafia), dall’altra sta la-vorando per sottrazione, paventando l’eliminazione diun organo fondamentale di contrasto a questi reati. Ov-vero il Corpo forestale dello Stato. E già perché, inun’azione all’apparenza contraddittoria, il Governo cheha appena dotato il Paese di uno strumento fonda-

mentale per la lotta alla criminalità, dallo scorso 8maggio ha avviato l’esame in Senato – là dove il prov-vedimento contro gli ecoreati è stato approvato- dellalegge di riforma della Pubblica Amministrazione che,all’articolo 7, prevede proprio il “riordino delle funzionidi polizia di tutela dell’ambiente e del territorio e la rior-ganizzazione di quelle del Corpo forestale con l’even-tuale assorbimento delle funzioni in quelle di un‘altraForza di polizia”. Questo, nelle intenzioni dell’Esecu-tivo, ridurrebbe il numero dei corpi di polizia da 5 a 4,con grande beneficio per le casse dello Stato.Forse. Visto che su 20 miliardi di costo complessivo diCC, PS, GdF, Penitenziaria e Forestale, resocontati dalrapporto di Carlo Cottarelli, i primi frutti del risparmioderivante dalla revisione potrebbero non vedersi tantopresto. Anzi, soppressioni e accorpamenti possonocomportare, all’inizio maggiori costi. Si pensi alla solaspesa per rifare oltre 8.000 divise, tanti sono gli ap-partenenti al Corpo forestale. Insomma, il gioco po-trebbe non valere la candela. E il Governo, per conti-nuare a sostenere una linea d’azione annunciata agran voce in nome di una necessità superiore di ri-sparmio e ottimizzazione nella spesa pubblica, ha im-boccato una strada in salita, dentro e fuori il Parla-mento. E si perché tra le altre cose, la Forestale,secondo l’ultimo Rapporto Eurispes, continua a farregistrare una crescita dell’indice di gradimento tra gliitaliani arrivato quest’anno al 64,6%, rispetto al 62,6%

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del 2014, confermando apprezzamento per il lavorosvolto in difesa dell’ambiente. Nello stesso Rapporto sievidenzia come la possibilità che il Corpo forestale siaaccorpato ad altra forza di polizia, desti apprensionenell’opinione pubblica in quanto percepita comeazione “frutto di una visione miope e ragionieristica. Ri-nunciare all’organizzata presenza sul territorio e alla ra-dicata esperienza del Corpo forestale nella difesa del-l’ambiente e delle produzioni agroalimentari, sarebbeun errore gravissimo che non porterebbe alcun van-taggio a nessuno degli attori in campo e neppure allacollettività… E neppure sono certi i risparmi se si con-sidera che la maggior parte della spesa è assorbita daicosti del personale che, di certo, non potrà essere di-smesso. Di contro, in considerazione del fatto chel’Italia esprime un modello di sviluppo per il quale ilcomparto agro-alimentare e ambientale rappresentaun sicuro volàno di sviluppo economico, sarebbe moltopiù proficuo accorpare tutte le strutture che si occu-pano di ambiente, agricoltura e alimentazione…”.Timori fondati se si pensa che trasformare i Custodidella Natura in poliziotti comporterebbe la loro asse-gnazione, in caso di necessità, da parte dei Prefetti alcontrollo del traffico, al servizio d’ordine fuori daglistadi se non ai seggi elettorali, lasciando il territorio piùscoperto e il campo libero agli appetiti che la malavitaconcentra nelle ecomafie, che al contrario si cerca dicontrastare con nuove e più severe norme.

Sulla questione della riforma, invocata in nome dellaspending review, il capo del Corpo forestale dello Stato,Cesare Patrone è intervenuto in audizione alla Com-missione Affari costituzionali, lo scorso 19 maggio,nell’ambito dell’indagine conoscitiva sull’esame del di-segno di legge C.3098 Governo, approvato dal Se-nato, recante deleghe al Governo in materia di riorga-nizzazione delle amministrazioni pubbliche. Patrone,pur concordando sull’assoluta necessità del progettoriformatore del Governo “in merito al riordino dellefunzioni di polizia di tutela dell’ambiente, nonché nelcampo della sicurezza e dei controlli nel settore agroa-limentare”, ha lanciato l’alternativa alla riduzione delleforze di polizia da 5 a 4, della riduzione da 100 a 1. Ov-vero, anziché risparmiare facendo transitare la Fore-stale nella Polizia di Stato, Patrone ha proposto unacontroriforma che preveda piuttosto “l’assorbimentonel Corpo forestale dello Stato dell’Ispettorato centraledella tutela della qualità e della repressione frodi deiprodotti agroalimentari (ICQRF), delle polizie provin-ciali, l’assegnazione di competenze tecniche in viaistruttoria per quello che riguarda la gestione, l’assun-zione da parte del Corpo forestale dei compiti di dire-zione tecnica nelle aree naturali, la direzione deglispegnimenti degli incendi boschivi, che è un ruolo cen-

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trale, la mappatura per l’individuazione di elevato ri-schio idrogeologico, la riunione in unico soggetto, at-traverso l’accorpamento, dei Corpi forestali delle regionie province a statuto autonomo”.Una soluzione che comporterebbe un maggior ri-sparmio dato dalla migliore ottimizzazione delle ri-sorse già esistenti, ed un coordinamento che ne ga-rantirebbe la massima efficienza, piuttosto di un“eventuale assorbimento” della Forestale nella Poliziadi Stato che andrebbe a disperdere le competenzespecialistiche, acquisite in 193 anni di storia.“Una riforma sbagliata – ha continuato Patrone du-rante l’audizione alla presenza del Ministro Madia-

creerebbe un danno irreversibile al nostro Paese,mentre una riforma nella giusta direzione, da 100 a 1,rappresenterebbe un modello di sviluppo economicovincente, accompagnato dalla giusta tutela dei valoridell’ambiente e di quelli agroalimentari”.Sono molte le voci, nella società civile e nelle istituzioniche infatti si sono levate in difesa dell’autonomia e del-l’indipendenza della Forestale. Come quella giunta dalProcuratore nazionale antimafia, Franco Roberti che,il 4 novembre 2014, con il sostituto procuratore Ro-berto Pennisi si è recato in audizione presso la Com-missione parlamentare di inchiesta sulle attività illeciteconnesse al ciclo dei rifiuti e ha risposto così a chi hapaventato l’ipotesi di soppressione del Corpo fore-stale dello Stato: “Noi siamo contrarissimi, se non siè capito, lo ribadisco, alla soppressione del Corpo fo-restale dello Stato, perché sarebbe come togliere al-l’autorità giudiziaria l’unico organismo investigativo inmateria ambientale che disponga delle conoscenze,delle esperienze, del know-how e anche dei mezzi perpoter smascherare i crimini ambientali. Si potrebbeosservare che non lo sopprimiamo, ma lo accorpiamoe lo facciamo assorbire dalla Polizia di Stato. Noi pa-ventiamo che questo eventuale assorbimento, cheforse risponde a esigenze di finanza, di spending re-view, non lo so, potrebbe rischiare di stemperare dimolto il patrimonio di conoscenze e di esperienze e,quindi, la capacità investigativa di questo Corpo, che

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Possibili effetti della Riforma del CFS

Che fine farebbero tutte quelleattività svolte dal CFS, unico

Corpo di polizia specializzatonella tutela dell’ambiente se ve-nisse accorpato per effetto dellariforma?Un esempio è dato dall’attività dimonitoraggio, tutela e conta deglialberi svolta dal Corpo forestaledello Stato nelle foreste italianeche, in base al Protocollo diKyoto,valgono in termini mone-tari quasi 500 milioni di euro.In merito alle discariche abusive,una sentenza della Corte di giu-stizia dell’Unione europea hacondannato l’Italia a sanzioni pe-cuniarie. Oltre a una somma for-fetaria di 40 milioni di euro, laCorte ha inflitto all’Italia una pe-nalità di 42,8 milioni di euro perogni semestre di ritardo nell’at-tuazione delle misure necessariea dare piena esecuzione alla sen-tenza della Corte del 2007. In al-

tre parole, l’Italia dovrà conti-nuare a pagare fino a quandocontinuerà lo stato di infrazione.Da questi importi saranno de-tratti, man mano, 400 mila europer ogni discarica che vienemessa a norma.Che cosa fa il Corpo forestale, suindicazione del Ministero del-l’ambiente e della tutela del terri-torio e del mare? Inoltro della listadei siti, ricognizione a terra dei sitidi indagine, assunzione di infor-mazioni per la bonifica, per gliatti amministrativi che in generesono di emissione da parte dellaregione. Insomma, il Corpo fore-stale contribuisce al risparmiofondamentale.Inoltre, il Corpo forestale reprimei reati ambientali. Secondo il rap-porto di Legambiente, citato dalCapo del Corpo in audizione, “sefacciamo riferimento alle regioni astatuto ordinario, dove il Corpo

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ha una piena operatività, su23.000 reati, 10.000 sono am-bientali e sono rilevati dal Corpoforestale dello Stato”.Per non parlare di gestione, mo-nitoraggio e repressione, nellearee di crisi d’Italia come adesempio, la Terra dei fuochi dovedopo trent’anni in Gazzetta Uffi-ciale sono usciti dei dati che di-cono cosa si può fare o meno deiterreni. Il Ministro dell’Agricoltura,quello della Salute e quello del-l’Ambiente hanno significativa-mente affidato il coordinamentoal Corpo forestale dello Stato dovec’è il monitoraggio dei siti, il pre-lievo dei campioni, l’esame deidati da parte dell’Istituto supe-riore di sanità, del CRA, del-l’ISPRA, dell’Università degli studidi Napoli «Federico II», dell’Isti-tuto zooprofilattico, dell’AGEA edell’ARPAC.Dati che, una volta esaminati,vengono pubblicati in Gazzettaper sdoganare l’economia di una

terra in una situazione marginale.Non da ultimo, l’emergenza Xy-lella, per la quale è necessariaun’azione piuttosto delicata e dif-ficile, dove l’approccio della Fo-restale è tecnico, di repressione,di comunicazione e di contattocon le associazioni ambientaliste,in ragione della possibilità di im-patti molto pesanti per la nostraeconomia.“Pertanto, l’eventuale assorbi-mento del Corpo forestale delloStato in altra Forza di polizia, pre-visto dal disegno di legge inesame, all’articolo 7, comma 1,lettera a) – ha sostenuto CesarePatrone durante l’audizione –comporterebbe delle questionicritiche. Si perderebbero profes-sionalità scientifiche, verrebbemeno la competenza speciali-stica, e non si registrerebberoeconomie, in quanto il 90 percento delle spese stanziate per ilbilancio CFS – circa 500 milioni –sono spese per il personale.

tro regioni a tradizionale presenza mafiosa, arrivata al47%, con la Campania, segnata dal dramma dellaTerra dei fuochi, sempre al primo posto della classificanazionale, seguita da Sicilia, Puglia e Calabria”.Quindi non stupiscono le tante reazioni di soddisfa-zione manifestate giustamente a seguito dell’appro-vazione della legge sugli ecoreati. Come quella delpresidente del Senato Pietro Grasso «Dopo anni di at-tese e ritardi il Ddl sugli ecoreati è finalmente legge»;del ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti che hasottolineato come sia “un grande passo avanti nel-l’affermazione della legalità: ora avremo finalmente glistrumenti giusti per punire chi distrugge l’ambiente».«La legge che introduce i reati ambientali nel nostrocodice penale è un provvedimento che alza l’asticelladella legalità e aiuta l’economia pulita», ha aggiuntoErmete Realacci, presidente della commissione Am-biente della Camera.Allora come fare adesso a conservare una credibilitàdegna di questo nome immaginando, in una situa-zione che necessita di un apparato di contrasto, daparte delle forze dell’ordine, sempre più specializzatoe dal livello qualitativo dell’azione repressiva semprepiù elevato, lo scioglimento di fatto di un Corpo di po-lizia tanto apprezzato dalla gente che ha maturato 193anni di storia e di competenze specifiche e che al con-trario sarebbe più utile potenziare per assicurare ilpieno controllo del territorio?

noi sosteniamo e che è il più diretto e stretto collabo-ratore nostro, come procura nazionale, e delle procuredistrettuali».Allora torniamo al punto dal quale eravamo partiti: gliecoreati.Se calano numericamente i reati, secondo quanto ri-portato nello Studio di Legambiente, “ne aumenta la pe-ricolosità, ridisegnando allo stesso tempo la geografiadel crimine ambientale, dove pesano sempre di più gliilleciti relativi al settore agroalimentare, addirittura rad-doppiati in un anno, il ciclo dei rifiuti (+14,3% rispettoal 2012) e le illegalità commesse ai danni della fauna(+6,6%). Cresce anche l’incidenza dei reati nelle quat-

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L ’ E S P E R T O R I S P O N D E

Le considerazioni che seguonosono frutto esclusivo delpensiero dell’Autore e nonimpegnano in alcun modol’Amministrazione diappartenenza.

Sono un imprenditore agricolo edho un figlio studente che frequentala scuola media superiore,nel periodo estivo vorreiassumerlo in azienda per svolgerei lavori stagionali.Quale comportamento devo tenereper non incorrere in sanzioni?

Preliminarmente bisogna chiarireche il nostro ordinamentodedica una particolare tutelaal lavoro instaurato con iminori (la domanda ponel’attenzione su un figliostudente che frequentala scuola mediasuperiore)indipendentementedall’eventuale rapportodi parentela. Infattimolteplici sono gli obblighiche sorgono in capo aldatore di lavoro e i divietiche egli deve osservare nellosvolgimento del rapportodi lavoro.Il datore di lavoro prima di adibirei minori al lavoro e a ognimodifica rilevante delle condizionidi lavoro effettua la valutazionedei rischi con particolare riguardotra le altre circostanze allosviluppo non ancora completo,alla mancanza di esperienza e diconsapevolezza nei riguardi deirischi lavorativi, esistenti opossibili, in relazione all’età.Gli adolescenti (minori con etàcompresa tra i 16 e i 17 anni)possono essere ammessi al lavoropurché siano riconosciuti idoneiall’attività lavorativa cui saranno

adibiti a seguito di visita medicapreassuntiva.L’organizzazione dell’orario dilavoro dei minori deve tenereconto che i minori non possosvolgere lavoro straordinario,lavoro notturno e ai minori deveessere assicurato un periodo diriposo settimanale di almeno duegiorni se possibile consecutivi ecomprendente la domenica.L’inosservanza di tali disposizioniè punita con l’arresto fino a seimesi e con ammende fino ad unmassimo di e 5164,56.

Per quanto riguarda il rapporto dilavoro subordinato tra familiari èsenz’altro ammesso dalla legge, acondizione che venga provato cheil rapporto di lavoro subordinatoeffettivamente sussiste (comestabilito dall’ art. 1 del Dpr1403/1971). Questo problemadella “prova” costituiscel’elemento di difficoltà: infatti, anorma dell’art. 230-bis del codicecivile, il regime naturale delrapporto lavorativo fra familiarinon è quello di lavorosubordinato, bensì quellodell’impresa familiare.

Quando un imprenditore assumeun proprio familiare qualelavoratore subordinato, in sede diaccertamento si deve anzituttoverificare l’assenza, tra i duesoggetti, dei caratteri propri delrapporto d’impresa familiare.Finora la giurisprudenza si èpronunciata nel senso che laquestione va risolta caso percaso, sulla base delle circostanzespecifiche. Il punto di partenza èuna presunzione: che nell’ambitodella famiglia il lavoro sia prestatonon a titolo di lavoro subordinato,ma in esplicazione di quellamutua solidarietà tipicadell’istituto della famiglia.Questa presunzione è tuttaviasuscettibile di prova contrariaquando si pervengarigorosamente allaconclusione cheveramente si è inpresenza di lavorosubordinato.L‘art. 2094 del CodiceCivile recita: “È prestatore

di lavoro subordinato chi siobbliga mediante retribuzione

a collaborare nell’impresa,prestando il proprio lavorointellettuale o manuale alledipendenze e sotto la direzionedell’imprenditore“.In particolare, l’attenzione vienepuntata sul fatto che il familiaredell’imprenditore goda o menodel mantenimento secondo lacondizione patrimoniale dellafamiglia; che il familiare partecipio meno agli utili; che partecipialle decisioni inerenti gliinvestimenti, gli indirizziproduttivi, etc.Si pone anche l’attenzione sulfatto che il familiare compia omeno atti propri di chi partecipain qualche modo alla direzionedell’impresa, che invece esulano

di Elio Guarnaccia

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Fare impresa:le domande dei nostri soci

Elio Guarnaccia,Ispettoredel LavoroCoordinatore

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L ’ E S P E R T O R I S P O N D Edi Elio Guarnaccia

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dalle mansioni dell’operaioagricolo: per esempio, se in primapersona, anche saltuariamente,presiede agli acquisti ed allevendite di prodotti; se dirige illavoro di altri operai in assenzadel titolare; se, in presenza di altrioperai, il familiare in questioneosserva orari di lavoro del tuttodiscrezionali; e così via.La corresponsione di una formaleretribuzione, pur essendo unelemento importante, di per sénon costituisce una provasufficiente della sussistenza di unrapporto di lavoro subordinato.Infine le indicazioni fornite insede di accertamento ispettivo,manifestano che la convivenza trail familiare datore di lavoro ed ilfamiliare lavoratore subordinato,costituisce un presupposto quasiassoluto di insussistenza di unrapporto di lavoro subordinato.È infatti del tutto logico pensareche se il “lavoratore subordinato”,parente del proprio “datore dilavoro”, convive con quest’ultimo,benefici del mantenimentosecondo la condizionepatrimoniale della famiglia e chepartecipi agli utili. In tal caso,l’onere della prova è a carico degliinteressati: sono cioè i familiari inquestione a dover provare che ilrapporto tra loro è di lavorosubordinato.Quando invece il familiarelavoratore subordinato nonconvive con il datore di lavoro,nel caso in cui venga contestatala natura del rapporto, l’oneredella prova sarà carico dell’organoche effettua l’accertamentoispettivo.

Nella denuncia aziendale (DA)ho dichiarato un numero superioredi giornate lavorate daldipendente rispetto al fabbisognoaziendale: come posso fare percorreggere tale errore? In qualetipo di sanzione incorro?Se venissero annullate le giornatedi lavoro quali sono leconseguenze per i dipendenti?

L’art. 5 del D.Lvo 375/93 ponel’obbligo ai datori di lavoroagricolo entro 30 giorni dall’iniziodell’attività, a presentare all’Inpsai fini dell’accertamento deicontributi previdenziali dovuti pergli operai agricoli occupati, ladenuncia aziendale (DA) con laquale si comunica l’esattasituazione aziendale rilevabile alladata di presentazione delladenuncia medesima.La denuncia si compone di17 quadri ove si richiedono tuttele notizie atte ad identificarel’azienda e quantificare ilfabbisogno lavorativo, al fine diinquadrare con esattezza lanatura giuridica e tipologiadell’azienda, anche in funzione dipoter usufruire di particolariagevolazioni (es. esoneri percalamità).Instauratosi il rapporto di lavorotra operaio agricolo ed impresa,l’effettiva prestazione di lavoro èattestata dalla dichiarazionetrimestrale, mediante la quale ildatore di lavoro agricolo forniscetutte le informazioni necessarieper il calcolo contributivo,indicando nel dettaglio le giornatelavorative effettivamente prestate.Nel caso in cui la comunicazionedi un numero di giornate superioririspetto al fabbisogno aziendale,cosi come nel caso in cuil’apertura di una posizioneassicurativa avvenga in unmomento successivo alla nascitadell’impresa oppure se dovesse

verificarsi la variazioni sulla sedeoperativa o la sua cessazione oriattivazione, ci troveremmo difronte a ipotesi catalogabili comemodificazioni aventi unasignificativa rilevanza sulfabbisogno lavorativo. Pertantodal momento in cui si dovesserilevare un errore nellacomunicazione, nel terminedi 30 giorni occorrerà rinnovarela denuncia aziendale.Nell’ipotesi in cui lacomunicazione dovesseriguardare anche la parteretributiva posta al di sotto deiminimi contrattuali o di legge,sarà l’Istituto previdenziale cheprovvederà, in via automatica, aifini del calcolo della contribuzionedovuta, con l’adeguamento deldato trasmesso ai minimiretributivi previsti dai contratti odalla legge.L’eventuale conseguenzadell’omessa presentazioneall’INPS della denuncia aziendaleo della presentazione incompletao infedele è punita con unasanzione amministrativa daEuro 515,00 a Euro 1.290,00.

Per qualsiasi informazione oapprofondimento in materiacontattare le FederazioniProvinciali Coldiretti del Lazio(i recapiti sono disponibili sulsito www.lazio.coldiretti.it)

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R I F L E S S I O N I

Ogni tanto mi capita di sentirequalche reazione ai brevi

articoli che compongo perOrizzonti Impresa e qualcuno miinvita ad affrontare anche temid’attualità e di scottante attualità.Non sempre lo faccio, perchéqualche volta ci si inserisce in undibattito molto acceso che nonsempre offre quella ponderazionedegli argomenti necessaria peruna valutazione serena.Si è da poco svolto il referendumnella ‘cattolica’ Irlanda che astragrande maggioranza haapprovato il cosiddetto‘matrimonio gay’, dopo che nellelegislazioni di alcuni paesieuropei, come la Francia e laSpagna, era già stato introdotto.Abbiamo anche diversi uominipolitici che dichiarano la loroomosessualità e fra di essi sidanno già anche le prime coppiegay che ricoprono incarichipubblici rilevanti, come peresempio in Lussemburgo.Il pensiero che difende questescelte si rifà al cosiddetto Sexgender, ossia la rivendicazionesoltanto culturale dellacomprensione della sessualità,per cui col variare della cultura,come nel caso della nostra,variano anche le forme dellasessualità, per cui ciò che primanon si vedeva e quindi siescludeva, oggi si può vedere equindi ammettere contranquillità. Ma è proprio così?Non c’è proprio niente nell’esseremaschio e femmina, niente dinaturale o anche di psicologico oin generale di antropologico chepermane col variare dellacultura? In altre parole, lasessualità non ha più una‘norma’ eterosessuale, ma èsuscettibile di diverse forme, tracui quella omosessuale o

bisessuale, tutte perfettamentecompatibili tra di loro e con unasana visione antropologica?Certo nelle nostre società moltotolleranti e permissive, abituate alasciar fare ognuno come megliocrede purché non sia dipregiudizio o di danno agli altri,sembrerebbe non molto urgentee necessario porsi questedomande, sono problemi che sirisolvono da sé e se son rosefioriranno… Si può andare avanticosì? E soprattutto un cristianopuò pensare così? Certo anche icristiani debbono fare i conti conqueste società, ma quali conti?Quelli che avvallano ogni scelta estile di vita, o quelli chediscernono ciò che è giusto esbagliato?Del resto a ben considerare laconiugalità implica lacomplementarietà sessuale, chenon è presente senza ladifferenza sessuale: cioè tramaschio e maschio non si dàcomplementarietà sessuale,come pure tra femmina efemmina. Questacomplementarietà consiste nelfatto che tra maschio e femminasi dà una carenza eun’eccedenza che si incrociano,nel senso che ciò di cui unoabbonda l’altra manca eviceversa e questo non solo daun punto di vista genitale, maanche psicologico, emotivo,riflessivo e spirituale. Talora sisente la lamentela degli uominiche dicono che le donne nonragionano… non è vero, ma èvero che il loro modo di ragionareè diverso da quello dei maschi,che danno molto più peso adalcuni aspetti, per esempiol’efficienza e la fattività, che sonoaspetti non così importanti per ledonne, che proprio per questo

hanno maggiore empatia conl’ambiente, anche umano, che lecirconda. La coniugalità non puòessere senza differenza sessuale,perché non è semplicementeconiugalità. Parlare di unafamiglia e quindi di matrimonioche si stabilisce su unaconiugalità che non c’è, forse èun po’ problematico.Inoltre, mi sembra difficilesostenere che la sessualità nonabbia assolutamente niente a chefare con la procreazione, con lafecondità e quindi che laconiugalità non abbiaassolutamente niente a che farecon la genitorialità, cioè chel’essere autenticamente coniuginon comporti l’essere aperti aldivenire padre e madre. Ora lasessualità omosessuale manca diper sé di questa apertura equesto rendere problematicol’avvallo – che pure c’è stato –al matrimonio gay. Non è chefiniamo per metterci d’accordoche due più due fa cinque,semplicemente perché cosìvogliamo e ci piace?È chiaro che è conquista di civiltàil fatto che chi vive la condizioneomosessuale sia rispettato e nonsia discriminato od emarginatonella società e che forse possaavere anche qualche forma diriconoscimento civile di eventualiunioni, che pur rimangonoproblematiche per la morale,particolarmente cristiana. Unriconoscimento civile che perònon può allargare il concetto diconiugalità e di famiglia a ciò chenon lo è, ma prevedere altriistituti giuridici appositamenteistituiti. Vivere oggi è complesso,ma ancora bello: niente èscontato e tutto ci invita acoltivare la nostra identità senzaessere rigidi o deboli.

di Paolo Carlotti

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Una coniugalitàsenza differenza sessuale?

d. Paolo Carlotti,Consigliereecclesiasticoregionale

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Dal6 al 12 luglio,quando sarà il turnodella rappresentanzadi Coldiretti Lazio adExpo, porteremo le

eccellenze dell’agroalimentarelocale, tra curiosità e specieortofrutticole in via di estinzioneed una rappresentanza degli oltre60 imprenditori entrati nel“Terminal del Gusto”, il nuovospazio multifunzionale di 1.500metri quadrati ospitati neimillenari Mercati di Traiano delPorto di Civitavecchia, per lacommercializzazionedell’agroalimentare “Made inLazio” e “Made in Italy”.Così il direttore di Coldiretti Lazio,Aldo Mattia, durantel’inaugurazione dell’EXPO,annunciando la partecipazionedella Federazione laziale alla FieraUniversale di Milano, insieme alpresidente regionale di ColdirettiLazio, David Granieri e airappresentanti regionali guidati dalpresidente nazionale RobertoMoncalvo che, con il Ministro delle

Politiche Agricole,Maurizio Martina

e il Governatore della RegioneLombardia, Roberto Maroni, haaperto il padiglione della Coldiretti,inizio del Cardo, Ingresso Sud.Le sfide di Expo sono le stesse diColdiretti Lazio: una nuova offertaalimentare fondata sui valori delKm 0, della sostenibilitàambientale, della sicurezzaalimentare.“La Coldiretti porta gli agricoltoriad Expo da protagonisti, in quellache non è solo unavetrina per i nostriproduttori migliori maun’occasione per ivisitatori di tutto ilmondo di conoscere davicino e direttamente leeccellenze delleproduzioni agricole delLazio, frutto dellalaboriosità e dell’altaprofessionalitàraggiunta ormai nellarealtà quotidiana dellecampagne”. Questo ilcommento delpresidente diColdiretti Lazio,David Granieriche ha aggiunto“il lavoro dei nostriimprenditori agricoli va

nella direzione diuno sviluppo

sostenibile

consapevole e rispettoso delletradizioni, capace di garantire lasicurezza alimentare, ambientalee la qualità della vita, in perfettasintonia con il messaggiodell’Esposizione Universale chepunta a sensibilizzare proprio suun modello di sviluppo centratosul lavoro degli agricoltori in gradodi nutrire il pianeta attraverso lafornitura di cibo sano, sicuro eaccessibile a tutti”.

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LE PROVINCE DEL LAZIO AD

LUNEDÌ 6 LUGLIOCOLDIRETTI RIETI

I sapori della montagna reatina––––––

MARTEDÌ 7 LUGLIOCOLDIRETTI LATINADalla terra al mare

––––––MERCOLEDÌ 8 LUGLIOCOLDIRETTI ROMA

A tavola con la Roma antica––––––

VENERDÌ 10 LUGLIOCOLDIRETTI FROSINONELa ciociaria in tavola

––––––SABATO 11 LUGLIO

COLDIRETTI VITERBOI sapori della Tuscia

––––––DOMENICA 12 LUGLIOCOLDIRETTI LAZIOComunicare il territorio

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“In Italia sono oltre 10.000 iproduttori apistici chegarantiscono con il loro lavorol’ampia varietà di mieli disponibilinel nostro Paese tenendo vivo illegame con il territorio diproduzione che conferisce alprodotto unicità ed altissimi livellidi qualità indispensabili per unacompleta e corretta alimentazionedi grandi e piccoli”.Così Andrea Fugaro di ColdirettiLazio all’incontro, svoltosi il 26maggio, che ha segnato la primatappa del progetto “Grandi Mielid’Italia”, dedicato alla conoscenzadel mondo del miele e delle api,rivolto ai bambini della scuolaprimaria, organizzatodall’Osservatorio Nazionale delMiele con il contributo del Mipaaf,nell’ambito della selezionepubblica di progetti connessi allefinalità di EXPO 2015, perpromuovere una sana educazionealimentare attraverso laconoscenza del mondo delle api edei mieli.Coldiretti Lazio ha partecipatoall’iniziativa supportata dallacollaborazione di CampagnaAmica che ha messo adisposizione le proprie strutturemobili ma soprattutto ha veicolato isuoi valori in materia dieducazione alimentare e svilupposostenibile. L’evento si è svoltopresso la Scuola primaria “A.Santoro” al Tiburtino, alla presenzadel Vice Ministro Sen. AndreaOlivero e di circa 300 bambiniprovenientida 14 istituti della zona,ai quali è stato proiettato un videoche ha mostrato loro il percorso

dal favo alla tavola. Presenti inoltreil Municipio IV di Roma, ilLaboratorio Tiburtino, l’Istitutocomprensivo Celli, l’AssociazioneLaziale Produttori Apistici, ilConapi e il Moige.Nel corso della mattinata ci sono

stati momenti conviviali e diconfronto con interventi di espertied una dimostrazione pratica dismielatura con un apicoltorelaziale che ha mostrato ai ragazzicome si estrae il miele dai favi.Coldiretti Lazio ricorda che quellodel miele è un settore che conta inItalia oltre 1.500.000 di alveari ecirca 75 miliardi di api,importantissimi rilevatori dibiodiversità, dalle qualidipende la sopravvivenzadi circa il 70% delle pianteda frutto e da seme dei nostriterritori. Infatti senza le apisubirebbero un vero e propriotracollo produzioni ortofrutticoleimportanti come zucchine,melanzane, fragole, melecon potenziali danni stimatidi oltre 40 milioni di euro all’anno,solo in Italia.

FondazioneCampagna AmicaVia Nazionale 89aTel. 06/489931campagnamica.it

COLDIRETTI LAZIO, ALLA PRIMA TAPPADEL PROGETTO “GRANDI MIELI D’ITALIAA COLAZIONE”, CON CAMPAGNA AMICA

EXPO: AL CIRCO MASSIMOIl meglio dell’enogastronomia maremmanainsieme alle eccellenze laziali

Nell’anno di Expo, la Coldirettidi Grosseto continua il

percorso di rilancio delleproduzioni enogastronomiche dellaMaremma toscana.Grazie al circuito di CampagnaAmica, infatti, sabato 30 edomenica 31 maggio, i produttoridella provincia di Grosseto sonoarrivati a Roma, in via SanTeodoro 72, al Mercato del CircoMassimo, per presentare, fardegustare e vendere i propri

prodotti: vino, olio, biscotti, carne,farro, formaggi, in un confronto traeccellenze con le produzioni lazialiche, grazie alle altre aziendeagricole presenti abitualmente alMercato, si potranno incontrare inun tripudio di sapori, colori equalità.“Due giornate nelle quali ilMercato del Circo Massimo,frequentato da migliaia di romani eda anni meta anche di turistiattirati dalla vendita diretta degli

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agricoltori locali del Lazio, si ètrasformato, nello spirito di Expo,in un luogo di incontro dieccellenze enogastronomiche cheesprimono tutta la qualità ed ilvalore della terre da cuiprovengono, come in questo casodella Maremma toscana”, hacommentato il direttore diColdiretti Lazio, Aldo Mattia.“Si è trattato di un’occasioneimportante – ha detto AndreaRenna, direttore di ColdirettiGrosseto – che in via sperimentale,

grazie alla sinergia con la Coldirettidel Lazio, ha permesso di esserepresenti in una location doveabitualmente si ritrovano ogniweekend oltre 5000 cittadini –consumatori”.Nell’occasione Coldiretti Grossetocon la propria associazioneagrituristica Terranostra,ha presentato“MAREMMAGRITURISMO.IT”, unnuovo sito che raggruppa leaziende agrituristiche dellaMaremma.

“In contemporanea con Expo,dal 15 maggio presso tutti imercati di Campagna Amica diRoma e provincia, abbiamoaumentato l’informazione rivolta alconsumatore circa la stagionalitàdei prodotti ortofrutticoli con loscopo di “educare” ad un correttoconsumo dei prodotti del territoriocon la conseguente valorizzazionedel prodotto fresco e a Km 0.Abbiamo prodotto delle etichetteper contraddistinguere i prodottistagionali sui banchi di vendita inmodo da valorizzarli e a garanziadella loro stagionalità. Iconsumatori hanno a disposizioneanche brochure informative conindicazione del calendario deiprodotti ed informazioni utili acomprendere l’alto valore dellasostenibilità di un prodotto distagione”.Così il direttore diColdiretti Lazio, Aldo Mattia,commentando la campagnainformativa organizzata daColdiretti Lazio con il contributo diArsial Regione Lazio e cheriguarda la rete dei mercati dellacatena di Campagna Amica diRoma e provincia.

Quattro buoni motivi per preferirefrutta e verdura di stagione:

Il gusto ed il saporeI prodotti di stagione sono moltopiù buoni e profumati degli stessi

prodotti mangiati nei mesi“sbagliati”. Scegliere verdurefresche secondo una loromaturazione naturalepermette di poterne gustareil vero sapore.

La salutePerché le verdure di stagione nonhanno bisogno di “trucchi” percrescere, soprattutto se la sceltaricade nei prodotti da agricolturabiologica. Anche quelli non bio,tuttavia, se di stagione richiedonouna quantità nettamente inferioredi prodotti chimici per eliminare iparassiti. Le piante che vengono“costrette” a crescere in periodidiversi dalla loro normalestagione, infatti, risultanoindebolitee sono più facilmente preda diinsetti indesiderati. Inoltre,cambiare i cibi in tavola secondole stagioni vuol dire diversificare

sempre l’apporto di vitamine,sali minerali e altri nutrienti di cuil’organismo ha bisogno.

Il prezzoLa frutta e la verdura di stagionenon hanno costi di conservazionenelle celle frigoriferee scegliendo prodotti a km zero,vengono abbattuti i costidi trasporto.

La NaturaIl rispetto della terra e della natura.Il costo ambientale del“fuori stagione” è elevatissimo:utilizzo di pesticidi e fertilizzanti,conservazione nelle cellefrigorifere. Mettendo a tavola lafrutta di stagione rispettandoi cicli naturali della terrasi evitano tutti questi costi.Perché allora mangiarei peperoni a dicembree le arance a luglio?

LA “STAGIONALITÀ” NEI MERCATIDI CAMPAGNA AMICA

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