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PASQUA 2010

Date post: 09-Mar-2016
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PASQUA 2010.
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Le Sante 2 Parrocchia Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa - Brescia
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Le Sante2Parrocchia Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa - Brescia

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In redazioneLaura Di Palma, Marcello Bonomi, Dino Matesich, Loredana Mantovani, Delia Richiedei, Suor Elisa-betta Buffoli, Davide Riccardi

Hanno collaborato a questo numeroDon Tino Decca, Don Andrea Dotti, Don Lio-nello Torosani, Antonio Idra, Gruppo Adole-scenti, Staff Corso Fidanzati, Eleonora Zullo, Cristina Plebani, Guido Masserdotti

Sommario

PRIVACY E CERTIFICATI La raccolta e il trattamento di qualsiasi tipo di dato personale, sia esso scritto o fotografico, è per esclusivo uso interno alla parrocchia e al giornalino parrocchiale. L’interessato cui si riferiscono i dati personali ha il diritto in qualunque momento di ottenere la conferma dell’esistenza o meno dei medesimi dati e di conoscerne il contenuto e l’origine, verificarne l’esattezza o chiederne l’integrazione o l’aggiornamen-to, la rettifica oppure la cancellazione secondo quanto riportato nell’art. 7 D.lgs. n. 196/03. I certificati richiesti verranno forniti alcuni giorni dopo tale richiesta e saranno consegnati solo ed esclusivamente a chi compare nel certificato o, nel caso di minorenni ai genitori di tali.

Festivo Invernale Estivo 8.00 8.00 10.00 10.30 11.15 18.30 18.30Prefestivi e Sabato Invernale Estivo 8.00 18.30 18.30Feriale Invernale Estivo (da lunedì a giovedì) (da lunedì a giovedì) 8.30 8.30 17.30 (venerdì) (venerdì) 20.30 20.30Adorazioneeucaristica venerdì dalle 18.00 alle 20.00 (sospesa in estate)

Don Tino tel. 030 2301955 [email protected] Andrea tel. 030 2301793 [email protected]

Operano nella comunitàConsiglioPastorale Parrocchiale Parrocchia tel. 030 2301955

Consiglioaffari economici Natale Cosatto tel. 030 2310214Catechisti/animatori Don Andrea tel. 030 2301793Terza età Suor Laura tel. 030 2306856Volontariservizio migranti Mirella Ottolini tel. 030 2306297Coro adulti Antonio Idra tel. 030 2306229Coro giovani Tiziana Sbardellati tel. 030 2300359 Sabrina Giambattista tel. 030 2311531

Gruppo missionario Marida Canori tel. 030 2310253Gruppo pensionati Masserdotti Guido tel. 030 2304297

Ass. dilettantisticasez. calcio Luca Papa tel. 335 1024877sez. pallavolo Tiziana Ragusa tel. 333 1189517

Redazione Marcello Bonomi tel. 030 2306317giornalino parrocchiale Laura Di Palma tel. 030 2319767

Volontari Villa Elisa Etiene Bicelli tel. 030 2306347Commissione Liturgica Francesca Bottari tel. 030 2304064Commissione Carità Daniela Sandonà tel. 030 2306717Commissione Famiglia Italo e Giulia Crema tel. 030 2304541Commissione Oratorio Marco Cominotti tel. 030 2300359Commissione Cultura Laura Di Palma tel. 030 2319767Iniz. Cristiana Genitori Franco e Cristina Mandonico tel. 030 2310208Equipe Battesimi Federico e Luisa Plebani tel. 338 1255987Atelier Betania Maria Mottinelli tel. 030 2310206Piccolo Clero Don Andrea tel. 030 2301793 Davide Riccardi tel. 030 2319767Coro Bambini Angela Nicassio tel. 030 2311412Gruppo Teatro Giamba Zambelli tel. 030 3531228Caritas Carla Ghidini tel. 030 2304526Biblioteca Franca Crescimbeni tel. 030 2310173Sacrestia Franco Perna tel. 340 3726777

Orario delle Sante Messe

I nostri sacerdoti

“Le 2 Sante” trimestrale della Parrocchia delle Sante B. Capitanio e V. Gerosa - BresciaDir. resp.: don Tino Decca (ODG elenco speciale) - Autorizzazione del Tribunale di Brescia - n. 46 del 23-11-2007

Il Signore fa nuove tutte le cose 3

Quando sarà elevato da terra

attirerò tutti a me 5

Quando il finito diventa infinito,

ossia quando la fine segna l’inizio 6

Il “ritorno del figliol prodigo”

ossia “il Padre Buono” 8

Sindone:

tra fede, misteri e storia 9

Gli scopi

dell’anno sacerdotale 10

2010: la Pasqua di tutti 15

Il Crocifisso contorto

di Padova 16

E saremo una cosa sola 17

Ragazzi e internet 18

ANIMATEMA

di famiglia 2010 20

11 febbraio:

La giornata dell’ammalato 22

Gruppo Pensionati “Le dò Sante” 24

Anagrafe parrocchiale 27

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Don Tino

Ancora una volta il sepolcro è vuoto. Vuoto lo trovano le donne la mattina di Pasqua, loro che erano andate per ungere il corpo di Gesù. E a loro viene consegnato il messaggio pasquale: “E’ risorto, non è qui… vi precede in Galilea… là lo vedrete.” Per sentire risuonare ancora una volta queste parole ci ritroveremo insieme nella notte più santa dell’anno; lasce-remo che la gioia invada ancora una volta il nostro cuore.Abbiamo vissuto la santa Quaresima, i quaran-ta giorni santi con i segni della cenere sul nostro capo e l’acqua sui piedi degli altri: pentimento e servizio per un cuore nuovo, capace di amare!Ed entreremo nel triduo pasquale in prepara-zione a questa santissima notte cominciando con il clima di attesa del giovedì santo quan-do il Signore ancora si chinerà a lavare i piedi dei discepoli e indicherà loro, con l’eucaristia, il dono che perpetuerà fi no alla fi ne dei tempi; entreremo nella tristezza del venerdì santo che ci porterà via il Signore, poi il silenzio grande del sabato quando, di fronte al sepolcro, ogni paro-la diventerà muta. Ma solo allora, potrà scoppiare la gioia; sarà il primo giorno di una settimana nuova, creata

da Dio e dalla potenza del suo Amore; la no-stra vita sarà raggiunta dalla gloria di Dio e sarà piantata sul fondamento solido della sua vitto-ria sulla morte, per sempre.Così, nel cuore della notte, prepareremo un fuoco nuovo e da quel fuoco accenderemo il cero per comprendere che ormai non vivremo più nelle tenebre. C’è una luce in mezzo a noi, inestinguibile. È la luce di Cristo, della sua parola che ci ha svelato il volto del Padre, della sua vita che ci ha trasmesso il suo amore. Illuminati da Cristo, possiamo fare della vita un passaggio che va, non verso la morte, ma verso la comu-nione con Dio, verso la pienezza della vita. Per questo partendo dal sagrato della chiesa, gui-dati dal cero acceso percorreremo in proces-sione tutta la navata andando da oriente ad occidente, muovendoci quindi dalla luce verso le tenebre, perché la notte non sia più notte e la morte sia vinta. Commossi e pieni di gioia ascolteremo allora l’annuncio pasquale: “Esulti il coro degli ange-li… gioisca la terra… gioisca la madre Chiesa… Questa è la notte in cui Cristo, spezzando i vin-coli della morte, risorge vincitore dal sepolcro… Di questa notte è stato scritto: la notte splende-

Il Signore fa nuove tutte le cose

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rà come il giorno e sarà fonte di luce per la mia delizia. Il santo mistero di questa notte sconfi gge il male, lava le colpe, restituisce l’innocenza ai peccatori, la gioia agli affl itti. Dissipa l’odio, piega la durezza dei potenti, promuove la concordia e la pace. O notte veramente gloriosa, che ricon-giunge la terra al cielo e l’uomo al suo creatore.” Così il preconio pasquale. Ma le parole, per quanto belle, dicono poco; per questo sono state cantate, perché la bellezza del canto sve-gli lo stupore nel cuore e ci faccia percepire l’eco del messaggio incredibile della Pasqua. Nella risurrezione di Cristo, Dio ha agito e, l’azio-ne di Dio, ha manifestato in modo unico, incom-parabile, la sua forza. La morte è per defi nizio-ne quella situazione in cui diventa impossibile qualunque azione: “Non c’è più nulla da fare”, diciamo rassegnati. Ebbene, proprio lì, dove non c’era più nulla da fare, l’azione di Dio si è ma-nifestata; e non semplicemente come un’azio-ne correttiva, che riportava indietro il tempo a quando la morte ancora non c’era. No; l’azio-ne della Pasqua è creativa, introduce il tempo del mondo, la storia di Gesù dentro all’eternità di Dio; introduce la carne del mondo, la carne di Gesù, dentro allo Spirito eterno di Dio. Nasce davvero un mondo nuovo; nasce con la nostra carne ma nasce dallo Spirito di Dio. In Gesù l’uomo è stato riunito al suo creatore e d’ora in poi il destino dell’uomo è Dio stesso.La vita cristiana con i sacramenti, la parola di Dio, la catechesi, la liturgia, i ministeri ha questo unico scopo: permettere all’uomo, rimanendo pienamente uomo, di vivere un’esistenza di-vina, da fi glio di Dio. Che non signifi ca un’esi-stenza magica, ma un’esistenza libera e gioiosa nel dono di sé; un’esistenza che accetta senza riserve la sua identità e che con perseveran-za si muove verso la coerenza della giustizia, dell’amore, della santità. Insomma, un’esistenza che, partendo dalle diversissime condizioni di vita di ciascuno, assomigli quanto più è possibi-le alla vita di Gesù. Rinnoveremo il nostro battesimo e qualcuno sarà battezzato. Ogni battesimo dovrebbe essere ri-cevuto a Pasqua…“Per mezzo del battesimo – dice Paolo – siamo stati sepolti insieme a Cristo

nella morte affi nché, come egli fu risuscitato dai morti per mezzo della gloria del Padre, così an-che noi possiamo camminare in una vita nuova.” Che signifi ca: sepolti con Cristo, immersi nella sua morte... Signifi ca, mi sembra, che attraverso la fede in Cristo la nostra esistenza ha ricevuto un fondamento nuovo – quello della vita stessa che Cristo ha donato per noi; si sviluppa a partire da un presupposto nuovo: quello dell’amore di Dio che Cristo ci ha rivelato e donato. Nello stesso modo in Cristo, la nostra esistenza si muove ver-so una meta nuova – quella della vita spesa gli uni per gli altri, nella giustizia, nella fraternità, nel-la pazienza, nel dono e nel perdono. In questo modo le dimensioni della nostra fragile esistenza umana sono meravigliosamente dilatate; essa si dispiega da Dio verso Dio passando attraverso la relazione concreta con gli altri. Qui si vede bene quanto sia decisiva la Pasqua perché quell’amore che Gesù ha mostrato con la sua vita e con la sua morte non appartiene al passato, è vivente in Lui risorto e proprio per questo può rimanere fondamento costante della nostra vita. Posso dire con Paolo: “Mi ha amato e ha donato se stesso per me.” E posso dare a questa espressione un signifi cato rivolto al presente: l’amore con cui Gesù ha donato la sua vita è eternamente presente e mi raggiun-ge oggi, nella mia esistenza quotidiana.Nell’eucaristia ringraziamo Dio per la sua azione di salvezza compiuta in Cristo; lodiamo Dio per la sua grandezza, narriamo quello che ha fatto per noi, preghiamo per tutti i nostri fratelli e per l’umanità intera, consegniamo a Dio la nostra vita perché diventi un sacrifi cio gradito a Lui. La Pasqua è vicina; e Pasqua dice una oppor-tunità nuova che ci viene offerta. Ogni tristezza è bandita, anche la tristezza per il nostro pec-cato. Il Signore ha già fatto una cosa nuova, ora sta facendo nuovamente una cosa nuova. Se incontra in noi un cuore disponibile, lo purifi ca, lo rafforza, lo dirige, lo proietta oltre le meschini-tà quotidiane perché possa raggiungere la pie-nezza della vita: “Se qualcuno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate; ecco, ne nascono di nuove.” Amici, fratelli… Santa Pasqua a tutti!

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Don AndreaDon Andrea

Giunto il tempo della grande vittoria pasquale del Signore siamo rinnovati nella grazia della sua risurrezione da morte. Nel cammino quaresimale è proprio la fi gura di Cristo in agonia che guida le nostre meditazioni e preghiere. La novità operata dalla risurrezione potrebbe sembrarci staccata dal crocifi sso sul Golgota. I luoghi della passione ci vengono in aiuto per comprendere come il mistero della Pasqua sia unico nella morte-resurrezione di Gesù. Solo pochi metri dividono il luogo della morte di Cristo e il sepolcro vuoto della resurrezione: i due luoghi sembrano rincorrersi come gli eventi che li hanno immortalati. L’evento pasquale è uno solo: quello che celebriamo nel sacro triduo di Pasqua. Non c’è crocifi sso senza risorto e non c’è risorto senza crocifi sso. Non c’è uomo senza croce e non c’è uomo senza possibilità della resurrezione. Comprendiamo così perché il crocifi sso non è simbolo di morte, ma paradossalmente di speranza. C’è un fascino che davvero richiama i

nostri cuori ed occhi presso quel dolore redento che custodisce il Crocifi sso, è questo fascino che permette il realizzarsi della profezia di Gesù: “quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me” (Gv 12,32). Cristo innalzato sulla croce è davvero divenuto il segno dell’assoluta misericordia del Padre che affi da al sacrifi cio del Figlio la chiave del nostro ritorno. In quel movimento profetico dell’essere attirati ci siamo anche noi che in questo cammino quaresimale contempliamo il crocifi sso e camminiamo verso Lui. Nella storia della Chiesa il movimento è lo stesso, di generazione in generazione dagli apostoli ai più sperduti missionari tutti si incamminano verso Cristo perché gli è stato presentato morto e risorto. Anche a noi è affi dato il crocifi sso, l’annuncio sintetico della fede. Nel cenacolo chiuso per paura, Cristo porta con sé i segni della passione per farsi riconoscere dagli apostoli: il Risorto ha le mani e i piedi forati per sempre, neppure ha considerato l’ipotesi di togliere quei fori. In un tempo come è il nostro in cui la Chiesa può sembrare imperfetta e la vita dei cristiani non sempre totalmente santa, ricordiamo che sono le nostre ferite i segni concreti delle nostre resurrezioni, la credibilità del cristianesimo passa dalla sua vulnerabilità sostenuta da Altro rispetto ai poteri del mondo. Nel motto del nostro Vescovo viene riportata una frase di san Paolo che recita “non arrossisco del Vangelo poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede”. In questa Pasqua ci possiamo permettere di parafrasare “non mi vergogno della croce poiché è potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, compreso me e le mie fragilità e perché, morendone, Cristo è risorto”.

Santa Pasqua di resurrezione a tutti, e che tutte le nostre croci nella notte di Pasqua sappiano già del giardino della resurrezione!

Quando sarò elevato da terra attirerò tutti a me

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don Lionello Torosanicappellano militare dei carabinieri

È intensa e profonda la Parola di Dio nel tempo della Quaresima. Ha bisogno di una attenzione più particolare, quel leggere che diventa nello stesso tempo ascolto e rifl essione. Essa invita ad andare oltre la nostra fi sicità e si fa spazio dentro l’anima. Non possiamo non renderci con-to di una verità così eclatante, una verità che ci scuote e ci indirizza verso la salvez-za. Resta indifferente chi non sa “cammi-nare dentro l’anima”, chi non si accorge di essere diventato “fi glio”, chi ancora si crede perduto nel deserto delle illusioni. Dio coglie l’attimo dell’uomo e nel Bat-tesimo lo confonde nell’eterno, quando il fi nito diventa infi nito. Abbiamo imparato alla scuola degli “esercizi spirituali”, novità e ricchezza che la nostra Comunità delle Sante Capitanio e Gerosa ha vissuto nei giorni di febbraio. La presenza numerosa di fedeli sta ad in-dicare che il “credo” della domenica non rimane dentro il tempio, ma si cala nella realtà quotidiana e diventa concretezza nelle azioni dei cristiani. E, tutte le attivi-tà della Parrocchia sono il girotondo che ha al centro l’Eucaristia. Si comprendono gli incontri, le attenzioni della caritas par-rocchiale, il gruppo degli anziani, i giovani e lo sport, il catechismo per i bambini e gli adolescenti, le catechesi del parroco, l’oratorio e il curato, le agapi domenicali e le varie ricorrenze: tutto ruota intorno al Pane dell’amore che da vita e sostenta-mento.Dentro questo “movimento” parrocchia-le abbiamo incominciato a cercare “il

Quando il finito diventa infinito,ossia quando la fine segna l’inizio

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Risorto”, spesso siamo andati verso il luogo sbagliato, come quella volta che Lo abbia-mo cercato nel sepolcro, ci siamo sentiti un rimprovero angelico: “come può l’autore della vita, essere nella terra dei morti? non è qui, è risorto!”, e , allora, insieme a tanti abbia-mo preso il sentiero faticoso della salita, ma abbiamo ottenuto, alla meta, la felicità del cuore, ci siamo riconosciuti “uno, nell’Unico, fi gli nel Figlio”, e così abbiamo capito quan-do la fi ne segna l’inizio. Paolo VI chiese un giorno ai bambini “E’ facile essere cristiani?”, con il loro entusiasmo, i piccoli, posti al cen-tro da Gesù, risposero che era facile, il papa riprese dicendo:”Non è facile, ma è felice…”. Era più facile recarsi alla tomba dopo aver assistito ai fatti del Venerdì, ma il Signore vole-va andassimo in Galilea, voleva camminassi-mo verso la vita, insieme con Lui. Ora questo stiamo facendo, un cammino con Lui, dietro a Lui e in Lui. Questo Pane che la domenica diventa un invito per tutti sostiene ogni sforzo e facilita il compimento della promessa:” attirerò tutti a me”. Questo “attirare” abbiamo vissuto nei giorni dello stare insieme negli esercizi, sere di silenzio e di rifl essione, di preghiera e di canto… Ora abbiamo bisogno di chiedere il perdono, per ottenere la grazia, abbiamo bisogno di “ri-crescere”, per raggiungere la pace, abbiamo bisogno di “ri-nascere” per riconoscerci fi gli. E’ una Pasqua “nuova” che desideriamo vive-re, nelle realtà del momento e nel tanto do-lore che ancora ci riempie il cuore. Vogliamo vivere per condividere il dramma di tanti fra-telli e vogliamo essere i testimoni dell’amore e della solidarietà. Desideriamo essere “l’alleluia” che into-na il mondo stonato dalla violenza. San-ta Bartolomea scriveva:” Mio buon Gesù, so che l’amore per te non va mai disgiun-to da un vero amore del prossimo; perciò io, Bartolomea, desiderando di darti gusto in tutto e di assecondare gli impulsi interni, faccio voto di usare al mio prossimo tutta la carità spirituale e corporale che potrò.

Da ora in avanti tutto ciò che Dio mi ha con-cesso non lo considererò più mio, ma dato-mi per impiegarlo a vantaggio del mio pros-simo”. Nel nostro “essere canto” per gli altri, ancora desideriamo pregare per tutti, offrire il “Sacrifi cio Eucaristico” per il mondo intero, vivere la spiritualità di Santa Vincenza che ogni giorno partecipava alla Messa. Solo in questo modo la Pasqua non è più un giorno che trova spazio nel calendario, ma una real-tà che vive nel nostro cuore. E il canto si fa gioia nell’incontro di tante mani alzate verso il Signore. La solitudine è vinta dalla comunione, che nel suo essere è sempre “unione con”. Dobbiamo ricordarci che quando siamo con Gesù, siamo sempre in due, non possiamo esaurire lo spazio che ci è offerto solo con le nostre parole. Dobbia-mo ascoltare nel silenzio della condivisione anche le sue. Nel rapporto con Dio tutto si capovolge ed il fi nito diventa infi nito, mentre la fi ne segna l’inizio:” Non è qui, è risorto e vi precede in Galilea...”.

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Rembrandt ha voluto fi ssare il momento in cui il padre, fi gura di Dio,riabbraccia il fi glio, fi gura dell’uomo, dopo averlo tanto aspettato. E’ un singolare ritratto di Dio. Il Padre ha un viso di cieco. Si è consumato gli occhi per fareil suo mestiere di Pa dre, Per scrutare nella notte, per spiare an siosamente,lo sguardo teso, improbabile ritorno. Senza contare tutte le lacrime furtive...E’ ben Lui, quello che ha pianto di più. Ma al centro del quadro c’è il miracolo delle mani del Padre: Una è lunga, fi ne, una mano di donna. L’altra è più rude, massiccia, una mano d’uomo. Mano che accarezza, mano che guarisce, mano che consola, mano che nutre, mano che incoraggia, mano che dice “buonanotte”, mano di Dio, come la mano di una madre. Mano che aspetta, mano protesa, mano che protegge, mano che corregge, mano che costruisce, mano che rialza, mano di Dio, come la mano di un padre.Il Padre è certamente presente, sembra stanco e cieco, ma Lui non ha bisogno degli occhi per guar dare, gli basta il suo grande cuore... e col suo amore vede lontano. vede oltre gli egoismi e le incertezze, sente i sospiri che nessuno ascolta e i passi che non vogliono far rumore.

Nei sandali del fi glio c’è l’esperienza della morte.i segni del peccato e della fatica, di chi è andato lonta no a cercare avventure e piaceri ... e che ha trovato fi nalmente la sua gioia nella forza dei suoi passi: che hanno portato il cuore fragile con tanta voglia di ricominciare.Le mani del Padre accolgono le spalle del fi glio, sulla mano forte che sembra risollevare e sorreggere: è la paternità di Dio che ti dona la vita sempre e di nuovo; l’altra mano è dolce, così che sembra conso lare e accarezzare: è

la tenerezza della maternità di Dio che ti fa rinascere nella serenità della tua casa: rinvigorisce il tuo desiderio di migliorare.Il volto del fi glio porta il segno del dolore. di un uomo che ha subito violenza e ha sofferto terrore, ma in lui ritrovi anche il volto di un fi glio appena uscito dal grembo materno che sembra urlare il suo pianto ma vuole fi nalmente vivere e amare, sognare e donare il suo canto.Tutti insieme abbiamo ritrovato nella festa il Padre che ci attende e ci ama: la festa di essere fi gli e di vedere con il cuore del Padre e di accarezzare con le sue mani forti e dolci, certi che nessun fratello può arrogarsi di avere il cuore del Padre, che è tanto più grande del nostro amore e che nessun fi glio può essere veramen te lontano dal Padre che è sempre vicino. E’ questa la nostra festa: essere fi gli e fratelli nel cuore e nella mano del Padre.

Il “ritorno del figliol prodigo” ossia “il Padre Buono”

Riflessioni artistiche

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La Sindone è un lenzuolo di lino delle dimensioni di circa 4,41 x 1,13 m, contenente l’immagine del cadavere di un uomo morto in seguito ad una serie di torture culminate con la crocifi ssione. Secondo la tradizione si tratta del Lenzuolo citato nei Vangeli che servì per avvolgere il corpo di Gesù nel sepolcro. Questa tra-dizione non può ancora dirsi de-fi nitivamente provata, anche se ha trovato numerosi riscontri dal-le indagini scientifi che fatte sul Lenzuolo stesso: il Papa l’ha co-munque defi nita “specchio del Vangelo”, in quanto rappresenta un aiuto diretto e immediato per comprendere e meditare sulla drammatica realtà della Passione di Cristo. Le prime testimonianze sicure relative alla Sindo-ne risalgono alla metà del XIV secolo, quan-do Geoffroy de Charny, cavaliere di profonda fede, depose il Lenzuolo nella chiesa da lui fon-data nel 1353 nel suo feudo di Lirey in Francia. Nel 1453, la Sindone fu trasferita ai Savoia, in seguito a una serie di atti giuridici. Dopo una iniziale collocazione nella chiesa dei france-scani, la Sindone venne defi nitivamente ripo-sta nella Sainte-Chapelle du Saint-Suaire. In questo contesto i Savoia richiesero e ottenne-ro nel 1506 dal Papa Giulio II il riconoscimento di una festa liturgica propria, per la quale fu scelto il 4 maggio. II 4 dicembre 1532 però, un incendio devastò la Sainte-Chapelle e causò al Lenzuolo notevoli danni che furono riparati nel 1534 dalle Suore Clarisse della città. Tuttora, l’immagine sul lenzuolo è contornata da due linee nere strinate e da una serie di lacune, i danni provocati da quel terribile incendio. Fu Emanuele Filiberto a trasferire defi nitivamen-

te la Sindone a Torino nel 1578. Il Lenzuolo giunse in città il 14 settembre di quell’anno, tra le salve dei cannoni e in un’atmo-sfera di grande solennità. La Sin-done restò, da quel momento, defi nitivamente a Torino dove, nei secoli seguenti, fu oggetto di numerose ostensioni pubbliche e private, l’ultima delle quali, av-venne nel 2000, anno del Gran-de Giubileo. L’ostensione orga-nizzata nell’anno del Giubileo è stata la più lunga della storia recente, con il Telo esposto nel-la cattedrale del capoluogo piemontese per ben 72 giorni. Iniziata il 12 agosto, si è conclu-sa il 22 ottobre ed ha avuto le

caratteristiche del pellegrinaggio giubilare. Il percorso di visita, venne integrato infatti con stazioni meditative, possibilità di accostarsi al sacramento della Riconciliazione e di prega-re presso la cappella dell’Adorazione eucari-stica. In quell’anno, i visitatori furono oltre un milione, molti dei quali, stranieri. Quest’anno, dieci anni dopo, la Sindone sarà nuovamen-te esposta nel Duomo di Torino dal 10 aprile al 23 maggio. Nel 2010 per la prima volta sarà possibile vedere direttamente il sacro Lenzuolo dopo l’intervento per la conservazione a cui è stato sottoposto nel 2002. Durante l’ostensione, domenica 2 maggio, Papa Benedetto XVI an-drà a Torino e celebrerà la Messa in piazza San Carlo. La durata complessiva della visita sarà di circa un’ora. Il tempo di sosta davanti alla Sindone varierà – a seconda dell’affl uenza del momento – dai 3 ai 5 minuti. Anche alcuni di noi, potranno visitare la Sindone, con la nostra Comunità, che si recherà a Torino a partire dal-la tarda mattinata di domenica 25 aprile.

Sindone:tra fede, misteri e storia

Laura

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Gli scopi che hanno spinto il Papa ad indire un anno sacerdotale sono, anzitutto, spirituali, inte-riori, formativi. Qualcuno ha pensato che il Papa abbia voluto tale anno in seguito alle varie e ru-morose denunce sui comportamenti disordinati e anche scandalosi di alcuni sacerdoti nel mondo. Una certa stampa, nei mesi scorsi, vi si è buttata con deplorevole e insistito compiacimento. Ma il senso di questa iniziativa non è di caratte-re apologetico o di difesa ad ogni costo. Il Papa lo ha detto con chiarezza: «il fi ne dell’anno sa-cerdotale è quello di favorire la tensione dei sa-cerdoti verso la perfezione spirituale, dalla quale soprattutto dipende l’effi cacia del loro ministero, poiché la sola ricchezza che, in defi nitiva, gli uo-mini desiderano trovare in un sacerdote è Dio».

1) Si tratta quindi, per ogni sacerdote, dell’impe-gno di riscoprire il senso ultimo e qualifi cante, ma anche la bellezza della propria missione in mezzo al popolo cristiano, al servizio del bene spirituale dei fedeli. Il problema vero è quello di ricolloca-re al centro della consapevolezza dei sacerdoti, ma anche al centro della consapevolezza della comunità cristiana, il signifi cato qualifi cante del ministero sacerdotale. Lo ricordava, con decisio-ne, anche l’apostolo san Paolo al discepolo Ti-moteo: «Non trascurare il dono che è in te e che ti è stato conferito con l’imposizione delle mani» (1 Tm 4,14). Il prete, infatti, non è un “professioni-sta” bene addestrato e competente, al quale si richiede di eseguire con precisione e scrupolo determinati servizi. E vero che l’effi cacia ultima dei sacramenti e delle azioni liturgiche e pastorali

non dipende dal sacerdote perché è sempre e solo opera di Dio. Ma è altrettanto vero che il sen-so della sua missione e, prima ancora, della sua elezione al ministero, è di carattere sacramenta-le. Il prete è uno strumento vivo e personale di Cristo. Non è un funzionario, ma un missionario. La grazia passa attraverso la sua persona prima ancora che attraverso la precisione dei suoi ge-sti. Diventa fondamentale, quindi, la “qualità cri-stiana” della vita del sacerdote la sua personale adesione ai misteri che celebra e al Vangelo che predica; la sua intimità cordiale con il Signore, la somiglianza vitale della sua carità pastorale con la carità del Buon Pastore. Le vie per raggiun-gere questo fi ne sono le vie della preghiera, del-la meditazione, della rifl essione teologica, della crescente comunione vissuta dentro la Chiesa e dentro il Presbiterio diocesano.

2) Nel suo discorso di indizione, il Papa indica-va anche un altro fi ne dell’anno sacerdotale: quello di continuare a rinnovare, da parte dei sacerdoti, quello stile di presenza viva e creativa dentro la storia umana, dentro la cultura, den-tro la vita del popolo che ha caratterizzato da sempre il servizio della Chiesa nel mondo. I do-cumenti del Magistero e dei Vescovi vanno ripe-tendo con insistenza, dopo il Concilio, che non è più il tempo della semplice conservazione delle tradizioni, ma quello della missionarietà corag-giosa e generosa. Dice con concretezza e chiarezza il Papa: «Ur-gente appare anche il recupero di quella consa-pevolezza che spinge i sacerdoti ad essere pre-senti, identifi cabili e riconoscibili, sia per il giudizio di fede, sia per le virtù personali, sia anche per l’abito, negli ambiti della cultura e della carità, da sempre al cuore della missione della Chiesa. Come Chiesa e come sacerdoti annunciamo Gesù di Nazareth, Signore e Cristo, crocifi sso e ri-sorto, nella lieta certezza che tale verità coincide con le attese più profonde del cuore umano».

Gli scopi dell’anno sacerdotale

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3) Nella lettera del cardinal Claudio Hummes, troviamo un altro obiettivo da mettere a fuoco nell’anno sacerdotale: quello di ravvivare il rap-porto del popolo cristiano con i propri sacerdoti. Il Prefetto della Congregazione per il Clero scrive: «Dovrà essere un anno positivo e propositivo, in cui la Chiesa vuol dire ai sacerdoti, ma anche a tutti i cristiani e alla società mondiale, che è fi e-ra dei suoi sacerdoti, li ama, li venera, li ammira. Riconosce con gratitudine il loro lavoro pastora-le e la loro testimonianza di vita. Riconosce che la maggioranza dei sacerdoti si dedica al mini-stero investendo l’intera loro esistenza nella pre-ghiera, nella carità pastorale, sempre con amore autentico verso Gesù Cristo, la Chiesa e il popo-lo, solidali con i poveri e i sofferenti ». Da questa rinnovata cordialità fra la gente e i suoi preti è augurabile che riprenda vigore la pastorale vo-cazionale, e anche una considerazione maggio-re per le condizioni di vita dei sacerdoti, talvolta segnate dall’isolamento e dalla precarietà ...

Compiti dei laici Ogni battezzato deve prendersi cura dei suoi preti... ... Si è tanto auspicata la vita in comune fra sa-cerdoti come soluzione pratica ed anche quale soluzione al problema della solitudine del prete. Le esperienze fatte non sono andate, per lo più, in porto. Il prete, per la sua formazione, per le sue abitudini, per il suo sistema di vita diffi cilmente si adatta a vivere in comunità con altri confratelli, pur ammettendone in teoria l’opportunità. Tutti, però, ammettono la necessità che il prete senta il clima di famiglia. Le famiglie, che vivono accan-to a lui, trasmettono gioia e serenità per diventa-re modelli di vita e di vocazione. Il compito del laico è quello di aiutare il prete “ad essere pre-te” perché egli possa “fare il prete”. Per questo

il prete va conosciuto e amato nella sua dimen-sione umana, psicologica e spirituale. Va riconosciu-to nella sua mentalità, sensibilità ed educazione. Va aiutato, perché, nella situazione concreta, in cui egli è posto a lavorare, si edifi chi il Corpo di Cristo che è la Chiesa ... ... Il pre-te deve sentire l’urgenza di farsi aiutare. Deve es-sere l’educatore che, con pazienza, aiuta il fedele a crescere. Deve imitare la mamma che, in certi momenti, sa tenere il pas-so del suo bambino perché egli impara a cammi-nare. Ciò che può bloccare le iniziative dei laici è l’impreparazione da parte di preti su certi pro-blemi attuali. Più spesso sono le persone semplici che, in umiltà, silenzio e discrezione sanno lavora-re con preti. Chi si sente di camminare nella fede personale con Cristo è capace di collaborare alla missione del sacerdote. La scelta di Cristo, oggi presente nella Chiesa “suo sacramento”, è il fulcro di ogni tipo di aiuto al sacerdote. Aiutare il prete è una chiamata che Dio fa in ogni tempo e luogo. Un invito dello Spirito che viene rivolto a tutte le persone di ogni età e di ogni condizione sociale. Chi ama di più Cristo e, quindi la sua Chiesa, è il più capace di amare il prete e, quindi, di aiutarlo a tutti i livelli..

Accoglienza, collaborazione, sussidiarietà I preti sanno che non sono soli. Il loro ministero è eccelso. Però questo ministero comporta anche il dovere di riconoscere i ministeri. 1) ACCOGLIENZA. Noi preti sappiamo che l’es-sere mandati non è sinonimo di essere accolti. Sappiamo che la nostra opera e la nostra per-sona passano obbligatoriamente attraverso la dura esperienza del rifi uto. Rifi uto di molti o di po-chi, ma c’è sempre. Un pastore accolto è un pastore potenziato. Un pastore rifi utato è un pastore dimezzato. L’amore non è: «Ti accolgo se sei come ti voglio io». L’amore è: «Ti accolgo perché sei tu». L’acco-glienza può addirittura trasformare la persona. In-vece, l’unico modo di non trasformare è proprio quello di respingere a priori. Accogliere è dunque armonizzarsi. Nessuno nella Chiesa è tutto. Nessu-no nella Chiesa è niente. Accogliere è far sentire di casa il pastore. Su

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questo punto è straordinaria la Chiesa in Italia. Il pastore italia-no, nella tradizione, è l’uomo di casa. Il prete italiano, in genere, non è uno specialista, non è un supe-rorganizzatore, non è un teolo-go raffi nato, non è un sociologo, non è un liturgista. Sempre sal-ve le debite eccezioni. Il prete italiano è un po’ di tutto questo, ma anche un po’ niente di que-sto. La specializzazione non è forse stata il mestiere del prete diocesano. Il prete italiano è or-mai canonizzato dalla tradizione come colui che conosce, solidarizza, sprona, vigila, si dona, si affa-tica, comprende, lenisce, unisce.Quindi farlo sentire di casa. Aprirgli la casa. È mol-to razionalista pretendere che il prete non abbia mai problemi o pensare che la sua vita sia esente da problemi sia di ordine spirituale che umano e materiale. Non è pensabile.La Chiesa non è un’azienda dove, quando c’è un pezzo che non funziona, è un pezzo a perde-re; e perciò lo si butta, lo si sostituisce, lo si cambia. Accogliere è anche accettare momenti alterni e reciproci di affaticamenti e di depressione. L’apo-stolo san Paolo ammonisce: «Accogliete fra voi chi è debole nella fede. Confortate i pusillanimi, sostenet e i deboli. Qualora uno venga sorpreso in qualche cosa, voi che avete lo Spirito, correg-getelo con dolcezza» (Gal 6,1).

2) COLLABORAZIONE. Questa nasce proprio dall’accoglienza ... La comunità cristiana è consegnata da Dio a tutti. È responsabilità di tutti. Cioè ognuno ne risponde. È patrimonio comune, a servizio di ogni uomo. È tesoro affi dato alla custodia e alla operosità di ciascuno. Il vescovo e il presbitero non sono i responsabili unici, che eventualmen-te delegano. Sono coloro che presiedono una comunità di corresponsabili, investiti a loro volta da Dio stesso di una loro vocazione e missio-ne, affi nché la comunità divenga e permanga come una fraternità adunata in unità. Pertan-to il presbitero non può, non deve essere l’ac-centratore di ogni ministero, di ogni attività e di ogni missione del popolo di Dio. Come il cuore è condizione essenziale per la vita ed è propul-sore di vita di ogni organo, ma non sostituisce, non annulla e non assorbe in sé ogni funzione, così il presbitero.

Con una frase un po’ fatta, si diceva talvolta che il vescovo non è «la sintesi dei carismi, ma ha il carisma della sintesi». È il regolatore di tanti doni. Analo-gamente si può dire del nostro presbitero. Dove giunge un Pa-store, lì debbono fi orire delle collaborazioni.Il prete aduna e convoca la comunità. Rappresenta in essa Cristo Signore e colui che del Signore è presenza sacramen-tale, il vescovo. Esercita funzioni primarie, essenziali, quali regge-

re, santifi care, insegnare. Ma non esaurisce in sé l’operosità della Chiesa. Non congloba nel suo ruolo tutti i ruoli. Collaborare è maturare con il consiglio e tra-durre con la propria opera i progetti pastorali che il vostro pastore è tenuto ad indicare come concreta realizzazione del piano di salvezza che deve essere condotto, qui ed oggi, nella singola comunità. Tutto questo comporta: • responsabilità di percezione delle necessità,

capacità di dialogo umile, franco, costruttivo; • fl essibilità per saper rinunciare alle proprie ve-

dute per aprirsi alle altre; • soprattutto capacità di sacrifi cio e di costanza

per assumersi gli impegni; • mitezza di rapporti per sapere superare le diffi -

coltà del lavorare insieme; • distacco da sé per non incepparsi dinanzi alle

incomprensioni; • rettitudine di intenzione per indirizzare al Regno

di Dio ogni fatica.La via della collaborazione, se dotata di que-

sti e altri lineamenti spirituali, è la via maestra

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per sostenere e far fruttifi care il ministero del presbitero.

3) SUSSIDIARIETÀ... ...Gli Apostoli parlavano di concentrazione nella “preghiera-predicazione”. Oggi si po-trebbe tradurre quel binomio con “vita interio-re e annuncio, personale e comunitario, della Parola di Dio”; il che significa, approfondita esperienza di Dio e ministero del confessionale e dell’annuncio; non per eludere il compito di coordinamento delle iniziative e per deroga-re dalla presidenza pastorale della comunità, ma per consentire al prete di evidenziare la sua “più speciale” dimensione di “padre spiri-

tuale”, di educatore nella fede, di salvatore di anime. L’esperienza ci dimostra che l’eccessivo molti-plicarsi di impegni - di cui la maggior parte di-vengono impegni organizzativi, economici, as-sistenziali - caricano le giornate dei sacerdoti di tante attività e sollecitudini da provocare una sa-turazione fi sica e psichica. Tolgono quella calma e interiorità, la cui mancanza si riscontra presto proprio nei ministeri più delicati e specifi ci loro propri, quali l’annuncio profondo e sapiente e la testimonianza della fede. Ma va anche rimarcata un’altra accezione del principio di sussidiarietà: “Completare quello che manca all’altro”. Avviene spesso che certe co-munità si logorano perché hanno un’immagine abbastanza idealizzata, oppure un modello pre-cedente forte del prete. Esigono dai propri pasto-ri o la completezza dell’immagine idealizzata o la realizzazione del modello prestabilito. Certe crisi sacerdotali traggono origine da qui. Invece sarebbe straordinario se i laici più vici-ni, più chiamati alla responsabilità pastorale, prendessero realisticamente atto delle carat-teristiche del loro pastore, con gli inevitabili pregi e limiti. Si dessero da fare per suggeri-re, “sussidiare” quegli elementi che vedono carenti. Così la completezza delle esigenze sarebbe coperta e i sacerdoti sarebbero va-lorizzati. Talvolta si ottiene, addirittura, una mo-bilitazione di risorse nascoste o sopite nei pa-stori stessi, se provocati dalla testimonianza di benevolenza e di operosità che riscontrano nella loro famiglia pastorale... .. A volte la comunità rigenera il suo pastore. È diffuso un detto piuttosto scettico: Le comunità hanno il pastore che si meritano». Potrebbe es-sere affi ancato da un altro detto: Le comunità maturano il pastore che vogliono».

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La primavera è luce, calore, e nuova vita, spe-cialmente nelle terre situate alle medie latitudi-ni, dove si trova il nostro mare Mediterraneo, da sempre circondato e attraversato da popola-zioni e civiltà di antichissima origine pastorale. Uno di questi popoli era quello ebraico, che in occasione del primo plenilunio di primavera era solito celebrare l’arrivo della bella stagione con riti e danze propiziatrici: nacque così la fe-sta del Pesach (salto), la ricorrenza religiosa più importante degli Ebrei, corrispondente alla nostra Pasqua. Durava (e dura tuttora ) ben 8 giorni, con inizio il 14 del mese lunare chiama-to Nisan (ariete). Fu proprio durante una notte di plenilunio del Pesach che gli Israeliti, secondo l’Esodo, fug-girono dall’Egitto, dopo che Dio ebbe stermi-nato i primogeniti degli Egizi, “saltando” (cioè risparmiando) le case degli ebrei segnate dal sangue degli agnelli pasquali, sacrifi cati e con-sumati la sera precedente. Molti secoli dopo, un israelita di nome Jeshua (“Dio salva”), muore in croce nel giorno di pre-parazione del Pesah (“...era il giorno della para-sceve”, scrive Giovanni) e due giorni dopo (cioè “il terzo giorno”) risorge: è l’origine della Pasqua cristiana, che ha in comune con quella ebrai-ca molti riti e simboli, a cominciare dall’agnello sacrifi cale (“...ecco l’agnello di Dio” ), ma che non sempre ha in comune la data. Il motivo è semplice: mentre il Pesah ebraico è strettamente legato al mese lunare (29 giorni e mezzo), per cui il 14 di Nisan può cadere in un giorno settimanale diverso dalla domenica, la

Pasqua cristiana, pur essendo legata al medesi-mo ciclo, in seguito al concilio di Nicea del 325 cade obbligatoriamente di domenica, precisa-mente la prima domenica successiva al primo plenilunio di primavera. Tuttavia i cristiani di fede ortodossa, non aven-do introdotto nel loro calendario la riforma di Papa Gregorio XIII del 1582, ed essendo quindi rimasti legati all’antico calendario giuliano, ce-lebrano solitamente la loro Pasqua in una do-menica successiva alla nostra. In conclusione, spesso le date della pasqua cristiana, ebraica e ortodossa non coincidono. Quest’anno fa eccezione: essendo luna piena martedì 30 marzo, gli Ebrei iniziano le celebra-zioni del Pesach il 30 marzo (anzi subito dopo il tramonto del 29) e proseguono fi no al 6 aprile, mentre i Cristiani, compresi gli ortodossi, cele-brano la Pasqua la domenica immediatamen-te successiva (4 aprile), con l’accensione del fuoco la sera del sabato santo, che è compre-so nel periodo di 8 giorni della Pasqua ebraica. Quindi domenica 4 aprile di quest’anno è Pasqua per tutti.E’ un evento che in verità nel corso degli anni si ripete abbastanza di frequente (come ri-sulta dalla tabella allegata), ma che tuttavia quest’anno acquista particolare signifi cato in seguito alla visita compiuta dal Papa alla sina-goga di Roma domenica 17 gennaio scorso (trasmessa in diretta TV), quando da parte di tutte le autorità religiose presenti venne forte-mente riconfermato e condiviso il messaggio di unità e fraternità fra tutti i credenti in Dio.

2010: la Pasqua di tutti

Antonio

Date della Pasqua ebraica e cristiana nel prossimo quinquennio Anno giorno CRISTIANI CRISTIANI note EBREI (8 giorni) di inizio Cattolici e Protestanti Ortodossi

2010 Martedì 30 marzo Domenica 4 aprile Domenica 4 aprile coincidono

2011 Martedì 19 aprile Domenica 24 aprile Domenica 24 aprile coincidono

2012 Sabato 7 aprile Domenica 8 aprile Domenica 15 aprile non coincidono

2013 Martedì 26 marzo Domenica 31marzo Domenica 5 maggio non coincidono

2014 Lunedì 14 aprile Domenica 20 aprile Domenica 20 aprile coincidono

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Partecipare alle sof-ferenze di Cristo è sempre stato un desiderio forte, pro-vato da numero-si santi, come ad

esempio S.Paolo e S. Francesco. Paolo ama talmente Gesù, che non vuol essere separato da Lui nemmeno nel dolore, anzi vuol condividere lo strazio della passione per poter partecipare con Lui alla gloria del cielo dopo la resurrezione dei morti. I Fioretti ricordano che S. Francesco in punto di morte chiese a Dio la grazia di poter sentire nell’anima e nel corpo il dolore provato sulla croce e l’amore dimostrato da Gesù per l’uomo peccatore. Lo stesso sentimento espresso dai due famosi santi nei confronti di Nostro Signore, riempì l’ani-mo di un anonimo religioso padovano tre secoli fa. Di lui non si conosce nulla e non sarebbe stato certamente ricordato se non fosse stato un pit-tore e come tale autore di un quadro diventato oggetto di devozione. Si tratta di un dipinto ad olio di piccole dimensioni, il cui soggetto è il Cro-cifi sso. La fi gura di Gesù sulla croce mostra una notevole umanizzazione, dovuta alla posizione del corpo ed è tale lo strazio e l’esasperazione del dolore che il Cristo è vibrante di pathos e di crudo realismo. Il pittore, spinto da profonda de-vozione, desiderava trasmettere artisticamente a chi avesse guardato il suo quadro, l’atroce sof-ferenza di Cristo morente sulla croce. Cercava infatti di dipingere la fi gura nel modo più reale scegliendo con cura i particolari sia della posizio-ne che dei colori. Il risultato però per lui era sempre ineffi cace ad esprimere quello che nel suo animo sentiva fosse veramente stato il dolore di Gesù. Fece così molti tentativi pregando Dio di illuminare la sua ispira-zione artistica e di guidare la sua mano. Improv-visamente, mentre il sacerdote pieno di dubbi e di frustrazione per la consapevolezza di non riu-scire nel suo intento, continuava a modifi care il dipinto, l’immagine di Gesù prese vita. Incomin-

ciò a muoversi, contrarsi, contorcersi in uno spa-smo che anche per il pittore sbigottito divenne insopportabile. Alla fi ne si fermò nella posizione in cui si trova ora. Da allora questo quadro con l’immagine del crocifi sso contorto è conserva-to nel monastero delle Eremite Francescane a Padova. Da sempre richiama i cristiani che con fede accorrono nella terza domenica di Pasqua quando viene esposto. C’è chi prega, chi medita, chi chiede a Gesù sof-ferente aiuto per accettare la propria sofferenza. Sicuramente davanti al Crocefi sso il cristiano im-para a vivere con fede la sua croce quotidiana e trova la forza di affi darsi alla volontà del Padre consapevole che Dio non permetterà una pro-va superiore alle sue forze. Oggi c’è anche chi vorrebbe eliminare il Croci-fi sso da ogni luogo pubblico forse perché al di là di ogni considerazione ideologica, religiosa o di puro laicismo, il dolore ed ogni sua rappresenta-zione fa paura. Al cristiano però, Cristo in croce non dovrebbe far paura, ma solo dare speranza: la speranza di essere amato con tutte le sue mi-serie e i suoi peccati. In Lui il credente trova la sua identità di uomo. Scriveva Natalia Ginzburg in un articolo pubblicato nel 1988 sull’Unità “il Crocifi sso è il segno del dolore umano. La corona di spine, i chiodi evocano le sue sofferenze. Non conosco altri segni che diano con tanta forza il senso del nostro umano destino. Per i Cattolici è il Figlio di Dio. Per i non cattolici può essere sempli-cemente l’immagine di uno che è stato vendu-to, tradito ed è morto sulla croce per amore del prossimo. Tanti sono morti per il prossimo, è vero, ma il Crocifi sso li rappresenta tutti, perché prima di Cristo nessuno aveva mai detto che gli uomini sono uguali e fratelli. Questo dice il Crocifi sso. Lo dice a tutti, non solo ai Cattolici. È il contrario di tutte le guerre!......”Oggi sentiamo che il Crocefi sso è il contrario di ogni tipo di atrocità e di bassezze che il nostro mondo conosce, per questo l’immagine del suo dolore e della sua morte può essere solo fonte di speranza per tutti.

Il Crocifisso contortodi Padova

Loredana

Pafesedvs

esempio S.PaoloPaolo ama talmente Gesù c

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«Ed ecco in quello stesso giorno due di loro erano in cammino…»: così ha inizio il brano dei discepoli di Emmaus, cui Gesù risorto si affi anca per accompagnarli e dare loro una visione nuova e un senso nuovo a quello che stavano vivendo. La stessa cosa è accaduta recentemente a 21 coppie di fi danzati che si preparavano alla celebrazione del matrimo-nio cristiano, e nel frattempo è accaduta an-che a noi, coppie accompagnatrici del per-corso.Ogni giovedì sera, da novembre a gennaio, ci siamo incontrati con don Tino nella sala della comunità della nostra parrocchia per ascoltare la voce di Gesù, che ci ha illustrato come Dio ha creato la coppia a Sua imma-gine e somiglianza e ci ha visti come “cosa molto bella”; don Tino ci ha anche ricordato che siamo chiamati ad amarci come Lui ci ha amato, cioè donandoci la vita reciproca-mente, per essere nel mondo una immagine viva dell’amore che Dio ha per l’umanità, per ognuno di noi. Come i discepoli di Emmaus,

alla fi ne del percorso Gli abbiamo chiesto di restare con noi, e Lui è rimasto con noi: ci ha lasciato un appuntamento per ritrovarlo ogni domenica in quel pane spezzato, in quel san-gue versato per noi.Cari fi danzati, vi auguriamo buon cammi-no, chiediamo al Signore che vi possiate ri-cordare sempre di come «vi ardeva il cuore nel petto mentre conversava con voi lungo il cammino, quando vi spiegava le Scritture», e che non manchiate mai all’appuntamento con Lui, nei sacramenti, e in particolar modo nell’Eucaristia.

«L’Eucaristia corrobora in modo inesauribile l’unità

e l’amore indissolubile in ogni matrimonio cristiano.

In esso, in forza del sacramento, il vincolo coniugale è intrinsecamente

connesso all’unità eucaristica tra Cristo sposo e la Chiesa sposa»

Benedetto XVI, Sacramentum Caritatis 27

E saremouna cosa sola

Luisa e Federico, Giulia e Italo, Negritella e Luca

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L’ultimo decennio è stato teatro di un’epocale introduzione e diffusione di uno strumento che oggigiorno riteniamo quotidiano tanto quanto sorseggiare una tazzina di caffè.È, come appunto il caffè, una cosa di per sé non indispensabile alla nostra vita ma della quale ne possiamo disporre quando desideriamo: non solo a casa ma anche al lavoro, a scuola, sul te-lefono cellulare o smartphone, internet-point, …Come il nostro caffè, l’uso moderato e con-sapevole di Internet può essere piacevole ed arricchire di stimoli la nostra vita, assaporare il fatto che – rispetto ad un passato nemmeno troppo remoto – la comunicazione è in tempo reale e riusciamo a tenerci in contatto con le persone care, gli amici e, come in una grande enciclopedia, disponiamo di potenti ed utili ri-sorse che aumentano anche la propria cultura personale.Anche i nostri ragazzi, oggi, hanno facile acces-so alla Rete e la loro ancora non matura mente li può indirizzare a fare scelte che per loro sono spontanee anche se questo loro scarso discer-nimento li porterebbe ad esporsi più facilmente ai velati pericoli che si insidiano in Internet.Vediamo insieme quali sono i tre principali mez-zi a cui si dedicano e poi i consigli per tutelare maggiormente i fi gli che troppo spesso sono lasciati da soli con questo loro “compagno” di-gitale a cui dedicano ore ogni giorno, spesso nella propria camera, con la porta chiusa, quasi fosse un loro esclusivo dominio.Posta elettronica: utilissima per la comunicazione, è un vero e proprio ricettacolo di messaggi inutili che quotidianamente arrivano più numerosi di quelli che effettivamente possono servire. Pubbli-cità e pubblicità false, inviti, conferme di premi per concorsi a cui nemmeno si è partecipato, ri-scossione di bonus da parte di Enti a cui non ci si è mai iscritti come clienti, solleciti di pagamento con relative ingiunzioni in caso di mancata rice-zione inviati da fantomatici esattori, ecc.Social Network: (Facebook, Twitter...) per quan-to positiva l’idea di queste piattaforme per la

creazione e la partecipazione proattiva di co-munità virtuali, queste sono composte da per-sone reali. Non esiteranno, persone con inten-zioni per nulla amichevoli, a mascherare la loro vera identità per farsi accettare come amico dall’adolescente che in quella fase di crescita vede l’amicizia come valore assoluto, rapporti di socializzazione quasi morbosamente ricerca-ti. Il pericolo è quello che vengano forniti dati personali, immagini, informazioni private, fami-gliari od anche riguardanti la propria vita socia-le e le relazioni con altre persone. Tutto ciò po-trebbe essere poi utilizzato per fi ni di carattere sessuale o di estorsione.Pubblicità sui Siti, Motori di Ricerca e Portali: pur-troppo su Internet non vige, come in televisione, una certa deontologia (anche se ampiamente discutibile pure quella) da parte di coloro che inserzionano acquistando spazi pubblicitari e non v’è quasi controllo sulla veridicità, corret-tezza e legalità dei contenuti che poi vengono (a decine di migliaia) pubblicati sulle tre macro-categorie prima dette.Quindi, in conclusione di quanto scritto, è do-vere del genitore tutelare i propri ragazzi rimuo-vendo dalle e-mail tutti i messaggi sospetti la-sciando solo quelli “certi”; farsi mostrare la lista dei propri “amici” che fanno parte dei Social Network utilizzati per tenersi in contatto; spiegar loro di non cliccare mai sui vari messaggi pub-blicitari che appaiono in Siti, Motori di Ricerca e Portali perché potrebbero celare truffe od il rischio di acquisire virus che possono essere vei-colo di furti informatici dal proprio computer.Dedicare tempo alla navigazione con i fi gli è importante tanto quanto aiutarli nello svolgi-mento dei compiti scolastici, ed in effetti è un paragone: in entrambi i casi quando il fi glio ha un dubbio deve avere la certezza che i genitori saranno disponibili a chiarirglielo e così nel tem-po imparerà ad essere sempre più autonomo, responsabile e consapevole riuscendo così a vivere con più sicurezza e tranquillità anche la propria “vita digitale”.

Ragazzi e internet

Davide

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Nei giorni 13-14-15 febbraio un grup-po di noi adolescenti si è recato a Castelletto di Brenzone, ospite del-la Garda Family House, per fare un’esperienza nuova, proposta dal nostro oratorio: diventare veri ani-matori!Ci siamo trovati con ragazzi prove-nienti da diverse parti d’Italia tutti riuniti a condividere e a imparare qualcosa di nuovo; ad organizza-re tutto è stata una suora che con altri volontari opera da molto tem-po nella direzione dell’Animatema, la quale si occupa della pastorale delle famiglie.Abbiamo vissuto giornate intense ed impegnative, ricche di laboratori e conferenze tenute da esperti del settore come psicologi e giornalisti che ci hanno insegnato a struttura-re l’animazione dei bambini tenen-do presente un dado un po’ specia-le, dove ogni faccia presentava un verbo: accogliere, costruire, liberare, narrare, conoscere, pregare.Su ognuno di questi verbi bisogna-va impostare l’argomento scelto per tramandare un messaggio ai bambini; infatti, il gioco non deve limitarsi solamente al divertimento perché basta cambiare l’impo-stazione dell’attività per rendere il gioco utile all’insegnamento e alla crescita della persona.Abbiamo quindi capito di avere potenzialità utili alla parrocchia, che adesso siamo pronti a condi-videre al meglio per far crescere i bambini della nostra comunità.

ANIMATEMA di famiglia 2010

Gruppo Adolescenti

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Comunicazione importante ai genitori dei bambini nati nell’anno 2004 e battezzati in Parrocchie diverse dalla nostra

Carissimi genitori, sono il vostro Parroco, don Tino Decca: i vostri fi gli hanno sei anni e inizie-ranno a frequentare la prima elementare; attraverso questo giornalino vi rivolgo un caloroso invito ad incontrarci, innanzitutto per conoscerci e, inoltre, perché possiate ascoltare alcune importanti comunicazioni circa la Nuova Iniziazione Cristiana dei Fanciulli, fortemente estesa anche a voi genitori. Uso questo mezzo perché gli unici dati anagrafi ci che la Parrocchia possiede, sono quelli relativi al Sacramento del Battesimo; motivo per cui non ho la possibilità di mettermi direttamente in contatto con Voi. Vi aspetto quindi, e nel frattempo, Vi benedico.

Tutti in cucinaAbbiamo partecipato a un corso di cuci-

na in oratorio: l’insegnante si chiama Guido

e ci ha insegnato a cucinare la crostata, il

budino, la pattona, i biscotti, la torta al cioc-

colato e lo strudel. Hanno partecipato an-

che delle mamme, aiutando il signor Guido

a cucinare. È stato molto divertente perché

abbiamo imparato a cucinare molte cose.

Eleonora Zullo e Cristina Plebani

Domenica 10 gennaio, durante la Santa Messa delle 10, il nostro Parroco, don Tino, ha consegnato il mandato ai chierichet-ti e ai ministranti della Parrocchia, che con il loro prezioso servizio all’altare rendono le celebrazioni ancora più solenni e “vive”. Ad ognuno di loro, i nostri sacerdoti hanno do-nato un crocefi sso, che porteranno al collo durante le celebrazioni, simbolo del loro im-pegno e della loro voglia di mettersi in gioco per Gesù e per la comunità.

Comunicazione importante aC

Domenica 24 gennaio, don Lionello Torosani,

cappellano dei Carabinieri della Lombardia

e da tempo amico fraterno della nostra co-

munità, ha celebrato con noi il suo 25° Anni-

versario di Ordinazione Sacerdotale, presie-

dendo la solenne S. Messa delle 11, in una

gremita chiesa. Auguri a don Lionello perché

il suo ministero sia sempre più fl orido e ricco

di soddisfazioni e grazie per tutto quanto fa

per la nostra comunità parrocchiale!

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11 febbraio:La giornata dell’ammalato

L’esperienza che abbiamo vissuto in-sieme, mi ha dato la gioia di condivi-dere il pane Eucaristico con persone che, come me, hanno voluto affi dare la propria debolezza e fragilità all’uni-co Padre. Attraverso il sacrifi cio di Gesù abbiamo offerto anche noi stessi e ac-colto quella speranza che solo Lui può offrire, consapevoli che, condividere il dolore di Gesù sulla Croce rende dav-vero fratelli nell’abbandono alla Sua misericordia.Non è un percorso facile e ogni gior-no la malattia tende a frenare il nostro cammino di Santità, ma il prepararci insieme all’incontro più importante nel-la vita dell’uomo, ”l’incontro faccia a faccia con Dio”, ci da la consolazione di non essere soli. Il momento di festa che abbiamo condiviso ci ha ricordato che siamo destinati alla Gioia perché la Croce ha vinto ogni dubbio e diffi -coltà e ci guida verso l’abbraccio del-lo Spirito Santo.

Letizia

Lucia e Letizia

Trovarmi in chiesa a vivere con tanti ammalati e an-ziani la giornata dell’ammalato è stata un’esperienza toccante di rifl essione e soprattutto di amore.Ognuno era lì, con la propria sofferenza, o nel cor-po o nello spirito, fi ducioso nell’amore di Cristo che, con sua Madre, elargisce conforto e sostegno a chi si affi da a loro. Insieme abbiamo offerto le nostre sofferenze, in unione alla Croce di Cristo e nell’ac-cettazione della Sua volontà. Ho ripensato alla mia esperienza di volontaria a Lourdes e per un attimo mi sono rivista alla Grotta delle Apparizioni immer-sa nella stessa atmosfera con lo sguardo verso la Madonna. Ho rinnovato il proposito di essere, con il suo aiuto, un mezzo nelle mani di Gesù per alleviare le sofferenze fi siche e morali del mio prossimo, nel rispetto della vita che è assolutamente di Dio. Ho ricevuto per la prima volta il Sacramento “dell’Un-zione degli Infermi” e l’ho vissuta come esperienza di amore grande di Dio verso le sue creature. Ti rin-grazio Signore di ogni istante di vita che mi conce-di, dell’amore che vivo alla tua ombra. Aiutami a vederti in ogni persona che soffre e fa di me uno strumento per operare e donare amore.

Lucia

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Gruppo Pensionati “Le dò Sante”

10/4 sabato Musica

14/4 mercoledì Gita a Bergamo (mezza giornata)

16/4 venerdì Proiezione viaggi “India misteriosa”

22/4 giovedì ore 15.30 ladro di sogni

23/4 venerdì ore 21.15 assemblea generale dei soci

24/4 sabato Musica e compleanni di aprile

25/4 domenica Torino – ostensione Sacra Sindone

5/5 mercoledì Gita al Sacro Monte di Varese

8/5 sabato Musica

15/5 sabato Concerto per pianoforte e chitarra

22/5 sabato Musica e compleanni di maggio

29/5 sabato Ballando sotto le stelle (festa dell’oratorio)

3/6 giovedì Santuario di Bovegno

12/6 sabato Musica

26/6 sabato Musica e compleanni di giugno

GRUPPO PENSIONATI LE DÒ SANTEBrescia, Via Botticelli, 5 - recapito telefonico 334 7763774

PROGRAMMA ANNO 2009-2010

Sala dell’Associazionetutti i giorni dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.30 alle ore 11.00 e

il Martedì dalle ore 15,30 alle 17,00.Oppure telefonando al 334/ 77.63.774

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Il 14 gennaio abbiamo festeggiato i

novantenni della nostra Parrocchia

con un simpatico e festoso pranzo

organizzato dai nostri validi cucinie-

ri. Alle festeggiate sono stati conse-

gnati dei vezzosi foulard in ricordo di

questa giornata. Ci auguriamo che

il prossimo anno si possa festeggiare

sempre più persone che superano il

traguardo dei 90 anni.Tanti auguri

a tutti i novantenni!!!

Il compleanno, anche se gli anni sono…

tanti, come nel caso dei “Pensionati” è

una bella ricorrenza; essere però invitati

personalmente a festeggiare in compa-

gnia di molti amici con auguri, torta, re-

galo, foto di gruppo e musica è ancora

più bello. Alla fi ne di gennaio il Gruppo

Pensionati ha offerto a tutti i soci che

avevano compiuto gli anni in quel mese

una festa che per la novità e l’allegria è

stata molto apprezzata. Alla fi ne di ogni

mese, quindi, verrà riproposta la “festa di

compleanno” e tutti sono invitati!

Loredana

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Gruppo Pensionati “Le dò Sante”

Esperienze di vita

Quante maschere alla festa di CARNE-

VALE svoltasi il sabato sera nella nostra

nuova Sala della Comunità. Quanti bam-

bini sono sfi lati sul palco per far ammirare

i loro variopinti costumi.

Il tema del carnevale di quest’anno era “I

PIRATI” e i nostri genitori si sono prodigati

a costruire forzieri ricolmi di dobloni, ban-

diere, e insegne che ricordavano il tem-

po dei pirati, trasformando per una sera il

bar dell’Oratorio in una vera locanda di

bucanieri, il tutto condito con frittelle e

dolci preparati dalle nostre mamme.

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ATTENZIONEavviso a tutti gli sposi

Chi lo desidera, può inviare via mail (al seguente indirizzo: [email protected]) o conseg-nare in segreteria la foto del suo matrimonio scattata accanto ai nostri sacerdoti (don Tino, don Palmiro, don Andrea o don Angelo), indicando il nome degli sposi e la data delle nozze. Verrà pubblicata sul nostro giornalino!

Festa di Carnevale

2010

Un angolo della nostra ricchissima biblioteca

50o Ordinazione Sacerdotale don Palmiro San Paolo (BS) - 5 luglio 2009

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RINATI DALL’ACQUA E DALLO SPIRITO SANTO“Il Signore Gesù,che fece udire i sordi e parlare i muti, ti conceda di ascoltare prestola sua Parola, e di professare la tua fede, a lode e gloria di Dio Padre”

Filippo Casana

UNITI NEL MATRIMONIOCRISTIANO

“Vuoi unire la tua vita alla mia, nel Signore che ci ha creati e redenti? Si, con la grazia di Dio, lo voglio”

Emilio Ragionieri

Elvira Albertini

Renato Tiberio

Maria Casnedi

Erminia Corradino

Aldina Loda

Luigi Bonato

MORTI IN CRISTO GESU’“Io credo: il Signore è risorto e vive, e un giorno anch’io risorgerò con Lui”.

Anagrafe parrocchiale

il c

alen

dar

io

Piante e Fiori

di Casa d’EsteVia Giorgione, 7

Tel. 030 2304185

Centro Comm.le Margherita d’Este

B R E S C I A

FORNITORE UFFICIALE DELLA NOSTRA PARROCCHIA

TABACCHERIA

ALBERTONIVia S. Angela Merici (angolo viale Piave)

Orario continuato 7,15-19,15aperto anche luglio e agosto

lottocartoleria faxfotocopie

APRILEGiovedì 1 Giovedì Santo Ore 09.00: S. Messa del Crisma Ore 21.00: S. Messa nella Cena del Signore

Venerdì 2 Venerdì Santo Ore 10.30: Preghiera per i Bambini Ore 15.00: Via Crucis Ore 21.00: Passione del Signore

Sabato 3 Pasqua di Resurrezione del Signore Gesù Messe a orario FestivoLunedì 5 Ore 08.30-10.30: Pellegrinaggio Cresimandi

Giovedì 8 Ore 15.00: Incontro III età

Domenica 11 - II domenica di Pasqua e della Misericordia Ore 15.00: ICFR gruppo Nazareth (II anno) Ore 20.30: Incontro adolescenti

Lunedì 12 Ore 20.45: Catechesi per giovani e adulti

Martedì 13 Ore 20.45: Commissione Carità

Mercoledì 14 Pomerggio: Gita a Bergamo Ore 20.45: Commissione Cultura

Giovedì 15 Ore 15.00: Incontro III età

Domenica 18 - III domenica di Pasqua Ore 15.00: ICFR gruppo Gerusalemme (IV anno) e gruppo Cafarnao (III anno) genitori e ragazzi Ore 18.30: S. Messa adolescenti

Lunedì 19 Ore 20.45: Catechesi per giovani e adulti

Mercoledì 21 Ore 20.45: Incontro Giovani

Giovedì 22 Ore 15.00: Incontro III età Ore 20.45: Commissione liturgica

Sabato 24 Musica e ballo

Domenica 25 - IV domenica di PasquaLunedì 26 Ore 20.45: Catechesi per giovani e adulti

Martedì 27 Ore 20.45: Equipe battesimale

Giovedì 29 Ore 15.00: Incontro III età Ore 20.45: Commissione oratorio

Venerdì 30 Ritiro famiglie a San Felice del Benaco

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