Parole in circolo
Il perché di un giornale
La parola è l’elemento basilare
della comunicazione; rappresenta
l'espressione orale o scritta di un’informazione o di un concetto
e attraverso di essa è possibile
rappresentare un’idea. Nel mo-mento in cui il termine “parola”
viene usato al plurale, il riferi-
mento spesso non è fatto alle singole unità lessicali isolate, ma
all’insieme degli elementi che
costituiscono il discorso.
Utilizzando le parole, poi, noi
tutti parliamo, ci teniamo in contatto e ci scambiamo opinioni.
A volte si tratta di un semplice
saluto (magari un “ciao” oppure un “buongiorno”); in altri casi ,
dopo aver studiato a lungo, gli
alunni espongono le personali conoscenze mediante
un’interrogazione o tramite la
composizione di un testo.
Le parole, però, esprimono anche
le nostre sensazioni, gli stati
d’animo. Perché ci sia comunica-zione, è necessario mettere “in
circolo” tutto ciò che abbiamo
dentro, quello che abbiamo inten-zione di trasmettere. La scuola
permette ai ragazzi di acquisire
sempre nuove conoscenze e di approfondire tante tematiche.
Partendo da questa consapevolez-
za, noi studenti della 3^ C della Scuola Secondaria di Primo
Grado “G. Mameli” di Amantea
abbiamo colto l’opportunità di divulgare gli approfondimenti
didattici ed, insieme, trasmettere
quelli che sono i nostri interessi
di adolescenti.
Per fare tutto questo, abbiamo
“messo in circolo” i nostri pen-
sieri usando le parole più adatte. Così è nato “Parole in circolo”. Il
notiziario è la testimonianza di
un’attività che ci ha visti coinvol-ti in maniera attiva e ci ha entu-
siasmato molto. Buona lettura.
Il termine giornale deriva dalla
parola “giorno”; si tratta di un tipo di
pubblicazione periodica (in alcuni casi appunto giornaliera) distribuita
in forma originariamente cartacea.
Un giornale è fatto di fogli non rilegati. In questo senso si distingue
dalla rivista. Anche la carta da gior-
nale (non patinata) è diversa da quella di una rivista (patinata).
L'invenzione della stampa fu decisi-va per la circolazione delle informa-
zioni. I bollettini commerciali e
ufficiali inizialmente assunsero la forma di libri di notizie; poi si tra-
sformarono in fogli numerati messi a
disposizione del pubblico. Nacquero così i primi periodici destinati ad
avere grande diffusione. Erano chia-
mati gazzette. A metà del XVII secolo, a fianco delle gazzette com-
parvero le riviste, periodici specia-
lizzati di carattere culturale e lettera-rio.
Nel Settecento il panorama della stampa si stava ampliando e diffon-
dendo a livello europeo. In questo
periodo i quotidiani trovarono
maggiore sviluppo, in corrispon-
denza della Rivoluzione Industria-le e di quella francese. La nazione
che vide la loro maggiore distribu-
zione e crescita di importanza fu l'Inghilterra. Solo nel corso dell'Ot-
tocento il giornalismo assunse le
caratteristiche moderne con lo sviluppo della tecnica, il migliora-
mento delle vie di comunicazione,
l'evoluzione e la scolarizzazione della società.
Cosa dire riguardo al formato? Esso può essere diverso; il formato
"standard" dei giornali italiani è il
55x40 cm, la grandezza per esem-pio del Corriere della Sera. Il
giornale classico si sviluppa su 9
colonne di testo. Il quotidiano La Stampa, che pure mantiene il for-
mato classico, ha recentemente
cambiato la sua impaginazione dividendo le pagine in 7 colonne.
Al 1976 risale il formato tabloid de
La Repubblica (47x32). La rivolu-zione informatica rappresenta un
nuovo sbocco per il giornalismo e
per le comunicazioni, che ormai
tendono ad avvenire in 'tempo
reale'.
Sommario
Amantea:
territorio e storia
Pag.
2
Le nostre
tradizioni
2
Luci sulla
Chiesetta di
San Francesco
2
La simulazione
della prova
d’esame
3
Noi e l’UE 3
Il “nostro”
circuito elettrico
3
Lo sport e le sue
origini
4
Il giornale: un po’ di storia
Il notiziario della 3^ C
L’alba del calcio 4
Amantea è un comu-
ne italiano della
provincia di Cosen-za (CS), in Cala-
bria. E’ una città
turistica; si tratta di uno dei centri più
animati del Tirreno
cosentino, dal punto di vista commerciale
e sociale. Il territorio
si estende, , in dire-zione nord-sud,
parallelamente al
mar Tirreno.
I suoi confini naturali sono delimitati a nord con
Belmonte Calabro dal fiume Verre, a ovest dal mar Tirreno, a sud con Nocera Terinese in pro-
vincia di Catanzaro dal fiume Savuto e ,infine, a
est da alcune cime della Catena Costiera con i
comuni di Cleto, Serra d'Aiello
e con l'ex-frazione di San Pietro
in Amantea.
Nel Medioevo era territorio
amanteano anche il comune di Belmonte Calabro; la giurisdi-
zione della Comunità di Aman-
tea sul solo castello di Belmonte
venne meno solo con la fonda-
zione del castello stesso, nel
1270 circa, su ordine di Carlo I d'Angiò. Il re intendeva in tal
modo punire una ribellione
degli abitanti di Amantea. In seguito, nel 1345, la Comunità di Amantea
fece ricorso alla regina Giovanna I di Napoli
affinché imponesse delle sanzioni al feudata-rio di Belmonte che si era appropriato di
alcuni territori amanteani: con un decreto
regionale del 27 maggio la regina delimitò quin-
di i confini amanteani per la prima volta. Solo
nel 1811, in piena età napoleonica, fu sancita legalmente la divisione tra i territori di Belmonte
e Amantea.
Luci sulla chiesetta di San Francesco
L’Amministrazione Comunale di Amantea ha
deciso di ristrutturare la chiesetta di San Fran-
cesco d’Assisi, situata su una collinetta vicina alla nostra cittadina; l’intervento si renderà
possibile grazie anche ad alcuni fondi erogati
dal POR Calabria.
Tutti i cittadini hanno accolto con gioia questa
notizia; infatti, quando arriva la sera, vedere
questa chiesetta trecentesca illuminata è uno spettacolo veramente suggestivo. Sarebbe stato
un peccato se tutto ciò non si fosse potuto rea-
lizzare poiché nessuno avrebbe potuto ammirare
questa bellezza.
Al momento non è possibile accedere all’area della chiesa a causa di alcuni lavori, ma si spera
che al più presto si possa visitare anche l’interno
della struttura. Sicuramente con l’arrivo dell’estate i turisti saranno lieti di trovarsi di
fronte ad un altro luogo da contemplare; magari
sarà un ulteriore motivo per incentivare il turi-
smo.
Per quanto riguarda l’ambito culturale, Amantea
è molto nota per le sue tradizioni.
Caratteristiche di Amantea sono la Fiera dei Morti e la festa del Santo Patrono. La prima si
svolge ogni anno tra la fine del mese di ottobre e
gli inizi di novembre; il Santo Patrono di Aman-tea è Sant’Antonio e la sua festa ricorre il 13
Giugno.
Ovviamente, nel nostro paese, sono fortemente sentite anche altre ricorrenze, come il Natale e la
Pasqua. La Pasqua rappresenta la resurrezione di
Cristo. Secondo la tradizione amanteana, tale festività si sviluppa in quattro fasi: la Domenica
delle Palme,il Giovedì Santo,il Venerdì Santo e
la Domenica di Pasqua.
La Domenica delle Palme, il prete benedice i
rametti d’ulivo.
Il Giovedì Santo, si assiste alla lavanda dei piedi
e la sera si visitano le varie chiese dove si trova-
no i germogli che rappresentano la resurrezione.
Il Venerdì Santo c’è la processione delle Varet-
te; essa consiste nella sfilata di varie statue,
sostenute da fedeli che cantano e pregano per
ricordare la Passione di Cristo.
Ed infine la Domenica di Pasqua si va in chiesa
per ascoltare la Santa Messa.
Per i bambini più piccoli la Pasqua rappresenta il momento di ricevere le uova di cioccolato.
Oltre alla colomba e alla pastiera, i dolci pa-
squali tipici amanteani sono i “pizzi ccu l’ova” e
i “pizzi ccu niebita”.
Amantea, in ambito culinario, è nota per essere
la patria del “Buccunotto”, tipico dolce a forma
di barchetta, ripieno di cioccolata, spezie ed
altri ingredienti che, per tradizione, rimangono
segreti e sono custoditi dalle massaie e dalle
pasticcerie che lo producono.
Molto importante è anche la “lavorazione dei
pesci” quali alici, sarde e la neonata "rosamarina"; l’intero procedimento è svolto da
aziende locali e da privati che seguono scrupo-
losamente le ricette tramandate dai vecchi
pescatori.
Da ricordare poi il Carnevale; manifestazione
che coinvolge grandi e bambini: in questo periodo la pietanza tipica è la “frittata di Carne-
vale”che, succulenta e piuttosto condita, rap-
presenta il passaggio a tavola dal Martedì gras-
so alla Quaresima e all’astinenza.
Le nostre tradizioni
Amantea: territorio e storia
Parole in circolo Pagina 2
Nel mese di dicembre, prima delle vacanze
natalizie, nella scuola secondaria di Primo
Grado “Goffredo Mameli” di Amantea, la Diri-gente ed i docenti hanno deciso di realizzare
una simulazione della prova d’esame. I ragazzi
delle classi terze hanno dovuto creare un
personale prodotto, sviluppando le loro cono-
scenze. Il tutto è stato quindi esposto davanti
ai propri professori e alla preside.
L’idea è nata dalla consapevolezza che molti
alunni arrivano all’esame di terza media un po’ smarriti ed in alcuni casi impauriti. A
volte, poi, si finisce con l’approfondire sem-
pre gli stessi argomenti.
Perché non partire da qualcosa di nuovo e
magari originale, sforzandosi di creare in
maniera autonoma dei collegamenti? Perché non proporre un qualcosa che fosse anche al
di fuori delle solite programmazioni discipli-
nari?
Naturalmente ogni ricerca in tal senso deve
essere portata avanti in maniera seria. E’
quello che abbiamo tentato di fare.
E’ stata una bella iniziativa perché i ragazzi
hanno già capito come si svolgerà l’esame
che andranno ad affrontare. La Dirigente ha anche suggerito agli allievi di continuare
questo percorso, sviluppando gli argomenti
che sono apparsi più interessanti.
Il nostro circuito elettrico
Quest’anno a scuola, con la professoressa Dom-
ma, in Scienze, stiamo studiando l’elettricità;
dopo aver approfondito la teoria, abbiamo deci-
so di costruire un circuito elettrico.
All’inizio volevamo realizzarne uno solo, lavo-
rando tutti insieme. Poi abbiamo stabilito che avremmo comprato il materiale e che ciascuno
di noi ne avrebbe creato uno personalmente.
Abbiamo portato a scuola una tavoletta in legno delle dimensioni di cm. 20x30, del filo condut-
tore, una lampadina, un interruttore e una batte-
ria. Ci siamo recati in laboratorio con la nostra
docente che ci ha fornito le istruzioni; poi ab-
biamo iniziato a lavorare. Il tempo volava velo-
cemente e, così, solo chi tra noi aveva più dime-stichezza con queste cose ha terminato il circui-
to. Qualcuno lo ha portato a casa per ultimarlo.
Altri lo hanno lasciato a scuola, in modo da
completarlo durante le lezioni successive.
E’ stato bello vedere che i compagni “più bravi-
ni” nella realizzazione del circuito abbiano fornito delucidazioni a chi, magari, aveva in-
contrato qualche difficoltà.
LA SIMULAZIONE DELLA PROVA D’ESAME
Lo scorso anno, in Geografia, abbiamo studiato i
vari Stati del continente europeo; ci siamo, poi,
soffermati anche sull’Unione Europea, eviden-
ziando, fra le altre cose, quelli che ne sono consi-
derati i simboli: la bandiera, l’inno, la festa e il
motto. La bandiera è costituita da 12 stelle in
cerchio; esse rappresentano gli ideali di unità,
solidarietà e armonia tra i popoli d'Europa. La
melodia scelta per simboleggiare l'UE è tratta
dalla Nona sinfonia di Ludwig van Beethoven,
composta nel 1823. Gli ideali all'origine dell'U-
nione europea sono stati enunciati per la prima
volta il 9 maggio 1950 dal ministro degli Esteri
francese Robert Schuman. Ecco perché questa
data è stata scelta per celebrare la Festa dell'Eu-
ropa."Unita nella diversità" è il motto dell'Unione
europea.
A partire dal mese di novembre 2015, alcuni
alunni delle classi terze della Scuola Secondaria
di Primo Grado hanno iniziato a lavorare proprio
sulla tematica dell’Unione Europea. I ragazzi
hanno avuto così l’occasione di poter approfon-
dire le loro conoscenze su questo interessante
argomento. Due studenti di 3^ C hanno lavorato
sui “Padri Fondatori”; grazie a queste persone,
l’Europa senza frontiere oggi è realtà. La Diri-
gente Antonella Bozzo, che ha aiutato gli studen-
ti nella realizzazione del progetto, ha posto come
obiettivo finale un’esposizione orale attraverso
un powerpoint riguardante i vari fattori che
hanno contribuito alla nascita dell’ UE. Il 21
dicembre 2015, gli aderenti al progetto hanno
illustrato le loro ricerche. E’ stata anche
l’occasione per festeggiare il restauro della no-
stra scuola, avvenuto grazie ai Fondi dell’Unione
Europea. La manifestazione è iniziata alle 9,30
ed è terminata alle 12,30. Durante la mattinata,
oltre all’esposizione orale tramite ausilio di
supporti multimediali da parte dei ragazzi,
l’orchestra della scuola si è esibita nel tradizio-
nale concerto natalizio. Vista l’occasione non è
mancato l’Inno Europeo.
NOI E L’UNIONE EUROPEA
Volume 1, Numero 1 Pagina 3
per il malcontento popolare e quindi si impe-
gnarono a incoraggiarlo e a diffonderlo.
Le regole prevedevano la contrapposizione di due squadre formate da un numero variabile
di giocatori: 20, 30 o 40 a seconda delle di-
mensioni del terreno. La formazione standard era composta da 27 giocatori. Sei arbitri con-
trollavano e dirigevano il gioco da una piccola
tribuna laterale. Il pallone poteva essere colpi-to con i piedi o afferrato con le mani, con le
quali non era però consentito lanciarlo.
L'obiettivo di entrambe le squadre era di collocare il pallone in una porta custodita da
uno dei difensori, il solo che potesse utilizzare
le mani, come l'attuale portiere; il gol era chiamato 'caccia'. Si trattava di autentiche
battaglie, piuttosto violente, che si protraeva-
no per una giornata intera.
Esaminato con la mentalità attuale, il calcio
fiorentino mostra alcune affinità con il calcio
moderno e altre con il rugby. La patria del calcio moderno fu però
l'Inghilterra e, in particolare,
i college britannici. Il calcio nacque infatti come sport d'élite: il football fu inizialmente
praticato dai giovani delle scuole più ricche e
nelle università.
Fra gli sport più popolari in Italia e nel mon-
do c’è di certo il calcio.
Il predecessore più simile al calcio attuale, di cui si hanno tracce fin dal II e III secolo a.C.,
fu il cinese “tsu' chu”; questo termine signi-
fica “palla spinta con il piede”. Il calcio ha avuto molti altri nomi. Circa 500 o 600 anni
dopo l’esperienza cinese, in Giappone si
giocava il kemari , nella Grecia del IV secolo a.C. si afferma l'episciro mentre nell’epoca
romana si parla di harpastum.
I riferimenti successivi si trovano 700 anni dopo, alla fine del Medioevo, in Italia. Nel
periodo rinascimentale, con la rivalutazione
del mondo classico e il ritrovato culto per la bellezza e la forza, furono favorite anche le
attività agonistiche. Già nel 1410 un anonimo
poeta fiorentino, cantando le glorie e le bel-
lezze della città, accennava a una popolarissi-
ma forma di divertimento che veniva espres-
samente chiamata 'gioco del calcio'. Piero de' Medici, appassionato cultore di questa attività
agonistica, chiamò alla sua corte i più abili
giocatori, dando così vita al primo esempio di mecenatismo applicato al calcio. I Medici
furono anche i primi a capire che il gioco
costituiva una formidabile valvola di sfogo
Il 24 ottobre 1857 a Sheffield, Nathaniel
Creswick fondò la prima squadra di calcio
della storia: lo Sheffield FC. Le iniziali rego-le del gioco furono le Sheffield Rules; esse
introducevano nel gioco, per esempio, la
durata della partita e la divisione della stessa in due tempi.
La storia del calcio (così come lo intendiamo
noi) ha avuto inizio il 23 ottobre del 1863, quando a Londra viene costituita la English
Foot-ball Association; si stabilirono la misura
del campo, la misura e peso della palla, il numero dei giocatori e così via.
Il primo campionato nazionale inglese venne
vinto dalla squadra Preston North End nel 1869.
In Italia, invece, la prima vera squadra uffi-
ciale è stata il Genoa, fondata nel 1893; nel
1898 fu fondata la FIGC - Federazione Italia-
na Giuoco Calcio.
La prima partita ufficiale della nazionale italiana è stata contro la Francia nel 1910 e il
primo campionato italiano è stato vinto dal
Genoa mentre la squadra che ha vinto più campionati è la Juventus.
Parole in circolo
Notiziario realizzato dagli
studenti della 3^ C della
Scuola Secondaria di I
Grado “G Mameli”
Amantea
Anno Scolastico
2015/2016
Siamo su internet
www.mameliamantea.gov.it
L’ALBA DEL CALCIO
LO SPORT E LE SUE ORIGINI
Lo sport è l'insieme di attività fisiche effet-
tuate per fini salutistici, formativi e competi-
tivi; con il termine «sport» si indicano le discipline fisiche in tutte le loro forme e fini.
Sport è una parola inglese (apparsa nel 1532)
che significa divertimento. La parola è a sua volta un’abbreviazione dal francese antico
della voce “desport”, da cui derivano lo spa-
gnolo “deporte” e l’italiano “diporto” (svago, divertimento, ricreazione). La voce inglese
sport e il suo aggettivo sportivo sono poi
entrati in Italia nel XIX secolo, attraverso il
francese sport (1828) e sportif (1862). In
origine la parola significava divertimento
gratuiti; oggi invece indica quell’insieme di gare ed esercizi fisici individuali o di gruppo
che vengono praticati per svago, ma anche
per competizione e intorno al quale può ruo-tare un consistente giro d’affari. L’antico
significato sopravvive, però, nell’espressione
“fare qualcosa per sport”. Le prime attività
sportive furono derivate da quelle stesse
occupazioni alle quali l’uomo si dedicava un
tempo per sopravvivere: la caccia, la lotta, la corsa. Presso i vari popoli queste attività
assunsero caratteristiche particolari e si sono
sviluppate per secoli in modo originale.
Lo sport quindi ha origini molto antiche. Le
prime forme di attività sportive furono sco-
perte dalle tribù primitive africane, americane e oceaniche. Le esercitazioni sportive erano
in un primo tempo singole, poi divennero
collettive e praticate anche dalle donne sin dal Medioevo; l'esercizio più diffuso e più
antico dovette essere la corsa, alla quale si
aggiunsero, subito dopo, i lanci e i salti, utili
per la caccia e per le guerre. Ben presto emer-sero altre manifestazioni indispensabili per la
sopravvivenza, dalle quali derivarono il nuo-
to, la canoa, l'equitazione, la lotta, il pugilato, la scherma contemporanee; ad esse si aggiun-
sero giochi con palle costituite di erba e di grossi frutti. Inizialmente queste manifesta-
zioni non mostrarono caratteristiche prevalen-
temente agonistiche, bensì, soprattutto quelle
di gioco e di intrattenimento.
In tempi successivi, gli esercizi ebbero un
duplice aspetto: quello medico spirituale
ginnico, sviluppato maggiormente in Oriente,
e quello atletico-rituale, prosperante nel baci-no del mediterraneo.
In Occidente prevalsero l'aspetto atletico, la
cura del vigore muscolare e la resistenza alle fatiche a fini militari.