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PDF n° 17 9-6-2009

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 Direttore Luca Beltrami Gadola numero 17 9 giugno 2009 edizione stampabile In questo numero Editoriale - LBG - ELEZIONI: HANNO FERMATO LO ZELIG DI ARCORE Approfondimenti - Walter Marossi - ELEZIONI:POTEVA ANDARE PEGGIO MA NULLA E' COME PRIMA Dall'Arcipelago - FBG - ELEZIONI: INTERVISTA A DAVIDE CORRITORE Urbanistica e architettura - Giuseppe Ucciero - LA FINESTRA SUL CORTILE DELLA STAZIONE CEN- TRALE Lettera - Emilio Vimercarti - EXPO. LO STANDARD E QUI, LO STANDARD E LÀ, ADESSO NON C'E PIÙ Società - Giovanni Agnesi - LA FATICA DELLE FAMIGLIE MILANESI ALLA FINE DEL MESE Metropoli - Filippo Beltrami Gadola - EXPO - IL GRANDE MURO DI GOMMA Dal Palazzo - ***** - MILANO AFRICANA: RICONQUISTATA LA QUARTA SPONDA Economia - Mario De Gaspari - LA CITTA' DI FRONTE ALLA CRISI FINANZIARIA  Città - Franco D'Alfonso - MILANO E LE PICCOLE "ECCELLENZE" In YouTube IL PRIMO COMIZIO Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualità in  ARTE & SPETTACOLI MUSICA   a cura di Paolo Viola ARTE - a cura di Silvia DellOrso TEATRO   a cura di Maria Luisa Bianchi  CINEMA E TV   a cura di Simone Mancuso
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 Direttore Luca Beltrami Gadola

numero 17

9 giugno 2009

edizione stampabile

In questo numero 

Editoriale - LBG - ELEZIONI: HANNO FERMATO LO ZELIG DI ARCORE 

Approfondimenti - Walter Marossi - ELEZIONI:POTEVA ANDARE PEGGIO MA NULLA E' COME PRIMA 

Dall'Arcipelago - FBG - ELEZIONI: INTERVISTA A DAVIDE CORRITORE 

Urbanistica e architettura - Giuseppe Ucciero - LA FINESTRA SUL CORTILE DELLA STAZIONE CEN-TRALE 

Lettera - Emilio Vimercarti - EXPO. LO STANDARD E QUI, LO STANDARD E LÀ, ADESSO NON C'E PIÙ 

Società - Giovanni Agnesi - LA FATICA DELLE FAMIGLIE MILANESI ALLA FINE DEL MESE 

Metropoli - Filippo Beltrami Gadola - EXPO - IL GRANDE MURO DI GOMMA 

Dal Palazzo - ***** - MILANO AFRICANA: RICONQUISTATA LA QUARTA SPONDA 

Economia - Mario De Gaspari - LA CITTA' DI FRONTE ALLA CRISI FINANZIARIA 

Città - Franco D'Alfonso - MILANO E LE PICCOLE "ECCELLENZE" 

In YouTube IL PRIMO COMIZIO 

Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualità in ARTE & SPETTACOLI MUSICA  – a cura di Paolo Viola ARTE - a cura di Silvia Dell‟Orso

TEATRO  – a cura di Maria Luisa Bianchi CINEMA E TV  – a cura di Simone Mancuso

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EditorialeELEZIONI: HANNO FERMATO LO ZELIG DI ARCORE

LBG

Forse l‟unica notizia buona è chelo Zelig di Arcore è stato fermatoda un risultato elettorale molto aldi sotto delle sue aspettative.L‟ultima battuta sul carattere afr i-cano della nostra città ci avevalasciato senza fiato: il massimopossibile della strategia del “iosono te”. Arrivato nella roccafortedella Lega, dove un vicesindacoha fatto del timore degli immigratila sua carta vincente, non potevadire altro, senza nemmeno do-

mandarsi se il nord-africanoGheddafi avrebbe preso questabattuta per un complimento a Mi-lano o per un complimento a Tri-poli. Ai due poco importa, riesco-no a far credere alla gente quelloche vogliono. Il resto è un panorama nel miglio-re dei casi da scampato pericoloma di profonda delusione nel mi-lanese. Non solo perché la sini-stra in particolare ha pagato perl‟ennesima volta la sua incapacitàdi trovare valori comuni, e ne a-

vrebbe, sufficienti ad attenuare lediversità. Mai come oggil‟immagine dei polli di Renzo èattuale. Ma tutta la sinistra, tutti iriformisti, tutti i democratici veridebbono fare i conti con se stessie sul dramma che saranno co-stretti a vivere e la fatica che do-vranno essere pronti ad affronta-re. Vincere con le armi della de-mocrazia, con il freno della tolle-

ranza, con il rispetto delle mino-ranze, con l‟ossequio alle leggicontro chi di tutte queste cose nefa strame, è un‟impresa che ha del sovrumano: credere in queivalori - questa sorta di fede laica -fa rifuggire da ogni forma di fana-tismo, di komeinismo, di desiderioanche momentaneo di sopraffa-zione. Ma anche impediscel‟inganno, la furbizia opportunista.Ci troviamo in una situazione pa-radossale: la maggioranza del

Paese crede più alle promesseche alle previsioni, anzi, questese non sono ottimiste vengonoconsiderate una iattura dalle qualici si deve difendere con gli amule-ti. E‟ utile ora andare a esaminare ilrisultato elettorale fin nelle sueminute pieghe, anche se questoesame non ci porterà lontano per-ché, come per il passato, al mo-mento di tirare le somme si ripre-sentano puntualmente i vizi e leambizioni e i personalismi di

sempre. Un dato è però incontro-vertibile: le forze politiche chehanno ottenuto i migliori risultati  – Lega e Italia dei Valori  – sonoquelle che non hanno passato o,se l‟hanno, è molto recente: nonsi portano appresso un bagagliodi glorie antiche ma nemmeno divecchi personaggi con le loro sot-tigliezze, le loro amarezze, i lorovizi e prima di tutto la loro incapa-

cità - impossibilità - di formareuna classe dirigente diversa daloro. Tempo fa osservavo che in que-sto Paese le persone veramentelibere sono i pensionati con unapensione ragionevole. Liberi dapreoccupazioni economiche trop-po stringenti, sono inattaccabilidal potere, quello odierno, checon un salario o uno stipendio tiblandisce o ti punisce privandote-ne. A loro dobbiamo affidare i no-

stri destini? A questi “uomini libe-ri” in età pensionabile? Nemmenoa loro perché sono vittime dellapaura del futuro, pur breve, che liaspetta. Allora a chi? Non ci re-stano che i giovani. Quanto tempoci vorrà perché scopranol‟imbroglio del quale sono rimastivittime? Prima un permissivismodi sinistra, venato di libertà e dispontaneità, poi, ora, un autorita-rismo fine a se stesso, branditoper avviarli a un‟obbedienza co-moda al potere: ignoranti ma ub-

bidienti tra plystation e ipod. For-se è da loro che bisogna ricomin-ciare a ricostruire un Paese de-mocratico, difendendoli dall‟igno-ranza. E‟ una cosa che possiamofare tutti, una “mission possible” aportata di mano con esiti a lungotermine ma che non ci esime dallospingere le forze di sinistra a rin-novarsi e ritrovare un‟insperataunità. 

Approfondimenti

Elezioni:Poteva andare peggio, ma nulla è come prima.Walter Marossi

Analizzare un risultato elettorale apoche ore dal voto non consente unapprofondimento particolare, tutta-via vale la pena farlo, anche perchél’indicazione di tendenza che esce è

abbastanza netta.Facciamo quindi delle premesse te-legrafiche di metodo:1)  i risultati andrebbero com-parati in forma omogenea

2)  la partecipazione elettoralemodifica radicalmente i valori3)  le elezioni europee sonoquelle in cui meno vale un criterio divoto utile e di importanza, in praticasono vissute come un grande son-daggio

4)  la diversità tra i sistemi e-lettorali tra i vari livelli etra i periodi rende difficil-

mente leggibile e compa-rabile i risultati e di merito:

1)  il vento di destra è genera-lizzato in europa

2)  l’astensionismo rende al-cuni risultati del tutto vir-tuali

3)  come in Italia in nessunpaese del parlamento eu-ropeo importa qualchecosa

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4)  in tutte le valutazioni rela-tive al pd occorre conside-rare la defezione radicale,che in particolare nelle cit-tà pesa significativamente

Ciò premesso vediamo, grossomodocos’è successo 

1)  Come al solito i sondaggihanno cannato il risultato più impor-tante, cioè a dire quanto prendevaBerlusconi. Nessun sondaggio (veditabella) dava il pdl a quella percen-tuale nazionale. Per meglio dire isondaggi registrano bene alcuni dati,e male altri, quelli probabilmenteinfluenzati dagli ultimi giorni di cam-pagna elettorale. Non è un errore dei

sondaggisti, che sempre dicono chefotografano la tendenza del momen-to, è un errore della politica non con-siderare che la campagna elettorale,o per meglio dire il trascorrere deltempo modifica il comportamentodell’elettorato. Diventa quindi abba-stanza ridicolo oggi ragionare sulleattese e le previsioni. Questo dato èconfermato anche dal comporta-mento dei partiti “minori” Pannella

dato per morto e trascurabile rag-giunge il 2,4% pari a oltre 700000voti, mica micio micio bao bao direb-be greggio. A Milano, tanto per anti-cipare un dato locale significativo,prendono il 5,5% pari a 35000 voti,sono cioè il quinto partito in città.2)  Il peso complessivo delcentro destra e del centro sinistra,pur considerando che questi terminisono necessariamente di diversa let-tura non subisce sostanziali variazio-ni, ma cambiano radicalmente lacomposizione e i pesi interni, in par-ticolare del centro sinistra3)  Il bipolarismo italiano, re-

sta imperfetto. In particolare esisteun area alternativamente alleata(basta considerare le elezioni ammi-nistrative) al pd che pesa circa il16/17%% cioè circa 2/3 del voto pd.Senza questi voti non è possibileNESSUNA alternativa di governo. Ilsogno veltronianodell’autosuf ficienza è definitivamen-te tramontato. Il sogno potrebbe di-ventare incubo se passasse il refe-rendum.4)  Il pd resta un partito for-temente caratterizzato da variabili

territoriali:23% al nord ovest, 28%nel nord est, 32,4% nel centro, 23%nel sud, 25% nelle isole. Se non siinverte il quadro del nord ovest edella Lombardia in particolare non siva lontano. La vecchia coalizione

prodiana prende alle europee circa13 milioni di voti, la coalizione Berlu-sconiana (pdl, Lega, Lombardo, pen-sionati etc) ne prende circa 14,5 mi-lioni; nel nord ovest rispettivamentesono 4,6 per il centro destra, 2,6 peril centro sinistra. La differenza è fon-damentalmente tutta qui. Si confer-ma cioè che la questione centraleper il pd è la questione del nord.5)  La sconfitta del pd è nettain termini di partito, lo è molto menoin termini di aree e di potenziali alle-anze

Se consideriamo la situazione di Mi-lano, che è probabilmente quella chepiù interessa i lettori di arcipelagomi-lano, il dato generale non cambia dimolto e il nodo politico resta identi-co:

1)  Il centro destra stazione attor-no al 50%, rammento che la morattiprese il 51,9% e formigoni il 49,8%, ilcentro sinistra allargato a rifondazio-ne (cioè l’unione) arriva al 45% aveva

il 48%, rammento che Ferrante preseil 47% e Sarfatti il 47,9%. Uno spo-stamento a destra c’è, ma non è un

maremoto In valori assoluti Ferranteperse in citta per per circa 24000 vo-ti, Sarfatti per 13000. Oggi il divario èdi circa 30000 voti, non un abisso.Quello che cambia è il peso interno.Il PD ha il 25% dei voti in città, que-sto significa che il resto della poten-ziale coalizione a sostegno di un fu-turo candidato a sindaco sulla basedelle elezioni europee è del 20% cir-ca. Se cioè l’autosufficienza veltro-

niana è inesistente a livello naziona-le, localmente è puro suicidio. Ov-viamente il peso del candidato èquello più rilevante, vale la pena ri-cordare che Albertini vinse nel 2001con il 57%2)  I numeri ripropongono dram-maticamente il dilemma del PD,guardare a destra, al piccolo udc del3,89%, o alla “sinistra” frammentata

Radicali 5,45%, sinistra e libertà2,97%, Rifondazione 3,47%.3)  Notate bene che la percentualedei votanti alle europee in città del

64,79% non è diversa di molto daquella delle comunali della Moratti67,5% e delle regionali 67,7%4)  Se paragoniamo i risultati delleeuropee del pd a quelle delle politi-che, operazione peraltro dal dubbio

senso visto che varia di circa 15 puntila percentuale di votanti, il PD subi-sce una batosta 33,7% contro 25,13%(anche se occorre considerare chegran parte del differenziale negativoè dato sempre dal voto radicale)mentre di pietro aumenta del 3% ele sinistre variamente assortite au-mentano di circa 2 punti. Parados-salmente la coalizione prodianaprende più voti con la frammenta-zione delle europee, che con laframmentazione delle politiche.5)  Ci sarà tempo per ragionare sui

flussi elettorali, ma spannometrica-mente risulta chiaro che il secondoproblema per il PD dopo quello dellealleanze è quello degli astenuti. È liche esiste un bacino di elettori ingrado di cambiare il quadro.6)  La disaffezione di partedell’elettorato pd si vede anche nelle

preferenze cofferati capolista 15000voti in città, Bersani più del doppio7)  Nel centro destra a Milano ilquadro è diverso: forza italia+an ave-vano il 37,4 cinque anni fa, oggi il37,2, la lega aveva aveva il 5,5 oggiha più che raddoppiato, vi è cioè unsaldo positivo. Il centro destra appa-re quindi in città più solido, menoframmentato e capace di attrarrevoti nuovi, almeno a base europee.8)  L’udc resta una realtà poco si-gnificativa, ancorché determinantese si ragiona in termini di elezionidirette.

In Lombardia il quadro è desolante:1)  Berlusconi+lega

56;6%(33,9%+22,7%),UDC 5%, PD21,3%,Sinistre varie+ radicali 14%,(Area prodi 35;3%). In sostanza lacoalizione Formigoni sta oltre il 60%,alle europee, avendo preso alle re-gionali come candidato il il 53,4%(sarfatti il 43,6%) come liste il 55,4%(l’unione 42.1%). Rispetto alle politi-che (considerando il senato)non ècambiato molto la coalizione di ber-lusconi aveva il 55,1%,udc 4,2%, vel-troni il 32%, l’area prodi aveva

all’incirca gli stessi voti di oggi.

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2)  Si consolida quindi una mag-gioranza Formigoniana, mentrenell’opposizione diminuisce il pd e si

rafforzano le componenti più radicalie estreme.3)  Il pd a Bergamo è al 16,7%, a

Brescia al 19,6%, a Como al 16,3%, aCremona al 23%, a Lecco al 22%, alodi al 22,8%, a mantova al 29,7%, aMilano al 24,6%, a monza e brianzaal 21,6%, a pavia al 21,1%, a Sondrioal 14,2%, a varese al 18,1%.

4)  In questo quadro le elezioniregionali dell’anno prossimo, devono

essere impostate con un salto quali-tativo radicale, la riproposizione diuno schema incerto di alleanze estrategie, la scelta di un candidato di

scarso appeal, renderebbero la Lom-bardia una Baviera del centrodestra.In conclusione, sommariamente pos-siamo dire che il pd torna al punto dipartenza politico: quali alleanze eche strategia, più debole di un annofa ma con un potenziale che resta

abbastanza intatto. Milano è con-tendibile, la Lombardia necessita diun miracolo.

Serve un congresso? Sicuramente,ma sopratutto serve chiarezza.

L’elettorato boccia l’autosufficienza,ma i sistemi elettorali dei diversi li-velli sono troppo diversi per trarreindicazioni senza un analisi più ap-profondita.

Dall’Arcipelago INTERVISTA A DAVIDE CORRITORE

FBG

Questa ultima campagna elettora-le è stata senz‟altro diversa daquelle che la hanno preceduta,ne abbiamo chiesto le ragioni aDavide Corritore che con un pas-sato trascorso nel mondo dellagrande finanza per passione poli-tica, nata già ai tempi del liceo, hapartecipato alla stesura del pro-gramma di Romano Prodi, per poinel 2006 candidarsi alle primariecon Bruno Ferrante ed, infine, èeletto - con i voti dell‟opposizione

- alla carica di Vice-Presidente delConsiglio Comunale di Milano.

Corritore, che impressione leha lasciato questa campagnaelettorale?

A nessuno sarà sfuggito come leelezioni europee si siano svolterispetto, per certi versi, in sordina:agenda politica determinata daimedia, minori messaggi dei partitial grande pubblico, minore diffu-sione di volantini o posta “eletto-

rale”, solo pochi cartelli 6X3 (quel-li che hanno spopolato nelle scor-se elezioni europee. Anche i fa-mosi gazebo, una volta punto diriferimento nelle campagne eletto-rali, sono stati gestiti spesso conuna minore affluenza di pubblico.Insomma, sulle elezioni europee,una campagna più contenuta eridotta, con uno sforzo immanedei candidati che dovevano rag-giungere gli elettori in dimensioniterritoriali e circorscrizionali enor-mi. Un po‟ diverso invece il climanei luoghi in cui si votavano leamministrative comunali, per

l‟effetto traino esercitato dallecompetizioni locali.

Quali, invece le sembra siano lecostanti di questa campagnaelettorale rispetto a quelle chel’hanno preceduta? È quale ilruolo della stampa?

Ci troviamo di fronte come sem-pre alla grande frattura: da un latoil centro sinistra, animato fa gran-

di sforzi dei suo candidati e mili-tanti, ma a corto di disponibilitàeconomiche e finanziarie da met-tere a disposizione per una cam-pagna elettorale in grado di rag-giungere il grande pubblico,dall‟altro una forza di governo chedispone di mezzi, e non solo dicomunicazione, in grado di agirein modo capillare. Anche la stam-pa, di fronte a questa strategia,sembra talvolta assistere impo-tente a un attacco così fulmineo eprepotente che si muove attraver-

so azioni “camaleontiche”, ossiacapace di fornire assicurazioni,piuttosto che informazioni aglistrati sociali più diversi degli elet-tori in funzione dal pubblico che loascolta.

Non sembra appaiono nuovinomi nel panorama del Parla-mento Europeo, dove sono fini-ti i giovani e le donne? E inol-tre, le recenti disavventure delpresidente del consiglio avrannodelle ripercussioni sul voto degliitaliani?

I “grandi nomi” della politica italia-na di centro destra, anche senzaprendersi la briga di redigere unpiano programmatico da sottopor-re agli elettori, si sono regolar-mente candidati e – per una sortadi automatismo politico – risultanovincitori certi di un seggio a Stra-sburgo. Attraverso le loro succes-sive e inevitabili dimissioni, sonogià pronti a cedere il proprio postoa candidati minori, spesso scono-sciuti al grande pubblico, che

conquistano immeritatamente unseggio al parlamento europeo.Questi “grandi nomi” della politicanazionale non hanno quindi la ne-cessità di condurre una personalecampagna politica, lasciando adaltri questo non facile compito,mentre i recenti scandali nella vitapersonale del nostro presidentedel consiglio non lasceranno trac-cia evidente sulla scelta di voto daparte degli elettori.

La partecipazione e gli interessi

nei confronti delle elezioni eu-ropee sembrano particolarmen-te scarso. Quali sono, secondole ragioni?

C‟è un minor interesse nei con-fronti delle elezioni europee deicittadini che considerano il parla-mento di Strasburgo troppo di-stante dai loro interessi: infatti èpiù contenuta l‟affluenza alle urne,fenomeno riscontrabile anche inquasi tutti i Paesi europei. Credoche ciò sia dovuto molto al fattoche il voto europeo è tipicamenteun voto identitario e di apparte-

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nenza, in un‟Italia che ha smarritoquesti requisite e si abituata ascegliere tra due opzioni di go-verno. Siamo insomma il paesedei duelli, e se invece si chiede diriconoscersi in questa i quella par-te politica, si fa più fatica a trovare

una motivazione forte nella collo-cazione politica. Per questo credosi voti meno alle europee.Questo disinteresse, dovutoalla lontananza del potere sicomprende per le elezioni eu-ropee. Converrà che i problemidella provincia, anche se nonincidono direttamente sulla vita

dei cittadini, sono molto più vi-cini e localistici.

Certo - pone l‟accento Corritore -sul tema delle elezioni provincialiche chiama alle urne diversi mi-lioni d‟italiani, sta avvenendo e-

sattamente l‟opposto. Il fenomenoè meno evidente nei grandi centriurbani. Nelle province chiamate alvoto, il riferimento immediato alterritorio geograficamente più limi-tato e a problemi concreti e im-mediatamente tangibili, l‟interessealla vita politica, ai programmi deicandidati è seguito con un mag-

giore interesse: distribuzione divolantini, comizi elettorali e scam-bio d‟idee e informazioni sono allabase del successo o meno deidifferenti candidati.Così, mentre le elezioni europeesi sono svolte in un clima più

stanco, la politica locale, quellasoprattutto a livello provinciale stasubendo un ruolo significativo nel-le scelte politiche di tipo e di por-tata locale.

A cura di Filippo Beltrami Gadola

Urbanistica e ArchitetturaLA FINESTRA SUL CORTILE … DELLA STAZIONE CENTRALE 

Giuseppe Ucciero

Ho la fortuna, purtroppo ancoraper poco, di avere l‟ufficio al pianoalto di un palazzo di fronte allaStazione Centrale. Spesso, trauna telefonata e l‟impegno alcomputer, mi capita di dareun‟occhiata dalla mia postazioneprivilegiata e, lasciando liberol‟occhio di aggirarsi senza scopo,

capita di vedere tante cose, letante, belle e brutte cose che siavvolgono come un filo di lana,attorno al gomitolo della Stazionee quasi come James Stewart ne“La Finestra sul Cortile” di AlfredHitchock osservo involontaria-mente quanto avviene attorno nel“cortile della Centrale”. 

Un susseguirsi senza sosta diuomini, donne, bambini, ragazze,furgoni, bus, auto, tram, comitive,coppie, biondi, scuri, neri, tutto sitrattiene per pochi istanti nella miarètina per poi scomparire ed esse-re subito sostituita da uomini,donne, bambini …. Solo la Stazione Centrale, la mo-numentale stazione di Milano, re-sta immota ed apparentementeimmutabile. In realtà così non è,lo sappiamo, ed io vorrei, nel la-sciare la mia felice condizione diosservatore privilegiato, condivi-dere due spigolature, due esilitranche de vie della mia convi-venza con la nostra bella e bruttastazione. Dalla mia finestra è

possibile vedere con agio la parte

superiore del corpo centrale dellaStazione.

Lì, suppongo con grande fatica euso di risorse, è stata sostituita lacopertura di rame e proprio lì unamattina di qualche mese fa ho po-tuto constatare che la Stazione“stinge”. Dal tetto in rame, scivo-

lano verso il basso, umori verda-stri che hanno ormai velato visi-bilmente la parte sud-est dellafacciata del corpo superiore dellaStazione, e non devo essere statoil solo ad accorgermene. Qualchegiorno dopo alcune figure, senzaprotezione, senza legamenti eimbracature, sono comparse sultetto e, sulla superficie pericolo-samente inclinata a oltre 30 metrid‟altezza, sono andate a verifica-re.

Poi nulla, e nulla è cambiato.L‟immagine mi è parsa l‟esem-plificazione lacerante del contra-sto insostenibile tra la dovizia deimezzi comunque messi a disposi-zione delle FF.SS. e il pressappo-chismo, al tempo stesso dilettan-tesco e criminale, dei gestori diquesti fondi, manager incapaci dioperare senza che le miglioriedanneggino l‟incarnato del mo-numento, e ignavi colpevoli neldisporre pericolosamente dellavita dei propri dipendenti e colla-boratori.

Ma ancor peggio di sé hanno datoprova nella gestione di un aspettoapparentemente secondario dellavita della Stazione. Sul lato diPiazza Luigi di Savoia, da oltredue anni l‟accesso laterale dellastazione verso i BUS di collega-mento con Malpensa e altre de-stinazioni è stato reso molto diffi-

coltoso: un‟area cantiere a formadi rettangolo (30 metri per 10) co-stringe gli sfortunati viaggiatori acircumnavigare la zona, se davve-ro vogliono usare dei trasporti cheli attendono nelle due direzioni.Sfortunati in condizioni diciamonormali, ma appena piove o batteil solleone, la transumanza deipoveri viaggiatori diviene unospettacolo amaro e indecoroso.

In uno slalom tra segnaletica, gra-te, spazi ristretti, sporco, chioschimalandati, asfalto bollente, vec-chie biciclette abbandonate e luc-chettate, pozzanghere, foglie fra-cide, umori umani, non conosciutie sconosciuti, i nostri eroi, mila-nesi autoctoni o forestieri, trasci-nano bagagli, borsoni, roller, tra-colle e quant‟altro, senza unostraccio di segnaletica, ma sem-plicemente seguendo ciascuno ilsedere dell‟altro, nella speranzache non abbia sbagliato strada.Gli sguardi cercano inutilmenteun‟indicazione, un aiuto, una con-ferma, e si gira dantescamente

attorno al grande rettangolo, la

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sua parte sporco e polveroso, in-crociando talvolta ceffi poco ras-sicuranti, o semplicemente mal-messi di salute e di tasso alcolico.Non si parla poi, per carità di pa-tria, della condizione in cui si ven-gono a trovare anziani malfermi,

donne in gravidanza e personecon disabilità ed è quanto più in-digna e ferisce.In tutto questo ovviamente nonv‟è traccia di Stato: le pattuglie deidiversi colori (Polizia di Stato, Ca-rabinieri, Esercito, Polizia Locale,Finanza ….), si alternano e stan-

no impettite davanti alla facciatacentrale della Stazione, ben guar-dandosi, per un patto tacito di re-ciproca sopravvivenza con i lorocontrollati, di farsi vedere nellepiazze laterali della Stazione. Co-sì mentre decine di milioni di Euro

vengono spese in faraonici studi,pompose campagne pubblicitarie,inutili convegni sull‟innovazione el‟intermodalità, i fanfaroni mana-ger non spendono poche migliaiadi euro per assicurare ai propriclienti, in realtà i loro “stupidi f i-nanziatori”, una chiara indicazio-

ne, un percorso agevole, una co-pertura dalle intemperie, un in-somma confortevole breve tragittotra il pezzo del viaggio già tra-scorso e quello ancora da fare. Lospettacolo che tutti i giorni vedodalla mia finestra è sempre aper-

to, gratuito e spesso animato:venghino, signori, venghino, enon si deluderanno.

Per quanto mi riguarda, fra pocochiudo la mia finestra.

.

Lettera

EXPO LO STANDARD È QUI, LO STANDARD È LÀ, LO STANDARD NON C’È PIÙEmilio Vimercati

Una delle vanterie maggiori pro-pinate con il progetto Expo consi-ste nell‟annunciare che su metàdell‟area su cui sarà costruito siricaveranno aree a verde per cir-ca 800.000 mq. A questa falsanotizia della giunta milanese pur-troppo si risponde con mezze fra-si quasi a non voler sfatare que-sta che appare una bella cosa.Quello di moltiplicare le aree a

verde è un vezzo antico delleamministrazioni milanesi che unavolta perimetrata un‟area comequella dell‟Expo spiegano chequesta per metà sarà costruita eper metà sarà destinata a verde.Nessuno rileva invece che quellastessa area è già per intero nonedificabile e che viceversa si pro-cede a consumare nuovo suolosottraendo aree vergini alla città.Sarebbe sufficiente dire la verità.

Infatti nessuno contesta che per

un‟opportunità come l‟Expo sipossano perdere aree non edifi-cate ma non si dica che si otterrànuovo verde perché questo non èaffatto aggiuntivo ma già conteg-giato nei piani urbanistici vigenti atale scopo. Altro discorso sono learee industriali dismesse dallequali costruendo sul 50% e ce-dendo al comune il resto dell‟areaeffettivamente si ricava del verdeaggiuntivo, salvo che non sia mo-netizzato e allora la città non neguadagna nulla in standard per-ché sono risorse che si perdononei meandri delle spese correnti

dei bilanci comunali. Purtroppo èinvalso l‟uso ed è diventato undiritto acquisito quello di accettarela monetizzazione degli standardpur essendo una facoltà dei co-muni e non un obbligo.

Dalle aree dell‟Expo a quelle diCascina Merlata, da tutte quellearee già destinate nel Piano Re-golatore vigente a Servizi comu-

nali o privati, a verde agricolo overde comunale, per le quali siprocede o si è proceduto con Va-rianti edificatorie, quello che siricava non è un verde aggiuntivoma una perdita di aree a standardche vanno a squilibrare lo stru-mento urbanistico che a suo tem-po prevedeva il pareggio tra abi-tanti e la loro dotazione di aree astandard. E‟ sufficiente porsi unasemplice domanda: costruendosulle aree che sono state indivi-duate per l‟Expo il consumo di

suolo aumenta o diminuisce? Larisposta è banale, ribadito che perun‟occasione del genere vale lapena compiere un sacrificio a pat-to che si dica la verità e non sibarattino i numeri promettendoper nuovo verde quello che giàesiste. Le obiezioni ricorrenti sonodue.

La prima si fonda sul fatto che èvero che si porta a casa solo me-tà dell‟area prima destinata a ver-de ma senza spendere risorse perl‟esproprio e in più attrezzata.

Grazie per le panchine ma il bi-

lancio non è in pareggio fra quan-to ne beneficia l‟operatore e ciòche ne riceve la collettività chenell‟accordo negoziato, con il co-mune che acconsente, è semprel‟alibi e non l‟oggetto dell‟inter -vento altrimenti il proprietario nonlo proporrebbe.

La seconda è che l‟attuale Pianoregolatore generale è tarato, per

quanto riguarda gli standard, suuna popolazione di 2.100.000 abi-tanti mentre i residenti sono1.300.000. Questo scostamentonon può indurre nessuno ad af-fermare che allora Milano è sovradotata di aree a servizi e a verde.Né che nonostante ciò si possapensare che il giochino di costrui-re su aree non edificabili cedendostandard non costituisca ulterioreconsumo di suolo. E‟ successomolte volte che aree destinate astandard siano state sottoposte a

Varianti edificatorie, ad esempiocon i piani di zona, indicando lasolita percentuale del 50% di co-struito ed il resto a verde e chepoi successivamente lo stessaquota a verde sia stata ancoraoggetto di ulteriore Variante sud-dividendo nuovamente l‟area. Conquesto metodo inteso a ritenere leVarianti autosufficienti in sé intermini di assolvimento deglistandard si capisce perché la cittàè andata in deficit di verde e ser-vizi sconvolgendo i dati in equili-brio, sulla carta, del vecchioP.R.G. Se Milano negli anni ‟70

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aveva stabilito che il Piano Rego-latore dovesse prevedere la metàdel suo territorio (182 ml di mq) averde e servizi (91 ml di mq pari a2.100.00 abitanti x 44 mq abitan-te) lo aveva deciso per molte ra-gioni valide.

Ma il conto ragionieristico non èappassionante seppure un raf-fronto per misurare lo standard cideve pur essere considerato chela stessa legge regionale oggi vi-gente afferma che esso non puòessere meno di 18 mq per abitan-te, più un tot per altre considera-zioni come sulla mobilità dellepresenze. Certamente una cittàcome Milano non potrà indicarenel suo prossimo Piano di Gover-no del Territorio, P.G.T., strumen-

to che sostituirà il vecchio pianoregolatore generale, P.R.G., unacifra basata sul minimo previsto(18 mq abitante x 1.300.000 = mq23.400.000) misura totalmenteinadeguata alle esigenze normali,né tantomeno calcolare lo stan-dard sulla percentuale minimadella normativa precedente (26, 5mq abitante x 1.300.000 = mq34.450.000). Le aree a servizi e averde nel nuovo P.G.T. dovrannoessere almeno pari all‟attuale fo-tografia dell‟esistente che si stima

attorno a 70 milioni di mq tenutopresente che rispetto a quantoprevisto “sulla carta” dal vigenteP.R.G. oggi esiste una carenza dicirca 20.000.000 di mq. Non c‟èdubbio che è meglio qualcosa inmeno dei sogni cartacei previsti

rispetto alla disponibilità di servizireali e qualitativi.

Il P.G.T. in elaborazione dovràdunque tenere conto di questi a-spetti fra le tre o quattro prioritàgenerali. Va sottolineato peraltroche non fa onore a una città comeMilano il non essere stata politi-camente in grado di redigere que-sto strumento nei tempi di legge edi essere in regime di proroga,essendo il comune di Milano quel-lo con le aree critiche più popolo-

se e il più dotato che idonei ufficitecnici né di essere stato comecapoluogo di regione un esempiotrascinante. Ciò detto, innanzituttonon si può tornare indietro rispettoalla situazione esistente in terminidi quantità di aree a servizi e averde già ora insufficienti e ne de-ve essere previsto un aumentosignificativo posto che oltre dueterzi del suolo milanese è edifica-to. Poi deve essere dataun‟indicazione percentuale, sep-pur flessibile, cosa che oggi la

legge purtroppo non prevede, in-tesa a programmare nel Piano deiservizi, fatto 100 quanto contiene,quant‟è la quota delle aree desti-nate a non essere edificate e chequindi devono rimanere a verde equant‟è quella delle aree dedicate

ai servizi alla persona, in edificipubblici o privati che siano. Oc-corre inoltre stabilire dei principiprecisi per quanto riguarda laconcessione della possibilità dimonetizzare gli standard limitandoquesta facoltà nei soli casi in cuil‟area o l‟intervento non lo con-senta. E‟ necessario un continuomonitoraggio del consumo di suo-lo affinché tra una variante el‟altra si rimanga in equilibrio traesigenze della popolazione e svi-luppo della città. Per fare ciò è

necessario non considerare le va-rianti autosufficienti in sé ma pe-sarle nel bilancio complessivodell‟insieme del territorio comuna-le. Infine vi sia un maggior coordi-namento metropolitano per distri-buire meglio benefici e svantaggidei pesi insediativi.

Se non vi sarà chiarezza su que-sti punti saremo di nuovo som-mersi dagli annunci di nuovo ver-de in una città che viceversa neavrà sempre meno.

SocietàLA FATICA DELLE FAMIGLIE MILANESI A FINE MESE

Giovanni Agnesi

Finalmente dopo anni di disserta-zioni, discussioni, veti e controvetiil Parlamento ha emanato la leggedi riforma del federalismo regiona-le e relativa riforma fiscale. Ri-

forme essenziali per il bene delPaese, per le quali la Commissio-ne Diocesana Milanese di Giusti-zia e Pace già nel lontano 1996,con notevole lungimiranza, pro-poneva i seguenti suggerimenti: -superare un atteggiamento emoti-vo e rabbioso che confonde il fe-deralismo con una rivendicazionegretta e localista, che nulla ha ache fare con i principi di sussidia-rietà, indipendenza e solidarietà; -sviluppare una politica economi-ca-sociale che vede nel regional-federalismo un importante mezzo

di partecipazione e di efficienza; -

realizzare con queste riforme unapiù completa forma di democraziapartecipata. Infatti il concetto ba-se e l‟obiettivo finale del federali-smo fiscale non ha al primo posto,

come sembrerebbe dal dibattitopolitico corrente, l‟esigenza dimantenere sul territorio il maggiorvolume possibile delle imposte,ma il bisogno di attribuire maggiorefficienza alla produzione di ser-vizi pubblici locali, realizzando so-lo quelli per i quali la maggioranzadei cittadini è disposta a pagare letasse.Tutto questo ragionamento è intotale contrasto con la riforma fi-scale del 1971/72 che ha accen-trato nelle mani dello Stato tutto ilpotere tributario, privando di au-

tonomia fiscale gli enti locali (par-

tendo dai Comuni e poi le Provin-ce e le Regioni) divenuti di fattocentri di spesa finanziata dalloStato, purtroppo in modo così i-nefficiente da comportare negli

anni il ricorso sempre più cre-scente all‟indebitamento pubblico.Pertanto nell‟attuale situazioneeconomica-sociale dell‟Italia nonsolo è importante ridurre le tasse,ma è altrettanto essenziale offrirea livello comunale, provinciale eregionale servizi pubblici semprepiù efficienti ed economicamentefavorevoli, specialmente per lefamiglie e i cittadini con minor po-tere d‟acquisto dei propri salari eredditi. Una considerazione que-sta che è indicata anche da Bo-nanni, Segretario Generale della

CISL, che lo scorso anno affer-

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mava “ La politica dei redditi si faa partire dai territori con una con-certazione sui contenuti dellaspesa locale, sulle tariffe, suiprezzi e sulla pressione fiscale instretto collegamento alla promo-zione generalizzata del secondo

livello contrattuale aziendale eterritoriale”. 

A mio avviso sarà proprio la rea-lizzazione del federalismo regio-nale, che lasciando autonomiafiscale agli Enti locali, darà a Co-muni, Province e Regioni la pos-sibilità di sanare a livello localetante disuguaglianze e i relativiproblemi sociali. Un esempio e-clatante è dato dal fatto che conquasi tremila euro di spese men-sili, il 16% in più della media delle

regioni italiane, le famiglie mila-nesi sono quelle che faticano dipiù per arrivare alla fine del mese.Inoltre Milano stessa vive al pro-prio interno fortissime contraddi-zioni e contrasti socio-economici,che sono stati scientificamentecomprovati da uno studio realiz-zato nel 2003 dall‟Ufficio Statisticodel Comune di Milano, in collabo-razione con la Camera di Com-mercio e l‟Agenzia delle Entrate.

Riporto qui a grandi linee l‟aggior -namento al 2007 della suddettaricerca (quindi al netto degli effettidell‟attuale crisi finanziaria inter-nazionale) svolto sempre dallaCamera di Commercio milanese epubblicato su “Conquiste del La-voro da F. Gagliardi”: - alcune dif-ferenze che segnano Milano sonodate dalla capacità di spesa me-

dia tra centro e periferia ( € 4.000.e € 2.500.), tra dirigenti e operai(€ 4.300. e € 1.800.) e tra le60.000 famiglie povere che pos-sono spendere solo € 891 il mesee i 60.000 i più ricchi che supera-no gli 11.000 euro; - suddividendo

la spesa per zona, i consumi mediper famiglia sono di € 4.099 incentro, € 3.112 in semicentro e €2.597 in periferia e il 19% degliintervistati in centro dichiara diavere un reddito familiare di oltre60mila euro, contro il 13% delsemicentro e il 4% della periferia;- chi vive solo spende in media  €1.954, una coppia € 3.123, unafamiglia di tre persone € 3.474 diquattro persone € 4.047 di cinquepersone e più € 4.597. Nello stes-so tempo un interessante articolo,

sul Giornale del 18 maggio 2008,denunciava che nel 2005 fra il48,8% dei presentatori nella cittàdi Milano del Modello Unico, il32% è rappresentato da lavoratoriautonomi che dichiarava un reddi-to annuo lordo inferire a €15.000.=, nello stesso tempo aMilano sono state immatricolateben 19.300 auto di lusso, fuori-strada e sportive a fronte di solo1.635 (lo 0,17% del totale dei con-tribuenti) con reddito superiore ai € 500.000. 

Dati questi che mettono in risaltol‟esigenza di ricercare a livello in-nanzitutto comunale un nuovomodello di prelievo fiscale legatoal costo della vita, alla capacitàd‟acquisto del reddito, ma soprat-tutto al tenore di vita, al livello divita di ogni cittadino. Pertanto

sarebbe interessante ragionaresui seguenti suggerimenti: - istitui-re un tributo comunale unico cheelimini assorbendole tutte le tas-se, imposte e tariffe attuali, rivisi-tando la vecchia “Imposta Comu-nale sulla Famiglia”, valutando

cioè con efficacia il livello e tenoredi vita di ogni singolo e famigliamilanese, partendo dal 730/Mod.Unico, dai beni immobili e mobili,dall‟ubicazione delle abitazioni icui valori variano da quartiere aquartiere, dalla composizione del-la famiglia, dai beni di consumoposseduti (auto, barche, ecc. (unperfezionamento dell‟attuale ISE-E); - solo in base ai dati assunti alpunto precedente, che rappresen-tano la reale capacità contributivadel cittadino-utente, si potrà de-

sumere con maggior certezza lasua capacità di compartecipazio-ne economica non solo al miglio-ramento di tutti i servizi pubblici,ma anche per ridurre sensibilmen-te gli oneri a quanti richiedono iservizi pubblici quali l‟utilizzo diasili, mense scolastiche, contributisociali, ecc.; - rendere più qualifi-cato ed efficiente il servizio co-munale per la lotta all‟evasionefiscale, specialmente per quantoattiene il settore edilizio con unserio aggiornamento del catastocomunale.

Penso che solo seguendo questiobiettivi si potrà passare dal citta-dino-cliente dei servizi comunali alcittadino che conosce-decide-controlla partecipando attivamen-te alla vita della sua città e delPaese.

Metropoli

EXPO: IL GRANDE MURO DI GOMMAFilippo Beltrami Gadola

Duole ma è necessario tornaresul tema dell‟Expo che sta per abbattersi su Milano. Abbiamo giàscritto sulle pagine di questomagazine di quanto sia inutile op-porsi a un progetto che i milanesinon conoscono, soprattutto per glieffetti deleteri che la manifesta-zione avrà sul territorio. Non solonon sanno i cittadini  – perché non

sono stati adeguatamene informa-

ti  – ma nemmeno quel manipolodi attenti professionisti che al pro-getto Expo, per quanto che è datoloro sapere, si oppongono con ilpotere e le energie che hanno adisposizione.

Bisognerebbe sapere di più sullanatura, gli scopi e gli obiettivi diquesto fantomatico BIE, la cui se-

de è a Parigi e sul cui sito internet

non compaiono né lo statuto né lefinalità, né naturalmente i membriche la compongono e dirigono.Insomma, chi sono questi com-missari che interloquiscono colnostro sindaco? quali siano le loroaspettative, e soprattutto come ilBIE trovi i propri finanziamenti?sono le sfortunate città vincitriciche verseranno o versano una

sorta di obolo a manifestazione

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conclusa? Sembrerebbe logicopensarlo e saperlo.

Evidentemente ci troviamo difronte ad un dialogo a due: la no-stra amministrazione pubblica,locale e nazionale, e questo fan-

tomatico Bureau, che in qualchemodo detta regole precise allequali ci si deve adeguare. Allora,niente Expo diffusa - una sceltaimposta del luogo della manife-stazione - e rispetto, per quantopossibile, delle promesse fattedall‟Italia nell‟ormai celeberrimo dossier di presentazione.

Appare evidente, come ho giàsottolineato, che i rapporti tra Ita-lia e BIE sono regolati da una sor-ta di contratto o dichiarazione

d‟intenti legalmente vincolante,che prevede da parte del nostropaese obblighi, tempi e modi. Du-rante l‟incontro con il nostro sin-daco, che è stato cortesementeinvitato a presentarsi a Parigi, ilBIE ha preteso (giustamente) unadescrizione dell‟andamento deilavori. Immagino che il sindacoMoratti avrà stancamente ripetutoche siamo riusciti addirittura a si-glare degli accordi – ne ignoriamoi dettagli - nientepopodimeno checon la Mongolia, assestando poi  – nella campagna elettorale - uncolpo vigliacco a Penati, reo diaver nella pratica ostacolato l‟e-vento.

Bel colpo. Ignoro come la Mongo-lia, senza voler togliere nienteall‟onorato paese, possa dar verolustro al tema dell‟Expo, ancheconsiderando - e questo non devepassare inosservato - che gli Stati

Uniti, forse il più importante paesenel campo della ricerca scientificainternazionale - sarà assente: ilgigante americano si è sottrattoprudentemente da paese membrodel Bureau Internazionale. Un se-gnale eloquente?

Il palazzo milanese è di gomma:certo non può ignorare le propo-ste e le proteste che giungono dapiù parti dalla città e dalla metro-poli, definite dallo stesso tempo edallo stesso sindaco come “folclo-ristiche” ma fa finta di niente. Ilpalazzo riporta come il BIE abbiascelto direttamente il luogo dellamanifestazione che si dovrà ne-cessariamente svolgere inun‟unica sede (ma sarà poi vero,o ci dobbiamo fidare delle parole

del sindaco?). Stupisce che que-sto incontro parigino non sia statoseguito, nei dettagli, nemmenodalla stampa nazionale.

Vien da chiedersi: quanto i mem-bri del BIE conoscono Milano, lesue questioni, i suoi nodi irrisolti,le sue esigenze reali e urgenti. Dinuovo, se nemmeno il sindacosembra essere in grado di sentireil cuore di Milano (lei che ci è natae cresciuta), quanto possono sen-tirlo i membri della BIE? Perchéquesto Bureau fantasma deveimporre (sempre a detta del sin-daco) delle regole dannose, vin-colanti e in parte distruttive neiconfronti della nostra città?

Ci troviamo di nuovo di fronte adun muro di gomma, protetto, aquanto pare dai dettami del BIE esostenuto con forza alla nostraamministrazione. La maggioranza

dei cittadini appare muta e indiffe-rente a questo gioco che si svolgetutt‟altro che alla luce del sole;l‟amministrazione non ascolta, esceglie di non ascoltare i cittadiniche nutrono fortissime perplessitàgià di fronte ad un progetto fanta-

sma. I prossimi mesi vedremo losvolgersi di questa babele, fatta diassegnazioni progettuali ad hoc,di gare d‟appalto costruite per f a-vorire alcuni pochi, forti e fortuna-ti, escludendo – come da prassi – le piccole e medie imprese che,non dimentichiamoci, fanno daspina dorsale all‟economa localee nazionale: a loro le briciole equalche subappalto. Sui fantoma-tici 70.000 posti di lavoro ho giàdetto.

E‟infine inutile ricordare come iterreni che occuperanno l‟Expo,oggi agricoli, cambieranno desti-nazione d‟uso, lasciando qua e làmostruosità architettoniche di va-ria forma, destinazione e natura: aquesto proposito si consiglia didare un‟occhiata al libro presenta-to a cura dell‟Ordine degli Archi-tetti, “Expo dopo Expo” di recentepubblicazione: immagini eloquentidi aree periurbane deserte, in par-te completamente abbandonate efatiscenti, bizzarrie architettonichedi chi, vista l‟occasione, non ha

resistito alla tentazione di lasciarelibero sfogo alle proprie fantasieprogettuali più improbabili. Dicia-mocelo, negli ultimi decenni leExpo hanno forse fatto più dannial paesaggio urbano dai tempidell‟abbandono delle grandi areeindustriali dismesse.Guardare per credere.

Dal PalazzoMILANO AFRICANA: RICONQUISTATA LA QUARTA SPONDA!

ADMIN

Diciamo la verità, quando un pre-sidente del Consiglio arriva a so-stenere che “Milano mi sembrauna città africana”, come ha dettoSilvio Berlusconi, tutte le afferma-zioni degli altri politici perdonoimprovvisamente consistenza.Vengono immediatamente ri-dimensionate. La forza della paro-

la viene svuotata, privata di ogni

valore. Perché una panzana cosìenorme nessuno mai riuscirà adirla, per tanto che si sforzi. E alpovero cittadino, anche al più be-nevolo subentra soltanto, insiemea un senso di scoramento,un‟irresistibile esigenza di silen-zio.Convincete quell‟uomo a tacere,

per carità. Per il suo e per il no-

stro bene. E se non ci riuscite aparole, provate con il telecoman-do.

* * *

In un panorama tanto devastatodall‟uscita del premier, il raccontoche esce dai comunicati di Palaz-

zo Marino non può che suonare

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inadeguato. Ma vediamo la ver-sione ufficiale sulla settimana ap-pena trascorsa.

MILANO, MA ANCHE AFRICA -Milano, 3 giugno 2009  –  “La bat-

taglia per la legalità sarà vinta avantaggio dei cittadini e di tutte lepersone oneste e perbene, nonsolo i milanesi, non solo gli italia-ni, ma anche gli immigrati regolariche sono qui per lavorare e percercare una vita migliore”. L‟hadichiarato il Sindaco di Milano Le-tizia Moratti.

CULTURISTA SI NASCE - Mila-no, 3 giugno 2009  –  “La scienzanon è solo sapere, ma anche cul-tura”. Lo ha detto questa mattina

l‟assessore alla Cultura Massimi-liano Finazzer Flory.

SERAL KILLER - Milano, 3 giu-gno 2009 – “I cinema aperti la se-ra sono una risorsa non solo cul-turale per Milano”, ha detto

l‟assessore alla Cultura Massimi-liano Finazzer Flory.

PLURICLASSE - Milano, 3 giugno2009 – “I progetti dell‟Assessoratoalla Casa consentiranno di rinno-vare i quartieri di edilizia popolare

rendendoli plurifunzionali e pluri-classe” ha detto l‟assessore allaCasa Gianni Verga.

STELLA DI LATTA 1 - Milano, 4giugno 2009 – “In alcuni casi sonostati trovati anche scarafaggi nellecucine, nei forni e addirittura nellepadelle. A testimonianza che daparte dei gestori non italiani c‟èspesso scarsa attenzione alla si-curezza, all‟igiene e alla salute deiconsumatori”. Lo ha r eso noto ilvice Sindaco e assessore alla Si-

curezza Riccardo Marshal De Co-rato.

STELLA DI LATTA 2 - Milano, 4giugno 2009  –  “A Milano non c‟èspazio per rom abusivi: è beneche sappiano che li inseguiremo e

non molleremo la presa”. Lo co-munica il Vice Sindaco e Asses-sore alla Sicurezza Riccardo Mar-shal De Corato.

STELLA DI LATTA 3 - Milano, 4giugno 2009  –  “Le sentenze sa-

ranno emesse il 9 e 14 luglio. Ve-dremo cosa decideranno i giudi-ci”. Lo dichiara il vice Sindaco eassessore alla Sicurezza Riccar-do Marshal De Corato.

STELLA DI LATTA 4 - Milano, 4giugno 2009  –  “Dal sopralluogoera emerso un lungo elenco diirregolarità e situazioni pericolose:cavi elettrici a vista, scale e an-droni utilizzati come orinatoi, elet-trodomestici e materassi abban-donati sui ballatoi e presenza di

diversi occupanti abusivi nel sot-totetto che provocavano infiltra-zioni negli appartamenti sotto-stanti”. Lo dichiara il vice Sindacoe assessore alla Sicurezza Ric-cardo Marshal De Corato.

EconomiaLA CITTA’ DI FRONTE ALLA CRISI FINANZIARIA 

Mario de GaspariL‟attuale crisi finanziaria è dovutaalla crisi del mercato immobiliare.Questo significa che il boom fi-nanziario è stato sostenuto negliultimi anni dal comparto immobi-liare.L‟analisi rivela che indice immobi-liare e indice borsistico procedonoquasi in parallelo: il primo condi-ziona il secondo. Prezzi alti degliimmobili uguale a prosperità fi-nanziaria. Caduta dei prezzi u-

guale a crisi finanziaria. I primi aessere colpiti sono i paesi chehanno segnato indici di sviluppomigliori: prima gli USA, patria deisubprime, poi, in Europa, Spagnae Irlanda. In buona parte la pro-sperità recente era dovuta allafinanziarizzazione spinta del mer-cato immobiliare. Un vantaggiorelativo viene all‟Italia dal fattoche i fondi immobiliari sono solodi recente istituzione.Si apre una contraddizione traglobale e locale che pone un pro-blema politico rilevante: la ripresa

dei valori immobiliari è necessaria

per uscire dalla recessione, ma lacaduta dei prezzi degli alloggi nonpuò essere considerata un male,visto il bisogno di alloggi nelle no-stre città. La politica statale e so-vranazionale deve fronteggiare lacrisi rifinanziando il sistema e ca-ricando i debiti sulla fiscalità ge-nerale, sul debito pubblico esull‟inflazione (vedremo in qualipercentuali). Ma la politica localedeve fare altri tipi di considerazio-

ni. L‟approccio liberista al proble-ma casa prevede offerta territoria-le in abbondanza (se crescel‟offerta diminuisce il prezzo … inteoria): in realtà la bolla immobi-liare fino ad oggi ha fatto sì checrescesse il valore dei suoli econtemporaneamente crescesseil fabbisogno di case. Si è operatosolo per sostenere l‟offerta (grazieal land banking) senza sostenere idiritti della domanda (bisogno dialloggi a prezzi contenuti). Il pro-blema è che dal lato dell‟offertaagiscono i meccanismi macroe-

conomici (finanza immobiliare,

fondi chiusi, attività di trading,ecc.), mentre dal lato della do-manda la pubblica amministrazio-ne può operare solo con mecca-nismi micro economici residuali(oneri di urbanizzazione, finanzadi progetto, convenzioni, ecc.),tutti subordinati all‟effettiva valo-rizzazione immobiliare (se si con-cede poco si ottiene poco, …).

Di fronte a questa realtà oggi le

amministrazioni operano secondodue modelli entrambi subalternialle ragioni della rendita e di dub-bia efficacia. Il primo modello è ilsodalizio con la rendita: favorire lacrescita dell‟offerta immobiliareper compartecipare agli utili. Lerecenti normative urbanistichevanno in questa direzione (pere-quazione, urbanistica contrattata,PII, ecc.). Il modello normativopotrebbe anche essere condivisi-bile ma non sono esplicitati i puntidi forza sui quali dovrebbe far le-va l‟azione della pubblica ammini-

strazione (solo il suo ruolo con-

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cessorio e sanzionatorio?). Que-sto modello è prevalente e oggiculturalmente egemone. Il secon-do modello è un po‟ un ritorno alleorigini. Si sottolinea il peso stori-camente (fin dall‟unità d‟Italia) preponderante della rendita fon-diaria nell‟evoluzione della cittàitaliana e si auspica che i comuniriprendano un ruolo decisivo nellapianificazione territoriale. E‟ la vi-sione della sinistra storica e quel-la prevalente tra gli urbanisti tra-dizionali. Dunque, alcuni parlanodel futuro della città solo in terminimacroeconomici, ragionando sudomanda e offerta, calmieramen-to dei prezzi, legittimità degli inte-ressi legati alla valorizzazione del-la rendita, di perequazione, ecce-tera; altri parlano di urbanistica

con le lacrime agli occhi, deposi-tari di una disciplina che ha vissu-to ben altri splendori, vittima oggidel mercato e degli appetiti spe-culativi.

Nel primo caso la città scomparecome organismo e soggetto, co-me luogo del progetto, e divienesemplicemente suolo da valoriz-zare e mettere in vendita: chi nonpuò coniare moneta può sempredistribuire volumetrie. Nel secon-do caso la città è il palinsesto diuna progettualità accademica eimpotente. In realtà è tutto il dibat-tito sulla città che deve essereriallineato al dibattitosull‟economia. C‟è però anche unproblema storico-politico interes-sante su cui si può aprire una di-scussione: il comune è anche, etale è sempre stato considerato evissuto nella storia d‟Italia, unacomponente della società civilepiuttosto che un organo di decen-tramento del potere statale1. Serecuperiamo almeno in parte que-sta concezione, possiamo util-

mente attribuire al comune unruolo di contenimento della rendi-ta fondiaria, valorizzando mag-giormente il suo essere comunitàlocale che non il suo essere unpezzo di stato.

La vera penuria dei comuni non èdovuta alla contrazione dei trasfe-rimenti statali o alla limitata capa-cità impositiva (che pure sono e-lementi molto significativi), maall‟esplosione della rendita fondia-ria. Finché non ci renderà conto di

questa verità e non si predispor-

ranno contromisure adeguate, lepolitiche dei comuni non potrannoche produrre effetti perversi e pa-radossali: per fronteggiare le e-mergenze fiscali si favorisce larendita fondiaria, e questo produ-ce effetti negativi sulle finanze

comunali. É il più classico dei cir-coli viziosi.

Prendiamo il caso del mercatodelle abitazioni tra gli immigrati:questo settore rappresenta il 15% del mercato delle abitazioni alivello nazionale. Si tratta di unaquota considerevole, sempre inaumento negli anni, ma che oggisegna un forte rallentamento chemerita qualche riflessione. Il nu-mero di acquisti diminuisce del22,5% rispetto al 2007 causando

una riduzione del fatturato del27,4%. Il mercato etnico degli al-loggi è stato, in piccolo, quelloche ha rappresentato in Americala bolla dei mutui subprime. Han-no molto lucrato i soggettidell‟intermediazione immobiliare,sottacendo ai clienti, acquirente evenditore, sia il prezzo realedell‟acquisto che il reale prezzodella vendita e contrattando colcompratore unicamente la rata delmutuo. In questo mercato, cosìpoco trasparente, i venditori han-no guadagnato qualcosa, ma gliintermediari hanno guadagnatomoltissimo. Hanno invece pagatomolto gli immigrati, ai quali sonostati ceduti alloggi a costi irreali,condizionando attraverso i mutuila qualità della loro vita e il buonesito del loro inserimento sociale,orientandoli al mercato illegale,con i subaffitti e l‟affitto di postiletto, ghettizzandoli quindi in unsottosistema etnico senza pro-spettive. Gli esiti sociali di questomalcostume sono ben visibili nellenostre periferie: appartamenti so-

vrappopolati, affitti al nero di postiletto, disordine condominale neipagamenti delle spese, pignora-menti, alta mobilità.

Tutto ciò ha pesato in manieraconsiderevole sulle finanze co-munali, sono cresciute le pressio-ni sociali, gli allarmi sulla sicurez-za, le esigenze di spesa corrente.Le responsabilità sono di diversisoggetti: delle banche che peranni hanno fatto prestiti al100/120% del valore di un allog-

gio già sovrastimato, della Banca

d‟Italia, che dovrebbe controllarel‟operato delle banche, dei pr o-fessionisti, che spesso fanno attisenza le dovute ricognizioni, degliordini professionali, che dovreb-bero controllare l‟operato dei loroiscritti (architetti, geometri, inge-

gneri, notai). Qualcuno in passatoha denunciato questa situazionechiedendo che gli organismi dicontrollo facessero la loro parte:la risposta è stata il silenzio.Qualcuno, in verità, ha tentato didare una risposta sostenendo chequesti comportamenti, in fondo,favorivano l‟acquisto dell‟alloggioda parte degli immigrati. Un servi-zio sociale insomma! Questi com-portamenti hanno prodotto dueeffetti concomitanti: hanno ali-mentato il mercato delle compra-

vendite immobiliari e, di conse-guenza, hanno contribuito a tene-re costantemente alto il valore ditutte le case.

Non era un problema che ci fos-sero o meno sufficienti garanzieche i contratti sottoscritti fosserorispettati. Un immigrato, ovvia-mente regolarizzato, sottoscriveun contratto valutando soprattuttose riesce a far fronte, in un modoo nell‟altro, alla rata mensile delprestito; se dovrà lasciare la casaqualcuno provvederà e se la casaandrà all‟asta poco male perchécomunque non ha versato nessunanticipo (quel 40 o 50% del valoreche sarebbe normale venisse ri-chiesto dalle banche). In effetti ilnostro acquirente non ha nem-meno perso dei soldi, comunquenon tanti, perché le rate mensiliche ha pagato per il rimborso delprestito equivalevano più o menoal costo di un affitto. Quella stes-sa casa, prima che venga pigno-rata o messa all‟asta, avrà co-munque svolto una doppia fun-

zione: di servizio, come alloggioper coloro che l‟hanno utilizzata, efinanziaria, contribuendo ad in-crementare il prezzo di mercatodelle case.E‟ chiaro infatti che se viene iper-valutato un alloggio di scarso pre-gio, questo trascina automatica-mente verso l‟alto tutti i valori im-mobiliari. Oggi, dunque, questomercato, così promettente, entrain crisi: forse è l‟occasione per fare un‟operazione di pulizia etrasparenza. Questo, naturalmen-

te, richiede che le amministrazioni

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pubbliche rilancino una politicadegli alloggi e soprattutto una po-litica degli affitti, in modo da non

costringere le famiglie ad accol-larsi debiti pluridecennali e da fa-

vorire una certa mobilità nella ri-cerca dell‟alloggio.

CittàMILANO E LE PICCOLE “ECCELLENZE” 

Franco D‟Alfonso 

Da un po‟ di tempo a questa par-te, più o meno quindici anni, leg-gendo i giornali cittadini abbiamosolo notizie riguardanti “eccellen-ze”.Non si tratta di magistrati oambasciatori, ma di titoli appiop-pati alle inaugurazioni di negozi,trasferimenti di reparti ospedalierie prime teatrali: non c‟è uno solodi questi “avvenimenti” che nonsia accompagnato da un brodo-lento coro di plauso ed esaltazio-ne dell‟evento, che resta peraltroconfinato generalmente nella cer-chia dei Navigli, senza che ilmondo intero si unisca ai turibolidi accompagnamento .

A prima vista particolarmente in-spiegabile è il coro che accompa-gna ogni manifestazione teatrale,

musicale e museale, soprattuttoprovenendo, nel caso della classepolitica cittadina, da gente chenon sempre ha avuto un buonrapporto con la cultura. Oggi in-vece fra giunte di centrodestra eistituzioni culturali cittadine tuttosembra girare a mille.Non era così al tempo che il vo-stro Giano Bifronte finisce sempreper rimpiangere: Paolo Grassi eGiorgio Strehler, mettessero inscena la Vita di Galileo o L‟Operada Tre soldi, aspettavano con tre-

pidazione il giudizio dei critici tea-trali cittadini, in particolare quellodei severissimi articolisti dell‟A-vanti e dell‟Unità, che non si face-vano certo scrupolo di scaricare“fuoco amico” sulla produzionedel Piccolo appena non fosseroconvinti di qualche particolare. Eche dire degli artisti dell‟avan-guardia, da Schifano a Fontana,che nemmeno a Brera erano alsicuro dalle invettive di qualchesodale deluso e solo nella pacificaAlbissola trovavano ammiratorifedeli; o dell‟implacabilità del Log-

gione della Scala, in grado di at-

terrire anche i propri miti come laCallas?

Cultura e spettacolo erano partedella società civile e politica mi-lanese e ne riflettevano le pulsio-ni, le sensazioni ed anche le con-trapposizioni, non erano orpelliestranei a tutto: la politica avevacon la cultura un rapporto di “odiet amo”, la favoriva senza maismettere di temerne la potenzialecarica critica. Aniasi, Tognoli, Pil-litteri forse pensarono qualchevolta di poter “usare” Fo, Gaber oStrehler ma lo facevano congrande circospezione, sapendoche le affiliazioni di questi perso-naggi potevano riuscire solo aprocesso di trombonizzazionemolto avanzato, pena l‟esplosione

improvvisa d‟incidenti incontrolla-bili.I “nuovi” dirigenti di Milano hannoinvece trovato un modus vivendimigliore, magari avendo minorivelleità culturali personali? Temodi no.

Credo che i sindaci imprenditoriabbiano più semplicemente asse-gnato una “mission” specifica aquelli che considerano dei “mar-chi” affermati e abbiano investitodi conseguenza. La “mission” è,

neanche a dirlo, quella di coadiu-vare lo sviluppo della città in sen-so edilizio, il vero “core business”delle giunte Albertini e Moratti:così la Scala è trasferita di pesoagli Arcimboldi durante la ristruttu-razione, invece che all‟ex Ansal-do, come qualsiasi logica econo-mica avrebbe imposto; TronchettiProvera “regala” alla città un tea-tro privo di qualsiasi ragiond‟essere (non paga alcuni miliardidi vecchie lire di oneri di urbaniz-zazione crash, ma non si devesottilizzare), ricevendo in cambio

cinque anni di valorizzazione, con

prime pagine di giornali in tutto ilmondo, del business edilizio dellaBicocca che stentava terribilmen-te e, non appena raggiunto il “soldout” degli edifici, sparisce dallacircolazione lasciando spazio adun dibattito sull‟uso del “suo” tea-tro che ha dovuto prendere in se-ria considerazione l‟ipotesidell‟abbattimento. 

E che dire della Triennale che puòpermettersi i bilanci di un rossocosì profondo, da essere attribui-bile a Dario Argento più che algeniale Davide Rampello, a pattodi trasferirsi nella zona dei gaso-metri della Bovisa prima ancorache i capannoni siano demoliti,oppure del Museo di Arte Moder-na che prima è inserito nella con-

venzione della lottizzazione diSanta Giulia, poi, con la difficoltàdi Ligresti per Citylife e la cadutain disgrazia di Zunino, balza di-sinvoltamente sulla carta in zonaex Fiera. Anche la Scala,l‟eccellenza che più eccellentenon si può, esiste per la nostraSindaco solo nella sera del 7 di-cembre, per organizzare una so-bria cena commerciale per 500persone a Palazzo Marino utileper “lavorarsi” i rappresentantidella Nigeria e del Burkina Faso

per il voto per l‟Expo.

E‟ naturale che i nostri tutelino imarchi in scuderia, a prescinderedalla qualità della proposta cultu-rale che, per definizione, ha unandamento necessariamente o-scillante: non importa sei i cantan-ti “steccano”, la regola è che “ilpranzo è ottimo e abbondante e ilcapitano è molto buono con me “,come si scriveva alla mamma altempo della leva obbligatoria. Edè altrettanto naturale che il Picco-lo teatro o l‟Orchestra Verdi rice-

vano minori attenzioni dalla No-

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stra Signora di Milano: mica puòportare qualche petroliere arabo asentire prosa in italiano oppureorganizzare la cena di dopoteatro

alla pizzeria etnica dietrol‟Auditorium!

Ancora una volta, dobbiamo con-venire: si stava meglio quando sistava peggio.

Anche per la (vera) cultura.

LE RUBRICHE

MUSICAQuesta rubrica è a cura di Paolo Viola

Il pianoforte di Mendelssohn

Mercoledì scorso 3 giugno, teatroDal Verme, in una tiepida serataprimaverile, si celebrava il bicen-tenario della nascita di Felix Men-delssohn-Bartholdy con un bellis-simo programma di suoi testi pia-nistici, in parte arcinoti e in parteassai poco conosciuti, eseguiti daRoberto Prosseda (che ormaipossiamo chiamare il più grandeinterprete ed esegeta del maestroamburghese).

E‟ vero che il Dal Verme è un tea-tro un po‟ freddo, con un‟acusticanata infelice e rimediata in qual-che modo con quei brutti padello-ni sul cielo del palcoscenico, cheha un bar interno che non offrenulla per sfamarsi e poco per dis-setarsi (che meraviglia i piccolipanini e le spremute dell‟Audi-torium della Verdi ...), ma è purvero che è una grande e comodasala, nata come auditorium per lamusica sinfonica e da camera,

con una storia alle spalle, in posi-zione centralissima e facilmenteaccessibile con la metropolitana,l‟orario comodo delle 21, insom-ma tutto ciò che serve per richia-mare un vasto pubblico. Quandosi è capito che erano arrivati tutti,e che dunque si poteva comincia-re, sulle 1500 poltroncine del tea-tro non si arrivavano a contare200 spettatori, una tristezza infini-ta. Poveri milanesi  – abbiamopensato in tanti - che non si ren-dono conto di quel che perdono ...

Un concerto raro ed emozionante- con un pianista curiosamentecoetaneo di Felix all‟epoca in cuiegli scriveva quelle musiche(trentaquattrenne l‟esecutore,morto trentottenne l‟autore!) - cheè riuscito a superare il freddo del-la sala vuota riempiendola conquei meravigliosi temi mendel-ssohniani sempre in equilibrio frastruttura classica e animo roman-tico, che rapiscono senza far per-

dere la ragione, che Prosseda hacontrollato con severità ed affettoinsieme.

Due cose ci hanno colpito delprogramma. Prima di tutto il per-corso a ritroso nella cronologiadelle opere: sedici “Lieder ohneWorte”, cinque Fantasie, tre Bar-carole (compresa quella celeber-rima e dolcissima in fa diesis mi-nore) a partire dalla solare opus102 per finire con la beethovenia-na e drammatica opus 28; questo

procedere dalla fine all‟origine hacome svelato le ragioni della scrit-tura musicale, un po‟ come avvie-ne nei trattamenti psicanaliticiquando si ricercano le radici deipropri affanni.

Ma un vero colpo di genio è statal‟introduzione, a metà del pr o-gramma, di due rispettose conta-minazioni con il contemporaneo:un Lied incompiuto dall‟autore eamorevolmente completato - po-chi giorni prima dell‟esecuzione,dunque in prima esecuzione as-

soluta - dal venticinquenne OrazioSciortino, e una composizione diGilberto Bosco - liberamente ispi-rata allo stesso Lied  – che ci haportato dentro le viscere della me-lodia di Mendelsshon, al fondo ditutti i significati fisici e metafisici diquelle note, regalandoci comeuna chiave interpretativa  – o me-glio “penetrativa” - per il successi-vo ascolto della seconda parte delconcerto.

Raramente il confronto fra classi-co e moderno ha avuto tanta logi-ca e tanta essenzialità; un esem-pio da seguire per aiutarci a capi-re e ad amare quei contempora-nei dai quali, in questa epoca ditrasformazioni troppo veloci, cisentiamo spesso distaccati.

Tornando alle prime, sconsolateconsiderazioni sulla scarsità dipubblico, qual è il vero motivo del-le sale vuote (per fortuna non

molto frequenti)?

Troppa musica? ma leggiamo o-vunque che il pubblico della musi-ca classica è in aumento, che su-pera quello degli stadi, che i gio-vani sono sempre più attratti daiconcerti ...Programmi poco attraenti? ma seesistono programmi che affasci-nano sono proprio questi, dedicatia un unico autore tanto amato esostanzialmente poco conosciu-to...

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Troppo cari? ma abbiamo vistoche vi sono abbonamenti a interestagioni che portano il costo delsingolo concerto allo stesso livellodel cinematografo...

E allora?

Non resta che credere  – ahimè  – di essere diventati tanto schiavidella “comunicazione” che anchele più fascinose proposte culturali,

se non vengono “comunicate” inmodo adeguato, non arrivano allivello di attenzione necessarioper farcele accogliere. Sarà così?

9 giugno 

ARTEQuesta rubrica è curata da Silvia Dell‟Or so 

È dedicata alla lunga stagionetrascorsa da Monet a Giverny lamostra di Palazzo Reale. Unarassegna che allinea 20 granditele dell‟artista provenienti dalMuseo Marmottan di Parigi, dipin-te tra il 1887 e il 1923 quando la

costruzione del giardino di Gi-verny, con i salici piangenti, i sen-tieri delimitati dai roseti, lo stagnocon le ninfee, il ponte giapponese,i fiori di ciliegio e gli iris trova pie-no corrispettivo nella tavolozzamulticolore di Monet, portandoalle estreme conseguenzequell‟attitudine innata che lo indu-ceva, ancora ragazzino, a dise-gnare dal vivo il porto di Le Havre,piuttosto che seguire in studio lelezioni dei maestri. Il tempo dellamagnifica ossessione di Giverny -

una piccola città sulle rive dellaSenna dove Monet spese la mag-gior parte del suo tempo e dovecostruì il suo più volte immortalatogiardino - le cui immagini si pos-sono confrontare con una serie difotografie ottocentesche di giardi-ni giapponesi. Non senza perce-pirne la familiarità con la tradizio-ne giapponese dell‟ukiyo-e, rap-presentata da 56 stampe di Ho-kusai e Hiroshige, prestate dalMuseo Guimet di Parigi ed espo-ste a rotazione per ragioni con-

servative.Monet. Il tempo delle ninfee. Palazzo Reale  – orario: lunedì14.30/19.30, martedì-domenica9.30/19.30, giovedì 9.30/22.30.Fino al 27 settembre.

Suo cugino Aron Demetz è forsepiù noto ed è stato al centro loscorso anno di una mostra al Pac.Per Gerhard Demetz quella co-masca è la prima antologica, an-che se si era già fatto notare nelledue personali allestite alla Galle-

ria Rubin di Milano, cui va il meri-

to di avere richiamato l‟attenzionesull‟artista. Altoatesino come A-ron, nato nel 1972, scultore a suavolta, naturalmente attratto dallegno, come si confà a chi è natoe vissuto in Val Gardena appren-dendone fin da subito le tecniche

di lavorazione, la manualità, gu-standone il profumo e la duttilità.Non sono però solo sculture inlegno, di tiglio, quelle presentate aComo, tre sono in bronzo, un ma-teriale nuovo per l‟artista che e-spone anche alcuni bassorilievi aparete. Il tema dominante è sem-pre la figura umana, in particolarebambini, di cui Demetz conosce erestituisce a tutto tondo le fragilità,le incertezze, i dubbi, quasi ser-basse intatta la memoriadell‟infanzia. Tanto da farne per-

cepire la bellezza non solo visi-vamente. La rassegna è infatti ilprimo appuntamento di un proget-to promosso in collaborazione conl‟Unione Italiana Cechi, pensatoper coinvolgere anche un pubbli-co non vedente in speciali percor-si tattili. Complici l‟odore del le-gno, le forme morbide, levigate,ma anche scabre delle sculture,minuziosamente lavorate con loscalpello sul fronte, incompiutesul retro.Love at First Touch: GehardDemetz. Como, ex Chiesa di San France-sco, viale Lorenzo Spallino 1- ora-rio: lunedì-venerdì 16/20; sabatoe domenica 10.30/19.00. Fino al27 giugno.

A cura di Philippe Daverio conElena Agudio e Jean Blanchaert,la rassegna propone tutt‟altro cheuna lettura univoca e compiutadell‟arte sudamericana; è semmaiun ritratto d‟autore che ricorda ar-tisti di ieri e protagonisti delle ul-

time generazioni, insistendo su

alcuni temi condivisi: sangue,morte, anima, natura, città. Esempre e comunque con grandepassione sociale e attenzione perla storia. Non un‟unica AmericaLatina, ma tante Americhe Latine,così come è molto diversificato e

variegato il panorama artistico delcontinente sudamericano. Arriva-no dal Brasile, da Cuba, dalla Co-lombia, dal Cile, dal Venezuela edal Messico le oltre cento opereesposte. Una cinquantina gli arti-sti rappresentati, concettuali, a-stratti, figurativi nel senso più tra-dizionale del termine, pittori, scul-tori, fotografi o amanti delle spe-rimentazioni linguistiche. Ecco,dunque, la cubana Tania Brugue-ra, l‟argentina Nicola Costantino,la brasiliana Adriana Varejão fino

a Beatriz Milhares, Vik Muniz, alfotografo guatemalteco LouisGonzales Palma, al cileno De-mian Schopf. C‟è anche Alessan-dro Kokocinsky, cresciuto in Ar-gentina, ma nato in Italia dove tut-tora vive e lavora, che trasferiscenelle sue opere dolenti i tormentivissuti in prima persona. Nella sa-la cinematografica dello SpazioOberdan la sezione video è cura-ta da Paz A. Guevara e ElenaAgudio.Americas Latinas. Las fatigasdel querce. Spazio Oberdan, via Vittorio Ve-neto 2 - orario: 10/19.30, martedìe giovedì fino alle 22, chiuso lu-nedì. 

Fino al 4 ottobre.Si fa sempre più fitto il dialogo traarte antica e moderna, almenoquanto a iniziative che vedono aconfronto tradizione e modernità.Come la mostra allestita in questigiorni all‟Accademia Tadini di Lo-vere. Una rassegna nata dalla

collaborazione tra il museo lom-

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bardo, aperto nel 1828 da un col-lezionista di allora, il conte LuigiTadini, e tre galleristi/collezionistidi oggi, Claudia Gian Ferrari,Massimo Minini e Luciano Bilinelli.Ecco dunque che le opere di An-

tonio Canova, Francesco Hayez,Jacopo Bellini, Fra‟ Galgario, il

Pitocchetto, Francesco Benaglio eParis Bordon, conservate in per-manenza all‟Accademia Tadini, si

trovano per qualche mese facciaa faccia con quelle di Giulio Pao-lini, Carla Accardi, Lucio Fontana,Luigi Ontani, Arturo Martini, SolLeWitt e molti altri maestri del XXe XXI secolo.“Accademia Tadini. Quattrocollezionisti a confrontoLovere (Bergamo), Accademia diBelle Arti Tadini, Palazzo dell'Ac-cademia, via Tadini 40 (Lungola-go) - orario: martedì-sabato15/19, domenica 10/12 e 15/19.Fino al 4 ottobre.

È la mostra simbolo delle cele-brazioni per il centenario della na-scita del Futurismo. Una rassegnaimpetuosa e forse un po‟ bulimica,

ma come di fatto fu il Futurismo ecome si confà alla passione dellostudioso che ama rendere pubbli-che le proprie scoperte. Il Futuri-smo a volo d‟uccello, dunque,

guardando al movimento in tuttala sua estensione cronologica esenza omettere nessuna dellesue molteplici declinazioni, esplo-rando anzi l‟intero campo d‟azione

di un‟avanguardia la cui piena va-lutazione è stata a lungo condi-

zionata dalle sue collusioni colfascismo. A cura di Giovanni Listae Ada Masoero, la rassegna riuni-sce circa 500 opere, spaziandodai dipinti, disegni e sculture, alparoliberismo, ai progetti e dise-gni d'architettura, alle scenografiee costumi teatrali, alle fotografie,ai libri-oggetto e ancora agli arre-di, all‟arte decorativa, alla pubbli-cità, alla moda, offrendo in chiu-sura un assaggio di film futuristi. Il20 febbraio 1909 Filippo Tomma-

so Marinetti pubblicava su Le Fi-

garo il “Manifesto del Futurismo”

ed è appunto a Marinetti che spet-ta un ruolo chiave nel percorsoespositivo, traghettando nell‟età

delle avanguardia l‟arte italiana di

fine „800 alla quale è dedicata

un‟efficace panoramica in apertu-ra, tra Simbolismo e Divisionismo.Si prosegue quindi per decenni,individuando di volta in volta lefigure e i caratteri dominanti. Boc-cioni, Carrà, Balla, Severini, Rus-solo, Soffici, Prampolini, Depero,Sironi, Dottori e molti altri. Lacompagine di maestri futuristi èampiamente rappresentata, an-che grazie a opere non scontate,e la rassegna segue l‟intera evo-

luzione del movimento fino a tuttigli anni ‟30 e oltre, avventurandosi

nella metà del secolo scorso perrintracciarne gli eredi: da Fontanaa Burri, Dorazio, Schifano ai poetivisivi.Futurismo 1909-2009. Velocità +Arte + Azione.Palazzo Reale, piazza Duomo 12 – orario: 9.30/19.30, lunedì14.30/19.30, giovedì 9.30/22.30.Fino al 12 luglio.

I temi sono tutti indiscutibilmenteponderosi e decisamente univer-sali: Potere, Quotidiano, Vita,Morte, Mente, Corpo, Odio, Amo-re. Ognuno di questi rinvia a unadelle 8 sezioni in cui si articola lamostra bergamasca il cui titolo,“Esposizione Universale”, sembra

ironizzare su uno degli argomentipiù frequentati e ineludibili delmomento. Qui però l‟Expo è rigo-

rosamente artistico, con una car-rellata di un centinaio di opere dal„400 ai giorni nostri, forte innanzi-tutto del patrimonio dell‟Accade-mia Carrara di Bergamo, ma nonsolo. Si va da Giovanni Bellini,Bergognone, Botticelli, Carpaccio,Foppa, Pisanello, Tiziano a Caso-rati, Duchamp, De Chirico, Chri-sto, De Dominicis, Ontani, Cle-mente, Kabakov, Gilbert & Geor-ge, Maria Lai, Spalletti, Arienti,Cuoghi e molti altri, tra cui Ben

Vautier le cui opere-testo ricorro-

no in tutte le sale. A cura di Gia-cinto Di Pietrantonio, non è laprima volta che il direttore dellaGalleria d‟Arte moderna e con-temporanea di Bergamo mette aconfronto l‟arte antica con quella

moderna. Lo ha fatto ragionandosulle Dinamiche della vitadell‟arte, una rassegna di qualche

anno fa e continua a riproporreanche in questo caso la sua vi-sione unitaria dell‟arte, tutta con-temporanea, perché è con gli oc-chi di oggi che si rilegge l‟arte di

ieri.Esposizione Universale  – L’ar tealla prova del tempo.Bergamo, Galleria d‟arte moderna

e contemporanea, via San Toma-so 53  – orario: martedì-domenica10/19, giovedì 11/22.Fino al 26 luglio.

L‟opera incisa di James Ensor è

al centro di una mostra, a cura diFlavio Arensi, allestita nelle saledi Palazzo Leone da Perego aLegnano. Sono esposte 188stampe del maestro belga vissutoa cavallo tra „800 e „900, prove-

nienti dalla collezione Kreditbank;tra queste 134 acqueforti, a deli-neare un percorso influenzato ini-zialmente dall‟esperienza impres-sionista che lascia ben presto ilpasso a un deciso espressioni-smo, tramite per una dissacrantee spietata critica della società deltempo. Occupa una posizione ri-levante, la stampa, nella produ-zione di Ensor, un medium che siaddice alla sua vena di solitario

fustigatore del compassato mon-do borghese, ma anche alle suesfrenate escursioni nei territori delfantastico e del grottesco. Nonmancano, peraltro, anche i pae-saggi, le marine, le nature morte, iritratti e gli autoritratti, con un‟at-tenzione particolare riservata allafigura di Cristo che ricorre in al-meno una dozzina di incisioni e acui è dedicato l‟album litogr aficodal titolo Scènes de la vie duChrist.

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Parallelamente, al Castello di Le-gnano si possono visitare un‟anto-logica di Tino Vaglieri a nove annidalla morte dell‟artista triestino,

milanese d‟adozione, di cui si se-gue il percorso dapprima legato al

Realismo esistenziale e approda-to quindi all‟informale e una per-sonale della giovane artista di Me-rate, Marta Sesana.James Ensor. L’opera incisa.Legnano, Palazzo Leone da Pe-rego - orario: martedì-venerdì16/19.30; sabato 15.30/19.30;domenica e festivi 10/13 e15.30/19.30; mercoledì 21/23.Fino al 28 giugno.

Gli spazi della Fondazione Pomo-doro sono letteralmente occupatidalle grandiose installazioni dellasettantanovenne artista polacca,protagonista della nuova mostra,a cura di Angela Vettese. È dav-vero una rifondazione del lin-guaggio della scultura quella chesi avverte nell‟opera di MagdalenaAbakanowicz. Monumentale nonsolo per le dimensioni degli 11lavori esposti, ma anche per il re-

spiro, per la vastità della conce-zione, per il modo in cui le suecreazioni interagiscono con lospazio, occupandolo, appunto etrasformandolo. Lo si vede peresempio in Embriology, installa-zione acquistata nel 2008 dallaTade Modern di Londra e ora aMilano. Un lavoro imponente i-deato nel „78, fatto di centinaia di

sacchi di iuta imbottiti, di varie di-mensioni e a forma di patata, già

intrinsecamente destinati a tra-sformarsi nelle sue folle di figureumane e animali, arricchendosi aun tempo con l‟uso di altri mate-riali: ceramica, acciaio, alluminio,bronzo. Nata in una famiglia ari-stocratica, Magdalena Abakano-wicz ha sempre vissuto e lavoratoa Varsavia e si è vista poco in Ita-lia a parte le Biennali di Venezia euna mostra al Mart di Rovereto.Magdalena Abakanowicz.Space to experience. Fonda-

zione Arnaldo Pomodoro, via 

Andrea Solari 35  – orario: merco-ledì-domenica 11/18 (ultimo in-gresso alle17); giovedì 11/22 (ul-timo ingresso alle 21).Fino al 26 giugno.

Il soggiorno di Leonardo da Vincia Vigevano, testimoniato dallostesso maestro nei suoi appunti, èil pretesto per una serie di iniziati-ve in zona che ruotano attorno aquesto genio poliedrico, tra cuiuna mostra decisamente insolita.Anzi “impossibile” perché riunisce

l‟intera opera pittorica di Leonar-do, operazione in sé inimmagina-bile se non attraverso il ricorso

alle tecnologie di riproduzione di-gitale. È così che 17 opere leo-nardesche, ricostruite in dimen-sioni reali e retroillluminate (alpunto da essere apprezzabili ana-liticamente talvolta meglio deglioriginali), sono esposte tutte as-sieme negli spazi del castello vi-gevanese. Dalla Gioconda allaVergine delle Rocce, alla Damacon l‟ermellino e persino l‟Ultima

Cena, quest‟ultima presentatanella vicina chiesa sconsacrata di

San Dionigi, da poco restauratacome anche l‟imponente pala del

Cerano, qui custodita, raffiguranteil martirio del santo. Questa ras-segna non è la prima del genere.L‟ideatore del progetto, Renato

Parascandolo, ha cominciato apensarci nel 2000, quando, alloradirettore di Rai Educational, strin-se un accordo col Ministero per iBeni e le Attività culturali per foto-grafare e riprendere in video i

maggiori capolavori dei musei ita-liani.Cominciò da lì la sua avventuranei territori della riproduzione del-le opere d‟arte e nacque così

l‟idea di utilizzare quei materialiper realizzare una sorta di grandetrailer dei capolavori italiani daesportare nel mondo per richia-mare turisti a vedere gli originali.Ecco allora le mostre di Leonardo,Raffaello e Caravaggio, curate dastudiosi qualificati, cui seguiranno

a breve, quelle non meno impos-

sibili sulla Cappella degli Scrove-gni di Giotto e su Piero dellaFrancesca.Leonardo: una mostra impos-sibile. L’opera pittorica di Leo-nardo da Vinci nell’epoca della

sua riproducibilità digitale.Castello di Vigevano - orario: mar-tedì-domenica 10/19.Fino al 30 giugno

Nella sua lunga carriera ha avutomodo di frequentare la poesia,l‟arte, il romanzo, il teatro, il r a-diodramma, il giornalismo, la mu-sica. Un artista poliedrico e multi-forme Emilio Isgrò, ora al centro

di una mostra, curata da MarcoMeneguzzo, che verrà ripropostanell‟estate anche in Sicilia, dove

l‟artista è nato nel 1937. Con nu-merosi riconoscimenti alle spalle,la partecipazione a quattro edi-zioni della Biennale di Venezia ea decine di rassegne in tutto ilmondo, Isgrò è un artista concet-tuale, ma anche un poeta visivoche ha fatto della “cancellatura”

una delle modalità espressive pri-vilegiate, ma certamente non la

sola. Cardine di questa mostra è,tuttavia, proprio l‟installazione i-nedita Fratelli d‟Italia, che oltre a

suggerire il titolo della personale,è anche stata concepita cancel-lando o in parte occultando l‟inno

nazionale che si snoda lungo unastriscia di carta, per fare emerge-re solo i passaggi più significatividel testo. La mostra riunisce unasettantina di opere dagli esordi aoggi e altre due installazioni: L‟ora

italiana e L‟avventurosa vita diEmilio Isgrò, l‟una concepita

nell‟83 per ricordare l'attentatoalla Stazione di Bologna, l‟altra

nel 1971, pensata come una seriedi dichiarazioni sulle caratteristi-che fisiche e morali dell'artista,che identificano il personaggio inmaniera "concettuale" attraversola descrizione.Emilio Isgrò. Fratelli d'Italia.Galleria Gruppo Credito Valtelli-nese. Corso Magenta 59 – orario:

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martedì-venerdì 12/19, sabato edomenica 10/19, chiuso lunedì.Fino al 13 giugno.

È un prestito decisamente fuoridal comune quello che ha con-

sentito di realizzare la mostrabergamasca. Cinquanta icone se-lezionate tra gli oltre 6mila esem-plari conservati nel museo MuseoTretyakov di Mosca che vanta inmateria di arte sacra russa la piùimponente collezione al mondo.“Visibili rappresentazioni di spet-tacoli misteriosi e soprannaturali":lo studioso russo Pavel Florenskijusò queste parole per definire leicone, non semplici opere d'arte,

ma immagini dotate di una lorovitalità, veri e propri momenti dicomunione con il divino. Le opereesposte sono datate dalla fine delXIV- inizio XV secolo, a partire dauna Natività della Madre di Diocon santi, tipico esempio delle i-cone di Novgorod, fino al XVIIIsecolo. Una serie di immagini cheillustrano le tappe principali delcalendario liturgico - le feste, lavenerazione della “Madre di Dio”,

la devozione ai santi locali - raffi-

gurate di volta in volta secondoschemi iconografici che gli artistihanno ripetuto nei secoli senzasostanziali variazioni, al solo sco-po di suggerire un contatto direttocon l'archetipo. In mostra anchealcune icone di Pskov, caratteriz-zate da una maggiore concretez-za nell‟interpretazione dell'imma-gine divina.L‟oro dell‟anima. Icone russe dal

XIV al XVIII secolo del Museo

Tretyakov di Mosca. Bergamo,Palazzo della Provincia di Berga-mo - Spazio Viterbi, via TorquatoTasso 8  – orario: lunedì-venerdì15/19; sabato, domenica e festivi10/19; chiuso giovedì.Fino al 14 giugno.

A sei anni dalla morte di EnricoBaj, la sua produzione artisticanon cessa di riservare sorprese enuovi filoni d‟indagine. Non solo le

donne fiume, i monumenti idrauli-

ci, le dame, i generali, a molti giàfamiliari, ma anche i mobili anima-ti, in linea con l‟ineludibile tenden-za all‟antropomorfizzazione

dell‟artista milanese. Un libro, a

cura di Germano Celant, edito daSkira, e una mostra alla Fonda-zione Marconi propongono questoversante della feconda produzio-ne artistica del padre del Movi-mento Nucleare e della PatafisicaMediolanense. Sono una cinquan-

tina le opere eseguite agli inizidegli anni ‟60, presentate in colla-borazione con l‟Archivio Baj. Alla base, l‟idea tipicamente surreali-sta e venata d‟ironia che qualsiasicosa possa trasformarsi in altro.Ecco, dunque, come già è statoper i personaggi, una serie di mo-bili bizzarri ma anche eleganti,confezionati con ovatta pressata eapplicata a collage sul fondo distoffa da tappezzeria, su cui Bajsistemava cornici, pomelli, pas-

samanerie e fregi di serrature aevocarne i tratti somatici; via via ilmobile si precisa, si fa di legnograzie a fogli d‟impiallacciature

opportunamente impreziositi e siavvia a esibire la sua naturaKitsch.Enrico Baj. Mobili animati.Fondazione Marconi, via Tadino15 - orario: martedì-sabato10.30/12.30 e 15.30/19.Fino al 24 luglio.

I suoi celebri Bleu hanno addirittu-ra richiesto una tonalità di blucreata ad hoc, che porta atutt‟oggi il suo nome (InternationalKlein Blue). L‟aspirazione alla pu-

rezza e all‟assoluto hanno con-traddistinto l‟intera e brevissima

vicenda creativa di Yves Klein,suggerendo più di un‟affinità con

Piero Manzoni, e non soltantoperché sono morti, quasi coeta-

nei, a un anno di distanza l‟unodall‟altro: nel ‟62, a Parigi, il

trentaquattrenne Klein; nel ‟63, a

Milano, Manzoni appena ventino-venne. A Yves Klein, capofila delNouveau Réalisme, sebbene nesia uscito un anno dopo la fonda-zione e antesignano della pitturamonocroma, è dedicata un‟ampia

retrospettiva che oltre a presenta-re un centinaio di opere del mae-stro francese, provenienti

dall‟Archivio Yves Klein di Parigi eda collezioni internazionali, affian-ca loro, nelle piazze e nei giardinidella città, una selezione di scul-ture metalliche della moglie Ro-traut Uecker che con Klein condi-vise anche la vocazione artistica eimmaginifica. Sui tre piani del mu-seo, le opere di Klein sono pre-sentate per nuclei tematici: i Mo-nochrome realizzati con pigmentipuri fino ad arrivare al solo blu,alternato con l‟oro in foglia; i qua-

dri realizzati con il fuoco a contat-to diretto con la tela; le Anthro-pométrie, tele su cui sono impres-si i corpi delle modelle cosparsedi colore dall‟artista durante veri e

propri happening; e ancora i Re-lief planétaire, le Sculpture épon-ge, insieme a filmati e fotografie adocumentarne le azioni, mentreun ricco apparato documentariopermetterà di seguire le tappe delpercorso artistico e personale di

Klein.Yves Klein & RotrautLugano, Museo d‟Arte, Riva Cac-cia 5  – orario: martedì-domenica10/18, lunedì chiuso (tranne il 1°e29 giugno).Fino al 13 settembre.

È stata prorogata di qualchegiorno l‟antologica dedicata aCordelia von den Steinen, la pri-ma mostra in uno spazio pubblicomilanese che ripercorra la vicen-

da di quest‟artista di origine sviz-

zera, ma legata indissolubilmenteall‟Italia. A cura di Elena Pontig-gia, la rassegna è incentrata so-prattutto sulla produzione più re-cente dell‟artista, quella legataalla stagione iniziata nei tardi anni‟70, quando Cordelia, dopo gli e-

sordi nel segno di un realismo di

ascendenza espressionista e unafase venata da vaghe suggestioniastratte, è approdata a quella fi-gurazione a un tempo poetica enarrativa che la contraddistingue,fatta di estrema naturalezza, masenza indugiare nel verismo. Ori-

ginaria di Basilea, ma formatasi a

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Milano, all‟Accademia di Brera,alla scuola di Marino Marini e AlikCavaliere, e poi a Roma e a Pari-gi, è stata legata da un intensosodalizio d‟arte e di vita allo scul-tore Pietro Cascella, morto loscorso anno. La mostra allinea

una cinquantina di opere in terra-cotta, tra cui alcune grandi instal-lazioni, a documentare l‟iter crea-tivo della scultrice dagli anni ‟70 aoggi.Cordelia von den Steinen. Il so-gno e i segni.Castello Sforzesco, Museo d‟arteantica, Sala degli Scarlioni  – ora-rio: martedì-domenica 9/13 e14/17.30.Fino al 7 giugno.

A cura di Philippe Daverio con

Elena Agudio e Jean Blanchaert,la rassegna propone tutt‟altro cheuna lettura univoca e compiutadell‟arte sudamericana; è semmaiun ritratto d‟autore che ricorda ar-tisti di ieri e protagonisti delle ul-time generazioni, insistendo sualcuni temi condivisi: sangue,morte, anima, natura, città. Esempre e comunque con grandepassione sociale e attenzione perla storia. Non un‟unica AmericaLatina, ma tante Americhe Latine,così come è molto diversificato evariegato il panorama artistico delcontinente sudamericano. Arriva-no dal Brasile, da Cuba, dalla Co-lombia, dal Cile, dal Venezuela edal Messico le oltre cento opereesposte. Una cinquantina gli arti-sti rappresentati, concettuali, a-stratti, figurativi nel senso più tra-dizionale del termine, pittori, scul-tori, fotografi o amanti delle spe-rimentazioni linguistiche. Ecco,dunque, la cubana Tania Brugue-ra, l‟argentina Nicola Costantino,la brasiliana Adriana Varejão finoa Beatriz Milhares, Vik Muniz, al

fotografo guatemalteco LouisGonzales Palma, al cileno De-mian Schopf. C‟è anche Alessan-dro Kokocinsky, cresciuto in Ar-gentina, ma nato in Italia dove tut-tora vive e lavora, che trasferiscenelle sue opere dolenti i tormentivissuti in prima persona. Nella sa-la cinematografica dello SpazioOberdan la sezione video è cura-ta da Paz A. Guevara e ElenaAgudio.Americas Latinas. Las fatigasdel querce.

Spazio Oberdan, via Vittorio Ve-neto 2 - orario: 10/19.30, martedìe giovedì fino alle 22, chiuso lu-nedì.Fino al 4 ottobre.

Si fa sempre più fitto il dialogo traarte antica e moderna, almenoquanto a iniziative che vedono aconfronto tradizione e modernità.Come la mostra allestita in questigiorni all‟Accademia Tadini di Lo-vere. Una rassegna nata dallacollaborazione tra il museo lom-bardo, aperto nel 1828 da un col-lezionista di allora, il conte LuigiTadini, e tre galleristi/collezionistidi oggi, Claudia Gian Ferrari,Massimo Minini e Luciano Bilinelli.

Ecco dunque che le opere di An-tonio Canova, Francesco Hayez,Jacopo Bellini, Fra‟ Galgario, ilPitocchetto, Francesco Benaglio eParis Bordon, conservate in per-manenza all‟Accademia Tadini, sitrovano per qualche mese facciaa faccia con quelle di Giulio Pao-lini, Carla Accardi, Lucio Fontana,Luigi Ontani, Arturo Martini, SolLeWitt e molti altri maestri del XXe XXI secolo.“Accademia Tadini. Quattrocollezionisti a confrontoLovere (Bergamo), Accademia diBelle Arti Tadini, Palazzo dell'Ac-cademia, via Tadini 40 (Lungola-go) - orario: martedì-sabato15/19, domenica 10/12 e 15/19.Fino al 4 ottobre.

È la mostra simbolo delle cele-brazioni per il centenario della na-scita del Futurismo. Una rassegnaimpetuosa e forse un po‟ bulimica,ma come di fatto fu il Futurismo ecome si confà alla passione dellostudioso che ama rendere pubbli-

che le proprie scoperte. Il Futuri-smo a volo d‟uccello, dunque,guardando al movimento in tuttala sua estensione cronologica esenza omettere nessuna dellesue molteplici declinazioni, esplo-rando anzi l‟intero campo d‟azionedi un‟avanguardia la cui piena va-lutazione è stata a lungo condi-zionata dalle sue collusioni colfascismo. A cura di Giovanni Listae Ada Masoero, la rassegna riuni-sce circa 500 opere, spaziandodai dipinti, disegni e sculture, al

paroliberismo, ai progetti e dise-

gni d'architettura, alle scenografiee costumi teatrali, alle fotografie,ai libri-oggetto e ancora agli arre-di, all‟arte decorativa, alla pubbli-cità, alla moda, offrendo in chiu-sura un assaggio di film futuristi. Il20 febbraio 1909 Filippo Tomma-

so Marinetti pubblicava su Le Fi-garo il “Manifesto del Futurismo”ed è appunto a Marinetti che spet-ta un ruolo chiave nel percorsoespositivo, traghettando nell‟etàdelle avanguardia l‟arte italiana difine „800 alla quale è dedicataun‟efficace panoramica in apertu-ra, tra Simbolismo e Divisionismo.Si prosegue quindi per decenni,individuando di volta in volta lefigure e i caratteri dominanti. Boc-cioni, Carrà, Balla, Severini, Rus-solo, Soffici, Prampolini, Depero,

Sironi, Dottori e molti altri. Lacompagine di maestri futuristi èampiamente rappresentata, an-che grazie a opere non scontate,e la rassegna segue l‟intera evo-luzione del movimento fino a tuttigli anni ‟30 e oltre, avventurandosinella metà del secolo scorso perrintracciarne gli eredi: da Fontanaa Burri, Dorazio, Schifano ai poetivisivi.Futurismo 1909-2009. Velocità +Arte + Azione.Palazzo Reale, piazza Duomo 12 – orario: 9.30/19.30, lunedì14.30/19.30, giovedì 9.30/22.30.Fino al 12 luglio.

I temi sono tutti indiscutibilmenteponderosi e decisamente univer-sali: Potere, Quotidiano, Vita,Morte, Mente, Corpo, Odio, Amo-re. Ognuno di questi rinvia a unadelle 8 sezioni in cui si articola lamostra bergamasca il cui titolo,“Esposizione Universale”, sembraironizzare su uno degli argomentipiù frequentati e ineludibili delmomento. Qui però l‟Expo è rigo-rosamente artistico, con una car-rellata di un centinaio di opere dal„400 ai giorni nostri, forte innanzi-tutto del patrimoniodell‟Accademia Carrara di Ber-gamo, ma non solo. Si va da Gio-vanni Bellini, Bergognone, Botti-celli, Carpaccio, Foppa, Pisanello,Tiziano a Casorati, Duchamp, DeChirico, Christo, De Dominicis,Ontani, Clemente, Kabakov, Gil-bert & George, Maria Lai, Spallet-ti, Arienti, Cuoghi e molti altri, tra

cui Ben Vautier le cui opere-testo

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ricorrono in tutte le sale. A cura diGiacinto Di Pietrantonio, non è laprima volta che il direttore dellaGalleria d‟Arte moderna e con-temporanea di Bergamo mette aconfronto l‟arte antica con quellamoderna. Lo ha fatto ragionando

sulle Dinamiche della vitadell‟arte, una rassegna di qualcheanno fa e continua a riproporreanche in questo caso la sua vi-sione unitaria dell‟arte, tutta con-temporanea, perché è con gli oc-chi di oggi che si rilegge l‟arte diieri.Esposizione Universale  – L’artealla prova del tempo.Bergamo, Galleria d‟arte modernae contemporanea, via San Toma-so 53  – orario: martedì-domenica10/19, giovedì 11/22.

Fino al 26 luglio.

Un nuovo appuntamento a Breraper ricordare il bicentenario dellanascita della Pinacoteca milane-se. Dopo i Caravaggio e dopo lapresentazione del restauro delloSposalizio della Vergine di Raffa-ello, ora stabilmente reinserito nelpercorso espositivo, è la volta diuno sguardo al passato recentedella galleria per riproporne la sa-la dedicata ai paesaggi. Per tuttol‟800 Brera ha sfoggiato una sala

interamente consacrata a questogenere pittorico, nella quale figu-ravano opere di Marco Gozzi,Bernardino e Gaspare Galliari,Luigi Basiletti, Rosa Mezzera emolti altri, tra cui anche AndreaAppiani, nume tutelaredell‟Accademia e della sua Pina-coteca, presente però con dueopere di soggetto mitologico, Gio-ve incoronato dalle Ore e Apollo.Dipinti che si possono rivedereora, in una rassegna a cura di I-sabella Marelli, allestita al centro

della sala XV. La mostra docu-menta le trasformazioni che han-no caratterizzato la pittura di pae-saggio nel corso del XIX secolo,un genere del quale fu protagoni-sta Marco Gozzi (1759-1839) ar-tefice di vedute che sancironol‟abbandono del paesaggio arca-dico a favore di un approcciò piùsensibile al vero. La collezionevenne ripartita tra Pinacoteca eAccademia al momento della se-parazione dei due istituti e nel1902, col riallestimento di Brera,

le opere dell‟800 vennero date in

deposito al Comune di Milano,dapprima per dare vita al Museodel Castello Sforzesco, quindi tra-sferite nella Villa Reale di via Pa-lestro, sede della Galleria d‟artemoderna e in parte poi collocatein uffici periferici. In mostra si ve-

dono anche dipinti di proprietàdell‟Accademia di Brera. La Sala dei Paesaggi. 1817  – 1822.Pinacoteca di Brera, via Brera 28,Sala XV  – orario: martedì-domenica 8.30/19.15.Fino al 2 giugno.L‟opera incisa di James Ensor èal centro di una mostra, a cura diFlavio Arensi, allestita nelle saledi Palazzo Leone da Perego aLegnano. Sono esposte 188stampe del maestro belga vissuto

a cavallo tra „800 e „900, prove-nienti dalla collezione Kreditbank;tra queste 134 acqueforti, a deli-neare un percorso influenzato ini-zialmente dall‟esperienza impres-sionista che lascia ben presto ilpasso a un deciso espressioni-smo, tramite per una dissacrantee spietata critica della società deltempo. Occupa una posizione ri-levante, la stampa, nella produ-zione di Ensor, un medium che siaddice alla sua vena di solitariofustigatore del compassato mon-do borghese, ma anche alle suesfrenate escursioni nei territori delfantastico e del grottesco. Nonmancano, peraltro, anche i pae-saggi, le marine, le nature morte, iritratti e gli autoritratti, conun‟attenzione particolare riservataalla figura di Cristo che ricorre inalmeno una dozzina di incisioni ea cui è dedicato l‟album litograficodal titolo Scènes de la vie duChrist.Parallelamente, al Castello di Le-gnano si possono visitareun‟antologica di Tino Vaglieri a

nove anni dalla morte dell‟artistatriestino, milanese d‟adozione, dicui si segue il percorso dapprimalegato al Realismo esistenziale eapprodato quindi all‟informale euna personale della giovane arti-sta di Merate, Marta Sesana.James Ensor. L’opera incisa.Legnano, Palazzo Leone da Pe-rego - orario: martedì-venerdì16/19.30; sabato 15.30/19.30;domenica e festivi 10/13 e15.30/19.30; mercoledì 21/23.Fino al 28 giugno.

Gli spazi della Fondazione Pomo-doro sono letteralmente occupatidalle grandiose installazioni dellasettantanovenne artista polacca,protagonista della nuova mostra,a cura di Angela Vettese. È dav-

vero una rifondazione del lin-guaggio della scultura quella chesi avverte nell‟opera di MagdalenaAbakanowicz. Monumentale nonsolo per le dimensioni degli 11lavori esposti, ma anche per il re-spiro, per la vastità della conce-zione, per il modo in cui le suecreazioni interagiscono con lospazio, occupandolo, appunto etrasformandolo. Lo si vede peresempio in Embriology, installa-zione acquistata nel 2008 dallaTade Modern di Londra e ora a

Milano. Un lavoro imponente i-deato nel „78, fatto di centinaia disacchi di iuta imbottiti, di varie di-mensioni e a forma di patata, giàintrinsecamente destinati a tra-sformarsi nelle sue folle di figureumane e animali, arricchendosi aun tempo con l‟uso di altri mate-riali: ceramica, acciaio, alluminio,bronzo. Nata in una famiglia ari-stocratica, Magdalena Abakano-wicz ha sempre vissuto e lavoratoa Varsavia e si è vista poco in Ita-lia a parte le Biennali di Venezia euna mostra al Mart di Rovereto.Magdalena Abakanowicz.Space to experience. Fonda-zione Arnaldo Pomodoro, via Andrea Solari 35  – orario: merco-ledì-domenica 11/18 (ultimo in-gresso alle17); giovedì 11/22 (ul-timo ingresso alle 21).Fino al 26 giugno.

Il soggiorno di Leonardo da Vincia Vigevano, testimoniato dallostesso maestro nei suoi appunti, èil pretesto per una serie di iniziati-

ve in zona che ruotano attorno aquesto genio poliedrico, tra cuiuna mostra decisamente insolita.Anzi “impossibile” perché riuniscel‟intera opera pittorica di Leonar-do, operazione in sé inimmagina-bile se non attraverso il ricorsoalle tecnologie di riproduzione di-gitale. È così che 17 opere leo-nardesche, ricostruite in dimen-sioni reali e retroillluminate (alpunto da essere apprezzabili ana-liticamente talvolta meglio deglioriginali), sono esposte tutte as-

sieme negli spazi del castello vi-

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gevanese. Dalla Gioconda allaVergine delle Rocce, alla Damacon l‟ermellino e persino l‟UltimaCena, quest‟ultima presentatanella vicina chiesa sconsacrata diSan Dionigi, da poco restauratacome anche l‟imponente pala del

Cerano, qui custodita, raffiguranteil martirio del santo. Questa ras-segna non è la prima del genere.L‟ideatore del progetto, RenatoParascandolo, ha cominciato apensarci nel 2000, quando, alloradirettore di Rai Educational, strin-se un accordo col Ministero per iBeni e le Attività culturali per foto-grafare e riprendere in video imaggiori capolavori dei musei ita-liani. Cominciò da lì la sua avven-tura nei territori della riproduzionedelle opere d‟arte e nacque così

l‟idea di utilizzare quei materialiper realizzare una sorta di grandetrailer dei capolavori italiani daesportare nel mondo per richia-mare turisti a vedere gli originali.Ecco allora le mostre di Leonardo,Raffaello e Caravaggio, curate dastudiosi qualificati, cui seguirannoa breve, quelle non meno impos-sibili sulla Cappella degli Scrove-gni di Giotto e su Piero dellaFrancesca.Leonardo: una mostra impos-sibile. L’opera pittorica di Leo-nardo da Vinci nell’epoca dellasua riproducibilità digitale.Castello di Vigevano - orario: mar-tedì-domenica 10/19.Fino al 30 giugno

Nella sua lunga carriera ha avutomodo di frequentare la poesia,l‟arte, il romanzo, il teatro, il r a-diodramma, il giornalismo, la mu-sica. Un artista poliedrico e multi-forme Emilio Isgrò, ora al centrodi una mostra, curata da MarcoMeneguzzo, che verrà ripropostanell‟estate anche in Sicilia, dovel‟artista è nato nel 1937. Con nu-merosi riconoscimenti alle spalle,la partecipazione a quattro edi-zioni della Biennale di Venezia ea decine di rassegne in tutto ilmondo, Isgrò è un artista concet-tuale, ma anche un poeta visivoche ha fatto della “cancellatura”una delle modalità espressive pri-vilegiate, ma certamente non lasola. Cardine di questa mostra è,tuttavia, proprio l‟installazione i-nedita Fratelli d‟Italia, che oltre a

suggerire il titolo della personale,

è anche stata concepita cancel-lando o in parte occultando l‟innonazionale che si snoda lungo unastriscia di carta, per fare emerge-re solo i passaggi più significatividel testo. La mostra riunisce unasettantina di opere dagli esordi aoggi e altre due installazioni: L‟oraitaliana e L‟avventurosa vita diEmilio Isgrò, l‟una concepitanell‟83 per ricordare l'attentatoalla Stazione di Bologna, l‟altranel 1971, pensata come una seriedi dichiarazioni sulle caratteristi-che fisiche e morali dell'artista,che identificano il personaggio inmaniera "concettuale" attraversola descrizione.Emilio Isgrò. Fratelli d'Italia.Galleria Gruppo Credito Valtelli-nese. Corso Magenta 59 – orario:

martedì-venerdì 12/19, sabato edomenica 10/19, chiuso lunedì.Fino al 13 giugno.

È un prestito decisamente fuoridal comune quello che ha con-sentito di realizzare la mostrabergamasca. Cinquanta icone se-lezionate tra gli oltre 6mila esem-plari conservati nel museo MuseoTretyakov di Mosca che vanta inmateria di arte sacra russa la piùimponente collezione al mondo.“Visibili rappresentazioni di spet-tacoli misteriosi e soprannaturali":lo studioso russo Pavel Florenskijusò queste parole per definire leicone, non semplici opere d'arte,ma immagini dotate di una lorovitalità, veri e propri momenti dicomunione con il divino. Le opereesposte sono datate dalla fine delXIV- inizio XV secolo, a partire dauna Natività della Madre di Diocon santi, tipico esempio delle i-cone di Novgorod, fino al XVIIIsecolo. Una serie di immagini cheillustrano le tappe principali delcalendario liturgico - le feste, lavenerazione della “Madre di Dio”,la devozione ai santi locali - raffi-gurate di volta in volta secondoschemi iconografici che gli artistihanno ripetuto nei secoli senzasostanziali variazioni, al solo sco-po di suggerire un contatto direttocon l'archetipo. In mostra anchealcune icone di Pskov, caratteriz-zate da una maggiore concretez-za nell‟interpretazione dell'imma-gine divina.L‟oro dell‟anima. Icone russe dalXIV al XVIII secolo del Museo

Tretyakov di Mosca. Bergamo,

Palazzo della Provincia di Berga-mo - Spazio Viterbi, via TorquatoTasso 8  – orario: lunedì-venerdì15/19; sabato, domenica e festivi10/19; chiuso giovedì.Fino al 14 giugno.

A sei anni dalla morte di EnricoBaj, la sua produzione artisticanon cessa di riservare sorprese enuovi filoni d‟indagine. Non solo ledonne fiume, i monumenti idrauli-ci, le dame, i generali, a molti giàfamiliari, ma anche i mobili anima-ti, in linea con l‟ineludibile tenden-za all‟antropomorfizzazionedell‟artista milanese. Un libro, acura di Germano Celant, edito daSkira, e una mostra alla Fonda-zione Marconi propongono questoversante della feconda produzio-

ne artistica del padre del Movi-mento Nucleare e della PatafisicaMediolanense. Sono una cinquan-tina le opere eseguite agli inizidegli anni ‟60, presentate in colla-borazione con l‟Archivio Baj. Allabase, l‟idea tipicamente surreali-sta e venata d‟ironia che quals iasicosa possa trasformarsi in altro.Ecco, dunque, come già è statoper i personaggi, una serie di mo-bili bizzarri ma anche eleganti,confezionati con ovatta pressata eapplicata a collage sul fondo distoffa da tappezzeria, su cui Bajsistemava cornici, pomelli, pas-samanerie e fregi di serrature aevocarne i tratti somatici; via via ilmobile si precisa, si fa di legnograzie a fogli d‟impiallacciatureopportunamente impreziositi e siavvia a esibire la sua naturaKitsch.Enrico Baj. Mobili animati.Fondazione Marconi, via Tadino15 - orario: martedì-sabato10.30/12.30 e 15.30/19.Fino al 24 luglio.

I suoi celebri Bleu hanno addirittu-ra richiesto una tonalità di blucreata ad hoc, che porta atutt‟oggi il suo nome (InternationalKlein Blue). L‟aspirazione alla pu-rezza e all‟assoluto hanno con-traddistinto l‟intera e brevissimavicenda creativa di Yves Klein,suggerendo più di un‟affinità conPiero Manzoni, e non soltantoperché sono morti, quasi coeta-nei, a un anno di distanza l‟uno

dall‟altro: nel ‟62, a Parigi, il

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trentaquattrenne Klein; nel ‟63, aMilano, Manzoni appena ventino-venne. A Yves Klein, capofila delNouveau Réalisme, sebbene nesia uscito un anno dopo la fonda-zione e antesignano della pitturamonocroma, è dedicata un‟ampia

retrospettiva che oltre a presenta-re un centinaio di opere del mae-stro francese, provenientidall‟Archivio Yves Klein di Parigi eda collezioni internazionali, affian-ca loro, nelle piazze e nei giardinidella città, una selezione di scul-ture metalliche della moglie Ro-traut Uecker che con Klein condi-vise anche la vocazione artistica eimmaginifica. Sui tre piani del mu-seo, le opere di Klein sono pre-sentate per nuclei tematici: i Mo-nochrome realizzati con pigmenti

puri fino ad arrivare al solo blu,alternato con l‟oro in foglia; i qua-dri realizzati con il fuoco a contat-to diretto con la tela; le Anthro-pométrie, tele su cui sono impres-si i corpi delle modelle cosparsedi colore dall‟artista durante veri epropri happening; e ancora i Re-lief planétaire, le Sculpture épon-

ge, insieme a filmati e fotografie adocumentarne le azioni, mentreun ricco apparato documentariopermetterà di seguire le tappe delpercorso artistico e personale diKlein.Yves Klein & RotrautLugano, Museo d‟Arte, Riva Cac-cia 5  – orario: martedì-domenica10/18, lunedì chiuso (tranne il 1°e29 giugno).Fino al 13 settembre.

Un vero e proprio affondo nellapersonalità del fondatore del Fu-turismo, Filippo Tommaso Mari-netti. A lui è consacrata la rasse-gna allestita nella Sala del Colle-zionista alle Stelline che, in onoredi tanto ospite, raddoppia i suoi

spazi conquistando il seminterra-to, invaso per l‟occasione dalleparolibere marinettiane, Tra letante novità di questa rassegna -a cura di Luigi Sansone, autenticosegugio degli archivi del Futuri-smo - spicca Il bombardamento diAdrianopoli, una grande china sucarta realizzata da Marinetti nel

1913-‟14, esposta per la primavolta grazie al prestito concessodalla University of California diLos Angeles (Ucla) dove è custo-dito l‟archivio del poeta ingleseHarold Monroe (1879-1932),grande ammiratore del Futurismo,

da cui proviene questa tavola. Mala mostra riserva molto altro, traritratti e caricature di Marinetti,opere di Boccioni, Balla, Cangiul-lo, Depero, e altri protagonisti, af-fiancate da fotografie, cataloghid‟epoca, cartoline, riviste e volumimarinettiani come Zang TumbTuuum - Adrianopoli ottobre1912- Parole in libertà (Edizionifuturiste di “Poesia”, Milano1914), il primo libro parolibero diMarinetti ispirato dalla guerra, in-tesa come spettacolo simultaneo

di situazioni, rumori, odori, polifo-nie: perché il Futurismo era anchequesto.

F.T. Marinetti=Futurismo.Fondazione Stelline. Sala del Col-lezionista, corso Magenta 61 - o-rario: martedì-domenica 10/20.Fino al 7 giugno.

TEATROQuesta rubrica è curata da Maria Laura Bianchi 

COSA MI RACCONTA LA MU-SICAIl titolo della serata in programmagiovedì 11 giugno prende spuntoda alcune indicazioni che GustavMahler scrisse sulla partituraall‟inizio di ogni movimento dellasua monumentale Terza Sinfonia:cosa mi raccontano i fiori, cosa mi raccontano gli animali della fore- sta, cosa mi raccontano gli angeli,

ecc. Seguendo un percorso inverso,qui è la musica che, stimolando lacreatività del narratore, lo ispiranel dipanare il suo racconto.I Cameristi della Scala regalano aMilano un omaggio a Felic Men-dellsohn nei duecento anni dallanascita: una serata di voci e mu-sica, in cui verranno eseguiti branidel grande compositore, della so-rella Fanny, artista prodigiosaquanto il fratello, sia come piani-sta che come compositrice, e diun giovanissimo Gustav Mahler.Voce recitante: Piero Baldini

Teatro di VerduraFondazione Biblioteca di via Se-nato, via Senato 14Orario: 21Ingresso libero con prenotazionetelefonica obbligatoria a partiredal giorno precedente lo spettaco-lo: 02.76.02.07.94  – 02.76.31.88.93

Oblivion ShowOblivion Show è uno spettacoloche mette in scena il meglio delrepertorio originale degli Obli-vion(Graziana Borciani, DavideCalabrese, Francesca Folloni, Lo-renzo Scuda e Fabio Vagnarelli).Un circo volante in cui si alterna-no blob di canzoni, cantautori ita-liani rivisti e corretti, uffici postalimusicali, un reality show dove ipersonaggi sono ostaggio dei ter-roristi, le avventure di Ratol‟Immigrato e l‟immancabile ridu-zione musicale dei PromessiSposi in 10 minuti, vero e proprio

filmato cult della rete. Un‟ora e unquarto di pura follia, acrobaziemusicali, risate... Non adatto aideboli di cuore.Teatro Franco Parenti, via PierLombardo 14Dalll‟11 al 27 giugno Orario: 21.15Info e prenotazioni:02.59.99.52.06

Ferrovia SoprelevataAndrà in scena giovedì 11 e ve-nerdì 12 giugno al Piccolo TeatroStudio di Milano la prima rappre-sentazione assoluta della versio-ne originale di “Ferrovia soprele-vata”, racconto musicale in seiepisodi del grande scrittore egiornalista Dino Buzzati; la musi-ca è di Luciano Chailly, uno deipiù significativi compositori delsecondo Novecento italiano. Lospettacolo costituisce l‟inaugu-razione di Art&Music Festival2009, che intorno a questo gran-de evento ha programmato una

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suggestiva costellazione di ap-puntamenti a Milano e in altre cit-tà lombarde. La parte dellospeaker, che tiene le fila della vi-cenda che si svolge sulla scena, èstata affidata a un interprete “a-nomalo”: il famoso rapper Frankie

Hi Nrg, mentre gli attori principalisono artisti familiari alle produzio-ni del Piccolo: Giorgia Senesi,Pierluigi Corallo, Giorgio Ginex,Sergio Leone. La regia è di LisaNava mentre l‟Orchestra MilanoClassica è diretta da GianlucaCapuano. La danzatrice iranianaDeniz Azhar Azari, il soprano MyaFracassini e il baritono DavideRocca completano lo sterminatocast, che prevede anche mimi, uncoro misto (Rhaudenses Cantoresdiretti da Giovanni Scomparin) e

un coro di voci bianche (PiccoliCantori delle Colline di Brianzadiretti da Floranna Spreafico).Come anticipato, si tratta dellaprima rappresentazione assolutadel testo originale, al quale, in oc-casione dell‟unica rappresenta-zione del 1955, la commissione dicensura aveva imposto radicalimodifiche; l‟intero quinto episodio,che rappresenta un esorcismopraticato da un vescovo, dovetteessere completamente riscritto etrasformato in una seduta psica-nalitica. Ciò provocava una dico-tomia fra il testo nuovo e la musi-ca scritta per quello precedente.La versione originale è stata ripri-stinata sulla base dei manoscrittiautografi, pertanto l‟opera andràin scena per la prima volta comela vollero gli autori. La riscopertaè straordinaria: una storia surrea-le; una forma mista di teatro emusica, di commedia e melo-dramma, nella quale musica e te-sto si sviluppano in simbiosi per-fetta; una partitura musicale origi-nalissima, priva di archi, nella

quale si combinano fiati, tastiere euna schiera di percussioni.Così Buzzati ha riassunto la fan-tasiosa vicenda: “Un diavolo,spedito in missione sulla terra colnome di Max per condurre a per-dizione le anime, si innamoraproprio della ragazza ch‟egli è riu-scito a rovinare, di nome Laura.Da qui la sua conversione; affron-ta la pericolosa incognita di unelettroshock che non si può pre-vedere quale risultato dia, e cheinfatti lo trasforma in cane. Ciò

non gli impedisce di riscattare la

sua natura demoniaca con un ge-sto eroico e disperato insieme,buttandosi sotto al treno dei dia-voli che portano Laura all‟inferno.E lo fa deragliare. Così la storia siconclude per Max in un ipoteticoparadiso, con la soddisfazione di

tutti, tranne che di Belzebù, e conun gioioso alleluja”. Piccolo Teatro Studio, via Rivoli6Dall‟11 al 12 giugno Orario: 21Info e prenotazioni:02.42.41.18.89

Il fabbriconeL‟ultimo spettacolo della stagionedi Tieffe Teatro Stabiled‟Innovazione porta in scena,dall‟11 al 27 giugno, all‟interno del

Cortile della Magnoliadell‟Accademia di Brera, Il Fabbr i-cone di Giovanni Testori.La ringhiera e il cortile sono i pro-tagonisti di questo affresco di sto-rie che rimandano a quella Milanodi periferia, fotografata tra l‟eco -non ancora troppo lontana - diuna guerra che ha lasciato sul ter-reno e sulle coscienze cumuli dimacerie e un futuro ancora incer-to. Insomma sono gli anni del bo-om e dello “sboom” tra le inquie-tudini e i sogni di gloria di unagioventù in cerca di nuovi riferi-menti e la nostalgia carogna divite invecchiate troppo presto. Iltutto a portata di mano e di cuore,grazie alla penna straordinaria diuno dei più grandi autori del No-vecento. La versione teatrale pro-posta da Emilio Russo prova aricostruire sentimenti e atmosfere,attraverso i personaggi principalie secondari, abitanti di questo de-cadente “Fabbricone” (un caseg-giato di Novate, luogo natiodell'autore) brulicante di vita, pia-neta ostile e materno, da dove si

scappa, ma non si riesce a uscire.Dall‟11 al 27 giugno Cortile della Magnolia dell’Ac-cademia di Brera,via Fiori Oscuri, 4Orario: 21.30 (domenica riposo)Info: 02. 36.50.37.40 / 02.36.59.25.44

CaosUn alfabeto del vivere quotidianoche mostra mille corse, tic, facce,movimenti, smorfie, gesti nei qualiriconoscersi con stupore. I corpi

degli attori-danzatori intrecciano

coreografie sempre più comples-se in uno spazio volutamentescarno mentre il ritmo si fa for-sennato. Tutto all‟insegnadell‟euforia, dello sfogo fisico everbale che contagia.Fino al 13 giugno

Teatro Leonardo, via Ampère 1ang. Piazza Leonardo da VinciOrario: 20.45 (domenica alle 16)Info: 02.71.67.91

La numero 13Un angelo azzurro, senza testané braccia, con ali dorate logoratedall‟avvicendarsi delle stagioni,veglia sulla tomba numero 13 alCimitero Monumentale di Milano.Una passeggiata in quel luogoscatena nella protagonista unflusso ininterrotto di ricordi e pen-

sieri, da cui emergono un passatoconfuso, apparentemente segnatodal conflitto doloroso e irrisoltocon una sorella gemella e dallamorte di una giovane nipotina - ditredici anni - contesa all‟amoredella madre. “Costretta sempre ascegliere tra me e lei  – raccontala protagonista  – fra una naturafemminile e una natura artistica”.Come le due facce di una meda-glia, le sorelle hanno caratteri op-posti: “di mia sorella dicevano cheera femminile. Di me dicevanoche ero intelligente. Mia sorellaconquistava con la sua femminili-tà. Io allontanavo con la mia intel-ligenza… Lei era il grembo! „Solofra uomo e donna il rapporto èideale‟, diceva mia  sorella. „Solocon se stessi il rapporto è ideale‟,dicevo io”. Cristina Crippa, dopo il debuttodel 2002 allo Spazio Xpò, propo-ne per la prima volta nello spaziodell‟Elfo questo intenso ritratto didonna, nata dalla penna sensibiledi Pia Fontana, narratrice edrammaturga scomparsa prema-

turamente nel febbraio diquest‟anno. L‟atmosfera di quelcapannone spoglio verrà ricreatasul palcoscenico del teatro dovela protagonista e gli spettatori sa-ranno a stretto contatto.Un monologo dai toni concitati,che si fanno via via febbrili e sirispecchiano nel gesto vitale edisperato di dipingere la propriastanza di giallo, di sole e luce, percancellare il bianco, da sempreodiato, che sa di cliniche e di se-polcri. Si svela lo strazio di una

personalità dilaniata, che l‟autrice

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tratteggia con sapiente progres-sione e che l‟attenta regia di ElioDe Capitani sottolinea, eviden-ziando l‟intima fragilità della pr o-tagonista, fino alla dolorosa con-

fessione finale.Fino al 28 giugnoTeatro dell’Elfo, via Ciro Menotti11Orario: 20.45 (domenica alle 16)

Info: 02.71.67.91

CINEMA & TVQuesta rubrica è curata da Simone Mancuso

Terminator Salvation di McgSe si potesse, descrivere il filmsoltanto con le musiche di DannyElfman, mettendo sotto il titolo unfile mp3 con l‟incalzante tema lofarei. Questo a mio avviso baste-

rebbe a descrivere la potenza diquesto film, che arriva allo spetta-tore come l‟onda d‟urto di una

bomba atomica, supportando conla musica scene come il ritorno diun T-600(il primo Terminator, perintenderci, il governatore dellaCalifornia) completamente fatto alcomputer, primo stile(vedi Conanil barbaro), come “mostro” finale.

Terminators che, forse giusta-

mente, rubano la scena al prota-gonista Connor, interpretato ma-gnificamente da Bale, come il T-800, l‟ultima invezione delle mac-chine con una parte sostanzialeumana, e lo scheletro robotico,con lo scopo d‟infiltrarsi nella res i-stenza. Questi elementi denotanol‟attenzione da parte dei soggetti-sti, tra cui l‟onnipresente James

Cameron, per lo sviluppo di unastoria mai che versi sul banale,

ma che anzi, cerchi un‟evoluzioneproprio come i suoi personaggi.Elemento, questo, ricorrente intutti i film della saga, che a mioavviso è una delle poche a man-tenere lo stesso livello qualitativoin quasi tutti i suoi cloni. Il motivo,forse, è dovuto all‟attenzione ver-so la crew che collabora con i variregisti, mantenendo nei ruoli piu‟

determinanti, gli stessi operatori.

Come già detto per le musiche,ma anche nel montaggio, il mon-tatore di James Cameron, ConradBuff, o lo stesso Cameron, mes-sosi da parte come regista perdedicarsi al soggetto(forse era

meglio che lo dirigesse lui questoepisodio). Insomma, stessatroupe stesso successo, un filmche decisamente non delude leaspettative, ne dei fans della sa-ga, ne degli altri spettatori e cheanzi crea già l‟attesa per il pros-simo episodio, Terminator 5, at-tualmente in sviluppo e che do-vrebbe esser pronto per il 2011.Se dovessi trovare una pecca, se

così si può dire,di questo film èsicuramente la regia, improntatapiu‟ sugli spot e i music videosche sul cinema. Ma questo,si sa,è un altro discorso…(mp3) Antichrist di Lars Von Trier

Fischiato a Cannes evidentemen-te per i suoi contenuti e le singoleimmagini di sesso esplicito e sa-do-maso, questo film nel com-plesso non è uno dei migliori lavo-ri del regista, ma ha sicuramente

dei punti di forza.Iniziamo con l‟interpretazione, e la

capacità del regista di dirigerla, diCharlotte Gainsbourg. Una recita-zione completamente dedicataalla sofferenza ed all‟ansia, incen-trata sull‟elabor azione del luttonella sua più completa accezione,portata fino all‟estremo, annullan-do il dolore con lo stesso. Traspa-re il lavoro psicologico del regista

sull‟attrice, quasi come fa su di lei

nel film, il protagonista maschile,anche lui non da meno nell ‟inte-rpretazione.La sceneggiatura ci catapulta conminuzia nell‟intimo di questi due

individui, con la capacità di ren-derceli conosciuti nei minimi det-tagli della loro anima e della loropsiche. Tutto questo senza maisvelarci una cosa, che risultereb-be superficiale sapere di due per-sone di cui si ha già una cono-scenza così profonda, che sispinge fine alle loro paure, ossia, iloro nomi.Terzo punto di forza la fotografia.

Girato con la migliore macchinada presa in circolazione per il digi-tale, la Red One Camera, è statadiretta dal premio oscar AntonyDod Mantle, il quale trasforma ilbosco in un luogo tra la realtà el‟anima di chi lo vive e lo racconta,

sviluppando una luce nel buio euna oscurità nella luce tale, chese un film horror dov‟esse essere

giudicato dalla fotografia, questo libatterebbe tutti. Quarto elemento,

il lavoro di ricerca a cui si è sotto-posto il regista che si evincie daititoli di coda, in cui vi sono consu-lenti psicologici, consulentisull‟ansia, consulenti sulle manie

depressive e così via.A mio avviso questo film è moltopersonale per il regista, nel sensoche è una sua elaborazione dellutto. Non voglio sapere quale.

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