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P … · 2020. 9. 4. · 1. Il Battesimo è il sacramento su cui si fonda la nostra stessa fede e...

Date post: 24-Sep-2020
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Per una Chiesa Viva www.chiesaravello.it www.ravelloinfesta.it www.museoduomoravello.com Anno IX - N. 13 – Gennaio 2014 Il 1° Gennaio 2014 abbiamo iniziato il nuovo anno celebrando la solenne liturgia della divina maternità di Maria SS.ma ,Madre di Cristo e della Chiesa, e, sulla scorta del messaggio di Papa France- sco abbiamo anche celebrato la tradizio- nale "Giornata mondiale della Pace". L’esortazione del Papa, pur non presen- tando nulla di nuovo o di sconvolgente rispetto a quelli dei suoi predecessori, ha certamente inteso restituire alla pace la sua vera essenza evan- gelica. Per Papa Francesco, il nome della pace è "fraternità", in quanto sintesi delle tre di- mensioni fondamenta- li della giustizia socia- le, della nonviolenza e della salvaguardia del Creato. La mancanza di autentica solidarie- tà, le molteplici forme di violenza domi- nanti nel mondo moderno e la pretesa di manipolare la natura a proprio consumo, oggi, costituiscono i veri impedimenti all'affermazione della pace. Nel messaggio per la 47a Giornata mondiale della Pace Papa Francesco ha svolto le proprie consi- derazioni rifacendosi al suoi predecessori, ma dando al contempo un’impronta par- ticolare alla sua argomentazione. Ad una prima, superficiale, lettura sembrerebbe che non si affermi nulla di nuovo o di originale sulla pace. Eppure con stile differente ed essenziale, da intendere come ritorno alla originale e sconcertante semplicità del Vangelo, che è di per sé rivoluzionario, Papa Francesco ha invita- to tutti a fare scelte coerenti con la Paro- la di Dio;richiamando autorevolmente e con forza ad una Parola che non ammette mezze misure e che costringe a fare scelte coerenti; la Parola di Dio – che “…è vi- va, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore.” (Ebr 4:12). Per sconvolgere l’ipocrisia dei potenti di turno è necessario tornare alle origini, al nucleo stesso del messaggio evangelico: la fraternità. E questo è infatti il cuore del messaggio scritto dal Papa per l’ennesima giornata mondiale della pace, un messaggio cui opportunisticamente tutti hanno applaudito – governanti com- presi – salvo archiviare subito dopo quel- le riflessioni tra gli insegnamenti morali che poco hanno a che fare con la vita di tutti i giorni. Non possono che scuotere le coscienze le seguenti affermazioni: “Gli angeli che annunciano la pace portino ancora guerra alla vostra sonnolenta tran- quillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consuma- no ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbri- cano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo stermi- nio della fame…”. E successivamente:“La globalizzazione, come ha affermato Bene- detto XVI, ci rende vici- ni, ma non ci rende fra- telli. Inoltre, le molte situazioni di sperequazio- ne, di povertà e di ingiu- stizia, segnalano non solo una profonda carenza di fraternità, ma anche l’as- senza di una cultura della solidarietà. Le nuove ideologie, caratterizzate da diffuso individualismo, egocentrismo e consumi- smo materialistico, inde- boliscono i legami sociali, alimentando quella men- talità dello “scarto”, che induce al disprez- zo e all’abbandono dei più deboli, di co- loro che vengono considerati “inutili”…”. Ancora più toccanti le parole del Pontefi- ce quando scrive: “Rinunciate alla via delle armi e andate incontro all’altro con il dialogo, il perdono e la riconciliazione per ricostruire la giustizia, la fiducia e la speranza intorno a voi! In quest’ottica, appare chiaro che nella vita dei popoli i conflitti armati costituiscono sempre la deliberata negazione di ogni possibile concordia internazionale, creando divisio- ni profonde e laceranti ferite che richie- dono molti anni per rimarginarsi. Continua a pagina 2 La Pace per scoprirci fratelli e figli di un unico Padre P ERIODICO DELLA COMUNITÀ ECCLESIALE DI RAVELLO
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Page 1: P … · 2020. 9. 4. · 1. Il Battesimo è il sacramento su cui si fonda la nostra stessa fede e che ci innesta come membra vive in Cristo e nella sua Chiesa. Insieme all'Eucaristia

Per una Chiesa Viva

www.chiesaravello.it www.ravelloinfesta.it www.museoduomoravello.comAnno IX - N. 13 – Gennaio 2014

Il 1° Gennaio 2014 abbiamo iniziato il nuovo anno celebrando la solenne liturgia della divina maternità di Maria SS.ma ,Madre di Cristo e della Chiesa, e, sulla scorta del messaggio di Papa France-sco abbiamo anche celebrato la tradizio-nale "Giornata mondiale della Pace". L’esortazione del Papa, pur non presen-tando nulla di nuovo o di sconvolgente rispetto a quelli dei suoi predecessori, ha certamente inteso restituire alla pace la sua vera essenza evan-gelica. Per Papa Francesco, il nome della pace è "fraternità", in quanto sintesi delle tre di-mensioni fondamenta-li della giustizia socia-le, della nonviolenza e della salvaguardia del Creato. La mancanza di autentica solidarie-tà, le molteplici forme di violenza domi-nanti nel mondo moderno e la pretesa di manipolare la natura a proprio consumo, oggi, costituiscono i veri impedimenti all'affermazione della pace. Nel messaggio per la 47a Giornata mondiale della Pace Papa Francesco ha svolto le proprie consi-derazioni rifacendosi al suoi predecessori, ma dando al contempo un’impronta par-ticolare alla sua argomentazione. Ad una prima, superficiale, lettura sembrerebbe che non si affermi nulla di nuovo o di originale sulla pace. Eppure con stile differente ed essenziale, da intendere come ritorno alla originale e sconcertante semplicità del Vangelo, che è di per sé

rivoluzionario, Papa Francesco ha invita-to tutti a fare scelte coerenti con la Paro-la di Dio;richiamando autorevolmente e con forza ad una Parola che non ammette mezze misure e che costringe a fare scelte coerenti; la Parola di Dio – che “…è vi-va, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito,

delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore.” (Ebr 4:12). Per sconvolgere l’ipocrisia dei potenti di turno è necessario tornare alle origini, al nucleo stesso del messaggio evangelico: la fraternità. E questo è infatti il cuore del messaggio scritto dal Papa per l’ennesima giornata mondiale della pace, un messaggio cui opportunisticamente tutti hanno applaudito – governanti com-presi – salvo archiviare subito dopo quel-le riflessioni tra gli insegnamenti morali che poco hanno a che fare con la vita di tutti i giorni. Non possono che scuotere le coscienze le seguenti affermazioni: “Gli angeli che annunciano la pace portino

ancora guerra alla vostra sonnolenta tran-quillità incapace di vedere che poco più lontano di una spanna, con l’aggravante del vostro complice silenzio, si consuma-no ingiustizie, si sfratta la gente, si fabbri-cano armi, si militarizza la terra degli umili, si condannano popoli allo stermi-nio della fame…”. E successivamente:“La globalizzazione, come ha affermato Bene-

detto XVI, ci rende vici-ni, ma non ci rende fra-telli. Inoltre, le molte situazioni di sperequazio-ne, di povertà e di ingiu-stizia, segnalano non solo una profonda carenza di fraternità, ma anche l’as-senza di una cultura della solidarietà. Le nuove ideologie, caratterizzate da diffuso individualismo, egocentrismo e consumi-smo materialistico, inde-boliscono i legami sociali, alimentando quella men-

talità dello “scarto”, che induce al disprez-zo e all’abbandono dei più deboli, di co-loro che vengono considerati “inutili”…”. Ancora più toccanti le parole del Pontefi-ce quando scrive: “Rinunciate alla via delle armi e andate incontro all’altro con il dialogo, il perdono e la riconciliazione per ricostruire la giustizia, la fiducia e la speranza intorno a voi! In quest’ottica, appare chiaro che nella vita dei popoli i conflitti armati costituiscono sempre la deliberata negazione di ogni possibile concordia internazionale, creando divisio-ni profonde e laceranti ferite che richie-dono molti anni per rimarginarsi.

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La Pace per scoprirci fratelli e figli di un unico Padre

PERIODICO DELLA COMU NITÀ ECCLESIALE DI RAVELLO

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PAGINA 2 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

Le guerre costituiscono il rifiuto pratico ad impegnarsi per raggiungere quelle grandi mete economiche e sociali che la comunità internazionale si è data. Tuttavia, finché ci sarà una così grande quantità di armamenti in circolazione come quella attuale, si potranno sempre trovare nuovi pretesti per avviare le osti-lità. Per questo faccio mio l’appello dei miei Predecessori in favore della non pro-liferazione delle armi e del disarmo da parte di tutti, a cominciare dal disarmo nucleare e chimico.” Papa Francesco non ha omesso di attirare l’attenzione su di un punto particolar-mente importante: quello della responsa-

bilità ambientale, o meglio, dei disastri che sta provocando la sua assenza. “La visione cristiana della creazione com-porta un giudizio positivo sulla liceità degli interventi sulla natura per trarne beneficio, a patto di agire responsabil-mente, cioè riconoscendone quella “grammatica” che è in essa inscritta ed usando saggiamente le risorse a vantaggio di tutti, rispettando la bellezza, la finalità e l’utilità dei singoli esseri viventi e la loro funzione nell’ecosistema. Insomma, la natura è a nostra disposizione, e noi siamo chiamati ad amministrarla respon-sabilmente. Invece, siamo spesso guidati dall’avidità, dalla superbia del dominare, del possede-re, del manipolare, dello sfruttare; non custodiamo la natura, non la rispettiamo, non la consideriamo come un dono gra-tuito di cui avere cura e da mettere a ser-vizio dei fratelli, comprese le generazioni future.” Carenza di fraternità e di cultura della

solidarietà; negazione della concordia ed ostilità alimentata dagli armamenti; su-perbia del dominare e del manipolare : è questo perverso intreccio di egoismo, aggressività e superbia che, secondo Papa Francesco, ostacola l’affermazione di una vera pace. Essa, viceversa, potrà essere edificata solo se torneremo ai principi cristiani della solidarietà, della riconciliazione e della saggia amministrazione dell’ambiente. In altre parole, a quella “fraternità” globa-le che già otto secoli fa san Francesco aveva predicato come via per ricongiun-gersi al Padre di tutte le creature. Il messaggio del Papa per questo 2014 non mira quindi a colpirci con affermazio-

ni clamorose, ma a farci riflettere su verità che – avrebbe det-to Gandhi – sono “antiche come l e montagne”. S c o p r i r c i fratelli e figli di un unico Padre è qual-cosa di tal-mente sem-plice – e al

tempo stesso sconvolgente – da rendere inutile e retorica ogni altra considerazio-ne. Del resto lo diceva già ventisette secoli fa il profeta Isaia, al cap. 32: “…Ma infine in noi sarà infuso uno spirito dall’alto; allora il deserto diventerà un giardino e il giardino sarà considerato una selva (15); Praticare la giustizia darà pace ,onorare la giustizia darà tranquillità e sicurezza per sempre (16); Nel deserto prenderà dimora il diritto e la giustizia regnerà nel giardino (17); Il mio popolo abiterà in una dimora di pace, in abitazioni tranquille, in luoghi sicuri…”(18). E l’ augurio che contiene anche la fiducio-sa speranza di saper finalmente lavorare insieme per impedire che diritto e giusti-zia restino parole e che il giardino che Dio ci ha affidato da amministrare diventi un deserto.

Don Giuseppe Imperato

Una data da ricordare

1. Il Battesimo è il sacramento su cui si fonda la nostra stessa fede e che ci innesta come membra vive in Cristo e nella sua Chiesa. Insieme all'Eucaristia e alla Con-fermazione forma la co siddetta «Iniziazione cristiana», la quale costituisce come un unico, grande evento sacramen-tale che ci configura al Signore e fa di noi un segno vivo della sua presenza e del suo amore. Può nascere in noi una domanda: ma è davvero necessario il Battesimo per vivere da cristiani e seguire Gesù? Non è in fon-do un semplice rito, un atto formale della Chiesa per dare il nome al bambino e alla bambina? E' una domanda che può sorge-re. E a tale proposito, è illuminante quan-to scrive l'apostolo Paolo: «Non sapete che quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua mor-te? Per mezzo del battesimo dunque sia-mo stati sepolti insieme a lui nella morte affinché, come Cristo fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così anche noi possiamo camminare in una vita nuova» (Rm 6,3-4). Dunque non è una formalità! E' un atto che tocca in profondità la nostra esistenza. Un bambi-no battezzato o un bambino non battezza-to non è lo stesso. Non è lo stesso una persona battezzata o una persona non battezzata. Noi, con il Battesimo, venia-mo immersi in quella sorgente inesauribi-le di vita che è la morte di Gesù, il più grande atto d'amore di tutta la storia; e grazie a questo amore possiamo vivere una vita nuova, non più in balìa del male, del peccato e della morte, ma nella comu-nione con Dio e con i fratelli. 2. Molti di noi non hanno il minimo ri-cordo della celebrazione di questo Sacra-mento, ed è ovvio, se siamo stati battez-zati poco dopo la nascita. Ho fatto questa domanda due o tre volte, qui, in piazza: chi di voi sa la data del proprio Battesimo, alzi la mano. È importante conoscere il giorno nel quale io sono stato immerso proprio in quella corrente di salvezza di Gesù. E mi permetto di darvi un consi-glio. Ma, più che un consiglio, un compi-to per oggi. Oggi, a casa, cercate, do-mandate la data del Battesimo e così sa-prete bene il giorno tanto bello del

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PAGINA 3 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

Battesimo e così saprete bene il giorno tanto bello del Battesimo. Conoscere la data del nostro Battesimo è conoscere una data felice. Il rischio di non saperlo è di perdere la memoria di quello che il Signore ha fatto in noi, la memoria del dono che abbiamo ricevuto. Allora finia-mo per considerarlo solo come un evento che è avvenuto nel passato — e neppure per volontà nostra, ma dei nostri genitori —, per cui non ha più nessuna incidenza sul presente. Dobbiamo risvegliare la memoria del nostro Battesimo. Siamo chiamati a vivere il nostro Battesimo ogni giorno, come realtà attuale nella nostra esistenza. Se riusciamo a seguire Gesù e a rimanere nella Chiesa, pur con i nostri limiti, con le nostre fragilità e i nostri peccati, è proprio per il Sacramento nel quale siamo diventati nuove creature e siamo stati rivestiti di Cristo. È in forza del Battesimo, infatti, che, liberati dal peccato originale, siamo innestati nella relazione di Gesù con Dio Padre; che siamo portatori di una speranza nuova, perché il Battesimo ci da questa speranza nuova: la speranza di andare sulla strada della salvezza, tutta la vita. E questa spe-ranza niente e nessuno può spegnere, perché la speranza non delude. Ricorda-tevi: la speranza nel Signore non delude

mai. Grazie al Battesi-mo, siamo capaci di perdonare e di amare anche chi ci offende e ci fa del male; che riu-sciamo a riconoscere negli ultimi e nei pove-ri il volto del Signore che ci visita e si fa vici-no. Il Battesimo ci aiu-ta a riconoscere nel volto delle persone bisognose, nei soffe-renti, anche del nostro prossimo, il volto di Gesù. Tutto ciò è pos-sibile grazie alla forza del Battesimo! 3. Un ultimo elemen-to, che è importante. E faccio la domanda: una persona può battezzarsi da se stessa? Nessuno può battezzarsi da sé! Nessuno. Possiamo chiederlo, desiderarlo,

ma abbiamo sempre bisogno di qualcuno che ci conferisca questo Sacramento nel nome del Signore. Perché il Battesimo è un dono che viene elargito in un contesto di sollecitudine e di condivisione frater-na. Sempre nella storia, uno battezza l'altro, l'altro, l'altro… è una catena. Una catena di Grazia. Ma, io non mi posso battezzare da solo: devo chiedere ad un altro il Battesimo. E' un atto di fratellan-za, un atto di filiazione alla Chiesa. Nella celebrazione del Battesimo possiamo ri-conoscere i lineamenti più genuini della Chiesa, la quale come una madre conti-nua a generare nuovi figli in Cristo, nella fecondità dello Spirito Santo. Chiediamo allora di cuore al Signore di poter sperimentare sempre più, nella vita di ogni giorno, questa grazia che abbiamo ricevuto con il Battesimo. Incontrandoci, i nostri fratelli possano incontrare dei veri figli di Dio, veri fratelli e sorelle di Gesù Cristo, veri membri della Chiesa. E non dimenticate il compito di oggi: cer-care, domandare la data del proprio Bat-tesimo. Come io conosco la data della mia nascita, devo conoscere anche la data del mio Battesimo, perché è un giorno di festa.

Catechesi di Papa Francesco Udienza Generale 8 gennaio 2014

La pace passa anche attraverso il rispetto

della natura

“La visione cristiana della creazione comporta un giudizio positivo sulla liceità degli inter-venti sulla natura per trarne beneficio, a patto di agire responsabilmente, cioè riconoscendone quella “grammatica” che è in essa inscritta ed usando saggiamente le risorse a vantaggio di tutti, rispettando la bellezza, la finalità e l’utilità dei singoli esseri viventi e la loro fun-zione nell’ecosistema.” Il messaggio per la XLVII Giornata Mondiale della Pace ha visto nella parte finale un richiamo alla custodia della natura come ulteriore componente di quella fraternità che è via per la pace. La fraternità, nel messaggio di Papa Francesco, è indicata come la radice su cui si innesta la natura umana; l’uomo, infatti, naturalmente si relaziona con il proprio simile e c’è necessità oggi più che mai che riconosca in lui un fratel-lo. Questo tipo di relazione improntata alla fraternità fa sì che si facciano scelte grazie alle quali il prossimo venga amato “non solo come «un essere umano con i suoi diritti e la sua fondamentale eguaglianza davanti a tutti, ma [come] viva immagine di Dio Padre, riscattata dal sangue di Gesù Cri-sto e posta sotto l’azione permanente dello Spirito Santo», dimensione sottolineata da Giovanni Paolo II nella lettera enciclica Sollicitudo rei socialis. La capacità di gestire in modo sostenibile la natura ed in particolare quelle compo-nenti dell’ambiente che permettono la sopravvivenza dell’uomo rientra quindi in questo rapporto fraterno che l’uomo deve stabilire per poter giungere alla pa-ce. Papa Francesco ricorda che la produ-zione agricola attuale è sufficiente a sfa-mare l’intero pianeta a patto che tutti siano resi partecipi di tale produzione. Non c’è necessità di accrescere ulterior-mente lo sfruttamento agricolo, sottopo-nendo l’ambiente ad un maggiore impo-verimento, ma c’è estrema urgenza di applicare metodi di distribuzione che non accrescano il divario tra chi possiede e chi non ha nulla. È importante ricordare, infatti, che le guerre generano e sono generate nella maggior parte dei casi dall’ingiusta distribuzione delle risorse alimentari ed energetiche.

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PAGINA 4 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

Numerosi conflitti nascono dalla necessi-tà del controllo dell’acqua, delle terre coltivabili o dei depositi di energia. Basti pensare al conflitto civile che si è riacceso in Sud Sudan con migliaia di morti per il controllo di un distretto petrolifero o a quello che vive da anni l’ovest del Sudan, il Darfur, dove è in atto un’emergenza umanitaria per scontri riconducibili allo sfruttamento delle risorse naturali che hanno trasformato un territorio agricolo e con risorse boschive in una zona deser-tica, generando carestie e povertà. Lo scontro che da decenni si combatte nella terra che ha visto nascere Gesù ha tra le sue principali cause il controllo dell’ac-qua. In un articolo, pubblicato sul portale della Cooperazione Italiana allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri, Giovan-na Marin ricor-da: “Ma la zona considerata glo-balmente come quella più a ri-schio di conflitto per l’acqua è il Medio Oriente. Che assieme al Nord Africa comprende, secondo quanto ripor-tato dalla Green Cross International, il 5% della popolazione mondiale ma solo l’1% delle risorse idriche della Terra. Oltre a ciò, la maggior parte dei già poveri bacini acquiferi del Medio Oriente sono divisi tra Paesi che, soprattutto dalla nascita di Israele nel 1948, sono in conflitto tra loro anche per motivi politici e militari. Ogni guerra arabo-israeliana, infatti, ha avuto tra i suoi obiettivi anche quello del controllo sulle acque. Particolarmente difficile è la gestione del fiu-me Giordano, la principale risorsa idrica della regione, il cui bacino comprende Libano, Siria, Israele e Giordania. E la Siria è coin-volta, assieme a Turchia e Iraq, anche nel conflitto per il Tigri e l’Eufrate, i due grandi fiumi che, un po’ come il Nilo in Egit-to, hanno segnato la nascita e la sopravviven-za di civiltà millenarie. Anche in questo caso il conflitto è nato dalle decisioni di costruire dighe o canali di deviazione, soprattutto per sostenere l’agricoltura. In particolare, a peg-giorare una situazione già tesa è stata la deci-sione della Turchia di costruire un gigantesco

piano idrico chiamato Gap. Che, venendo realizzato nel Kurdistan turco, ha chiaramen-te anche un obiettivo di controllo strategico di una regione di difficile gestione dal punto di vista politico, sottolineando una volta di più come l’acqua possa sommarsi a problemi e interessi di diversa natura, acquisendo così un valore anche strategico e politico”. Le immagini che ogni giorno i telegiorna-li ci ripropongono di emergenze umanita-rie che coinvolgono anche il nostro Pae-se, ponte tra un Sud del mondo sempre più povero e sfruttato e un Nord sempre più ricco, fanno riflettere su come la fra-ternità sia realmente necessaria per aspi-rare ad una pace duratura. Le polemiche che ciclicamente nascono ad ogni sbarco di immigrati sulle nostre coste dimostra-no come c’è stato un deficit di fraternità prima, che ha generato il conflitto da cui

queste persone fuggo-no, e un altro dopo, quando queste persone arrivano nel luogo che per loro rappresenta la salvezza. Certamente i problemi generati da questi arrivi sono tanti soprattutto nella ge-stione immediata di tante persone che giungono in un Paese

straniero con delle necessità elementari che noi diamo per scontate, come quella di mangiare o curarsi, ma è anche vero che se c’è la volontà di costruire una so-cietà basata sulla fraternità che include e presuppone il rispetto dell’altro proprio perché fratello, le difficoltà si possono superare. Basta, per far questo, riscoprire il valore che ogni uomo porta con sé, un valore che non è economicamente quan-tificabile ma che può essere percepito in termini di umanità e di arricchimento culturale. È necessario, quindi, come sostiene il Santo Padre, che “il necessario realismo della politica e dell’economia non può ridursi ad un tecnicismo privo di idealità, che ignora la dimensione trascendente dell’uo-mo. Quando manca questa apertura a Dio, ogni attività umana diventa più povera e le persone vengono ridotte a oggetti da sfrutta-re”; solo se recuperiamo la dimensione fraterna del prossimo riusciremo a creare una società più giusta e solidale verso le povertà del mondo.

Maria Carla Sorrentino

Il Verbo si è fatto carne

E’ sempre emozionante constatare l’a-zione dello Spirito Santo nel nostro cam-mino di fede. Ho avuto il privilegio di seguire le bril-lanti catechesi di Don Antonio Porpora sul Mistero di Gesù Cristo e non è stato un caso che le spiegazioni sul Mistero dell’Incarnazione e dell’Umanità di Gesù Cristo siano giunte proprio in prossimità del Natale. Per anni ho ascoltato la pro-clamazione del Prologo del Vangelo di Giovanni e le Omelie riferite ad Esso, pensando di aver recepito il Messaggio. Non era così! Quest’anno, per la prima volta, forse perché ho avuto il cuore più aperto, posso dire di aver compreso il vero significato del Natale, elemento centrale della nostra fede. Proprio nel Credo pronunciamo: “Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo e per opera dello Spirito Santo si è incarna-to nel seno della Vergine Maria e si fatto uomo” .Mistero incommensurabile , in cui si parla della condiscendenza di un Dio che, come afferma Paolo “Non consi-derò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso assumendo la condi-zione di servo”. Egli ci ha redenti attraverso la sua umiltà! Dio, il Creatore, l’Altissimo , l’Onnipo-tente ha voluto portare a compimento la salvezza per tutti gli uomini, è diventato una Luce discesa sulla terra per illumina-re il mondo e l’umanità; il Verbo, la Pa-rola attraverso cui tutte le cose sono state create è venuto a rinnovare l’universo e a ricrearlo con la potenza della Sua Grazia. Egli l’Altissimo si fa carne, assume non solo l’umanità ma anche la debolezza della creatura umana. “Dio sceglie la via della povertà, vuole abbracciare l’uomo nel suo stato di fragi-lità per salvarlo e riportarlo presso di sé. Nel suo Amore infinito Egli ricrea l’uni-verso facendo una nuova creazione, ripla-smando in Cristo Gesù l’uomo nuovo e ricreando l’immagine del Figlio in noi, che il peccato aveva deformato. Tutto è stato creato per mezzo del Verbo e tutto viene ricreato per mezzo suo.” Gesù, la seconda Persona della Santissima Trinità , come dice ancora San Paolo è stato umile ed al servizio di tutti, facendo

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PAGINA 5 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

il bene, perdonando ed accogliendo tutti ed ha manifestato così l’Amore e la Mise-ricordia del Padre a cui Egli è stato obbe-diente fino “ alla morte ed alla morte di cro-ce.”Per continuare la salvezza di tutte le genti Gesù Cristo ha istituito i Sacramen-ti. Egli sempre per amore degli uomini, ancora oggi nella Chiesa attraverso i Sa-cramenti garantisce la Grazia. Non sciu-piamo questi doni e cerchiamo di vivere in Dio. Ancora, ognuno di noi all’inizio di un nuovo anno, per corrispondere all’Amore di Dio che ha mandato il Suo Figlio per la nostra salvezza può decidere di scegliere con Cristo la via dell’umiltà e del servizio, cercando nella vita quotidia-na di far propri i bisogni e le necessità dei fratelli,condividendo il dolore e le soffe-renze di chi è nella prova .

Giulia Schiavo

Natale evento di luce

Sono passate da poco le grandi feste del Natale. Nelle nostre case ci sono ancora i tradizionali presepi che nella loro sempli-cità comunicano il grande Mistero di Dio che si è fatto carne e ha posto la sua di-mora in mezzo a noi. Un modo semplice e genuino per aiutarci a comprendere il senso vero del Natale che può essere ca-pito anche senza stravolgere la tradizione, con pseudo presepi che si colorano di sociologia, psicologia e sfrenata volontà di essere a tutti i costi originali. Il presepe è quello che la grande tradizione e l’arte, quella presepiale in particolare, ci hanno tramandato. Se siamo legittimamente preoccupati di evitare sdolcinature nella interpretazione e nella comprensione del grande Mistero che abbiamo celebra-to ,dobbiamo trovare altre occasioni e modalità per aiutare le persone a non

credere che l’evento di Betlemme sia una favola. Le catechesi o le lectio divine sul Natale si possono tranquillamente fare anche davanti al classico presepe. Non saranno certo gli innocenti bue e asinello o gli angioletti canori e festosi a farci tra-visare il senso del Natale. Del re-sto,”Prima di essere un avvenimento da cele-brare ,il Natale è un avvenimento da vedere. Questo è il verbo a cui fa ricorso san Luca non certo per alludere ad un fatto da verificare,né tanto meno ad uno spettacolo da godere,ma per dire che l’evento di Betlemme è un miste-ro,un mistero gaudioso,tutto da contemplare.” Lo ha ricordato Mons. Giuseppe Impera-to,parroco del Duomo,all’inizio dell’o-melia tenuta nel corso della Messa della notte che ha aperto le celebrazioni natali-

zie. La nostra cronaca del Natale 2013 a Ravello comincia però dalla quarta Do-menica di Avvento,quando tutta la Co-munità ravellese ha voluto rendere l’e-stremo saluto ad Angelo Cappotto, scom-parso all’età di 52 anni, dopo aver com-battuto dignitosamente un male che in pochi mesi ha posto fine ai suoi progetti e alla sua vita. Una vita dedicata al lavoro prima a Bergamo e poi a Brescia,dove Angelo si è fatto apprezzare e stimare per la simpatia e l’onestà, come hanno con-fermato le tante manifestazioni di affetto e stima che sono pervenute ai familiari dalle due città lombarde. Il rito esequiale si è svolto in Duomo,l’unica chiesa par-rocchiale presente sul territorio ravellese che può contenere un numero anche ele-

vato di persone desiderose di salutare cristianamente un defunto attraverso la partecipazione alla Messa,evitando che per mancanza di spazio le stesse siano costrette a rimanere fuori dai sacri edifici magari a chiacchierare affabilmente in attesa della conclusione del rito funebre. La notevole e sentita partecipazione dei ravellesi al funerale di Angelo Cappotto ha confermato che,nonostante tanti cam-biamenti,siamo ancora capaci di condivi-dere il dolore e di stringerci amichevol-mente e fraternamente alle persone col-pite negli affetti. Tuttavia è apparso evi-dente ancora una volta che, sul piano pastorale, paradossalmente, la Comunità ravellese è in genere unita e numerosa in occasione di eventi luttuosi, ma non per

vivere insieme la Pasqua settimanale e le diverse feste dell’Anno liturgico che cele-brano il Signore della vita. Un dato sul quale gli operatori pastorali dovrebbero riflettere per rivedere alcune scelte che nel corso del tempo si stanno rivelando fallimentari perché minano l’unità pasto-rale, fondamentale per far fronte alle sfide della modernità che esclude sempre più Dio dai propri orizzonti. Certo, come ha ricordato papa Francesco, non dobbia-mo fare proselitismo, né imporre nulla, ma dobbiamo essere capaci di attrarre gli altri a Cristo. Ma se siamo divisi e incapa-ci di unirci anche nei grandi momenti dell’Anno liturgico, come presumiamo di affascinare e attrarre gli altri?

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Torniamo alla cronaca. Il lunedì, durante la Messa vespertina dell’ultimo giorno della Novena di Natale, c’è stata la ormai tradizionale benedizione dei Bambinel-li,un’ altra occasione che dovrebbe vede-re uniti tutti i bambini di Ravello per celebrare, sotto la guida di tutti i catechi-sti, questo momento conclusivo di prepa-razione al santo Natale. Arriviamo quindi alla Messa della mezzanotte, preceduta come di consueto dal canto della Calenda di Natale e dalla tradizionale processione accompagnata dal suono delle zampo-gne e delle ciaramelle. In una atmo-sfera solenne, propria del Duomo, il nostro sguardo si è posato sul mistero dell’evento di Betlemme, raffigurato nell’artistico presepe realizzato da Mastro Carmine Carrano, guidati anche dalla profonda omelia di don Imperato, imperniata sul concetto del Natale come evento di lu-ce,espressione che abbiamo scelto come titolo di questo nostro contri-buto. Ma il parroco ha voluto anche sottolineare il paradosso del Natale, in quanto la luce che illumina e salva è un Bambino. Una verità che Dio tramite il suo angelo comunica ai pastori, non ai potenti. Nella notte di Natale,dunque,ha sottolineato il cele-brante, l’uomo risolve,grazie all’u-miltà e alla misericordia di Dio,l’enigma della sua condizione. Scopre,infatti , di non essere conse-gnato ad un destino indecifrabile,ma di essere il termine di un atto di amore divino. Nella notte di Natale l’uomo ces-sa di essere “qualcosa” e diventa “qualcuno”. Ad aiutarci a pregare,a con-templare il Mistero di Betlemme ha con-tribuito anche la Corale del Duomo che, sotto l’esperta ed entusiastica direzione del M° Giancarlo Amorelli e accompa-gnata all’Organo dal M° Achille Camera che,ancora una volta,ha voluto mettere a disposizione il suo tempo per rendere belle le celebrazioni liturgiche,ha saputo con il canto sacro e liturgico (le distinzio-ni le lasciamo ad altri) favorire la parteci-pazione vera e sentita al Mistero. Insomma la Messa della Notte è stata,a mio giudizio,senza nulla togliere alle altre,la più bella. Non a caso un ami-co,non prodigo di complimenti, l’ha de-

finita “misurata e stupenda”. Altro che “teatrino”! La riflessione sul grande Mi-stero del Natale è continuata ovviamente durante le Messe del giorno, con la me-ditazione sullo stupendo prologo Giovan-neo, il cui incipit trionfa scolpito nel libro marmoreo ghermito dalla magnifica aquila, simbolo del quarto evangeli-sta,che domina dal Pulpito maggiore. Una ulteriore occasione per comprende-re il senso del Natale che ,come ha ricor-dato il parroco, rappresenta il momento in cui l’uomo viene liberato dalla tristez-za ,perché si rende conto che Dio si

prende cura di lui e non rimane indiffe-rente alla sua sorte. Il clima natalizio con le sue distrazioni non ha fatto sospendere la consueta adorazione eucaristica setti-manale che si è tenuta al termine della Messa del giorno 26,festa liturgica di santo Stefano. Un messaggio significativo per non dimenticare che il Bimbo nato a Betlemme è vivo e presente nell’Eucari-stia che è il fulcro, il cuore, la sorgente della vita cristiana e di ogni Comunità ecclesiale. Nella prima Domenica dopo Natale ab-biamo celebrato la Festa della Santa Fa-miglia. A guidarci nella riflessione padre Gianfranco Grieco che ha presieduto la Messa solenne delle dieci e trenta,nel corso della quale abbiamo ricordato Emi-lia Schiavo nell’undicesimo anniversario

della sua dipartita,e festeggiato le tante coppie che nel 2013 hanno celebrato il 25° e 50° anniversario di matrimonio. Una celebrazione molto riuscita grazie all’impegno della Commissione liturgica parrocchiale che l’ha saputa organizzare e realizzare grazie anche alla collaborazio-ne di tanti amici e amiche. A conclusione della Giornata dedicata alla Santa Fami-glia di Nazaret ci lasciava la signora Anna Giordano. Nativa di Angri, sposata con un ravellese e madre di cinque figli,la signora Anna per anni,prima di trasferirsi a san Cosma,ha fatto parte della Parroc-

chia di santa Maria Assunta. Ne ri-cordo l’impegno e l’entusiasmo quando si puliva il Duomo in occa-sione della festa patronale.”Questo so fare per la Chiesa e questo vi fac-cio”,chiosava in vernacolo al termine del lavoro. Con la Messa vespertina del 31 di-cembre abbiamo chiuso l’anno civi-le,intonando al suono delle campane l’inno “Te Deum”per ringrazia-re,sotto lo sguardo amabile di Santa Maria Vetrana,il Signore per quanto ottenuto e fatto nel 2013. Siamo entrati così nel clima anche della Giornata Mondiale della Pa-ce,spronati dal messaggio di papa Francesco che don Imperato ha illu-strato e commentato nel corso della solenne celebrazione eucaristica del mattino del primo gennaio,animata bellamente dalla Corale del Duomo che ha riproposto la dolcissima “Ave Maria” di Saint-Saens e il “Tollite

hostias”sempre dello stesso autore. Nella celebrazione vespertina,ormai finito il clima festoso del Capodanno civile,è stato possibile ritornare a contemplare il Natale come evento di luce. Lo abbiamo fatto alla scuola di Maria e Giuseppe, non senza un breve excursus storico sul titolo di “Maria Madre di Dio”. Il canto del “Veni, Creator Spiritus” e il bacio del Bambino ci hanno riportato in una atmo-sfera più composta e meno fragorosa che più si addice alla contemplazione dell’e-vento di luce avvenuto a Betlemme. Un evento salvifico reso possibile da Gesù Cristo, il Signore, nel cui Nome ogni ginocchio si piega nei cieli, sulla terra e sotto terra. Ed eccoci arrivati ad un altro significativo momento liturgico vissuto dalla Comunità Ravellese in questo

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PAGINA 7 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

Tempo di Natale :la Memoria del Santis-simo Nome di Gesù. Promossa dalla Confraternita del Carmine, la quale è intitolata anche al Santissimo Nome di Gesù,la ricorrenza liturgica, recentemen-te ripristinata nel Calendario,anche se come memoria facoltativa,è iniziata la sera del 2 gennaio con l’Adorazione Eu-caristica e il canto del Ve-spro,degnamente accompagnato all’orga-no dal bravo Adamo Amalfitano che,con competenza e passione, continua a pre-stare il suo servizio alla Comuni-tà,animando,alternandosi con il M° Amorelli ,le celebrazioni che si svolgono in Duomo. Nella Messa vespertina del giorno tre,mons. Imperato nell’omelia ha parlato dell’origine e dello sviluppo di questa memoria liturgica che la riforma del calendario post conciliare aveva pur-troppo abolito. A conclusione del mo-mento liturgico si è tenuto il Concerto “Le campane di Natale”diretto dal M° Giancarlo Amorelli ed eseguito dal Coro Intercostiera formato dalle compagini di Tramonti,Amalfi,Furore e Ravello. Un grande momento che,purtroppo,è coin-ciso con altre manifestazioni del pro-gramma natalizio ravellese e quindi non ha avuto la dovuta partecipazione di pub-blico che comunque è stato numeroso. Al saluto del Sindaco di Ravello, dott. Paolo Vuilleumier,ha fatto seguito il rin-graziamento dell’avv. Paolo Imperato al M°Amorelli per quanto sta facendo non solo per Ravello ma per l’intera Costiera. Sono stati eseguiti brani dedicati a san

Francesco,in omaggio anche a papa Ber-goglio,e alcune celebri melodie natalizie affidate alle voci di quattro bambini di Ravello ,Fernando ,Filippo , Gianluca e Carlo,che ci hanno con la loro bravura e semplicità aiutato a comprendere il senso della manifestazione. Lontano da riprese televisive,genuinamente preoccupati solo di cantare bene e non di promuovere turisticamente il paese,questi quattro bambini, in un presbiterio rimasto tale e non trasformato in un palcoscenico san-remese,hanno cantato la gioia del Nata-le,evento di luce,nel rispetto della inizia-tiva che voleva essere anche un momento di fede e non solo di cultura e tradizione. E la celebrazione del Natale quale evento di luce ha trovato la sua degna conclusio-ne nella Solennita’ dell’Epifania. Guar-dando alla stella che guida i Magi, nella quale possiamo riconoscere anche tutte quelle persone che ci hanno trasmesso il dono della Fede, siamo stati proiettati verso la Pasqua,attraverso il solenne an-nuncio che la liturgia prevede dopo la proclamazione del Vangelo del giorno dell’Epifania. Tre misteri, Natale, Epifania e Pasqua, accomunati dal tema della luce, metafora del divino e della conoscenza della verità, che deve brillare nella nostra vita singola e comunitaria. Perché dopo 2000 anni dall’evento di Betlemme non possiamo permetterci di continuare a vivere nelle tenebre.

Roberto Palumbo

Festa della Famiglia L’ultima domenica di dicembre la liturgia ricorda la Santa Famiglia, tanto che ormai per tutti, quest’appuntamento, è ricorda-to come la festa della famiglia, e que-st’anno non è stato da meno. Il vicinissi-mo Natale ha reso un po’ frettolosi i pre-parativi, ma per nulla semplicistici, e già giovedì ventisei, la Commissione Liturgi-ca, si è riunita, dopo l’adorazione, per decidere il da farsi. I giorni seguenti, dunque, sono stati un po’ faticosi: rin-tracciare coloro per i quali ricorreva il venticinquesimo ed il cinquantesimo an-niversario di matrimonio, invitati speciali di questa particolare ricorrenza; scegliere e stampare sia i canti, che la preghiera da recitare al termine dell’Eucarestia, adatti all’evento; preparare il testo per il rinno-vo delle promesse matrimoniali; organiz-zare la processione iniziale e quella offer-toriale; formulare le preghiere dei fedeli per le famiglie in generale, i fidanzati, i futuri sposi, i festeggiati, sodalizi consoli-dati, i nuclei spezzati e la memoria spe-ciale del giorno; compilare le pergamene ricordo con cui omaggiare gli sposi con-vocati; assegnare le mansioni da svolgere nella celebrazione liturgica,…sembrava non si dovesse più finire, poi, è arrivata domenica. Ore 10:00, appuntamento in cattedrale e via con la lista degli invitati a cercare di scorgerli tra la piazza. A dire il vero c’è stato qualche momento d’in-certezza, perché, nonostante l’esiguità degli abitanti, a Ravello non ci conoscia-mo mica tutti, o meglio ci conosciamo più per soprannome e quella lista di nomi e cognomi era un po’ anonima, comun-que, per fortuna, il nostro parroco, che è davvero una memoria vivente, all’ingres-so della cattedrale, dava il benvenuto a tutti i congiunti, e poi ce li affidava per poterli accompagnare ai primi banchi. Alcuni invitati non sono venuti, comun-que è stato già soddisfacente vederne la maggior parte presente, e partecipe so-prattutto! A tutti i presenti, è stato con-segnato il testo dei canti, il rinnovo delle promesse matrimoniali, e l’opuscolo “La Domenica” per meglio seguire la liturgia. La celebrazione è stata presieduta da Pa-dre Gianfranco Grieco, Capo ufficio del Pontificio Consiglio per la famiglia.

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PAGINA 8 INCONTRO PER UNA CHIESA VIVA

Ha avuto inizio con la processione inizia-le: la croce portata dai ministranti, il Bambino Gesù accompagnato all’altare da una bimba e i suoi genitori; l’icona della Sacra Famiglia e le reliquie dei Beati coniugi Martin consegnate ai coniugi intervenuti per l’occasione, e collocate sull’altare in un angolo ben visibile da ogni angolo della Chiesa. La funzione è stata accompagnata dalla corale e spiegata in ogni suo canto e momento particolare

dal Commentatore. All’omelia il sacer-dote con poche e semplici parole ha affi-dato ai presenti, la creazione più bella di Dio: la famiglia. Essa nasce, più o meno con gioia, cresce, con troppe difficoltà, e muore, spesso troppo presto, solo ed esclusivamente in presenza e in difetto di noi esseri umani: è il miglior progetto di Dio, è la più difficile concretizzazione antropica. Messa così, sembra una peren-ne ciambella senza buco, eppure gli sposi che avevamo davanti sono l’eccezione che conferma la regola: perdurare si può, basta volerlo. Lo ha voluto San Giuseppe, con una fa-miglia così atipica per i suoi tempi com-posta da un figlio e una moglie non suoi, non dovrebbe essere molto più difficile in un tempo dove l’inconsuetudine la fa da padrona. Unioni miste, allargate, nor-mali e non troppo ordinarie; uso e abuso di una parola, “famiglia”, che cambia senso già solo se la consideriamo giuridi-camente, o come istituzione religiosa, che confusione…e molto spesso, quanto dolore queste generano. La culla dell’amore e l’inferno del cuore,

anche questo può essere una famiglia, ciò nonostante, già il Papa nell’incontro per le famiglie tenutosi a Roma il 26 ottobre scorso, ha tracciato una via seguire, rac-chiusa in tre parole: perdono, scusa e grazie. Parole difficili nella loro semplici-tà, spesso dimenticate nel vissuto quoti-diano e per questo fonte di mille incom-prensioni. Tante sono state le riflessioni che l’ome-lia di Padre Gianfranco ha solleticato, ed il silenzio che ha riempito il Duomo è stato interrotto solo dalla sua voce che ci

richiamava alla professione di fede. In segui-to, la proces-sione offerto-riale, la benedi-zione degli anelli ed il rin-novo delle pro-messe matri-moniali, hanno ridato presenza e complicità alla cerimonia, e così ci siamo avvicinati al clima di festa

che ha seguito. Sul finire, infatti, c’è stata la presentazione delle reliquie dei coniugi Martin e l’invito, per chi volesse, a ri-chiederle al Parroco; queste reliquie so-no state donate per far sì che chiunque lo desideri, possa portarle a casa e tenerle in famiglia per pregarle con la Novena. Al termine della Messa, sono stati conse-gnati agli sposi festeggiati, gli attestati in ricordo dell’evento appena conclusosi e per tutti è stato reso disponibile un pic-colo momento di convivialità. In questa occasione, abbiamo avuto il piacere di vedere generazioni a confron-to: nonni accompagnati dai nipoti, geni-tori con al seguito figli orgogliosi. Stu-penda realtà che non è dato vedere tutti i giorni. Non è fortuna, né destino: solo un pro-getto, quello di Dio, affidato agli uomini, che sanno costruirlo, confidando nell’A-more di Dio che sostiene coloro che Egli chiama alla divina missione di vivere la Famiglia secondo il suo cuore.

Rosanna Amato

La festa del SS. Nome di Gesù

La Confraternita del SS. Nome di Gesù e della B.V. Del Monte Carmelo, nei gior-ni 2 e 3 gennaio, presso il Duomo di Ravello, ha celebrato la festa del SS. No-me di Gesù, contitolare del pio sodalizio laicale. La memoria liturgica, ripresa da qualche anno, vanta però un'antichissima tradi-zione nella storia della Chiesa di Ravello, presso la quale fu introdotta sul finire del Medioevo, per opera dell'Arciconfrater-nita del SS. Nome di Gesù e Sacratissimo Corpo di Cristo, fondata nel 1490, sulla cui istituzione ebbe un ruolo rilevante l’opera degli ordini mendicanti e l’eco della predicazione di Bernardino da Sie-na. Proprio da una meditazione del santo senese, dall’opera sul “Vangelo eterno”, sono cominciate le celebrazioni festive, il 2 gennaio, con il canto dei Vespri della Festa, nei quali il popolo devoto, come recita l’antifona, ha offerto “sacrifici di lode e invocato il Nome del Signore”. I Vespri si sono conclusi con l’inno Jesu dulcis memoria, composto da Bernardo di Chiaravalle, cui si deve il rilancio della devozione al SS. Nome di Gesù nel pieno Medioevo. Il 3 gennaio, nel corso della solenne cele-brazione eucaristica, Don Giuseppe Im-perato, in un ampia e gradevole riflessio-ne, ha ripercorso a grandi linee la storia e la teologia sul culto SS. Nome di Gesù, dai testi scritturistici agli autori e predi-catori antichi e medievali, dalle “religiones novae” del tardo medioevo agli ordini della controriforma cattolica, come la Compagnia di Gesù, che scelse come emblema il cristogramma IHS, “Iesus hominum Salvator”, Gesù Salvato-re degli uomini, e di cui quest’anno ri-corrono i duecento anni dalla ricostitu-zione, avvenuta con la bolla “Sollicitudo omnium ecclesiarum” di Papa Pio VII del 7 agosto 1814.

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Alle celebrazioni ha partecipato una buo-na rappresentanza della confraternita, non eccessivamente numerosa, ma del resto, come era già noto ai confratelli del passato, “ubi enim sunt duo vel tres con-gregati in Nomine meo, ibi sum in medio eorum”, dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro. Tuttavia, è auspicabile che la frequenza sia sempre più numerosa e convinta, af-finché, per usare ancora un’espressione contenuta nell’antico statuto della Con-fraternita del SS. Nome di Gesù e del Sacratissimo Corpo di Cristo, questa no-stra congregazione diventi “una rocca spirituale bene ordinata”. perché, cito ancora lo statuto settecentesco, “bonum et iucundum est habitare fratres in unum”, è cosa buono e soave che i confra-telli vivano in piena concordia e unità.

Salvatore Amato

La solenne celebrazione dell’Epifania

La solennità dell’Epifania ha chiuso tradi-zionalmente le festività natalizie, lascian-do ormai intravedere la fine di questo tempo forte dell’anno liturgico in cui a partire dal mistero centrale della nascita

del Figlio di Dio (Natale) abbiamo medi-tato sulla manifestazione al mondo del Salvatore (Epifania), la cui vera identità sarà rivelata sulle rive del Giordano (Battesimo). Il 6 gennaio u.s. la nostra comunità eccle-siale è accorsa in Duomo per la solenne messa vespertina, animata dalla corale della basilica e arricchita dalle dolci melo-

die pastorali degli zampognari. Una litur-gia ispirata alla bellezza e alla nobile sem-plicità fatta di parole e di silenzi, di gesti ed armonie a cui concorrono i luoghi della celebrazione e il sapiente uso dell’organo, strumento liturgico per ec-cellenza. Risalto particolare è stato dato ai doni dei Magi, approdati grazie alla guida «cosmica» della stella e alla Bibbia alla meta della loro ricerca, il Cristo, davanti al quale si prostrano nell'atto li-turgico dell'adorazione. Così, durante la processione offertoriale, con il pane e il vino per il sacrificio eucaristico all’altare sono stati accolti anche l’incenso, antica-mente usato nella sacra composizione aromatica destinata soltanto a Dio e sim-bolo di adorazione, l’oro, simbolo della luce celeste, per la sua rarità e il suo splendore, e del Dio Santissimo nell’An-tico Testamento, la mirra, resina dal pro-fumo intenso ma dal sapore amaro, che verrà offerta con il vino al Salvatore sulla Croce e che Nicodemo porterà per la sepoltura di Gesù. Una breve processione in Piazza Duomo, illuminata dai bagliori scintillanti dei fuochi da terra, e la solen-ne benedizione, cui è seguito il tradizio-nale bacio del Bambino Gesù, hanno con-cluso un momento molto intenso, una

delle poche occasioni in cui siamo ancora capaci di ritrovarci insieme nella Chiesa Madre che da sempre ha svolto un prezioso ruolo di cerniera dell’intero territorio ravellese. A questo punto la domanda sorge sponta-nea: rinunce-

remo a qualche messa per essere meno “parrocchia” e più “comunità”? Un invito a ritrovarci insieme (clero e popolo) in occasione della veglia pasquale o della prossima messa di mezzanotte. Chi ha orecchi per intendere intenda. Buon An-no!

Luigi Buonocore

Presentazione del libro “Ore 22, furto in galleria”

A Ravello presso il Museo del Duomo lo scorso 21 dicembre grazie al soste-gno, alla collaborazione e disponibilità di Mons. Giuseppe Imperato Parroco del Duomo, del Sindaco di Ravello Pao-lo Vuilleumier e del Direttore del Museo del Duomo Luigi Buonocore, è stato presento sotto forma di tavola ro-tonda Ore 22, furto in galleria di France-sco Pellegrino, edizione Natyvi Contem-poranea. È stata un’occasione per analizzare e comprendere alcune delle più importanti tematiche legate al mondo dell’arte: con-servazione, valorizzazione e tutela del patrimonio culturale. Perché presentare questo libro a Ravel-lo? ..La Costiera Amalfitana, come tutti sanno, è già dal 1997 riconosciuta dall’U-NESCO come Patrimonio dell’Umanità e proprio a Ravello, in questi giorni, pren-dono forma importanti progetti di valo-rizzazione del nostro patrimonio. Questo caldeggia la tesi che la nostra è una terra ricca di risorse, e parlarne è un importante passo per prenderne coscien-za. La tavola rotonda è stata possibile grazie agli interventi degli illustri relatori : An-gelo Capasso, critico d’arte, docente e curatore di mostre; Giovanni Villani, Architetto Direttore Coordinatore della Soprintendenza BAP per le Province di Salerno e Avellino; Luigi Buonocore, Direttore del Museo del Duomo di Ra-vello. Alfonso Bottone, Presidente Circolo della Stampa e Stampa Estera Costa d’Amalfi, ho moderato l’incon-tro. Il testo, ricostruendo il clamoroso furto di tre dipinti (Il Giardiniere e L’Arlesiana di Vincent Van Gogh e Le Cabanon de Jourdan di Paul Cézanne) avvenuto nel maggio 1998 alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna di Roma, fornisce la possibilità ai relatori di affron-tare le seguenti tematiche: dispositivi di sicurezza dei Musei italiani - il caso GNAM; Ministero dei Beni Culturali e Musei - divergenze e problematiche; il potere di seduzione di un’opera d’arte e il suo aspetto sacro; la cultura italiana e la comprensione dell’arte.

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L’incontro non è stato pensato come un punto di arrivo, ma di partenza per porsi degli interrogativi finalizzati ad alimenta-re il senso di appartenenza al nostro Pae-se, ricco di patrimonio culturale … per-ché conoscere l’arte, e quindi riconoscer-la è fondamentale! A questo punto mi fa piacere rivolgere un ringraziamento speciale all’autore Francesco Pellegrino, salernitano d’origi-ne, oggi coordinatore dei servizi di acco-glienza presso il MAXXI di Roma, per-ché ha colto con entusiasmo l’invito, sostenendomi in tutte le fasi organizzati-ve. E ancora ringrazio due azienda dell’eccel-lenza enogastronomica ravellese: il Ca-seificio Staiano e la Casa Vinicola Ettore Sammarco, perché hanno reso possibile questo assaggio di territorio!

Simona Apicella

La musica, le favole e i pianisti che fecero

l’impresa La musica e le favole hanno caratteristi-che molto diverse e sono entrambi ele-menti importanti nella formazione cultu-rale e sociale dei giovani. L’idea di creare un laboratorio artistico sperimentale portando in scena la musica e le favole insieme è stata del maestro Francesco Esposito dopo aver discusso con un grup-po di lavoro le caratteristiche dei conte-nuti delle diverse discipline artistiche (musica e recitazione). In dettaglio: La musica cresce sempre di più come sostegno alle relazioni personali e di gruppo, spesso entra tra i valori e i signi-ficati che accompagnano la costruzione dei progetti per la qualità della vita e

delle comunità. La fruizione musicale è in aumento ed essa assume una sempre maggiore importanza sul piano educati-vo, perché favorisce la comunicazione tra bambini e giovani di lingue diverse espri-mendo una modalità per affrontare l’ap-prendimento consona allo sviluppo della motivazione ed all’uso efficace della me-diazione didattica. L’impiego dei linguag-gi non verbali sembra essere oggi partico-larmente adatto per interpretare l’attuale contesto basato perlopiù sugli aspetti percettivi, che condizionano anche gli obiettivi educativi e le relative dinamiche conoscitive. Segno, suono e gesto rap-presentano un circolo virtuoso sul piano pedagogico, capace di assicurare, fin dalla scuola dell’infanzia, una buona base per la socializzazione e la progressiva qualifi-cazione dell’esperienza evolutiva e for-mativa. Le favole si prestano in maniera eccellente a superare le barriere linguiste e mentali tra adulti e bambini. I bambini molto spesso si identificano con i perso-naggi delle storie e accettano con entusia-smo le idee e le strategie risolutive che le favole propongono ai loro problemi. Esse inducono, infatti, i bambini a rielaborare in maniera giocosa la situazione proble-matica e a lavorare attivamente sul pro-prio comportamento. Diversi studi di-mostrano l’importanza delle favole per lo sviluppo psicologico ed emotivo del bam-bino. Le vicende che sono narrate attra-verso la favola hanno un profondo valore formativo che consentono la familiarizza-zione con alcune componenti oscure del nostro mondo interiore. Esse si occupano di problemi umani, in particolar modo quelli che preoccupano la mente del bambino. La favola ha il potere di sotten-dere, tramite una sequenza di rappresen-tazioni simboliche, un significato esisten-ziale non altrimenti accessibile al bambi-no. Infatti, gli spiega che la vita è un per-corso ad ostacoli che bisogna affrontare con coraggio e intelligenza; che è inevita-bile il rischio di incontrare figure ingan-natrici e che potremmo non riconoscere le figure positive che ci vorranno aiutare. La favola è un utile strumento perché i personaggi aiutano i bambini a distingue-re il “giusto” dallo “sbagliato”, cosa che non sarebbe possibile nella realtà, perché presenta molte sfaccettature. Affinché la favola possa svolgere la sua funzione deve coinvolgere contemporaneamente tutti

gli aspetti della personalità del bambino e questo senza mai sminuire la gravità delle difficoltà che lo affliggono, ma, anzi, prenderne pienamente atto e, allo stesso tempo, promuovere la fiducia in se stesso e nel suo futuro. Attraverso la favola si dà al bambino la possibilità di sognare, scoprire un mondo e soprattutto la possi-bilità di costruire la propria personalità e dignità interiori. Il risultato di queste riflessioni ha portato a creare un progetto di laboratorio artistico sperimentale che è stato portato in scena il 14 Dicembre 2013 all’Auditorium Oscar Niemeyer da un gruppo di ragazzi provenienti da Sca-la, Minori, Agerola e Ravello che si sono esibiti in uno spettacolo in cui le fiabe sono state recitate insieme alla musica, accompagnate da coreografie di danza ed immagini proiettate sul grande schermo. Tanti ragazzi sul palco ad esi-birsi contemporaneamente in diverse discipline artistiche in un insieme armo-nico dove era difficile concentrarsi e no-nostante tutto nessuno dei musicisti ha sbagliato una nota. I pianisti che fecero l’impresa scelti per questa esecuzione sono stati :Mario Fiore, Tea Cappotto,Fulvia Imperato, Miriam Palumbo, Luca Lezzi, Alice Ama-to, Frederic Zoungla, Laura Ferrara, Roberta Scelzo, Marianna Pagano, Salva-tore Esposito. Questo evento che ha visto protagonisti ragazzi di diverse comunità in una rap-presentazione di Performing Arts (più discipline artistiche eseguita in un’unica rappresentazione scenica) ha creato occa-sioni di confronto, motivi di aggregazio-ne, fatto sentire i giovani tutti uguali tra loro nella loro diversità, tutti importanti allo stesso modo. Il progetto prosegue con la rappresentazione della novella di Charles Dickens “ Canto di Natale” inter-pretata in chiave di danza, musica ed immagini, sempre all’Auditorium Oscar Niemeyer da 100 ragazzi di Ravello, Agerola e Salerno. Il passo successivo è di esportare nella primavera 2013 questo laboratorio sperimentale su altri palco-scenici cominciando da Salerno, fornen-do così ai giovani protagonisti nuovi sti-moli per approfondire i loro studi e vive-re le proprie passioni.

Marco Rossetto

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Nell’ anno trascorso le catechesi della Comunità di Ravello (Fraternità di Em-maus), sono state tutte improntate sul tema dell’Eucarestia, e, non da meno, poteva essere il cenacolo d’avvento per gli sposi tenutosi dal 23 al 24 novembre a Sarno. Proprio in quei giorni imperversa-va sui nostri territori una perturbazione metereologica con allerta meteo, tanto che in pochi hanno avuto la lucidità e la possibilità, di poter affrontare il percorso stradale che porta a Sarno, tra l’altro, un territorio alluvionato, tuttavia, imprevisti a parte, l’esperienza è stata delle migliori e chi vi ha partecipato l’ha definita sem-plicemente “stupenda”. Il cenacolo ha avuto inizio con la lettura del brano tratto dal Vangelo di Giovanni relativo alla mol-tiplicazione dei pani (Gv 6,22 – 26) e, la catechesi di Don Silvio, ci ha illustrato alcuni momenti liturgici della celebrazio-ne eucaristica soffermandosi su diversi aspetti davvero poco conosciuti, o sem-plicemente dati per prassi; gesti che il sacerdote compie durante il rito e a cui, di volta in volta, ci siamo abituati, forse senza mai neanche chiederci, se effettiva-mente avessero un significato particolare, o meglio a metterli in relazione con quel-la che è la vita coniugale. Il celebrante, per esempio, al suo ingresso bacia l’altare della parola, compie un gesto di affettuo-sità verso una cosa inanimata che in realtà è la tavola dell’ultima cena, il luogo sim-bolo della consegna della vita di Gesù Cristo e il rinnovarsi della Sua eterna promessa: la nostra salvezza. In realtà le coppie non sono diverse, si scambiano continuamente gesti d’affetto, si rinnova-

no promesse per sempre, ed è anche quando questa tenerezza viene meno, che cominciano i problemi. Si perde la sicurezza che un bacio, un abbraccio possono donare nei confronti dell’altro, cominciamo a farci tante domande e lì, il seme del dubbio, si sviluppa e come la zizzania, cresce tra il grano buono…Santa Gianna Beretta Molla, si rivolgeva al marito

chiedendogli cosa potesse fare per ren-derlo felice. Se tutte le coppie si facessero la stessa domanda rispondendosi con la sincerità del periodo dell’innamoramento e la gestualità che lo accompagna, magari i problemi dell’incomprensione sarebbe-ro ridotti della metà. Un altro segno nella Messa è proprio l’Eucarestia: presenza di Cristo a merito della comunità ecclesiale. Il pane consacrato che è Cristo, non è solo un’icona, perché il Sacerdote che celebra, è reale e presente; è comunione che nasce dall’accogliere: noi riuniti, anche se siamo molti, andiamo da soli a ricevere il corpo di Cristo, ma prenden-dolo diveniamo un solo pane (S. Paolo), e sulla mensa c’è un solo pane. Dal X all’XI secolo, la mensa eucaristica, si co-stituiva proprio di una grande forma di pane e, spezzandolo, visivamente si crea-va l’idea dell’unicità, perché tutti prende-vano dalla stessa fonte. Con la pronunzia dell’“Amen”, alla proposta dell’ostia, accettiamo Cristo nella nostra vita ed entriamo nel suo corpo, che è la Chiesa. La coppia di sposi che si avvicina insieme all’altare per ricevere la Comunione, meglio ancora sottolinea questa “fusione”, non più due, ma una carne sola (Mt 19,6) e si realizza, confermandosi, il mistero assegnatoci. Lo stesso al momento del Padre Nostro, la sua espressione liturgica ha una dinamica verticale “guardare a Dio” e, infatti, lo si recita con gli occhi rivolti in alto e le mani alzate, eppure, nessuno impedisce o vieta che queste ultime possano congiungersi, esprimendo con un semplice gesto, il concetto dell’u-nione. Don Silvio ci ha confidato che que-

sta riflessione gli era stata esposta anni fa durante un ritiro di sposi a Ferrara da una coppia con ben quarantatré anni di matri-monio alle spalle, due laici che hanno aperto la mente di un sacerdote; due per-sone semplici che hanno saputo arricchire un già uomo di Dio; una testimonianza che dal basso della sua esposizione, rivelò quanto ancora ci fosse da pensare e da studiare al riguardo. Di più, se accanto non abbiamo nessuno, sarebbe bene chiu-dere lo stesso la mano, come se stessimo stringendo quella di qualcun altro, perché questo contribuisce ad abituarci a stare insieme, uniti. Custodendoci, custodire-mo l’Eucarestia, ed essa noi, e sarà fonte e forma della vita coniugale. Fonte, in quanto sorgente, causa prima dell’amore e non di quello proprio, perché il senti-mento è il veicolo dell’amore di Dio a cui sempre bisogna far ritorno; forma, in quanto specchio in cui riflettiamo la vita e la modelliamo dandogli proprio l’im-pronta eucaristica. I bambini imparano a parlare ascoltando i genitori, i cristiani dovrebbero ascoltare la Messa per carpir-ne il senso. Il Santo sacrificio, non lo si può considerare “all’ingrosso”, e se non ci soffermiamo sui suoi dettagli, se non ci lasciamo interpellare dalla consapevolezza liturgica, tutto scorre e niente più ci po-trà essere d’aiuto nel passaggio degli inse-gnamenti dalla liturgia alla vita. Il vero problema, ora, è discernere se effettiva-mente lo facciamo o meno, e non è diffi-cile, basta riflettere. Non a caso si dice che l’incontro con il Signore comincia prima di mettere i piedi in Chiesa, anzi comincia nell’attesa di incontraLo. Per recarci ad un appuntamento, ci preparia-mo, arriviamo puntuali, e non facciamo brutte figure, ecco, spesso siamo animati più da questo vincolo esteriore che da altro, però lo pratichiamo, e lo stesso è per la Messa: si ci prepara, magari con la riconciliazione, non si fa tardi, ed è la fedeltà all’appuntamento, la gioia, il vin-colo interiore scatenante. I cristiani han-no un appuntamento fisso tutte le dome-niche in Chiesa, non solo per le care feste comandate…(Patrizia Cioffi).

Eucaristia e vita coniugale Prima parte

Page 12: P … · 2020. 9. 4. · 1. Il Battesimo è il sacramento su cui si fonda la nostra stessa fede e che ci innesta come membra vive in Cristo e nella sua Chiesa. Insieme all'Eucaristia

CELEBRAZIONI DEL MESE DI GENNAIO

GIORNI FERIALI

Ore 17.00: Santo Rosario

Ore 17.30: Santa Messa

GIORNI PREFESTIVI E FESTIVI

Ore 17.30: Santo Rosario

Ore 18.00: Santa Messa

GIOVEDI’ 9-16-23-30 GENNAIO

Al termine della Santa Messa delle 17.30 Adorazione Eucaristica

LUNEDI’ 13-20-27

Itinerario di Formazione alla Fede con il Catechismo della Chiesa Catto-lica per tutti gli Operatori Pastorali – “II anno – “Per riscoprire la gioia della fede” .

12 GENNAIO

Festa del Battesimo del Signore

Ore 8.00-10.30– 18.00: Sante Messe

18 - 25 GENNAIO

Ottavario di Preghiera per l’Unità dei Cristiani

(Tema: E’ forse il Cristo diviso?)

19 GENNAIO

II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

100a Giornata Mondiale delle Migrazioni

Ore 8.00-10.30– 18.00: Sante Messe

24 GENNAIO

SAN FRANCESCO DI SALES - PATRONO DEI GIORNALISTI

Ore 17.30: Celebrazione eucaristica per i giornalisti

Momento di riflessione sul ruolo della stampa e delle comunicazioni sociali

25 GENNAIO

Conclusione dell’Ottavario di preghiera per l’Unità dei cristiani Ore 17.30: Santo Rosario Ore 18.00: Santa Messa con la partecipazione degli operatori pastorali e delle associazioni parrocchiali 26 GENNAIO

III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO

61a Giornata Mondiale dei Malati di Lebbra

Ore 8.00 - 10.30 - 18.00: Sante Messe

Scala - Protomonastero ore 10.00-18.00 : Incontro di Spiritualità per i Giovani.

30 GENNAIO

Amalfi - Curia Arcivescovile ore 18.00: Incontro di formazione liturgica (lettori e ministri straordinari dell’Eucaristia)


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