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Date post: 10-Jul-2020
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I 042014 4 L’Ac? Una bella storia da vivere e da raccontare Dopo sei anni alla presidenza nazionale, Franco Miano traccia per Segno un primo bilancio di questa intensa esperienza di responsabilità associativa. «I laici di Azione cattolica amano la Chiesa – dice –, per essa impegnano risorse intellettuali e fisiche, si adoperano affinché il regno di Dio sia già oggi visibile su questa terra». La «dimensione dell’incontro», il «dialogo privilegiato tra le generazioni», l’attualità della “scelta religiosa”, il servizio alla “città” e al paese. Senza trascurare lo sviluppo del Fiac e il ruolo insostituibile degli assistenti. E il cammino prosegue, sulle orme di papa Francesco... sotto i riflettori
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L’Ac? Una bellastoria da viveree da raccontare

Dopo sei anni alla presidenza nazionale, Franco Mianotraccia per Segno un primo bilancio di questa intensaesperienza di responsabilità associativa. «I laici diAzione cattolica amano la Chiesa – dice –, per essaimpegnano risorse intellettuali e fisiche, si adoperanoaffinché il regno di Dio sia già oggi visibile su questaterra». La «dimensione dell’incontro», il «dialogoprivilegiato tra le generazioni», l’attualità della“scelta religiosa”, il servizio alla “città” e al paese.Senza trascurare lo sviluppo del Fiac e il ruoloinsostituibile degli assistenti. E il cammino prosegue,sulle orme di papa Francesco...

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«Eadesso? Torno a fare il “semplice”socio di Ac, aderente nella mia par-rocchia di Santa Maria del Rosario aPomigliano d’Arco, in provincia di

Napoli e diocesi di Nola. Mi sono iscritto all’Ac all’etàdi nove anni». Franco Miano, 53 anni, ordinario diFilosofia morale all’Università di Tor Vergata a Roma,tra pochi giorni terminerà il suo mandato di presi-dente nazionale dell’Azione cattolica italiana, dopodue trienni intensi e appassionati. La XV Assembleanazionale dell’associazione è alle porte (Personenuove in Cristo Gesù. Corresponsabili della gioia divivere, Roma 30 aprile- 3 maggio), è tempo distilare, con Segno, unbilancio personale eassociativo, specie orache la realtà sociopoli-tica ed ecclesiale è inprofonda trasformazio-ne. Miano, ottavo presi-dente di Azione cattoli-ca dal nuovo Statutodel 1969 di VittorioBachelet, ne è consa-pevole. Recentementepapa Francesco lo hanominato membrolaico del PontificioConsiglio dei laici,unico italiano – «sono contento perché è una formadi riconoscimento per tutta l’Ac» –; dunque l’impe-gno nella Chiesa continua. Porta con sé un cospicuobagaglio di esperienze quotidiane, dovuto al fattoche ha girato, durante i sei anni di presidenza, più di200 diocesi italiane, incontrando volti, mani, sorrisi,storie di vita generose. Ma ci sono anche le fatiche.«Ho condiviso questo tempo di impegno con la miafamiglia che mi ha sostenuto con tanto affetto –spiega –. Per una ragione oggettiva: è talmenteassorbente “fare il presidente di Ac” che ho dovutoriorganizzare la vita professionale e familiare secon-do i ritmi che la responsabilità nazionale della piùgrande associazione laicale comporta».

Presidente, dopo sei anni sta terminando il suo ruolodi presidente dell’Ac. Le chiediamo innanzitutto unprimo bilancio dal punto di vista personale: impe-gno, fatiche, soddisfazioni... Personalmente trovo che sono stati anni molto belli.Questo servizio rappresenta un’occasione davveroprivilegiata di incontro con le persone – con tutte lepersone, al di là di compiti e ruoli alle quali sonochiamate –. Bambini, giovani, adulti, anziani, fami-glie che vivono in ogni parte d’Italia, nei paesi piccolicome nelle grandi città; la loro conoscenza mi hadato gioia. È stato inoltre appassionante portare la

testimonianza di un’Ac viva eattiva in tanti altri ambienti,ecclesiali, culturali, e avercollaborato con i nostrivescovi, con la Cei, aver potu-to incontrare papa BenedettoXVI prima e papa Francescopiù di recente. Questa dimen-sione di incontro rappresentail dono più prezioso che horicevuto, perché dà senso allafatiche che certo non sonomancate, ma rende visibilel’essenza stessa dell’Azionecattolica: l’incontro con lepersone. Questa profondità“esistenziale” non è fine a sestessa, ma caratterizza la vitadell’associazione, attraverso

la quale passa la testimonianza cristiana dell’annun-cio del vangelo. Incontrare le persone per portare ilvangelo: ecco il primo profilo, la vocazione dellanostra associazione.

In questi ultimi anni molte cose sono cambiate nellaChiesa – fra l’altro la rinuncia di papa Benedetto el’arrivo di papa Francesco – e in Italia. L’Azione cat-tolica è un’associazione di laici che cammina con laChiesa e con il paese e quindi è immersa in questagrande trasformazione sociale, civile, ecclesiale.Seguendo il consiglio di papa Francesco a «uscireverso le periferie esistenziali», qual è oggi il compitodell’Ac?

L’Ac? Una bellastoria da viveree da raccontare

di Gianni Borsae Gianni Di Santo

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Nella foto:Franco Miano

intervista conFranco Miano

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In pochi anni sono mutate molte realtà, abbiamo vissu-to cambiamenti radicali. Intanto sta cambiando ilnostro paese, anche se in modo contraddittorio, nonriuscendo ancora a trovare un assetto stabile dal puntodi vista delle riforme, istituzionali e socio-economiche,e delle questioni più importanti per la vita delle perso-ne. Poi sta cambiando la Chiesa, perché con papaFrancesco siamo stati tutti chiamati a uno sforzo diconcentrazione sull’essenziale, a un rinnovato annun-cio del vangelo che fa della sobrietà, della misericordiae dell’accoglienza dell’altro i punti salienti di uno slan-cio missionario “buono” per i nostri tempi difficili. Perl’Ac significa crescere in una dimensione di aperturafacendo tesoro della sua esperienza nei luoghi più lon-tani come quelli vicini e già nostri, cioè i territori, le par-rocchie, i paesi e le città. Mettersi in uscita, anche inAc, significa fare un ulteriore salto di qualità nellacapacità di incontrare le persone nelle situazioni dellavita e narrare loro le meraviglie di Dio. La crisi c’è, diordine economico certo, ma anche spirituale e morale.Come associazione oggi abbiamo una consapevolezzanuova e diversa. Un linguaggio più asciutto, sobrio, incui la carica ideale che ci appartiene ci aiuta a leggerela realtà con più radicalità e senso della verità. Gli idea-li non sono “altro” dai fatti, guai se fosse così. Gli idealisono il filo di speranza, il buono, il “di più” che possia-mo e dobbiamo scorgere in ogni fatto personale esociale.

L’Ac oggi nel terzo millennio. Una realtà radicatanelle diocesi italiane ma che va addirittura oltre iconfini nazionali...L’Ac va crescendo a livello internazionale. È stataun’intuizione fondamentale l’aver costituito, nel1987, il Forum internazionale di Ac (Fiac), del qualel’Ac è membro fondatore e sostenitore, e poi nel1992 l’Ufficio rapporti internazionali. Da allora le ini-ziative di collaborazione con altri paesi si sono molti-plicate e sono diventate un’attenzione unitaria ditutta l’associazione e delle sue articolazioni. Aggiun-go che sono associati al Fiac, oggi, ben 27 paesi inqualità di membri e più di 30 come osservatori. Ma ilpunto fondamentale che a noi sta a cuore è che l’Acsi diffonda a livello internazionale per due motivi:perché attraverso l’Ac continuiamo a proporre l’at-tuazione del Concilio Vaticano II, quella visione diChiesa, di laicato, che vive nella corresponsabilitàdella Chiesa locale portandosi nel cuore la Chiesauniversale; e poi perché attraverso il Forum di Accresce una mentalità di pace, dialogo, fraternità.Due elementi di grande ricchezza. È bello vederecome persone di altre parti del mondo si sentanoimpegnate nell’annuncio della buona notizia e comela “loro” Chiesa sia, oggi, la “nostra” Chiesa.

C’è un’attenzione particolare per la Terra santa, vero?La Terra santa naturalmente è il luogo che sentiamo

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più vicino e siamo certi che il viaggio del papa amaggio farà tanto bene ai cristiani che vivono inquesta regione, così travagliata eppure cosìsignificativa per le grandi religioni monoteiste.Ma penso anche al lavoro di collaborazione con idiversi paesi dell’Europa dell’est, in tempi anchepiù difficili di quelli che stiamo attraversandooggi. Ad esempio, l’Ac italiana è stata molto vici-na alla popolazione della Bosnia Erzegovinadurante la non lontana guerra che ha lacerato iBalcani. Sto preparandomi per andare a Saraje-

vo (in altre pagine del giornale il racconto del viaggiosvoltosi a marzo, ndr): incontrerò mons. Pero Sudarnon solo per ricordare i nostri legami di amicizia, maper tessere nuove opportunità di collaborazione. Poic’è l’Asia, con l’estremo oriente: è il continente dovec’è una minore presenza cristiana. Ma dove, per fortu-na, sta nascendo una Chiesa giovane, sorridente ecoraggiosa.

Torniamo nuovamente in Italia, al “paese reale”,quello della gente che non ce l’ha fa ad arrivare alla

fine del mese. Molti amministratori pubblici locali sisono formati in Ac, segno che la “scelta religiosa”non è mai stata disincarnata dalla pratica quotidianadella buona politica...Sono convinto che la scelta religiosa sia ancora piùche attuale e che, anzi, questi anni, specie gli ultimi,ne abbiano confermato l’assoluta attualità. Lo stes-so insegnamento di Francesco sulla conversione deicuori che trasformi le nostre vite dice fondamental-mente dell’utilità della scelta religiosa. Mediante lascelta religiosa oggi l’Ac ricostruisce luoghi di vitacristiana nei quali tramandare la fede. Tra questi c’èanche la politica, la grande politica del governo di unpaese e la piccola politica, altrettanto importante,del governo dei nostri territori dove abitiamo e vivia-mo. Nell’Ac sono cresciute non solo persone impe-gnate nel servizio alla comunità parrocchiale e dio-cesana, ma volti e mani che si immergono genero-samente e con competenza nella politica, la più altaforma di carità. Sono molti gli amministratori locali,sindaci, consiglieri comunali e regionali, assessori,maturati in Ac, e che ancora oggi sono tesserati

«C ariss imi, come già sapete il pross imo 3 maggio,a conclus ione della X V A s s emblea nazionale

elettiva, avremo la gioia di vivere un momento di incon-tro con papa F rancesco per tutti i pres identi e ass is ten-ti par rocchiali, ins ieme ai delegati all’ as s emblea. S itratta di un appuntamento che vuole sottolineare anco-ra una volta il legame profondo, r icco e vero dell’ A zio-ne cattolica con la C hiesa locale e con le comunità cr i-s tiane che vivono nei nostr i ter r itor i» . È , inoltre, « l’ occas ione per mostrare il volto vivo di una C hiesa miss ionaria,che esce per incontrare gli uomini e le donne del nostro tempo nei loro ambienti di vita fino ad ar r ivare alle per ifer iegeografiche e non, come più volte ci ha sollecitato a fare il S anto Padre» . C os ì la pres idenza nazionale di A c s i è r ivol-ta ai pres identi e ass is tenti par rocchiali per invitar li a incontrare F rancesco. L’ incontro del 3 maggio «s i colloca, nonsolo idealmente, tra due eventi di grande impor tanza, ai quali sono invitati a par tecipare tutti gli aderenti: il 27 aprilela canonizzazione di G iovanni X X III e di G iovanni Paolo II e, il 10 maggio, l’ incontro La C hiesa per la scuola che la C eiha promosso per tes timoniare la propria attenzione al mondo della scuola, guardando ad esso nella sua interezza» .In pochi giorni tutta l’ as sociazione ha l’ oppor tunità di incontrare papa F rancesco» , sottolinea la pres idenza.Poco prima dell’ incontro con il papa, che avrà luogo sabato 3 maggio alle ore 12 nell’ aula Paolo V I in Vaticano, ci sarà,sempre nell’ aula Paolo V I, una preghiera di ringraziamento e di lode, e un racconto “ in diretta” delle esperienze asso-ciative presenti sul ter ritorio nazionale. Presenterà il giornalista Rosario C arello. Il resto sarà la gioia del popolo di Ac.

Francesco, eccoci! Questa è l’Ac

3 maggio: incontro con il Santo Padre

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I volti della speranzaVolti, nomi, mani, abbracci,

sorrisi: sono le mille prove diun amore verso la Chiesa e il

proprio paese.L’Ac è questa. Le immagini

che scorrono nel dossierraccontano di convegni,

seminari, assemblee, ritrovi inpiazza San Pietro, esercizi diimpegno quotidiano a fiancodella gente e con la gente. Il

segreto di una gratuitàdell’anima che non ha paura di

sporcarsi le mani nella storiadel mondo (Archivio Foto

Ac-Centro nazionale /Massimiliano Fusco)

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all’associazione, segno di un vincolo di fedeltà eamicizia che onora non solo l’associazione tutta, mache le dà anche linfa vitale per continuare il suo cari-sma missionario sulle strade del mondo.

Del resto l’Ac non è nata solo per formare buoni epazienti operatori pastorali, vero?Esattamente. Per questo agli amministratori localistiamo dando una particolare attenzione con deimomenti di confronto e riflessione reciproca, perchésappiamo quanto poi, nel momento delle scelte pra-

tiche, il cristiano debba essere aiutato e confortatodalla presenza dello Spirito e dalla vicinanza dei fra-telli nella fede. D’altro canto il momento è davvero“epocale”. La politica oggi è, o dovrebbe essere,vista la drammaticità sociale cui assistiamo, moltopiù vicina alle “attese della povera gente”, per citareun sindaco a noi molto caro, Giorgio La Pira. Ma lacrisi attuale indirizza il governo delle città verso unasfida dalle enormi potenzialità, se il bene comunecomincia di nuovo a essere la priorità di ogni sceltapolitica e partitica. Al di là di parole vuote di senso edi una politica nazionale legata non di rado al gossip,oggi termini come lavoro, giovani, famiglia, educa-zione, acquistano il sapore della “buona battaglia”rispetto alla quale non possiamo far finta di nulla. Èun impegno che deve chiamare i cristiani ad assu-mersi le loro responsabilità di cittadini.

Il dialogo intergenerazionale è sempre stata unascelta educativa forte dell’Ac. Come si pone oggil’associazione di fronte al cambiamento antropologi-co che riguarda soprattutto i giovani? Come avvicina-re la freschezza e la creatività delle giovani genera-zioni con l’esperienza degli adulti e dei più anziani?La dimensione del dialogo intergenerazionale in Ac èessenziale, un tratto distintivo. Risponde alla sceltaconciliare del dialogo, codificata nello Statuto del ’69:

S abato 26 aprile, giorno della vigilia della canonizzazione dei papi G iovanni X X III eGiovanni Paolo II, il settore G iovani di A c vivrà una notte interamente dedicata al

s ilenzio, alla condivis ione e alla preghiera. S arà l’ occas ione per s tare ins ieme, per r itro-vare persone e giovani che in qualche modo hanno condiviso un pezzo di s trada conl’ A c; sarà l’ occas ione, anche, di conoscere e apprezzare la dimens ione internazionaledell’ as sociazione, conoscendo le persone e i giovani che in altr i paes i s i impegnano apor tare avanti il sogno associativo dell’ A c. La veglia di preghiera s arà celebrata nella par rocchia di S anta M ar ia delle G razie alT r ionfale a Roma dalle 22.30 alle 5 di mattina, in tempo poi per raggiungere piazza sanPietro (o una delle piazze disponibili) per la celebrazione della messa. Dalle ore 23 alle ore 24 s i svolgerà l’ adorazio-ne guidata e pres ieduta dal nuovo ass is tente generale di A c, poi r imar rà tempo per la preghiera personale e il s ilen-zio, accompagnati da tes ti dei due papi e da canti, con la poss ibilità di avvicinare un sacerdote per le confess ioni oper un dialogo. L’ adorazione chiuderà, infine, il mattino seguente alle 5, con un momento conclus ivo pres ieduto dadon Tony Drazza, ass is tente nazionale per il settore G iovani.

Veglia e adorazione notturna dei giovani di Ac

Insieme con Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II

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l’associazione non è la somma algebrica dellepersone che ne fanno parte, ma è un luogodove tutti possono concorrere portando il pro-prio contributo relativo all’età di appartenenza.In questa visione unitaria abbiamo condiviso, eapprofondito soprattutto negli ultimi anni, ilfatto che noi mettiamo al centro del nostrointeresse la persona come relazione. L’uomo,la donna, il bambino, la ragazza, l’anziano, ven-

gono colti nella loro concretezza di vita e in relazionecon l’altro. Un dialogo intergenerazionale che hacome fondamento la famiglia, luogo di prima educa-zione, di origine della vita e relazione con il mondoesterno. In questi anni, fra l’altro, sono cambiati i gio-vani ma anche gli adulti, e dallo scontro intergenera-zionale siamo passati a una fase di indifferenza tragenerazioni. Ecco perché l’Ac vorrebbe essere la“casa comune”, un luogo privilegiato dove si cresceinsieme, e dove si hanno responsabilità condivise.

Laici e sacerdoti operano gomito a gomito in Ac. Ilsostegno spirituale degli assistenti si è rivelato spes-so essenziale nel cammino dei gruppi. E la “corre-sponsabilità” è stato uno dei temi ricorrenti durantela sua presidenza. A che punto siamo su questofronte? Il dialogo è stimolato sempre dai nostri assistenti. Lafigura dell’assistente è preziosa proprio perché tra i

suoi compiti c’è quello di essere un tessitore di unità.Laici e pastori in questo caso camminano insieme, inun ascolto reciproco e a diversi livelli, ribadendo legrandi metà della vita spirituale e la testimonianzacristiana dalle quali siamo tutti accomunati. I laici diAc amano la Chiesa, per essa impegnano risorseintellettuali e fisiche, si adoperano affinché il regno diDio sia già oggi visibile su questa terra. Per questocrediamo fortemente alla corresponsabilità nellescelte della vita pastorale: dei consigli, anche nonrichiesti, di laici competenti e appassionati, la Chiesanon potrà mai fare a meno.

Se dovesse rivolgere un invito a conoscere più davicino l’Ac a un bambino, a un giovane, a un adulto eun anziano, cosa direbbe?L’Ac può essere proposta personalmente e in unmodo originale per ognuno degli interlocutori. Possia-mo proporre infatti a ogni persona, a ogni età, la bel-lezza della vita associativa, che comprende preghiera,festa e impegno, puntando sulla capacità di tenereinsieme queste dinamiche, di spiritualità, di gioia, diprogettualità e di azione. È una bellezza che si tra-manda di generazione in generazione, di famiglia infamiglia. L’Ac è, ancora oggi, una storia da vivere e daraccontare. Ecco, direi proprio così a un bambino, ungiovane, un adulto e un anziano: vogliamo vivere eraccontare questa bella storia insieme? �g

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«Ecco, direi propriocosì a un bambino,un giovane, un adultoe un anziano:vogliamo viveree raccontarequesta bellastoria insieme?»

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