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Papus - Iniziazione alle Scienze Occulte

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intense ©trulle

Co m uno di Romo - i.S.B.C.C.

BIBLIOTECA CORNELIA

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 Papus

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OC^tt^VvO J   A S l /W 

Papus

3fnt?ta?tone alle iktenje ©«ulte

binamente air&utorealt tone ilagtcaLe Scienze Occulte nell’Antichità - 1 Grandi Misteri - Le Tra

dizioni Segrete - L’Iniziazione - La Sfinge - Le Piramidi e il

loro Significato Esoterico - 1 Tre Mondi: Fatti, Leggi, Prin

cipi - Microcosmo e Macrocosmo - Essenza dei Numeri - La

Vita Universale - L’Uomo secondo Pitagora - La Tavola di

Smeraldo - La Magia Egiziana - L’Alchimia - La Pietra

Filosofale e la Medicina dei Tre Regni - L’Astrologia - La

Chiave della Magia Operativa - 1 Pentacoli - 1 Talismani - IlSigillo di Salomone - Il Pentagramma - 1 Simboli Iniziatici

Nuova edizione a cura di Pier Luca Pierini R.

$ *9- <o\ Piter ciitfSol.

3)

Mater eiusLuna.

Ifbl'ioteea CorneliaOf: Edizioni Rebis

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Edizioni RebisViale Carducci, 25 - 55049 V iareggio (LU) - Italia 

Tel. 0584.943038 - 0584.943072 - Fax 0584.943107

© Copyright 2002 by Edizioni Rebis - Viareggio 

ente opera è tutelata in ogni sua parte (testi e illustrazioni) dai d iritti d ’autore, di traduzione 

iprietà della Casa Editrice Rebis, a tutti gli effetti di legg e. È vietata la riproduzione anche 

», .venon autorizzata in forma scritta d all ’editore, tranne per recensioni e citazioni.

tampare nel mese di giugno 2002 presso Ih Tipografia Massamsa Offset - Massarosa (Lu)

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Introduzione

Il dr. Gérard Encausse, meglio noto con lo pseudoni

mo di Papus - nome corrispondente al Genio della M edi

cina nel Nuctemeron di Apollonio di Tiana - è stato autore tra i più prolifici e maestro tra i più validi della scuola

occultistica francese, in quel periodo fecondo di idee e ini

ziative che ha caratterizzato la storia dell’ermetismo tra la

fine del XIX secolo e l’inizio del successivo. Ispirato fin da

giovanissimo dalle opere di Eliphas Levi, coltivò con pari

entusiasmo l’interesse per la medicina e la vocazione per %!

la magia, formandosi negli ambienti esoterici più rappre

sentativi dell’epoca. Fu iniziato al Martinismo da Henri

Delaage, con S.de Guaita e Peladan formò il Supremo Con

siglio della Rosa+Croce Cabalistica; successivamente det

te vita al Gruppo Indipendente di Studi Esoterici e nel 1897,

assieme a J.Castelot e Sedir, fondò la Scuola di Scienze

Ermetiche. La sua fama si estese rapidamente ben oltre i

confini della Francia e nel 1905 fu invitato in Russia dallo

stesso zar Nicola II, con il quale intrattenne per lunghi anni

un interessante e proficuo sodalizio. Eccezionale organiz

zatore, abile conferenziere e scrittore geniale, negli anni

della sua breve esistenza riuscì a pubblicare oltre duecen

to opere, senza considerare le numerose e importanti riviste e i testi delle conferenze, nelle quali condensò e tra

smise una parte cospicua di una conoscenza e di una cul

tura esoteriche realmente straordinarie.

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alle

(Occulte

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PREMESSA DELL’ EDITORE

 Non esiste iti Francia o in Italia un trattato

elementare di Scienze Occulte. Coloro che voles

sero dedicarsi a questo genere di studi sarebbero

costretti d’attingere gli elementi di loro conoscenza

in diversi autori che generalmente non hanno

scritto che per una cerchia ristretta di lettori:

quali sono Agrippa, Ragon, Elifar Levi ecc.Da queste considerazioni si può dedurre tutto

l’interesse che il volume del Papus presenta

attualmente, anche se antico di cinquantanni. A

differenza delle opere di scienza profana, quelle

di scienza segreta, come le vere opere d’arte, non

invecchiano mai, poiché i princìpi su cui si basano

sono immutabili, non subendo la moda degli

uomini anche se sono uomini di scienza.

Questa moda, che specifica tanto bene quéstafine d’epoca oscura in cui siamo, se non tange

i principi della Scienza tradizionale, che é la sin

tesi di tutte le leggi analogiche universali con le

relative trasposizioni simboliche, non sembra

nemmeno esistere per gli autori di Magia, per i

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quali non v’è quel fatale flusso e riflusso della

gloria di cui si è occupato Leon Daudet.

Elifas Levi, Fabre d’Olivet, Ragon, Saint -Yves

d’Alveydre, Peladan, Stanislao de Guaita, Papus

Kremtnerz, per non parlare d’Agrippa, pare ab

 biano veramente trovato il segreto di giovinezza

eterna. Vilipesi e derisi, perseguitati ed offesi davivi, umiliati da morti non tramontano mai defi

nitivamente e come fiammeggianti Fenici, non

solo rinascono dalle loro ceneri, ma hanno il po

tere di trasmettere agli altri la giovinezza, l'intel

ligenza e l’amore.

Chi non è rimasto infatti stupito dalle grandi

onoranze mondiali fatte a Paracelso, dopo tutto

il discredito in cui erano cadute le sue opere :

e chi non vede come la sua figura di Cagliostroesca dalle nebbie dell’indecisione e deU’iumilia-

zione per prendere il suo posto nella storia !

A paragone dei libri di questi uomini grandi

e misteriosi, le opere moderne le più alte fanno

veramente l’effetto della morte accanto alla vita,

della vecchiaia accanto alla giovinezza, della te

nebra vista dopo il Sole, dell’ignoranza accanto

alla Saggezza, dei «pannicelli caldi a confronto

dell’amore platonico e dantesco ».Tutto ciò che si scrive, si discute o si dice,

anche nel campo assoluto dell’idealismo puro, si

trova già come problema debitamente impostato

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svolto e risolto nelle pagine lapidarie dei forò

lavori, dove tutti gli opposti apparenti, filosofici

ed etici, sono naturalmente conciliati, poiché sulle

vette adamantine della metafisica la dualità sva

nisce e non vi sono che i < complementari ».

Il Trattato Elementare di Scienze Occulte di

Papus che presentiamo allo studioso è fedele altesto francese per tutto quanto v’è di essenziale

come documentazione e spiegazione. Sarebbe stato

viva intenzione dell’editore poter presentare que

sto meraviglioso lavoro in una traduzione esatta

ed integrale. Se per l’esattezza della versione

l’Editore può rendersi garante, diciamo subito

che l’opera è stata a volta largamente, ma intel

ligentemente riassunta, sicché il lettore non per

derà proprio nulla di quella messe delle conoscenzeuniversali, varie, sicure e tradizionali che formano

il pregio dei libri di Papus.

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Ca pit o l o   i.

La scienza dell'antichità

Si è portati oggi a confondere facilmente laScienza con le Scienze. Tanto più l’una è immu

tabile nei suoi principi per quanto le altre variano

secondo i capricci degli uomini. Ciò che un se

colo fa era scientifico oggi sta per essere relegato

fra le fiabe, poiché le conoscienze su soggetti

 particolari sostituiscono il dominio delle scienze.

Tutti sanno infatti che è proprio a questi sog

getti particolari che si rivolge lo studio degli

scenziati moderni, tanto da applicare alla Scienzai progressi reali ottenuti in una quantità di rami

speciali.

L’errore di questa concezione appare allorché

si tratta di ricollegare il tutto e di costituire

realmente la Scienza in una sintesi che sia l’e

spressione totale della Verità eterna. Di questa

sintesi i moderni hanno talmente perduta la co

gnizione che dobbiamo apparire veramente audaci,

affermando che essa è effettivamente esistita, che

le sue leggi sono siffattamente vere da applicarsi

alle scoperte moderne che gli egiziani iniziati,

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le maree prodotte dall’attrazione lunare, la costi

tuzione della Via Lattea e sopratutto la legge

riscoperta da Newton.

Plutarco, che ha conosciuto quasi tutte le

verità dell’Astronomia, ha anche intravisto la

forza reciproca che fa gravitare i pianeti gli uni

sugli altri e, in un suo scritto citato da Dutens

(1), dopo aver spiegato la ragione della tendenza

dei corpi terrestri verso la Terra, ne ricerca l’ori-

gine in attrazione reciproca fra tutti i corpi, per

cui la Terra fa gravitare verso di sè i corpi

terrestri e il Sole e la Luna fanno gravitare verso

di loro tutte le parti ad essi appartenenti e, per

una forza attrattiva, li mantengono nella propria

sfera particolare.

Lo stesso Dutens (2) riporta una lunga cita

zione di Pitagora sui rapporti dei suoni musicali,

nella quale s’intravede che l’Antichità conosceva

legge sui quadrati delle distanze.

Queste sono scoperte generali che la forza

dello spirito poteva bastare a far intuire, ma si

 può presumere che quelle scoperte scientifiche

che hanno bisogno dell’esperimentazione e che

(1) Duntens, I, p. 160,  De F aic ein orb e lu m e  (Plutarco).(2) Dutens, pp. 167 • 168,  Lo i du Carré des dis ta nces  

(Pi tagora) ,

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sono la gloria del secolo XIX fossero anche co

nosciute dagli antichi 7 

Poiché ci occupiamo d’astronomia consultate  

Aristotile, Archimede, Ovidio e Strabone soprat

tutto, e vedrete che nei loro scritti essi già par

lano del Telescopio, degli Specchi concavi, dei  

microscopi, la rifrazione della luce, la scoperta 

delPisocronismò nelle vibrazioni del pendolo.Non ho ancora parlato de lle questioni più 

importanti : il vapore , l’elettricità, la fotografia e 

tutta la nostra chimica.Agatia viveva nel VI secolo dell’Era nòstra

e nel suo libro  De rebus Justis,  ristampato nel

1660 a Parigi, voi potrete trovare la descrizione

completa del modo con cui Antemio usò il va pore come forza motrice capace di spostare una

intera tettoia.

Gli elettrotecnici moderni farebbero una fi

gura alquanto meschina in confronto dei sacer

doti egiziani che manipolavano la folgore come

noi usiamo il calore e la facevano cadere a loro

 piacimento, come si può vedere nel passo della

 Hìstorie Ecclésiastique Sozomene,  citato dal Saint

- Yves (1) nel quale si racconta che la corpora

zione sacerdotale degli Etruschi difendeva a colpi

di folgore contro Alasico la città di Narnia.

(1) Saint Yyes,  M is s, d es Ju if s,  Cap. IV,

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Tito Livio e Plinio ci narrano parimenti la

morte di Tullio Ostilio in seguito alla evocazione,

erroneamente fatta, della forza elettrica secondo

i riti del manoscritto di Numa.

Il capitolo IV della stessa  Mission des Juifs 

ci istruisce altresi sul manoscritto d’un monaco

dell’Athos, Panselenus, che tratta dall’applica

zione della chimica alla fotografia e nel quale

tutti i moderni procedimenti foto - chimici, la

camera oscura, gli apparecchi d’ottica, la sensi

 bilità delle placche metalliche vi sono precisa-

mente descritti.

Quanto alla chimica antica ha profonde ra

gioni per credere, alla luce delle mie conoscenze

alchemiche, che essa era superiore di molto teori

camente e praticamente a quella dei moderni.

Questa non è una mia personale opinione, poiché

nel libro di Dutens, già citato, si rivela che gli

egiziani conoscevano il modo di lavorare i me

talli, d’indorare, di tingere la seta, di fabbricare

la vetreria, come far schiudere artificialmente le

uova, estrarre gli oli medicamentosi dalle piante,

 preparare l’oppio e la birra, la canna di zucchero,

distillare e produrre gli alcaloidi e gli acidi, men

tre Saint-Yves, compulsando le opere di Plutarco,

Erodoto, Seneca, Quinto Curzio, Plinio, Pausania

ha ritrovato in esse la spiegazione dei nostri

acidi, basi, sali, alcool, etere e traccie di una

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chimica organica ed inorganica da noi moderni

attualmente ignorata.

Lo stesso Saint-Yves ci fa sapere che Ero

doto, Giustino, Pausania, Porfirio, Servio, Valerio

Fiacco, Giulio l’Africano descrivono, talvolta con

grande precisione, cannoni di bronzo e polvere

da sparo, proiettili ed altro •genere d'artiglieriausati in guerra dai vari popoli dell'antichità.

In un altro ramo di conoscenza, relativo alla

medicina moderna, vediamo che la circolazione

del sangue per esempio, l'antropologia e la bio

logia generale erano perfettamente conosciute

dagli antichi. v

Qui bisognerebbe abbondare in citazioni,

ma vi menzionerò soltanto Democrito e le suescoperte perdute, fra l’altre la produzione artifi

ciale delle pietre preziose, quelle egiziane del

l’arte di rendere, mummificare, tingere in modo

indelebile una tela, spalmata di diverse vernici.

Meraviglierà pensare che noi siamo così poco

edotti di tutta questa Scienza antica, di cui esi

stono si precise téstimonianze, ma la colpa ricade

 probabilmente sugli autori classici di storia, che

hanno l’abitudine di copiarsi scambievolmentesenza preoccuparsi di lavori estranei alla que

stione che li interessa : ma poiché questa Scienza

esisteva realmente è inutile dilungarci, poiché

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dubitarne varrebbe disconoscere la testimoniati*za degli uomini.

Dobbiamo invece sapere ora dove s’inse

gnava questa scienza. Nella  Mission des Juifs  è

spiegato come l’educazione, e l’istruzione ele

mentare era data dalla Famiglia, costituita reli

giosamente secondo i riti dell’antico culto degli

Ancestri ; l’edticazione l’istruzione professionale

era impartita dalla Gens,  nome con cui gli an

tichi Italici chiamavano la Tribù, ma intesa nel

significato antico e oggi quasi sconosciuto.

Studi più completi erano il retaggio deiloadulto, l’opera dei Templi e si chiamavano Pic

coli Misteri. Coloro che avevano acquisito le

conoscenze naturali ed umane in essi insegnate

 prendevano il nome di Figli della Donna, Figli

dell’Uomo e possedevano certi poteri socialiquali la Terapeutica, la Magistratura arbitrale ecc.

“ I Grandi Misteri - scrive Saint Yves -

completavano questi insegnamenti per mezzo di

tutt’altra gerarchia di Scienza e d’Arti, la cui

conoscenza dava all’iniziato il titolo di Figlio degli

Dei, Figlio di Dio secondo che il Tempio era o

no metropolitano e, altresì, certi poteri socialichiamati sacerdotali e reali

E’ dunque nei templi che si trovava racchiusa questa scienza che ora studieremo più davicino e cosi perverremo a quei Misteri di cuitutti parlano ma pochissimi conoscono.

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ogni cosa e niente di ciò che la componeva re

stava sconosciuto al sovrano pontefice*.

Da questa citazione è chiaro che per esser e

ammesso nei Templi non era necessario apparte

nere ad una classe privilegiata e, che quindi nes

suno si vedeva costretto a vivere nella ignoranza

voluta e sfruttata da iniziati reclutati in unaclasse chiusa. Ma non si dava la conoscenza a

tutti vanamente e profanamente, ma per gradi e

soltanto a chi se ne fosse mostrato degno ed era

debitamente qualificato.

L’origine dei Misteri è alla base di ogni

grande civiltà antica ; solo per l’Egitto, la cui

iniziazione ha formato i più grandi uomini ebrei

greci e romani, possiamo risalire a più di dieci

mila anni, ciò che mostra sufficientemente quantosiano false le cronologie classiche.

Si potrebbero citare molte prove di questa

asserzione, basterà ricordare, col Saint-Yves, che

Platone, Erodoto, Diodoro, Manetone, Beroso e

tutte le Biblioteche dell’India, del Tibet e della

Cina hanno tracciato le più rigorose cronologie

dell’antichità.

Tre generi di prove erano poste all’inizio diogni istruzione : prove fisiche, morali ed intellet

tuali. Giamblico, Porfirio e Apuleio fra gli anti-

2 — Trattato etem. di Scienza Occulta

 ¥ 

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chi, Lenoir, ("1) , Christian (2), Delage (3) fra i

moderni descrivono esaurientemente queste prove

su cui credo inutile insistere.

Risulta da tutto questo che la Scienza era

sopratutto una Scienza segreta.

Per sapere ciò che s’insegnava nei Templi,

 bisogna cercare i resti dì quegli insegnamenti

nei documenti che possediamo e che ci sonostati in gran parte conservati dagli alchimisti. Se

riuscissimo a scoprire un metodo per poter spie

gare il linguaggio simbolico degli alchimisti e

contemporaneamente le storie simboliche antiche

della conquista del Vello d’Oro, della guerra di

Troia, della Sfinge potremmo affermare che posse

diamo veramente un frammento dell’antica scienza.

Vediamo innanzi tutto il modo come i mo

derni trattano un fenomeno naturale per meglioconoscere, per opposizione, il metodo antico.

Che ne direste se un libro vi fosse così spiegato:

«Il libro che mi avete dato è posto sul camino

a due metri e quarantacinque centimetri dal ta

volo dove mi trovo ; pesa quarantacinque grammi

e otto decigrammi; é formato da centoquaranta-

(1) Lenoir, L a Frane-Mafonner ie rendu e à sa v in ta be l  

or igine  (1814)(2)  H is to ir e de M agie   (1863)(3)  La Seien ee du vrai   (Dentu 1881)*

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due piccoli fogli di carta, sui quali esistono cento

diciottomila duecento ottanta caratteri di stampa,

 per cui sono stati consumati cent’ottanta grammi

d’inchiostro nero *.

Ecco la descrizione sperimentale del feno

meno; se questo esempio vi colpisce, aprite i

libri della scienza moderna per vedere se essi

non rispondono esattamente come metodo alla

descrizione del Sole e di Saturno, dell’astronomo,

che descrive esattamente il punto, il peso, il

volume e la densità degli astri o alla descrizione

dello spettro solare del fisico che conta il nu

mero delle linee.

Ma ciò che v’interessa del libro non é il lato

materiale, fisico, ma invece ciò che l’autore ha

voluto esprimere in esso, ciò che vi è di segreto

sotto la sua forma, per cosi dire il lato me

tafisico.

(!metodi antichi sullo studio di un fenomeno

erano rivolti sempre al lato generale della que

stione, mentre i moderni restano a priori relegati

al dominio del fatto.

Per mostrare quale é effettivamente lo spi

rito del metodo antico riporteremo un passaggio

significativo di Fabre d’Olivet (1) sui due modi

di scrivere la storia:

(1) Vers dorès de Pythagore,   pp. 26 e 27,

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*1

-   20 -

“ Bisogna ricordarsi che la storia allegorica

di quei tempi trascorsi, scritta con spirito diverso

da quello della storia positiva che ne è seguita,

non le rassomiglia affatto. Quella storia affidata

alla memoria degli uomini o conservata negli

archivi sacerdotali dei templi, in frammenti poè

tici staccati, non considerava le cose che dal lato

morale, mai occupandosi degli individui e vedendo

agire soltanto le masse, vale a dire i popoli, le

corporazioni, le sette, le dottrine, come altrettanti

esseri particolari che designava con un nome

generico.

“ Non che indubbiamente queste masse non

avessero potuto avere un capo che ne dirigesse

i movimenti, ma questo capo, considerato come

lo strumento d’uno spirito qualunque, era tra

scurato dalla Storia che non si interessava che

allo spirito....   Era l’idea morale di cui si esa

minava il cammino, si descriveva la nascita, il pro

gresso o la caduta ; la successione di essa so

stituiva quella degl’individui.

La nostra Storia positiva segue interamente

un altro metodo. Per essa gl’individui sono tutto,

e nota, con una esattezza scrupolosa le date ed

i fatti, che erano invece completamente trascuratidall’altra „.

Riprendiamo ora il libro stampato che ci è

servito per stabilire il nostro primo paragone,

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notando che vi sono due modi di considerarlo t 

da ciò che vediamo: dai caratteri, dalia

carta, daU’inchiostro, vale a dire dai segni ma

teriali, che non sono se non la rappresentazione

di qualche cosa di più elevato : da questo ' qual

che cosa „ che noi non possiamo vedere tisica

mente: le idee dell’autore.

Ciò che vediamo manifesta ciò che non ve

diamo. 11 visibile è la manifestazione dell’invisi

 bile. Questo principio, vero per il caso che ab

 biamo esposto, lo è anche per tutti gli altri feno

meni della natura.

Ci accorgiamo cosi ancora più chiaramente,

della differenza fondamentale tra la Scienza degli

antichi e quella dei moderni ; la prima s’occupa

del visibile unicamente per scoprire l’invisibile

che rappresenta, la seconda s’occupa del feno

meno per sè stesso, senza interessarsi dei suoi

rapporti metafisici.

La scienza degli antichi è la scienza del na

scosto, dell’esoterico.9 m

La scienza dei moderni é la scienza del vi

sibile, dell’exoterico.

Riavviciniamo a questi dati l’oscurità voluta

dagli antichi nei loro simboli scientifici e potremo

stabilire tlha definizione accettabile della scienza

dell’antichità che è :

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La scienza nascosta — Scientia occulta.

La scienza del nascosto — Scientia occultati.

La scienza che nasconde

ciò che ha scoperto — Scientia occultans.

Tale è la definizione triplice della

SCIENZA OCCULTA

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Ca pit o l o   II

Il Metodo nella Scienza antica.

L’Analogia

Dopo aver determinato resistenza nell’an

tichità d'una scienza reale, il suo modo di tra

smissione, i soggetti generali sui quali essa por

tava di preferenza lo studio, spingiamo ora più

 profondamente la nostra analisi determinando

cosi i metodi usati nella scienza antica che è la

scienza occulta-

Lo scopo era la determinazione dell’invisibile

 per mezzo del visibile, del noùmeno attraverso

il fenomeno, dell’idea oltre la forma.

Credo d’aver fatto capire con l’esempio del

libro, precedentemente enunziato, qual’era lo stu

dio del visibile, del fenomeno, paragonato allo

studio dell’invisibile, del noumeno.

Come possiamo sapere ciò che ha voluto

dire l’autore guardando i segni di cui si è ser

vito per esprimere le sue idee?

Perchè noi sappiamo che esiste un rapporto

costante fra il segno e l’idea che rappresenta,

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vale a dire fra il visibile e l’invisibile. Come

 possiamo, guardando il segno, dedurre sul posto

l’idea, cosi possiamo, guardando il visibile, de

durne l’invisibile immediatamente. Ma per sco

 prire l’idea nascosta nel carattere di stampa, noi

abbiamo dovuto imparare a leggere, vale a dire

usare un metodo speciale. Per scoprire l’invisi bile, l’occulto d’un fenomeno, dobbiamo parimente

imparare anche a leggere con un metodo speciale.

Il metodo principale della scienza occulta è

l’Analogia. Per mezzo dell’Analogia si determi

nano i rapporti che esistono fra i fenomeni. Dato

10 studio dell’uomo, tre metodi principali ci pos

sono portare allo scopo : si potrà studiare l’uomo

nei suoi organi, nelle loro funzioni : é io studio

del visibile, lo studio per induzione ; si potràstudiare l’uomo nella sua vita, nella intelligenza,

in ciò che si chiama la sua anima : è lo studio

dall’invisibile, Io studio per deduzione ; si potrà

finalmente, riunendo i due metodi precedenti,

considerare il rapporto che esiste fra gli organi

e la funzione, o fra due funzioni, o fra due organi:

è lo studio per analogia. Così se consideriamo

11polmone, la scienza dell’analisi ci insegnerà che

questo organo riceve dall’esterno l’aria, la qualesubisce in esso una certa trasformazione. Se con

sideriamo lo stomaco, la stessa scienza ci inse-

 ¥ 

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gnerà che quest’organo serve a trasformare gli

alimenti che riceve dall’esterno.

Qui si ferma la scienza del fenomeno, essa

non va oltre la constatazione del Fatto.

L’analogia, servendosi di questi dati e usan

doli per generalizzazione, vale a dire con un

metodo opposto a quello dell’analisi» formulacosì i fenomeni : il polmone riceve dall'esterno

qualche cosa che poi trasforma ; lo stomaco

riceve dall’esterno, qualche cosa che poi trasforma.

Allora polmone e stomaco, esercitando un’analoga

funzione, sonò fra loro analoghi.

Queste illazioni sembreranno piuttosto biz

zarre agli uomini votati allo studio dell’analisi; ma

essi debbono ricordare quel nuovo ramo dell’anato

mia che si chiama Anatomia filosofica, debbonoricordare l’analogia perfettamente stabilita fra il

 braccio e la gamba, la mano e il piede e vedranno

che il metodo che mi ha condotto alle conclusioni

 precedenti non è che lo sviluppo di quella che

ha presieduto alla nascita dell’anatomia filosofica.

Se ho scelto come esempio l’analogia fra lo

stomaco e il polmone è stato per mettere in

guardia contro un errore che ha luogo spesso

e che impedisce per sempre la conoscenza deitesti ermetici, quello di credere che due cose

analoghe sono simili. E’ intéramente falso: due

cose analoghe non son più simili del polmone

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stono dunque dei gradi fra i fenomeni ed i nou

meni, mi domanderete ?

E’ sufficiente un poco d’osservazione per

accorgersi che una grandissima quantità di fatti

sono retti da un piccolo numero di leggi. E’ in

 base allo studio di queste leggi, considerate sotto

il nome di cause seconde,  che vertono i lavoridelle scienze.

Ma queste cause seconde sono a loro volta

rette da un numero limitatissimo di cause prime. 

Lo studio di queste ultime è d’altronde perfetta

mente disconosciuto dalle scienze contempora

nee, che, relegate nel dominio delle verità sen

sibili, abbandonano ai sognatori di ogni scuola

e religione la loro ricerca.

Tuttavia è proprio là che si nasconde la

Scienza.

Per ora è sufficiente constatare resistenza

di questa triplice gradazione :

1. — Dominio infinito dei FATTI ;

. 2.  — Dominio più limitato delle LEGGI o delle

cause seconde ;

3. — Dominio più limitato ancora dei PRIN

CIPI! o delle cause prime.

Riassumiamo tutto nella seguente figura : (1)

(1) Ricavata dalla  M issione de lu lfs ,   pag. 32.

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Questa gradazione, basata sul numero Tre,

rappresenta una parte considerevole nella scienza

antica. E’ su di essa che è in gran parte fondato

il dominio dell’analogia. Perciò dovremo soffer-

mare la nostra attenzione sui suoi sviluppi.

Questi tre termini si ritrovano nell’uomo,

nel corpo, la vita e la volontà.

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Una parte qualsiasi del corpo, un dito, per

esempio, può essere sottratto all’influenza della

volontà senza cessare perciò di avere vitalità

(paralisi radiale o cubitale) ; può anche essere,

 per gangrena, sottratto all’influenza della vita

senza cessare di muoversi.

Ecco dunque tre dominii distinti : il dominiodel corpo ; il dominio della vita, che esercita la

sua azione per mezzo di una serie di speciali

conduttori (il gran simpatico, i nervi vaso motori)

localizzato nel globulo sanguigno; il dominio del

la volontà agente per mezzo di conduttori spe

ciali (nervi volontari) e che non ha influenza

sugli organi essenziali al mantenimento della vita.

 Noi possiamo, prima d’andare più innanzi,

vedere l’utilità del metodo analogico per illuminare certi punti oscuri ed ecco come :

Se una cosa qualunque é analoga ad un’altra,

tutte le parti di cui questa cosa è composta sono

analoghe alle corrispondenti parti dall’altra.

Così gli antichi avevano stabilito che l’uomo

era analogo all’Universo. Per tale ragione essi

chiamavano l’uomo microcosmo e l’Universo ma

crocosmo. Ne consegue che, per conoscere la cir

colazione della vita nell’Universo, basta studiarela circolazione vitale nell’uomo, e, reciprocamente,

 per conoscere i dettagli della nascita, della ere-

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scita e delia morte d’un uomo, bisogna studiare

gli stessi fenomeni in un mondo.

Ascoltate ora due citazioni interessanti, poi

ché bisogna provare ciò che si asserisce, specie

in siffatte questioni : l’un;f sulle tre gerarchie

(FATTI, LEGGI, PRINCIPI!,) designate dagli antichi

col nome di TRE MONDI ; l’altra sul microcosmoe il macrocosmo : esse sono ricavate dalla dot

trina di Pitagora esposte da Fabre d’Olivet:

* Quest’applicazione (del numero 12) all’Uni

verso non era affatto un’invenzione arbitraria di

Pitagora ; essa era comune ai Caldei, agli Egi

ziani ed ài principali popoli della Terra e aveva

dato luogo all’istituzione dello Zodiaco, la cui

suddivisione in dodici asterismi è stata trovata

dovunque esistente da tempo immemorabile.“ La distinzione dei tre mondi ed il loro

sviluppo in un numero più o meno grande di

sfere concentriche, abitate dalle Intelligenze di

differente purità, erano ugualmente conosciuti

 prima di Pitagora, che non faceva che diffondere

la dottrina che aveva ricevuto a Tiro, a Menti ed

a Babilonia. Questa dottrina era quella degl’indù.

Pitagora considerava l’uomo sotto tre modi

ficazioni principali, come l’Universo, ed ecco perchè dava all’uomo il nome di microcosmo.

L’Universo considerato come un gran Tutto

animato, composto d’intelligenza, d’anima e di

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corpo, era chiamato Pan o Phanes. L'uomo o ii

microcosmo era composto parimenti, ma in ma

niera inversa, di corpo, d’anima e d’intelligenza,

e ognuna di queste tre parti era a sua volta

considerata in tre modificazioni, talché il ternario,

regnando in tutto, regnava egualmente nelle sue

minime suddivisioni- Ogni ternario, da quello cheabbracciava l’immensità, fino a quello che costi

tuiva l’uomo più debole, era, secondo Pitagora,

compreso in una unità assoluta o relativa, e for

mava cosi il quaternario o la tetrade sacra dei

 pitagorici. Questo quaternario era universale o

 particolare.

Pitagora non era del resto l’inventore di questa

dottrina, che era diffusa dalla Cina fino al più

 profondo della Scandinavia.Cosi, secondo questa dottrina, l’uomo, con

siderato come una Unità relativa contenuta nella

assoluta Unità del gran Tutto, si presentava,

come il Ternario universale, sotto tre modifica

zioni principali di corpo, d’anima e di intelligenza.

L’anima, in quanto sede delle passioni, si pre

sentava a sua volta nelle tre facoltà d’anima

ragionante, irascibile e appetente. Ora, secondo

Pitagorica, il vizio della facoltà appetente dell’anima, era l’intemperanza o l’avarizia ; quello

della facoltà irascibile, era la viltà ; quello della

facoltà ragionante, era la follia. Il vizio che si

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. - 32  -

estendeva su queste tre facoltà era l’ingiustizia.

Per evitarli il filosofo raccomandava quattro prin

cipali virtù: la temperanza per la facoltà appe

tente, il coraggio per la facoltà irascibile, la pru

denza per la facoltà ragionante, e, per queste tre

facoltà prese insieme, la giustizia, che egli con

siderava come la più perfetta delle virtù dell’anima. Dico deil’anima, poiché il corpo e l’intel

ligenza, ^sviluppandosi ugualmente per mezzo

delle tre facoltà istintive o spirituali, erano, co

me l’anima, suscettibili dei vizi e delie virtù

loro propri».

Da dove viene dunque quest’uso del Tre

cosi diffuso nell’antichità?

Quest’uso, che si stendeva dal senso delle

scritture fino alla metafisica, e che, superando isecoli, si ritrova in uno dei nostri più celebri

scrittori : Balzac ?

Esso proviene dall’uso d’una lingua speciale

che è completamente perduta dalla scienza at

tuale : il linguaggio dei numeri.

< Platone, che scorgeva nella musica ben

altro dei musicisti di oggi, vedeva anche nei

numeri un senso che i nostri matematici non

scorgono più. Egli l’aveva appreso da Pitagora,che l’aveva ricevuto dagli Egiziani. Ora gli Egi

ziani non si professavano disposti soltanto ad

accordare ai numeri un significato misterioso. E’

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- 33  -

sufficiente aprire un libro antico per convincersi

che, fin dai limiti orientali dell’Asia a quelliAc

cidentali dell’Europa, una stessa idea v’era sul

soggetto (Fabre d’Olivet)».

 Non possiamo certamente ricostruire per

intero questa lingua dei numeri, ma possiamo

 per Io meno conoscerne alcune leggi. Studiamoinnanzi tutto un fenomeno della Natura, nel quale

noi dobbiamo trovare il numero Tre e conoscere

il suo significato. Poi studieremo le operazioni

sconosciute dai moderni e praticate da tutta

l’antichità.

Vediamo se la formula degli antichi alchi

misti «tutto è in tutto » è vera nelle sue ap

 plicazioni.

Esaminiamo il primo fenomeno che ci capita, per esempio la luce del giorno, e cerchiamo di

ritrovare in essa leggi sufficientemente generali

 per applicarsi esattamente a fenomeni d’ordine

del tutto diversi.

Il giorno si oppone alla notte per costituire

i, periodi d’attività e di riposo, che ritroviamo

nell’intera natura. Ciò che sopratutto colpisce in

questo fenomeno é l’opposizione fra Luce e

l’Ombra che vi si manifesta.Ma questa opposizione è veramente cosi

assoluta ?

Guardiamo più da vicino e scorgeremo che

3 — Trattato clem, di Scienza Occulta

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 A

- 35 -

vediamo se le nostre leggi vi si applicano. Nell’ordine dei sessi, due opposti ben carat

teristici : il maschio e la femmina. Nell’ordine fisico potremmo scegliere gli op

 posti nelle forze (caldo-freddo, positivo-negativoecc.); ma poiché è stata una forza che ci è servita d’esempio, consideriamo i due opposti dellamateria, solido e gassoso.

LEGGE

 Due opposti hanno fra loro un intermediario risul

tante dai due:

FATTI

Maschio - Femmina Stato solido - stato gassosointermediario intermediario:

risultante dai due: Stato liquidoFanciullo

Padre - Figliointermediario:Spirito Santo

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Altra LEGGE

Gli opposti non sono che la stessa concezione 

a gradi differenti d’una cosa soia:

FATTI

Maschio

Femmina

Fanciullo

Concezioni a diversi 

gradi della Famiglia

Solido

Gas

Liquido

La

Materia

Padre

Figlio i 

Spirito Santo

Dio

Se, riprendendo l’esempio delia Luce e del

l’Ombra, noi lo studiamo ulteriormente, potremo

scorgere che la Luce agisce, l’Ombra s’oppone,

mentre la Penombra; neutra, ondeggia fra le due.

Riassumiamo questi dati :

 L'Attivo  e il  passivo (Luce) (Ombra)

 producono per la loro azione reciproca il Neutro 

(Penombra) che partecipa dei due.

Diciamo subito che avremmo dovuto allun

gare indefinitamente il nostro studio se avessimo

voluto citare tutti gli autori antichi e moderni che

hanno parlato, sotto il nome dei Tre termini che

la costituiscono, della LEGGE DEL TERNARIO.

Come questa legge deve dovunque applicarsi

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cerchiamo i numeri che agendo l’uno sull'altró,

 producono 3.

Questi numeri sono 1 e 2, poiché 1 + 2 = 3.

Possiamo subito intanto comprendere il si

gnificato dei 3 primi numeri.

Il numero 1rappresenta l’Attivo

il numero 2 „ il Passivoil numero 3 * la Reazione dell’At

tivo sul Passivo.

Voi potete sostituire il termine ATTIVO con

la parola che- meglio preferite e vedrete subito

che, secondo il metodo analitico, il numero 1

rappresenta tutte le idee rette dal principio attivo,

vale a dire l’Uomo, il Padre divino, la Luce, il

Calore ecc., secondo che lo si considera in tale

o in talaltro dei Tre mondi.Mondo Materiale : La Luce, lo Stato gassoso

Morale Morale o Naturale L’Uomo

Mondo Metafisico o Archetipo : Dio Padre

E’ parimenti per la parola PASSIVO, che voi

 potete sostituire col 2 e NEUTRO col 3.

Vedete che i calcoli applicati alle cifre s’ap

 plicano matematicamente alle idee nella Scienza

antica, ciò che rende i suoi metodi così generali

e perciò stesso cosi differenti dai metodi moderni.Si tratta ora di vedere se l’antichità aveva

veramente applicato ciò che fin adesso ho detto

sui numeri per dimostrare che io non ho ricavato

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i miei assunti totalmente dalla mia immaginazione.

Ritroviamo innanzi tutto queste applicazioni

in un libro ebraico, di cui M. Franck stesso non

contesta l’antichità (1) lo Sepher Jesirah.

"L ’Essenza divina essendo inaccessibile ai

sensi, usiamo per caratterizzarla, non il linguaggio

dei sensi, ma quello dello spirito, diamo all’intelligenza o al principio attivo  dell’Universo il

nome di monade o d’unità, poiché è sempre lo

stesso ; alla materia o al principio passivo  quello

di diade o di moltiplicità, poiché è soggetto ad

ogni specie di cambiamento; al mondo infine quello

di triade poiché è il risultato dell’intelligenza e

della materia ,,

(Dottrina dei Pitagorici - Viaggi d ’Anacarsi)

" Mi basti dire che come Pitagora designavaDio con 1, la materia col 2, egli esprimeva l’U

niverso col 12, che risulta dalla riunione degli

altri due (Fabre d’Olivet, les Vers dorès de  Py- thagore).

Conosciamo ora il senso che davano gli an

tichi ai numeri 1, 2, e 3 ; vediamo allora qualche

altro numero.

Si è potuto vedere nella nota di Fabre d’O

livet sul Microcosmo e il Macrocosmo che ilQuaternario riconduceva all’Unità i termini 1, 2, 3.

(1) Franck,  La Kabbale,  1863.

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 poi il ritorno ad una unità d'ordine differente;

di un'ottava, se oso cosi esprimermi: 1.2.3*

4

La genesi dei numeri si ridurebbe dunque a

queste quattro condizioni e come, secondo il me

todo analogico, i numeri esprimono esattamente

delle idee, questa legge è applicabile alle idee.Ecco quali sono questi quattro termini :

Unità o Ritorno Opposizione Azione deli’opposi

all’Unità Antagonisno zione sull’Unità

1 2 3

4  — — 

 — ! 5 6

7 8 9

10 11 12

0 ) (2) (3) ecc.

Ho separato la prima serie dalle altre per

mostrare ch’essa è completa in quattro termini e

che tutti i termini seguenti non fanno che ripetere

in un’altra ottava la stessa legge.

Poiché noi stiamo per scoprire in questa

legge una delle migliori chiavi per aprire gli an

tichi misteri, vado a spiegarla meglio, applicandola

ad un caso particolare qualunque, per esempio

lo sviluppo sociale deU'uomo,

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Unità o Ritorno Opposizione Risultato di questa

opposizione

all’Unità Antagonismo Distinzione

1.- La prima mo

lecola sociale,

Puomo.

4. - Unità d’ordine superiore.

La Fa m i g 1i a

riassumente i 3

termini prece

denti.

7.-Unità d’or

dine Superiore

la Tribù, rias

sumente i 3 termini precedenti

10. - Nazione

1

2. - Opposi

zione ad es-

'sa. Donna.

5. - Opposizione tra le

famiglie. Ri

valità di Fa

miglie.

8. - Opposi

zione fraTribù.

3. - Risultato.

Figlio.

6. - Distinzione tra le Fa

miglie. Ca

ste,

9. * Distinzio

ne fra le

Tribù.

 Nazionalità.

Questa legge che ho dato in cifre, vale a dire

in formula generale, può applicarsi ad una quan

tità di casi particolari. II capitolo seguente del

resto lo mostrerà. Ma non notiamo qualche cosa

di particolare in queste cifre ? Che significano i

10 11 12segni —j------ posti alla fine del mio

 primo esempio?

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Per saperlo bisogna un poco parlare delle

operazioni usate dagli antichi sulle cifre.

Due di esse sono indispensabili a conoscere :

1. —  La riduzione teosofica;

2. —  L ’Addizione teosofica.

1. — La riduzione teosofica  consiste a ridurre

tutti i numeri formati da due o più cifre in numeri di una sola cifra e ciò addizionando le cifre

che compongono il numero fino a che non ve ne

resti che uno soltanto.

Cosi : 1 0 = 1 + 0 = 1

11  = 1  + 1 = 2

12 = 1 + 2 = 3

e per numeri più composti come per esempio

3,221 = 3 + 2 + 2 + l = 8,0666 =

6 + 6 + 6 = 18 e come 18 = 1 + 8 = 9il numero 666 è uguale a 9.

Da ciò si desume una c/onsiderazione molto

importante è che tutti J numeri, qualunque sieno,

non sono che rappresentazioni dei primi nove,

come le prime nove cifre, e lo si può scorgere

dalle considerazioni precedenti, non sono che le

rappresentazioni delle prime quattro.

Ora queste prime quattro cifre non sono che

differenti stati dell’Unità. Tutti i numeri, quali chesiano, non sono che le diverse manifestazioni

dell’Unità.

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 — 44 — 

28 = 10 per l’addizione tesoofica e riduzionedel totale.

Infine : 10 = 1 -{- 0 = 1

L’operazione si scriverà così :

4 + 3!= 7 = 28 — 10 = 1

4/ -f- 3 = 1Riprendiamo ora l’esempio cifrato dato in

 primo luogo.1» 2. 3

4. 5. 6

T   8. 9

10. 11. 12

0) (2)  (3)e facciamo qualche considerazione in merito usan

do i calcoli teosofici.

 Notiamo prima che riappare l’Unità, vale adire che il ciclo riprende dopo tre progressioni

10 11 — — - ; IO, 11, 12 ecc. ridotti teosoficamente

ridanno 1 2. 3 ecc. (1).

Queste tre progressioni rappresentano i TRE

MONDI nei quali tutto è racchiuso.

 Notiamo altresì che la prima linea verticale

1, 4, 7, 10, che ho considerato come rappresen

ti) V. per 1applicazione di questa legge in Mosi»

Fabre d’Olivet La Lang, tub. rest.

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tanti l’unità a diverse ottave, effettivamente la

rappresenta, poiché :

1 = 1

4 = l + 2 + 3 + 4 = 10 = 1

7 = 1 + 2 + 3 + 4 + 5 + 6 + 7 = 28 = 1 0 = 1

10 = 113 = 4 = 10 = 116 = 7 = 2 8 = 10 = 1

Si può così continuare la progressione fino

all’infinito e verificare queste leggi matematiche

famose, che, lo so, sono considerate puramente

mistiche, per il semplice fatto che non se ne ca

 pisce la portata. Consiglio coloro i quali credes

sero che si tratta di sogni nebulosi, la lettura

delle opere sulla fisica e la chimica di Louis Lucas,

dove troveranno la legge precedente designata

col nome di  serie  e applicata alla dimostrazione

sperimentale nei campi della chimica e della

 biologia.

Prima di terminare questo capitolo, già molto

lungo, voglio segnalare un fatto estremamente

importante per comprendere il tetragramma sacro

degli Ebrei, di cui ci occuperemo in seguito.

La progressione: 1. 2. 3

4. 5. 6

7. ecc.

è formata da quattro cifre disposte soltanto su tre

colonne poiché la quarta cifra non é che la ripe-

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- 49

ma ogni' cellula la trasforma differentemente.

E’ possibile dùnque che una stessa forza,

la vita, sia trasformata in forza di ordini differenti

e ciò per la diversa forma degli organi ?

A tali questioni l’Egiziano si rinchiude nel

laboratorio del tempio e scorge un fascio di luce

 bianca frangersi contro un prisma, che la trasforma in vari colori. I colori dipendono dallo

spessore del cristallo attraversato. Gli basta.

Capisce.

Tali sono le basi della Medicina Occulta. Ma

questa corrente vitale da dove viene ?

Dall’aria dove il globulo sanguigno va a

cercarla per condurla nell’organismo.

L’unità magnifica delle produzioni d’Osiride

-Iside appare ancor più meravigliosa.Una stessa corrente vitale circola attraverso

il Pianeta e ogni cosa e individuo, dal minerale

all’uomo, aspira e trasforma la Vita in vita

 particolare d’un organo o d’una specie.

Analogicamente la Terra attinge la sua vita,

e quella di tutto ciò che porta, in quella corrente

luminosa e vitale nella quale è immersa, corrente

che proviene specie dal Sole, il quale, a sua

volta, l’attinge per vivere e diffonderla dall’Universo stellare.

Allora il prete egiziano, comprendendo nel

suo insieme augusto la sintesi della vita, si

4 — Trattato Elementare di Scienza Occulta

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 prosterna e adora Dio in lui, Dio nel mondo,

Dio neirUniverso, Dio in Dio.

Egli adora la Vita che è in lui, questa Vita

che la Terra gli ha dato, questa Vita che il nostro

Mondo ha ricevuto dal Sole, che questo ha

attinto dall’Universo e che l’Universo ha avuto

dal centro misterioso e ineffabile dove l’Esseredegli Esseri, l’Universo dell’Universo, l’Unità Vita,

Osiride-Iside, risiede nella sua eterna unione.

La vita che abbiamo trovata diffusa in tutto

 potrebbe sfuggire alle leggi comuni ?

Il fenomeno, qual che sia, rivela sempre e

dovunque la sua origine trinitaria. Le serie, per

quanto grandi possano apparire, si dispongono

tutte secondo la legge misteriosa:

Attivo-Positivo, Passivo-NegaUNeutro-Equilibrio.-J- — 00

Quest’uomo che fa da padrone nella famiglia,

in cui rappresenta il positivo, Si piegherà dinanzi

alla legge della tribù e, così, diverrà negativo.

La Terra che attira e riunisce, nella sua as

sorbente unità, tutti gli esseri e tutti gli oggetti

situati sulla sua superficie, agendo così come attivo,

obbedisce  passivamente  all’attrazione del Sole,

suo superiore.

Vediamo apparire così l’assorbimento delle

serie inferiori per le superiori e di queste.

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considerate come serie inferiori, per una serie

superiore ecc., all’Infinito.

Il caldo appare positivo nel caldo, negativo

nel freddo, equilibrato nel tiepido. La luce

appare positiva nel chiaro, negativa nell’ombra,

equilibrata nella penombra. L’elettricità si mostra

 positiva nel positivo, negativa nel negativo,equilibrata nel neutro.

Ma il calore, la luce, l’elettricità non rap

 presentano le tre fasi d’una cosa che sta più

in alto?

Risaliamo sperimentalmente attraverso i

fenomeni ; dopo la fisica troveremo la chimica

e vediamo un’esperienza nota : l’ossigeno si di

sporrà al polo del Movimento, l’idrogeno al polo

della Resistenza e l’azoto a volte nell’uno talvoltanell’altro di questi due poli, secondo la parte

che rappresenta nelle ,combinazioni. Vediamo

che è la stessa cosa per gli altri corpi metalloidi

o metallici ; dovunque ritroviamo il movimento

acidificante, il riposo alcalinizzante e l’equilibrio

fra i due rappresentato dall’azoto e dalle sue

sfumature.

Quando, di progressione in progressione,

d’Universo in Universo, avremo raggiunta la più «alta astrazione* noi scorgeremo un’unica

forza opponentesi a sè stessa per creare nella

sua attività il Movimento, nella sua passività la

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Materia e nei suo equilibrio tutto quello Che è

compreso fra la divisibilità e l’Unità, scorgeremo

gli scalini infiniti per i quali la forza risale dallo

stato solido fino alle forme le più elevate del

l’intelligenza, del genio, e finalmente alla sua

origine, Dio, di cui l’attività si chiama il Padre

o Osiride, la pàssività è il Figlio o Iside el’equilibrio, causa di tutto, imagine della Tri-Unità

che Lo costituisce, si chiama lo Spirito-Santo

o Horus.

Teniamo ora uno dei più grandi segreti del

Santuario, la chiave di tutti i miracoli passati,

 presenti e futuri, la conoscenza di quell’agente

sempre lo stesso e sempre diversamente designa

to, il Telesma di Ermete, il Serpente di Mosè e

degl’indù, l’Azoth degli alchimisti, la Luce astraledei Marinisti e d’Elifas Levi, infine il Magnetismo

di Mesmer e il Movimento di Louis Lucas, che

ha scoperto le tre leggi che lo dirigono e ne ha

mostrato l’applicazione alle scienze positive con

temporanee.

Già conosciamo le diverse modificazioni per

le quali quest’agente universale diviene la vita

di ciascuno. Studiamo ora la sua evoluzione.

Questa emanazione seguirà universalmentetre fasi di sviluppo :

In una prima fase* il passivo s’avvantaggerà

sull’attivo ed il Risultato sarà una passività, una

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materializzazione, un allontanamento dall’Unità

alla Molteplicità. In una seconda fase, l’attivo e

il passivo si equilibreranno; la gerarchia, la serie

apparirà, gli inferiori graviteranno intorno al ter

mine superiore. In una terza fase, infine, l’attivo

s’avvantaggerà sul passivo, l’evoluzione della

Molteplicità sull’Unità si effettuerà.Queste sono le tre leggi del Movimento.

Dal Centro misterioso nel quale si tiene lo

ineffabile, l’inconcepibile En Sulph-Parabrahm,

una forza emana nell’infinito.

Questa forza costituita attiva-passiva, come

ciò che vi ha dato nascita, produrrà un risultato

differente secondo che l’attivo o il passivo do

minerà nell’azione.

La forza s’allontana dall’Unità per divenirela Molteplicità, la Divisione ; così il passivo,

creatore del Multiplo, dominerà. La forza rsi ma

terializza. L’intelligenza a poco a poco s’ispessisce,

 provocando quella materia radiante che è la più

 prossima alle essenze.

A questo momento una massa enorme attra

versa lo spazio. Sui pianeti inferiori, che essa

fende in corsa, gli strumenti si puntano e dallo

alto degli osservatori, i mortali annunziano: unacometa attraversa il nostro sistema. Nei mondi

superiori, gl’immortali si prosternano e adorano

religiosamente la Luce divina, che compie il sa-

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“ 5 4 -

Orifizio, da cui dovrà nascere il ritorno all’Unitàed esclamano : Lo Spirito di Dio attraversa ilnostro Mondo.

Tuttavia più la massa s’allontana dall’Unità, più s’accentua la sua materializzazione. Lo scienziato che la scopre annunzia ai mortali una nebu

losa, la Nascita di un sistema planetario, mentre,sempre nei Mondi superiori, l’Immortale conce pisce la nascita d’un Dio.

Lo stato più passivo è nato, gli agglomeratisolidi nascono, ma contemporaneamente la forzaattiva si sviluppa, si libera a poco a poco e vienead equilibrare la forza passiva. La Vita si concentra in un Sole, centro del sistema. E allora chela forza attiva predomina» sulla passiva, i pianeti

si dispongono intorno al Centro preponderante,l’essere vivente che si chiama un Mondo è nato ;è organizzato e lentamente evolve verso l’Unitàda cui è venuto.

Su ognuno dei pianeti la legge che ha datoorigine al Mondo si ripete, identica. Il Sole agisceverso i pianeti come l’UNITÀ-VITA ha agito versoil Sole. Il pianeta é tanto più materiale per quantoè più lontano da lui.

Sui pianeti, in ignizione prima, allo statogassoso e liquido poi e solido successivamente,nascono i continenti. La forza attiva allora predomina. Consolidandosi i pianeti condensano nel

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iff 

- t é   -

ferente, su cui evolvono successivamente razze

d'uomini di varia evoluzione, sicché quando una

razza é già evoluta su un continente ed è nel

 pieno del suo sviluppo intellettuale, su un altro

continente venuto più tardi, un’altra razza, ma

nifestatasi dopo, sarà più selvaggia, più abbrutita,

ma più vitale.E’ lo stesso per la famiglia, dove vediamo

il fondatore, l’avolo, pieno d’esperienza, ma ab

 battuto dalla vecchiaia, mentre i’ultimo nato è

tanto ignorante quanto pieno di vita. Si stabilisce

cosi questa gradazione e transizione: Figlio, Padre,

 Nonno, Avolo che rappresentano nella famiglia

quell’evoluzione che ritroviamo in tutta la natura.

Gli esseri sono formati in ultima analisi da

tre parti : il corpo, la vita o spirito e l’anima.L’evoluzione d’un corpo produce una vita,

l’evoluzione d’una vita produce un’anima.

Verifichiamo questi dati applicandoli all’uomo.

Ogni continente si corona, lo ripeto, d’una

razza differente d’uomini, che rappresentano il

termine superiore dell’evoluzione materiale sul

 pianeta.

In ogni uomo si mostrano tre parti : il ventre,

il petto, la testa. Ad ognuna di queste parti sonoattaccate delle membra. Il ventre serve a fabbri

care il corpo, il petto serve a fabbricare la vita, la

testa serve a fabbricare l’anima.

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57 -

Lo scopo d’ogni essere creato dalla natura è •

di dare nascita ad una forza d’ordine superiore a

quella che riceve e ciò dal minerale aU’uomo.

La vita è data all’uomo perchè la trasformi

in una forza più elevata, l’anima. L’anima è una

risultante. Lo scopo dell’uomo è prima di tutto

quello di sviluppare in lui quest’anima che vi

si trova in germe. Questa idea nascosta ai pro

fani, si ritrova in tutti gli autori che sono

 profondamente penetrati nei segreti della

natura.

« E’ così infatti che Dio stesso, per l’intima

conoscenza dell’assoluto che é la sua essenza,

identifica perpetuamente col suo sapere l’essere

che gli corrisponde nella sua essenza assoluta ;

ed è così che mànifestamente Dio opera incessan

temente la sua creazione o la sua immortalità.

Pér conseguenza, poiché l’uomo è creato ad im

magine di Dio, è con lo stesso mezzo che deve

conquistare la sua immortalità, operando così la

sua propria creazione con la scoperta dell’essenza

dell’assoluto, vale a dire delle condizioni stesse

dell’esistenza della Verità » (Wronski,  Lettre aa 

 Pape). Fabre d’Olivet, nell’ammirabile riassunto che

fa della dottrina di Pitagora, ci mostra in qualche

 pagina la sintesi della psicologia antica :

«Pitagora ammetteva due moventi alle azioni

umane, la potenza della Volontà e la necessità

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del Destino; egli le sottometteva Tuna.e l'altra

ad una legge fondamentale chiamata Provvidenza^

dalla quale entrambe emanavano.

« Il primo di questi moventi era libero ed il

secondo dominato : sicché l’uomo si trovava fra

due opposte nature, ma non contrarie, indifferen

temente buone o cattive, secondo l’uso che sa

 peva farne. La potenza della Volontà si esercitava

sulle cose da farsi o suiravvenire ; la necessitàdel Destino sulle cose fatte o sul passato ; e l’una

alimentava continuamente l'altra, lavorando sui

materiali che si fornivano reciprocamente.

« Poiché, secondo quest’ammirevole filosofo,

è dal passato che nasce l’avvenire, dall’avvenire

che si forma il passato, dalla riunione d ’entrambi

che scaturisce il presente, sempre attuale, dal

quale hanno ambedue origine. Cosi, secondo

questa dottrina, la Libertà regna nell’avvenire, la Necessità nel passato e la Provvidenza nel pre

sente. Niente accade per caso, ma dall’unione

della legge fondamentale e provvidenziale con

la volontà umana che la segue o la trasgredisce;

operando sulla Necessità.

« L’accordo della Volontà e della Provvidenzacostituisce il bene, il male nasce dalla loro op posizione. L’uomo ha ricevuto, per condursi

sulla terra, tre forze appropriate ad ognuna delletre modificazioni del suo essere, e tutte e treincatenate alla sua volontà.

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lontanarsene, risiede tutto nella sua volontà, che

 per l’uso che fa dei suoi strumenti che fornisconoil corpo, l’anima e lo spirito, s’abbrutisce, si rende

virtuosa o viziosa, saggia o ignorante e si mette

in istato di percepire con più o meno energia, di

conoscere di giudicare con più o meno rettitudine

ciò che v’è di buono, di bello e di giusto nella

sensazione, sentimento o consenso : di distinguere

con più o meno forza e luce il bene ed il male,e di non sbagliarsi infine in ciò che è realmente

 piacere o dolore, amore o odio, verità o errore.

« Pitagora ammetteva più esistenze e soste

neva che il presente che ci colpisce, e l’avvenire

.che ci minaccia non sono che l’espressione del

 passato, che è stato opera nostra nei tempi pre

cedenti. Diceva che la maggior parte degli uo

mini perdono venendo sulla Terra il ricordo delle

esistenze passate (1); ma lui, per un favore particolare degli Dei, ne conservava il ricordo.

«Così questa necessità fatale, di cui l’Uomo

non cessa di lagnarsi, è lui stesso a crearla con

la sua volontà ; egli percorre, a misura che

avanza nel tempo, la strada che si è da sè stesso

tracc iata, e, secondo che la modifica nel bene

(1) Che non è necessario intendere da! punto di vista

« reincarnazionistico», che, malgrado le opinioni di Papus,

é un’impossibilità metafisica (N. del T).

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o nel male, che vi semina le sue virtù od i

suoi vizi, egli la ritroverà più dolce o più penosa

quando sarà il tempo di percorrerla nuova

mente. » (1).

L’insegnamento del tempio si riduceva unica

mente allo studio della forza universale nelle

sue diverse manifestazioni.Studiando prima la Natura naturata, la natura

dei fenomeni, l’aspirante all’iniziazione imparava

le scienze fisiche e naturali. Poi, constatato che

questi effetti dipendevano d’una sola serie di

cause, l’iniziazione gli apriva il Mondo delle

cause ed egli penetrava nello studio della Natura

 Naturante, imparando le Leggi della Vita, che è

sempre identica nelle sue diverse manifestazioni :

la conoscenza della vita dei Mondi gli dava lachiave dell’astrologia, quella della vita terrestre

gli dava le chiavi dell’Alchimia

Salendo d’un grado l'aspirante trovava nel

l’uomo la riunione della Natura, Naturante e

 Naturata, pervenendo alla concezione della forza

unica. Alla pratica e conoscenza delle scienze

superiori, la Teurgia, la Magia, la Terapeutica

sacra e l’Alchimia, pochi pervenivano.

Saint-Yves dice che fra gli ordini della

(1) Fabre d’OIivet: Vers dorés  pp. 249 e 251,

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scienza antica, tre abbracciavano rispettivamente

la Natura Naturante, Naturata ed infine l’umana,

che*ad essa serve di legame e lo ierogramma

di questi ordini era EVE, la Vita.

Il quarto, rappresentato nella tradizione mosaica

dalla prima lettera della parola IEVE, corrispon

deva a tutt’altra gerarchia di conoscenze, ed era

caratterizzato dal numero dieci.

Si vede così che l’insegnamento della Scienza

antica si riduceva ai quattro gradi seguenti :

1. - Studio della forza univer

sale nelle sue manifestazioni vitali

2. - Studio di questa forza

nelle sue manifestazioniumane

3. - Studio di questa forza

nelle sue manifestazioni

astrali

4. - Studio di questa forza

nella sua essenza e pratica

dei principi scoperti.

Scienze fisiogoniche

Scienze androgoniche

Scienze cosmogoniche

Scienze teogonìche

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Ca p i t o l o   IV

L’espressione de lie idee.

L’Alchimia.

Proseguendo fino in fondo al santuario il

nostro studio della scienza antica, noi abbiamo

successivamente affrontato le idee più generali

che racchiudeva.

Ma non bisogna ancora fermarsi.

L’idea, finché resta nel cervello del suo

creatore, è invisibile per il resto degli uomini.

Questi non potendo, in generale, comunicarefra loro che attraverso i sensi, non s’accorgeranno

di queste'idefa se non quando sarà sensibilizzata.

L’idea è l’invisibile. Per rendere visibile

quest’invisibile, bisogna usare un segno.

Intendo per Segno ogni mezzo esteriore di

cui l’uomo disponde per manifestare le sue idee.

Gli elementi del Segno sono : la voce, il

gesto ed i caratteri tracciati ; i suoi materiali

sono : il suono, il movimento e la luce. E' lostudio dei segni che dobbiamo intraprendere ora,

 per scorgere il modo con cui il prete egiziano espri

meva le idee che aveva ricevute dall’iniziazione.

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- 64 -

In qualunque maniera si consideri l’origine

del genere umano dobbiamo ammettere che il

germe radicale del pensiero è stato trasmesso

attraverso un segno che suppone un’idea madre.

Sentiamo qui il parere di Claude de Saint-

Martin e Fabre d’Olivet: «Si, se non erro per

deficienza di talento, mostrerò che le parole

che compongono le lingue in generale, e quelledell’ebraico particolarmente,' lungi dell’essere

 prese a caso e formate per l’arbitrio d’un

capriccio, come si crede, sono prodotte al

contrario da una ragione profonda ; proverò che

non vi è una sola parola, che, in seguito ad

un’analisi grammaticale ben fatta, non possa

riportarsi a degli elementi fissi, d’una natura

immutabile per il fondo, quantunque variabile

all’infinito per la forma.« Questi elementi, quali possiamo qui esa

minarli, costituiscono quella parte del discorso

alla quale ho dato il nome di Segno.  Essi com

 prendono, ripeto, la voce, il gesto ed i caratteri

tracciati. Risaliamo ancora nei tempi e vedremo

l'origine di questi segni.

«Ho designato come elementi della Parola

la voce il gesto ed i caratteri tracciati ; come

mezzi, il suono, il movimento e la luce ; maquesti elementi e questi mezzi esisterebbero

vanamente, se non esistesse, nello stesso tempo,

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della mano, il suo organo più espressivo, trova,

a furia di sforzi, il segreto di disegnare sulla

scorza degli alberi o di incidere sulla pietra il

gesto che ha prima determinato.

« Ecco l’origine dei caratteri tracciati, i quali,

come immagine del gesto e simbolo dell’infles

sione vocale, diventano uno degli elementi piùfecondi del linguaggio ed estendono rapidamente

il loro dominio, presentando per l’uomo un

mezzo inesauribile di combinazioni.

« Poiché la forma, attraverso cui è fissato

il suono e il movimento, dipende dall’arbitrio

dell’individualità particolare delPuomo che disegna

o parla, essa ha avuto bisogno di convenzioni

 per potersi generalizzare e assicurare la sua

autenticità. Tuttavia, malgrado che i caratteritracciati suppongano questa convenzione, non

 bisogna dimenticare ch’essi sono il simbolo di

due cose che non la suppongono, l’inflessione

vocale e il gesto. Essi nascono dalla spon

tanea azione della Volontà, mentre i caratteri sono

il frutto della riflessione (1).

In possesso di segni, capaci d’esprimere la

sua idea, l’iniziato doveva ancora piegarsi ad

un’altra esigenza : la scelta del suo futuro lettore.Bisognava creare una lingua che si fosse

(1) Fabre d’Olivet,  Latig. hèb. re$t.  cap. VI,

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adattata d’anticipo all’inteliigenza di colui al

quale era destinata : una lingua tale che, se una

 parola, per il profano non poteva avere signifi

cato, diventasse invece per il veggente una

rivelazione.

L’idea teorica che presiedette alia scelta diquesta lingua fu quella della gradazione gerar

chica ternaria, i Tre Mondi indicati anche da

Rabelais in una sua famosa citazione.

L’idea di racchiudere certe conoscenze in

un circolo speciale è talmente diffusa in tutte le

epoche, che noi vediamo,5 in questo secolo di

divulgazione ad oltranza, le comuni scienze

matematiche, di storia naturale ecc. adombrarsi

d’una quantità di parole speciali.Riportiamoci al triangolo dei Tre Mondi

FATTI-LEGGI-PRINCIPII e noi vedremo l’iniziato,

in possesso di tre mezzi diversi per esprimere

un’idea attraverso il  senso positivo, il senso 

comparativo  e il  senso superlativo.

1. — L’iniziato può servirsi di parole da

tutti capite, cambiando semplicemente il valore

di esse, secondo la classe d’intelligenze che vuole

istruire.Prendiamo un esempio semplice :

Un figlio ha bisogo d’un padre e d’una madre.

Rivolgendosi a tutti, indistintamente, lo

scrittore parlerà in  senso positivo  e dirà :

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Un figlio ha bisogno d’un padre e d ’una madre.

Se egli vorrà escludere dalla comprensione

di questa idea il volgo, userà allora il  senso 

comparativo, salendo dal dominio dei FATTI a

quello delle IjEGGI e dirà :

 Il Neutro ha bisogno d’un positivo e d’un 

negativo. L ’Equilibrio ha bisogno d ’un attivo e d’un 

 passivo.

Chi è versato nello studio delle leggi della

natura, coloro che si designano generalmente alla

nostra epoca,  scienziati, capirà facilmente il senso

di queste Leggi inintelligibili per un contadino.

Ma bisogna ora escludere dalla conoscenza

d’una verità questi stessi scienziati, divenuti teologi

o persecutori, e ?osì lo scrittore s’eleverà d’un

grado ancora entrando direttamente nel dominio

della simbolica, penetrando nel Mondo dei Prin

cipi e dirà :

 La Corona ha bisogno della Saggezza e della 

 Intelligenza.

Lo scienziato, abituato a risolvere i problemi

che si presentano alla sua attenzione, capisce le

 parole isolatamente, ma non può afferrare i rap

 porti che le lega. Egli è capace di dare un signi

ficato a questa frase, ma la base solida gli manca,

non é sicuro d’interpretare esattamente ; così alza

le spalle quando frasi simili a quella citata si

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rinvengono nei libri ermetici e passa oltre, escla

mando : Misticismo o imbroglio !

2. — L’iniziato può usare segni diversi se

condo coloro ai quali vuole rivolgersi.

Era questo il modo che usavano di preferenza

i preti egiziani che scrivevano in geroglifici, in

lingua fonetica o in lingua ideografica, secondo icasi 0).

Ma spieghiamo questo con esempi, per mag

gior chiarezza, usando la stessa frase del primo

caso :

Un figlio ha bisogno d’un padre e d’una madre.

Rivolgendosi alia massa, il prete disegnerà

semplicemente un figlio fra un padre e una ma

dre o dirà la frase testualmente.

Se vuol limitare il numero di lettori, egli

s’eleverà al Mondo delle LEGGI ed i segni alge

 brici intesi dallo scienziato s’allinieranno così :

Sia il oo, che designi il neutro, il figlio, si

scriverà :

oo ha bisogno -f- e — o (+ ) + (—) = (oo)

Se vuole restringere ancora il dominio della

comprensione, s’eleverà ai segni ideografici cor

rispondenti ai principi e dirà :

(1) Fabre d’OIivet et Saint-Yvcs d’Alveydre.

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 perle nel santuario, intendo i racconti simbolici.Quale mezzo migliore per trasmettere una

verità di quello per cui è l’immaginazione ad essereinteressata e non la memoria ! Raccontate unastoria al contadino, egli la ricorderà e così leavventure di Vulcano e Venere passeranno alla posterità. Sarà lo stesso per le Leggi di Kepler ?Ho dubbi ; poiché non mì immagino un bravo contadino, seduto in un angolo presso il fuoco, adenumerare le leggi astronomiche. I racconti sim bolici contengono tuttavia verità molto più im portanti.

Il contadino non vi scorge che un piacevoleesercizio d’immaginazione, il sapiente moderno viscopre con meraviglia le leggi del cammino deiSole, e l'iniziàto, scomponendo i nomi propri, viscorge la chiave della grande opera e così capisce i tre significati racchiusi nel racconto.

Bisogna ora ritornare su ognuno di questimetodi fornendo certi elementi di sviluppo che

 permettano di vederne chiaramente il modus agendi.

I.

ÀI primo metodo si riferisce un riassuntoammirabile della Scienza Occulta teoricamente e

 praticamente, una sintesi luminosa dinnanzi alla

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- 12  -

quale gli iniziati si sono sempre inchinati rispet

tosamente, intendo parlare della Tavola Smeral

dina, attribuita ad Ermete Trimegisto.

Analizziamo questa pagina e vi ritroveremo

le idee considerate nei capitoli precedenti ; ma

 prima diamo il testo nei suo insieme.

TAVOLA SMERALDINA D’ERMETE

* E’ vero, senza menzogna, verissimo.

“ Ciò che è in basso è come ciò che é in

alto e ciò che è in alto é come ciò che è in basso

 per fare i miracoli d’una sola cosa.

“ E poiché tutte le cose sono state e sono

venute da Uno, cosi esse sono nate in questa

cosa unica, per adattazione.

“ 11 Sole ne è il padre, La Luna ne è la madre,

il Vento l’ha portata nel ventre, la Terra ne è

la nutrice ; il padre di tutto, il Telesma di tutto

il mondo è qui ; la sua forza è intera, se è con

vertita in terra.

« Separerai la terra dal fuoco, il sottile dal

denso dolcemente con grande arte. Egli sale dalla

terra al cielo e poi discende in terra e riceve la

forza delle cose superiori e inferiori. Avrai cosi

tutta la gloria del mondo e l’oscurità s’allontanerà

da te.

“ E’ la forza forte di ogni forza, poiché essa

*

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vincerà le cose sottili e penetrerà in quelle solide.

* Così è stato creato il mondo.

“ Da ciò usciranno e saranno innumerevoli

adattazioni.

Perciò sono stato chiamato Ermete il Tri-

megisto, possedendo le tre parti della filosofia

del mondo.“ Ciò che ho detto dell’operazione del Sole

è compiuto e ultimato.

 E ’ vero

Senza Menzogna

Verissimo.

La Tavola smeraldina principia con una Tri

nità. Ermete afferma cosi fin dalì’inizio la Leggeche regge l’intera Natura. Sappiamo che il Ter

nario si riduce ad una gerarchia designata col

nome dei Tre Mondi. E’ dunque una stessa cosa

considerata sotto tre diversi aspetti che queste

 parole ci presentano.

Essa è la verità e la sua triplice manifesta

zione nei Tre Mondi. :

 E ’ vero. —   Verità sensibile; corrispondente al

Mondo fisico. E’ l’aspetto studiato dalla Scienzacontemporanea.

Senza Menzogna.  — Opposizione all’aspetto pre

cedente. Verità filosofica, certezza corrispon-

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- 75 -

 Per fare i miracoli d’una sola cosa 

o  del  sette, per mezzo della riduzione del sei (i

due Ternarii) all’Unità.

Il quattro e il sette esprimono la stessa cosa,

si può dunque prendere con certezza l’una o l’altra,

delle due applicazioni.

Riavviciniamo la spiegazione della secondafrase del testo di Ermete alla spiegazione della

 prima, e vedremo :

Che bisogna considerare una Verità nel suo 

triplice aspetto fìsico, metafisico e spirituale innanzi 

tutto.

Soltanto allóra si può applicare a questa co

noscenza il metodo analogico che permetterà di 

 sapere le Leggi.

 Infine bisogna ridurre la molteplicità delle Leggi all’Unità per la scoperta del Principio o della Causa 

 prima.

Ermete affronta in seguito lo studio dei rap

 porti fra il multiplo e l’Unità, o fra la Creazione

e il Creatore, dicendo :

 E poiché tutte le cose sono state e sono ve

nute da Uno, còsi tutte le cose sono nate in questa 

unica cosa per adattazione.

Ecco in poche parole tutto l’insegnamento

dei santuario sulla creazione del Mondo; la crea

zione per adattazione o per il quaternario svilup-

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. — ? 6 -

 pata nel Sepher le sirah  e nei dieci primi capitoli

del  Boereschit   di Mosè.

Questa cosa unica, da cui deriva tutto, é la

Forza universale di cui Ermete descrive la ge

nerazione :

Il Sole (positivo) ne è il Padre

La Luna (negativo) ne è la Madre

Il Vento (ricettatore) l’ha portata nel suoventre

La Terra (materializzazione

accrescimento) ne è la nutrice.

Questa cosa che Egli chiamaTelesma (volontà)

è d’una tale importanza che mostrerò alcune

opinioni di qualche autore sul soggetto :

“ Esiste un agente misto, un agente naturale

e divino, corporale e spirituale, un mediatore plastico universale, un ricettacolo comune delle

vibrazioni del movimento e delle immagini della

forma, un fluido e una forza che si potrebbe

chiamare in qualche modo l’immaginazione della

natura.

r<Per mezzo di esso tutti gli apparecchi ner

vosi comunicano segretamente insieme ; di là

nascono la simpatia e l’antipatia ; provengono i

sogni ; per mezzo suo si producono *i fenomeni

della seconda vista e della visione soprannatu

rale. Quest’agente universale delle opere della

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 — 77 — 

natura é Vod   degli Ebrei e di Reichembach, è la

luce astrale dei Marinisti.

“ L’esistenza e l’uso possibile di questa forzasono il grande arcano della magia pratica.

“ La luce astrale calamita,riscalda, rischiara,

magnetizza, attira, respinge, vivifica, distrugge,

coagula, separa, spezza, riunisce tutto sotto l’im

 pulso di volontà potenti „ (El. Levi,  H. de la M). I quattro fluidi imponderabili, non sono che le

manifestazioni diverse d’uno stesso agente uni

versale che è la luce». (E Levi,  H. de la M).

“ La luce universale, quando calamita i mondi

si chiama luce astrale ; quando forma i metalli

si chiama azoth o mercurio dei saggi ; quando

dà la vita agli animali, deve chiamarsi magne

tismo animale,, (E Levi).

* Il movimento é lo stato NON DEFINITO

della forza generale che anima la natura ; il

movimento è una forza elementare, la sola che

io capisca e di cui bisogna servirsi per spiegare

tatti  i fenomeni della natura. Poiché il movimento

è suscettibile di  più  e di meno, vale a dire di

condensazione e di dilatazione, elettricità, calore,

luce.

* E’ ancora suscettibile di combinazioni, di

condensazioni. Infine vi si trova l’Organizzazione

di queste combinazioni.

“ II movimento supposto ATTIVO material -

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mente  e intellettualmente  ci dà la chiave di tutti

i fenomeni* (Louis Lucas Medicine nouvelle pag. 25).

Dopo aver affermato l'esistenza di questa

forza universale, Ermete affronta l’Occultismo

 pratico, la rigenerazione delPUomo per sè stesso

e della Materia per mezzo di questa rigenera

zione dell’uomo.

 Non toccherò quest’argomento che su un

 punto, quello della Filosofia ermetica:

DELL’ALCHIMIA

E’ grazie agli alchimisti che i dati della

Scienza Antica sono, in gran parte, pervenuti

fino a noi. Così non potrei occuparmi dei principii

che guidavano questi ricercatori senza studiaretutta la Scienza Occulta. Mi limiterò dunque in

questo breve svolgimento a dare un’idea generale

della pratica sulla quale sono basati i racconti

simbolici.

Certe persone pensano che è impossibile

conoscere la pratica della grande opera senza

 poter fabbricare la pietra filosofale : è un errore.

Gli alchimisti hanno descritto perfettamente le

operazioni che eseguivano. Essi non sono universalmente oscuri che su un punto, sulla materia

usata nelle operazioni.

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2. — Essa costituisce un depurativo energico

 per il sangue e guarisce rapidamente, presa per

via interiore, qualsiasi malattia.

3. — Essa agisce ugualmente sulla piante,

facendole crescere, maturare e fruttificare in

qualche ora.

Ecco tré punti che sembreranno favolosi a

 parecchi, ma gli alchimisti sono tutti d’accordo

su ciò.

Basta del resto riflettere per vedere che

queste tre proprietà non ne costituiscono che

una sola : rafforzamento dell’attività vitale.

La pietra filosofale è dunque semplicemente

una energica condensazione della vita in una

 piccola quantità di materia ed agisce come un

fermento sul corpo in presenza del quale la si

 pone.Basta un poco di lievito per «far crescere»

una gran massa di pane ; parimenti è sufficiente

un pò di pietra filosofale per sviluppare la vita

contenuta in una materia qualsiasi minerale,

vegetale o animale. Ecco perchè gli alchimisti

chiamano la loro pietra : medicina dei tre regni.

Vediamo ora la sua fabbricazione.

Ecco quali sono le operazioni essenziali :

estrarre dal Mercurio volgare uno speciale fer

mento chiamato dagli alchimisti  Mercurio dei  filosofi.

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- 8 2 -

assume tinte diverse, dai colori inferiori dello

spettro (azzurro, verde) fino ai colori superiori

(giallo, arancione,) e finalmente si arriva al rosso

rubino. La pietra filosofale è allora quasi terminata.

Ho detto quasi, poiché a questo stato dieci

grammi di pietra filosofale non trasmutano piùdi venti grammi di metallo.

Per completare la pietra bisogna rimetterla

in un uovo con un poco di mercurio dei filosofi

e ricominciare a riscaldare. L’operazione che era

durata un anno non richiede più che tre mesi

ed i colori riappariscono nell’ordine stesso della

 prima volta.

A questo stato la pietra trasmuta in oro

dieci volte il suo peso.Si ricomincia ancora l’operazione. Essa non

dura che un mese, la pietra trasmuta mille volte

il suo peso.

Infine si ritenta l’operaz/one per l’ultima

volta e si ottiene la vera pietra filosofale, che tra

smuta diecimila volte il suo peso di metallo in oro.Queste operazioni sono designate col nome

di moltiplicazioni  della pietra. Quando si legge

un alchimista bisogna dunque vedere di qualeoperazione parla :

1. — Se parla della fabbricazione del mercurio dei filosofi, nel qual caso sarà sicuramenteinintelligibile per il profano.

2,  — Se parla della fabbricazione della pietra

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 propriamente detta, nel qual caso egli parlerà

chiaramente.

3. — Se parla della moltiplicazione ed allora

sarà chiaro totalmente.

Munito di questi dati, il lettore può aprire

il libro di Fiquier e, se non è nemico d’una

dolce gaiezza, leggere dalla pagina 8 a pagina 52,

Egli decifrerà facilmente il senso dei raccontisimbolici che sono così oscuri.

Portiamo come esempio la storia seguente.

« Bisogna cominciare al Messa nelmatrac-

calar del sole, quando il ciò in forma d’uovo

marito Rosso e la sposa

Bianca si uniscono nello

spirito di vita per vivere

nell’amore enella tranquillità

nella proporzione esatta

d’acqua e terra.

« Dall’ occidente avan

zati attraverso le tenebre

verso Settentrione.

« Altera e dissolvi il

marito fra l’inverno e la

 primavera, cambia l’acqua

in una terra nera ed elevati

attraverso i colori varii verso

l’Oriente dove si mostra la

Luna piena.

dei due fermenti,

attivo o Rosso, pas

sivo o Bianco.

Diverse grada

zioni di fuoco.

Testa di corvo,

colori dell’opera.

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~ 84

Dopo il purgatorio appare Bianco,

il sole bianco e radioso ».

Considerando una storia simbolica bisogna

sempre cercare il senso ermetico che è il più

nascosto e che si trova quasi sicuramente. Come

la natura è dovunque identica, lo stesso raccontoche esprime i misteri della Grande Opera, potrà

ugualmente significare il corso del Sole (miti solari)

o la vita d’un eroe favoloso. Solo l’iniziato sarà

dunque in grado di cogliere il terzo significato

(ermetico) dei miti antichi (1), mentre lo scien

ziato contemporaneo non vi vedrà che il primo

e secondo senso (fisico e naturale, corso del Sole

Zodiaco, ecc.) ed il contadino non ne capirà che

il primo significato (storia dell’eroe).Le avventure di Venere, Vulcano e Marte

sono celebri dal punto di vista fra gli alchimisti.

Da tutto ciò che abbiamo studiato risulta che

 per fare la pietra filosofale bisogna avere tempo

e pazienza. Coloro che non hanno ucciso in sè il

desiderio dell’oro non saranno mai ricchi, par

lando alchemicamente.

II.

Abbiamo abbastanza sviluppata la prima

(1) Ragon, Fastes initiatiques.

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~ 85 -

maniera che aveva l’iniziato per esprimere le sue

idee.

Ritorniamo ora sul secondo modo e svilup

 piamo, come l’abbiamo promesso, l’uso dei segni

geometrici

 Niente vi é di più noioso della lista dei

rapporti che intercorrono fra le figure geometriche

ed i numeri che si trovano un pò dovunque

negli autori che s’occupano della Scienza Occulta.

Questa aridità proviene dal fatto che essi non

hanno mai creduto opportuno di dare la ragione

di questi rapporti.

Per stabilire l’alleanza delie idee con le figure

geometriche, ci è necessario una base solida di

sviluppo, da noi già conosciuta. Il punto da cui

 partiremo saranno i numeri.

E’ dall’Unità che partono tutti i numeri e

tutti non sono che aspetti differenti dell’Unità

identica a sè stessa.

E’ dal punto che nascono tutte le figure geo

metriche e tutte queste figure non sono che aspetti

differenti del Punto (1).

(1) La  Kabbala  è fondata sulla stessa idea. Tutte le letterenascono d'una soia, iod,  di cui esse ne esprimono tutti gli

aspetti come la natura esprime i diversi aspetti del Creatore(vedi il Sepher lèsirah).

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 L'unità  1, sarà analogicamente rappresentata

dal punto.

Il primo numero al quale dà nascità, 1, è 2.

La prima figura alla quale dà nascita il punto,

è la Linea.Il due,  2, sarà rappresentato dalla linea ____ 

semplice o doppia------   -------.

Con la linea un’altra considerazione si pre

senta, é la direzione.

I numeri si dividono in pari o dispari, come

le linee prendono due direzioni principali.

La direzione verticale | l’Attivo.

La direzione orizzontale --------- ilPassivo.

II primo numero che riunisce gli opposti 1e 2 è il Ternario 3. La prima figura completa,

chiusa, é il triangolo.

Il tre,  3, sarà rappresentato analogicamente

dal triangolo.

A partire dal numero 3 sappiamo che le cifre

ricominciano la serie universale ; 4 é un’ottava

differente di 1.

Le figure seguenti sono dunque combinazioni

dei termini precedenti, e niente di piùli quaternario,  4, sarà rappresentato da forze

opposte a due a due, vale a dire da linee opposte

nella loro direzione a due a due.

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87 — 

2 forze attive |

4

2 forze passive ____ 

Quando si vuole esprimere una produzione

 prodotta dal 4, si fanno incrociare le linee attivee passive in modo da determinare un punto centrale

di convergenza ; è la figura della croce, immagine

dell’ Assoluto.

Alla cifra cinque,  5, farà riscontro la stella a

cinque punte, simbolizzante l’intelligenza (la testa

umana) che dirige le quattro forze elementari(le quattro membra):

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I due ternarii, i’uno positivo, l’altro negativo.

- 88  -

Sette,  7, = : 4 + 3 = A

Otto, 8, = 4 -{- 4 — 1 _ 1! _ ! o

 Nove,  9, = : 3 - { - 3 + 3 = A A A

 Dieci,  10 == il cerchio eterno = O

Ogni numero rappresenta un’idea e una

forma. Possiamo dunque stabilire i rapporti

seguenti :

 NUMERO IDEA FORMA

1 Il Principio   !

2 L’Antagonismo  --

 --

3 L’Idea A

4 La forma. L’Adattazione   +

5 Il Pentagramma A6 L’Equilibrio delle Idee A "

7 La realizzazione. Alleanza A

della Forma e dell’Idea

8 L’Equilibrio delle Forme*  

"

9 Perfezione delle Idee &to Il Cerchio eterno 0

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 — 89 — 

Per mostrare l’applicazione dei dati prece

denti, traduciamo in linguaggio geometrico le prime frasi della Tavola Smeraldina :

La verità nei tre mondi

Ciò che è in altoè come

ciò che è in basso

!

"

Per compiere miracoli d’una sola cosa

E’ come tutte le cose sono state e sono

venute d’unCosì tutte le cose sono nate in questa

cosa unica per adattazione (La croce é il

segno dell’adattazione)

O

0

III.

Se noi volessimo parlare lungamente de*

racconti simbolici, terzo metodo usato nell’an tr 

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- 90 ~

chità, bisognerebbe rivedere tutta la mitologia.

Oltre al fatto che questo lavoro è stato già com

 piuto (1), il quadro del nostro soggetto non ce

lo permette.

Tuttavia non vorrei lasciare questo capitolo

senza citare qualche estratto che ci mostri il

modo con cui i traduttori della Bibbia sono

caduti nell’errore prendendo i testi nel significato

materiale. Fabre d’Olivet ha giustamente prote

stato contro queste pretese, Saint-Yves d’Alvey-

dre ci illuminerà maggiormente, riabilitando il

 pensiero di Mosé.

« Per scagionare il legislatore degli Ebrei

dalle calunnie teologiche, cui è stato oggetto in

merito al Padre del Genere Umano, prego il

lettore di sollevare con me il triplice velo di cui

ho parlato.

«Simile a IEVE maschio e femmina come

lui, Adamo ha un significato molto più vasto di

quello che i natutalisti formulano, quando volendo

ésprimere la Potenza cosmogonica che specifica

l’uomo, in quanto individuo fìsico, chiamano que

sta Potenza Regno Ominale.

« Adamo è l’ierogramma di quel principio

universale ; rappresenta l’anima intelligènte del

l’Universo stesso, Verbo Universale che anima

(1) Ragon, Magonnerle occulte,

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92 — 

gli Ebrei fa seguire il precedente ierogramma, éil famoso Hariman del primo Zoroastro ed esprimela tecnica universale della Natura Naturata, prodotta daj precedente principio (1).

«Quanto al preteso Eden, eccone il significato nel testo ermetico di Mosè, prete d’Oriside:

« Gan-Bi-Hèden, soggiorno d’ Adamo Èva,rappresenta l’organismo della Sfera universaledel Tempo, l’Organizzazione della Totalità di ciòche è temporale.

«I famosi fiumi che sono in numero diquattro in uno, vale a dire che formano un quaternario organico, non esprimono il Tigre ei’Eufrate propriamente detti più di quanto nonesprimano il Tevere, la Senna od il Tamigi, poi

ché, lo ripetiamo una volta ancora, i primi diecicapitoli di Mosè sono una Cosmogonia e nonuna geografia.

« Così questi pretesi fiumi sono in realtà deifluidi universali che, partendo da Gan, Potenzaorganica per eccellenza, inondano la Sfera tem porale, Hèden, il Tempo senza limiti di Zoroastro, posta essa stessa fra due Eternità, Puna anteriore,Kaedem, l’altra posteriore Gholim (2)».

(1) Saint-Yves d’Alveydre,  Mission des Juifs. Ouroboros.(2) Saint-Yves d’Alveydre,  Mission des Juifs. Les Qua

tres fleuves.

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Ca pi t o l o   V.

Le tavole analogiche

La Magia. - L’Astrologia.

 Nei metodi usati dall’iniziato per esprimere

le sue idee non abbiamo mai visto fin’ora la

forma generale d’esposizione subire il minimo

cambiamento ; solo il valore dei segni cambia.

Come fare allora per sviluppare in un insieme

armonioso i rapporti che esistono fra i soggetti

trattati ?

Vedremo frequentemente, scorrendo le paginedi un trattato occulto, frasi come queste :

 L'aquila si rivolge all'aria, frase incompren

sibile se manca la chiave per l’interpretazione.

Questa chiave risiede in un metodo d’espo

sizione, stabilito secondo il metodo generale della

Scienza occulta : l’analogia.

Esso consiste nelPesprimere le idee in modo

tale che. l’osservatore possa afferrare d’un solo

colpo il rapporto che esiste tra la legge, il fattoed il principio d’un fenomeno osservato.

Cosi, dato un fatto, voi potete scoprire la

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legge che lo regge ed il rapporto che esiste fra

essa e una grande quantità di fatti.

Come due cose (FATTI), analoghe ad una

terza) (LEGGI), sonò fra loro analoghe, voi de

terminate il rapporto che esiste fra il fatto osser

vato ed uno qualunque degli altri fenomeni.

Questo metodo, lo si vede, analizza, illumina

i racconti simbolici, ed era usato nei templi sol

tanto fra maestro e discepolo. Esso era basato

sulla costruzione di « tavole * disposte in un

certo modo. Per scoprire la chiave del sistema,

tentiamo di ricostruirlo pezzo per pezzo.

Dopo aver letto un racconto simbolico ho sco

 perto che racchiudeva tre sensi.

Prima un senso positivo espresso dalla stessatrama del racconto : un figlio risulta d’un padre

e d’una madre; poi un senso comparativo espresso

dai rapporti dei personaggi ; rapporto della Luce,

dell’Ombra e della Penombra; infine un senso

ermetico e perciò generalissimo ; Legge di pro

duzione della Natura, il Sole e la Luna che pro

ducono Mercurio.

La legge che domina è quella del Tre. I

 principi sono l’attivo, il passivo ed il neutro.Per scoprire i rapporti che esistono fra

questi tre fatti :  produzione del Figlio,  produzione 

della Penombra, produzione del Mercurio, trascrivo

i termini l’uno sotto l’altro, specificando quale è

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96 -

da questa disposizione è che, come tutti i fattisono governati dalla stessa legge, questi fattisono analoghi fra loro e possono essere sostituitigli uni con gli altri, avendo cura di scegliere, per sostituire una parola, un’altra parola rettadallo stesso principio.

Ciò provoca una certa confusione nella mentedi. chi vede due fatti, apparentemente discordanti,accomunati l’uno all’altro, come nella frase :

 Il nostro mercurio androgino è figlio del Sole e della sua compagna, la Luna.

Quale rapporto può esservi fra questo metallo,i pianeti e la generazione ad essi attribuita ? Étuttavia un’applicazione delle «tavole* analogiche,

 poiché :

Mercurio androginoIl Sole(Padre)

la Luna compagna(Madre)

ed ecco i loro rapporti :

è il Neutro

è l’Attivo

è il Passivo

+SolePadreOro

 — 00 

Luna MercurioMadre FiglioArgento Argento vivo

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- 97 -

Cosi l'alchitnista voleva dire, se si sostituisce

il Sole col suo equivalente l’Oro e la Luna còl

suo equivalente l’Argento :

 Il nostro Mercurio androgino è figlio dell'Oro 

e dell'Argento.

Riferiamoci a quello che abbiamo spiegato

nel capitolo precedente sull’Alchimia e capiremo

 perfettamente.Altre frasi sono anche facili a spiegarsi per

chi conosce i rapporti, mentre per i profani re*

steranno affatto incomprensibili.

Cosi l’Alchimista non dirà mai : cambiare il

solido in liquido, ma invece : convertire la terra 

(solido) in acqua  (liquido).

Da ciò risulta che molti, prendendo alla let

tera le frasi alchimiche, e leggendo :

Cambierai l’acqua in terra e separerai la terra dal fuoco,  si sono rovinati prima d’aver trovato

il mezzo, per cambiare l’acqua in humus o per

separare la terra dal fuoco.

Perciò non bisogna meravigliarsi di trovare

 persone istruite che professano seriamente l’idea

che la fisica degli antichi si riduceva allo studio

dei quattro elementi, terra, acqua, aria, fuoco.

Sono proprio queste persone che trovano cosi

oscuri i libri alchemici, nè potrebbe esserealtrimenti.

Se si è ben capito l’uso del metodo analogico,

7  — Trattato Eleni. di Scienza Occulta

&

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 — 101  — 

L’importante è dunque la Volontà e tutte letradizioni sono unanimi su questo punto, come

lo dice Fabre d’Olivet: «Jerocle, dopo aver

esposto questa prima maniera di spiegare i versi

di cui si tratta, tocca appena la seconda, dicendo

che la votontà dell’uomo può influire sulla Prov

videnza, quando, agendo in un’anima forte, è

assistita dal cielo e opera con esso.

« Ciò era una parte delia dottrina insegnata

nei misteri e di cui si proibiva la divulgazioneai profani. Secondo questa dottrina, di cui si

 possono trovare esempi notevoli in Platone, la

Volontà, sostenuta dalla Fede, poteva vincere la

stessa Necessità, comandare la Natura ed ope

rare miracoli. Essa era il principio sul quale ri

 posava la magia dei discepoli di Zoroastro. Gesù,

dicendo parabolicamente che la fede smuove le

montagne, seguiva la tradizione teosofica, da tutti

i saggi conosciuta.« La purezza del cuore e la fede trionfano

di ogni ostacolo» diceva Kong-Tze; «ogni uomo

 può uguagliare i saggi e eli eroi di cui le na

zioni venerano la memoria, diceva M eng-T ze;

non è mai il potere che manca, è la volontà;

 purché si voglia, si riesce >.

Queste idee dei teosofi cinesi si ritrovano

negli scritti degl’indiani e anche in quelli di

qualche Europeo,

*»•

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« Più la volontà è grande, scrive Boheme,

 più l’essere è grande, più è potentemente ispirato».

«La volontà e la libertà sono una stessa

cosa (1) ».

« La Volontà che va risolutamente avanti,

è la fede ; essa modella la sua forma in spirito,

e sottomette a sè tutto ; per suo mezzo un’anima

riceve il potere d’influire su un’altra, e di pene

trarla nelle sue più intime essenze. Quand’essa

agisce con Dio, può rovesciare le montagne, spez

zare le roccie, confondere i complotti degli empi,

soffiare su di essi il disordine e lo spavento ;

 può operare tutti i prodigi, comandare i cieli, il

mare, incatenare la morte stessa ; tutto le é sot

tomesso. Niente esiste a cui essa non possa co

mandare in nome dell’ Eterno. L’anima che

esegue queste grandi cose non fa che imitare i

 profeti e i santi, Mosè ,Gesù e gli apostoli. Tutti

gli eletti hanno tale potenza. Niente può nuocere

a colui in cui v’è Dio (2)».

I rapporti del mondo visibile col modo in

visibile erano stati applicati a tutti quegli esseri

spirituali ed i magi avevano dato ad essi nomi

attraverso cui pretendevano evocarli.

II loro aiuto non serviva che ad una cosa:

(1) Fabre d’Olivet, V èr  sdorés  pag. 254.  La Volonti.

(2) Jacob Boheme, Question 6.

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IU J

concentrare intorno all’adepto una più grande

quantità di Forza Universale, di Movimento, at

traverso cui egli poteva produrre risultati pro

 porzionati all’intensità delle sue facoltà psichiche.

« Il cervello umano è un generatore inèsau-

ribile di forza cosmica della qualità più raffinata,

che ricava dalle energie inferiori della natura

 bruta ; l'adepto completo ha fatto di sè stesso

un centro sfolgorante di virtualità, da cui nasce

ranno correlazioni su correlazioni attraverso le

epoche a venire. Tale è la chiave del potere mi

sterioso che egli possiede di proietare e di ma

terializzare nel mondo visibile le forme che la

sua immaginazione ha costruite nell’invisibile con

la materia cosmica inerte. L’adepto non crea nulla

di nuovo : non fa che usare, manipolandoli, i

materiali che la natura ha immagazzinati intorno

a lui, la materia prima che, durante le eternità,

ha traversato, tutte le forme. Non ha che a sce

gliere quella di cui ha bisogno e richiamarla adesistenza obbiettiva. Questo non sembrerebbe ad

uno dei vostri Sapienti biologi il sogno d’un

 pazzo ?» (1).

I rapporti dell’ invisibile col visibile erano

stati portati dagli antichi al limite estremo, tanto

che si poteva seguire la catena per la quale un

(1) Kout-Houni (Loc. cit.)  p. 167,

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- 104 -

oggetto qualunque ritornava all’intelligenza, a cui

doveva la sua forma. Da ciò l’uso di certi oggetti,

di certi caratteri per fissare la volontà nelle

operazioni magiche.

Questi oggetti non servivano che come punto

d’appoggio sul quale si applicava la volontà

dell’adepto per agire come una potente calamita

sulla forza universale. Un adepto non può pro

durre un effetto contro natura cioè un miracolo.

Mme Blawatsky nel suo libro  Isis devoilè 

 parla ampiamente della Magia e dei poteri dello

adepto. Dopo aver spiegato come l’uomo è

tri-uno, essendo composto dal corpo fisico, da

quello astrale, vitalizzante o anima, corpi che

sono tonalizzati ed illuminati dal terzo principio,

lo Spirito immortale. Quando l’anima dell’uomo

 può fondersi con lo Spirito, diventa un’ entità

immortale. La Blawatsky dice poi che l’adepto

deve essere capace di liberare, durante la vita,

l’anima dal corpo, ciò che significa l’estrazione

volontaria e cosciente dell’uomo che sta dentro

(forma astrale, anima) dall’uomo esteriore (corpo

fisico). Questa fase d’abilità magica è chiamata :"uscita in corpo astrale,, e, mentre nei.mediumavviene involontariamente e incoscientemente,nell’adepto, nel mago deve avvenire per la volontà e per l’arte di trasporre la coscienza nellaforma astrale, restando assolutamente in istato diveglia, anzi in istato di «risveglio».

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&

 — 106  — 

 primo luogo gli Dei Immortali, poi gli Eroi glo

rificati, ed infine i Demoni terrestri.

« Gli Dei immortali, emanazioni dirette del

l’Essere increato e manifestazioni delle sue facoltà

infinite, erano così chiamati, poiché non potevanomai cadere in dimenticanza del loro Padre o

errare nelle tenebre dell’ignoranza e dell’empietà ;

invece le anime degli uomini che producevano,

secondo il loro grado di purezza, gli Eroi glo

rificati ed i Demoni terrestri, potevano qualche

volta morire alla vita divina per il loro volon

tario allontanamento da Dio ; poiché la morte,

dell’essenza intellettuale non era, secondo Pita

gora seguito in ciò da Platone, che l’ignoranzae l’empietà.

«Secondo il sistema delle emanazioni, l’Unità

assoluta in Dio era concepita come l’anima spi

rituale dell’Universo, il principio dell’Esistenza,

la luce delle luci ; si credeva che questa Unità

creatrice, inaccessibile allo stesso intendimento,

 producesse per emanazione una diffusione d

luce che, procedendo dal centro alla circonferenza,

andasse perdendo insensibilmente la sua luminosità e la sua purezza, a misura che s ’allontanava

dalla sua sorgente fino ai confini delle tenebre,

con le quali finiva per confondersi ; sicché i suoi

raggi divergenti, divenendo sempre meno spiri

tuali, e d’altronde respinti dalle tenebre, si con-

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 —»107  -

densavano, fondendosi con esse e, prendendo unaforma materiale, costituivano tutte le specie degli

esseri che il Mondo racchiude,

« Così s’ammetteva fra l’Essere Supremo e

l’uomo una catena ininterrotta d’esseri intermediari,

le cui perfezioni decrescevano in proporzione del

loro allontanamento dal Principio creatore.

* « Tutti i filosofi e tutti i settarii, che ammi

rano questa gerarchia spirituale, considerarono,

sotto rapporti speciali, gli esseri differenti, di cuiessa era composta. I magi dei Persi, che vi ve

devano dei geni più o meno perfetti, li chiama

vano con nomi relativi alla loro perfezione ed

in seguito si servivano di questi nomi stessi

 per evocarli. Da ciò proviene la Magia dei

Persiani, che gli Ebrei, ricevutala per tradizione

durante la loro prigionia a Babilonia, chiamarono

Kabbala. Questa magia si fuse con Pastrologia

dei Caldei, che consideravano gli astri come esseri animati appartenenti alla catena universale

delle emanazioni divine; essa si legò in Egitto

con i misteri della Natura e si rinchiuse nei

santuari, dove i preti l’insegnavano sotto il velo

di simboli e di geroglifici. Pitagora, concependo

questa gerarchia spirituale, come una progres

sione geometrica, considerò gli esseri che la com

 ponevano in rapporti armonici e stabilì, per ana

logia, le leggi dell’Universo su quelle della mu-

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•4

 — 1Ó 8 —  J.

Sica. Chiamò armonia il movimento delle sfere

celesti e si servì dei numeri per esprimere le

facoltà dei differenti esseri, le loro relazioni e le

loro influenze. Terocle menziona un libro sacro,

attribuito al filosofo, nel quale egli chiamava la

Divinità il Nùmero dei Numeri.« Fiatone che considerò, qualche secolo dopo,

questi stessi esseri, come idee e tipi, Untava di

 penetrarne la natura ed a sottometterseli per

mezzo della dialettica e per la forza del pensiero.

« Sinesio che fuse la dottrina di Pitagora

con quella di Platone, chiamava a volte Dio il

 Numero dei Numeri, altre volte l’Idea delle Idee.,

Gli Gnostici davano agli esseri intermediari il

nome d’ Eoni, che significa in egiziano un Principio di Volontà, sviluppantesi per mezzo d’una

facoltà plastica, nome che in greco è riferito ad

una durata infinita (1)».

Se il lettore volesse sincerarsi fino a qu 1

 punto questi rapporti erano spinti dagli antichi

maestri d’occultismo non ha che riferirsi ad una

delle « tavole »  magiche di Agrippa, quella del

Quaternario, che si trova nella Filosofia Occulta (2).

11 lettore potrà vedere il modo con cui i

(1) Fabre d’Olivet, Vers dorés de Pythagore.

(2) Agrippa  La Filosofia Occulta,  vendibile presso la

Società Editrice Partenopea, V. S. Bartolomeo 47, Napoli.

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gora nonché di tutti i santuari dell’antichità :

ecco ia generazione di questo Karma.

« Nirvana, è detto ne\V Iside,  significa la cer

tezza dell’immortalità individuale in SPIRITO,

non in ANIMA ; questa, essendo una emanazionefinita, le sue parti, composte di sensazioni umane,

di passioni e d’aspirazioni verso qualche forma

oggettiva d’esistenza, debbono necessariamente

disintegrarsi prima che lo spirito immortale,

racchiuso nell’Io, sia liberato del tutto e, per

conseguenza, assicurato contro ogni trasmigra

zione nuova. E come potrebbe l’uomo raggiun

gere questo stato, se 1’ Upadarta,  quel desi

derio di vivere e di vivere ancora, non saràscomparso dall’Essere ?

« E’ l’ Upadana,  o desiderio intenso, che

 produce la Volontà, che sviluppa la Forza ed

è quest’ultima che produce la Materia, vale a

dire un oggetto avente una forma. Cosi l’Io

disincarnato, non fosse che per quel desiderio

che non muore, fornisce inconsciamente delle

condizioni alle sue proprie generazioni succes

sive, sotto forme diverse ; queste ultime dipendono dal suo stato mentale e dal suo Karma,

vale a dire dalle buone o cattive azioni della

sua precedente esistenza (Blawatsky).

E’ quindi l’insieme dei meriti e demeriti che

costituisce per l’uomo la sua Necessità. Sono

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 pochi coloro i quali sanno portare la loro vo

lontà ad un sviluppo tale che influisca su

questo destino ; così le inclinazioni degli astri

« necessitano » per la maggior parte degli uomini.

« L’avvenire si compone del passato ; vale

a dire la via che percorre l’uomo nel tempo e

che modifica per mezzo della libera potenza della

sua volontà, egli l’ha già percorsa e modificata ;come la Terra, per servirmi d’un’immagine sen

sibile, descrivendo la sua orbita annuale intorno

al sole, secondo il sistema moderno, percorre

gli stessi spazi, e vede spiegarsi intorno ad essa

quasi gii stessi aspetti, cosicché, seguendo di

nuova una strada che si è tracciata, l’uomo

 potrebbe, non solamente riconoscervi l’orma dei

suoi passi, ma prevedere anticipatamente ciò che

vi incontrerà, se la sua memoria ne conservassel’immagine e se quest’immagine non fosse can

cellata per cause intime inerenti alla sua natura

e per le leggi provvidenziali che la reggono.

«Il principio per il quale si diceva che

l’avvenire non è che un ritorno del passato non

era sufficiente per riconoscerne la trama ; era

necessario un secondo principio, che era quello

 per il quale si stabiliva che la Natura è dovun

que simile e, per conseguenza, che la sua azioneessendo uniforme nella più piccola sfera come

nella più grande, nella più alta come nella più

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- 112  -!**

 bassa, si poteva da ciò inferire dall’una all’altra

e pronunziarsi per analogia.

«Questo principio scaturiva dagli antichi

dogmi sull’animazione dell’Universo sia in gene

rale che in particolare : dogma consacrato in

tutte le nazioni e secondo cui si insegnava che

non soltanto il Gran Tutto, ma i mondi innumerevoli, che ne rappresentano quasi le membra, i

Cieli e il Cielo dei Cieli, gli Astri e tutti gli

Esseri che li popolano, fino alle piante ed ai

metalli, sono penetrati dalla stessa anima e

mossi dallo stesso Spirito. Stanley attribuisce

questo dogma ai Caldei, Kircher agli Egiziani

ed il saggio Rabbin Maimonide lo fa risalire

fino ai Sabbei (1) ».

Se vogliamo sapere l’origine di questi datisull’astrologia, vedremo che, come tutte le grandi

scienze coltivate dell’antichità, essa era diffusa,

su tutta la superfice terreste, come lo prova

P autore che non posso tralasciare di citare :

Lascia agire i pazzi e senza scopo nè causa,

Tu devi, nel presente, contemplar l’avvenire

« Vale a dire, devi considerare quali saranno irisultati di tale o tale azione, e pensare che essi,

(1) Fabre d’Olivet Vers dorés pag. 273 .

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libro e molti loro trattati o — fra gli altri, le dodici

chiavi di Basilio Valentino — sono basati sulla

sua interpretazione. Guglielmo Postel ne ritrovò

il significato e lo chiamò la (1);

1 Rosa-Croce possedettero ugualmente quest’in

terpretazione e le iniziazioni più alte non nehanno perduto il secreto come lo provano le

opere del teosofo Claudio de Saint-Martin, scritte

su quei dati.

Ho voluto scorrere rapidamente le scienze

 per le quali sono indispensabili le tavole ana

logiche, sperando che il lettore non me ne vorrà

 per questo.

1 racconti simbolici rappresentano il senso

 positivo delle verità precedentemente enunziate,le tavole corrispondono al senso comparativo

ed all’analisi di queste verità; studieremo in se

guito i segni che corrispondono alla sintesi. Per

ora dobbiamo chiarire lo studio delle tavole.

Per costruire una tavola analogica prima si

determina la cifra (1. 2. 3. 4 ecc.), di cui la

tavola é lo sviluppo. Così la tavola magica qui

di seguito è costruita sulla cifra 4. Bisognerà

tracciare dunque tante colonne per quanti sono

(1)Clef d e schosen cachèes, Amsterdam. Tradotto in italiano e vendibile presso la Società Editrice Partenopea

in Napoli, Via S. Bartolomeo, 47.

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117  — 

1. 2. 3. 4.

2. 4. 6. 8.

3. 6. 9. 12.

4. 8. 12. 16.

Sia da ricercarsi quale numero risulti dalla

moltiplicazione di 3 per 4. Il risultato si troverà

all’angolo retto d’un triangolo rettangolo di cui

gli altri due angoli saranno formati dagli ele

menti della moltiplicazione, come segue :

1 2 3 4

Si scorge subito che il risultato, 12, si trova

all’angolo retto del triangolo.Basta applicare questi dati ad una tavola

analogica per formare delle frasi strane per chi

non ne ha la chiave.

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&

— 118  -

Iside

Fuoco Acqua Aria

Fra le frasi che così possono formarsi, ecco

qualche esempio :

P frase : Osiride è il   Padre d’Horus

2“ frase : Osiride è la  Luce d’Horus

3“ frase : OsiJide è il   Fuoco d’Horus

E’ inutileinsistere sulle combinazioni mol

teplici che possono risultare in tal modo. Si

 può, per esempio, girare l’angolo retto del trian

golo, farlo coincidere con la parola Horus per

leggere così la frase.

Osiride Horus

Penombra

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- l è i

Questo segno, vero riflesso dei segni natu

rali, si chiama un  pantacolo.

La comprensione e l’uso dei pantacoli cor

risponde ai PRINCIPII ed al senso superlativo

nella gerarchia ternaria.

Dobbiamo sapere due cose in merito a

queste misteriose figure : la loro costruzione, poi

e sopratutto la loro spiegazione.

Abbiamo già mostrato la riduzione della

Tavola Smeraldina in segni geometrici, costruendo

così un vero pantacolo. Tuttavia per maggior

chiarezza, ne costruiremo un altro.

Il secreto il più nascosto, il più occulto del

Santuario era, lo sappiamo, la dimostrazione

dell’esistenza d’un agente universale designato

con una grande quantità di nomi, nonché della

 pratica dei poteri acquisiti attraverso il suo

studio.

Come bisognerà fare per designare questa

forza con un segno ?

Studiamo allora le sue proprietà.

Prima di tutto questa forza unica è dotata,

come il suo Creatore, di due qualità polarizzabili ;

é attiva e passiva, attrattiva e repulsiva, di

volta in volta positiva e negativa, centrifuga e

Centripeta.

Vi sono pertanto diversi modi per rap

presentare l’attivo ; possiamo farlo con la cifra

 ¥ 

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•4

 — 122  — 

1 ed allora il passivo sarà specificato col 2,

ciò che ci permette di determinare col numero

12 l’attivo-passivo.

E’ il procedimento pitagorico.

Possiamo anche designarlo con la linea

verticale, cosicché il passivo sarà specificato conla linea orizzontale ed allora sarà la Croce

un’altra immagine delfattivo-passivo.

E’ il procedimento degli Gnostici e dei

Rosa-Croce.

Queste due designazioni, però, pur signifi

cando attivo - passivo, non fanno menzione del

 positivo e del negativo, dell’attrazione e della

repulsione.

Per attuare il nostro scopo, cercheremo unarappresentazione nel dominio delle torme, nella

 Natura stessa, dove il positivo sarà rappresentato

dal « pieno » ed il negativo dal suo contrario,

dal « vuoto ». E’ da questo modo di concepire

l’attivo che provengono tutte le immagini falliche

dell’antichità.

Un  pieno  e un vuoto  questi sono gli ele

menti con i quali si esprimono le prime qualità

della forza universale.Ma questa forza è dotata anche d’un movi

mento perpetuo, ad un punto tale che Louis

Lucas l’ha designata proprio con questo nome.

L’idea del movimento ciclico risponde in geo*

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126 -

rota, è un pantacolo, un’immagine dell’assoluto.

Spiegazione dei Pantacoli.  — Queste figure

che sembrano a prima vista cosi misteriose

divengono tuttavia, nella maggior parte dei casi,

relativamente facili a spiegare. Ecco quali sono

le regole più generali che si possono assegnare aduna tale spiegazione :

/. Scomporre la figura nei suoi elementi.

 II.Vedere la situazione che occupano questi 

elementi nella figura, gli uni in rapporto agli altri.

 III. Cercare la scienza alla quale si ricollega 

 più da vicino il pantacolo.

I.

SCOMPOSIZIONE DELLA FIGURA

 NEI SUOI ELEMENTI

Ogni pantacolo, per quanto complicato possa

apparire, può essere scomposto in un certo nu

mero d’elementi riferentisi alla geometria quali’

tativa.

Passeremo ora in rivista un certo numero

d’elementi grazie ai quali il lavoro sarà grandemente facilitato e abbreviato.

Ma' soprattutto ci tengo a dare un metodo

che si può usare ogni qualvolta la determina

zione degli elementi sarà difficile.

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- 127 — 

Bisognerà contarli. Si troveranno allora qu esti elementi disposti per tre. per se tte o perdodici.

Se sono disposti per tre l’idea che racchiudono è quella d’Attivo-Passivo -Neutro e dellesue conseguenze.

Se sono disposti per sette, si riferiscono siaai sette pianeti, sia ai colori dell’opera ermetica

e la 3* considerazione (scienza alla quale si ri porta la figura) chia risce allora la descrizione.

Finalmente, se sono disposti per dodici, essiesprimono q ualsiasi movimento zodiacale, pa rticolarmente quello del Sole.

Evitate queste difficoltà, vediamo qualcunodei principali elementi.

La croce  esprim e l’oppo sizion e delle forze adue a due per dare nascita alla Quintessenza. È

l’immagine dell’azione dell’Attivo sul Passivo,dello Spirito sul Materia.

Naturalmente la testa dom ina il corpo, lo Spirito domina la materia ; quando gli stregoni  vogliono esprimere le loro idee in un pantacolo, essi formulano le loro imprecazioni, distruggendo  l’armonia della figura ; cioè mettono la croce con

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- 128 -

-4

la testa in giù  e cosi esprimono le idee seguenti:

 La Materia domina lo Spirito ; Il Male è superiore al Bene ;

 Le Tenebre sono preferibili alla Luce  ;

 L'uomo deve lasciarsi guidare unicamente dai 

 suoi più bassi istinti e agire nel peggior modo 

 per distruggere la propria intelligenza.

Sappiamo che la croce esprime queste idee

 perchè essa è formata da una verticale (immagine

dell’attivo) e da una linea orizzontale (immagine

del passivo) con tutte le analogie implicate inquesti termini.

Il quadrato  esprime l’opposizione delle forze

attive e passive per costituire un equilibrio;

 perciò è particolarmente l’immagine della «forma».

Il triangolo  esprime diverse idee, secondo le posizioni che prende il suo vertice.

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129 -

In se stesso il triangolo è formato da due

linee opposte, immagini del 2 e dell’antagonismo,

che si perderebbero nell’Infinito senza mai incon

trarsi, se una terza linea non venisse ad unificarle

entrambe e con ciò a ricondurle all’unità, costi

tuendo così la prima figura chiusa.

A

 Il triangolo con il vertice in alto  rappresenta

ciò che sale dal basso in alto.

A

è particolarmente il simbolo dei Fuoco e del

Calore.« E’ il mistero gerarchico della Luce e la

Materia radicale del Fuoco elementare ; è il

 principio formale del Sole, della Luna, delle Stelle

e di tutta la Vita naturale.

«Questa luce primitiva porta in alto tutti i

fenomeni per virtù propria, poiché, essendo pu

rificata dall’Unità della Luce increata, essa si

slancia sempre verso l’Unità da cui ricava il

suo ardore» (1).

(1)  L ’Ombre Idèale de la  S universe!le. 

I — Trattato Elementare di Scienza Occulta

 ¥ 

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 — 131 — 

MONE, rappresenta l’universo ed i suoi dueTernari: DIO e la NATURA: è l’immagine delMacrocosmo.

Essa spiega le parole d’Ermete nella TavolaSmeraldina :

« Sale dalla Terra al Cielo e poi discende

in terra e riceve la forza delle cose superiori e

inferiori ».

Essa rappresen ta anche le virtù diffuse nei

cicli generatori del versetto occulto del  Pater   diS. Giovanni, che i preti ortodossi recitano ancora.

« E’ la perfezione de ll’Universo nell’opera

mistica dei sei giorni dove si assegna al Mondo

l’alto ed il basso, l’Oriente e l’Occidente, il

Mezzodì e il Settentrione.

« Così questo geroglifico del Mondo ne sco

pre le sette luci nel mistero dei sette giorni della 

Creazione, poiché il Centro del Senario la il 

Settenario sul quale sciv ola e si riposa la Natura 

e che Dio ha scelto per santificare il suo Nome  

adorabile. Dico dunque che la LUCE del Mondo 

esce dal Settenario poiché si sale da lui alla 

Decade, che è l’Orizzonte deH’Eternità donde 

scaturiscono la gioia e la virtù di tutte le cose»  

(L’ombre ideale).

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- 132 -

Il lettore deve essere capace, dopo le pre

cedenti indicazioni, di comprendere questi pas

saggi d’uno scritto del più puro misticismo.

II.

s i t u a z io n e   d e g l i   e l e m e n t i

Determinare gli elementi che compongono

un pantacolo, è già un grande risultato, ma non

 bisogna limitare il lavoro d’investigazione a

questo metodo.

La posizione che occupano questi elementi proietta una viva luce sui punti più oscuri e

questa posizione è relativamente facile a deter

minarsi col metodo delle opposizioni.

Questo metodo consiste nell’applicare ad un

elemento restato oscuro il significato opposto

dell’elemento messo di contro ad esso, al fine di

 poterne ottenere la comprensione.

Sìa esempio il seguente :

P...

L.\ Dv

Ecco tre lettere formanti la divisa di Caglio

stro. Sono giunto, supponiamo, a ritrovare il si-

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gnificato della prima, che significa :  Libertà :  ho

visto la mia supposizione confermata dal triangolo a vertice superiore, rappresentato dai tre

 punti, e posto accanto alla lettera. Voglio ora

conoscére il significato dell’altra lettera, D.

Secondo il metodo delle opposizioni, so che

questa lettera, opposta alla prima, avrà un senso

reciproco al primo significato, Libertà, e dovrà

trovarsi perciò racchiuso nell’idea di  Necessità. 

Ma il triangolo con il vertice inferiore V m’in

dica subito che questa necessità è passiva nellesue manifestazioni e l’idea di  Dovere  dovrà

 prendere il posto della lettera D; la reazione di

L su D dà il  Potere.

Questo esempio semplicissimo permette di

intendere i dati del metodo delle opposizioni,

che è di grandissima utilità nella spiegazione

delle figure misteriose. Questo metodo è sempre

usato sia per designare gli opposti con colori

diversi, come per le due colonne, I e B dellaMassoneria, l’una rossa e l’altra azzurra, sia per

designarli con forme diverse, come la bocca e

la coda del serpente, immagini dell’attivo e del

 passivo, o simboli di venerazione posti sulle

colonne massoniche, sia ancora attribuendo ad

essi differenti direzioni come nel Sigillo di  -

lomone  (i due triangoli a vertici opposti) o nella

croce  opposizione delle Linee.

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cato degli elementi, poiché gli elementi attivi( iod   e vau)  sono sulla stessa linea verticale e

su quella orizzontale i passivi.

Si può ugualmente designare questo quater

nario con differenti forme.

 Il Bastone,  immagine dell’attivo rappresen

terà la lettera iod.

La Coppa,  che è profonda, che può conte

nere, immagine del passivo, rap

 presenterà la prima lettera hè.La Spada,  immagine dell’alleanza fra attivo

e passivo.o

La Croce,  rappresenterà la lettera vau.

Il  Di sco,rappresenterà due coppe sovrap

 poste e poi 2 volte 2, indicante la

ripetizione della lettera hé.

 Bastone o Fiori Coppa o Cuori 

Spada o Picche 

 Disco o Quadri

Tali sono gli elementi, immagini dell’Assoluto, che

costituiscono le carte da

gioco

Oli elementi sono dipinti in due modi op

 posti ( rossie, neri) per mostrare che il quaternario è

formato dall’opposizione, a due a due, delle due

forze primordiali, una attiva : rossa ; l’altra pas

siva.* nera.

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- 136 -

Ecco il riassunto geometrico di questo modo

di considerare il quaternario :

Bastone

+

 Ne J ro

Coppa -f ----------------------------- Disco* CO

COO

Spada

Considerate la 21. Chiave del Libro d’Ermete

e vedrete tutto ciò nei quattro animali simbolici.

Riassumendo : il secondo metodo di spiega

zione consiste ad opporre l’alto della figura al

 basso, la destra alla sinistra per ricavare i chia

rimenti necessari.

E’ raro che il significato d’una figura, per quanto

sia misterioso, non si manifesti infine, usando il

 primo metodo (separazione degli elementi) in

sieme con l’ultimo descritto.

Tutte queste considerazioni sulla spiega

zione delle figure sembreranno forse futilissime

ai lettori : ma essi debbono considerare che la

scienza antica risiede quasi per intero nei pan-

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!Né

 — 138  -

santuari m etropolitani d ’O ccidente, sp ecialm ente  

dai Druidi (1).

Secondo quanto abbiamo sp iegato s i potreb

be con siderar e i l cin ese com e una ra dice pri

mitiva che, partita dal cielo, avrebbe dato come  

ram pollo l’ebraico o i l sansc rito, seco nd o la s i 

consideri at t iva o p ass iva , orientale od occidentale .

Po ss iam o riassum ere quanto procede nel le  

dispo s iz ioni seguen t i :

o

SANSCRITO I EBRAICO

III.

SCIENZA ALLA QUALE SI RIFERISCE  

IL PA N T ACOLO

E ’ stato un grand e risultato qu ello d’avere  

scomposta una figura nei suoi elementi, di aver  

trovato il s ignificato di es si col m etodo delle  

op po sizion i ; ma non è qu esto i l l im ite dei lavoro  del l ’ invest igatore.

Supp oniam o che eg l i s ia g iunto a r i f er ire .

(1) Facciamo tutte le nostre riserve su questa spie

gazione certamente arbitraria (N. d. T.),

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ai sette pianeti sette elem enti di un’analis i dif

ficile, avrà eg li il m otivo di ritenersi sod disfa tto?

Il sen so gene rale del Pa ntaco lo può chiarirsi 

soltan to co si : se si tratta d’Astro logia, il sen so 

p o sitiv o attribuito ai pianeti sa ia sufficien te ; se  

si tratta d’Alchim ia soltanto il sen so com para tivo  

sarà utile ed i pianeti designeranno i colori  

d ell ’op era ; infine, se si tratta di M ag ia, i pia

neti si riferiranno ai nomi de lle intellig en ze da 

cui sono governat i .

Si vede così qu al’è l’importanza d ella deter

m inazione del senso del pantacolo e questa deter

m inazione non si può ottenere che com binando 

i due primi m eto di :  S com posizio n e in   ,

Oppos iz ione degl i e lement i .

Infine, diciam o che qu esta specif icazion e  

del s ignificato delle f igure m isteriose non esiste  

qu asi mai nelle f igure antiche che es se d es i

gnano analogicamente i tre significati corrispon^  

denti ai tre mondi.

Applichiamo ora i dati precedenti alla spie

gaz ione delle f igure s im bolich e che più facil

mente possiam o incontrare nello studio d ella  

Scienza Occulta .

Mi asterrò sp es so dall’analizzare le sp ieg a

zion i, che il lettore potrà ritrovare facilm ente  

usando i metodi precedenti .

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- 143  -

Fra i d u e: E siste r In tu iz io ne (a li)   che l i 

regola .

L’Au dacia nella su a azione agirà eff icace

mente (zampe di davant i)

se la Scienza la domina abba stanza per 

guidarla (testa).

L’Audacia negli studi sarà coronata dal  

successo (zampe di d ietro)se essa s i lasc ia d irigere dal Lavoro e dalla  

Perseveranza (f ianchi del Toro).

Finalm ente gli ac ces si nell’Azione o nello  

Studio debb ono essere temperati dal l ’uso de l l ’im

maginazione ( le ali d’Aquila) .

Appare co sì un’altra o pp osizio ne , è qu ella  

dell’Alto e del Basso, armonizzati dal Centro.

ALTO — T es ta Ali

CE NT RO — Fianchi del Toro

BA SSO — Zam pe di davanti — Zampe di dietro

+

In alto ha sed e la Scie nza e l’Im m agina zione,  

in ba sso la pratica, pratica nella S cienza (zam pe  

di dava nti) , pratica ne ll’Imm aginazione (zam pe  

di dietro).

La Teoria deve sempre dominare e dirigere  

la pratica, colui che vu ole scop rire le V erità 

nella Natura soltan to con l’espe rienz a m ateriale 

è s im ile ad un uom o che vo less e fare a men o  della testa per mettere in azione le sue mem bra.

 N on v ’è Teoria se n za P ra tica .

 N on v ’é P ra tica se n za T eoria .

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 — 144 -

senza Lavoro N on v’é T eoria   (

 N on v ’è P ra tica   (

Ed ecc o ancora ciò che ci rileva la sfinge.  

Riassumiamo tutto in una figura secondo le 

indicazioni che abb iamo scoperte :

Davanti ( Att ivo +  

= P a s s iv o —   

= A t tiv o -f-   — P a ss iv o — 

 — N eutro oo

Tes ta umana  

+ ( Z a m p e d i d av a nti

Dietro ( Ali d’Aquila 

 — ( Z am pe di d ietro

Centro ( Fra le du e, un end ole

oo ( si ve d on o i fianchi di T or o  

D esignerem o il davant i del la Sf inge att ivo  

con una linea verticale.

Il dietro p as siv o con una linea orizzontale 

ed otterremo la seg ue nte f igura :

Tes ta umana

Ali d ’A q u i la--------

F I A N C H I----------

Zam pe di dietro

i

Zampe di davanti

ò in riassunto

+ 00

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- 145 —  

Q ue sfult im a f igura ci indica le leggi del le  

forze elementari em anate dalla Forza un iversa le :

 Nord — Freddo, negativo del Caldo

Occidente Sole o OrienteOmbra-Negativo —— Vita Universale —— Positivo

delia Luce del nostro Mondo delia Luce

Mezzodì — Positivo del Caldo

LE PIRAMIDI

La Sf inge non é il so lo m onumento s im bo

lico che ci ha trasm esso L Egitto.

Le traccie deg li antichi centri iniziat e! s u s

sistono ancora nelle Piramidi.

« D i fronte al Cairo, l’altipian o di G izeh,  

che si stacca a spe ron e dalla catena l ibica, porta 

ancora sulla riva sinistra del N ilo tre m onum enti, 

che hanno sfidato l’azione del tempo e degli  

uom ini : le Pira m idi.

« Q ueste tre m asse, a b ase quadrata, un 

poco ineguali in grandezza, formano con la loro  

situazione rispettiva un triangolo di cui una  

faccia guarda il Nord, un’altra l’O ccid ente , la 

tèrza l’Oriente. La piu grande, situata all’angolo

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- (46  -

del Nord e ver so i l D elta , s imb olizza la Forza  

del la Na tura; la s econd a , e levata a Sud -Ov es t , 

a distan za d i un tiro di freccia dalla prima, è il 

sim bo lo del M ovim ento ; e l’ult im a, costruita a 

Su d-E st , a d is tanza di un t iro di sa sso dal la  

secon da, s imb olizza i l Te m po . A mezzodi da  

qu est’ultima, ad una m ediocre distanza, su una  

l inea che si prolun ga da ll’O riente all’O ccfden te, 

si elev an o tre altre piramidi, che form ano m asse

m eno impon ent i ed in v ic inanza del le qual i v i 

sono m ol te p ie tre co lo s sa l i , che si posson o con

s iderare com e le rovine di una set tima piramide. 

D obb iam o infatti sopporre che gl i Egiziani ab

biano voluto rappresentare con set te obel ischi ò  

con oidi f iam miformi, i sette mon di planetari, i 

cui geni regg ono il nostro U niver so e d i cui 

Erm ete fu il riv elator e (Ch ristian,  H ist, de la  

 M a g ie ) .

Og ni piram ide è costruita su una base qua

drata, s im bo lizzan te con la materia, la forma, il

segno, l 'adattazione.*

L’eleva zion e di ogni s ing olo lato è ternario 

e s im bo lizza l ' idea, la teoria.

Che s ignifica qu esta suprem azia del Ternario  

su l Quaternar io?

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riferiscon o tutti all’idea prim ordiale de ll’union e  

del quaternario e dell’Unità,

Q uesta f igura de signa soprattutto l’uom o, ed  

è cos i che noi la s tudiremo.

La punta super iore rappresentata la testa, 

le altre quattro punte le mem bra de ll’uom o. Si 

può anche cons iderare questo pantacolo come  

imm àgine dei cinque sen si ; ma qu esto s ignifi

cato es tremam ente po s it ivo non deve farci sof

fermare' tropp o.

Senza voler qui spiegare com pletamente i 

segreti della f igura, possiam o mostrare come sia  

facile l’ interpretazione che può guidarci alla  

com pre nsione della su a azione. In effett i, i M agi 

si serv on o, per agire su gli sp irit i, del Pen tagramm a po sto con la testa in alto, mentre gli 

stregoni usano il Pentagramma con la testa  

in giù»

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Il Pentagr am m a con la testa in alto indica  

l’uom o la cui volontà (testa) ne guida le pa ssion i  

( le membra).

L’idea, essendo rappresentata dai 3 e la  

materia (diade) dal 2, s i può, scom po nen do il 

Pentagram m a, mostrare la dom inazione d ello  

spirito sulla Materia.

A_ V

I X

Il Pentagr am m a con la testa in g iù rap

presenta l ’uomo su cui le Pa ss ioni dom inano  

sulla volontà; è l’uomo passivo, l’uomo che  

lascia soggiogare la sua volontà dai cattivi spi

riti, è il Medium.

In qu esta s ituazion e il Pentagram m a indica  

la materializzazione dello spirito, l’uomo che  

con sen te a mettere la testa in giù e le gam be

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151

Lo studio del Pentagram m a è sufficiente del 

resto a spiega re qu este apparen ti contrad dizioni.

Dia m o a titolo di c urio sità il testo d el libro 

cinese Tchen-pey,  basato su i dati esposti.

Com e si può vedere questo libro è basato  

sulle 22 chiavi del l ibro d’Ermete.

I 22 PU NT I DEL LIBRO CINESE TC HE N-PEY

1. — A nticamente T che on - Kong interrogò  

Ch ang-K ao e gli d iss e : Ho sen tito dire ch e  

s iete abi le ,nei numeri; s i d ice che Pao-hi dette  

le regole per misurare il Cielo.

2 — Non si può salire al Cielo, non si può  

col pie de ed il p ollic e m isurare la terra ; vi 

prego di dirmi i fondamenti di questi numeri.

3 . — Chango Kao dis se :4. — Lo Yu-en (rotondo) viene da Fang  

(q u ad r at o) 4 = 10.

5. — Fang viene da Ku.

6. — Ku viene dalla m oltiplicazione di 6  

per 9. che fa 81.

Se si sep ara il Ku in d ue , si ottiene il Keou

7

Kou

4

 ¥ 

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- iS 4 - .

C O N C L U S I O N E

Siamo finalmente pervenuti alla f ine del  

nostro studio. Alcuni testi autentici d’autori an

tichi ci hann o rivelato una scien za ricca qu asi  

quanto la nostra, sperim entalm ente e sopratutto 

teoricam ente ; cur iosi di penetrare anco ra più 

innanzi , abbiamo segu ito q uesta scienza f ino nei 

santuari de ll’iniziazione egizian a, ritrovand o il 

gran segr eto che racchiudeva : res isten za e la 

pratica d’un agen te un iversale, unico nella sua  

essenza, tr ipl ice nel le sue manifestazioni .

Co noscen do gl i e lementi del la teoria , abb ia

mo voluto sapere come essa agiva.

E’ allora che la scie nz a antica ci è apparsa 

com pleta, munita dei suoi metodi spe ciali , basata  

su ll’uso d ell’ana logia, e dei suoi diversi mezzi 

di diffusione . Il prete eg izian o ci ha rive lato con  

quale arte la storia s im bo lica trasmetteva alle 

gen erazion i i più grandi segreti d ell’Erm etism o ; 

le tavo le delle corrispon den ze ci hanno dato le 

chiav i della M agia teorica ed infine, i pan tacoli 

e la loro spieg az ion e hanno fatto cadere din

nanzi a noi il terzo ve lo, cjietro cui po teva 

nascondersi i l segreto del santuario.

1 primi tre ca pito li ci ha nn o riv elata la 

teo ria , i qua ttro ultimi l’ad atta zion e, in fine l’u

nion e del 3 e del 4 ci ha mo strata la re aliz-

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zazione possibile della scienza antica nel settenario.

Crediamo di aver saputo dimostrare suf-  

ficientem ente le ragioni che ci ha nno con do tti a 

proclamare resist en za d’una Scienza reale al di 

fuori di que lla del dom inio delle scien ze con

temporanee.

Ecco ora quale è la s ituazione che qu este  

due Scien ze occu pan o l’una di fronte all 'altra.

Già sapp iam o che. es se non formano in realtà 

che gli aspetti opposti d’una sola e stessa  

Scienza; una di ess e, la Scienza occulta, s ’occu pa  

sopra ttutto del gene rale e della sintes i ; l’altra, 

la Scienz a co ntem pon ea, s ’occupa principalm ente 

del particolare e dell’analis i . Queste conside

razioni basterebber o da sole per mostrare chia

ramente la posizione rispettiva di questi due  

aspetti della Verità.

Ogni volta che la scienza sperimen tale ha 

voluto con i suoi m etodi stabilire una s inte si , 

essa non ha ottenuto che risultati veramente  

ridicoli , se s i con sidera i l lavoro svo lto. Essa  

ha allora abbandonato lo studio del generale ai 

sognatori , contentandosi del la conoscenza del 

m ondo sen sibile. T uttavia l’assenza di legam e  

fra tutti i rami del sa pe re si fa og ni gior no  

sentire viepp iù ; la su gg estio ne a distanza, le 

m anifestazioni di una forza ancora scon osciuta 

hanno cond otto per forza la Scien za delia Materia

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nel dom inio dello Spirito. Gli ultimi s cettici , 

temendo d’essere costrett i a convincers i , non  

vog l iono più saperne dei fenomeni inespl icabi l i 

e credon o cos ì che s i po ssa impedire a l la Verità 

di prodursi.

Ora io non temo di affermare che , m algrado  

tutti gli sforzi che s i possano intraprendere per  edificare nuo ve inv estiga zion i, m algrado i nom i 

con cui s i riesca a decorare le scoperte, s i  

finirà per entrare nel do m inio d ell’antica Scien za  

Occulta.

Pe rciò vorre i far capire a tutti l’elev ata  

idea contenuta nella frase di Lo uis Lu cas, che  

dov rebb e servire d’epigrafe a qu esto l ibro :

* Concil iare la pro fond ità delle vedute teoriche  . 

ant iche con la esa t tezza e la po tenza del la so e r i - mentaz ione moderna .

L’avvenire é la s tessa speranza.

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Qu a l c h e   a d a t t a z io n e   d e l   t e r n a r io

I3

MONDI

RAPPORTI,

riduzione all’unità

Mondo

Intellettuale

Dio secondo i cristiani

Dio secondo gli Egiziani

Dio secondo gl’indù

Mondo

Divino

Sillogismo

Causalità

Persone del verbo

Moltiplicazione

Divisione

Spazio

Tempo

Musica

Divisione degli Astri

Mondo

Fisico

0

Minore

UòmoFamigliaRegni della Natura

Regno vegetaleColori semplici

ChimicaForze in generale

MagnetismoElettricità

Calore

Luce

Materia

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A LL E C O N O S C E N Z E C O N T E M P O R A N E E

Positivo Attivo+

Padre

Osiride

Brahma

Maggiore

Causa

Quella cheparla

Moltiplicatore

Divisore

Lunghezza

Presente

Terzo

 Negativo-Passivo

Figlio

Iside

Shiva

Minore

Mezzo

A chi si parla

Moltiplicando

Dividendo

Larghezza

Passato

Q into

 Neutro, parteci pante dei due

00

Spirito Santo

Horus

Vishnou

Conclusione

Effetto

Di chi si parla

Prodotto

Quoziente

Profondità

Avvenire


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