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Ottobre 2015

Date post: 24-Jul-2016
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Notiziario d’approfondimento a cura dell’ufficio diocesano per le comunicazioni sociali.
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grandangolo UNO SGUARDO SULL’UOMO DI OGGI notiziario d’approfondimento a cura dell’ufficio diocesano per le comunicazioni sociali N.10 OTTOBRE 2015 - Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola Iscritto nel registro dei periodici presso il Tribunale di Pesaro al numero 4 del 2015 Ottobre Missionario 2015 VIVERE DALLA PARTE DEI POVERI
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  • grandangoloUNO SGUARDO SULLUOMO DI OGGI

    notiziario dapprofondimento a cura dellufficio diocesano per le comunicazioni sociali

    N.10 ottobre 2015 - Diocesi di Fano Fossombrone Cagli Pergola Iscritto nel registro dei periodici presso il Tribunale di Pesaro al numero 4 del 2015

    Ottobre Missionario 2015

    VIVERE DALLA PARTE

    DEI POVERI

  • grandangolo

    LA LENTE

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    In tutte le Chiese del mondo nel mese di ottobre si vive lot-tobre missionario. Tante sono le iniziative organizzate ogni anno durante questo mese de-dicate a riscoprire ed aiutare le mis-sioni ma anche per riflettere e stimo-lare ogni cristiano a vivere a pieno la propria missionariet nel quotidiano ma anche con coraggiose scelte di vita. Questanno come ci ricor-da il Papa - la Giornata Missionaria Mondiale 2015 avviene sullo sfondo dellAnno della Vita Consacrata e ne riceve uno stimolo per la preghiera e la riflessione. Infatti, se ogni battez-zato chiamato a rendere testimo-nianza al Signore Ges annunciando la fede ricevuta in dono, questo vale in modo particolare per la persona con-sacrata, perch tra la vita consacrata e la missione sussiste un forte legame. Nel messaggio per la Giornata Mis-sionaria Mondiale 2015 continua papa Francesco - la dimen-sione missionaria, appartenendo alla natura stessa della Chiesa, intrinseca anche ad ogni forma di vita consacrata, e non pu essere trascurata senza lasciare un vuoto che sfigura il carisma. La missione non proselitismo o mera strategia; la missione fa parte della grammatica della fede, qualcosa di imprescindibile per chi si pone in ascolto della voce dello Spirito che sussurra vieni e vai. Chi segue Cristo non pu che diventare missionario, e sa che Ges cammina con lui, parla con lui, respira con lui. Sen-te Ges vivo insieme con lui nel mezzo dellimpegno missiona-rio (Evangelii gaudium, 266). La missione passione per Ges Cristo e nello stesso tempo passione per la gente. Questanno come ricorda il Santo Padre nel messaggio per la Giornata Mondiale Missionaria 2015 il cinquantesimo anniversario del Decreto conciliare Ad gentes ci invita a rileggere e meditare que-sto documento che suscit un forte slancio missionario negli Isti-tuti di vita consacrata. Nelle comunit contemplative riprese luce ed eloquenza la figura di santa Teresa di Ges Bambino, patrona delle missioni, quale ispiratrice dellintimo legame della vita con-templativa con la missione. Per molte congregazioni religiose di vita attiva lanelito missionario scaturito dal Concilio Vaticano II si attu con una straordinaria apertura alla missione ad gentes, spesso accompagnata dallaccoglienza di fratelli e sorelle prove-nienti dalle terre e dalle culture incontrate nellevangelizzazione, tanto che oggi si pu parlare di una diffusa interculturalit nella vita consacrata. Proprio per questo urgente riproporre lideale della missione nel suo centro: Ges Cristo, e nella sua esigenza: il dono totale di s allannuncio del Vangelo.

    Conclude Papa Francesco - la passione del missionario il Van-gelo. La Chiesa consapevole di questo dono, pertanto non si stanca di annunciare incessantemente a tutti quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo ve-duto con i nostri occhi (1 Gv 1,1). La missione dei servitori della Parola vescovi, sacerdoti, religiosi e laici quella di mettere tutti, nessuno escluso, in rapporto personale con Cristo. Nellim-menso campo dellazione missionaria della Chiesa, ogni battez-zato chiamato a vivere al meglio il suo impegno, secondo la sua personale situazione. Una risposta generosa a questa universale vocazione la possono offrire i consacrati e le consacrate, mediante unintensa vita di preghiera e di unione con il Signore e col suo sacrificio redentore.

    Stimolati dalle parole del Santo Padre, le Pontificie Opere Mis-sionarie e Missio hanno intitolato lintero mese Dalla parte dei poveri per proporre iniziative, riflessioni e sottolineare che la chiamata prima di ciascun cristiano ad essere missionario, anche nel varie forme di vita consacrata, deve essere centrata in Ges Cristo ma deve avere una corsia preferenziale per il povero. Ogni cristiano, ogni missionario deve stare dalla parte del povero, an-nunciandoli lamore di Cristo e prendendosene cura sullesem-pio del buon Samaritano. Vivere dalla parte dei poveri non sar dunque solo uno sforzo della nostra volont umana, ma la norma-le conseguenza di un cuore convertito dallamore, di un cuore che ha conosciuto e sperimentato che Cristo, il Vivente, dalla parte di ciascuno di noi!

    LA MISSIONE FA PARTE DELLA GRAMMATICA DELLA FEDELa sintesi del Messaggio di Papa Francesco per la Giornata Mondiale Missionaria 2015

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    SOMMARIO

    05 IL MIO CAMMINO APERTO AL MONDOIntervista a Padre Gabriel missionario della consolata in Sudafrica

    IN COPERTINA

    14LUSO E LABUSO DI ALCOL NEL NOSTRO PAESENe parliamo con Emanuele Scafato direttore Osservatorio Nazionale Alcol

    ATTUALITA

    07 DIMINUISCONO GLI INCIDENTI SUL LAVORO, AUMENTANO LE MALATTIE PROFESSIONALINe parliamo con il presidente provin-ciale Anmil Pesaro-Urbino Fausto Luzi

    10 ATTENZIONE A COSA MANGIAMOAlcuni consigli da Silvana Santinelli presidente Adiconsum Marche

    DAL MONDO

    03 LA LENTE

    DALLITALIA

    20 VADEMECUM PER LACCOGLIENZA DEI RICHIEDENTI ASILO E DEI RIFUGIATILa riflessione di Ettore Fusaro, responsabile settore immigrazione Caritas Marche

    DALLA DIOCESI

    OBIETTIVO CULTURA

    21 OLTRE LHOMO OECONOMICUS: UNA SCUOLA PER IMPRENDITORI E DIRIGENTI DIMPRESANe parliamo con Andrea Biagioni, uno degli organizzatori

    18CONSEGNATO IL MANDATO AI CATECHISTI E AGLI OPERATORI PASTORALILa riflessione del Vescovo Armando

    La missione fa parte della gram-matica della fede

    13 TROPPI ITALIANI CON IL GRILLETTO FACILEDopo il caso di Vaprio DAdda ci si interroga sulla sicurezza

    22 NON SOLO PLATONE E ARISTOTELECarlo Maria Cirino e la filosofia per i bambini

    OBIETTIVO AMBIENTE

    25 LA PRIMA SIGARETTA SI ACCENDE SOTTO I 17 ANNINe parliamo con il dottor Silvano Gal-lus dellIstituto Mario Negri di Milano

    12 GIORNATA MONDIALE DEL MIGRANTE E DEL RIFUGIATO 2016La riflessione del Card. Vegli

    OBIETTIVO SALUTE

    28CACCIATORI DI TORNADOIntervista ad Andrea Griffa, medico e cacciatore di tornado

    grandangoloUNO SGUARDO SULLUOMO DI OGGI

    NUMERO 10OTTOBRE 2015

    Direttore responsabile

    ENRICA PAPETTIRealizzazione grafica

    LUCA MISURIELLORecapitiTELEFONO 0721/833042EMAIL [email protected]

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    IN COPERTINA

    IL MIO CAMMINO APERTO AL MONDOP. Gabriel Kwedho missionario della Consolata racconta il Sudafrica

    In occasione dellOttobre Missionario, abbiamo intervista-to chi la missione la vive quotidianamente a servizio dei pi poveri del mondo. Parliamo di Padre Gabriel Joseph Oluoch Kwedo, nato a Busia in Kenya il 6 febbraio 1979 e in Kenya stato ordinato sacerdote il 28 aprile 2014. Attualmente sta prestando servizio nella comunit di Daveyton in Sudafrica. Padre Gabriel missionario della Consolata, con-gregazione venne fondata dal sacerdote italiano il Beato Giusep-pe Allamano (1851-1926), rettore del santuario della Consolata di Torino. I missionari della Consolata sono presenti in Africa, in America Latina, in Asia ed Europa. Al 31 dicembre 2005, la congregazione contava 232 case e 992 religiosi, 777 dei quali sa-cerdoti.

    P. Gabriel, Come nasce la tua vocazione da sacerdote missio-nario?Tutto nasce dalla famiglia, mi hanno incoraggiato ad andare in chiesa da piccolo, poi ho fatto il chirichetto e da l, con laiuto del parroco sono andato in seminario minore, poi sono passato ai Missionari della Consolata grazie a un mio cugino che mi ha

    aiutato. Da l il cammino si aperto al mondo!

    Quanti anni hai studiato per diventare sacerdote?13 anni di studi di cui tre a Roma per studiare la teologia alla pontificia Univeresit Urbaniana, e due anni di servizio, uno a Torino con gli anziani e uno a S. Maria a Mare nelle Marche a fianco dei giovani. Partendo per il Sudafrica ho imparato lo Zulu (lingua del paese) per tre mesi poi sono andato a Dayton dove mi trovo ora con un altro sacerdote.Siamo abituati a pensare il al missionario bianco che va a portare lannuncio, tu invece dal Kenya sei partito per il sud dellAfrica...Lidea del bianco missionario stata un modo di vedere del pas-sato, adesso lidea chiara a tutti, non si tratta di un bianco che viene o un nero che va ma di pi realt che si incontrano per co-noscere Ges. Io, andando in Sudafrica, ho cercato di condividere la conoscenza che ho di Ges con loro e loro condividono con me la loro esperienza di Ges, ci arricchiamo a vicenda.

    Come vivrai il mese missionario?In Sudafrica ottobre non solo il mese missionario ma anche il

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    IN COPERTINA

    mese del Santo Rosario, la missione na-sce da Maria e torna a Maria come il pri-mo discepolo. Maria ci insegna ad ascol-tare, a sottoporsi, a essere discepoli come Lei. Il vero missionario, secondo me, colui che ascolta la parola e la mette in pratica, la prima missionaria dunque Maria, Lei ci aiuta a vivere bene il mese missionario.

    Litalia ha bisogno di essere rievange-lizztata?Credo di si come tutti i popoli. Come persone siamo dinamiche, nessuno sta-tico, anche i pi bravi hanno momenti di crisi e quando questo succede anche loro hanno bisogno di essere rievangeliz-zati, un continuo esercitarsi nella cono-scenza di Ges.

    Qual il ruolo dei laici nella missione?Vivere la quotidianit! Quello che fac-ciamo ogni giorno in famiglia e nei luoghi di lavoro, senza pen-sare che dobbiamo uscire in terre lontane. Lelemento missionario deve essere dentro ogni azione che compiamo: come tratto mia moglie, i miei figli missione uscire da noi stessi e andare verso laltro e questo lo possiamo fare in ogni famiglia, in ogni situa-zione.

    Giovani e missione quale rapporto?Essere disposti ad accogliere laltro questo deve caratterizzare lattivit giovanile prima di fare esperienze in missione. I giovani devono avere un bagaglio di attivit prima di partire perch le-vengelizzazione condivisione, va trasmesso il nostro modo di essere e di stare con Ges, per questo chi parte deve prima ini-ziare la sua attivit missionaria in parrocchia per poi riportare li lesperienza fatta.

    Quale augurio faresti per vivere lottobre missionario?La vita bella dobbiamo viverla! Togliamo da noi lidea dellim-mediato, del tutto e subito, del frenetico, ogni momento va vissuto come Dio ci propone, senza modificare la realt. Dobbiamo esse-re noi stessi perch Dio ci ama come siamo, ognuno adatto per quello che Dio ha pensato per lui, con questa idea accostiamoci a vivere questo tempo di grazia.

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    ATTUALITA

    DIMINUISCONO GLI INCIDENTI SUL LAVORO, AUMENTANO LE MALATTIE PROFESSIONALINe parliamo con il presidente provinciale Anmil Pesaro-Urbino Fausto Luzi

    Calano gli incidenti sul lavoro, ma aumentano le ma-lattie professionali. E quanto emerge dalla relazio-ne annuale 2014 dellInail sullandamento degli in-fortuni e delle malattie professionali presentati lo scorso luglio a Montecitorio. 663 mila le denunce presentate per gli infortuni accaduti nel 2014 si legge nel comu-nicato stampa - in diminuzione di circa il 4,6% rispetto al 2013 (erano state 695 mila) e del 24% rispetto al 2010. Poco pi di 437 mila (sulle 663 mila denunce) gli infortuni riconosciuti sul lavoro, di cui il 18% si sono verificati fuori dellazienda, cio con mezzo di trasporto o in itinere. 1.107 le denunce di infor-tunio mortale (erano state 1.215 nel 2013) e 662 i casi accertati sul lavoro, di cui 358 (il 54%) fuori dellazienda. Anche se i 26 casi ancora in istruttoria fossero tutti riconosciuti sul lavoro, si avrebbe una riduzione di poco pi del 3% rispetto al 2013 e del 31% rispetto al 2010. 11 milioni circa le giornate di inabilit, con costo a carico dellInail, causate dagli infortuni sul lavoro con una media di 82 giorni per gli infortuni che hanno provocato meno-mazione e di 20 giorni in assenza di menomazione.

    Sulla questione sicurezza sul lavoro abbiamo intervistato il presi-dente provinciale Anmil Pesaro-Urbino Fausto Luzi.

    Leggo, sul sito dellInail, che la serie storica del numero degli infortuni registrati dallInail prosegue landamento decrescen-te. Sono state registrate poco pi di 663 mila denunce di infor-tuni accaduti nel 2014; rispetto al 2013 si ha una diminuzio-ne di circa il 4,6%; sono quasi il 24% in meno rispetto al 2010. Come possiamo commentare questo dato?Il fatto che a livello statistico gli infortuni siano in diminuzione non pu che far piacere, ma necessario contestualizzare il dato con la difficile situazione economica che lItalia sta attraversan-do da qualche anno a questa parte. Da un lato c sicuramente una maggior attenzione al fenomeno infortunistico, con unottica particolare rivolta alla prevenzione. Dallaltro, innegabile come laumento della disoccupazione abbia inciso sullandamento dei dati. Se per gli infortuni sono in diminuzione, aumentano inve-ce le malattie professionali (disturbi muscolo-scheletrici, osteo-articolari, ecc): il fenomeno dovuto allo sfruttamento di nuove forme di lavoro, pi flessibili e precarie. Tutto questo significa

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    ATTUALITA

    che bisogna continuare a battere su formazione, prevenzione e, se necessario, repressione.

    Nella 65^ Giornata Nazionale per le Vittime degli incidenti sul lavoro che si tenuta domenica 11 ottobre a Sassocorvaro lei ha dichiarato non c risparmio quando c in gioco una vita umana. Cosa si sta facendo in termini di sicurezza sul lavoro nella provincia di Pesaro-Urbino?Un infortunio, sia esso grave o meno grave, sempre una sconfitta per il mondo del lavoro, per le Istituzioni e per la societ. La vita non pu essere messa a rischio per il lavoro che deve rimanere soltanto conquista di dignit. In Provincia di Pesaro e Urbino si sta lavorando molto sulla prevenzione e formazione per diffon-dere sempre di pi la cultura della sicurezza tra lavoratori e datori di lavoro. Nella nostra Provincia, gi dal 2008, stato siglato il Patto per la sicurezza sul lavoro, cio limpegno preciso di tutte le Istituzioni a fare sempre di pi e meglio su questo fronte. Tra le azioni principali spiccano campagne di comunicazione (anche multilingua) in tutte le aziende della Provincia; corsi di formazio-ne e aggiornamento; campagne di sensibilizzazione e formazio-ne nelle scuole del territorio, un concorso scolastico (video, foto, grafica, prosa) de stinato proprio a inculcare le regole di sicurezza nelle abitudini dei pi giovani; listituzione di una Giornata pro-vinciale per la sicurezza sul lavoro che si svolge ogni anno il 30 ottobre.

    Se gli incidenti sul lavoro sono in calo, sono invece in aumento le malattie professionali. Quali sono le malattie maggiormente diffuse e come i lavoratori possono tutelarsi?

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    ATTUALITA

    La questione particolarmente spinosa, perch le malattie pro-fessionali sono quelle pi difficili da riconoscere perch si mani-festano nel tempo, anche molti anni dopo lesposizione allagente che le ha provocate in maniera subdola e silenziosa. In particola-re parliamo di agenti cancerogeni come sostanze chimiche usate nella lavorazione industriale, ma anche idrocarburi, amianto e al-tri elementi inquinanti. La prima tutela di non sottovalutare mai ci a cui si esposti e, senza vergognarsi con il datore di lavoro o con i colleghi, pretendere di avere e utilizzare dispositivi protettivi come mascherine, guanti, occhiali, tute speciali, respiratori e tutto ci che serve per affrontare in sicurezza determinati ambienti di lavoro innocui solo allapparenza.

    Quali sono le categorie di lavoratori pi a rischio in termini di sicurezza?La risposta pi corretta sarebbe che tutti sono a rischio, senza distinzioni di sorta. Proprio perch una distrazione o la mancan-za di un dispositivo di sicurezza pu essere alla base di infortu-ni in qualsiasi settore. Nel concreto, le statistiche indicano che la maggior parte degli infortuni sul lavoro si verifica nei settori delledilizia e dellagricoltura e, in generale, c unelevata inciden-za di incidenti mortali nel tragitto fra casa e lavoro, il che significa stanchezza del lavoratore, magari dovuta a condizioni di lavoro particolarmente stressanti, difficili, a turni massacranti e con ben poche pause.

    Quanto importante sensibilizzare i pi giovani su queste te-matiche magari anche nelle ore di lezione negli istituti scola-stici? fondamentale, ed per questo che lattivit formativa nelle scuole rientrata senza indugi nel Patto per la sicurezza sul lavo-ro. La capacit intuitiva e la freschezza di idee dei ragazzi sono potenziali enormi da coltivare e valorizzare. Solo crescendo con la cultura delle regole sar possibile, un domani, avere un mondo del lavoro dove scarsa prevenzione e cattive misure di sicurezza saranno espulse senza appello. Pretendere la sicurezza un diritto primario, proprio come respirare.

    LANMIL da oltre 70 anni tutela le vittime del lavoro, le persone che hanno contratto una malattia professionale e i loro familiari. Attraverso 106 Sezio-ni provinciali e 500 tra Sedi regionali, Sottosezioni Delegazioni comunali e Fiduciariati, lANMIL conta circa 400.000 soci e rappresenta una categoria composta da oltre 800.000 titolari di rendita. Con quasi 300 dipendenti, ol-tre 5.000 volontari e circa 180 consulenti professionisti (principalmente legali, medici e medici legali) lANMIL offre servizi ed assistenza su tutto il territorio nazionale.Oltre alle attivit assistenziali lAssociazione promuove iniziative tese a mi-gliorare la legislazione in materia di infortuni sul lavoro e di reinserimento lavorativo offrendo alla categoria numerosi servizi di sostegno personalizzati.Inoltre dedica particolare impegno alla diffusione della cultura della sicurezza e della prevenzione dei rischi sul posto di lavoro realizzando importanti progetti finalizzati a sviluppare campagne di informazione o percorsi di formazione rivolti soprattutto alle nuove generazioni, anche grazie alla collaborazione di partner autorevoli come il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, il Ministero dellIstruzione, dellUniversit e della Ricerca, il Dipartimento per le Pari opportunit e lINAIL.

    ANMILAssociazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro

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    ATTUALITA

    ATTENZIONE A COSA MANGIAMOAlcuni consigli da Silvana Santinelli presidente Adiconsum Marche

    Aggiunta di solfiti nelle carni per ravvivarne il colo-re, di coloranti nelle paste normali per simulare la pasta alluovo, di nitrati o nitriti ai prodotti , latte fresco venduto cagliato sono solo alcuni dei modi usati per la contraffazione alimentare. Risulta, quindi, importante oggi pi che mai sapere che cosa mangiamo e che cosa ci viene venduto. Con sicurezza degli alimenti spiega Silvana Santinelli presidente Adiconsum Marche (Associazione Difesa Consumatori e Ambiente) si intende il rispetto in tutte le fasi della produzione, della trasformazione e della distribuzione, dei requisiti di igiene atti a garantire la salubrit degli alimenti e quindi lassenza di contaminazioni che possano esporre i con-sumatori al rischio di tossinfezioni alimentari. Il regolamento (Ce) n. 178/2002, rappresenta una vera e propria legge quadro in materia, traccia i principi generali e i requisiti della legisla-zione alimentare, istituendo lAutorit Europea per la Sicurezza Alimentare (European Food Safety Agency = EFSA) e definen-do procedure in materia di sicurezza degli alimenti. Una delle principali innovazioni del Regolamento consiste nellimposizione allindustria alimentare della rintracciabilit degli alimenti du-rante tutte le fasi della filiera produttiva. Una misura atta a per-mettere, in caso di emergenza, ritiri dal mercato di lotti specifici di prodotti, evitando cos interventi pi drastici ed inutilmente distruttivi. Al regolamento 178/2002 si deve anche la creazione di un Sistema di allerta rapido per alimenti e mangimi (Rapid Alert System for Food and Feed = RASFF), istituito per fornire un efficace strumento di scambio delle informazioni circa le mi-sure adottate in risposta allindividuazione di un rischio connesso

    con alimenti o mangimi a tutte le autorit preposte al controllo degli stessi nei diversi Paesi. Con la globalizzazione dei mercati prosegue la presidente Santinelli - vengono importati cibi per i quali difficile capire la provenienza della materia di origine e la stessa lavorazione, nonostante abbiano il bollino made in Italy. La richiesta dellItalia di rendere obbligatoria la provenienza della materia di origine una battaglia che da anni sta portando avanti in Europa a difesa della italianit dei nostri prodotti. A ci si ag-giunge il grande mercato della contraffazione alimentare e delle frodi a danno del consumatore: frodi che incidono direttamente sulla salute e frodi che hanno una ripercussione solo economica.Per quanto riguarda, nello specifico, la contraffazione Silvana Santinelli spiega che possiamo distinguerne due tipi: 1) falsifi-cazione, adulterazione o sofisticazione dellalimento ,in sintesi il mancato rispetto del divieto di impiegare nella preparazione o distribuzione sostanze alimentari mescolate a sostanze di qualit inferiore o comunque trattate in modo di variarne la composizio-ne naturale. Esempi: aggiunta di solfiti nelle carni per ravvivarne il colore; aggiunta di coloranti nelle paste normali per simulare la pasta alluovo; aggiunta di nitrati o nitriti ai prodotti , latte fresco venduto cagliato; vino inacidito; olio rancido, pesce decongelato venduto per fresco, olio di semi venduto per extravergine) 2)Fal-sificazione del marchio o dellindicazione di provenienza geogra-fica o della denominazione dorigine, cio apporre un dato falso. E il cosiddetto mercato dellitalian Sounding, un fenomeno che consiste nellutilizzo di etichette o altri simboli che evocano li-talianit del luogo dorigine della materia prima, della ricetta, del marchio o del processo di trasformazione di prodotti. Sembrano

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    ATTUALITA

    ATTENZIONE A COSA MANGIAMOAlcuni consigli da Silvana Santinelli presidente Adiconsum Marche

    prodotti italiani ma sono invece realizzati allestero soprattutto da Usa, America Latina e Australia. (es. il prosciutto di parma e il parmigiano) Un fenomeno che si ripercuote con enormi danni economici alla nostra economia.Quando si parla di sicurezza alimentare non si pu non parlare delletichettatura degli alimenti e soprattutto dellimportanza di saperne leggere il contenuto. Letichettatura dei prodotti alimen-tari mette in evidenza la presidente Santinelli - dovrebbe essere la carta di identit del prodotto. Si distingue in obbligatoria e facoltativa. Tutte le etichette devono riportare: denominazione dellalimento, elenco degli ingredienti e relativa quantit, quan-tit netta, scadenza e termini di conservazione, nome o ragione sociale delloperatore o importatore che commercializza il bene, paese dorigine (ove previsto), istruzioni per luso (per i casi in cui la loro omissione dovesse rendere difficile un uso adeguato della-limento) e volume alcolometrico, solo per bevande contenenti pi dell1,2% di alcool. Inoltre, oggi in etichetta deve anche essere evidenziato: oli e grassi vegetali: non si potr pi scrivere gene-ricamente olio vegetale o grasso vegetale, ma si dovr precisare, per esempio, olio di girasole o grasso vegetale di palma. Allerge-ni: obbligo in etichetta degli eventuali ingredienti che potrebbero comportare un rischio allergenico, es, presenza di glutine, frutta n guscio, arachidi, ecc Prodotti ittici e carni: per il pesce dovranno essere indicate le tecniche di cattura e dovr figurare sulla con-fezione il luogo di allevamento e macellazione anche per le carni suine, ovine, caprine e il pollame (al momento tale obbligo in vigore solo per la carne bovina). Un passo indietro la legislazione europea lo compie, rendendo facoltativa lindicazione dello stabi-

    limento di produzione. E sempre importante verificare la scaden-za, gli ingredienti e lorigine della materia prima.Quali sono i diritti del consumatore, che voi tutelate, in merito allalimentazione e alla sicurezza alimentare? La sicurezza ali-mentare un diritto che deve essere garantito da tutti i soggetti della filiera, e il consumatore deve essere correttamente informa-to. Esiste di fatto ancora un forte gap di comunicazione tra im-presa e consumatore. Adiconsum fermamente convinta, che il consumatore soggetto attivo che pu e deve orientare le scelte del mercato, e vorremmo cercare di contribuire ad una crescita culturale che veda affiancarsi la responsabilit sociale del consu-matore, alla responsabilit sociale, quella vera, non quella su carta patinata, dellimpresa.In questo contesto diventa pi che mai necessario che i consu-matori abbiano strumenti utili per tutelarsi nel semplice acqui-sto quotidiano dei prodotti alimentari. sempre buona regola spiega Silvana Santinelli - leggere attentamente le etichette dei prodotti alimentari, che possono aiutare a compiere scelte pi in-formate e consapevoli. Dobbiamo sempre pi ricercare la qualit, e il prezzo basso difficilmente sinonimo di qualit, dobbiamo ricercare la genuinit e la freschezza, per questo consigliamo di acquistare direttamente dai produttori, o tramite la cosiddetta filiera corta. E inoltre importante che ognuno di noi sia sempre pi attento alla sicurezza alimentare e impari a segnalare alimenti sospetti, avariati, rivolgendosi agli organismi preposti al control-lo, che sono costantemente impegnati per garantire la sicurezza del nostro cibo, ma anche alle associazioni dei consumatori come Adiconsum.

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    DAL MONDO

    MIGRANTI E RIFUGIATI CI INTERPELLANO. LA RISPOSTA DEL VANGELO DELLA MISERICORDIALa riflessione del Cardinale Antonio Maria Vegli

    Il 17 gennaio 2016 si celebrer la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Il tema sceltoda Papa Francesco Migranti e rifugiati ci interpellano. La risposta del Vangelo della misericordia. La prima parte del tema Migranti e rifugiati ci interpellano scrive il cardinale Antonio Maria Vegli Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti - mette in luce la drammatica situazione di tanti uomini e donne costretti ad abbandonare le proprie terre. La migrazione sta assumendo grandi proporzioni e di fronte a tante dolorose tragedie accadute non solo nel Mediterraneo, ma in tutto il mondo, va riconosciuto che questo fenomeno, in tutte le sue forme, ci interpella a dare una risposta. Certo, non facile rispondere in modo soddisfacente a tutti; daltra parte, non si pu rimanere in silenzio e indifferenti davanti a tale realt. La Giornata Mondiale diventa cos per tutta la Chiesa unopportunit concreta per riflettere, pregare e agire. La seconda parte del tema, La risposta del Vangelo della misericordia prosegue il cardinale Vegli - si vuole collegare in modo esplicito al fenomeno della migrazione con la risposta del mondo e, in particolare, della Chiesa. In questo contesto, il Santo Padre invita al popolo cristiano a riflettere durante il Giubileo sulle opere di misericordia corporale e spirituale, tra cui si trova quella di accogliere i forestieri. E questo, senza dimenticare che Cristo stesso presente tra i pi piccoli, e che alla fine della vita saremo giudicati secondo la nostra risposta damore (cfr. Mt 25,31-45). La Chiesa, in ogni ambito della sua azione, deve essere testimone. Deve fare quello che pu: naturalmente non pu fare tutto, ma senza dubbio deve formare le coscienze e spingerle a non rimanere mai tranquille di fronte a questi fenomeni. In questa linea, Essa chiamata a difendere il diritto di ciascuna persona a vivere con dignit e, allo stesso tempo, ha la responsabilit di assicurare che lopinione pubblica sia informata in modo adeguato sulle cause della migrazione, sulle conseguenze e sui pericoli che il percorso migratorio pu comportare. Il Messaggio del Santo Padre evidenzia la questione dellaccoglienza. Papa Francesco inizia dagli aspetti positivi, citando istituzioni, associazioni, movimenti, gruppi, organismi diocesani, nazionali e internazionali, che sperimentano lo stupore e la gioia della festa dellincontro, dello scambio e della solidariet. Anche il Santo Padre sottolinea che tanti guardano gli stranieri con sospetto e timore e afferma che, di fronte a tali questioni e domande, La risposta del Vangelo la misericordia. E, in questa linea, il Papa approfondisce nel suo testo tre temi: la misericordia come apportatrice di solidariet verso il prossimo; la stessa mi-sericordia come base per coltivare la cultura dellincontro, e la difesa del diritto di ciascuno a vivere con dignit, rimanendo nella propria Patria.

    Incoraggiamo le diocesi a celebrare, il prossimo 17 gennaio, la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, una giornata giubilare con la partecipazione dei migranti e dei rifugiati, coinvolgendo tutta la comunit cristiana. In linea con le proposte fatte per lAnno Giubilare, ci auguriamo che questa celebrazione venga tradotta molto concretamente in segni di solidariet nello spirito delle opere di misericordia: gesti che abbiano un valore simbolico e che esprimano la vicinanza e lattenzione ai migranti e rifugiati. Certo, questi segni saranno diversi secondo le circostanze del luogo o della comunit e, comunque, non esauriscono limpegno della Chiesa per e con i migranti.

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    DALLITALIA

    TROPPI ITALIANI COL GRILLETTO FACILEDopo il caso di Vaprio DAdda ci si interroga sulla sicurezza

    dal SIR

    scritto legittima difesa ma si legge omicidio vo-lontario. Lultimo a sparare, in ordine di tempo, stato il proprietario di una villetta a Vaprio DAdda. Luomo, che adesso indagato per aver provocato volontariamente la morte del ladro colpito al petto da un colpo di pistola, un pensionato che ha subito almeno tre furti in casa negli ultimi mesi. Ieri sera una fiaccolata di simpatiz-zanti si riunita sotto il balcone in segno di solidariet.La triste conta, che non conosce differenze territoriali tra il nord e il sud del Paese, pone con sempre maggiore urgenza la necessit di una riflessione sul grado di sicurezza avvertito dagli italiani. Perch se vero che il numero delle armi in circolazione pres-soch costante negli anni, non si pu dire altrettanto delle per-sone disposte a sparare per difendere lincolumit dei familiari o la propriet privata. Talvolta anche travalicando i limiti posti dal principio della legittima difesa, che nel nostro ordinamento rende non punibile chi abbia commesso un fatto perch stato costret-

    to dalla necessit di difendere un diritto proprio o altrui contro un pericolo attuale di unoffesa ingiusta. I casi recenti di crona-ca, infatti, annoverano una serie di indagati per eccesso colposo di legittima difesa, ovvero una risposta difensiva sproporzionata rispetto allaggressione. Quale sia il limite tra giustezza ed ecces-so, in condizioni spesso concitate e con attori non avvezzi alluso delle armi, compito difficile da stabilire anche per i magistrati.Al di l della strumentalizzazione politica, resta aperta la questio-ne della percezione di unincertezza che in tante zone del Paese, dove i controlli delle Forze dellordine sono scarsi e la paura di essere in balia dei malviventi alta, d la stura a reazioni istintive per tutelare beni e affetti. Soprattutto quando diffusa la con-vinzione che le pene non siano certe per chi attenta alla sicurezza personale. lo Stato a dover difendere i cittadini, questo chiaro. Ma il disagio di un numero sempre crescente di italiani merita una risposta pubblica.

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    Nel 2014, il 63% della popolazione di 11 anni e pi ha consumato almeno una bevanda alcolica nellanno, in leggero calo dal 63,9% del 2013. quanto emerge dal rapporto Istat Luso e labus di alcol in Italia pubblicato lo scorso aprile. Nel 2014 si legge ancora nel documento - beve vino il 50,5% della popolazione di 11 anni e pi che ha consumato alcolici nellanno, mentre il 45,1% consuma birra e il 39,9% aperitivi alcolici, amari, superalcolici o liquori. Nel complesso, i comportamenti di consu-mo di alcol che eccedono rispetto alle raccomandazioni per non

    incorrere in problemi di salute (consumo abituale eccedentario e binge drinking) hanno riguardano 8 milioni e 265 mila persone (15,2% della popolazione, dal 15,9% nel 2013). La popolazione pi a rischio per il binge drinking quella giovanile (18-24 anni): il 14,5% dei giovani (21% dei maschi e 7,6% delle femmine) si comporta in questo modo, per lo pi durante momenti di socia-lizzazione.

    Le nuove generazioni sottolinea Emanuele Scafato Diretto-re dellOsservatorio Nazionale Alcol, CNESPS - sono oggetto

    LUSO E LABUSO DI ALCOL NEL NOSTRO PAESENe parliamo con Emanuele Scafato direttore Osservatorio Nazionale Alcol

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    LUSO E LABUSO DI ALCOL NEL NOSTRO PAESENe parliamo con Emanuele Scafato direttore Osservatorio Nazionale Alcol

    costante e continuo di messaggi confezionati dallindustria del marketing e dalla conseguente pubblicit che promuovono il bere come elemento di successo sessuale, sociale e incrementate per-formance che, ovviamente, non hanno una corrispondenza reale ma che diventano verit grazie agli strategici investimenti di ol-tre 400 milioni di euro che ogni anno contribuiscono a creare un valore aggiunto, non marginale, che affascina i giovani sotto let minima legale (18 anni) e quelli sino ai 24 et entro la quale si osserva un calo degli episodi di binge drinking con la riduzione degli episodi di intossicazione alcolica. Il 17 % di tutte le intossi-

    cazioni registrate nei Pronto Soccorso italiani a carico di giova-ne di et inferiore ai 14 anni , evidenza che richiama lattenzione non solo sulla dimensione.

    Proseguendo ancora nella lettura del Report emerge che se si con-siderano i giovanissimi di 11-17 anni, la quota di quanti hanno un comportamento non moderato nel consumo di bevande alcoliche pari a 19,4%. Anche in questa fascia di et si osservano differen-ze di genere, ma meno evidenti che nel resto della popolazione (le percentuali rilevate sono pari al 21,5% per i maschi e al 17,3% per

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    le femmine). Tra gli 11-17enni, il 4,3% maggiormente a rischio perch ha un consumo giornaliero di bevande alcoliche, oppure labitudine al binge drinking o un consumo fuori pasto almeno settimanale; il 15,1% ha un consumo pi occasionale (beve alme-no una bevanda alcolica nellanno o ha un consumo fuori pasto occasionale). Tuttavia, va sottolineato che tra i ragazzi di questa fascia det anche il consumo di una sola bevanda alcolica durante lanno viene considerato a rischio per la salute.

    E allora quali sono le cause principali che portano un ragazzo a cercare in maniera spasmodica la bottiglia? Ubriacarsi non un caso. Il mondo liquido che abbiamo lasciato costruire intro-no ai giovani - mette in evidenza Emanuele Scafato - gode di supporto anche da parte delle istituzioni che favoriscono logiche di mercato incontrollate, mal regolamentate e ben distanti da-gli obblighi di tutela dei minori come dimostrato dai mancati controlli per let minima legale e dalla diffusa abitudine allesercizio dellillegalit nei luo-ghi di vendita e somministrazione sotto gli occhi di tutti senza che si intervenga in maniera forte e esemplare. Lalcol la prima causa di morte dei gio-vani grazie agli adulti che non agiscono da fattore di protezione come avveniva in passato vietando il consumo di alcol al di fuori del controllo formale della famiglia o dei nuclei sociali di riferimento. E la normalizzazione dellalcol ha fatto da battistrada alla normalizzazione delluso delle droghe prima tra tutte la cannabis, le canne, legittimate ancor prima che legalizzate grazie ad una mancato sostegno alla disapprovazione sociale. Come dovrebbero essere i giovani? Sobri? Razionali? Purtroppo solo ed esclu-sivamente vittime inconsapevoli di un sistema che

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    DALLITALIA

    mette al centro la corruzione del senso del vivere civile in cui io, persona, con il mio comportamento posso essere di pregiudizio alla sicurezza e alla salute degli altri e causa di alti costi sanitari e sociali che paga la societ.

    Fino a poco tempo fa su tutti i social network e non solo largo-mento che la faceva da padrone era la cosiddetta neknomina-tion, una folle moda molto diffusa tra gli adolescenti che consiste nellinvitare su facebook un amico a scolarsi il pi velocemente possibile una bottiglia di alcolici e postare questa sua prestazione on line. Le piazze virtuali afferma il dottor Scafato - non sono presidiate da alcuna autorit e da nessun adulto di riferimento. Ci sono mamme che si preoccupano a volte dei luoghi che il figlio o la figlia frequentano ma non pensano che su Facebook, attraverso Whatsapp e i social network un mondo o pi mondi paralleli si sviluppano rendendo uno smartphone un tavolo da gioco virtua-le non controllato da nessuno, un istigazione al bere a rischio,

    come per le le neknominations , invitare su Facebook a scolarsi alla goccia unintera bottiglia di alcolico, uno strumento di regi-strazione e trasmissione di post compromettenti di situazioni private, magari agite sotto luso di alcol e sostanze, e irremovibili

    dai siti web, vera crudele violenza e spinta allesclusione sociale indotta dal cyberbullismo. Lalcol abbassa la percezione del ri-schio e rende idioti incapaci di sovrintendere alle proprie decisioni e succubi di chi , invece, gestisce la persona secondo modalit sconsiderate. bene che i genitori si sveglino e innal-zino il livello di controllo se non vogliono poi confrontarsi con problemi ben pi grandi dei ragazzi che li subiscono.

    Come si esce fuori, dunque, dal fondo della bottiglia?Come si esce fuori dal fondo della bottiglia? Non bevendo. Fino a 25 anni conclude Emanuele Scafato - il cervello non ha raggiunto la capacit razionale che pu essere integra solo se tar i 12 ed i 25 anni non si fa suoi di alcol e so-stanze. Fino a 21 anni il fegato non riesce a metabolizzare lal-col ingerito che circola liberamente , immodificato, nel sangue sciogliendo le membrane cellulari di cervello e fegato e de-terminando un danno cognitivo e organico spesso irreversibile. Bere per ubriacarsi, intossicarsi, lascia , in caso di persistenza di queste abitudini del fine settimana, segnai e danni spesso irre-versibili con deficit della memoria, incapacit di orientamento, vulnerabilit epatica e molto altro ancora. Sul sito http://www.diregiovani.it/istituzioni/campagna-prevenzione-alcolismo/

    video-alcolismo ci sono un po di informazioni , pillole di pre-venzione, che possono essere utili ad innalzare i livelli di cono-scenza e di consapevolezza . I ragazzi scelgono senza conoscere ma, in questo caso, pi si sa , meno si rischia. Sviluppare e man-tenere valide alternative alla cultura dello sballo e del bere tra i giovani la chiave di una crescita sana; musica, lettura, eventi culturali, sport, amici sono gli elementi di chi sa essere sempre al centro delle proprie scelte e padrone del proprio destino.

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    DALLA DIOCESI

    CONSEGNATO IL MANDATO AI CATECHISTI E AGLI OPERATORI PASTORALILa riflessione del Vescovo Armando

    Siamo persone che hanno messo in gioco la vita per qualcosa di vero e di grande; che hanno scel-to di rinunciare a ricchezza e successo per con-tribuire al bene e alla vita del mondo; che hanno consegnato la vita a Dio in Ges Cristo e che non hanno nessuna intenzione di ritirare questo dono; che sono ancora convinte che luomo non pu vivere bene senza Dio e che la societ ha bisogno di amore come e pi che di ricchezza; che lamore, o si radica in Dio, o ha il fiato corto. Queste le parole del Vescovo Armando, domenica 18 ottobre in occasione della 89^ Giornata Mondiale Missionaria, in occasione della consegna del mandato ai catechisti e agli operatori pastorali. Una delle nostre sofferenze ha sottolineato il Vescovo - viene dallimpressione che di successi pastorali non ne registriamo tanti. Riusciamo an-cora ad avere un po di gente a Messa, ragazzi alloratorio o ai campi-scuola, riusciamo a ottenere stima e riconoscenza per le opere di carit che promuoviamo, ma quanto a credere in Ges Cristo morto e risorto, quanto a credere in un Dio vivo che opera insieme con noi in tutte le nostre azioni, quanto a lasciarsi muo-vere effettivamente dallo Spirito Santo nelle decisioni concrete della vita questa unaltra faccenda. A volte ci troviamo scon-solati a riassettare delle reti che non hanno visto il pesce. Vale la pena? La risposta implicita, ricordando che anche Ges ha fatto lesperienza del fallimento. Si era presentato ad annunciare il re-gno di Dio in un mondo che aveva le sue sicurezze, che nutriva altri interessi politici e religiosi e questo mondo lo ha respinto e poi eliminato. Anche noi ci troviamo di fronte a una societ che ha altri interessi rispetto a quello che noi annunciamo e predi-chiamo. Noi predichiamo il Regno di Dio, lamore di Dio per gli uomini, il perdono dei peccati, la speranza nella risurrezione; e il mondo si chiede quanto crescer il PIL questanno, qual il livel-lo dello SPREAD rispetto ai titoli di stato tedeschi, quali sono le prestazioni del nuovo i-Pad che sta per essere lanciato, come ga-rantire soddisfazione ai sempre nuovi desideri delluomo Che cosa possa avere a che fare il Vangelo con questi obiettivi diffi-

    cile dire. E per noi, ostinati, continuiamo a parlare di fede e di speranza, di morte e risurrezione, di vangelo e di eucaristia. Siamo degli spostati, degli illusi?! No! Siamo persone che hanno messo in gioco la vita per qualcosa di vero e di grande; che hanno scelto di rinunciare a ricchezza e successo per contribuire al bene e alla vita del mondo; che hanno consegnato la vita a Dio in Ges Cri-sto e che non hanno nessuna intenzione di ritirare questo dono; che sono ancora convinte che luomo non pu vivere bene senza Dio e che la societ ha bisogno di amore come e pi che di ric-chezza; che lamore, o si radica in Dio, o ha il fiato corto. La vita ha messo in evidenza il Vescovo - ha bisogno di attenzione, di intelligenza, di senso critico, di responsabilit, di competenza, di esercizio, di perseveranza e infine di amore e donazione; tutte cose che pochi insegnano e che solo la durezza della vita costringe

    faticosamente a imparare. Per questo continuiamo ad annunciare il Vangelo, per obbedienza al Signore e per amore alla gente, con la consapevolezza di offrire un servizio, senza arroganza, senza pretese. Ma questa situazione nuova esige modifiche nel nostro modo di essere e di operare. Esige una intensificazione dei legami

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    DALLA DIOCESI

    tra noi: conoscerci di pi, aprirci di pi gli uni agli altri, soppor-tarci di pi, condividere le scelte pastorali ma anche le gioie e le sofferenze personali. Una comunit o un operatore pastorale isolato non riesce a resistere serenamente, da solo, alla pressione dellambiente; e dare la colpa del proprio isolamento agli altri il modo migliore per confermarlo e renderlo definitivo. Dobbiamo venirci incontro, muovendoci per primi, sentendo la responsabili-t anche per il cammino degli altri. Le nostre comunit cristiane hanno bisogno soprattutto di legami di fraternit pi robusti tra credenti. Sono convinto che il cristianesimo ha le carte migliori da giocare per la costruzione del futuro. Non esistono, mi sembra, altre visioni della vita che siano cos in grado di suscitare e giu-stificare lamore fraterno e cio quel valore che dovr diventare dominante nella societ del futuro, non esistono altre visioni della vita che sappiano confrontarsi cos lealmente e vittoriosamente col dramma del peccato e del male. Per questo Dio ci ha mandato il suo Figlio e ci ha riconciliati con se stesso: perch diventiamo

    capaci di amare e di costruire insie-me una conviven-za umana autenti-ca.Vogliamo davve-ro bene alluomo; sappiamo tutto il bene di cui luo-mo capace; sof-friamo di tutto il male che improv-

    vidamente sinfligge. Il Signore ci doni uno sguardo sincero di affetto per tutti, s da sentire nostre le difficolt degli altri; che nel nostro cuore non abiti lindifferenza o il risentimento, ma sappia-mo rimanere umili e fedeli nellannuncio del suo amore, della sua misericordia, della speranza che lui pone in ciascun uomo e in tutti gli uomini insieme. Il Vescovo si poi soffermato sul valore della famiglia, luogo primario di relazioni in cui si apprende la grammatica della misericordia. E la vitale compagnia di persone dalle quali siamo stati nutriti, abbiamo imparato a chiedere scusa, siamo stati ricoperti di tenerezza nei momenti di maggiore fra-gilit, abbiamo ricevuto unattenzione particolare nei momenti di difficolt. E innanzitutto e soprattutto la piccola Chiesa in cui siamo stati perdonati settanta volte sette (Mt 18,22). In essa abbiamo appreso e intrapreso i primi percorsi di riconciliazione con le persone e con il mondo. Questo Anno Santo ci faccia cre-scere nella dimensione della comunione e della diocesanit. Ogni comunit parrocchiale membro di un corpo che la Diocesi e ogni associazione o movimento non pu vivere recidendo il suo legame con la nostra Chiesa locale. La misericordia comporta labbattimento di barriere, particolarismi, indifferenze e distan-

    ze tra realt ecclesiali. Il tempo della parrocchia autosufficiente e autoreferenziale finito. Mi auguro che ogni comunit parroc-chiale, aiutata dal parroco, senta sempre pi lappartenenza e la sollecitudine verso le altre comunit parrocchiali, cos come spero cresca sempre pi linterazione, la comunione e la collaborazione tra le parrocchie della medesima unit pastorale o vicaria, soprat-tutto nel servizio ai giovani, ai poveri e nellaccompagnamento delle famiglie. Non dovremmo, in questanno, moltiplicare eventi straordinari, quanto piuttosto far s che la misericordia diventi lo stile quotidiano delle nostre famiglie, delle nostre comunit par-rocchiali. La misericordia ricevuta ci dia la forza di intraprendere percorsi di riconciliazione nella nostra Chiesa locale tra presbite-ri, tra presbiteri e fratelli e sorelle laici, tra comunit parrocchiali e associazioni e movimenti La misericordia aiuta a condividere il cammino con la Chiesa locale senza farsi irretire dalle difficolt e incomprensioni. Non esiste la comunit parrocchiale perfetta come non esiste la diocesi perfetta; ma pu esistere la comunit dove regna la misericordia e non la lamentela di chi d per scon-tato che niente funziona.

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    DALLA DIOCESI

    VADEMECUM PER LACCOGLIENZA DEI RICHIEDENTI ASILO E DEI RIFUGIATILa riflessione di Ettore Fusaro, responsabile settore immigrazione Caritas Marche

    Durante lAngelus del 6 settembre scorso, il Santo Padre di fronte alla tragedia di decine di miglia-ia di profughi che fuggono dalla morte per la guerra e per la fame, e sono in cammino verso una speranza di vita ci invitava ad essere loro prossimi e a dare loro una speranza concreta. Da qui, alla vigilia del Giubileo della Misericordia, laccorato appello di Papa Francesco alle parrocchie, alle comu-nit religiose, ai monasteri e ai santuari di tutta Europa ad esprimere la concretezza del Vangelo e accogliere una famiglia di profughi. Cos si apre il Vademecum per accompagnare le diocesi e le parrocchie in questo cammino di accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati pubblicato dalla CEI, un vademecum, si leg-ge nella nota, che possa aiutare a individuare forme e modalit per ampliare la rete ecclesiale dellaccoglienza a favore delle persone richie-denti asilo e rifugiate che giungono nel nostro Paese, nel rispetto della legislazione presente e in collaborazione con le Istituzioni. Un percorso di accoglienza che, come si legge nel Vademecum, non va improvvisato, ma co-struito in tappe: dallinformazione, finalizzata a conoscere chi in cammino e arriva da noi, valorizzando gli strumenti di ricerca a nostra disposizione alla formazione volta a preparare chi accoglie. Davanti a una persona accolta sottolinea Ettore Fusaro responsabile settore immigrazione Caritas Marche - non dovremmo guardare il problema che ha alle spalle, quanto piuttosto le sue risorse, le sue capacit per intraprendere un percorso di integra-zione. Nel Vademecum sono contenute diverse note tecniche in parti-colare per ci che riguarda gli aspetti amministrativi e gestionali dellaccoglienza. Laccoglienza di un richiedente asilo in diocesi, come in parrocchia e in famiglia, ha bisogno di essere preparata e accompagnata, sia nei delicati aspetti umani (sociali, sanitari) come negli aspetti legali, da un ente (nelle grandi diocesi anche pi enti) che curi i rapporti con la Prefettura di competenza. Per questo sembra auspicabile che in Diocesi si individui lente capo-fila dellaccoglienza che abbia le caratteristiche per essere accre-ditato presso la Prefettura e partecipi ai bandi (una fondazione di carit, una cooperativa di servizi o comunque un braccio ope-rativo della Caritas diocesana o della Migrantes diocesana e non direttamente queste realt pastorali; oppure un istituto religioso o unassociazione o cooperativa sociale dispirazione cristiana). Questo ente seguir con una quipe di operatori le pratiche per i documenti (domanda in Commissione asilo, tessera sanitaria, co-dice fiscale, domiciliazione o residenza nonch eventuale pocket money giornaliero), i vari problemi amministrativi (come la-

    gibilit della struttura) e anche leventuale esito negativo della richiesta dasilo (ricorso, sostegno al viaggio di ritorno per evitare anche la permanenza in un CIE, fino agli eventuali documen-ti per un rientro come lavoratore migrante, a norma di legge). Non possiamo parlare di accoglienza mette in evidenza Fusa-ro - se non viene coinvolta tutta la comunit. Inoltre dobbiamo puntare allaccoglienza correlata con la trasparenza: se non sono trasparente nella gestione dellaccoglienza non posso fare acco-glienza. Se le nostre realt di accoglienza non sono realt aperte, trasparenti, coinvolgenti, luogo di dialogo non fai accoglienza. In questo contesto diventa fondamentale una corretta informazione e sensibilizzazione. Dando uno sguardo al nostro territorio cinque sono attualmente le diocesi che, in maniera diretta hanno fatto accoglienza, Se-nigallia, Fermo, Macerata, Ascoli e San Benedetto e moltissime altre si stanno muovendo, fra le quali Fano, Ancona e altre.Proprio in merito alla questione immigrazione venerd 16 ottobre a Pergola Ettore Fusaro ha tenuto un incontro durante il quale Fusaro ha fornito dati oggettivi, numeri e definizioni che hanno aiutato a sgombrare il campo dai tanti pregiudizi e semplificazio-ni mediatiche.

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    DALLA DIOCESI

    UNA SCUOLA PER IMPRENDITORI E DIRIGENTI DIMPRESANe parliamo con Andrea Biagioni, uno degli organizzatori

    Andare oltre lhomo oeconomicus, oltre a quel concetto di economia basata esclusivamente sullidea del profitto e sugli aspetti negativi per recuperare il concetto di economia civile. Di questo si occupa Oltre lhomo oeconomi-cus la scuola per imprenditori e dirigenti di impresa promos-sa dallUfficio diocesano per la Pastorale Sociale e il Lavo-ro, in collaborazione con Confindustria di Pesaro-Urbino, la Confcommercio di Pesaro-Urbino, la CNA di Pesaro-Urbino la Confcooperative di Pesaro con la partecipazione della Scuo-la di Economia Civile, con il patrocinio dellUCID (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti) sezione di Pesaro Urbino Fano e con il contributo della BCC di Fano. La scuola sot-tolinea Andrea Biagioni imprenditore nel settore edile e uno degli organizzatori degli incontri focalizza la sua attenzione su una serie di elementi che sono legati soprattutto a tre tipi di sostenibilit: innanzitutto quella economica poich le aziende devono creare valore. Tutto questo si deve intersecare, in ma-niera armoniosa, con la sostenibilit sociale. Occorre prose-gue Biagioni puntare sulle persone ma non sul piano teorico, quanto piuttosto in maniera concreta ovvero creare ambienti di lavoro dove ognuno si possa realizzare sia dal punto di vi-sta professionale che umano. Per questo avere allinterno delle piccole e medie imprese un gruppo di lavoro con responsabilit diffusa aggiunge un valore notevole allimpresa. In ultimo non possiamo non citare la sostenibilit ambientale, lattenzione, quindi, ognuno nel proprio settore, allambiente e alle risorse. Abbiamo accennato alleconomia civile. Ma che cos lecono-mia civile? Prendendo a prestito le parole del professor Stefano Zamagni che, proprio venerd 16 ottobre ha aperto, al Centro Pastorale Diocesano, il ciclo di incontri della Scuola di For-mazione allimpegno sociale e politico organizzata dallUfficio

    Pastorale per i problemi sociali e il lavoro in collaborazione con lACLI di Pesaro e Urbino, Sala della Pace-Caritas diocesana e lAzione Cattolica diocesana possiamo dire che questa teoria economica vede il valorizzare delle virt e capacit delluomo che spinto fuori da s, tiene conto del bene comune e non solo quindi agli interessi individualistici. Il lavoro non un diritto delluomo afferma Zamagni ma un bisogno fondamen-tale che lo valorizza e d la piena dignit a ogni essere umano. Prosegue il professore che bisogna tornare a unEconomia Ci-vile perch ci troviamo in una situazione politico-sociale, satu-ra di ferite e disuguaglianze. Dobbiamo pensare che il modo migliore per uscire da questo stato valorizzare le virt umane. Le istituzioni politiche non devono sostenere e sovvenire agli interessi di pochi ma devono spingere uneconomia di mercato inclusiva e non egoista aperta al bene comune e a una sana etica.Leconomia civile conclude Andrea Biagioni in grado di sviluppare elementi creativi e strategici proprio a favore dellimpresa.

    I prossimi incontri della scuola per imprenditori e dirigenti di impresa Oltre lhomo oeconomicus si terranno presso lEre-mo di Monte Giove di Fano nelle seguenti date:sabato 14 novembre, dalle ore 9 alle ore 12.30, si parler de Il rapporto tra lavoro e impresa con il professor Ivan Vitali, il di-rettore di Confcommercio di Pesaro-Urbino Amerigo Varotti e il presidente Confcooperative Pesaro Gianluigi Draghi.Sabato 28 novembre, dalle ore 9 alle ore 12.30, si parler de I beni relazionali in Economia con le professoresse Sabrina Bonomi e Licia Paglione, con il presidente di Confindustria Pesaro-Urbino Gianfranco Tonti e il presidente della BCC di Fano Romualdo Rondina.

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    OBBIETTIVO CULTURA

    NON SOLO PLATONE E ARISTOTELECarlo Maria Cirino e la filosofia per i bambini

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    OBBIETTIVO CULTURA

    NON SOLO PLATONE E ARISTOTELECarlo Maria Cirino e la filosofia per i bambini

    A scuola, la filosofia dovrebbe farsi sperimentale. Dovrebbe, cio, preoccuparsi di raccontare il pensiero dei bambini, o dei ragaz-zi, senza intervenire, senza orientare tale pensiero. Questo il pensiero di Carlo Maria Cirino, Dottorando in Scienze della Complessit presso lUniversit degli Studi di Urbino, che spe-rimenta e diffonde il metodo educativo originale chiamato filosofiacoibambini. La filosofia non solo Platone o Aristotele sottolinea Cirino - ma pi che altro non solo la storia della filosofia. Esiste una filosofia della fisica, della biologia, della medicina, persino delle neuroscienze. Gi da tempo, infatti, la filosofia si trova a non poter fare a meno di dialogare con la scienza e di guardare al mondo, anzich perdersi in costruzioni puramente intellettuali e questo un bene, perch va nella direzione di una interdisciplinarit fruttuosa. Nel settore delle scienze delleducazione, in particolare, la filosofia dovrebbe tor-nare a rivestire un ruolo di primo piano. A scuola, la filosofia dovrebbe farsi speri-mentale. Dovrebbe, cio, preoccuparsi di raccontare il pensiero dei bambini, o dei ragazzi, senza intervenire, senza orientare tale pensiero. La filosofia non pu essere insegnata ai bambini (a meno di non banalizzarla). E allora, gli chiediamo, cosa vuol dire fare filosofia con i bambini? Credo dovrebbe essere la filosofia a imparare dai bambini, non il contrario! Ecco perch ritengo che nessun filosofo dovrebbe sentirsi autorizzato ad andare in classe a fare quello che farebbe alluniversit o in un circolo di adulti, anche se sotto mentite spoglie. La filosofia, dai 4 ai 10 anni, secondo il nostro metodo, serve ad accrescere il numero di parole che i bambini hanno a disposizione per descrivere la realt che li circonda, cos da aumentare il numero di cose che essi possono fare con quelle parole. Pi parole ho per descri-vere la mia ontologia, pi sono libero di agire e felice. La filosofia, per come la in-tendiamo noi, di supporto al lavoro dellinsegnante. Alcune scuole dellinfanzia del nostro territorio stanno sperimentando, con ottimi risultati, proprio la filosofia con i pi piccoli. Che cosa pu dare, in termine di valore aggiunto, ai bambini la filosofia? Pu creare una coscienza critica fin da bambini? Bisogna stare attenti a parlare di coscienza critica in riferimento a bambini di 4, 5, 6 anni. Ci sono adulti che non hanno coscienza critica, nonostante let e le esperienze maturate, dunque, come potrebbero avercela dei bambini? I bambini hanno bisogno di parole e di es-sere lasciati liberi di fare cose con quelle parole. L matura la loro coscienza critica,

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    OBBIETTIVO CULTURA

    senza bisogno che ladulto li orienti, prima del tempo, verso un senso che il suo senso, di certo non il loro. La filosofia gioca con i bambini, gioca con le parole. Insieme si esplorano gli oggetti (che sono fatti di parole), gli individui (che sono parole), le emo-zioni (parole), gli eventi (parole). Nelle scuole dellinfanzia dove lavoriamo abbiamo ottenuto ottimi risultati per la nostra ricerca e i bambini sono entusiasti. Parlando degli obiettivi dellassocia-zione, Carlo Maria Cirino, ideatore e presidente di filosofiacoi-bambini, sottolinea limportanza di diffondere questo metodo gi dalla scuola dellinfanzia. Molti ricercatori del nostro team fanno base a Pesaro e Fano. Ilaria Bartolucci, Ippolita Bonci Del Bene, Tommaso Panajoli e io cerchiamo di diffondere il metodo nelle scuole dellinfanzia e primaria della Provincia. Abbiamo avuto un buon riscontro, finora, soprattutto nelle scuole pilota di S.Orso a Fano e Gaudiano a Pesaro, dove la ricerca stata pi inten-sa. Contiamo sugli sviluppi della ricerca per convincere gli ultimi scettici tra i Dirigenti Scolastici e per diffondere il nostro approc-cio filosofico su tutte le classi, con formazione per le insegnanti al fine di rendere ogni scuola autonoma sul piano filosofico. Leggo dal vostro sito www.filosofiacoibambini.net che le vostre parole chiave sono ricerca, pratica, comunicazione. Pu spiegarcele nel dettaglio? Ciascun membro del nostro team (i nomi, le foto e i contatti sono presenti sul nostro sito ufficiale www.filosofiacoi-bambini.net) si impegna a condurre la ricerca e a fare pratica se vuole continuare a rimanere sul sito. Con ricerca intendiamo ogni attivit di studio della disciplina di cui ci occupiamo, ovvero la filosofia con i bambini. Si tratta di uno studio ampio che tocca settori diversi del sapere: dalla neuropsicologia allantropologia,

    dalla filosofia alla psicologia alle scienze delleducazione. Raccolta dati, analisi, e pubblicazione sono gli altri aspetti della ricerca. Con pratica intendiamo le ore effettive di esperienza sul cam-po, ovvero in classe coi bambini, che possono andare dalle due alle venti ore a settimana a seconda degli impegni di ciascun ri-cercatore. Con comunicazione intendiamo tutte quelle attivit di divulgazione che svolgiamo in giro per lItalia: workshop di formazione, presentazioni, convegni, laboratori aperti al pubbli-co. Raggiungere lopinione pubblica fondamentale, ecco perch spendiamo tanto tempo a documentare giornalmente tutto ci che facciamo sui social network che sono, al momento, il mezzo pi immediato per rimanere in contatto anche da lontano.

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    OBBIETTIVO SALUTE

    LA PRIMA SIGARETTA SI ACCENDE SOTTO I 17 ANNINe parliamo con il dottor Silvano Gallus dellIstituto Mario Negri di Milano

    La maggior parte dei giovani fumatori accende la sua prima sigaretta a meno di 17 anni e lo fa soprattutto perch influenzata dagli amici magari a qualche festa o dai compagni di classe. Questi sono solo alcuni dati che emergono dallIndagine Demoscopica Il fumo in Italia effettuata per conto dellIstituto Superiore di Sanit, in collaborazione con lIstituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri pubblicata a maggio 2015. Scorrendo il rapporto, alla do-manda Attualmente quali di queste cose fuma? il 95% degli in-tervistati ha risposto sigarette confezionate, il 17% quelle fatte a mano. E un dato, questultimo su cui vogliamo soffermarci, poi-ch rispetto al 2013 nel 2014 il dato raddoppiato passando dal 9.6% al 18%. Il consumo di sigarette fatte a mano si legge nel Rapporto - significativamente pi diffuso tra i maschi, i giova-ni e nelle regioni del Centro Italia. Il tabaccaio resta ancora, per l88% degli intervistati, il canale pi gettonato per lacquisto di si-garette. Un dato sicuramente rilevante il fatto che, nonostante la crisi economica, il fumatore italiano non abbia affatto cambiato le sue abitudini. Nel rapporto ci si chiede anche che cosa dovrebbe fare lo Stato per convincere i giovani a non iniziare a fumare e la maggior parte ha risposto che occorrerebbe educare i ragazzi fin dalle scuole medie inferiori. Sul tema gli italiani e il fumo ci sono anche diverse novit, in particolare quella relativa al divieto di fumare in auto se allinterno dellabitacolo presente un minore al fine di ridurre i danni dovuti al fumo passivo.

    Per saperne di pi sulla questione abbiamo intervistato il dottor Silvano Gallus del Dipartimento di Epidemiologia dellIstituto Mario Negri di Milano.

    Dando uno sguardo ai dati contenuti nel Rapporto sul fumo in Italia vediamo che la maggior parte dei fumatori ha acceso la sua prima sigaretta prima dei 17 anni, in piena fase adolescen-ziale. Che cosa c dietro questo bisogno in et cos precoce? La voglia di fare nuove esperienze, di evadere, di mostrarsi gran-di di fronte agli amici?E giusto prima di tutto ricordare che gi dal 2013 vietata la vendita di sigarette e di altri prodotti di tabacco ai minori di 18 anni. Sappiamo per che anche oggi la maggioranza dei fumatori inizia prima di aver raggiunto la maggiore et. Anche per questo, diamo il benvenuto al nuovo decreto legge approvato questo mese (12 Ottobre 2015) dal Consiglio dei Ministri, che prevede, tra le varie misure di contrasto alla diffusione della dipendenza dal fumo di tabacco, lintensificazione del divieto di vendita con mul-te pi severe per i venditori inadempienti alla normativa vigente. Riguardo alla sua domanda, nellultima indagine DOXA, abbia-mo chiesto direttamente ai fumatori Italiani quale fosse stato il motivo principale che li aveva spinti a iniziare. Ebbene, pi del 60% riportava di essere stato influenzato dai compagni di scuola o dagli amici fumatori. Tra i fumatori pi giovani (15-24 anni di et) questa percentuale saliva addirittura all80%. Ci fa capire come linfluenza degli amici tuttora di gran lunga il principale

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    motivo che spinge i giovani Italiani a iniziare a fumare durante la-dolescenza, proprio in quella fase della vita in cui lindividuo pi vulnerabile alle pressioni di modelli sociali o modelli idealizzati. Un minore numero di fumatori riportava di aver iniziato per un senso di piacere/soddisfazione (17%) o per un senso di emancipa-zione/per sentirsi pi grandi (6%).

    Rispetto al 2011 nel 2014-2015 raddoppiato il consumo di si-garette fatte a mano. Quali sono le principali differenze rispetto a una sigaretta confezionata?Diciamo subito che la principale differenza tra le sigarette fatte a mano e le sigarette confezionate sta nel prezzo. Infatti, le sigarette rollate a mano, pur essendo dannose almeno quanto quelle confe-zionate, costano attualmente circa la met, a causa della differente struttura della tassazione e della diversa quantit di tabacco con-tenuta in una sigaretta. Nelle indagini DOXA, abbiamo osservato come i fumatori che consumano prevalentemente le sigarette rol-late a mano siano cresciuti dal 3,4% nel 2011 al 5,9% nel 2012, al 6,0% nel 2013 fino al 7,7% nel 2014. Questi dati confermano quelli ufficiali delle vendite, dove si osserva che la proporzione di trincia-to (cio, il tabacco usato per rollare le sigarette a mano) sul totale delle vendite di tabacco cresciuta dallo 0,8% nel 2005, all1,7% nel 2009, al 3.1% nel 2011 fino al 4.0% nel 2014. Inoltre, il con-sumo di sigarette rollate a mano una prerogativa dei pi giovani, visto che nellultima indagine, ben un terzo dei fumatori di 15-24 anni consumava sigarette fatte a mano. Sembra pertanto che molti fumatori -soprattutto i pi giovani- abbiano recentemente reagito alla crisi economica e a un leggero aumento del prezzo dei tabacchi

    sostituendo le sigarette confezionate con sigarette fatte a mano. Per salvaguardare la salute dei pi giovani, sarebbe quindi opportuno equiparare la tassazione per tutti i pro-dotti di tabacco.

    Che rapporto c fra il fumo e alcuni giochi che posso-no creare dipendenze patologiche?Monitoriamo ormai da anni il rapporto esistente tra la-bitudine al fumo e labitudine al gioco. Troviamo siste-maticamente che chi dipendente dalla nicotina pi frequentemente dipendente da alcuni giochi da azzardo. Infatti, nellindagine del 2015 abbiamo osservato come circa il 44% degli Italiani pratica regolarmente o occasio-nalmente almeno uno dei pi frequenti gioco dazzardo (Lotto, Superenalotto, Gratta e Vinci, VideoPoker, Slot Machine, ecc); ebbene, questa percentuale aumenta al 53% tra i fumatori.

    Quali sono le patologie pi diffuse a cui nel tempo vanno incontro i fumatori? Un fumatore quante pro-babilit ha di avere, nel corso della sua vita, un cancro ai polmoni?Il fumo di tabacco rappresenta il principale determinante di mortalit e di carico di malattia in Italia e in tutti i paesi ad alto reddito. LOrganizzazione Mondiale della Sanit (OMS), che lente pi autorevole e pi credibile quando si parla di salute pubblica, ha stimato in 6 mi-lioni il numero di morti provocato dal fumo ogni anno nel mondo. Questo vuol dire che ogni anno circa il 10% dei morti nel mondo muore anticipatamente a causa del fumo di tabacco. Nel nostro paese, su un totale di circa 570 mila morti annui, sono pi di 70 mila (12,5%) co-loro che muoiono a causa del fumo. La principale cause di morte attribuita al fumo di tabacco il tumore del polmone. Questo tumore sarebbe una patologia davvero rara se non esistesse il tabacco. A causa della diffusione

    del tabacco, invece, risulta la prima causa di morte per tumore in Italia e in tutti gli altri paesi ad alto reddito. Il fumo di tabacco causa infatti tra l85% e il 90% delle morti per tumore del polmone. Purtroppo, tra laltro, il tumore del polmone ha una prognosi molto sfavorevole. La sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi risulta infatti inferiore al 10%. Oltre al tumore del polmone, lAgenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro dellOMS ha decretato che il fumo di tabacco responsabile di altri 14 tipi di tumore, tra i quali dobbiamo necessariamente citare i tumori delle alte vie respi-ratorie e digerenti (il tumore del cavo orale, della faringe, laringe, esofago) ma anche altre neoplasie, come quelle dello stomaco, retto, pancreas, rene, fegato, vescica, oltre alle leucemie. I fumatori hanno

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    un rischio da due a dieci volte superiore, rispetto ai non fumatori, di ammalarsi di questo genere di tumori. Unaltra grande classe di malattie associate al fumo rappresenta-ta dalle malattie respiratorie non neoplastiche, incluse in partico-lare le broncopneumopatie croniche ostruttive (BPCO; essenzial-mente bronchite cronica e enfisema polmonare), caratterizzate da una riduzione del flusso respiratorio. Anche in questo caso, il fumo responsabile dell80-90% di queste patologie. Le BPCO sono associate a una forte invalidit, che provoca per il paziente una qualit della vita ridotta e per la societ un notevole impatto economico, a causa dei costi per il trattamento prolungato, le con-tinue ospedalizzazioni, ma anche lassenteismo lavorativo. Infine ci sono le malattie cardiovascolari che sono molto impor-tanti perch rappresentano la prima causa di morte in Italia e in tutti gli altri paesi ad alto reddito. Malattie come lictus ma anche linfarto miocardico e altre cardiopatie sono molto pi frequenti nei fumatori rispetto ai non fumatori. Per esempio, in Italia, ab-biamo osservato come circa il 50% degli infarti miocardici acuti non fatali possano essere attribuibili al fumo di sigaretta. Possiamo concludere dicendo che labitudine al fumo pu essere considerata una vera e propria malattia che porta inesorabilmente alla morte. Fortunatamente c una cura molto efficace per questa malattia: la cessazione. Basta smettere di fumare per ridurre sen-sibilmente o addirittura ad annullare (qualora si smetta presto), leccesso di rischio di morte causato dal fumo>>.

    Qualche anno fa il boom della sigaretta elettronica. Ora sembra quasi scomparsa. E cos? Fa davvero, come sostengono alcuni, meno male rispetto al fumo di una normale sigaretta?Anche il pi scettico esperto di controllo del tabagismo concorda che la sigaretta elettronica faccia meno male della tradizionale sigaretta di tabacco. Questo per non vuol dire che non si debba guardare con cautela (se non con preoccupazione) al diffondersi nel mercato della sigaretta elettronica. Vediamo perch. Nel corso degli ultimi anni la sigaretta elettronica (un dispositivo elet-trico che consente di scaldare, vaporizzare e quindi ina-lare una miscela liquida di composti chimici, che inclu-dono nicotina, glicole propilenico e aromi) entrata in commercio nel mercato Italiano, senza essere soggetta ad alcuna regolamentazione specifica. Pertanto, lindu-stria di sigaretta elettronica ha potuto usufruire della promozione su diversi media del proprio prodotto. La pubblicit verteva sul fatto che la sigaretta elettronica facilitasse la cessazione del fumo, diminuisse il consu-mo di tabacco, non producesse effetti nocivi sulla salute e fosse socialmente e giuridicamente accettata nei luo-

    ghi pubblici o privati. Questo ha fatto s che in pochi anni la po-polarit e lutilizzo della sigaretta elettronica siano notevolmente e repentinamente cresciuti in Italia, come nel resto del mondo, soprattutto tra i giovani e tra i fumatori. Nella comunit scientifica si acceso un dibattito per capire se la sigaretta elettronica possa essere considerata unalternativa sicura al fumo di tabacco o lennesimo tentativo di rendere la dipenden-za da nicotina socialmente accettabile. Sebbene vi sia un ampio consenso che il vapore sprigionato dalla sigaretta elettronica sia meno nocivo rispetto a quella del fumo di sigaretta tradizionale, la maggior parte degli esperti di controllo del tabagismo, lOMS e molte associazioni mediche, comprese la American Heart As-sociation e la International Respiratory Societies, guardano con diffidenza a questo nuovo fenomeno, avvertono lopinione pub-blica dei rischi associali alla diffusione della sigaretta elettronica, e spronano i legislatori a regolamentare come terapia medicinale o come prodotto di tabacco qualsiasi prodotto contenente nicotina. La diffidenza verso la sigaretta elettronica deriva dalla mancanza di dati sulla sicurezza del liquido e del vapore sprigionato, e sul-la efficacia della sigaretta elettronica come mezzo per smettere di fumare. Infatti, i pochi studi pubblicati che hanno fornito in-formazioni sulla sicurezza del liquido della sigaretta elettronica hanno messo in evidenza come il vapore inalato non sia privo di sostanze nocive. Inoltre, i liquidi delle sigarette elettroniche va-riano sostanzialmente in termini di quantit di sostanze chimiche (inclusa la nicotina), e gli acquirenti hanno spesso informazioni non adeguate a comprendere il reale contenuto e la composizione delle ricariche. Per quanto concerne lefficacia nel far smettere di fumare tabacco, soltanto uno studio con un disegno adeguato stato condotto finora. Gli autori di tale studio concludevano che la sigaretta elettronica mostrava soltanto una modesta efficacia nella cessazione del fumo. Ulteriori problematiche accrescono la diffidenza verso questo nuovo prodotto. Infatti, per i non fuma-tori, soprattutto per i pi giovani, potrebbe risultare un viatico di iniziazione al fumo di tabacco (e alla dipendenza da nicotina), e, per i fumatori, il consumo duale (consumo regolare sia di sigaretta tradizionale che di sigaretta elettronica) potrebbe prolungare la dipendenza da nicotina. Pi importante, la sigaretta elettronica potrebbe vanificare tutti gli sforzi fatti negli ultimi decenni per demonizzare il fumo.

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    CACCIATORI DI TORNADOIntervista ad Andrea Griffa, medico e cacciatore di tornado

    C chi ha la passione per la pittura, chi per il ricamo, chi per la lettura e chi ha pensato, invece, di appassionarsi a qualcosa di pi movimentato e adrenalinico. Il suo film preferito Twister e non poteva essere altrimenti se parliamo di un cacciatore di tornado. Lui Andrea Griffa, giovane medico che, dagli anni 90, osserva, studia e foto-grafa temporali e trombe daria in Italia e in America. Insomma un cacciatore di tornado che si divide tra la Pianura Padana e gli spazi sconfinati degli Stati Uniti dAmerica. Nel suo sito www.cacciato-riditornado.it si possono ammirare tantissime foto suggestive che, di sicuro, metterebbero, a chiunque ami un po (tanta) di adrelina, la voglia di mettersi subito in macchina, armati di video camera e macchina fotografica, alla ricerca del tornado del secolo.Ad Andrea abbiamo chiesto di spiegarci questo hobby cos affasci-nante.

    Come si prepara tecnicamente un cacciatore di tornado prima di partire per la sua missione? occorrono attrezzature particolari?Cacciare senza preparazione potrebbe significare in primis posizio-nare se stessi in un area poco funzionale alla caccia oppure addirit-tura pericolosa; la grandine di grossa taglia e i venti di downburst (venti molto forti che fuoriescono dalla base del temporale in grado di danneggiare) rappresentano sempre alcuni degli elementi pi seri da tenere in considerazione cos come eventuali fenomeni vorticosi dai quali bene tenere una certa distanza. Come secondo aspetto potrebbe voler dire non capire in quale zona del temporale ci si sta muovendo, perdendo il pi importante soggetto fotografico di quel temporale. Gli stormchasers si avvalgono dellutilizzo di computer portatili, connessione internet mobili, stazioni meteorologiche mo-bili, software radar con connessione satellitare e non, con i quali scaricano i dati radar e meteorologici, indispensabili per muoversi tra temporali, tornado, fronti freddi, fronti caldi, basse pressioni, ecc. ecc.

    Come si scelgono le zone di caccia? Ci sono studi particolari da effettuare?La Target Zone costituita da una area previsionale che viene scelta dopo attente analisi dei principali modelli meteorologici disponibili sulla rete. Per raggiungerla spesso si debbono compiere centinaia di chilometri, specialmente se si caccia negli Stati Uniti dAmerica ove gli spazi sono davvero interminabili. In tal senso un cacciatore di tornado anche un previsore, pi o meno abile; latto previsio-nale rappresenta senza dubbio una delle pi grandi sfide dellarte della caccia al tornado. Essendo previsioni meteorologiche, e di fat-to pervase di quella probabilit derrore che contraddistingue ogni modello previsionale, sussiste la possibilit che esse siano imprecise o addirittura completamente errate. Ed ecco la ragion per cui pu accadere di viaggiare per centinaia di chilometri per intercettare dei temporali che in realt alla fine si sviluppano in un luogo diverso da quello previsto o ancora peggio, non si sviluppano del tutto. que-sta la situazione che in gergo viene definita bust. Se il bust molto

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    CACCIATORI DI TORNADOIntervista ad Andrea Griffa, medico e cacciatore di tornado

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    eclatante viene definito bust colossale.

    In Italia esistono tornado?Nel nostro paese i tornado sono dei fenomeni meteorologici as-solutamente presenti a dispetto della normale credenza popolare che vuole che i tornado non esistano ma che esistano soltanto trombe daria. Prima di tutto la parola tornado assolutamente sinonimo di tromba daria, in secondo luogo lItalia da sempre interessata da questo tipo di fenomeni, a tratti anche molto vio-lenti.Per quanto concerne il Nord, la pianura Padana da sempre col-pita dalle trombe daria con massimi sulla Pianura Veneta e Pie-montese, dal mese di Aprile fino a Settembre con picco in Giu-gno; il centro e il sud sono interessati tra fine Agosto e Dicembre con picco in Novembre. In questo ultimo caso le trombe marine (alias waterspout) la fanno da padrone e le zone maggiormente interessate sono Puglia, Sicilia (ragusano e catanese in primis), litorale laziale, campano e soprattutto toscano.Come si diceva in precedenza la frequenza dei nostri fenomeni vorticosi non cos alta come negli Stati Uniti ma il nostro ter-ritorio infinitesimamente inferiore quanto a superficie. Sicura-mente i media non aiutano i cacciatori di tornado nel calcolare la frequenza esatta dei nostri fenomeni a causa del radicato costume di definire tromba daria ogni episodio di vento indiscriminato che provoca dei danni. Esistendo questo mal costume dei media, potendoci basare solo sui tornado strettamente verificati da un punto di vista fotografi-co, possiamo con buona approssimazione statistica indicare come frequenza circa 5-10 tornado allanno e svariate decine di trombe marine sui nostri litorali.Da un punto di vista di intensit, anche qui la considerazione popolare che nel nostro paese non esistano trombe daria forti assolutamente errata. La Storia meteorologica italiana dimostra ampiamente che ci sono stati numerosi tornado violenti. Per stare su periodi recenti si sono sfiorate diverse tragedie tor-nadiche nel nostro paese, sebbene nessun media abbia dato mai risalto alla questione. -Solo nel 2001 il tornado di Arcore, MB ha imperversato con in-tensit EF3 tra Arcore e Concorezzo, apportando danni incredi-bili a capannoni industriali. La fortuna volle che il tornado tocc terra intorno alle 12 di un qualunque Sabato estivo italiano, con la maggior parte della gente in casa. Peraltro il mostro si sollev proprio prima di centrare in pieno il centro commerciale Le Torri Bianche, molto affollato a quellora.-Non si pu non citare il tornado di Vall di Riese del 2009 di scala EF3, che a tuttoggi non ci spieghiamo ancora come non ab-bia ucciso nessuno. Sicuramente il fatto da imputare alla solidit delle nostre costruzioni; non dimentichiamo il recente tornado di Venezia (giugno 2012) che poteva passare 1 km pi a ovest e avrebbe ucciso molti turisti.-Ma il dato pi eclatante costituito dal tornado di Taranto del Novembre 2012. Il wedge pi incredibile mai ripreso in Italia. 5000 operai rimasti a casa solo il giorno prima che un tornado de-vastante con un diametro di almeno 300 metri colpisse lindustria dell Ilva. Chiamarlo miracolo forse appropriato.Potremmo citare diversi altri esempi e in tutti questi siamo stati molto fortunati. Sar sempre cos?

    A quale velocit viaggiano i tornado?In merito alla velocit bisogna distinguere la velocit di rotazione della velocit di spostamento. I tornado possono viaggiare dai 10 chilometri allora fino a 100 -120 chilometri allora di spostamen-to, con velocit di rotazione al loro interno che possono variare da

    50 chilometri allora fino a 500 chilometri allora circa.

    Sul sito www.cacciatoriditornado.it leggo: Lo stormchasing si pu paragonare ad una avventura incredibile. Si scattano fotografie, si sta allaria aperta, ci si diverte con gli amici ma soprattutto si prova il brivido dellavventura, della sfida di sco-vare temporali violenti e tornado, che rappresenta lelemento cardine di questa disciplina. le chiedo: si mai trovato in peri-colo durante la caccia?Il vero pericolo della caccia ai tornado non sono i tornado, ma tutto ci che si pu trovare su una strada comune in quanto si fanno molti chilometri viaggiando. sto parlando di traffico, gente che guida male, poliziotti che impazziscono durante una tornado emergency sfrecciando avanti indietro con le loro vetture ecc ecc.

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