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Pagine da il maestro di sport

Date post: 29-Jun-2015
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Il maestro di sport; Vademecum per allenatori dei bambini e dei ragazzi B.Rossi-F.Marziali http://www.calzetti-mariucci.it/shop/prodotti/il-maestro-di-sport
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l lavoro del maestro di sport concorre, in collaborazionecon le agenzie educative che agiscono sul bambino, afornire a quest’ultimo un’educazione di base anche at-traverso la formazione delle abilità motorie generali especifiche.

Il maestro di sport dovrà sempre tenere presente questoassioma: “La funzione del gioco-sport non è di crearecampioni in età precoce, ma di fornire a tutti la possibi-lità di poter giocare senza l’assillo di essere allontanatiperché non bravi”.

Durante la lezione egli deve dimostrare disponibilità, ri-spetto verso i bambini per quello che sono, ed entusia-smo non comune nell’affrontare le tematiche dacomunicare loro.Egli deve saper accettare e sapersi fare accettare daibambini. Il maestro di sport è un costante punto di riferi-mento, è un modello, quindi deve vivere il proprio ruolocon coscienza ed autorevolezza, imparzialità, coerenzae sincerità,sapendo instaurare uno stretto rapporto con ilgruppo intero.

Il maestro di sport non deve pensare che i bambini im-parino subito e bene come fossero automi, ma devepreoccuparsi di fornire loro tutti gli strumenti possibili perpotersi conoscere, per sapere come muoversi nello spa-zio e nel tempo, per conoscere gli strumenti e le regoledei giochi.

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Molto è stato detto su quanto lo sport sia utile alla cre-scita psico-fisica dei bambini ma forse ancora troppopoco su quanto, tali aspetti positivi, possano cambiaresegno laddove chi insegna lo sport sia poco responsabilee poco preparato. Questo prologo serve a sottolinearel’importanza della preparazione, della formazione conti-nua e dell’agire con coscienza del maestro di sport chenell’interazione con i bambini e nei confronti del loro svi-luppo, ha a disposizione grandi potenzialità nel bene enel male. Non basta infatti fare sport per crescere benema occorre farlo nel modo corretto, nel rispetto dei modie dei tempi della maturazione di ogni singolo bimbo, nel-l’osservanza di un’etica professionale propria di tutti glieducatori. Se lo sport è praticato in un ambiente in gradodi tutelare i diritti del bambino così come emergono dallacarta dei diritti del giovane sportivo, ecco che tutti i bam-bini sono messi nella condizione di usufruire dei valoriformativi che lo sport offre. In caso contrario ogni valorepuò diventare un disvalore e risultare diseducativo senon dannoso. Può essere utile aggiungere che, ai fini delbenessere dei bambini, è molto importante che i genitoriaccompagnino il percorso sportivo dei loro figli con la giu-sta partecipazione, spingendoli cioè a giocare, a divertirsie ad impegnarsi seguendo i loro progressi con gioia etranquillità, essendo presenti ma senza fanatismi o ec-cessive aspettative. Di seguito si trova una sinteticaesposizione in ordine casuale delle competenze che lapratica sportiva può regalare a tutti i bambini.

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L a psicomotricità nasce storicamente in Francia agliinizi del Novecento, si sviluppa in Italia alla fine degli annisettanta, ed ha il preciso obiettivo di condurre il bambinoalla scoperta di sé e dell’ambiente esterno, attivando pro-cessi di apprendimento, comunicazione e socializza-zione. Il presupposto di base ipotizza che, poiché losviluppo della persona si realizza sempre in relazionecon l’ambiente, il movimento faciliti la conoscenza delcorpo.

Intorno ai tre anni il bambino si affaccia al percorso di co-noscenza della sua immagine corporale e la definizionedel proprio schema corporeo è importante per avere co-scienza di sé e poter meglio interagire con il mondo cir-costante. Questo è il momento più sensibile per impararea rotolare, saltare, strisciare, ma anche a saper combi-nare due movimenti diversi, a saper dosare il singolo mo-vimento, a trovare sempre il giusto equilibrio. È questo ilperiodo più indicato per fare acquisire la coordinazione.Un bambino che non riceve adesso adeguati e sufficientistimoli motori avrà poi delle difficoltà con la sua motri-cità. La ragione pedagogica è che attraverso l’uso delcorpo in movimento siamo chiamati non solo a educarei bambini al movimento ma anche a valorizzare la loropersonalità e compensarne eventuali carenze.

La pratica psicomotoria, un tempo destinata solo a bam-bini in situazione di disagio, è oggi un approccio moltointeressante per insegnare ai bambini l’immagine del

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Può essere importante ed utile approfondire la rifles-sione sulle caratteristiche del bambino moderno. Se dauna parte, infatti, le tappe evolutive innate del bambinosono immutabili, altrettanto non si può dire per le carat-teristiche che sono soggette a variazione in conse-guenza dell’ambiente fisico e socio-educativo che cicirconda. Le variazioni che l’ambiente ha subito nell’ul-timo trentennio sono di vasta portata e inevitabilmentehanno condizionato tutti, compresi i bambini, al puntoche i bambini di oggi sono sensibilmente diversi inmolte caratteristiche e competenze dai bambini ditrenta, quaranta o cinquanta anni fa. Il maestro disport come qualsiasi educatore non può non prendere inconsiderazione questo cambiamento. Lo schema che segue mostra a grandi linee ciò che ruo-tava intorno al bambino “di ieri” :

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Si parla di abbandono sportivo precoce per dire chetanti bambini lasciano lo sport intorno ai 10 o 12 anni, oanche prima, il più delle volte in maniera definitiva. Que-sto fenomeno in Italia non è affatto marginale in quantoriguarda circa il 35 % della popolazione giovanile. Il bambino o il preadolescente, rinunciando allo sport, sipriva di elementi indispensabili alla sua crescita quali ilgioco, il divertimento, la socializzazione, la competizione,il senso di responsabilità, l’autonomia e l’espressione deisuoi talenti.

Perché i bambini o i ragazzi abbandonano lo sport?Evidentemente perché è uno sport che non li diverte più!

È abbastanza chiaro che nessuno, sia bimbo che adulto,lascia un’ attività gratificante e piacevole senza un validomotivo! Volendo approfondire un po’ il discorso si rende neces-sario, per capirne le scelte, dare una descrizione piùcompleta del bambino di oggi.

Il bambino del duemila, infatti, come già detto nel capitoloprimo, vive in un contesto molto diverso da quello delbambino di qualche anno fa: è bombardato di stimoli in-tellettivi di ogni genere, vive in una società multirazzialee variegata, passa molto tempo seduto a svolgere attivitàintellettuali (studio, play-station, computer, ecc.), ha legiornate piene e molto strutturate, ha poco tempo pergiocare liberamente esercitando la sua fantasia e ha

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ormai noto che soprattutto per un educatore o perun insegnante tutta la conoscenza del mondo è inutilese non è supportata dalla capacità di comunicarla aglialtri. Tanto è importante la capacità di farsi capire daglialtri, da essere il presupposto essenziale e indispensa-bile per poter essere un buon maestro, anche di sport.

Il primo assioma della comunicazione dice che è impos-sibile non comunicare e ciò significa che si comunica,sempre e comunque, qualcosa a qualcuno che è intornoanche senza volerlo. La cosa difficile è riuscire a tra-smettere correttamente il pensiero, le intenzioni e il sa-pere attraverso parole, intonazioni, gesti e atteggiamenti.Non sempre infatti ciò che all’esterno viene percepitocorrisponde a ciò che in realtà si sarebbe voluto comu-nicare. Spesso le intenzioni originali, seppur ottime, ven-gono fraintese o non comprese a fondo a causa delladifficoltà di trasmettere e di leggere negli altri le risposteai nostri atteggiamenti.

Proprio questa disponibilità verso l’altro e questa capa-cità di osservare gli altri e le loro interazioni, sono com-petenze determinanti del buon comunicatore sempreattento a cogliere le azioni e le reazioni di chi gli sta in-torno. Queste azioni e reazioni personali e degli altriprendono il nome di “retroazioni negative” o “feedback”ed hanno un ruolo fondamentale nelle relazioni pubbli-che e quindi nella vita.

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permette l’acquisizione di

ai 6 ai 10 anni, deve essere proposta un’attività a ca-rattere generale e diversificata a sfondo prevalentementeludico.Il bambino deve poter giocare con il movimento, speri-mentandolo in tutte le sue forme e modalità esecutivesoddisfacendo il suo naturale bisogno di movimento.Il compito del maestro di sport non è quello di addestrare,ma di rendere l’allievo cosciente di quello che fa. Il gioco-sport, qualsiasi esso sia, non può essere presentato al-l’allievo di questa età nella sua interezza e complessità,e occorre invece avvicinare il principiante al gioco sem-plificandolo ma senza snaturarlo.

Il procedimento pedagogico andrà dal semplice al com-plesso, dal conosciuto allo sconosciuto.La pratica sarà legata al movimento dal generale al par-ticolare.

Il bambino ha necessità di apprendere, di proporre, discegliere e quindi di un insegnamento capace di svilup-pare le sue capacità creative. Il bambino ha soprattuttouna profonda necessità: quella di giocare!Il gioco, mezzo educativo per eccellenza, è da conside-rarsi, per i bambini, un’esigenza irrinunciabile e non certoun premio da concedere per benevolenza.

Tutte le attività proposte saranno prettamente ludiche econ difficoltà crescenti tenendo presenti queste caratte-ristiche:

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I l gioco

• è un bisogno innato per il bambino;• fa evolvere nel bambino le capacità motorie

fondamentali;• crea un clima disinibito e disteso;• migliora l’immagine corporea del bambino;• consente l’aumento del senso di sicurezza e

l’autostima;• fa nascere l’uso della regola attraverso espe-

rienze dirette;• regola il comportamento in rapporto ad altri;• facilita il compito del maestro di sport indican-

dogli lo stile ed i modelli di comportamento delbambino.

Con la proposta di gioco-sport si propone un discorso diattività sportiva che sottolinei la componente ludica dellosport che più si armonizza con le fasi di sviluppo del pe-riodo di età che attraversa il bambino.Una proposta che si basa sui seguenti principi:

• l’attività per questa fascia di età deve esserenecessariamente svolta esaltando essenzial-mente il gioco;

• l’istruttore non deve proporre situazioni di giococon un eccesso di regole;

• l’attività dovrà essere un mezzo per soddisfarei bisogni dei bambini;

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Il gioco tradizionale, svolto per strada, è stato probabil-mente il modo migliore di passare il tempo da piccolidella generazione passata. Chiunque l’abbia praticato ri-corda quel periodo con un sorriso perché è stato il tempodel ridere, dello scoprire, del correre e giocare libera-mente con gli altri bambini. Eserciti di mamme sui bal-coni a richiamare a casa bambini che non volevano maitornare perché c’era da finire l’ennesima sfida il cui vin-citore tornava a casa con la stessa voglia del vinto di ri-vedersi il giorno dopo per giocare ancora.

L’idea di recuperare il gioco antico e tradizionale comestrumento formativo e complementare alla pratica spor-tiva moderna, sta timidamente prendendo forma in Italiaattraverso l’opera di pochi volenterosi che riescono quae là a realizzare progetti nei loro territori. Questi progettipartono dalla constatazione supportata da indagini scien-tifiche condotte sui bambini di oggi che ne rivelano, comegià detto precedentemente, le difficoltà crescenti nel gio-care con gli altri, all’aperto e non solo. La partecipazioneal gioco ed allo sport dei bambini disabituati a contesti digioco di gruppo, si esprime spesso con movimenti nonarmonici, con spintoni e strattoni e con l’incapacità di or-ganizzarsi da soli avendo tendenzialmente bisogno di unadulto che li “diriga” anche nel gioco libero. Come de-scritto in altri capitoli del libro e come è facilmente con-statabile nella realtà, i bambini di oggi sono inveceabilissimi coi videogiochi, e conoscono a memoria nomie funzioni di mille e più personaggi virtuali.

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Definizione dell’abilità motoria: “L’abilità motoria è laprovata capacità di raggiungere un risultato predetermi-nato con l’ausilio del movimento”.Nello sport le tecniche possono considerarsi delle abilità.Le abilità possono suddividersi in abilità aperte e in abi-lità chiuse. Si possono definire abilità chiuse le presta-zioni motorie che si svolgono in condizioni ambientalicostanti e il loro svolgimento dipende essenzialmente dainformazioni propriocettive e da programmi interni co-struiti dall’atleta. Si possono definire invece abilità apertele prestazioni motorie che dipendono strettamente daicambiamenti che si producono nell’ambiente esterno. A stabilire che in uno sport si usi l’una o l’altra abilità, è ilgrado di prevedibilità della situazione in cui è rischiestal’abilità stessa.La situazione della prestazione in alcuni sport è immu-tabile, in altri è invece imprevedibile e cambia costante-mente. Il gioco-sport è un tipico esempio di attività dovesi utilizzano abilità motorie aperte.Il giocatore per rendere efficace la sua azione deve es-sere in grado di adattare le azioni di base (i fondamen-tali) alle situazioni mutevoli che gli si presentano di voltain volta. È possibile osservare, infatti, nel gioco che leabilità di un individuo sono inserite armonicamente in uncontesto di altri individui che si organizzano in uno spa-zio (il campo o palestra), in un dato tempo rapportandosiad un oggetto (la palla), in antagonismo ad un altrogruppo (avversari) che sostanzialmente effettua gli stessimovimenti per raggiungere lo stesso risultato.

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Quando si opera in ambito giovanile è bene averechiare ed esplicitare (ai ragazzi e alle loro famiglie) le fi-nalità che si vogliono raggiungere tramite la pratica spor-tiva.

Nella tabella che segue, un po’ semplicisticamente, nellaparte sinistra, vengono prospettate le conseguenze diuna scelta educativa orientata prevalentemente al risul-tato agonistico e nella parte destra quella orientata al ri-sultato sportivo.

È chiaro che, nella realtà dei singoli contesti, la separa-zione non può essere così netta e si parlerà di preva-lenza del risultato sportivo e/o prevalenza del risultatoagonistico.

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