Nelle prime ore della mattina del 2 agosto, i militari della Guardia di Finanza di Venezia su ordinanza
del Giudice per le indagini preliminari di Roma, hanno disposto gli arresti domiciliari nei confronti di
Vincenzo Consoli, ex amministratore delegato e direttore generale di Veneto Banca, per i reati di
ostacolo all’esercizio delle funzioni delle Autorità pubbliche di vigilanza ed aggiotaggio. Nel medesimo
contesto le Fiamme Gialle hanno eseguito un sequestro disposto dal P.M. in via di urgenza fino a 45,425
milioni di euro e di un immobile il cui valore è stimato in 1,8 milioni di euro, nonché liquidità e titoli.
Vincenzo Consoli naturalmente in questi giorni ha già fatto presentare al tribunale del Riesame di Roma
un’istanza per rivedere la misura cautelare. L’attività di polizia giudiziaria deriva da un’articolata
indagine diretta dalla Procura di Roma e delegata al Nucleo Speciale di Polizia Valutaria di Venezia,
grazie alla quale è stata fatta luce su molte condotte di ostacolo perpetrate a danno di Bankitalia e
Consob. Riportiamo l'elenco dei 14 indagati, oltre ovviamente a Vincenzo Consoli arrestato alle 7 nella
sua casa di Campo Marzo a Vicenza e subito posto ai domiciliari: Flavio Trinca, ex presidente, Stefano
Bertolo, responsabile Direzione centrale amministrazione dal 2008 al 2014 e poi dirigente preposto,
Flavio Marcolin, responsabile degli affari societari e legali dal marzo 2014, Francesco Favotto,
presidente del Cda dall'aprile 2014 all'ottobre 2015, Mosé Fagiani, responsabile commerciale dal 2010 al
dicembre 2014, Massimo Lembo, all'epoca capo della Direzione Compliance, Pietro D'Aguì, a lungo al
vertice di Banca Intermobiliare, Gianclaudio Giovannone, titolare della Mava SS, Diego Xausa, Marco
Pezzetta, Roberto d’Imperio componenti del Collegio Sindacale, Michele Stiz, Martino Mazzoccato e
Renato Merlo, responsabile Banche estere e Partecipazioni.
Nessuna sorpresa, ma piena collaborazione e fiducia nella magistratura da parte dei vertici di Veneto
Banca che l’8 agosto si sono presentati tutti dimissionari all’Assemblea dei Soci. Un'assemblea dei soci
diversa da quelle a cui eravamo abituati: presenti solo 418 soci titolari del 97,71% degli oltre 10 miliardi
di azioni ordinarie e dipendenti praticamente assenti. I lavori sono stati presieduti da Giovanni Schiavon,
vicepresidente di Veneto Banca, data l'assenza del presidente, Stefano Ambrosini.
Il Consiglio di amministrazione dell’attuale nuovo corso è quello targato fondo Atlante. È composto da
11 elementi; quello precedente, guidato da Stefano Ambrosini, aveva 14 consiglieri. È stato votato con il
voto favorevole di oltre il 99,9% del capitale partecipante all'elezione. Il nuovo board è composto dal
presidente in pectore, Beniamino Anselmi, Sabrina Bruno, Maria Lucia Candida, Giorgio Girelli,
Massimo Lanza, Maurizio Lauri, Alberto Pera, Daniela Toscani, Marco Ventoruzzo e Alessandra Zunino
de Pignier, oltre all'amministratore delegato e direttore generale in carica, Cristiano Carrus. Subito dopo
il Cda si è riunito per designare presidente, vicepresidente e amministratore delegato. La squadra resterà
in carica tre anni, fino all'assemblea di approvazione
del bilancio al 31 dicembre 2018. Atlante ha chiesto
al nuovo cda di Veneto Banca di proseguire senza
indugio e con grande determinazione l'azione di
responsabilità nei confronti di chi ha agito contro
l'interesse della banca, provocando perdite
gravissime per i suoi soci, individuando i singoli
profili di colpevolezza per ristabilire un clima di
completa fiducia e di ritrovata serenità con i soci, i
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Proverbio italiano
Il pesce puzza sempre dalla testa…
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Numero 9 / 2016
SETTEMBRE
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UN AGOSTO
TUTT’ALTRO CHE TRANQUILLO
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Nella seconda metà degli anni 90 si pose l’esigenza, a seguito della grande
ristrutturazione bancaria che allora fu realizzata, di rivedere gli organici degli
istituti sia per l’individuazione degli eventuali esuberi, sia per agevolare gli esodi
in chiave volontaria. Oggi, mentre si tenta di uscire da una crisi epocale, la
principale questione nel sistema bancario nostrano riguarda la necessità di
razionalizzare e ridurre sia i costi che il numero complessivo degli addetti. La
priorità dovrebbe però essere quella di definire più precisi temi e strategie riguardanti il governo della
digitalizzazione, la governance bancaria, l’organizzazione territoriale, i rapporti con la clientela. Il tema delle
risorse umane, che sappiamo bene restano cruciali per il funzionamento di una banca deve venire dopo l’aver
dato risposte esaurienti ed efficaci a questi problemi. Siamo convinti che è del tutto pretestuoso usare la chiave
di volta per affrontare questa fase di transizione agendo dapprima prioritariamente e poi esclusivamente sul
personale. A metà degli anni 80 alcune banche ritennero che le nuove tecnologie avrebbero reso possibile
l’espulsione automatica di rilevanti quantità di organici dai settori coinvolti, con la conseguenza di non curare
l’introduzione di nuovi modelli organizzativi o sovrapporne di diversi: ciò, anziché riflettersi beneficamente sui
costi, finì con l’accentuare situazioni generalizzate di inefficienza.
Oggi il tema principale da affrontare è come si introduce e si guida la digitalizzazione per migliorare la tutela
del risparmio e la valutazione del merito di credito: fini ultimi e ragion d’essere di una banca. Ci si deve
sforzare di elaborare soluzioni che, tramite il potente sviluppo tecnologico, possano ampliare le tradizionali
funzioni e assumerne di nuove, coerenti con quelle sinora svolte. Inoltre occorre accentuare i compiti di analisi,
consulenza e assistenza, competere in reputazione ed immagine, con particolare attenzione ai rapporti con la
Vigilanza, all’osservanza delle norme Antiriciclaggio, al funzionamento della governance, non trascurando i
trattamenti economici dei vertici aziendali. Tutto ciò avendo presenti i progetti e le esigenze di aggregazione e
di fusione presenti diffusamente nell’ambito del settore. Un’operazione di rilancio della produttività e
dell’efficienza richiede che si incida su tutte le variabili aziendali.
Il problema degli organici presuppone un accordo-quadro tra le parti sociali a livello nazionale, come del resto
accadde, con ottimi risultati, negli anni 90; un accordo che sia fondato sulla volontarietà e sull’incentivazione
all’esodo per coloro che si trovino in condizioni di prossimità ai trattamenti pensionistici. Un nuovo modulo ad
hoc di relazioni industriali che favorirebbe una nuova stagione di esodi, in ogni caso di entità sopportabili.
Insomma, è indispensabile dare vita, senza indugio, a una fase impegnativa e complessa.
La via di un grande accordo da calare, poi, nelle diverse realtà aziendali con le rispettive peculiarità
dimostrerebbe la capacità delle banche di saper affrontare un passaggio assai delicato, rifuggendo da scelte
unilaterali e intempestive. Adesso tocca all’Abi e al suo presidente, Antonio Patuelli, dare un segnale ai
sindacati, che a loro volta sono chiamati all’ennesima prova di pragmatismo.
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clienti, i dipendenti. Una corsa è certa: sulla possibile fusione tra Veneto Banca e Popolare di Vicenza anche la
politica ci da ragione nel ritenere che l'operazione porterebbe solo ulteriori criticità con una probabile
pesantissima riduzione del personale, visto che si tratta di banche che operano sullo stesso territorio, e una forte
contrazione degli affidamenti, in considerazione del fatto che molti degli imprenditori presenti nella comune
area veneta operano con entrambe le banche simultaneamente. Nel frattempo tra i colleghi permane molta
preoccupazione e incertezza per il futuro. In una situazione di caos generalizzato ognuno pare si muova senza
indicazioni precise. Il modello Hub and Spoke tarda a partire anche perché è stato definito da dirigenti che nel
frattempo si sono dimessi o hanno cambiato ruolo e questo progetto potrebbe anche essere in qualche modo
rivisto. Ciò comporta difficoltà anche in vista del confronto sugli inquadramenti, in quanto risulta
particolarmente complesso normare figure professionali non ancora definite. Il personale continua a essere
gestito in base agli umori dei singoli gestori e, ancora peggio, di qualche supponente Direttore Territoriale,
mentre, per diversi colleghi, sono già arrivati i primi avvisi di garanzia e le prime convocazioni presso diverse
Caserme dei Carabinieri per essere interrogati sulle modalità di collocamento delle azioni. Ci auguriamo che
l’azienda predisponga realmente un breve vademecum su cosa fare nel momento in cui ci si veda recapitare un
avviso di garanzia: chi informare, a quale legale rivolgersi, le modalità di rimborso delle fatture per le spese
legali secondo quanto stabilito nel CCNL, ecc… Comunque sia, dal prossimo 1° settembre speriamo che le
relazioni industriali in Veneto Banca riprendano in modo ordinario e ancor più spedito, così come ci è stato
promesso, poiché le lavoratrici e i lavoratori della nostra banca aspettano risposte e sono ansiosi di poter
riprendere a svolgere il loro ruolo con la massima serenità buttandosi, per quanto possibile, alle spalle il ricordo
di un periodo che nessuno avrebbe mai voluto vivere.
SUGLI EVENTUALI ESUBERI
UN ACCORDO CONVIENE A TUTTE LE PARTI
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A distanza di qualche anno da quando si proclamava
che “le Banche Italiane sono le più solide d’Europa”
abbiamo infine scoperto che in tanti casi così proprio
non era…
A differenza di quanto avvenuto in precedenza in
Germania, ore le regole dell’Unione Bancaria
vietano interventi diretti dello Stato nel capitale delle
banche, e il nostro governo non può che rispettare
tale principio.
Il problema è che non esistendo un salvagente
europeo abbastanza forte, il fondo di risoluzione
previsto dalle nuove regole comunitarie non ha le
risorse per affrontare la crisi di una banca
importante.
A Bruxelles si è discussa una riforma delle regole
che a certe condizioni poteva reintrodurre la
costituzione di «bad bank» per la gestione dei crediti deteriorati, il grande problema degli istituti italiani.
Il sistema bancario italiano attualmente presenta una percentuale molto alta di crediti non performanti, i
cosiddetti NPL, non performing loans. Gli NPL – definiti crediti deteriorati costituiscono difatti oltre il 20% del
totale dei crediti erogati.
il Governo si è mosso in questi mesi per conferire stabilità al sistema Bancario ed allontanare i fantasmi del
cosiddetto rischio sistemico.
L’Abi e il Tesoro hanno perciò studiato un piano il cui risultato è stata la costituzione del Fondo Atlante
Nell’aprile 2016 è nato il Fondo Atlante 1, teso a sostenere la ricapitalizzazione di banche in crisi e rilevare i
crediti in sofferenza; nell’agosto 2016 il Fondo Atlante 2, finalizzato a re-investire i crediti deteriorati.
Tecnicamente i due Fondi Atlante sono “fondi di investimento alternativo chiuso riservato”, ovvero strumenti
gestiti da una società privata, nella fattispecie la Quaestio SGR del finanziere Alessandro Penati, la cui
creazione è stata coordinata con il governo italiano e i principali gruppi finanziari del paese.
Le ragioni per le quali il fondo – orientato alla “salvezza delle banche” è di natura privata risiede nel fatto che
l’UE non permetterebbe l’uso degli aiuti di stato per salvare i privati, ritenendo che ciò altererebbe la
concorrenza.
Come ben sappiamo, «Atlante 1» ha dovuto occuparsi con celerità di rilevare – a prezzi stracciati – Veneto
Banca e Popolare di Vicenza, dopo l’insuccesso della quotazione e della raccolta dell’indispensabile capitale sul
mercato, salvando così le due Banche dal rischio di default.
<<Atlante 2>> è specificatamente dedicato a coprire le perdite dei NPL e ha da pochi giorni raggiunto la soglia
minima di investimento: raccoglierà adesioni sino al prossimo luglio 2017.
Perciò «Atlante 2» ora è in condizioni di poter sottoscrivere parte del capitale indispensabile a Monte dei
Paschi e di cedere una grossa fetta di suoi crediti deteriorati.
Alla costituzione del capitale di Atlante 2 partecipano banche, grandi assicurazioni, la Cassa Depositi e Prestiti
e alcune Casse Previdenziali dei Professionisti.
È di pochi giorni fa la notizia che il fondo ha superato la soglia minima degli impegni formali prevista dal
regolamento per l’avvio dell’attività avendo raccolto ad oggi adesioni per un importo pari a 1,715 miliardi di
euro da diverse istituzioni finanziarie italiane.
“Il primo closing è stato previsto per la fine di settembre 2016 e per quella data si prevedono impegni tra euro
2.500 e 3.000 miliardi – affermano da Quaestio SGR, ma ora la raccolta prosegue – l’obiettivo è di “arrivare tra
i 3,0 e i 3,5 miliardi di raccolta entro il termine ultimo per la sottoscrizione fissato dal regolamento al 31 luglio
2017.
A quella data potranno essere investite anche le eventuali risorse residue di Atlante“.
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COS’E’ IL FONDO ATLANTE
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Il settore bancario è al centro di numerosi cambiamenti che possono avere importanti ricadute sia su interi
gruppi di lavoratori che sul singolo individuo. A giugno si è tenuto a Milano presso la clinica Mangiagalli il
Convegno Nazionale “Stress, Molestie lavorative e Organizzazione del Lavoro: aspetti preventivi, clinici e
normativo-giuridici”. Lo stress lavoro correlato ha effetti indiretti come obesità, fumo, sedentarietà… che
diventano veri e propri fattori di rischio; può portare a processi preclinici come arteriosclerosi e manifestazioni
patologiche come angina, infarto, ansia, depressione e anche alla morte. Il problema della diagnosi è che i
sintomi, spesso, sono sovrapposti a molte altre condizioni/disfunzioni o patologie somatiche, psichiche e miste.
Le criticità principali sono trasversali a tutti i settori: c’è una scarsa informazione/formazione degli RLS e dei
lavoratori e il loro coinvolgimento è veramente marginale; il ruolo del datore di lavoro è carente; il medico
competente partecipa in misura veramente limitata. Le problematiche organizzative sono diverse e la vigilanza
sulle figure addette alla gestione e al controllo del personale è imbarazzante. Si trascura il rischio da
aggressione o l’impatto emotivo dei lavoratori che hanno a che fare con clienti e l’assenza di procedure chiare
non aiuta. Migliorare la gestione del personale è semplice: basta affidare tale responsabilità a figure più capaci,
anche nella progettazione ed organizzazione del lavoro. Serve la volontà di concentrarsi sulle criticità allo scopo
di migliorare il clima aziendale. Nel 2014 presso l’Ambulatorio Stress e Disadattamento Lavorativo si sono
presentate 575 persone (43% uomini, 57% donne). Il 15% dal settore sanitario, il 14% dall’amministrazione
pubblica e vigilanza e il 10% dai servizi finanziari, assicurativi, informatici. Per la prima volta il settore
bancario ha incominciato a rivolgersi a strutture pubbliche per problemi legati allo stress lavoro-correlato. Per il
rischio di aggressione sarebbe utile che le aziende investissero implementando la vigilanza. Facendo finta di
nulla i problemi non si risolvono da soli. Sono diversi i colleghi che soffrono della situazione attuale del
mercato, delle pressioni commerciali, dei ricatti, del clima di terrore, della fatica legata al lavoro in un contesto
difficile. I sintomi sono i più disparati, dalla nausea al risveglio, ai problemi di stomaco, ulcere, dolori articolari,
infarti, ansia, attacchi di panico, depressione, si rilevano anche problemi come la mancata valorizzazione delle
competenze, un’accentuata conflittualità sui luoghi di lavoro, le molestie sessuali. Nel 1995 Adriano Olivetti
disse ai lavoratori di Pozzuoli: ”… la fabbrica fu quindi concepita alla misura dell’uomo perché questi trovasse
nel suo ordinato posto di lavoro uno strumento di riscatto e non un congegno di sofferenza”. Un’organizzazione
deve essere considerata come un sistema vivente, ma un sistema vivente può anche morire. All’interno di
un’organizzazione agiscono persone che esprimono emozioni e pensieri che interagiscono tra loro, creando un
sistema per nulla predefinito, dinamico, difficile da comprendere. Tutto questo rappresenta il background
culturale che si deve tener presente nel momento in cui ci si pone nella condizione di voler analizzare e
misurare la dimensione psicosociale di una realtà organizzata. Il benessere psicosociale si ottiene quando
l’individuo ha la possibilità di sfruttare tutte le sue capacità emozionali e cognitive per costruire relazioni
gratificanti con gli altri e gestire i conflitti interni ed esterni. E’ indispensabile costituire centri di ascolto che
offrono consulenza specialistica sia psicologica sia legale a chi sta soffrendo anche attraverso sinergie con le
strutture sindacali e quelle territoriali del Servizio Sanitario Nazionale. Rivolgendosi al medico curante è
possibile chiedere una visita per sospetto stress occupazionale. Il Centro Stress e Disadattamento Lavorativo
procede con un inquadramento psicodiagnostico, analizza le condizioni di lavoro al fine di rilevare le criticità
connesse ed eventuali situazioni di rischio, esamina le condizioni esistenziali generali quali cause o concause o
evento principale di insorgenza del malessere nel contesto lavorativo, cerca di ottenere un quadro il più
possibile esaustivo dello stato di salute psicofisica del soggetto per escludere la presenza di forme di
psicopatologia e cercare di stabilire una correlazione tra le condizioni di lavoro riferite e la sintomatologia
lamentata. Si cerca di capire se ci siano: attacchi alla persona (esclusione, emarginazione, isolamento,
umiliazione, offese, ecc.) che minano l’autostima e il senso di auto-efficacia, dando l’immagine di sé come
negativa e priva di valore; attacchi alla situazione lavorativa (mancanza di assegnazione di compiti,
declassamento, demansionamento, esclusione dalle riunioni e dalla formazione, difetti o interruzione del flusso
informativo, critiche sull’operato); azioni punitive (contestazioni disciplinari pretestuose, trasferimenti,
negazione di permessi o ferie, visite medico fiscali). Insomma le leggi ci sono, le diagnosi sono possibili, ma
spesso è molto difficile vedere riconosciuti i diritti, e le aziende cercano di trovare soluzioni conciliative e per
non procedere con delle cause con il rischio di essere condannate. La giurisprudenza non aiuta, ma ci sono state
diverse sentenze e l’Inail ha riconosciuto il 5% delle richieste presentate come stress lavoro correlato,
percentuale che sta rapidamente crescendo.
La strada è lunga, ma bisogna insistere, creare rete, mettere in condivisione le informazioni e rivolgersi il prima
possibile ai professionisti che possono aiutare ed intervenire precocemente prima che i sintomi dello stress
diventino gravi.
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STRESS, MOLESTIE E ORGANIZZAZIONE:
E’ NECESSARIO TROVARE SOLUZIONI
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Dopo anni di servizio presso un noto istituto di credito un collega, cassiere, viene trasferito in una nuova filiale
e pochi mesi dopo si vede recapitare una lettera di contestazione da parte dell'Ufficio Risorse Umane.
La contestazione fa riferimento a due violazioni che il collega avrebbe posto in essere nei mesi precedenti.
La prima violazione fa riferimento alla normativa sull'assegno. Durante un’ispezione da parte dell’Ufficio
Internal Audit gli ispettori hanno rilevato che il collega avrebbe negoziato allo sportello cinque assegni recanti
la clausola di non trasferibilità a un soggetto diverso rispetto al beneficiario indicato nei titoli di credito. Inoltre,
ad aggravare ulteriormente la propria posizione il reale beneficiario degli assegni non risultava nemmeno
censito, tanto da determinare una violazione della normativa antiriciclaggio per mancata adeguata verifica della
clientela. Recita l’art. 43 R.D. 21 dicembre 1933 n. 1736 (c.d. legge sull’assegno): " l'assegno bancario emesso
con la clausola "non trasferibile" non può essere pagato se non al prenditore o, a richiesta di costui, accreditato
nel suo conto corrente. Questi non può girare l'assegno se non a un banchiere per l'incasso, il quale non può
ulteriormente girarlo. Le girate apposte, nonostante il divieto, si hanno come non scritte. La cancellazione della
clausola, si ha per non avvenuta. Colui che paga un assegno "non trasferibile" a persona diversa dal prenditore o
dal banchiere giratario per l'incasso, risponde del pagamento..." Il secondo punto di contestazione riguarda la
violazione della normativa antiriciclaggio relativa ad una mancata segnalazione di operazione sospetta ai sensi
del D.lgs 231/2007. Risulterebbe infatti che il collega abbia fatto prelevare nell'arco di un ristretto tempo
piccole somme a un cliente che però, cumulativamente, erano di poco inferiori al limite di trasferimento di
contante.
La lettera, come di consueto, si conclude con l'invito al collega a provvedere, entro cinque giorni dal
ricevimento della stessa, a presentare le controdeduzioni difensive precisando che, trascorso tale periodo senza
valide giustificazioni, l'ufficio risorse umane avrebbe comminato il provvedimento disciplinare più idoneo.
In merito alla violazione della clausola di non trasferibilità il collega ammette l'errore, ma spiega che tale errore
e' stato fatto consapevolmente per fare un favore a un cliente storico della filiale.
L’assegno era infatti intestato al figlio, quindi effettivo beneficiario del titolo, ma tali assegni erano
semplicemente dei rimborsi spese dovuto per uno stage effettuato presso una clinica sanitaria. Il ragazzo, dati
gli orari incompatibili con quelli di una banca e la lontananza della clinica rispetto alla città, era praticamente
impossibilitato a incassare personalmente i titoli. Il collega a suffragio della sua posizione rimarca che tale tipo
di operatività era stata posta in essere anche da altri colleghi, non era la prima volta e lui si era limitato a fare
quello che era sempre stato fatto, ma ribadisce tuttavia che un simile comportamento non lo avrebbe più tenuto,
attenendosi scrupolosamente alla normativa. In merito alla seconda contestazione il collega giustifica il suo
operato descrivendo la situazione che si era venuta a creare. Un cliente aveva chiesto e ottenuto un
finanziamento di € 20.000 per aprire una nuova attività. Per costituire un fondo cassa, indeciso su quanto
prelevare e consapevole che in futuro non avrebbe avuto molto tempo disponibile per recarsi in banca, aveva
posto in essere differenti prelievi nell'arco di pochi giorni. Il collega nella sua memoria difensiva si dichiara tra
le altre cose stupefatto dato che la segnalazione di operazione sospetta in realtà era stata regolarmente fatta di
sua iniziativa, mentre il secondo punto della lettera contestava proprio questa mancanza. Il collega, a chiusura
delle sue memorie difensive, dichiara che tutta la sua operatività è sempre stata mossa dalla buona fede e dal
buon senso rispetto a esigenze particolari che, come in questo caso, hanno senza dubbio aiutato il figlio di un
cliente in difficoltà. Tutto ciò per cercare di fidelizzare ancor di più la clientela in un’ottica di un futuro
potenziale sviluppo commerciale. Il cliente aveva infatti
ripetutamente affermato che la disponibilità dimostrata sarebbe stata
ricordata e che il figlio, non appena possibile, avrebbe avviato una
sua attività in città aprendo i propri rapporti bancari proprio in quella
filiale.
In relazione a quanto contestato e preso atto delle giustificazioni
l’azienda ha adottato nei confronti del collega il provvedimento
disciplinare del “richiamo scritto” ai sensi del vigente CCNL che
ritenuto equo il collega ha deciso di non impugnare.
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LA BUONA FEDE E IL BUON SENSO
NON SEMPRE PAGANO
Ogni mese pubblicheremo il racconto di una reale contestazione sollevata dall’azienda nei confronti di un/a
dipendente di un istituto di credito italiano. Qualcuna potrebbe riferirsi anche a casi che si sono verificati nel
Gruppo Veneto Banca. Non esprimeremo giudizi di sorta, ma ci limiteremo a raccontare i fatti per come si sono
svolti. Ognuno potrà serenamente giungere alle proprie conclusioni. Invitiamo ancora una volta al massimo
rispetto delle norme e dei regolamenti.
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Buongiorno, in qualità di vostro iscritto, sono a richiedervi cortesemente l’ammontare dei contributi annui da
versare nel Fondo Pensione al fine di poter dedurre fiscalmente il massimo possibile.
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VORREI VERSARE
L’IMPORTO MASSIMO DEDUCIBILE
Caro Collega, la risposta al tuo quesito è tutt’altro che banale.
Cominciamo con il dire che nel Fondo Pensione possono convergere tre tipi di contributi: il TFR, quello
individuale e quello aziendale.
Il contributo aziendale viene calcolato prendendo a riferimento quanto stabilito dagli accordi aziendali o nella
contrattazione nazionale.
In Veneto Banca, nella maggioranza dei casi si utilizza l’imponibile TFR.
Nell'articolo 81 del vigente CCNL si stabilisce che la retribuzione annua di riferimento per il calcolo del
trattamento di fine rapporto è costituita dai seguenti emolumenti.
- Per le aree professionali: stipendio; scatti di anzianità; importo ex ristrutturazione tabellare;
e, ove spettino, da assegno temporaneo per gli apprendisti di cui all'art. 28 del ccnl 8 dicembre 2007; assegno di
cui all'art. 99, ultimo comma; indennità di rischio; indennità per lavori svolti in locali sotterranei; concorso
spese tranviarie; indennità di cui all'art. 101, 3° comma; indennità di turno diurno; assegni di cui all'art. 110;
eventuale ex premio di rendimento aziendale.
- Per i quadri direttivi: stipendio; tutti gli emolumenti costitutivi del trattamento economico aventi carattere
continuativo anche se con corresponsione periodica, compresa, ove spetti, l'indennità di rischio.
Da tale computo restano esclusi soltanto gli emolumenti di carattere eccezionale, quanto corrisposto a titolo di
effettivo rimborso, anche parziale, di spese sostenute ed i trattamenti corrisposti ai sensi degli artt. 70
(trasferimenti) e 88 (missioni) o, comunque, corrisposti con finalità similari al quadro direttivo trasferito o in
missione.
E' importante sottolineare che nel periodo 1° gennaio 2015 - 31 dicembre 2018 il trattamento di fine rapporto
dei lavoratori/lavoratrici è calcolato esclusivamente sulle voci tabellari stipendio, scatti di
anzianità ed importo ex ristrutturazione tabellare.
Se guardi la tua busta paga le voci che
concorrono al calcolo del trattamento di fine
rapporto sono:
Alla data del 25 gennaio 2012 il contributo aziendale
era calcolato nel seguente modo:
Tali percentuali sono state incrementate dello 0,5%
fino a un massimo del 5,00% in seguito
all'eliminazione del premio di fedeltà sancita con la
sottoscrizione dell'accordo del 25 gennaio 2012.
L'azienda versa un contributo nel momento in cui il
dipendente versa un proprio contributo pari almeno
all'1%.
I contributi versati alle forme di previdenza
complementare, escluso il TFR (quindi i contributi
volontari e datoriali), sono interamente deducibili dal
reddito Irpef fino ad un massimo di Euro 5.164,57
annui.
Detto ciò capisci che risulta veramente difficile calcolare in percentuale l’ammontare del proprio contributo
individuale per poter raggiungere esattamente il limite deducibile previsto dalle norme.
E’ possibile però gestire eventuali versamenti aggiuntivi annualmente, verso la fine dell’anno, quando si ha un’idea
dell’ammontare dei versamenti effettuati nel corso di quell’esercizio.
A tale proposito l’anno scorso, esattamente il 6 novembre 2015, abbiamo sottoscritto un accordo che dava la
possibilità al personale dipendente di effettuare un versamento straordinario di contributi volontari attraverso una
trattenuta in busta paga da richiedersi entro e non oltre il 10 dicembre 2015, sempre e comunque nei limiti della
relativa retribuzione.
Anche quest'anno chiederemo che venga data questa possibilità che offre vantaggi fiscali è l'opportunità per alcuni
colleghi, quelli con redditi più bassi, di poter rientrare tra coloro che hanno diritto a beneficiare del bonus Renzi.
Considerato che per l’azienda accordi di questo tipo non costano assolutamente nulla, sarebbe bello venissero
consolidati e che non ci fosse la necessità di sottoscriverli ogni anno.
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GIOVANNI TOIA VOCE E PENNA
DE LA PROVINCIA DI VARESE
Giovanni Toia è un collega che nel maggio del 2002 ha iniziato la sua
esperienza lavorativa bancaria nella ex Banca Popolare di Intra, l’istituto di
credito acquisito e incorporato in Veneto Banca.
Attualmente ricopre il ruolo di Gestore Privati presso la filiale di Jerago con
Orago in provincia di Varese.
Come i molti protagonisti della nostra rubrica “Bancari a colori”, anche
Giovanni fuori dall’ufficio si dedica a un’altra attività che lo appassiona fin
da quando era bambino: il giornalismo e in particolare quello che riguarda
lo sport e il calcio.
Non è un caso se parte della mancetta domenicale veniva infatti utilizzata
per acquistare la Gazzetta della Sport.
Da semplice lettore Giovanni, che ha sempre amato raccontare storie e che
quando leggeva un giornale o guardava la TV sognava di avere un ruolo attivo nell’informazione, comincia
presto a dedicarsi alla scrittura.
Una buona dose di curiosità e quel po’ di faccia di bronzo che non guasta mai lo portano a firmare numerosi
articoli e, oggi, a scrivere regolarmente per “La Provincia di Varese” pezzi sulla Aurora Pro Patria 1919, meglio
conosciuta come Pro Patria, una società calcistica italiana con sede nella città di Busto Arsizio.
Anche se a qualcuno potrebbe sembrare un’attività banale le difficoltà non mancano mai.
Giovanni ci spiega come la più rilevante sta nello stabilire un rapporto di fiducia con il proprio interlocutore,
nel creare un’empatia, una stima che diventano indispensabili per avere notizie e raccogliere confidenze.
Con molta modestia Giovanni ci racconta che nello scrivere, in realtà, di segreti non ce ne sono; che si rifà
semplicemente a scarne indicazioni del professore di italiano di quando frequentava il liceo, focalizzando la
notizia da sviluppare nelle prime tre righe (incipit) e aggiungendo periodi brevi e pochi incisi.
Ognuno di noi sa benissimo che nessuno impara a scrivere da un momento all’altro.
La scrittura è impegno, costanza, disciplina e il talento non si insegna, va esercitato e coltivato.
Chi pensa che si diventi scrittori dal nulla pecca di presunzione.
Sicuramente la passione per lo scrivere ha condizionato positivamente la vita di Giovanni anche perché gli
permette di provare la grande soddisfazione di dare sfogo a qualcosa che da sempre aveva dentro e che nel
corso dell’età giovanile stava cercando di far venire fuori.
Giovanni ha vissuto moltissime esperienze giornalistiche e tra le tante quelle che ricorda con maggiore
emozione sono due.
La prima riguarda l’intervista a Osvaldo Bagnoli, allenatore ed ex calciatore, centrocampista, che ha legato il
suo nome all'Hellas Verona con cui ha conquistato lo storico scudetto dei gialloblù nella stagione 1984-1985,
personaggio splendido.
La seconda è la radiocronaca della partita Genoa - Pro Patria del campionato 2005/2006, presso lo stadio
comunale Luigi Ferraris, il campo da calcio di Genova situato nel quartiere di Marassi.
Da ragazzo aveva sognato spesso di diventare un radiocronista e non avrebbe mai
pensato di poterlo fare in uno dei più famosi stadi italiani dove si giocano le partite
della serie A, anche se in occasione di una partita del campionato di serie C: “…la
notte precedente non avevo dormito molto…”
Accanto ai grandi momenti di felicità, però ce ne sono anche di meno belli.
Per Giovanni il non essere stato capace di carpire una notizia o non capirne
l’importanza sono sempre una grande delusione.
Per Giovanni questa è una grande esperienza di vita che ti fa conoscere personaggi e
che, soprattutto, gli permette di seguire la squadra della sua città in giro per l’Italia.
“Penso che, una volta in pensione, scriverò un libro sperando di trovare qualche
editore folle che decida di pubblicarlo, anche se sarò ben lieto anche di poterlo solo
scrivere”: ti auguriamo di riuscirci presto.
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Nuvole…
Oggi sono consapevole del cielo, poiché ci sono giorni in cui non lo guardo ma solo lo sento, vivendo nella città
senza vivere nella natura in cui la città è inclusa.
Nuvole…
Sono loro oggi la principale realtà, e mi preoccupano come se il velarsi del cielo fosse uno dei grandi pericoli
del mio destino.
Nuvole…
Corrono dall'imboccatura del fiume verso il Castello; da Occidente verso Oriente, in un tumultuare sparso e
scarno, a volte bianche se vanno stracciate all'avanguardia di chissà che cosa; altre volte mezze nere, se lente,
tardano ad essere spazzate via dal vento sibilante; infine nere di un bianco sporco se, quasi volessero restare,
oscurano più col movimento che con l'ombra i falsi punti di fuga che le vie aprono fra le linee chiuse dei
caseggiati.
Nuvole…
Esisto senza che io lo sappia e morirò senza che io lo voglia. Sono l'intervallo fra ciò che sono e ciò che non
sono, fra quanto sogno di essere e quanto la vita mi ha fatto essere, la media astratta e carnale fra cose che non
sono niente più il niente di me stesso.
Nuvole…
Che inquietudine se sento, che disagio se penso, che inutilità se voglio!
Nuvole…
Continuano a passare,alcune così enormi ( poiché le case non lasciano misurare la loro esatta dimensione ) che
paiono occupare il cielo intero; altre di incerte dimensioni, come se fossero due che si sono accoppiate o una
sola che si sta rompendo in due, a casaccio, nell'aria alta contro il cielo stanco; altre ancora piccole, simili a
giocattoli di forme poderose, palle irregolari di un gioco assurdo, da parte, in un grande isolamento fredde.
Nuvole…
Mi interrogo e mi disconosco. Non ho mai fatto niente di utile né faro niente di giustificabile. Quella parte della
mia vita che non ho dissipato a interpretare confusamente nessuna cosa, l'ho spesa a dedicare versi prosastici
alle intrasmissibili sensazioni con le quali rendo mio l'universo sconosciuto. Sono stanco di me oggettivamente
e soggettivamente. Sono stanco di tutto e del tutto di tutto.
Nuvole…
Esse sono tutto, crolli dell'altezza, uniche cose oggi reali fra la nulla terra e il cielo inesistente; brandelli
indescrivibili del tedio che loro attribuisco: nebbia condensata in minacce incolori; fiocchi di cotone sporco di
un ospedale senza pareti.
Nuvole…
Sono come me un passaggio figurato tra cielo e terra, in balìa di un impulso invisibile, temporalesche o
silenziose, che rallegrano per la bianchezza o rattristano per l'oscurità, finzioni dell'intervallo e del discammino,
lontane dal rumore della terra, lontane dal silenzio del cielo.
Nuvole…
Continuano a passare, continuano ancora a passare, passeranno sempre continuamente, in una sfilza discontinua
di matasse opache, come il prolungamento diffuso di un falso cielo disfatto.
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NUVOLE ...
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QUESTI SONO I RAPPRESENTANTI
DELLA FABI DEL GRUPPO VENETO BANCA C
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Baldini Fabio Banca Intermobiliare
Tomasino
Francesco Banca Intermobiliare
Tutino Laura Banca Intermobiliare
Vaglini Stefano Banca Intermobiliare
Antonelli Anna Symphonia SGR
Lambertino Milena Symphonia SGR
Albenzio Nicola Bancapulia
Caldarola Sergio Bancapulia
Caputi Giovanni Bancapulia
Achilli Stefano Veneto Banca
Agodi Moira Veneto Banca
Algeri Giuseppe Veneto Banca
Basso Fabio Veneto Banca
Brotto Wladimir Veneto Banca
Capitani Luca Veneto Banca
Capuani Simone Veneto Banca
Chiesa Natale Veneto Banca
Cicardi Dimitri Veneto Banca
Cristina Elisabetta Veneto Banca
Danè Fabio Veneto Banca
De Regibus Fabio Veneto Banca
Erseni Gabriele Veneto Banca
Fabbri Federico Veneto Banca
Fiamingo Liliana Veneto Banca
Frigo Flavio Veneto Banca
Galli Simona Veneto Banca
Guenzi Viviana Veneto Banca
La Motta
Francesco Veneto Banca
Mantini Simone Veneto Banca
Manzi Erminio Veneto Banca
Niccoli Giovanni Veneto Banca
Nini Giulia Veneto Banca
Nova Francesco Veneto Banca
Pellacchia Cecilia Veneto Banca
Porta Emanuela Veneto Banca
Rogora Sara Veneto Banca
Ruffoni Luca Veneto Banca
Soffiantini
Dominich Angela Veneto Banca
Stucchi Elia Veneto Banca
Tesei Cristiano Veneto Banca
Valbusa Dall’Armi
Mario Veneto Banca
Vallesi Giacomo Veneto Banca
Viganò Emanuela Veneto Banca
Zordan Jennifer Veneto Banca