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Papisanti

Date post: 12-Mar-2016
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di VITTORIO EMILIANI L a contemporanea santifi- cazione di due papi co- me Giovanni XXIII e Gio- vanni Paolo II rappresenta, credo, un unicum nella storia della Chiesa e anche per que- sto ne proietta però una imma- gine di forza, di unità. Difficile infatti immaginare due ponte- fici più diversi, per estrazione sociale, formazione e cultura religiosa, esperienza diploma- tica. Per papa Wojtyla salì im- mediata al cielo l’invocazione di massa: “Santo subito” e san- to sarà proclamato a meno di dieci anni dalla scomparsa, davvero pochi per la tradizio- ne cattolica. Mentre papa Ron- calli è mancato nel 1963 e, no- nostante che risultasse uno fra i papi più amati (almeno dai ceti più umili e dai cattolici e dai laici più legati al Concilio Vaticano II da lui voluto), la sua elevazione agli altari si completa dopo mezzo secolo. Neppure l’ori- gine sociale li accomunava: il bergama- sco Roncalli veniva infatti dalla campa- gna di Sotto il Monte e aveva ancora fratelli contadini, men- tre Wojtyla era figlio di un ex ufficiale asburgico, anche se poi aveva voluto vivere un’esperienza operaia. Popolarità in comune. Dato co- mune a entrambi è stata la quasi immediata e planetaria popolarità legata anche a una straordinaria capacità di co- municazione con le masse dei credenti e non. Roncalli dove- va rompere gli schemi venen- do dopo un pontefice molto romano, aristocratico, ierati- co, chiuso, anche teologica- mente, dentro le Mura Vatica- ne, come Eugenio Pacelli, per tanti versi ancora un enigma. Giovanni XXIII aveva tratti di bonomia così veritieri da met- tere in ombra persino una pre- parazione e una esperienza di- plomatica raffinata e comples- sa esercitatasi in Paesi di mino- ranza per la Chiesa cattolica (Bulgaria e Turchia) e nella Francia dopo Vichy che aveva visto i vescovi pesantemente compromessi col governo col- laborazionista (il Nunzio Ron- calli fu incredibilmente bravo nel ritessere quella tela lacera- ta). Così come ad Ankara ave- va concorso a salvare migliaia di ebrei in fuga, mentre Pio XII almeno ufficialmente taceva. Il contatto con i fedeli. Per Wojtyla, dopo il problematico, intellettuale, inquieto Montini (Paolo VI), fu più facile stabili- re un personale contatto con masse di fedeli che aspirava- no, in anni difficili, fra terrori- smo e guerra fredda, a identifi- care un padre forte, energico, rassicurante, persino guerrie- ro sotto certi aspetti. Era anco- ra in piedi l’odioso Muro di Berlino e allo smantellamento dell’Impero sovietico dedicò tanta parte dei propri sforzi al fine di liberare l’amata Polonia da quel giogo. Anche in questo campo tante diversità: Giovan- ni XXIII si era molto giovato – oltre che della propria espe- rienza di Nunzio all’estero – di una diplomazia vaticana ad al- to livello che, partendo da Montini e Tardini, giungeva ai fratelli Cicognani e più oltre al segretario di Stato, Agostino Casaroli, e al suo ministro de- gli Esteri, Achille Silvestrini. Mentre Giovanni Paolo II ne fece a meno e gestì di fatto in proprio la più parte delle stra- tegie internazionali avendo successo nella “spallata” all’or- mai crollante Unione Sovieti- ca e ai regimi satelliti, ma la- sciando nell’America cen- tro-meridionale una Chiesa di- visa fra i governi militari e l’op- posizione vicina talora ai grup- pi rivoluzionari. Certo è che un arcivescovo martire, ucciso sull’altare, il salvadoregno Óscar Romero, non fu proposto ad esempio e la sua causa di canonizzazione è stata sbloccata solo ora, da papa Francesco. Wojtyla ebbe anche numerosi contrasti con le altre Chiese. Ora tocca a Bergoglio. All’atto della sua elevazione alla catte- dra di Pietro si disse che sareb- be stato un papa “spiritualista” e ciò risultò in buona parte vero. Tuttavia, se Paolo VI mise mano a un ritoc- co della Chiesa post-conciliare che aveva non pochi spunti di restaurazione, Giovanni Paolo II completò in quel senso il cantiere. Per cui rimase viva la nostalgia per la scelta di Gio- vanni XXIII realizzata con la svolta del Concilio Vaticano II coinvolgendo credenti di tutte le religioni, agnostici, laici. Si era avviato un percorso di ri- strutturazione della storica isti- tuzione che ora papa Bergo- glio sta riprendendo con la for- za e la serenità di chi ha la raffi- nata cultura del gesuita e la concreta conoscenza del mon- do di un vero pastore di ani- me. Con un’apertura umana e teologica che spesso sorpren- de e che unifica i due papi san- ti e il papa dimissionario, Be- nedetto XVI. Il cui ruolo di grande equili- brio non va dimenticato. ©RIPRODUZIONE RISERVATA NELLA SECONDA DELL’INSERTO Papa Giovanni XXIII il ritratto NELLA TERZA DELL’INSERTO Roncalli raccontato da monsignor Capovilla NELLA QUARTA DELL’INSERTO Papa Giovanni Paolo II il ritratto NELLA QUINTA DELL’INSERTO Wojtyla raccontato da monsignor Dziwicsz Album Due papi santificati insieme. Non era mai successo, e a Roma e in Vaticano fervono i preparativi celebrare adeguatamente lo storico evento. In calendario, veglie, incontri di preparazione sulla vita e le opere di Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII; una “Notte bianca di preghiera”; potenziamento delle opere di carità per i poveri; ma niente megafeste e raduni oceanici in stile Giubileo del 2000. «Queste canonizzazioni saranno per Roma un evento spirituale, un evento sicuramente di popolo, ma solo ed essenzialmente spirituale», sottolinea il cardinale vicario Agostino Vallini. Sabato 26 dalle 21 veglia a San Giovanni in Laterano con i pellegrini bergamaschi e “Notte bianca di preghiera” in undici chiese romane, dove si pregherà e si leggeranno gli scritti più significativi (encicliche, lettere pastorali, omelie) dei due pontefici. Il rito di domenica 27 inizierà alle 10 presieduto da papa Francesco affiancato da 1.000 concelebranti e da 700 ministranti per la distribuzione della comunione. È stato invitato anche Joseph Ratzinger, il papa emerito Benedetto XVI. Il reliquario di Giovanni Paolo II sarà lo stesso della beatificazione e ne è stato realizzato uno gemello per Giovanni XXIII. Alla celebrazione saranno presenti le due miracolate da Karol Wojtyla: la suora francese guarita dal Parkinson e la costaricana Floribeth Mora Diaz, guarita dalla rottura di un aunerisma. Nessuna previsione sull’affluenza: «Arriveranno in tanti, ma cifre non ne facciamo», precisa il cardinale Vallini. Piazza San Pietro e via della Conciliazione saranno comunque piene (in media vi possono confluire circa 300 mila persone) e la cerimonia sarà proiettata su diversi mega schermi intorno al Vaticano e trasmessa in diretta tv in tutto il mondo dal Centro televisivo vaticano diretto da monsignor Dario Viganò. Come pure on line attraverso il sito www.2papisanti.org, il portale www.karol-wojtyla.org, Facebook, Twitter e Youtube. Alla cerimonia invitato anche Benedetto XVI ALL’INTERNO servizi di ORAZIO LA ROCCA DOMENICA LA CELEBRAZIONE PER GIOVANNI PAOLO II E GIOVANNI XXIII PAPI E SANTI
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Page 1: Papisanti

di VITTORIO EMILIANI

L a contemporanea santifi-cazione di due papi co-me Giovanni XXIII e Gio-

vanni Paolo II rappresenta,credo, un unicum nella storiadella Chiesa e anche per que-sto ne proietta però una imma-gine di forza, di unità. Difficileinfatti immaginare due ponte-fici più diversi, per estrazionesociale, formazione e culturareligiosa, esperienza diploma-tica. Per papa Wojtyla salì im-mediata al cielo l’invocazionedi massa: “Santo subito” e san-to sarà proclamato a meno didieci anni dalla scomparsa,davvero pochi per la tradizio-ne cattolica. Mentre papa Ron-calli è mancato nel 1963 e, no-nostante che risultasse uno frai papi più amati (almeno daiceti più umili e dai cattolici edai laici più legati al ConcilioVaticano II da lui voluto), lasua elevazione agli altari sicompleta dopo mezzo secolo.Neppure l’ori-gine sociale liaccomunava:il bergama-sco Roncalliveniva infattidalla campa-

gna di Sotto il Monte e avevaancora fratelli contadini, men-tre Wojtyla era figlio di un exufficiale asburgico, anche sepoi aveva voluto vivereun’esperienza operaia.Popolarità in comune. Dato co-mune a entrambi è stata laquasi immediata e planetariapopolarità legata anche a unastraordinaria capacità di co-municazione con le masse deicredenti e non. Roncalli dove-va rompere gli schemi venen-do dopo un pontefice moltoromano, aristocratico, ierati-co, chiuso, anche teologica-mente, dentro le Mura Vatica-ne, come Eugenio Pacelli, pertanti versi ancora un enigma.Giovanni XXIII aveva tratti dibonomia così veritieri da met-tere in ombra persino una pre-parazione e una esperienza di-plomatica raffinata e comples-sa esercitatasi in Paesi di mino-ranza per la Chiesa cattolica(Bulgaria e Turchia) e nellaFrancia dopo Vichy che aveva

visto i vescovi pesantementecompromessi col governo col-laborazionista (il Nunzio Ron-calli fu incredibilmente bravonel ritessere quella tela lacera-ta). Così come ad Ankara ave-va concorso a salvare migliaiadi ebrei in fuga, mentre Pio XIIalmeno ufficialmente taceva.Il contatto con i fedeli. PerWojtyla, dopo il problematico,intellettuale, inquieto Montini(Paolo VI), fu più facile stabili-re un personale contatto conmasse di fedeli che aspirava-no, in anni difficili, fra terrori-smo e guerra fredda, a identifi-care un padre forte, energico,rassicurante, persino guerrie-ro sotto certi aspetti. Era anco-ra in piedi l’odioso Muro diBerlino e allo smantellamentodell’Impero sovietico dedicòtanta parte dei propri sforzi alfine di liberare l’amata Poloniada quel giogo. Anche in questocampo tante diversità: Giovan-ni XXIII si era molto giovato –oltre che della propria espe-

rienza di Nunzio all’estero – diuna diplomazia vaticana ad al-to livello che, partendo daMontini e Tardini, giungeva aifratelli Cicognani e più oltre alsegretario di Stato, AgostinoCasaroli, e al suo ministro de-gli Esteri, Achille Silvestrini.Mentre Giovanni Paolo II nefece a meno e gestì di fatto inproprio la più parte delle stra-tegie internazionali avendosuccesso nella “spallata” all’or-mai crollante Unione Sovieti-ca e ai regimi satelliti, ma la-sciando nell’America cen-tro-meridionale una Chiesa di-visa fra i governi militari e l’op-posizione vicina talora ai grup-pi rivoluzionari.

Certo è che un arcivescovomartire, ucciso sull’altare, ilsalvadoregno Óscar Romero,non fu proposto ad esempio ela sua causa di canonizzazioneè stata sbloccata solo ora, dapapa Francesco. Wojtyla ebbeanche numerosi contrasti conle altre Chiese.

Ora tocca a Bergoglio. All’attodella sua elevazione alla catte-dra di Pietro si disse che sareb-be stato un papa“spiritualista” e ciò risultò inbuona parte vero. Tuttavia, sePaolo VI mise mano a un ritoc-co della Chiesa post-conciliareche aveva non pochi spunti direstaurazione, Giovanni PaoloII completò in quel senso ilcantiere. Per cui rimase viva lanostalgia per la scelta di Gio-vanni XXIII realizzata con lasvolta del Concilio Vaticano IIcoinvolgendo credenti di tuttele religioni, agnostici, laici. Siera avviato un percorso di ri-strutturazione della storica isti-tuzione che ora papa Bergo-glio sta riprendendo con la for-za e la serenità di chi ha la raffi-nata cultura del gesuita e laconcreta conoscenza del mon-do di un vero pastore di ani-me. Con un’apertura umana eteologica che spesso sorpren-de e che unifica i due papi san-ti e il papa dimissionario, Be-

nedetto XVI.Il cui ruolo digrande equili-brio non vadimenticato.

©RIPRODUZIONE

RISERVATA

NELLASECONDA DELL’INSERTO

PapaGiovanniXXIIIilritratto

NELLATERZADELL’INSERTO

RoncalliraccontatodamonsignorCapovilla

NELLAQUARTADELL’INSERTO

PapaGiovanniPaoloIIilritratto

NELLAQUINTADELL’INSERTO

WojtylaraccontatodamonsignorDziwicsz

Album

Due papi santificati insieme.Non era mai successo, e a Romae in Vaticano fervono ipreparativi celebrareadeguatamente lo storicoevento. In calendario, veglie,incontri di preparazione sullavita e le opere di GiovanniPaolo II e Giovanni XXIII; una“Notte bianca di preghiera”;potenziamento delle opere dicarità per i poveri; ma nientemegafeste e raduni oceanici instile Giubileo del 2000.«Queste canonizzazionisaranno per Roma un eventospirituale, un eventosicuramente di popolo, ma soloed essenzialmente spirituale»,sottolinea il cardinale vicarioAgostino Vallini.Sabato 26 dalle 21 veglia a SanGiovanni in Laterano con ipellegrini bergamaschi e“Notte bianca di preghiera” inundici chiese romane, dove sipregherà e si leggeranno gliscritti più significativi(encicliche, lettere pastorali,omelie) dei due pontefici.Il rito di domenica 27 inizieràalle 10 presieduto da papaFrancesco affiancato da 1.000concelebranti e da 700ministranti per ladistribuzione della comunione.È stato invitato anche JosephRatzinger, il papa emeritoBenedetto XVI. Il reliquario diGiovanni Paolo II sarà lo stessodella beatificazione e ne èstato realizzato uno gemelloper Giovanni XXIII. Allacelebrazione saranno presentile due miracolate da KarolWojtyla: la suora franceseguarita dal Parkinson e lacostaricana Floribeth MoraDiaz, guarita dalla rottura diun aunerisma. Nessunaprevisione sull’affluenza:«Arriveranno in tanti, ma cifrenon ne facciamo», precisa ilcardinale Vallini. Piazza SanPietro e via della Conciliazionesaranno comunque piene (inmedia vi possono confluirecirca 300 mila persone) e lacerimonia sarà proiettata sudiversi mega schermi intornoal Vaticano e trasmessa indiretta tv in tutto il mondo dalCentro televisivo vaticanodiretto da monsignor DarioViganò. Come pure on lineattraverso il sitowww.2papisanti.org, il portalewww.karol-wojtyla.org,Facebook, Twitter e Youtube.

Alla cerimoniainvitato ancheBenedetto XVI

ALL’INTERNO servizi di ORAZIO LA ROCCA

DOMENICA LA CELEBRAZIONE PER GIOVANNI PAOLO II E GIOVANNI XXIII

PAPI E SANTI

Page 2: Papisanti

«È sempre rimastoun giovane prete»Il segretario personale: «Si mosse nell’apparente paradossodel conservatorismo unito all’evangelica apertura al nuovo»

Il futuro pontefice ricevette laberretta cardinalizia il 15 gen-naio 1953 non da Pio XII in Va-ticano ma all’Eliseo dal presi-dente della Repubblica france-se dell’epoca, il socialista eateo professo Vincent Auriol.Auriol reclamò un privilegioplurisecolare dei re di Franciache prevede che il neo porpo-rato si inginocchi davanti al so-vrano in attesa che questi gli

ponga sul capo la berretta.Perché Auriol abbia deciso

per questa cerimonia, esatta-mente non si sa. Fatto sta chelui per primo, a vedere AngeloRoncalli ai suoi piedi, fu presodal panico e accennò ad andar-sene. Allora fu rimproveratocon gli occhi dal capo del ceri-moniale dell’Eliseo e, quindi,imbarazzato, posta la berrettarossa sullo zucchetto del futu-

ro papa, disse: «No, Eminenza,si alzi, si alzi: sono io che deb-bo inginocchiarmi davanti alei». In quegli anni anche i pre-sidenti della Repubblica italia-na Luigi Einaudi e GiovanniGronchi fecero lo stesso con inunzi apostolici che lasciava-no l’Italia. Reclamarono allorail privilegio altri capi di Statocattolici e, tra questi, anche ildittatore spagnolo FranciscoFranco. Qualcosa non andavapiù e il rischio di cortocircuitipolitico-morali consigliò a Pa-olo VI, poco più di dieci annidopo, di abolire per sempre ilprivilegio. (l.f.)

©RIPRODUZIONERISERVATA

Così aprì la Chiesaconservandoi valori tradizionaliUn pontificato breve (meno di cinque anni)ma tanti gesti che sono rimasti nella storia

«È stato un testimone di Cristoin tutta la sua vita, fino a quan-do ci lasciò non come un anzia-no, ma come un bambino di 81anni e sei mesi che dal suo letto,sentendo il calore della gente inpiazza San Pietro, ripeteva co-me in una personalissima pre-ghiera “io li amo e loro mi ama-no, e amo Roma anche per que-sto”. Ma non è giusto definirlopapa buono, perché significhe-rebbe metterlo in contrapposi-zione con altri papi». Il beatoGiovanni XXIII, al secolo AngeloGiuseppe Roncalli, nel ricordodello storico segretario persona-le, Loris Francesco Capovilla,elevato alla dignità cardinaliziada papa Francesco nel suo pri-mo Concistoro, lo scorso febbra-io. Riconoscimento di gran si-gnificato per una persona di 98anni qual è don Capovilla (guaia chiamarlo eminenza o signorcardinale, s’arrabbierebbe), in-serito nel collegio cardinaliziocome memoria storica del pon-tefice del Concilio Vaticano II.

Eminenza, cosa ha provatoquando ha saputo che Giovan-ni XXIII entra nella lunga schie-ra dei santi?

«Per favore non chiamatemieminenza. Sono e sarò sempredon Loris. Alla notizia della san-tificazione mi sono raccolto inpreghiera e sono stato a lungoimmerso nel silenzio. Sono con-tentissimo, ma non per me, perlui, per papa Giovanni che cosìtorna a riprendere il suo postonel cuore della gente, anche seimmagino che non sia mai statodimenticato da nessuno».

Arrivare alla santità è anchepremiare un intero pontifica-to. Non è vero?

«Non ho mai voluto parlaredella beatificazione di papa Gio-vanni. E tanto meno lo faccioora con la santificazione per unsenso di rispetto e pudore. Pre-ferisco, invece, pensare che il ri-conoscimento gli sia stato asse-gnato per la sua lunga testimo-nianza di servitore della Chiesa,un servizio fatto col cuore e conl’animo in tutta la sua vita sem-pre con la dolcezza del padre,col sorriso, con quegli occhi chein qualsiasi momento esprime-vano dolcezza, comprensione,amore. Lui si faceva capire conpoche parole, con espressionisemplici, con quegli occhi cheesprimevano sempre dolcezza ecuriosità tipiche dei bambini.Non si spiega diversamente ilsuccesso che ebbe quel suo di-scorso alla Luna, la sera

dell’inaugurazione del Concilio,quando invitò quanti lo ascolta-vano di fare una carezza ai bam-bini dicendo loro che era la ca-rezza del papa».

Come ricorda papa GiovanniXXIII?

«Pur avendo contribuito adaprire la Chiesa al mondo con-temporaneo col Concilio, perme è stato un prete all’antica, le-gatissimo al terreno solido dellarivelazione cristiana, che sem-pre diede tono e slancio al suo

servizio. Volle essere il prete se-gnato dalla familiarità con Cri-sto, e di null’altro preoccupatose non del nome, del regno e del-la volontà di Dio».

Qual è il segreto di tantoamore per Giovanni XXIII?

«Può sembrare forse inconce-pibile, ma il segreto del successodi Roncalli sta nella matrice tra-dizionale, e dinamica allo stessotempo, della sua formazione ecultura ecclesiastica, nell’appa-rente paradosso tra severo con-

servatorismo e umana ed evan-gelica apertura al nuovo».

Dunque, un grande papa, co-erente e semplice, innamoratodi Cristo e dell’uomo, specie ilpiù sofferente. Una prova?

«Basti pensare che da chieri-co appena quattordicenne ini-zià a scrivere il suo Giornaledell’anima, raccontando pensie-ri personali, confessioni, pre-ghiere quotidiane, continuandoa scriverlo sino a 81 anni, senzamutare temperamento e costu-

me. Roncalli rimase lo stessoprete della giovinezza, con quel-la caratteristica e mai smentitacoerenza di pensiero e di azio-ne».

Eppure per tutti è stato, è esempre sarà il papa buono.

«Per favore, non chiamatelo“papa buono”. È da oltre mezzosecolo che contesto la definizio-ne. Non perché Roncalli non siastato buono. Tutt’altro. L’appel-lativo viene usato in modo im-proprio, quasi per mettere Gio-vanni XXIII in contrapposizionecon chi lo ha preceduto e segui-to, in particolare Pio XII e PaoloVI, che non erano mica“cattivi”...».

Ma come si arrivò a chiamar-lo papa buono?

«È una definizione nata dairomani. 7 marzo 1963: era previ-sta una visita alla parrocchia diSan Tarcisio. C’era la campagnaelettorale e i parrocchiani, colplacet dei partiti, decisero di co-prire i manifesti con teli bianchie la scritta “Evviva il papa buo-no!”. Quell’aggettivo restò».

Lei però è contrario.«I giornali, soprattutto quelli

di destra, usavano questo appel-lativo in realtà per mortificare ilsuo pontificato. Invece, sappia-mo che è stato molto importan-te per la Chiesa e per il mondo,per il Concilio Vaticano II, per lacausa della pace e anche per ilsuo stile. Papa Francesco ha unacapacità di vicinanza alle perso-ne che ricorda quella di Roncal-li». (o.l.r.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA

UNA TRADIZIONE CANCELLATA

In ginocchio dal presidente franceseQuando la berretta cardinalizia veniva consegnata dai capi di Stato

La consegna della berretta cardinalizia

di ORAZIO LA ROCCA

I l papato di Giovanni XXIII,ovvero, i cinque anni chegettarono le basi del rinno-

vamento della Chiesa cattolica.Anni profondamente segnaticon l’indizione di un Concilio, ilVaticano II a 90 anni dal Vatica-no I; con la pubblicazione di en-cicliche per la pace e la fratellan-za tra gli uomini; e appassionatiappelli che scongiurarono, nel1961, lo scoppio di una terzaguerra mondiale per la crisi traUsa e Urss a causa dell’invio deimissili sovietici a Cuba; primiviaggi fuori dalle mura vaticane;primi incontri con gli ebrei diRoma; visite ai carcerati, agliospedali, «carezze ai bambini ditutto il mondo» lanciate in unpoetico discorso alla Luna la se-ra dell’apertura delle assise con-ciliari, con parole commoventi esincere che segnarono un’epo-ca; gesti, parole, pensieri profeti-ci e paterni allo stesso tempoche per la prima volta portaronocredenti e non credenti a defini-re il vescovo di Roma “il papabuono”, un’espressione destina-ta a restare nella storia.Pontificato breve. Sono gli annidel pontificato di Giovanni XXIII(Angelo Giuseppe Roncalli), elet-to papa il 28 ottobre 1958 e mor-to in Vaticano il 3 giugno 1963.Un pontificato breve – quattroanni e otto mesi – durante il qua-le la Chiesa si aprì al mondo con-temporaneo senza rinunziare aivalori della tradizione evangeli-ca, ma mettendo a punto un va-sto e profondo programma dicambiamento che portarono ilcattolicesimo a scrollarsi delleincrostazioni del passato e a do-tarsi di nuovi strumenti pastora-li con cui operare nella società.Strumenti che vanno dall’ecu-menismo al dialogo interreligio-so, dal ruolo dei laici nelle istitu-zioni ecclesiastiche all’introdu-zione delle lingue nazionali nel-le liturgie, dall’apertura agliebrei – abolendo, tra l’altro, l'of-fensiva espressione “Perfidi giu-dei” nelle preghiere pasquali –alla valorizzazione del dialogocon le culture contemporanee,fino alla individuazione di quel-la sorta di strada senza ritornoper la Chiesa cattolica che fu la“scelta preferenziale per i pove-ri” e la messa al bando di ogniforma di violenza, ingiustizia,oppressione, sfruttamento, apartire dalle guerre. Obiettivicentrati grazie alle intuizioni diun anziano pontefice, Giovanni

XXIII, che, dopo essere stato bea-tificato il 3 settembre del 2000, il27 aprile sarà proclamato santoda papa Francesco insieme conGiovanni Paolo II.Le origini. Nato il 25 novembre1881 in una famiglia di contadi-ni a Sotto il Monte (Bergamo),Roncalli fu eletto al soglio di Pie-tro a 78 anni in un Conclave do-ve tra i cardinali era emersa lavolontà di puntare a una figuradi “transizione” (quindi avanticon gli anni), dopo il lungo pon-tificato di Pio XII che aveva gui-dato la Chiesa dal 1939 fino al’58.

Ben presto, però, papa Ron-calli – 260esimo successore diSan Pietro - fece capire che nonsarebbe stato un pontefice "tran-sitorio" e tantomeno "accomo-dante", a partire dalla scelta delnome, Giovanni XXIII, un appel-lativo piuttosto scomodo essen-do stato il nome di un antipapadel 1400. Alla guida della Chiesadi Roma, il futuro pontefice san-to, arriva sulla scia di una lungaesperienza pastorale iniziata co-me segretario del vescovo di Ber-gamo Giacomo Radini-Tede-schi, dopo gli studi conseguiti alseminario minore bergamasco eal Pontificio seminario maggio-re, a Roma, grazie agli aiuti diuno zio e alla vittoria di una bor-sa di studio. Fu ordinato prete il10 agosto 1904 nella chiesa di

Santa Maria in Montesanto dipiazza del Popolo, a Roma. Nel1921 il giovane Roncalli entra alservizio della Santa Sede, su scel-ta di papa Benedetto XV, per oc-cuparsi delle missioni pressoPropaganda Fide. Quattro annidopo, nel 1925, papa Pio XI – do-po la consacrazione episcopale– lo invia in Bulgaria in missionediplomatica. Vi resterà 10 annitessendo, tra l’altro, ottimi rap-porti con la chiesa ortodossa.Gli ebrei salvati. Nel 1934 è pro-mosso arcivescovo e nominatodelegato apostolico in Turchia e

Grecia, dove – nel corso del se-condo conflitto mondiale – siimpegna fortemente per impedi-re le deportazioni degli ebrei neicampi di concentramento. Stes-so impegno svolto, in seguito, aParigi come nunzio apostolico,nel 1944. Grazie alle sue cono-scenze diplomatiche convince ilre della Bulgaria a bloccare untreno pieno di ebrei pronto perpartire in Germania e a salvarnealtre migliaia in Ungheria desti-nati alle camere a gas.A Venezia. Conclusa le missionidiplomatiche, nel 1953 è ordina-

to cardinale e Patriarca di Vene-zia. Qui si rende protagonista dimolti gesti di apertura e di dialo-go con le altre religioni e la cultu-ra contemporanea. Sorprenden-te è il messaggio inviato al con-gresso del Partito socialista con-vocato a Venezia. Un fatto asso-lutamente inedito. Mai prima diRoncalli, un Patriarca aveva in-viato un messaggio al congressodi un partito di sinistra.Papa. Nell’ottobre del 1958 l’ele-zione papale, che porterà Gio-vanni XXIII a compiere una lun-ga serie di gesti altrettanto inedi-

ti come la nomina dei primi car-dinali in Africa e nelle Filippine,e la canonizzazione del primosanto dalla pelle scura, MartinDe Porres. Altre novità, la primavisita papale ai piccoli malatidell’ospedale Bambino Gesù ilgiorno di Natale, e a Santo Stefa-no la prima visita di un papa aicarcerati di Regina Coeli. Com-plessivamente, papa Roncalliuscì dal Vaticano 152 volte, dan-do il via alle tradizionali visite al-le parrocchie e agli altri ospeda-li, dove si recò anche in incogni-ta per trovare qualche amico ri-

coverato.In treno ad Assisi. Storico il pri-mo viaggio in treno per Loretoed Assisi dove si reca per affidarealla Madonna e a San Francescol’avvio del Concilio Vaticano II.Tra le personalità ricevute in Va-ticano, grande clamore e sorpre-sa suscita l'udienza concessa al-la figlia del leader sovietico Kru-scev, Rada, accompagnata dalmarito Alexei Adzubej, che glimanifestano tutto il loro apprez-zamento per il suo impegno perla pace. Impegno che GiovanniXXIII aveva messo in pratica conl’appello «a tutti gli uomini dibuona volontà» in occasione del-la crisi di Cuba del 1961 e nel1963, poco prima di morire, conl’enciclica Pacem in Terris.La fine. Il 3 giugno la morte, do-po una lunga agonia tra atrocisofferenze che Giovanni XXIII af-fronta con serenità, incoraggian-do persino chi intorno a lui pian-ge, come il segretario Loris Ca-povilla: «Perché piangete? Que-sto è un momento di gioia...».Per la beatificazione si dovràaspettare il 2000, quando gli ver-rà riconosciuta la guarigione mi-racolosa di una suora. Per la san-tificazione, papa Francesco – inderoga alle norme canoniche –ha dato il placet senza attendereil riconoscimento di un secondomiracolo.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Io gli passavosoldi, vestiti, cibo,medicine per gliebrei ... Credo cheche 24mila ebreisiano stati aiutatida lui.Ambasciatoretedesco ad Ankara

Santità, le paroledi speranza che hapronunciato ogginel nostro carcerevalgono davveroanche per me?Detenuto del carceredi Regina Coeliche si buttò ai suoi piedi

La prego diaccettare gli augurie le congratulazioniper la sua costantelotta per la pace

Leader Unione sovieticain occasione dell’enciclica“Pacem in terris” (1963)

Quando sirivolgeva a deicomunisti sirivolgevaveramente a dellepersone come lui.

Poeta registae intellettuale

Era pieno dihumor, allegro enell’insieme, unvero figliopopolare delRisorgimento.

Diplomaticosvizzero

HANNO DETTO DI LUI

detenuto nikita kruscev p.PAOLO pasolini c. BurckhardtFRANZ VON PAPEN

rapporti con gli ortodossi

Grande diplomatico■■ Rappresentò la Chiesa inBulgaria, in Turchia e inFrancia prima e dopo laSeconda guerra mondiale:ricorrendo a status e abilitàsalvò migliaia di ebrei.

PAPA GIOVANNI XXIII » IL RITRATTO

Monsignor Loris Francesco Capovilla

L’INTERVISTA »MONSIGNOR LORIS FRANCESCO CAPOVILLA

« « « « «

per la prima volta

Cardinale e santo neri■■ Roncalli fu il primo anominare un porporato nero,l’africano Laurean Rugambwa(1960, nella foto), e aconsacrare un santo di colore,Martìn de Porres (1962).

un equivoco doloroso

Non scomunicò Castro■■ All’inizio del 1962 sisparse la voce che il papaavesse scomunicato il leadercubano. Non era vero ma nonritenuta opportuna unasmentita. Roncalli ne soffrì.

L’11 ottobre 1962

Il discorso della Luna■■ Il pontefice quel giornonon voleva più intervenirema, vista la folla, parlò dellaLuna e chiese una carezza peri bambini: fece il discorso piùfamoso di tutti i tempi.

da SOTTO IL MONTE (BERGAMO)

Famiglia di mezzadri■■ Quarto di tredici figli diGiovanni Battista Roncalli eMarianna Mazzola nacquepoverissimo e studiò inseminario solo per l’aiutoeconomico di uno zio.

22 Album GAZZETTA MARTEDÌ 22 APRILE 2014

Page 3: Papisanti

«È sempre rimastoun giovane prete»Il segretario personale: «Si mosse nell’apparente paradossodel conservatorismo unito all’evangelica apertura al nuovo»

Il futuro pontefice ricevette laberretta cardinalizia il 15 gen-naio 1953 non da Pio XII in Va-ticano ma all’Eliseo dal presi-dente della Repubblica france-se dell’epoca, il socialista eateo professo Vincent Auriol.Auriol reclamò un privilegioplurisecolare dei re di Franciache prevede che il neo porpo-rato si inginocchi davanti al so-vrano in attesa che questi gli

ponga sul capo la berretta.Perché Auriol abbia deciso

per questa cerimonia, esatta-mente non si sa. Fatto sta chelui per primo, a vedere AngeloRoncalli ai suoi piedi, fu presodal panico e accennò ad andar-sene. Allora fu rimproveratocon gli occhi dal capo del ceri-moniale dell’Eliseo e, quindi,imbarazzato, posta la berrettarossa sullo zucchetto del futu-

ro papa, disse: «No, Eminenza,si alzi, si alzi: sono io che deb-bo inginocchiarmi davanti alei». In quegli anni anche i pre-sidenti della Repubblica italia-na Luigi Einaudi e GiovanniGronchi fecero lo stesso con inunzi apostolici che lasciava-no l’Italia. Reclamarono allorail privilegio altri capi di Statocattolici e, tra questi, anche ildittatore spagnolo FranciscoFranco. Qualcosa non andavapiù e il rischio di cortocircuitipolitico-morali consigliò a Pa-olo VI, poco più di dieci annidopo, di abolire per sempre ilprivilegio. (l.f.)

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Così aprì la Chiesaconservandoi valori tradizionaliUn pontificato breve (meno di cinque anni)ma tanti gesti che sono rimasti nella storia

«È stato un testimone di Cristoin tutta la sua vita, fino a quan-do ci lasciò non come un anzia-no, ma come un bambino di 81anni e sei mesi che dal suo letto,sentendo il calore della gente inpiazza San Pietro, ripeteva co-me in una personalissima pre-ghiera “io li amo e loro mi ama-no, e amo Roma anche per que-sto”. Ma non è giusto definirlopapa buono, perché significhe-rebbe metterlo in contrapposi-zione con altri papi». Il beatoGiovanni XXIII, al secolo AngeloGiuseppe Roncalli, nel ricordodello storico segretario persona-le, Loris Francesco Capovilla,elevato alla dignità cardinaliziada papa Francesco nel suo pri-mo Concistoro, lo scorso febbra-io. Riconoscimento di gran si-gnificato per una persona di 98anni qual è don Capovilla (guaia chiamarlo eminenza o signorcardinale, s’arrabbierebbe), in-serito nel collegio cardinaliziocome memoria storica del pon-tefice del Concilio Vaticano II.

Eminenza, cosa ha provatoquando ha saputo che Giovan-ni XXIII entra nella lunga schie-ra dei santi?

«Per favore non chiamatemieminenza. Sono e sarò sempredon Loris. Alla notizia della san-tificazione mi sono raccolto inpreghiera e sono stato a lungoimmerso nel silenzio. Sono con-tentissimo, ma non per me, perlui, per papa Giovanni che cosìtorna a riprendere il suo postonel cuore della gente, anche seimmagino che non sia mai statodimenticato da nessuno».

Arrivare alla santità è anchepremiare un intero pontifica-to. Non è vero?

«Non ho mai voluto parlaredella beatificazione di papa Gio-vanni. E tanto meno lo faccioora con la santificazione per unsenso di rispetto e pudore. Pre-ferisco, invece, pensare che il ri-conoscimento gli sia stato asse-gnato per la sua lunga testimo-nianza di servitore della Chiesa,un servizio fatto col cuore e conl’animo in tutta la sua vita sem-pre con la dolcezza del padre,col sorriso, con quegli occhi chein qualsiasi momento esprime-vano dolcezza, comprensione,amore. Lui si faceva capire conpoche parole, con espressionisemplici, con quegli occhi cheesprimevano sempre dolcezza ecuriosità tipiche dei bambini.Non si spiega diversamente ilsuccesso che ebbe quel suo di-scorso alla Luna, la sera

dell’inaugurazione del Concilio,quando invitò quanti lo ascolta-vano di fare una carezza ai bam-bini dicendo loro che era la ca-rezza del papa».

Come ricorda papa GiovanniXXIII?

«Pur avendo contribuito adaprire la Chiesa al mondo con-temporaneo col Concilio, perme è stato un prete all’antica, le-gatissimo al terreno solido dellarivelazione cristiana, che sem-pre diede tono e slancio al suo

servizio. Volle essere il prete se-gnato dalla familiarità con Cri-sto, e di null’altro preoccupatose non del nome, del regno e del-la volontà di Dio».

Qual è il segreto di tantoamore per Giovanni XXIII?

«Può sembrare forse inconce-pibile, ma il segreto del successodi Roncalli sta nella matrice tra-dizionale, e dinamica allo stessotempo, della sua formazione ecultura ecclesiastica, nell’appa-rente paradosso tra severo con-

servatorismo e umana ed evan-gelica apertura al nuovo».

Dunque, un grande papa, co-erente e semplice, innamoratodi Cristo e dell’uomo, specie ilpiù sofferente. Una prova?

«Basti pensare che da chieri-co appena quattordicenne ini-zià a scrivere il suo Giornaledell’anima, raccontando pensie-ri personali, confessioni, pre-ghiere quotidiane, continuandoa scriverlo sino a 81 anni, senzamutare temperamento e costu-

me. Roncalli rimase lo stessoprete della giovinezza, con quel-la caratteristica e mai smentitacoerenza di pensiero e di azio-ne».

Eppure per tutti è stato, è esempre sarà il papa buono.

«Per favore, non chiamatelo“papa buono”. È da oltre mezzosecolo che contesto la definizio-ne. Non perché Roncalli non siastato buono. Tutt’altro. L’appel-lativo viene usato in modo im-proprio, quasi per mettere Gio-vanni XXIII in contrapposizionecon chi lo ha preceduto e segui-to, in particolare Pio XII e PaoloVI, che non erano mica“cattivi”...».

Ma come si arrivò a chiamar-lo papa buono?

«È una definizione nata dairomani. 7 marzo 1963: era previ-sta una visita alla parrocchia diSan Tarcisio. C’era la campagnaelettorale e i parrocchiani, colplacet dei partiti, decisero di co-prire i manifesti con teli bianchie la scritta “Evviva il papa buo-no!”. Quell’aggettivo restò».

Lei però è contrario.«I giornali, soprattutto quelli

di destra, usavano questo appel-lativo in realtà per mortificare ilsuo pontificato. Invece, sappia-mo che è stato molto importan-te per la Chiesa e per il mondo,per il Concilio Vaticano II, per lacausa della pace e anche per ilsuo stile. Papa Francesco ha unacapacità di vicinanza alle perso-ne che ricorda quella di Roncal-li». (o.l.r.)

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UNA TRADIZIONE CANCELLATA

In ginocchio dal presidente franceseQuando la berretta cardinalizia veniva consegnata dai capi di Stato

La consegna della berretta cardinalizia

di ORAZIO LA ROCCA

I l papato di Giovanni XXIII,ovvero, i cinque anni chegettarono le basi del rinno-

vamento della Chiesa cattolica.Anni profondamente segnaticon l’indizione di un Concilio, ilVaticano II a 90 anni dal Vatica-no I; con la pubblicazione di en-cicliche per la pace e la fratellan-za tra gli uomini; e appassionatiappelli che scongiurarono, nel1961, lo scoppio di una terzaguerra mondiale per la crisi traUsa e Urss a causa dell’invio deimissili sovietici a Cuba; primiviaggi fuori dalle mura vaticane;primi incontri con gli ebrei diRoma; visite ai carcerati, agliospedali, «carezze ai bambini ditutto il mondo» lanciate in unpoetico discorso alla Luna la se-ra dell’apertura delle assise con-ciliari, con parole commoventi esincere che segnarono un’epo-ca; gesti, parole, pensieri profeti-ci e paterni allo stesso tempoche per la prima volta portaronocredenti e non credenti a defini-re il vescovo di Roma “il papabuono”, un’espressione destina-ta a restare nella storia.Pontificato breve. Sono gli annidel pontificato di Giovanni XXIII(Angelo Giuseppe Roncalli), elet-to papa il 28 ottobre 1958 e mor-to in Vaticano il 3 giugno 1963.Un pontificato breve – quattroanni e otto mesi – durante il qua-le la Chiesa si aprì al mondo con-temporaneo senza rinunziare aivalori della tradizione evangeli-ca, ma mettendo a punto un va-sto e profondo programma dicambiamento che portarono ilcattolicesimo a scrollarsi delleincrostazioni del passato e a do-tarsi di nuovi strumenti pastora-li con cui operare nella società.Strumenti che vanno dall’ecu-menismo al dialogo interreligio-so, dal ruolo dei laici nelle istitu-zioni ecclesiastiche all’introdu-zione delle lingue nazionali nel-le liturgie, dall’apertura agliebrei – abolendo, tra l’altro, l'of-fensiva espressione “Perfidi giu-dei” nelle preghiere pasquali –alla valorizzazione del dialogocon le culture contemporanee,fino alla individuazione di quel-la sorta di strada senza ritornoper la Chiesa cattolica che fu la“scelta preferenziale per i pove-ri” e la messa al bando di ogniforma di violenza, ingiustizia,oppressione, sfruttamento, apartire dalle guerre. Obiettivicentrati grazie alle intuizioni diun anziano pontefice, Giovanni

XXIII, che, dopo essere stato bea-tificato il 3 settembre del 2000, il27 aprile sarà proclamato santoda papa Francesco insieme conGiovanni Paolo II.Le origini. Nato il 25 novembre1881 in una famiglia di contadi-ni a Sotto il Monte (Bergamo),Roncalli fu eletto al soglio di Pie-tro a 78 anni in un Conclave do-ve tra i cardinali era emersa lavolontà di puntare a una figuradi “transizione” (quindi avanticon gli anni), dopo il lungo pon-tificato di Pio XII che aveva gui-dato la Chiesa dal 1939 fino al’58.

Ben presto, però, papa Ron-calli – 260esimo successore diSan Pietro - fece capire che nonsarebbe stato un pontefice "tran-sitorio" e tantomeno "accomo-dante", a partire dalla scelta delnome, Giovanni XXIII, un appel-lativo piuttosto scomodo essen-do stato il nome di un antipapadel 1400. Alla guida della Chiesadi Roma, il futuro pontefice san-to, arriva sulla scia di una lungaesperienza pastorale iniziata co-me segretario del vescovo di Ber-gamo Giacomo Radini-Tede-schi, dopo gli studi conseguiti alseminario minore bergamasco eal Pontificio seminario maggio-re, a Roma, grazie agli aiuti diuno zio e alla vittoria di una bor-sa di studio. Fu ordinato prete il10 agosto 1904 nella chiesa di

Santa Maria in Montesanto dipiazza del Popolo, a Roma. Nel1921 il giovane Roncalli entra alservizio della Santa Sede, su scel-ta di papa Benedetto XV, per oc-cuparsi delle missioni pressoPropaganda Fide. Quattro annidopo, nel 1925, papa Pio XI – do-po la consacrazione episcopale– lo invia in Bulgaria in missionediplomatica. Vi resterà 10 annitessendo, tra l’altro, ottimi rap-porti con la chiesa ortodossa.Gli ebrei salvati. Nel 1934 è pro-mosso arcivescovo e nominatodelegato apostolico in Turchia e

Grecia, dove – nel corso del se-condo conflitto mondiale – siimpegna fortemente per impedi-re le deportazioni degli ebrei neicampi di concentramento. Stes-so impegno svolto, in seguito, aParigi come nunzio apostolico,nel 1944. Grazie alle sue cono-scenze diplomatiche convince ilre della Bulgaria a bloccare untreno pieno di ebrei pronto perpartire in Germania e a salvarnealtre migliaia in Ungheria desti-nati alle camere a gas.A Venezia. Conclusa le missionidiplomatiche, nel 1953 è ordina-

to cardinale e Patriarca di Vene-zia. Qui si rende protagonista dimolti gesti di apertura e di dialo-go con le altre religioni e la cultu-ra contemporanea. Sorprenden-te è il messaggio inviato al con-gresso del Partito socialista con-vocato a Venezia. Un fatto asso-lutamente inedito. Mai prima diRoncalli, un Patriarca aveva in-viato un messaggio al congressodi un partito di sinistra.Papa. Nell’ottobre del 1958 l’ele-zione papale, che porterà Gio-vanni XXIII a compiere una lun-ga serie di gesti altrettanto inedi-

ti come la nomina dei primi car-dinali in Africa e nelle Filippine,e la canonizzazione del primosanto dalla pelle scura, MartinDe Porres. Altre novità, la primavisita papale ai piccoli malatidell’ospedale Bambino Gesù ilgiorno di Natale, e a Santo Stefa-no la prima visita di un papa aicarcerati di Regina Coeli. Com-plessivamente, papa Roncalliuscì dal Vaticano 152 volte, dan-do il via alle tradizionali visite al-le parrocchie e agli altri ospeda-li, dove si recò anche in incogni-ta per trovare qualche amico ri-

coverato.In treno ad Assisi. Storico il pri-mo viaggio in treno per Loretoed Assisi dove si reca per affidarealla Madonna e a San Francescol’avvio del Concilio Vaticano II.Tra le personalità ricevute in Va-ticano, grande clamore e sorpre-sa suscita l'udienza concessa al-la figlia del leader sovietico Kru-scev, Rada, accompagnata dalmarito Alexei Adzubej, che glimanifestano tutto il loro apprez-zamento per il suo impegno perla pace. Impegno che GiovanniXXIII aveva messo in pratica conl’appello «a tutti gli uomini dibuona volontà» in occasione del-la crisi di Cuba del 1961 e nel1963, poco prima di morire, conl’enciclica Pacem in Terris.La fine. Il 3 giugno la morte, do-po una lunga agonia tra atrocisofferenze che Giovanni XXIII af-fronta con serenità, incoraggian-do persino chi intorno a lui pian-ge, come il segretario Loris Ca-povilla: «Perché piangete? Que-sto è un momento di gioia...».Per la beatificazione si dovràaspettare il 2000, quando gli ver-rà riconosciuta la guarigione mi-racolosa di una suora. Per la san-tificazione, papa Francesco – inderoga alle norme canoniche –ha dato il placet senza attendereil riconoscimento di un secondomiracolo.

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Io gli passavosoldi, vestiti, cibo,medicine per gliebrei ... Credo cheche 24mila ebreisiano stati aiutatida lui.Ambasciatoretedesco ad Ankara

Santità, le paroledi speranza che hapronunciato ogginel nostro carcerevalgono davveroanche per me?Detenuto del carceredi Regina Coeliche si buttò ai suoi piedi

La prego diaccettare gli augurie le congratulazioniper la sua costantelotta per la pace

Leader Unione sovieticain occasione dell’enciclica“Pacem in terris” (1963)

Quando sirivolgeva a deicomunisti sirivolgevaveramente a dellepersone come lui.

Poeta registae intellettuale

Era pieno dihumor, allegro enell’insieme, unvero figliopopolare delRisorgimento.

Diplomaticosvizzero

HANNO DETTO DI LUI

detenuto nikita kruscev p.PAOLO pasolini c. BurckhardtFRANZ VON PAPEN

rapporti con gli ortodossi

Grande diplomatico■■ Rappresentò la Chiesa inBulgaria, in Turchia e inFrancia prima e dopo laSeconda guerra mondiale:ricorrendo a status e abilitàsalvò migliaia di ebrei.

PAPA GIOVANNI XXIII » IL RITRATTO

Monsignor Loris Francesco Capovilla

L’INTERVISTA »MONSIGNOR LORIS FRANCESCO CAPOVILLA

« « « « «

per la prima volta

Cardinale e santo neri■■ Roncalli fu il primo anominare un porporato nero,l’africano Laurean Rugambwa(1960, nella foto), e aconsacrare un santo di colore,Martìn de Porres (1962).

un equivoco doloroso

Non scomunicò Castro■■ All’inizio del 1962 sisparse la voce che il papaavesse scomunicato il leadercubano. Non era vero ma nonritenuta opportuna unasmentita. Roncalli ne soffrì.

L’11 ottobre 1962

Il discorso della Luna■■ Il pontefice quel giornonon voleva più intervenirema, vista la folla, parlò dellaLuna e chiese una carezza peri bambini: fece il discorso piùfamoso di tutti i tempi.

da SOTTO IL MONTE (BERGAMO)

Famiglia di mezzadri■■ Quarto di tredici figli diGiovanni Battista Roncalli eMarianna Mazzola nacquepoverissimo e studiò inseminario solo per l’aiutoeconomico di uno zio.

MARTEDÌ 22 APRILE 2014 GAZZETTA Album 23

Page 4: Papisanti

«Così ho vissutoaccanto a un santo»Il segretario: «Ha speso tutte le energie per liberarel’uomo dalle oppressioni e dai gioghi delle ideologie»

di Ludovico Fraia

Papa Giovanni Paolo II è statoanche protagonista di uno fra ipiù grandi gialli del ventesimosecolo: l’attentato con cui lo sivoleva togliere dalla storia delmondo. Alle 17,17 del 13 mag-gio 1981 l’attentatore turcoMehmet Ali Agca – un espertissi-mo killer – colpì il pontefice, inpiedi sulla papamobile, con due-

proiettili di una pistola Brow-ning calibro 9, da una distanzadi tre metri e mezzo. Il primoproiettile colpì Wojtyla all’addo-me, attraversò l’osso sacro euscì dai lombi; il secondo ruppel’indice della mano sinistra, esfiorò il braccio destro. Nessuncolpo mortale.

Eppure, mai come in questocaso, la fredda realtà criminolo-gica si intreccia all’inevitabile

interpretazione religiosa: quelladel miracolo e, in particolare,della mano invisibile che avreb-be deviato il primo colpo, forsemortale.

Di misteri, del resto, la vicen-da è piena. Per esempio l’esi-stenza di un terzo proiettile maiesaminato dagli inquirenti (for-se sparato da un altro killer), tro-vato sul cofano, della papamobi-le e inserito dallo stesso papasulla corona della Madonna diFatima nel 1984. Per non parla-re dei mandanti di Alì Agca, vivoma silenzioso, dopo essersi fin-to pazzo per anni e aver taciutoanche con il pontefice.

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L’affetto infinitoe i mille gestidel rinnovamentoHa saputo attrarre consensi con gli esempie favorire un profondo cambiamento

«Ho vissuto con un santo», hapiù volte affermato il cardinaleStanislao Dziwicsz, arcivescovodi Cracovia (Polonia), parlandodi Giovanni Paolo II, il papa cheha servito per 40 anni come se-gretario personale e che il 27aprile sarà inserito nella schieradei santi. «È un appuntamento –confida il porporato – che stia-mo aspettando con infinita feli-cità», pur puntualizzando dinon essere stato per nulla sor-preso quando, dopo la scompar-sa di Karol Wojtyla, la sera del 2febbraio 2005, il giorno dei so-lenni funerali in piazza San Pie-tro migliaia di fedeli lo acclama-rono “Santo subito”. Una richie-sta attualizzata in tempi relativa-mente brevi. Sei anni dopo lamorte, il 1˚ giugno 2011, per Gio-vanni Paolo II arrivò l’ora dellabeatificazione. Il 2014 è l’annodella santificazione universale.Quasi un record, che il cardinaleDziwicsz accoglie con una gioiaapparentemente scontata.

Eminenza, Wojtyla predesti-nato sulla via della santità?

«Da tempo vado ripetendoche ho vissuto accanto un santoquando il beato Giovanni PaoloII era in vita. Ora che la Chiesa locanonizza sembra di assistere al-la ratifica di un atto quasi dovu-to, spontaneo, un traguardo cheera stato già deciso in tempi as-sai lontani».

Il sentire popolare lo procla-mò “santo subito”. Lei dice diesser stato testimone della san-tità ancora prima.

«Lo accompagnai fino all’ulti-mo. Si sarebbe potuto pensareche fosse la fine di tutto. In real-tà fu l’inizio di una nuova storia.Morte e funerali divennero cate-chesi emozionante per il mon-do. La santità comincò a parlareloro. La santità è la sintesi di chiera lui e di quello che riuscì acompiere in tutta la sua vita».

Tra i primi a capirlo – oltre alei – è stato papa Francesco chelo ha voluto santificare insie-me con un altro gigante dellaChiesa, Giovanni XXIII.

«E non a caso fin dall’iniziodel pontificato di papa Bergo-glio si è subito notato la grandeaffinità che lo lega alla figura dipapa Roncalli. Dopo nove annidalla scomparsa di Giovanni Pa-olo II arriva per la Chiesa unostraordinario momento di gra-zia con la proclamazione di duepapi santi, legati da una conti-nuità pastorale straordinaria tut-ta legata al Concilio Vaticano II,che ha avuto in Giovanni XXIII il

profetico ideatore e in papaWojtyla il realizzatore».

Wojtyla ha governato la Chie-sa per 27 anni e nell’immagina-rio collettivo è di casa. Ma c’èuna “formula” che fa capire piùa fondo la personalità di uomoe di pastore?

«Sì. È la preghiera la chiavegiusta per capire la personalitàdi Wojtyla. Sin da giovane, e so-prattutto a partire dagli anni buisegnati dalle esperienze della Se-conda guerra mondiale, quando

come tutti i polacchi fu costrettoa sottostare a nazismo e comuni-smo, fu affascinato dalla perso-na di Gesù, il quale entrò nellasua vita e lo conquistò per sé eper il Vangelo. Il giovane disce-polo cominciò un intenso cam-mino spirituale, imponendosiun programma a cui rimase fe-dele».

Un programma osservato an-che nel pontificato?

«Certo. Pregava ogni giornonel suo studio secondo le indica-

zioni del Vangelo. Ma noi tuttiabbiamo avuto l’occasione disentire le sue preghiere nellegrandi celebrazioni a Roma, nel-le chiese, nelle basiliche, neglistadi e nelle piazze dei vari Paesivisitati. Pregava da solo e con co-loro cui prestava servizio. Prega-va come solo un vero pastore safare».

Wojtyla, un grande pontefi-ce, ma anche un grande polac-co che ha dato tanto al suo Pae-se in momenti non facili.

«È stato al servizio del suo Pa-ese e del mondo intero. È statoal servizio dell’uomo, specie ilpiù umile, povero, oppresso,sfruttato e diseredato. Senzaguardare al colore politico, alleappartenenze sociali e alle reli-gioni. Si è speso per il rispettodell’uomo, proclamando la suadignità a partire dal rispetto deidiritti umani, del diritto al lavo-ro, della libertà politica e religio-sa. Impegni e verità professati intutta la sua vita e per tutti i 27 an-ni di pontificato, durante i qualiha scritto encicliche che hannosegnato il corso della storia».

Qual è l’aspetto più caratte-rizzante del pontificato?

«Ha speso tutte le sue energieper liberare l’uomo dalla schia-vitù, dalle oppressioni e dai gio-ghi delle ideologie, nazismo pri-ma e comunismo dopo, avver-tendo, però, che dopo quello diBerlino, c’era un altro Muro daabbattere: sfruttamento dei po-veri, corsa alla ricchezza sfrena-ta dell’Occidente, capitalismo.Lo ha gridato forte senza farsicondizionare da posizioni politi-che».

Un’opera incessante al servi-zio dei più poveri, svolta daWojtyla avendo accanto il fidoStanislao Dziwicsz.

«L’ho servito con l’amore diun figlio verso il padre, standonell’ombra. Ma ora continuo aservirlo, con il primario impe-gno a tenere viva la sua memo-ria. La memoria di un santo». (o.l.r.)

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GLI SPARI IN PIAZZA SAN PIETRO

Quando perdonò il suo attentatoreIl toccante incontro in carcere con Mehmet Ali Agca

Karol Wojtyla con Mehmet Ali Agca

di ORAZIO LA ROCCA

G iovanni Paolo II, il papadei record. Il pontefice«venuto da un paese lon-

tano» – così si autodefinisce lasera dell’elezione, il 16 ottobre1978, quando si presenta per laprima volta in pubblico dallaLoggia della Benedizione dellabasilica di San Pietro – che in cir-ca 27 anni mette a punto una se-rie quasi infinita di gesti profeti-ci che traghetteranno la Chiesaverso il Terzo Millennio, apren-dola definitivamente al mondocontemporaneo.Rottura con la tradizione.Un’opera pastorale svolta in ide-ale continuità con la“rivoluzione” conciliare avviatada Giovanni XXIII, col quale il 27aprile condivide l’ascesa aglionori degli altari col titolo di san-to. In verità, quella calda serad’ottobre – subito dopo l’esitodel voto del Conclave che lo ave-va eletto 263esimo successore diSan Pietro, prendendo il postodi Giovanni Paolo I, il papa dei33 giorni – Wojtyla parla con unitaliano incerto, condizionatodal suo forte naturale accentopolacco. Rompendo il tradizio-nale protocollo che per secoliaveva imposto ai pontefici elettidi limitarsi alla sola benedizionedella folla, senza dire nulla, il pa-pa polacco compie subito unprimo piccolo grande gesto dirottura e di rinnovamento, par-lando come un vecchio amico al-la folla festante radunata in piaz-za e a quanti lo seguono dalla tv.Subito si presenta come vescovodi Roma (la stessa cosa farà papaFrancesco il 13 marzo scorso)spiegando, tra l’altro, che «ven-go di un paese lontano... se misbaglio mi corrigerete!», con evi-dente riferimento alla scarsa di-mestichezza che ha con la lin-gua italiana, handicap che supe-rerà rapidamente.Ex operaio. Ultimo di tre figli, Ka-rol Wojtyla nasce a Wadowice(Polonia), il 18 maggio 1920. A 9anni perde la madre. Il padre èun ufficiale dell’esercito asburgi-co. Durante l’infanzia è chiama-to con l’appellativo Lolek (Car-letto). Vive in stretto rapportocon la comunità ebraica, nellaquale avrà amici fraterni che in-contrerà anche a Roma dopol’elezione papale. Si laureaall’università di Cracovia, dovedurante la guerra per mantener-si agli studi lavora come operaionella fabbrica chimica Solvay.Sfugge per miracolo alla depor-

tazione nazista. Nel 1944 entrain seminario. Due anni dopo èordinato prete e inviato a Romaa studiare alla Pontificia Univer-sità San Tommaso d’Aquino (fu-tura Angelicum) dove si laureain teologia. Torna in Polonia e,dopo un’esperienza in parroc-chia, insegna etica alle universi-tà Jaghellonica e di Lublino. Nel1958 Paolo VI lo nomina vesco-vo ausiliare di Cracovia e poi ar-civescovo titolare. In questa ve-ste partecipa al Concilio. La no-mina cardinalizia è del 1967.Papa prolifico. In 27 anni di pon-tificato – il terzo per durata nellastoria della Chiesa, dietro solo aSan Pietro e a Pio IX – risultapiuttosto problematico elenca-re in modo completo tutte le suegesta, i suoi interventi pubblici eprivati, raccontarne viaggi, ap-pelli, richiami, encicliche. Nes-sun papa prima di lui era statotanto prolifico. In gioventù com-pone, infatti, poesie, scrive com-medie teatrali; recita in teatro esembra che sia stato anche fi-danzato. Da prete e da vescovocollabora con periodici diocesa-ni su tematiche dedicate alle fa-miglie, alla vita di coppia e almondo del lavoro. Nessun papaprima di Wojtyla aveva vissutoesperienze durissime sotto duedittature, nazismo e comuni-smo, prove che porterà semprecon sé per additarle come moni-

ti contro qualsiasi forma di op-pressione, in difesa dei dirittiumani e della libertà, a partireda quella religiosa. Nessun papaprima di Wojtyla era entrato inuna Sinagoga dove, in una me-morabile prolusione del 1986 de-finirà gli ebrei «i nostri fratellimaggiori», chiedendo anche per-dono per «i peccati commessicontro di loro dai cristiani nei se-coli passati».Lui e le altre religioni. Nessun pa-pa prima di Wojtyla aveva per-donato il suo attentatore – il ter-rorista turco Alì Agca – che lo

aveva ferito gravemente in piaz-za San Pietro il 13 maggio 1981,andandolo a visitare in carcere.Instancabile la sua voglia di dia-logo e di incontro, non solo con icattolici, ma anche con le altrereligioni (come ad Assisi nel1986 nel primo storico meetinginterreligioso), e con i giovani,per i quali “inventerà” le Giorna-te mondiali della gioventù.

Giovanni Paolo II, dunque, ilpapa dei record, che – numeri al-la mano – danno l’esatta dimen-sione dell’enorme lavoro svoltodal primo papa non italiano do-

po 455 anni, dai tempi di Adria-no VI (1522-1523), ma anche ilprimo venuto da un paesedell’Est, la Polonia, in pienaguerra fredda e ben undici anniprima della caduta del Muro.Quattordici le encicliche pubbli-cate, tra le quali spicca il tritticodedicato ai problemi del lavoro(Sollicitudo rei socialis, LaboremExercens e Centesimus annus).Lui e i fedeli. I viaggi internazio-nali sono stati 105, sempre con-trassegnati da grandi bagni difolla; molti di più quelli fatti inItalia e, in particolare, a Roma

tra le parrocchie del centro e del-la periferia. Ma il primo viaggiolo fa pochi giorni dopo l’elezio-ne papale del 1978, ad Assisi perconsacrare il pontificato a SanFrancesco. Da qui l’attribuzionea Wojtyla di “papa globetrotter”o di “papa atleta di Dio”, in ri-cordo dei viaggi e delle passionisportive, calcio, canoa, sci, mon-tagna. È record anche in mate-ria di santità: Wojtyla è stato ilpapa più prolifico con 1.338 bea-tificazioni e 482 canonizzazioni.Altro merito di Wojtyla, la pub-blica ostentazione dei suoi pro-

blemi di salute. Malgrado le feri-te dell’attentato, ha subìto un in-tervento per l’asportazione diun tumore benigno, ha convis-suto col Parkinson, ha avuto unintervento alla gola che gli impe-dì di parlare negli ultimi giornidi pontificato, senza mai rinun-ziare alla guida della Chiesa. Lamorte arriva la sera del 2 aprile2005. Ai funerali parteciperannoquasi tutti i capi di Stato davantia una marea di pellegrini calco-lata intorno ai cinque milioni,molti dei quali durante le ese-quie espongono giganteschi car-telloni con scritto “Santo subi-to”.I gesti. Gesti pubblici e persona-li, profondamente profetici, chehanno segnato tutto il pontifica-to wojtyliano e che fanno dire al-lo storico segretario di GiovanniPaolo II, l’attuale cardinale diCracovia Stanislao Dziwicsz,«posso serenamente testimonia-re che ho avuto il privilegio di es-sere vissuto accanto a un santo».Frase ripetuta dal porporato intante occasioni, specialmentedopo la beatificazione del 2011 eche non a caso ha ispirato il tito-lo del libro-intervista “Ho vissu-to con un Santo” (Rizzoli edito-re) scritto con Gian Franco Svi-dercoschi, ex vice direttoredell’Osservatore Romano e deca-no dei vaticanisti.

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È stato il papa deldialogointerreligioso, dellamano tesa al mondoebraico e musulmano,del riconoscimentodei torti.ex direttoreCorriere della Sera

Il bacio del Corano diGiovanni Paolo II,portato in dono dauna delegazioneirachena, nel 1999,ha suscitato un fortesmarrimento pressoi cristianiPolitoga francese

ANNIE LAURENT

Il segreto dellapaternità risiedevanella sua capacità discommettere suigiovani, chespronava per farneemergere lepotenzialitàpostulatore beatificazione

Slawomir Oder

Sapeva ascoltare einteressarsi ditutto. Aveva unmodo simpatico difar notare certecose, perché lapersona capisseRettore dell’universitàLateranense

rino fisichella

Non vorreisottolineare lanecessità della suacanonizzazione ...mi pare che basti latestimonianzastorica della suadedizioneex arcivescovo di Milano

carlo martinipaolo mieli

lotta alla malattia

Vittima del Parkinson■■ Wojtyla combattè con ilterribile morbo fin dal 1991,quando apparve un leggerotremore alla mano sinistra.Seguirono problemi dimovimento e di parola.

PAPA GIOVANNI PAOLO II » IL RITRATTO

Il cardinale Stanislao Dziwicsz

L’INTERVISTA » STANISLAO DZIWICSZ

Papa Giovanni Paolo il 22 febbraio 2001 con l’allora neo cardinale Bergoglio, futuro papa Francesco

«

HANNO DETTO DI LUI

« « « «

come vescovo e arcivescovo

Contributi al concilio■■ Il futuro pontefice (nellafoto da cardinale) partecipòalla stesura di due documentifondamentali quali furonoconsiderati la DignitatisHumanae e la Gaudium et Spes.

pochi i precedenti

Funerali oceanici■■ Le esequie l’8 aprile 2005sei giorni dopo la morte: 200le delegazioni, rappresentantidi tutte le religioni e follaoceanica: una partecipazionedi cinque milioni di persone.

seguendo giovanni paolo I

No al triregno■■ Eletto papa rifiutò anchelui la tiara papale formata tratre corone simboleggianti i trepoteri dei pontefici: padre deire, rettore del mondo, Vicariodi Cristo.

nel periodo dal 1940 al 1944

Operaio alla Solvay■■ Karol Wojtyla lavorò nellecave di pietra alla produzionedi soda caustica: ebbe così ildocumento che gli evitò ladeportazione in Germania.(foto: Wojtyla 12 enne)

24 Album GAZZETTA MARTEDÌ 22 APRILE 2014

Page 5: Papisanti

«Così ho vissutoaccanto a un santo»Il segretario: «Ha speso tutte le energie per liberarel’uomo dalle oppressioni e dai gioghi delle ideologie»

di Ludovico Fraia

Papa Giovanni Paolo II è statoanche protagonista di uno fra ipiù grandi gialli del ventesimosecolo: l’attentato con cui lo sivoleva togliere dalla storia delmondo. Alle 17,17 del 13 mag-gio 1981 l’attentatore turcoMehmet Ali Agca – un espertissi-mo killer – colpì il pontefice, inpiedi sulla papamobile, con due-

proiettili di una pistola Brow-ning calibro 9, da una distanzadi tre metri e mezzo. Il primoproiettile colpì Wojtyla all’addo-me, attraversò l’osso sacro euscì dai lombi; il secondo ruppel’indice della mano sinistra, esfiorò il braccio destro. Nessuncolpo mortale.

Eppure, mai come in questocaso, la fredda realtà criminolo-gica si intreccia all’inevitabile

interpretazione religiosa: quelladel miracolo e, in particolare,della mano invisibile che avreb-be deviato il primo colpo, forsemortale.

Di misteri, del resto, la vicen-da è piena. Per esempio l’esi-stenza di un terzo proiettile maiesaminato dagli inquirenti (for-se sparato da un altro killer), tro-vato sul cofano, della papamobi-le e inserito dallo stesso papasulla corona della Madonna diFatima nel 1984. Per non parla-re dei mandanti di Alì Agca, vivoma silenzioso, dopo essersi fin-to pazzo per anni e aver taciutoanche con il pontefice.

RIPRODUZIONERISERVATA

L’affetto infinitoe i mille gestidel rinnovamentoHa saputo attrarre consensi con gli esempie favorire un profondo cambiamento

«Ho vissuto con un santo», hapiù volte affermato il cardinaleStanislao Dziwicsz, arcivescovodi Cracovia (Polonia), parlandodi Giovanni Paolo II, il papa cheha servito per 40 anni come se-gretario personale e che il 27aprile sarà inserito nella schieradei santi. «È un appuntamento –confida il porporato – che stia-mo aspettando con infinita feli-cità», pur puntualizzando dinon essere stato per nulla sor-preso quando, dopo la scompar-sa di Karol Wojtyla, la sera del 2febbraio 2005, il giorno dei so-lenni funerali in piazza San Pie-tro migliaia di fedeli lo acclama-rono “Santo subito”. Una richie-sta attualizzata in tempi relativa-mente brevi. Sei anni dopo lamorte, il 1˚ giugno 2011, per Gio-vanni Paolo II arrivò l’ora dellabeatificazione. Il 2014 è l’annodella santificazione universale.Quasi un record, che il cardinaleDziwicsz accoglie con una gioiaapparentemente scontata.

Eminenza, Wojtyla predesti-nato sulla via della santità?

«Da tempo vado ripetendoche ho vissuto accanto un santoquando il beato Giovanni PaoloII era in vita. Ora che la Chiesa locanonizza sembra di assistere al-la ratifica di un atto quasi dovu-to, spontaneo, un traguardo cheera stato già deciso in tempi as-sai lontani».

Il sentire popolare lo procla-mò “santo subito”. Lei dice diesser stato testimone della san-tità ancora prima.

«Lo accompagnai fino all’ulti-mo. Si sarebbe potuto pensareche fosse la fine di tutto. In real-tà fu l’inizio di una nuova storia.Morte e funerali divennero cate-chesi emozionante per il mon-do. La santità comincò a parlareloro. La santità è la sintesi di chiera lui e di quello che riuscì acompiere in tutta la sua vita».

Tra i primi a capirlo – oltre alei – è stato papa Francesco chelo ha voluto santificare insie-me con un altro gigante dellaChiesa, Giovanni XXIII.

«E non a caso fin dall’iniziodel pontificato di papa Bergo-glio si è subito notato la grandeaffinità che lo lega alla figura dipapa Roncalli. Dopo nove annidalla scomparsa di Giovanni Pa-olo II arriva per la Chiesa unostraordinario momento di gra-zia con la proclamazione di duepapi santi, legati da una conti-nuità pastorale straordinaria tut-ta legata al Concilio Vaticano II,che ha avuto in Giovanni XXIII il

profetico ideatore e in papaWojtyla il realizzatore».

Wojtyla ha governato la Chie-sa per 27 anni e nell’immagina-rio collettivo è di casa. Ma c’èuna “formula” che fa capire piùa fondo la personalità di uomoe di pastore?

«Sì. È la preghiera la chiavegiusta per capire la personalitàdi Wojtyla. Sin da giovane, e so-prattutto a partire dagli anni buisegnati dalle esperienze della Se-conda guerra mondiale, quando

come tutti i polacchi fu costrettoa sottostare a nazismo e comuni-smo, fu affascinato dalla perso-na di Gesù, il quale entrò nellasua vita e lo conquistò per sé eper il Vangelo. Il giovane disce-polo cominciò un intenso cam-mino spirituale, imponendosiun programma a cui rimase fe-dele».

Un programma osservato an-che nel pontificato?

«Certo. Pregava ogni giornonel suo studio secondo le indica-

zioni del Vangelo. Ma noi tuttiabbiamo avuto l’occasione disentire le sue preghiere nellegrandi celebrazioni a Roma, nel-le chiese, nelle basiliche, neglistadi e nelle piazze dei vari Paesivisitati. Pregava da solo e con co-loro cui prestava servizio. Prega-va come solo un vero pastore safare».

Wojtyla, un grande pontefi-ce, ma anche un grande polac-co che ha dato tanto al suo Pae-se in momenti non facili.

«È stato al servizio del suo Pa-ese e del mondo intero. È statoal servizio dell’uomo, specie ilpiù umile, povero, oppresso,sfruttato e diseredato. Senzaguardare al colore politico, alleappartenenze sociali e alle reli-gioni. Si è speso per il rispettodell’uomo, proclamando la suadignità a partire dal rispetto deidiritti umani, del diritto al lavo-ro, della libertà politica e religio-sa. Impegni e verità professati intutta la sua vita e per tutti i 27 an-ni di pontificato, durante i qualiha scritto encicliche che hannosegnato il corso della storia».

Qual è l’aspetto più caratte-rizzante del pontificato?

«Ha speso tutte le sue energieper liberare l’uomo dalla schia-vitù, dalle oppressioni e dai gio-ghi delle ideologie, nazismo pri-ma e comunismo dopo, avver-tendo, però, che dopo quello diBerlino, c’era un altro Muro daabbattere: sfruttamento dei po-veri, corsa alla ricchezza sfrena-ta dell’Occidente, capitalismo.Lo ha gridato forte senza farsicondizionare da posizioni politi-che».

Un’opera incessante al servi-zio dei più poveri, svolta daWojtyla avendo accanto il fidoStanislao Dziwicsz.

«L’ho servito con l’amore diun figlio verso il padre, standonell’ombra. Ma ora continuo aservirlo, con il primario impe-gno a tenere viva la sua memo-ria. La memoria di un santo». (o.l.r.)

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GLI SPARI IN PIAZZA SAN PIETRO

Quando perdonò il suo attentatoreIl toccante incontro in carcere con Mehmet Ali Agca

Karol Wojtyla con Mehmet Ali Agca

di ORAZIO LA ROCCA

G iovanni Paolo II, il papadei record. Il pontefice«venuto da un paese lon-

tano» – così si autodefinisce lasera dell’elezione, il 16 ottobre1978, quando si presenta per laprima volta in pubblico dallaLoggia della Benedizione dellabasilica di San Pietro – che in cir-ca 27 anni mette a punto una se-rie quasi infinita di gesti profeti-ci che traghetteranno la Chiesaverso il Terzo Millennio, apren-dola definitivamente al mondocontemporaneo.Rottura con la tradizione.Un’opera pastorale svolta in ide-ale continuità con la“rivoluzione” conciliare avviatada Giovanni XXIII, col quale il 27aprile condivide l’ascesa aglionori degli altari col titolo di san-to. In verità, quella calda serad’ottobre – subito dopo l’esitodel voto del Conclave che lo ave-va eletto 263esimo successore diSan Pietro, prendendo il postodi Giovanni Paolo I, il papa dei33 giorni – Wojtyla parla con unitaliano incerto, condizionatodal suo forte naturale accentopolacco. Rompendo il tradizio-nale protocollo che per secoliaveva imposto ai pontefici elettidi limitarsi alla sola benedizionedella folla, senza dire nulla, il pa-pa polacco compie subito unprimo piccolo grande gesto dirottura e di rinnovamento, par-lando come un vecchio amico al-la folla festante radunata in piaz-za e a quanti lo seguono dalla tv.Subito si presenta come vescovodi Roma (la stessa cosa farà papaFrancesco il 13 marzo scorso)spiegando, tra l’altro, che «ven-go di un paese lontano... se misbaglio mi corrigerete!», con evi-dente riferimento alla scarsa di-mestichezza che ha con la lin-gua italiana, handicap che supe-rerà rapidamente.Ex operaio. Ultimo di tre figli, Ka-rol Wojtyla nasce a Wadowice(Polonia), il 18 maggio 1920. A 9anni perde la madre. Il padre èun ufficiale dell’esercito asburgi-co. Durante l’infanzia è chiama-to con l’appellativo Lolek (Car-letto). Vive in stretto rapportocon la comunità ebraica, nellaquale avrà amici fraterni che in-contrerà anche a Roma dopol’elezione papale. Si laureaall’università di Cracovia, dovedurante la guerra per mantener-si agli studi lavora come operaionella fabbrica chimica Solvay.Sfugge per miracolo alla depor-

tazione nazista. Nel 1944 entrain seminario. Due anni dopo èordinato prete e inviato a Romaa studiare alla Pontificia Univer-sità San Tommaso d’Aquino (fu-tura Angelicum) dove si laureain teologia. Torna in Polonia e,dopo un’esperienza in parroc-chia, insegna etica alle universi-tà Jaghellonica e di Lublino. Nel1958 Paolo VI lo nomina vesco-vo ausiliare di Cracovia e poi ar-civescovo titolare. In questa ve-ste partecipa al Concilio. La no-mina cardinalizia è del 1967.Papa prolifico. In 27 anni di pon-tificato – il terzo per durata nellastoria della Chiesa, dietro solo aSan Pietro e a Pio IX – risultapiuttosto problematico elenca-re in modo completo tutte le suegesta, i suoi interventi pubblici eprivati, raccontarne viaggi, ap-pelli, richiami, encicliche. Nes-sun papa prima di lui era statotanto prolifico. In gioventù com-pone, infatti, poesie, scrive com-medie teatrali; recita in teatro esembra che sia stato anche fi-danzato. Da prete e da vescovocollabora con periodici diocesa-ni su tematiche dedicate alle fa-miglie, alla vita di coppia e almondo del lavoro. Nessun papaprima di Wojtyla aveva vissutoesperienze durissime sotto duedittature, nazismo e comuni-smo, prove che porterà semprecon sé per additarle come moni-

ti contro qualsiasi forma di op-pressione, in difesa dei dirittiumani e della libertà, a partireda quella religiosa. Nessun papaprima di Wojtyla era entrato inuna Sinagoga dove, in una me-morabile prolusione del 1986 de-finirà gli ebrei «i nostri fratellimaggiori», chiedendo anche per-dono per «i peccati commessicontro di loro dai cristiani nei se-coli passati».Lui e le altre religioni. Nessun pa-pa prima di Wojtyla aveva per-donato il suo attentatore – il ter-rorista turco Alì Agca – che lo

aveva ferito gravemente in piaz-za San Pietro il 13 maggio 1981,andandolo a visitare in carcere.Instancabile la sua voglia di dia-logo e di incontro, non solo con icattolici, ma anche con le altrereligioni (come ad Assisi nel1986 nel primo storico meetinginterreligioso), e con i giovani,per i quali “inventerà” le Giorna-te mondiali della gioventù.

Giovanni Paolo II, dunque, ilpapa dei record, che – numeri al-la mano – danno l’esatta dimen-sione dell’enorme lavoro svoltodal primo papa non italiano do-

po 455 anni, dai tempi di Adria-no VI (1522-1523), ma anche ilprimo venuto da un paesedell’Est, la Polonia, in pienaguerra fredda e ben undici anniprima della caduta del Muro.Quattordici le encicliche pubbli-cate, tra le quali spicca il tritticodedicato ai problemi del lavoro(Sollicitudo rei socialis, LaboremExercens e Centesimus annus).Lui e i fedeli. I viaggi internazio-nali sono stati 105, sempre con-trassegnati da grandi bagni difolla; molti di più quelli fatti inItalia e, in particolare, a Roma

tra le parrocchie del centro e del-la periferia. Ma il primo viaggiolo fa pochi giorni dopo l’elezio-ne papale del 1978, ad Assisi perconsacrare il pontificato a SanFrancesco. Da qui l’attribuzionea Wojtyla di “papa globetrotter”o di “papa atleta di Dio”, in ri-cordo dei viaggi e delle passionisportive, calcio, canoa, sci, mon-tagna. È record anche in mate-ria di santità: Wojtyla è stato ilpapa più prolifico con 1.338 bea-tificazioni e 482 canonizzazioni.Altro merito di Wojtyla, la pub-blica ostentazione dei suoi pro-

blemi di salute. Malgrado le feri-te dell’attentato, ha subìto un in-tervento per l’asportazione diun tumore benigno, ha convis-suto col Parkinson, ha avuto unintervento alla gola che gli impe-dì di parlare negli ultimi giornidi pontificato, senza mai rinun-ziare alla guida della Chiesa. Lamorte arriva la sera del 2 aprile2005. Ai funerali parteciperannoquasi tutti i capi di Stato davantia una marea di pellegrini calco-lata intorno ai cinque milioni,molti dei quali durante le ese-quie espongono giganteschi car-telloni con scritto “Santo subi-to”.I gesti. Gesti pubblici e persona-li, profondamente profetici, chehanno segnato tutto il pontifica-to wojtyliano e che fanno dire al-lo storico segretario di GiovanniPaolo II, l’attuale cardinale diCracovia Stanislao Dziwicsz,«posso serenamente testimonia-re che ho avuto il privilegio di es-sere vissuto accanto a un santo».Frase ripetuta dal porporato intante occasioni, specialmentedopo la beatificazione del 2011 eche non a caso ha ispirato il tito-lo del libro-intervista “Ho vissu-to con un Santo” (Rizzoli edito-re) scritto con Gian Franco Svi-dercoschi, ex vice direttoredell’Osservatore Romano e deca-no dei vaticanisti.

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È stato il papa deldialogointerreligioso, dellamano tesa al mondoebraico e musulmano,del riconoscimentodei torti.ex direttoreCorriere della Sera

Il bacio del Corano diGiovanni Paolo II,portato in dono dauna delegazioneirachena, nel 1999,ha suscitato un fortesmarrimento pressoi cristianiPolitoga francese

ANNIE LAURENT

Il segreto dellapaternità risiedevanella sua capacità discommettere suigiovani, chespronava per farneemergere lepotenzialitàpostulatore beatificazione

Slawomir Oder

Sapeva ascoltare einteressarsi ditutto. Aveva unmodo simpatico difar notare certecose, perché lapersona capisseRettore dell’universitàLateranense

rino fisichella

Non vorreisottolineare lanecessità della suacanonizzazione ...mi pare che basti latestimonianzastorica della suadedizioneex arcivescovo di Milano

carlo martinipaolo mieli

lotta alla malattia

Vittima del Parkinson■■ Wojtyla combattè con ilterribile morbo fin dal 1991,quando apparve un leggerotremore alla mano sinistra.Seguirono problemi dimovimento e di parola.

PAPA GIOVANNI PAOLO II » IL RITRATTO

Il cardinale Stanislao Dziwicsz

L’INTERVISTA » STANISLAO DZIWICSZ

Papa Giovanni Paolo il 22 febbraio 2001 con l’allora neo cardinale Bergoglio, futuro papa Francesco

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HANNO DETTO DI LUI

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come vescovo e arcivescovo

Contributi al concilio■■ Il futuro pontefice (nellafoto da cardinale) partecipòalla stesura di due documentifondamentali quali furonoconsiderati la DignitatisHumanae e la Gaudium et Spes.

pochi i precedenti

Funerali oceanici■■ Le esequie l’8 aprile 2005sei giorni dopo la morte: 200le delegazioni, rappresentantidi tutte le religioni e follaoceanica: una partecipazionedi cinque milioni di persone.

seguendo giovanni paolo I

No al triregno■■ Eletto papa rifiutò anchelui la tiara papale formata tratre corone simboleggianti i trepoteri dei pontefici: padre deire, rettore del mondo, Vicariodi Cristo.

nel periodo dal 1940 al 1944

Operaio alla Solvay■■ Karol Wojtyla lavorò nellecave di pietra alla produzionedi soda caustica: ebbe così ildocumento che gli evitò ladeportazione in Germania.(foto: Wojtyla 12 enne)

MARTEDÌ 22 APRILE 2014 GAZZETTA Album 25

Page 6: Papisanti

Il tempo impiegato è stato darecord: Giovanni Paolo II è sta-to proclamato beato ad appe-na sei anni e un mese dallamorte. Prima di quella beatifi-cazione, solo per Madre Tere-sa di Calcutta, scomparsa nel1997, c’era stata una simile ra-pidità. Era stato proprio papaWojtyla a prevedere per leiuna deroga alle norme cheprescrivono un’attesa di cin-que anni per aprire un proces-so canonico. Decretando 483santi e 1.345 beati, Wojtyla hamesso in piedi una vera e pro-pria fabbrica di santi, con unnumero di canonizzazioni su-periore a quelle fatte dai suoipredecessori negli ultimi 400anni. A Pio X si attribuisconoquattro santificazioni, 33 aPio XII e 10 a Giovanni XXIII.

Nell’Ottocento ciascun pon-tefice proclamava in mediadue o tre santi, sebbene tuttidi un certo “peso devoziona-le". È il caso di Gregorio XVche canonizzò Ignazio diLoyola, Francesco Saverio, Fi-lippo Neri e Teresa d’Avila,colonne del cattolicesimo. Adaver caratterizzato invece ilpontificato di Wojtyla sonostate le beatificazioni colletti-

ve, come quella di 108 martiridella Seconda Guerra mondia-le. Semplice la motivazione: ifedeli devono poter ispirarsi afigure che li avvicinino a Dio eche siano il più possibile a por-tata di mano, simili agli uomi-ni contemporanei, nel loro in-cespicare lungo il cammino.Non mancano allora, tra le filadei santi, personaggi morti dapoco ma amatissimi come è ilcaso di Padre Pio, il frate conle stimmati, avversato da nonpochi ecclesiastici.

Oppure lo stesso GiovanniXXIII, il papa che sarà celebra-to insieme con Wojtyla e di cuisi ricorda uno dei più celebridiscorsi della Chiesa, quellodetto “della Luna”: in occasio-ne dell'apertura del Concilio,nel 1962, quello del «Tornan-do a casa, troverete i bambini.Date una carezza ai vostribambini e dite: questa è la ca-rezza del papa».

Tra i beati, Wojtyla conside-rò anche personaggi molto invista come Josemaria Escrivàde Balaguer, fondatoredell’Opus Dei oppure scono-sciuti a più, come GiovannaBeretta Molla, pediatra mila-nese morta per non aver volu-to interrompere la gravidanzae curarsi dal cancro. Soprattut-to non mancano i laici PierGiorgio Frassati, figlio del fon-datore del quotidiano La

Stampa, e il Beato Angelico,venerato come santo per isuoi dipinti. Mentre il 13 mag-gio del 2000, a Roma, Wojtylaproclamò beati i giovani Fran-cisco e Giacinta, i pastorelliche assistettero nel 1917 alleapparizioni mariane a Fatimae che, insieme con suor Luciados Santos, ebbero in conse-gna dalla Madonna i famosi“Tre segreti” che tanta polemi-ca hanno suscitato.

Wojtyla – che complessiva-mente ha fatto 1.338 beatifica-zioni e 482 canonizzazioni –ha reso onore anche all’uomodi strada, specie quando vitti-ma di persecuzioni, sceglien-do i beati tra i caduti nei cam-pi di sterminio nazisti, tra imartiri cinesi e quelli messica-ni degli anni Venti. Soprattut-to, Giovanni Paolo II ha pro-clamato beata una schiava,Giuseppina Bakhita. Nata nelSud del Darfur nel 1869 da

una famiglia benestante mu-sulmana, a quattro anni fu ra-pita da mercanti arabi dischiavi. Per il trauma subito,dimenticò anche il proprio no-me e i suoi rapitori la chiama-rono Bakhita, “fortunata”. Co-nobbe l’umiliazione dello spi-rito e l’offesa nella carne. Por-tava un anello d’oro al nasoquando venne infine compra-ta dal console italiano lì resi-dente, Callisto Legnani. Lavo-rò nella sua abitazione manon più come schiava. Nel1884 il diplomatico la portò aGenova dove l’amico AugustoMichieli prese Bakhita comebambinaia. Affidata alle Figliedella Carità, le Canossiane diVenezia, che le impartironoun’istruzione religiosa, la don-na prese infine i voti. Salta aglionori dell’altare nell’ottobredel 2000, è l’unica beata d’Afri-ca. (m.f.)

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Papa Benedetto XV1 durantela celebrazione del 2011

La folla in piazza San Pietro per la beatificazione di Wojtyla il 1º maggio 2011

La canonizzazione dei due pa-pi è la conclusione di un lungoprocesso culminato, come pe-nultimo passo, dalla beatifica-zione. Ed è la beatificazione –che dunque non è affatto sino-nimo di canonizzazione – ilpasso decisivo che porta allasantificazione. Come si è ac-cennato, è un processo lungo.L’inizio. Chiunque, come si di-ce con espressione ecclesiale,«faccia parte del popolo diDio» può promuovere unacausa di canonizzazione attra-verso un “postulatore” autoriz-zato dal vescovo.Il postulatore. Il postulatore èla figura centrale di questoprocesso. Il postulatore è lapersona che è designata a con-durre e a seguire lo svolgimen-to della causa di beatificazio-ne.Può essere donna. Ma chi è?Deve essere una persona dispecchiata onestà e con suffi-ciente preparazione giuridicae una buona cultura in teolo-

gia e in storia e nella prassi del-le cause dei Santi. Può non es-sere un sacerdote e può essereuna donna.L’indagine. Il postulatore deveavviare un’indagine. Il candi-dato, avviato il processo, di-

venta “servo di Dio”.La Congregazione. La Congre-gazione delle cause dei santicon il suo relatore esamina evaluta il materiale e preparaun dossier (il Positio) in base alquale almeno nove teologi va-

lutano se il “Servo di Dio” havissuto in modo non comune idettami cattolici. Se così è,questi è sottoposto al giudiziodi un’altra commissione di ve-scovi e cardinali.Tocca al papa. Qualora an-ch’essa sia concorde nel giudi-zio positivo, il “Servo di Dio”viene presentato al papa per-ché emetta il suo parere defini-tivo. A quel punto se il venera-bile compie un miracolo, il pa-pa lo iscrive tra i beati (beatifi-cazione) e le persone a lui de-vote potranno pregarlo. Se poiil beato farà un altro miracolo,il papa lo proclamerà santo(canonizzazione), cioè lo indi-cherà a tutta la Chiesa comeun modello.

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MadreTeresa,PadrePio...glialtrisantiebeati illustriL’impulso decisivo di Wojtyla, ben 1.338 beatificazioni

Giovanni Paolo II con Madre Teresa

Giuseppina Bakhita

Padre Pio da Pietrelcina

LA CHIESA E I PROCESSI CANONICI » L’EVOLUZIONE

Ecco come si arrivaalla santificazioneIl processo iniziale viene affidato alla cura di un postulatorePoi entrano in scena la Congregazione e il pontefice

CHI INDAGA E CHI DECIDE » I PASSAGGI

26 Album GAZZETTA MARTEDÌ 22 APRILE 2014

Page 7: Papisanti

Il tempo impiegato è stato darecord: Giovanni Paolo II è sta-to proclamato beato ad appe-na sei anni e un mese dallamorte. Prima di quella beatifi-cazione, solo per Madre Tere-sa di Calcutta, scomparsa nel1997, c’era stata una simile ra-pidità. Era stato proprio papaWojtyla a prevedere per leiuna deroga alle norme cheprescrivono un’attesa di cin-que anni per aprire un proces-so canonico. Decretando 483santi e 1.345 beati, Wojtyla hamesso in piedi una vera e pro-pria fabbrica di santi, con unnumero di canonizzazioni su-periore a quelle fatte dai suoipredecessori negli ultimi 400anni. A Pio X si attribuisconoquattro santificazioni, 33 aPio XII e 10 a Giovanni XXIII.

Nell’Ottocento ciascun pon-tefice proclamava in mediadue o tre santi, sebbene tuttidi un certo “peso devoziona-le". È il caso di Gregorio XVche canonizzò Ignazio diLoyola, Francesco Saverio, Fi-lippo Neri e Teresa d’Avila,colonne del cattolicesimo. Adaver caratterizzato invece ilpontificato di Wojtyla sonostate le beatificazioni colletti-

ve, come quella di 108 martiridella Seconda Guerra mondia-le. Semplice la motivazione: ifedeli devono poter ispirarsi afigure che li avvicinino a Dio eche siano il più possibile a por-tata di mano, simili agli uomi-ni contemporanei, nel loro in-cespicare lungo il cammino.Non mancano allora, tra le filadei santi, personaggi morti dapoco ma amatissimi come è ilcaso di Padre Pio, il frate conle stimmati, avversato da nonpochi ecclesiastici.

Oppure lo stesso GiovanniXXIII, il papa che sarà celebra-to insieme con Wojtyla e di cuisi ricorda uno dei più celebridiscorsi della Chiesa, quellodetto “della Luna”: in occasio-ne dell'apertura del Concilio,nel 1962, quello del «Tornan-do a casa, troverete i bambini.Date una carezza ai vostribambini e dite: questa è la ca-rezza del papa».

Tra i beati, Wojtyla conside-rò anche personaggi molto invista come Josemaria Escrivàde Balaguer, fondatoredell’Opus Dei oppure scono-sciuti a più, come GiovannaBeretta Molla, pediatra mila-nese morta per non aver volu-to interrompere la gravidanzae curarsi dal cancro. Soprattut-to non mancano i laici PierGiorgio Frassati, figlio del fon-datore del quotidiano La

Stampa, e il Beato Angelico,venerato come santo per isuoi dipinti. Mentre il 13 mag-gio del 2000, a Roma, Wojtylaproclamò beati i giovani Fran-cisco e Giacinta, i pastorelliche assistettero nel 1917 alleapparizioni mariane a Fatimae che, insieme con suor Luciados Santos, ebbero in conse-gna dalla Madonna i famosi“Tre segreti” che tanta polemi-ca hanno suscitato.

Wojtyla – che complessiva-mente ha fatto 1.338 beatifica-zioni e 482 canonizzazioni –ha reso onore anche all’uomodi strada, specie quando vitti-ma di persecuzioni, sceglien-do i beati tra i caduti nei cam-pi di sterminio nazisti, tra imartiri cinesi e quelli messica-ni degli anni Venti. Soprattut-to, Giovanni Paolo II ha pro-clamato beata una schiava,Giuseppina Bakhita. Nata nelSud del Darfur nel 1869 da

una famiglia benestante mu-sulmana, a quattro anni fu ra-pita da mercanti arabi dischiavi. Per il trauma subito,dimenticò anche il proprio no-me e i suoi rapitori la chiama-rono Bakhita, “fortunata”. Co-nobbe l’umiliazione dello spi-rito e l’offesa nella carne. Por-tava un anello d’oro al nasoquando venne infine compra-ta dal console italiano lì resi-dente, Callisto Legnani. Lavo-rò nella sua abitazione manon più come schiava. Nel1884 il diplomatico la portò aGenova dove l’amico AugustoMichieli prese Bakhita comebambinaia. Affidata alle Figliedella Carità, le Canossiane diVenezia, che le impartironoun’istruzione religiosa, la don-na prese infine i voti. Salta aglionori dell’altare nell’ottobredel 2000, è l’unica beata d’Afri-ca. (m.f.)

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Papa Benedetto XV1 durantela celebrazione del 2011

La folla in piazza San Pietro per la beatificazione di Wojtyla il 1º maggio 2011

La canonizzazione dei due pa-pi è la conclusione di un lungoprocesso culminato, come pe-nultimo passo, dalla beatifica-zione. Ed è la beatificazione –che dunque non è affatto sino-nimo di canonizzazione – ilpasso decisivo che porta allasantificazione. Come si è ac-cennato, è un processo lungo.L’inizio. Chiunque, come si di-ce con espressione ecclesiale,«faccia parte del popolo diDio» può promuovere unacausa di canonizzazione attra-verso un “postulatore” autoriz-zato dal vescovo.Il postulatore. Il postulatore èla figura centrale di questoprocesso. Il postulatore è lapersona che è designata a con-durre e a seguire lo svolgimen-to della causa di beatificazio-ne.Può essere donna. Ma chi è?Deve essere una persona dispecchiata onestà e con suffi-ciente preparazione giuridicae una buona cultura in teolo-

gia e in storia e nella prassi del-le cause dei Santi. Può non es-sere un sacerdote e può essereuna donna.L’indagine. Il postulatore deveavviare un’indagine. Il candi-dato, avviato il processo, di-

venta “servo di Dio”.La Congregazione. La Congre-gazione delle cause dei santicon il suo relatore esamina evaluta il materiale e preparaun dossier (il Positio) in base alquale almeno nove teologi va-

lutano se il “Servo di Dio” havissuto in modo non comune idettami cattolici. Se così è,questi è sottoposto al giudiziodi un’altra commissione di ve-scovi e cardinali.Tocca al papa. Qualora an-ch’essa sia concorde nel giudi-zio positivo, il “Servo di Dio”viene presentato al papa per-ché emetta il suo parere defini-tivo. A quel punto se il venera-bile compie un miracolo, il pa-pa lo iscrive tra i beati (beatifi-cazione) e le persone a lui de-vote potranno pregarlo. Se poiil beato farà un altro miracolo,il papa lo proclamerà santo(canonizzazione), cioè lo indi-cherà a tutta la Chiesa comeun modello.

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MadreTeresa,PadrePio...glialtrisantiebeati illustriL’impulso decisivo di Wojtyla, ben 1.338 beatificazioni

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Padre Pio da Pietrelcina

LA CHIESA E I PROCESSI CANONICI » L’EVOLUZIONE

Ecco come si arrivaalla santificazioneIl processo iniziale viene affidato alla cura di un postulatorePoi entrano in scena la Congregazione e il pontefice

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