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Pediatria magazine vol 2 | num 1-2 | 01-02/2012

Date post: 08-Mar-2016
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Pediatria magazine volume 2 | numero 1-2 | gennaio-febbraio 2012
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Troppe diagnosi di dislessia? Una denuncia senza basi scientifiche Maria Osti e Stefano Vicari dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma commentano le polemiche dichiarazioni dell’Istituto di Ortofonologia e del quotidiano “Il Foglio”. pagina23 Basta polemiche irresponsabili sul baby food Nell’accesa disputa tra FIMP, ACP, Movimento Difesa del Cittadino e Ministero della Salute interviene il presidente della SIP Alberto G. Ugazio. Radici toscane per il simbolo dell’American Academy of Pediatrics L’immagine del bambino in fasce, simbolo dell’ AAP, la più prestigiosa associazione pediatrica mondiale, è tratta da uno dei bassolirievi dell’Ospedale degli Innocenti di Firenze. Costi standard in Sanità: sono davvero utili? Ecco come dal 2013 funzioneranno le nuove norme. E perché, secondo alcuni, non elimineranno sprechi e inefficienze. pagina 14 pagina 18 pagina20 Parola d’ordine: innovazione Uno dei titani della letteratura fantascientifica, Isaac Asimov, una volta scrisse: “Qualsiasi innovazione tecnologica può essere pericolosa: il fuoco lo è stato fin dal principio, e il linguaggio ancor di più. Si può dire che entrambi siano ancora pericolosi al giorno d’oggi, ma nessun uomo potrebbe dirsi tale senza il fuoco e senza la parola”. Pochi hanno de- scritto con tanta chiarezza la contraddittoria complessità che si ac- compagna sempre ai processi di innovazione: sono spesso duri da accettare, suscitano perplessità e resistenze, sono difficili da implementare e gestire, a volte sono preda di conflitti d’in- teressi o teatro di uno scontro tra lobbies, ma sono assolu- tamente necessari per il progresso umano. Questa comples- sità è forse ancora più evidente se l’innovazione riguarda un campo sensibile come la Medicina, e diventa quasi dolorosa quando si parla di assistenza sanitaria ai bambini o di scuola. Ma ai pediatri e agli educatori (almeno alla gran parte di loro) il corag- gio non è mai mancato: accoglieranno quindi sicuramente con inte- resse i trend terapeutici per il 2012 che emergono dalla letteratura, ini- ziative come la britannica “Learning Futures” o l’augurio che questo sia l’anno della definitiva affermazione dell’Health Technology Assessment e della razionalizzazione delle politiche sanitarie. Perché l’innovazione non si ferma mai, e sta a noi raccoglierne le sfide. Magazine della Società Italiana di Pediatria www.sip.it volume 2 | numero 1-2 | gennaio-febbraio 2012 Mensile - Poste italiane spa - Spedizione in abbonamento postale – D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n.46) art. 1, comma 1, Aut. GIPA/C/RM/13/2011 - Un fascicolo e 25
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Page 1: Pediatria magazine vol 2 | num 1-2 | 01-02/2012

Troppe diagnosi di dislessia? Una denuncia senza basi scientifiche Maria Osti e Stefano Vicaridell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma commentano le polemiche dichiarazioni dell’Istituto di Ortofonologia e del quotidiano “Il Foglio”.

pagina23

Basta polemiche irresponsabili sul baby food Nell’accesa disputa tra FIMP, ACP, Movimento Difesa del Cittadino e Ministero della Salute interviene il presidente della SIP Alberto G. Ugazio.

Radici toscane per il simbolo dell’American Academy of PediatricsL’immagine del bambino in fasce, simbolo dell’AAP, la più prestigiosa associazione pediatrica mondiale, è tratta da uno dei bassolirievi dell’Ospedale degli Innocenti di Firenze.

Costi standard in Sanità: sono davvero utili?Ecco come dal 2013 funzioneranno le nuove norme. E perché, secondo alcuni, non elimineranno sprechi e inefficienze.

pagina14 pagina18

pagina20

Parola d’ordine: innovazioneUno dei titani della letteratura fantascientifica, Isaac Asimov, una volta scrisse: “Qualsiasi innovazione tecnologica può essere pericolosa: il fuoco lo è stato fin dal principio, e il linguaggio ancor di più. Si può dire che entrambi siano ancora pericolosi al giorno d’oggi, ma nessun uomo potrebbe dirsi tale senza il fuoco e senza la parola”. Pochi hanno de-scritto con tanta chiarezza la contraddittoria complessità che si ac-compagna sempre ai processi di innovazione: sono spesso duri da accettare, suscitano perplessità e resistenze, sono difficili da implementare e gestire, a volte sono preda di conflitti d’in-teressi o teatro di uno scontro tra lobbies, ma sono assolu-tamente necessari per il progresso umano. Questa comples-sità è forse ancora più evidente se l’innovazione riguarda un campo sensibile come la Medicina, e diventa quasi dolorosa quando si parla di assistenza sanitaria ai bambini o di scuola. Ma ai pediatri e agli educatori (almeno alla gran parte di loro) il corag-gio non è mai mancato: accoglieranno quindi sicuramente con inte-resse i trend terapeutici per il 2012 che emergono dalla letteratura, ini-ziative come la britannica “Learning Futures” o l’augurio che questo sia l’anno della definitiva affermazione dell’Health Technology Assessment e della razionalizzazione delle politiche sanitarie. Perché l’innovazione non si ferma mai, e sta a noi raccoglierne le sfide.

Magazine della Società Italiana di Pediatriawww.sip.it

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Magazine ufficiale della Società Italiana di Pediatria (SIP) via Gioberti 60 00185 Roma Tel. 06 4454912 www.sip.it [email protected]

DIrettore SCIentIFICo Alberto E. Tozzi

DIrettore

Cinthia Caruso

reDAzIone

Rino Agostiniani Francesco De Luca Marina Macchiaiolo Domenico Minasi

reDAzIone eDItorIAle David Frati Manuela Moncada

PubblICItà e ProMozIone

Tiziana Tucci Tel. 06 862 82 323 [email protected]

Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 586/2002

AbbonAMentI 2012

Individuale E 40,00Istituti, enti, biblioteche E 80,00Estero E 120,00

PreSIDente Alberto G. Ugazio

ConSIglIo DIrettIvo Antonio Correra (Vicepresidente), Giovanni Corsello (Vicepresidente), Domenico Minasi (Tesoriere), Rino Agostiniani (Segretario), Luca Bernardo, Francesco De Luca, Paolo Colleselli, Marcello Lanari, Alberto Fabio Podestà, Luigi Cataldi, Riccardo Longhi, Maria Grazia Sapia, Gian Paolo Salvioli (Delegato della Conferenza Nazionale), Alessandro Fiocchi (Delegato del Consiglio Nazionale), Giuseppe Di Mauro (Delegato della Consulta Nazionale)

Il Pensiero Scientifico Editore Via San Giovanni Valdarno 8 00138 Roma Tel. 06 862 821 Fax 06 862 82 250 www.pensiero.it www.facebook.com/ PensieroScientifico twitter.com/ilpensiero

DIrettore reSPonSAbIle Giovanni Luca De Fiore

Progetto grAFICo e IMPAgInAzIone Typo srl, Roma

IMMAgInI © 2012 Photos.com

StAMPA

Arti Grafiche Tris, Roma febbraio 2012

Troppe diagnosi di dislessia? Una denuncia senza basi scientifiche Maria Osti e Stefano Vicaridell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma commentano le polemiche dichiarazioni dell’Istituto di Ortofonologia e del quotidiano “Il Foglio”.

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Basta polemiche irresponsabili sul baby food Nell’accesa disputa tra FIMP, ACP, Movimento Difesa del Cittadino e Ministero della Salute interviene il presidente della SIP Alberto G. Ugazio.

Radici toscane per il simbolo dell’American Academy of PediatricsL’immagine del bambino in fasce, simbolo dell’AAP, la più prestigiosa associazione pediatrica mondiale, è tratta da uno dei bassolirievi dell’Ospedale degli Innocenti di Firenze.

Costi standard in Sanità: sono davvero utili?Ecco come dal 2013 funzioneranno le nuove norme. E perché, secondo alcuni, non elimineranno sprechi e inefficienze.

pagina14 pagina18

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Parola d’ordine: innovazioneUno dei titani della letteratura fantascientifica, Isaac Asimov, una volta scrisse: “Qualsiasi innovazione tecnologica può essere pericolosa: il fuoco lo è stato fin dal principio, e il linguaggio ancor di più. Si può dire che entrambi siano ancora pericolosi al giorno d’oggi, ma nessun uomo potrebbe dirsi tale senza il fuoco e senza la parola”. Pochi hanno de-scritto con tanta chiarezza la contraddittoria complessità che si ac-compagna sempre ai processi di innovazione: sono spesso duri da accettare, suscitano perplessità e resistenze, sono difficili da implementare e gestire, a volte sono preda di conflitti d’in-teressi o teatro di uno scontro tra lobbies, ma sono assolu-tamente necessari per il progresso umano. Questa comples-sità è forse ancora più evidente se l’innovazione riguarda un campo sensibile come la Medicina, e diventa quasi dolorosa quando si parla di assistenza sanitaria ai bambini o di scuola. Ma ai pediatri e agli educatori (almeno alla gran parte di loro) il corag-gio non è mai mancato: accoglieranno quindi sicuramente con inte-resse i trend terapeutici per il 2012 che emergono dalla letteratura, ini-ziative come la britannica “Learning Futures” o l’augurio che questo sia l’anno della definitiva affermazione dell’Health Technology Assessment e della razionalizzazione delle politiche sanitarie. Perché l’innovazione non si ferma mai, e sta a noi raccoglierne le sfide.

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In questo numero

Pianeta SIPRadici toscane per il simbolo dell’American Academy of PediatricsRino AgostiniAni 20

Ricordando un maestro scomparso: Alberto La Grutta (1928-2011) giovAnni CoRsello 21

La clinicaDiabete? Un determinante sociale 22

Troppe diagnosi di dislessia? Una denuncia senza basi scientificheMARiA osti, stefAno viCARi 23

NewsAlert alimentazione 24

Alert farmaciA CuRA di MARinA MACChiAiolo 25

Giochi pericolosi 27

Pedi@triaCi vogliono le prove, caro Spock!A CuRA di AlbeRto e. tozzi 28

Libri e film 29

News 30

Primo pianoL’HTA che verrà 4

Coinvolgere = imparareAleC PAtton 6

Essere un ‘digital prof’inteRvistA A MARCo guAstAvignA 8

Il 2012 cammina a gattonisAbRinA buonuoMo 10

AttualitàIl diavolo probabilmenteinteRvistA A luCA beRnARdo 12

Basta polemiche irresponsabili sul baby foodinteRvistA A AlbeRto g. ugAzio 14

Il congresso che avete scelto 16

Stati Generali della Pediatria, un successo di tuttiPAolo Colleselli 17

La politicaCosti standard in Sanità: sono davvero utili?doMeniCo MinAsi 18

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Saranno pure in pochi, ma a giudicare dai risultati i finlandesi hanno tra le migliori scuole al mondo nonostante i programmi di studio tutto sommato poco intensivi. Ce lo rivela uno studio comparativo che viene

effettuato ogni 3 anni e che valuta i risultati scolastici dei quindicenni in Scienze, Matematica e capacità di lettura. Dal 2000 i finlandesi sono sempre nelle prime posizioni, testa a testa con Corea del sud, Singapore e Cina. E sono più bravi anche dei paesi nordici limitro-fi. Lo studio (PISA report) mette a confronto i risulta-ti di ben 75 Paesi del mondo. Come va l’Italia? Maluc-cio. Nella capacità di lettura siamo al di sotto della media, subito dietro Portogallo e Macao. In Matema-tica va anche peggio: ancora una volta sotto la media dietro Irlanda, Portogallo e Spagna. Le cose non vanno meglio in Scienze, mediocri come sopra. Ma la magra figura dell’Italia (che comunque do-vrebbe crearci qualche preoccupazione) non è la no-tizia più interessante. Lo studio offre l’occasione per ficcare il naso nell’organizzazione del sistema scola-stico finlandese. Niente scuole e università private. Nessuna ossessione per la valutazione continua e gli esami. Anzi, le valutazioni sono individualizzate e il sistema funziona assegnando precise responsabilità agli insegnanti e agli studenti. Meno compiti a casa e coinvolgimento degli studenti in attività creative.

L’obiettivo principale per il sistema finlandese è ga-rantire equità nell’accesso all’istruzione piuttosto che perseguire l’eccellenza. Gli insegnanti sono seleziona-ti in modo molto severo e sono pagati bene. Questo approccio è il risultato di un investimento del gover-no finlandese che ha realizzato in tempi di crisi di avere poche risorse naturali o interne da valorizzare ed ha investito sulla conoscenza della popolazione. Quale sia la ricaduta di tutto questo è difficile dirlo. Quale roseo futuro lavorativo attenda gli adolescenti finlandesi in tempi di crisi è tutto da vedere. Che qual-cuno sposti in questo campo, però, l’accento dalla competizione all’ottica di gruppo e di popolazione è interessante. Ci vorrebbe uno studio anche per sonda-re il livello di soddisfazione degli studenti e degli inse-gnanti, a leggere queste notizie sembrano tutti felici! I nostri insegnanti italiani (a loro la mia totale solida-rietà) sono sicuro che avrebbero qualcosa da dire, su come rendere più innovativo il nostro sistema scola-stico. A noi la creatività non manca e il patrimonio culturale neanche. Forse sarebbe ora di guardarsi me-glio intorno, di riflettere se investire sulla conoscenza sia conveniente per il benessere della società e per ga-rantire il futuro dei bambini di oggi, con il coraggio di accettare anche cambiamenti radicali. Non so quanti pediatri siano nella posizione di influenzare scelte po-litiche. Ma la SIP può dire la sua: non risparmiare sul-le risorse e gli investimenti destinati a migliorare l’educazione scolastica dei bambini è fondamentale, innovare un sistema scolastico che scricchiola anche. Gli investimenti di questo genere non danno risultati a breve termine ma i bambini di oggi, cioè gli uomini di domani, ci sarebbero certamente assai grati.

dei nostri figli sarà completamente diversa dalla nostra. Speriamo migliore, ma questo non è scon-tato: dipende da noi. Il futuro non si può prevedere: il futuro in parte si costruisce, e si prova a determi-nare; in parte ci si prepara per eventi o scoperte che sono inevitabili. Per esempio, il fatto che la durata della vita nel 2050 raggiungerà i 150 anni non è un fatto che possiamo favorire o impedire: accadrà, e tutto quello che possiamo fare è prepararci a vivere in un mondo di trisnonni, con tutto quello che ciò comporterà anche in termini di stato sociale, per esempio. Le sfide che questo futuro ci porrà davan-ti non sono affatto banali: come si vive in un mon-do dove un neuroscanner è in grado di svelare all’istante ogni bugia? E come si vive se il passato non passa mai perché la Rete ricorda tutto di noi? Sono solo alcuni interrogativi tra i tanti con i quali fare i conti. Sarà meglio, sarà peggio? Io sono otti-mista e non solo per carattere. Sono ottimista per-ché i nostri figli cresceranno immersi nella cultura digitale: che non vuol dire saper usare uno smart-phone, ma avere dentro i valori della condivisione, della partecipazione, della collaborazione. Questo, e non altro, darà loro un mondo migliore.

Il mondo che verrà

La lezione finlandese

Alberto E. Tozzi Coordinatore Area di Ricerca malattie

multifattoriali e fenotipi complessi, Ospedale Pediatrico

Bambino Gesù, Roma

Riccardo LunaPresidente di Wikitalia,

ex direttore di WIreD Italia, promotore della candidatura

di Internet al Nobel per la Pace

Quando cerco di capire come sarà il mondo che verrà, guardo i bambini. Io ne ho due. Hanno sei e due anni e sono in quell’età meravigliosa in cui impa-rano tutto e ci insegnano moltissimo: ogni giorno sono un po’ diversi, ma

riescono sempre a far sentire noi genitori indispensa-bili, mentre sono loro ad essere indispensabili per noi. Senza saremmo perduti, e chi è genitore sa che non è un modo di dire. Quando cerco di capire come sarà il futuro prossimo, guardo i miei bambini mentre giocano con l’iPad, si litigano il telefonino di papà, si annoiano davanti alla tv perché non gli fa fare niente oltre a vedere, mi chiedono di andare su Internet “perché c’è tutto” (in realtà è la figlia di sei anni a chiedermelo, per l’altro è presto). Li guardo, ammiro la loro dimestichezza digitale – che non vuol dire so-lo che sono bravi con le mani ovviamente, ma che usano i nuovi strumenti tecnologici digitali con na-turalezza – e fantastico sul mondo che verrà.“Il futuro è tornato”, mi disse una volta un amico a proposito di una mostra sull’innovazione che stavo organizzando. In realtà il futuro è già tra noi, e per chi ha le antenne della attenzione accese i segni di una rivoluzione sono evidenti: credo di poter dire che viviamo in un’epoca incredibile, nella quale l’accelerazione dei progressi scientifici e tecnologici è tale che per la prima volta nella storia forse la vita

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Edito

riali

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I continui mutamenti del quadro epidemiologico, le crescenti aspettative dei pazienti e dei loro familiari, il velocissimo progresso delle tecnologie sanitarie, che sono – giova ricordarlo – inserite in una logica di merca-to: ecco i tre fattori che rendono indispensabile per ogni organizzazio-ne sanitaria la continua valutazione dell’efficacia, della sicurezza, delle

risorse necessarie e dell’impatto sulla qualità di vita delle tecnologie sanitarie (cioè apparecchiature biomedicali, dispositivi medici, farmaci, procedure cli-niche, modelli organizzativi, programmi di prevenzione e promozione della salute). Tale attività scientifica multidimensionale e multidisciplinare è defi-nita Health Technology Assessment (HTA). Obiettivo dell’HTA è valutare gli effetti reali e/o potenziali della tecnologia, sia a priori sia durante l’intero ciclo di vita, nonché le conseguenze che l’introduzione nel percorso assistenziale o l’esclusione di un intervento hanno per il sistema sanitario, l’economia e la società. Far crescere una cultura della valutazione (di sistema e individuale) perché il nostro sistema sanitario sia efficiente ed equo, ossia in grado di ga-rantire l’erogazione e la disponibilità di ciò che è meglio per i propri assistiti, è un segno di dovuta attenzione nei confronti dei cittadini.

Nonostante a livello internazionale l’HTA sia larga-mente utilizzato per informare le decisioni di politi-ca sanitaria, l’Italia non si è ancora dotata di una tecnostruttura nazionale di riferimento che valuti sistematicamente, anche in collaborazione con ana-loghe agenzie internazionali, le nuove tecnologie sanitarie da introdurre e quelle obsolete da abban-donare. Il nostro Sistema Sanitario Nazionale è quindi spesso un acquirente disinformato, preda di conflitti d’interesse, false innovazioni, sprechi. Il Pia-no Sanitario Nazionale 2011-2013 riconosce il ruolo dell’HTA nel supporto ai diversi livelli decisionali del SSN e attribuisce un ruolo di coordinamento delle attività di valutazione agli organi tecnici centrali del Servizio Sanitario Nazionale, l’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e l’Agenzia per i Servizi Sanitari Regio-nali (AgeNaS). Spiega Marina Cerbo, dirigente dell’area Innovazio-ne, Sperimentazione e Sviluppo dell’AgeNaS: “Alla base della motivazione a intraprendere un percorso di HTA c’è la cosiddetta policy question. Gli orienta-menti di base sono tre: ^^ valutazioni orientate alla tecnologia: per esem-

pio un’agenzia governativa può essere interessata a valutare l’impatto clinico, economico, sociale, pro-fessionale o industriale di uno screening dei tumori in una popolazione; ^^ valutazioni problem-oriented: per esempio i me-

dici e i produttori interessati al percorso diagnostico

di una patologia possono sollecitare lo sviluppo di linee-guida cliniche che coinvolgano una combina-zione o un utilizzo sequenziale di più tecnologie^^ valutazioni project-oriented: per esempio il caso

di un ospedale che debba decidere se acquistare o meno una certa apparecchiatura diagnostica. L’HTA prevede un’attività di ‘previsione’ e monito-raggio delle tecnologie emergenti (definita “Horizon Scanning”), che dovrebbe – in linea solo teorica – mettere il SSN nella condizione di filtrare la doman-da di assessment/appraisal che inevitabilmente emerge sia dai produttori sia dagli utilizzatori delle tecnologie in ambito assistenziale. È molto difficile essere ‘puntuali’, anche perché la domanda di salute/benessere e di commercializzazione quanto più pre-coce è davvero molto intensa. Anche per far fronte a problematiche di questo tipo, l’organizzazione delle strutture deputate all’HTA deve essere flessibile e di-sponibile ad una costante vigilanza non solo prece-dente all’introduzione sul mercato, ma anche suc-cessivamente, come attività di rivalutazione”. Dall’Horizon Scanning e dalla definizione delle priorità si passa alla redazione del rapporto di HTA, la cui base è costituita dalle revisioni sistematiche.

L’HTA che verràIl 2012 sarà finalmente l’anno della definitiva affermazione dell’Health Technology Assessment e della razionalizzazione delle politiche sanitarie?

Metodologia: il percorso di htA 1. Identificazione di un bisogno valutativo2. Prioritarizzazione3. Commissione del report4. Definizione della policy question5. Elaborazione del protocollo di ricerca6. Prima revisione esterna7. Raccolta delle informazioni di background8. Definizione della research question (definizione

delle dimensioni di indagine, definizione risultati attesi)

9. Conduzione dello studio con analisi delle revisioni sistematiche disponibili (spesso caratterizzate da approcci diversi)

10. Elaborazione della bozza (con discussione, conclusioni e raccomandazioni)

11. Nuova revisione esterna12. Pubblicazione del report finale e della sintesi13. Disseminazione14. Uso del report di HtA

15. Aggiornamento

(Modificata da: Busse et al., 2002)

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È un processo articolato al cui centro è la produzio-ne di questi studi che si caratterizzano per la neces-sità di essere ‘comprensivi’ e per l’esigenza di dover scegliere, escludendo le ricerche di qualità scadente. Le revisioni sistematiche prendono in considera-zione tutte le sperimentazioni condotte sull’argo-mento che si intende studiare; secondo criteri defi-niti a monte viene fatta una valutazione dei metodi seguiti dagli autori dei trial, decidendone l’inclusio-ne o l’esclusione dalla revisione stessa. Chiara Bassi, documentalista del Centro per la Valutazione dell’Efficacia dei Servizi Sanitari di Modena, spiega: “Le fonti comunemente più usate sono le banche dati come Medline, Embase e la Cochrane Library, che raccoglie revisioni sistematiche; questi database possono garantire il recupero di documentazione di studi sperimentali primari (quindi frutto di ri-cerche originali) e di letteratura secondaria. È op-portuno prestare attenzione a evitare il cosiddetto bias di lingua (il reperimento di letteratura solo in lingua inglese). A questo scopo può essere utile ef-fettuare una ricerca anche con Scholar, adatto al reperimento di letteratura accademica, e con Goo-gle, al fine di controllare l’esistenza di letteratura grigia (non pubblicata ufficialmente), per esempio, all’interno di siti di produttori di farmaci o di ap-parecchiature elettromedicali”.La complessità dell’HTA spaventa. Perché? Risponde Tom Jefferson, epidemiologo del Cochrane Acute

Respiratory Infections Group: “È vero, l’HTA è un’at-tività molto complessa e multidisciplinare, che ne-cessita di continui aggiornamenti e che spesso è svolta con dati di qualità carente o addirittura assen-te. Spaventa perché è laboriosa, richiede tanto tempo ed è potenzialmente molto pericolosa, in quanto un documento di scarsa qualità o indirizzato a priori in una certa maniera può portare nel migliore dei casi ad uno sperpero di risorse e nel peggiore a danni fisici o morali a persone o a sistemi pubblici”. Spiega Marco Marchetti, direttore dell’Unità di Valutazione delle Tecnologie del Policlinico Gemelli di Roma: “Introdurre una nuova tecnologia in un’organizza-zione sanitaria richiede il superamento di abitudini, resistenze, scetticismi. Quanto conta coinvolgere il personale sanitario e quali strategie suggerirebbe per riuscire a costruire ‘una squadra’? Nel momento in cui si decide l’introduzione di una nuova tecnologia, il coinvolgimento del personale è fondamentale per ottenere un effetto finale su tutta l’organizzazione. Dovendo esprimere quanto conti in una scala da 1 a 100, direi 100. La strategia da adottare è innanzitut-to quella di portarlo ‘a bordo’ e di mostrare che le strategie che si mettono in atto non vogliono argi-nare o limitare dei desideri, ma supportare gli ope-ratori stessi nella scelta delle tecnologie, nei limiti delle risorse disponibili. Portare gli operatori dentro i meccanismi di scelta e di decisione e non farli cala-re dall’alto: questa è la strada da seguire”.

^̂^ Sorenson C, Chalkidou K. Reflections on the evolution of health technology assessment in Europe. Health Econ Policy Law 2012; 7(1):25-45.

^̂^ Paget MA, Chuang-Stein C, Fletcher C, Reid C. Subgroup analyses of clinical effectiveness to support health technology assessments. Pharm Stat 2011; 10(6):532-8. doi: 10.1002/pst.531.

^̂^ Culyer AJ. Hic Sunt Dracones: The Future of Health Technology Assessment--One Economist’s Perspective. Med Decis Making 2011.

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Alec PattonProject Coordinator

Innovation Unit London

Innovation Unit è una realtà che lavora con le persone che forniscono servizi pubblici, per aiutarle a trovare soluzioni innovative a problemi complessi. Questo lavoro è rivolto a servizi di settori diversi che includono la

Sanità, la Giustizia, la sostenibilità ambientale e soprattutto l’educazione. Uno dei progetti più si-gnificativi di Innovation Unit è Learning Futures, condotto in Gran Bretagna in partnership con la fondazione Paul Hamlyn, che lavora con le scuole secondarie del paese per sviluppare nuove strade per incoraggiare l’impegno e il coinvolgimento de-gli studenti. L’impegno è una premessa necessaria all’apprendimento: se gli studenti non si sentono impegnati e coinvolti in ciò che stanno facendo a scuola, questo probabilmente avrà delle conse-guenze non solo sui loro risultati scolastici, ma anche sul loro impegno futuro nel lavoro e nelle loro comunità. Learning Futures usa il termine “engagement” nel senso di “impegno nell’ imparare”. C’è una sottile ma importante distinzione tra “impegno nell’im-parare” e “impegno a scuola”: ci sono giovani che odiano andare a scuola ma che sono profonda-mente impegnati a imparare fuori da scuola. Ci sono anche giovani che amano andare a scuola, ma che non imparano granché. Sono coinvolti nella scuola ma non nell’apprendimento. E ci sono stu-denti esperti nel prendere buoni voti e nel supera-re le prove, ma che non hanno capito che imparare è qualcosa di più che scansare gli ostacoli che la scuola mette loro davanti. Quindi come si ricono-scono i giovani impegnati ad imparare? Learning Futures va in cerca di tre caratteristiche: ^^ il giovane si fa carico del suo apprendimento

dentro e fuori la scuola; ^^ il giovane considera se stesso come una persona

che sta imparando; ^^ il giovane è consapevole e attento alle opportu-

nità di apprendimento che sono intorno a tutti, sempre.

I bravi insegnanti sono in grado di dire se gli stu-denti sono impegnati nell’apprendimento, ma è difficile misurare oggettivamente tale impegno. Un giovane può seguire una lezione attentamente, prendere dei buoni appunti e ricevere dei buoni voti, ma questo non rivela se lo studente è impe-gnato nell’apprendimento. In altre parole, non in-dica se per lui imparare è una cosa interessante da fare. Poiché questo è così difficile da cogliere, Lear-ning Futures sta sviluppando uno strumento di misurazione dell’impegno nell’apprendimento. Una scuola “engaged” è una scuola che si impegna non solo nei confronti dei suoi studenti, ma anche delle famiglie degli studenti, delle loro comunità locali, delle loro attività economiche e delle univer-sità. Attraverso il lavoro con le scuole della Gran Bretagna, Learning Futures ha identificato quattro caratteristiche tipiche delle scuole impegnate:^^ gli studenti imparano attraverso progetti allar-

gati e multidisciplinari;^^ la scuola è trattata come un campo base, piut-

tosto che come un punto d’arrivo;^^ gli studenti imparano da molte e differenti per-

sone, non solo dagli insegnanti; ^^ imparare è qualcosa che studenti e insegnanti

fanno insieme, piuttosto che qualcosa che gli inse-gnanti forniscono e che gli studenti consumano.Vale la pena esaminare queste caratteristiche più da vicino. In tutto il mondo, un numero crescente di insegnanti sta cominciando a lavorare per i pro-pri studenti attraverso lo sviluppo di progetti: essi riescono a stimolare la passione per l’apprendi-

Coinvolgere = imparare

L’approccio di Learning Futures si basa sull’impegno reciproco di scuola e studenti

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mento, incoraggiano un’ampia varietà di compe-tenze di cui gli studenti avranno bisogno all’uni-versità e sul lavoro, e possono essere fatti su misura per adattarsi a studenti con diversi bisogni di ap-prendimento. In particolare alcuni elementi chiave nella realizzazione di un progetto sono: che gli stu-denti realizzino diverse versioni e bozze del loro lavoro, che siano previste regolarmente delle ses-sioni di revisione del lavoro, e che il progetto ter-mini con una manifestazione alla quale sia invitata l’intera comunità. Descrivere la scuola come un campo base piuttosto che come un traguardo non significa screditarla. Come sa qualsiasi scalatore, un campo base è estre-mamente importante: nessuno vorrebbe scalare il monte Everest senza un campo base, tuttavia le persone che viaggiano sull’Himalaya non lo fanno per visitare un campo base. Allo stesso modo, le scuole impegnate sono luoghi in cui gli studenti si possono equipaggiare per le loro “spedizioni”, per “processare” ciò che hanno imparato, e sviluppare i prodotti che presenteranno al pubblico alla con-clusione del loro progetto. La scuola è vitale per il lavoro degli studenti, ma loro valicano i confini della scuola per imparare. Ad esempio, il Cram-lington Learning Village a Northumberland (un altro partner di Learning Futures) realizza ogni anno una “settimana della sostenibilità”, in cui gli

studenti lavorano su un singolo progetto. Quest’an-no, un gruppo di studenti ha creato una guida on-line agli itinerari locali in bicicletta, e un altro gruppo ha creato una guida ai luoghi più interes-santi per l’avvistamento della fauna selvatica. Gli studenti stavano usando la scuola come un campo base, andavano fuori nel territorio per imparare, ma contavano sulle risorse della scuola e sul sup-porto dei loro insegnanti.In ogni scuola gli studenti imparano da molte per-sone. Imparano dai loro fratelli, dagli altri studen-ti, dagli insegnanti, da adolescenti più grandi che sembrano sapere tutto, e dai loro genitori. Le scuo-le impegnate approfittano di tutto questo e inse-gnano agli studenti che il loro apprendimento è significativo coinvolga o meno un insegnante, e insegnano loro anche che è importante che valuti-no le proprie fonti e considerino l’affidabilità delle persone dalle quali stanno imparando. In quest’ot-tica, la realizzazione di un progetto è una delle vie migliori per mettere gli studenti in contatto con una varietà di persone: quando gli studenti di Cramlington hanno prodotto la guida per l’osser-vazione naturalistica, hanno passato la settimana lavorando con due birdwatcher. Infine, per venire all’ultima caratteristica fonda-mentale di una scuola attenta a coinvolgere i pro-pri studenti, uno degli esempi più rilevanti in Gran Bretagna è la Student Learning Commission pres-so la Harris Federation of Academies. Nella com-missione, gli studenti e gli insegnanti lavorano insieme per cercare, da luoghi di tutto il mondo, i metodi più efficaci per insegnare e imparare. Gli studenti che fanno parte della commissione hanno visitato scuole, intervistato studenti e insegnanti, parlato con i migliori educatori del mondo. Quin-di hanno prodotto una serie di raccomandazioni. Se l’impatto che questo ha avuto sulle scuole è sta-to potente, lo è stato ancor più sugli studenti. No-nostante molti degli studenti coinvolti nel proget-to avessero una storia di problemi disciplinari, sono diventati sostenitori del diritto dei giovani a imparare e a contribuire all’apprendimento. In particolare, per loro ha significato molto l’esser stati capaci di giocare un ruolo nel determinare la direzione delle loro scuole.

Innovation UnitInnovation Unit (http://www.innovationunit.org) è una impresa sociale no profit impegnata a usare il potere dell’innovazione per affrontare delle sfide sociali. Quando ci siamo imbattuti nel suo sito stavamo approfondendo le problematiche legata alla scuola, a cui abbiamo dedicato il numero 7 di questa rivista: la scoperta è stata così sorprendente che abbiamo subito chiesto loro un articolo per “Pediatria”. Obiettivo di Innovation Unit è quello di fornire ai servizi pubblici delle innovazioni radicali, che producano dei cambiamenti su larga scala in grado di ridisegnare le politiche sociali. L’articolo proposto ci racconta l’approccio innovativo al processo di apprendimento degli studenti e ci parla di una scuola nuova, diversa.

https://twitter.com/#%21/Innovation_UnitIl profilo di Innovation Unit

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Un professore di liceo racconta dal vivo dell’esperienza quotidiana il difficile rapporto tra scuola e nuove tecnologie

Intervista a Marco Guastavigna

Essere un ‘digital prof’

Cosa ha a che fare quell’organismo pigro ed elefantiaco che è la scuola italiana con tecnologie “perennemente” nuove?Il rapporto tra scuola e tecnologie è quanto mai complesso e articolato. Il Superiore Ministero presenta da almeno 15 anni e con straordinaria continuità bipartisan la dimensione digitale della conoscenza – la cui rilevanza culturale non discuto – nella prospettiva dell’Ottimismo Metodologico, indiscusso e indiscutibile. Questa visione è la motivazione principale del libro e del suo taglio sarcastico e rischia sempre più di sfociare in un deleterio Pensiero Pedagogico Unico. È stata infatti propagandata l’idea che le Tecnologie dell’Informazione e della

mai sufficienti – salvo particolari situazioni di nicchia – a diffondere le TIC presso tutte le scuole, tutti gli studenti, tutti gli insegnanti. Il piano ministeriale di diffusione della LIM ha fornito poche unità a ciascuno; la percentuale di Cl@ssi 2.0 (con lavagne digitali e un netbook per ogni studente) è irrisoria; le Scuole digitali sono solo una quindicina in tutta Italia. Questo elemento e il fatto che a annunci e a promesse – ultima quella sugli eBook come libri di testo – non sono mai corrisposti né accertati risultati di apprendimento né indagini e monitoraggi sull’efficacia delle attività caratterizzate da investimenti tecnologici hanno contribuito a far sprecare l’occasione, ancor di più della resistenza che molti colleghi mettono in atto quando venga loro richiesto di modificare le abitudini professionali.

Nella scuola italiana c’è posto per un “digital prof ”?Nella nostra scuola attuale servono insegnanti che riconvertano le pratiche

Marco Guastavigna, Marina Boscaino

Digital prof. Un anno nella scuola che (non) c’è

SEI 2010

tecnologiche che quasi tutti gli studenti possiedono in strumenti operativi e cognitivi intenzionalmente usati per acquisire competenze culturali di piena cittadinanza. Serve ragionare con gli studenti di come tutelare da una parte, e rendere utile e attendibile dall’altra, la ricerca su Internet, riflettere su riservatezza e privacy, su copyright e licenze Creative Commons, stimolare gli allievi a scrivere testi sfruttando le potenzialità del word processing o a realizzare “tesine” per l’esame di Stato impiegando consapevolmente quelle dei programmi per realizzare diapositive elettroniche e così via.

Tre proposte di riforma possibili per una scuola 2.0Per quanto riguarda le strumentazioni, c’è bisogno di una LIM in ogni aula e laboratorio e della connessione protetta a Internet di ogni luogo di apprendimento. Inoltre, bisogna che la formazione e l’esemplificazione siano impostate su attività ‘sostenibili’, ovvero veramente replicabili in tutte le scuole e da tutti gli insegnanti e scevre da ogni aspetto di forzatura metodologica.

Comunicazione siano portatrici DOCG di innovazione: l’illusione – diffusa non solo dai fornitori di materiali e dispositivi, ma anche dai formatori - è che sia sufficiente attrezzarsi con le ultime novità per fruire di metodologie e percorsi didattici “nuovi” e come tali efficaci per l’apprendimento. A livello istituzionale, c’è addirittura chi ha teorizza la Lavagna Interattiva Multimediale come “grimaldello” per far penetrare nella scuola nuove modalità didattiche.

Ma perché la scuola italiana stenta a riconoscere nelle nuove tecnologie una chance per una concreta evoluzione del modo di insegnare? L’ostacolo più ovvio sono stati investimenti economici

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La SIP per noiLe nuove polizze SIPCresce il massimale, sostituto assicurato, e per gli specializzandi supersconti sulla RC: con queste novità parte con il nuovo anno la rivoluzione nelle polizze assicurative SIP

Incremento del massimale Sarà possibile incrementare il massimale della polizza SIP per la responsabilità civile da 2.500.000 a 5.000.000 con un aumento del premio decisamente contenuto se confrontato con le offerte contrattuali in circolazione

Specializzandi La Polizza per la responsabilità civile con un massimale pari a 2.500.000 per sinistro e per anno viene estesa anche agli specializzandi con un premio annuale di soli 190 euro. Prevista anche una copertura di tutela giudiziaria con un massimale di 26.000 euro

Sostituto I Pediatri di famiglia possono estendere la garanzia assicurativa per i danni cagionati dal sostituto nel caso in cui il pediatra sostituito sia chiamato a risponderne, com’è successo nella recente vicenda della collega di Firenze

Per acquistare questi prodotti o avere ogni ulteriore informazione occorre collegarsi al sito SIP www.sip.it selezionare il link “Pia-neta SIP” poi “Polizze e convenzioni” e se-guire le istruzioni. In alternativa è possibile inviare una mail all’indirizzo [email protected] o inviare un fax al numero 02-47787529 indicando anche un proprio recapito telefo-nico oppure chiamare il numero verde 800 637709 dove un operatore fornirà tutte le informazioni necessarie per l’attivazione della polizza.

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Genoma Nel 2000 ci fu svelato l’arcano, tutto il nostro ge-noma fu decifrato, e pensammo che da quel giorno in poi la Medicina sarebbe cambiata. Il Progetto “Genoma Umano” aveva l’ambizioso obiettivo di leggere nel DNA come in una sfera di cristallo e prevedere e prevenire tutto ciò che ci affligge. Nel-la realtà dei fatti, però, la genomica non ci ha cam-biato ancora molto la vita. Spesso la sensazione è di cercare un ago in un pagliaio. Qualcosa però sta cambiando. In Ostetricia, nella diagnosi prenatale. Nelle malattie rare, con studi di correlazione geno-tipo/fenotipo. In Medicina preventiva, con studi di screening. Qui – davvero – il futuro comincia ora.

^̂^ Strassberg M, Fruhman G, Van den Veyver IB. Copy-number changes in prenatal diagnosis. Ex-pert Rev Mol Diagn 2011; 11(6):579-92.^̂^ Delatycki MB, Wolthuizen M, Collins V, et al.

ironXS: high-school screening for hereditary hae-mochromatosis is acceptable and feasible. Eur J Hum Genet 2012; doi: 10.1038/ejhg.2011.247.

Geneterapia: il caso della amaurosi congenita di LeberLa amaurosi congenita di Leber è in realtà un grup-po di malattie molto eterogenee, caratterizzate da degenerazione retinica con progressiva perdita del visus fino alla cecità. Mutazioni in diversi geni, in-cluso il gene noto come RPE65, sono responsabili della malattia. Usando un adenovirus come vetto-re, tre team di ricerca indipendenti hanno recente-mente dimostrato che il gene malfunzionante può essere veicolato fino all’epitelio retinico portando a sostanziali modifiche cliniche senza effetti colla-terali significativi. Un bell’esempio di utilizzo della ricerca nella pratica clinica, non sempre applicabi-le in contesti diversi ma certamente un affascinan-te modello da perseguire.

^̂^ Cao H, Molday RS, Hu J. Gene therapy: light is finally in the tunnel. Protein Cell 2011; 2(12):973-89.

Disturbi del comportamentoL’intervento precoce e mirato, si sa da tempo, è di straordinaria importanza per aiutare realmente i bambini con disturbi del comportamento e/o dell’apprendimento. Studi di Neuroscienza lo han-no dimostrato: se si lavora su un cervello ancora in crescita plastica è più probabile modificare i pat-tern e ottenere risultati soddisfacenti. Sfortunata-mente, questi disturbi sono difficili da diagnosti-care precocemente con criteri clinici comporta-mentali, e finiscono per rendersi realmente eviden-ti con la scolarizzazione. Ma l’utilizzo di metodiche innovative sta cambiando questo approccio in ma-niera sostanziale. Studi funzionali con RMN hanno mostrato differenze in alcune aree cerebrali di bambini con storia familiare di dislessia. L’EEG as-sociato a specifici algoritmi di apprendimento si è dimostrato efficace per diagnosticare con buona accuratezza i bambini ad alto rischio per autismo fin dall’età di 9 mesi. Studi elettrofisiologici, alcuni ancora in corso, stanno rendendo più dettagliata la correlazione tra reperti EEG e caratteristiche clini-che di bambini piccoli con deficit di attenzione e iperattività (ADHD). ^̂^ Raschle NM, Chang M, Gaab N. Structural brain

alterations associated with dyslexia predate reading onset. Neuroimage 2011; 57(3):742-9. ^̂^ Bosl W, Tierney A, Tager-Flusberg H, Nelson C.

EEG complexity as a biomarker for autism spec-trum disorder risk. BMC Med. 2011 Feb 22;9:18.

Il 2012 cammina

a gattoniTutto (o quasi) quello che è cambiato (e soprattutto cambierà!) in letteratura scientifica in tema di...

Sabrina BuonuomoDipartimento di Medicina Pediatrica, Malattie Rare

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

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^̂^ Kawatani M, Hiratani M, Kometani H, Nakai A, Tsukahara H, Tomoda A, Mayumi M, Ohshima Y. Focal EEG abnormalities might reflect neuropatho-logical characteristics of pervasive developmental disorder and attention-deficit/hyperactivity disor-der. Brain Dev 2012.

Nanotecnologie e terapia genicaPatch cardiaci capaci di generare il battito cardiaco. Particelle di grasso che veicolano farmaci diretta-mente nella cellula infetta o danneggiata. Tessuti che rigenerano organi danneggiati e ne replicano le funzioni. Sembra fantascienza? È il futuro dell’innovazione pediatrica, solo un po’ più in là!

^̂^ Armstead AL, Li B. Nanomedicine as an emer-ging approach against intracellular pathogens. Int J Nanomedicine 2011; 6:3281-93.

FormazioneLe nuove tecnologie a disposizione della medicina si applicano anche alla formazione. Sempre più istitu-zioni hanno modificato l’offerta formativa per me-dici e infermieri optando per progetti che utilizzano metodi di simulazione per il training di situazioni cliniche complesse. Programmi e presidi studiati ad hoc vengono integrati nei programmi di studio in-crementando l’iniziativa personale. I risultati? Deci-samente incoraggianti, sia in termini di efficacia sulla formazione che sulla spesa economica.

^̂^ Bergero C, Hargreaves L, Nichols A. Collabora-tive healthcare immersive learning dynamic: tran-sitioning to simulation-based learning. Clin Nurse Spec 2012; 26(1):42-7.

ImmunologiaProgressi significativi sono stati raggiunti in questo campo nell’ultimo anno. Caratterizzazione della differenziazione delle cellule T(h)

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ne coinvolte nelle forme infiammatorie; il ruolo delle mutazioni dell’attivatore transmembrana modulatore del calcio e ligando per la ciclofilina (TACI); nuove soluzioni per il trapianto di midollo; nuove strategie di screening. Gli ambiti di innova-zione sono molti, tutti aperti e in prospettiva mol-to promettenti.

^̂^ Chinen J, Shearer WT. Advances in basic and clinical immunology in 2011. J Allergy Clin Immu-nol 2011.

Wireless, robotica e telemedicina: il futuro a portata di mousepadComincia a crescere il numero di reparti pediatrici che si avvalgono delle nuove tecnologie per offrire un servizio impeccabile ai piccoli pazienti. Una re-cente esperienza in una Terapia Intensiva Neona-tale di III livello dimostra che il confronto tra men-ti pensanti geograficamente lontane, l’una al letto del paziente e l’altra connessa allo stesso paziente da sistemi wireless, non mostra sostanziali diffe-renze nella valutazione dei parametri vitali. Nasce-rà il medico virtuale?

^̂^ Garingo A, Friedlich P, Tesoriero L, Patil S, Jack-son P, Seri I. The use of mobile robotic telemedicine technology in the neonatal intensive care unit. J Pe-rinatol 2012; 32(1):55-63 doi: 10.1038/jp.2011.72.

Nuove strategie terapeutiche: il caso dell’angioedema ereditarioL’angioedema ereditario è una malattia rara auto-somica dominante caratterizzata da episodi ricor-renti di edema della pelle e delle mucose. Fino ad ora, la terapia dell’attacco acuto prevedeva l’utiliz-zo di narcotici, idratazione e plasma fresco conge-lato contenente C1 inibitore attivo. La terapia pre-ventiva consiste nell’utilizzo di androgeni e fibri-nolitici, entrambi non scevri da effetti collaterali. Nell’ultimo lustro due nuove molecole, l’ecallanti-de e l’icatibant, sono risultate efficaci nella preven-zione degli episodi acuti, e per il primo farmaco è già disponibile l’approvazione per l’uso. Il concen-trato di C1 inibitore e, in un futuro prossimo, il C1 ricombinante (attualmente in sperimentazione in fase III) rappresenteranno probabilmente la tera-pia di scelta per questa condizione. Nuovi farmaci per vecchie diagnosi.

^̂^ Sardana N, Craig TJ. Recent advances in mana-gement and treatment of hereditary angioedema. Pediatrics. 2011; 128(6):1173-80.

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Sette sataniche: un fenomeno in crescita tra i giovanissimi: perché?C’è ancora molto mistero, ma oggi sappiamo qualcosa di più sulle sette sataniche e sul fascino che esercitano sul mondo giovanile. Gli adoratori del Diavolo in Italia sono infatti circa 7.000, suddivisi fra distinte sette e forme di religiosità minori, e il 36% di essi ha dai 15 ai 24 anni. Il Gruppo di Ricerca sulle Sette (GRIS) riporta un significativo aumento del fenomeno a livello adolescenziale dal 1995 ed illustra le molteplici occasioni per aderirvi: dalla musica, al web, ai film horror, alle cattive amicizie, a raduni camuffati da feste, a libretti in circolazione sulla consacrazione a Satana e sul modo per suicidarsi... persino giochi di demoni per bambini piccoli.

Qual è la geografia delle sette? A livello mondiale, il primato pare lo detenga Londra, poi Torino, seguono San Francisco, Chicago e Roma, città legate tra loro da inquietanti geometrie esoteriche. Persino in Sudafrica tale fenomeno ha solidamente preso piede. In

Italia le altre città nelle quali è più vivo il fenomeno sono Genova, Napoli e Palermo. A Milano sono attive 5 sette sataniche e ci sono due locali, uno in centro e l’altro in periferia, nei quali sono attivi gruppi di reclutamento.

Il satanismo adolescenziale ha caratteristiche diverse da quello adulto? Quello giovanile è definito satanismo “acido-selvaggio o adolescenziale”, ed è disprezzato da quello “culturale” degli adulti. I giovani non fanno generalmente parte di gruppi organizzati né gerarchicamente né ritualmente, provengono da contesti già di teppismo, criminalità, sono profanatori del male di vivere e antitutto, ribelli e aggressivi, allergici a ogni forma di controllo. Si ispirano al rock, alla musica “nichilistica” metallica (nella quale decodificano messaggi di satanismo espressi nella lettura di parole al contrario), fanno uso di sostanze stupefacenti, alcool, mettono in scena rituali satanici spesso caserecci sotto l’influsso di film, trasmissioni televisive, giornali, più spesso fumetti.

Qual è l’identikit psicologico e comportamentale che accomuna i “sostenitori” del diavolo?Sono perlopiù giovani fragili, confusi, solitari, con bassa

Cresce tra i giovani il fenomeno delle sette, ma il satanismo adolescenziale è diverso da quello degli adulti

Intervista a Luca Bernardo

Il diavolo probabilmente

O ccorre vigilare sulla vulnerabilità dei giovani per arginare il fenomeno delle sette sataniche. L’avvertimento giunge da Luca Bernardo, di-rettore del Dipartimento materno-infantile e

direttore della U.O. di Pediatria del presidio Fatebenefra-telli di Milano, consigliere SIP ed esperto del fenomeno.

autostima, pessimisti, provenienti da contesti familiari disgregati, predisposti ad essere anestetizzati mentalmente. “Una vita priva di interessi, se non l’alcol, la droga, il sangue”, come testimonia Mario Maccione, ex giovane satanista (appartenente alle “Bestie di Satana”) attualmente in carcere.

Vi sono differenze fra satanismo italiano e straniero? In Italia il satanismo giovanile presenta caratteristiche simili a quello internazionale, si differenzia per le statistiche ad oggi più incerte e difficili.

Come si può combattere il satanismo giovanile?La soluzione al problema si

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“Quando facevo parte di una setta satanica i miei amici e familiari mi dicevano spesso che ero stato plagiato o che mi trovavo sotto controllo mentale. All’epoca pensavo che ‘controllo mentale’ significasse essere ammanettato, torturato e interrogato sotto luci violente, e sapevo che a me non era accaduto. Così quando mi chiamavano robot plagiato pensavo che mi stessero semplicemente perseguitando per le mie convinzioni e credenze. E i loro commenti negativi finivano per rafforzare la mia dedizione al gruppo. Come qualsiasi altro membro di un gruppo distruttivo, prima di riuscire a capire che vi ero stato sottoposto avevo bisogno di capire che cos’è davvero il controllo mentale e come viene usato”. Questo è un chiaro esempio di manipolazione mentale: la persona in questione è parte integrante di una setta o meglio lo è una sua nuova pseudopersonalità, totalmente controllata nel comportamento, nelle emozioni e nel pensiero, come afferma il noto studioso Steven Hassan. I giovani sono facilmente “manipolabili” o predisposti ad essere “manipolati”: non sono necessariamente deboli in termini di personalità, bensì vulnerabili, ossia possono attraversare un periodo transitorio, o un momento di vita difficile e di ribellione, o essere

protagonisti di una delle tante crisi esistenziali o di episodi stressanti e/o traumatici. Ma come vengono manipolati? Il bombardamento affettivo o love bombing, è un approccio seduttivo, soprattutto iniziale, basato su complimenti, lusinghe e forme di ‘coccole’ rivolte ai nuovi arrivati da parte dei membri atti a dare il benvenuto. Ci sono poi svariati metodi suggestivi finalizzati a diminuire progressivamente le capacità critiche e razionali: percorsi mentali di indottrinamento, forme di isolamento, il tutto accompagnato anche da una restrizione dei normali ritmi fisiologici (perdita di sonno, stanchezza fisica, regime alimentare modificato). Per non parlare delle tecniche ad oggi più utilizzate fra i giovani, ossia quelle volte ad attaccare il loro Sé e a produrre una crisi di identità totale: confessioni e ricordi, inizialmente condivisi, vengono successivamente annebbiati o distrutti dai manipolatori, al fine di destabilizzare le loro credenze, i loro valori e giudizi. È proprio il Sé l’elemento debole ed ambiguo dei giovanissimi e da sfruttare mentalmente: ancora in evoluzione e totalmente contraddittorio, il Sé è oscillante fra sentimenti irrisolti, confusi all’interno della famiglia, incomprensioni, sentimenti di insicurezza, inadeguatezza, frustrazione e solitudine. La famiglia diventa, sotto effetto della trance, un ambiente ‘sbagliato’, che deve essere prontamente sostituito da una famiglia nuova e ‘giusta’. Come sfuggire e liberarsi da tale controllo mentale distruttivo? Prendendo coscienza di essere abusati psicologicamente. Amici e parenti possono essere un utile supporto, ma la ‘disintossicazione’ prevede solitamente un aiuto professionale, al fine di ritornare mentalmente liberi ed evitare eventuali ricadute. (Luca Bernardo)

satanisti, con “Imparo ad agire in maniera responsabile, autonoma e critica”. Vorrei concludere con una frase di Massimo Introvigne, sociologo e studioso di satanismo: “Se si vuole veramente contrastare il satanismo occorre togliergli il suo alone mitologico, presentarlo come una realtà non tanto misteriosa e affascinante quanto squallida. I satanisti non sono, infatti, potenti principi delle tenebre: sono, piuttosto, poveri diavoli”.

basa su un’opera di informazione sui pericoli reali e non immaginari, accompagnata da un azione totale di demitizzazione dei mass media e un’educazione seria e rigorosa. I genitori in prima persona devono essere in grado di insegnare valori concreti, essere una presenza ferma e “manipolatoria” nella vita dei figli; devono essere pronti a sostituire tempestivamente l’espressione “Faccio ciò che voglio e nessuno può dirmi nulla”, tanto enfatizzata dai

Come avviene la manipolazione mentale

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Dopo lo scontro Plasmon-Barilla si scatena la guerra tra pediatri sul baby food. Da un lato la Federazio-ne Italiana Medici Pediatri (FIMP), che lancia l’allarme su frutta fresca

e cereali, colpevoli a suo dire di contenere tracce elevate di pesticidi, e consiglia di offrire ai bam-bini solo prodotti industriali pensati esplicita-mente per l’infanzia (0-3 anni). Dall’altro lato i pediatri dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP) insieme al Movimento Difesa del Cittadi-no che denunciano il principale sindacato dei pediatri di famiglia di fare “pubblicità nascosta, aggressiva e allarmistica” a tutto vantaggio di una nota marca leader di prodotti alimentari per l’in-fanzia. E insistono sui benefici di una dieta ricca di frutta e verdura per tutta la famiglia, a comin-ciare dai bambini. È una battaglia a colpi di dati. La FIMP, in una contestata locandina pro baby food, ha sostenuto che il 50% della frutta fresca contiene livelli di pesticidi non idonei all’alimentazione infantile e il 35% del grano contiene residui di pesticidi troppo elevati. Apriti cielo. È intervenuto persino il Ministero della Salute con una nota a difesa dei prodotti freschi: “In Italia frutta e verdura sono sicure, anche per i bambini. Solo lo 0,6% di frut-ta fresca e lo 0,3% di cereali hanno superati i li-miti fissati dalla normativa europea, contro una media europea che si attesta intorno al 3,5% di irregolarità”. E ancora, si legge nella nota del Mi-nistero: “Il controllo ufficiale dei prodotti fitosa-nitari, compresi i pesticidi negli alimenti, è una delle priorità sanitarie più rilevanti nell’ambito della sicurezza alimentare. Gli organi competen-ti del ministero della Salute e delle Regioni effet-tuano controlli costanti sulla frutta, la verdura e i cereali. L’attenzione e la vigilanza sui prodotti destinati all’infanzia è massima”.Ma come stanno davvero le cose? I bambini nella

Basta polemiche irresponsabili sul baby food

Nell’accesa disputa tra FIMP, ACP,

Movimento Difesa del Cittadino e Ministero della Salute

interviene il Presidente della SIP

Alberto G. Ugazio, Presidente SIP.

fascia 0-3 anni devono mangiare solo prodotti industriali? Fa chiarezza il presidente della SIP Alberto G. Ugazio: “Mi pare un’esagerazione pri-va di fondamento scientifico e di prove, l’unica base su cui possiamo e dobbiamo fondare le no-stre scelte come pediatri. Mi sembra quindi un atteggiamento ispirato a estremismo, così come altrettanto estremistico è quello di coloro che vo-gliono vedere a tutti i costi del male nei prodotti industriali, che invece sono di regola sicuri e il pediatra può tranquillamente consigliare”. Com’è possibile che siano circolati dati tanto diversi sul-

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L’European Food Safety Authority (eFSA) ha pubblicato a novembre 2011 la terza relazione annuale sui residui di pesticidi rilevati negli alimenti nell’Unione europea nel corso del 2009 valutando l’esposizione dei consumatori a tali residui attraverso la dieta. La relazione evidenzia che i tassi di conformità continuano ad aumentare: il 97,4% dei campioni analizzati rientra infatti nei livelli massimi di residui (lMr) consentiti, con un incremento di circa un punto percentuale rispetto al 2008. Secondo l’eFSA questo dato potrebbe essere attribuito in parte

all’armonizzazione degli lMr, entrata in vigore nel settembre 2008; tuttavia al miglioramento potrebbero avere contribuito anche altri fattori, quali l’impiego più efficace degli strumenti legislativi che impongono

a produttori e altri soggetti dell’industria di attuare sistemi di sicurezza nonché le mutate modalità di impiego dei pesticidi in Europa. I Paesi relatori, che comprendono tutti i Paesi membri dell’ue nonché l’Islanda e la Norvegia, hanno analizzato quasi 68.000 campioni di prodotti alimentari per accertare la presenza di 834 pesticidi. L’eFSA ha concluso che, sulla base delle attuali conoscenze, l’esposizione a lungo termine ai residui individuati nei principali alimenti che fanno parte della dieta degli europei non desta preoccupazioni per la salute. Gli lMr comunque sono stati superati più frequentemente nei campioni provenienti da Paesi esterni allo Spazio economico europeo (6,9% dei campioni) che in quelli provenienti dai Paesi ue ed eFtA (1,5% dei campioni). La percentuale di superamento degli lMr registrata per le colture biologiche era di 7 volte inferiore rispetto a quella registrata per le colture convenzionali.

^̂^ López-García I, Briceño M, Hernández-Córdoba M. Non-chromatographic screening procedure for arsenic speciation analysis in fish-based baby foods by using electrothermal atomic absorption spectrometry. Anal Chim Acta 2011; 699(1):11-7.

^̂^ Nudda A, McGuire MK, Battacone G, Manca MG, Boe R, Pulina G. Documentation of fatty acid profiles in lamb meat and lamb-based infant foods. J Food Sci 2011; 76(2):H43-7. doi: 10.1111/j.1750-3841.2010.02027.x.

la sicurezza dei cibi freschi? “La SIP ha il massimo di fiducia nel Ministero della Salute”, continua Ugazio, “che rappresenta il nostro punto di rife-rimento sul quale basiamo i consigli ai genitori”. La vicenda si inserisce sullo sfondo della guerra industriale Plasmon-Barilla, in pieno svolgimen-to. Qualcuno ha insinuato una quantomeno cu-riosa coincidenza temporale tra il comunicato FIMP e l’attacco sferrato da Plasmon a Barilla, avanzando il sospetto che si tratti di un’azione coordinata: “La SIP è una Società scientifica. Diciamolo fino in fondo”, ci tiene a sottolineare il presidente Ugazio. “È nata nel 1898 e ha l’orgoglio di rappresentare il meglio della cultura e dell’etica dei pediatri italiani. È poco interes-sata alle guerre e tutte le volte che può le evita nell’in-teresse dei bambini. Da queste polemiche e dagli inter-venti che ne sono seguiti non è uscito nulla di positivo per i bambini. Per fortuna disponiamo in Italia di pro-dotti freschi e industriali entrambi sicuri che possono essere consigliati ai bambini. Sarebbe una iattura se si ingenerassero in modo irresponsabile dubbi in propo-sito del tutto privi di fondamento”.

EFSA: sempre meno pesticidi negli alimenti

La locandina FIMP che ha scatenato le polemiche.

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infezioni 74,5%

farmaci 70,5%

prevenzione

67,6%

Il congresso che avete

scelto

ottanta pediatri su cento hanno suggerito una serata musicale come attività sociale

68° Congresso Nazionale SIP

Ecco i risultati del sondaggio tra gli iscritti alla Società Italiana di pediatria:

tanti voti ricevuti da ogni parte d’Italia. Per la prima volta, il congresso lo costruiscono i partecipanti

Neurologia 67,5%

Disturbi Comportamentali 66,4%

Gastroenterologia 65,1%

Comunicazione 61%

Vaccinazioni 60%

Early Child Development 59%

Neonatologia 59%

Allergie E Asma 59%

Information Technology 54%

Organizzazione Sanitaria 50%

Cosa hanno chiesto i pediatri?

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È passato un anno da quando i Presidenti delle Sezioni SIP regionali, riuniti nel Con-siglio Nazionale, approvarono all’unani-mità la proposta del Presidente Alberto G.

Ugazio di programmare un evento con caratteristi-che assolutamente nuove per la nostra Società: gli Stati Generali della Pediatria. È seguito poi un perio-do di lavoro preparatorio piuttosto intenso che ha visto uno straordinario impegno da parte di tutti i rappresentanti regionali, con ben 3 riunioni straor-dinarie del Consiglio nazionale. Grazie al contributo di Alberto E. Tozzi poi è stato possibile acquisire il recentissimo studio EU Kids Online, coordinato dal-la London School of Economics, svolto in 25 stati

europei con interviste a 25.000 bambini e loro geni-tori, come base di informazioni e di dati a sostegno della parte introduttiva prevista in ogni evento regio-nale. Sono stati poi definiti i dettagli organizzativi riguardo ai tempi, agli interventi da programmare, agli esponenti della società civile da coinvolgere, alla copertura promozionale e mediatica.Il risultato complessivo ha visto l’iniziativa realiz-zata in 17 su 19 sedi SIP regionali con grande inte-resse e partecipazione, giunta in alcune sedi a oltre 300 presenze e con un impatto mediatico eccezio-nale per numero di emittenti televisive e radiofo-niche nonché testate giornalistiche nazionali e lo-cali coinvolte. Il livello di interesse è comprovato dalla disponibilità in tanti casi di sedi logistiche prestigiose, dalla presenza di associazioni dei geni-tori, delle forze dell’ordine – in particolare la Poli-zia postale – e di intere classi di studenti. Una nota particolare di sintesi e unitarietà della iniziativa è stata la presentazione in ogni sede del videoclip nel quale il presidente Ugazio portava il saluto e il con-tributo propositivo della SIP nazionale riassunto nel “Manifesto per un uso consapevole del web”. L’obiettivo quindi che ci si era prefissati è stato rag-giunto, grazie soprattutto al lavoro straordinario della nostra rete regionale che di fronte ad un pro-getto assolutamente nuovo ha saputo farlo proprio e svilupparlo con successo.

Nelle foto

1) Lombardia, Sala Congressi Fondazione Cariplo, Milano

2) Puglia,Cine Teatro Roma, Ostuni

3) Calabria, Sala degli Specchi della Provincia di Cosenza, Cosenza

4) Molise, Aula magna Convitto nazionale “M. Pagano”, Campobasso

5) Lazio, Sala Tirreno Regione Lazio, Roma

6) Toscana, Istituto degli Innocenti, Salone Brunelleschi, Firenze.

Stati Generali della Pediatria, un successodi tutti

Paolo ColleselliConsigliere nazionale

SIP con delega al coordinamento

delle Regioni

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Il decreto legislativo sui costi standard del-la Sanità e sull’autonomia impositiva del-le Regioni approvato dal Consiglio dei Ministri il 7 ottobre 2011 ha riaperto il di-battito su questo sistema di finanziamento

dei Servizi sanitari regionali che sarà applicato dal 2013 e potrebbe aprire la strada a tagli al bud-get del Sistema Sanitario Nazionale. Nel confer-mare i tre tradizionali macrolivelli dell’assistenza sanitaria, quella collettiva (5%), quella distret-tuale (51%) e quella ospedaliera (44%), il decre-to stabilisce che l’assegnazione dei fondi alle sin-gole Regioni dipende da un gruppo di tre regioni scelte dalla Conferenza Stato-Regioni tra le cin-que indicate dal Ministero della Salute. Queste regioni sono quelle che nel secondo esercizio precedente hanno chiuso il bilancio in pareggio e rispettato i parametri di qualità, appropriatezza ed efficienza e rappresentano il benchmark di ri-ferimento.

In pratica il costo standard per ciascun macroli-vello è espresso dalla spesa media ponderata pro capite rilevata nelle tre regioni più “virtuose”. Dal-la media dei costi standardizzati di queste regioni benchmark è quindi possibile costruire il fabbiso-gno standard regionale. Era stata la legge 42/2009 sul federalismo fiscale ad individuare nella defini-zione dei costi e dei fabbisogni standard gli indi-catori specifici rispetto ai quali parametrare il fi-nanziamento dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e valutare l’efficienza e l’efficacia dell’azione pubblica. Da allora la discussione sulla reale utili-tà di questo sistema è stata sempre più accesa e sono molte le riserve avanzate dagli esperti sull’adeguatezza dell’applicazione dei costi stan-dard in Sanità.Alcuni sostengono, infatti, che i costi standard non hanno nulla a che vedere con il calcolo dei fabbiso-gni regionali di spesa e che la quota regionale non è molto diversa se calcolata applicando un costo standard basso (quello delle Regioni più virtuose) o elevato. Per altri l’impiego dei costi standard per determinare il fabbisogno sanitario regionale fini-rebbe per complicare un meccanismo che, al con-trario, dovrebbe tentare di separare i problemi re-lativi all’utilizzo delle risorse dai bisogni di assisten-za. È stato messo in evidenza il rischio che l’impor-to dei fondi destinati alle regioni venga individuato

Ecco come dal 2013 funzioneranno le nuove norme.

E perché, secondo alcuni, non elimineranno sprechi e inefficienze

Costi standard in Sanità: sono davvero utili?

Domenico MinasiTesoriere SIP

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29% è invece rappresentato dalle spese comuni ed alberghiere. Quest’ultima voce di costo ha subito negli ultimi tre anni un sorprendente incremento, quasi il 25% rispetto al 2,3% di aumento della spe-sa destinata alle altre voci. Dell’intera spesa ospe-daliera relativa alle attività assistenziali tuttavia solo il 59% è destinato ai ricoveri, il rimanente 41% è assorbito da attività ambulatoriali e di pron-to soccorso. Non meno interessante è il riscontro che alcuni DRG hanno una tariffa superiore ai costi reali mentre altri sono fortemente sottostimati, tra questi la Pediatria.Questo impone una riconsiderazione dell’intero sistema tariffario che permetta di renderlo sempre più adatto al reale andamento dei costi. Secondo gli esperti di Ferdersanità e NiSan sarebbe oppor-tuno prevedere una migliore allocazione dei fondi disponibili mediante lo spostamento di risorse (almeno l’8%) dal tariffario complessivo dei DRG sovrastimati a quelli maggiormente sottostimati, e attivare una politica di benchmarking utilizzan-do il costo standard per singolo DRG tipo (ricove-ro, disciplina e fattore produttivo quale strumento utile per una riduzione delle inefficienze). Infatti, analizzando le differenze tra costo standard e co-sto effettivo per DRG/tipo di ricovero/disciplina, ogni azienda potrebbe avere delle indicazioni su come e dove intervenire per tagliare sprechi ed inefficienze recuperando così produttività e risor-se. Con questo sistema inoltre potrebbero essere evitati tagli lineari generalizzati sia tra le varie Re-gioni che a livello aziendale. In altre parole le Re-gioni e le aziende che presentano costi effettivi inferiori a quelli standard non subirebbero tagli mentre quelle con costi superiori dovrebbero av-viare rigorose politiche di gestione più efficiente delle risorse. In conclu-sione, non ci sono at-tualmente valutazioni definitive sulla reale utilità dell’applicazio-ne dei costi standard in Sanità. Il dibattito resta ancora aperto.

non in funzione dei LEA e dei vincoli di finanza pubblica, come fatto fino ad oggi, ma in relazione a metodi di calcolo dei costi standard molto impre-cisi o incompleti, senza considerare poi che in Sa-nità, e questo è unanimemente riconosciuto, mi-gliori risultati potrebbero essere raggiunti conte-nendo l’erogazione di servizi non appropriati ri-spetto ai reali bisogni di salute della popolazione anziché con la semplice riduzione dei costi unitari di produzione. Un ricovero ospedaliero o un’inda-gine diagnostica possono essere anche erogati a costi medi minimi, ma se sono rivolti a pazienti che non ne hanno bisogno o che non presentano alcu-na patologia generano il massimo dell’inefficienza complessiva. In tal caso il semplice controllo del costo di produzione è del tutto inutile.Secondo diversi osservatori il decreto introduce soltanto un nuovo driver per conteggiare il riparto del finanziamento che tuttavia è del tutto equiva-lente a quello attuale, non ha nulla a che fare con l’eliminazione delle inefficienze di produzione, non evita di finanziarle, non permette di valutare l’efficienza e l’efficacia dell’intervento pubblico. In tutt’altra direzione vanno invece i dati di una re-cente ricerca condotta da Ferdesanità-Anci e NiSan (Network italiano Sanitario per la condivisione dei costi standard) che ha valutato l’applicazione pra-tica dei costi standard mediante l’uso “in corsia” del “clinical care costing standard method”, uno strumento che consente ad ogni struttura di indi-viduare i costi standard delle prestazioni sanitarie e di mettere in evidenza anche eventuali sprechi ed inefficienze. Lo studio, condotto in 8 regioni negli anni 2008-2009, ha esaminato l’attività di ricovero (DRG) di 841 reparti di 19 presidi ospedalieri. Sono stati analizzati circa 750.000 ricoveri per una spesa complessiva di oltre 5 miliardi di euro. L’obiettivo era quello di sostenere il principio per cui solo au-mentando l’efficienza e riducendo gli sprechi è possibile ridurre la spesa del SSN (“Spendere me-glio è spendere meno”). I dati che emergono da questa ricerca, presentati nell’ottobre scorso a Ro-ma, dimostrano che 71% della spesa complessiva è destinato al personale, ai farmaci e ai presidi utiliz-zati nelle unità di diagnosi e cura, il rimanente

Rianimazione -154%

Pediatria -92%

Cardiochirurgia/Neurochirurgia -54%

Ostetricia e Ginecologia -31%

Emato-oncologia -30%

Ortopedia -27%

Cardiologia -20%

Discipline con DRG sottostimati

59% Spesa ospedaliera

destinata ai ricoveri

41% Spesa ospedaliera

assorbita da attività ambulatoriali e di pronto soccorso

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L’incontro toscano degli Stati Generali della Pediatria, tenuto presso l’Ospe-dale degli Innocenti a Firenze, è stato lo spunto per una riflessione di carat-

tere storico e artistico. Da sessant’anni, l’immagi-ne del bambino in fasce, simbolo della American Academy of Pediatrics, la più prestigiosa e rap-presentativa associazione pediatrica mondiale, è universalmente conosciuta ed apprezzata. Pochi sanno, però, che tale immagine è tratta da uno dei dieci bassorilievi in terracotta policroma invetria-ta scolpiti da Andrea Della Robbia che adornano l’Ospedale degli Innocenti. Questa struttura, sede della più antica istituzione conosciuta dedicata alla cura dei bambini, fu realizzata nel periodo 1419-1445 sotto la guida di Filippo Brunelleschi, straordinario architetto e ingegnere del primo Ri-nascimento italiano. Ancora per diversi anni dopo la realizzazione, l’edificio presentava dieci medaglioni vuoti, con una cornice circolare, posizionati all’interno degli spazi esistenti tra un arco e l’altro. Nel 1487, quat-tro decenni dopo la morte di Brunelleschi, i dieci bambini di Andrea Della Robbia furono posti all’interno dei medaglioni. Ogni piccola scultura dei bambini è diversa dalle altre: sette sono com-pletamente fasciati dal torace alle caviglie e due

hanno sempre fasciature, ma che cedono al di sot-to della vita o delle ginocchia. Il restante bambi-no, il settimo da sinistra, mostra le fasce slegate e cadenti: è l’unico con i piedi non legati. Probabil-mente la fasciatura slegata intendeva rappresen-tare la liberazione dal segno vincolante delle ori-gini del trovatello. Oggi i pediatri potrebbero in-terpretarlo come simbolo dell’emancipazione dalle pratiche di guarigione basate sull’ignoranza, oppure potrebbe essere vista nella veste slacciata la liberazione dei bambini dalla malattia. In ogni caso questo bambino “liberato” evoca una sensa-zione di salute e libertà.Sotto la guida di Henry Helmholz, nel 1939 la AAP scelse questo bambino come proprio simbolo. In realtà le cronache riportano una vicenda più complessa, in quanto questa non era stata la pri-ma scelta. Il primo simbolo risaliva al 1930, ed era stato proposto da un gruppo di pediatri tra i fon-datori della AAP. Anche questo simbolo si ispirava allo stile di Andrea Della Robbia, mostrando un bambino dall’aspetto triste con le braccia estese come in un gesto di supplica, legato con fasce molto strette, ma con i piedi liberi.Helmholz ebbe da ridire sulla scelta, ritenendo che non esprimesse adeguatamente lo stile e lo spirito di Andrea Della Robbia; inoltre, la costri-zione implicita nella fasciatura che legava stretta-mente il bambino mal rappresentava, a suo modo di vedere, il moderno modo di pensare dei pedia-tri. Pertanto Helmholz chiese ad un artista suo cugino, Leo Helmholz Junker, di creare un nuovo simbolo sempre derivante alle opere robbiane, ma ispirato al bambino “liberato”. Il risultato fu l’immagine mostrata in figura, adottata come

simbolo dell’Associa-zione nel 1941 e dive-nuta ufficiale nel 1955.Dei bambini che ador-nano l’Ospedale degli Innocenti il bambino “liberato” meglio degli altri riflette la visione umanistica del mondo nata in quel periodo storico ed ancora oggi estremamente attuale.Penso che l’American Academy of Pediatrics abbia scelto bene.

Radici toscane per il simbolo dell’American Academy of PediatricsL’immagine del bambino in fasce famosa in tutto il mondo è tratta da uno dei bassorilievi dell’Ospedale degli Innocenti

^̂^ Beaven PW. The origin and significance of the Academy’s della Robbia insignia. Pediatrics. 1956;17:765–769.

^̂^ Kahn L. The “Ospedale degli Innocenti” and the “Bambino” of the American Academy of Pediatrics. Pediatrics 2002; 110:175-180.

Rino AgostinianiConsigliere nazionale

e Segretario SIP

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Il professor Alberto La Grutta è stato per ol-tre 30 anni, dal 1972 al 2003, direttore della Clinica Pediatrica e della Scuola di Specia-lizzazione in Pediatria di Palermo. Molte

generazioni di pediatri hanno appreso da lui competenze professionali, esperienze scientifiche e di vita. Le sue lezioni erano sobrie e concrete, ricche di insegnamenti e di principi etici e scien-tifici. Aveva un approccio che poteva apparire a prima vista brusco o burbero, dietro il quale si celavano una dedizione assoluta al suo lavoro e ai suoi doveri con un rispetto profondo per il lavoro degli altri, che pretendeva intenso e solidale come il suo. L’interesse che nutriva per l’attività scien-tifica era maggiore di quanto trasparisse dal suo modo riservato di porgersi e di comunicare. A lungo aveva lavorato nel campo della Ematoon-cologia pediatrica e delle malattie infettive e ca-renziali, campi di lavoro prevalenti di una scuola pediatrica antica e prestigiosa che in Giovanni Di Cristina e Michele Gerbasi aveva avuto nel XX se-colo i grandi maestri.Anche dopo il suo collocamento a riposo, dopo oltre 60 anni di vita all’interno della Clinica pe-diatrica e dell’Ospedale dei Bambini, si dedicava con metodo e rigore scientifico ad approfondire casi clinici e casistiche senza risparmiare mai os-servazioni, critiche e commenti, frutto anche del-la sua grande cultura generale e umanistica. La sua stanza in Clinica era un punto di riferimento per tutti: studenti, specializzandi, medici della Clinica e dell’Ospedale dei Bambini, colleghi e amici. Sapeva di custodire una tradizione con un

passato glorioso di cui andava fiero. È stato un clinico raffinato, un docente appassionato e il te-stimone d’avanguardia di una Pediatria moderna fatta di diagnosi, cura e prevenzione, ma all’inse-gna del rispetto per il bambino e per la sua fami-glia. Agli allievi il compito di mantenerne alto e vivo il ricordo nel tempo, anche per far sì che il suo esempio di uomo e di maestro possa essere di insegnamento per le nuove generazioni di medici e di pediatri.

Ricordando un maestro scomparso: Alberto La Grutta

(1928-2011)

In Toscana a Pier Antonio Macchia succede Massimo Resti, con i consiglieri Silvia Bruchi, Paolo Dal Poggetto, Giovanni Danesi, Domenico Fortunato, Samuele Gragagni, Angela Lombardini. Eugenio Bonioli è il nuovo Presidente della SIP Liguria, affiancato dai Consiglieri Riccardo Borea , Federico Freschi, Carla Navone, Stefano, Parmigiani, Flaminia Torielli, Alberto Fernando. In Abruzzo Valerio Flacco succede a Francesco Chiarelli ed entrano nel Direttivo Sandro Angeloni, Giuseppe Caravelli, Italo Cipollone, lo stesso Francesco Chiarelli, Nicola D’Amario e Mario Di Pietro. Dopo Bruno Sacher in Friuli Venezia Giulia è la volta di Alessandro Ventura, affiancato dai consiglieri Sergio Masotti, Luigi Cattarossi, Ivona Poskurica, Vincenzo Colacino Flavia Ceschin, Daniela Rosenwirth.

Nuovi Direttivi in quattro RegioniConsigli rinnovati in Toscana, Liguria, Abruzzo e Friuli Venezia Giulia

Al via una partnership tra SIP e AAPSiglato un accordo di collaborazione tra la Società Italiana di Pediatria e la American Academy of Pediatrics. Le due organizzazioni collaboreranno in aree di mutuo interesse che riguardano il benessere dei bambini e promuoveranno gli scambi e l’interazione reciproca. In base all’accordo la SIP promuoverà la traduzione e la distribuzione in Italia delle pubblicazioni e del materiale educativo prodotto da AAP. La collaborazione relativa ad attività scientifiche quali conferenze, workshop etc. sarà condotta nel rispetto degli standard di entrambe le organizzazioni e includerà l’uso di entrambi i loghi sulla base di un accordo preventivo circa l’uso del logo che ogni società può fare dell’altra.

Giovanni CorselloVicepresidente SIP,

Coordinatore Commissione congiunta SIP/SIMgePeD

Malattie Rare e Croniche Complesse

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Diabete? Un determinante sociale

^̂^ Fletcher JM, Richards MR. Diabetes’s ‘Health Shock’ To Schooling And Earnings: Increased Dropout Rates And Lower Wages And Employment In Young Adults. Health Aff 2012; 31:27-34 doi:10.1377/hlthaff.2011.0862

^̂^ Dart AB, Sellers EA, Dean HJ. Kidney disease and youth onset type 2 diabetes: considerations for the general practitioner. Int J Pediatr 2012; 2012:237360.

Tassi di abbandono scolastico più elevati del 6%, probabilità inferiore del 10% di aver trovato un lavoro a 30 anni, una media di 4520 – annui di retribuzione in meno (per

una stima nell’intera vita lavorativa di complessivi 120.570 – guadagnati in meno rispetto ai coetanei sani): ecco la prospettiva poco rosea che attende i bambini e gli adolescenti affetti da diabete negli anni in cui si affacceranno alla vita adulta. Jason M. Fletcher e Michael R. Richards della Yale University hanno preso in esame i dati del National Longitudi-nal Study of Adolescent Health – un trial che ha se-

guito 15.000 teenager statunitensi fino all’età adulta – per valutare gli aspetti non clinici della convivenza con il diabete. “Soffrire di una patologia come il dia-bete può impattare molto profondamente sulle aspi-razioni di un giovane, sul suo desiderio di investire energie nella carriera scolastica o lavorativa”, spiegano i due ricercatori. “Inoltre, un datore di lavoro potreb-be temere che il diabete possa danneggiare le perfor-mance lavorative di un giovane costringendolo ad assenze o bassa produttività, e quindi potrebbe non voler investire su di lui”.Cosa fare? Fletcher e Richards raccomandano che ven-ga posta da parte delle istituzioni più enfasi sulla pre-venzione del diabete in età pediatrica, dato che prima insorge la malattia più profondo sarà il suo impatto sulla vita del paziente. “Bisogna inoltre tenere sotto controllo i figli di genitori diabetici, per valutare even-tuali ricadute negative della patologia dei genitori su di loro”, concludono gli autori, “e promuovere scree-

ning di massa per il dia-bete sulla popolazione scolastica, senza attende-re l’insorgere di sintomi clinici: potrebbe essere troppo tardi per evitare le conseguenze della pa-tologia sulla carriera sco-lastica e poi lavorativa dei ragazzi”. (df)

Gli adolescenti e i giovani con diabete in media hanno peggiori performance scolastiche, ottengono impieghi meno remunerativi e salari più bassi rispetto ai coetanei sani

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Di recente l’Istituto di Ortofonologia (IDO) di Roma ha denunciato il dilagare nelle scuole elementari delle diagnosi di dislessia, con il rischio che troppi bam-

bini si ritrovino dirottati su percorsi alternativi co-me portatori di una disabilità che non hanno, con oneri economici non sostenibili e totalmente inuti-li. Un articolo apparso il 4 gennaio sul quotidiano “Il Foglio” (disponibile su http://gisrael.blogspot.com/2012/01/un-bambino-su-cinque-e-disturba-to-o-e.html) ha poi attribuito le troppe diagnosi di Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA) a “inse-gnanti pigri o intimiditi da famiglie che non accet-tano il minimo insuccesso scolastico dei figli” e che, dunque, “scaricano il problema in termini di di-sturbo” definendo “una follia e una voragine per le casse statali” le recenti linee-guida italiane che in-quadrano i disturbi specifici dell’apprendimento quali dislessia, discalculia, disgrafia e disortografia. Innanzitutto, ci sentiamo di rassicurare i lettori in quanto le argomentazioni così diametralmente opposte circa i DSA riportate riportate dall’artic-lo apparso su “Il Foglio” da un lato e dalle linee-guida ministeriali e dall’Istituto Superiore di Sa-nità dall’altro, non sono confrontabili tra loro e quindi non dovrebbero ingenerare confusione nel mondo dei pediatri e nel pubblico competen-te e attento nel saper operare i doverosi distinguo. Le due posizioni infatti è probabile che risponda-no a logiche diverse, non necessariamente en-trambe di carattere clinico-scientifico.Infatti, così come già ben argomentato da Giaco-mo Stella, professore ordinario di Psicologia, fon-datore e già presidente dell’Associazione Italiana Dislessia in un recente articolo pubblicato sul “Corriere della Sera”, risulta evidente come la de-nuncia dell’Istituto di Ortofonologia (istituto pri-vato solo in parte convenzionato con il SSN quindi peraltro a rischio di conflitto di interessi), non ri-sulti poggiare su evidenze scientifiche, proprio a causa delle modalità con cui è stato condotto lo studio citato dallo stesso Istituto. Bisogna ricorda-re, inoltre, che la legge di riferimento delle linee-guida ministeriali non stanzia fondi, ma si traduce sostanzialmente solo in una tutela operativa dei bambini affetti da DSA. Non abbiamo infatti di fronte bambini malati o un meccanismo di pro-gressiva medicalizzazione della scuola, bensì l’op-portunità che, con l’adeguata sensibilizzazione e

formazione, il corpo insegnante sappia aiutare nel riconoscimento del problema. Da qui la falsa per-cezione che i casi stiano aumentando mentre in realtà vengono soltanto finalmente riconosciuti. Non sono in gioco possibili strumentalizzazioni opportunistiche da parte delle famiglie, come pa-ventato nell’articolo sul quotidiano diretto da Giu-liano Ferrara. Semmai non è possibile che si conti-nui a sottacere un problema che è chiaramente individuato come reale diagnosi secondo le classi-ficazioni dell’OMS (DSM-ICD10). Un problema che quindi esiste e che vede il suo massimo esordio in epoca scolastica, e non solo nei primi anni, vista la variabilità del problema da caso a caso e la possi-bile associazione di più disturbi tra loro. Già da tempo l’Associazione Italiana Dislessia e le Società Scientifiche promuovono formazione anche nell’ambito del personale docente, affin-ché si crei sinergia tra gli attori chiamati a so-spettare prima e a diagnosticare poi il disturbo: famiglia, insegnanti e medici specialisti. Ora fi-nalmente il legislatore ha provveduto a ricono-scere come soggetto di diritti il bambino affetto da DSA e la sua famiglia. E ciò affinché egli non debba sentirsi diverso, autoemarginarsi per la frustrazione di non riuscire nonostante l’impe-gno, abbandonare invece di continuare con entu-siasmo la propria carriera scolastica e soprattut-to arrivare ad avere la consapevolezza che il suo sforzo sarà correttamente riconosciuto indipen-dentemente dal risultato raggiunto in termini assoluti. E chissà che altri giovani Albert Einstein (solo uno dei tanti famosi personaggi affetti da DSA), così supportati, possano esprimersi al me-glio e restituire alla società con il loro genio lo sforzo di averne garantito la dovuta tutela lungo l’insidioso cammino formativo.

Troppe diagnosi di dislessia? Una denuncia senza basi scientifiche

^̂^ Snowling MJ, Hulme C. Interventions for children’s language and literacy difficulties. Int J Lang Commun Disord 2012; 47(1):27-34 doi: 10.1111/j.1460-6984.2011.00081.x

^̂^ Melby-Lervåg M, Lyster SA, Hulme C. Phonological skills and their role in learning to read: A meta-analytic review. Psychol Bull 2012; Jan 16. [Epub ahead of print]

^̂^ Ziegler JC, Pech-Georgel C, George F, Foxton JM. Global and local pitch perception in children with developmental dyslexia. Brain Lang 2011; Dec 26. [Epub ahead of print]

Maria OstiResponsabile della

Commissione linee-guida della SIP e dirigente medico

referente di Direzione Sanitaria presso

l’Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma

Stefano VicariPrimario di Neuropsichiatria

infantile presso l’Ospedale pediatrico

Bambino Gesù di Roma

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101 milioni di sIl volume del mercato degli strumenti per la ricerca sulle cellule staminali

8 milioniGli italiani affetti da asma e bPCo

Alert alimentazione Piccolini, il tribunale dà ragione a Barilla Il tribunale di Milano ha giudica-to illecita, denigratoria e inganne-vole la pubblicità comparativa di Plasmon, perché raffronta prodot-ti tra di loro non omogenei. Non così invece il Gran Giurì della pub-blicità che l’ha ritenuta legittima. Sono le ultime novità della vicenda Plasmon Barilla sorta con la pubbli-cazione da parte di Plasmon di una pubblicità comparativa sui Piccolini Barilla e sui biscotti Macine. Mentre la battaglia tra avvocati va avanti, Barilla ha an-nunciato che dalla primavera 2012 sulle con-fezioni di pasta della linea Piccolini sarà scrit-to in modo chiaro che il prodotto è “destinato ai bambini con più di tre anni”.

Nutella in tribunale Un tribunale tedesco ha chiesto ai produttori della Nutella di modificare le etichette sui ba-rattoli della popolare crema di cioccolata alla nocciola, perché secondo i giudici sarebbero fuorvianti. Secondo l’Alta corte regionale di Francoforte infatti il testo contestato dà l’im-pressione che la Nutella contenga più vitami-ne e meno grassi e zucchero di quanto non sia in realtà. La Ferrero ha annunciato che farà ricorso in appello contro la sentenza.

Tutte le insidie della spremuta d’arancia La spremuta di arancia è tra le bevande più amate e più spesso offerte ai bambini per il loro contenuto di vitamina C nei bar, nei ri-storanti e a casa. Ma quando la si consuma fuori casa bisognerebbe forse prestare più at-tenzione alle modalità di preparazione, non solo perché più tempo passa tra il momento

della spremitura e maggiore è la perdita di vitamina C e antios-

sidanti, ma perché gli spre-miagrumi professionali e

i thermos o i contenito-ri usati per mantenere il succo per alcune ore possono nascon-dere contaminazioni anche pericolose. Co-

me riporta il sito gior-nalistico Il Fatto Ali-

mentare (http://www.il-fattoalimentare.it) uno stu-

dio pubblicato sulla rivista Food Control e condotto dai ricercatori dell’Uni-

versità di Valencia in Spagna su 190 campioni provenienti da bar, ristoranti, società di cate-ring ha evidenziato che il 43% conteneva un quantitativo di enterobatteri superiore ai li-miti nazionali ed europei, e che il 12% ecce-deva i limiti previsti per i batteri mesofili aerobi. Inoltre, l’1% dei campioni conteneva stafilococchi aurei e lo 0,5% salmonelle. Se la spremuta viene posta in un contenitore e lì mantenuta, la contaminazione può salire no-tevolmente perché la forma dello spremia-grumi, con tutte le sue irregolarità, cavità e larghe superfici funziona da sede ideale per la proliferazione batterica. Al contrario se le spremute sono servite immediatamente i ger-mi, quand’anche presenti, non hanno il tem-po per moltiplicarsi.

300 volte più dolce dello zucchero e senza calorie, ma l’EFSA ammonisce sui rischi di un eccessivo consumoDopo il disco verde della Commissione Euro-pea all’uso dei glicosidi steviolici (“stevia”) come edulcorante nei prodotti alimentari e nelle bevande, il mondo delle bibite zucchera-te e dell’industria alimentare si prepara alla rivoluzione. La Stevia rebaudiana è una pian-ta della famiglia dei crisantemi, da due secoli coltivata, raccolta e utilizzata in Sudamerica per dolcificare prodotti alimentari e bevande. Gli estratti di Stevia, precisano i produttori di drink alcol-free, sono usualmente 200-300 volte più dolci dello zucchero, ma sono senza calorie. Negli Stati Uniti gli estratti di Stevia sono stati autorizzati dalla Food and Drug Administration nel 2008, rivoluzionando il mercato dei dolcificanti, la stessa cosa si è ve-rificata in Francia dove la Stevia è commercia-lizzata dal 2010 grazie a una deroga. Ricerche scientifiche hanno stabilito la sicurezza degli estratti di questo vegetale, tuttavia l’European Food Safety Authority (EFSA) ha lanciato un monito circa un anno fa sui rischi di consumo eccessivo di questi dolcificanti naturali. La do-se giornaliera accettabile (Adi) stabilita dal gruppo di esperti scientifici è di 4 mg per kg di peso corporeo. Per i bambini europei (di età compresa tra 1 e 14 anni) l’esposizione varia da 1,7 a 16,3 mg/kg p.c./giorno e per gli adulti le stime di esposizione riviste variano da 5,6 a 6,8 mg/kg p.c./giorno.

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20%Le donne con incontinenza urinaria che chiedono aiuto al proprio medico

9%Gli obesi nella popolazione italiana

ADHD: nessuna relazione tra esposizione ai farmaci stimolanti e gravi reazioni avverse cardiovascolari

Nel 2009 Gould et al pubblicarono uno studio caso controllo sull’American Journal of Psy-chiatry che evidenziava un potenziale aumen-to di morte improvvisa in giovani adulti lega-to all’uso di farmaci stimolanti utilizzati per trattare il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD). L’uso di tali farmaci in un gruppo di giovani deceduti per morte im-provvisa era stato confrontato con l’uso in un gruppo di giovani deceduti per incidente

stradale. Lo studio, finanziato in parte dalla Food and Drug Administration (FDA) e dal National Institute of Mental Health (NIMH), aveva evidenziato che su 564 ragazzi morti improvvisamente, 10 stavano assumendo un farmaco stimolante, mentre tra i 564 decedu-ti per incidente stradale solo 2 stavano assu-mendo farmaci della stessa categoria. Sulla base di tali risultati era stato pertanto dedotta una potenziale associazione tra l’uso di far-maci stimolanti e la morte improvvisa nei bambini sani. Molte però erano le limitazioni dello studio. Prima di tutto un potenziale bias da recall: infatti i decessi erano avvenuti tra il 1985 to1996, ma i dati sull’uso del farmaco sono stati raccolti nel periodo 1997-2008.

Ogni mese le segnalazioni più importanti per i pediatri tra tutte quelle emesse dagli organismi di controllo italiani e internazionali

Alert farmaci

Inoltre le differenze nella causa di morte (morte improvvisa rispetto a morte dovuta a un incidente automobilistico) possono aver influenzato il ricordo della famiglia riguardo alle informazioni sul consumo dei farmaci stimolanti al momento della morte. Queste ed altre limitazioni metodologiche hanno spinto la FDA a sponsorizzare degli studi osservazio-nali per verificare il presentarsi di gravi even-ti cardiovascolari con i farmaci per il tratta-mento dell’ ADHD. Un ampio studio retro-spettivo pubblicato a novembre sul New En-gland Journal of Medicine a firma di Cooper et al ha analizzato i dati relativi a 1.200.438 persone con età compresa tra 2 e 24 anni: il lavoro non ha evidenziato alcuna associazione tra l’uso di farmaci utilizzati per l’ADHD e ri-schio di eventi cardiovascolari maggiori (morte improvvisa, ictus, infarto del miocar-dio) in bambini e giovani adulti. I farmaci interessati? Metilfenidato (Ritalin) e (non in commercio in Italia) dexmetilfenidato HCL (Focalin, Focalin XR), destroanfetamina solfato (Dexedrine, Dexedrine Spansules, Dex-troamphetamine ER, Dextrostat), lisdexanfeta-mina dimesilato (Vyvanse), Sali misti di anfe-tamina (Adderall, Adderall XR), metanfetami-na (Desoxyn), pemolina (Cylert, non più in commercio), atomoxetina (Strattera).

Bloccata l’importazione di Nopron

In data 21 dicembre l’AIFA ha disposto la man-cata autorizzazione all’importazione del medi-cinale Nopron. Questo provvedimento segue la sospensione delle autorizzazioni dei Laboratoi-res Genopharm in Francia e dell’officina di produzione Alkopharm Blois, nonché del ritiro dal commercio, a partire dal 2 gennaio 2012, di lotti di numerosi medicinali di queste Aziende, disposti dall’Agenzia regolatoria francese (www.afssaps.fr). Viene precisato tuttavia che la motivazione della sospensione non ha atti-nenza con problematiche relative al farmaco ma piuttosto a carenze di tipo qualitativo delle

Marina Macchiaiolo u.o. Pediatria Generale e Malattie Infettive, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

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Page 26: Pediatria magazine vol 2 | num 1-2 | 01-02/2012

Patients want to know they are getting treatment based on medical evidence, not a lunch or a financial relationship

Allan J. Coukell

aziende francesi e il Nopron è uno dei farmaci di tali aziende non più auto-rizzati. Il Nopron – che ha come ht-

tp://www.agenziafarmaco.gov.it/it/glossary/term/1471”principio attivo la niaprazina – era l’unico farmaco prodotto con tale molecola. La niaprazina agisce sul sistema istaminergico e veniva pertanto utilizzata nei disturbi del son-no. L’Agenzia Italiana del Farmaco, in collabo-razione con l’Agenzia Europea dei Medicinali (EMA) e con le altre Agenzie regolatorie nazio-nali europee, sta esplorando la possibilità di reperire nuovi siti di fabbricazione per il prin-cipio attivo che consentano la ripresa della pro-duzione del medicinale Nopron sciroppo.

Antitrust: multa da 10,6 milioni alla Pfizer

L’Antitrust ha condannato il gruppo farmaceu-tico Pfizer a pagare una multa di 10,6 milioni di s per abuso di posizione dominante. Lo rende noto la stessa Autorità Garante della Concor-renza e del Mercato, secondo la quale Pfizer, “con una strategia escludente, ha ostacolato, rallentato l’ingresso dei farmaci generici per la cura del glaucoma”, causando così al Servizio Sanitario Nazionale un mancato risparmio di 14 milioni di s. L’istruttoria è stata avviata a seguito della denuncia della società Ratiopharm Italia, interessata a produrre il farmaco generi-co, e di una ulteriore segnalazione dell’Europe-an Generic Medicines Association. Pfizer Italia ha dichiarato di prendere atto della decisione del Garante, che tuttavia “reputa infondata in fatto e in diritto riservandosi pertanto di impu-gnarla in tutte le opportune sedi giudiziali an-che sovranazionali al fine di dimostrare la asso-luta correttezza del proprio comportamento”.

Lamotrigina e valproato di sodio: rischio reazioni cutanee

Working Group pediatrico dell’AIFA segnala il rischio di reazioni cutanee avverse associate alla cosomministrazione di lamotrigina e val-proato di sodio. Sia lamotrigina che valproato di sodio in monoterapia sono associati ad un aumento del rischio di reazioni avverse cuta-nee, tale rischio risulta aumentato nella terapia di associazione. In particolare il trattamento con lamotrigina può determinare reazioni av-verse cutanee, generalmente verificatesi entro le prime otto settimane dall’inizio del tratta-

mento, compresi casi di rash potenzialmente pericolosi per la vita quali la sindrome di Ste-vens-Johnson (SSJ) e la necrolisi epidermica tossica o sindrome di Lyell. L’incidenza di rash associati con lamotrigina è maggiore nei bam-bini rispetto agli adulti. Il rischio complessivo di rash appare fortemen-te associato con :^̂^ elevate dosi iniziali di lamotrigina che supe-

rino le dosi raccomandate per la titolazione;^̂^ uso concomitante di valproato che raddop-

pia l’emivita della lamotrigina.Viene pertanto raccomandato di:^̂^ rispettare le modalità d’uso autorizzate e

riportate nel Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP) di lamotrigina;^̂^ nel caso si verifichi una eruzione cutanea

valutare immediatamente la necessità di inter-rompere il trattamento;^̂^ non trattare nuovamente il paziente che

abbia sospeso la lamotrigina a causa di rea-zioni cutanee.

Si ricorda che: ^̂^ la posologia di lamotrigina deve essere au-

mentata progressivamente ed in maniera con-forme agli schemi posologici raccomandati;^̂^ l’associazione lamotrigina-valproato di so-

dio deve essere riservata alle situazioni in cui il beneficio atteso superi il rischio cutaneo. Se l’associazione è necessaria occorre ridurre la posologia di lamotrigina;^̂^nei bambini la manifestazione iniziale di un

rash può essere scambiata per un’infezione. Il me-dico deve prendere in considerazione la possibi-lità di una reazione al trattamento con lamotrigi-na in bambini che sviluppino sintomi di rash e febbre durante le prime otto settimane di terapia;^̂^ la reazione cutanea può essere un segno di

una reazione di ipersensibilità, può determina-re inoltre: febbre, danno epatico, alterazione della funzione renale, danno ematologico, ade-nopatia, edema del viso o congiuntivite. In al-cuni casi le reazioni precoci di ipersensibilità possono precedere le eruzioni cutanee.

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Prodotto Orsetto “Colourful Hearts Teddy”

Categoria Giochi

Marchio Build-A-Bear

Paese d’origine Cina

Tipo/numero di modello

417107 PO numberi: UK and Ireland 1009523, 1009135, 1009523, 1009752, 1009928, 1050048, 1050231 (35,163 pcs). Germany DE10120 (838 pcs) DK/NO/SW 2011074 (DK 1,400 pcs, NO 231 pcs, SW 139 pcs).

Descrizione Orsetto di peluche alto 16 cm dal corpo bianco con disegnati cuori colorati dappertutto.

Pericolo Soffocamento. Il prodotto presenta questo pericolo perché gli occhi possono essere facilmente staccati ed essendo piccoli potrebbero essere messi in bocca.Il prodotto non è conforme alla Direttiva sulla Sicurezza dei Giocattoli e allo standard europeo EN 71.

Misure prese dal paese segnalatore

Volontaria sospensione delle vendite e della distribuzione.

Prodotto Macchinina guidata a distanza “Drift”

Categoria Gioco

Marchio Newqida

Paese d’origine Cina

Tipo/Numero di modello

TY18(41E1)

Descrizione Macchinina sportiva radio controllata con fiamme gialle e rosse. Contenuta in una confezione di cartone giallo che riporta nome e disegni del prodotto.

Pericolo Incendio e shock elettrico. Le prese dell’adattatore di corrente sono di misura inadeguata. Di conseguenza: potrebbe risultarne un danno alla presa di corrente con rischio di surriscaldamento della presa; le connessioni meccaniche tra la base e la copertura dell’adattatore richiedono uno sforzo sproporzionato quando inserito o rimosso dalla presa. Il prodotto non è conforme alla Direttiva sul Basso Voltaggio (lvD) e allo standard nazionale bS 1363.

Misure prese dal paese segnalatore

Ritiro volontario dal mercato

Prodotto Macchinina guidata a distanza “Lets go racer”

Categoria Gioco

Marchio Sconosciuto

Paese d’origine Cina

Tipo/numero di modello

modello 566/27

Descrizione Macchina guidata a distanza per bambini piccoli. La macchinina è simile a quelle del cartone Cars, blu con le strisce tipiche delle gare da corsa e con una faccia sulla parte anteriore. La scatola è gialla con disegni della macchina.

Pericolo Incendio e shock elettrico. L’adattatore di corrente della macchinina presenta questo rischio perché la sua resistenza di isolamento non è sufficiente. Inoltre le prese dell’adattatore non sono della misura adatta.Il prodotto non è conforme alla Direttiva sul Basso Voltaggio (LVD), allo standard europeo EN 61558 e agli standard nazionali.

Misure prese dal paese segnalatore

Ritiro volontario dal mercato

Prodotto Trombetta di plastica

Categoria Gioco

Marchio General De Juguetes

Paese d’origine Spagna

Tipo/numero di modello

REF. 29 Barcode: 8420639000295

Descrizione Trombetta gialla di plastica con un bocchino bianco e una corda per appenderla. Ha bottoni che non funzionano rossi, blu e verdi.

Pericolo Soffocamento. Il prodotto presenta questo rischio perché il bocchino può essere facilmente staccato ed è sufficientemente piccolo da poter essere ingoiato da un bambino.Il prodotto non è conforme alla Direttiva sulla Sicurezza dei Giocattoli e con lo standard europeo EN 71-1.

Misure prese dal paese segnalatore

Ritiro dal mercato ordinato dalle autorità.

Giochi pericolosi. Le segnalazioni del sistema di allerta RAPeX

250 Gli operatori e i volontari della Croce Rossa Italiana intervenuti nelle operazioni di soccorso dei passeggeri della nave Concordia, affondata all’isola del Giglio

90Gli anni passati dalla prima iniezione di insulina, effettuata l’11 gennaio del 1922

Prodotto “Homer”, “The Simpsons collection”

Categoria Giochi

Marchio United Labels

Paese d’origine Cina

Tipo/Numero di modello

REF 0803760 EAN 8 423 599 037 608

Descrizione Peluche a forma di Homer, uno dei personaggi della serie “I Simpson”

Pericolo Soffocamento. Il prodotto presenta questo rischio perché la cucitura è lenta e permette l’accesso all’imbottitura e a un sacchetto di palline di plastica. Il sacchetto non è completamente rimovibile attraverso la cucitura. Tuttavia rilascia le piccole palline di plastica che possono essere ingerite o inalate.Il prodotto non è conforme alla Direttiva sulla Sicurezza dei Giocattoli e con lo standard europeo EN 71-1.

Misure prese dal paese segnalatore

Volontaria sospensione delle vendite, ritiro dal mercato e richiamo da parte dei consumatori.

Allarme similalimentiIl Ministero della Salute ha realizzato un opuscolo (http://www.salute.gov.it/imgs/C_17_opuscoliPoster_127_allegato.pdf) per sensibilizzare il pubblico sui rischi legati ai similalimenti, cioè a quei prodotti, apparentemente alimentari, ma in realtà destinati ad altri usi. Tra gli articoli più comuni, venduti come articoli decorativi, si trovano similalimenti con magnete raffiguranti frutta e dolciumi di vario tipo. Lo scopo del magnete è l’attacco a superfici metalliche, come le porte esterne dei frigoriferi di cucina, facilmente a disposizione dei bambini, che hanno difficoltà a distinguere il prodotto dal cibo vero. Il Decreto legislativo 25 gennaio 1992, n. 73 che recepisce la Direttiva 87/357/Cee, vieta la commercializzazione, l’importazione, la fabbricazione e l’esportazione dei prodotti che, avendo un aspetto diverso da quello che sono in realtà, compromettono la salute o la sicurezza dei consumatori. In particolare all’art. 1 viene specificato che i prodotti per i quali si applica la direttiva, pur non essendo prodotti alimentari, hanno forma,

aspetto, imballaggio, etichettatura, volume o dimensioni tali da far prevedere che i consumatori li possano confondere con prodotti alimentari e pertanto li portino alla bocca, li succhino o li ingeriscano con conseguente rischio di soffocamento, intossicazione, perforazione o ostruzione del tubo digerente.

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“L’omino di Petri” di Paola Apostoli È l’immagine vincitrice della prima edizione del concorso fotografico “La ricerca biomedica protagonista del tuo scatto”, organizzato dalla rivista Le Scienze con la collaborazione di Comunicazione Scientifica Biomedica, Sapienza Università di Roma, e Abbott.

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Ci vogliono le prove, caro Spock!Immaginiamo sempre un futuro come quello visto nei film, nel quale cose che sembrano impossibili diventano a portata di mano e du-rata e qualità della vita aumentano per effetto del miglioramento della salute e dell’innova-zione tecnologica, come in “Star Trek”. Non è un caso che durante il recente Consumer Electronic Show tenuto a Las Vegas sia stato lanciato un concorso per la messa a punto di un dispositivo portatile che sia in grado, attra-verso la misurazione di parametri vitali, di diagnosticare almeno 15 malattie. Premio in palio, 10 milioni di dollari. Di tutt’altro segno una pubblicazione del Journal of American Medical Informatics che ha reso disponibile una revisione della letteratura che conclude: gli strumenti basati sul web per la gestione del diabete sono pro-babilmente inefficaci nel migliorare lo stato di salute dei pazienti. Per inciso, la maggior par-te degli studi inclusi nella revisione aveva un disegno inadeguato. Paradossalmente, quindi, alcuni strumenti che richiamano talvolta la fantascienza e che trovano giustificazione in una buona idea, non trovano larga applicazio-ne perché il loro impatto non è stato studiato a sufficienza o nel modo corretto. L’amore per la scoperta è un motore indispensabile per qualsiasi comunità ed in particolare per quel-la scientifica. Ma come faremo a tradurre ra-pidamente le nuove scoperte nella pratica corrente visto che esse si accumulano a una velocità impressionante? È ormai tanto che viviamo la frustra-zione di scoprire nuove terapie ed aspettare 10-15 anni prima che ne sia dimostrata l’efficacia e che l’uso venga raccomandato nelle linee-guida correnti. L’accumulo di nuova conoscenza è diventa-to troppo rapido per andare di pari passo con le modalità di valutazione di efficacia che ab-biamo finora utilizzato. Si apre davanti a noi l’urgente necessità di ripensare (non di rinne-gare!) le modalità di valutazione di efficacia e di sicurezza delle innovazioni scientifiche ap-plicabili alla gestione dei pazienti, siano esse farmaci, test diagnostici o strumenti elettro-nici. Per questo è necessario uno sforzo intel-lettuale fuori dal comune. Lo stesso progresso in campo tecnologico potrebbe essere di aiu-

to. Buona parte dei metodi che vengono usati nell’approccio sperimentale alla valutazione degli interventi si giustifica per l’impossibilità di controllare tutti i dati di cui avremmo bi-sogno per raggiungere una conclusione ragio-nevolmente robusta. Bene, siamo molto vicini alla possibilità di avere a disposizione informazioni genetiche, ambientali e personali integrate tra loro con la possibilità di utilizzarle attraverso una po-tenza di calcolo che fino a qualche anno fa non era possibile neanche immaginare. Stia-mo per mettere le mani sui Big Data di malat-tie che non avevamo compreso, con la possi-bilità di identificarne finemente i determi-nanti in ciascun individuo. Dovremo attrez-zarci con mezzi adeguati per trarne i vantaggi che ci servono nel più breve tempo possibile. Ci serve un futuro migliore e i prossimi anni saranno cruciali per determinare il futuro del

metodo sperimentale applicato alle scoperte scientifiche.

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L’incredibile storia di Winter il delfino

Regia Charles Martin Smith Con Harry Connick jr., Ashley Judd, Morgan Freeman

Distribuzione Warner Bros. Italia, 2011

Marion Deuchars

Riempiamo questo libro d’arte

Magazzini Salani 2011

Che i bambini abbiano un rapporto con l’arte meno mediato e cerebrale rispetto agli adulti, che il disegno (ma più in generale l’atto di pro-durre manufatti con quello che c’è a disposizio-ne) rappresenti per loro un mezzo di espressio-ne di disarmante immediatezza non lo scopre certo Marion Deuchars, illustratrice di fama

internazionale, attiva in molti campi, dalla pubblicità all’inte-rior design, alla calligrafia (l’“arte delle scritte: avete pre-sente quelle in vinile delle ve-trine dei negozi? Lei ne realiz-za di bellissime). Quello che ha scoperto invece l’artista francese, e prima di lei il giapponese Taro Gomi – de-signer industriale converti-

tosi con successo planetario all’editoria per bambini – è che questa propensione innata a esprimersi attraverso il “gesto artistico” si può coltivare ed arricchire (anche al di là del talento) attraverso libri-gioco capaci di fornire spunti, suggerimenti e “istruzioni” per la creatività.“Riempiamo questo libro d’arte”, nel suo mor-bido A4 in brossura, è un perfetto corso di so-pravvivenza per aspiranti artisti tra i 6 e 10 anni circa. C’è la descrizione dell’equipaggiamento necessario, fatto di matite di ogni forma e di-mensione, gessetti, rulli, compassi pennelli, col-la, forbici, carboncino... C’è il pantheon degli eroi: 12 brevi presentazioni dei numi tutelari dell’arte mondiale di ogni tempo – i “soliti” Le-onardo da Vinci, Pablo Picasso, Van Gogh, Ma-tisse – che cadenzano il volume offrendo anche il pretesto per piccoli compiti ispirati al loro

Per un giovane delfino l’am-putazione della coda è una disabilità letale, perché senza poter nuotare veloci nell’ocea-no non si sopravvive. Forse solo l’esperienza di un appas-sionato biologo marino, l’in-gegno di un brillante medico esperto di prostetica e l’incrol-labile devozione di un ragazzo potrebbero compiere il mira-colo di salvare l’animale. Que-sto miracolo avviene, e a essere salvato non sarà solo un mam-mifero acquatico, ma tanti sfortunati disabili di tutto il

mondo: “L’incredibile storia di Winter il delfino” è infatti ispi-rato a una storia vera. Winter, che interpreta se stessa (è fem-mina) nel film, oggi è il sim-bolo del coraggio e della spe-ranza per chi deve affrontare disabilità fisiche, grazie alla sua straordinaria storia di re-cupero e riabilitazione. Nel dicembre del 2005, in Florida, un pescatore la trovò impiglia-ta nelle funi di una trappola per granchi che gli avevano bloccato la circolazione san-guigna nella coda, mandando-

la in cancrena. L’animale fu subito trasportato al Clearwa-ter Marine Aquarium (CMA), dove tutto il personale si im-pegnò 24 ore su 24, sette gior-ni su sette, ad aiutare Winter fino alla completa ripresa, do-vuta in gran parte a un’inge-gnosa coda prostetica prodot-ta con un materiale morbidis-simo, flessibile e duraturo, chiamato “Winter’s Gel”. Ben presto i media vennero a co-noscenza della storia. Raccon-ta il produttore Richard In-gber: “Una mattina stavo

Una protesi per la libertà

Creatività, istruzioni per l’uso

Non sono una teologa, non so cosa sia Dio esattamente. So solo che è più forte di mamma e papà messi insieme

Lisa Simpson, 8 anni, personaggio della serie animata “I Simpson”

guardando la televisione quando sentii parlare di Win-ter. Rimasi affascinato dalla storia e realizzai subito che aveva il potenziale per un grande film per tutta la fami-glia, che avrebbe attirato pub-blico di ogni età”.

(inimitabile?) stile: avete mai pro-vato a ridisegnare il sorriso di Monna Lisa? E poi decine di bril-lanti esperimenti guidati nel mon-do dell’arte: impronte digitali trasformate in personaggi, truc-chi per replicare nel XXI secolo le gesta dei primi uomini alle prese con la pittura rupestre, esercizi di ombreggiatura. E ancora, gio-chi con la luce, i colori, la prospettiva, le deco-razioni, la geometria, le forme, le lettere. Il trat-to inconfondibile della Deuchars è l’elegante cornice di un libro riuscitissimo pieno di inte-rattività, creatività e divertimento. Per bambini in cerca di ispirazione. (alessio malta)

(in collaborazione con www.mangialibri.com)

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ricercatori della London School of Hygiene and Tro-pical Medicine coordinato da Karen M. Edmond. Seb-bene la maggiore incidenza di infezioni da Streptococco B nei neonati e di mortalità si riscontri in Africa (1,21 ca-si ogni 1000 nati con una mortalità del 22%) non si tratta affatto di un fenomeno confinato nei Paesi in via di sviluppo. Basti pensare che in Europa si registrano 0,57 casi ogni 1000 nati per una mortalità del 7%. Spiega la Edmond: “Un vaccino co-niugato contenente i 5 siero-tipi di Streptococco B (Ia, Ib, II, III e V) potrebbe preveni-re la gran parte delle infezio-

ni globali. Tali vaccini sono attualmente in sperimenta-zione, la fase III sta per co-minciare”. Ma Mark F. Cot-ton e Helena Rabie del Ty-gerberg Children’s Hospital nel commento pubblicato a corredo dello studio sottoli-neano l’importanza dell’im-plementazione immediata di una profilassi antibiotica in-trapartum su larga scala.

^̂^ Edmond KM, Kortsaliou-daki C, Heath PT et al. Group B streptococcal disease in in-fants aged younger than 3 months: systematic review and meta-analysis. The Lan-

Profilassi antibiotica intrapartum, un’arma essenziale

La profilassi antibiotica in-trapartum nelle madri a ri-schio di infezione da Strepto-cocco B (grave causa di mor-talità e morbilità nei neonati in Europa, Africa e America) andrebbe introdotta su larga scala applicando le lezioni apprese dai programmi di prevenzione della trasmissio-ne verticale dell’HIV negli an-ni scorsi.Ad affermarlo una revisione sistematica e una meta-ana-lisi effettuate da un team di

cet 2012; doi:10.1016/S0140-6736(11)61651-6.

Pro e contro dei videogame

I videogame hanno effetti negativi ma anche benefici sulle performance cognitive e comportamentali. Li elen-ca uno studio pubblicato su Nature Reviews, che il coau-tore Douglas A. Gentile, pro-fessore associato di Psicolo-gia alla Iowa State Univer-sity, tenta di sintetizzare così: “Se il contenuto è scelto con buon senso, i vide-

54% Le pirosi gastriche attribuite dagli italiani alle liti in famiglia

2,4%I casi di tb in bambini al di sotto dei 5 anni in Italia ogni anno

Le parole contano. Per i bambini meno

I bambini in età prescolare attribuiscono un ruolo decisamente meno importante al lin-guaggio rispetto agli adulti quando cercano di classificare e comprendere gli oggetti che li circondano. Lo afferma uno studio in usci-ta sulla rivista Psychological Science. “Come adulti, noi conosciamo il potere pre-dittivo delle parole. Se ti fai guidare dalle pa-role, non ti tradiranno mai”, spiega Vladimir Sloutsky, co-autore dello studio e professore di Psicologia alla Ohio State University. “Ma per i bambini le parole sono solo uno dei tan-ti fattori da considerare quando stai cercando di identificare un oggetto. Supponiamo per esempio che qualcuno di cui vi fidate vi mo-stri una penna e dica che si tratta di un regi-stratore: la vostra prima reazione sarebbe pro-babilmente cercare un microfono nella penna pensando che si tratti di uno di quegli acces-sori da spie”. Questo perché gli adulti credono che le parole abbiano un potere quasi magico nel classificare le cose e si fidano delle parole come mezzo di comprensione del mondo: per i bambini più piccoli non è affatto così, non è ancora così.I ricercatori statunitensi hanno testato 13 bambini tra i 4 e i 5 anni e 30 adulti sottopo-nendo loro immagini di animali immaginari e poi sovrapponendovi teste di animali esistenti lasciando però sotto il nome immaginario. Per riconoscere questi animali-patchwork, la stra-grande maggioranza dei bambini (rispettiva-

mente 90 e 67% in diversi test successivi) si è basata sulla natura della testa sovrapposta e non sul nome dell’animale comunicato dai ricercatori. Viceversa la maggioranza degli adulti è ‘restata fedele’ al nome per identificare gli animali del test, malgrado le teste cambiate. Questi risultati suggeriscono che anche dopo che i bambini hanno imparato a parlare, il lin-guaggio non governa i loro processi cognitivi come si è creduto finora. “È solo nelle fasi suc-cessive dello sviluppo che i bambini imparano a capire che le parole possono servire come

‘etichette’ per gli oggetti”, commenta Sloutsky. “Abbiamo sempre creduto che se insegnavamo il nome delle cose ai nostri figli le parole avreb-bero fatto il resto, spiegandogli che due cose con lo stesso nome sono uguali o comunque simili. Non possiamo dare più per scontato tutto questo: dobbiamo fare di più che limitar-ci a etichettare le cose”.

^̂^ To children (but not adults) a rose by any other name is still a rose. Association for Psy-chological Science press release 2011.

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Sante & Mia L’incubo dei pidocchi

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Le 5 priorità strategiche di José Graziano da Silva, neo Direttore Generale della FAOEradicazione della fame. Sistemi di produzione del cibo più sostenibili. Maggiore equità nella gestione globale del cibo. Riforma profonda della fAo e sua decentralizzazione. Espansione della cooperazione tra nord e sud del mondo

effetti positivi e minimizzar-ne quelli negativi.

^̂^ Gentile DA, Bavelier D, Green CS, Renshaw PF et al. Brains on video games. Natu-re Reviews Neuroscience 2012; 12, 763-768 doi:10.1038/nrn3135.

Lo sport fa andare meglio a scuola

Esiste una correlazione diretta tra attività fisica e rendimento scolastico: lo dimostra una importante revisione sistema-tica, che però ha evidenziato anche la scarsità di studi di elevata qualità metodologica su questo argomento.

I ricercatori olandesi della Vrije Universiteit e dell’EM-

GO Institute for Health and Care Research di Amsterdam coordinati da Amika Singh hanno preso in esame 10 stu-di osservazionali e 4 studi intervenzionali condotti in Stati Uniti, Canada e Sudafri-ca. È emerso chiaramente dai dati raccolti che i bambini che svolgono un’attività fisica più intensa mediamente han-no un migliore rendimento scolastico di quelli più seden-tari. Forse – suggeriscono gli autori – l’effetto positivo sul-le performance scolastiche (e quindi cognitive) potrebbe dipendere dall’aumento di ossigenazione del cervello,

ogame posso avere molti ef-fetti benefici, per esempio potenziando alcuni skill nei bambini. Si tratta di tool educazionali molto più po-tenti di quanto non credessi-mo finora, il problema è che la maggior parte dei video-game educativi non sono nemmeno lontanamente in-teressanti, divertenti e ben fatti quanto i peggiori vide-ogame di puro entertain-ment”. Occorre quindi inve-stire fondi ed energie nel campo dei giochi elettronici come strumenti educaziona-li, ma soprattutto superare atteggiamenti manichei verso i videogame e cercare di lavo-rare per massimizzarne gli

dall’aumento della sintesi di norepinefrina ed endorfine capaci di diminuire lo stress e migliorare l’umore, oppure dallo stimolo sui fattori di crescita che porterebbe alla nascita di nuove cellule ner-vose e a una maggiore plasti-cità delle sinapsi.

^̂^ Singh A, Uijtdewilligen L, Chinapaw MJM et al. Physi-cal Activity and Performan-ce at School: A Systematic Review of the Literature In-cluding a Methodological Quality Assessment. Arch Pediatr Adolesc Med 2012; 166: 49-55.

(a cura di David Frati )

Mi cacci questa pidocchiosa per favore?

Vieni amoreche dobbiamo

fare il trattamento!

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