+ All Categories
Home > Sports > Pagine da strength & conditioning 9

Pagine da strength & conditioning 9

Date post: 19-Nov-2014
Category:
Upload: calzetti-amp-mariucci-libri-e-video-per-lo-sport
View: 547 times
Download: 7 times
Share this document with a friend
Description:
http://www.calzetti-mariucci.it/shop/prodotti/rivista-strength-conditioning-n-9 Strength & Conditioning. Per una scienza del movimento dell'uomo. N° 9, Luglio/Settembre 2014.
13
S&C STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 5 S&C (Ita) n.9, Luglio-Settembre 2014, pp. 5-10 Tutto cominciò da una malattia delle ossa che colpiva migliaia di bambini Nel 1889, si verificò nello zoo di Londra la morte di 20 dei 21 giovanissimi leoni nati nella struttu- ra, tutti con deformità ossee molto simili a quel- le descritte nei bambini nel 1645 da Daniel Whi- stler, allora studente in Medicina alla Università di Leyden, Olanda, con la famosa tesi di laurea intitolata “Dissertazione medica inaugurale sulla malattia dei bambini inglesi popolarmente chiamata the rickets”. Ma fu proprio in Inghilterra che ven- ne pubblicata la prima descrizione completa della malattia ad opera di Francis Glisson, medico di Cambridge, che nel 1650 dà alle stampe un trat- tato in latino intitolato “De Rachitide”, da cui il termine italiano rachitismo. Prima dei leoni, una vera e propria epidemia di ra- chitismo colpì i bambini di Londra con un alto tas- so di mortalità che raggiunse il 300 per 1000! I bambini presentavano alterazione della forma delle ossa dell’intero scheletro, con abnormi curvature delle ossa lunghe, rese meno solide per una gros- solana alterazione della ossificazione. L’osso si pre- sentava, infatti, meno resistente e i bambini affetti si ammalavano facilmente di malattie infettive. I bambini nascevano sani e si ammalavano prima dei 4 anni di età. Veniva escluso che la malattia fosse contagiosa o ereditaria e, essendo massimamente espressa nei quartieri poveri, si sospettava che in qualche modo fosse legata alle condizio- ni economiche delle famiglie di apparte- nenza. In realtà, in pieno Rinascimento, il rachitismo colpì a Firenze la famiglia dei Medici che certamente non aveva problemi economici! Il rachitismo non era una malattia nuo- va in quanto era stata già descritta nei papiri degli antichi egizi e, nell’antica Roma, i medici ne constatarono la pre- senza con una incidenza ben superiore a quella che affliggeva la popolazione greca e ritenevano fosse una malattia legata alla scarsa igiene delle madri. Non conoscendone le cause, era impos- sibile attuare la terapia. Glisson, quello del De Rachidite, propose un conte- nimento bendato dello scheletro per obbligare le ossa “storte” a crescere dritte; ma da tempo immemorabile le mamme per evitare problemi fasciavano i neonati come risulta da piccole scul- ture votive trovate a Creta e datate 2600-2000 avanti Cristo. L’arte sa- cra è ricca di immagini di Gesù neonato completamente fasciato. Il concetto che la fasciatura dei neonati costitu- isse un ottimo mezzo per far crescere bambini senza gambe storte ha fatto sopravvivere questa tradizione fino a pochi anni fa e, anche se con motivazioni diverse, sta rinascendo oggi negli USA. La fiducia nell’azio- ne modellante della fasciatura ha creato in alcune ENERGIA SOLARE E FORZA MUSCOLARE Menotti Calvani La macchina che c’è in me MENOTTI CALVANI Medico, specializzato in neurologia, farmacologia clinica oltre che in tossicologia medica, si è laureato in scienza della nutrizione umana. Ha pubblicato oltre 200 articoli scientici su riviste internazionali prevalentemente sui temi del metabolismo, sui mitocondri e sulle patologie degenerative. Gli Hobbit della saga dello scrittore inglese J.R.R. Tolkien saranno sempre i vincitori in quanto a diffe- renza dei loro avversari si espongono alla luce del sole e si nutrono adeguatamente. È quanto viene affermato da un articolo comparso nel mese di Dicembre 2013 sulla rivista medica Medical Journal of Australia. Figura n°1 - A) Bam- bino con rachitismo (1896); B) Il rachiti- smo è presente an- che ai nostri giorni; C) Il cane con una dieta priva di grassi sviluppa il rachitismo ed ha permesso di scoprire la vitamina D; D) Statuette voti- ve, Creta 2600-2000 AC; E) Ambrogio Lorenzetti, Madonna con Bambino (1319); F) Nei primi anni del 1900, le mam- me per lavorare e tenere accanto i loro bambini li infilavano a modi ombrello, facilitate dalla fasciatura, in appositi contenitori forniti di ruote (chia- mati Scannedda, Capicarru o altro a seconda dei luoghi). a b c d e f
Transcript
Page 1: Pagine da strength & conditioning 9

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 5

S&

C (It

a) n

.9,

Lugl

io-S

ette

mbr

e 2

01

4,

pp.

5-1

0

Tutto cominciò da una malattia delle ossache colpiva migliaia di bambiniNel 1889, si verificò nello zoo di Londra la morte di 20 dei 21 giovanissimi leoni nati nella struttu-ra, tutti con deformità ossee molto simili a quel-le descritte nei bambini nel 1645 da Daniel Whi-stler, allora studente in Medicina alla Università di Leyden, Olanda, con la famosa tesi di laurea intitolata “Dissertazione medica inaugurale sulla malattia dei bambini inglesi popolarmente chiamata the rickets”. Ma fu proprio in Inghilterra che ven-ne pubblicata la prima descrizione completa della malattia ad opera di Francis Glisson, medico di Cambridge, che nel 1650 dà alle stampe un trat-tato in latino intitolato “De Rachitide”, da cui il termine italiano rachitismo.Prima dei leoni, una vera e propria epidemia di ra-chitismo colpì i bambini di Londra con un alto tas-so di mortalità che raggiunse il 300 per 1000! I bambini presentavano alterazione della forma delle ossa dell’intero scheletro, con abnormi curvature delle ossa lunghe, rese meno solide per una gros-solana alterazione della ossificazione. L’osso si pre-sentava, infatti, meno resistente e i bambini affetti si ammalavano facilmente di malattie infettive. I bambini nascevano sani e si ammalavano prima dei 4 anni di età. Veniva escluso che la malattia fosse contagiosa o ereditaria e, essendo massimamente espressa nei quartieri poveri, si sospettava che in qualche modo fosse legata alle condizio-ni economiche delle famiglie di apparte-nenza. In realtà, in pieno Rinascimento, il rachitismo colpì a Firenze la famiglia dei Medici che certamente non aveva problemi economici!Il rachitismo non era una malattia nuo-va in quanto era stata già descritta nei papiri degli antichi egizi e, nell’antica Roma, i medici ne constatarono la pre-senza con una incidenza ben superiore a quella che affliggeva la popolazione greca e ritenevano fosse una malattia legata alla scarsa igiene delle madri.Non conoscendone le cause, era impos-sibile attuare la terapia. Glisson, quello del De Rachidite, propose un conte-nimento bendato dello scheletro per obbligare le ossa “storte” a crescere dritte; ma da tempo immemorabile le mamme per evitare problemi fasciavano i neonati come risulta da piccole scul-ture votive trovate a Creta e datate 2600-2000 avanti Cristo. L’arte sa-cra è ricca di immagini di Gesù neonato completamente fasciato. Il concetto che la fasciatura dei neonati costitu-isse un ottimo mezzo per far crescere bambini senza gambe storte ha fatto sopravvivere questa tradizione fino a

pochi anni fa e, anche se con motivazioni diverse, sta rinascendo oggi negli USA. La fiducia nell’azio-ne modellante della fasciatura ha creato in alcune

ENERGIA SOLARE E FORZA MUSCOLARE

Menotti Calvani

La macchina che c’è in me

MENOTTI CALVANIMedico, specializzatoin neurologia,farmacologia clinica oltre che intossicologia medica, si è laureato in scienza della nutrizione umana.Ha pubblicato oltre 200 articoli scientifi ci su riviste internazionaliprevalentemente sui temi delmetabolismo, suimitocondri e sullepatologiedegenerative.

Gli Hobbit della saga dello scrittore inglese J.R.R. Tolkien saranno sempre i vincitori in quanto a diffe-renza dei loro avversari si espongono alla luce del sole e si nutrono adeguatamente. È quanto viene affermato da un articolo comparso nel mese di Dicembre 2013 sulla rivista medica Medical Journal of Australia.

Figura n°1 - A) Bam-bino con rachitismo (1896); B) Il rachiti-smo è presente an-che ai nostri giorni; C) Il cane con una dieta priva di grassi sviluppa il rachitismo ed ha permesso di scoprire la vitamina D; D) Statuette voti-ve, Creta 2600-2000 AC; E) Ambrogio Lorenzetti, Madonna con Bambino (1319); F) Nei primi anni del 1900, le mam-me per lavorare e tenere accanto i loro bambini li infi lavano a mo’ di ombrello, facilitate dalla fasciatura, in appositi contenitori forniti di ruote (chia-mati Scannedda, Capicarru o altro a seconda dei luoghi).

a b

c d

e f

Page 2: Pagine da strength & conditioning 9

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 11

S&

C (It

a) n

.9,

Lugl

io-S

ette

mbr

e 2

01

4,

pp.

11

-14

È noto che, se vogliamo raggiungere un reale sta-to di relax muscolare, tutti i muscoli del corpo devono essere rilassati. Un gruppo di muscoli in tensione esercita infatti un’influenza su altri mu-scoli, non per un fatto muscolare, ma per un fatto nervoso: se una parte dei neuroni che controllano alcuni muscoli sono eccitati e rendono tesi i mu-scoli, anche i neuroni vicini saranno un po’ eccita-ti. La tensione muscolare può bloccare lo stato di benessere-relax del corpo attraverso un altro meccanismo: un eccesso di tensione muscolare riduce il flusso delle sensazioni che originano dal nostro corpo, il che riduce la nostra capacità di concentrarci sui nostri pensieri, di abbandonarci al flusso delle idee. Il sistema muscolare, infatti, costituisce un sistema ad alta “priorità”: quando è attivato, gli altri sistemi, come quelli responsa-bili della percezione delle sensazioni, dell’attenzio-ne, delle attività cognitive ecc., sono in uno stato di relativo blocco, il che può essere facilmente compreso se si pensa che in tutto il regno anima-le i movimenti sono legati all’esecuzione di azioni importanti per la sopravvivenza come la fuga, l’at-tacco, la ricerca del cibo, di un partner sessuale, del nido. Attivare i muscoli, anche senza che si verifichi un movimento come avviene negli stati di tensione muscolare, significa quindi coinvolge-re altri muscoli, ridurre le sensazioni, limitare il flusso delle idee. Ad esempio, se siamo abituati a stringere i pugni o a serrare le mascelle, difficil-mente il nostro corpo (vale a dire i nostri muscoli)

sarà veramente rilassato, difficilmente la nostra mente percepirà le sensazioni con la stessa in-tensità e “purezza” caratteristiche degli stati di relax muscolare.Per rendervi conto di quanto abbiamo appena det-to, provate a fare questo esercizio: appoggiate con forza il braccio sul bracciolo della seggiola e prestate attenzione alle vostre sensazioni. Ora smettete di premere e scuotete in aria braccio e mano. Esercitate adesso la stessa pressione sul bracciolo ma lentamente, in modo progressi-vo e con gentilezza: notate quanto aumentano le vostre sensazioni, sia quelle che provengono dal braccio, sia quelle che provengono dal resto del corpo. Uno stato di brusca tensione muscolare riduce le sensazioni, qualsiasi attività fisica rapida e convulsa blocca i sensi: se siete abituati a tran-gugiare rapidamente il cibo, non ne apprezzerete il gusto (e questo anche perché le persone che mangiano rapidamente sono in genere più tese, muscolarmente e psichicamente parlando…).Un ulteriore esercizio, o se preferite una dimo-strazione dei rapporti tra stato di tensione mu-scolare e sensazioni che provengono dal corpo, è il seguente. Chiudete gli occhi e immaginate di sollevare il braccio destro dal bracciolo della pol-trona. Notate come tutti i muscoli siano pronti all’azione. Ora prestate attenzione ai muscoli del collo e notate come anche essi sono tesi: eppu-re non è necessario che essi siano in tensione per sollevare il braccio, dato che per effettuare

Alberto Oliverio

ALBERTO OLIVERIOha lavorato in diversi centri di ricerca italiani e stranieri tra cui il Karolinska Institutet di Stoccolma, l’Università di California a Los Angeles ed Irvine, il Jackson Laboratory nel Maine, l’Università di Sassari. Dal 1976 al 2002 ha diretto l’Istituto di Psicobiologia e Psicofarmacologia del CNR. È professore emerito di Psicobiologia nell’Università di Roma “La Sapienza”.Tra le sue ultime pubblicazioni: Prima lezione di neuroscienze (Laterza 2008), Geografi a della mente (Raffaello Cortina 2008), La vita nascosta del cervello (Giunti 2009), Cervello (Bollati-Boringhieri 2012), Immaginazione e memoria (Mondadori Università, 2013).

USCOLI E MENTE

PUBB

LICATO

PUBBLICATO

PUBBLIC

ATO

PRIM

A V

OLT

A

PRIMA V

OLTA

PRIMA VOLTA

LAVORO

ORIGINALE PER

S&C

M

Page 3: Pagine da strength & conditioning 9

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 15

S&

C (It

a) n

.9,

Lugl

io-S

ette

mbr

e 2

01

4,

pp.

15

-20

L’articolazione del ginocchio può certamente rien-trare tra quelle maggiormente sollecitate in ambi-to sportivo unitamente a quella del gomito e della spalla. In particolare, questa articolazione presa in esame, durante la pratica del sollevamento pesi olimpico, è sottoposta a ripetuti movimenti in flesso-estensione sotto carico che producono indubbiamente uno stress funzionale così come, in ambito sportivo, accade per altre discipline il cui gesto tecnico richiede movimenti ripetitivi, im-provvisi e balistici del ginocchio: calcio, pallamano, tennis, pallavolo, basket, salti (lungo, triplo e in alto), scherma, ciclismo, sci e ginnastica.La statistica in genere evidenzia come gli atleti agonisti siano decisamente i più colpiti da sindro-mi da “overuse” o di traumatologia diretta nell’ar-ticolazione del ginocchio. I dati fanno registrare ancora che, ad essere maggiormente colpiti, an-che se con una percentuale di poco superiore, sono gli atleti maschi rispetto alla controparte femminile. Tra gli atleti in genere, in termini epidemiologici, la patologia più frequente del ginocchio è la tendino-patia rotulea che, secondo i dati di Curwin, rap-presenta l’80% dei casi. Prima però di addentrar-ci nei numeri che la statistica sulla traumatologia in generale e dei sollevatori di pesi in particolare ci propone, proviamo a fotografare l’intera strut-tura anatomo-funzionale di questa straordinaria articolazione.

Il ginocchio è costituito da due articolazioni prin-cipali, la femoro-rotulea e la femoro-tibiale. L’ar-ticolazione, considerata nel suo complesso, è cir-coscritta da una capsula fibrosa o articolare, è rivestita dalla membrana sinoviale o sinovia ed è stabilizzata dai legamenti collaterali e crociati, dai menischi, dai tendini e dall’apparato muscolare. Le superfici articolari sono ricoperte da tessuto cartilagineo nella sua componente più nobile, la cartilagine iàlina.

L’articolazione femoro-rotulea è costituita dal-la superficie articolare della rotula, divisa in due faccette, mediale e laterale, e dalla troclea femo-rale. Le zone di contatto, e quindi i relativi cari-chi sulle superfici ossee, variano in relazione ai gradi di flesso-estensione del ginocchio. L’area di contatto non supera mai un terzo della superficie rotulea ed è massima a 45° di flessione. A 90° di flessione, la parte inferiore della rotula (apice) si trova sulla porzione superiore della troclea femo-rale.

L’articolazione femoro-tibiale è formata dai due condili femorali, il mediale e il laterale, il primo più voluminoso e con curvatura simmetrica, il laterale più piccolo e asimmetrico.

Dr. Antonio Urso, Dr. Nicola Voglino

NICOLA VOGLINOLaureato in Medicina e Chirurgia, è specialista in Ortopedia e Traumatologia. Si occupa di Artroscopia delle grandi e piccole articolazioni e di Traumatologia. Lavora come Dirigente Medico all’Ospedale Alto Tevere di Città di Castello (Perugia) e svolge la sua attività libero professionale nelle Cliniche Quisisana e Villa Stuart di Roma. È membro della Commissione Medica della EUWC. È consulente ortopedico della FiPE dal 2006.

ANTONIO URSOPresidente dellaFederazione Italiana Pesistica e della European WeightliftingFederation.Componentedell’Esecutivo della IWF InternationalWeightlifting Federation.Laurea in ScienzeMotorie; Laurea Magistralein Attività MotoriePreventive e Adattate;Master 1° livelloScienze MotoriePreventive Adattate e Recupero Atletico;Maestro di Pesistica.Ha allenato lanazionale maschile e femminile dipesistica.È stato più voltecampione italiano.

GINOCCHIO NELLA PRATICA DELLA PESISTICA

PUBB

LICATO

PUBBLICATO

PUBBLIC

ATO

PRIM

A V

OLT

A

PRIMA V

OLTA

PRIMA VOLTA

LAVORO

ORIGINALE PER

S&C

ILL’anatomia

Page 4: Pagine da strength & conditioning 9

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 21

S&

C (It

a) n

.9,

Lugl

io-S

ette

mbr

e 2

01

4,

pp.

21

-23

Introduzione Come molto spesso mi è già capitato di fare in passato, ho deciso di dedicare questo breve ar-ticolo ad un argomento a me particolarmente caro: la fisiologia e l’anatomia comparativa con il modello animale. Sono sempre, infatti, maggior-mente e profondamente convinto che la fisiologia e l’anatomia comparata, oltre a rappresentare un affascinante, almeno per me, tema di studio, per-mettano anche una miglior comprensione di quan-to, in situazioni analoghe, avvenga nell’uomo. L’ar-gomento su cui spero di stimolare l’attenzione di chi vorrà leggere le righe che seguono è la tendi-nopatia, argomento interessante, molto discusso ed ancora lontano dall’avere un consensus per ciò che riguarda la sua eziopatogenesi. Prenderemo, quindi, in rassegna alcuni dei principali problemi a livello tendineo che si possono presentare in al-cune specie animali, in qualche caso molto vicine all’uomo, come nel caso del cavallo e del cane, ma anche in animali che vivono normalmente allo sta-to selvatico. In linea generale, possiamo dire che le rotture tendinee secondarie a trauma sono ab-bastanza frequenti sia negli animali domestici che nelle specie che vivono allo stato selvatico, men-tre la rottura spontanea rappresenta un evento raro in entrambi i casi (Jubb e Kennedy, 1970). Un ulteriore importante aspetto da tenere in con-siderazione è che, mentre nell’uomo le proprietà

meccaniche del tendine vanno incontro ad un pro-gressivo deterioramento in funzione del processo d’invecchiamento, questo non avviene nel modello animale. Nell’animale infatti, le proprietà mecca-niche tendinee rimangono sostanzialmente inalte-rate dalla fine del processo di crescita sino alla senescenza (Nakagawa e coll., 1996).

Le tendinopatie nel cavalloLe tendinopatie nel cavallo presentano un’eziolo-gia molto simile a quella riscontrabile nell’uomo; la loro insorgenza è, infatti, generalmente determi-nata da un lavoro prolungato in un soggetto non sufficientemente allenato, da un lavoro su terre-no non idoneo, da un peso corporeo eccessivo, da un mal allineamento degli arti, da possibili trau-mi o da difetti nella ferratura, ossia l’equivalente nell’uomo di una calzatura non biomeccanicamen-te adatta. Il segno clinico patognomonico di tendi-nopatia nel cavallo è rappresentato da un tendine ingrossato, caldo e dolente al tatto. In linea ge-nerale, qualsiasi tendine può sviluppare una ten-dinopatia, tuttavia, le tendinopatie che possono avere un significato clinico e funzionale maggior-mente rilevante sono quelle a carico dei tendini flessori (superficiale e profondo) e del legamento sospensore del nodello [nel cavallo, si tratta di un legamento che svolge un fondamentale ruolo mec-canico, nell’ambito dell’omologa articolazione che

Gian Nicola Bisciotti

GIAN NICOLA BISCIOTTI Physiologist Lead c/o Qatar Orthopaedic and Sport Medicine Hospital, FIFA Center, Doha (Q).Senior Coordinator Kinemove Rehabilitation Centers, Pontremoli, La Spezia (I).

e tendinopatie:cosa può insegnarci il modello animale?

L PAROLE CHIAVE Modello ani-male, modello umano, tendino-patia, overuse, teoria del disuso.

Page 5: Pagine da strength & conditioning 9

JAY R. HOFFMANè professore in Sport and Exercise Science program presso l’Università della Florida centrale. È attualmente Capo dipartimento dell’Education and Human Sciences e direttore dell’Institute of Exercise Physiology and Wellness, oltre che membro della American College of Sports Medicine e della National Strength and Conditioning Association (NSCA). È stato insignito di numerosi riconoscimenti, tra i quali: Outstanding Sport Scientist of the Year da parte della NSCA (2007), Outstanding Kinesiology Professional Award (2005) dalla Neag School of Education Alumni Society dell’Università del Connecticut.Il Dr. Hoffman ha pubblicato oltre 200 articoli e ha partecipato a più di 380 conferenze e convegni nazionali ed internazionali.

mportanza delle scienze applicate nella progettazione di un programma diallenamento

I

Jay R. Hoffman, Ph.D., FNSCA, FACSM

S&C

25

S&

C (It

a) n

.9,

Lugl

io-S

ette

mbr

e 2

01

4,

pp.

25

-28

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014

La collaborazione tra scienziato e allenatore è un’importante relazione simbiotica che può mas-simizzare la prestazione dell’atleta. Esistono nu-merose possibilità potenziali associate all’utiliz-zazione adeguata delle scienze motorie. In esse, rientrano lo sviluppo dei criteri di selezione che assistono gli allenatori nella composizione della squadra, la valutazione fisiologica per monitorare la prestazione sportiva e prevenire l’overtraining, la differenziazione tra vari paradigmi di allenamen-to e la fornitura di importanti raccomandazioni basate sull’esame scientifico degli integratori alimentari. Questi motivi possono fornire benefici essenziali che non possono garantire il titolo di “campione” ma possono aumentare le possibilità di raggiungere il pieno potenziale.

La progettazione di un programma di allenamen-to si deve basare su una solida conoscenza dei principi scientifici. È il prodotto delle scienze fon-damentali, biologia, fisica e chimica, che si uni-scono a un settore delle scienze applicate, come le scienze motorie, che dà una rilevanza specifica

aggiuntiva alla fisiologia, alla biomeccanica e alla biochimica. La comprensione della risposta fisiolo-gica di base allo sforzo fisico è un elemento che ha un ruolo importante nell’allenamento degli atleti e nel fornire le informazioni necessarie a sviluppa-re obiettivi di allenamento realistici che possono essere raggiunti tramite l’impegno ed una buona conduzione.

La comprensione delle scienze ci offre la possi-bilità di valutare in modo adeguato l’efficacia di diversi paradigmi di allenamento e di esaminare in maniera critica l’ampio spettro degli aiuti ergo-geni e degli integratori alimentari disponibili che vengono costantemente offerti o consigliati agli atleti. Inoltre, la comprensione delle scienze ap-plicate consentirà all’allenatore e allo scienziato che si occupa di sport di comprendere meglio le richieste fisiologiche, psicologiche e biomeccani-che necessarie per ottenere successo nelle com-petizioni sportive e aiuterà a sviluppare i criteri di selezione necessari a massimizzare la possibilità di successo dell’atleta e della squadra.

PUBBLI

CA

TO

PUBBLICATO

PUBBLICATO

PRIM

A V

OLT

A

PRIM

A V

OLTA

PRIMA VOLTA

LAVORO

ORIGINALE PER

S&C

I NOSTRI “COMPAGNI DI PEDANA”

University ofCentral Florida

Page 6: Pagine da strength & conditioning 9

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 29

S&

C (It

a) n

.9,

Lugl

io-S

ette

mbr

e 2

01

4,

pp.

29

-36

Introduzione

Alberto Andorlini

ALBERTO ANDORLINIDopo una lunga esperienza come Insegnante di Educazione Fisica, è oggi Preparatore Atletico e Riabilitatore. La sua attività si lega da sempre all’interesse per l’evoluzione del Movimento e per lo sviluppo della Performance. Ha lavorato per A.C. Fiorentina, A.C. Siena, Al Arabi Sports Club, Chelsea F.C. e Nazionale Femminile Calcio in qualità di Terapista e Preparatore Atletico.Attualmente è Riabilitatore presso l’U.S.Palermo.Collabora con il Training Lab di Firenze e svolge attività didattica nel corso di Laurea in Scienza e Tecnica dello Sport e delle Attività Motorie Preventive e Adattative dell’Università di Firenze.

Continua

a collaborare

con S&C

Alberto Andorlini,

per almeno 3 testi

originali, per tutto

il 2014.

ltre l’allenamento6. VERSO UN’INCERTA CONOSC(I)ENZA

O QUARTA PARTE

Quando mi è stata offerta l’opportunità di pen-sare al primo articolo, mai avrei immaginato che la scrittura avrebbe potuto condurmi tanto lontano. Il progetto si è arricchito col passare del tempo, complice la fiducia della redazione di S&C. Questo spiega in parte il perché di tante sovrapposizioni e la fatica di avanzare passo per passo, ricollegando i temi dei precedenti articoli alla riflessione che seguirà.

Il nostro conversare a distanza è nato da una ri-lettura della Teoria Funzionale. Dalla Teoria Funzionale, ho cercato di estrapolare quelle in-tuizioni che hanno sensibilizzato il mondo dell’al-lenamento, dirigendolo - negli ultimi anni - verso una diversa attenzione. E, della Teoria Funziona-le, ho cercato di ampliare i confini. Attenuandone i contrasti e sfumandone i contorni, ho focaliz-zato l’attenzione verso una visione dell’Allena-mento orientata all’abilitazione delle Funzioni del Corpo attraverso le Forme del Movimento.

Page 7: Pagine da strength & conditioning 9

PASQUALEBELLOTTI([email protected];[email protected]), medico, esperto dimovimento e diallenamento,insegnaattualmente Etica e Bioetica dello Sport a Torino, nella SUISM.Molti libri e moltiarticoli al suo attivo.È anche Presidentede L’Amàca Onlus,associazione connumerosi progetti di assistenza e disupporto in Africa(ed in Italia):www.amacaonlus.org.

Quello stile di vitachiamato allenamento

ANTROPOLOGIA DELL’ALLENAMENTO

(Terza Parte)

P. Bellotti, Medico

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 37

S&

C (It

a) n

.9,

Lugl

io-S

ette

mbr

e 2

01

4,

pp.

37

-39

Il tentativo di comporre (ma anche di ricavare dalla vita vissuta dell’allenatore e dalla sua professio-ne di curatore di uomini) una modesta proposta di Antropologia dell’allenamento (che è sempre in fondo una maniera di intendere e presentare la vita e la sua multiforme ricchezza, mentre la vita si fa e si compone, svolgendosi) si conclude (S&C anno III, n.7, gennaio-marzo 2014, pp. 21-22 e S&C anno III, n.8, aprile-giugno 2014, pp. 27-29) provvisoriamente con tre paragrafi, soprattutto dedicati a quello “stile di vita che chiamiamo alle-namento”:

5. Della definizione delle preparazioni e dei loro obiettivi6. Del tempo delle preparazioni7. Dell’allenamento come una preparazione.

5. Della definizione delle preparazionie dei loro obiettivi

(5.1) La definizione della preparazione è in sé un atto morale, etico, poiché definisce i campi di azione, procedendo per inclusioni di campi di atti-vità e per esclusioni di altri.

(5.2) La definizione della preparazione rappresen-ta una chiarificazione e così una dichiarazione ed una scelta del campo, di campo in cui agire, in cui agire per preparare.

(5.3) Le preparazioni esistono solo in funzione di obiettivi. Senza un obiettivo non ha senso alcuna preparazione e, di fatto, non può esistere nessu-na preparazione.

(5.4) La chiara prefigurazione dell’obiettivo con-tiene in sé tutto il decorso della preparazione ne-cessaria per giungervi.

(5.5) L’obiettivo della preparazione deve essere, perciò, chiaro ed evidente prima dell’inizio della preparazione.

(5.6) Così, la fine della preparazione determina il suo inizio e lo condiziona.

(5.7) Apparentemente vi è una sola modalità di iniziare una preparazione che ha un determinato obiettivo. La fine condiziona l’inizio e non vicever-sa, nelle preparazioni. E se varia l’obiettivo varia anche il decorso della preparazione, che abbiso-gna di un nuovo inizio.

(5.8) Le modalità della preparazione dipendono dal tipo di obiettivo prefigurato.

(5.9) La prefigurazione dell’obiettivo condiziona le modalità della preparazione, al punto da potersi affermare che la prefigurazione si identifica con la preparazione.

6. Del tempo delle preparazioni

(6.1) Le preparazioni riconoscono il tempo come loro presupposto e come condizione del divenire delle stesse.

(6.2) Tutte le preparazioni occupano un tempo preciso: esso sono il tempo che trascorre.

(6.3) Le preparazioni durano un solo istante, per-ché trapassano continuamente, ma in un’altra successiva: questo fatto è inevitabile, ineludibile, necessario e imprescindibile: non si dà infatti pre-parazione senza passaggio temporale.

(6.4) Le preparazioni sono fatte di istanti collega-ti gli uni agli altri, al punto che l’ultimo riconosce il primo come suo inizio e addirittura come sua causa iniziale.

(6.5) I momenti delle preparazioni non sono inter-scambiabili né eludibili né aggirabili, trattandosi di un fenomeno continuo non frazionabile, di un tutt’uno collegato ed embricato in maniera non ripetibile.

(6.6) Le preparazioni iniziano sempre dal punto di inizio, ogni altra maniera di dare l’avvio essendo errata, poiché solo il vero 1 può precedere il vero 2 ed il vero 2 il vero 3 e così di seguito.

(6.7) In tale modo, l’ultimo frammento di ogni pre-parazione è indissolubilmente legato al preceden-te ed a tutti i precedenti ed a quello iniziale, che costituisce il suo insostituibile ed irrinunciabile cominciamento.

(6.8) Così preparazioni di iniziazione precedono (e non possono non precedere) preparazioni di svilup-po e queste ultime preparazioni via via culminanti in una espressione piena e perfetta, manifesta e chiaramente riconoscibile, di tutte le preparazioni effettuate.

(6.9) Le preparazioni non sono però mai nel segno dell’apparente consequenzialità. Il segno che cia-scuna reca è sempre soltanto quello dell’espres-sione contingente dell’io individuale che le realizza e le sottende.

(6.10) I tempi dell’individuo caratterizzano ed im-prontano i tempi delle preparazioni.

Page 8: Pagine da strength & conditioning 9

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 41

S&

C (It

a) n

.9,

Lugl

io-S

ette

mbr

e 2

01

4,

pp.

41

-46

Il concetto di stabilizzazione e compattezza del torchio addominale è oggetto di studio sin dal 1980 circa (Rolf 1977; Le Boulch 1989) che ai giorni nostri assume un ruolo sempre più impor-tante, forse più dettato dalla “moda” del momen-to che dal reale utilizzo, in campo sia rieducativo che sportivo.In letteratura, esistono numerosi modelli struttu-rali per cercare di definire che cosa s’intenda per “core” (“nucleo centrale”, “powerhouse”, etc), ovvero quella piattaforma anatomica che agisce come un “ponte” utile a trasferire forza e garan-tire la stabilità prossimale del centro del corpo, permettendo la mobilità distale degli arti e pro-teggendo il rachide e le strutture nervose, duran-te lo svolgimento dei carichi di lavoro (Hibbs et al. 2008; Hodges e Richardson 1997; Kibler, Press e Sciascia 2006; Willardson, Jeffrey M. 2013). Il sistema di stabilizzazione della colonna verte-brale richiede l’intervento di componenti neurali, passive e attive; queste ultime coinvolgono l’ap-parato muscolare a sua volta suddiviso in funzione del ruolo preposto: la funzione stabilità (locale o globale) è dettata dai muscoli multifido, interspi-nali, trasverso addominale, diaframma, muscoli addominali obliqui, quadrato dei lombi, retto femo-rale, ileo costale, piriforme, muscoli bi-articolari dell’anca (Gibbons S.G. e Comerford M.J. 2001; Panjabi 1992).

Attualmente, tra tutte le strutture individuate, i muscoli addominali e paraspinali rappresentano una componente fondamentale del “core”, risul-tando essere tra i più indagati fra i ricercatori (Akuthota et al. 2008; Faries MD e Greenwood M. 2007; Hibbs et al. 2008; Kibler, Press e Scia-scia 2006).Va detto che, purtroppo, viene data davvero una scarsa importanza alla muscolatura respirato-ria (specialmente diaframma e trasverso dell’ad-dome), come base portante caratteristica della struttura della “core region”, in funzione sia sta-tica che dinamica.

Fisiologia e meccanica respiratoriaL’atto respiratorio è un gesto automatico, invo-lontario, con lo scopo di trasporto e scambio di gas (O2, CO2) ed è caratterizzato da un’alternan-za tra fasi: inspirazione (espansione della gabbia toracica) ed espirazione (restringimento della gabbia toracica), inframmezzati delle pause a pol-moni pieni o vuoti (fasi di apnea) (Alberti G. e On-garo L. 2008).I motori muscolari che promuovono queste due fasi sono numerosi: la fase inspiratoria è caratte-rizzata da un’espansione verso il basso e succes-sivamente antero-laterale del ventaglio costale, dettata dalla contrazione primaria del muscolo diaframma, le cui origini sono le ultime sei coste, il processo xifoideo dello sterno e le porzioni laterali

Luca Cavaggioni, Lucio Ongaro, Giampietro AlbertiDipartimento di Scienze Biomediche per la Salute, Università degli Studi di Milano

GIAMPIETRO ALBERTIProfessore Associato di Metodi e Didattiche delle Attività SportiveFacoltà di Scienze Motorie, Dipartimento di Scienze Biomediche per la SaluteUniversità degli Studi di [email protected]

R

LUCA CAVAGGIONILaurea Magistrale in Scienza Tecnica e Didattica dello Sport, Dottorando in Scienze dello Sport, Università degli Studi di Milano

ESPIRAZIONE & STABILITÀ: un approccio innovativo di “core training”

PUBBLICATOPUB

BLIC

ATO

PUBBLICAT

O

PRIMA VO

LTA

PRIMA VOLTA

PRIM

A V

OLTA

LAVORO

ORIGINALE

PER

S&C

LUCIO ONGAROMaitrîse in Sciences et Techniques des Activites Physiques et Sportives, Università di BorgognaDocente di Allenamento respiratorio e posture funzionali alle tecniche sportive nel Corso di laurea in Scienza, Tecnica e Didattica dello Sport, Facoltà di Scienze Motorie, Università degli Studi di Milano

Introduzione: la “core stability”

Page 9: Pagine da strength & conditioning 9

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 47

S&

C (It

a) n

.9,

Lugl

io-S

ette

mbr

e 2

01

4, pp

. 4

7-4

9

1. Incrementare le sinergie muscolari per migliorare l’applicabilità della forza:• I cambi di decubito• I cambi di atteggiamento• La direzione vettoriale del carico

VINCENZO CANALIDocente a.c. di posturologia applicata allo sport nel corso di Teoria e Metodologia dell’attività motoria - Scienze Motorie - Facoltà di Medicina e Chirurgia Università di Parma.Tecnico IAAF (Fed. Internazionale Atletica Leggera) e preparatore posturale di Elena Isimbaeva, campionessa olimpica di salto con l’asta ad Atene 2004 e a Pechino 2008. È anche titolare di quattro brevetti internazionali di macchine isotoniche a rotazione e posturali “defense”, per il potenziamento muscolare e per la mobilità articolare.Nella sua carriera di preparatore posturale e di ginnastica annovera anche gli olimpionici Gibilisco, Baldini, Di Martino e la collaborazione con varie squadre nazionali e federazioni sportive.

roposta di sviluppo di un progetto di ginnasticaposturale come prevenzione dei traumi da carico iterativo

P

Vincenzo Canali

Continua la sua collaborazione

con S&C Vincenzo Canali

per almeno 3 articoli

originali, per tutto il 2014.

TERZA PARTE

Le azioni muscolari, nella vita di relazione e nella specificità dello sport, si avvalgono - nel loro di-venire - di situazioni in continua trasformazione, determinate da alcune variabili.Per costruire, assimilare ed utilizzare le corret-te e necessarie sinergie muscolari nei passaggi eccentrici statici e dinamici delle azioni che ogni giorno si compiono, indipendentemente dalla loro intensità, dobbiamo costruire le opportune rea-zioni muscolari, basandoci su principi che condu-cano il soggetto a comprendere la propria postu-ra nella tridimensionalità dell’azione.

La reazione è il prodotto delle compensazioni che l’organismo mette in opera in base alle azio-ni ed alle cause di blocco /dominanza intrinseche alle strutture muscolari, che il soggetto deve affrontare.La reazione è quindi la reale condizione (non la condizione ottimale) che il soggetto utilizza per affrontare la “fase dinamica” della propria vita.La conoscenza dei confini del cambiamento delle condizioni utilizzate per il movimento permette al soggetto di rendere tridimensionale la propria “fase dinamica”, senza deviare dall’applicazione dei rapporti di flesso-estensione.

Valutando, ad esempio, un’azione della vita quoti-diana come il sedersi o l’alzarsi in piedi, dobbiamo considerare che il cambio di atteggiamento coin-volge differenti resistenze muscolari, rispetto ai baricentri tecnici.Il soggetto che compie tale azione potrebbe ave-re differenti attivazioni rispetto alle resistenze opposte all’azione dei baricentri tecnici, nel rap-porto di flesso estensione, quindi le sinergie mu-scolari necessarie potrebbero essere inibite nel passaggio di atteggiamento del corpo, lasciando il posto ad una compensazione di tale carenza.La dinamica che viene sostenuta correttamen-te in una delle fasi del movimento si potrebbe esaurire in un sovraccarico funzionale di una delle strutture compensative in un’altra fase del mo-vimento stesso.

Per poter evitare questo andamento altalenante delle attivazioni muscolari e per rendere più con-creto, effettivo e spendibile l’angolo di passaggio nelle azioni dinamiche, dobbiamo costruire il rico-noscimento muscolare (vedi articolo precedente, S&C 8, aprile-giugno 2014, pp.67-70) e trasfe-rirlo in tre situazioni di allenamento, che diventa-no tre situazioni di apprendimento.

Page 10: Pagine da strength & conditioning 9

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 51

S&

C (It

a) n

.9,

Lugl

io-S

ette

mbr

e 2

01

4,

pp.

51

-54

La prima parte dell’articolo, pubblicato nel precedente numero di S&C (Anno III, n°8, aprile-giugno 2014, pp.71-74), si è chiusa con la descrizione degli strumenti utilizzati per valutare i dati ottenuti nel corso dello studio. Questa seconda parte inizia descrivendo i risultati ottenuti dall’elaborazione dei dati e prosegue con la loro analisi e la relativa discussione.

RISULTATIHEART RATE RESERVE (HRR)

La curva tratteggiata rap-presenta l’intensità au-to-regolata, la curva nera l’alta intensità e la curva grigia l’intensità modera-ta. Ogni curva rappresenta l’andamento della percen-tuale della frequenza cardia-ca di riserva di tutti i sog-getti ad una stessa intensi-tà. I punti rappresentano il campionamento degli ultimi 60 secondi alla fine di ogni fase. Le tre intensità hanno lo stesso andamento, ma a frequenze differenti. Si noti come la frequenza cardiaca aumenta nella fase 1, dimi-nuisce nella fase 2 e rima-ne costante nella fase 3. È presente una differenza si-gnificativa nelle fase 2, ma non ci sono stati effetti si-gnificativi nelle altre fasi. In generale, le risposte fisiolo-giche sono state più elevate nell’alta intensità e nell’au-to-regolata.

ERWAN CODRONS Psicologo, assegnista di ricerca del dipartimento di sanità pubblica, medicina sperimentale e forense.LAMA-CRIAMSUniversità degli Studi di Pavia.

isposte fi siologiche e affettive nel functional training di gruppoIndividuare autonomamente l’intensità ottimale di lavoro è possibile?

R

Erwan Codrons, Luca Marin, Matteo Vandoni

SECONDA PARTE

LUCA MARINDottore inFisioterapia.Docente presso ilCorso di Laurea inScienze Motoriedell’Università degliStudi di Pavia.Docente e Tecnicodella FederazioneItaliana Pesistica.LAMA-CRIAMSUniversità degli Studi di Pavia.

PUBB

LICATO

PUBBLICATO

PUBBLIC

ATO

PRIM

A V

OLT

A

PRIMA V

OLTA

PRIMA VOLTA

LAVORO

ORIGINALE PER

S&C

MATTEO VANDONIRicercatore presso ilDipartimento diSanità Pubblica,MedicinaSperimentale eForense (Universitàdi Pavia).LAMA-CRIAMSUniversità degli Studi di Pavia.

80

60

40

20

0

100

%H

RR

HEART RATE RESERVE (HRR)

Intensità

Auto-regolataModerataAlta

Riscaldamento Fase 1 Fase 2 Fase 3 Defaticamento Fase 4 Post 10

Figura n°1 - Frequenza cardiaca di riserva (%) durante le 3 condizioni di allenamento. I dati sono indicati come media ± SE. Note: *Alta Vs Moderata (p < 0.01); # Auto-regolata Vs Moderata (p < 0.01)

ALLENATORE/PERSONAL TRAINERCorso di 1° livello

La formazionecontinua...

Diventa anche tu

Info: 06/36858593 - [email protected]

ISTRUTTORE/PERSONAL TRAINER SENIORCorso di 2° livello

foto

di:

V.Bi

ffani

PERSONAL TRAINER MASTER-SPORT SPECIALISTCorso di 3° livello

pubbl 2 corsi impag 5_Layout 1 01/08/12 16:42 Pagina 1

Page 11: Pagine da strength & conditioning 9

S&C

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 55

S&

C (It

a) n

.9,

Lugl

io-S

ette

mbr

e 2

01

4,

pp.

55

-65

L’asma è una assai comune e complessa malat-tia cronica infiammatoria delle vie aeree, che si ritiene implichi l’ipersensibilità a vari tipi di sti-moli (8). Benché spesso abbia inizio nell’infanzia, l’asma può colpire soggetti di qualunque età (16). La presentazione tipica di distress respiratorio intermittente, respiro sibilante, dispnea o costri-zione toracica che può verificarsi nel soggetto asmatico deriva direttamente dal restringimento delle vie aeree inferiori (broncocostrizione) causa-to da una combinazione di processi infiammatori, eccessiva produzione di muco e disfunzione della muscolatura liscia all’interno delle vie aeree infe-riori (27). Nei soggetti asmatici, l’infiammazione delle vie aeree sembra facilitare riposte esagera-te di restringimento delle stesse in seguito a vari stimoli (sostanze scatenanti o meccanismi fisici), che possono essere descritte come “iperrespon-sività delle vie aeree” (Airway HyperResponsive-ness, AHR). I vari fattori scatenanti associati al restringimento acuto e cronico delle vie aeree inferiori indotto dall’asma sembrano essere note-volmente diversi, quali esposizione a temperature più basse, aspirina, infezione respiratoria di ori-gine virale, stress, consumo di tabacco, allergeni respiratori e come conseguenza dell’attività fisica (11, 25, 32, 33).Nei soggetti asmatici, l’attività fisica, in quanto fattore scatenante l’AHR, può determinare au-

menti della resistenza delle vie aeree che porta a broncocostrizione non voluta indotta dallo sforzo (Exercise-Induced Bronchoconstriction, EIB). Tut-tavia, benché l’attività fisica possa determinare EIB, il condizionamento fisico e un’attività regolari sono considerati utili nella gestione globale dell’a-sma e aiutano a migliorare il condizionamento car-diorespiratorio, il fitness muscolare e la qualità di vita complessiva. Attualmente si ritiene che l’AHR e l’EIB durante o dopo l’attività fisica non siano strettamente limitate ai soggetti con asma clinicamente diagnosticato. L’EIB ha dimostrato di essere presente in un numero significativo di sog-getti che svolgono attività fisica, compresa quella di tipo ricreativo e negli atleti di élite a cui non era stata in precedenza diagnosticato l’asma (45, 46). È interessante notare che, benché molti dei sintomi comuni dell’asma (tosse, respiro sibilan-te, dispnea, eccessiva produzione di muco e dolore da costrizione toracica) siano osservati anche in soggetti non asmatici con EIB, non è attualmente chiaro se la patogenesi dell’EIB sia la stessa sia nei soggetti non asmatici che in quelli asmatici. L’asma indotto dall’esercizio fisico (Exercise-In-duced Asthma, EIA) e l’EIB sono termini spesso usati come sinonimi nella letteratura, ma per gli scopi di questa rassegna, in accordo con la Joint Task Force on the Pathogenesis, Prevalence, Dia-gnosis, and Management of EIB, noi definiamo l’EIB come “ostruzione delle vie aeree che si verifica in associazione con lo sforzo in presenza o assenza dell’asma clinicamente riconosciuto” (58).

STEVE M. LASLOVICH è professore ausiliario all’University of St Augustine for Health Sciences.

ttività fi sica e asma: una rassegna

A

Steven M. Laslovich & Joanne M. LaslovichDepartment of Physical Therapy, University of St Augustine for Health Sciences, San Marcos, California (USA)

PAROLE CHIAVEiperresponsività delle vie aeree; infi ammazione; asma indotto dall’attività fi sica; allergene

ORIG: ORIG: LASLOVICH SM & LASLOVICH JM, EXERCISE AND ASTHMA: A REVIEW, S&CJ, VOL.35, N.4, AUGUST 2013, PP. 38-48

JOANNE M. LASLOVICH è professore associato all’University of St Augustine for Health Sciences.

Introduzione

PUBBLICA

TO P

ER L

A PRIMA VOLTA IN

ITALIA1

Page 12: Pagine da strength & conditioning 9

ANDREW A. WEILER è Supervisore del Programma Benessere per la Comunità Salt River Pima-Maricopa Indian e Adjunct Facult, Exercise Science al Scottsdale Community College.

alattia cardiovascolare:tendenze sociali e ruolo del

professionista dell’esercizio fi sico

M

Andrew A. Weiler, MEd1,2 e Brent A. Alvar, PhD3

1Salt River Pima-Maricopa Indian Community, Scottsdale, Arizona; 2Adjunct Faculty, Exercise Science, Scottsdale Community College, Scottsdale, Arizona; e 3Rocky Mountain University of Health Professions, Provo, Utah

PAROLE CHIAVEmalattia cardiovascolare; prescrizione dell’attività fi sica; allenamento contro resistenza; allenamento cardiovascolare; fl essibilità

(ORIG: ANDREW A. WEILER & BRENT A. ALVAR, CARDIOVASCULAR DISEASE: SOCIETAL TRENDS AND THE ROLE OF THE EXERCISE PROFESSIONAL, S&CJ, VOL.35, N.4, AUGUST 2013, PP. 2-10)

BRENT A. ALVARè Associate Dean of Research alla Rocky Mountain University of Health Professions.

PUBBL

ICA

TO P

ER LA PRIMA VOLTA

IN ITALIA

1

69 STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014

S&

C (It

a) n

.9,

Lugl

io-S

ette

mbr

e 2

01

4,

pp.6

9-7

7

S&C

Nel 1945, il numero dei nuovi nati superò quello degli anni precedenti e dal 1946 al 1964 le na-scite aumentarono del 70% rispetto ai 20 anni precedenti. Il cosiddetto “baby boom” del secondo dopoguerra ha quindi prodotto un trend demogra-fico con un grande impatto sulla nostra società e che continuerà fino al 2030, quando l’ultimo nato del periodo compirà 65 anni. Gli americani con al-meno 65 anni di età sono aumentati di 11 volte nel secolo scorso e il loro numero raddoppierà nei primi 30 anni di questo secolo (Figura n.1). Ol-tre al fenomeno del “baby boom” si deve tenere presente che l’aspettativa di vita è aumentata di 29,6 anni (62%). Gli americani con 80 anni e oltre sono il segmento della popolazione statunitense che cresce più velocemente. Stando così le cose, gli americani hanno maggiore probabilità di riceve-re un’istruzione, meno probabilità di essere poveri e maggiore probabilità di soffrire di una malattia cronica e di avere un certo livello di disabilità (54).In seguito all’incremento dell’età della popolazione e della probabilità di essere colpiti da una malattia cronica, negli Stati Uniti il costo sanitario totale è aumentato vertiginosamente. I costi per l’as-sistenza sanitaria continuano ad aumentare più velocemente di qualunque altro bene o servizio. L’attuale orientamento della ripartizione dei costi che assegna maggiore responsabilità in termini

di finanziamento e gestione della malattia spin-gerà un numero maggiore di consumatori verso l’attività fisica, ovvero il singolo intervento più significativo contro la perdita della funzionalità e la progressione della malattia. Come illustra-to dall’ultima elezione presidenziale e dall’attua-le attività del Congresso, fare fronte ai costi per l’assistenza sanitaria continuerà a rappresentare uno dei problemi più pressanti degli Stati Uniti nel prossimo futuro (52).Con l’invecchiamento della società, l’aumento dei costi per l’assistenza sanitaria, la riduzione della mortalità correlata alle malattie cardiovascolari (CVD) (senza un cambiamento della prevalenza) e un aumento del rischio correlato allo stile di vita, vi sarà una maggiore richiesta di operatori sa-nitari ausiliari che posseggano le conoscenze, le competenze e le capacità per aiutare le persone a mantenere la salute e la qualità di vita. Esistono innumerevoli pubblicazioni che dimostrano i bene-fici dell’attività e dell’esercizio fisico pubblicate da enti statali, così come da autorevoli agenzie che si occupano dell’attività e dell’esercizio fisico (10, 17, 18, 39). Stando così le cose, i cosiddetti “baby boomers” sono interessati ai modi per man-tenere la salute, la l’efficienza fisica e uno stile di vita attivo e per prevenire lo sviluppo di malattie croniche come la CVD e/o a gestirle.

PESISTICASPORT PER TUTTI GLI SPORT

WWW.FEDERPESISTICA.IT

seguici su :

Page 13: Pagine da strength & conditioning 9

STRENGTH & CONDITIONING. Per una scienza del movimento dell’uomo Anno III - Numero 9 / Luglio-Settembre 2014 79

S&

C (It

a) n

.9,

Lugl

io-S

ette

mbr

e 2

01

4,

pp.

79

-82

WILLIAM J.HANNEY è assistant professor nel programma di terapia fi sica all’Università della Florida Centrale.

PATRICK S. PABIAN è istruttore e coordinatore accademico di istruzione clinica all’Università della Florida Centrale.

MATTHEW T. SMITH è medico di medicina fi sica e riabilitazione allo Spine Health Institute del Florida Hospital.

CHETAN K. PATEL è chirurgo della colonna vertebrale allo Spine Health Institute del Florida Hospital.

S&C

PREFERENZA PER LA POSIZIONE NEUTRA

Infine, alcuni soggetti possono preferire una posizione più neutra. Tali soggetti riferiscono una riduzio-ne dei sintomi quando il bacino è allineato in posizione neutra (ovvero una posizione tra la flessione e l’estensione). Se questo è il caso, gli esercizi di riscaldamento possono comprendere il bracing addo-minale in posizione pelvica neutra [vedi oltre per la spiegazione, NdT]. Per raggiungere una posizione neutra, eseguire un’anteroversione e una retroversione del bacino fino a trovare una posizione comoda di mezzo mantenendo una leggera lordosi. Questo aiuta a mantenere la naturale curva secondaria della colonna vertebrale ed è la posizione di minimo stress che aiuta ad aumentare l’attività della muscola-tura di stabilizzazione (31). Questa posizione è particolarmente utile per i soggetti con la muscolatura del core instabile o debole. Le condizioni associate a una preferenza per la posizione neutra compren-dono i disturbi spondilolitici o le patologie artritiche e degenerative. Con queste condizioni, l’obiettivo è di porre la minima quantità di forza possibile sulla colonna vertebrale.

Bracing addominaleIl bracing addominale è una tecnica per aumentare la stabili-tà della parte centrale durante l’attività fisica (31). Questo è particolarmente importante quando una persona solleva degli oggetti, attività che può sottoporre a stress la colonna vertebrale. Prima dell’esecuzione del bracing, è importante che il bacino del soggetto sia in una posizione relativamente neutra. Dopo avere assunto una comoda posizione neutra, impegnare i muscoli addominali e obliqui come se si doves-se fortificare la parte centrale mentre si stringono legger-mente i glutei (Figura 10). Il bracing addominale deve essere un’attività preliminare a qualunque esercizio di sollevamento, di piegamento o di squat e deve essere mantenuto per tut-ta l’esecuzione dell’esercizio [considerazione davvero fonda-mentale, NdT].

N.B. Conflitti di interessee fonti di finanziamento: gli autori riferiscono che non vi è alcun conflitto di interesse e alcuna fonte di finanziamento.

PUBBLICAT

O P

ER L

A PRIMA VOLTA IN ITALIA1

SECONDA PARTE

olore lombare: considerazioni sul

movimento per l’attività fi sica e l’allenamento

D

William J. Hanney, PT, DPT, PhD, CSCS,1 Patrick S. Pabian, PT, DPT, CSCS,1 Matthew T. Smith, MD,2 and Chetan K. Patel, MD2

1Program in Physical Therapy, University of Central Florida, Orlando, Florida; and 2Spine Health Institute, Florida Hospital Medical Group, Altamonte Springs, Florida

Figura 10. Bracing addominale.


Recommended