Date post: | 22-Jul-2016 |
Category: |
Documents |
Upload: | pastiche-rivista |
View: | 213 times |
Download: | 0 times |
“imparare a dormire sulla vita che scorre”
Son[n]o di Antonio Rezza
Pastiche non va in vacanza! E
chi lotta lo sa bene;
abbiamo sempre tante cose da
dire, e culo in acqua o testa
sotto la pioggia, non smette-
remo mai di fare quello che
facciamo. mai ci stancheremo
e continueremo a farlo finchè
ne avremo la forza!
Pastiche sarà sempre lì a te-
nervi compagnia, a farvi riflet-
tere, divertire, arrabbiare,
gioire.
Inverno o estate non fa diffe-
renza, noi ci saremo sempre!!!
Pastiche è Resistenza!!!
Attila Schwanz e Gianluca Avella
Rafael Flores Lobo
Wrong Way di Gianluca Avella
volteggiavi.
in punta di piedi.
come un'elefantessa.
nelle trappole
ci sguazzo.
e rinasco!
in attesa del blues
guardo ragazzi
in attesa del bus.siamo fatti
d'acqua
e alcol
quasiquasi Scendo
a Bermi una Birra
e uno Stravecchio.è dentro di noi
questa ferita primordiale
destinata a imprigionarci
è il sapore irreparabile
della perdita
a dare un senso alla realtàSvegliarsi
e avere la poesia
sulla punta della lingua.
dal culo del buio
diarrea
di stelle sfrigolanti
19 auto parcheggiate
nella notte.
il bar è vuoto!
S
e
c
o
n
d
o
P
a
st
i
c
ci
o
d’
Hai
k
u
volteggiavi.
in punta di piedi.
come un'elefantessa.
nelle trappole
ci sguazzo.
e rinasco!
in attesa del blues
guardo ragazzi
in attesa del bus.siamo fatti
d'acqua
e alcol
quasiquasi Scendo
a Bermi una Birra
e uno Stravecchio.è dentro di noi
questa ferita primordiale
destinata a imprigionarci
è il sapore irreparabile
della perdita
a dare un senso alla realtàSvegliarsi
e avere la poesia
sulla punta della lingua.
dal culo del buio
diarrea
di stelle sfrigolanti
19 auto parcheggiate
nella notte.
il bar è vuoto!
Paolo Battista
tutto scorre.
siate scurrili
Epigrafe di Roberto Acerra
IL PRIMO VERSO
ho chiesto ad un amico un primo versoperché di nuovo il mio l'avevo persoil generoso amico m'ha prestato questo“ho chiesto ad un mio amico un primo verso”
ho letto il primo verso ad un'amicache se lo è rigirato tra le ditarestituendomelo poi molto diverso:adesso c'era dentro la sua vita
l'ho letto il giorno dopo a mio fratelloha detto “è bello, ma non ti somiglia”ho chiuso il verso dentro una bottigliae sono andato a bermelo nel cesso
ruttando m'è venuto fuori un versodi certo non eccelso nello stile;aveva quel sentore di già dettoche torna buono a chi non sa che dire
l'ho messo sulle labbra di una donnacon tutto il mio turgore più creativom'ha chiesto se poteva farci sessoper capire s'era un verso morto o vivo
ho quasi scomodato l'universoper un endecasillabo decentema il primo verso, in fondo, conta nientese non come pretesto a ripartire.
Roberto Acerra
1°
1°
And
rea
Car
enzi
cont
inua
Dissolvenze
Giulia fissa il muro della sua camera con occhi liquidi e inespressivi. Probabil-mente con la mente cerca di ritornare, per quanto possibile, alle ombre con-fuse di quella sera di Ottobre. Sua madre entra nella stanza. C'è qualcosa di
comico nella focomelia, pensa la donna mentre guarda il braccio più corto della figlia. «Giulia...»Le scuote una spalla. Giulia si gira. Entra il padre. C'è qualcosa di comico nella focomelia,pensa anche lui guardando il braccino della figlia. Un flash. Giulia, nuda tra due ragazzischiamazzanti, che dà spettacolo di sé tentando di masturbarsi con il braccio invalido. Si av-vicina alla figlia.«Giulia... allora?»
È dall'inizio della serata che sono nascosto nell'armadio. Mi hanno ordinato di entrare quidentro e io ho obbedito, semplicemente. «Se vuoi vedere, scosta leggermente un'anta», miha detto Sandro. «Ma non intrometterti in nessun modo.»«Ok», ho risposto. «Va bene.»«Se puoi», ha aggiunto lui, «cerca di mugolare un pochino. Sai, serve atmosfera...»«Ok» ho annuito. «Atmosfera.»«Sì. Atmosfera.»«Uh uh.»Fa caldo ed è completamente buio; immagino di trovarmi all'interno di un enorme utero, inpartenza per galassie lontanissime; dico a me stesso che in silenzio riuscirò a sopravvivere.Sopravvivere a cosa? Si stanno preparando. Benché non abbia ancora assistito a nulla, lasituazione mi ricorda un video che ho visto con Mario qualche tempo fa. Nel video c'eranotre uomini – o forse erano donne, la qualità delle riprese era pessima – che sopra un lettoenorme facevano strani giochi con quello che a prima vista sembrava un cane imbalsamatoma che poi, a fine video, si rivelava un neonato – morto – con indosso un abito da quadru-pede. Il cigolio del letto mi fa capire che hanno iniziato. Scosto verso destra l'anta scorre-vole e sporgo un poco il viso. Frontalmente vedo i piedi di loro tre. La ragazza (la riconoscoper il piede destro deformato) al centro; Claudio a sinistra e Sandro a destra.«Riesci a toccarti?» gli domanda Claudio. «A toccarti. Sì, qui in mezzo. Dove c'è la miamano. Ci riesci?»La ragazza allunga il braccio sano verso le gambe ma Sandro glielo blocca subito.«No, con l'altro», dice lui. «Sennò non vale.»La ragazza emette un gemito.«Prova.»«Sì, prova,» gli fa eco Claudio. «Brava... così... ci sei quasi».La ragazza geme ancora e borbotta qualcosa di insensato che suona come: "ombranelferro-delgiardino".«Allungati un po' di più, dai», la incita dolcemente Sandro.
«Giulia... allora?»Nessuna risposta; è un pomeriggio di Settembre. Giulia fissa il poster di Topolino appeso almuro. La mamma le scuote di nuovo la spalla. Il padre bestemmia ed esce dalla stanza. Orale due donne sono vicine. La mamma le parla di responsabilità e di altri cose che Giulia non
può comprendere. L'anima, dice, l'anima innanzitutto. Giulia ridacchia e la donna per un mo-mento si sente offesa. Non ha reali idee sul da farsi.
Improvvisamente si accende la luce. Sandro è in piedi, nudo. Si volta e mi fa l'occhiolino.Chiudo l'anta dell'armadio e mi riaffaccio dopo trenta secondi. Sul letto Sandro e Claudiostanno truccando la ragazza. Finiscono di colorargli le labbra con un pennarello rosso e pas-sano agli occhi. Claudio estrae dall'astuccio un trattopen e disegna sopra la palpebra destra- "chiudi gli occhi, brava, così," - una pupilla spalancata. Fa lo stesso sopra la palpebra sini-stra. Giulia (ho scoperto solo poco fa il suo nome) continua a tenere gli occhi chiusi. La suaespressione è identica a quella di una vecchia bambola di porcellana. Sandro mi guarda dinuovo. «Allora?» mi domanda.«Cosa?»«Non ho sentito nulla. Voglio atmosfera.»«Va bene.»«Altrimenti che ti abbiamo chiamato a fare?»Giulia tiene ancora gli occhi chiusi. Dopo avermi lanciato un'occhiataccia Claudio si alza inpiedi e si posiziona davanti a lei. «Tieni gli occhi chiusi e apri bene la bocca», le sussurra.Sandro mi sta ancora guardando.
La donna esce dalla stanza. Nel salone il ronzio di un televisore acceso. C'è il sole; un solepallido, convalescente. Le cose sembrano appassire a poco a poco. La donna domandaqualcosa a suo marito, ma nessuno dei due riesce a sentire nulla. L'uomo pensa alla panciadi sua figlia e alla sua espressione vacua. La donna ripete la domanda. Tra le mani stringeun bicchiere di vetro. Finalmente il marito risponde. «Non so». La donna va in cucina. Con sorpresa si accorge che sta ancora stringendo il bicchiere. Se stringesse più forte,pensa, potrebbe romperlo. Immagina allora, come in un sogno, le sue mani piene di sangue.Immagina il marito entrare allarmato in cucina. «Cosa è successo?» - lei non risponde. Ilmarito si inginocchia ai suoi piedi, le prende le mani e le bacia. «Smettila,» dice lei. «Ti spor-cherai tutto.»Torna di là. L'uomo sta guardando la televisione; ogni tanto guarda qualcosa sul cellulare.La donna vorrebbe domandargli qualcosa; sfiorarlo, forse: non sa. Probabilmente è dome-nica. Dall'altra parte della strada alcuni ragazzini stanno giocando a pallone utilizzandocome porta la saracinesca abbassata di quello che una volta era un negozio di alimentaribengalese. La donna li guarda da dietro le tendine, cercando di indovinare la loro età. La penombra alle sue spalle le ricorda che il peso di certe domeniche non è affatto uno statomentale. Moglie e madre, pensa. Quando aveva vent'anni le sembrava impossibile. A vent'annimolte cose le sembravano impossibili: le notti troppo lunghe e i giorni troppo brevi. A vent'annil'idea di un cielo bianco, accecante, senza variazioni di intensità.
CONTINUA
di Gabriele Galloni
La torre di Caosele di Andrea Matarazzo
Lezione
Non ne è rimasto nemmeno un bicchiere
l'hai bevuto tutto
non mi resta che sorseggiarti vuotando i tuoi seni
spremendo i tuoi duri capezzoli da cui non esce che vile latte materno.
Costruimmo una casa
io e te
una casa
con dure mani e duri cuori
senza destino
solo il cadere dei rottami degli aerei che non ci riguardavano.
Non c'era poi nemmeno bisogno dei diti medi o delle bestemmie sparite
tra i denti
solo tenere linguacce e baci soffiati.
Io e te eravamo apertura alare, altari sacri da non violare, fiamma
inestinguibile, mari mossi da principi primi, terre sicure già esplo-
rate, coppia di sangue senza incesto.
Non ti donavo che discorsi severi per contrariarmi
e tu divertita ridevi nel saggiare preziosi piaceri di una mente
volatile.
Risalivi al verbo primo delle mie parole
dalle radici scomposte di una balbuzie
che tu
mi aiutavi a ricomporre con facili cenni del capo ed occhi fermi.
Fu in una notte di ghiaccio che ti colpii
con la violenza inaudita del troppo amore
con la follia dell'angoscia per l'infinito
ti sfregiai il volto
e pugni e calci che quasi andasti in coma
ma tu non capivi che l'amore è violenza
e non hai mai lottato:
deduco oggi tu non mi abbia mai amato.
Ah, se potessi tornare indietro
ti insegnerei a lottare
e ad armi pari
ti affronterei più forte
fino a ritrovare un'aspra coincidenza fra il tuo modo di amare ed il mio.
domenico porfido
Picarissimo Pinocchio
Maria Matteacci
Peppino, piantando pialla per prendere punteruolo, per professione plasmava pezzi porosi. Portava per pseu-donimo Polendina, perché possedeva parrucca paglierina: pareva proprio padana pietanza! Per procurarsipagnotta, poverissimo produttore progettò preparare pupazzo, proposito presentare pantomime pubbliche.Pertanto, preso prestito pezzo parlante, principiò piallarlo, pensando prenome: « Peppino... Pinuccio... Pinolo...Pinocchio! » Presto prodotto, « Posso passeggiare! » pronunciò pupazzo, poi (personalità portata per pasticci)precipitosamente partì - « Pappappero pappappà! » - prendendo paesani percorsi. Poliziotto, per proteggerepargolo, portò presso prigione papà Peppino. Piccola pulce parlante, probo precettore, principiò predicozzo: « Pondera, Pinocchio... » PUM! Pinocchio premette pidocchio, pedante piantagrane, producendone poltiglia.Poi però, perdendo piedi, piagnucolò. Paziente padre provvide, porgendogli pure pere polpose. Per pagarepremure paterne, pupazzo promise progressi parascolastici. Palle. Partecipando pantomima pubblica, Pinocchio provocò parapiglia presso pupi protagonisti. Padron Puparo,possente personaggio peloso, prima pensò punire pupazzo, poi pietoso prosciolse piangente pargolo, por-gendogli pure preziosa pecunia. Presso paese, paio procacciatori predoni (profittatori professionisti) puntaronopollastro: « Porgi picciol padiglione, perché particolare per poche persone: Prodigioso Podere prolifica pa-lanche! Piantandole potrai poi prendere più pecunia! » Pinocchio provò. Prosieguo: predoni portarono pupazzopresso pub "Paguro Purpureo", pernottando pure. Pinocchio, povero pollo, pagò. Pervenne Pervinca, provvidenziale pulzella, poteri prodigiosi. Pulce parlante predicò: « Prendiamo provvedi-menti: papà Peppino patisce, poverino! » Pinocchio, pentito, piangeva. Proposito pecunia percepita, « Perduta! Perduta! » protestò. Parole, parole, parole: profilo puntuto progredì, protendendosi parecchio. Per-vinca provvide. Però pasticci proseguirono! Perseguendo perfidi propositi, procacciatori predoni persuasero pollastro piantarepecunia presso Prodigioso Podere. Pupazzo provò, poi passò per paese Prendipirla (perlomeno), poi, pressoportentoso podere, pappagallo parlante pronunciò: « Piazza pulita! Predoni prendono pecunia! » Pinocchiopresentò problema presso perito: pensate, paradossalmente, per poco preminente personaggio provvidegliprigione! Pupazzo prese pure polpose palline purpuree presso pampinoso podere: padrone prontamente punìprofittatore. Piccione preavvisò Pinocchio: « Papà Peppino, preoccupato, parte per periglioso periplo, panfilo pronto. »Presto, Pinocchio! Prontamente protagonista pervenne presso proda. Peccato però: papà, partito prima, pen-colava pallido, palesemente provato: pelago paurosamente procelloso. PLUFF! Penetrando profondità, pianopiano Pinocchio pervenne presso palmosa penisola: Paese Prònubi (popolo produttivo). Pervinca promise pu-pazzo parvenza primate, purché primeggiasse per prestazioni parascolastiche. Pertanto, perseverando, Pi-nocchio perdurò pupillo presso professore. Pargoli, prendendosela (personale pagella pessima), proposeropupazzo passeggiata presso proda, poi principiarono picchiarsi. Piombarono poliziotti. Puf, promessa persa.Per piantare piedipiatti, Pinocchio - PLUFF! - penetrò pelago. Pescatore, prendendolo per particolare, pregiatopesce - Pesce Pupo - pronunciò: « Per primo, pupazzo panato! » Pinocchio (parole pleonastiche) prontamentepiantò personaggio.
Prodigandosi, pupazzo prese positiva pagella. Pervinca, per premiarlo, prospettò promessa. Pimpante, Pinoc-chio procacciò pertanto pargolo pigrissimo: Pelleossa (pareva prosciugato). « Preparo party per promozione!- proclamò pupazzo - Partecipi? » « Partiamo per Paese Pacchia, Pinocchio! - propose Pelleossa - Potremopermetterci party perpetui, pomeridiane pennichelle! » Profilasi poi Postiglione: personaggio panzone, parevaPlatinette. Pronunciava parole paterne: pareva proprio personaggio positivo! Profondamente, però, perfido,perverso, perché prendeva pargoli pigri, portandoli presso piacevole paese per produrne puledri prigionieri.Pinocchio, persuaso, partì (perdonatelo però, perché presto proverà personale prodezza). Pertanto, poltrendopresso Paese Pacchia, Pinocchio, Pelleossa presero pelosa parvenza. Puntualmente Postiglione procedetteperseguendo pena, piazzandoli per profitto personale. Perfido proprietario pagò per prendere Pinocchio, pen-sando produrne percussione. Perciò precipitò puledro presso pelago: PLUFF! Pesciolini papparono pezzo pezzo pelle puledra, palesandoprimario pupazzo. Purtroppo però, pantagruelico, Pauroso Pescecane pappò Pinocchio. Presso profonda panciapupazzo percepì presenza: papà! Personaggi poterono partire perché, pare, Pauroso Pescecane possedesseproblema polmonare. Presso proda, Pinocchio, Peppino pescarono procacciatori predoni. Parevano pidocchiosipezzenti: « Pecunia! Pecunia per pietà! » pigolavano. Pupazzo proseguì: proporzionata punizione per perfidipersonaggi.
Pinocchio per professione produceva panieri, pupo perbene provvedeva per papà. Per premiarlo, Pervinca per-donò pasticci passati: - puf! - protagonista percepì pelle, polpastrelli, polpacci, piedi... Possibile? Puntò pupille:poggiato presso panca, penzolava piccolo poroso pupazzo, picaresco personaggio, picarissimo Pinocchio.
PUNTO.
PERSONAGGI
PinocchioPeppino Geppetto
Pulce parlante il Grillo-parlantePadron Puparo Mangiafoco
Procacciatori predoni la Volpe e il GattoPervinca la Fata dai capelli turchini
Pelleossa LucignoloPostiglione il conduttore del carro
Pauroso Pescecane il terribile Pesce-cane
POSTI
Prodigioso Podere il Campo dei miracoliPub "Paguro Purpureo" l'osteria del Gambero Rosso
Paese Prendipirla la città di AcchiappacitrulliPaese Prònubi il paese delle Api industriose
Paese Pacchia il Paese dei balocchi