PAROLE, NARRAZIONI E INCANTO: antiche competenze per nuove relazioni educative
Marco Dallari. Dipinto:George Dunlop Leslie - Alice in Wonderland 1879
L’uomo non vive più in un universo soltanto fisico ma in un universo simbolico. Il linguaggio, il mito, l’arte , fanno parte di questo universo, sono i fili che costituiscono il tessuto simbolico, l’aggrovigliata trama della umana esperienza. [...] Invece di definire l’uomo come un animalrationale si dovrebbe dunque definirlo come un animal symbolicum.
Ernest Cassirer (1944), Saggio sull’uomo, Roma, Armando, 1969, II, pp. 79-81.
La costruzione della competenza simbolica non è solo imparare a parlare e imparare le lingue, ma consiste nel diventare esperti nell’uso di tutti i repertori e le forme simboliche: immagini, gesti, parole, suoni, necessari per elaborare pensiero e costruire idee, rappresentazioni e relazioni interpersonali.
La vocazione simbolica degli esseri umani è ambivalente: da un lato i linguaggi tendono a trasformarsi in lingue, dandosi regole, codici e cànoni: testimoniano così il loro carattere contrattuale.
La vocazione simbolica degli esseri umani è ambivalente: da un lato i linguaggi tendono a trasformarsi in lingue, dandosi regole, codici e cànoni: testimoniano così il loro carattere contrattuale. D’alto lato tendono a praticare trasgressioni e sperimentazioni, testimoniando così la loro natura generativa.
L'intuizione dell'esistenza di un universo simbolico, da parte dei bambini secondo Jacques Lacan ha inizio dal sesto mese (per perfezionarsi e diventare compiutamente cosciente intorno all'anno e mezzo).
L'intuizione dell'esistenza di un universo simbolico, da parte dei bambini secondo Jacques Lacan ha inizio dal sesto mese (per perfezionarsi e diventare compiutamente cosciente intorno all'anno e mezzo).
I bambini davanti allo specchio sono dapprima convinti che ciò che vedono riflessa sia una realtà inaccessibile e misteriosa, poi si rendono conto di come quello che vedono dentro lo specchio è proprio la loro immagine.
Lacan J. (1949) lo stadio dello specchio come informatore della funzione dell'io in: Scritti, Torino, Einaudi, 1974, vol. primo.
Questa scoperta, oltre a contribuire in maniera fondamentale alla crescita della consapevolezza di sé, permette di accorgersi di esistere
anche fuori dal limite
del proprio corpo.
Un’altra esperienza infantile legata alla conquista della competenza simbolica è il gioco. Jean Piaget, ha individuato nel gioco
simbolico una fase fondamentale dello sviluppo infantile.A partire dal secondo anno di vita (ma spesso anche un po’ prima)
gli oggetti e i materiali utilizzati per giocare non sono più soltanto ciò che sono per destinazione d’uso o per definizione convenzionale, ma possono essere investiti di valori e funzioni create dalle menti e dalle negoziazioni simboliche dei bambini giocatori.
Un’altra esperienza infantile legata alla conquista della competenza simbolica è il gioco. Jean Piaget, ha individuato nel gioco
simbolico una fase fondamentale dello sviluppo infantile.A partire dal secondo anno di vita (ma spesso anche un po’ prima)
gli oggetti e i materiali utilizzati per giocare non sono più soltanto ciò che sono per destinazione d’uso o per definizione convenzionale, ma possono essere investiti di valori e funzioni create dalle menti e dalle negoziazioni simboliche dei bambini giocatori.
Lev Semënovič Vygotskij da grande importanza all’interazione con l’adulto. L’adulto, nella relazione ludica e simbolica con i bambini, svolge un ruolo di fondamentale per lo sviluppo della sua autonomia.
Condividendo con i più grandi esperienze simboliche i bambini transitano nella zona di sviluppo
prossimale e costruiscono attivamente(co-costruiscono)nuove competenze che vengono elaborate e interiorizzateVygotskij L.S. (1934) Lo sviluppo psichico del bambino, Firenze, Giunti Barbera, 1973
Il rapporto fra il gioco simbolico e l'universo delle narrazioni è evidente: i bambini che hanno il privilegio di essere a contatto con genitori ed educatori che scambiano con loro storie e racconti giocano in maniera più ricca e complessa.
Il rapporto fra il gioco simbolico e l'universo delle narrazioni è evidente: i bambini che hanno il privilegio di essere a contatto con genitori ed educatori che scambiano con loro storie e racconti giocano in maniera più ricca e complessa.
I racconti, così come i giochi fantastici, consentono l'accesso all'altrove, sono capaci di affiancare all'esperienza e alla cosiddetta realtà le dimensioni del fantastico, del magico, dello spaesamento.
Secondo Jonathan Gottschall, docente di Letteratura e Evoluzione, la spiegazione è evolutiva: L'attitudine a narrare è una caratteristica umana universale: "Quando un comportamento è presente in tutte le società, la scienza di riconoscere un prodotto dell'evoluzione…
Secondo Jonathan Gottschall, docente di Letteratura e Evoluzione, la spiegazione è evolutiva: L'attitudine a narrare è una caratteristica umana universale: "Quando un comportamento è presente in tutte le società, la scienza di riconoscere un prodotto dell'evoluzione…
Ciò significa che nel raccontare storie che qualcosa di utile per la nostra specie, qualcosa che ne potenzia le capacità sociali".
Se consideriamo il tempo che
spendiamo ogni giorno immersi in
mondi immaginari otteniamo un
risultato sorprendente:
Se consideriamo il tempo che
spendiamo ogni giorno immersi in
mondi immaginari otteniamo un
risultato sorprendente:Sono circa otto al giorno le ore
che trascorriamo ascoltando o raccontando
storie: che sia la televisione, i nostri pensieri, un
libro, una ricostruzione interiore, la verità è che i
racconti riempiono la nostra esistenza anche da
svegli e non solo nei sogni. Più che cittadini della
terra siamo cittadini di questo mondo
immaginario.Jonathan Gottschall (2013), L'istinto di narrare. Come le storie ci hanno resi umani, Milano, Bollati Boringhieri,
2014.
Il gioco simbolico, e le narrazioni hanno molto in comune, ma in particolare condividono il fatto che il linguaggio e le altre risorse simboliche utilizzate (corpo, immagini, oggetti…) hanno il potere di creare la realtà.
Il gioco simbolico, e le narrazioni hanno molto in comune, ma in particolare condividono il fatto che il linguaggio e le altre risorse simboliche utilizzate (corpo, immagini, oggetti…) hanno il potere di creare la realtà.
Gianni Rodari parlava del contratto di finzione: la capacità di stabilire un accordo implicito fra narratore e narratario relativo alla sospensione delle dimensione spazio-temporale del “qui e ora” e portava l’esempio del «c’era una volta», dove l’imperfetto che sospende le regole del reale per farci entrare nella magia della narrazione. Ma l’imperfetto veniva (e ancora viene) utilizzato dai bambini per contrattare regole e scenari del gioco.
Il gioco simbolico, e le narrazioni hanno molto in comune, ma in particolare condividono il fatto che il linguaggio e le altre risorse simboliche utilizzate (corpo, immagini, oggetti…) hanno il potere di creare la realtà.
Alexander Averin - On the Shore
È dunque particolarmente importante che i bambini non vivano gioco e narrazioni come esperienze differenti, ma si approprino ed elaborino queste ultime senza soluzione di continuità rispetto al giocare.e fa si che accogliere storie e narrazioni sia
vissuto come dotato dello stesso grado di senso, di piacere e di incanto riservati all'attività ludica.
È dunque particolarmente importante che i bambini non vivano gioco e narrazioni come esperienze differenti, ma si approprino ed elaborino queste ultime senza soluzione di continuità rispetto al giocare.Gli adulti dovrebbero cioè porgere la lettura di albi e i racconti come se questi fossero, come peraltro sono, una sorta di evoluzione del gioco. Coinvolgere attivamente i bambini nel racconto, proponendo loro di contribuire alla sua “messa in scena” favorisce questo fenomeno e fa si che accogliere storie e narrazioni sia vissuto come dotato dello stesso grado di senso, di piacere e di incanto riservati all'attività ludica.
È dunque particolarmente importante che i bambini non vivano gioco e narrazioni come esperienze differenti, ma si approprino ed elaborino queste ultime senza soluzione di continuità rispetto al giocare.Gli adulti dovrebbero cioè porgere la lettura di albi e i racconti come se questi fossero, come peraltro sono, una sorta di evoluzione del gioco. Coinvolgere attivamente i bambini nel racconto, proponendo loro di contribuire alla sua “messa in scena” fa si che accogliere storie e narrazioni sia vissuto come dotato dello stesso grado di senso, di piacere e di incanto riservati all'attività ludica.
È dunque particolarmente importante che i bambini non vivano gioco e narrazioni come esperienze differenti, ma si approprino ed elaborino queste ultime senza soluzione di continuità rispetto al giocare.Gli adulti dovrebbero cioè porgere la lettura di albi e i racconti come se questi fossero, come peraltro sono, una sorta di evoluzione del gioco. Coinvolgere attivamente i bambini nel racconto, proponendo loro di contribuire alla sua “messa in scena” fa si che accogliere storie e narrazioni sia vissuto come dotato dello stesso grado di senso, di piacere e di incanto riservati all'attività ludica.
L’educatore deve evolvere il gioco in narrazione.
Non è vero che diventando grandi si smette di giocare, ma le caratteristiche e le esigenze proprie del gioco simbolico vengono trasferite sull’universo delle narrazioni.
Non è vero che diventando grandi si smette di giocare, ma le caratteristiche e le esigenze proprie del gioco simbolico vengono trasferite sull’universo delle narrazioni.
Alle narrazioni ciascuno accede (o non accede) dipendentemente da condizioni culturali, contesti di appartenenza, scelte personali. E questo vale anche per la condivisione di racconti, storie e narrazioni fra grandi e piccoli.
La psicologia dinamica (da Freud in poi) individua nel gioco due aspetti:1) L’aspetto catartico2) Il controllo della realtà interna ed esterna
La psicologia dinamica (da Freud in poi) individua nel gioco due aspetti:1) L’aspetto catartico2) Il controllo della realtà interna ed esterna
Aspetto catartico:
Mentre gioca il bambino può veicolare attraverso oggetti-simbolo ansie, paure, tensioni aggressive
Controllo della realtà interna e esterna
Giocando ogni bambino appoggia il suo mondo interiore a oggetti esterni e sperimenta la possibilità di avere il dominio del mondo e della propria emotività.
Così come il gioco simbolico libera i bambini da ansie e angoscie la rituale ripetizione ludica aiuta a superare situazione frustranti e angosciose,è evidente come queste dinamiche prendano forma, in modo simbolicamente più evoluto, negli scambi narrativi. Qui oggetti e giocattoli sono sostituiti da immagini e parole, ma l’investimento simbolico e la funzione catartica sono le stesse.
Così come il gioco simbolico libera i bambini da ansie e angoscie la rituale ripetizione ludica aiuta a superare situazione frustranti e angosciose,è evidente come queste dinamiche prendano forma, in modo simbolicamente più evoluto, negli scambi narrativi. Qui oggetti e giocattoli sono sostituiti da immagini e parole, ma l’investimento simbolico e la funzione catartica sono le stesse.
Marie-Louise von Franz (1915-1998), allieva e collaboratrice di Jung, sostiene che le fiabe e i racconti di magia favoriscono i
processi di individuazione
Questi infatti non presentano modelli definiti nei quali identificarsi (come succede nella cronaca e nei racconti realistici) ma metamodelli da adattare alla propria situazione esistenziale e alla propria personalità.
Von Franz M. L. L’individuazione nella fiaba Bollati boringhieri 2002
Marie-Louise von Franz (1915-1998), allieva e collaboratrice di Jung, sostiene che le fiabe e i racconti di magia favoriscono i
processi di individuazione
Questi infatti non presentano modelli definiti nei quali identificarsi (come succede nella cronaca e nei racconti realistici) ma metamodelli da adattare alla propria situazione esistenziale e alla propria personalità.
Von Franz M. L. L’individuazione nella fiaba Bollati boringhieri 2002
Il pensiero narrativo, vale a dire quell’insieme di funzioni cognitive che permettono di comprendere e produrre racconti e narrazioni, si basa sull’uso di procedimenti logici: (sequenze temporali, rapporti di causa-effetto, inferenze…) e procedimenti analogici.
• IL PROCEDIMENTO ANALOGICO È
produce libere associazioni, è alla base della costruzione dei sogni, è sostanzialmente incontrollabile.
Grazie a queste caratteristiche è GENERATIVO.
La sua evoluzione culturale ed evolutiva
consente l’accesso all’universo metaforico.
Con il termine metafora si intende un uso traslato
della lingua o di altri apparati simbolici
In termini psicopedagogici l’idea di METAFORA va molto al di là di ciò che riguarda la sua definizione linguistica.
‘Metaforico’ è tutto ciò che riguarda l’uso del PENSIERO ANALOGICO e tutti i «giochi simbolici» che consente e favorisce.
PENSIERO METAFORICO
La filosofa Francesca Rigotti ci fa notare come la filosofia e la sua storia non siano fatte solo di concetti ma anche di metafore.
La filosofa Francesca Rigotti ci fa notare come la filosofia e la sua storia non siano fatte solo di concetti ma anche di metafore.
"Accanto e spesso intrecciati ai concetti (…) Si trovano le metafore, ovvero immagini verbali (“Sprachbilder”) che abbracciano contenuti semantici e si sottraggono alla forza espressiva del linguaggio rigidamente concettuale. […] Le metafore […] costituiscono un orientamento attivo, permanente e incancellabile del pensiero, una maniera originaria di donazione di senso alla realtà»
• Rigotti F., Onestà, Milano, Raffaello Cortina editore 2014 pagina 48, 49, 50.
• I contenuti simbolici hanno senso, dunque, per la coscienza che li instaura (non sono assoluti)
• Il simbolo è dinamico: mantiene la tensione degli opposti dalla cui composizione nascono i processi trasformativi
• Nel simbolo c’è un’eccedenza di senso verso cui si orienta il processo di trasformazione psichica.
• (Galimberti U.)
La condizione umana
René Magritte 1933 e
Lucio Fontana Concetto spaziale
1958-1968
La relazione narrativa permette di recuperare la coscienza di sé come flusso e come racconto di
sé (pensiero sequenziale) lo arricchisce delle componenti metaforiche che accompagnano la coscienza e l’esistenza di ciascuno sia nel sogno che nello stato di veglia.
La relazione narrativa permette di recuperare la coscienza di sé come flusso e come racconto di
sé (pensiero sequenziale) lo arricchisce delle componenti metaforiche che accompagnano la coscienza e l’esistenza di ciascuno sia nel sogno che nello stato di veglia.
Sfuma così il confine fra immaginazione e realtà,
fra fatti e pensieri e consente di accedere a ciò che
la fenomenologia definisce VISSUTO (Erlebnis).
Attraverso lo scambio narrativo la relazione adulto bambino si arricchisce di un repertorio di FIGURE (verbali e visuali) che quando sono offerte dalla narrazione che le presenta possono generare i sintomi di un piccolo trauma.
Attraverso lo scambio narrativo la relazione adulto bambino si arricchisce di un repertorio di FIGURE (verbali e visuali) che quando sono offerte dalla narrazione che le presenta possono generare i sintomi di un piccolo trauma.
L’abbandono dei bambini nel bosco (Pollicino, Hansel e Grethel), le violenze subite o di cui c’è minaccia (le Cenerentole, le principesse addormantate i mostri persecutori, il lupo, l’orco, la strega), le metafore dell’impotenza di fronte al male, possono apparire come traumatiche e pericolose da molti educatori e genitori.
Non è così: i sintomi di paura, la richiesta di passare nel lettone con mamma e papà per la prossimità di inquietanti mostri fiabeschi è un «buon sintomo» come la febbricola dopo una vaccinazione.
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Non è così: i sintomi di paura, la richiesta di passare nel lettone con mamma e papà per la prossimità di inquietanti mostri fiabeschi è un «buon sintomo» come la febbricola dopo una vaccinazione.
Da quel momento adulti e bambini hanno a disposizione risorse metaforiche capaci di poter rappresentare l’irrappresentabile, di esprimere inquietudini, angosce e speranze di cui solo le narrazioni fantastiche e i loro repertori simbolici possono consentire la condivisione.
La pantera sotto il letto” di Andrea Bajani e Mara Cerri, Orecchio Acerbo