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Pausa

Date post: 02-Mar-2016
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Abbiamo cercato un modo per festeggiare il nostro ventesimo compleanno che fosse l’occasione per fermarsi un po’ a riflettere. Il desiderio di fare silenzio ci ha fatto pensare alla musica e da qui è nata l’idea di collaborare con il Lettimi, l’Istituto Musicale della nostra città.
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Transcript
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venti anni di Kaleidon

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p a u s a

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p a u s a

© copyright Kaleidon 200847900 Rimini – via F. Graziani, 1tel. 0541-22596 fax 0541-709327www.kaleidon.it

PAUSA è stato realizzato da Franz Ramberti, Valter Toni, Barbara Mondaini, Patrizia Casadei, Laura Timpano, Elvira Pagliuca, Alessandro Rambertie in modo particolare da Barbara Montespini.

Grazie aComune di Rimini

Istituto Musicale Pareggiato “G. Lettimi”Enrico Meyer

Stefano PivatoStefano BisulliPier Paolo PaolizziGiuseppe ProsperiAlessandro Zignani

Maurizio FantiniNevio Semprini

Pier Paolo Giannini

Aristide Della Giovampaola, Lithos Arti Gra�cheDavide Dall’Agata, ImmaginazioneTonino Zanchini, FotoeditAndrea Ravaglia, DataTrade

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4 HERBERT LEUPIN (COCA COLA, 1953)

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Abbiamo pensato di festeggiare il ventesimo compleanno creando un’occasione per fermarsi un po’ a ri�ettere. Il bisogno di assenza di rumore e il silenzio ci hanno fatto

pensare alla musica: da qui è nata l’idea di collaborare con il Letti-mi, l’Istituto Musicale della nostra città.

pausa è un progetto che unisce il piacere di incontrarsi a quello di cercare nuove occasioni di confronto e insieme nuovi motivi per ripartire.

Ri�ettere sul silenzio sonoro rispetto al silenzio visivo ci ha ri-cordato che lo spazio tra le note e le �gure è indispensabile alla loro signi�cazione: dunque il vuoto non è lo scarto, ciò che resta, ma ciò che dà senso alle cose, che le distingue e le mette in relazione.

pausa è il silenzio necessario che ci permette di apprezzare quello che è stato prima e ciò che verrà dopo.

Come un compleanno.Kaleidon

IL SILENZIO NECESSARIO

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GIOVANNI LETTIMI

Il Conte Giovanni Lettimi (1854-1903), �glio di una nobile fa-miglia riminese che si contraddistinse per l’amore per le arti e la cultura, fu pianista di talento, direttore della banda cittadi-

na e socio della Reale Accademia Filarmonica di Bologna. Fu proprietario di un deposito di vendita e noleggio di piano-

forti e armonium. Giovanni ereditò dal padre, Andrea Lettimi, il palazzo di famiglia, costruito da Carlo de’ Maschi nel 1506. Alla morte di Giovanni Lettimi, la proprietà, per volontà testamenta-rie, sarebbe passata al Comune di Rimini a�nché fosse destinata a sede della scuola di musica, «a condizione però che in esse scuole siano sempre conservate quelle di armonia e di pianoforte, fonda-mento di una buona istruzione musicale».

La scuola, già esistente a Rimini dal 1825, iniziò a Palazzo Letti-mi la propria attività nel 1903.

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MI È SEMPRE SEMBRA-

TO CHE LA MUSICA NON

DOVESSE ESSERE CHE IL

TROPPO PIENO DI UN GRAN-

DE SILENZIO.

Marguerite Yourcenar

MI È SEMPRE SEMBRATO CHE LA

MUSICA NON DOVESSE ESSERE CHE

SILENZIO, ED IL MISTERO DEL SI-

LENZIO CHE CERCA DI ESPRIMERSI.

GUARDATE PER ESEMPIO UNA FONTA-

NA. L’ACQUA MUTA RIEMPIE LE CON-

DOTTE, VI SI AMMASSA, NE DEBORDA

E LA PERLA CHE CADE È SONORA.

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Ogni musicista la teme. La pausa è quel momento in cui il suono non ti sostiene più, e il dubbio si fa strada nella mente: “Io, che ci faccio qui? Questa non è la mia mu-

sica!” La pausa fa sentire ogni interprete un intruso. Riattaccare, è sempre una profanazione del silenzio. Ah, la perfetta autosu�-cienza della consonanza perfetta! La triade di do maggiore: perché alterare la sua perfetta indipendenza dalle transeunti dissonanze? E del resto, che altro è la musica, se non la consapevole infrazione all’ordine del cosmo? La pausa, è il ricordo di quell’età dell’oro in cui, di suoni, non c’era a�atto bisogno.

Il tempo, esiste prima della musica. Il suono abita il tempo, ma lo espelle da sé. Lo rende qualcosa che si può percepire; toccare, quasi. Finché non arriva la pausa, e allora si scopre che il tempo sta lì, eterno, a ridere della nostra pretesa di averlo ingabbiato. La pausa, è l’impotenza del suono ad abitare il tempo. Non ci fosse-ro che pause, il mondo delle illusioni non potrebbe mai spacciarsi per il mondo vero. La musica è nata solo per nasconde-re le pause. Le odia così tanto che �nge di amarle. Guardate i musicisti, soli, sul pal-co, alle prese con una pausa che si protrae troppo a lungo. Non possono star fermi.

AVETE TEMPO PER UNA PAUSA?

“DOPO IL SILENZIO CIÒ CHE SI AVVICINA

DI PIÙ NELL’ESPRIMERE

CIÒ CHE NON SI PUÒ ESPRIMERE

È LA MUSICA.”

Aldous Huxley

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Alzano gli occhi al cielo. Scuotono la testa. Battono il tempo con una mano, e con l’altra accarezzano i tasti come il cavaliere fa con la groppa del cavallo, mentre lo orienta in direzione dell’ostacolo da saltare. I musicisti lo sanno, che la pausa è l’unico momento in cui possono ancora sperare di domare la musica. Per un attimo, il �usso che li imprigiona proprio quando illudono il pubblico di stare orientando la sua scia: quel �usso, per un attimo, lo sentono parte del loro respiro. Solo che, per questo, pagano un prezzo: la rinuncia al suono.

Esistono musicisti così puri da coltivare l’anoressia del silenzio. Per loro, l’emissione del primo suono è un atto contro natura: qualcosa da auscultare con l’animo dello psicopatologo clinico. Per altri, il suono è il poliziotto del sen-so critico: qualcosa da prendere a sassate con una trasgressività un po’ ridicola, per

quanto è adolescenziale. E ogni volta che una pausa è tenuta per il tempo giusto, tanta esattezza provoca, nel pubblico, la ben nota sensazione: e perché mai, ora, la musica dovrebbe ricominciare? Ed è poi, quella che ricomincia, la stessa musica?

“HEARD MELODIES ARE SWEET

BUT THOSE UNHEARD ARE SWEETER”

John Keats, “Ode on a Grecian Urn”

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Ebbene, sì, è la stessa: la musica di sempre, quella che si muove tra le pause come un macchinista dietro le quinte. Il macchinista non sa bene quello che succede in scena; sa solo che, se non cambia la scena al momento giusto, nulla potrà più succedere. Per il musi-cista, è la stessa cosa: per questo odia la pausa e, allo stesso modo, non vede l’ora di appoggiarvisi sopra con quell’aria stolida che ave-vano gli scienziati antichi quando, per spiegare l’incomprensibile, si inventavano l’etere, o una quintessenza sospesa nell’atmosfera terrestre. Non ci credevano neanche loro: ma era così logico, pensa-re un cosmo senza pause! Un mondo devoto all’horror vacui, piut-tosto che un vacuo orrore del mondo.

La �sica, in questo, ha fallito. E dunque, le è subentrata la musica: la quintessenza del vuoto. La prova? Se i musicisti avessero davvero creduto sensata la pausa, avrebbero forse inventato l’illusione psicologica della sua durata? Si sarebbero inventati quell’aborto linguistico che è la

“corona”? Che è mai, la corona? La notazione dello stupore di ogni musicista al cospetto della pausa…

Alessandro Zignani

“I SUONI SE NE STANNO NELLA MUSICA

PER RENDERSI CONTO DEL SILENZIO

CHE LI SEPARA.”

John Cage

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QUANDO SI È ASCOLTATO MOZART, IL SILENZIO CHE SEGUE È ANCORA DI MOZART...

Sacha Guitry

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La poesia agli occhi di molti è “vanità” nel senso qoheletiano del termine hèvel: un “�ato” che non sembra avere grande importanza, un vapore che si dissolve presto, senza la capa-

cità di sommuovere che ha la musica, né la facilità icastica di uno slo-gan. Forse l’essenza della poesia è proprio qui, nel suo essere labile e impalpabile eppure con una carica concentrata di energia che aspet-ta solo il lettore attento o abituato alla sue “frequenze”: se la poesia è

gratuita, umilmente accolta come una pie-tra preziosa dal poeta che può (deve) cer-to lavorarla ma mai possederla, essa può raggiungere tutti e germinare in coloro

che hanno orecchi per intenderla… Non credo nelle poesie-diario, autoterapeutiche, celebrative, esistenziali, commemorative o di de-nuncia: se i versi restano troppo vincolati all’occasione, all’evento o ai sentimenti dell’autore, questi rischia, nel migliore dei casi, di fare un buon esercizio di stile e più spesso di annoiare il lettore.

Sia il poeta che la poesia hanno bisogno del silenzio che decan-ta, prepara, accoglie, genera parole profonde, essenziali, scintille di verità da condividere.

IL SILENZIO DELLA POESIA

“ASCOLTO, TRASPORTATO A MEZZ’ARIA,

IL BRUSIO DELLE ALI DEL SILENZIO

CHE VOLA NELL’OSCURITÀ.”

M.A. de Saint-Amant

MILTON GLASER, MOSTLY MOZART FESTIVAL 1983

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Il silenzio è l’humus di una voce poetica autentica, e questa è espressione di uno stare al mondo, in una data realtà, con la consa-

pevolezza che c’è però dell’altro. Se le nostre vite sono un intreccio di storie (in tutti i sensi che la parola può avere) la poesia ne illumina i nodi (che in senso positivo sono gli incontri e gli even-ti che aprono nuovi cammini e prospettive), ma sempre a partire dal vuoto delle maglie in cui ha sede quel silenzio che ogni lingua umana tenta di scandagliare: può “esprimerlo” solo in qualche eco che comunque investe la realtà impastandola di senso, rivelandola a coloro che vi sono immer-si, autenti�candone i pensieri e quindi gli atti. I poeti veri sono dei fari che possono aiutarci a na-

vigare l’elusiva super�cie senza suono che è la lavagna trascendente in cui sta scritto il destino di ciascuno.

Alessandro Ramberti

(dalla quarta di copertina de Il silenzio della poesia, Fara 2008)

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“TUTTO CIÒ CHE PRECEDE DIMENTICARE.

MOLTE COSE ALLA VOLTA NON RIESCO.

COSÌ RESTA ALLA PENNA IL TEMPO

DI PRENDERE NOTA. NON LA VEDO

MA LA SENTO LAGGIÙ DIETRO.

PER DIRE IL SILENZIO.

QUANDO SI FERMA, CONTINUO IO.

QUALCHE VOLTA SI RIFIUTA.

QUANDO SI RIFIUTA CONTINUO IO.

TROPPO SILENZIO NON RIESCO.

O È LA MIA VOCE TROPPO DEBOLE A VOLTE.

LA VOCE CHE ESCE DA ME.

QUESTO PER L’ARTE E IL MODO.”

Samuel Beckett

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16 LE PRIME CARTOLINE DI KALEIDON

Natale 1988 Natale 1989

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Il desiderio di a�rontare i progetti con grande attenzione e cura credo sia stata una delle principali caratteristiche di Kaleidon in questi venti anni, dedicando ad ogni lavoro una buona

quantità di “pause” ri�essive, in maniera proprio del tutto contraria allo stile frenetico che il lavoro di oggi vorrebbe imporci. Tirare un po’ le somme e veri�care i risultati non è per niente facile, soprattutto quando questi sono riferiti a sé stessi. Se a questo aggiungia-mo il fatto che, sia io che Franz, come del resto un po’ tutte le persone che in una qualche maniera hanno collaborato con noi in questi anni, siamo riluttanti alle celebrazioni, si capisce che l’evento di un comple-anno per lo studio avrebbe potuto facilmente essere dimenticato. Sarebbe stato così, se non fosse venuto in mente a Patrizia questo nome “pausa”, che ad ognu-no di noi ha aperto la mente a signi�cati, a desideri incredibilmente ampi, che spaziano su territori così diversi, dalla musica a possibili scelte di vita, a tal pun-to che è facile cadere nella banalizzazione del termine. Ma pur correndo questo rischio cercherò di dare un senso alla mia “pausa”.

“UNO DOPO L’ALTRO

GLI STRUMENTI

TACCIONO.

RESTA SOLO

LA VIOLA

E LE È PERMESSO

DI SPEGNERSI,

MA NON DI MORIRE.

DEVE SUONARE

PER SEMPRE;

SOLO NOI NON

LA SENTIAMO PIÙ.”

T.W. Adorno

PAUSA RITMATA

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Per prima cosa “pausa” è staccare la spina dal lavoro ogni �ne settimana, proprio come ha fatto il buon Dio il settimo giorno, per dedicare il meglio di sé alla famiglia. “Pausa” è trovare il tempo per spegnersi un po’ e ricaricarsi di energia: l’importante è trovare un buon carica-batterie. “Pausa” è utilizzare il viaggio quotidiano in treno per scrivere una email agli amici. “Pausa” signi�ca riappro-priarsi del presente e non vivere frastornati tra rimpianti passati o angosce future. “Pausa” non è fermarsi a mangiare un panino a pranzo, ma piuttosto svegliarsi presto la mattina per iniziare me-glio la giornata, e pensare agli impegni alla luce di cosa veramente conti nella vita, una vita che mi piacerebbe vedere come una gran-de sinfonia, dove ogni “pausa” serve a metter in evidenza i suoni in-trecciati unici e irripetibili della nostra esistenza, sia quelli gioiosi, sia quelli tragici, in preparazione di quella che sarà la nostra ultima inevitabile grande “pausa” �nale.

In questo senso il poster che ho realizzato si ispira ad un mo-mento recente della mia vita, una “pausa” che mi ha coinvolto in maniera profonda e del tutto particolare. Ho avuto il grande dono di essere vicino a mio padre il 31 dicembre scorso, mentre lasciava questa terra, e di vivere questo distacco come mai mi sarei aspetta-to, fortemente ricco di signi�cati. Troppo avrei da raccontare, ma tutto per me si riassume in un rosario di legno che in quella notte ho tenuto stretto fra la mia mano e quella di Paolo, mio padre.

Valter Toni

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19VALTER TONI

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20 MILTON GLASER (BACH VARIATIONS, 1985)

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Abbiamo chiesto ad alcuni amici, gra�ci, illustratori, foto-gra�, che in questi vent’anni hanno avuto a che fare con Kaleidon, di interpretare visivamente il tema della pausa,

e di mandarci una loro opera per essere messa in mostra negli spazi dell’Istituto Musicale Lettimi.

Gli autori che hanno partecipato sono: Rosadea Angiolla, Sil-vano Bacciardi, Francesca Ballarini, Marcella Brancaforte, Patri-zia Casadei, Roberto Cecchi, Mauro Chiappa, Elio di Raimondo, Abele Gasparini, José Americo Gobbo, Paolo Lombardi, Mirko Neri, Elvira Pagliuca, Werther Scudellari, Andrea Stein�, Laura Timpano, Pier Paolo Zani.

MANIFESTI

“LA MUSICA AIUTA A NON SENTIRE DENTRO

IL SILENZIO CHE C’È FUORI.”

Glenn Gould su Johann Sebastian Bach

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23LAURA TIMPANO

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24 FRANZ RAMBERTI

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25MIRKO NERI

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26 ROBERTO CECCHI

“Di solito la pausa assume importanza in base al valore dei fenomeni che separa e a quanto riesce a sottolinearli; forse però alcune pause riescono a vivere anche in loro stesse. In questa immagine sono rappresentati 2 istanti scattati prima e dopo un momento storico decisivo; si tratta della little-boy prima di essere caricata sul B29 Enola Gay e di Hiroshima in una foto aerea con evidenziata l’area danneggiata dal bombardamento. La potenza del silenzio in quegli attimi doveva essere incredibile, nel mondo così come in ciò che rimaneva di quella città: quando la bomba scoppiò, il mondo si fermò per un lungo momento. Pause come quella dividono corpi, pensieri, storia... cambiano le cose.”

“IL RISVEGLIO DELLA FACOLTÀ DI ASCOLTO DEL SILENZIO

NON AVVIENE ESCLUSIVAMENTE NELLA SOLITUDINE

DELLA NATURA, NELL’ESSERE SOLITARIO, MA INVECE È SPESSO

ALL’INTERNO DELLA MASSA, DELLE SONORITÀ PIÙ FORTI…

ANCHE NEL PIÙ FRAGOROSO STRAUSS!”

Luigi Nono

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29SILVANO BACCIARDI

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31PIER PAOLO ZANI

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“IN UN’EPOCA E IN UN PAESE IN CUI TUTTI SI FANNO

IN QUATTRO PER PROCLAMARE OPINIONI O GIUDIZI,

IL SIGNOR PALOMAR HA PRESO L’ABITUDINE DI MORDERSI

LA LINGUA TRE VOLTE PRIMA DI FARE

QUALSIASI AFFERMAZIONE.

SE AL TERZO MORSO DI LINGUA È ANCORA CONVINTO

DELLA COSA CHE STAVA PER DIRE, LA DICE; SE NO STA ZITTO.

DI FATTO, PASSA SETTIMANE E MESI INTERI IN SILENZIO.”

Italo Calvino, “Palomar”

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33PAOLO LOMBARDI

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“I suoni della natura, i pensieri intervallati dalle ri�essioni che ne derivano, luoghi dove la mente, aiutata dal vuoto del silenzio, può spaziare.Cercare sé stessi nei vuoti che ci sono intorno. Elaborare, apprezzare e godere delle pause.”

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35WERTHER SCUDELLARI

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“Ho pensato una pausa come un’isola.Un’isola lontana da tutto e da tutti, come l’Isola di Pasqua.Un’isola che è una pausa nell’oceano e nella storia.

Furono dei navigatori polinesiani a scoprire l’isolae nacque la civiltà Mohai.Prima dell’arrivo degli europei, lotte interne senza pausetra i clan posero �ne alla società Rapa Nui.

Oggi l’Isola di Pasqua vive esclusivamente di turismo.Arrivano da ogni angolo del mondo, ma si parte solo dal Cile.Sarà la solennità dei Mohai ad attirarli?Non saprei... ma è bello trascorrere un po’ di tempo laggiù.Non serve l’aereo... ce l’hai una pausa?”

“CHI NON SA TACERE NON SA PARLARE”

Seneca

ABELE GASPARINI

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37ABELE GASPARINI

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38 FILIPPO TOMMASO MARINETTI: PAROLE IN LIBERTÀ

IL SILENZIO È SEMPRE PIÙ PERFETTO DELLA MUSICA.

BISOGNA SOLTANTO IMPARARE AD ASCOLTARLO.

NON ARRIVIAMO NEANCHE AD IMMAGINARE

QUANTE COSE CI SONO NELL’ARIA.

NESSUNO, NORMALMENTE, LE VEDE.

LE PERSONE NON ASCOLTANO

CIÒ CHE SI TROVA NEL SILENZIO CHE CI CIRCONDA.

Arvo Pärt

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39ELVIRA PAGLIUCA

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GRAZIE AL SILENZIO

I RUMORI IRROMPONO

DEFINITIVAMENTE

NELLA MIA MUSICA

John Cage

ELVIRA PAGLIUCA

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“PENSO A QUANDO IL GRANDE SILENZIO

SCENDERÀ SU TUTTO E DAPPERTUTTO,

ALLORA INFINE TRIONFERÀ LA MUSICA.

E QUANDO TUTTO SI SARÀ RITRATTO

IN GREMBO AL TEMPO, TORNERÀ IL CAOS,

E IL CAOS È LA PARTITURA

SU CUI È SCRITTA LA REALTÀ.”

Henry Miller, “Tropico del Cancro”

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43FRANCESCA BALLARINI

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44 ANDREA STEINFL

“VIAGGIARE NON SERVE MOLTO A CAPIRE

(QUESTO LO SO DA UN PEZZO; NON HO AVUTO BISOGNO

DI ARRIVARE IN ESTREMO ORIENTE PER CONVINCERMENE)

MA SERVE A RIATTIVARE PER UN MOMENTO L’USO DEGLI OCCHI,

LA LETTURA VISIVA DEL MONDO.”

Italo Calvino, “La vecchia signora in chimono viola”

“ love is everywhere round here”

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46 ROSADEA ANGIOLLA

“Pausa sazia o silenzio fecondo come provocazione e presenza del tempo, essenzialità del gesto nella capacità di trasmettere l’intensità dell’emozione attraverso l’incantesimo e la poesia. Sentimento delle cose s�orate e allusive solo in apparenza, riposo dei valolri intimi, trepida presenza, dedizione, lode, guarigione e trasformazione e conduzione di noi stessi. Momento unico di raccoglimento per incontrarsi, assimilare e “prendere �ato”. La pausa o silenzio è essa stessa un rumore.”

“SI STIA PURE FERMI E MUTI COME SASSI,

LA NOSTRA STESSA PASSIVITÀ SARÀ UN’AZIONE.”

Jean Paul Sartre

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47ROSADEA ANGIOLLA

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48 PATRIZIA CASADEI

“Chissà se Dio si prende la briga di tuonare di furore contro uno stupido carrello, di dettare una pausa violenta per scuoterci dal loop monocorde del consumo!”

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“LA VERA MUSICA

È IL SILENZIO

E TUTTE LE NOTE

NON FANNO

CHE INCORNICIARE

IL SILENZIO.”

Miles Davis

“ le pause che mi prendevomentre il prof. spiegava matematica.”

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51MAURO CHIAPPA

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52 LAURA TIMPANO

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53LAURA TIMPANO

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ADÉGUATIall’insolenza di tutto questo troppo.

ADEGUÀTIall’insolenza di tutto questo troppo.

C’è tanto troppo in giro da farne pacchie pile, e caterve di sovrabbondanza oscena,

senza più – cazzo – il gusto di niente.

RISULTÀTI1 - 50 su circa 32.300.000per troppo. (0,22 secondi ).(Mi sento fortunato)( forse cercavi “di riflettere”)

ECCO. LO SENTO. STA ARRIVANDO. NO, NIENTE. FALSO ALLARME. NON POTEVO SAPERLO. PERCHÉ LA PAUSA È TALE SE INA

TTESA. _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _

n e l s i l e n z i o s i c o r r e i l r i s c h i o c h e s i a n n i d i n o p e n s i e r i

i l p e n s a t o r e s i s a n o n è m a i s t a t o b u o n c o n s u m a t o r e

n e l f l u s s o s e n z a r r e s t o l a t e n s i o n e è a l t a a l t a a l t a a l t a

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Le idee – quelle buone – ancora bagnate d’amnioticosono stese al fresco della sera d’estate, ad asciugare.Non mi fido degli essicatori delle lavanderie a gettoni:troppo chiasso.

Alta, sì. Alta marea di aver compiuto l’eccidio della battigia. Io sono battigia, di coro respiro col mare.

e ancora aspetto che arrivi, ancora, mio mare mio amore.

finché vorrà Inverno, e finché avremo stagioni.

Finché avremo stagioni a darci tempo.ELIO DI RAIMONDO

. oggi sono, la festeggiata è? la mia giornata; e posso» permet-termi! il lusso, finalmente? di es-sere ;onnipresente smettendo:: di essere (dominio della logica) (da – sempre faccio il” mio“ la-voro onestamente, e,, mi merito qualche! riconoscimento?! esis-to (per) dare… senso perché: so bene che l’/ assenza«» conferis-ce senso: alle .cose perciò let-tore? caro non prendertela per – la mia invadenza in questa pa-gina) altrove tornerò a!!! , com-portarmi da, ‘brava» come la cara: vecchia pausa di sempre!!!

TUA PUNTEGGIATURA

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ADÉGUATIall’insolenza di tutto questo troppo.

ADEGUÀTIall’insolenza di tutto questo troppo.

C’è tanto troppo in giro da farne pacchie pile, e caterve di sovrabbondanza oscena,

senza più – cazzo – il gusto di niente.

RISULTÀTI1 - 50 su circa 32.300.000per troppo. (0,22 secondi ).(Mi sento fortunato)( forse cercavi “di riflettere”)

ECCO. LO SENTO. STA ARRIVANDO. NO, NIENTE. FALSO ALLARME. NON POTEVO SAPERLO. PERCHÉ LA PAUSA È TALE SE INA

TTESA. _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _ _

n e l s i l e n z i o s i c o r r e i l r i s c h i o c h e s i a n n i d i n o p e n s i e r i

i l p e n s a t o r e s i s a n o n è m a i s t a t o b u o n c o n s u m a t o r e

n e l f l u s s o s e n z a r r e s t o l a t e n s i o n e è a l t a a l t a a l t a a l t a

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Le idee – quelle buone – ancora bagnate d’amnioticosono stese al fresco della sera d’estate, ad asciugare.Non mi fido degli essicatori delle lavanderie a gettoni:troppo chiasso.

Alta, sì. Alta marea di aver compiuto l’eccidio della battigia. Io sono battigia, di coro respiro col mare.

e ancora aspetto che arrivi, ancora, mio mare mio amore.

finché vorrà Inverno, e finché avremo stagioni.

Finché avremo stagioni a darci tempo.

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“ ho ascoltatoquesta notteanche il cuorefa una pausa”

MARCELLA BRANCAFORTE

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58 JOSE AMERICO GOBBO

Mosaici silenziosi“Gli stenditoi sempre mi hanno a�ascinato per la loro bellezza

e leggerezza... le �gure appese rimandano all’idea del tempo sospeso, una pausa colpita dai venti e dal sole. La scelta della mano e delle labbra sono state dettate dal mio gusto personale... ma come per dire che l’opera d’arte procede in silenzio e davanti a lei rimaniamo senza parole.Nella realizzazione di questo lavoro ho utilizzato la tecnica digitale gimp per comporre il disegno ai piedi del lavoro e metapixel, uno strumento per comporre mosaici a partire da una libreria di immagini. Le tessere del mosaico sono state realizzate a partire da immagini fotogra�che da me scattate negli ultimi 5 anni e rappresentano un po’ tutto ciò che è successo attorno a me.”

“SE TUTTI FACESSIMO UN PO’ DI SILENZIO,

FORSE QUALCOSA POTREMMO CAPIRE.”

da “La voce della luna“ di Federico Fellini

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59JOSE AMERICO GOBBO

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60

ROSADEA ANGIOLLA Cisternino, 1979. Dopo il diplo-ma conseguito presso l’ISIA di Urbino in grafi-ca pubblicitaria e comunicazio-

ne visiva ha collaborato con lo stu-dio Balcavit di Roma, e attualmen-te lavora a Milano presso lo Studio Paolo Bazzani.

SILVANO BACCIARDIDopo il diploma ISia di Urbino, nel 1986 entra a far parte co-me art-director dell’agenzia Ar-mando testa.

Nel 1990 si trasferisce a Pesaro come fotografo di scena del Rossini Opera Festival e del Teatro Rossini di Pesa-ro, attività che svolge tuttora in colla-borazione con Fulvia Amati. Dal 2002 è docente di fotogra�a all’ISia di Ur-bino. Ha pubblicato fotogra�e di tea-tro nei maggiori quotidiani e periodi-ci nazionali e internazionali e ha espo-sto le sue immagini in Italia e all’este-ro. Contemporaneamente ai lavori su commissione è impegnato in ricerche fotogra�che, nell’ambito del teatro e della rappresentazione del territorio. Vive e lavora a Pesaro.

FRANCESCA BALLARINIIllustratrice e Fotografa free-lance. Frequen-ta l’ISIA di Ur-bino e si diplo-ma nell’ottobre 2005 con una te-

si di illustrazione ed editoria sulle Fa-

vole di Leonardo Da Vinci. Lavora come disegnatrice per la Clementoni Spa, progettando giocattoli per bebè, per poi fuggire verso “lidi” francesi di-ventando responsabile di comunicazio-ne per una galleria d’arte contempora-nea e collettivo d’artisti di Bordeaux (“A Suivre…”). Attualmente lavora co-me fotografa freelance e art-director per la società italo-inglese Liberation Ventures, e si prodiga per sognare illu-strazioni per diverse case editrici. Il suo motto, in ogni luogo e in ogni veste, resta quello di creare in pochi centime-tri quadrati di carta, cartoncino, fazzo-letti, tovaglie, un ensemble indissolu-bile di mot et image, vox et imago, che portino a galla sensazioni conosciute ma mai espresse, intrise di un’univer-salità che possa valere per ogni sguar-do che si posa sopra.www.francescaballarini.it

MARCELLA BRANCAFORTEIllustratrice, do-po il diploma ISIA, dal 1987, collabora con periodici, riviste e giornali… per quasi 20 anni il-

lustra libri, copertine, manifesti, poi parte per esplorare e collegare le arti e le attività che scon�nano, partono e tornano al libro: dalla lettura scenica al teatro di �gura, dal “cunto” al video per immagini. “Da sempre mi occupo di illustrazione applicata alla comuni-cazione editoriale e pubblicitaria, ma questo è un lavoro che, come tutti, si attiene alle leggi di mercato e, come queste, si modi�ca nel tempo. Un bel giorno ho deciso di non seguire più il mercato, da quel momento il mio la-voro è diventato veramente diverten-te: ho lavorato nel campo della deco-

razione su ceramica partendo dal de-coro del carretto siciliano (lo stile ca-tanese, “a fondo rosso”), al momento percorro altre strade che mi avvicina-no al teatro di �gura, disegnando e re-alizzando pupazzi che nascono prima sulle pagine dei miei libri. Ho accetta-to di essere eclettica. Recentemente ho iniziato un altro percorso che mi avvi-cina alla musica e alle immagini in mo-vimento. Conduco laboratori perfor-mativi e di creatività... anche nella di-dattica ogni anno mi pre�ggo un nuo-vo itinerario da esplorare”.www.marcellabrancaforte.com

PATRIZIA CASADEISono nata in no-vembre, il mese della nebbia. E sono rimasta un po’ annebbiata. M’infastidisco-no gli argini, i se-

gni che dividono, le parole che spiega-no, le cerimonie che siglano, i ruoli, le posizioni, gli elenchi, i funzionamenti, tutto ciò che si conta e anche ciò che conta. Ma invece funziona così. Quindi l’elenco incompleto: Scuola d’Arte ed Accademia poi collaborazioni come il-lustratrice e gra�ca con: Sardonini, Le Monnier, Com&Media, Studio AG, Elite, Kaleidon. Le cose che mi han-no dato più soddisfazione sono le il-lustrazioni per un libro di grammati-ca delle scuole medie di Le Monnier; le campagne per Camel Tribe, o.x.s., Onyx, Petris; i miei primi siti in �ash (piccoli video clip musicali); il cdrom sull’Unione Europea e sull’educazio-ne alla pace; Block60 e la campagna di Oscar Wilde; il Piano Strategico; le copertine di Fara; “Strada senza uscita” (un video-�lm); i cavoli nell’orto, i miei quadri; mia �glia soprattutto.

AUTORI

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ROBERTO CECCHIDesigner clas-se 1975, vive con Francesca a Tre-viso.

MAURO CHIAPPAMaestro d’arte, illustratore, gra-�co, vignettista, pittore e cantan-te, vive e lavora a Fano.

ELIO DI RAIMONDOÈ un enfant pro-lixe, dall’incon-fondibile malu-more eclettico. Profeta convin-to del demodé e dell’ostentazio-

ne pseudo-intellettuale, si appassio-na da subito a ogni cosa che ritenga capace di trasmettere vitalità. È uno Scorpione. Un euscorpius italicus, per la precisione. Essere assai curioso, non sopravviverà a lungo su questo pianeta. Nato per i Morti (2 novembre 1980) a Modica (RG), nella punta meridiona-le della Sicilia sud-orientale, vive in ri-cordo dei morti, barcamenandosi per di�erenziarsene. Eccelle in tutto ciò che non riesce a fare per soldi, fallen-do indecorosamente ogni qual volta si tratti di riunire sotto il Regno di Tem-po e Denaro le proprie, seppur mode-ste, abilità. Ha studiato progettazione gra�ca e comunicazione visiva all’isia di Urbino, scuola che non lo meritava, e che nemmeno lui meritava. Però gli è piaciuta. Da bravo rivoluzionario in

pantofole, da vero artista contempora-neo, da verace rottame postmoderno, adesso si occupa di gra�ca, e annega in essa ogni velleità. Dopo il diploma collabora con alcuni studi, tra cui Ka-leidon, e ne va molto �ero. A volte fa il freelance per arrotondare. Gli piace ancora la gra�ca, ma elogia la lentez-za del pensare e dell’agire, in leggera controtendenza rispetto ai tempi di re-stituzione dei risultati di Google. Gli piacciono molto le cose di carta con le parole sopra: libri, riviste, giornali. Da grande gli piacerebbe raccogliere co-se di carta con le parole sopra in giro per il mondo, e guardarle dalla matti-na alla sera, saltando i pasti. Gli piac-ciono molto le lettere, sia quelle lette-rarie che quelle tipogra�che. È in gra-do così di guardare le �gure anche su un romanzo non illustrato: le letterine sono una cosa bella. È inoltre un pati-to musicante, strimpellatore di sasso-fono e percuotitore di super�ci. Spe-ra di avere le idee più chiare in futu-ro, abbastanza da scrivere una biogra-�a meno faceta. In questo momento si trova a Montréal, in Canada.

ABELE GASPARINIAbele Gaspari-ni (1979) vive a San Mauro Pa-scoli. Studia co-me tecnico del-la grafica pub-blicitaria. Que-

sto mestiere in realtà non lo soddisfa appieno, nonostante pro�cui stage in studi gra�ci tra cui Kaleidon. Attual-mente studente laureando presso l’isia di Urbino con una tesi che ha come og-getto racconti di vita su persone diver-samente abili, continua imperterrito a lavorare come fotografo nella stagio-ne estiva, lavoro che gli permette di

avere una relazione diretta e frequen-te con le persone. L’interesse verso gli altri trova il culmine in una esperienza di servizio civile all’estero: un anno a Santiago del Cile a�ancando gli edu-catori di una casa per ragazzi di stra-da. Tornato dal Cile e�ettua collabo-razioni con l’ u�cio di servizio civile di Rimini, associazioni di immigrati, associazioni culturali e sociali. Teatro d’improvvisazione e danze etniche, che coltiva regolarmente, completano la sua formazione atipica nell’ambito sociale. Non considera ciò che fa arte ma documenti, tracce, segni.

JOSÉ AMERICO GOBBOJosé Americo Gobbo nasce a San Paolo del Brasile nel 1954, in un bel momen-to della sua vita si risolve di studiare

in Italia e così fa Pittura all’Accademia di Belle Arti di Bologna. In Italia vive e lavora dal 1985 �no al 2006. L’atti-vità artistica si alterna tra tanti lavori e attività diverse. Ora in Brasile, pen-sa �nalmente di potersi dedicare quasi esclusivamente alla sua attività artisti-ca. Attualmente lavora principalmen-te come illustratore.

PAOLO LOMBARDIInsegnante, ap-passionato di musica e foto-grafia, da anni cerca di cantare e di fotografare, entrambe le cose

con scarsi risultati, ma, con l’umiltà che cresce con l’età, abbastanza appaganti. Fa parte del “Coro del Teatro della For-tuna” e del Fotoclub di Fano.

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MIRKO NERIDi formazione artistica, si di-ploma all’ISIA di Urbino con una tesi Pando-ra’s Box, relato-re Massimo Dol-

cini. La tesi è progettuale e di ricerca nell’ambito della segnaletica e la sim-bologia sul lunghissimo termine, all’in-terno di un deposito di scorie radio-attive. Nel 2002 un breve ma interes-sante periodo di lavoro estivo a Kalei-don. Dal 2003 inizia la collaborazione con lo studio Pleiadi, per il quale nel 2007 è responsabile del representati-ve o�ce a Shanghai. Dopo un contat-to con Omar Vulpinari a Fabrica, di-venta suo assistente all’Universita di Disegno Industriale di San Marino, per il corso di Design Bidimensio-nale a partire dall’anno accademico 2007-08. www.wabisabi-creative.com

ELVIRA PAGLIUCAElvira nasce 26 anni fa a Chia-ravalle (AN), per-ché sua zia lì ci fa l’ostetrica. Fre-quenta l’asilo a Trieste e la mae-

stra si ri�uta di appendere i suoi dise-gni al muro, perché spaventano gli al-tri bimbi. Tornata nelle Marche, fre-quenta il Liceo Scienti�co di Jesi, per via di un amore non corrisposto per la matematica, e l’ISIA di Urbino. Si lau-rea nel 2005 con una tesi dal titolo Per occhi e orecchi sulle partiture gra�che della musica classica del secondo No-vecento. Lavora presso Kaleidon e co-me illustratrice. Di solito ascolta la mu-sica, così si può ben dire che fa sempre 2 cose contemporaneamente.

WERTHER SCUDELLARIAnche per me, come per Kalei-don, questo è il 20° anno di atti-vità. Nel 1988 in-fatti, dopo esser-mi licenziato da

un lavoro impiegatizio, ho comincia-to a “vivere” di fotogra�a. Ho iniziato con foto industriali e still-life da stu-dio, collaborando con diverse agenzie pubblicitarie, poi da una decina d’an-ni ho virato molto su ritratto e foto di matrimonio. Tutto e sempre da solo, nel bene e nel male.

ANDREA STEINFLNel 2008 lavora a LOLA, insieme a Antonella Marra, Alessio Corradi-ni, Laura Passet-ti, Alessia Sellit-ti, Fabrizio Buri-

ni, Gioacchino Difazio.

LAURA TIMPANODal 2005 lavora a Kaleidon e vi-ve in una piccola stanza gialla ora-mai debordante di oggetti e pez-zi vari. Le piace

ascoltare il mare, guardare i manifesti da vicino, e colleziona assiduamente ritagli di carta interessanti e colorati.Prima o poi tornerà in India.

PIER PAOLO ZANIVive a Savigna-no sul Rubico-ne (FC). Vinci-tore nel 1979 del Premio Epoca per il tema “La Gen-te”, per anni ha

collaborato alla rivista In tema di me-dicina e cultura, edita dall’Istituto Ge-ogra�co De Agostini. La sua attività fotogra�ca, cominciata da autodidat-ta verso la metà degli anni ’70, è dive-nuta ben presto indagine etnogra�ca, capace di penetrare non solo con in-tensa consapevolezza antropologica, ma anche con amore e rispetto, senza forzature romantiche o nostalgiche, in quel mondo contadino che oggi, do-po lunghissimi anni di storia, va dis-solvendosi. Importanti, quindi, i suoi cicli sul costume agricolo e sui mestie-ri in estinzione.

ALESSANDRO RAMBERTINato a Santarcangelo di Romagna nel 1960, si è laureato in Lingue Orienta-li a Venezia (borsa nel 1984-85 presso l’Università Fudan in Shanghai). Nel 1988 ha conseguito il Master in Lingui-stica presso la UCLA e nel 1993 il dot-torato in Linguistica presso l’Univer-sità Roma Tre. Da allora lavora in am-bito editoriale. Nel 1993 ha fondato la casa editrice Fara Editore.

ALESSANDRO ZIGNANI (Rimini 1961) è scrittore, musicologo e germanista. Ha pubblicato numerosi romanzi, scritto testi per il teatro e ar-ticoli sulla storia della direzione d’or-chestra. Insegna al Conservatorio di Monopoli (BA).

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Lo studio nasce a Rimini nel 1988 per iniziativa di Franz Ramberti e Valter Toni. L’attività si rivolge in un primo tempo alla gra�ca editoriale, realiz-zando copertine e collane di libri per Rizzoli, Mondadori, Gruppo Editoria-le Fabbri e Orsa Maggiore. Successivamente Kaleidon si occupa della gestione di più complessi proget-ti comunicativi, soprattutto in ambito culturale ed educativo, per il Museo et-nogra�co di Santarcangelo, il Dicastero all’Istruzione e Cultura di San Marino, l’Ecomuseo del Sale di Cervia, alcune APT della Regione Marche, l’Azien-da USL e i Comuni di Rimini, Riccio-ne e Cattolica. Nel 1990 riceve a Londra il premio Conqueror per l’immagine del Festival della Buona Tavola realizzato insieme a Michele Provinciali. Nel 1993 e 1995 lo studio viene premiato dal Comune di Roma per il progetto “Comunicare Roma”. Nel 2006 la Regione Emilia-Romagna ha assegnato il “Premio per i progetti di Relazione con i cittadini” ad un lavoro realizzato per il Comune di Savignano sul Rubicone.Dal 2007 è responsabile dell’immagine di “Rimini Venture 2027”, piano stra-tegico del Comune di Rimini.

In questi anni ha realizzato importan-ti progetti per grandi aziende (Mon-dadori, Gaggenau, Alfa Lum, Galter, Conbio, QC&I, Passepartout); associa-zioni di volonariato e culturali (Papa Giovanni xxiii, Centro Culturale Pao-lo vi); per la Diocesi di Rimini; per di-verse cooperative sociali; per le Univer-sità di Parma, di Urbino, per la quale Kaleidon ha curato l’immagine degli eventi per il V Centenario.Per Colgate Palmolive Europe ha realiz-zato Talent progetto che ha coinvolto le maggiori università europee.

Dal 2001 cura villa anceschi.it, pun-to di riferimento per l’arte contem-poranea locale. Dal 2002 è consulente di Promozione Alberghiera, realizzando importanti progetti per Adriacongrex.Dal 1999 al 2006 ha coordinato la gra-�ca del “Premio Ilaria Alpi”.Nel 2005 e nel 2007 per Cittaeducativa e il Centro Studi Erickson ha collabo-rato all’organizzazione del Convegno Internazionale Facciamo le paci.

Cura la comunicazione della Fondazio-ne “Carlo e Marise Bo”, del Block60, di Diennea, so�warehouse, con la quale svolge anche attività di ricerca.

Dal 1989 cura l’immagine della bcc Romagna Est, con una intensa attività progettuale che ha permesso a Kalei-don di diventare consulente dell’im-magine per il gruppo iccrea Holding, servizi centralizzati delle bcc.

Tra le recenti attività segnaliamo alcu-ni libri dedicati ad importanti eventi: Giacomo Leopardi, mostra fotogra�ca di Gianni Berengo Gardin; Voi sarete oggi spettatori, sul progetto “Calan-dria” di Luca Ronconi; Specchi, mostra nell’ambito del Festival della Scienza di Genova; L’utile manifesto, mostra dedicata a Massimo Dolcini; Michele Provinciali, volume dedicato al mae-stro del design italiano e in�ne Urbi-no, un ateneo in forma di città, libro sull’Università di Urbino.

Tra i numerosi progetti multimediali rivolti alla didattica e alla formazione segnaliamo l’ultimo cdrom realizza-to in collaborazione con Andrea Ca-nevaro e Silvia Sanchini per Edizioni Erickson dal titolo “Lo scontro è l’oc-casione per fare pace...”

FRANZ RAMBERTIFrancesco Ramberti, detto Franz, na-sce a Santarcangelo di Romagna il 24 marzo 1963. Fraquenta il liceo Artisti-co a Ravenna e l’isia di Urbino diplo-mandosi nel 1986 con Michele Provin-ciali. Dal 1991 insegna Propedeutica alla Progettazione e successivamente Basic Design presso l’isia di Urbino, dove insieme ad Andrea Stein� e Val-ter Toni è stato promotore di work-shop multimediali su temi speci�ci in collaborazione con importanti realtà della comunicazione internazionale. Dal 2004 è membro del consiglio ac-cademico dell’isia ricoprendo il ruo-lo di coordinatore del corso triennale. Insieme al fratello Alessandro nel 1993 ha fondato la casa editrice Fara Edito-re. Vive a Rimini con Cristina, Samue-le, Damiano, Giacomo, Benedetta, Le-onardo e Martino.

VALTER TONI Nato a Cesena nel 1963, battezzato col nome Walter, scopre a quindici an-ni di chiamarsi Valter. Questa è for-se la ragione del continuo dialogo in-teriore fra due persone, una che fatica a credere e l’altra che aspira a diven-tar santo. Dopo la maturità scienti�-ca e un po’ di studi musicali si diploma nel 1987 presso l’isia di Urbino con Antonio Battistini. Nel 1988 è docen-te di Lettering a Roma presso l’Istituto Pantheon e di Gra�ca dal 1994 al 1997 presso l’isia di Faenza. Dal 1997 in-segna Informatica design all’isia di Urbino. È stato membro della Apple Developer Association partecipando al-la fase di beta-testing per Macromedia. Appassionato di calligra�a e Mac ha scritto Vuota il cestino, manuale di com-putergra�ca. Vive a Fano con Lisetta, So�a, Aurora e Bianca.

KALEIDON

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Finito di stampare nel mese di aprile 2008presso la tipogra�a Lithos, di Villa Verucchio (rn)

Un particolare ringraziamento va alle due “barbare”: Barbara Mondaini valida collaboratrice della prima ora, che fin dai tempi della sede in via Covignano supporta e sopporta i creativi dello studio e Barbara Montespini le cui capacità organizzative e di dare ordine alle idee hanno permesso la realizzazione della mostra e di questo catalogo per i vent’anni di Kaleidon.

Oltre agli autori che si sono presi una “pausa” per donare una loro opera, un sentito ringraziamento va a Gabriele Muscatello, Roberto Ballestracci, Barbara Bianchi, Daniela De Bartolo, Umberto Nicoletti, Irene Boschi, Stefania Achilli che sono stati validi collaboratori di Kaleidon.

Aquè u n s sint gnént, s’a n stasí zétt, sté zétt!sé, t’é vòia, sté zétt, zò, par piesàir,

zéinch minéut, se no u n s sint un azidént,ècco, andémm un pó mèi, però alazò,

a déggh sa vuílt, cs’èll ch’u v gòsta stè zétt?porca putèna, a v li gí dòp al robi,

adès stè zétt, acsè, zétt ènca mè,

gnènt, mo va là, u n s sint gnént l’istèss, peròche roba, sint che roba, a stè zétt tótt.

Raffaello Baldini

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venti anni di Kaleidon


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