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PARTE QUARTA: GIURISPRUDENZA COMUNITARIA E STRANIERA || sentenza 20 settembre 1988 (causa 136/87);...

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sentenza 20 settembre 1988 (causa 136/87); Pres. Due, Avv. gen. Da Cruz Villaça (concl. conf.); Ubbink Isolatie B.V c. Daken Wandtechniek B.V. Source: Il Foro Italiano, Vol. 112, PARTE QUARTA: GIURISPRUDENZA COMUNITARIA E STRANIERA (1989), pp. 187/188-191/192 Published by: Societa Editrice Il Foro Italiano ARL Stable URL: http://www.jstor.org/stable/23182939 . Accessed: 28/06/2014 12:49 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Societa Editrice Il Foro Italiano ARL is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Il Foro Italiano. http://www.jstor.org This content downloaded from 193.105.245.159 on Sat, 28 Jun 2014 12:49:06 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions
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Page 1: PARTE QUARTA: GIURISPRUDENZA COMUNITARIA E STRANIERA || sentenza 20 settembre 1988 (causa 136/87); Pres. Due, Avv. gen. Da Cruz Villaça (concl. conf.); Ubbink Isolatie B.V c. Daken

sentenza 20 settembre 1988 (causa 136/87); Pres. Due, Avv. gen. Da Cruz Villaça (concl. conf.);Ubbink Isolatie B.V c. Daken Wandtechniek B.V.Source: Il Foro Italiano, Vol. 112, PARTE QUARTA: GIURISPRUDENZA COMUNITARIA ESTRANIERA (1989), pp. 187/188-191/192Published by: Societa Editrice Il Foro Italiano ARLStable URL: http://www.jstor.org/stable/23182939 .

Accessed: 28/06/2014 12:49

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Societa Editrice Il Foro Italiano ARL is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to IlForo Italiano.

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PARTE QUARTA

8. - Il faut d'abord rappeler que, selon Particle 175 du traité, le recours en carence n'est recevable que si l'institution en cause

a été préalablement invitée à agir et n'a pas pris position dans

le délai précité de deux mois. Il en résulte que le recours en ca

rence ne peut ètre intenté lorsque l'acte dont l'omission fait l'ob

jet de l'invitation à agir a été adopté dans le délai de deux mois, la carence alléguée se trouvant de ce fait éliminée.

9. - La voie de recours prévue à l'article 175 est ainsi fondée

sur l'idée que l'inaction illégale du Conseil ou de la Commission

permet aux autres institutions et aux Etats membres ainsi que, dans certains cas, aux particuliers de saisir la Cour afin que celle

ci déclare que l'abstention d'agir est contraire au traité, dans la

mesure ou l'institution concernée n'a pas remédié à cette absten

tion. Cette déclaration a pour effet, aux termes de l'article 176,

que l'institution défenderesse est tenue de prendre les mesures

que comporte l'exécution de l'arrèt de la Cour, sans préjudice des actions en responsabilitè extra-contractuelle pouvant découler

de la méme déclaration.

10. - Dans un caso comme celui de l'espèce, où l'acte dont

l'omission fait l'objet du litige a été adopté après l'introduction

du recours, mais avant le prononcé de l'arrèt, une déclaration

de la Cour constatant l'illégalité de l'abstention initiale ne peut

plus conduire aux conséquences prévues par l'article 176. Il en

résulte que dans un tei cas, tout comme dans celui où l'institu

tion défenderesse a réagi à l'invitation à agir dans le délai de

deux mois, l'objet du recours a disparu. 11. - Il faut done constater qu'il n'y a plus lieu de statuer.

Sur les dépens. — (Omissis). Par ces motifs, la Cour déclare et arrète:

1. Il n'y a pas lieu de statuer.

2. Le Conseil est condamné aux dépens.

IV

(Omissis)

V

1. - Con atto introduttivo depositato nella cancelleria della cor

te il 18 luglio 1984, il Parti écologiste «Les Vérts», associazione

senza scopo di lucro, ha presentato, a norma dell'art. 173, 2°

comma, del trattato Cee, un ricorso inteso all'annullamento di

«tutte le decisioni di esecuzione del bilancio della Comunità eco

nomica europea per il 1984 relative all'applicazione del capitolo 3708».

2. - Stando al tenore del ricorso, la richiesta di annullamento

è diretta, in particolare, contro «le decisioni dell'ordinatore di

impegnare le spese e di ordinare i pagamenti, le decisioni del con

tabile che garantiscono il pagamento, le decisioni di proposte di

impegno adottate in forza degli art. 32 ss. del regolamento finan

ziario, le decisioni con cui il controllore finanziario ha apposto il suo visto alla proposta d'impegno, le decisioni dell'ordinatore

relative alla liquidazione della spesa adottate in forza degli art.

36 ss. del regolamento finanziario, le decisioni dell'ordinatore re

lative all'ordinazione delle spese, adottate in forza degli art. 39

ss. del regolamento finanziario, e le decisioni del contabile che

effettuano il pagamento delle spese, adottate in forza degli art.

46 ss. del regolamento finanziario».

3. - Per l'illustrazione degli antefatti, dello svolgimento del pro

cedimento, dei motivi ed argomenti delle parti, si fa rinvio alla

relazione d'udienza. Questi aspetti del fascicolo sono riprodotti in prosieguo solo nella misura necessaria per il ragionamento del

la corte.

4. - Per sostenere la ricevibilità del ricorso presentato, l'asso

ciazione ricorrente fa valere, in particolare, che, con le ordinanze

26 settembre 1984 (cause 216/83, 295/83, 296/83, 297/83, Racc.

pagg. 3235, 3321, 3335 e 3339), pur dichiarando irricevibili i ri corsi d'annullamento rivolti contro gli atti facenti parte del pro cedimento di approvazione del bilancio, la corte ha ammesso che

gli atti adottati in esecuzione del bilancio potessero riguardare direttamente una persona fisica o giuridica.

5. - Pur senza contestare che un ricorso d'annullamento possa essere rivolto contro atti d'esecuzione contabile, il parlamento eu

ropeo sostiene che il presente ricorso va dichiarato irricevibile,

poiché gli atti impugnati sono la conseguenza di decisioni indivi

duali con le quali sono state calcolate le quote degli stanziamenti

spettanti a ciascuna formazione politica, decisioni divenute defi

li. Foro Italiano — 1989.

nitive ed irrevocabili, in quanto non sono state sottoposte al sin

dacato della corte e, d'altra parte, non avrebbero potuto esserlo,

dato che i loro destinatari erano formazioni politiche diverse dal

ricorrente.

6. - Va ricordato che con la sentenza 23 aprile 1986 (causa

294/83, Parti écologiste «Les Verts» contro parlamento europeo, Racc. pag. 1339; Foro it., 1987, IV, 318), la corte ha annullato

la decisione dell'ufficio di presidenza 12 ottobre 1982 relativa alla

ripartizione degli stanziamenti iscritti nella voce n. 3708, nonché

la decisione dell'ufficio di presidenza ampliato 29 ottobre 1983,

recante adozione del regolamento per l'utilizzazione degli stanzia

menti destinati al rimborso delle spese delle formazioni politiche

partecipanti alle elezioni del 1984 (G.U. C 293, pag. 1). 7. - Quanto al ricorso di cui è causa, esso è diretto contro

atti di impegno, di liquidazione, d'ordinazione e di pagamento di spese adottati in seguito alle citate decisioni dell'ufficio di pre sidenza e dell'ufficio di presidenza ampliato ed al calcolo, effet

tuato sulla scorta di tali decisioni, delle quote degli stanziamenti

alle varie formazioni politiche. 8. - Poiché atti di questa natura producono effetti giuridici

solo nella sfera interna dell'amministrazione, essi non erano di

ritti od obblighi in capo a terze persone. Pertanto, non costitui

scono decisioni impugnabili. Di conseguenza, il ricorso va

dichiarato irricevibile. Sulle spese. — (Omissis). Per questi motivi, la corte dichiara e statuisce:

1. Il ricorso è irricevibile.

2. L'associazione ricorrente è condannata alle spese.

CORTE DI GIUSTIZIA DELLE COMUNITÀ EUROPEE; sen

tenza 20 settembre 1988 (causa 136/87); Pres. Due, Avv. gen. Da Cruz Villana (conci, conf.); Ubbink Isolatie B.V c. Dak

en Wandtechniek B.V.

Comunità europee — Olanda — Società di capitali — Prima di

rettiva in materia di società — Nullità delle società — Opera zioni poste in essere — Inapplicabilità della direttiva —

Fattispecie (Trattato Cee, art. 177; direttiva 9 marzo 1968 n.

68/151/Cee del consiglio, intesa a coordinare, per renderle equi

valenti, le garanzie che sono richieste, negli Stati membri, alle

società a mente dell'art. 58, 2° comma, del trattato per proteg

gere gli interessi dei soci e dei terzi, art. 7, 11).

La disciplina della nullità delle società posta dalla prima direttiva

comunitaria, n. 68/151/Cee, non trova applicazione con riguardo

all'ipotesi in cui siano stati compiuti atti in nome di una socie

tà a responsabilità limitata non iscritta nel pubblico registro. (1)

(1) La Corte di giustizia risponde cosi alla questione pregiudiziale sol

levata à&WHoge Road der Nederlanden (la Cassazione olandese), con sen

tenza 24 aprile 1987, Foro it.,- 1988, IV, 329. La risposta, pur se

verosimilmente non soddisfacente per i giudici olandesi, che si vedono

«rimandare indietro» il problema, sembra invero l'unica possibile (anche se forse era preferibile la formulazione, più chiara, proposta dall'avvoca

to generale nelle sue conclusioni). I giudici olandesi pretendevano, infatti, che fosse la Corte di giustizia

a risolvere — alla stregua del diritto comunitario — una questione che

non poteva che essere risolta in base alle norme interne di diritto societa

rio (e, segnatamente, in base all'art. 182 codice civile olandese) — il caso

era questo — la sedicente società U. (iscritta nel registro di commercio

olandese come «società in formazione», ma non come società a responsa bilità limitata) concludeva un contratto con la società D., firmando come

«s.r.l. U.», ma omettendo l'indicazione «i.o.» (ossia «in formazione»). In seguito la società D. citava in giudizio la s.r.l. U. per ottenere la riso

luzione del contratto e il risarcimento dei danni. Uscita soccombente dai

due gradi di merito, la società U. ricorreva in Cassazione, presentandosi come «la parte del processo che, nei gradi precedenti del giudizio, è stata

convenuta ed è comparsa come società a responsabilità limitata U.», e

allegando che una s.r.l. U. non esisteva, né era mai esistita e che pertanto non erano ad essa applicabili le norme di diritto societario (!). La Cassa zione a questo punto, considerato che le norme olandesi in materia di

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GIURISPRUDENZA COMUNITARIA E STRANIERA

1. - Par arret du 24 avril 1987, parvenu à la Cour le 30 du

mème mois, le Hoge Raad der Nederlanden a posé, en vertu de

l'article 177 du traité Cee, quatre questions préjudicielles relati

ves au régime des nullités institué par la section III de la première directive 68/151 du Conseil, du 9 mars 1968, tendant à coordon

ner les garanties qui sont exigées des sociétés au sens de l'article

58, deuxième alinéa, du traité pour protéger les intérèts tant des

associés que des tiers (JO L 65, p. 8) (ci-après la première directive). 2. - Ces questions ont été posées dans le cadre d'un litige sur

venu à propos de l'exécution d'une convention entre la société

Dak-en Wandtechniek B.V. et la société qui s'est présentée corn

ine «Ubbink Isolatie B.V.» (ci-après la demanderesse en cassation). 3. A l'époque de la convention litigieuse, était inserite au regi

stre du commerce une société en nom collectif dénommée «Ub

bink Isolatie B.V. i.o.» (Ubbink Isolatie, société à responsabilité

limitée, en formation), avec comme associés, les sociétés à re

sponsabilité limitée Ubbink Nederland B.V. et Isecto B. V. et

comme fondé de pouvoir avec le titre de directeur, un certain

M. Juraske. Toutefois, il n'existait pas de société à responsabilité limitée dénommée «Ubbink Isolatie B.V.» inserite au registre du

commerce. La juridiction de renvoi considère qu'il n'y a pas eu

d'acte notarié portant création d'une société à responsabilité li

mitée dénommée «Ubbink Isolatie B.V.» et que cette société à

responsabilité limitée n'a dès lors pas été constituée.

4. C'est sous la dénomination «Ubbink Isolatie B.V.», sans

la mention «en formation», que la demanderesse en cassation

a conclu la convention litigieuse avec Dak-en Wandtechniek, qu'elle a été assignée par celle-ci devant l'Arrondissementsrechtbank Arn

hem en résolution de cette convention et en responsabilité con

tractuelle et qu'elle a initialement présenté sa défense.

5. - Au cours du litige devant cette juridiction, la demanderesse

en cassation a fait valoir que Dak-en Wandtechniek avait dirigè à tort son action contre «Ubbink Isolatie B.V.». La citation déli

vrée à la requète de Wandtechniek serait nulle et la demande ne

saurait étre accueillie au motif que «Ubbink Isolatie B.V.» n'exi

sterait pas. 6. - Par jugement avant dire droit, l'Arrondissementsrechtbank

Arnhem a estimé que s'il devait s'avérer qu'«Ubbink Isolatie B.V.»

n'avait pas été constituée du tout ou que l'acte tendant à sa con

stitution était entaché de vices, cela ne signifierait pas pour au

tant que la société à responsabilité limitée n'existe pas. Celle-ci

existerait aussi longtemps qu'elle n'aurait pas été dissoute ou an

nulée conformément au Code civil néerlandais. Il résulte de l'ar

ticle 182, premier paragraphe du livre 2 de ce code que si des

actes ont été accomplis au nom d'une société limitée alors que

l'inscription de la société au registre du commerce n'a pas eu

lieu et sans qu'il y ait un acte constitutif signé par un notaire

nullità delle società di capitali sono riprese dalla prima direttiva Cee, riteneva indispensabile sottoporre alla corte di Lussemburgo un quesito

interpretativo, volto ad accertare se una s.r.l. costituita irregolarmente

(o non costituita affatto) — che non sia stata (ancora) dichiarata nulla — debba ritenersi «esistente» sino al momento in cui la nullità non venga dichiarata, e pertanto responsabile delle obbligazioni contratte.

Con molto garbo la Corte di giustizia risponde che il regime delle nulli

tà delle società posto dalla direttiva (art. 12) non si applica nel caso di

specie, dovendo essere il diritto nazionale (questa volta in relazione al

l'art. 7 della direttiva) a disciplinare «la responsabilità solidale e illimitata

di coloro che abbiano compiuto atti in nome di una società non costitui

ta». Con minor garbo l'avvocato generale aveva detto che la questione

interpretativa sollevata dalla Cassazione era del tutto inutile per la solu

zione della controversia, ed analogamente si erano comportati — con

sfumature diverse — il rappresentante del governo olandese e l'avvocato

della parte attrice. Il rappresentante della commissione Cee aveva invece

dichiarato che la direttiva «contiene una disposizione molto chiara per

quanto riguarda le società in formazione, e cioè le società che non sono

state ancora costituite in conformità al diritto nazionale: si tratta dell'art.

7, che precisa che le persone che hanno agito in nome di una società

in formazione sono solidalmente e illimitatamente responsabili per gli atti

compiuti». Per qualche riferimento, nel nostro diritto, cfr. Ferri, Le società, in

Trattato fondato da F. Vassalli, 2a ed., Torino, 1985, X, 814 ss.; Fré,

Società per azioni, in Commentario Scialoja-Branca, 5a ed., aggiornato da Pellicano, Bologna-Roma, 1982, 123 ss.; Angelici, La costituzione

delle società per azioni, in Trattato diretto da Rescigno, XVI, Torino,

1985, 265 ss. (sull'iscrizione della società) e 271 ss. (sulla nullità). Si veda

anche la nota in Foro it., 1988, IV, 329. [R. Lener]

Il Foro Italiano — 1989.

ou sans que la déclaration ministérielle de non-opposition ait été

obtenue, la société est frappée de nullité à la requéte de tout

interessò ou sur réquisition du ministère public. 7. - Le jugement a été confirmé par le Gerechtshof Arnhem,

statuant sur appel de la demanderesse en cassation. Celle-ci a

formé un pourvoi en cassation en se présentant comme «la partie

au procès qui, dans les instances précédentes, a été mise en cause

et a comparu en tant que société à responsabilité limitée Ubbink

Isolatie B.V.». Selon le moyen de cassation, l'article 182 est inap

plicable dans un cas tei que celui de l'espèce où il n'y a eu aucune

constitution d'une société à responsabilité limitée et où des actes

ont été abusivement accomplis pour ou au nom d'une société à

responsabilité limitée fictive, dépourvue de l'organisation inhé

rente à une telle société et sans qu'aucun acte tendant à la consti

tution ait été accompli. 8. - Estimant que l'article 182 devait ètre interprété en terant

compte des dispositions de la section III de la première directive

et en particuliier de ses articles 11 et 12, le Hoge Raad a sursis

à statuer jusqu'à ce que la Cour ce soit prononcée sur les que

stions d'interprétation suivantes:

«1. Lorsque des actes ont été accomplis sous le nom d'une

société telle que visée dans la première directive, mais que, selon

le droit national en vigueur, la société n'a pas été constituée, par

suite du défaut d'acte constitutif authentique ou de l'inobserva

tion des formalités de contròie préventif — Fune et l'autre condi

tions prévues par l'article 11, paragraphe 2, a) de la directive

—, la portée des dispositions arrétées dans la section III de la

directive a-t-elle alors pour effet que, lors d'une procédure inten

tée contre elle, la «société» doive ètre réputée exister aussi long

temps que sa nullité n'a pas été prononcée dans une procédure

séparée visant à l'annulation et à la liquidation de «la société»?

2. La réponse à la question 1 diffèrera-t-elle selon que (i) seul

l'acte constitutif authentique fait défaut ou seules les formalités

de contróle préventif n'ont pas été observées, ou que (ii) l'acte

en question fait défaut et qu'en outre les formalités en question n'ont pas été observées?

3. La réponse à la question 1 diffèrera-t-elle selon que (i) des

actes ont été accomplis dans le cadre d'une organisation de per

sonnes et de biens laquelle — indépendamment du fait qu'elle

agit sous le nom d'une société — crée l'apparence extérieure d'u

ne société, ou que (ii) des actes ont été accomplis sans qu'il soit

question d'une telle organistaion? 4. Le fait que des actes ont été accomplis dans le cadre d'une

organisation, laquelle, selon le droit national en vigueur, revèt

une forme juridique différente de celle de société au sens de la

directive — par exemple la forme juridique de société en nom

collectif — et est également inserite en tant que telle au registre

de commerce, sous una dénomination qui, abstraction faite de

l'indication de la forme juridique, a la mème consonance que

celle de la société non constituée sous le nom de laquelle des

actes ont été accomplis, revèt-il une certame importance pour la

réponse à la question 1?».

9. - Pour un plus ampie exposé des faits de l'affaire, de la

procédure et des observations soumises à la Cour, il est renvoyé

au rapport d'audience. Ces éléments du dossier ne sont repris

ci-dessous que dans la mesure nécessaire au raisonnement de la

Cour.

10. - Les deux premières questions de la juridiction de renvoi,

qu'il convient d'examiner ensemble, visent en substance à savoir

si le régime des nullités établi par la première directive est appli

cable dans l'hypothèse où des actes ont été accomplis au nom

d'une société à responsabilité limitée — forme juridique relevant

de la première directive — mais qui n'a pas été constituée en

droit national en raison de l'inaccomplissement des formalités de

constitution exigées par ce droit. Les troisième et quatrième que

stions tendent à déterminer si la réponse aux deux premières que

stions diffère lorsque l'apparence d'une société au sens de la

première directive a été créée du fait d'une organisation de per

sonnes ou d'une société ne relevant pas de la primière directive.

11. - Il y a lieu d'observer que la première directive tend à

coordonner les garanties exigées dans les Etats membres à l'égard

des sociétés par actions et des sociétés à responsabilité limitée

en vue de protéger notamment les intérèts des tiers.

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PARTE QUARTA

12. - A cet effet, la première directive prévoit à sa section I

l'accomplissement de formalités dè publicité destinées à informer

au préalable les tiers sur les caractéristiques essentielles des socié

tés au sens de la première directive. Comme l'indique l'un des

considérants de celle-ci, la publicité doit permettre aux tiers de

connaitre les actes essentiels de la société et certaines indications

la concernant, notamment l'identité des personnes qui ont le pou voir de 1'engager.

13. - En conséquence, les tiers peuvent légitimement se fonder

sur les informations relatives à une société au sens de la première directive Iorsque ces informations ont fait l'objet de mesures de

publicité conformément aux dispositions de la section I de la pre mière directive. Celle-ci n'a done pas pour objet de permettre aux tiers de porter crédit aux apparences créées par le comporte ment d'organes ou de représentants sociaux si ces apparences ne

sont pas conformes aux données publiées au registre public. 14. - II en résulte que le régime des nullités des sociétés établi

par la section III de la première directive n'est applicable que

lorsque les tiers ont été amenés par les informations publiées, conformément à la section I, à considérer qu'il existe une société

au sens de la première directive.

15. - En revanche, les tiers ne se trouvent pas dans une telle

situation lorsqu'aucune formalité de publicité relative à une so

ciété au sens de la première directive n'a été effectuée, notam

ment lorsque les formalités de constitution exigées par le droit

national — acte constitutif authentique et contròie préventif ad

ministratif — n'ont pas été accomplies, et que pour cette raison

la société apparali dans le registre public en tant que société en

formation.

16. - Il convient done de répondre aux deux premières que stions que le régime des nullités des sociétés au sens de la premiè re directive n'est pas applicable dans l'hypothèse où des actes

ont été accomplis au nom d'une société à responsabilité limitée

mais dont l'existence ne ressort pas du registre public en raison

de l'inaccomplissement des formalités de constitution exigées par le droit national.

17. - Cette réponse permettant à la juridiction nationale de ré

soudre le point de droit communautaire soulevé, il n'y a plus lieu d'examiner les autres circostances énoncées dans les questions

préjudicielles. 18. - Il y a toutefois lieu de préciser que pour autant que les

actes accomplis au nom d'une société à responsabilité limitée non

constituée sont à considérer selon le droit national applicable com

me accomplis au nom d'une société en formation au sens de Par

ticle 7 de la première directive, il incombe au droit national en

cause d'organiser, en conformité avec cette disposition, la respon sabilité solidaire et indéfinie des personnes qui les ont accomplis.

Sur les dépens. — (Omissis). Par ces motifs, la Cour (sixième chambre) statuant sur les que

stions à elle soumises par le Hoge Raad der Nederlanden, par arrèt du 24 avril 1987, dit pour droit:

Le régime des nullités des sociétés au sens de la première direc

tive 68/151 du Conseil, du 9 mars 1968, n'est pas applicable dans

l'hypothèse où des actes ont été accomplis au nom d'une société

à responsabilité limitée mais dont d'existence ne ressort pas du

registre public en raison de l'inaccomplissement des formalités

de constitution exigées par le droit national.

TRIBUNAL DE GRANDE INSTANCE DE PARIS; sentenza 14

marzo 1984; Pres. Beauvois; Association des administrateurs

de l'Ordre souverain de Saint-Jean de Jérusalem c. Société Le

Mercure de France e altri.

TRIBUNAL DE GRANDE INSTANCE DE PARIS;

Responsabilità civile — Francia — Ricerca storica — Pretese ine

sattezze — Responsabilità per danni all'onore di associazione — Insussistenza — Fattispecie.

Nel diritto francese, non è responsabile di pretesi danni all'onore

di una associazione lo storico che, sulla base di studi approfon diti e seri, abbia effettuato una ricostruzione delle origini e del

la storia dell'associazione che questa ritenga inesatta (nella specie,

Il Foro Italiano — 1989.

l'Ordine sovrano dì Saint-Jean de Jérusalem era stato classifi

cato, in un 'opera intitolata «Ordini e contrordini della Cavalle

ria», fra gli «Ordini di Malta d'imitazione» e definito un «tronco

senza radici»). (1)

(1) Ancora sulla responsabilità dello storico.

Dopo circa due anni e mezzo dall'orraai noto «affare Faurisson», il

Tribunale di grande istanza di Parigi, con la sentenza del 14 marzo 1984, torna a fare i conti con la Storia.

La vicenda, forse meno nota della precedente, ripropone l'annoso pro blema della responsabilità dello storico nel momento in cui tenta di rico struire il passato. Ripercorriamola brevemente: nel novembre 1981, Arnaud

Chaffanjon e Bertrand Galinard-Flavigny hanno scritto e pubblicato presso la casa editrice Mercure de France un'opera dal titolo Ordini e contro

ordini cavallereschi. La seconda parte del libro è dedicata agli «ordini

cavallereschi di fantasia»; nel quarto capitolo, gli autori denunziano «gli ordini di Malta d'imitazione», tra i quali fanno figurare l'Ordine sovrano di San Giovanni di Gerusalemme, che definiscono addirittura un «tronco

senza radici» presentandolo come un «falso ordine». 11 presunto ordine cita cosi in giudizio gli autori e l'editore del libro

per avere attentato al proprio onore con una falsa ricostruzione storio

grafica, ma vede frustrate le sue aspettative: il collegio giudicante ritiene, infatti, che l'associazione attrice abbia agito contro i due storici «con

leggerezza ed intento vessatorio» e la condanna al pagamento di un fran

co, a titolo di simbolico risarcimento di danni morali, e di cinquemila franchi, ai sensi dell'art. 700 del nuovo codice di procedura civile.

Nel 1935, la Cassazione italiana aveva potuto affermare solennemente che le origini del sovrano militare Ordine Gerosolimitano di Malta si ri

collegavano «ad un generoso moto d'amore per il prossimo, cui furono

estranee le pregiudiziali di ordine mistico confessionale» (1). È difficile dire se fossero proprio queste le intenzioni del fondatore fra' Gerardo, autorevolmente confermate nel regno latino di Gerusalemme, nella co

stante attenzione dei pontefici, nell'occupazione di Rodi, nella partecipa zione alla battaglia di Lepanto (2). Il feudo di un vecchio ed eroico gran maestro avrebbe poi dato il nome ad una piccola capitale, capace tutta

via, fino a qualche anno addietro, di svolgere una attiva, e talora pittore sca, politica estera. Sono note le teorie sulla sovranità dell'Ordine, sul fondamento della sua personalità di diritto internazionale, sul ius contra

hendi, sul diritto di legazione attivo e passivo: il 23 gennaio 1978, una

pronuncia della Corte d'appello di Roma delibava per la prima volta una sentenza dei tribunali magistrali (3).

In Francia, l'Ordine è rappresentato da un delegato permanente presso il governo (4); è ovvio, quindi, che la Grande cancelleria della Legion d'onore — come ricorda il Tribunale di grande istanza di Parigi — abbia dovuto prenderne nota. La stessa cancelleria, però, ravvisa nell'associa

zione attrice solo un'associazione caritativa e non un «ordine»; perciò, gli autori convenuti in giudizio hanno esercitato liberamente, in qualità di storici, il loro diritto di critica; non hanno attentato, quindi, all'onore ed alla considerazione morale dell'Ordine sovrano di San Giovanni di

Gerusalemme, né hanno pubblicato al suo riguardo tesi che possano loro essere imputate a titolo di errore o colpa. È vero — rileva il tribunale con una certa malizia — che la presentazione del suddetto Ordine è con dotta «talvolta con un po' d'ironia o con un certo spirito critico» e che i termini usati sono particolarmente «significativi». È anche vero, però, che la presa di posizione degli storici non ha carattere «parziale o partiti co», in quanto fondata addirittura su tesi espresse in «opere o articoli

pubblicati da membri dell'associazione stessa»; conseguentemente, le espres sioni incriminate non costituiscono necessariamente inesattezze gratuite e non manifestano alcun intento diffamatorio.

È evidente la conformità della soluzione adottata all'ormai consolidata

giurisprudenza in materia (5). Le argomentazioni addotte sono quelle con

(1) V. per tutti, F. Gazzoni, L'Ordine di Malta, Milano, 1979, 1-6. Da ultimo, cfr. sull'Ordine Cass. 18 febbraio 1989, n. 960, Foro it., 1989, 1, 677, con nota di C. M. Barone.

(2) Su questo momento, forse il più noto, nella storia dell'Ordine, v. A. Saiimei, Gli italiani a Lepanto, Roma, 1931, 53-56 e 83-84.

(3) Gazzoni, cit., V e 66-74.

(4) Gazzoni, cit., 77, e cfr. la bibliografia riportata alla nota 8.

(5) V., da ultimo, C. Liberati Sciso, Ricerca storica e «diritto di men

tire», in Foro it., 1986, IV, 87-100, e cfr. la giurisprudenza ivi riportata (cui adde Trib. correctionnel Paris 27 giugno 1986, in Gaz. pai, 1986, 2, 636, dove si sottolinea con estrema determinazione come non pertenga al collegio giudicante «de prendre parti dans la controverse historique» tra l'associazione partigiana attrice e i convenuti, strenui difensori dell'o

pera di Pétain, e si arriva addirittura ad intimare, in dispositivo, che «le présent jugement ne saurait étre considéré comme favorable à l'une des thèses de la controverse historique», dacché, «en prenant part dans ce domarne, il aurait failli à sa mission»; per un caso, singolarmente prossimo nei fatti ma assai remoto quanto a filosofia di fondo, cfr. Pret. Varese 27 gennaio 1986, Foro it., Rep. 1986, voce Persona fisica, n. 42. La sentenza in epigrafe è pubblicata anche in J.C.P., 1986, II, 20611, con nota di J.-B. Bosquet-Denis.

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