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OscarWilde-Lamoreeledonne,Aforismi

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wilde
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In copertina: W.P. Frith, Derby DayPrima edizione: gennaio 1994Tascabili Economici NewtonDivisione della Newton Compton editori s.r.l.© 1994 Newton Compton editori s.r.l.Roma, Casella postale 6214

ISBN 88-7983-389-8

Stampato su carta Tambulky della Cartiera di Anjaladistribuita dalla Fennocarta s.r.l., MilanoCopertina stampata su cartoncino Fine Art Board della Cartiera di Aanekoski

Oscar Wilde

L'amore e le donneAforismi

A cura di Riccardo Reim

Con 30 figure femminili di Aubrey Beardsley

Tascabili Economici Newton

IntroduzioneNel 1873 Walter Pater (studioso schivo e appartato, ma il cui atteggiamento nei confronti delle opinioni e delle certezze

vittoriane fu, come nota Pat Rogers, «quietamente sovvertitore» 1, editava in volume i suoi Studies in the History of the Renaissance, destinati a esercitare un'enorme influenza su almeno due generazioni di intellettuali e di artisti (e a divenire il vero e proprio manifesto del movimento estetico), da cui il giovane Oscar Wilde – appassionato lettore e discepolo di Pater durante il suo primo trimestre al Magdalene College di Oxford 2 – prenderà palesemente, anche troppo, le mosse:

To burn always with this hard, gemlike flame, to maintain this ecstasy is success in life. In a sense it might even be said that our failure is to form habits: for, after all, habit is relative to a stereotyped world, and meantime it is only the roughness of the eye that makes any two persons, things, situations, seem alike. While all melts under our feet, we may well grasp at any exquisite passion, or any contribution to knowledge that seems by a lifted horizon to set the spirit free for a moment, or any stirring of the senses, strange dyes, strange colours, and curious odours, or work of the artist's hands, or the face of one's friend. Not to discriminate at every moment some passionate attitude in those about us, and in the very brilliancy of their gifts some tragic dividing of forces on their ways is, on this short day of frost and sun, to sleep before evening.3

È l'arte, secondo Pater, che ci consente di cogliere le più raffinate e sublimi sensazioni; e la vita, in una sorta di curioso, apparente «epicureismo» – in cui, come osserva Mario Praz, «sembra alitare lo spirito di Renan» 4– deve mirare anch'essa a forgiarsi come un capolavoro non meno completo di un'opera d'arte5.

Pater, insomma, compone la tendenza decadente nelle linee di un classicismo estetico la cui formula va ricercata in Winckelmann 6: i suoi scritti, assieme ai pittoreschi saggi di John Addington Symonds (History of the Renaissance in Italy) e a opere come Mademoiselle de Maupin di Gautier e À Rebours di Huysmans7 – la prima che anticipa, la seconda che per così dire attua il decadentismo francese – danno il via e corroborano il movimento estetico, di cui Wilde, durante il suo giro di conferenze in America nel 1881 si proclamerà, non senza presunzione, il caposcuola. Uomo d'azione più che poeta, come giustamente ebbe a osservare Yeats8 (e curiosamente simile, in questo, a un altro grande dandy, Byron9), il ventiquattrenne Oscar nel 1878 parte alla conquista di Londra dopo aver coronato i suoi studi

1 Pat Rogers, The Oxford Illustrated History of English Literature, Oxford University Press, 1987; tra. it. Storia della letteratura inglese, a cura di Paola Faini. Lucarini, Roma 1990.

2 Così Wilde si esprime a proposito del libro di Pater «È il mio libro aureo (…) È il vero fiore della decadenza; le trombe del giudizio avrebbero dovuto squillare nel momento stesso in cui fu terminato». (W. B. Yeats, Autobiographies; la citazione è ripresa da Masolino d'Amico, «Intorduzione» a O. Wilde, Poesie e «Ballata dal carcere di Reading», Newton Compton, Roma 1991.

3 «Arder sempre di questa salda fiamma gemmea, mantener quest'estasi, è il successo nella vita. In un certo senso potrebbe dirsi anche che il nostro fallimento sta nel formare abitudini: poiché, dopo tutto, l'abitudine corrisponde a un mondo stereotipato, e intanto è solo la grossolanità dell'occhio che fa che due persone, cose, situazioni qualunque sembrino simili. Mentre tutto si scioglie sotto i nostri piedi, ben possiamo cercare di afferrare qualunque passione squisita, qualunque contributo della conoscenza che con lo schiarirsi di un orizzonte sembri metter lo spirito in libertà per un momento, o qualunque eccitazione dei sensi, strane tinte, strani colori, e odori curiosi, o opera di mano d'artista, o il volto della persona amica. Rinunziare a discriminare ad ogni istante qualche atteggiamento appassionato in coloro che ci stanno intorno, e nello stesso sfolgorio delle loro facoltà qualche tragica scissione di forze nel loro operare, significa dormire innanzi sera in questo breve giorno di gelo e di sole» (trad. di Carla Maggiori; la citazione è ripresa da Pat Rogers, Storia della letteratura inglese, cit.)

4 M. Praz, La letteratura inglese, vol. II, Dai Romantici al Novecento, Sansoni/Accademia, Firenze 1967.5 Un tale apostolato estetico doveva suscitare risonanza anche in Italia, come dimostra il saggio di Angelo Corti su

Giorgione (1894), largamente desunto da quello di Pater apparso nella Fortunightly Review del 1887 e successivamente incluso nella terza edizione della sua History of Renaissance. Proprio al saggio di Corti (in cui si ritrova l'eco anche delle famose pagine sul sorriso della Gioconda) si ispirerà Gabriele D'Annunzio per uno dei motivi centrali del Fuoco, dove nel personaggio di Daniele Glauro si tratteggia una sorta di seguace italiano di Pater.

6 Su Wincklemann Walter Pater scrisse uno dei suoi primi saggi, nel 1867.7 I saggi di Symonds videro la luce tra il 1875 e il 1886; i romanzi di Gautier e di Huysmans sono, rispettivamente, del

1835 e del 1884.8 W. B. Yeats, Autobiographies, cit.9 Commenta a questo proposito Mario Praz: «Curiosa è l'analogia tra la carriera di questo romantico fin de siècle con quella

del Byron. Ambedue fanno sconfinare l'arte nella vita pratica, (…) ambedue scontano questa contaminazione con uno

classici con risultati eccellenti e dopo aver vinto l'ambito premio Newdigate10 con il poemetto in distici Ravenna: una rumorosa e scaltrissimo campagna di autopromozione (se la vita è un 'opera d'arte, l'opera d'arte è un atto pratico) a base di pose stravaganti e clamorose, vestiti la cui eccentricità rasenta a volte la mascherata e un ostentato disprezzo delle idee correnti, lo porta in breve tempo a essere uno dei personaggi più noti e discussi della capitale inglese 11. Conversatore incantevole dal vocabolario sontuoso e affascinante, si impone nei salotti naughty ninities 12 con la grazia suadente della sua causerie e la sua iridescente intelligenza: squisito ricercatore del mot juste, meraviglioso cesellatore di frasi, sostiene con un impenetrabile sorriso di mettere nelle proprie opere soltanto il talento, riservando il genio per la vita. Boutades? Forse, ma è pur vero che Wilde «riesce grande artista soprattutto là dove dà un riflesso di quella che fu la sua conversazione viva»13 di quelle «battute» impertinenti cosi generosamente pronunciate – o sperperate? – per il piacere di épater les bourgeois e fare arrossire le austere dame vittoriane (che poi le avrebbero ripetute fino a consumarle), banco di prova, letteralmente, di ciò che sarebbe stato il meglio della sua produzione, ovvero la commedia di costume, il cui capolavoro rimane quell'impeccabile gioiello che è The Importance of Being Earnest (che tanto insegnerà a Maugham e Coward)14, perfetto congegno scenico dove «l'aforisma arguto trionfa sulla realtà»15. È in quelle infallibili, fulminanti frecciate sull'idiozia umana, nell'apparente svagatezza con cui ritrae e giudica ferocemente le fatuità di una società alla moda, là dove si fa caustico anche nella più disarmante serietà (il suo capriccioso istrionismo non può fare a meno di affiorare neppure a proposito di se stesso, nel De Profundis) che trova piena espressione la parte non effimera della sua arte.

Esibizionista nato, Wilde per sentirsi del tutto a proprio agio aveva sempre e comunque bisogno di una platea da sbalordire, sia pure ridotta, anzi, meglio ancora se sceltissima: inimitabile interprete di se stesso, straordinario per vocazione, passa giustamente alla storia (e avrebbe forse desiderato qualcosa di diverso?) come un mito, «come una leggenda di puro stile conclusa da un epilogo tragico, e non come un uomo di lettere convenzionale la cui opera può essere valutata secondo canoni tradizionali»16.

Con la sua morte – avvenuta, quasi una chiusura di sipario, a pochi giorni dal compimento del secolo, il 30 novembre 1900 – tutta un 'epoca sembra davvero scendere nella tomba.

RICCARDO REIM

Nota biobibliograficaOscar Fingal O'Flahertie Wills Wilde nacque a Dublino il 16 ottobre 1854. Il padre, Sir William, era

un oculista di fama europea (curò anche re Oscar I di Svezia, che fu per procura padrino di W.), nonché antiquario; dedito alle avventure galanti, ebbe la carriera stroncata da uno scandalo, e morì nel 1876. La madre, Jane Francesca Elgee, aveva sostenuto in gioventù la causa dell'indipendenza irlandese con scritti firmati «Speranza» e raccolse intorno a sé un salotto letterario a Dublino e poi a Londra. Allevato nella religione protestante, W. studiò alla Portora Royal School di Enniskillen e al Trinity College di Dublino, dove si distinse come latinista e grecista e vinse una borsa di studio per il Magdalene College di Oxford. Qui fu sensibile a varie influenze: il cattolicesimo di Newman, che lo interessò come critica alla religione della maggioranza borghese, e per il fascino misterioso dei suoi riti; la propaganda dell'arte e del bello di Ruskin; gli Studies in the History of the Renaissance di Pater (1873), dove si teorizzava una vita di intense e squisite emozioni estetiche. W. lasciò Oxford nel 1878 con una laurea eccellente e con una piccola reputazione di poeta (aveva conquistato l'ambito premio Newdigate con il poemetto Ravenna).

scandalo clamoroso, ambedue scrivono le cose migliori quando, abbandonata la più ambiziosa musa, riflettono nell'arte l'uno la propria naturale ispirazione di spiritoso epistolografo nel Don Juan, l'altro il magico dono di spiritoso discorritore in The Importance of Being Earnest; ed è curioso anche notare come tanto quell'opera burlesca quanto quella commedia artificiale si riconnettano alla tradizione letteraria della Restaurazione. Così il corteo letterario inglese del secolo decimonono può immaginarsi aperto da un dandy, il Byron, e chiuso da un altro dandy, il Wilde». (M. Praz, La letteratura inglese, vol. II, Dai romantici al Novecento, cit.)

10 II premio Newdigate (a tema obbligato) era già stato appannaggio di studenti di Oxford divenuti in seguito illustri, come John Ruskin e Matthew Arnold.

11 Vedi a questo proposito C. M. Franzero, «La vita recitata di Oscar Wilde», in O. Wilde, Tutto il teatro, Casini, Roma 1966.12 Appellativo scherzoso per designare la fin de siècle inglese.13 Vedi nota 4.14 La commedia è del 1895.15 Vedi nota 1.16 Vedi nota 1.

Stabilitosi a Londra e autoproclamatosi capo del mai ben definito «movimento estetico» (era di moda, nei salotti, sospirare contro le brutture del mondo moderno), si dedicò a un'alacre vita mondana, presto segnalandosi per le sue pose stravaganti. Già prima dell'uscita dei suoi Poems (Poesie, 1881) W. era una figura caratteristica nel panorama letterario, grazie anche alle frequenti ironie di periodici come Punch. Quando fu trasferito a New York il successo di Patience, l'operetta di Gilbert e Sullivan in cui si parodiava il movimento estetico, un impresario ebbe l'idea di scritturare W. per un ciclo di conferenze in quel paese, onde fornire al pubblico in carne e ossa il soggetto della parodia. W. girò quindi negli Stati Uniti nel 1882, descrivendo il movimento e tentandone una storia, e parlando dell'importanza del bello come antidoto agli orrori della società industriale. Benché il pubblico non lo prendesse sul serio, il viaggio gli consentì di fare rappresentare a New York nel 1883 (ma senza successo) la commedia Vera, or the Nihilists (Vera o i nichilisti), scritta nel 1880; e soprattutto, con i denari guadagnati, di trascorrere alcuni mesi a Parigi. Qui (1883) W. dichiarò morto e sepolto l'Oscar del periodo «estetico», ed entrò in contatto con quel mondo letterario, non di rado affascinandolo con la sua conversazione inconsueta e brillante. Tornato in patria, riprese per un anno l'attività di conferenziere (la rinnovata amicizia col pittore J.M. Whistler, in seguito interrotta, servì a dare un impianto più moderno alle sue idee e a incoraggiare la sua abilità di coniatore di paradossi); pubblicò una tragedia di ispirazione elisabettiana, The Duchess of Padua (La duchessa di Padova: rappresentata, ancora senza successo, a New York nel 1891); sposò Constance Lloyd, figlia di un avvocato di Dublino e mise su casa a Chelsea, allora la Montmartre londinese, dove nacquero i due figli, Cyril nel 1885 e Vyvyan nel 1886. Sempre immerso nel gran mondo dell'arte e della mondanità, W. assunse un tenore di vita splendido, arrotondando la dote della moglie con l'attività giornalistica: recensì libri per la Pall Mail Gazette e altri periodici e diresse una rivista femminile, The Woman's World (1885-89).

Gli anni fra il il 1887 e il 1895 contengono il meglio dell'attività di W. Escono nel marzo 1887 «The Canterville Ghost» su The Court and Society Review, nell'aprile «The Sphinks without a Secret» su The World, nel maggio «Lord Savile's Crime» su The Court and Society Review, nel giugno «The Model Millionaire» su The World, racconti poi riuniti in Lord Arthur Savile's Crime and Other Stories (Il delitto di Lord Arthur Savile e altri racconti, 1891); le preziose fiabe di The Happy Prince and Other Tales (Il principe felice e altre fiabe, 1888) e di A House of Pomegranates (Una casa di melograni, 1891); e il famoso romanzo The Picture of Dorian Gray (Il ritratto di Dorian Gray, 1891), che fu subito un successo di scandalo. È la storia della corruzione di un giovane, operata dal cinico elegante mentore Lord Henry Wotton. Grazie a un patto magico, Dorian passa attraverso le peggiori dissolutezze senza guastarsi i bellissimi e innocenti lineamenti: un suo ritratto, dipinto da un amico pittore, s'incarica di registrare le righe e i segni del vizio invece del suo volto. Dorian tiene celato a tutti il quadro, ma torna segretamente a guardarlo come affascinato dalla rappresentazione sensibile della propria decadenza morale. Da ultimo, non resistendo più all'angoscia di quella visione, lo trafigge; i suoi servi troveranno il ritratto incontaminato, e un irriconoscibile, precocemente avvizzito Dorian morto ai suoi piedi. Con quest'opera W. innestava un simbolismo estetizzante alla Huysmans sul filone del romanzo tenebroso anglosassone in cui si era già distinto un suo prozio, Charles Maturin, autore di Melmoth the Wanderer (1820); e pur annacquando talvolta il vigore drammatico del tema con l'esibizione di raffinatezze, ispirate da modelli francesi, riuscì a scuotere l'angusto moralismo della borghesia vittoriana, che nell'arte voleva vedere soltanto uno strumento didattico. Arguta sintesi delle proprie teorie estetiche W. fornì nei saggi raccolti in Intentions (Intenzioni, 1891), fra cui «The Decay of Lying» («La decadenza del mentire») e «The Critic as Artist» («Il critico come artista»), in cui popolarizzò efficacemente concetti «decadenti» (la natura imita l'arte; la vera arte è immorale; parlare di una cosa è più difficile che farla, e pertanto il critico è più creatore dell'artista), trovò nella forma dialogica la sua vena più felice, quella che in seguito avrebbe messa a profitto nelle commedie. Un altro saggio, The Soul of Man under Socialism («L'anima dell'uomo sotto il socialismo», 1891), si rifaceva a Ruskin e a W. Morris nella condanna della civiltà industriale, e seguiva modelli anarchici nella visione di una società futura dove le macchine, assumendosi il peso del lavoro abbrutente, consentiranno a ciascun individuo di coltivare la propria personalità. Nel 1891 W. affrontò un classico mito decadente scrivendo in francese una Salomé in cui orecchiava la languida staticità lunare dei drammi di Maeterlinck (la musica di Strauss, composta dopo la morte di W., avrebbe garantito al lavoro una fama imperitura). Proibita dalla censura britannica, Salomé fu rappresentata a Parigi nel 1896; nel 1892 ne era apparsa in Inghilterra la versione di Lord Alfred

Douglas, arricchita dalle crudeli illustrazioni del giovane Aubrey Beardsley, che contribuirono non poco a consacrarne la fama di testo maledetto. Frattanto W. conosceva un improvviso successo come autore di commedie. Lady Windermere's Fan (Il ventaglio di Lady Windermere, 1892), A Woman of No Import ance (Una donna senza importanza, 1894), e An Ideal Husband (Un marito ideale, 1895), opere in cui metteva a frutto la propria familiarità col teatro di boulevard di Sardou e di Dumas figlio, e soprattutto trasferiva sulla scenala scintillante conversazione che già lo aveva reso noto in società. Per questa strada W. giunse al capolavoro, con The Importance of being Earnest (L'importanza di chiamarsi Ernesto, 1895), aereo scherzo dove il gusto cerebrale dell'artificialità proprio dei decadenti si anima grazie a un brio innato.

Il successo finanziario e mondano causò in un certo senso la rovina di W. Al centro dell'attenzione generale, l'irlandese si rimise a provocare il pubblico atteggiandosi in modi eccentrici, ma senza più l'autoironia della giovinezza; e sembrandogli di avere raggiunto il culmine di ogni possibile aspirazione, cominciò a parlare della catastrofe che sola avrebbe reso perfetto quel capolavoro che affettava di andar componendo con la propria vita. Da anni e sempre più apertamente si era dato a pratiche omosessuali, proibite dalla legge inglese; il violento marchese di Queensberry, padre del giovane poeta e sodale di W. Lord Alfred Douglas, insultò l'esteta in un biglietto, e ne venne querelato per diffamazione. Al processo Queensberry dimostrò la fondatezza della sua accusa, e W., passato sul banco degli imputati, fu condannato a due anni di carcere duro, con conseguente rovina sociale ed economica. I suoi libri scomparvero dalle vetrine e le commedie dai cartelloni, i suoi beni furono venduti all'asta per pagare le spese del processo, i figli furono sottratti alla sua tutela; scontata la pena, dovè riparare sul Continente, dapprima sotto lo pseudonimo di Sebastian Melmoth. Avendo invano tentato di riprendere l'attività teatrale (un dramma in versi rimase incompiuto), mori di meningite in un modesto albergo parigino, essendosi convertito in extremis alla religione cattolica, il 30 novembre 1900.

Dal carcere di Reading W. scrisse ma non spedì all'amico Lord Alfred Douglas la lunga epistola nota come De Profundis, accusandolo di essere stato la causa della sua rovina. L'epistola uscì in forma espurgata nel 1905 (il testo integrale fu diffuso solo nel 1959), ed ebbe ammiratori per la raffinatezza della prosa e per certi atteggiamenti misticheggianti che peraltro alcuni trovano estranei alla vena più genuina di W. Altro celebrato frutto del soggiorno al penitenziario fu The Ballad of Reading Gaol (La ballata del carcere di Reading), uscita anonima e che ha accenti di sincera partecipazione, resuscitando felicemente un metro popolaresco; per molti rimane l'unica opera in versi di W. tuttora degna di nota.

OPEREL'edizione standard è quella curata dall'esecutore letterario dell'esteta: Works a cura di R. ROSS, 14

voll., London, 1908 (tredici volumi furono pubblicati a Londra da Methuen e un quattordicesimo, The Picture of Dorian Gray, da Charles Carrington a Parigi; Methuen aggiunse nel 1922 un quindicesimo volume con For Love of the King, un masque la cui attribuzione a Wilde è però stata dimostrata errata). Fra le più importanti che non si trovano in questa edizione, la conferenza Impressions of America, a cura di S. MASON, Sunderland, 1906; il testo della versione rielaborata di The Portrait of Mr W. H., a cura di V. HOLLAND, London, 1958; il testo integrale di The Importance of being Earnest, 2 voll., New York, 1956; il testo integrale di De Profundis, in Letters, v. sotto; e alcuni articoli non raccolti nei volumi Reviews e Miscellanies dei Works, in The Artists as Critic: Critical Writings of Oscar Wilde, a cura di RICHARD ELLMANN, New York, 1968.

L'edizione definitiva dell'epistolario è The Letters of Oscar Wilde, a cura di R. HART-DAVIS, London, 1962.

Per le numerosissime edizioni apparse in vita dell'autore e nel primo decennio del Novecento è indispensabile Bibliography of Oscar Wilde di S. MASON, London s. d. (1914).

TRADUZIONI ITALIANEFra le traduzioni italiane, sempre assai frequenti, si segnalano, oltre quelle citate nella prefazione:

Doriano Gray dipinto, a cura di B. CHIARIA, Palermo, 1900; Aforismi di Sebastiano Melmoth, a cura di B. CHIARIA, Lanciano, 1913; Intenzioni, Milano, 1938; Tutto il teatro del maggior drammaturgo dell'età vittoriana,

Torino, 1948; De profundis, Milano 1950; Tutte le opere, 2 voll., a cura di A. CAMERINO, Racconti, Milano 1954; De profundis – Poesie – Poesie in prosa e una favola, Milano, 1958; Il ritratto di Dorian Gray e altri racconti, Roma, 1958; Racconti, Torino, 1963; Tutto il teatro, 2 voll., a cura di C.M. FRANZERO, Roma, 1966; Salomé, Milano, 1974; Poesie, a cura di M. D'AMICO, Roma, Newton Compton, 1975; Teleny, Roma, 1980; Penna, matita e veleno, a cura di U. LEONZIO, Roma, 1980; Il prete e l'accolito e altre opere, Milano, 1982; Aforismi, Roma, 1991; Poesie e «Ballata del carcere di Reading», a cura di M. D'AMICO, Roma, Newton Compton, 1991; Aforismi, Roma, Newton Compton, 1992; Il ritratto di Dorian Gray, Roma, Newton Compton, 1993; Il delitto di Lord Savile e il fantasma di Canterville, Newton Compton, 1993.

STUDI CRITICO-BIOGRAFICILe migliori biografie moderne sono di E. RODITI, Oscar Wilde, Norfolk, Conn., 1947; R. MERLE,

Oscar Wilde, Paris, 1949; J. LAVER, Oscar Wilde, London, 1954; e soprattutto H. PEARSON, The life of Oscar Wilde, London, 1946, considerata la più soddisfacente almeno fino a P. JULLIAN, Oscar Wilde, Paris, 1967 (trad. it., Torino, 1972). The Unrecorded Life of Oscar Wilde di R. CROFT-COOKE, London, 1972, passa in rassegna criticamente il materiale su cui i biografi di Wilde si fondano, denunciando i limiti e le parzialità di resoconti di prima mano come i quattro libri di R.H. SHERARD (Oscar Wilde: The Story of an Unhappy Friendship, London, 1905; The life of Oscar Wilde, London, 1907; The real Oscar Wilde, London, 1917; Twentyfive Years in Paris, London, 1905), i cinque di Lord ALFRED DOUGLAS (Oscar Wilde and Myself, London, 1914; The Autobiography of Lord Alfred Douglas, London, 1929; My Friendship with Oscar Wilde, New York, 1932; Without Apology, London, 1938; Oscar Wilde: A Summingup, London, 1940), quello di FRANK HARRIS (Oscar Wilde: His Life and Confessions, New York, 1930) e quello di ANDRÉ GIDE (Si le grain ne meurt, Paris, 1920). Più attendibili sono W.S. BLUNT, My Diaries: Being a Personal Narrative of Events, 1888-1914, London, 1919; A. DE BRÉMONT, Oscar Wilde and His Mother: A Memoir, London, 1911; V. HOLLAND, Son of Oscar Wilde, London, 1954; R. LE GALLIENNE, The Romantic 90's, London, 1925; A. LEVERSON, Letters to the Sphinx, with Reminiscences of the Author, London, 1930; V. O'SULLIVAN, Aspects of Wilde, London, 1936; C. RICKETTS, Oscar Wilde, Recollections by Jean Paul Raymond and Charles Ricketts, London, 1932; G.B. SHAW, «My Memories of Oscar Wilde», nel libro di Frank Harris citato sopra; W.B. YEATS, Autobiographies, London, 1961.

Fra gli studi critici esistono numerose monografie (spesso dissertazioni) accademiche, che elenco in ordine alfabetico di autore: F.K. BAUMANN, Oscar Wilde als Kritiker der Literatur, diss., Zürich, 1933; E. BENDZ, The Influence of Pater and M. Arnold in the Prose-Writings of Oscar Wilde, diss., Gothenburg and London, 1914; F.K. BRASS, Oscar Wildes Salomé, Zürich, 1913; B. FEHR, Studien zu Oscar Wildes Gedichten, Berlin, 1918; G. GLUR, Kunstlehre und Kunstanschauung des Georgekreis und die Aesthetik Oscar Wildes, Bern, 1957; K. HARTLEY, Oscar Wilde: l'influence française dans son oeuvre, Paris, 1935; A. HERZOG, Die Märchen Oscar Wildes, Mulhouse, 1930; A. OJALA, Aestheticism and Oscar Wilde, Helsinki, 1955.

Molti saggi brevi si trovano riuniti a cura di RICHARD ELLMANN in Oscar Wilde: A Collection of Criticai Essays, Englewood Cliffs, N.J., 1969 (con giudizi di YEATS, GIDE, PATER, JOYCE, SHAW, BORGES, ecc.). Sono inoltre utilmente consultabili, del tutto o in parte, i saggi seguenti: B. BRASOL, Oscar Wilde: the Man - The Artist, London, 1938; O. BURDETT, The Beardsley Period, London, 1925; E. CECCHI, «Il mito di O. Wilde», in Scrittori inglesi e americani, I, Milano, 1968; M. D'AMICO, Oscar Wilde - il critico e le sue maschere, Roma, 1973; ST. JOHN ERVINE, Oscar Wilde: A Present Time Appraisal, London, 1951; A.J. FARMER, Le Mouvement esthétique et «décadent» en Angleterre (1873-1900), Paris, 1931; W. GAUNT, The Aesthetic Adventure, London, 1945 (trad. it. L'avventura estetica, Torino, 1962); A. GIDE, Oscar Wilde, London, 1951; G. HOUGH, The Last Romantics, London, 1949; H. MONTGOMERY HYDE, The Trials of Oscar Wilde, London, 1948, e Oscar Wilde: the Aftermath, London, 1961;L.C. INGLEBY, Oscar Wilde, London, 1907; H. JACKSON, The Eighteen Nineties, London, 1913; F. KERMODE, Romantic Image, London, 1957; A. LOMBARDO, La poesia inglese dall'estetismo al simbolismo, Roma, 1950; R. MERLE, Oscar Wilde ou la destinée de l'homosexuel, Paris, 1955; H. PEARSON, O. W.: His Life and Wit, London, Harper, 1946; M. PRAZ, La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica, Roma-Milano, 1933, e Il patto col serpente, Milano, 1972; A. RANSOME, Oscar Wilde: A Criticai Study, London, 1912; L. ROSENBLATT, L'idée de l'art pour l'art dans la litérature anglaise pendant la période

victorienne, Paris, 1931; R. SHEWAN, O. W., Art and Egotism, London, 1977; A. SYMONS, The Symbolist Movement in Literature, London, 1918, e A Study of Oscar Wilde, London, 1930; E. WILSON, Classic and Commercials, New York, 1950; F. WINWAR, Oscar Wilde and the Yellow Nineties, New York, 1949; G. WOODCOCK, The Paradox of Oscar Wilde, London, 1949; K. WORTH, O. W., London, 1983; A. ZANCO, Oscar Wilde, Genova, 1934. Oscar Wilde: The Criticai Heritage, a cura di K. BECKSON, London, 1970, contiene un'ampia antologia di recensioni e giudizi di contemporanei di Wilde, dall'uscita di Poems (1881) al 1927.

Oscar Wilde in un disegno di Aubrey Beardsley.

L'AMORE E LE DONNEAforismi

Disegno per la vetrata di una chiesa.

Le donne sono fatte per essere amate, non per essere comprese.

Le donne nascondono i loro sentimenti finché non hanno preso marito: allora ne fanno mostra.

È a causa delle donne che il male si è sparso per il mondo.

Gli uomini conoscono troppo presto la vita, le donne troppo tardi. Ecco tutta la differenza fra uomini e donne.

Finché una donna riesce a sembrare di dieci anni più giovane della propria figlia, è una donna felice.

È solamente una femmina la donna che non sa rendere piacevoli i propri errori.

L'uomo può amare ciò che gli è inferiore, può amare anche cose indegne, macchiate, disonorate; le donne adorano quando amano e quando perdono la loro adorazione perdono tutto.

La base logica del matrimonio è il malinteso reciproco.

Le donne hanno un istinto meraviglioso, sognano tutto, meno ciò che è evidente.

Il satiro.

Il pianto è il rifugio delle donne brutte, ma è la rovina di quelle graziose.

Ci vuole una donna sinceramente buona per fare una cosa sinceramente stupida.

Date alle donne occasioni adeguate e potranno far tutto.

I dolori superficiali e gli amori superficiali durano. Gli amori e i dolori profondi sono uccisi dalla loro stessa intensità.

Chi ama una sola volta nella vita ha una natura superficiale.

La pettinatura, illustrazione per la rivista The Savoy (1896).

Quello che fu per me il paradosso nel pensiero, fu nell'amore la perversità.

Una donna moralista è indiscutibilmente brutta. Non vi è nulla al mondo che stia tanto male a una donna quanto una coscienza troppo rigida. Fortunatamente la maggioranza delle donne ne è convinta.

Una donna avrà un flirt con chicchessia, purché abbia un pubblico in platea.

Per una donna l'unico modo di cambiare radicalmente un uomo è quello di tediarlo al punto da fargli perdere ogni interesse alla vita.

Il trionfo della materia sullo spirito: ecco quello che rappresenta una donna per il filosofo.

Disegno per un manifesto teatrale.

Non sperdetevi nei labirinti della virtù. Ecco il grande difetto delle donne. Desiderano sempre vederci virtuosi. Ma se lo siamo, quando fanno la nostra conoscenza non piacciamo loro per niente. Piace loro trovarci irrimediabilmente cattivi e lasciarci intollerabilmente buoni.

Le donne perverse ci tormentano, le donne buone ci annoiano. Ecco tutta la differenza fra di esse.

Il più grande peccato è la superficialità.

Credo che non esista una donna che non sarebbe un tantino lusingata se le si facesse la corte. Ecco il fascino irresistibile della donna.

Non vi può essere amicizia tra l'uomo e la donna. Vi può essere la passione, l'ostilità, l'adorazione, l'amore, ma l'amicizia no.

Sulla spiaggia di Dieppe: 1895 (I bagnanti), illustrazione per la rivista The Savoy (1896).

Rileviamo sempre qualcosa di ridicolo nelle emozioni delle persone che abbiamo cessato di amare.

Mi piacciono le donne che hanno un passato, come gli uomini che hanno un avvenire.

Le donne – disse un francese di spirito – ci ispirano il desiderio di compiere i capolavori, e ci impediscono sempre di compierli.

Con la donna la vera tattica è di farle la corte se è graziosa, e di farla a un'altra se è brutta.

Le donne donano all'uomo il vero oro della loro vita. Forse è così, ma lo rivogliono, poi, in spiccioli di conio così basso!

Black domino.

Una sfinge senza segreti. È questa la definizione del sesso femminile.

Cosa si intende per una donna perversa? Oh, quel tipo di donna di cui un uomo non si stanca mai.

Non vi è nulla al mondo paragonabile alla devozione di una moglie. I mariti non ne hanno idea.

L'innamorato inizia con l'ingannare se stesso e finisce con l'ingannare gli altri.

Nella vita coniugale tre sono una compagnia, due non lo sono.

Le gemelle.

Come è possibile che una donna viva felice con un uomo che insiste nel trattarla come se fosse un essere perfettamente ragionevole?

Il mistero dell'amore è più grande del mistero della morte.

Per gli amanti la fuga è vile: significa sottrarsi al pericolo, e il pericolo è diventato così raro nella vita moderna.

Quando una donna si risposa è segno che detestava il primo marito. Quando un uomo si risposa è segno che adorava la moglie. La donna mette la sua fortuna alla prova; l'uomo la rischia.

Se una donna desidera conservare il dominio sopra un uomo non ha che da rivolgersi a ciò che vi è di peggiore in lui.

Copertina per un catalogo (1896).

Gli uomini bramano sempre di essere il primo amore della donna; è questo un effetto della loro sciocca vanità. Le donne hanno un istinto più sottile: esse desiderano essere l'ultimo romanzo dell'uomo.

L'uomo si sposa perché è stanco, la donna perché è curiosa. Entrambi rimangono disillusi.

Tutti gli uomini sono proprietà delle donne maritate. Non vi è altra definizione della donna maritata.

La tragedia delle donne: è destino che divengano simili alle loro madri.

Si dovrebbe essere sempre innamorati; ecco perché non bisognerebbe mai sposarsi.

Vignetta per Bon-Mots di Foote e Hook (1894).

La storia della donna è la storia della peggiore tirannia che il mondo abbia conosciuto: la tirannia del debole sul forte, ed è la sola tirannia che duri.

Le donne ci amano per i nostri difetti. Se ne abbiamo abbastanza ci perdoneranno tutto, anche il nostro gigantesco intelletto.

Nessuno riesce a ottenere reali successi nel mondo se non è seguito dalle donne, perché le donne reggono la società.

Le donne apprezzano la crudeltà più di qualunque altra cosa. E amano esserne dominate.

La felicità di un uomo ammogliato dipende dalle donne che non ha sposato.

Illustrazione per l'invito per l'apertura del «Prince's Ladies Golf Club» (1894).

Ogni volta che si ama, è la sola volta che si è amati. La differenza dell'oggetto non altera la singolarità della passione, la intensifica semplicemente.

Che sciocchezza parlare di matrimoni felici! Un uomo può essere felice con qualsiasi donna ma solo finché non l'ama veramente.

I mariti non sanno mai apprezzare le qualità delle mogli: per questo esse debbono rivolgersi altrove.

È noioso essere adorato. Le donne ci trattano come l'umanità ha trattato i suoi dèi. Ci adorano e ci tormentano sempre perché facciamo qualche cosa per loro.

Il sesso femminile è un sesso decorativo. Non ha nulla da dire, ma dice quel nulla con garbo.

Frontespizio per Earl Lavender di John Davidson (1895).

Se si vuole sapere quello che una donna intende veramente – e questo è sempre un desiderio pericoloso – bisogna guardarla, non ascoltarla.

Non bisogna dir male dei capelli tinti e delle guance dipinte. Qualche volta hanno un fascino

straordinario.

Non vi sono che due categorie di donne: le brutte e le dipinte. Le donne brutte sono molto utili. Se volete farvi una nomea di rispettabilità basta condurne una a cena. Ma le altre sono affascinanti; però commettono un errore: si dipingono per sembrare più giovani.

Quanto si gonfia il valore della fedeltà! Perfino in amore non è altro che una questione fisiologica. È indipendente dalla nostra volontà. I giovani vorrebbero essere fedeli e non possono esserlo; i vecchi vorrebbero essere infedeli e non ci riescono.

The Comedy-Ballet of Marionettes, illustrazione per The Yellow Book, vol. III (1894).

Le donne rovinano ogni rapporto con il desiderio di perpetuarlo in eterno.

Le donne non sanno apprezzare la bellezza nell'uomo: almeno, le donne buone non la sanno apprezzare.

Gli amanti fedeli non conoscono che il lato triviale dell'amore; le tragedie dell'amore sono riservate agli amanti infedeli.

Il fascino del matrimonio consiste solo nel fatto che rende necessaria per entrambi i coniugi una vita d'inganni.

È difficile non essere ingiusti verso chi si ama.

Illustrazione per la copertina di The Yellow Book, vol. III (1894).

Le donne somigliano ai minorenni: vivono delle loro speranze.

L'unica differenza che corre fra un capriccio e una passione eterna, è che il capriccio è più durevole.

Il matrimonio è una specie di serra: conduce a maturità strani peccati e, talvolta, strane rinunce.

La donna ha indovinato tutto il pericolo del ragionamento fin dall'origine.

Mi pare che l'amore sia l'unica spiegazione dell'enorme sofferenza che è nel mondo; non potrei trovarne una migliore; anzi, sono convinto che non ve ne sia altra; perché se il mondo è stato veramente formato di dolore, è stato però creato dalle mani dell'amore: in nessun'altra maniera potrebbe l'anima dell'uomo, per cui esso fu creato, raggiungere l'apice della sua perfezione.

La toilette, illustrazione per The Rape of the Lock di Alexander Pope (1896).

Da alcune settimane mi è stato permesso dal medico di avere pane bianco invece del pane nero che ci serve regolarmente da cibo. È di un gusto molto delicato. Sembrerà strano che il pane solo possa sembrare molto delicato, ma io lo trovo tanto squisito che, alla fine di ogni pasto, raccolgo con cura le briciole che sono rimaste nel mio piatto e sul rozzo asciugamano che ci serve da tovaglia. Non faccio

questo perché abbia fame – ora ho abbastanza da mangiare – ma soltanto perché nulla di quanto mi viene dato vada sciupato. Così ciascuno deve fare per l'amore.

Le donne, secondo alcuni, amano con l'udito; gli uomini, invece, con la vista, se pure amano.

Vent'anni di relazione fanno di una donna una rovina; ma vent'anni di matrimonio un monumento.

Per una ragazza un fidanzamento dovrebbe arrivare come una sorpresa lieta o spiacevole, a seconda dei casi. Non dovrebbe esserle, veramente, lasciato l'arbitrio di agire da sola.

La donna sulla luna, illustrazione per Salomè di Oscar Wilde (1894).

Attualmente non è di moda il flirt per chi ha quaranta anni, e non è grazioso essere romantico anche a quarantacinque; ora noi povere donne che siamo vicine ai trenta o giù di lì, non abbiamo come nostro avvenire che la politica o la filantropia. La filantropia mi sembra che sia diventata il rifugio della gente decisa ad annoiare i propri simili, quindi preferisco i politicanti. Sono… più convenienti.

Non vedo proprio niente di romantico nelle proposte di matrimonio. È molto, molto romantico l'amore, ma non c'è romanticismo nel chiedere la mano di una signorina: si corre sempre il rischio di essere accettati. E si finisce proprio a quel modo nel maggior numero dei casi. Allora tutto l'interesse viene meno: l'incertezza è la quintessenza del romanticismo.

Le donne brutte sono sempre gelose dei loro mariti, le belle mai. Non ne hanno il tempo; hanno troppo da fare per la gelosia dei mariti delle altre.

Ridete pure, ma è molto raro trovare una donna che legga fino in fondo al nostro animo.

Le streghe, illustrazione per La morte d'Artù (1893-4).

È addirittura scandaloso vedere quante donne a Londra mostrino di amare i propri mariti. Se ne riceve un'impressione così disastrosa! Non è altro che vare la biancheria sporca in pubblico.

Diffidate d'una donna che dichiara la sua vera età: una donna capace di questo, sarà capace di tutto.

Non credo all'esistenza di donne puritane…

Una donna non deve mai precisare la sua età, se non vuol sembrare un'intrigante.

Sono contrario ai lunghi fidanzamenti. Permettono agli sposi di conoscere i rispettivi caratteri prima del matrimonio, cosa che non stimo mai desiderabile.

La toilette di Salomè, illustrazione per Salomè di Oscar Wilde (1894).

La società londinese conta a migliaia le donne rimaste all'età di trentacinque anni per loro scelta.

La donna non dovrebbe avere memoria.

Quando una donna si accorge dell'indifferenza di suo marito verso di lei o trascura ogni eleganza, o fa sfoggio di cappelli elegantissimi che… sono pagati dal marito di un'altra.

La memoria in una donna annuncia la fine della gioventù.

L'uomo, quel povero sgraziato affannato e fidente essere che è l'uomo, appartiene a un sesso che da milioni e milioni di anni è stato dotato di ragione. Non è colpa sua; è la sua natura. La storia della donna è ben diversa: è sempre stata una protesta pittoresca contro il buon senso.

La toilette di Salomè, illustrazione per Salomè di Oscar Wilde (1894).

Oggi i matrimoni vanno in malora più per il buon senso del marito che per altro.

Le donne virtuose hanno una visione molto circoscritta della vita, il loro orizzonte è molto ristretto, i loro interessi molto meschini. Per dirlo in una parola, non sono moderne, e la modernità è l'unica cosa che vale al giorno d'oggi.

Le donne sono un sesso affascinante e caparbio. Ogni donna è una ribelle: di solito insorge violentemente contro se stessa.

Le donne conservano meravigliosamente gli istinti primitivi. Noi le abbiamo emancipate, eppure rimangono schiave, ubbidienti al loro padrone.

Nessuna donna è abile quando riesce a procurarsi il peggiore e più utile dei mali: un marito.

Il solo fascino del passato è che è passato. Ma le donne non sanno mai quando la tela è calata: non appena la parte interessante della commedia è finita, ne chiedono la continuazione. Se potessero guidare a loro modo l'azione, ogni commedia avrebbe una fine tragica e ogni tragedia finirebbe in farsa. Sono deliziosamente artificiose, ma non hanno il senso dell'arte.

Non credete alla donna che porta il colore viola, qualunque sia la sua età; né a una donna sopra i trentacinque anni che ami i nastri chiari. È segno che hanno una storia.

Una fanciulla veramente fine non dovrebbe ballare con i figli di famiglia così evidentemente cadetti. È il modo di farsi credere civetta.

Al giorno d'oggi i mariti vivono come celibi e i celibi come uomini ammogliati.

Il mondo è veramente pieno di donne virtuose. Conoscerle equivale ad acquistare un'istruzione media.

Pare che le donne londinesi oggi arredino le loro stanze esclusivamente con orchidee, forestieri e romanzi francesi.

Non bisogna mai cercare di capire una donna. Le donne sono immagini, gli uomini problemi.

La donna normale non dice mai nulla all'immaginazione: è limitata al suo secolo, l'anima sua è palese e si riconosce come il suo cappello; è sempre a portata di mano e nessun mistero l'avvolge. Cavalca alla passeggiata la mattina e ciarla intorno al tavolo da thè nel pomeriggio, ha il sorriso stereotipato e si veste con i colori alla moda.

Le persone che mi hanno adorato – non sono state in gran numero, ma ve ne sono state – hanno sempre avuto la cattiva idea di continuare a vivere lungo tempo dopo che io avevo cessato di amarle e dopo che loro avevano cessato di amar me. Sono divenute obese e noiose e quando c'incontriamo cominciamo subito a ricordare il passato. Oh, quanto è terribile la memoria della donna! È una cosa spaventosa! Rivela un tale ristagno intellettuale!

La danza del ventre, illustrazione per Salomè di Oscar Wilde (1894).

I mariti delle donne bellissime fanno parte della cattiva società.

Londra è piena di donne che hanno fiducia nei loro mariti: si riconoscono sempre, tanto hanno l'aria infelice.

L'uomo può avere una mentalità femminile, proprio come la donna può avere una mentalità maschile.

Per nulla al mondo sposerei un uomo con un avvenire.

Illustrazione per La morte d'Artù (1893-4).

Lady Henny Wolton era una donna strana; le sue toilettes parevano sempre concepite in un impeto d'ira e indossate in un momento di tempesta. Era quasi sempre innamorata di qualcuno e siccome la sua passione non era mai corrisposta ne serbava tutte le illusioni. Voleva darsi un'aria pittoresca e riusciva soltanto a essere disinteressata.

È buona norma non sposare mai una donna con i capelli color paglia: sarà sempre incorreggibilmente sentimentale.

Qualche signora ha l'aspetto di una «edition de luxe» di un perverso romanzo francese, preparata espressamente per il mercato inglese.

Quella signora si era messa troppo belletto e troppi pochi abiti, ieri sera. Ciò indica sempre la disperazione in una donna.

La signora Cheveley è una di quelle donne modernissime convinte che uno scandalo doni loro quanto un cappello nuovo e portano entrambi in mostra per la passeggiata alle cinque e mezzo ogni sera. Sono certa che adora gli scandali, e il grande dolore della sua vita è che non riesce a raccoglierne a sufficienza.

Per quanto si possa dire contro il matrimonio, è certo che rappresenta un'esperienza non disprezzabile.

L'amore è di gran lunga superiore all'arte.

Le donne sono meravigliosamente pratiche, molto più pratiche di noi uomini.

Non sono, forse, le donne più adatte degli uomini per sopportare i dolori?… Vivono di emozioni, non pensano che a nuove emozioni… Quando si prendono un amante, lo fanno semplicemente per avere qualcuno che assista alle loro messe in scena.

Vi sono donne che godono grandemente a ogni nuova improvvisa scoperta di buone qualità nei loro mariti. Si vantano della loro felicità coniugale come se fosse il peccato più attraente.

Le donne che amano sono molto più interessanti delle donne che odiano.

– Che cos'è l'amore?

– Un'illusione.

Alle donne non è mai lecito scegliere.

La signora delle Camelie, illustrazione per The Yellow Book, vol. III (1894).

La vita coniugale è semplicemente un'abitudine, una cattiva abitudine. Ma si rimpiange anche la perdita delle cattive abitudini; forse sono le stesse cattive abitudini che maggiormente si rimpiangono: fanno parte essenziale della nostra individualità.

L'amore ci migliora.

Fatui sono coloro che amano una sola volta nella vita; ciò che per loro è realtà e fedeltà per me non è che il sonno dell'abitudine o la deficienza dell'immaginazione; la fedeltà è per la vita sentimentale ciò che per la vita intellettuale è la stabilità: ovvero la conferma dell'impotenza.

Essere innamorati vuol dire superare noi stessi, esaltare noi stessi.

Quando amo intensamente qualcuno non dico mai ad altri il nome di chi amo.

Le donne usando la parola «sempre» scolorano e sbiadiscono ogni romanzo, credendo appunto di farlo eterno.

Le donne rappresentano il trionfo della materia sull'intelligenza, come gli uomini rappresentano il trionfo dell'intelligenza sui costumi.

Una grande passione è il destino di coloro che non hanno nulla da fare.

Un momento di vita intensa, un solo grande amore, ed ecco che viene la morte!

Il vero amore non è che un trastullo di donne; queste non hanno mai saputo che cosa sia dolore d'innamorati.

A mio parere nessuna foglia dovrebbe mai germogliare in primavera, se non per le labbra degli innamorati che si baciano, se non per le labbra dei poeti che cantano.

Un'ondata di passione, il primo soffio ardente della giovinezza, ecco che cosa vale tutti i proverbi accumulati dai sapienti. Non tormentare l'animo tuo con una filosofia morta: non abbiamo noi, forse,

labbra per baciare, cuori per amare, occhi per vedere?

Avere segreti con le mogli altrui è un lusso necessario della vita moderna; almeno così dicono al club certe persone abbastanza calve per saperlo bene. Ma un uomo non dovrebbe mai avere segreti con la propria moglie. Essa li scopre invariabilmente.

A una buona, gentile e ingenua fanciulla non è precisamente la verità ciò che si dovrebbe dire.

Cenerentola, illustrazione per The Yellow Book, vol. II (1894).

Le donne hanno la passione del pericolo: è una delle qualità che più ammiro in loro.

Gli uomini ammogliati sono terribilmente noiosi quando sono buoni mariti, e abominevolmente fatui quando non lo sono.

A mio giudizio il governo ha inflitto la più grave ferita alla felicità coniugale, da quando fu inventata quella cosa spaventosa che è l'istruzione superiore della donna.

Parlate sempre alla donna come se ne foste innamorato: alla fine della stagione vi sarete creato la fama di possedere il più squisito tatto sociale.

È la solita vecchia, vecchia storia: l'amore – ma non al principio – bensì l'amore alla fine della stagione, quando è molto più soddisfacente.

Illustrazione per La morte d'Artù (1893-4).

Mio marito è come una nota di promesse che io sono stanca di riscontrare.

Il dubbio e la sfiducia trasformano l'amore in passione, dando origine a quelle belle tragedie che sole rendono la vita degna di essere vissuta. Vi fu un'epoca in cui le donne sentivano questa verità e gli uomini no, e fu allora che le donne regnarono sul mondo.

Il vero rischio dell'amore è che duri.

Il genio non è delle donne.

Il matrimonio è una vera rovina per gli uomini: li abbrutisce quanto le sigarette, e costa molto di più!

Il vero inconveniente del matrimonio è che rende la gente altruista, e chi non è egoista manca di colorito di individualità.

Compatisco una donna sposata a un uomo che si chiama Giovanni. Probabilmente non potrà mai gustare neppure per un istante le delizie incantevoli della solitudine.

Ogni descrizione fatta da una donna non è mai frutto solo della fantasia, poiché vi concorrono anche eccitamenti sessuali involontari.

L'istinto primitivo e dominante nella donna la spinge sempre verso l'uomo normale e comune.

La vanità e un falso, sproporzionato amor proprio sono il dominio del sesso femminile.

Le donne non si preoccupano del domani: vogliono «l'effetto», il successo immediato grande e strepitoso.

Una donna sarà felice quando si saprà invidiata da molte altre donne.

La donna si trova nelle meravigliose condizioni di nascere con tutte le attitudini per la conquista del successo.

La differenza che distingue la donna originale dalla donna comune è identica a quella che corre tra l'uomo sano e l'ammalato.

La donna ha un suo carattere tipico, fondamentale: da questo scaturiscono tutte le sue cattive disposizioni.

Lisistrata arringa le donne ateniesi, illustrazione per la Lisistrata di Aristofane (1896).

Le donne debbono rassegnarsi a non sognare l'immortalità: non posseggono quell'esuberanza di forza necessaria.

La donna è quasi sempre nemica del progresso e costituisce l'appoggio più fermo di qualunque reazione.

Nessun altro istinto dell'uomo è stato modificato e viziato quanto l'amore, nessun altro fenomeno psichico è stato più falsato e ottenebrato di questo.

La donna, salvo poche eccezioni, non è mai altro che un automa, che si muove finché è caricato e non può cambiare da sé il meccanismo che regola il suo andare.

La legge dell'ereditarietà, che si esplica specialmente nella donna, spiega tutto il suo carattere e la sua strana psiche.

La battaglia tra i belli e le belle, illustrazione per The Rape of the Lock di Alexander Pope (1896).

È straordinario osservare come le donne temano tutte le novità che non siano quelle della moda.

Una caratteristica del pensiero femminile: una donna confonde sempre religione e superstizione.

Se una donna non segue la corrente della sua natura perde ogni profumo e ogni grazia tipica del suo sesso.

Perché l'uomo raffinato e superiore s'innamora sempre di una donna dozzinale e, direi quasi, volgare; mentre l'uomo dozzinale e volgare di una donna raffinata e superiore? Questo è ancora un mistero.

Forse quando si dice che la donna è uguale a un serpente non si sbaglia: anche lei ha meravigliose qualità di adattabilità.

Non c'è donna che, giunta a un rango superiore, non sappia fare in modo da sembrare nata per quello. La perspicacia femminile sa, con un colpo d'occhio, vedere gli attributi che spettano al suo nuovo stato e farli suoi.

Chi può vantarsi di conoscere la donna?

Le donne nella poesia appaiono non come sono realmente, ma come l'innamorato se le immagina.

La donna ama molto l'arte plastica: è per questo che un Apollo del Belvedere in carne ed ossa, ma che abbia dimenticato il cervello nell'Olimpo, non dovrà mai temere per il suo avvenire.

La donna che legge i romanzi più in voga è in completo dominio dello scrittore che predilige: parla, pensa, sente, agisce, veste, cammina, sta, siede come le eroine del romanzo.

L'amore è una cosa tanto naturale: checché ne pensino e ne dicano gli innamorati che non vogliono ammettere una cosa tanto semplice.

Negli individui forti, l'amore è una sorgente meravigliosa di energia e di attività.

Le donne amano le parole grosse e i periodoni rotondi.

Confessate a una donna di avere torto — se veramente avete torto — e avrete vinta la più grande battaglia su di voi.

È fatale che una donna debba sempre ritrovare in se stessa la causa prima dell'abbandono di suo marito.

Il misterioso giardino delle rose, illustrazione per The Yellow Book, vol. IV (1895).

La donna vive per il sentimento e l'ideale, l'uomo per l'azione e dell'azione.

I matrimoni davvero felici sono quelli degli animali.

L'amicizia di una donna è sempre più calamitosa per un'altra donna che per un uomo.

Consigliare una donna è la cosa più difficile di questo mondo: è quasi sempre lo stesso che allontanarla da noi.

La donna ripete ingenuamente tutto quello che ha sentito senza distinguere la menzogna dalla verità.

La Bella Isotta mentre scrive a Tristano, illustrazione per La morte d'Artù (1893-4).

Oggi nel mondo le donne non ambiscono che una forma sola di successo: piacere agli uomini.

Il disegno di mandare a scuola superiore le donne è nato nella mente di vecchie zitellone o di mariti disgraziati bastonati o peggio dalle mogli: esso calpesta nel modo più aperto le finezze della vita femminile.

Abbandonare una donna al proprio istinto è quanto di meglio si possa fare.

In Oriente si sa che cosa significhi l'educazione di una donna: ballare, suonare il liuto, raccontar favole, tingersi le unghie e le palpebre, aspettare pazientemente il proprio signore.

È assolutamente impossibile regolare il gusto di una donna su quello di un uomo.

Giovanni e Salomè, illustrazione per Salomè di Oscar Wilde (1894).

La donna nella lotta per la vita ha la via più facilmente aperta degli uomini: deve riuscire gradita a un altro sesso, è desiderata dall'altro sesso che tiene le redini del governo: l'uomo no, deve riuscire accetto ad altri uomini, e ciò è terribilmente difficile.

Nessun uomo civile rimpiange mai un piacere, e nessun uomo rozzo ha mai saputo cosa sia un piacere.

Fate che una donna mangi a pranzo, per colpa vostra, una ciliegia in meno: troverà sempre e tempo e luogo per rinfacciarvelo.

La donna, in fondo, è sempre più crudele e più perfida dell'uomo.

Noi uomini abbiamo educato male la donna, e ora biasimandone i capricci non facciamo che accusarci apertamente.

Il mantello nero, illustrazione per Salomè di Oscar Wilde (1894).

Perché chiamare ancora la femminilità «sesso debole» se i fisiologi hanno dimostrato che è resistente come e forse più della mascolinità? Noi uomini avidi di governare da soli il mondo abbiamo messo su questo pregiudizio e spesso ne piangiamo i tristi effetti.

Un uomo che sposa una vedova mi fa l'impressione che scenda in una bara. Infatti prende nel letto, nelle braccia, nel cuore della donna il posto di un morto.

Non è mai avvenuto che una vedova, nel mettersi a letto con il secondo marito, trovi tra il corpo suo e del compagno quello del primo marito? Se ne potrebbe trarre una novella deliziosa: no?

I poeti sono dei pessimi innamorati: sfruttano sempre il loro amore.

Isotta, illustrazione per la rivista The Studio (1895).

La gioia suprema di essere padre è intesa veramente da pochi uomini; la maternità invece, da tutte le donne, anche le più depravate.

Tascabili Economici Newton, sezione dei PaperbacksPubblicazione settimanale, 29 gennaio 1994Direttore responsabile: G.A. CibottoRegistrazione del Tribunale di Roma n. 16024 del 27 agosto 1975Fotocomposizione: GI Grafica Intemazionale, RomaStampato per conto della Newton Compton editori s.r.l, Romapresso la Rotolito Lombarda S.p.A., Pioltello (MI)Distribuzione nazionale per le edicole: A. Pieroni s.r.l.Viale Vittorio Veneto 28 - 20124 Milano - telefoni 02-29000221telex. 332379 PIERONI - telefax 02-6597865Consulenza diffusionale: Eagle Press s.r.l., Roma


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