+ All Categories
Home > Documents > Pd: il traffico di errori, e altroD a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 46 - E 0,50 Mercoledì 8...

Pd: il traffico di errori, e altroD a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 46 - E 0,50 Mercoledì 8...

Date post: 01-Aug-2020
Category:
Upload: others
View: 2 times
Download: 0 times
Share this document with a friend
8
Direttore aRTURO DiaCOnaLE Mercoledì 8 Marzo 2017 Fondato nel 1847 - anno XXii n. 46 - Euro 0,50 DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1 DCB - Roma / Tariffa ROC poste italiane Spa Spedizione in abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE PER LE gARANzIE, LE RIfORmE ED I DIRITTI UmANI delle Libertà SOLA A PAGINA 5 Calo demografico, l’Istat ci condanna: l’Italia Paese vecchio POLITICA SABETTA A PAGINA 4 Cambia l’indirizzo economico americano (oppure no?) ECONOMIA Italia ferma per festeggiare la donna Al posto delle mimose uno sciopero generale che paralizza il Paese bloccando trasporti, sanità e scuola per protestare contro la violenza di genere applicando una sorta di violenza generalizzata contro la società civile Continua a pagina 3 scorse. Il suo obbiettivo è superare il cinquanta per cento dei consensi alle primarie ed evitare un ballottaggio da cui potrebbe uscire sconfitto e con le ossa rotte. È difficile per l’ex Presidente del Consiglio prendere atto che per lui le primarie non sono più una tappa dall’esito trionfale scontato. Ma se non vuole subire una delusione... P are che Matteo Renzi ha preso atto della realtà e si sia arreso di fronte all’impossibilità di andare a votare prima della scadenza naturale della legislatura. Se la conversione al realismo è avvenuta vuol dire che l’ex premier ha incominciato a ri- portare i piedi per terra e a tenere conto che non sempre si può im- porre la propria volontà senza tenere conto delle posizioni e degli interessi altrui. Ma se questo bagno di realismo è avvenuto è bene che Renzi si im- merga fino in fondo nella concre- tezza e si renda conto che il suo vero problema oggi non è più anticipare o meno la data delle elezioni, ma prendere atto che la sua rielezione alla segreteria del Partito Democra- tico non è affatto scontata come po- teva sembrare fino alle settimane di ARTURO DIACONALE La massima urgenza di Renzi Continua a pagina 3 Ma c’è un però, anzi, un perché col punto interrogativo. Riguarda uno dei tanti interrogativi, forse il più lieve ma al tempo stesso il più emblematico, della domanda che fuoriesce da non pochi osservatori disincantati delle vicende politico-fa- miliari renziane e del Partito Demo- cratico: com’è stato possibile, che l’ultimo e il più organico dei partiti sopravvissuti a “Mani pulite” (di cui proprio quel partito cavalcò l’onda contro gli altri) potesse accettare, se non addirittura promuovere fra i reati punibili, il traffico delle in- fluenze? Bastava pensarci un minuto, non di più, per capire che un reato del genere serve essenzialmente ad “abbassare la soglia della pena e au- mentare la discrezionalità dei magi- strati” (Frank Crimi) anche e soprattutto perché l’accusa è ardua- mente dimostrabile ma, contestual- mente, non è affatto facile da Pd: il traffico di errori, e altro C’ è traffico e traffico, come si dice a Milano, e non solo. Se poi siamo all’ora di punta e per di più piove è un disastro. Ma adesso, col neo traffico delle influenze en- trato di prepotenza nei media come neologismo inventato dalla politica e presto - anzi subito, anzi ancora prima, dalla magistratura - la parola assume un che di lugubre, di buro- cratico, di tribunalizio; insomma, di pubblici ministeri letteralmente sca- tenati. Perché è il loro traffico prefe- rito, oltre che dai soliti addetti alla cosa pubblica. Il reato è quanto mai vago, indefinibile, quasi impalpabile (a parte le bustarelle che evoca), con un che di voluttuosamente insi- nuante, talché si può anche escla- mare (come il mitico “Gattopardo”): “Dio ce ne scampi e liberi!”. di PAOLO PILLITTERI difendersi e serve, soprattutto, a ro- vinare la reputazione non soltanto degli eventuali indagati, ma di chiun- que altro vi si sia messo casualmente in contatto. E siccome è la politica (tramite il legislatore) che ha intro- dotto tale reato, è del tutto evidente che questa politica di errore in errore è destinata a dissolversi in non si sa bene cosa. Il Pd è dunque dentro fino al collo ben oltre il traffico delle influenze, nel traffico degli errori... VECELLIO A PAGINA 7 “Figure dell’Italia civile” di Pier Franco Quaglieni CULTURA L’INTERVISTA Francesco Storace: “Ha ragione Salvini, primarie ad aprile” DI LOLLO a pagina 3
Transcript
Page 1: Pd: il traffico di errori, e altroD a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 46 - E 0,50 Mercoledì 8 Marzo 2017 DL353/2003 (1. L 27/02/04 . 46) .1 1 DCB - / ˚!-’&& OC p i a". QUOTIDIANO

Direttore aRTURO DiaCOnaLE Mercoledì 8 Marzo 2017Fondato nel 1847 - anno XXii n. 46 - Euro 0,50

DL353/2003 (conv. in L 27/02/04 n. 46) art.1 comma 1

DCB - Roma / Tariffa ROC poste italiane Spa Spedizione in abb. postale QUOTIDIANO LIbERALE PER LE gARANzIE, LE RIfORmE ED I DIRITTI UmANI

delle Libertà

SOLA A PAGINA 5

Calo demografico,

l’Istat ci condanna:

l’Italia Paese vecchio

POLITICA

SABETTA A PAGINA 4

Cambia l’indirizzo

economico americano

(oppure no?)

ECONOMIA

Italia ferma per festeggiare la donnaAl posto delle mimose uno sciopero generale che paralizza il Paese bloccando trasporti, sanità e scuolaper protestare contro la violenza di genere applicando una sorta di violenza generalizzata contro la società civile

Continua a pagina 3

scorse. Il suo obbiettivo è superare ilcinquanta per cento dei consensi alleprimarie ed evitare un ballottaggioda cui potrebbe uscire sconfitto econ le ossa rotte.

È difficile per l’ex Presidente delConsiglio prendere atto che per lui leprimarie non sono più una tappadall’esito trionfale scontato. Ma senon vuole subire una delusione...

Pare che Matteo Renzi ha presoatto della realtà e si sia arreso di

fronte all’impossibilità di andare avotare prima della scadenza naturaledella legislatura. Se la conversione alrealismo è avvenuta vuol dire chel’ex premier ha incominciato a ri-portare i piedi per terra e a tenereconto che non sempre si può im-porre la propria volontà senza tenereconto delle posizioni e degli interessialtrui.

Ma se questo bagno di realismo èavvenuto è bene che Renzi si im-merga fino in fondo nella concre-tezza e si renda conto che il suo veroproblema oggi non è più anticipareo meno la data delle elezioni, maprendere atto che la sua rielezionealla segreteria del Partito Democra-tico non è affatto scontata come po-teva sembrare fino alle settimane

di ARTURO DIACONALE

La massima urgenza di Renzi

Continua a pagina 3

Ma c’è un però, anzi, un perchécol punto interrogativo. Riguardauno dei tanti interrogativi, forse ilpiù lieve ma al tempo stesso il piùemblematico, della domanda chefuoriesce da non pochi osservatoridisincantati delle vicende politico-fa-miliari renziane e del Partito Demo-cratico: com’è stato possibile, chel’ultimo e il più organico dei partitisopravvissuti a “Mani pulite” (di cuiproprio quel partito cavalcò l’ondacontro gli altri) potesse accettare, senon addirittura promuovere fra ireati punibili, il traffico delle in-fluenze? Bastava pensarci un minuto,non di più, per capire che un reatodel genere serve essenzialmente ad“abbassare la soglia della pena e au-mentare la discrezionalità dei magi-strati” (Frank Crimi) anche esoprattutto perché l’accusa è ardua-mente dimostrabile ma, contestual-mente, non è affatto facile da

Pd: il traffico di errori, e altro

C’è traffico e traffico, come sidice a Milano, e non solo. Se

poi siamo all’ora di punta e per dipiù piove è un disastro. Ma adesso,col neo traffico delle influenze en-trato di prepotenza nei media comeneologismo inventato dalla politica epresto - anzi subito, anzi ancoraprima, dalla magistratura - la parolaassume un che di lugubre, di buro-cratico, di tribunalizio; insomma, dipubblici ministeri letteralmente sca-tenati. Perché è il loro traffico prefe-rito, oltre che dai soliti addetti allacosa pubblica. Il reato è quanto maivago, indefinibile, quasi impalpabile(a parte le bustarelle che evoca), conun che di voluttuosamente insi-nuante, talché si può anche escla-mare (come il mitico “Gattopardo”):“Dio ce ne scampi e liberi!”.

di PAOLO PILLITTERI

difendersi e serve, soprattutto, a ro-vinare la reputazione non soltantodegli eventuali indagati, ma di chiun-que altro vi si sia messo casualmentein contatto. E siccome è la politica(tramite il legislatore) che ha intro-dotto tale reato, è del tutto evidenteche questa politica di errore in erroreè destinata a dissolversi in non si sabene cosa.

Il Pd è dunque dentro fino al colloben oltre il traffico delle influenze,nel traffico degli errori...

VECELLIO A PAGINA 7

“Figure dell’Italia civile”

di Pier Franco Quaglieni

CULTURAL’INTERVISTA

Francesco Storace:

“Ha ragione Salvini,

primarie ad aprile”

DI LOLLO

a pagina 3

Page 2: Pd: il traffico di errori, e altroD a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 46 - E 0,50 Mercoledì 8 Marzo 2017 DL353/2003 (1. L 27/02/04 . 46) .1 1 DCB - / ˚!-’&& OC p i a". QUOTIDIANO
Page 3: Pd: il traffico di errori, e altroD a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 46 - E 0,50 Mercoledì 8 Marzo 2017 DL353/2003 (1. L 27/02/04 . 46) .1 1 DCB - / ˚!-’&& OC p i a". QUOTIDIANO

Francesco Storace fatica a mante-nere la calma di fronte ai pro-

blemi più evidenti del nostro Paese.Per il leader de “La Destra” è indi-spensabile che il centrodestra corraunito alle prossime elezioni, ma ri-tiene che sia inevitabile un pro-gramma ben scritto in grado diaffascinare milioni di persone. Crede,inoltre, nella necessità di estendere atutto il centrodestra le primarie esposa l’idea di Matteo Salvini di ce-lebrarle il prossimo otto e noveaprile. Prima che la conversazionetermini, Storace trova il giustospunto per parlare di lavoro. Conte-sta le regole che limitano la parteci-pazione ai concorsi a chi non haancora superato i quarant’anni.“Senza le giuste regole - dice - l’unicodiritto che hanno un uomo e unadonna di quarantuno anni è il dirittoa morire”. Poi lancia un messaggioai giovani disoccupati: “Fuggire al-l’estero non è la soluzione”. Per con-cludere: “Per far ripartire l’economiaserve più Stato”.

Il centrodestra unito vince. Che nepensa?

Dipende dal programma chemette in campo. Serve un pro-gramma in grado di affascinare mi-lioni di persone. Credo che il temadella sovranità della nostra nazionesarà un punto imprescindibile dellanostra campagna elettorale.

Pensa che si possa arrivare al 40per cento?

Se siamo uniti, sì.Sulle primarie è d'accordo?Sono assolutamente d'accordo e

mi meraviglia l'attesa sulla decisione.Credo che andrebbero convocate nelgiorno che ha indicato Matteo Sal-vini: l'otto e il nove aprile. In questedate sarà necessario aprire le urne econsentire al nostro popolo di sce-gliere il suo leader.

Listone unico o coalizione?Dipende dalla legge elettorale.

Senza una legge elettorale come fac-ciamo a dire listone unico o coali-zione?

Lei quale legge elettorale vor-rebbe?

Il Mattarellum. Quindi, collegiuninominali.

Quindi no al proporzionale?Parlare di proporzionale vuol dire

tornare indietro.Effettivamente sarebbe difficile

governare con il proporzionale...Si può governare comunque, solo

che sarebbe più faticoso.Silvio Berlusconi e Denis Verdini:

il ritorno del figliol prodigo? E di An-

gelino Alfano che mi dice?Sono personaggi che hanno fatto

una scelta che io credo sia irreversi-bile.

Cambiamo discorso. Il lavoro inItalia è un problema?

Il problema del lavoro è unagrande questione irrisolta nel nostroPaese.

Nel suo editoriale di ieri parla diun'ingiustizia del Quirinale sui con-corsi a cui non può partecipare chiha più di quarant’anni. Ce ne può

parlare?Quando il tema del lavoro viene

affrontato male, ecco che si verifi-cano fatti tristi come quello di cui hoparlato ieri nel fondo che ho scrittosu “Il Giornale d'Italia”. C'è una di-rettiva molto chiara dell'Europa chefa a pezzi la discriminante dell'ana-grafe. Non si può essere penalizzatidall'età. La più alta istituzione dellaRepubblica italiana però la ignoracompletamente: per Sergio Matta-rella e Ugo Zampetti, se hai più di

quarant’anni hai solo diritto a mo-rire.

Un errore grave...Credo che sia un errore clamo-

roso quello del Colle e voglio sperareche il Presidente della Repubblicanon ne sappia niente direttamente.

Il concorso va annullato?Credo di sì. Esiste una norma che

permette di revocare il bando di con-corso o annullarne le prove per ma-nifesta ingiustizia sociale. Vede, sitratta di un'ingiustizia grossa come

una casa.E ai giovani invece che

si sente di dire? In Italiac'è un altissimo tasso didisoccupazione giova-nile...

A loro dico che la fugaall'estero non è la solu-zione. Bisogna rimanerein Italia e costruire unoStato che sia più giusto.Credo che lo Stato sia ilsoggetto più indicato perdare lavoro a chi non neha.

In che modo?Nel nostro Congresso

di Roma abbiamo lan-ciato delle idee su questotema. Abbiamo parlatodel piano straordinario dimanutenzione nazionale.Lo Stato deve potercreare lavoro attraverso ilrecupero dei territori, laprevenzione rispetto al ri-schio sismico e al dissestoidrogeologico anzichépuntare sulla ricostru-zione nel post tragedia.Serve un grande pianod'investimento di alcunimiliardi che lo Stato ha.Sarebbe una cosa giusta.

Insomma, prevenire èmeglio che curare...

Lo Stato deve tornarea essere il motore del-l'economia.

E quale altra idea lan-cerebbe?

Il nostro Paese deveessere messo in condi-zione di competere conil resto del mondo attra-verso una politica dei

dazi. Lo fa l'America, non si spiegaperché noi non dovremmo farlo.

Servirebbe un taglio delle tasse?Quale?Si è parlato che il Governo sia

pronto a tagliare l'Irpef...Appunto, si è parlato e basta.

La verità è che rischiamo di tro-varci tra capo e collo l'aumentodell'Iva.

Sarebbe drammatico?Sarebbe drammatico per i con-

sumi.

3L’OPINIONE delle LibertàPrimo Piano

di MIChELE DI LOLLO

mercoledì 8 marzo 2017

L’intervista a Francesco Storace:“Ha ragione Salvini, primarie ad aprile”

sibile ancora di peggio, offrendo su un piattod’argento inimmaginabili, nuovissimi reati che,lungi da creare un equilibro sempre più in bi-lico, faciliterà il salto finale per mangiarsela unavolta per tutte. Chi è causa del suo mal...

PAOLO PILLITTERI

...che compie da ben venticinque anni quandosi illuse che la liquidazione per via giudiziaria diun quarantennio di vita civile, democratica e dibenessere garantita dai partiti di governo, lopotesse salvare non tanto o soltanto dalle suepatenti di corresponsabilità nella corruzionepolitica, ma dalla sua storia che nemmeno ilcrollo devastante del comunismo aveva solleci-tato in lui un pentimento vero, una presa di co-scienza responsabile, una richiesta di scuse, peresempio, ai socialisti democratici; tant’è veroche nemmeno riuscirono a cambiare il nomePartito Comunista Italiano prima del crollo ca-tastrofico del comunismo mondiale, ma dopo.Questo errore di proporzioni gigantesche fualla bell’e meglio scavalcato cavalcando “l’in-chiesta del secolo”, ottenendo in contropartitail salvataggio giudiziario abilmente mascheratocon la mai avvenuta e ricercata riabilitazionedella storia. E i fatti parlano da soli. Parlanocon quel linguaggio ambiguo e sinistro dellavendetta verso chi ha distrutto gli avversariscreditandoli, infamandoli e buttando loro mo-netine privilegiando la politica del sospetto, eche ora si vedono ripagati dalla stessa moneta,e con gli interessi.

segue dalla prima

...addirittura più grande e devastante diquella avuta con la sconfitta nel referen-dum, deve accettare che dopo il 4 di-cembre, la scissione, il caso Consip e lecandidature di Michele Emiliano e An-drea Orlando la sua scalata alla segrete-ria è diventata estremamente ardua.

Non perché i suoi avversari internisiano così forti da ottenere più consensidi lui nei gazebo. Ma perché, se mai do-vessero riuscire ad impedirgli di superareil cinquanta per cento e lo dovessero co-stringere ad andare al ballottaggio,avrebbero la concreta possibilità di far-gli fallire l’obiettivo del ritorno allaguida del partito. Il ballottaggio, infatti,si svolgerebbe nell’Assemblea Nazionaledove le diverse correnti che oggi appog-giano Renzi potrebbero cambiare posi-zione e puntare sul suo avversario piùvotato dalla base.

Ha ragione allora Renzi a rinunciareal voto a giugno o a settembre. Ora sideve occupare di una questione moltopiù urgente!

ARTURO DIACONALE

C’è da gioirne? Per carità! Anche perché latipologia di quel reato rientra pienamente nel-l’azzeccata definizione del nostro direttorequando, ragionando di Matteo Renzi nel mi-rino tramite il padre Tiziano, parla di “spoilssystem alla paesana”, che non è anch’esso unreato, ma la dice lunga su pasticci derivati. Lesistematicamente mancate riforme della giusti-zia (anche da Silvio Berlusconi quando potevae doveva, beninteso) pesano come un macignosu questo Pd e non soltanto su Renzi, vittimaquesto di un assalto mediatico giudiziario diben nota provenienza, e quello, il Pd, di unascissione che non si capisce bene se frutto di uncupio dissolvi o di una voluttà suicida. Intantol’urlo anticasta sovrasta fatti e misfatti, com-prese le vere colpe originarie giacché è più fa-cile “accusare i parlamentari pagati coi nostrisoldi” omettendo tanti altri soggetti e caste, daiburocrati onnipotenti agli stessi giudici, sem-pre pagati con le tasse, cioè i soldi di tutti.

Eppure, il vero problema non è questo. Stanella considerazione che a un quarto di secoloda “Tangentopoli” il quadro nazionale, la situa-zione, è ancora più grave e incredibilmente ri-petitiva nella misura nella quale la politica (aparte l’incombente non-politica grillina) teme lamagistratura e invece di tentare di riequilibrarla,di renderle la sua dignità e sovranità, fa se pos-

La massima urgenza di Renzi Pd: il traffico di errori, e altro

Direttore Responsabile: ARTURO [email protected]

Condirettore: GIANPAOLO PILLITTERI

Presidente del Comitato dei Garanti:GIOVANNI MAURO

AMICI DE L’OPINIONE soc. coop.Impresa beneficiaria per questa testata dei contributi

di cui alla legge n. 250/1990e successive modifiche e integrazioni.

IMPRESA ISCRITTA AL ROC N. 8094

Sede di RomaVia Augusto Riboty, 22 00195 - Roma

Tel: 06.83658666 [email protected]

Amministrazione - AbbonamentiTEL 06.83658666 / [email protected]

Stampa: Centro Stampa RomanoVia Alfana, 39 00191 Roma

Quotidiano liberale per le garanzie,le riforme ed i diritti civili

Registrazione al Tribunale di Roma n. 8/96 del 17/01/’96

CHIUSO IN REDAZIONE ALLE ORE 19,00

Page 4: Pd: il traffico di errori, e altroD a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 46 - E 0,50 Mercoledì 8 Marzo 2017 DL353/2003 (1. L 27/02/04 . 46) .1 1 DCB - / ˚!-’&& OC p i a". QUOTIDIANO

Parlando davanti al Congresso riu-nito in seduta comune, il 28 feb-

braio scorso, il presidente americanoDonald Trump ha ribadito i pilastrifondamentali del suo programmapolitico: espansione delle spese mili-tari, riduzione del carico fiscale alleimprese, lotta all’immigrazione irre-golare, revisione degli accordi com-merciali internazionali al fine dipromuovere gli interessi americani,cancellazione della riforma sanitaria“Obamacare”. In politica estera,inoltre, ha reso omaggio alla Nato eagli alleati, chiedendo però ad essiuno sforzo in più per contribuire almantenimento dell’organizzazione.L’opposizione democratica presentein aula ha reagito in modo timidoalle sollecitazioni del presidente; leferoci critiche delle prime settimanesembrano svanite e ciò fa pensareche all’interno della classe politicaamericana vi sia un ampio consensodi fondo sugli obiettivi dell’ammini-strazione in carica.

Al centro del suo discorso, Trumpha posto un programma di sovven-zioni statali per gli imprenditori, alfine di aiutarli a penetrare i mercatiesteri, dichiarando che la sua ammi-nistrazione stava sviluppando una ri-forma fiscale storica, che ridurrà lealiquote in modo che le imprese ame-ricane possano competere e crescereovunque e contro chiunque. Qualipotranno essere le conseguenze diquesto rinnovato “nazionalismo eco-nomico” in terra americana? In re-altà, non sembra essere una verarivoluzione, ma si tratta – per lo più –dell’accelerazione di una tendenza chela politica economica americana pare

già aver assunto da un ventennio.Sul finire degli anni Trenta del XX

secolo, quando divenne chiaro cheun’altra guerra mondiale era alleporte, gli Usa trassero la conclusioneche la causa scatenante di essa stavanelle rivalità commerciali e nellaformazione di blocchi economicicontrapposti; e fu così che determi-narono la necessità di stabilire nuovimeccanismi che avrebbero assicuratouna “pace commerciale” nel dopo-guerra. Dopo aver sconfitto i suoiprincipali avversari militari (le po-tenze dell’Asse) e avendo constatatoche l’egemonia economica dellaGran Bretagna era ormai tramontataassieme al suo glorioso impero, gliStati Uniti sfruttarono la propria po-sizione dominante – per lo meno sulmondo “Occidentale” – per fissareun nuovo ordine economico capitali-sta fondato sul libero scambio. Sullabase di questa analisi, gli Stati Unitisono stati il principale attore nelletrattative che portarono all’Accordogenerale sulle tariffe doganali e sul

commercio (Gatt – General Agree-ment on Tariffs and Trade), entratoin vigore nel gennaio del 1948, conl’obiettivo sostanziale di una ridu-zione delle tariffe e delle barrierecommerciali. Il principio su cui erabasato il Gatt era quello della “na-zione più favorita”: le condizionipraticate con il Paese più favorito(vale a dire quello a cui venivano ap-plicate il minor numero di restri-zioni) sarebbero state esteseincondizionatamente a tutte le Na-zioni partecipanti. I vari cicli di ne-goziati svoltisi nei decenni successivi– nel quadro del Gatt – assicure-ranno all’Europa Occidentale e alNord America un’espansione delcommercio senza precedenti, allabase del boom economico del dopo-guerra. Il Gatt venne messo in sof-fitta e sostituito dall’OrganizzazioneMondiale del Commercio (Wto –World Trade Organization) nel1995. Ma quest’ultima ha una storiadel tutto diversa, in un’epoca di peg-gioramento graduale della situazione

economica (in particolare, dopo lacrisi finanziaria del 2008), che ne hasancito l’immobilità di fatto. Oltre-tutto, la Wto è rimasta travolta dallecritiche per aver promosso una “glo-balizzazione” sfrenata dell’economiasenza considerare le ricadute occu-pazionali, in particolare dall’ingressonel 2001 di un gigante come la Cina.

Lo scenario economico mondialeha assistito, dunque, negli ultimianni, alla creazione (o al tentativo) diaccordi commerciali coinvolgenti unnumero “selezionato” di Paesi; fraquesti, il Nafta (North AmericanFree Trade Agreement) e il Tpp(Trans-Pacific Partnership) hannorappresentato esempi che costitui-scono un palese cambio di indirizzorispetto ai princìpi stabiliti dal Gattnel 1948. Nel presentare il Tpp, chedeliberatamente escludeva la Cina,Barack Obama aveva sostenuto cheil suo obiettivo era quello di porre gliStati Uniti al centro di una rete di re-lazioni commerciali e di investimenti.Ben prima dell’ascesa di Trump, l’au-mento di offerte commerciali “limi-tate” e la disgregazione del quadroGatt-Wto aveva portato a crescentipreoccupazioni che il commerciomondiale potesse con-durre a situazioni di po-tenziale conflitto. Lemisure commerciali del-l ’ a m m i n i s t r a z i o n eTrump viaggiano incontinuità con quelle deisuoi predecessori, ma siassiste a un cambia-mento di livello: ora,anche le “offerte multi-laterali” vengono rotta-mate e gli Stati Unitiintendono impegnarsi in

accordi bilaterali che sottintendonola minaccia, nei confronti dell’altrocontraente, che saranno strappatinon appena diventeranno svantag-giosi per Washington.

L’agenda Trump ha suscitato dif-fuse preoccupazioni sulla direzionein cui il sistema capitalista mondialesi sta dirigendo. Una volta sferratol’attacco alla posizione egemone,sembrano possibili solo due esiti: ilcollasso del sistema commercialemondiale, che farebbe ricadere ilmondo in una guerra economica ditutti contro tutti, dove ciascuna dellemaggiori potenze cerca di eliminare isuoi concorrenti (anche con mezzimilitari); ovvero, l’altro scenario, ba-sato sulla nascita di una nuova po-tenza egemone (la Cina?), chepotrebbe però presentare il mede-simo rischio: infatti, la sostituzionedi un potere da parte di un nuovosoggetto, singolo o gruppo di poteri,non implicherà una transizione paci-fica. Come dimostra la storia degliultimi due secoli, il capitalismo mon-diale non ha mai risolto il problemadei suoi rapporti economici fonda-mentali in questo modo, ma solo at-traverso un conflitto armato.

4 l’OPiNiONe delle libertà Economia mercoledì 8 marzo 2017

Cambia l’indirizzo economico americano (oppure no?)di Gabriele Sabetta

Page 5: Pd: il traffico di errori, e altroD a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 46 - E 0,50 Mercoledì 8 Marzo 2017 DL353/2003 (1. L 27/02/04 . 46) .1 1 DCB - / ˚!-’&& OC p i a". QUOTIDIANO

L’Istat ha pubblicato il report sugliindicatori demografici relativi al

2016. C’è poco da stare allegri: lecose vanno malissimo. La fotografiache ci restituisce l’indagine effettuatadall’Istituto di statistica è quella diun Paese vecchio e in crisi di natalità.Più stranieri residenti e meno italianiin condizioni di assicurare un futuroalla nazione. La situazione è parago-nabile al destino della dorsale ap-penninica: un sisma continuo chegradatamente fa abbassare le monta-gne.

Al 1 gennaio 2017 i resi-denti in Italia sono 60 mi-lioni 579mila, 86mila inmeno rispetto allo scorsoanno. Di costoro, 55 mi-lioni 551mila sono italiani,il resto stranieri. Rispettoall’anno precedente aumen-tano del 12,6 per cento iconnazionali che fuggonoall’estero (115mila). E au-mentano gli immigrati di258mila unità. I nuovi nati del2016 sono stati 474mila:un record in negativo. Sivive più a lungo ma muo-iono più individui diquanto ne nascano. Gli over65 rappresentano il 22,3per cento della popolazionetotale che registra un’etàmedia di 44,9 anni, di duedecimi superiore a quelladello scorso anno. Si fannomeno figli anche a causa delcalo delle donne in età fe-conda. Ma se la media di fe-condità per le italianescende a 1,27 figli perdonna, per le extracomuni-tarie residenti quella mediasale a 1,95. Cosa si ricavada questa gragnuola di nu-meri? Semplicemente che sesi prosegue su questa china

tra qualche decennio ci saranno 15milioni di italiani in meno all’ap-pello. Con chi allora si pensa di farel’Italia che verrà? La risolviamo re-clutando immigrati da utilizzarecome macchine riproduttive?

Se questa è l’idea di chi ci go-verna, siamo fritti. Si cala di numeroperché non si attuano serie politiched’incentivi alle famiglie. Si vedonomeno culle perché non c’è lavoro sta-

bile per i giovani. Non è che ci si an-noia a procreare: mettere al mondodei figli allo stato attuale è un az-zardo. Lo dicono i numeri: si crescedi più in natalità dove migliori sonole condizioni di vita. Non è un casose la classifica della maggiore nata-lità ponga alle prime posizioni leProvince autonome di Trento e Bol-zano, mentre le regioni messe peggiosono la Basilicata, il Molise e la Sici-

lia. A meno di abbracciare straneteorie sull’esuberanza dei valligianidell’Alto-Adige, è del tutto evidenteche la differenza la faccia la migliorequalità della vita delle persone e dellecomunità locali.

A sentire le anime belle della sini-stra, il problema avrebbe soltantouna ricaduta economica. “Chi so-sterrà il welfare se ci saranno menooccupati in grado di pagare i contri-

buti previdenziali?”: sembrerebbequesta l’unica preoccupazione. In-vece, sarebbe giusto preoccuparsid’altro. Calo demografico non signi-fica necessariamente perdita di pro-dotto interno lordo, mentre è dicerto perdita d’identità. Con milionidi italiani in meno si rischia di smar-rire il colossale patrimonio di com-petenze, d’esperienza, di tradizioni,di cultura, di valori che nell’insiemeconcorrono a delineare il tratto iden-titario di un popolo. Non ci si puòarrendere così, allargando le bracciae dicendo: meno male che ci sono gliimmigrati.

Questa deriva ideologicache cela un criminogeno di-segno multiculturalista vaarrestata e sconfitta. I corifeidei media di regime si sperti-cano nell’elogiare quei sin-daci degli sperduti paesellidelle aree interne ritratti abenedire gli arrivi deglistranieri. “Grazie ai nuoviarrivati - essi dicono neimessaggi trasmessi a retiunificate - si ripopolano icentri antichi in stato d’ab-bandono e si tengono apertele scuole che altrimenti ver-rebbero chiuse per man-canza di alunni”. Ma c’èproprio bisogno di andare aprendere dall’Africa le brac-cia e le menti necessarie perfar ripartire la vita nei pic-coli centri dell’entroterra? Cisono tanti italiani che hannoperso tutto: casa, lavoro, di-gnità. Perché non pensare aun grande piano di ripopola-mento delle aree interne of-frendo opportunità abitativee sostegno sociale agli ultimidel nostro Paese? Provate aridare un tetto e un lavoro achi non c’è l’ha e vedrete sepoi non gli ritorna pure lavoglia di fare figli.

5L’OPINIONE delle Libertàmercoledì 8 marzo 2017

È nato un Paese per vecchidi CRIStOFARO SOLA

Politica

Che l’Euro e i suoi Patti siano laprova dell’imbroglio, del falli-

mento, dell’inizio della fine, è il mi-nimo. In realtà si tratta di unagigantesca trappola. All’inizio, in-fatti, entrambi avrebbero dovutorappresentare il senso profondo del-l’Unione, della coesione, della sinto-nia totale e della marcia per fileparallele di tutti i partner. Insomma,tutti per uno e uno per tutti, questoera il motto nella versione ufficiale,perché era chiaro invece che, inquella ufficiosa, la star sarebbe statala Germania.

La moneta unica nasce, infatti, suipresupposti del marco e prende il viasolo alla condizione non negoziabileche il sistema fosse germanocentrico.Helmut Kohl, di cui la cancellieraAngela Merkel è fidatissima erede,mai avrebbe accettato di rinunciarealla moneta teutonica, se dietro lequinte, allora come ora, non ne

avesse avuto il controllo assoluto.Non solo, ma la sovranità monetariafu affidata alla Banca centrale euro-pea all’ulteriore e unica condizioneche questa fosse basata sull’identicoimpianto della Bundesbank. La Fran-cia, convinta che tenendo bordone ainemici/amici di sempre avrebbe po-tuto controllarli meglio, traendonecosì vantaggi e potere, ci mise consciocca disinvoltura il carico da un-dici.

A quel punto il gioco era fatto,tutti gli altri non avrebbero potutofare altro che accodarsi al voleredelle superpotenze europee e così fu,l’Italia per prima. Del resto, vista laneonata riunione della parte ovestcon l’est della Germania, il pensierotedesco era quello di puntare un’al-tra volta al grande Reich, al dominio

su tutti. Quale migliore occasione?Per questo tutte le condizioni furonoscritte e ratificate per blindare laGermania da ogni imprevisto.

Inutile fare l’elenco, basti verifi-care che a quindici anni dalla par-tenza l’unica ad arricchirsi è stata laGermania, mentre gli altri Paesi, chipiù chi meno, sono entrati in crisi.Una crisi tanto profonda e tanto sbi-lanciata da far venire a galla pro-gressivamente ogni imbroglio, ognidubbio, ogni domanda sul perchécon l’Euro solo la Germania sia riu-scita a guadagnarci. È così che nascee cresce in questi anni l’euroscettici-smo, sul perché tutto girasse solo avantaggio di uno.

Per un po’ di anni il malcontentoe la verità sull’imbroglio inizialesono stati tenuti a bada con la scusa

dell’unità, della forza del-l’Euro, del terzo polo fraCina e Stati Uniti. Poi si èpassati alla scusa dei contidei singoli Paesi, dei rating edell’affidabilità sui mercati.Alla fine però, quando si èiniziato a parlare di condivi-sione del debito, di Euro-bond, d’inflazione e di unitàbancaria, il nodo è arrivatoal pettine. Ecco perché comeper incanto la Merkel si è in-ventata le velocità variabili,l’Euro forte e quello debole.Insomma, le strade parallelesono diventate cerchi con-centrici, il “tutti insieme” èdiventato secondario, il “cir-colo aperto” si è trasfor-mato in soci di serie A e diserie B. Esattamente l’oppo-sto di ciò che hanno tentatodi farci credere in questi

vent’anni e cioè che solo “tutti in-sieme”, solidali, indissolubilmente le-gati, il sogno europeo sarebbe statorealtà.

Insomma, via tutto ciò che si èdetto fino a ora e dentro le divisioni,i primi e gli ultimi, le diverse posi-zioni, gli sprinter e i gregari. Noncredeteci, è l’ennesimo imbroglio, èsolo il tentativo di trarre vantaggioanche dall’agonia diuna moneta che stamorendo irrimediabil-mente. La Germania sabene che l’Euro è finitoe che è solo questionedi tempo, per questopur di succhiarne l’ul-tima possibile stilla disangue si inventa ledue velocità. Il binariomultiplo sarà un in-ferno, sarà fonte discontri, gomitate com-merciali, trappole afottersi per restare agalla. Una fine inglo-riosa di un progetto

nato male. Bisogna pensare seria-mente a uscirne fuori, questa è la ve-rità, attrezzarsi per ultimi alla finedell’Euro sarebbe una colpa dram-matica e storicamente imperdonabile.

Prepariamoci dunque e smettia-mola di farci succhiare sangue da chidi solidarietà, fratellanza, condivi-sione, ne ha fatto solo l’imbroglio delsecolo, anzi del millennio.

L’ennesima trappoladi ELIDE ROSSI e ALFREDO MOSCA

Page 6: Pd: il traffico di errori, e altroD a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 46 - E 0,50 Mercoledì 8 Marzo 2017 DL353/2003 (1. L 27/02/04 . 46) .1 1 DCB - / ˚!-’&& OC p i a". QUOTIDIANO
Page 7: Pd: il traffico di errori, e altroD a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 46 - E 0,50 Mercoledì 8 Marzo 2017 DL353/2003 (1. L 27/02/04 . 46) .1 1 DCB - / ˚!-’&& OC p i a". QUOTIDIANO

Imedici obiettori sembrano averpreso il servizio pubblico come un

teatro dove mettere in mostra la pro-pria coscienza. Chi glielo dice a que-sti signori che garantire un abortonon significa sostenerlo, e che loStato accetta solo che le donne espri-mano la propria libertà di coscienzasenza voler entrare nei suoi risultati?Così dovrebbe fare anche il medicoche lo Stato rappresenta, il medicocioè dovrebbe sapere che un ospe-dale permette di abortire senza perquesto incoraggiare una pratica si-mile, che però non deve neppure per-mettersi di scoraggiare, tenuto comeè, ripeto, a lasciare a ognuno la li-bertà di scelta.

Cosa non hanno capito questi me-dici? Lo Stato deve permettere aognuno di esprimere la propria li-bertà di coscienza. I medici lo fannoquando decidono di non abortire unfiglio loro. Non lo fanno quando en-trano nelle scelte altrui, le quali, nelcaso di un aborto, purtroppo nonpossono avvenire senza un aiutoesterno di tipo tecnico, attenzione,

non morale. Un medico è un tecnico,non un confessore, e se si aspetta chegli altri facciano come lui si compor-terebbe nella loro stessa situazione,ebbene, non ha capito che la libertàdi scelta non significa appoggiareuna scelta da parte dello Stato, bensìmettere ogni decisione sullo stessopiano dal suo punto di vista, che evi-dentemente non è quello di chi taledecisione la prende.

Il medico che attua un aborto nonha deciso di appoggiarlo, ma sempli-cemente di permettere di fare unascelta che lui non condivide, ma chedeve rispettare in nome di quel princi-pio di libertà più alto secondo il qualenon solo possono esistere diverse pos-sibilità di scelta, ma pure coesistere innome della pace sociale e del rispettodelle differenze individuali; il che si-gnifica culturali, religiose, caratteriali,intellettuali, eccetera.

I medici obiettori, per lo più cat-tolici in Italia, non vogliono capireun principio così banale? Benissimo:forse preferiscono che lo Stato,prima dell'assunzione, verifichi leloro remore morali, e decida che perogni zona si prenda una quota di me-

dici certamente non obiettori che,sotto pena di rescissione del con-tratto, si dicano disponibili a farequanto la legge prescrive, ossia l'ero-

gazione di un servizio garantito perlegge. Questo significherebbe entrarenella privacy delle persone, certo, manon è vero forse che un medico che si

oppone all'aborto non fa altro cheesporre la propria privacy più diquanto succederebbe tra le pagine diun contratto riservato?

L’ex Presidente del Consiglio,Matteo Renzi, fa sapere che ora

che non è più alla guida del Governovuole dire, “con ancora più forza diprima”, che fa il tifo per l’Italia:“Giudicatemi pure fuori moda, fuoritempo, insomma, sempre fuori, dai:ma essere patriota è bello”.

“Dai” (per parafrasare Renzi),come si fa a non essere “patrioti”?“Dai”: tutto sta, però, a intendersi diquale “patria” si vuole essere “pa-trioti”, quale Paese si guarda e sivuole serbare memoria e, possibil-mente, tramandarla. “Dai”: tutto staa intenderci sulla composizione del-l’ideale Pantheon di questa Italia, chenon è quella dei 140 frettolosi carat-teri di Twitter, degli slogan dal signi-ficato incomprensibile (“Il futuro,prima o poi, torna”; “dai”: se il “fu-turo” torna, significa che è “andato”,e dunque è passato, non è più fu-turo...”dai”); e poi quel richiamarsial poeta Paul Valéry (“il futuro non èpiù quello di una volta”), “dai”, nonmutilarlo a tuo uso e consumo. La ci-tazione è: “Il guaio del nostro tempoè che il futuro non è più quello diuna volta”; e Valéry lo dice in untempo e in un contesto ben preciso,che – “dai” – non si adatta a quel chevorresti piegarla.

Fuor di celia. La “patria” di cui sivorrebbe esser parte, e “patrioti” chesi vorrebbe avere per compagni diviaggio – rubo l’espressione a MarcoPannella – sono quella “cosa” fattadi persone di altri tempi, speriamofuturi. Ecco, per capirci: un’idea di“patria” (e “patrioti”) da cui tutti sipuò proficuamente attingere è quellache racconta Pier Franco Quaglieninel suo “Figure dell’Italia civile”(Golem edizioni, pagg.185, euro 16).

Il professor Quaglieni, docente esaggista di Storia risorgimentale econtemporanea, da sempre è anima-tore di un circolo che a Torino (manon solo a Torino) coniuga cultura eimpegno civile (può esserci, del resto,impegno civile senza cultura, e vice-versa? No, ovviamente); si parla del“Centro di studi e ricerche MarioPannunzio”, che ha visto tra i suoianimatori personalità come Arrigo eCamillo Olivetti, Mario Soldati,Alessandro Passerin d’Entrèves.

È sufficiente scorrere l’elenco dei“ritratti” delle “figure” dell’Italia ci-vile che Quaglieni propone: Luigi Ei-naudi, Piero Calamandrei, ErnestoRossi, Arturo Carlo Jemolo, Nor-berto Bobbio, Alessandro GalanteGarrone, Franco Venturi, AldaCroce, Rosario Romeo, Enzo Tor-

tora, Marco Pannella, Mario Soldati,Mario Pannunzio... e abbiamo citatoalcuni dei personaggi come in unadecimazione: che tanti altri ce nesono, e non meno importanti, signi-ficativi. Ritratti veloci, che con ra-pida pennellata svelano una storia, etante storie.

Calamandrei? “Non fu mai un

politico perché non ebbe ambizioni:per lui era più importante il cam-mino da compiere che il risultato daconseguire. Di lui si disse che fu ‘uningenuo in Parlamento’ ed egli stessosi rallegrò di tale definizione perché‘in un momento come questo, in cuici sono tanti furbi, l’essere chiamatoingenuo è un complimento’”.

Ernesto Rossi: “... Sicuramentel’indipendenza di giudizio e il corag-gio di andare sempre controcorrentefurono le cause che portarono Rossiad essere una specie di straniero inpatria, oggi quasi dimenticato...”.Vittorio De Caprariis già nel 1959“seppe individuare alcuni dei malipiù gravi del nostro sistema politico:

lo squilibrio tra potere esecutivo epotere legislativo, l’inefficienza delParlamento, l’interferenza della po-litica nell’amministrazione e del-l’amministrazione nella politica, ladegradazione degli organi di partito, ilprepotere di occulte influenze, la sfre-nata libidine di potere dei monopoliprivati e pubblici, la partitocrazia...”.

A Marco Pannella viene riservatoun ritratto che è impossibile riassu-mere, senza tradirne il senso; pos-sono però bastare le due righe finali:“Fu l’unico uomo politico che riu-scisse a parlare alle persone comuni ea dialogare con i giovani”.

Con una punta di malinconia,Quaglieni annota: “Il mio modo disentire e di confrontarmi con la re-altà è rispettoso di ogni fede e di ogniconvinzione politica, secondo i prin-cipi della laicità liberale appresadallo studio dell’opera di FrancescoRuffini... Ma dietro di me si intrav-vede, quasi in ogni pagina, il magi-stero di Benedetto Croce che resta ilpunto di riferimento della mia vitaintellettuale. È dalla lettura di Croceche sono giunto a Pannunzio, primaancora dei vent’anni...”. E poi, a pro-posito del libro: “Penso che vengafuori un ritratto di un’Italia lontana,spesso dimenticata, un mondo ormaiscomparso...”.

A mitigare l’umore e il “sentire”di Quaglieni, si può dire che il suolibro contribuisce a tenere in vitaquesta Italia, che sì, spesso dolosa-mente viene dimenticata; e quanto,invece, dovrebbe essere conosciuta,valorizzata, presa ad esempio: per-ché, appunto, persone di altri tempi,speriamo futuri. Di questa “patria”,sì, si dovrebbe essere “patrioti”.Oggi, annota Quaglieni, “la disinvol-tura ha preso il posto della laicità, leidee sono state surrogate da un avvi-lente pragmatismo senz’anima”. Èvero. Ma a Quaglieni e a tutti noivorrei dire quello che ho sentito inpiù di un’occasione dire da LeonardoSciascia: la necessità di “contrarsi”,come diceva Seneca per gli schiavi:“Si scoprirà che magari siamo isolati,ma non soli, e comunque più diquanto si pensa”.

Questo libro di Quaglieni fa partedell’opinione da contrapporre alleopinioni dominanti, e costituisce unprezioso utensile per “contarsi”.

7l’oPiNioNe delle libertà

di Valter Vecellio

di Fabrizio amadori

mercoledì 8 marzo 2017

Obiezione agli obiettori

Cultura

Il faro di Croce nelle“Figure dell’Italia civile”,i ritratti nel libro di Pier Franco Quaglieni

Page 8: Pd: il traffico di errori, e altroD a˚˜˝O DiaCOnaLE F 1847 - a ii n. 46 - E 0,50 Mercoledì 8 Marzo 2017 DL353/2003 (1. L 27/02/04 . 46) .1 1 DCB - / ˚!-’&& OC p i a". QUOTIDIANO

�!��' �*#�!�� '�,�*(���!!����'�#- ������ � ' )) ��"�#

�!��' �*#�!�� '�,�*(���!!����'�#- ������ � ' )) ��"�#

AAiiuuttaaccii aa ddiiffeennddeerree llee vviittttiimmeeddeellllaa ggiiuussttiizziiaa iinnggiiuussttaa ee ddeell ffiissccoo

CCAAMMPPAAGGNNAA 22001177

�#����&*�()1�##$� #�'���!$���! � (�' )) ����� �($))$(�' ))$' �!1���$#�"�#)$�� � )�!���!�&*$) � �#$/�1�% # $#�0

� �--�� 1�'��$�! �����.�����.��$"���!�������.��� !� #�$� !)' �*#�!��'�,�*(�$'�

����'' ++

��((��'' ++ ))

��$$))))$$((��'' ++


Recommended