+ All Categories
Home > Documents > padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali...

padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali...

Date post: 29-Apr-2018
Category:
Upload: vominh
View: 219 times
Download: 4 times
Share this document with a friend
171
DOTTORATO DI RICERCA IN FISIOPATOLOGIA CHIRURGICA ED EPATO-GASTROENTEROLOGICA SPERIMENTALE E CLINICA XXVI CICLO Coordinatore Ch.mo Prof Eugenio GAUDIO “Valutazione della stiffness epato- splenica mediante Acoustic Radiation Force Impulse (ARFI) nella stadiazione delle epatopatie croniche” Tutor Dottoranda 1
Transcript
Page 1: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

DOTTORATO DI RICERCA IN FISIOPATOLOGIA CHIRURGICA ED EPATO-GASTROENTEROLOGICA

SPERIMENTALE E CLINICA

XXVI CICLO

Coordinatore Ch.mo Prof Eugenio GAUDIO

“Valutazione della stiffness epato-splenica mediante

Acoustic Radiation Force Impulse (ARFI) nella

stadiazione delle epatopatie croniche”

Tutor Dottoranda

Prof Adriano DE SANTIS D.ssa Chiara BASSANELLI

___________________________ ___________________________

___________________________________________________________

Anno accademico 2013-2014

1

Page 2: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

INDICE

1. Background: Sistemi di valutazione della fibrosi epatica……………………...…..» 5

1.1 Invasivi: Biopsia Epatica …………………...………………............….…..» 6

1.1.1 Scores Istologici…………………………..……….………...………» 12

1.2 Metodi Non invasivi…………….……………………………………..............» 24

1.3 Markers sierologici diretti ed indiretti…………………………………............» 26

1.4 Ecografia Epatica………………………………………………....….………..» 34

2. Elastografia epatica: basi teoriche…………………………………………………» 37

2.1 Strain Elastography (o elastografia qualitativa)………………….……………..» 38

2.2 Shear Wave Elastography(o elastografia quantitativa)………………….……….» 40

3. Fibroscan (Elastografia Transiente Unidimensionale)…………….........................» 42

3.1 Limiti della metodica………………………………..…………………………...» 46

3.2 Fibroscan nei diversi settings clinici: cutt-off …………………………...........…» 49

4. Acoustic Radiation Force Impulse (ARFI)…………………………………………» 56

4.1 Valori di riferimento sani e nei pazienti affetti da malattia epatica cronica...........» 58

5. Valore prognostico dell’elastometrica epatica: Complicanze della cirrosi ed

Ipertensione Portale.

5.1 Fibroscan…………………………………………………………………...........» 61

5.2 ARFI…………………………………………………………………….………..» 63

6. Scopo dello Studio…………………………………………..…………....….….» 65

7. Materiali e Metodi……………………………………………………….…,…...» 65

8. Risultati………………………………………………………..….…………,…...» 67

9. Discussione ……………………………………………………..………….........» 89

10. Bibliografia…………………………………………………..……..…….......…» 97

2

Page 3: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

3

Page 4: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

1. SISTEMI DI VALUTAZIONE DELLA FIBROSI EPATICA

Nei pazienti affetti da epatopatia cronica la stadiazione della malattia è un

elemento cruciale nel guidare gli atteggiamenti terapeutici e di monitoraggio

clinico. Per lungo tempo il dato istologico, e quindi l’esecuzione della biopsia

epatica, è stato ritenuto un elemento imprescindibile per un corretto

inquadramento dell’evoluzione della malattia epatica cronica. Tuttavia negli

anni sono stati messi in luce diversi limiti dell’esame bioptico, di cui il più

importante è sicuramente costituito dalla possibilità di un errore di

campionamento e, quindi, di una sovra o sottostima della fibrosi epatica.

Le principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono

basate su due concetti molto differenti: markers serici, costruiti a partire da

esami ematochimici che rispecchiano direttamente (es. componenti della matrice

extracellulare) o indirettamente (PLT, INR, etc) la presenza di fibrosi epatica, e

la misurazione della “rigidità” (stiffness) epatic

4

Page 5: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

1.1 Metodi Invasivi: la Biopsia Epatica

La biopsia percutanea, con o senza assistenza e/o guida ecografica, è la tecnica più

utilizzata per il campionamento di lesioni epatiche diffuse e focali e per il grading

e lo staging delle epatiti virali croniche. Soltanto in circostanze particolari (legate

alla sede della lesione o alla difficile visualizzazione ecografica della stessa) è

necessario ricorrere alla guida TC. Il Grading viene utilizzato per descrivere

l’intensità dell’attività necroinfiammatoria. Lo Staging, d’altro canto, è una misura

della fibrosi e delle alterazioni architetturali del parenchima epatico. La finalità di

usare staging e grading è quella di registrare quelle caratteristiche istologiche che

si pensa siano correlate alla severità e alla progressione delle epatopatie croniche.

L’uso della agobiopsia a cielo aperto o in laparoscopia è oggi ristretto al

campionamento di lesioni focali occasionalmente identificate in corso di intervento

chirurgico.

Preliminari all'esecuzione della biopsia sono il consenso informato del paziente ed

il controllo del suo stato emocoagulativo attraverso il dosaggio di PT , PTT e una

conta delle piastrine.

Sono considerati permissivi per l'esecuzione della biopsia valori di PT >50%,

piastrine >50.000/mm3, PTT non superiore al 10% del limite massimo normale e

valori di fibrinogeno superiori ai 100 mg%. È necessario sospendere eventuali

trattamenti anticoagulanti o antiaggreganti con un anticipo sufficiente a ripristinare

i normali parametri emocoagulativi. Controindicazione all'esecuzione della biopsia

percutanea è la presenza di versamento ascitico in sede periepatica.

5

Page 6: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Figura 1 Esecuzione in sequenza (1-9) di una biopsia epatica percutanea eco-guidata.

Attualmente sono in uso due tipi di aghi per effettuare la biopsia percutanea:

tranciante (tipo Tru-cut) o a suzione (tipo Menghini). Gli aghi trancianti producono

in generale biopsie non frammentate ma il loro uso è stato associato ad un più alto

rischio di complicanze. Con la tecnica di suzione, invece, è tradizionalmente

segnalato un rischio maggiore di frammentazione del campione, anche se la pratica

clinica attuale sembra suggerire che questo rischio sia molto basso con l’utilizzo di

aghi tipo Menghini di più recente concezione. La grandezza del campione bioptico

dipende da calibro e lunghezza dell’ago. Il campionamento con ago sottile (<21G)

è unanimemente consigliato nella diagnostica “tumorale” mentre il suo uso nelle

patologie diffuse è ancora controverso (1).La biopsia epatica comporta un rischio,

6

4

1 2

34

5

6

78

Page 7: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

sre minimo, di complicanze che è stato correlato alle condizioni cliniche del

paziente, all’esperienza dell’operatore, al tipo di ago e al numero dei passaggi.

Le complicanze possibili connesse a una biopsia epatica sono dovute a

manifestazioni emorragiche (emoperitoneo, emotorace, ematoma intraepatico), a

puntura di organi differenti dal parenchima epatico (peritonite biliare,

pneumotorace, pleurite) o a intenso dolore riferito dal paziente. Lo sviluppo di

complicanze emorragiche è ovviamente più frequente nei pazienti cirrotici

soprattutto in correlazione allo stato coagulativo correlandosi in maniera inversa

con il numero di piastrine e con l’aumentare del Tempo di Quick. E’ altresì

intuitivo che la frequenza di complicanze è maggiore quando l’esame è condotto

da operatori non esperti e quando è necessario eseguire più prelievi bioptici mentre

la guida ecografica limita fortemente le possibilità di causare una peritonite biliare

e di pungere organi diversi dal fegato. La mortalità comunque in differenti

casistiche non supera lo 0,01% (2-6).

Le complicanze si definiscono maggiori quando diviene necessario ricoverare il

paziente o prolungarne il ricovero già in atto. Le casistiche a disposizione sono

numerose e tutte costituite da popolazioni piuttosto estese. A partire da un

pioneristico articolo del 1954 di Terry si descriveva un’incidenza di complicanze

dello 0,32% con mortalità parti allo 0,17% dovute soprattutto a emorragie o allo

svilupparsi di una peritonite biliare su circa 7500 biopsie (7). Nel 1997 uno studio

multicentrico francese ha riportato uno sviluppo di complicanze severe in assenza

di decessi nello 0,58% dei casi descrivendo aumento della frequenza quando la

biopsia viene e eguita da operatori inesperti o quando si rendono necessari più

tentativi di prelievo e con diminuzione della frequenza sotto guida ecografica e con

operatore esperto. Uno studio americano condotto da Firpi e collaboratori ha

riportato un’incidenza di complicanze pari allo 0,9% su circa 3800 biopsie (8). Un

ulteriore studio sviluppato in due unità di epatologia a Taiwan nel 2005 ha

7

Page 8: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

descritto un’incidenza di emorragie pari allo 0,32% su un totale di circa 3900

pazienti.

Oltre alle possibili complicanze connesse alla natura invasiva della manovra, negli

ultimi anni si è posto l’accento sulla correttezza di stadiare un’epatopatia diffusa

tramite lo studio di una porzione assai piccola di parenchima come quella prelevata

in corso di biopsia epatica. Un modello ideale di studio, finalizzato alla

valutazione della rappresentatività di un campione agobioptico in una patologia di

tipo diffuso, dovrebbe prevedere la possibilità di confrontare le lesioni istologiche

rilevate nel campione con quelle dell’intero organo. Per ovvie ragioni, un tale

modello non è costruibile in vivo. L’accuratezza diagnostica della agobiopsia

epatica è stata oggetto di indagini cliniche già negli anni ’50, nelle fasi iniziali di

adozione del test.

Indipendentemente dalla specifica finalità dell’indagine istologica, è stato

tradizionalmente definito “adeguato” un campione agobioptico di fegato della

lunghezza di cm. 1,5 e/o contenente un numero minimo di 4-6 spazi portali (9).

Questo standard di adeguatezza è stato introdotto in epoca antecedente

l’utilizzazione dei sistemi di score per il grading e lo staging delle epatiti croniche.

Per comprendere il rischio di un campionamento inadeguato basti pensare che

un’agobiopsia epatica rimuove 1/50000 del totale dell’organo e quindi

potenzialmente l’errore nel campionamento è piuttosto probabile.

Sono qui di seguito analizzati gli studi che hanno espressamente avuto come

finalità quella di valutare l’accuratezza diagnostica in relazione alle dimensioni del

campione bioptico.

Lo studio pionieristico del 1980 di Holund e collaboratori ha dimostrato che la

diagnosi di epatite acuta può essere accuratamente formulata anche in frammenti

bioptici di lunghezza pari a cm. 0,5 (10), mentre la accuratezza nella diagnosi di

cirrosi si incrementa con l’aumentare della lunghezza del campione bioptico. In

questo studio, nel quale 100 agobiopsie venivano rivalutate in sessioni differenti in

8

Page 9: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

cui la lunghezza era modificata mascherando parte del campione, il gold standard

era rappresentato dal campione intero, la cui lunghezza minima era pari a 2,5 cm.

Lo stesso gruppo di autori ha successivamente valutato, con metodologia analoga

alla precedente, l’accuratezza nella diagnosi di epatite cronica attiva (basata,

secondo i criteri tradizionali, sul rilievo di piecemeal necrosis). Questo studio ha

dimostrato che l’accuratezza della diagnosi di ECA aumenta con l’aumentare della

lunghezza del campione: 1,5 cm rappresenta la minima lunghezza adeguata per la

diagnosi di ECA. È importante sottolineare che nello stesso studio la stessa

lunghezza non risultava idonea per la diagnosi di cirrosi. Lo studio di Vargas-

Tanked (11) e il successivo di Colombo (12), hanno riportato che campioni

ottenuti con ago tranciante consentono maggiore accuratezza nella diagnosi di

cirrosi rispetto a campioni ottenuti con ago tipo Menghini. Tuttavia il diametro

degli aghi trancianti utilizzati nello studio di Colombo era differente da quello

degli aghi di Meneghini.

Per ciò che concerne più specificamente i rapporti tra grading, staging e campione

bioptico, è stato recentemente suggerito che un campione ottenuto con ago sottile è

adeguato ai fini del grading e staging della epatite cronica C. Questo studio

presenta limiti metodologici che non ne rendono pienamente condivisibili le

conclusioni. In particolare, i due tipi di campione agobioptico valutati non sono

stati testati verso un comune gold standard e sono stati ottenuti in soggetti diversi.

Poiché lo studio è retrospettivo, la scelta del tipo di ago da utilizzare è stata

verosimilmente condizionata dal contesto clinico. In uno studio più recente di

Brunetti e collaboratori, eseguito con adeguata metodologia, si dimostra che

l’utilizzo di ago sottile nella epatite cronica C comporta una costante sottostima del

grado e dello stadio della malattia

Nello studio di Colloredo e collaboratori una serie consecutiva di 160 biopsie (tutte

di lunghezza superiore a cm 3 e di diametro pari a cm 1.4) ottenute da soggetti con

epatite cronica B o C, è stata rivalutata per il grading e lo staging in sessioni

9

Page 10: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

multiple nelle quali le dimensioni del campione venivano ridotte sia in lunghezza

che in spessore. Il gold standard era rappresentato dell’intero campione bioptico.

Lo studio ha dimostrato che campioni più corti e più sottili contengono un numero

di spazi portali “completi” significativamente inferiore a quello rilevato nell’intero

campione. Lo studio identifica in 11 il numero di spazi portali completi al di sotto

del quale la entità del danno epatico è significativamente sottostimata, sia in

termini di grado che di stadio. Tale numero minimo è contenuto nel 94% dei

campioni di lunghezza pari a cm 2 (12).

Uno studio recente, che sostanzialmente confermato i risultati dello studio di

Colloredo e collaboratori, ha valutato lo stadio della fibrosi nell’epatite cronica C,

attraverso l’analisi di immagine, in un gran numero di biopsie “virtuali” di

differente grandezza. In questo studio, è dimostrato che nel 65% delle biopsie di

lunghezza pari a cm 1,5 lo stadio è in accordo con quello ottenuto sul campione

chirurgico che costituisce il gold standard. L’accuratezza raggiunge il 75% in

campioni di cm 2,5 e questa dimensione viene suggerita come la minima

indispensabile per una più accurata stadiazione dell’epatite C. È importante

segnalare che, al contrario dello studio di Colloredo precedentemente citato nel

quale lo spessore dei campioni è di 1,4 mm, lo studio francese utilizza campioni

virtuali analoghi a quelli ottenibili con un ago da 18G e quindi di diametro di 1,2

mm circa. È verosimile che questa differenza renda ragione della differente

lunghezza “minima” considerata adeguata dai due studi (13-14). La revisione

critica dei dati di letteratura dimostra che, in corso di patologia epatica diffusa, le

lesioni morfologiche osservate in campioni agobioptici sono “qualitativamente”

rappresentative del processo patologico dell’intero organo. In termini pratici, ciò

significa che l’agobiopsia epatica rappresenta un accertamento diagnostico

affidabile per la diagnosi di lesioni epatiche diffuse in generale e di epatite cronica

in particolare, anche con campioni della lunghezza di 0.5 cm. Per ciò che concerne

la valutazione “quantitativa” delle lesioni necro-infiammatorie e della fibrosi, tanto

10

Page 11: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

gli studi di vecchia data, così come i più recenti, confermano il principio generale

bigger is better, principio che deve ovviamente essere limitato dall’assai più

importante principio di non nuocere in alcun modo al paziente (15-16). L’analisi

della letteratura dimostra che molti studi (in particolare quelli eseguiti in epoca

precedente all’introduzione dei sistemi di score semiquantitativi) contengono

problemi metodologici tali da sollevare perplessità sui risultati. In particolare la

nozione di adeguatezza riferita a campioni della lunghezza di cm 1.5 e/o contenenti

4-6 spazi portali non può essere applicata al grading e staging delle epatiti

croniche virali. Tutti gli studi che hanno utilizzato questi standard dimostrano

risultati inconsistenti e quelli che hanno confrontato campioni di lunghezza

differente, dimostrano che la minore lunghezza si associa ad una sottostima del

danno.

1.1.1 Scores Istologici

Nella seconda metà del novecento l’uso della biopsia epatica è cresciuto per

svariati motivi: conferma di una diagnosi clinica, valutazione della severità della

necroinfiammazione e della fibrosi, valutazione di eventuali processi patologici

concomitanti e della necessità di interventi terapeutici.

Un sistema di grading e staging accettabile dovrebbe avere alcune caratteristiche:

in prima istanza dovrebbe tener conto di elementi rilevanti, produrre cioè

informazioni utili, essere facile da usare e essere riproducibile nel limite del

possibile. Ciò spesso richiede un compromesso tra accuratezza dell’esame e

riproducibilità. Inoltre l’utilizzo di una numerazione correlabile ai vari gradi di

severità dei parametri osservati ne permette una valutazione semiquantitati.

11

Page 12: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

La prima classificazione istologica, proposta da Gentilini, fu pubblicata nel 1968 e

codificò la terminologia di epatite cronica persistente e cronica aggressiva (17).

Entrambe le condizioni prevedono la presenza di infiammazione portale ma si

distinguono per la severità della necrosi da interfaccia, dell’infiammazione e per

l’importanza del rimodellamento architetturale. L’indice di attività infiammatoria

era valutato come moderato o severo ma non erano forniti criteri più specifici. Il

sistema di classificazione aveva inoltre in sé un valore prognostico: infatti si

riteneva che l’epatite cronica persistente avesse per lo più un decorso benigno e la

cronica aggressiva potesse evolvere più facilmente in cirrosi.

Negli ultimi anni l’aumento delle conoscenze sulle epatiti virali e non virali ha

portato gli anatomopatologi a mettere in discussione la nomenclatura

convenzionale di epatite cronica persistente e di epatite cronica aggressiva (o

attiva).

Questa rivoluzione di pensiero nacque dall’osservazione di una sostanziale

discordanza tra istologia e progressione della malattia: un aspetto morfologico di

lieve attività di malattia si associava perciò a un’epatopatia che invece progrediva

12

Page 13: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

in maniera significativa. Questo problema si pose soprattutto con lo studio

dell’epatite C che molto spesso non permetteva una classificazione in una delle

due categorie previste. Inoltre l’assenza di importante necrosi da interfaccia e la

presenza invece di importante necrosi lobulare conduceva spesso gli

anatomopatologi a fare diagnosi di epatite cronica persistente suggerendone quindi

un decorso benigno. Ciò condusse a dare importanza non solo al quadro

morfologico osservato ma anche all’eziologia di malattia, per la crescenti

osservazioni che suggerivano un’importanza aggiuntiva di quest’ultima, oltre a

quella della stadiazione istologica, nel predire il decorso dell’epatopatia. Scheuer, a

cui si deve una successiva classificazione istologica della cirrosi biliare primitiva,

suggerì che a fronte di tutte queste osservazioni non era più reputabile etico fornire

diagnosi di epatite persistente o attiva caricandola di significato prognostico (18).

Nel 1981 Knodell e collaboratori proposero un sistema di valutazione riproducibile

e semiquantitativo: l’Indice di attività istologica (HAI – Histological Activity

Index) (19). Lo scopo di proporre un sistema di score come questo era duplice:

prima di tutto introdurre un approccio sistematico e universalizzato attraverso i

numeri in sostituzione della valutazione qualitativa allora esistente e poi di

permettere la valutazione di biopsie di pazienti affetti da Epatite Cronica

asintomatica. Nello studio di Knodell furono presi in considerazione 14 pazienti di

cui 10 affetti da epatite B e 4 da quella che ai tempi veniva definita epatite non A

non B. L’HAI include in sé una valutazione sia dell’attività necroinfiammatoria

che della fibrosi con punti differenti a seconda della severità osservata in ciascuna

categoria. Più estesamente la quattro categorie sono: necrosi periportale e a ponte,

degenerazione intralobulare e necrosi focale, infiammazione portale e quindi

fibrosi. La prima tra queste prevede sette livelli crescenti di severità mentre le

restanti tre solo quattro: ciò conferisce ovviamente un maggior peso alla necrosi

periportale e a ponte che in effetti è considerata il più importante elemento al fine

di valutare la velocità di progressione dell’epatopatia in cirrosi. Un altro

13

Page 14: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

interessante elemento del sistema HAI è l’uso di scale numeriche discontinue in

tutte e quattro le categorie: per esempio nella prima i valori possono andare dallo 0

al 10 ma non sono previsti il 2, il 7 e il 9 (Tab. 1). Questo sembra essere, secondo

molti autori, un elemento che fornisce maggiore accuratezza al’indice di Knodell.

La principale critica che viene mossa nei confronti di questo sistema sta nel non

distinguere nel punteggio finale l’attività necroinfiamamtoria dalla fibrosi cioè

nell’unire scoring e grading. Di fatto nell’articolo originale gli autori invitano ad

usare i quattro parametri esaminati anche separatamente al fine di valutarne il

rispettivo peso sul punteggio finale (20).

Figura 2 CXlassificazione HAI (Knodell et al Hepatology 1981)

Scheuer propose nel 1991 un nuovo sistema di classificazione che, così come

quello di Knodell, pur essendo stato creato per le epatiti virali, venne in seguito

usato anche per le epatiti ad eziologia differente (Fig 2). Risulta essere meno

complesso rispetto a HAI e conferisce a

14

Page 15: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

lla componente infiammatoria lobulare e portale un uguale peso al fine di valutare

la severità di malattia e unisce le lesioni portali e periportali in una sola categoria

(Fig 3) (21).

Figura 3 Classificazione di Scheuer (E.M. Brunt Hepatology Gennaio 2000)

Nel 1994 Ishak ripropose una versione del sistema di Knodell modificata (22). Le

tre differenze fondamentali sono: utilizzo di scale numeriche continue, divisione

del punteggio di fibrosi (scoring) e di attività necroinfiammatoria (grading) e, in

quest’ultimo, valutazione separata della presenza e della severità della necrosi

periportale e della necrosi a ponte. Da ciò ne è esitato un sistema di grading basato

sull’osservazione di quattro elementi: epatite da interfaccia (intesa come

infiammazione e necrosi che non superano la lamina limitante degli epatociti),

necrosi

15

Page 16: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

confluente (a ponte), necrosi focale e infiammazione portale. Il punteggio massimo

previsto è pari a 18 (Fig 4).

Figura 4 Sistema di Grading secondo la classificazione di Ishak (E.M. Brunt Hepatology Gennaio 2000)

Lo score prevede invece un punteggio massimo pari a 6 e, oltre a tener conto del

tipo di fibrosi osservata (espansione tratti portali, setti e ponti fibrosi), fornisce

un’importanza centrale al numero delle aree portale interessate adeguandosi alla

non uniforme diffusione delle lesioni in tutto il parenchima (Fig 5).

16

Page 17: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Figura 5 Sistema di Scoring secondo la classificazione di Ishak (E.M. Brunt Hepatology Gennaio 2000)

Il maggior limite del sistema HAI modificato, detto anche sistema Ishak, sta nella

non facile riproducibilità dovuta sia all’utilizzo di un obiettivo x10 per valutare la

presenza di foci necroinfiammatori che alla variabilità tra vari patologi nel definire

un focus di linfociti aggregati, epatociti apoptotici o di necrosi confluente (22).

Se un sistema di conversione può essere difficilmente proposto tra i sistemi di

grading secondo Ishak e Knodell, a causa dell’approccio completamente differente,

invece i sistemi di staging possono essere facilmente paragonati poiché il sistema

Ishak è stato creato dagli stessi autori e a partire del sistema di Knodell. In

particolare Ishak pone maggiore attenzione nel classificare lo stadio di fibrosi

intermedia e cioè lo stadio di formazione di fibrosi a ponte, classificandola non

17

Page 18: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

solo come porto-portale o porto-centrale ma anche in base all’estensione osservata.

Nella tabella che segue è riportato un tentativo di correlare i valori di staging

previsti dall’indice HAI e dell’indice di Ishak (Fig 6).

Knodell 1981 (punteggio massimo 4) Ishak 1994 (punteggio massimo 6)

0 - Fibrosi assente 0 - Fibrosi assente

1- Espansione portale fibrosa 1- Espansione fibrosa di alcuni

tratti portali con o senza

formazione di setti fibrosi

2- Espansione fibrosi della

maggior parte dei tratti protali con

o senza formazione di setti fibrosi

3- Fibrosi a ponte (porto portale o

porto centrale)

3- Espansione fibrosi della

maggior parte dei tratti portali con

riscontro occasionale di setti porto

portali

4- Espansione fibrosa della

maggior parte dei tratti portali con

risconto importante di fibrosi e

ponte (sia di tipo porto portale che

di tipo porto-centrale)

5- Fibrosi a ponte importante

(sia di tipo porto portale che di

tipo porto-centrale) e presenza di

18

Page 19: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

noduli di rigenerazione

4- Cirrosi (definita come scomparsa

della normale architettura lobulare

con setti fibrosi che separano e

delimitano i noduli di rigenerazione)

6- Cirrosi certa o probabile

Figura 6 Correlazione tra Staging secondo Ishak e Knodell

Di fatto sia per il sistema Knodell che per il sistema Ishak studi successivi hanno

dimostrato che la riproducibilità è buona per quello che riguarda la valutazione

della fibrosi mentre risulta piuttosto scarsa per quello che riguarda la valutazione

dell’attività necroinfiammatoria.

Il sistema METAVIR, costruito da un gruppo di autorevoli anatomopatologi

francesi, mantiene la divisione tra staging e grading introdotta dal sistema Ishak,

ma la valutazione finale è espressa secondo un codice alfanumerico (23). La lettera

A riguarda l’attività necroinfiammatoria, mentre la lettera F indica la

classificazione istologica. La valutazione dello Staging prevede un punteggio

finale massimo di 3 che nasce dall’osservazione sia della necrosi da interfaccia che

della necrosi lobulare, fornendo maggiore importanza alla prima. La valutazione di

livelli di attività ingravescenti è classificata come assente, lieve, moderata e severa.

La classificazione della fibrosi, che invece prevede un punteggio massimo pari a 4,

descrive come stadi successivi la presenza di allargamento degli spazi portali, la

formazione di setti fibrosi e la loro estensione (Fig 7).

19

Page 20: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Figura 7 Sistema di Grading e Staging METAVIR (E.M. Brunt Hepatology Gennaio 2000)

L’esclusione dell’infiammazione portale dall’indice di attività necroinfiammatoria,

come specificato dagli autori stessi, è dovuta al fatto che la presenza di

quest’ultima è il prerequisito necessario per definire un’epatite cronica e inoltre

molto spesso la severità di quest’ultima è correlabile con quella della necrosi da

interfaccia. La scelta inoltre di utilizzare come criterio principale la necrosi da

interfaccia viene giustificata dal fatto che in numerosi studi è stato segnalato il

valore prognostico della sua presenza e della sua severità. Nell’epatite C, in cui

questo tipo di lesione tende ad essere mediamente meno severa rispetto all’epatite

B, si è invece riscontrata una presenza molto spesso importante della necrosi

lobulare conferendole, in questa epatopatia, un valore prognostico che in altri casi

non ha. La somma di questi due parametri sembra permettere la più corretta

classificazione delle epatiti virali (24).

Esiste uno studio pubblicato nel 2001 che paragona l’accuratezza della diagnosi

istologica tramite sistema di Knodell, Scheuer e Ishak nel predire la risposta alla

terapia antivirale in pazienti affetti da epatite C (25). In tale studio si evidenzia

una sostanziale differenza nel valore di severità medio di necrosi da interfaccia

rilevato, prescindendo dal sistema di classificazione utilizzato, tra coloro che

20

Page 21: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

hanno risposto in maniera completa o solo parziale e coloro che non hanno risposto

affatto alla terapia. D’altro canto nell’utilizzo della biopsia come elemento

predittivo, il sistema Knodell appare meno adeguato poiché valuta unitamente la

necrosi da interfaccia e la presenza di necrosi a ponte. Infatti è stato dimostrato che

la presenza di necrosi a ponte ha di per sé un significato prognostico e risulta

pertanto inappropriato valutarla insiene alla necrosi da interfaccia (26-27).

Di seguito, in considerazione della differenza nella modalità di progressione della

fibrosi a seconda delle differenti cause eziologiche, si riportano i due sistemi

classificativi maggiormente utilizzati nella valutazione della steatoepatite non

alcolica (NASH) e della Cirrosi Biliare primitiva.

21

Page 22: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Ad oggi il più importante sistema di classificazione istologica per la Cirrosi Biliare

Primitiva è quello proposto da Rubin e collaboratori nel 1965 (28). Di fatto non si

tratta di un sistema semiquantitativo, ma è semplicemente una classificazione in

quattro stadi successivi secondo gravità di malattia. Come sottolineato da Scheuer,

il nome colangite non suppurativa destruente coniato da Rubin ha il pregio di

descrivere in maniera più accurata la lesione di base e ha inoltre il merito di evitare

il fuorviante utilizzo della parola cirrosi (29). Tale termine infatti è fuorviante in

quanto la cirrosi nodulare si sviluppa unicamente in una piccola porzione di

pazienti e esclusivamente negli stadi terminali di malattia. Quattro sono gli

elementi di cui la classificazione di Rubin tiene conto: livello di proliferazione

duttulare, attività infiammatoria, estensione delle cicatrici fibrose parenchimali e

formazione di cirrosi nodulare. Lo stadio 1 è lo stadio in cui sono presenti floride

lesioni dei dotti interlobulari intorno ai quali si riscontrano densi aggregati

linfocitari e di plasmacellule talvolta organizzati in centri germinativi veri e propri.

La colestasi è assente e in un paziente itterico questa evidenza permette di

escludere la diagnosi di Cirrosi Biliare Primitiva. L’aumento della bilirubina serica

infatti sembra essere attribuibile al rigurgito della bile attraverso i dotti danneggiati

piuttosto che a un aumento della pressione all’interno dell’albero biliare. Negli

spazi portali non vi è uno specifico infiltrato infiammatorio.

Lo stadio 2 è caratterizzato dalla proliferazione duttulare. Gli spazi portali sono a

questo punto interessati completamente e si osserva espansione fibrosa degli stessi.

I dotti biliari sono di diametro ridotto ed è presente un infiltrato infiammatorio

costituito sia da cellule mononucleate che da neutrofili oltre che da aggregati

linfoidi. Segni di colestasi cominciano ad essere presenti e le strutture lobulari

risultano intatte.

Lo stadio 3 vede la formazione dei primi setti fibrosi. L’infiammazione già

descritta nel precedente stadio aumenta lasciando cicatrici. Sono assenti veri e

propri noduli di rigenerazione e l’architettura lobulare è conservata. I dotti hanno

22

Page 23: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

diametro sempre più esiguo e lo spazio che occupavano in precedenza è delimitato

ora da linfociti. L’obliterazione dell’albero biliare intraepatico conduce a un

aumento della colestasi, soprattutto in vicinanza delle strutture biliari occluse.

Lo stadio 4, quindi, è quello della cirrosi nodulare, assimilabile a quello descritto

per le epatopatie ad eziologia non biliare

E’ ovvio che nella patologie epatiche a eziologia biliare la valutazione dello stadio

istologico di malattia non si basa sul danno epatocitario né sull’infiammazione ma

piuttosto sull’estensione delle lesioni ai dotti biliari, sulla conseguente

proliferazione biliare e quindi sulla deposizione di tessuto fibroso associata alla

distruzione e alla perdita dei dotti biliari colpiti dalla malattia.

Gli elementi caratterizzanti la steatoepatite sono: la steatosi, l’infiammazione

soprattutto lobulare, la presenza di leucociti polimorfonucleati sparsi e la fibrosi

perisinusoidale nella zona 3 dell’acino epatico. Tali caratteristiche sono talmente

specifiche da giustificare l’utilizzo di un sistema di classificazione dedicato. Il

sistema ad oggi più accreditato è quello proposto da Brunt e collaboratori

pubblicato nel 1994 dall’American Journal of Hepatology e che prevede una

differenziata classificazione di staging e grading (30).

Per ciò che riguarda l’attività necroinfiammatoria, si distinguono tre livelli

successivi di gravità: lieve, moderata, severa. Nello stadio lieve l’infiammazione

intracinare è caratteristicamente rappresentata da scarsi e sparsi leucociti e più

raramente da linfociti. Nonostante la steatosi riguardi solitamente meno del 33%

degli epatociti in questo stadio, può accadere di avere steatosi in più del 66% degli

epatociti ma di avere comunque un infiltrato infiammatorio lieve.

Il secondo stadio si caratterizza per una steatosi che interessa più del 66% degli

epatociti. Il danno epatocitario si evidenzia soprattutto nella zona 3 dell’acino

epatico come rigonfiamento degli epatociti e come perdita dell’organizzazione

strutturale epatocitaria.. Sono presenti Microgranulomi e lipogranulomi.

23

Page 24: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

L’infiammazione portale è lieve e può essere rintracciata una moderata necrosi da

interfaccia.

Il terzo stadio si caratterizza per steatosi panacinare, rigonfiamento e

disorganizzazione degli epatociti con infiammazione lobulare e portale.

Per ciò che riguarda la Fibrosi vengono riconosciuti quattro successivi livelli di

gravità a partire dalla fibrosi perisinusoidale, passando per l’estensione agli spazi

periportali fino alla formazione di ponti fibrosi e quindi alla rigenerazione nodulare

tipica della cirrosi.

1.2 Metodi non invasivi

Idealmente, un marker non invasivo di fibrosi epatica dovrebbe essere organo-

specifico, semplice, affidabile e non costoso. Inoltre dovrebbe essere accurato non

solo nella identificazione di fibrosi significativa ma anche nel monitoraggio della

progressione della malattia e nella valutazione dell’efficacia delle terapia messe in

atto.

La validità di ogni metodo è di solito studiata calcolando l’area sotto la curva ROC

(AUROC), utilizzando come paragone la metodica che costituisce il gold standard

che, nel caso della fibrosi epatica, risulta essere la biopsia. In questa impostazione,

l’area sotto la curva ROC rappresenta la probabilità che un nuovo metodo

classifichi correttamente due pazienti scelti casualmente, uno con una biopsia

epatica considerata normale ed un altro con un quadro istologico francamente

patologico. Quindi i valori di AUROC rappresentano l’intera gamma di valori di

sensibilità e specificità di un metodo (15).

Poiché la biopsia epatica non può essere considerata un gold standard ma solo il

miglior metodo disponibile, un nuovo metodo ad esso paragonato, anche se

perfetto, non può raggiungere il valore massimo di 1. Considerando l’accuratezza

della biopsia epatica e la prevalenza di quadri importanti di malattia (che

24

Page 25: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

influenzano la AUROC), Metha e collaboratori hanno dimostrato che nel migliore

dei casi essa risulterà uguale a 0,9 nella valutazione dei quadri istologici più

avanzati (31). Questa osservazione è cruciale per numerose ragioni Molti studi

hanno mostrato che questi valori massimi di AUROC sono stati raggiunti dalle

nuove metodiche, specialmente quando si vuole discriminare la cirrosi dall’epatite,

suggerendo che esse possono essere ritenute valide esattamente come la biopsia

nella diagnosi di cirrosi.

Le principali alternative alla biopsia epatica sviluppate in questi ultimi dieci anni

sono basate su due concetti molto differenti: esami biochimici e rigidità epatica. La

rigidità epatica (stiffness), valutata attraverso ultrasuoni (Fibroscan, ARFI) o

recentemente attraverso l’applicazione di campi magnetici (RMN), è un parametro

fisico del tessuto epatico che è correlato con la sua elasticità e perciò alla fibrosi

accumulatasi. Una recente metanalisi ha mostrato che l’area sotto la curva ROC di

tale metodica ha raggiunto il valore ottimale di 0,9 nella diagnosi di Cirrosi con il

Fibroscan (esattamente come per la biopsia epatica). D’altro canto è importante

sottolineare come, estendendo il concetto di fegato malato fino a livelli istologici

di fibrosi inferiori a quelli attribuibili alla cirrosi, l’area sotto la curva va

progressivamente diminuendo. Ciò dimostra che questo tipo di esame sia piuttosto

valido nella diagnosi di cirrosi ma meno accurato negli stadi intermedi di malattia

che invece costituiscono una fase molto importante da individuare nel follow up di

un paziente affetto da epatopatia cronica.

I Markers serici derivano invece da combinazioni di differenti parametri

ematochimici che sono ottimizzati per rispecchiare lo stadio dell’epatopatia

epatica. Nonostante il numero consistente di combinazioni proposte, tutte sono

create nello stesso modo e cioè ottimizzando la scelta dei parametri ematochimici e

massimizzando l’algoritmo per identificare gli stadi istologici stabiliti dalla biopsia

epatica.

25

Page 26: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Questo è un elemento di differenza fondamentale rispetto al Fibroscan: mentre

infatti quest’ultimo valuta una caratteristica specifica e dedicata del tessuto epatico,

i markers serici sono costruiti a partire dai risultati bioptici e quindi sono del tutto

dipendenti dall’accuratezza delle biopsia come metodica (32-33).

1.3 Markers sierologici diretti ed indiretti

Negli ultimi dieci anni sono stati sviluppati numerosi markers serici di fibrosi che

nascono da due approcci differenti. Il primo si basa sulla ricerca di marcatori

“diretti” di fibrogenesi, ossia parametri biochimici determinabili nel sangue

periferico come espressione diretta della deposizione e/o degradazione della ECM

a livello epatico. Il secondo approccio, più empirico, si basa sull’identificazione di

combinazioni di test biochimici ed ematologici espressi come un punteggio capace

di riflettere lo stadio della patologia epatica. I marcatori biochimici diretti, come

già accennato, sono sostanze correlate alla fisiopatologia della fibrosi epatica ed in

particolare alle alterazioni della secrezione degradazione di componenti della

ECM. La concentrazione di queste sostanze, determinata su vari liquidi biologici

ma soprattutto su sangue periferico, dovrebbe riflettere l’attività del processo di

fibrogenesi/fibrolisi epatica e, in ultima analisi, del rimodellamento dell’ECM. Lo

studio di questa classi di marcatori è quindi stimolato da conoscenze

fisiopatologiche e solitamente si basa sulla determinazione costosa di esami

biochimici che non rientrano fra gli esami eseguiti nella routine clinica. La lista di

tali marcatori è ampia e può essere suddivisa in grandi categorie biochimiche:

enzimi, collagene e frammenti del collagene, glicoproteine ed inibitori delle

metalloproteinasi, glucosaminoglicani, mediatori molecolari Le determinazioni

enzimatiche sono state abbandonate nel tempo per svariati motivi: l’attività di

questi enzimi nel siero sembra infatti correlata maggiormente con la necrosi

cellulare piuttosto che con la fibrogenesi, i metodi per la loro determinazione sono

26

Page 27: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

generalmente molto laboriosi e molto costosi ed inoltre i loro livelli possono essere

aumentati a causa di comorbidità extraepatiche come, ad esempio, la presenza di

malattia reumatica, pancreatite cronica, sclerodermia, fibrosi polmonare.

Comunque, tra i parametri diretti che hanno dimostrato maggiore accuratezza

diagnostica sicuramente lo ialuronato è il marcatore che presenta miglior

sensibilità (86-100%) e specificità clinica. Va soprattutto evidenziato l’elevato

valore predittivo negativo (98-100%) del test per la cirrosi epatica usando come

valore di cut-off di 60 g/L. Questo che consente una buona diagnosi di esclusione

mentre il valore predittivo positivo (61%) è molto inferiore e limita l’utilità clinica

del test.

In conclusione tali biomarcatori diretti non sono mai stati introdotti nella pratica

clinica, benché estesamente studiati, per insufficiente accuratezza diagnostica, per

complessità nell’esecuzione delle metodiche di determinazione e per i costi (33).

I marcatori indiretti sono invece sviluppati a partire da test di laboratorio semplici

ed usualmente eseguiti nei pazienti affetti da epatopatia cronica e consentono di

calcolare degli indici correlati con gli stadi di fibrosi. In generale, i parametri

inclusi negli oltre venti indici di fibrosi finora sviluppati, sono indicatori di

citonecrosi, test coagulativi, conta piastrinica ed alcuni componenti della matrice

extracellulare. Il vantaggio principale dell’utilizzo di questi test sta nel fatto che si

basano su esami ematochimici eseguiti di routine e che pertanto sono facilmente

ottenibili in termini di tempo e costi. I limiti più importanti dei markers diretti sono

due: il fatto che i test sono correlati solo parzialmente e comunque indirettamente

con la fibrogenesi e che gli esami biochimici utilizzati tendono ad alterarsi

piuttosto tardivamente nel corso della malattia epatica (INR, bilirubinemia,

albumine mia, etc.). Tra i markers indiretti ricordiamo: l’indice nato dal rapporto

tra GPT e conta piastrinica che è stata dimostrato avere un valore di area sotto la

curva ROC di 0.88 e 0.94 rispettivamente nel predire fibrosi importante (>3

secondo Ishak) e cirrosi (tra 5 e 6 secondo Ishak). L’indice di Forns che nasce

27

Page 28: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

invece dalla combinazione di età e tre diversi parametri biochimici (colesterolemia,

GGT e conta piastrinica) e si associa a un’area sotto la curva ROC di 0.81

nell’identificare pazienti con fibrosi significativa (>2 secondo Scheuer). L’indice

di Forns inoltre è stato validato in altre corti di pazienti e sembra essere uno

strumento predittivo della risposta antivirale nei pazienti affetti da epatite C.

D’altro canto questo test, pur essendo in grado di differenziare l’assenza di fibrosi

o la presenza di fibrosi minima dalla fibrosi significativa nell’epatopatia da virus

C, non dà alcuna informazione sull’eventuale cirrosi. Il rapporto AST/ALT

(AAR), conosciuto anche come Indice di De Ritis, ha una sensibilità pari all’81% e

una specificità del 55% nell’identificare pazienti con una cirrosi avanzata. Il

Fibroindex, sviluppato da Koda e collaboratori,. utilizzando conta piastrinica, AST

e IgG seriche, ha un valore di AUROC nella valutazione di fibrosi significativa (F2

secondo Ishak) e di cirrosi (F3-f4 secondo Ishak) pari a 0.82 e 0.48, paragonabile

cioè a quelle attenute con l’indice di Fons. L’APRI è un indice che utilizza la

misurazione della concentrazione serica delle AST e la conta piastrinica e

dimostra accuratezza assimilabile a quella del Fibrotest (cioè intorno al valore di

0.84). L’APRI è è stato valutato in numerosi studi dimostrando buone

performance e riproducibilità diagnostica, specialmente nel caso di Cirrosi (AUC

compresa fra 0.77 e 0.94). Il FIB-40, originariamente sviluppato per essere

utilizzato in pazienti coinfetti HIV e HCV, utilizza la conta piastrinica e la

transaminasi permettendo di discriminare con una sensibilità del 70% e una

specificità del 97% tra pazienti con una valore di Ishak inferiore o uguale a 3 da

quelli con valori superiori a 4. Questo modello è stato quindi validato anche in

pazienti monoinfetti e ne è risultato un valore di AUROC pari a 0.85 per

l’identificazione di fibrosi severa e pari 0.91 nel porre diagnosi di cirrosi (Fig 8).

L’accuratezza diagnostica dell’elastografia epatica appare pertanto equivalente ai

migliori scores biochimici per pazienti con fibrosi maggiore o uguale a 2 e

migliore nei pazienti con fibrosi >3.

28

Page 29: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Figura 8 Markers sierici indiretti di fibrosi epatica (Pinzani M et al Nature Clinical Practice Gastroenterology & Hepatology 2008)

D’altro canto sarebbe necessaria una comparazione tra misurazione della rigidità

epatica e indici ematochimici su una stessa popolazione al fine di confrontare in

maniera più affidabile queste due metodiche. Prescindendo dai numeri, di certo

l’elastometria epatica, se paragonata con i markers di fibrosi diretti e gli indici

biochimici, ha il pregio notevole di valutare un parametro fisico quantitativo

proprio del parenchima epatico e quindi assolutamente specifico.

Limitazioni importanti all’utilizzo clinico dei markers diretti di fibrosi sono la non

eseguibilità nella routine ospedaliera di tali test e la loro mancanza di

epatospecificità potendo essere interessati da quadri patologici coesistenti e

misconosciuti. Anche i markers diretti ovviamente hanno dei limiti: alcuni

29

Page 30: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

intrinseci, come il fatto che i parametri biochimici utilizzati tendono ad assumere

valori alterati solo nelle fasi avanzate di malattia e come il fatto che vi sia una

correlazione esclusivamente indiretta con la deposizione di matrice extracellulare

ed altri estrinseci e connessi con la scarsa riproducibilità tra laboratori di esami

biochimici come le transaminasi, la fosfatasi alcalina ed altri (34).

Attualmente esistono cinque indici protetti da copyright e messi in commercio:

Fibrotest, Fibrosure, Fibrometers, Fibrospect II, Hepatoscore. Tra di essi il

Fibrotest, proposto nel 2001 da Imbert-Bismut e colleghi, è stato quello

maggiormente studiato non solo nei pazienti affetti da infezione cronica da virus

dell’epatite C ma anche i pazienti con epatopatia HBV correlata e nei soggetti

coinfetti HIV-HCV. Il Fibrotest si basa sulla determinazione di cinque parametri

di laboratorio (Gamma-GT, bilirubina totale, aptoglobina, apolipoproteina A1,

2microglobulina) più l’età e il sesso del pazienti. I risultati dei cinque test di

laboratorio e i dati riguardanti sesso ed età vengono successivamente elaborati con

un algoritmo matematico, ad oggi brevettato e perciò sconosciuto, ed espressi

come stadio di fibrosi secondo la classificazione METAVIR o Ishak. Dei parametri

che compongono il Fibrotest, tre aumentano nel siero con il progredire della fibrosi

epatica e due diminuiscono. .I motivi che portano ad aumento di bilirubina e

Gamma-GT sono ben noti, mentre meno immediato è il nesso con l’-2-

microglobulina. Questa proteina infiammatoria viene prodotta dal fegato e la sua

sintesi e la sua secrezione aumentano con l’attivazione delle cellule stellate

epatiche in corso di fibrogenesi. Gli altri due parametri che invece diminuiscono

nel siero sono: l’aptogolobina e l’apoliproproteina A1, proteina implicata nel

trasporto del colesterolo, entrambe prodotte dal fegato e pertanto le concentrazioni

di entrambe diminuiscono con la progressiva insufficienza funzionale di tale

organo. Il Fibrotest rappresenta sicuramente il test diretto che è stato oggetto di più

approfondita valutazione e validazione clinica. Una metanalisi recente, riguardante

complessivamente 5000 casi di epatopatia cronica, prevalentemente pazienti affetti

30

Page 31: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

da Epatite C, ha dimostrato valori di accuratezza diagnostica, espressa come AUC,

compresa fra 0.7 e 0.87. Gli errori nella capacità di classificazione con il Fibrotest,

sono risultati associati a sindrome di Gilbert, emolisi ed infiammazione acuta per

aumento nei primi due casi della bilirubinemia e nell’ultimo della

2microglobulina. Altri indici come il Fibrometers, l’Hepatoscore, il Forns Index,

il Fib-40 e l’Apri sono stati paragonati e validati in popolazioni di soggetti affetti

da epatopatia virale. Tra essi i primi tre dimostrano accuratezza similare nella

diagnosi di cirrosi rispetto agli ultimi tre che tuttavia hanno il pregio di essere sono

molto più facili da calcolare e usufruibili perciò in qualunque centro e da

qualunque medico. Sono stati recentemente proposti, al fine di aumentare

l’accuratezza diagnostica, nuovi algoritmi nati da combinazioni di differenti indici

nella valutazione dell’evoluzione malattie croniche HCV e HBV (34).

L’accuratezza della maggior parte dei metodi non invasivi per la determinazione

della fibrosi epatica ha dimostrato una significativa variabilità ed è ancora

considerata inadeguata per sostituire del tutto la biopsia epatica e per l’utilizzo dei

markers biochimici nella routine clinica. Alcuni studi preliminari hanno suggerito

che l’accuratezza dei metodi non invasivi di fibrosi epatica possa migliorare

quando tali metodi vengano combinati in algoritmi diagnostici. Lo scopo degli

algoritmi sequenziali sviluppati è quello di migliorare l’accuratezza diagnostica del

singolo metodo non invasivo e ridurre al minimo il numero di biopsie epatiche

necessarie a stadiare l’epatopatia. L’approccio sequenziale prevede che la biopsia

epatica sia utilizzata solo in quei casi in cui i metodi non invasivi abbiano

dimostrato accuratezza inadeguata. Questo approccio è stato applicato nello

sviluppo da parte di Sebastiani e collaboratori del SAFE biopsy (Sequential

Algorithms for Fibrosis Evaluation): in tale algoritmo come test di prima linea è

utilizzato il test APRI, in quanto semplice ed economico, mentre il Fibrotest è

utilizzato come test di seconda linea in quanto più costoso e più complesso, mentre

la biopsia epatica è utilizzata solo come test di terza linea per i casi non

31

Page 32: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

classificabili con le due precedenti metodiche. I due algoritmi SAFE (per la

diagnosi di fibrosi significativa e per la diagnosi di cirrosi) sono stati validati nella

pratica clinica sia nell’epatite cronica C che in quella B, con accuratezza

diagnostica sovrapponibile. Dall’applicazione di tale algoritmo si possono avete

quattro diversi responsi: diagnosi di fibrosi significativa, diagnosi di cirrosi

epatica, assenza di cirrosi epatica e necessità di eseguire una biopsia epatica per

una corretta stadiazione delle fibrosi (35). Di seguito si riportano i due algoritmi

SAFE: il primo per la diagnosi di fibrosi epatica significativa (Fig.9A) e il secondo

per la diagnosi di Cirrosi epatica (Fig. 9B).

Figura 9 Algboritmo SAFE per la Diagnosi di Fibrosi Epatica Significativa (a) e di Cirrosi (B).

32

A

Page 33: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

In conclusione, i metodi non invasivi sono in grado di ridurre del 50-80% il

numero di biopsie epatiche necessarie a stadiare correttamente la fibrosi epatica, in

particolare quando combinati in algoritmi come quello sovraesposto. Tuttavia la

biopsia epatica non può essere completamente abolita nella pratica clinica ma deve

essere riservata a quei casi in cui i metodi non invasivi abbiamo dimostrato

accuratezza non adeguata. Studi preliminari suggeriscono che i metodi non

invasivi più validati potrebbero essere utilizzati per il monitoraggio seriale della

fibrosi epatica a lungo termine, in particolare in relazione alla risposta istologica

alla terapia antivirale in corso di epatite cronica B e C, cosa che risulterebbe non

fattibile con l’impiego della sola biopsia epatica (36).

1.4 Ecografia Epatica

L’ecografia epatica è universalmente la metodica utilizzata nel follow up delle

epatiti croniche e nella prevenzione secondaria di carcinoma epatocellulare. Il

limite maggiore della metodica consiste ovviamente nella riproducibilità che

risulta essere fortemente variabile e strettamente dipendente dell’esperienza

dell’operatore. Eccezione fatta per questa considerazione, la buona accessibilità, il

33

B

Page 34: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

basso costo e l’assenza di controindicazioni hanno permesso che divenisse la

metodica di riferimento di primo livello per lo studio delle malattia epatiche.

L’implementazione della metodica Doppler all’ecografia tradizionale ha inoltre

permesso la valutazione della velocità media e delle caratteristiche del flusso

ematico all’interno dei vasi epatici. Per comprenderne l’importanza in ambito

epatologico basta ricordare che in corso di evoluzione cirrotica delle epatopatie si

assiste ad una progressiva alterazione della normale emodinamica a causa

dell’aumento della pressione portale.

La scarsa riproducibilità dell’esame rende peraltro difficile stabilire dei criteri

oggettivi di diagnosi di cirrosi necessari per comprendere la reale accuratezza della

metodica nel monitorare l’evoluzione cirrotica delle epatopatie. Numerosi studi

sono stati condotti in merito e la maggior parte hanno tentato di creare dei sistemi

semiquantitativi di scoring a partire da parametri sia qualitativi che quantitativi.

Uno studio che ha costituito un riferimento importante è stato condotto nel 1997 da

Gaiani e collaboratori e proponeva un punteggio calcolato a partire dai seguenti

parametri: diametro longitudinale epatico, morfologia epatica (data dal rapporto tra

diametro del lobo caudato ed epatico), omogeneità del parenchima, aspetto della

superficie, diametro vena porta, velocità di flusso nella vena porta, diametro milza

(37). Di fatto tali parametri risultano essere anche nella pratica clinica i principali

elementi che si considerano nella lettura critica di un referto ecografico al fine di

confermare o meno l’idea che ci si è fatti del paziente a partire dall’esame obiettivo

e dagli esami ematochimici. In tale studio la sensibilità e la specificità del sistema

di valutazione semiquantitativo, basato sui parametri ecografici suddetti, rispetto

all’istopatologia sono risultate essere rispettivamente del 78.9 e dell’80,1%. Vi è

poi una percentuale di pazienti in cui i due metodi sono risultati discordi e che può

essere spiegata in due modi: nel caso della biopsia, da un’inadeguatezza del

campione prelevato in termini di rappresentatività del parenchima, essendo le

epatopatie croniche delle malattie diffuse ma non omogeneamente distribuite da un

34

Page 35: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

punto di vista istologico, mentre dall’altra parte l’esame ecografico può risultare

meno fedele soprattutto nei casi di fibrosi intermedia. Uno studio del 2008 di

Chen-Hua e collaboratori si pone invece piuttosto in controtendenza: in questo

caso la valutazione ecografica si è basata esclusivamente su ecogenicità e

omogenità del parenchima epatico e regolarità della superficie. Le conclusioni

tratte conferiscono scarsissima accuratezza diagnostica alla metodica ecografica,

soprattutto nei soggetti con fibrosi intermedia e in relazione alla sola valutazione

dell’aspetto del parenchima (38).

Piuttosto interessante risulta invece riuscire a comprendere come i seguenti

parametri ecografici di ipertensione portale possano essere realmente predittivi di

cirrosi: diametro vena porta, velocità flusso ematico nella vena porta, profilo del

flusso ematico allo studio Doppler delle vene sovraepatiche e diametro della

milza.. Un primo studio, condotto nel 2002 da O’Donohue e collaboratori, ha preso

proprio in considerazione tali parametri concludendo che il diametro splenico,

quando superiore ai 15 cm, è predittivo di cirrosi in pazienti con epatopatia cronica

con una sensibilità del 57% e un valore predittivo positivo superiore al 90%. Il

profilo del flusso ematico all’interno delle vene sovraepatiche si è dimostrato

anormale nel 77% dei pazienti con diagnosi istologica di cirrosi. Di contro, la

misurazione della velocità media del flusso ematico all’interno della vena porta ed

il diametro della vena porta non sono risultati essere in grado di identificare i

pazienti cirrotici con sufficiente sensibilità. L’unico parametro reso inattendibile

dalla scarsa riproducibilità interoperatore è la misurazione della velocità media del

flusso nella vena porta. Un ulteriore studio, condotto su una popolazione senza

segni di cirrosi clinici o biochimici, ha evidenziato che la velocità media del flusso

ematico nella vena porta, pur mostrando una progressiva riduzione con il

progredire istologico dell’epatopatia, non è correlata in modo statisticamente

significativo con la fibrosi valutata istologicamente (40).

35

Page 36: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Esiste un solo studio pubblicato nel 2009 che si è posto lo scopo di comprendere

come i risultati ottenuti con il Fibroscan debbano essere interpretati quando

affiancati alla metodica maggiormente utilizzata nei pazienti epatopatici, cioè

all’ecografia. In tale studio Jing-Houng e collaboratori concludono che la

misurazione della rigidità epatica con l’elastografia unidimensionale (FibroScan) è

superiore nel diagnosticare una fibrosi iniziale e una cirrosi correlata a infezione da

virus dell’epatite C rispetto alla metodica ecografica ed inoltre suggeriscono che la

combinazione delle due metodiche non è superiore in alcun caso all’utilizzo del

solo Fibroscan. L’utilizzo del Fibroscan è in grado di migliorare l’accuratezza

diagnostica nei pazienti con epatite C, probabilmente perché tale infezione si

correla più spesso con la presenza di micronoduli di rigenerazione che possono

rendere più tardiva e difficile l’identificazione di disomogeneità parenchimale e di

irregolarità della superficie. Ne deriva che l’elastografia risulta essere una

metodica con accuratezza diagnostica sufficiente nel quantificare la fibrosi epatica

e che l’ecografia epatica non aggiunge nulla nel valutare questo stesso parametro

(39).

2. ELASTOGRAFIA – Basi Teoriche

L’elasticità è la proprietà fisica di un materiale di tornare alla sua forma originale

dopo aver rimosso la forza che ne causa una deformazione. Il concetto di Stiffness

è complementare a quello di elasticità, facendo riferimento alla resistenza opposta

da un materiale elastico ad una forza deformante.

In base a come lo stress meccanico viene applicato e a come viene misurata la

deformazione, differenti moduli di elasticità possono essere definiti.

- Modulo di Young (E): descrive il rapporto tra deformazione e tensione

applicata da una forza diretta lungo un’unica direzione.

36

Page 37: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

- Modulo Shear: descrive la tendenza di un oggetto a cambiare forma

mantenendo il suo volume quando uno stress meccanico è formato da due forze

con direzione opposta localizzate su piani paralleli

- Modulo Bulk: descrive la capacità di un oggetto di deformarsi lungo ogni

direzione se sottoposto ad uno stress meccanico in tutte le direzioni. Il suo inverso

è la compressibilità. Può essere considerato come un modulo di Young applicato

sulle tre dimensioni.

Il modulo di Young (E può essere calcolato a partire dalla velocità con cui si

muovono le onde di taglio (V) che deformano il materiale e dalla densità del

materiale stesso ():

E= 3V2 (A)

La valutazione qualitativa e quantitativa dell’elasticità del tessuto può avvenire in

due modi:

- Valutando lo spostamento relativo causato da una compressione statica o

dinamica;

- Misurando la velocità di propagazione delle onde di taglio e determinando

così in modo indiretto il modulo elastico E (A).

Il primo approccio costituisce la base teorica della Strain Elastography o della

Shear Wave Imaging (valutazione qualitativa), il secondo della Shear Wave

Elastography (valutazione quantitativa) (41).

2.1 Strain Elastography (o Elastografia qualitativa)

Quando un mezzo elastico viene compresso da una pressione costante orientata

lungo un unico asse tutti i suoi punti subiranno una deformazione longitudinale,

37

Page 38: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

per lo più lungo l’orientamento dell’asse di compressione. Se uno o più tessuti con

differente stiffness compongono il mezzo elastico la loro deformazione sarà

diversa cioè minore dove si trova il tessuto più duro (Fig 10).

Figura 10 Il tessuto insonato prima e dopo una compressione uniforme. Nei tessuti più Duri (in questo esempio la lesione) gli echi di ritorno saranno meno distorti rispetto a quelli del tyessuto circostante (41

La deformazione longitudinale stimata dall’analisi dei segnali ultrasonori viene

ottenuta utilizzando dei normali apparati ecografici, seppur di ultima generazione,

secondo la seguente sequenza:

- La regione di interesse (ROI) viene esplorata e l’immagine viene

ottimizzata,

- Una compressione viene esercitata in modo da produrre una piccola

deformazione nella ROI,

- La ROI viene esplorata di nuovo e un nuovo set di echi viene acquisito, in

accordo con la compressione ottenuta

In base a quanto detto è ovvio che la valutazione dell’elasticità di un tessuto

richiede prima di tutto una compressione dello stesso. La compressione, nelle

tecniche di strain elastography, può essere effettuata esternamente dall’operatore

38

Page 39: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

oppure possono essere sfruttate forze compressive fisiologiche quali il ciclo

cardiaco o le fasi respiratorie.

Gli echi di ritorno vengono riportati lungo un asse temporale a livello di tutta

l’immagine. In ogni punto e in ogni direzione viene calcolata la differenza tra i

tempi di propagazione delle onde ultrasonore creando l’immagine finale.

La misurazione quantitativa della deformazione permette di generare un’immagine,

generalmente a colori, che esprime la valutazione della stiffness nelle varie

porzioni del tessuto studiato (Fig 11)

39

Page 40: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Figura 11 Shear Wave, valutazione qualitativa su scala colorimetrica (immagini tratte da casistica personale, Prof Adriano De Santis).

2.2 Shear Wave Elastography (o elastografia quantitativa)

L’elastografia quantitativa si basa sulla produzione e la rilevazione di shear waves.

I tessuti biologici permettono la produzione di due tipi di onde: longitudinali e di

taglio. Nel primo caso la direzione in cui oscillano le particelle investite dall’onda

è parallela all’onda stessa, nel secondo caso invece l’oscillazione avviene in modo

perpendicolare alla direzione di propagazione. In accordo con l’equazione (A) il

modulo elastico nei tessuti biologici coincide con la velocità con cui le onde si

propagano.

La valutazione del modulo di Young nella shear wave elastography avviene nel

seguente modo:

- Induzione delle shear wave

- Monitoraggio della propagazione delle onde nel tessuto

- Calcolo del modulo di Young

Da punto di vista tecnico le metodiche quantitative si dividono in due gruppi in

accordo con la modalità con cui le onde ultrasonore vengono generate (da

vibrazioni meccaniche o usando acustic radiation force) e dal tipo di frequenza

utilizzata (armonica o transiente).

L’elastografia transiente utilizza uno strumento esterno in grado di produrre

vibrazioni a bassa frequenza (50-500 Hz). Un esempio di questa metodica è il

Fibroscan (Echosens, France) che combina su un’unica sonda l’elemento

trasduttore e la fonte di ultrasuoni il cui fascio viene focalizzato dall’asse vibrante

della sonda. Il Fibroscan permette l’acquisizione di dati lungo una sola direzione,

dando per assodato che in un mezzo omogeneo la dislocazione avviene lungo il

40

Page 41: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

solo asse longitudinale, e non prevede pertanto l’elaborazione di un’immagine B-

mode Real Time.

L’ARFI utilizza la trasmissione di un fascio ultrasonoro ad intensità comunemente

usate a scopo diagnostico, cosi da ottenere un segnale di base utile al confronto in

un secondo momento. Un impulso acustico di alta intensità e breve durata (burst)

viene trasmesso dalla sonda ed è seguito da una serie di impulsi a intensità

diagnostica utilizzati per monitorizzare lo spostamento del tessuto causato dal

primo impulso inviato. Lo spostamento creato dal burst, dell’entità di pochi

micron, viene misurato dopo un dato tempo dal termine del burst stesso. La

risposta viene valutata utilizzando una comune immagine B.mode e può essere

espressa quantitativamente (come shear wave velocity in m/s) o qualitativamente

(su una scala cromatica codificata). La velocità calcolata è di fatto la velocità

media dell’onda di taglio tra i due punti che sono delimitati dalla ROI che può

essere localizzata sino a 8 cm di profondità. Anche se la selezione della ROI venga

effettuata su un’immagine ecografica in Bmode, lo spostamento indotto dal burst

non viene rappresentato graficamente. (41).

3. FIBROSCAN (Elastografia transiente unidimensionale)

L’elastografia transiente unidimensionale (Fibroscan) prodotta dall’Echosens-

France è stata la prima metodica elastometrica ad essere implementata nella pratica

clinica, ed una ricca letteratura è fiorita in seguito al suo utilizzo. Costituisce,

secondo quanto spiegato in precedenza, un’elastografia quantitativa ad impulso

transiente unidimensionale (Fig 12)

3.1 Aspetti tecnici e metodologici

Nella procedura standard di esecuzione del Fibroscan le misurazioni sono

effettuate a livello del lobo destro del fegato attraverso gli spazi intercostali e il

41

Page 42: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

paziente viene fatto posizionare supino con il braccio destro in massima

abduzione. La sonda deve essere mantenuta in direzione perpendicolare rispetto

alla superficie cutanea. La regione di interesse (ROI), cioè la porzione di

parenchima epatico studiata, è situata tra i 25 e i 65 mm al di sotto della cute e

rappresenta 1/500 del parenchima epatico (contro l’estensione pari a 1/50000 del

parenchima prelevato da una biopsia epatica). La forza applicata dall’operatore è

visualizzata sul monitor e l’acquisizione dei risultati è possibile solo per forze

comprese tra i 4 e gli 8 N (42).

Dieci misurazioni valide devono essere acquisite in ogni paziente , e la mediana tra

i valori ottenuti costituisce il valore di stiffness risultante. L’esame richiede dai 2 ai

5 minuti di esecuzione e il risultato si ottiene in maniera estemporanea. In maniera

sempre estemporanea il sistema operativo del Fibroscan ci fornisce altri due dati: il

valore di interquartile (IQR), definibile come la discordanza tra i valori ottenuti

nelle dieci misurazioni, e il Success Rate (SR), ovvero la percentuale di

misurazioni valide sul totale delle misurazioni effettuate.

Figura 12 Fibroscan: schermo e unità di controllo (a destra) particolare della sonda (a sinistra)

42

A

B

Page 43: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Figura 13 Schermata del Fibroscan nel corso dell'esame.

La Figura 13 Schermata tipo visualizzata nel corso dell’esame con Fibroscan. In

basso a sinistra è riportato il valore mediano delle misurazioni effettuato (in verde),

l’IQR (in rosso a sinistra) e il valore dell’ultima misurazione effettuata (in rosso a

destra). Centralmente compare l’immagine in B mode, il grafico che mostra la

pressione esercitata dall’operatore e più a destra il grafico di correlazione tra

velocità e spazio percorso dalla shear wave (tanto più ripida è la retta disegnata

tanto maggiore sarà la velocità risultante). In basso è presente il conto delle

misurazioni totali e valide effettuate.

L’affidabilità della misurazione ottenuta, in accordo anche con i produttori del

Fibroscan stessi, è dipendente dai valori di Success Rate superiori al 60% (su un

massimo di 16 misurazioni consecutive effettuate) e da valori di interquartile pari

al 30% massimo della mediana risultante. L’utilizzo di questi parametri per

valutare l’accuratezza degli esami eseguiti è stato consigliato da numerosi studi

pubblicati negli ultimi anni. Una recente metanalisi condotta da Lucidarme e

collaboratori (43) in parte smentisce ed in parte conferma queste osservazioni. Tale

metanalisi include i tre maggiori lavori in materia degli ultimi anni (44-46) e si

pone lo scopo di valutare l’influenza di SR e IQR sull’affidabilità dei risultati

ottenuti nella diagnosi di fibrosi, specificamente in pazienti HCV positivi in cui il

43

Page 44: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

referto istologico e il risultato del Fibroscan risultavano discordanti di almeno due

livelli di fibrosi secondo lo score METAVIR. Questo studio conclude che il

rapporto tra IQR e Valore mediano di stiffness (M) costituisce realmente un fattore

di affidabilità dell’esame in quei pazienti il cui la fibrosi è inquadrabile tra valori di

F2-F3. Volendo essere più precisi, perché questo rapporto non influenzi

negativamente la qualità dell’esame è necessario che sia al di sotto di 0,21 cioè è

necessario che il valore di IQR sia al massimo pari a 1/5 del valore della Stiffness

misurata (47). Assolutamente indipendente dal rapporto tra IQR e Stiffness invece

risulta l’accuratezza diagnostica in quei pazienti in cui la malattia è classificabile

come F4 o F0 secondo METAVIR. Altrettanto importante risulta il fatto che il

valore del rapporto tra IQR e M influenza la riproducibilità interoperatore: per

valori che superano progressivamente il risultato di 0,3 l’esame perde infatti di

riproducibilità.

Nell’immagine posta di seguito, tratta dal Lavoro di Castera del 2010 (Hepatology)

è descritto l’algoritmo atto ad identificare gli esami affidabili. In basso è riportata

la casistica personale del nostro centro raccolta sui primi 400 pazienti sottoposti a

Fibroscan. In letteratura la percentuale di esami validi è di 81.6 % (Castera et al,

Hepatology), affine all’86.6%riscontrato nella nostra casistica (figura 14).

44

Page 45: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Figura 14 In alto i criteri di affidabilità dell'esame elastometrico con Fibroscan ed in basso i dati relativi alla nostra casistica.

3.1. Limiti della metodica

Nel 2008 è stato pubblicato su Journal of Hepatology un interessante studio di

Marcellin e collaboratori condotto su una popolazione effettiva di 935 pazienti al

fine di identificare le caratteristiche connesse all’operatore, al paziente e allo stadio

dell’epatopatia in grado di influenzare il success rate e quindi l’eseguibilità e

l’affidabilità dell’esame (47) ed un lavoro simile ma su un numero di esami molto

più ampio è stato pubblicato nel 2010 su Hepatology da Castera L et al (48). Per

quello che riguarda l’operatore che esegue l’esame si è visto che, come facilmente

prevedibile, l’esperienza, intesa come numero di esami eseguiti, costituisce l’unico

fattore realmente influenzante la percentuale di successo (SR). Più interessante

risulta il fatto che SR è significativamente più bassa nei pazienti con indice di

massa corporea (IMC) elevato e soprattutto viene riportata una percentuale di

esami non eseguibili pari al 5%. Tale percentuale è quasi completamente

attribuibile a condizione di obesità del paziente. Lo studio suggerisce inoltre che

non sia tanto l’aumento dell’indice di massa corporea quanto l’adipe a livello

toracico ad influenzare l’eseguibilità dell’esame. Per quello che riguarda lo stadio

45

403 Pazien

ti(HCV

ed HBV)

21 Pazien

ti(5,2 %)

382 Pazien

ti

13 Pazien

ti(3,4 %)

369 Pazie

nti

12 Pazien

ti(3,2 %)

357 Pazie

nti

Page 46: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

di malattia, come già descritto in precedenza, l’area sotto la curva ROC dell’esame

raggiunge lo 0,9 nella diagnosi di cirrosi e di epatite cronica classificabile come

F0-F1 secondo METAVIR mentre raggiunge valori inferiori nelle situazioni di

fibrosi intermedia.

Un precedente studio condotto da Foucher nel 2006 su una popolazione di circa

2100 pazienti ha confermato che l’unica variabile legata al paziente che realmente

è in grado di influenzare l’eseguibilità della metodica è l’IMC (48). Nel 2008 un

ulteriore studio (49) mirato ad indagare la correlazione tra “rigidità” epatica e

sindrome metabolica in soggetti sani ha rimarcato questa evidenza fornendo inoltre

le percentuali di insuccesso per ciascuna classe di IMC: per IMC inferiori a 25

Kg/m intorno al 4,6% per IMC compresi tra i 25 e i 30 kg/m2 intorno al 25%, IMC

compreso tra 30 e 40 kg/m2 del 41% fino a raggiungere l’88% in soggetti con IMC

al di sopra di 40 kg/m2. Nel lavoro pubblicato nel 2010 da Castera et al la presenza

di un quadro di sindorme metabolica e la circonferenza vita sono due dei fattori

che diminuiscono la fattibilità dell’esame con Fibroscan.

I numerosi studi fatti al fine di validare la metodica del Fibroscan hanno suggerito

che la misurazione della rigidità epatica è influenzata non solo dalla fibrosi ma

anche dall’attività necroinfiammatoria. Da questa intuizione diversi studi sono stati

portati avanti: alcuni su popolazioni di pazienti variegate, altri specificamente su

pazienti affetti da epatite acuta indipendentemente dall’eziologia.

Inequivocabilmente tutti hanno dimostrato un’assoluta correlazione tra

l’andamento degli indici biochimici di citolisi epatica (transaminasi glutammico-

ossalacetica e glutammico-piruvica) e i valori di Stiffness: il Fibroscan in questi

pazienti sovrastima la fibrosi (da F4 a F1) dimostrandosi pertanto un esame

inutilizzabile in questa fase di malattia. Nei pazienti affetti da epatopatia cronica

sono stati invece confrontati pazienti con attività biochimica di malattia stabile,

definita comunque per valori di transaminasi glutammico-piruvica inferiore o

uguale a 2 volte i valori normali, e pazienti con picchi (flares) nei valori

46

Page 47: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

transaminasi. Mentre nel primo gruppo la valutazione con Fibroscan è

sufficientemente affidabile, nel secondo gruppo, soprattutto in concomitanza dei

picchi dei valori degli indici di citolisi, la misurazione della stiffness sembra

sovrastimare il valore della fibrosi reale soprattutto nei pazienti con diagnosi

istologica di epatite piuttosto che in quelli con diagnosi di cirrosi (50-53).

Se è già stato dimostrato che IMC e attività necroinfiammatoria sono in grado di

influenzare la misurazione della rigidità epatica, ci sono ulteriori fattori che

necessitano di indagini più approfondite. In prima istanza la steatosi epatica che,

così come anche suggerito da Marcellin, sembra influenzare i valori di interquartile

e quindi la qualità dell’esame (54). Di certo ad oggi si stanno pensando nuove

sonde dedicate a questo tipo di pazienti, forse in considerazione della differente

progressione del danno epatico nelle steatoepatiti dal punto di vista istologico

rispetto alle epatiti virali o forse in considerazione del fatto che la steatosi si

correla molto spesso all’obesità. In questo studio, condotto su oltre 300 pazienti, la

fibrosi, l’attività necroinfiammatoria e la steatosi sono in grado di spiegare circa il

62% della variabilità della misurazione della rigidità epatica. Ziol e collaboratori,

pur confermando che i valori di stiffness epatica sono positivamente correlati con

la quantità di fibrosi, di steatosi e di attività necroinfiammatoria, hanno concluso,

attraverso analisi multivariata, che, essendo la fibrosi strettamente connessa con

l’attività necroinfiammatoria e con la diffusione della steatosi, risulta essere di

fatto l’unico elemento istologico influenzante la misurazione della rigidità epatica.

Un ulteriore fattore la cui presenza andrebbe valutata, data la sua diffusione in

alcune categorie di pazienti epatopatici, è il sovraccarico marziale sia esso dovuto a

emosiderosi nei politrasfusi piuttosto che ad iperassorbimento primitivo come nelle

emocromatosi ereditarie. In merito alla capacità di questi due elementi di

influenzare i valori di stiffness epatica esiste un unico studio che ha lo scopo di

evidenziare come diversi quadri rilevati dalla biopsia epatica possano influenzare i

valori di rigidità epatica misurati con il Fibroscan (55). Pubblicato nel 2008 da

47

Page 48: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Lupsor e collaboratori, tale studio suggerisce che nei pazienti HCV la misurazione

della stiffness epatica sembra non essere influenzata della deposizione di ferro,

intesa come emosiderosi e non come emocromatosi. Ciò, deducono gli autori,

potrebbe essere attribuito al fatto che i depositi di ferro sono localizzati

prevalentemente in sede intracellulare e la matrice cellulare, oggetto della

valutazione con elastografia transiente, non è interessata dall’accumulo di tale

metallo.

3.2 Fibroscan nei diversi settings clinici

I primi e più importanti studi condotti al fine di validare l’elastografia epatica come

metodo di valutazione del grado fibrosi sono stati eseguiti su popolazioni di

pazienti affetti da infezione cronica da virus dell’epatite C. Lo studio di Ziol, primo

e forse più rilevante studio presente in letteratura, pubblicato nel 2005 (44), è stato

condotto su una popolazione di circa 320 pazienti con epatite cronica correlata

all’infezione da virus C. In tale studio, oltre ad essere confermata una correlazione

tra stiffness epatica e fibrosi, è stata calcolata un’area sotto la curva ROC pari

rispettivamente 0.97 e 0.91 per identificare stadi di fibrosi significativa ,

concludendo che l’elastometria epatica costituisce un metodo valido per la

diagnosi di cirrosi e di fibrosi estesa. L’identificazione in modo rapido e non

invasivo del grado di fibrosi in questi pazienti ha un’importanza clinica cruciale

perché cresce parallelamente al crescere del rischio di sviluppare complicanze

dell’ipertensione portale e epatocarcinoma e perché può fornire un’indicazione

ulteriore nel delicato processo di valutazione della eleggibilità del paziente a un

trattamento antivirale.

48

Page 49: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

I maggiori studi hanno identificato dei valori limite di stiffness epatica al di sopra e

al di sotto dei quali fibrosi istologica (classificata secondo lo score METAVIR) e

misurazione della rigidità epatica possono essere correlati. In tutti gli studi presenti

in letteratura di fatto la misurazione della stiffness risulta univocamente sempre

diagnostica per grado di fibrosi maggiore di 4 secondo lo score Metavir mentre

meno netto è risultato il limite tra valori di stiffness correlabili a fibrosi compresa

tra F3-F4 e ancora di più tra F1-F2. In conclusione sono stati ritenuti ottimali quei

valori di cut-off in cui, osservando l’area sotto la curva ROC, la somma tra valore

di sensibilità e specificità risulta più elevata (Tab 1) (44-45).

Studi

condotti su popolazioni di soggetti affetti da epatite cronica HBV correlata hanno

mostrato che il Fibroscan risulta essere un valido metodo di valutazione della

fibrosi epatica così come lo è per l’epatopatia HCV correlata. La misurazione della

rigidità epatica è risultata infatti essere ben correlata con gli scores istologici

METAVIR e Ishak e discriminante in maniera fedele tra pazienti F0-F1 e pazienti

F2-F4 secondo METAVIR (AUROC 0.81, 0.73-0.86) e ancora di più tra pazienti

F0-F2 e pazienti F3-F4 (AUROC 0.93, 0.82-0.98). Nella pratica clinica questi

valori assumono una certa rilevanza, soprattutto per escludere una diagnosi di

cirrosi in pazienti con epatite cronica B: quei pochi casi di falsi negativi nella

diagnosi di cirrosi possono essere forse attribuiti al fatto che in corso di epatite

cronica B l’aspetto macronodulare risulta molto più presente rispetto a quanto

49

Tabella 1 Correlazione tra valori di Stiffness epatica e grado di fibrosi secondo lo score METAVIR in pazienti affetti da epatopatia HCV-correlata (44-45).

Authors F0-F1

(Metavir)

F ≥ 2

(Metavir)

F ≥ 3

(Metavir)

F = 4

(Metavir)

Ziol et al. * < 8.8 KPa ≥ 8.8 KPa ≥ 9.6 KPa ≥ 14.6 KPa

Castera et al. < 7.1 KPa ≥ 7.1 KPa ≥ 9.5 KPa ≥ 12.5 KPa

Page 50: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

descritto nell’epatite cronica C. Infatti, mentre la quantità di tessuto fibroso risulta

essere solitamente elevata in caso di cirrosi micronodulare e pertanto correttamente

identificata dall’elastografia epatica, questa tecnica potrebbe non risultare

altrettanto accurata nel riconoscere anormalità architetturali nel parenchima epatico

con una quantità limitata di fibrosi così come nei pazienti naive con cirrosi

macronodulare e presenza istologica di scarsi setti fibrosi. Discrepanze simili sono

stata descritte, tra l’altro, in pazienti F3-F4 affetti da epatite cronica C che hanno

risposto al trattamento antivirale con interferone e Ribavirina, fatto che di per sé

contribuisce alla diminuzione della fibrosi epatica.

≥ F2 ≥F3 ≥ F4

7,2 Kpa 8,1 Kpa 11 Kpa

Tabella 2 Correlazione tra Stiffness epatica e grado di fibrosi secondo lo score METAVIR in pazienti affetti da epatopatia HBV correlata.

Confrontando i valori di cut-off con i valori limite identificati nei pazienti affetti

da epatopatia HCV correlata, si nota come nei pazienti HBV risultino più bassi 4

soprattutto negli stadi F3 e F4. Ciò potrebbe suggerire che la quantità di fibrosi

risulta minore dei pazienti affetti da epatite B elemento che si va ad unire alla più

frequente osservazioni di cirrosi macronodulare in quest’ultimi. Questi valori sono

tuttavia ancora da validare poiché condotti su un’unica coorte di circa 200 pazienti,

numero esiguo per rendere tali risultati indiscutibilmente validi.

Vi sono alcuni fattori che sono indipendentemente associati con la valutazione

della stiffness epatica come lo stato di portatore inattivo, la carica virale e le

transaminasi. Nei portatori inattivi infatti il valore medio si avvicina a quello

riscontrato nei soggetti non affetti da epatopatie e varia dai 4,6 ai 4,9 KPa nei vari

studi pubblicati. Di fatto quindi un valore di stiffness maggiore in questi pazienti

dovrebbe suggerire la presenza di un cofattore di danno epatico in aggiunta al virus

dell’epatite B. Oltre alla fase di infezione solo altri due parametri, carica virale e

dosaggio della transaminasi glutammico-piruvica, sono indipendentemente

50

Page 51: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

associati con il valore di stiffness epatica. Tutto ciò risulta ovvio se si pensa che

nella pratica clinica si è già osservato che tanto più questi parametri risultano

elevati tanto più l’epatopatia progredisce velocemente verso una cirrosi. Non a

caso, a meno di pazienti già cirrotici, è proprio il monitoraggio di carica virale e

transaminasi che ci guida nel predire le potenzialità evolutive della malattia e nel

quindi decidere se e quando trattare un paziente affetto da epatite B cronica (58-

59).

La letteratura risulta ancora povera di studi di correlazione tra misurazione della

rigidità epatica e fibrosi epatica in pazienti affetti da malattia colestatiche (Cirrosi

Biliare Primitiva e Colangite Sclerosante). I pochi dati che esistono sono tra l’altro

relativi a una esigua popolazione costituita sia da pazienti affetti da cirrosi biliare

primitiva che da pazienti affetti da colangite sclerosante. L’unico studio a cui si fa

riferimento è stato pubblicato da Coperchot e collaboratori nel 2005 e descrive una

correlazione significativa tra rigidità epatica misurata tramite Fibroscan e fibrosi

epatica valutata con esame istologico su biopsia epatica paragonabile ai risultati

con ottenuti nei pazienti HCV positivi. Le aree sotto la curva ROC risultano pari a

0.92 per F≤2, 0.95 per≥F3 e 0.96 per ≥F4. I valori ottimali di stiffness sembrano

predire accuratamente lo stadio della fibrosi nel 72,3% dei pazienti secondo quanto

descritto in questo studio.

I valori di cut-off riportati nella tabella che segue sono considerati a partire da una

correlazione con la classificazione istologica secondo Ludwig e la determinazione

della fibrosi secondo lo score METAVIR (60-61)

Stage istologico≥ II Stage Istologico ≥ III Stage istologico = IV

7,1 Kpa 11,1 Kpa 17,3 Kpa

Tabella 3 Correlazione tra Stiffness epatica e grado di fibrosi secondo lo score di Ludwig in pazienti affetti da Colangite Sclerosante

51

Page 52: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

F ≥2 F ≥3 F=4

7,3 Kpa 9,8 Kpa 17,3 Kpa

Tabella 4 Correlazione tra Stiffness epatica e grado di fibrosi secondo lo score METAVIR in pazienti affetti da Cirrosi Biliare Primitiva

Di recente un lavoro del gruppo di Coperchot, ha confermato il valore prognostico

della misurazione elastometrica anche nei pazienti affetti Cirrosi Biliare Primitiva

(62). Lo stesso gruppo ha pubblicato dati affini a quelli relativi ai pazienti affetti da

colangite sclerosante nel 2012 su Hepatology (63) riportando i dati di follow up a 5

anni in 100 pazienti affetti da Cirrosi Biliare Primitiva: nel gruppo di pazienti non

cirrotici i dati di liver stiffness sono risultati per lo più sovrapponibili nel follow up

mentre nei pazienti cirrotici è risultata frequente l’osservazione di cambiamenti di

tale parametro in senso peggiorativo con una valenza anche in termini di prognosi.

Discriminare tra NASH (Non alcoholic steatohepatitis) e semplice steatosi è

praticamente impossibile senza avvalersi dell’uso della biopsia epatica. Questa

osservazione non è trascurabile se si pensa al fatto che, con l’aumento della

sedentarietà, delle cattive abitudini alimentari e quindi dell’obesità, questo quadro

patologico costituisce il maggior responsabile di alterazioni delle transaminasi, se

si escludono i fattori virali. Esiste di fatto anche in questo caso un unico studio,

condotto da Yoneda e collaboratori nel 2008 su una popolazione di soggetti in

sovrappeso (71) in cui sono state escluse le più diffuse cause di epatopatia

condotto che ha confermato la validità del Fibroscan anche in questo tipo di

pazienti. Ciò apre scenari futuri piuttosto interessanti nell’identificare pazienti

affetti da NASH e nell’inserirli in programmi di controllo per identificare lo

sviluppo di complicanze l’ipertensione portale e l’epatocarcinoma così come viene

fatto per i pazienti affetti da epatopatia virale. Inoltre la NAFLD riguarda sempre

più soggetti di interesse pediatrico nei quali l’utilizzo di tecniche invasive e, in

52

Page 53: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

quanto tali potenzialmente dolorose e gravate da effetti collaterali, dovrebbero

essere evitati quando possibile.

I valori di cut off migliori identificati in questo studio sono riportati nella tabella

seguente: le aree sotto la curva ROC sono per grado di fibrosi epatica uguale o

maggiore di F1, F2, F3, F4 secondo Metavir rispettivamente 0.927, 0.865, 0.904 e

0.991. Questi valori confermano quanto detto nell’analisi delle epatopatie

sovraesposte: il fibroscan risulta avere un’eccellente accuratezza diagnostica tanto

più per porre la diagnosi di fibrosi severa o di cirrosi piuttosto che nell’identificare

gli stadi intermedi di malattia.

=F0 ≥F1 ≥F2 ≥F3 =F4

<5,9 Kpa <6,6 Kpa <9,8 Kpa <17,5 Kpa ≥17,5 Kpa

Tabella 5 Correlazione tra Stiffness epatica e grado di fibrosi secondo lo score METAVIR in pazienti affetti

NAFLD (71).

Il limite maggiore che questa metodica incontrerà nella suo utilizzo per pazienti

affetti con NAFLD e NASH sta nel fatto che tra questi vi è una significativa

presenza di soggetti sovrappeso o francamente obesi e, come abbiamo

precedentemente illustrato, il BMI è la principale causa di non eseguibilità di

questo esame (48-49, 72). Esistono tuttavia sonde XL, capaci di aumentare il

numero di esami fattibili (94-95).

La ricorrenza del virus dell’epatite C è la principale causa di perdita d’organo dopo

trapianto epatico e, conseguentemente, spesso la sopravvivenza di pazienti in cui

ciò avviene è drasticamente ridotta rispetto agli altri. Infatti il danno istologico

precoce dopo trapianto epatico si correla con un elevato rischio di rigetto. Inoltre,

una valutazione semplice ed accurata della fibrosi epatica potrebbe essere molto

53

Page 54: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

importante nel predire la prognosi e nel decidere se e quando iniziare la terapia

antivirale. La biopsia epatica costituisce anche in questo gruppo di pazienti la

metodica di riferimento nel valutare la fibrosi: d’altro canto la natura invasiva di

tale procedura non la rende nemmeno in questa condizione adatta al follow up.

Altra limitazione della biopsia consiste nella variabilità del campionamento che

può divenire un elemento ancor più cruciale in pazienti trapiantati in cui la malattia

si caratterizza per una progressione più rapida.

Gli studi presenti in letteratura, di cui i due più rappresentativi sono quelli di

Carrion e collaboratori (67) e di Harada e collaboratori (68) , hanno tutti

rintracciato una stretta correlazione tra rigidità epatica e fibrosi epatica valutata

istologicamente.

Nello studio di Harada e collaboratori. le aree sotto la curva ROC per la diagnosi di

fibrosi F1, F2, F3 e F4 risultano pari rispettivamente a 0.82 0.92 0.96 e 0.99,

mostrando che la capacità diagnostica dell’elastografia transiente epatica risulta

eccellente in questi pazienti.

Nello studio di Carrion e collaboratori i valori di stiffness ottenuti sono stati

paragonati non solo alla stadiazione istologica della malattia ma anche ai valori di

HVPG. Il valore di stiffness ottimale per la diagnosi di ipertensione portale (HVPG

≥ 6 mmHG) si è dimostrato essere pari a 8.74 KPa con sensibilità e specificità pari

rispettivamente al 90% e all’81%. Nonostante vi sia una significativa correlazione

positiva tra grado di fibrosi classificato nelle biopsie epatiche e HVPG, in alcuni

pazienti con diagnosi istologica deponente per scarsa o nulla fibrosi si è riscontrato

HVPG> di 6 mmHg. Come già detto, l’errore di campionamento e la particolare

modalità di deposizione della fibrosi nei soggetti trapiantati con ricorrenza di

infezione da virus dell’epatite C potrebbero spiegare in alcuni casi tale

discrepanza. Molto più interessante risulta il fatto che, nella maggior parte di

questi casi, la misurazione della rigidità epatica aveva segnalato valori superiori a

quelli del cut off identificando correttamente tali pazienti (69-70).

54

Page 55: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Di seguito riportiamo i valori limite riportati da Harada e Carrion sottolineando che

in entrambi i casi i valori selezionati massimizzano la sensibilità e la specificità e

quindi il valore dell’area sotto la curva ROC

Authors F0-F1 F ≥ 2 F ≥ 3 F = 4

Carrion JA et al. < 8.5 KPa ≥ 8.74 KPa ≥ 12.5 KPa ≥ 14.5 KPa

Harada N et al. < 8.8 KPa ≥ 9.9 KPa ≥ 15.4 KPa ≥ 26.5 KPa

Tabella 6 Correlazione tra Stiffness epatica e grado di fibrosi secondo lo score METAVIR in pazienti trapiantati con ricorrenza dell'infezione da Virus dell'epatite C.

Un recentissimo studio di Carrion e collaboratori (73) ha riscontrato una

correlazione significativa tra modalità di progressione della malattia epatica in

pazienti con ricorrenza da Virus dell’Epatite C dopo il trapianto e incremento della

Stiffness tra misurazioni condotte nel primo anno. Tale studio conclude che, a

partire da parametri serici, quale la bilirubina, dall’età del donatore di fegato e

dalla progressione nel valore di Stiffness è possibile prevedere una lenta o una

rapida progressione della fibrosi epatica nel post-trapianto.

4. ACOUSTIC RADIATION FORCE IMPULSE (ARFI)

L’ARFI è una metodica elastometrica che fornisce una valutazione quantitativa

della Stiffness epatica. Il Software prodotto e stato distribuito originariamente

dalla Siemens ma è stato proposto di recente anche dalla Philips. Come già

spiegato in precedenza tale metodica va ad implementare le funzioni degli ecografi

di ultima generazione, permettendo la scelta della regione di interesse (ROI) su

un’immagine Bmode real time. Questo rende possibile non solo evitare strutture

vascolari ma anche selezionare aree di particolare interesse quali le lesioni focali.

55

Page 56: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Il paziente è posto in decubito supino con il braccio destro in massima abduzione e

viene richiesto di effettuare una pausa a fine espirazione. Per quanto concerne la

respirazione infatti i dati in letteratura suggeriscono un aumento della Stiffness

misurata nei pazienti che effettuano manovra di Valsalva. Allo stesso modo viene

raccomandato il digiuno così come per il Fibroscan: di recente su Hepatology

Arena U. et al (74) hanno pubblicato un lavoro che dimostra un aumento

significativo della Stiffness epatica nei pazienti che effettuano un pasto, aumento

tanto più significativo quanto maggiore è la Stiffness reale. E’ pertanto

raccomandato un digiuno di almeno 120 minuti.

Per quello che riguarda la selezione della ROI l’esame si effettua comunemente a

carico dei segmenti di destra, per lo più ponendo la sonda in posizione intercostale.

I dati in letteratura suggeriscono valori di Stiffness lievemente ma

significativamente più elevati a carico dei segmenti di sinistra. Lo studio di Jaffer

et al (75) ha dimostrato una scarsa ripetibilità inter e intra-operatore delle

misurazioni ottenute sul terzo segmento epatico e suggerisce inoltre di effettuare la

misurazione a maggiore distanza possibile dalla capsula epatica.

Nella comune pratica, osservando quanto riportato in letteratura, in analogia con il

Fibroscan vengono di norma effettuate fino a dieci misurazioni. Per quanto

riguarda l’ottenimento di un risultato accurato alcuni studi hanno confrontato

l’elastometria mediante ARFI con il dato istologico; i dati ottenuti mostrano che il

fattore cruciale è il valore di interquartile che deve essere > 30% del valore di

Stiffness risultante mentre il Success Rate, cioè il numero di misurazioni valide sul

totale delle misurazioni effettuate, non è un dato significativo. Da segnalare che il

Software fornisce automaticamente la stima della deviazione standard ma non

dell’IQR e non registra i tentativi falliti di misurazione. Un recente studio di

confronto tra dato istologico e biopsia epatica ha confermato che valori di

deviazione standard superiore allo 0.3 sono significativi di una ridotta accuratezza

diagnostica della misurazione ottenuta (100).

56

Page 57: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Il confronto con la biopsia epatica ha reso inoltre possibile l’identificazione dei

parametri biochimici e istologici in grado di influenzare la Stiffness:

contrariamente a quanto visto per il Fibroscan la steatosi epatica non influenza la

misurazione. D’altro canto l’attività di malattia, espressa dal rialzo

dell’alaninoaminotransferasi e da un grading istologico secondo Ishak > A2,

aumenta il dato risultante; va segnalato tuttavia che i dati presenti in letteratura

sono spesso contrastanti tra di loro (72-73). Uno studio recente ha mostrato come

la presenza di ittero ostruttivo influenzi la misurazione ottenuta, in analogia con

quanto riportato in letteratura per il Fibroscan (101).

Per quanto riguarda le caratteristiche del paziente valori elevati di BMI

influenzano negativamente la fattibilità e l’accuratezza della misurazione

elastometrica seppur in modo meno importante di quanto visto per il Fibroscan.

Nello studio multicentrico di Sporea et al. condotto su una popolazione di circa

1000 pazienti L’ARFI risulta fattibile nel 99,6% dei casi.

4.1 L’ARFI nella popolazione sana e nei soggetti affetti da malattia epatica

cronica

Numerosi studi hanno indagato il valore di Stiffness epatica misuranti con ARFI

riferibili alla popolazione “sana”. Nella tabella 7 sono riportati i risultati degli

studi più significativi.

Autore Numero pazienti Stiffness media e range

Horster S et al76 68 1.19 (0.77 – 1.63)

Goertz et al77 30 1.09 (0.79 – 1.32)

Kim et al78 133 1.08 (1.06 – 1.11)

Karlas et al79 50 1.28 + 0.19

Chang et al80 42 1.07 (1.04 – 1.09)

57

Page 58: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Tabella 7 Valore di Liver Velocity riscontrata su soggetti sani in differenti studi

Per quello che riguarda invece la stadiazione della malattie epatiche croniche gli

unici dati presenti in letteratura riguardano i soggetti affetti da malattia HCV-

correlata.

Il primo studio pubblicato nel 2009 (107) fu condotto su una popolazione di circa

90 soggetti affetti da epatopatia virale cronica HCV e HBV correlata, confrontando

ARFI con Fibroscan e markers sierici. In prima istanza le performance delle due

metodiche elastometriche risultavano per lo più sovrapponibili. Il valore di cut-off

proposto per la diagnosi di cirrosi fu 1.75 m/s (Sensibilità 0.9, Specificità 0.79) e di

1.45m/s per la presenza di fibrosi severa (< F3, Sensibilità 0.83, Specificità 0.86),

1.55 m/s per la presenza di fibrosi severa se considerati i soli pazienti HCV.

Lo studio più numeroso è stato condotto da Sporea et al (81) ed ha interessato oltre

1000 pazienti. Tuttavia il reclutamento dei pazienti e la lettura delle biopsie

epatiche è stata effettuata in centri differenti e nella popolazione coesistono

soggetti di etnia caucasica con soggetti asiatici. Nel dettaglio proprio in relazione

all’etnia sono stati riscontrati valori molto più elevati nei soggetti asiatici per

ciascun stage di fibrosi. L’area sotto la curva ROC per i valori di cut off proposti

varia dallo 0.8 nell’identificazione dei paziente con fibrosi significativa (F>2

secondo METAVIR) allo 0.85 nei pazienti cirrotici. Considerando i bias legati

alla popolazione oggetto di studio e alla valutazione istologica è più utile fare

riferimento ad un altro lavoro condotto dallo stesso gruppo su 112 pazienti affetti

da HCV: i cut-off riscontrati, come mostrato nella tabella 8 sono più omogenei a

quelli di altre casistiche.

Studio molto interessante è quello pubblicato nel 2011 da Rizzo L. et al (82)

condotto su 146 pazienti: in questo caso l’AUROC varia dallo 0.86 nel

riconoscere una fibrosi significativa fino allo 0.9 nell’identificare la presenza di

58

Page 59: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

fibrosi. Di seguito riportiamo i valori di cut off proposti dai due studi suddetti e le

rispettive AUROC.

Sporea et al81 Rizzo et al82

F> 2

Cut - off

AUC

1.34 m/s

0.86

1.3 m/s

0.86

F > 3

Cut - off

AUC

1.61 m/s

0.94

1.7 m/s

0.84F=4

Cut-off

AUC

2 m/s

0.9

2 m/s

0.89

Tabella 8 Cut-off per stadi di fibrosi progressivi secondo lo score METAVIR identificati nello studio di Lupsor et al (81) e di Rizzo et al (82).

Nel 2013 Friedrich-Rust et al (83) hanno pubblicato un lavoro condotto su una

popolazione di 130 pazienti affetti da HBV. Una parte di questi è stata sottoposta a

Fibroscan e tutti a valutazione istologica. I dati dimostrano una buona accuratezza

nell’identificare una fibrosi significativa, F> 2 secondo lo score METAVIR,

59

Page 60: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

(AUROC 0.97) utilizzando tuttavia un cut-off pari 1.03 m/s, valore basso

considerando i valori di riferimento della popolazione normale mostrati nella

tabella 7 e che di conseguenza ha un’alta specificità (90%) ma una sensibilità

insoddisfacente (50%).

Non esistono in letteratura lavori sulla valutazione di pazienti sottoposti a trapianto

epatico, se si eccettua un’esigua casistica pediatrica di recente pubblicazione (84).

5. VALORE PROGNOSTICO DELL’ELASTOMETRIA EPATICA:

COMPLICANZE DELLA CIRROSI ED IPERTENSIONE PORTALE

5.1 Fibroscan

La possibilità di utilizzare il dato elastomerico oltre il mero dato di correlazione

con la fibrosi istologica, ma anche come dato di rilevanza clinica e quindi come

fattore prognostico di evoluzione di malattia e di insorgenza delle sue complicanze

costituisce di certo l’aspetto più interessante per il clinico.

Vergniol et al hanno di recente pubblicato uno studio, condotto su una popolazione

di 1457 pazienti, che ha dimostrato come la Stiffness epatica sia un fattore

predittivo di sopravvivenza a 5 anni più forte del dato istologico (96).

Per quello che riguarda invece il rischio di sviluppare un’epatocarcinoma esistono

in letteratura due studi prospettici, uno condotto su una popolazione HCV (97) ed

uno su una popolazione HBV (98). In entrambi, come atteso, il rischio di

sviluppare epatocarcinoma aumenta progressivamente all’aumentare della

Stiffness Epatica non solo nei pazienti cirrotici vs i non cirrotici, ma identificando

classi di rischio progressive all’interno del dei soli cirrotici.

La correlazione tra rigidità epatica e ipertensione portale, valutata attraverso la

misurazione del gradiente pressorio porto-epatico (HVPG), metodica di

60

Page 61: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

riferimento nella diagnosi e nella stadiazione dell’ipertensione portale, è stata

oggetto di studio di alcuni lavori. Il primo è quello di Vizzuti e collaboratori i

quali hanno riscontrato una buona correlazione tra HVPG e Stiffness epatica per

valori pressori tra 10 e 12 mmHg, cioè nel range di valori che definiscono la

presenza di ipertensione portale. All’aumentare però della HVPG sopra i 12 mmHg

l’analisi di regressione lineare ha mostrato una correlazione scarsa, risultando

quindi non affidabile nel definire il rischio di complicanze secondarie alla severità

del quadro di ipertensione portale. Tale risultato suggerisce che, nonostante

l’elastografia epatica transiente rifletta un progressivo aumento della fibrosi che

correla ovviamente con l’aumento dell’ipertensione portale non può ritenersi

valido nel descrivere il complesso insieme di cambiamenti emodinamici

caratteristici dell’ipertensione portale (85). Di conseguenza non risulta

sorprendente che ulteriori studi, pur avendo suggerito ruolo predittivo della

presenza di varici esofagee per valori di stiffness compresi tra 13,5 KPa e 21,5 KPa

(AUROC tra 0.76 e 0.85) , hanno concluso che l’elastometria epatica non permette

di identificare la presenza di varici a rischio di sanguinamento. E’ inoltre

interessante notare che il Fibroscan ha un’accuratezza nel predire la presenza di

varici esofagee non superiore a quello si alcuni markers serici come il tempo di

protrombina e la conta piastrinica. Se ne conclude che il Fibroscan è attualmente

inadeguato per predire in modo affidabile la presenza e la severità dell’ipertensione

portale e che ad oggi l’endoscopia rimane l’unico metodo per escludere con

certezza o evidenziare la presenza e la severità delle varici esofagee (86 -88).

Infine un recente lavoro, pubblicato da Berzigotti et al a Gennaio 2013 su

Hepatology, ha correlato la liver stiffness epatica misurata mediante Fibroscan con

la misurazione dell’HVPG e con la valutazione endoscopica della presenza e

grandezza delle varici esofagee. In tale studio la Liver Stiffness è risultato essere il

miglior metodo per predire la presenza di ipertensione portale significativa ed

anche di varici esofagee, confrontato con parametri comunemente usati nella

61

Page 62: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

valutazione dei pazienti cirrotici quali la conta piastrinica, il diametro longitudinale

della milza e il rapporto tra questi due. Dalla combinazione della Stiffness, del

diametro longitudinale della milza e della conta piastrinica hanno elaborato e

proposto un modello matematico, consultabile all’url

www.ciberehd.org/platformsand-services/calculator?set_language_en, che

identifica la presenza di varici esofagee con un’AUROC pari circa a 0.9 (66).

5.2 ARFI

In letteratura esistono pochi lavori che studiano la correlazione tra ARFI e

ipertensione portale e tutti correlano il dato elastomerico con la presenza di segni

endoscopici di ipertensione portale, mai con la misurazione dell’HVPG che è

ritenuto, come detto, il gold standard nella diagnosi e definizione di ipertensione

portale. Se ciò da una parte permette di dare un’immediata utilità clinica ai dati

elaborati, dall’altra parte fornisce un bias notevole che forse è alla base dei dati

contrastanti che sono stati ricavati e che sono riportati di seguito.

Tra i primi studi c’è quello del gruppo rumeno di Bota S. et al (89) condotto su 57

pazienti affetti da cirrosi epatica: in questi caso gli autori hanno effettuato la

valutazione della stiffness non solo a livello epatico ma anche a livello splenico. I

dati riportati mostrano che nessuna delle due misurazioni è in grado di predire in

maniera accurata né la presenza né la severità delle varici esofagee (AUROC 0.76

per LS e 0.73 per splenic stiffness; non riportati i valori di sensibilità e specificità).

Un successivo lavoro dello stesso gruppo, ha riscontrato valori di splenic stiffness

significativamente più alto in pazienti con varici esofagee grandi (F2-F3) se

confrontati con cirrotici con varici esofagee piccole o assenti (102). Tuttavia il cut-

off di 2.55 m/s identificato in questa casistica per predire la presenza di varici

esofagee grandi appare francamente basso ed in effetti pur avendo una buona

62

Page 63: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

sensibilità (96.7%) ha una specificità assolutamente insoddisfacente (47.6%). Il

secondo studio (90) presenta i dati relativi 260 pazienti affetti da epatite cronica

HBV-correlata, di cui oltre la metà cirrotici: in questa casistica la valutazione della

Stiffness Splenica identifica con buona accuratezza la presenza di varici esofagee

(AUROC 0.83 per cut-off 3.16 m/s) ma non discrimina tra varici esofagee di

grandi e piccole dimensioni, pur esistendo un trend di valori crescenti nei diversi

stadi di varici esofagee.

Rust et al nel 2012 hanno confrontato Fibroscan ed ARFI nella capacità di predire

la presenza di varici esofagee e di varici F3: in tale studio il Fibroscan sembra

avere una maggiore potere predittivo (91).

Un ulteriore lavoro, pubblicato nel 2013 su Gastroenterology (92) e condotto su

317 pazienti asiatici affetti da cirrosi epatica, ed è mirato a studiare la correlazione

tra stiffness splenica misurata mediante ARFI e presenza di varici esofagee: la

conclusione suggerisce un valore predittivo di tale parametro nell’identificare i

pazienti con varici esofagee e quelli con varici esofagee ad alto rischio di

sanguinamento. Nel dettaglio nei pazienti con valori di spleen stiffness al di sotto

di 3.3 m/s sembra potersi escludere la presenza di varici esofagee a rischio di

sanguinamento con una buona accuratezza mentre cut-off di 3.18 m/s è stato

suggerito per l’identificazione di pazienti con varici esofagee (sensibilità:98.5%;

specificità: 60.1%). Una stiffness splenica pari o maggiore di 3.3 m/s permette

l’identificazione di pazienti con varici esofagee ad alto rischio di sanguinamento

(sensibilità: 98.9%; specificità:62.9%).

Il lavoro più recente (103) rileva un cut-off di 3.1 m/s per predire la presenza di

varici esofagee (Se 96.4% Sp 88.5%) ma non riscontra valori crescenti

all’aumentare di dimensioni delle varici esofagee. Questo lavoro propone inoltre

un metodo standardizzato di misurazione che prevede valutazioni a carico di tutte

le porzioni della milza e conferma una buona ripetibilità della misurazione.

63

Page 64: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Un ultimo studio ha valutato la variazione della stiffness epatica e splenica a in 10

pazienti sottoposti a posizionamento di shunt porto-sistemico intraepatico (TIPS)

osservando una correlazione della rigidità splenica con il cambiamento della

pressione portale. Questo studio suggerisce pertanto la presenza di una

correlazione diretta tra pressione osservata in vena porta e elastometria splenica

mediante ARFI (93).

6. SCOPI DELLO STUDIO

a – Definizione dei valori di riferimento dell’ARFI per diversi stadi di epatopatia a

diversa eziologia. Confronto con la biopsia epatica.

b – Confronto ARFI vs Fibroscan in diverse situazioni cliniche: epatopatie

croniche di diversa eziologia e gravità.

c – Valore prognostico dell’ARFI in pazienti affetti da epatopatia cronica di

diversa eziologia e gravità

d – Valutazione mediante ARFI della stiffness splenica e correlazione con il grado

di ipertensione portale

7. METODI

Lo studio è di tipo prospettico L’ARFI ed il Fibroscan sono stati effettuati presso il

Servizio di Ecografia della divisione di Gastroenterologia del Dipartimento di

MeTdicina Clinica, Policlinico Umberto I.

L’elastometria unidimensionale transiente è stata effettuata con Fibroscan

(ECHOSENS France 153 avenue d’Italie FR-75013 PARIS). Tutti i pazienti sono

64

Page 65: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

stati esaminati dopo un digiuno di almeno sei ore, in posizione supina con il

braccio destro iperabdotto e in respirazione corrente. Sono stati accettati solo esami

con caratteristiche di buona accuratezza quale il numero massimo di 16

misurazioni con un success rate del 60% e un Intervallo in interquartile non

superiore a 0.3. . La sonda, come da indicazioni della casa produttrice, è stata posta

lungo uno spazio intercostale destro, e le misurazioni sono state effettuate tutte a

livello dei segmenti epatici di destra.

L’elastometria bidimensionale mediante ARFI è stata eseguita con un ecografo

Sonoline S2000 (Siemens Medical Solutions USA, Inc.Ultrasound Division1230

Shorebird Way P.O. Box 7393 Mountain View, CA 94039-7393 USA) presso il

Servizio di Ecografia del Policlinico Umberto I, diretto dal Prof Adriano De Santis.

Gli esami ecografici e le valutazioni elastometriche sono state eseguite da

personale addestrato. I pazienti esaminati avevano tutti osservato una periodo di

digiuno di almeno sei ore e la misurazione è stata effettuata bloccando il respiro

alla fine della fase di espirazione.. La misurazione delle Stiffness epatica è stata

effettuata nell’area più facilmente esplorabile e per lo più sui segmenti del lobo

destro epatico. Nel dettaglio solo il 3% circa delle misurazioni è stata effettuata sul

lobo sinistro (sul terzo o sul quarto segmento) mentre il restante 97% è stato

acquisito sul lobo destro (62% segmento ottavo, 33% quinto segmento e il 2% a

livello di settimo e sesto segmento). La misurazione della Stiffness splenica,

anch’essa effettuata a fine fase espiratoria, è stata eseguita sul polo inferiore della

milza, a maggiore distanza possibile dalle strutture vascolari dell’ilo splenico.

I dati anamnestici, clinici e gli esami ematochimici sono stati ricavati dall’analisi

delle cartelle ambulatoriali dei pazienti afferenti al nostro ambulatorio di

Epatologia.

Le biopsie epatiche sono state eseguite su indicazione clinica e l’arruolamento del

paziente nello studio è avvenuto al momento dell’esecuzione della manovra. Sono

65

Page 66: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

state tutte effettuate presso il Dipartimento di Medicina Clinica, con il Prof

Adriano De Santis come primo operatore.

I dati sono stati gestiti mediante archivi elettronici in formato Excel e

l’elaborazione effettuata mediante il software statistico SPSS.

8. RISULTATI

a – Definizione di valori di riferimento dell’ARFI per diversi stadi di

epatopatia a diversa eziologia. Confronto con la biopsia epatica.

Cinquantanove pazienti senza patologia epatica nota sono stati sottoposti a

misurazione elastometrica con ARFI e considerati controlli sani. La Liver velocity

media risultante in questa popolazione è pari a 1.06 + 0.12 m/s (0.83 – 1.34), in

valore paragonabile alle casistiche riportate in letteratura (Tab 7). Non sono state

riscontrate differenze statisticamente significative suddividendo la popolazione per

fasce d’età, sesso e classi di IMC (Fig 15)

p=ns

66

Page 67: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Figura 15 Valori di Liver velocity (m/s) in soggetti sani in relazione all'età (in alto a sinistra), al sesso

(in alto a destra) e all'IMC (in basso).

Sessantuno pazienti sottoposti a biopsia epatica per indicazione clinica e per lo più

riferibili a pazienti con un rialzo degli indici di citolisi e colestasi da cause non

precisate, sono stati sottoposti a valutazione elastometria mediante ARFI subito

prima dell’esecuzione della biopsia. Il dato istologico è stato classificato secondo

lo score di METAVIR. I valori di Liver Velocity mediani e il range riscontrati in

ciascuna classe METAVIR nella nostra popolazione sono: F0 – F1 pari a 1.17 +

0.22 m/s (range 0.65 – 1.6), per F2 1.69 + 0.7 m/s (range 0.77 – 2.86), F3 2.03+

0.75 m/s (range 0.84 –3.07) e F4 2.78 + 0.8 m/s (1.45 – 4.32) (Fig 16).

67

Page 68: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Figura 16 Confronto con la biopsia epatica: valori di liver velocity in ciascuna classe METAVIR. I box definiscono il primo ed il terzo quartile, la linea nel orizzontale i valori mediani e le linee verticali il range di valori.

Abbiamo quindi indagato la capacità diagnostica dell’ARFI nell’identificare la

presenza di fibrosi significativa (F>2 secondo lo score METAVIR) e di fibrosi

severa (F>2 secondo lo score METAVIR). I valori di cut-off che forniscono la

migliore performance diagnostica sono: 1.41 m/s per l’identificazione di fibrosi

significativa (sensibilià pari a 0.85 e specificità 0.86) e 1.66 m/s per

l’identificazione di fibrosi severa (Sensibilità 0.82, specificità 0.92).

b – Confronto ARFI vs Fibroscan in diverse situazioni cliniche: epatopatie

croniche di diversa eziologia e gravità

68

METAVIR F1 F2 F3 F4 n° paz (27) (7) (11) (16)

0,50

1,50

2,50

3,50

4,50

1 2 3 4

P

Live

r Vel

ocity

(m/s

)P<0.01

Page 69: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Centoquindici pazienti affetti da malattia epatica cronica virus-correlata (94 HCV,

18 HBV e 3 HCV/HIV) afferenti agli ambulatori di Epatologia del Dipartimento di

Medicina Clinica sono stati sottoposti a valutazione elastometrica epatica sia con

il Fibroscan che con l’ARFI ad una distanza di tempo non superiore ai sei mesi. In

questa tipologia di pazienti c’è una forte correlazione tra il dato fornito dal

Fibroscan e quello fornito dall’ARFI come mostrato nella Figura 17.

Figura 17 Correlazione lineare tra elastometria epatica effettuata mediante Fibroscan ed ARFI in un gruppo di pazienti affetti da malattia epatica cronica virus correlata.

Considerando i cut-off riportati da Castera et al (cfr Tab 1) per il Fibroscan il

disaccordo tra le due metodiche c’è stato nel 31.2 % dei pazienti (Fig 18/A). Nel

dettaglio nel 60.5% di questi il disaccordo è quantificabile in un grado di fibrosi, in

due nel 31.6% , di tre nel 7.9% (Fig 18/B).

69

0,0

26,7

53,3

80,0

0,0 1,5 3,0 4,5ARFI (m/s)

FIB

RO

SC

AN

(kP

a)

r= 0.83p><0.001

Page 70: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Figura 18 Percentuale di concordanza nella stadiazione di malattia tra ARFI e Fibroscan nella nostra popolazione di pazienti (A) e grado di disaccordo (B). I cut-off considerati sono quelli proposti da Castera et al nel 2005 (cfr tab 1).

La figura 19 mostra il disaccordo nella popolazione dei pazienti HCV sottoposti a

Fibroscan ed ARFI: l’accordo è più elevato nell’individuare la fibrosi assente e

severa (F0/1 e F4 secondo METAVIR), mentre è più debole negli stadi di fibrosi

F2-F3. Le quattro aree sono disegnate considerando il valore di cut-off proposto da

Castera per il Fibroscan per identificare una fibrosi maggiore di F3 (9.5 kPa): le

aree in verde sono le aree di accordo viceversa le rosse quelle di disaccordo più

importante, come atteso, per la fibrosi intermedia (F1-F2).

70

Page 71: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Figura 19 L'area del grafico di correlazione è divisa in quattro riquadri disegnati a partire dal cut-off di 9.5 kPa proposto da Castera et al nel 2005 per identificare la presenza di una fibrosi inferiore o uguale ad F3. In rosso le aree di disaccordo, in verde di accordo. I risultati dell’ARFI sono stati convertiti in kPa applicando il modulo di

Young.

La tabella 9 mostra le caratteristiche principali del gruppo di pazienti in cui le

metodiche concordano confrontato con il gruppo in cui c’è disaccordo. Dalla

tabella non si evincono sostanziali differenze tra i due gruppi se si eccettuano i

valori di Fosfatasi Alcalina e il Diametro Longitudinale della Milza, entrambi ai

limiti della significatività.

71

(kPa)

Page 72: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Tabella 9 Principali variabili ematochimiche, antropometriche, ecografiche ed eziologiche nei pazienti in cui le due metodiche concordano o meno.

Abbiamo valutato 49 pazienti sottoposti a trapianto ortotopico di fegato, tutti

sottoposti ad esame ecografico e a valutazione della Stiffness epatica mediante

Fibroscan in + 4 mesi dall’esecuzione dell ARFI. In un sottogruppo di pazienti

abbiamo acquisito anche il dato istologico, nell’arco di tre mesi dalla valutazione

elastometrica

Come atteso, esiste una correlazione diretta statisticamente significativa (r=0.69; p

<0.0001) tra le due metodiche elastometriche nella valutazione dei pazienti

sottoposti a trapianto epatico (Fig 20)

72

Page 73: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

0,5 1,4 2,3 3,1 4,0ARFI (m/s)

FIB

RO

SC

AN

(kP

a)

Figura 20 Correlazione tra misurazione della Stiffnes Epatica mediante ARFI e Fibroscan in una popolazione di 49 pazienti sottoposti a trapianto ortotopico di fegato (r=0.69; p<0.0001)

In un sottogruppo di pazienti, affetti da malattia epatica HCV-correlata, era

disponibile lo staging secondo lo score di Ishak e la valutazione elastometrica con

Fibroscan (n 20) e con ARFI (n 23). Dall’analisi dei dati se ne evince che entrambe

le metodiche sono in grado di identificare tutti i pazienti con uno staging superiore

a 4 nella nostra popolazione (Fig 21): nel dettaglio il cut-off per il Fibroscan è

risultato pari a 14.1 kPA per l’ARFI 2.08 m/s.

Figura 21 Valori di Liver Stiffness e Stage secondo Ishak, misurati con ARFI (a sinistra) e con Fibroscan (a destra) nel trapianto epatico. Le linee orizzontali rappresentano il valore di cut off per stage secondo Ishak > 4.

73

Page 74: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

c – Valutazione valore prognostico dell’ARFI in pazienti affetti da epatopatia

cronica di diversa eziologia e gravità

Abbiamo arruolato pazienti afferenti affetti da malattie epatica cronica a diversa

eziologia e severità al fine di indagare il valore prognostico dell’elastometria

epatica, correlando il dato elastometrico all’arruolamento con l’incidenza delle

complicanze più significative legate alla malattia epatica cronica quali lo

scompenso ascitico, l’encefalopatia epatica e l’insorgenza di epatocarcinoma.

Abbiamo inoltre considerato la sopravvivenza dei pazienti in relazione alla liver

velocity misurata all’arruolamento.

Le caratteristiche della popolazione sono presentate nella tabella sottostante:

Popolazione (n=202)

Sesso M/F 126/76

Età (media + ds) 58.8 + 11

Cirrosi SI/NO 132/83

Child Pugh score (media + ds) 6.1 + 1.5

Liver Velocity (media + ds) 2.14 + 0.86

Eziologia (n -%)

HCV

HBV

EtOH

Altro

106 – 53.8%

23 – 11.7%

25 – 12.7%

48 – 21.8 %

Tutti i pazienti sono stati sottoposti ad esame ecografico dell’addome superiore

completo nella stessa data in cui sono stati sottoposti alla valutazione elastometrica

mediante ARFI.

74

Page 75: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Di seguito riportiamo la correlazione tra elastometria e le principali caratteristiche

ecografiche associate con la presenza e la severità della malattia epatica cronica.

Il primo dato considerato è quello del diametro splenico, parametro

imprescindibile nella valutazione ecografico di un paziente con malattia epatica

cronica, considerato un predittore forte della presenza e della severità di

ipertensione portale cioè il diametro longitudinale della milza: la correlazione è

direttamente lineare con r=0.46 (p <0.0001) (Fig 22).

5,0

11,3

17,5

23,8

30,0

0,0 15,0 30,0 45,0 60,0Liver Stiffness (m/s)

Dia

met

ro L

ongi

tudi

nale

Milz

a (c

m)

Figura 22 Correlazione lineare tra Valore di Liver Velocity e diametro longitudinale splenico

Come atteso non esiste una correlazione significativa tra diametro longitudinale del

lobo destro del fegato e Liver Stiffness.

Abbiamo quindi valutato la correlazione tra Stiffness Epatica e diametro della vena

porta, della vena splenica e mesenterica: per tutti e tre questi parametri esiste una

correlazione diretta, significativa da un punto di vista statistico per vena porta e

mesenterica. Abbiamo inoltre riscontrato una correlazione inversamente

75

Page 76: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

proporzionale, debole ma statisticamente significativa (p=0.01) tra velocità media

del flusso in vena porta (considerata la media della velocità medie registrate) e

dato elastomerico (Fig 23). La correlazione con il diametro della vena splenica è

risultata essere pressoché nulla (r=0.13) mentre quella della vena mesenterica è

risultata assimilabile con quella riscontrata per la vena porta (r=0.37).

Figura 23 Correlazione tra Liver Stiffness e Diametro della Vena Porta (a sinistra, p<0.001) e Velocità

media del flusso in Vena Porta (a destra, p=0.01).

Nella Figura 24 i box rappresentano il valore mediano e il range di Liver Velocity

nei pazienti con riscontro ecografico di ecostruttura epatica disomogenea vs

omogenea (2.4 + 0.81 vs 1.71 +0.75) e con superficie irregolare vs liscia.( 2.41 +

0.68 vs 1,64 + 0.68) (p<0.0001).

76

Page 77: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Figura 24 Liver velocity in relazione all’aspetto ecografico del parenchima e della superficie epatica. I box definiscono il primo ed il terzo quartile, la linea nel orizzontale i valori mediani e le linee verticali il range di valori.

Abbiamo quindi diviso la popolazione in tre gruppi a seconda dei valori di liver

velocity, espressi in kPa, all’arruolamento: G1 < 10 kPa (n 79), G2 >10 < 20 kPa

(n 62) e G3 > 20 kPa (n 61). Di seguito riportiamo le caratteristiche dei gruppi così

identificati.

G1

< 10 kPa

G2

> 10 < 20 kPa

G3

> 20 kPa

P

GOT (x vn) 1.08 + 0.6 2.1 + 1.9 1.8 + 2.7 < 0.01 G1 vs G2/3

GPT (x vn) 1 + 0.7 1.6 + 1.5 1.3 + 1.8 ns

PLT (x103 mm3) 176 + 88 115 + 62 93 + 45 < 0.01 G1 vs G2/3

< 0.05 G2 vs G3

INR 1.16 + 0.25 1.16 + 0.25 1.3 + 0.28 <0.01 G3 vs G1/2

Bilirubina Totale (mg/dl) 0.85 + 0.6 1.5 + 1.5 1.9 + 1.8 < 0.01 G1 vs G2/3

Albumina (gr/dl) 4.1 + 0.5 3.8 + 0.5 3.6 + 0.7 < 0.01 G1 vs G2/3

Eziologia

HCV/HBV/EtOH/Altro 49/11/9/10 33/8/13/8 24/4/13/20 < 0.05

77

Page 78: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Per ciò che riguarda lo scompenso ascitico abbiamo escluso dall’analisi statistica

tutti i pazienti con una storia di ascite nota (n=48) ed i pazienti con diagnosi

pregressa o incidente di epatocarcinoma (n=28).. L’incidenza Cumulativa nel

gruppo G3 vs G2 vs G1 a 365 e 730 giorni di follow up è risultata rispettivamente

pari a: 17.2% vs 0% vs 1.4% e 20.7% vs 11.1% vs 1.4% (LogRank test <0.05).

Nella Figura 25 sono rappresentate le curve di Kaplan-Meier. La media +

deviazione standard del follow up è pari a 535 + 279 giorni,. Il numero di pazienti

con riscontro del primo episodio di scompenso ascitico è 12 pari al 9.5% della

popolazione considerata.

Figura 25 Curve di incidenza del primo episodio di scompenso ascitico nella popolazione stratificando la popolazione per il valore di Liver Velocity all'arruolamento (G1 < 10 kPa; G2 > 10 < 20 kPa; G3 > 20 kPa).

Abbiamo quindi considerato l’incidenza nella stessa popolazione del primo

episodio di encefalopatia epatica maggiore, escludendo i pazienti sottoposti a

posizionamento di stent porto-sistemico (TIPS) (n=20). Dopo due anni di follow

78

G1

G2

G3

Page 79: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

up nel Gruppo 1 (LV < 10 kPa) nessun paziente è andato incontro al primo

episodio di encefalopatia epatica, mentre nel gruppo 2 (LV > 10 < 20 kPa)

l’incidenza e del 7.6% (4 pazienti) e nel gruppo 3 (> 20 kPa) del 6.1% (3 pazienti)

(LogRank test <0.01).

La Figura 26 mostra l’incidenza del primo episodio di scompenso, sia esso ascite

o encefalopatia epatica, nella popolazione selezionata (LogRank test <0.01):

l’incidenza a due anni di follow up è risultata in G3 vs G2 vs G1 pari a 14% vs

11.1 % vs 2.6%. La media + deviazione standard del follow up è pari a 535 + 279

giorni.

Figura 26 Curve di incidenza del primo episodio di scompenso (ascite e/o encefalopatia epatica) stratificando la popolazione a seconda del valore di Liver Velocity all'arruolamento (G1 < 10 kPa; G2 > 10 < 20 kPa; G3 > 20 kPa).

Abbiamo quindi elaborato i dati relativi l’incidenza all’epatocarcinoma nella

popolazione selezionata, escludendo i pazienti con pregressa diagnosi di

79

Page 80: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

epatocarcinoma (n 19) e i pazienti con diagnosi di epatocarcinoma nei primi 180

giorni di follow up ( n 2). Abbiamo quindi diviso la restante popolazione in due

gruppi utilizzando il valore mediano di liver velocity (15.4 kPa) come cut-off:

pertanto nel Gruppo 1 sono inclusi pazienti con valori < 15.4 kPa e nel gruppo 2 i

restanti e nella tabella che segue sono elencate le caratteristiche biochimiche ed

eziologiche nei due gruppi. In questo caso abbiamo scelto di dividere la

popolazione in due gruppi visto l’esiguo numero di “casi” osservati, in accordo con

l’incidenza annua dell’epatocarcinoma stimata intorno al 3% nei pazienti cirrotici.

G1 (n=93)

< 15.4 kPa

G2 (=88)

> 15.4 kPa

p

GOT (x vn) 1.37 + 1.2 1.9 + 2.4 ns

GPT (x vn) 1.3 + 1.3 1.3 + 1.5 ns

PLT (x103 mm3) 168 + 85 98 + 55 < 0.01

INR 1.15 + 0.22 1.28 + 0.28 <0.01

Bilirubina Totale (mg/dl) 1.05 + 1.2 1.7 + 1.5 < 0.01

Albumina (gr/dl) 4.1 + 0.5 3.7 + 0.6 < 0.01

Eziologia

HCV/HBV/EtOH/Altro 58/14/4/17 38/6/20/24 < 0.001

I casi di epatocarcinoma nel perodo di follow up sono stati 11(5.5%) ma abbiamo

escluso quelli con un riscontro di epatocarcinoma nei primi 180 giorni di follow up

(n 2 pazienti). L’incidenza a due anni nel gruppo 1 è del 2.2% (4 pazienti) mentre

nel gruppo 2 è del 4.6% (5 pazienti) (Log Rank Test=0.01) (Fig 27). La media +

deviazione standard del follow up è pari a 535 + 279 giorni.

80

Page 81: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Figura 27 Curve di incidenza dell’Epatocarcinoma stratificando la popolazione per il valore di Liver Velocity mediano (G1<15.4 kPa; G2>15.4 Kpa).

Dei 202 pazienti arruolati 22 sono deceduti nel corso del follow up (media + dev.ss

535 + 279): 15 sono deceduti per la malattia epatica (7.5%), 7 per altre cause.

Nell’analisi statistica che segue oltre ad escludere i pazienti con causa del decesso

diversa dalla malattia epatica abbiamo escluso un paziente che è stato sopposto a

trapianto orto topico di fegato. Nella Figura 28 sono riportate le curve di Kaplan

Meier, stratificando la popolazione in tre gruppi come riportato in precedenza.

In G3 vs G2 vs G1 a 365 e 730 giorni di follow up la sopravvivenza cumulativa è

pari a 89.3% vs 98.3% vs 98.7% e 82.2% vs 94.7 vs 98.7% rispettivamente.

81

Page 82: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Figura 28 Sopravvivenza nella popolazione stratificata a seconda del valore di Liver Velocity all'arruolamento (G1 < 10 kPa; G2 > 10 < 20 kPa; G3 > 20 kPa).

d – Valutazione mediante ARFI della stiffness splenica e correlazione con il

grado di ipertensione portale

Abbiamo valutato le variazioni della Stiffness Splenica e della Stiffness epatica in

un gruppo di 22 pazienti sottoposti a posizionamento di shunt intraepatico porto-

sistemico (TIPS). Il TIPS è stato posizionato presso il Dipartimento di Scienze

Radiologiche del Policlinico Umberto I, dall’equipe del Prof Carlo Maria

Salvatori. La valutazione elastometrica epatica e splenica è stata effettuata prima

del posizionamento della TIPS e una settimana dopo; nei primi tre pazienti

abbiamo raccolto i dati relativi anche al giorno 3 ma abbiamo escluso questa

valutazione intermedia rendendoci conto del fatto che i valori a livello

splenico,decrescono progressivamente fino alla settima giornata. Le misurazioni

pressorie sono state eseguite contestualmente al posizionamento del TIPS. Nella

tabella 9 sono riportate le principali caratteristiche della popolazione selezionata.

82

Page 83: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Età (anni) 50.1 + 12Genere (maschio/femmina) 15/7

Cirrosi (si/no) 21/1Eziologia della cirrosi epatica (n) HCV HCV + Alcohol Alcohol Budd-Chiari syndrome Autoimmune NASH CriptogeniticaSchistodomiasi

6362211

CP Score 7.6 + 1.9CP classe A/B/C (n) 6/ 13/ 2MELD score 10.8 + 4.8Indicazione TIPS (n)- Sanguinamento da varici- Ascite refrattaria

1210

Tabella 9 Caratteristiche clinica, anamnestiche e stadiazione della popolazione di pazienti sottoposti a posizionamento TIPS.

Come mostrato nella Figura 29, la Splenic Stiffness decresce parallelamente al

gradiente porto-sistemico mentre la liver velocity non risente, come atteso, dei

cambiamenti pressori portali.. In tabella 10 sono riportate le modificazioni

pressorie, elastometriche, ecografiche e doppler dopo il posizionamento del TIPS.

83

Page 84: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Figura 29 Nel grafico sono mostrati i valori medi di Liver Velocity (LV), Splenic Velocity (SV), Pressione Portale (PP) e Gradiente pressorio Porto-Sistemico (PPG) prima e dopo il posizionamento del TIPS. Le barre verticali indicano l’errore percentuale per ciascuna variabile.

Pre TIPS

(n=22)

Post TIPS

(n=22)

p

Gradiente porto-sistemico (mmHg) 19.8 + 5.3 6.8 + 2.9 < 0.001

Splenic Velocity (m/s) 3.68 + 0.42 2.92 + 0.6 < 0.001

Liver Velocity (m/s) 2.64 + 0.6 2.48 + 0.66 ns

Diametro Longitudinale Milza (cm) 16.9 + 4.5 17 + 3.5 ns

Diametro Lobo epatico destro (cm) 14.2 + 2.7 13.9 + 2.7 ns

Diametro Vena Splenica (cm) (n=21) 11.3 + 2.9 11.2 + 2.8 ns

Diametro Vena Porta(mm) 15.4 + 2.9 14.5 + 3.3 ns

Diametro Vena Mesenterica (mm) 11.2 + 2.7 10.8 + 2.4 ns

Velocità media Vena porta (cm/s) (n=17)

(media delle velocità medie calcolate)

12 + 3.4 28.5 + 11.5 < 0.001

Tabella 10 Parametri ecografici, doppler, pressori ed elastometrici prima e dopo il posizionamento del TIPS.

84

Page 85: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Analizzando singolarmente i pazienti (Fig 30/B) possiamo notare che in tre dei 22

pazienti la stiffness splenica non decresce dopo il posizionamento del TIPS. Dalla

revisione dei casi siamo riusciti a recuperare i dati del follow up di un solo

paziente in cui la valutazione elastometrica splenica scende a valori inferiori al

preTIPS dopo un mese dal posizionamento dello stesso. Nel dettaglio in questo

paziente i valori di Stiffness splenica prima del posizionamento dello stent, una

settimana dopo e un mese dopo sono risultati essere pari a: 3.23 + 0.31 vs 3.37 +

0.17 vs 2.58 + 0.14 rispettivamente. Gli altri due casi non hanno eseguito la

valutazione ecografica routinariamente prevista ad un mese: in un caso infatti la

paziente è deceduta e continuava ad avere un intake alcoolico, nell’altro caso il

paziente è stato perso al follow up.

Come evidente (fig 30/C) il dato maggiormente disperso è quello relativo alla

Liver Velocity che non segue un andamento unico: analizzando i singoli casi

abbiamo visto che la liver velocity diminuisce in modo significativamente

maggiore nei pazienti affetti da Sindrome di Budd Chiari rispetto ai pazienti affetti

da cirrosi virali e agli altri (-42% vs -9% vs +2%), come se tale dato rispecchiasse

non solo la fibrosi epatica ma anche la congestione vascolare dell’organo propria

della malattia di base.

Figura 30 Valori di PPG (A), Splenic Velocity (B) e Liver velocity (C) nei singoli pazienti pre e post posizionemaneto TIPS.

85

B

m/sm/s

A

mmHg

C

Page 86: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Il grafico di correlazione di seguito mostrato conferma la presenza di una

correlazione direttamente proporzionale e statisticamente significativa tra valori di

stiffness splenica e valori di gradiente porto-sistemico.

Figura 31 Correlazione tra Splenic Stiffness e Gradiente porto-sistemico (r=0.55; p<0.01)

Infine di seguito riportiamo il monitoraggio della splenic stiffness e del gradiente

porto sistemico in due pazienti sottoposti a revisione dello stent. Il paziente 1 è

andato incontro a ripetuti episodi di encefalopatia epatica non responsivi alla

terapia medica per cui, dopo 8 mesi dal posizionamento dello stent, è stata posta

indicazione ad effettuare riduzione dello stesso. Il secondo paziente è andato

incontro alla stessa complicanza dopo un mese dal posizionamento dello stent per

cui è stato dapprima sottoposto ad una riduzione quindi, per ricomparsa di ascite

intrattabile e di varici a rischio di sanguinamento è stata posta indicazione ad una

ridilatazione. Il gradiente porto-sistemico è stato misurato immediatamente dopo la

revisione dello stent mentre la misurazione elastometrica è stata effettuata una

settimana dopo la manovra. Dalla Figura 32 si evince chiaramente come la splenic

velocity scenda in maniera parallela e consensuale al calo del gradiente pressorio,

a rinforzare il dato già osservato nella casistica dei pazienti sottoposti a TIPS.

86

Page 87: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Figura 32 Variazioni del Gradiente porto-sistemico (in nero) e della splenic velocity (in grigio) in due pazienti sottoposti a revisione dello stent.

In conclusione, similmente a quanto appena riportato, nella Figura 33 è riportato

mostrato l’andamento della stiffness splenica in un paziente con trombosi acuta

dell’asse spleno-,mesenteric-portale sottoposti a diverso trattamenti. Anche in

questo caso la spleen velocità varia in modo consensuale alle modificazioni della

trombosi e, di conseguenza, ai cambiamenti di pressione portale attesi

87

Page 88: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Figura 33 Splenic Stiffness in un paziente con trombosi portale acuta sottoposta a diversi trattamenti. In basso le immagini stilizzate riportano le modificazioni, monitorate ecograficamente, della trombosi.

9. Discussione

Nei pazienti affetti da epatopatia cronica la stadiazione della malattia è un

elemento cruciale nel guidare gli atteggiamenti terapeutici e di monitoraggio

clinico. Per lungo tempo il dato istologico, e quindi l’esecuzione della biopsia

epatica, è stato ritenuto un elemento imprescindibile per un corretto inquadramento

88

Page 89: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

dell’evoluzione della malattia. Tuttavia negli anni sono stati messi in luce diversi

limiti dell’esame bioptico, di cui il più importante è sicuramente costituito dalla

possibilità di un errore di campionamento e, quindi, di una sovra o sottostima della

fibrosi epatica (13-16) nonché la soggettività nell’interpretazione del pezzo

istologico legata all’esperienza e alla valutazione dell’anatomo patologo. Non va

dimenticato inoltre che la biopsia epatica costituisce una manovra invasiva, non

solo mal accettata dai pazienti ma potenzialmente connessa a rischi. A tal

proposito nella casistica del nostro centro, gentilmanete fornita dal Prof Adriano

De Santis, su una popolazione di 545 pazienti sottoposti a biopsia epatica in 5 anni

l’incidenza di complicanze è stata dello 0.3% (4 pazienti) e di cui solo due di fatto

riferibili alla manovra (emoperitoneo ed emobilia) ed entrambe effettuate su

lesione focale. Una recente metanalisi pubblicata da Rockey et al su Hepatology

2009 ha mostrato una mortalità complessiva su oltre 92000 biopsie dello 0.03%.

Le principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono

basate su due concetti molto differenti: markers serici, costruiti a partire da esami

ematochimici che rispecchiano direttamente (es. componenti della matrice

extracellulare) o indirettamente (PLT, INR, etc) la presenza di fibrosi epatica e la

misurazione della “rigidità” (stiffness) epatica.

Sia il Fibroscan che l’ARFI, e più in generale tutte le metodiche elastometriche,

ma anche la biopsia epatica, trovano il loro limite nell’inquadramento delle forme

di epatopatia in fase di evoluzione, riconoscendo invece molto bene i due estremi

di malattia. E’ evidente come la necessità del clinico invece si concentri proprio in

questa fascia di pazienti, difficili da definire con l’ausilio di esami ematochimici,

dell’ esame ecografico e dell’esame obiettivo. D’altro canto la non invasività delle

metodica e la ripetibilità di Fibroscan ed ARFI rendono possibile l’esecuzione

seirtata nel tempo della valutazione della Stiffness epatica, dando al clinico

informazioni non solo puntuali, con i limiti di accuratezza suddetti, ma anche in

89

Page 90: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

termini di potenziale evolutivo della malattia. La via maggiormente auspicabile

sembra essere quella della combinazione delle metodiche di valutazione della

fibrosi epatica in maniera del tutto simile a quanto proposto da Sebastiani G et al

con l’algoritmo SAFE Biopsy (35) per i markers serici.

L’elastometria epatica è divenuta parte integrante della gestione clinica dei pazienti

affetti da malattia epatica cronica virus correlata sin dai primi lavori pubblicati sul

Fibroscan (44 – 45) . Già nel 2011 le linee guide per la gestione dell’infezione

cronica da HCV dell’European Association for the Study of the Liver (EASL)

ammettevano l’utilizzo del Fibroscan nell’ambito degli accertamenti volti a

valutare l’avanzamento di malattia, pur rimanendo la biopsia epatica la metodica di

riferimento (104). La necessità di una stadiazione puntuale della malattia epatica

ha acquisito di recente maggiore importanza nella valutazione dei pazienti HCV

positivi, in considerazione dell’uscita dei primi farmaci antivirali diretti (DAA) e

nell’ottica di tutte le molecole in fase di sperimentazione. In questi pazienti diviene

cruciale inquadrare correttamente l’evoluzione della malattia epatica al fine di

porre indicazione a terapie antivirali sub ottimali, come quelle attualmente sul

mercato, o di attendere farmaci antivirali a bassissimi effetti collaterali ed alta

efficacia. Infatti le ultime linee guida EASL, pubblicate ad Aprile 2014,

ribadiscono la possibilità di utilizzare il Fibroscan nel porre indicazione al

trattamento antivirale, sottolineando la necessità di considerare eventuali elementi

di confondimento, quali la transaminasemia, pur ricordando l’insostituibilità della

biopsia nel descrivere l’attività di malattia (grading) (105). Stesso discorso ha

valore nei pazienti HBV nei quali l’indicazione al trattamento antivirale viene

posta valutando l’attività citolitica ma anche la stadiazione della fibrosi: in questi

pazienti l’indicazione, anche nelle linee guide EASL di Aprile 2012, all’utilizzo

del Fibroscan è ancora piuttosto cauta vista la variabilità dei cut-off proposti in

letteratura (106).

90

Page 91: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

All’inizio del progetto di ricerca i dati circa l’utilizzo nella pratica clinica

dell’Acoustic Radiation Force Impulse erano decisamente scarsi. Per tale motivo i

primi scopi che ci siamo prefissati e che abbiamo sviluppato hanno riguardato la

correlazione tra liver shear wave velocity e il dato istologico nei pazienti affetti da

malattia epatica cronica nonché la definizione dei valori di normalità.

Nella popolazione dei soggetti “sani”, afferiti al nostro servizio di ecografia,

abbiamo riscontrato una liver velocity media pari a 1.06 + 0.12, ai limiti bassi dello

spettro di valori riportato in letteratura presentati nella tabella 7. Nella nostra

casistica, seppur non estesa numericamente, non abbiamo osservato differenze

dividendo la popolazione per fasce d’età, sesso e BMI. Abbiamo quindi riportato i

dati di pazienti sottoposti a biopsia epatica su indicazione clinica, per lo più per

rialzo degli indici di citolisi e colestasi senza eziologia nota. Nell’identificare la

presenza di una fibrosi significativa (F<2) e severa (F>3) l’ARFI ha nella nostra

casistica una buona accuratezza: i cut-off i 1.41 e 1.66 m/s li identificano con un

sensibilità di 0.85 e 0.82 e una specificità di 0.86 e 0.92 rispettivamente.

Ovviamente su tali valori pesa il bias dell’eterogeneità della popolazione su cui

sono stati ricavati, essendo noto che l’eziologia di malattia influenza

l’interpretazione del dato elastometrico. Tuttavia se confrontati con i dati presenti

in letteratura per pazienti HCV (81-82), si evidenzia una sostanziale

sovrapposizione per ciò che riguarda l’individuazione della presenza di una fibrosi

severa (1.66 m/s vs 1.6 e 1.7 m/s), mentre il valore riscontrato nella nostra casistica

per identificare la fibrosi significativa è leggermente più elevato (1.41 vs 1.34 e 1.2

m/s). La letteratura è ancora piuttosto carente nel definire la correlazione tra

Stiffness misurata mediante ARFI e classi progressive di fibrosi nei vari settings

clinici.

Abbiamo quindi proceduto a sottoporre i pazienti affetti da malattia virale cronica

sia a Fibroscan che ad ARFI, correlando i risultati ottenuti e considerando come

91

Page 92: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

metodica il riferimento il Fibroscan stesso. In questi dati sarebbe stato cruciale

l’ottenimento dell’informazione istologica, tuttavia l’indicazione alla biopsia

sarebbe stata nella maggior parte dei casi eticamente discutibile..

Dall’osservazione del grafico di correlazione appare evidente che se da un lato le

due metodiche sono piuttosto concordi, soprattutto nell’identificazione della cirrosi

epatica, dall’altro il risultato numerico delle due metodiche nel singolo paziente si

discosta significativamente ed è quindi auspicabile non fare un confronto diretto.

Le ultime linee guida SIUMB proprio su questo raccomandano di non confrontare

le metodiche elastometriche direttamente. Anche nel gruppo di pazienti sottoposti

a trapianto epatico si è confermata una correlazione tra le due metodiche e, in un

sottogruppo, abbiamo acquisito anche il dato istologico. Nel dettaglio sia Fibroscan

che ARFI permettono di identificare correttamente tutti i pazienti con cirrosi

epatica e il range di valori riscontrati nei vari stages istologici secondo lo score

METAVIR mostra una sovrapposizione di valori più importante nei pazienti con

fibrosi inferiore o uguale a 2 secondo lo score METAVIR. Ovviamente, pur

apparendo ancora assolutamente imprescindibile nel paziente trapiantato

l’esecuzione della biopsia epatica, la proposta di Carrion et al di un modello atto a

predire la progressione della fibrosi nel post-trapianto a partire da stiffness epatica

e parametri biochimici ha aperto uno scenario interessante sulla possibile

applicazione clinica dell’elastometria anche in questi pazienti (73).

Il concetto di Stiffness si è con il tempo distaccato dal mero concetto di fibrosi

epatica, da cui di fatto dipende solo in parte. La Stiffness di per sé è una

caratteristica fisica del parenchima che può essere influenzata da molti fattori di

cui il maggiore ma non l’unico è rappresentato dalla fibrosi epatica: ciò da ragione

del fatto che per esempio la presenza di steatosi epatica o l’infiammazione ne

influenzano il valore (48 – 55). La Stiffness inoltre può essere utilizzata non solo

nella descrizione puntuale della stadi azione di una malattia epatica cronica, ma

92

Page 93: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

anche nel follow up di questi pazienti. L’esecuzione seriata della valutazione

elastometrica nel paziente epatopatico può fornire al clinico informazioni in

termini di evolutività della malattia, superando anche il limite delle metodiche

elastometriche in generale di non riconoscere con precisione la presenza di una

fibrosi intermedia. A questo proposito il lavoro di Vergniol et al pubblicato su

Hepatology nel 2014 dimostra il valore prognostico della liver stiffness misurata

mediante Fibroscan di per sé e a seconda delle modificazioni di misurazioni

ripetute nel tempo (57). Questo lavoro suggerisce una delle applicazioni più

interessanti dell’elastometria epatica, cioè il tentativo di attribuirle un significato

clinico e prognostico oltre che di stadiazione. Dal follow up di due anni della

nostra popolazione, costituita da 202 pazienti affetti da malattia epatica cronica,

abbiamo ricavato i dati relativi alla capacità prognostica dell’ARFI per ciò che

concerne il primo episodio di scompenso della malattia epatica e il rischio di

insorgenza dell’epatocarcinoma Sia per quanto riguarda lo scompenso ascitico che

l’insorgenza di encefalopatia epatica abbiamo riscontrato valori di incidenza

cumulativa significativamente crescenti al crescere della liver velocity. Allo stesso

modo l’incidenza di epatocarcinoma è risultata doppia nei soggetti con valori di

liver velocity superiori alla mediana della popolazione (15.4 Kpa) rispetto a quelli

con valori al di sotto: 4.5 vs 2.1% (Long Rank<0.05) In letteratura sono stati

presentati dati simili ma solo relativamente al Fibroscan (97-98). In una casistica

del nostro gruppo non presentata in questo lavoro e costituita da pazienti con prima

diagnosi di epatocarcinoma, abbiamo correlato il dato elastometrico epatico con il

rischio di scompenso post trattamento (chirurgico e radiologico) evidenziando un

maggior rischio nei pazienti con liver stiffness più elevata.

Abbiamo infine presentato i dati relativi all’utilizzo della Stiffness splenica

misurata mediante ARFI nell’identificare e monitorare l’ipertensione portale. I

risultati qui presenti sono senza dubbio preliminari e necessitano di conferme e

maggiore definizione, tuttavia sono suggestivi della possibilità di utilizzare

93

Page 94: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

l’elastometria splenica come sfigmomanometro dell’ipertensione portale. L’idea di

base sta nel considerare la milza come il vero specchio della presenza di

ipertensione portale. Abbiamo quindi considerato un modello artificiale ma

assolutamente paradigmatico, quello dei pazienti sottoposti a posizionamento di

shunt porto-sistemico intraepatico. In questi soggetti lo scopo è quello di ridurre

rapidamente la pressione portale. Abbiamo quindi effettuato la misurazione della

siffness epatica e splenica mediante ARFI nei giorni precedenti all’apertura dello

shunt e una settimana dopo. In 22 dei 25 pazienti la stiffness splenica decresce in

modo parallelo allo HVPG mentre il valore di liver velocity risulta piuttosto

disperso. A questo proposito è interessante ribadire che nei due pazienti affetti da

malattia di Budd-Chiari la liver stiffness decresce bruscamente dopo il

posizionamento dello stent. Pur considerando questo dato convincente è evidente

che in tale modello la pressione portale si modifica in modo sostanziale ed in

tempo brevissimo, sarebbe pertanto interessante indagare se la stiffness splenica è

così sensibile da essere solidale anche con cambiamenti più piccoli quali quelli

indotti per esempio dalle terapie con betabloccanti nella profilassi del

sanguinamento da varici esofagee.

Infine abbiamo presentato il caso di tre pazienti: due sottoposti a revisione dello

stent ed uno con trombosi acuta dell’asse spleno-mesenterico-portale. Come già

mostrato nei risultati è interessante notare come la variazioni della stiffness

splencia seguano fedelmente quelle attese della pressione portale.

Lo scopo del progetto qui presentato è stato prevalentemente quello di indagare le

possibilità di utilizzo clinico del dato elastometrico. I dati possono essere

sicuramente arricchiti ampliando prima di tutto la casistica. Gli scenari che ci

sembrano più interessanti e innovativi sono quelli relativi al potere predittivo

dell’elastometria e alla possibilità di utilizzare la misurazione della stiffness

splenica come uno sfigmomanometro dell’ipertensione portale snellendo

94

Page 95: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

notevolmente la gestione del paziente affetto da epatopatia cronica e soprattutto del

paziente cirrotico.

Dato per assunto che Fibroscan ed ARFI hanno dimostrato in letteratura e nella

nostra casistica un’accuratezza diagnostica paragonabile, è lecito pensare che tale

metodica sia destinata a soppiantare la prima. Questo per motivi essenzialmente di

ordine pratico legati alla comodità di effettuare la valutazione elastometrica

contestualmente all’esame ecografico, di per sé insostituibile strumento di

screening dell’epatocarcinoma cui tutti i pazienti epatopatici vengono sottoposti

con cadenza semestrale o annuale. In seconda istanza l’elastometria con ARFI,

essendo effettuata a partire da un immagine B mode in real time, permette non solo

una selezione migliore della ROI, esente da grandi strutture vascolari o da lesioni

focali, ma inoltre rende possibile studiare zone determinate. Nella nostra casistica,

non riportata in questo ambito, l’elastometria delle lesioni focali permette di

confermare la diagnosi di iperplasia focale nodulare mostrando un valore di

stiffness decisamente superiore a livello del nodulo rispetto al parenchima

circostante. Inoltre l’utilizzo dell’immagine B mode in real time e la possibilità di

scegliere la regione di interesse fino ad un profondità di 8 cm, rende la valutazione

elastometrica con ARFI fattibile in praticamente tutti i tipi di pazienti, dagli obesi,

ai trapiantati fino ai pazienti in fase di scompensi ascitico. D’altra parte invece il

Fibroscan, secondo dati riportati in letteratura, non fornisce un risultato accurato

in circa il 16 % della popolazione selezionata (72).

Anche da un punto di vista economico il ricorso all’ARFI è conveniente: il

Fibroscan ha un costo medio di 80000 euro in Italia, il software ARFI di circa

20000 euro, senza considerare gli alti costi di manutenzioni del primo. Ovviamente

l’ARFI richiede l’acquisto di un ecografo di ultima generazione ma d’altro canto

nei centri dedicati all’epatologia dovrebbe esserci comunque un macchinario

d’avanguardia vista la complessità dello studio del parenchima epatico.

95

Page 96: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

In conclusione riteniamo che l’Acoustic Radiation Force Impulse sia uno

strumento utile nella valutazione della malattia epatica le cui possibili applicazioni

sono ancora oggetto di indagine ma spaziano dalla stadiazione della malattia, alla

predizione prognostica fino alla valutazione dell’ipertensione portale.

E’ d’obbligo concludere che l’elastometria non può e non deve sostituire la

valutazione clinica globale del paziente che il clinico elabora a partire da tutte le

informazioni che ha, ma può aiutare ad oggettivare un’impressione clinica e fornire

ulteriori informazioni utili nella gestione del paziente epatopatico.

10. Bibliografia

1. Pathologist’s perspective on liver needle biopsy size? Demetris A.J., Ruppert K . Journal of Hepatology 2003; 39:275-277 2. Complications following percutaneous liver biopsy. A multicentre retrospective study on 68,276 biopsies. Piccinino F, Sagnelli E, Pasquale G, Giusti G. Journal of Hepatology 1986;2:165-73

96

Page 97: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

3. A 21-year experience with major hemorrhage after percutaneous liver biopsy. McGill DB, Rakela J, Zinsmeister AR, Ott BJ. Gastroenterology. 1990;99:1396-400.4. Liver biopsy: review of methodology and complications Tobkes AI, Nord HJ. Digestive Disease 1995; 13: 267-2745. Bleeding complications after percutaneous liver biopsy. An analysis of risk factors.Terjung B, Lemnitzer I, Ludwig-Dumoulin F, Effenberger W, et al. Digestion 2003; 67: 138-1456. Practice and complication of liver biopsy: result of a national survey in Switzerland.Froehlich F, Lamy O, Fried M, Gonvers JJ. Digestive Disease and Science 1993; 38:1480-1484

7. Risks of needle biopsy of the liver Terry R.Br Med J. 1952 May 24;1(4768):1102-5.8. Short recovery time after percutaneous liver biopsy: should we chane our current practice? Firpi RJ, Soldevila-Pico C, Abdelmalek MF, Morelli G, Judah J, Nelson DR. Clin Gastroenterol Hepatol. 2005 Sep;3(9):926-9.9. Liver biopsy. Bravo AA, Sheth SG, Chopra S. New England Journal of Medicine 2001; 344:495-50010. Liver biopsy in chronic aggressive hepatitis. Diagnostic reproducibility irelation to size of specimen. Schlichting P, Holund B, Poulsen H. Scandinavian Journal of Gastroenterology 1983 Jan;18(1):27-32 11. Tru-Cut and Menghini needles: different yield in histological diagnosis of liver diseases Vargas-Tank L, Martinez V, Jiron MI, Soto JR, et al. Liver 1985; 5:178-18112. Ultrasound-assisted percutaneous liver biopsy: superiority of the Tru-cut over the Menghini needle for diagnosis of cirrhosis. Colombo M, Del Ninno E, De Franchis R, De Fazio C et al. Gastroenterology 1988; 95: 487-48913. Impact of liver biopsy size on histological evaluation of chronic viral hepatitis: the smaller the sample, the milder the disease. Colloredo G, Guido M, Sonzogni A, Leandro G. Journal of Hepatology 2003;39:239-44.14. Sampling variability of liver fibrosis in chronic hepatitis C Bedossa P, Dargere D, Paradis V. Hepatology 2003;38:1449–145715. Liver biopsy: The best, not the gold standard. Bedossa P, Carrat F. Journal of Hepatology 50 (2009) 1–3

97

Page 98: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

16. Liver biopsy size matters in chronic hepatitis: bigger is better. Scheuer PJ Hepatology. 2003; 38(6): 1356-8.17. Classification of chronic hepatitis with special reference to active or aggressive chronic hepatitis. Gentilini P. Recenti Progressi in Medicina 1968 Sep; 45(3)201-3118. Chronic hepatitis: a problem for the pathologist. Scheuer PJ Histopathology 1977 Jan; 1(1): 5-919. Formulation and application of a numerical scoring system for assessing histological activity in asymptomatic chronic active hepatitis. Knodell RG, Ishak KG, Black WC, Chen TS; et al. Hepatology 1981; 1:431-43520. Formulation and application of a numerical scoring system for assessing histological activity in asymptomatic chronic active hepatitis Knodell RG, Ishak KG, Black WC, Chen TS, Craig R, Kaplowitz N, Kiernan TW, Wollman J. Hepatology 1981;1:431-43521. Classification of chronic viral hepatitis: a need for reassessment. Scheuer PJ Journal of Hepatology 1991 Nov;13(3):372-4. 22. Histological grading and staging of chronic hepatitis Ishak K, Baptista A, Bianchi L, Callea F, et al. Journal of hepatology 1995;22:696-9.23. The French METAVIR cooperative study group. Intraobserver and interobserver variations in liver biopsy interpretation in patients with chronic hepatitis C Hepatology 1994;20: 15-2024. An algorithm for the grading of activity in chronic hepatitis C. The METAVIR Cooperative Study Group Bedossa P, Poynard T. Hepatology 1996 Aug;24(2):289-9325. Various Scoring Systems Evaluating Histologic Features of Chronic Hepatitis C Treated With Interferon Hirotsugu WA. Yoshitake haya Yashi, Toshiaki Ninomiya, Yoshiko Y. Miyukinakaji Hidenobu N. Yasushi S. et al. Human Pathology 32:910-917.

26. The Prognosis of chronic active hepatitis without cirrhosis in relation to bridging necrosis Cooksley WG, Bradbear RA, Robinson W, Harrison M, Halliday JW, Powell LW, Ng HS, Seah CS, Okuda K, Scheuer PJ, et al. Hepatology. 1986 May-Jun;6(3):345-8.27. Grading and staging the histopathological lesions of chronic hepatitis: the Knodell histology activity index and beyond Brunt EM Hepatology. 2000;31: 241-6.

98

Page 99: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

28. Primary biliary cirrhosis.Chronic Non-Supppurative Destructive Cholangitis Rubin E., Schaffner F., Popper H American journal of Pathology 1965 Mar;46:387-407.29. Primary Biliary Cirrhosis. Scheuer PJ Proceedings of the Royal Society of Medicine 1967 Dec;60(12):1257-60. 30. Nonalcoholic steatohepatitis: a proposal for grading and staging the histological lesions Elizabeth M. Brunt M.D, Christine G. Janney , Adrian M. Di Bisceglie, Brent A. Neuschwander-Tetri, Bruce R. Bacon. American Journal of Gastroenterology 1999 (9):2467-74.31. Exceeding the limits of liver histology markers Shruti H. Metha, Bryan Lau1,2, Nezam H. Afdhal W,, David L. Thomas Journal of Hepatology 50 (2009) 36–4132. Transient elastography and other noninvasive tests to assess hepatic fibrosis in patients with viral hepatitis. Castera L. Journal of Viral Hepatology 2009 May;16(5):300-14.

33. Technology Insight: noninvasive assessment of liver fibrosis by biochemical scores and elastography Pinzani M, Vizzuti F, Arena U, Marra F Nature Clinicale Practice. Gastroenterology & Hepatology 2008;5(2):95-106.

34. Stepwise combination algorithms of non-invasive markers to diagnose significant fibrosis in chronic hepatitis C. Sebastiani G, Vario A, Guido M, Noventa F, Plebani M, Pistis R, Ferrari A, Alberti A. Journal of Hepatology 2006 Apr;44(4):686-93. 35. SAFE biopsy: a validated method for large-scale staging of liver fibrosis in chronic hepatitis C. Sebastiano G, Halfon P, Castera L, Pol S, Thomas DL, Mangia A, Di Marco V, Pirisi M, Voiculescu M, Guido M, Bourliere M, Noventa F, Alberti A. Hepatology 2009 Jun;49(6):1821-7.36. Prospective comparison of two algorithms combining non-invasive methods for staging liver fibrosis in chronic hepatitis C. Castéra L, Sebastiani G, Le Bail B, de Lédinghen V, Couzigou P, Alberti A Journal of Hepatology 2010 52(2):191-8. 37. What is the criterion for differentiating chronic hepatitis from compensated cirrhosis? A prospective study comparing ultrasonography and percutaneous liver biopsy. Gaiani S. Gramantieri L Venturoli N. Piscaglia F Siringò S. D’Errico A. Zironi G. Grigioni W. Bolondi L.

99

Page 100: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Journal of Hepatology 1991; 21: 919-98538. The Accuracy of Sonography in Predicting Steatosis and Fibrosis in Chronic Hepatitis C Chien-Hua Chen Shang-Tao Lin Chi-Chieh Yang Yung-Hsiang Yeh Chien-Long Kuo Chiu-Kue Nien Digestive Diseases and Science (2008) 53:1699–170639. FibroScan and ultrasonography in the prediction of hepatic fibrosis in patients with chronic viral hepatitis Jing-Houng Wang Chi-Sin Changchien Chao-Hung Hung Hock-Liew Eng Wei-Chih Tung Kwong-MingJournal of Gastroenterology (2009) 44:439–44640. Diagnostic value of Doppler assessment of the hepatic and portal vessels and ultrasound of the spleen in liver disease. O’Donohue J, Ngb C, Catnacha S, Farrantb P, Williams R. European Journal of Gastroenterology & Hepatology 2004, 16 (2)41. Hepatic elastography using ultrasound waves Sporea et al. 201342. Transient Elastography: a new noninvasive method for assessment of hepatic fibrosis. Sandrin L. Fourquet B. Hasquenoph JM Yon S. Fournier C. Mal F., Christidis C. Ziol M. Poulet B Kazemi F Beaugrand M. Palau R. Ultrasound in Medicine. & Biology Vol. 29, No. 12, pp. 1705–1713, 200343. Factors of Accuracy of Transient Elastography (Fibroscan) for the Diagnosis of Liver Fibrosis in Chronic Hepatitis C. Lucidarme Foucher J. Le Bail B. Vergniol Castera L. Duburque C. Forzy G. Filoche B. Couzigou P. Ledinghen V. Hepatology 2009;49:1083-108944. Noninvasive Assessment of Liver Fibrosis by Measurement of Stiffness in Patients With Chronic Hepatitis C. Ziol M. Handra-Luca A. Kettaneh A.Christidis C. Mal F.Kazemi F. Ledinghen V. Marcellin P.Dhumeaux D.Trinchet JC Beaugrand M.Hepatology 2005;41:48 –54.45. Prospective comparison of transient elastography, Fibrotest, APRI, and liver biopsy for the assessment of fibrosis in chronic hepatitis C. Castera L, Vergniol J, Foucher J, Le Bail B, Chanteloun E, Hasser M, Darriet M, Couzigou P, De Ledinhghen V. Gastroenterology 2005; Feb, 128(2): 343-35046. Reproducibility of transient elastography in the evaluation of liver fibrosis in patients with chronic liver disease. Fraquelli M, Rigamonti C, Casazza G, Donato MF, Ronchi G, Colombo M. Gut 2007; Jul; 56(7):968-973-47. Features associated with success rate and performance of fibroscan measurements for the diagnosis of cirrhosis in HCV patients: A prospective study

100

Page 101: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

of 935 patients. Kettaneh A. Marcellin P. Douvin C. Poupon R. Ziol M. Beaugran M. Ledinghen V. Journal of Hepatology 46 (2007) 628–63448. Prevalence and factors associated with failure of liver stiffness measurement using FibroScan in a prospective study of 2114 examinations. Foucher J Castera L Bernard P Adhoute X Lahariea D Berteta J Couzigoua Ledinghena V. European Journal of Gastroenterology & Hepatology 2006, 18:411–41249. Liver stiffness values in apparently healthy subjects: Influence of gender and metabolic syndrome. Roulot D. Czernichow S. Le Cleasiau H. Coste JL Vergnaud A Beaugrand M. Journal of Hepatology 48 (2008) 606–61350. Diagnosis of cirrhosis by transient elastography (FibroScan): a prospective study J Foucher, E Chanteloup, J Vergniol, L Cast´ra, B Le Bail, X Adhoute, J Bertet, P Couzigou, V de Le´dinghen Gut 2006;55:403–408.51. Value of Two Noninvasive Methods to Detect Progression of Fibrosis Among HCV Carriers With NormalAminotransferases. Colletta C. Smirne C. Fabris C. Toniutto P, Rapetti R, Minisini R, Pirisi M. Hepatology 2005;42:838-84552. Acute Viral Hepatitis Increases Liver Stiffness Values Measured by Transient Elastography. Arena U, Vizzuti F, Corti G, Ambu S, Stasi C, Bresci S. Moscarella S, Boddi V, Petrarca A, Laffi G, Marra F, Pinzani M. Hepatology 2008;47:380-38453. Liver stiffness in the hepatitis B virus carrier: A non-invasive marker of liver disease influenced by the pattern of transaminases Olivieri F. Coco B. Ciccorossi P. Colombatto P. Ramagnoli V. Cherubini B. Bonino F. Brunetto MWorld Journal of Gastroenterology 2008 October 28; 14(40): 6154-616254. Transient elastography: a new surrogate marker of liver fibrosis influenced by major changes of transaminases Cocco B. Olivieri F. Maina M. Ciccorossi P. Sacco R. Combatto P. Bonino F Brunetto M.55. Non-invasive assessment of liver fibrosis by transient elastography in post transfusional iron overload Mirault T. Lucidarme D. Turlin B. Vendevenne P. Gosset P. Ernst O. Rose C.vEuropean Journal of Hematology 80 337-340

56. Analysis of histopathological changes that influence liver stiffness in chronic hepatitis C. Result from a cohort of 324 patients. Lupşor M, Badea R, Stefănescu H, Grigorescu M, Sparchez Z, Serban A, Branda H, Iancu S, Maniu A.Journal of Gastrointestinal and Liver Disease 2008 Jun;17(2):155-6357. The evolution of non-invaise test of liver fibrosis is associated with prognosis in patients with chronic hepatitis C. Vergniol J, Boursier J, Coutzac C,

101

Page 102: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

Bertrais S, Foucher J, Angel C, Chemark F, Hubert IF, Merrouche W, Oberti F, de Lédinghen V., Calès P Hepatology 2014 Feb 12 (Epub ahead of print).

58. Usefulness of FibroScan for Detection of Early Compensated Liver Cirrhosis in Chronic Hepatitis B Do Young Kim, Seung Up Kim, Sang Hoon Ahn, Jun Yong Park, Jung Min Lee, Young Nyun Park, Ki Tae Yoon, Yong Han Paik, Kwan Sik Lee, Chae Yoon Chon, Kwang-Hyub Han Digestive Diseases and Sciences 2009 54:1758–1763.59. Non-invasive assessment of liver¢brosis by sti¡nessmeasurement in patients with chronic hepatitis B Marcellin P, Ziol M, Bedossa P, Douvin C, Poupon R, Ledinghen V, Beaugrand M. Liver International 2009 Feb;29(2):242-7.60. Assessment of Biliary Fibrosis by Transient Elastography in Patients With PBC and PSC Coperchot C. El Naggar A. Dhumeauz D. Marcellin P Beaugrand M Poupon R. Hepatology 2006;43:1118-1124.61. Transient elastography to assess hepatic fibrosis in primary biliary cirrosisDominguez EG Mendoza Abuey LG Trapero M Gisbert JP Jones EA Moreno-Otero R. Alimentary Pharmacology and Therapeutics 27, 441–44762. Baseline values and change in liver stiffness measured by transient elastography are associated with severity of fibrosis and outcomes of patients with primary sclerosing cholangitis. Coperchot C, Gaouar F, El Naggar A, Kemgang A, Wendum D, Poupon R, Carrat F, Chazouillèeres O Gastroenterology 2014 146(4): 970-9.63. Noninvasive elastography-based assessment of liver fibrosis progression and prognosis in primary biliary cirrhosis. Coperchot C, Carrat F, Poujol-Robert A, Gaouar F, Wendum D., Chazouillères O, Poupon R. Hepatology 2012 56(1):198-208.64. Effects of patient factors on noninvasive liver stiffness measurement using acoustic radiation force impulse elastography in patients with chronic hepatitis C. Chen SH, Li YF, Lai, HC Kao JT, Peng CY, Chuang PH, Su WP, Chiang IP BMC Gastroenterology 2012 Aug 12:10.65. Comparison of Transient Elastography and Acoustic Radiation Force Impulse for Non-Invasive Staging of Liver Fibrosis in Patients With Chronic Hepatitis C. Rizzo L, Calvaruso V, Cacopardo B , Alessi N,Attanasio M, Petta S, Fatuzzo F, Montineri A, Mazzola A , L ’ abbate L, Nunnari G , Bronte F , Di Marco V , Craxì A, Cammà C. The American Journal of Gastroenterology 2011 106(12):2112-20.

102

Page 103: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

66. Elastography, Spleen Size, and Platelet Count Identify Portal Hypertension in Patients With Compensated Cirrhosis Berzigotti A, Beijo S, Arena U, Abraldes JG, Vizzuti F, Garcia-Pagan JC, Pinzani M, Bosch J,3 Gastroenterology 2013;144:102–11167. Transient Elastography for Diagnosis of Advanced Fibrosis and Portal Hypertension in Patients With Hepatitis C Recurrence After Liver Transplantation Carriòn JA Navasa M Bosch J Bruguera M Gilabert R Forns XLiver transplantation 12:1791-1798, 200668. Assessment of Graft Fibrosis by Transient Elastography in Patients With Recurrent Hepatitis C After Living Donor Liver TransplantationHarada N. Soejima Y. Taketomi A. Yoshizumi T. Ikegami T Yamashita Y Itoh S. Kuroda Y Maeahara Y Transplantation 2008;85: 69–7469. Assessment of liver fibrosis in transplant recipients with recurrent HCV infection: Usefulness of transient elastography Corradi F. Piscaglia F. Flori S. D’errico-Grigioni A: Vasuri F Tamèc M.R. Andreone P. Boni P. Gianstefani A. Bolondi L. Digestive and Liver Disease 41 (2009) 217–22570. Transient Elastography predicts fibrosis progression in patients with recurrent hepatiti C after liver transplantation Rigamonti C. Donato MF. Fraquelli M. Agnelli F. Ronchi G. Casazza G Rossi G Colombo M. Gut 2008;57;821-82771. Noninvasive assessment of liver fibrosis by measurement of stiffness in patients with nonalcoholic fatty liver disease (NAFLD). Yoneda M. Mawatari H. Frujita K Endoa H. Nozaki Y Yonemitsu K. Hugurashi T Takahashi H. Kobayashi N. Kirokoshi H. Abea Y. Inamori M. Kubota K. Saio S. Tamanoc M. Hirashi H. Mayemad S. Mayemad S. Yamaguchi N. Togob S. Nakajima A.Digestive and Liver Disease 40 (2008) 371–37872. Pitfalls of liver stiffness measurement: A 5-year prospective study of 13,369 examinations.Castera L, Foucher J, Bernard PH, Carvalho F, Allaix D, Merrouche W, Couzigou P, De Lédinghen V. Hepatology 2010 51(3):828-35.73. Liver Stiffness Identifies Two Different Patterns of Fibrosis Progression in Patients with Hepatitis C Virus. Recurrence After Liver Transplantation.Jose A. Carrion Ferran Torres Gonzalo Crespo, Rosa Miquel Juan-Carlos Garcıa-Valdecasas Miquel Navasa Xavier Forns Hepatology 2010;51: 23-3474. Liver Stiffness is influenced by a standardized meal in patients with chronic hepatitis C virus at different stages of fibrotic evolution. Arena U, Lupsor Platon M, Stasi C, Moscarella S, Assarat A, Bedogni G, Piazzolla V, Badea R, Laffi G, Marra F, Mangia A, Pinzani M Hepatology 2013; 58(1):65-72.

103

Page 104: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

75. Acoustic Radiation Force Impulse quantification: repeatability of measurment in selected liver segment and influence of age, body mass index and liver capsule-to-box distance. Jaffer OS, Lung PF, Bosanac D, Patel VM, Ryan SM, Heneghan MA, Quaglia A, Sidhu OS British Journal of Radiolofy 2012 October;85(1018):e858-863.76. Comparing acoustic Radiation Force Impulse Imaging to transient elastography to assess liver stiffness in healthy volounteers with and without valsalva manoeuvre, Horster S, Mandel P, Zachoval R, Clevert DA Clin Hemorheol Microciurc; 2010;46(2-3).77. Impact food intake, ultrasound transducer, breathing maneuvers and body position on acoustic radiation force imulse (ARFI) elastometry of the liver. Goeartz RS, Egger C, Neurath MF, Strobel D Ultrascall Medicine 2012 22(4):380-5.78. Acoustic Radiation Force Impulse Elastography for focal hepatic tumors: usefulness for differentiating hemangiomas from malignant tumors. Kim JE, Lee NY, Bae KS, Han JK, Choi BI Korean Journal of Radiology 2013; 14(5):743-53.79. Acoustic Radiation Force Impulse Imaging (ARFI) for non-invasive detection of liver fibrosis: examination standards and evaluation of interlobe differences in healthy subjects and chronic liver disease. Karla T, Pfrepper C, Wiegand J, Wittekind C, Neuschulz M, Mossner J, Berg T, Troitzsch M, Keim V Scandinavian Journal of Gastroenterolofy 2011 Dec;46(12):1458-67.80. Variability of shear wave velocity using different frequencies in acoustic radiation force impulse (ARFI) elastography: a phantom and normal liver study. Chan S, Kim MJ, Kim J, Lee MJ. Ulastraschall medicine 2013 Jun;34(3):260-5.81. Acoustic Radiation Force Impulse Elastigraphy for fibrosis evaluation in patients with chronic hepatitis C: An international multicenter study Sporea I, Bota S, Peck-Radosavljevic M, Sirli R, Tanakac H, Iijima H, Badea R, Lupsor M, Fierbinteanu-Braticevici C, Petrisor A, Saito H, Ebinuma H, Friedrich-Rust M, Sarrazin C, Takahashih H, Onoi N, Piscaglia F, Borghi A, D’Onofrio M, Gallotti A, Ferlitsch A, Popescua A, Danilaa, D. European Journal of Radiology 81 (2012) 4112-411882. Comparison of transient elastography and Acustic Radiation Force Impulse for non-invasive staging of liver fibrosis in patients with chronic hepatitis C. Rizzo L, Calvaruso V, Cacopardo B, Alessi N, Attanasio M, Petta S, Fatuzzo F, Montieri A, Mazzola A, L’abbate L, Nunnari G, Bronte F, Di Marco V, Craxì A, Cammà C. American Journal of Gastroenterology 2011 December 106(12):2112-20

104

Page 105: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

83. Acoustic radiation Force Ompulse Imaging for non-invasuve assessment of liver fibrosis in chronic hepatitis B. Friedrich-Rust M, Buggisch P, De Knegt RJ, Dries V, Shi Y, Matschenz K, Schneider MD, Hermann E, Petersen J, Schulze F, Zeuzem S, Sarrazin C Journal of Viral Hepatitis 2013 Apri; 20(4):240-7.84. Comparison of acoustic radiation force impulse/serum noninvasive markers for fiobrosis prediction in liver transplant. Pinto J, Matis H, Nobrfe S, Cipriano MA, Marques , Pereira JM, Gonçcalver I, Noreugas MJ Journal of Pediatric Gastroenterology and Nutrition. 2014 Mar;58(3):382-6.85. Liver stiffness measurement predicts sever portal hypertension in patients with HCV-related cirrhosis. Vizzuti F, Arena U, Romanelli RG, Rega L, Foschi M, Colagrande S, Petrarca A, Moscarella S, Belli G, Zignego AL, Marra F, Laffi G, Pinzani M. Hepatology 2007 45(5):1290-7. 86. Transient elastography and other noninvasive tests to assess hepatic fibrosis in patients with viral hepatitis Castera L. Journal of Viral Hepatitis, 2009, 16, 300–314.87. Performance of Transient Elastography for the Staging of Liver Fibrosis: A Meta-Analysis Friedrich-Rust , Ong M, Martens S, Sarrazin C, Bojunga J, Zeusem andS. Hermann E Gastroenterology 2008;134:960–97488. Reliability of transient elastography for the diagnosis of advanced fibrosis in chronic hepatitis C U Arena, F Vizzutti, J G Abraldes, G Corti, C Stasi, S Moscarella, S Milani, E Lorefice, A Petrarca, R G Romanelli, G Laffi, J Bosch, F Marra and M Pinzani Gut 2008;57;1288-129389. Spleen assessment by Acoustic Radiation Force Impulse Elastography (ARFI) for prediction of liver cirrhosis and portal hypertension. Bota S, Sporea I, Sirli R, Popescu A, Danila M, Sendrouil M, Focsa M. Med Ultrason 2010, Vol. 12, No 3, 213-217)90. Liver and Spleen Stiffness Measured by Acoustic Radiation Force Impulse Elastography for Noninvasive Assessment of Liver Fibrosis and Esophageal Varices in Patients With Chronic Hepatitis B Ye XP, Ran H, Cheng J, Zhu YF, Zhang DZ, Zhang P, Zheng YY. J Ultrasound Med 2012; 31:1245–125391. Comparison of acoustic radiation force impulse imaging with transient elastography for the detection of complications in patients with cirrhosis Vermehren J, Polta A, Zimmermann O, Herrmann E, Poynard T, Hofmann WP, Bojunga J, Sarrazin C, Zeuzem S, Friedrich-Rust M. Liver International 2012 32(5):852-8.

105

Page 106: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

92. Measurement of Spleen Stiffness by Acoustic Radiation Force Impulse Imaging Identifies Cirrhotic Patients With Esophageal Varices Takuma Y, Nouso K, Morimoto Y, JTomokuni J, Sahara A, Toshikun N, Takabatake N, Shimomura H, Doi A, Sakakibara I, Matsueda K, YamamotoH. Gastroenterology 2013;144:92–10193. The stiffness of the liver and spleen on ARFI Imaging pre and post TIPS placement: a preliminary observation. Clin Imaging. Gao J, Ran HT, Ye XP, Zheng YY, Zhang DZ, Wang ZG. 2012; 36: 135-141.94. Feasibility and diagnostic performance of the Fibroscan XL probe for liver stiffness measurement in overweight and obese patients. Hepatology 2012;55:199-20395. Feasibility of liver transient elastography with Fibroscan using a new probe for obese patients, De Lédinghen V, Vergniol J, Foucher J, Ek-Hajbi F, Merrouche W, Rigalleau V. Liver International 2010; 30:1043-8. 96. Noninvasive tests for fibrosis and liver stiffness predict 5-years outcomes of patients with chronic hepatitis C. Vergniol J, Foucher J, Terrebonne E, Bernard PH, Le Bail B, Merrouche W, Couzigou P, de Ledinghen V. Gastroenterology 2011; 140:1970-79.97. Prospective Risk assessment for hepatocellular carcinoma development in patients with chronic hepatitis C by transient elastography. Masuzaki R, Tateishi R, Yoshida H, Goto E, Sato T, Ohki T, Imamura J, Goto T, Kanai F, Kato N, Ikeda H, Shiina S, Kawabe T, Omata M Hepatology 2009;49:1954-6198. Risk assessment of hepatitis B virus-related and hepatocellular carcinoma development using liver stiffness measurement (Fibroscan). Jung KS, Kim SU, Ahn SHm Oark YN, Kim do Y, Park JYm Chon CY, Choi EH, Ham KH. Hepatology 2011; 53:885-894. 99. EFSUMB Guidelines and Recommendations on the Clinical Use of Ultrasound Elastography. Part 1: Basic Principles and Technology . Bamber J, Cosgrove D, Dietrich CF, Fromageau J, Boujonga J, Calliada F, Cantisani V, Correas JM, D’Onofrio M, Drakonaki EE, Fink M, Friedrich-Rust M, Gilja OH, Havre R, Jenssen F, Klauser AS, Ohlinger R, Saftolu A, Scaefer F, Sporea I, Piscaglia F. Ultraschall in der Medizin 2013; 324 169-84.100. ARFI cut-off values and significance of standard deviation for liver fibrosis staging in patients with chronic liver disease. Goerts RS, Sturm J, Pfeifer L, Wildner D, Wachter DL, Neurath MF, Strobel D. Annals of Hepatology 2003 12(6):953-41.

106

Page 107: padis.uniroma1.itpadis.uniroma1.it/bitstream/10805/2529/1/Bassanelli... · Web viewLe principali alternative alla biopsia epatica sviluppate negli ultimi anni sono basate su due concetti

101. Changes in liver stiffness using acoustic radiation force impulse imaging in patients with obstructive cholestasis and cholangitis. Attia D, Pischke S, Negm AA, Riifai K, Manns MP, Gebel MJ, Lankisch TO, Pothoff A. Dig Liver Dis 2014 Mar 22 (Epub ahed of print).102. Can ARFI elastography predict the presence of significant esophageal varices in newly diagnosed cirrhotic patients? S. Bota, I. Sporea, R. Sirli et al., Annals of Hepatology, vol. 11, no.4, pp. 519–525, 2012.103. A New Sampling Method for Spleen Stiffness Measurement Based on Quantitative Acoustic Radiation Force Impulse Elastography for Noninvasive Assessment of Esophageal Varices in Newly Diagnosed HCV-Related Cirrhosis. Rizzo L, Attanasio M, Pinzone MR, Beretta M, Malaguarnera M, Morra M, L’abbate L, Balestreri L, Nunnari G, Cacopardo B. BioMes Research International 2014 (epub 4 Mar).104. EASL clinical practice guidelines: Managment of hepatitis C virus infection. Journal of Hepatology 2011 (55):245-264.105. EASL recommendation on treatment of Hepatitis C 2014.106. EASL clinical practice guidelines: management of chronic hepatitis B virus infection. Journal of Hepatology 2012 (57):167-85.107. Liver Fibrosis in Viral Hepatitis: noninvasive assessment with acoustic force impulse imaging versus transient elastoography. Rust F, Wunder K, Driener K, Sotoudeh F, Richter S, Bojunga J, Hermann E, Poynard T, Dietrich CF, Vermheren J, Zeuzem S, Sarrazin CRadiology 252(2):595-564.

107


Recommended