Articolo originale
ITALIAN ORAL SURGERY 2011;10(4):141-160 | 141
Riassunto Obiettivi : Lo scopo di questo lavoro era studiare il comportamento nel mascellare superiore di overdenture su barra “pianifi cate” supportate da impianti a connessione conometrica, esa-minando sopravvivenza e successo implantare, riassorbimento osseo e complicanze protesiche in pazienti con condizioni ossee favorevoli e sfavorevoli. Materiali e metodi : In un periodo di due anni, per questo studio sono stati selezionati 39 pa-zienti (22 maschi e 17 femmine). Ciascuna overdenture era ancorata a una barra suppor-tata da 4 impianti. In totale, sono stati inseriti 156 impianti a connessione conometrica in due gruppi di pazienti (Gruppo A, condizioni ossee favorevoli: 24 pazienti, 96 impianti; Gruppo B, condizioni ossee sfavorevoli: 15 pazienti, 60 impianti), rivalutati a 5 anni di distanza. I cri-teri di successo includevano l’assenza di dolore, suppurazione e mobilità clinica, una distanza tra la spalla dell’impianto e il primo contatto osseo visibile (DIB) < 2,0 mm e nessuna storia di essudazione. Qualsiasi complicanza protesica è stata registrata. Risultati : La sopravvivenza globale a 5 anni era del 97,2% (Gruppo A 97,9%; Gruppo B 96,5%). Tra gli impianti sopravvissuti, 136
Parole chiave :
Overdenture
“pianifi cate”
Impianti a connessione
conometrica
Stabilità meccanica
Microgap
Spostamento della
piattaforma
Key words :
“Planned” overdentures
Morse taper connection
implants
Mechanical stability
Microgap
Platform switching
Ricevuto il:
22 aprile 2010
Accettato il:
3 giugno 2010
Disponibile online:
22 luglio 2010
Overdenture su barra supportate da impianti a connessione conometrica nel mascellare superiore: studio prospettico a 5 anni Bar-retained maxillary overdentures supported by Morse taper connection implants: a prospective 5-year study
F. Mangano a , * , C. Mangano b , A. Macchi c , F. Briguglio d
a Libero Professionista in Gravedona, Como
b Professore a contratto, Scienze dei Biomateriali, Università degli Studi dell’Insubria Varese
c Titolare della Cattedra di Materiali Dentari, Università degli Studi dell’Insubria Varese
d Libero Professionista in Messina
* Autore di riferimento:
(C. Mangano)
1827-2452/$ - see front matter © 2010 Elsevier Srl. Tutti i diritti riservati.
doi:10.1016/j.ios.2010.06.002
Abstract Objectives : The aim of this study was to eva-luate the behaviour of “planned” bar-retained overdentures supported by Morse taper con-nection implants, in terms of implant success and survival, marginal bone resorption, and prosthetic complications, in the upper jaws of patients with favorable and unfavorable bone conditions. Materials and methods : Over a 2-year period, 39 patients (22 males and 17 females) were enrolled in the study. Each overdenture was anchored to a bar supported by 4 implants. A total of 156 Morse taper connection implants were inserted in two groups of patients (Group A, favorable bone conditions: 24 patients, 96 implants; Group B, unfavorable bone condi-tions: 15 patients, 60 implants). Results were evaluated 5 years later. Treatment was defi ned as successful when (1) there was no pain, sup-puration, or clinically detected mobility; (2) the distance between the implant shoulder and the fi rst crestal bone-implant contact point (DIB) was < 2.0 mm; and (3) there was no history of exudate. All prosthetic complications were re-corded. Results : The overall 5-year implant survival rate was 97.2% (Group A 97.9%; Group B 96.5%).
F. Mangano et al.
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Introduzione
Le overdenture supportate da impianti rappresen-
tano una valida alternativa alle protesi totali con-
venzionali nella riabilitazione di arcate totalmente
edentule [1] . L’impiego di impianti conferisce
maggiore stabilità alle protesi [2,3] , permettendo
ai pazienti di riprodurre una posizione di relazione
centrica corretta [4] . La stabilizzazione delle protesi
garantisce una migliore funzionalità masticatoria
[5,6] . Non sorprende quindi come le overdenture
supportate da impianti possano aumentare note-
volmente il grado di soddisfazione [7] e migliorare la
qualità di vita del paziente completamente edentulo
[8] . Studi a lungo termine hanno riportato eccellenti
risultati per le overdenture mandibolari supportate
da impianti [9–14] . Non altrettanto buoni, tuttavia,
sono i risultati a medio e a lungo termine riportati
per le overdenture nel mascellare superiore, in cui le
percentuali di sopravvivenza e successo implantari
sono notevolmente inferiori [15–18] . Gli impianti
posizionati a sostegno di overdenture nel mascel-
lare superiore hanno mostrato in diversi lavori per-
centuali di fallimento del 5-15% [4,19–21] e fi no
a oltre il 25% [22] . In un lavoro retrospettivo con
follow-up a 10 anni, Schwartz-Arad et al. [23] hanno
rilevato una percentuale di sopravvivenza implantare
decisamente inferiore nel mascellare superiore
(83,0%) rispetto a quella ottenuta nella mandibola
(99,5%). Questi risultati sono stati confermati da
un ulteriore e più recente studio a lungo termine
sulle overdenture su barra sostenute da impianti
nel mascellare superiore, in cui la sopravvivenza
implantare a 10 anni era dell’86,1% [24] . Le ragioni
CLINICAL IMPLICATIONS
Nel contesto di una riabilitazione con overdenture impianto-supportata, un accurato studio
preoperatorio dell’anatomia ossea residua del paziente (in termini di quantità e qualità), unitamente
al posizionamento di un numero suffi ciente di impianti di adeguata lunghezza e diametro, garanti-
sce nel mascellare superiore percentuali di sopravvivenza e successo implantare a medio e lungo
termine elevate e non dissimili a quelle che si ottengono con overdenture mandibolari.
In the rehabilitation of the upper jaw with implant-supported overdentures, an accurate
preoperative evaluation of the residual bone (quantity and quality) and use of a suffi cient number
of implants with appropriate lengths and diameters allow mid- and long-term rates of implant
success and survival that are similar to those observed with mandibular overdentures .
(94,4%) erano classifi cati nel gruppo del succes-so implantare. A 5 anni, il valore DIB medio era di 0,78 ± 0,54 mm (Gruppo A 0,78 ± 0,53 mm; Gruppo B 0,77 ± 0,55 mm). Si sono registrate minime complicanze protesiche. Conclusioni : Con overdenture “pianifi cate” nel mascellare superiore supportate da impianti a connessione conometrica è possibile ottenere percentuali di sopravvivenza e successo implan-tare soddisfacenti. © 2010 Elsevier Srl. Tutti i diritti riservati.
One hundred thirty-six of the surviving im-plants (94.4%) were classifi ed as implant suc-cesses. At the 5-year examination, the mean DIB was 0.78 ± 0.54 mm (Group A 0.78 ± 0.53 mm; Group B 0.77 ± 0.55 mm). Very few prosthetic complications were reported. Conclusions : With “planned” bar-retained ma-xillary overdentures supported by Morse taper connection implants, satisfactory implant survi-val and implant success rates can be achieved. © 2010 Elsevier Srl. All rights reserved.
Overdenture su barra supportate da impianti a connessione conometrica
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che potrebbero spiegare questa discrepanza di
risultati sono molteplici. In primo luogo, il grado
di compromissione del tessuto osseo è spesso
maggiore nel mascellare superiore che nella mandi-
bola, in termini sia di quantità sia di qualità [16,25] .
La scarsa qualità ossea rappresenta un potenziale
rischio per il fallimento implantare, perché la densità
ossea è senz’altro un fattore di grande importan-
za nel garantire la stabilità primaria e, con essa, la
predicibilità della terapia stessa [26] .
Il risultato a lungo termine di una terapia implan-
tare non dipende però soltanto da fattori legati al
sito ricevente, come quantità e qualità ossea, ma
anche da tipo, numero, posizione e distribuzione
degli impianti [26] . Recentemente, alcuni lavori nel
mascellare superiore hanno introdotto una distin-
zione tra overdenture “pianifi cate” e non pianifi cate ,
riportando percentuali di sopravvivenza e successo
implantare inferiori per queste ultime [17,22,27] .
Un’overdenture può rappresentare una soluzio-
ne per una situazione di emergenza, appunto non
pianifi cata, laddove il posizionamento di un nume-
ro insuffi ciente di impianti o la perdita di fi xture in
corso d’opera rendano impraticabile una riabilita-
zione protesica fi ssa tipo full-arch. Un’overdenture
“pianificata” è invece il risultato di un sofisticato
piano di trattamento, che include un’accurata
diagnosi preoperatoria (impiego di tomografia
computerizzata [TC] e software per la ricostruzione
tridimensionale dell’osso mascellare) allo scopo di
inquadrare con precisione assoluta la situazione
anatomica del paziente (quantità e qualità ossea) e
prevede l’inserimento di un suffi ciente numero di
impianti, di adeguata lunghezza e diametro, con
la migliore posizione, distribuzione e inclinazione
possibili [27,28] . L’impiego della TC come strumen-
to per l’analisi tridimensionale preoperatoria della
quantità ossea residua dei pazienti implantologici
è stato introdotto da Schwartz et al. [29] . L’analisi
delle immagini assiali, panoramiche e trasversali
prodotte dalla TC permette al clinico di valutare
tridimensionalmente e con notevole precisione la
quantità di osso residuo e il grado di riassorbimento
dei mascellari. Oggigiorno, l’ampia diffusione della
TC, combinata con l’impiego di specifi ci software
di ricostruzione tridimensionale, permette non solo
di valutare effi cacemente il grado di riassorbimen-
to osseo, ma anche la qualità ossea (densità) nei
diversi siti di impianto. Misch [30] ha introdotto una
classifi cazione molto chiara della quantità ossea
residua del mascellare superiore, attraverso la
defi nizione di 4 classi di riassorbimento:
A grande quantità ossea residua (altezza
> 15 mm e spessore > 5 mm);
B quantità ossea residua suffi ciente (altezza
12-15 mm e spessore > 5 mm);
C altezza e spessore sfavorevoli (altezza
10-12 mm e spessore < 5 mm);
D atrofi a marcata (altezza < 10 mm e spessore
< 5 mm).
Numerosi autori hanno inoltre cercato di defini-
re una classifi cazione della densità ossea basata
sulle unità Hounsfeld (HU) rilevate da scansioni
TC preimplantari. Tra questi, lo stesso Misch ha
descritto cinque diversi livelli di densità ossea, da
D1 (massima densità) a D5 (minima densità), con
valori rispettivamente > 1250, 850-1250, 350-850,
150-350 e < 150 HU [30] . A oggi, l’impiego di 4
impianti splintati da una barra rappresenta la solu-
zione più utilizzata a sostegno delle overdenture nel
mascellare superiore [31] .
Scopo di questo lavoro prospettico è analizzare i
risultati a 5 anni con overdenture “pianifi cate” nel
mascellare superiore, esaminando in particolare la
sopravvivenza implantare, il successo implantare
(defi nito dalla salute dei tessuti mucosi e dalla sta-
bilità del tessuto osseo peri-implantare) e le compli-
canze di natura protesica in pazienti con anatomia
ossea favorevole e sfavorevole.
Materiali e metodi
Selezione dei pazienti
Dal gennaio 2003 al gennaio 2005, in totale sono
stati selezionati 39 pazienti (22 uomini e 17 donne,
45-72 anni, età media 65,4 anni) per questo studio
prospettico. Tutti i pazienti selezionati presentava-
no edentulismo totale del mascellare superiore e
avevano un’altezza e uno spessore ossei adegua-
ti al posizionamento di impianti come minimo di
3,3 mm in diametro e 8,0 mm in lunghezza. Sono
stati esclusi i pazienti con spazi intermascellari in-
suffi cienti, che avrebbero impedito il contenimento
intraprotesico di un sistema di ancoraggio a barra, e
F. Mangano et al.
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i pazienti con malattie neoplastiche della testa e del
collo, che avrebbero comportato la necessità di una
terapia radiante, oppure sofferenti di malattie siste-
miche dismetaboliche (diabete mellito non control-
lato) o neurologiche. Infi ne, sono stati esclusi dallo
studio i pazienti con una forte abitudine al fumo ( > 15
sigarette al giorno). Tutti i pazienti hanno fi rmato un
consenso informato e il disegno dello studio è stato
approvato dal Comitato Etico locale.
Pianifi cazione della terapia
La pianifi cazione della fase chirurgica prevedeva,
per ciascun paziente, l’esecuzione di una radio-
grafi a panoramica, per l’inquadramento generale
del caso, seguita da una TC. I dati ricavati dalla
TC sono stati importati all’interno di uno specifi -
co software di navigazione implantare (Simplant ® ,
Materialise, Leuven, Belgio) allo scopo di realizzare
una ricostruzione tridimensionale (3D) dell’arcata
mascellare edentula di ciascun paziente ( fi gg. 1 e 2 ) .
Con l’ausilio di questo software, è stato possibile
determinare precisamente l’altezza, lo spessore e
l’angolazione della cresta ossea in corrispondenza
di ciascun sito implantare, nonché la corrispondente
densità ossea, in base alla presenza relativa di osso
compatto o trabecolato.
In accordo con Misch [30] , il mascellare superiore
di ciascun paziente è stato collocato in una delle
quattro classi di riassorbimento (A, B, C, D) e in una
delle 5 classi di densità ossea progressive (D1, D2,
D3, D4, D5) ( tabella I ) . In base a tutte queste infor-
mazioni relative a quantità (altezza e spessore) e
qualità (densità) ossee residue, i pazienti sono stati
poi assegnati a due diversi gruppi: al primo gruppo
(Gruppo A) sono stati ascritti i pazienti con quantità
e qualità ossee accettabili (classe di riassorbimento
A-B, densità D2-D3), mentre nel secondo gruppo
(Gruppo B) sono stati inclusi i pazienti con rias-
sorbimento osseo importante (classe di riassor-
bimento C-D) e/o scarsa qualità ossea (densità
D4-D5) ( tabella II ) . Lo studio preliminare prevedeva
naturalmente un accurato esame dei tessuti molli,
impronte preliminari in alginato e colatura dei mo-
delli. I modelli studio delle arcate sono stati montati
in articolatore a valori medi e si è proceduto a una
ceratura diagnostica per valutare i rapporti inter-
mascellari e gli spazi a disposizione per il sistema
di ancoraggio a barra.
TABELLA I – DISTRIBUZIONE DEI MASCELLARI SUPERIORI IN RELAZIONE A DENSITÀ E CLASSE DI RIASSORBIMENTO
OSSEO [30]
Classi di riassorbimento osseo
Densità ossea A B C D Totale
D1 0 0 0 1 1
D2 2 6 2 0 10
D3 4 12 8 0 24
D4 0 4 0 0 4
D5 0 0 0 0 0
Totale 6 22 10 1 39
Figg. 1-2
La ricostruzione
tridimensionale mette
in evidenza la presenza
di difetti ossei residui
all’estrazione di denti
compromessi e permette
la simulazione
del posizionamento
degli impianti.
Fig. 1
Fig. 2
Overdenture su barra supportate da impianti a connessione conometrica
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Inserimento degli impianti
L’anestesia locale è stata ottenuta con infi ltrazione
plessica di articaina al 4% con adrenalina 1:100.000
(Ubistesin ® , 3 M Espe, St. Paul, MN, USA). Sulla
cresta edentula è stata realizzata un’incisione, con
o senza incisioni di scarico, e sono stati sollevati
due lembi a spessore totale per poter esporre la
cresta ossea residua. In ciascun paziente sono stati
inseriti quattro impianti, nel mascellare superiore,
per un totale di 156 impianti in un periodo di 2 anni
(gennaio 2003-gennaio 2005). Il sistema implanta-
re impiegato in questo studio (Sistema Implantare
Leone ® , Sesto Fiorentino, Italia) è caratterizzato
da una connessione conometrica tra il moncone e
l’impianto (con angolo di 1,5°) ( fi g. 3 ) .
La preparazione dei siti di impianto è stata con-
dotta con frese a diametro incrementale (2,8 mm
per posizionare un impianto di 3,3 mm di diame-
tro; 2,8 e 3,5 mm per posizionare un impianto di
4,1 mm di diametro e 4,2 mm per preparare il si-
to per un impianto di 4,8 mm di diametro) sotto
costante irrigazione. Gli impianti sono stati inseriti
in corrispondenza dell’area dell’incisivo laterale e
del primo premolare superiore e posizionati a li-
vello della cresta ossea. Il diametro più utilizzato
è risultato il 4,1 mm, con un totale di 109 impianti
posizionati (69,9%), seguito dal diametro 4,8 mm
con 38 impianti (24,3%) e dal diametro 3,3 mm con
9 impianti (5,8%). Le lunghezze più utilizzate sono
risultate 12 mm (84 impianti; 53,8%) e 10 mm (42
impianti; 26,9%), seguite da 14 mm (26 impianti;
16,7%) e 8 mm (4 impianti; 2,6%). La distribuzione
degli impianti per lunghezza e diametro nei due
gruppi di pazienti è riportata nella tabella III . I lembi
sono stati riposizionati a completa copertura
degli impianti e si è poi passati alla sutura con punti
TABELLA II – DISTRIBUZIONE DEI PAZIENTI IN BASE AI
DUE GRUPPI (A-B)
Gruppo A Gruppo B Totale
Maschi 17 5 22
Femmine 7 10 17
Totale 24 15 39
Fig. 3
Sezione della
connessione conometrica
tra moncone e impianto.
Fig. 3
TABELLA III – DISTRIBUZIONE DEGLI IMPIANTI PER LUNGHEZZA E DIAMETRO (IN MM) NEI DUE GRUPPI DI PAZIENTI (A-B)
Gruppo A
8,0 10,0 12,0 14,0
3,3 0 0 2 0 2
4,1 0 10 46 13 69
4,8 0 4 12 9 25
0 14 60 22 96
Gruppo B
8,0 10,0 12,0 14,0
3,3 0 3 2 2 7
4,1 2 18 18 2 40
4,8 2 7 4 0 13
4 28 24 4 60
Totale
8,0 10,0 12,0 14,0
3,3 0 3 4 2 9
4,1 2 28 64 15 109
4,8 2 11 16 9 38
4 42 84 26 156
F. Mangano et al.
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singoli interrotti (Supramid ® , Novaxa Spa, Milano,
Italia) ( fi gg. 4 e 5 ) .
Postoperatorio
A tutti i pazienti è stato prescritto un antibiotico,
2 g/die per 6 giorni complessivi di trattamento
(Augmentin ® , GlaxoSmithKline Beecham, Brentford,
Gran Bretagna). Il dolore postoperatorio è stato
controllato somministrando 100 mg di nimesulide
al bisogno (Aulin ® , Roche Pharmaceutical, Basilea,
Svizzera) per un massimo di 2 somministrazioni
al giorno, nei soli 2 giorni immediatamente suc-
cessivi all’intervento. Sono state date dettagliate
informazioni riguardo all’igiene orale, con prescri-
zione di sciacqui con collutorio a base di clorexidina
allo 0,12% per i 7 giorni successivi all’intervento
(Chlorexidine ® , OralB, Boston, MA, USA).
Periodo di guarigione
Le suture venivano rimosse a distanza di 8-10 giorni.
È stata adottata una tecnica a due tempi, con guari-
gione prevalentemente sommersa degli impianti per
un periodo di 3-4 mesi. Immediatamente dopo la
chirurgia, la protesi totale convenzionale provvisoria
è stata ribasata con resina morbida (Soft Liner ® , GC
Corporation, Tokyo, Giappone) per non interferire in
alcun modo con il processo di osteointegrazione
degli impianti. Questa stessa protesi è stata portata
dai pazienti fi no al momento della scopertura, quan-
do, attraverso un’incisione mesio-distale in cresta,
limitata ai siti implantari, gli impianti sono stati portati
alla luce. Le cover cap sono state sostituite dagli
abutment di guarigione e si è poi provveduto a una
nuova ribasatura con resina morbida.
Sistema di ancoraggio e costruzione della protesi
Due settimane dopo la scopertura, gli abutment
di guarigione sono stati rimossi e si è procedu-
to all’impronta per la costruzione della barra con
un materiale di precisione (Hydrorise ® , Zhermack,
Badia Polesine, Italia). Contestualmente, è stata
rilevata un’impronta generica in alginato (Neocol-
loid ® , Zhermack, Badia Polesine) per la costruzione
del cucchiaio funzionale. In laboratorio, ricevuta
l’impronta con i transfert di posizione, sono stati
assemblati gli analoghi degli impianti ed è stato
sviluppato il modello in gesso. Sugli analoghi sono
stati inseriti i monconi per la barra in titanio grado 5,
sui quali si sono modellate le cappette utilizzando
una resina calcinabile o preferibilmente cappette
d’oro preformate. I segmenti di barra prefabbricati
sono stati poi saldati: la struttura era pronta per la
prova nella cavità orale. Allo stesso tempo, si è co-
lata l’impronta in alginato e si è passati alla costru-
zione del funzionale, scaricando opportunamente
la zona dove la barra sarebbe stata alloggiata. La
sovrastruttura di ancoraggio scelta consisteva nella
maggior parte dei casi (25 pazienti) in una barra
a cavaliere d’oro rigida a sezione ovale con due
o più attacchi a clip di Dolder (Cendres Metaux ® ,
Biel, Svizzera) con o senza estensioni. In alterna-
tiva (14 pazienti) sono state usate barre fuse con
attacchi di precisione Ceka (Ceka NV ® , Anversa,
Belgio). Tutte le barre erano comunque sostenute
da 4 impianti. Nella stessa seduta di prova della
barra nella cavità orale è stata rilevava l’impronta
Figg. 4-5
Posizionamento guidato
degli impianti e suture.
Fig. 4
Fig. 5
Overdenture su barra supportate da impianti a connessione conometrica
ITALIAN ORAL SURGERY 4/2011 | 149
defi nitiva con il cucchiaio funzionale, all’interno del
quale è rimasta inglobata la barra. In laboratorio,
si è proceduto alla colatura del modello master, al
montaggio in articolatore e alla costruzione della
protesi defi nitiva. Ultimata la rifi nitura della barra,
è stata condotta un’ulteriore prova della stessa
insieme alle prove estetiche e funzionali della pro-
tesi defi nitiva. L’applicazione della protesi e della
barra è avvenuta successivamente con il controllo
di tutti i parametri occlusali, estetici e fonetici. Tutte
le overdenture presentavano un disegno a ferro di
cavallo e consistevano in una struttura metallica di
rinforzo con una sovrastruttura in resina acrilica. In
tutto, il tempo trascorso dal posizionamento degli
impianti alla consegna della protesi non superava
5 mesi (fi gg. 6-11) .
Valutazione clinica e radiografi ca
Per ciascun singolo impianto, a 5 anni di distanza
dall’inserimento sono stati presi in considerazione i
seguenti parametri clinici:
Fig. 6
Monconi per la barra
posizionati sugli impianti.
Fig. 6
Fig. 7
Barra applicata e avvitata
sui monconi.
Fig. 7
Fig. 8
Protesi con gli attacchi
inseriti.
Fig. 8
Fig. 10
Radiografi a panoramica
della riabilitazione
con overdenture appena
applicata.
Fig. 10
Fig. 9
Protesi al momento
dell’applicazione.
Fig. 9
Fig. 11
Radiografi a panoramica
di controllo a 5 anni
dall’applicazione.
Fig. 11
F. Mangano et al.
150 | ITALIAN ORAL SURGERY 4/2011
• presenza/assenza di dolore-sensibilità;
• presenza/assenza di suppurazione-essudazione;
• presenza/assenza di mobilità, testata con metodo
manuale, utilizzando il manico di due specchietti
dentali [32] .
Sono state inoltre eseguite radiografie endorali
periapicali con centratore di Rinn (Rinn ® , Dentsply,
Elgin, IL, USA) e radiografie panoramiche al
momento dell’inserimento degli impianti (basale) e
a 1 e 5 anni, per due differenti ragioni:
• valutare la presenza/assenza di radiotrasparenza
peri-implantare continua;
• misurare la distanza tra la spalla dell’impianto e il
primo contatto osseo visibile ( distance between
the implant shoulder and the fi rst visible bone
contact , DIB) in mm nei siti mesiale e distale
all’impianto [33] .
Grazie a queste ultime valutazioni è infatti possibile
registrare eventuali modifi cazioni nella dimensione
verticale dell’osso intorno all’impianto e procedere
a una valutazione della stabilità del tessuto osseo
peri-implantare nel corso del tempo. Per potere
correggere eventuali distorsioni dimensionali dovute
alla radiografi a, la lunghezza apparente (misurata
direttamente sulla radiografi a) è stata confrontata
alla lunghezza reale dell’impianto, già nota, intro-
ducendo la seguente proporzione
Lunghezza impianto rx: Lunghezza impianto
reale = Difetto rx: Difetto reale
attraverso la quale è stato possibile stabilire, con
discreta precisione, l’eventuale entità della perdita
ossea verticale attorno all’impianto nei due siti di
misurazione [34] .
Criteri di sopravvivenza e di successo implantare
La valutazione della sopravvivenza e del successo
implantare è stata condotta in base a moderni pa-
rametri clinico-radiografi ci [35] .
Gli impianti sono anzitutto stati distinti nelle categorie
“sopravvissuti” e “falliti”. Un impianto era defi nito
“sopravvissuto” se ancora in funzione e sotto cari-
co a 5 anni dall’inserimento. Viceversa, gli impianti
andati perduti, così come gli impianti che presen-
tavano dolore alla funzione e mobilità, e che so-
no stati di conseguenza rimossi, erano considerati
“falliti”. Le cause del fallimento erano mobilità per
mancata osteointegrazione o sopravvenuta
infezione, peri-implantite ricorrente o perdita di
osso legata a sovraccarico protesico. Il fallimen-
to era defi nito “precoce” qualora si fosse verifi cato
prima della connessione del moncone con l’impianto;
viceversa, se si era verifi cato nei mesi successivi
alla connessione con il moncone, era definito
“tardivo”.
Nell’ambito degli impianti “sopravvissuti”, in base ai
dati clinico-radiografi ci precedentemente raccolti,
sono stati distinti tre gruppi:
• Gruppo 1: successo implantare
- assenza di dolore sotto carico;
- assenza di suppurazione;
- assenza di mobilità clinica;
- DIB < 2,0 mm;
- nessuna storia precedente di essudazione.
• Gruppo 2: sopravvivenza soddisfacente
- assenza di dolore sotto carico;
- assenza di suppurazione;
- assenza di mobilità clinica;
- DIB 2-4 mm;
- nessuna storia precedente di suppurazione.
• Gruppo 3: sopravvivenza con compromissione
- fastidio o sensibilità alla funzione;
- assenza di mobilità clinica;
- DIB > 4 mm;
- precedente storia di essudazione.
Inoltre, come ultimo dato sensibile, è stata presa in
considerazione la funzione della protesi e qualsiasi
complicanza di natura protesica (perdita di connes-
sione tra moncone e impianto, la perdita o frattura
delle clip di ancoraggio, allentamento o rottura degli
attacchi di precisione, frattura della resina acrilica
o dei denti della protesi) è stata opportunamente
segnalata.
Risultati
Sopravvivenza implantare
Due pazienti (8 impianti) non hanno potuto essere
presenti all’ultimo controllo a 5 anni dall’inserimento
degli impianti e sono stati considerati drop-out. Al
termine dello studio, con 37 pazienti rintracciabili
(148 impianti), la sopravvivenza implantare globale
Overdenture su barra supportate da impianti a connessione conometrica
ITALIAN ORAL SURGERY 4/2011 | 151
era del 97,2%, con 144 impianti ancora in funzio-
ne. Quattro impianti in tutto hanno fallito e sono
stati rimossi. Tre di questi sono stati classifi cati tra i
“fallimenti precoci”, mostrando mobilità clinica
dovuta a mancata osteointegrazione o infezione
ricorrente con dolore e suppurazione prima della
connessione con il moncone. Il solo impianto fallito
dopo la connessione con l’abutment è stato defi nito
“fallimento tardivo”. Questo impianto è stato perso
nel corso del terzo anno di funzione e tale fallimento
è stato attribuito a sovraccarico meccanico, con
perdita d’osso progressiva senza alcun segno di
infezione peri-implantare. All’interno del gruppo di
pazienti con condizioni ossee favorevoli (Gruppo A,
riassorbimento osseo minimo e buona densità os-
sea) la sopravvivenza implantare a 5 anni è risultata
del 97,9%, con due impianti falliti (fallimenti precoci),
mentre all’interno del gruppo di pazienti con condi-
zioni ossee sfavorevoli (Gruppo B, riassorbimento
osseo marcato e/o scarsa densità ossea) la so-
pravvivenza implantare a 5 anni è stata del 96,5%,
con due impianti falliti (un fallimento precoce e uno
tardivo) ( tabella IV ) .
Successo implantare
Su 148 impianti controllabili, 144 erano ancora in
funzione al termine dello studio. Fra tutti questi im-
pianti, 136 (94,4%) sono stati classifi cati all’interno
del gruppo di successo implantare. Nessuno di
questi impianti, infatti, presentava dolore o mo-
bilità clinica, suppurazione o essudazione, e tutti
presentavano un DIB medio < 2,0 mm. Sei impianti
(4,1%) sono stati invece classifi cati all’interno del
secondo gruppo, ovvero quello della sopravvivenza
soddisfacente. Questi impianti non presentavano
dolore, mobilità clinica, suppurazione o essuda-
zione, ma rivelavano un DIB medio compreso tra
2 e 4 mm, associato a un sondaggio parodontale
profondo. Tra questi 6 impianti, 4 erano stati inseriti
in pazienti appartenenti al Gruppo A (condizioni
ossee favorevoli) e 2 in pazienti appartenenti al
Gruppo B (condizioni ossee sfavorevoli). Infi ne, 2
soli impianti (1,4%) sono stati classifi cati all’inter-
no del terzo gruppo, quello della sopravvivenza
con compromissione. Questi 2 impianti presen-
tavano una storia di essudazione, con una certa
sensibilità alla funzione, e DIB medio > 4 mm. Tutti
questi impianti erano stati inseriti in pazienti appar-
tenenti al Gruppo A (condizioni ossee favorevoli). La
valutazione radiografi ca degli impianti ha rivelato
complessivamente una distanza media tra la spalla
dell’impianto e il primo contatto osseo di 0,62 (±
0,39 mm) e 0,78 (± 0,54) mm rispettivamente, a 1
e 5 anni dall’inserimento degli impianti. Minimi sono
stati i cambiamenti del livello osseo da 1 a 5 anni,
così come minime sono risultate le differenze tra i
due diversi gruppi di pazienti (Gruppo A: DIB a 1
anno 0,60 ± 0,35 mm, DIB a 5 anni 0,78 ± 0,53 mm;
Gruppo B: DIB a 1 anno 0,67 ± 0,45 mm, DIB a 5
anni 0,77 ± 0,55 mm) ( tabella V ) .
Complicanze protesiche
Non è stata registrata alcuna perdita di connessione
tra moncone e impianto: tutte le complicanze pro-
tesiche riscontrate nel corso di questo studio infatti
avevano a che fare con i sistemi di ancoraggio della
protesi agli impianti, e in particolare con gli elementi
che collegavano la barra alla protesi o con la barra
stessa ( tabella VI ) . La complicanza maggiormen-
te riscontrata era rappresentata dal distacco (8) o
dalla frattura (1) delle clip di ancoraggio alla barra,
nelle barre con attacco a cavaliere. Questi eventi si
sono verifi cati in tutto in 6 pazienti. Nei sistemi di
ancoraggio di precisione, le complicanze riscontrate
erano rappresentate da allentamento dell’attacco
TABELLA IV – NUMERO DI IMPIANTI INSERITI E FALLITI NEI DUE GRUPPI DI PAZIENTI (A-B)
Gruppo A Gruppo B Totale
Impianti inseriti 96 60 156
Drop-out 4 4 8
Fallimenti precoci 2 1 3
Fallimenti tardivi 0 1 1
TABELLA V – DISTANZA TRA LA SPALLA DELL’IMPIANTO E IL PRIMO CONTATTO
OSSEO VISIBILE (DIB, MEDIA ±DS) NEI DUE GRUPPI DI PAZIENTI (A-B) A 1 E 5 ANNI
DIB (media ±DS)
Gruppo A Gruppo B Totale
1 anno 0,60 ± 0,35 mm 0,67 ± 0,45 mm 0,62 ± 0,39 mm
5 anni 0,78 ± 0,53 mm 0,77 ± 0,55 mm 0,78 ± 0,54 mm
F. Mangano et al.
154 | ITALIAN ORAL SURGERY 4/2011
(2) o frattura dello stesso (1). Queste complicanze
si sono verifi cate in 3 pazienti. In 2 pazienti è sta-
ta inoltre riscontrata la frattura della protesi, che è
stata necessariamente sostituita; la causa di queste
fratture è stata individuata nell’eccessivo ingombro
dato dalla costruzione della barra, che è stata per-
tanto modifi cata e ridotta in volume. Infi ne, in altri
2 pazienti si è osservata la frattura della barra a
carico delle estensioni libere posteriori (cantilever)
costruite per ampliare la superfi cie di attacco. In
tali casi sono state eliminate le estensioni spostan-
do le clip di ancoraggio nelle zone più anteriori
(vedi tabella VI ) .
Discussione
In contrasto con le eccellenti percentuali di soprav-
vivenza e successo implantare ormai inequivoca-
bilmente documentate da numerosi studi a lungo
termine sulle overdenture mandibolari [9–14] , diversi
lavori hanno descritto un elevato numero di fallimenti
e complicanze per gli impianti a supporto di overden-
ture nel mascellare superiore [15–24] . Questi risultati
sono stati correlati all’anatomia del sito ricevente,
perché una condizione di marcato riassorbimento
(con riduzione in altezza e spessore) e scarsa densità
ossea possono costringere il chirurgo a inserire im-
pianti più corti e di diametro ridotto e, più in generale,
avere conseguenze sulla stabilità primaria degli stessi
[25,28] . Recenti lavori hanno tuttavia evidenziato
come la realizzazione di overdenture “pianifi cate”
possa garantire, anche nel mascellare superiore,
percentuali di sopravvivenza e di successo note-
volmente superiori a quelle ottenute in passato in
situazioni di emergenza [36] . Una situazione di emer-
genza, come abbiamo visto, è un’overdenture non
programmata e divenuta necessaria a causa della
perdita di alcuni impianti, nel contesto originario di
una riabilitazione fi ssa di tipo full-arch. Un lavoro
recente su overdenture “pianifi cate” sostenute da 4
impianti splintati da barra nel mascellare superiore
anteriore ha evidenziato una sopravvivenza cumu-
lativa implantare a 5 anni superiore al 98% [28] . In
questo lavoro, gli autori hanno poi dimostrato come
il posizionamento di impianti a sostegno di overden-
ture su barra nelle regioni posteriori del mascellare
superiore (in aree sottoposte a rigenerazione con
rialzo del seno mascellare) possa rappresentare una
valida alternativa terapeutica al più classico inse-
rimento nella regione anteriore. Nelle condizioni in
cui un esteso riassorbimento osseo abbia ridotto il
mascellare superiore anteriore in altezza e spessore,
infatti, il posizionamento posteriore in seno mascella-
re rigenerato sembra rappresentare un’opzione pre-
dicibile [28] . In condizioni in cui la regione anteriore
del mascellare superiore presenti limitazioni anatomi-
che, infatti, è necessario ricorrere a impianti corti o di
diametro ridotto. In due diversi lavori, Widbom et al.
[22] e Meriscke-Stern [21] hanno evidenziato un’ele-
vata incidenza di perdita di impianti corti posizionati
nella maxilla anteriore. In luogo dell’inserimento di
impianti corti, soggetti a maggior rischio di fallimento,
nella maxilla anteriore, il posizionamento “pianifi cato”
di impianti nelle regioni posteriori rigenerate può
davvero rappresentare una valida alternativa [28] .
TABELLA VI – COMPLICANZE PROTESICHE
Complicanze meccaniche Frequenza N. casi
Perdita della clip di ancoraggio 1 volta 3
2 volte 1
3 volte 1
Frattura della clip di ancoraggio 1 volta 1
Frattura della protesi (resina) 1 volta 2
Frattura della barra 1 volta 2
Allentamento dell’attacco di precisione 1 volta 2
Rottura dell’attacco di precisione 1 volta 1
Perdita di connessione tra barra e moncone 0
Perdita di connessione tra moncone e impianto 0
Overdenture su barra supportate da impianti a connessione conometrica
ITALIAN ORAL SURGERY 4/2011 | 155
In un altro studio su overdenture “pianificate”,
Sanna et al. [27] hanno ottenuto risultati eccellenti
con 4-6 impianti a sostegno di una barra, inseriti nella
regione anteriore del mascellare superiore, con una
sopravvivenza cumulativa del 99,3% dopo 10 anni
di funzione. Questi lavori hanno dimostrato come
l’utilizzo di un numero minimo di impianti, di suffi -
ciente lunghezza e diametro, in combinazione con
tecniche rigenerative e un’accurata pianifi cazione
preoperatoria del posizionamento implantare, at-
traverso l’esatta defi nizione della quantità e della
qualità ossea residua, possano costituire fattori chia-
ve nell’aumentare le percentuali di sopravvivenza e
successo per impianti a sostegno di overdenture
maxillari [28,36] .
Il nostro studio “pianifi cato” su 156 impianti a con-
nessione conometrica inseriti a sostegno di over-
denture maxillari sembra confermare questi risultati,
con una sopravvivenza globale a 5 anni del 97,2%
e solo 4 impianti falliti e rimossi, 3 nel periodo di
guarigione e prima della connessione con il mon-
cone (fallimenti precoci) e uno durante il terzo anno
di funzione (fallimento tardivo). Minime differenze
sono emerse tra le percentuali di sopravvivenza nel
gruppo di pazienti con condizioni ossee favorevoli
(Gruppo A: sopravvivenza a 5 anni del 97,9%, con
2 fallimenti precoci) e in quello di pazienti con con-
dizioni ossee sfavorevoli (Gruppo B: sopravvivenza
a 5 anni del 96,5%, con 1 fallimento precoce e 1
fallimento tardivo). Nel nostro lavoro, infatti, è stata
ottenuta un’elevata sopravvivenza anche nei siti con
densità ossea scarsa, se era presente un volume
osseo adeguato per il posizionamento degli impian-
ti. Fra tutti gli impianti sopravvissuti, il 94,4% (136
impianti) apparteneva alla categoria del successo
implantare, con eccellente salute dei tessuti mucosi
peri-implantari, mentre soltanto 6 impianti (4,1%)
erano inclusi nel gruppo della sopravvivenza sod-
disfacente e solo 2 impianti (1,4%) rientravano nel
gruppo della sopravvivenza con compromissione.
L’ottima salute dei tessuti peri-implantari era con-
fermata dai valori medi della distanza tra la spal-
la dell’impianto e il primo contatto osseo visibile
(DIB) rilevati, rispettivamente di 0,62 (± 0,39 mm)
e 0,78 (± 0,54) mm a 1 e 5 anni dall’inserimento
degli impianti. Notevole è risultata la stabilità del
tessuto osseo intorno agli impianti, con minima
perdita ossea verticale da 1 a 5 anni, così come
minime erano le differenze di valori tra i due gruppi
di pazienti (Gruppo A: DIB a 1 anno 0,60 ± 0,35 mm,
DIB a 5 anni 0,78 ± 0,53 mm; Gruppo B: DIB a 1
anno 0,67 ± 0,45 mm, DIB a 5 anni 0,77 ± 0,55 mm).
Da un lato, questi dati sono incoraggianti perché,
pur in presenza di condizioni ossee sfavorevoli del
sito ricevente, la perdita di tessuto osseo a 5 anni
è risultata contenuta e del tutto simile a quella ve-
rifi catasi in pazienti con anatomia più favorevole;
dall’altro, sono in linea con le ultime evidenze della
letteratura. In un recente lavoro, Heckmann et al.
[37] hanno dimostrato come la presenza di micro-
movimenti all’interfaccia tra moncone e impianto
possa rappresentare una minaccia per la stabilità
del tessuto osseo peri-implantare e determinare
riassorbimento osseo. Benché questo mecca-
nismo debba ancora essere chiarito, è evidente
come la connessione conometrica tra moncone
e impianto, grazie a un’eccellente stabilità mecca-
nica che determina, dopo l’attivazione, una vera
e propria “fusione fredda” tra fi xture e abutment
[38,39] , sia in grado di ridurre i micro-movimenti
interfacciali, prevenendo così il riassorbimento os-
seo peri-implantare. Nei sistemi implantari in cui la
connessione tra moncone e impianto è ottenuta
tramite l’interposizione di una vite di connessione,
la letteratura ha ampiamente descritto l’esistenza
di un microgap di dimensioni variabili (40-100 � m)
[40–43] . Questo microgap può essere colonizzato
da batteri in grado di sostenere un’infi ammazione
dei tessuti mucosi peri-implantari e determinare
una conseguente perdita d’osso [40–43] . La con-
nessione conometrica tra moncone e impianto,
diminuendo in modo signifi cativo le dimensioni del
microgap (1-3 � m) interfacciale, crea un effi ciente
sigillo alla penetrazione batterica [44] , riducendo
il grado di infi ammazione dei tessuti mucosi peri-
implantari e il conseguente riassorbimento osseo
[45] . Negli impianti a connessione conometrica,
infi ne, il profi lo di emergenza del moncone può ga-
rantire i vantaggi ottenibili attraverso l’applicazione
del principio dello “ spostamento della piattafor-
ma ” [46] . Nei sistemi implantari con connessione
avvitata, lo spostamento della piattaforma per-
mette di aumentare la distanza fra il microgap e
la cresta ossea, allontanando così i batteri dalla
stessa, e riducendo quindi al minimo il rischio di
riassorbimento osseo [47,48] . Il microgap nella
F. Mangano et al.
156 | ITALIAN ORAL SURGERY 4/2011
connessione conometrica è notevolmente ridot-
to e non rappresenta un problema, ma il profi lo di
emergenza del moncone garantisce un’eccellente
guarigione tissutale, aumentando lo spessore e la
consistenza dei tessuti molli peri-implantari, fi no
a creare un vero e proprio sigillo transmucoso, in
grado di proteggere l’osso dal riassorbimento
[49,50] . Infi ne, le complicanze protesiche registra-
te nel corso del nostro lavoro erano unicamente
correlate alla struttura di stabilizzazione della protesi
e in nessun caso dipendenti dalla connessione tra
moncone e impianto. Questi dati sono in accor-
do con precedenti lavori clinici [49–53] laddove la
notevole stabilità della connessione conometrica
permetteva di ridurre al minimo l’incidenza delle
complicanze protesiche all’interfaccia tra moncone
e impianto.
Conclusioni
Nel contesto di una riabilitazione con overdenture
“pianifi cata”, l’impiego di impianti a connessione
conometrica garantisce nel mascellare superio-
re elevate percentuali di sopravvivenza (97,2%) e
successo (94,4%) a 5 anni, non dissimili da quelle
riportate nella più recente letteratura per impianti a
sostegno di overdenture mandibolari.
Confl itto di interessi
Gli autori dichiarano di non aver nessun confl itto
di interessi.
Finanziamenti allo studio
Gli autori dichiarano di non aver ricevuto fi nanzia-
menti istituzionali per il presente studio.
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