Parlare di un ottimo vino in Piemonte è d’obbligo; queste sono alcune tra le più note e caratteristiche case vinicole con la quale scegliamo di collaborare, in modo da offrire ai Nostri Clienti una scelta ed un servizio di prima qualità. FateVi consigliare dal nostro Responsabile di Sala, saprà non solo consigliarVi il giusto vino, ma anche raccontarVi l’affascinante storia che da tempo caratterizza la cantina ed il prodotto… in una tradizione che rimane invariata negli anni… To talk about a great wine in Piedmont is a must; those pre- sented in this wine list are some of the most famous and typical wineries we have decided to cooperate with in order to offer our Clients a wide choice and a first class service. Let our Maître suggest you the most suitable wine, and li- sten to the fascinating story he has the plaisure to tell you, the story about the winery and its wine… in a tradition that remains unchanged over the years...
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Parlare di un ottimo vino in Piemonte è d’obbligo; queste sono alcune tra le più note e caratteristiche case vinicole con la quale scegliamo di collaborare, in modo da offrire ai Nostri Clienti una scelta ed un servizio di prima qualità. FateVi consigliare dal nostro Responsabile di Sala, saprà non solo consigliarVi il giusto vino, ma anche raccontarVi l’affascinante storia che da tempo caratterizza la cantina ed il prodotto… in una tradizione che rimane invariata negli anni…
To talk about a great wine in Piedmont is a must; those pre-sented in this wine list are some of the most famous and typical wineries we have decided to cooperate with in order to offer our Clients a wide choice and a first class service. Let our Maître suggest you the most suitable wine, and li-sten to the fascinating story he has the plaisure to tell you, the story about the winery and its wine… in a tradition that remains unchanged over the years...
Chateau Sociando Mallet Jean Gautreau 2008 € 105,00
Champagne Brut Dom Perignon € 204,00
Brut Tradition Egly Ouriet € 130,00
Brut Gaston Chiquet € 146,00
Brut Tradition Premier Cru Gaston Chiquet € 80,00
Winston Churchill Pol Roger € 370,00
Cuvée Belle Epoque Perrier Jouet € 211,00
Cuvée Saint-Petersbourg Veuve Clicquot € 113,00
Special Cuvée Bollinger € 108,00
Brut Royale Reserve Philipponat € 90,00
Grande Cuvée Brut Krug € 340,00
Cristal Louis Roeder € 300,00
Brut carte verte Julien Chopin €60,00
Brut carte noire Julien Chopin € 60,00
Brut carte d’or Julien Chopin € 65,00
Brut Premier Cuvée Bruno Paillard € 115,00
Champagne
Champagne Brut Blanc de Blanc Steinbruck € 70,00
Cuvée Millesime 2010 Steinbruck € 85,00
Champagne Brut Blanc de Vieille France € 95,00
Cuvée Vincent Chard Cru Brut P.L. Martin € 110,00
Grand Cru Brut Paul Louis Martin € 90,00
Brut S.A. Paul Louis Martin € 70,00
Vini al Calice Chardonnay/Sauvignon € 5,00
Dolcetto/Barbera € 5,00
Nebbiolo € 7,00
Barbaresco € 10,00
Barolo € 15,00
Prosecco € 7,00
Champagne € 20,00
Moscati Mat Dogliotti € 15,00
La Caudrina Dogliotti € 18,00
Moscato d’Asti Saracco € 18,00
Ca d’Gal Luminè € 35,00
Villa Giada Andrea Faccio € 18,00
Chiriera Servetti € 21,00
Moscato d’Asti Toso € 15,00
Moscato d’Asti Orlando Abrigo € 15,00
Vini da dessert Asti Sparkling Wine Bera € 17,00
Brachetto Bera € 18,00
Malvasia Terre dei Santi 2011 € 20,00
Birbet Giacomo Vico € 30,00
El Caliè Borgo Maragliano 2014 € 15,00
Piasa Rischei Forteto della Luja € 32,00
Il Gentiluomo Cascina Albano € 24,00
Passito di Pantelleria Pellegrino 2012 € 25,00
Arcass 37.5ml Cascina Chicco € 24,00
Don Petro Bonomo € 18,00
Quattronomi Poderi Cellario € 20,00
STORIA DEI VINI PIEMONTESI La vite è presente in Piemonte in età romana ed è descritta da Plinio il Vecchio con parole elogiative delle caratteristiche qualitative e della sua ampia diffusione. Durante il Medio Evo si nota un incremento delle zone vitate ed una maggiore offerta dei suoi vini; ma è nel XVIII secolo che prende il via il notevole rinnovamento agricolo: la coltivazione della vite è portata felicemente al livello collinare. Nel XIX secolo il Conte Camillo Benso di Cavour interviene a regolamentare le vigne, in particolare si prodiga affinché venga impiantato anche il vitigno pinot nero, purtroppo quasi annullato poi dalla fillos-sera. Il Piemonte vitivinicolo è forse la regione italiana nella quale lo sviluppo dell'agricoltura è stato più strettamente legato all'evoluzione politica. All'inizio di questo secolo furono proprio i Piemontesi che cer-carono di attuare una disciplina dei vini tipici, di pregio e di origine: dal Piemonte partì la maggior parte delle istanze e delle proposte per regolamentare la delicata materia. La viticoltura è ampiamente diffusa e ben curata in ogni provincia: è parte del costume e della storia di questa regione. La vigna è distribuita in ampi spazi collinari ed allevata con cura seguendo principalmente metodi tradi-zionali. I vitigni più diffusi sono, tra i rossi, il barbera in tutta la regione; nell'Albese il nebbiolo, che da origine a vini quali il Barolo, il Barbaresco e il Nebbiolo d'Alba, il dolcetto, il grignolino, il freisa; tra i bianchi, il cortese, l'erbaluce l'arneis, la favorita e, soprattutto, il moscato. La zona di Alba, la Langa, è un ambiente ricco di cultura e di emozionanti realtà vinicole e di cucina. Il Monferrato, che comprende quasi l'intero territorio della provincia di Asti e parte della provincia di Alessandria, produce una gamma di vini D.O.C molto vasta con tre dominanti: la Barbera d'Asti, la Barbe-ra del Monferrato e il Moscato d'Asti.
HISTORY OF THE PIEDMONTESE WINES The vine is present in the Piedmont region since Roman times, as documented by Pliny the Elder who, in his writings, acclaims the quality of this plant and its wide dissemination. During the Middle Ages, there was an increase in the areas planted with vines and a greater production of its wines; but it is only in the XVIII century that a remarkable agricultural renewal kicks off and the cul-tivation of the vine was brought to the hills level. In the XIX century, Camillo Benso Count of Cavour intervened to regulate the vineyards, in particular he strove to implant the pinot noir grape in the area but, unfortunately, this vine variety was swiftly almost destroyed by phylloxera. The Piedmont is perhaps the Italian region in which the development of agricul-ture has been more closely linked to the political evolution. At the beginning of the current century, the Piedmontese did seek to implement a discipline of typical wines in order to classify them according their value and origin: it’s from Piedmont where the majority of requests and proposals to regulate this delicate subject were claimed. Viticulture is widespread and well-groomed in every province of Piedmont, it is part of the costume and history of this region. The vineyard is distributed in wide hilly areas and accurately grown mainly following traditional methods. The most common varieties among the red grape vine are: Barbera (throughout the region), Dolcetto and Nebbiolo (which gives rise to wines such as Barolo, Barbaresco and Nebbiolo d'Alba) in the Alba area and Grignolino and Freisa mainly in the Asti area. On the other hand, the most common varieties among the whites grape vine are: Cortese, Erbaluce, Arneis, Favorita and most importantly, Moscato. The area of Alba and the Langhe hills, is a place rich in culture and an exciting cuisine. The Monferrato area, which covers almost the entire territory of the province of Asti and Alessandria, produces a very wide range of DOC wine with three dominant ones: Barbera d'Asti, Barbera del Monfer-rato and Moscato d'Asti.
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MONCHIERO E L’OPERA DEI MONACI DI SAN COLOMBANO Seppur non esista una data che certifichi con accettabile precisione la nascita di Monchiero, diverse fonti posizionano tale parto in un’epoca anteriore, seppur di poco, all’anno Mille. L’avventura monchierese ha inizio sul colle denominato di San Colombano, ove i monaci benedettini erigo-no una cappella intitolata a S. Giovanni il Battezzatore. Nel rispetto delle regole vigenti in quei secoli, anche a Monchiero, attorno al fabbricato ecclesiastico sorgo-no le prime case e si insediano le prime famiglie. Contemporaneamente, si presume, il colle su cui oggi si erge il Santuario, viene fortificato con mura castel-lane. La presenza benedettina dev’essere stata di brevissima durata, tant’è che la nuova chiesa, ricostruita in segui-to alle invasioni barbariche del IX secolo, ampliata ed intitolata al Santo irlandese, diventa parrocchia e già all’incirca nell’anno Mille entra a far parte della giurisdizione della pieve di Monforte. Attraverso donazioni i possedimenti dei monaci assumono confini sempre più ampi. Sulla collina di S. Colombano i monaci, oltre alla già citata chiesa, erigono un cenobio, di cui non si cono-scono le dimensioni, e stabiliscono un’area cimiteriale. La presenza del cimitero trova conferma negli scavi realizzati in loco nel 1778, quando l’attuale parroco de-cide di costruire una casa canonica. Vengono rinvenuti diversi reperti cimiteriali: molti sono i reperti ossei che vengono alla luce, alcuni anche tumulati in urne di pietra. La presenza dei monaci di S. Colombano sul territorio della diocesi di Alba è già documentata nel IX seco-lo e la prima notizia che documenta il rapporto dei suddetti monaci con Monchiero, un atto rogato da papa Lucio II, è datata 15 marzo 1142. Considerata l’importanza avuta dai monaci di S. Colombano nel porre le basi di Monchiero, credo sia inte-ressante conoscere un po’ più dettagliatamente la figura e l’opera di questo Santo abate irlandese e del suo Ordine Monastico. San Colombano nasce in Irlanda in un anno compreso tra il 540 ed il 542. Ad una gioventù goliardica e spendacciona si contrappone ben presto una profonda conversione ed un netto cambiamento di rotta. Nel 572 è ordinato sacerdote e poco dopo decide di lasciare l’Irlanda e di dedicarsi al pellegrinaggio missio-nario. Il suo primo viaggio è verso la Francia dove fonda le abazie di Luxueil, di Annegray e di Fontaines. La tappa elvetica ha breve durata, e nel 612, valicate le Alpi, raggiunge l’Italia e si porta a Pavia, presso la corte dei longobardi. Il re Agilulfo lo investe del ruolo di mediatore con la Santa Sede e gli assegna il territorio nell’alta valle del Trebbia, e a Bobbio, nel 614, fonda l’ultimo suo monastero, dove muore il 23 novembre 615. Dopo la morte del Santo i monaci suoi seguaci continuano ad ampliare l’opera iniziata dal loro capostipite. Moltissimi sono i monaci, laici o sacerdoti, che entrano a far parte dell’Ordine colombaniano e che nel loro peregrinare fondano nuovi monasteri e nuove chiese. La regola colombaniana era molto rigorosa, a tal punto che spesso il Santo veniva rimproverato di eccessiva durezza ed intransigenza. Ai monaci era d’obbligo il silenzio assoluto e perpetuo, ed era consentito un solo pasto quotidiano. L’obbedienza doveva essere immediata ed a ogni infrazione faceva seguito, immancabil-mente, una punizione. Ogni monaco era tenuto poi a confessare pubblicamente, in due occasioni quotidia-ne, le proprie inadempienze alla regola monacale. Oltre al rispetto totale di punti disciplinari, la regola indicava tre attività fondamentali cui dedicare la gior-nata: oltre alla preghiera e al lavoro, era fatto obbligo ai monaci di impegnarsi anche in campo culturale:… poiché ogni giorno è necessario alimentarsi onde poter crescere, altrettanto ogni giorno è doveroso pregare, lavorare e leggere. Ed è proprio grazie a quest’ultima attività che i monasteri, oltre a centri religiosi, diventeranno importantis-sime sedi culturali e bibliotecarie.
(tratto da Enzo Drocco, Monchiero. Appunti storici di un paese e del territorio, Monchiero 1996, pp. 29,
