2
Cuore divino di Gesù, io ti offro per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre.
In particolare:
Perché le famiglie cristiane accolgano con amore ogni bambino che viene all‟esistenza, e circondino
con affetto i malati e gli anziani che hanno
bisogno di cure e di assistenza.
Perché i Pastori e i fedeli cristiani considerino il
dialogo interreligioso e l‟opera di inculturazione del Vangelo come un quotidiano servizio da
rendere alla causa dell‟evangelizzazione dei
Popoli.
Perché nel 50 dell‟enciclica “Haurientis aquas”
ritroviamo il senso della autentica devozione al
Sacro Cuore.
Cuore di Gesù, fa che i tuoi sacerdoti approfondiscano ogni giorno il dono da te ricevuto.
Stampato in proprio
3
GIUGNO 2006
LUGLIO 2006
SABATO 1 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, TU CONOSCI OGNI MIA GIOIA E OGNI MIA PROVA
Tra i santi di oggi ricordiamo: JUSTINO ORONA MADRIGAL, Santo,
sacerdote
Nacque in Messico il nel 1877. Fu parroco, fondatore della
congregazione delle Clarisse del sacro Cuore. Durante la rivoluzione
continuò con il suo vicario l’azione pastorale di nascosto finché,
scoperto, fu fucilato il 1 luglio 1928.
Parola di Dio: Lam 2,2.10-14.18-19; Sal 73; Mt 8,5-17
Vangelo Mt 8, 5-17
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, entrato Gesù in Cafarnao, gli venne incontro un
centurione che lo scongiurava: "Signore, il mio servo giace in casa
paralizzato e soffre terribilmente". Gesù gli rispose: "Io verrò e lo
curerò". Ma il centurione riprese: "Signore, io non sono degno che tu
entri sotto il mio tetto, dì soltanto una parola e il mio servo sarà
guarito. Perché anch'io, che sono un subalterno, ho soldati sotto di me
e dico a uno: Fa questo, ed egli lo fa". All'udire ciò, Gesù ne fu
ammirato e disse a quelli che lo seguivano: "In verità vi dico, presso
nessuno in Israele ho trovato una fede così grande. Ora vi dico che
molti verranno dall'oriente e dall'occidente e siederanno a mensa con
Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno
saranno cacciati fuori nelle tenebre, ove sarà pianto e stridore di denti".
E Gesù disse al centurione: "Và, e sia fatto secondo la tua fede". In
quell'istante il servo guarì. Entrato Gesù nella casa di Pietro, vide la
suocera di lui che giaceva a letto con la febbre. Le toccò la mano e la
febbre scomparve; poi essa si alzò e si mise a servirlo. Venuta la sera,
gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la sua
parola e guarì tutti i malati, perché si adempisse ciò che era stato detto
per mezzo del profeta Isaia: Egli ha preso le nostre infermità e si è
addossato le nostre malattie. Parola del Signore
4
“EGLI HA PRESO SU DI SE LE NOSTRE INFERMITA‟ E SI E‟ ADDOSSATO
LE NOSTRE MALATTIE”.
(Mt. 8,17)
Quando, in tempi ormai lontani, andavo al catechismo, c‟era una
domanda che chiedeva quali fossero i principali misteri della fede e una
risposta che diceva che i principali misteri erano l‟Incarnazione e la
Redenzione, e a me, ragazzo, venivano subito in mente due immagini
da associare a queste parole difficili, la nascita di Gesù per
l‟Incarnazione e Gesù sulla croce per la Redenzione. Credo che la
teologia grossomodo sia salva anche se incompleta infatti non si può
ridurre l‟Incarnazione al Natale e la Redenzione alla Pasqua.
Quando il Padre ha pensato di mandare il Figlio e Gesù ha accettato di
venire sulla terra si è realizzato un progetto di amore che la pedagogia
di Dio nei nostri confronti ha pensato da sempre: la graduale
rivelazione che Dio ha fatto di se stesso si compie in maniera piena nel
Figlio il quale per poter comunicare a noi la sua Parola e i suoi doni
attraverso il suo Spirito, deve incarnarsi nella nostra umanità per
potersene fare pienamente carico e quindi riaprirla alla speranza
dell‟amore del Padre. E questo “interrarsi di Gesù” avviene non solo nel
Natale ma in tutta la sua vita facendosi carico delle gioie e delle
povertà della nostra natura umana. Mi piace S. Matteo, nel vangelo di
oggi: ha visto Gesù scrutare il cuore del centurione, gioire per la fede
di quest‟uomo, ha visto Gesù chinarsi sulla suocera di Pietro, prenderla
per mano e guarirla, ha visto la compassione di Gesù davanti al male
farsi forza per vincere i demoni e per ridonare salute e speranza, e
allora non può fare a meno di applicare a Gesù le parole di Isaia che ci
ricordano che Gesù non è venuto per farsi un giro turistico sulla terra,
non è venuto come Figlio del padrone a controllare i conti dei suoi
servi, non è venuto neppure per fare qualche miracolo strappa-
applausi, ma è venuti per accogliere noi e aprirci alla speranza.
Proviamo allora pensare con riconoscenza: Io, da solo, non potevo
arrivare a Dio, ma Gesù, il Figlio di Dio, vero amico, è sceso Lui a
prendermi per mano, a condividere le mie prove e le mie gioie di oggi,
a parlare la mia lingua fatta di parole e di gesti, a dirmi che Dio non è
“arrabbiato” con me, ma è un Padre misericordioso che mi attende a
braccia aperte per accogliermi e stringermi a sé.
DOMENICA 2 LUGLIO: 13^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
B
Una scheggia di preghiera:
5
DONACI OCCHI PER VEDERE NELLA VOLONTA‟ DI DIO
Tra i santi di oggi ricordiamo: ADEODATO, Santo
Era nato nei pressi di Cantù, in provincia di Como nel IV secolo. Fu
sacerdote e svolse il suo ministero fino all’età di 85 anni. Le sue
reliquie furono ritrovate nel 1007.
Parola di Dio: Sap 1,13-15; 2,23-24; Sal 29; 2Cor 8,7.9.13-15; Mc
5,21-43
Vangelo Mc 5, 21-43
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si
radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. Si recò da lui
uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si
gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: "La mia figlioletta è agli
estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva". Gesù andò
con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Or una donna,
che da dodici anni era affetta da emorragia e aveva molto sofferto per
opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun
vantaggio, anzi peggiorando, udito parlare di Gesù, venne tra la folla,
alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: "Se riuscirò anche
solo a toccare il suo mantello, sarò guarita". E subito le si fermò il
flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel
male. Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si
voltò alla folla dicendo: "Chi mi ha toccato il mantello?". I discepoli gli
dissero: "Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha
toccato?". Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che
aveva fatto questo. E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che
le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità.
Gesù rispose: "Figlia, la tua fede ti ha salvata. Và in pace e sii guarita
dal tuo male". Mentre ancora parlava, dalla casa del capo della
sinagoga vennero a dirgli: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il
Maestro?". Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della
sinagoga: "Non temere, continua solo ad aver fede!". E non permise a
nessuno di seguirlo fuorché a Pietro, Giacomo e Giovanni, fratello di
Giacomo. Giunsero alla casa del capo della sinagoga ed egli vide
trambusto e gente che piangeva e urlava. Entrato, disse loro: "Perché
fate tanto strepito e piangete? La bambina non è morta, ma dorme".
Ed essi lo deridevano. Ma egli, cacciati tutti fuori, prese con sé il padre
e la madre della fanciulla e quelli che erano con lui, ed entrò dove era
la bambina. Presa la mano della bambina, le disse: "Talità kum", che
6
significa: "Fanciulla, io ti dico, alzati!". Subito la fanciulla si alzò e si
mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande
stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a
saperlo e ordinò di darle da mangiare. Parola del Signore
“EGLI INTANTO GUARDAVA INTORNO PER VEDERE…”. (Mc. 5,32)
Tra le tante cose che può suggerirci il vangelo di oggi, esso ci può
insegnare a “vedere” nel modo giusto. Giairo vede in Gesù colui che
può aiutarlo in un momento tragico della sua vita, la donna che soffre
perdite di sangue passa dallo sguardo fiducioso al gesto di fede che la
guarisce, Gesù cerca con il suo sguardo chi ha avuto fede in lui, gli
apostoli vedono solo l‟esteriorità e fanno chiacchiere inutili, i cantori
della morte vedono solo l‟ ineluttabile sofferenza e la concretezza del
fatto che la bambina è morta, Gesù vede la bambina, la sua famiglia, la
morte con gli occhi di Dio.
E‟ proprio vero che dal punto di vista da cui la guardi, la vita assume
dimensioni e valori diversi. Ho visto gente che aveva tutto il necessario
per essere sereno, soffrire e andare in crisi davanti a minime difficoltà
e bruciare addirittura la propria vita, ed ho visto malati e poveri pieni di
serenità gustare il proprio vivere fino in fondo, ho visto gente cinica e
gente talmente ottimista da sembrare stupida… tutto dipende da come
guardi le cose e la vita. Vediamo come agisce Gesù. Lui ha occhi per
vedere la realtà, sa che nella vita c‟è il male che opera, vuole
combatterlo, sente compassione per chi soffre. E‟ un realista che però
non si ferma alla constatazione dei fatti, va oltre. Cerca col suo sguardo
colei che gli ha “rubato” un miracolo non per rimproverarla ma per
confermarla nella fede, non ha lo sguardo del legalista che scopre di
essere stato toccato da una donna considerata “impura”, ha lo sguardo
di Colui che accoglie e si fida della fede di questa e di tante altre donne
che con semplicità e donazione totale si daranno a Lui. Quando coloro
che vedono solo la morte vengono a dare la terribile notizia a Giairo, ha
occhi solo per confortare e rafforzare la fede sofferente di questo
padre. Ha occhi per vedere aldilà della morte e per anticiparne la
vittoria definitiva con la risurrezione di questa bambina ed ha anche gli
occhi concreti di chi si preoccupa delle piccole cose quotidiane che
possano aiutare questa ragazzina a superare il trauma passato…Non
pensate che guardando a Gesù scopriamo di aver bisogno di una sua
visita specialistica al nostro modo di vedere?
LUNEDI’ 3 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
7
SIGNORE MIO E DIO MIO!
Tra i santi di oggi ricordiamo: EUSEBIO DI LAODICEA, Santo, Vescovo
Durante le persecuzioni di Valeriano (257-260) accompagnò san Dionigi
ad Alessandria, ove si prodigò nella cura dei prigionieri e nella
sepoltura dei martiri. Nell’assedio di Bruchium (263-64) si prodigò a
favore dei vecchi, delle donne e dei fanciulli Prese parte al sinodo di
Antiochia del 264 nel quale combatté l'eresia di Paolo di Samosata. Fu
in seguito eletto vescovo di Laodicea, dove morì nel 275 circa.
Parola di Dio nella festa di San Tommaso apostolo : Ef 2,19-22; Sal
116; Gv 20,24-29
Vangelo Gv 20, 24-29
Dal vangelo secondo Giovanni
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando
venne Gesù. Gli dissero allora gli altri discepoli: "Abbiamo visto il
Signore!". Ma egli disse loro: "Se non vedo nelle sue mani il segno dei
chiodi e non metto il dito nel posto dei chiodi e non metto la mia mano
nel suo costato, non crederò". Otto giorni dopo i discepoli erano di
nuovo in casa e c'era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte
chiuse, si fermò in mezzo a loro e disse: "Pace a voi!". Poi disse a
Tommaso: "Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani; stendi la tua
mano, e mettila nel mio costato; e non essere più incredulo ma
credente!". Rispose Tommaso: "Mio Signore e mio Dio!". Gesù gli
disse: "Perché mi hai veduto, hai creduto: beati quelli che pur non
avendo visto crederanno!". Parola del Signore
“BEATI QUELLI CHE PUR NON AVENDO VISTO CREDERANNO”. (Gv.
20,29)
Questo brano di Vangelo lo abbiamo già meditato nella “domenica di
Tommaso”, la seconda dopo Pasqua, ma una riflessione sul dono della
fede può anche suscitarlo questo racconto:
Si racconta di uno scienziato tedesco che, cercando un posto tranquillo
dove sistemarsi, aveva finito per scegliere un‟abitazione che stava nelle
immediate vicinanze di un monastero di clausura. Non aveva la fede,
ma quell‟ambiente presentava il vantaggio di essere ideale quanto a
quiete per le sue ricerche.
“Qui almeno troverò il silenzio di cui ho bisogno per i miei studi e i miei
esperimenti”, pensava.
Le sue previsioni si rivelarono esatte solo parzialmente. Di fatto, gran
parte della giornata la sua casa era come avvolta dal silenzio, rotto
8
soltanto dal suono di una campanella. Ma poi venivano le ore di
ricreazione delle monache. Allora non c‟era verso di difendersi da
quell‟allegria scoppiettante; l‟esplosione delle risate trapassava muri e
finestre.
Per lo studioso diventò quasi un‟ossessione. Ragionava: “Queste donne
sono povere, conducono una vita di penitenza, non conoscono il
piacere. Come fanno ad essere così contente? Non ci sarà sotto, per
caso, qualcosa di losco?”.
Decise di togliersi il pensiero parlandone direttamente con l‟abbadessa.
Questa gli fornì una spiegazione semplicissima: ”Siamo le spose di
Cristo”. “Ma il vostro sposo non è morto duemila anni fa?”, obiettò
quello. “Mi scusi, signor professore, ma lei non deve essere stato
informato che tre giorni dopo è risorto da morte. E noi siamo testimoni
appunto, di ciò che è accaduto tre giorni dopo”.
MARTEDI’ 4 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
NELLA PROVA E NELLA TEMPESTA, RESTA CON NOI, SIGNORE
Tra i santi di oggi ricordiamo: ANDREA DI CRETA, Santo
Fu uno scrittore e poeta bizantino. Era nato a Damasco nel 660 circa.
Visse in Palestina sotto la dominazione araba, quindi a Costantinopoli,
dove fu diacono, e a Creta, come vescovo di Gortina. Oltre a discorsi e
a omelie, a “Sermoni” sulla Vergine, scrisse “cànoni”, una tipica forma
dell'innografia bizantina di cui è, secondo la tradizione, inventore e
maggior rappresentante. Morì verso il 740.
Parola di Dio: Am 3,1-8;4,11-12; Sal 5; Mt 8,23-27
Vangelo Mt 8, 23-27
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, essendo Gesù salito su una barca, i suoi discepoli lo
seguirono. Ed ecco scatenarsi nel mare una tempesta così violenta che
la barca era ricoperta dalle onde; ed egli dormiva. Allora, accostatisi a
lui, lo svegliarono dicendo: "Salvaci, Signore, siamo perduti!". Ed egli
disse loro: "Perché avete paura, uomini di poca fede?" Quindi
levatosi, sgridò i venti e il mare e si fece una grande bonaccia. I
presenti furono presi da stupore e dicevano: "Chi è mai costui al quale i
venti e il mare obbediscono?". Parola del Signore
“PERCHE‟ AVETE PAURA, UOMINI DI POCA FEDE?”. (Mt. 8,26)
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L‟insieme del racconto della tempesta sedata ci vuol ricordare che il
diventare discepoli conduce alla piena comunione e alla piena
condivisione di vita con Cristo e con i fratelli nella Chiesa: si monta
sulla stesa barca. Per affrontare il viaggio della vita cristiana ci vuole
tanto coraggio: solo la fede ci fa vincere la paura. La Chiesa attinge la
sua fiducia nel Cristo che è sempre con i suoi nella stessa barca e
condivide la loro sorte.
È sorprendente però, leggere nel vangelo di oggi che Gesù dorme
mentre si sta scatenando una violenta tempesta che scaglia onde
minacciose sulla barca dei suoi discepoli. È ancora più sorprendente
costatare nella storia e nella vita che lo stesso Signore appaia talvolta
disinteressato e assente mentre vicende minacciose si abbattono sul
mondo, sulla sua chiesa e sulle singole persone. Quel sonno e quel
distacco ha scandalizzato e scandalizza molti, ha generato e genera
spesso crisi di fede, ha indotto molti a parlare del silenzio di Dio,
dell'assenza di Dio dal nostro mondo. Qualcuno è giunto a parlare della
“morte di Dio” e, sulla stessa scia ha fortemente dubitato del suo
amore per noi. Ma il sonno di Gesù non indica stanchezza, ma
tranquillità, piena consapevolezza di sé e fiducia nelle proprie capacità.
I discepoli si sentono perduti e non trovano altra via d‟uscita che
rivolgersi al Signore che è lì presente in mezzo a loro. I discepoli hanno
la fede, diversamente non si sarebbero rivolti a Gesù, ma la loro è una
fede ancora insufficiente.
La fede di chi ha paura è una fede molto vacillante. La fede vera
scaccia la paura perché riempie di Dio tutto l‟uomo. La fede infatti è
accogliere Dio nella propria vita.
L‟episodio della tempesta sedata ci aiuta ulteriormente a capire cosa
significhi essere discepoli di Gesù. Al centro del racconto sta il
rimprovero di Gesù: "Perché avete paura, uomini di poca fede?". C‟è la
poca fede di chi non ha il coraggio di lasciare tutto e tutti per seguire
Gesù. Ma c‟è anche la poca fede di chi non si sente sicuro quando Gesù
dorme.
MERCOLEDI’ 5 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, DONACI OCCHI PER VEDERE IL BENE
Tra i santi di oggi ricordiamo: ATANASIO DI GERUSALEMME, Santo,
Diacono e martire
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Atanasio, fu un diacono della Chiesa della Resurrezione di
Gerusalemme, fu ucciso nel 451 (o nel 452) dal monaco eutichiano
Teodosio perché aveva difeso la dottrina del Concilio di Calcedonia.
Parola di Dio: Am 5,14-15.21-24; Sal 49; Mt 8,28-34
1^ Lettura Am 5, 14-15. 21-24
Dal libro del profeta Amos.
Cercate il bene e non il male, se volete vivere, e così il Signore, Dio
degli eserciti, sia con voi, come voi dite. Odiate il male e amate il bene
e ristabilite nei tribunali il diritto; forse il Signore, Dio degli eserciti,
avrà pietà del resto di Giuseppe. Perciò così dice il Signore, Dio degli
eserciti, il Signore: In tutte le piazze vi sarà lamento, in tutte le strade
si dirà: Ah! ah! Si chiamerà l'agricoltore a fare il lutto e a fare il
lamento quelli che conoscono la nenia. In tutte le vigne vi sarà
lamento, perché io passerò in mezzo a te, dice il Signore. Guai a coloro
che attendono il giorno del Signore! Che sarà per voi il giorno del
Signore? Sarà tenebre e non luce. Come quando uno fugge davanti al
leone e s'imbatte in un orso; entra in casa, appoggia la mano sul muro
e un serpente lo morde. Non sarà forse tenebra e non luce il giorno del
Signore, e oscurità senza splendore alcuno? Contro il culto esteriore Io
detesto, respingo le vostre feste e non gradisco le vostre riunioni;
anche se voi mi offrite olocausti, io non gradisco i vostri doni e le
vittime grasse come pacificazione io non le guardo. Lontano da me il
frastuono dei tuoi canti: il suono delle tue arpe non posso sentirlo!
Piuttosto scorra come acqua il diritto e la giustizia come un torrente
perenne. Parola di Dio
“CERCATE IL BENE E NON IL MALE”. (Am 5,14)
Se vogliamo veramente la pace e il bene di certo non dovremo andarli
a cercare dove c‟é il male, la divisione, il possesso, l‟egoismo. Sovente
però, come dice anche S. Paolo, io conosco il bene ma mi trovo ad
operare il male. Cercare il bene significa rifugiarsi nel bene, essere
positivi al massimo nei confronti dei fratelli proprio perché
naturalmente siamo più portati a vedere il male negli altri. Ma se
davanti ad un fratello io parto già evidenziando tutto il presunto male
che c‟è in lui, se già lo giudico, come potrò essere positivo, costruttivo
nei suoi confronti?
In ogni uomo c‟è il bene e il male: se non agisco sul bene,
sull‟ottimismo, sulla speranza ho molta probabilità di far emergere il
male. Il male lo si può combattere accanitamente (spesso con il rischio
di scornarsi) o lo si combatte indirettamente facendolo sparire nel
bene: Gesù con i peccatori ha fatto così: non ha evidenziato il loro male
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ma ha fatto sorgere il bene donando il perdono e alla fine cercando il
bene negli altri anche il nostro cuore sarà gioioso.
GIOVEDI’ 6 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
NEANCHE IL MIO PECCATO PUO‟ SEPARARMI DALLA TUA
MISERICORDIA, SIGNORE
Tra i santi di oggi ricordiamo: PALLADIO, Santo Vescovo degli Scoti
San Palladio, era un diacono di Roma o di Auxerre inviato nel 431 da
papa Celestino nelle isole inglesi per predicare ai pagani e contrastare
l’eresia di Pelagio. Iniziò a predicare in Irlanda, ma fu bandito dal re del
Leinster ed allora si stabilì nel territorio dell’attuale Scozia. Predicò con
grande zelo e rese stabile e forte la chiesa in quel paese così lontano
da Roma. Morì a Fordun, intorno all’anno 450.
Parola di Dio: Am 7,10-17; Sal 18; Mt 9,1-8
Vangelo Mt 9, 1-8
Dal vangelo secondo Matteo.
In quel tempo, salito su una barca, Gesù passò all'altra riva e giunse
nella sua città. Ed ecco, gli portarono un paralitico steso su un letto.
Gesù, vista la loro fede, disse al paralitico: "Coraggio, figliolo, ti
sono rimessi i tuoi peccati". Allora alcuni scribi cominciarono a
pensare: "Costui bestemmia". Ma Gesù, conoscendo i loro pensieri,
disse: "Perché mai pensate cose malvagie nel vostro cuore? Che cosa
dunque è più facile, dire: Ti sono rimessi i peccati, o dire: Alzati e
cammina? Ora, perché sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere in
terra di rimettere i peccati: alzati, disse allora il paralitico, prendi il tuo
letto e và a casa tua". Ed egli si alzò e andò a casa sua. A quella vista,
la folla fu presa da timore e rese gloria a Dio che aveva dato un tale
potere agli uomini. Parola del Signore
“CORAGGIO, FIGLIOLO, TI SONO RIMESSI I PECCATI”. (Mt. 9,1)
Mi piacciono estremamente queste parole di Gesù che sento dette
anche a me.
Prima di tutto questa parola “Coraggio”. Ho bisogno di qualcuno che mi
dia fiducia specialmente quando comincio a perderla in me stesso,
quando prometto e non mantengo, quando i miei limiti e i miei peccati
sembrano insuperabili. Ed è bello anche quel “figliolo” perché mi fa
apparire Dio non lontano da me, non giudice intoccabile dei miei
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peccati, ma Padre che, se mi mette davanti alle mie responsabilità, allo
stesso tempo mi ama, mi dà la sua mano, mi mette a mio agio.
E poi la parola della misericordia: “Ti sono rimessi i tuoi peccati”.
Spesso, quando dico queste parole al termine di una confessione,
penso alla meraviglia di un Dio che ama, che cancella, che dimentica e
alla grazia e responsabilità che hanno i sacerdoti nell‟amministrare
questo dono reale di Cristo.
Dio ci perdona davvero, siamo risanati dalla passione, morte e
risurrezione di Cristo: è un miracolo! Noi a volte corriamo dietro a
Madonne che piangono o peggio andiamo a cercare pseudo miracoli e
guarigioni da maghi, indovini o anche da sette e gruppuscoli che
definendosi cristiani corrono dietro a miracolismi e ci dimentichiamo del
miracolo del perdono che è sempre a nostra disposizione. E noi preti ci
impegniamo tanto per far correre dei bambini dietro ad un pallone, o
spendiamo tanto tempo in riunioni che sono fiumi di chiacchiere senza
costrutto e facciamo fatica a trovare tempo per confessare qualcuno
che ce lo chiede. Certo è un sacramento difficile sia per chi lo riceve
che per chi lo amministra, c‟è chi non lo usa mai e chi lo banalizza
usandolo troppo... ma non è forse il caso di ripensare a questo miracolo
che mi riconcilia con Dio?
VENERDI’ 7 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
ECCO, VENGO SIGNORE PER DARE SENSO ALLA VITA CON TE
Tra i santi di oggi ricordiamo: ARGIMIRO, Santo, Martire
Era un nobile andaluso che fu al servizio del sultano. Scelse però la
strada del monachesimo per ringraziare il Signore. Fu accusato perché
cristiano e per aver sparlato di Maometto. Fu martirizzato a Cordoba il
28 giugno 856.
Parola di Dio: Am 8,4-6.9-12; Sal 118; Mt 9,9-13
Vangelo Mt 9, 9-13
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù passando, vide un uomo, seduto al banco
delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: "Seguimi". Ed egli si
alzò e lo seguì. Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero
molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i
discepoli. Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: "Perché il
vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?". Gesù li
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udì e disse: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i
malati. Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io
voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i
peccatori". Parola del Signore
"GESU‟ PASSANDO VIDE UN UOMO SEDUTO AL BANCO DELLE
IMPOSTE E GLI DISSE: “SEGUIMI”. ED EGLI SI ALZO‟ E LO SEGUI‟".
(Mt. 9,9)
Matteo è un arrivato, è uno di quelli “che si è fatto da sé” e per riuscirci
ha giocato tutto, l‟onore e perfino la propria fede. E‟ uno che si è
arroccato nelle proprie posizioni, ha lasciato che gli crescesse un buon
palmo di peli sullo stomaco per poter sopportare gli insulti, per non
lasciarsi commuovere dai pianti, per poter controbattere con coraggio
da una parte ai farisei e dall‟altra ai romani. Matteo non si aspettava né
meritava la salvezza. La vita per lui era ormai diventata potere e
denaro. Ma la sua durezza, il suo castello di sicurezze si sbriciola in un
attimo quando vede nello sguardo di Gesù, il rispetto e l‟amore.
Davanti a lui non c‟è uno che grida, che insulta, che piange, che punta
il dito, ma uno che gratuitamente e con amore chiama a un qualcosa,
che gli fa provare una cosa che quasi aveva dimenticato esistesse, la
gioia profonda del cuore; e allora lascia tutto e fa festa e si mette in
cammino.
Quando, finalmente ci lasceremo raggiungere dal Signore? Quando la
smetteremo di considerare la fede come una tassa da pagare? Quando
la smetteremo di difenderci da Dio quasi che lui volesse attentare alla
nostra libertà, alla nostra gioia? Se Dio viene a stanarmi non è per
spararmi addosso ma farmi capire quanto sono belli e grandi i doni che
ha preparato per me. Lui viene a offrirmi amore, gioia, libertà e io
preferisco starmene con le mie paure, con le cose che non sono affatto
sicure per il domani, con le mie tristezze?
SABATO 8 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
GESU‟, FRATELLO, AMICO, SPOSO, TU SEI LA NOSTRA FESTA
Tra i santi di oggi ricordiamo: EDGARDO, Santo, Re
Era figlio di Edmondo I e fu re degli Anglosassoni. Fu soprannominato
“Il Pacifico” perché cercò la pace in tutti i modi possibili durante il suo
regno (dal 959 al 975). Provvide anche alla riforma disciplinare
ecclesiastica. Alla sua morte fu acclamato santo a voce di popolo.
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Parola di Dio: Am 9,11-15; Sal 84; Mt 9,14-17
Vangelo Mt 9, 14-17
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, si accostarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli
dissero: "Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi
discepoli non digiunano?". E Gesù disse loro: "Possono forse gli
invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno
però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.
Nessuno mette un pezzo di stoffa grezza su un vestito vecchio, perché
il rattoppo squarcia il vestito e si fa uno strappo peggiore. Né si mette
vino nuovo in otri vecchi, altrimenti si rompono gli otri e il vino si versa
e gli otri vanno perduti. Ma si versa vino nuovo in otri nuovi, e così
l'uno e gli altri si conservano". Parola del Signore
“PERCHE‟, MENTRE NOI E I FARISEI DIGIUNIAMO, I TUOI DISCEPOLI
NON DIGIUNANO?”. (Mt. 9,14)
Direi proprio che la riflessione di oggi continua quella di ieri: Matteo è
stato chiamato da Gesù a passare dalla tristezza del suo orgoglio, alla
gioia della libertà di figlio di Dio. Tutto questo aveva fatto sì che Matteo
offrisse una cena di festa, ed ecco i soliti garanti dell‟ortodossia e della
religione spesso esteriorista ed ipocrita a ricordare che Dio lo si onora
con i digiuni. Ma Gesù, qui porta una bellissima motivazione per
giustificare la gioia e la festa: non si può essere tristi in compagnia
dello sposo, alle nozze. Se sei stato invitato a nozze non puoi andarci
come se si trattasse di un funerale; non si va ad un banchetto di festa
per fare digiuno. Anzi, Gesù dice che il credente avrà molte occasioni di
digiuno quando lo sposo sarà tolto (e, credo, sono soprattutto i digiuni
creati dai dubbi, dalle tentazioni, dall‟apparente mancanza di
corresponsione agli affetti, dalle incomprensioni, dalle paure…).
Gesù è la festa del mondo, Lui è lo sposo della nostra solitudine, il
vincitore delle nostre paure, il liberatore dai nostri egoismi, la via per
arrivare alla verità e alla vita, il Buon Pastore che ci cerca, ci chiama, ci
conduce, la vite a cui rimanere legati per portare frutto, la roccia a cui
ancorarci, la luce che viene ad illuminare ogni uomo, il fratello che dà
la vita per noi. Dio è dono, è festa. Non sei tu a comperarti Lui e il
Paradiso attraverso qualche digiuno ipocrita. Dio non è un
commerciante cui pagare con digiuni, candele o formule di preghiera.
Dio è l‟amante che dona gratuitamente se stesso, cioè l‟Amore che
dona Amore, e l‟unico modo per dimostrare di aver capito questo è
accogliere l‟amore con gioia e riconoscenza.
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DOMENICA 9 LUGLIO: 14^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
B
Una scheggia di preghiera:
DONACI OCCHI PER VEDERTI E CUORE PER AMARTI, SIGNORE GESU‟
Tra i santi di oggi ricordiamo: PAOLINA DEL CUORE AGONIZZANTE DI
GESU‟, Santa, Monaca
Si chiamava Amabile Lucia Visintainer e nacque in provincia di Trento
nel 1865 da una famiglia molto religiosa e povera. Emigrarono tutti in
Brasile nel 1875. Nel 1890, accogliendo in casa una malata terminale di
cancro diede inizio alla Congregazione delle Piccole Suore della
Immacolata Concezione. Nel 1895 prese i voti e il nome di Paolina del
Cuore agonizzante di Gesù. Ci furono grandi prove per lei: fu deposta
come superiora e allontanata dalla sua congregazione. Essa sopportò,
amò e continuò a servire i poveri. Solo dopo un po’ di tempo fu
reintegrata nel suo ruolo. Morì il 9 Luglio 1942.
Parola di Dio: Ez 2,2-5; Sal 122; 2Cor 12,7-10; Mc 6,1-6
Vangelo Mc 6, 1-6
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, andò nella sua patria e i discepoli lo seguirono. Venuto il
sabato, incominciò a insegnare nella sinagoga. E molti ascoltandolo
rimanevano stupiti e dicevano: "Donde gli vengono queste cose? E che
sapienza è mai questa che gli è stata data? E questi prodigi compiuti
dalle sue mani? Non è costui il carpentiere, il figlio di Maria, il fratello di
Giacomo, di Ioses, di Giuda e di Simone? E le sue sorelle non stanno
qui da noi?". E si scandalizzavano di lui. Ma Gesù disse loro: "Un
profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in
casa sua". E non vi poté operare nessun prodigio, ma solo impose le
mani a pochi ammalati e li guarì. E si meravigliava della loro
incredulità. Gesù andava attorno per i villaggi, insegnando. Parola del
Signore
“E SI SCANDALIZZAVANO DI LUI”. (Mc. 6,3)
Come è facile costruirsi una immagine di Dio.
I contemporanei di Gesù si erano fatti un‟immagine ben precisa di Dio e
del suo Messia. Se Dio si fosse manifestato come se lo aspettavano,
come lo volevano, bene, lo avrebbero accolto. Altrimenti… non è Lui!.
I concittadini di Gesù non lo hanno riconosciuto perché… lo
conoscevano troppo bene!
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Conoscevano l‟umanità di Gesù, conoscevano Maria, Giuseppe, avevano
frequentato con Lui la sinagoga, le feste del paese, avevano lavorato
con Lui, potevano perfino apprezzare la sua sapienza ma non accettare
la sua pretesa di essere Messia. Il Messia per loro poteva venire solo
con grandiosità, doveva essere l‟eccezionale, il colossale, non poteva
essere uno di loro con apparenze comuni, quotidiane.
Spesso anche noi siamo vittime dello stesso equivoco. Anche noi,
spesso ci costruiamo un‟immagine di Dio e di Gesù e Lui deve rientrare
in essa. Se, per caso, Dio si presenta “diverso” da questa immagine,
noi non lo accogliamo. Noi cerchiamo il Dio grande e potente, a volte
lamentiamo pure la sua lontananza e non riusciamo a vederlo mentre ci
passa accanto, vicinissimo. Andiamo magari a cercarlo lontano, in
santuari in cima alla montagna o in filosofie astruse e non lo
riconosciamo presente in noi. Siamo sempre in attesa di qualche
miracolo o segno grandioso e allora ci è difficile riconoscerlo negli abiti
del quotidiano. In fondo siamo contenti che Dio si sia incarnato, ma
non riusciamo a riconoscerlo e accoglierlo col suo volto di uomo.
“Venne tra i suoi e i suoi non lo accolsero”, è successo ai nazaretani ma
può succedere anche a noi. Proviamo, oggi, a lasciar cadere le nostre
immagini di Dio e a provare a scoprire i “mille travestimenti di Gesù”.
LUNEDI’ 10 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
TU SEI IL DIO AMANTE DELLA VITA
Tra i santi di oggi ricordiamo: AMALBERGA, Santa
Nata in Ardenne tra il VII e l’VIII secolo, era stata allevata a Bilsen da
santa Landrada e ricevette il velo da San Willibrordo. Le sue reliquie
furono trasportate nel monastero di San Pietro a Gand.
Parola di Dio: Os 2,16.17b-18.21-22; Sal 144; Mt 9,18-26
Vangelo Mt 9, 18-26
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, mentre Gesù parlava, giunse uno dei capi che gli si
prostrò innanzi e gli disse: "Mia figlia è morta proprio ora; ma vieni,
imponi la tua mano sopra di lei ed essa vivrà". Alzatosi, Gesù lo
seguiva con i suoi discepoli. Ed ecco una donna, che soffriva
d'emorragia da dodici anni, gli si accostò alle spalle e toccò il lembo del
suo mantello. Pensava infatti: "Se riuscirò anche solo a toccare il suo
mantello, sarò guarita". Gesù, voltatosi, la vide e disse: "Coraggio,
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figliola, la tua fede ti ha guarita". E in quell'istante la donna guarì.
Arrivato poi Gesù nella casa del capo e veduti i flautisti e la gente in
agitazione, disse: "Ritiratevi, perché la fanciulla non è morta, ma
dorme". Quelli si misero a deriderlo. Ma dopo che fu cacciata via la
gente egli entrò, le prese la mano e la fanciulla si alzò. E se ne
sparse la fama in tutta quella regione. Parola del Signore
“EGLI ENTRO‟, LE PRESE LA MANO E LA FANCIULLA SI ALZO‟ ”. (Mt.
9,25)
Ricorre diverse volte nei vangeli il gesto eloquente di Gesù che tende la
sua mano e la impone per soccorrere, porgere aiuto e sanare. Tocca
anche i lebbrosi! Quella mano che sarà poi crocifissa ha in sé la forza di
Dio ed è protesa verso la nostra povera umanità. Quando un peso
supera le nostre forze siamo soliti dire ad un nostro vicino: “Dammi
una mano!”. Nel brano evangelico odierno la mano di Cristo è protesa
verso una bimba dodicenne, figlia di uno dei capi della sinagoga, già
dichiarata morta dal padre stesso, che implora comunque l'intervento
del Signore. Ma Gesù insiste: “La fanciulla non è morta, ma dorme”.
Quella bambina era proprio morta! E il padre, la madre, i flautisti e i
vicini di casa lo sapevano bene, è per questo che si mettono a deridere
Gesù. Provate ad immaginarvi la scena: E‟ morta una persona a voi
cara e qualcuno viene a dirvi: “Ma guarda che dorme!” Eppure, sia
Gesù, che la persona che vi dicesse quella frase, avrebbero perfet-
tamente ragione. Per il credente nel Dio della vita, la morte non è la
parola definitiva della vita, la cassa da morto non è l‟ultima dimora.
La morte è il sonno apparente di questa parte di vita, è un passaggio
alla vita definitiva. Gesù è morto realmente sulla croce, ma “la mano di
dio era su di Lui” e facendolo risorgere non solo gli ha dato la vita che
più non muore ma ha fatto sì che Lui, prendendoci per mano ci possa
far passare dalla morte alla vita.
MARTEDI’ 11 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
UN SOLO PANE, UNA SOLA FEDE, UN SOLO SIGNORE, AMEN
Tra i santi di oggi ricordiamo: BONAMICO DA VOLTERRA, Beato
Era un Terziario Francescano divenuto famoso per la sua vita umile e
per i miracoli che accompagnavano il suo semplice operare. Morì a
Volterra nel 1241
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Parola di Dio nella festa di San Benedetto, patrono d‟Europa: Pr 2,1-9;
Sal 111;Gv 15,1-8
Vangelo Gv 15, 1-8
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Io sono la vera vite e il
Padre mio è il vignaiolo. Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo
toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. Voi
siete gia mondi, per la parola che vi ho annunziato. Rimanete in me e
io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non
rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. Io sono
la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché
senza di me non potete far nulla. Chi non rimane in me viene gettato
via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco
e lo bruciano. Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi,
chiedete quel che volete e vi sarà dato. In questo è glorificato il Padre
mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli". Parola del
Signore
“COME IL TRALCIO NON PUO' FAR FRUTTO DA SE STESSO SE NON
RIMANE NELLA VITE, COSI ANCHE VOI SE NON RIMANETE IN ME”.
(Gv. 15,4)
La festa odierna di S. Benedetto ci ricorda una persona che per
contestare la società corrotta del suo tempo, si ritirò nella solitudine di
Subiaco per cercare Dio e vivere sotto il suo sguardo. Noi non siamo
chiamati a farci monaci ma, se vogliamo essere cristiani veri, dobbiamo
mettere Gesù al centro della nostra vita. Dio lo si incontra ovunque, sia
nella preghiera che nel lavoro. Rimanere in Lui significa trovare in Lui le
radici delle nostre scelte quotidiane, significa lasciare che il suo Spirito
ci guidi, significa non porre ostacoli affinché la sua linfa vitale passi in
noi. Ecco perché è importante la preghiera nella nostra vita, proprio per
creare la comunione con Lui. Pregare non è tempo perso o rubato al
nostro agire: è permettere a Gesù di operare in noi e attraverso noi.
Gesù parla poi di frutti che il cristiano deve produrre. Ma non si tratta,
genericamente, di produttività. Il problema principale non è quello di
aumentare la quantità, cercare con i più moderni mezzi di
“incrementare gli utili”. Questa vigna, poi, non assicura guadagni e
vantaggi a coloro che ne fanno parte. I frutti sono principalmente per
gli altri. E‟ una vigna “per pubblica utilità”. Qualsiasi “passante” ha
diritto di esigere i frutti. E i frutti coincidono sempre con l‟amore. E
nessuno è libero di produrre frutti adottando metodi e mezzi che più gli
aggradino. E‟ il Signore stesso che stabilisce rigorosamente le
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condizioni della fecondità. Due essenzialmente: rimanere in Lui e
accettare la potatura.
MERCOLEDI’ 12 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
IL TUO SPIRITO, O SIGNORE, CI DONI LA VERA SAPIENZA
Tra i santi di oggi ricordiamo: ANSBALDO, Santo Monaco
Fu un abate del monastero di Prum verso l’860 che accrebbe
l’importanza del suo monastero (ebbe addirittura da Lotario il permesso
di battere moneta propria). Nell’882 il monastero venne dato a fuoco
dai Normanni. Ansbaldo lo ricostruì ancora più bello e forte di prima.
Morì nell’886.
Parola di Dio: Os 10,1-3.7-8.12; Sal 104; Mt 10,1-7
1^ Lettura Os 10, 1-3. 7-8. 12
Dal libro del profeta Osea.
Rigogliosa vite era Israele, che dava frutto abbondante; ma più
abbondante era il suo frutto, più moltiplicava gli altari; più ricca era la
terra, più belle faceva le sue stele. Il loro cuore è falso; orbene,
sconteranno la pena! Egli stesso demolirà i loro altari, distruggerà le
loro stele. Allora diranno: "Non abbiamo più re, perché non temiamo il
Signore. Ma anche il re che potrebbe fare per noi?". Perirà il re di
Samaria come un fuscello sull'acqua. Le alture dell'iniquità, peccato
d'Israele, saranno distrutte, spine e rovi cresceranno sui loro altari;
diranno ai monti: "Copriteci" e ai colli: "Cadete su di noi". Seminate per
voi secondo giustizia e mieterete secondo bontà; dissodatevi un campo
nuovo, perché è tempo di cercare il Signore, finché egli venga e
diffonda su di voi la giustizia. Parola di Dio
“E‟ TEMPO DI CERCARE IL SIGNORE, FINCHE' EGLI VENGA”. (Os.
10,12)
La predicazione della Chiesa, specialmente in certi tempi e con certi
personaggi è stata accusata di terrorismo psicologico perché, per il
fatto della precarietà del nostro tempo e con la paura dell‟inferno, si
arrivava a far tremare qualcuno e magari a fargli esternamente
compiere qualche atto di fede o di preghiera, ma tutte le volte che la
Bibbia sia nell‟antico che nel nuovo testamento ci ricordano la brevità
del nostro tempo non è per metterci paura, ma per invitarci a vivere
bene il tempo che ci è dato.
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Sovente in confessione sento dire: “Del Signore mi ricordo quando ne
ho bisogno” o anche “Reverendo, ha un bel dire, non ho tempo per la
preghiera, per la Messa, ho tanto da fare...”.
Noi, spesso, presi dalle nostre preoccupazioni utili e inutili, in pratica
viviamo da atei e ci giustifichiamo anche dicendo “Ma io del male non
ne faccio”, “Se tutti fossero come me, il mondo andrebbe meglio”.
Dio ti cerca per donarsi a te, vuol farsi trovare per mostrarti il suo vol-
to, non viene a prenderti nulla, ma a donarti tutto, Lui è il senso della
tua vita e tu non hai tempo per Lui, ti sembra già una grossa
concessione quando gli dai un‟ora del tuo tempo. Eppure è Lui il
Signore del tempo e te lo concede!
Quanto è sciocco da parte nostra preoccuparci esageratamente per
cose che danno un minimo di soddisfazione e che poi passano ma che
in compenso ti portano via le cose più belle, e avere a tua disposizione
l‟autore della vita che ci darebbe modo di viverla gustandola
interamente e non approfittarne.
Un mio amico, ed è tutt‟altro che un terrorista religioso, davanti a certe
situazioni di vita dice: “Dovremmo andare ogni tanto a fare un giro al
cimitero per capire davvero che cosa sia più importante nella vita”
GIOVEDI’ 13 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, CHE NON SIA DI OSTACOLO AL TUO VOLERCI BENE!
Tra i santi di oggi ricordiamo: CARLOS MANUEL CECILIO RODRIGUEZ
SANTIAGO, Beato
Nacque in Porto Rico il 22 novembre 1918. Gravi fatti di famiglia
turbarono la sua infanzia. La sua educazione avvenne con le Suore di
Notre Dame e i padri Redentoristi. Ben presto la sua vita fu
accompagnata dalla malattia. Era impiegato alla Stazione agricola ma
si interessava soprattutto di liturgia e cultura cristiana. Su questi
argomenti pubblicò dei mensili ciclostilati. Partecipò a molte
organizzazioni cattoliche. Morì il 13 luglio 1963.
Parola di Dio: Os 11,1.3-4.8c-9; Sal 79; Mt 10,7-15
Vangelo Mt 10, 7-15
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Andate, predicate che il
regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate
i lebbrosi, cacciate i demoni. Gratuitamente avete ricevuto,
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gratuitamente date. Non procuratevi oro, né argento, né moneta di
rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né
sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento. In
qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche
persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. Entrando nella
casa, rivolgetele il saluto. Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace
scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a
voi. Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre
parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai
vostri piedi. In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma
e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città". Parola del
Signore
“ANDATE, PREDICATE CHE IL REGNO DEI CIELI E‟ VICINO”. (Mt. 10,7)
Se prendiamo sul serio il comando di Gesù di andare nel mondo per
essere suoi missionari, come ci sentiamo piccoli e incapaci!
C'era una volta un uomo che viveva una vita normale. Pensava di non
essere stato cattivo, ma neppure di essere stato un santo. Un giorno
Gesù toccò il suo cuore e quest'uomo lo accettò come suo Signore e
Salvatore. Sentì tanta gioia che promise al Signore di parlare di Lui a
tutte le persone che avrebbe incontrato e che avrebbe portato almeno
100 persone a questa cosa grande che aveva trovato. Ma quest'uomo
subito si accorse che portare persone a Cristo non era una cosa facile
da fare. La maggior parte dei suoi amici pensava che fosse impazzito e
si allontanava da lui. A volte voleva ritirarsi dalla sua promessa ma
continuò a raccontare a chi gli era possibile della buona novella del
vangelo e come lo aveva cambiato riempiendolo di tanta pace e gioia.
Poi un giorno quest'uomo morì e si trovò in una stanza, con tutte le
cose che aveva fatto e detto durante la sua vita: tutte le cose cattive
che aveva fatto, tutti i brutti pensieri che aveva avuto, ritornati a lui
come un lampo in un momento di tempo. Poi vide una visione di sé, nel
giorno in cui la salvezza l'aveva toccato, quando aveva promesso a
Gesù che avrebbe portato a Lui almeno 100 persone. L'uomo cadde in
ginocchio piangendo. Allora Gesù si avvicinò a lui e gli disse: "Alzati
figliolo e dimmi: perché piangi?". L'uomo rispose: "Signore ho
commesso tutte queste cose terribili nella mia vita, e ti ho detto perfino
bugie!". Il Signore lo guardò chiedendogli: "Quando mi hai detto
bugie?". "Ti avevo promesso di portare 100 persone a te Signore. E
anche se ho provato non sono riuscito a portarne nemmeno una alla
salvezza! Non ho mantenuto la mia promessa e ho detto bugie a Te".
Allora Gesù gli sorrise, gli asciugò le lacrime sul viso, e gli disse:
"Figliuolo, tu non hai rotto la tua promessa con me". "Ma Signore, non
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ho portato neanche una persona a te!!!". Gesù rispose: "Mio figliuolo, ti
ricordi quel giorno quando ti sei seduto al ristorante e hai mangiato
ringraziando il Padre per il cibo? C'era una donna seduta in quel
ristorante, era malata di peccato. Anche se ho provato tante volte a
toccare il suo cuore, lei mi aveva sempre ignorato. Pensava di ritornare
a casa per togliere la vita a sé stessa e a quella dei suoi figliuoli. Ma
questa signora ti ha visto pregare e le si è aperto il cuore. Una porta si
aprì nel suo cuore e mi lasciò entrare. La signora andò a casa e invece
di togliersi la vita accettò me chiedendomi di diventare il Signore della
sua vita. Uno dei suoi bambini diventò un santo sacerdote e guidò
molte anime a me. Quindi mio figliuolo sii felice, tu hai mantenuto la
tua promessa. Il tuo piccolo consistente atto di fede guidò non 100 ma
100.000 persone a me!". L'uomo prese coraggio, ma ancora si sentiva
colpevole: "Mio Dio, e tutte le altre cose brutte che ho fatto?". Gesù
sorrise dicendo: "Ho pagato il prezzo io per te: vedi le mie mani e i
miei piedi trafitti, il mio costato perforato, il mio capo grondante
sangue per te, tutto il mio corpo flagellato? Tutti e due abbiamo
mantenuto la promessa!".
Questa storia non solo ci fa capire la misericordia del Signore ma anche
che non dobbiamo cercaci la “vocazione migliore”. Ascoltiamo e
facciamo nostra questa bella preghiera di Adriana Zarri:
Fa' che non creda che ci siano vocazioni privilegiate, più
perfette,
e che non presuma di abbracciarle per essere da più degli altri.
Quale che sia, la mia vocazione è la più grande;
e l'erba del mio giardino è la più verde perché è quella che Tu
hai annaffiato per me.
Per seguire la tua voce dammi la generosità di Abramo,
la prontezza di Samuele, la naturalezza di Maria.
E dammi la pazienza di attendere e l'umiltà di scegliere quella
strada fra tutte,
e la capacità di viverle tutte in quella unica che è mia.
VENERDI’ 14 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
CREDO IN UN SOLO DIO
Tra i santi di oggi ricordiamo: ANGELINA DA MARSCIANO, Beata
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Era nata al castello di Montegiove, presso Orvieto nel 1377. Fu la
fondatrice del terzo ordine femminile di san Francesco. Era andata
sposa contro la sua volontà al conte di Civitella, conservò la propria
verginità; si dedicò alle opere di carità e fondò numerosi monasteri
nell'Italia centrale. Morì a Foligno il 14 luglio 1435
Parola di Dio: Os 14,2-10; Sal 50; Mc 10,16-23
1^ Lettura Os 14, 2-10
Dal libro del profeta Osea.
Così dice il Signore: "Torna, Israele, al Signore tuo Dio, poiché hai
inciampato nella tua iniquità. Preparate le parole da dire e tornate al
Signore; ditegli: "Togli ogni iniquità: accetta ciò che è bene e ti
offriremo il frutto delle nostre labbra. Assur non ci salverà, non
cavalcheremo più su cavalli, né chiameremo più dio nostro l'opera
delle nostre mani, poiché presso di te l'orfano trova misericordia". Io
li guarirò dalla loro infedeltà, li amerò di vero cuore, poiché la mia ira si
è allontanata da loro. Sarò come rugiada per Israele; esso fiorirà come
un giglio e metterà radici come un albero del Libano, si spanderanno i
suoi germogli e avrà la bellezza dell'olivo e la fragranza del Libano.
Ritorneranno a sedersi alla mia ombra, faranno rivivere il grano,
coltiveranno le vigne, famose come il vino del Libano. Efraim, che ha
ancora in comune con gl'idoli? Io l'esaudisco e veglio su di lui; io sono
come un cipresso sempre verde, grazie a me si trova frutto. Chi è
saggio comprenda queste cose, chi ha intelligenza le comprenda;
poiché rette sono le vie del Signore, i giusti camminano in esse, mentre
i malvagi vi inciampano". Parola di Dio
NON CHIAMEREMO PIU' “DIO NOSTRO” L‟OPERA DELLE NOSTRE MANI.
(Os. 14,4)
Quando capita di vedere qualche film che ci presenta uomini antichi o
“primitivi” che adorano statue e idoli, ci sentiamo abbastanza superiori:
noi con il nostro razionalismo non abbiamo più idoli di pietra o di
legno!... Poi mi chiedo: quante ore dedico ogni giorno alla preghiera e
quante alla televisione? Se abbiamo litigato con quel parente per
quell‟eredità era poi proprio solo questione di principio o il denaro ha
avuto il sopravvento sulla parentela, sull‟amicizia? Nel mio posto di
lavoro rispetto e amo tutti allo stesso modo o qualche salamelecco in
più non guasta con il “dottore” che può farmi avanzare? E allora
riscopro gli idoli: quando per il lavoro sacrifico la famiglia, quando per
essere alla moda sacrifico valori e persone.
Il parco idoli aumenta! “Torna aI tuo Dio” ci guida con tutta forza il
profeta Osea e Dio nei suoi comandamenti ci ricorda una frase che
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dovrebbe essere sempre nel nostro cuore:. “lo sono il Signore, tuo Dio,
non avrai altro Dio all‟infuori di me!”.
SABATO 15 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
FA‟ DI ME, O SIGNORE, UNO STRUMENTO DEL TUO AMORE
Tra i santi di oggi ricordiamo: ATANASIO DI NAPOLI, Santo
Nato nell’832 era figlio del duca Sergio I e fratello del duca Gregorio
III, fu vescovo di Napoli nell'849, si distinse per pietà e dottrina e fu
stimato da papa Niccolò I. Avversato e fatto prigioniero dal nipote, il
duca Sergio II, fu liberato per intervento dell'imperatore Ludovico II.
Morì a San Quirico, presso Montecassino nell’872.
Parola di Dio: Is 6,1-8; Sal 92;Mt 10,24-33
1^ Lettura Is 6, 1-8
Dal libro del profeta Isaia.
Nell'anno in cui morì il re Ozia, io vidi il Signore seduto su un trono alto
ed elevato; i lembi del suo manto riempivano il tempio. Attorno a lui
stavano dei serafini, ognuno aveva sei ali; con due si copriva la faccia,
con due si copriva i piedi e con due volava. Proclamavano l'uno
all'altro: "Santo, santo, santo è il Signore degli eserciti. Tutta la terra è
piena della sua gloria". Vibravano gli stipiti delle porte alla voce di colui
che gridava, mentre il tempio si riempiva di fumo. E dissi: "Ohimè! Io
sono perduto, perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo
a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno
visto il re, il Signore degli eserciti". Allora uno dei serafini volò verso di
me; teneva in mano un carbone ardente che aveva preso con le molle
dall'altare. Egli mi toccò la bocca e mi disse: "Ecco, questo ha toccato
le tue labbra, perciò è scomparsa la tua iniquità e il tuo peccato è
espiato". Poi io udii la voce del Signore che diceva: "Chi manderò
e chi andrà per noi?". E io risposi: "Eccomi, manda me!". Parola
di Dio
“POI UDII LA VOCE DEL SIGNORE CHE DICEVA: CHI MANDERO‟ E CHI
ANDRA‟ PER NOI? E IO RISPOSI: ECCOMI, MANDA ME!” (Is. 6,8)
Come ha chiamato il profeta, così, lungo la storia della salvezza, Dio
continua a chiamare uomini e donne per affidare loro una missione
particolare. Su ciascuno Egli posa uno sguardo d‟amore: nessuno è
insignificante ai suoi occhi e ci invita a prendere parte al progetto
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d‟amore che ha sull‟umanità e sul creato. Si rivolge a me, a te come si
è rivolto a Isaia, a Maria, a Pietro, e ogni volta ci domanda: "Chi
manderò?" Lui, che è Dio, ci dà fiducia e ci invita ad essere suoi
collaboratori. Con il nostro "sì", che ripete il "sì" di Isaia, di Maria e di
una moltitudine di cristiani che ci hanno preceduto, possiamo metterci
a sua disposizione.
Dicendo di sì ad ogni suo desiderio, a quello che mi fa capire giorno per
giorno, ogni mia azione, anche la più piccola, anche quella che può
sembrare insignificante, acquista valore, diventa importante,
contribuisce all‟avvento del Regno di Dio, alla fratellanza universale.
Se Isaia si fosse fermato a considerare la propria indegnità o i propri
limiti avrebbe continuato a ripetere: "Sono un uomo dalle labbra
impure". A Maria sembrava impossibile diventare Madre di Dio, tanto
era straordinario l‟annuncio che le veniva rivolto. Per l‟apostolo Pietro,
quando si sentì chiamato da Gesù, fu spontaneo rispondere:
"Allontanati da me che sono un peccatore".
Con la sua chiamata, Dio ci dà anche la capacità di attuare la missione
che ci affida: "Nulla è impossibile a Dio". A Isaia sono purificate le
labbra perché possa parlare a nome di Dio. Maria è colmata dalla
presenza dello Spirito Santo e dalla potenza dell‟Altissimo. Pietro è
sostenuto, nella
sua missione di essere "roccia", dalla preghiera stessa di Gesù. Ad ogni
nostro "sì" seguiranno tutte le grazie per compiere qualsiasi compito ci
è richiesto dalla volontà di Dio.
DOMENICA 16 LUGLIO: 15^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
B
Una scheggia di preghiera:
OPERA IN ME E ATTRAVERSO DI ME LA TUA SALVEZZA, SIGNORE
Ricordiamo: LA BEATA VERGINE MARIA DEL MONTE CARMELO
Alcuni eremiti cristiani dei XII secolo presero dimora su questa
montagna della Galilea dove già Elia aveva proclamato la sua fede
nell’unico Dio. Questi monaci divenuti poi i Carmelitani, presero Maria
come modello, colei che non si stancava di meditare il mistero di suo
Figlio.
Parola di Dio: Am 7,12-15; Sal 84; Ef 1,3-14; Mc 6,7-13
Vangelo Mc 6, 7-13
Dal vangelo secondo Marco
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In quel tempo, Gesù chiamò i Dodici, ed incominciò a mandarli a
due a due e diede loro potere sugli spiriti immondi. E ordinò loro che,
oltre al bastone, non prendessero nulla per il viaggio: né pane, né
bisaccia, né denaro nella borsa; ma, calzati solo i sandali, non
indossassero due tuniche. E diceva loro: "Entrati in una casa,
rimanetevi fino a che ve ne andiate da quel luogo. Se in qualche luogo
non vi riceveranno e non vi ascolteranno, andandovene, scuotete la
polvere di sotto ai vostri piedi, a testimonianza per loro". E partiti,
predicavano che la gente si convertisse, scacciavano molti demoni,
ungevano di olio molti infermi e li guarivano. Parola del Signore
“GESU‟ CHIAMO‟ I DODICI E COMINCIO‟ A MANDARLI…”. (Mc. 6,7)
Quali sono le condizioni per realizzare la missione a cui sono mandati
gli apostoli e noi? Mi sembra di poterle riassumere così: la prima
condizione è un gesto comunitario, andare due a due.
L‟evangelizzazione non è mai un fatto strettamente personale,
individualistico ma il frutto di una comunione vissuta con il Signore e
fra noi. La Parola che dobbiamo annunciare non è nostra, ma della
Chiesa che l‟ha ricevuta da Gesù a cui nulla si può aggiungere o
togliere. Una seconda condizione è la povertà. Il bagaglio dei missionari
che è ridotto all‟osso è segno di grande libertà nei confronti delle cose e
delle persone. Il missionario non può e non deve fare affidamento sui
mezzi umani ma abbandonarsi alla potenza del Vangelo e dello Spirito,
usando mezzi poveri e umili perché meglio rifulga la grandezza di Dio,
l‟unico che salva. Spesso i nostri progetti umani, i nostri calcoli, i mezzi
mondani sono ostacolo alla diffusione della parola del Signore. Essere
poveri non vuol dire non avere niente ma essere docili allo Spirito che
guida la Chiesa e l‟umanità dove e come vuole.
Un'altra condizione per una buona missione è ancora quella della
serenità anche nei momenti più difficili, anche quando non siamo
compresi anzi siamo rifiutati, scacciati. E‟ proprio il momento di fare
come ha fatto Gesù che. scacciato dalla sinagoga di Nazareth non si è
messo a piangersi addosso, ma ha portato se stesso, il suo messaggio
a tutti gli altri villaggi dei dintorni
LUNEDI’ 17 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
TU CHE CONOSCI LE INTENZIONI DEI CUORI, ABBI MISERICORDIA DI
NOI
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Tra i santi di oggi ricordiamo: DONATA, Santa, Martire
Fu martire a Cartagine (180 circa), fa parte del gruppo dei martiri detti
Scillitani.
Parola di Dio: Is 1,10-17; Sal 49; Mt 10,34-11,1
1^ Lettura Is 1, 10-17
Dal libro del profeta Isaia.
Udite la parola del Signore, voi capi di Sodoma; "Che m'importa dei
vostri sacrifici senza numero?" dice il Signore. "Sono sazio degli
olocausti di montoni e del grasso di giovenchi; il sangue di tori e di
agnelli e di capri io non lo gradisco. Quando venite a presentarvi a me,
chi richiede da voi che veniate a calpestare i miei atri? Smettete di
presentare offerte inutili, l'incenso è un abominio per me; noviluni,
sabati, assemblee sacre, non posso sopportare delitto e solennità. I
vostri noviluni e le vostre feste io detesto, sono per me un peso; sono
stanco di sopportarli. Quando stendete le mani, io allontano gli
occhi da voi. Anche se moltiplicate le preghiere, io non ascolto. Le
vostre mani grondano sangue. Lavatevi, purificatevi, togliete il male
delle vostre azioni dalla mia vista. Cessate di fare il male, imparate a
fare il bene, ricercate la giustizia, soccorrete l'oppresso, rendete
giustizia all'orfano, difendete la causa della vedova". Parola di Dio
“QUANDO STENDETE LE MANI, IO ALLONTANO GLI OCCHI DA VOI… LE
VOSTRE MANI GRONDANO SANGUE”. (Is. 1,15)
Il Signore oggi, particolarmente attraverso il brano di Isaia e anche il
salmo ci permette di fare un po‟ di esame di coscienza. E' il Signore che
mette in evidenza una delle piaghe dell'uomo, quella dell'ipocrisia. Nel
nostro mondo ci sono tante forme di ipocrisia ma quella religiosa è la
più grande perché ha quasi la pretesa di poter ingannare Dio. C'è
quella tipica dei farisei stigmatizzati da Gesù nel Vangelo: "Dicono e
non fanno... pongono gravi pesi sulle spalle degli altri e non li spostano
neppure con un dito"; c‟è quella di certi preti che, per gli altri, credono
più all'osservanza di tutte le norme del diritto canonico che alla
misericordia del Vangelo. Ci sono certi cristiani che puntano volentieri il
dito accusatore e gridano allo scandalo ma poi si permettono ogni
libertà trovando facili giustificazioni al loro agire. C'è chi parla di
misericordia e poi non la applica né a se stesso né agli altri. C‟è chi
pensa di comprarsi Dio con un po‟ di preghiere o con qualche offerta…
E‟ poi molto facile riempirsi la bocca di Bibbia, di teologia; fa fine,
impegnato, culturale. E‟ anche molto facile dire agli altri come devono
comportarsi, sdottorarsi su ogni cosa. Ma quello che affermiamo, che
indichiamo agli altri, è fondamento della nostra vita?
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Mi diceva un giovane:“Sono stufo di sentire i miei genitori, voi preti
dirmi che cosa devo fare. Lo so anch‟io che cosa dovrei fare e come
dovrei comportarmi. Vorrei trovare qualcuno che mi incoraggi, e
soprattutto che mi dimostri con la sua vita che è possibile vivere ciò
che mi si insegna”.
MARTEDI’ 18 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
GRAZIE, SIGNORE!
Tra i santi di oggi ricordiamo: EMILIANO DI DUROSTORUM, Santo,
Martire
Durante la persecuzione di Giuliano, Emiliano per affermare
maggiormente la propria fede si diede da fare per distruggere altari e
simulacri pagani. Venne arrestato, torturato e poi arso vivo a
Durostorum nella Mesia.
Parola di Dio: Is 7,1-9; Sal 47; Mt 11,20-24
Vangelo Mt 11, 20-24
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù si mise a rimproverare le città nelle quali
aveva compiuto il maggior numero di miracoli, perché non si
erano convertite: "Guai a te, Corazin! Guai a te, Betsàida. Perché, se a
Tiro e a Sidone fossero stati compiuti i miracoli che sono stati fatti in
mezzo a voi, gia da tempo avrebbero fatto penitenza, ravvolte nel
cilicio e nella cenere. Ebbene io ve lo dico: Tiro e Sidone nel giorno del
giudizio avranno una sorte meno dura della vostra. E tu, Cafarnao,
sarai forse innalzata fino al cielo? Fino agli inferi precipiterai! Perché, se
in Sòdoma fossero avvenuti i miracoli compiuti in te, oggi ancora essa
esisterebbe! Ebbene io vi dico: Nel giorno del giudizio avrà una sorte
meno dura della tua!". Parola del Signore
"GESU' SI MISE A RIMPROVERARE LE CITTA' NELLE QUALI AVEVA
COMPIUTO IL MAGGIOR NUMERO DI MIRACOLI". (Mt. 11,20)
Queste maledizioni che Gesù lancia, sono la contropartita delle
“beatitudini” che Gesù ha pronunciato in altre circostanze. Le città che
si affacciavano sul lago di Tiberiade erano state quelle che avevano
avuto maggiori occasioni di ascoltare la parola di Gesù, di vedere i suoi
miracoli. Avrebbero dunque dovuto rispondere maggiormente a questi
doni di grazia: questa sarebbe stata la loro “beatitudine”. Esse, invece,
29
hanno rifiutato Gesù. La benedizione si trasforma in maledizione:
“Maledetti coloro che non ascoltano la Parola di Dio...” “Maledetto tu
che non sai cogliere i doni di Dio, i segni che Lui ti fa per parlarti”.
Se oggi Gesù dovesse mettersi a fare dei rimproveri per l‟incredulità,
penso ci saremmo noi occidentali in cima all‟elenco delle persone
beneficate che non si sono convertite, Infatti noi deriviamo da una
cultura a sfondo cristiano, abbiamo avuto opportunità materiali e
concrete di incontrare Gesù, di leggere la Bibbia, di seguire il
catechismo, di ricevere i sacramenti... In che misura rispondiamo?
Se guardiamo nella globalità siamo una società “cristiana” ma atea
praticante; siamo coloro che hanno ricevuto l‟insegnamento dell‟amore
e che con le leggi dell‟economia soffochiamo i popoli della fame.
A un dono maggiore corrisponde maggiore responsabilità. Se noi con
verità guardiamo alla nostra vita dobbiamo veramente dire con Maria
che “Dio ci ha visitato ed ha fatto cose grandi per noi”. Quanti doni! Da
quelli umani della vita, della salute... a quelli spirituali: quanta Parola di
Dio, quanti sacramenti... quanta pazienza con noi, quanto perdono! E
la nostra risposta c‟è? Ancora un pensiero di Chesterton: Si ringraziano
gli amici che ci regalano una scatola di sigari o un paio di pantofole per
il compleanno. Posso io non ringraziare Qualcuno che per il mio primo
genetliaco mi ha regalato la vita?
MERCOLEDI’ 19 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
RENDICI UMILI E SEMPLICI, O SIGNORE, PERCHE‟ POSSIAMO
INCONTRARTI
Tra i santi di oggi ricordiamo: AMBROGIO AUTPERTO, Santo, Monaco
Era nato in Gallia, probabilmente in Provenza sul principio dell’ VIII
secolo, ebbe una curata educazione e fu ufficiale alla corte di Pipino il
Breve. Sentì però di essere chiamato alla vita monacale, fu ordinato
sacerdote nel 761 ed entrò nel monastero benedettino di San Vincenzo
al Volturno nel ducato di Benevento di cui divenne anche abate per un
breve tempo. Uomo di grande cultura scrisse un commento alla
Apocalisse, opere di ascetica, biografie, lettere, omelie. Morì il 30
gennaio del 784.
Parola di Dio: Is 10,5-7.13-16; Sal 93; Mt 11,25-27
Vangelo Mt 11, 25-27
Dal vangelo secondo Matteo
30
In quel tempo Gesù disse: "Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e
della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e
agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così
è piaciuto a te. Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il
Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui
al quale il Figlio lo voglia rivelare". Parola del Signore
“TI BENEDICO O PADRE PERCHE‟ HAI TENUTO NASCOSTE QUESTE
COSE AI SAPIENTI E INTELLIGENTI E LE HAI RIVELATE AI PICCOLI.”
(Mt. 11,25)
In questa preghiera di lode così spontanea di Gesù c‟è una grande
attenzione per i semplici e per i piccoli.
Il mondo è dei forti, dei potenti, dei prepotenti. I semplici sono perdenti
in partenza. I semplici (qualche volta inteso come i „sempliciotti‟)
servono solo in un caso, quando possono fare da base, da piedistallo ai
potenti (pensate a come tutte le forme di potere, comprese quelle
religiose, hanno manipolato i poveri, le folle, per ottenere poi, proprio
sulla loro pelle, ciò che volevano).
Quando Gesù parla dei piccoli e dei semplici non parla di „sempliciotti‟ o
di persone da manipolare, ma vuol farci capire che nel Mistero (di Dio,
della vita, della sofferenza…) si entra solo attraverso la semplicità.
Essere semplici vuol dire essere veri, liberi, non fare calcoli, sapersi
accontentare. Aperto ad ogni situazione, l‟uomo semplice non ha
privilegi da custodire per suo conto. Il semplice non è orgoglioso, sa
perdere con dignità, riconosce volentieri gli errori commessi, sa
chiedere e ringrazia tutti coloro che con i loro consigli lo aiutano. Non
ha ricette preconfezionate, non vuole apparire, non si avvilisce davanti
a cose che potrebbero smontarlo. Il Padre ama questi uomini i quali,
senza usare la bacchetta magica, vincono quanti si dicono sapienti ed
intelligenti perché conoscono le cose nascoste di Dio.
Attenzione invece alla falsa umiltà. Ecco come ne parla san Francesco
di Sales:
Spesso diciamo che non siamo nulla, anzi che siamo la miseria in
persona, la spazzatura del mondo; ma resteremmo molto male se ci
prendessero alla lettera e se ci considerassero in pubblico secondo
quanto diciamo. E' proprio il contrario: fingiamo di fuggire e di
nasconderci solo perché ci inseguano e ci cerchino; dimostriamo di
voler essere gli ultimi, seduti proprio all'ultimo angolino della tavola,
ma soltanto per passare con grande onore a capotavola. L'umiltà vera
non finge di essere umile, a fatica dice parole di umiltà. Non
abbassiamo gli occhi senza umiliare il cuore; non giochiamo a fare gli
ultimi se non intendiamo esserlo per davvero...
31
GIOVEDI’ 20 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
SOLO IN TE IL MIO CUORE TROVA PACE
Tra i santi di oggi ricordiamo: EPAFRA, Santo
Probabilmente era originario dello stesso paese di Paolo, Tarso. Visse
nel I secolo. Dopo aver predicato il Vangelo ai Colossesi, condivise la
prigionia a Roma con san Paolo, che, secondo la tradizione, lo consacrò
vescovo di Colossi. Ritornato in Asia, evangelizzò le città di Laodicea e
di Gerapoli. Le sue reliquie sono conservate a Roma nella basilica di
Santa Maria Maggiore.
Parola di Dio: Is 26,7-9.12.16-19; Sal 101; Mt 11,28-30
Vangelo Mt 11, 28-30
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse: "Venite a me, voi tutti, che siete
affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di
voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete
ristoro per le vostre anime. Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico
leggero". Parola del Signore
"VENITE A ME VOI TUTTI CHE SIETE AFFATICATI E OPPRESSI E IO VI
RISTORERO' ". (Mt. 11,28)
Quanti inviti aperti o subdoli sentiamo ogni giorno: “Venite dal mago X,
vi svelerà il futuro”, “Venite a comprare i nostri sistemi, vincerete al
totocalcio”, “Venite nella nostra chiesa, vi assicuriamo il passaporto per
il cielo”...
C‟è poi chi ci offre a buon prezzo la soluzione per ogni nostro
problema:”Mangia così, vestiti in quel modo. Compra questo e sarai
felice”. Quanti inviti più o meno sinceri e veritieri sentiamo ogni giorno!
Anche Gesù ci invita “Venite a me voi che siete affaticati e oppressi”.
Non vuole prenderci niente di nostro, anzi ci invita a portargli le nostre
fatiche, ansie, paure... Non si spaventa neanche dei nostri peccati, se li
carica sulle sue spalle. E quante sono le persone „„affaticate e oppresse”
sia al tempo di Gesù che ai nostri giorni! Angariati dai potenti, guardati
con sufficienza da coloro che si sentono sapienti; malati, poveri che
faticano a vivere, trascurati, persone sole...
Che cosa offre Gesù a queste persone e a tutti coloro che si rivolgono a
Lui? Non la facile soluzione ai problemi materiali. Gesù dà se stesso, la
sua vita, la pace di Dio e il suo perdono, la fratellanza in Lui, le
promesse di eternità. Quel “vi ristorerò” significa sapere che in mezzo
32
alle povertà degli uomini, uno sa di non essere abbandonato, sa di
avere Dio che, vedendo tutto, consola il cuore. Se noi ci rendiamo
conto di essere poveri e bisognosi, di non essere autosufficienti, se
sentiamo il bisogno di essere salvati e perdonati: ecco il cuore di Gesù
che ci accoglie. Vuole donarci se stesso, la sua pace, le sue promesse.
E se per seguirlo c‟è un giogo da assumerci, questo è dolce e soave
perché prima l‟ha già portato Lui.
VENERDI’ 21 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
LA NOSTRA VERA LIBERTA‟ SEI TU, O SIGNORE GESU‟
Tra i santi di oggi ricordiamo: ARBOGASTO, Santo, Vescovo
Arbogasto scelse in un primo tempo la strada dell’eremitaggio, ma
venne scelto come vescovo di Strasburgo nel 550 circa. Attualmente è
patrono della diocesi.
Parola di Dio: Is 38,1-6.21-22; 39,7-8; Cantico da ls 38; Mt 12,1-8
Vangelo Mt 12, 1-8
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù passò tra le messi in giorno di sabato, e i suoi
discepoli ebbero fame e cominciarono a cogliere spighe e le
mangiavano. Ciò vedendo, i farisei gli dissero: "Ecco, i tuoi discepoli
stanno facendo quello che non è lecito fare in giorno di sabato". Ed egli
rispose: "Non avete letto quello che fece Davide quando ebbe fame
insieme ai suoi compagni? Come entrò nella casa di Dio e mangiarono i
pani dell'offerta, che non era lecito mangiare né a lui né ai suoi
compagni, ma solo ai sacerdoti? O non avete letto nella Legge che nei
giorni di sabato i sacerdoti nel tempio infrangono il sabato e tuttavia
sono senza colpa? Ora io vi dico che qui c'è qualcosa più grande del
tempio. Se aveste compreso che cosa significa: Misericordia io voglio e
non sacrificio, non avreste condannato individui senza colpa. Perché il
Figlio dell'uomo è signore del sabato". Parola del Signore
“IL FIGLIO DELL‟ UOMO E‟ SIGNORE DEL SABATO”. (Mt 12,8)
Ci possono sembrare molto lontane da noi le discussione tra i farisei e
Gesù sull‟osservanza del sabato ebraico, invece Gesù, attraverso
queste discussioni vuole portarci a riconoscere che il nostro rapporto
con Dio non è il culto con tutte le sue prescrizioni ma la misericordia
che si manifesta nelle opere d‟amore verso i bisognosi. Gesù è il figlio
33
dell‟uomo, signore del sabato, cioè è lui l‟inviato di Dio autorizzato a
dirci cosa Dio vuole o non vuole, che cosa è più importante o meno
importante. Per Dio la realtà più importante è l‟uomo. L‟uomo è più
importante del tempio e più importante del sabato.
I farisei di allora e quelli di tutti i tempi partivano da un principio che
sembra assolutamente giusto, ma che è completamente sbagliato: Dio
è superiore all‟uomo, quindi prima viene l‟onore di Dio, poi il bene
dell‟uomo. A questo ragionamento soggiace la convinzione che l‟onore
di Dio, che è amore, possa trovarsi in conflitto col bene dell‟uomo. La
gloria di Dio, invece, è sempre il bene dell‟uomo. La signoria di Dio,
padrone del sabato, si manifesta nell‟amore e quindi la vera osservanza
del sabato deve essere una celebrazione dell‟amore di Dio per l‟uomo e
dell‟uomo verso il suo simile.
La religione non consiste nell‟osservanza arida e ossessiva della legge,
ma nell‟accogliere la misericordia di Dio e nel donarla agli altri. I farisei
non hanno misericordia verso i discepoli di Gesù che hanno fame. La
misericordia che si preoccupa della fame del prossimo è più importante
del sacrificio, cioè dell'osservanza puramente letterale della legge del
sabato.
Il comandamento dell‟amore è il criterio sul quale vanno valutati tutti
gli altri: o sono manifestazioni d‟amore o decadono.
SABATO 22 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
GESU‟, MAESTRO BUONO!
Tra i santi di oggi ricordiamo: GIUSEPPE DI SCITOPOLI, Santo
Era un Ebreo, nativo di Tiberiade che si era convertito al Cristianesimo.
Difese la fede contro gli Ariani e accolse Sant’Eusebio di Vercelli quando
fu esiliato da Costanzo. Morì dopo il 356.
Parola di Dio nella festa di santa Maria Maddalena:
Ct 3,1-4 opp. 2Cor 5,14-17; Sal 62; Gv 20,1.11-18
Vangelo Gv 20, 1. 11-18
Dal vangelo secondo Giovanni
Nel giorno dopo il sabato, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di buon
mattino, quand'era ancora buio, e vide che la pietra era stata ribaltata
dal sepolcro. Maria invece stava all'esterno vicino al sepolcro e
piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli
in bianche vesti, seduti l'uno dalla parte del capo e l'altro dei piedi,
34
dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: "Donna,
perché piangi?". Rispose loro: "Hanno portato via il mio Signore e non
so dove lo hanno posto". Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù che
stava lì in piedi; ma non sapeva che era Gesù. Le disse Gesù: "Donna,
perché piangi? Chi cerchi?". Essa, pensando che fosse il custode del
giardino, gli disse: "Signore, se l'hai portato via tu, dimmi dove lo hai
posto e io andrò a prenderlo". Gesù le disse: "Maria!". Essa allora,
voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: "Rabbunì!", che
significa: Maestro! Gesù le disse: "Non mi trattenere, perché non
sono ancora salito al Padre; ma và dai miei fratelli e dì loro: Io salgo al
Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro". Maria di Magdala andò
subito ad annunziare ai discepoli: "Ho visto il Signore» e anche ciò che
le aveva detto". Parola del Signore
“MARIA GLI DISSE IN EBRAICO: RABBUNI‟! CHE SIGNIFICA:
MAESTRO!”. (Gv. 20,16)
Su Maria Maddalena, iconografia, letteratura e quant'altro si sono
sbizzarriti nel delineare il personaggio, spesso confondendolo con altre
Marie dei vangeli, senza contare i personaggi moderni che, rifacendosi
a testi gnostici su cui nessun critico darebbe una lira in quanto a
valutazione storica, hanno voluto prendere questa figura per farla
diventa o “L‟ultima tentazione di Cristo” o la morbosa amante di Gesù
del Codice da Vinci. Oggi, la liturgia ce la presenta nella scena del
“giorno dopo il sabato”, tratteggiata nel vangelo di Giovanni. È un
momento pieno di pathos e di drammaticità, in cui pianto, dolore,
ricerca, delusione, gioia si mescolano a formare un quadro quanto mai
realistico. L‟incontro di Gesù con la Maddalena e l‟annuncio fatto dalla
donna ai fratelli, contengono un grande messaggio per il discepolo di
ogni tempo: il Signore è vivo e ognuno deve cercarlo in un cammino di
fede, sicuro che, se farà la sua parte, il Signore non tarderà a venirgli
incontro e a farsi conoscere. Un monaco del XIII secolo descrive questo
incontro tra Cristo e Maria, mettendo sulla bocca di Gesù queste
parole: "Donna, perché piangi? Chi cerchi? Colui che tu cerchi, già lo
possiedi e non lo sai? Tu hai la vera ed eterna gioia e ancora tu piangi?
Questa gioia è nel più intimo del tuo essere e tu ancora la cerchi al di
fuori? Tu sei là, fuori, a piangere presso la tomba: Il tuo cuore è la mia
tomba. E lì io non sto morto, ma riposo vivo per sempre. La tua anima
è il mio giardino. Avevi ragione di pensare che io fossi il giardiniere. Io
sono il nuovo Adamo. Lavoro nel mio paradiso e sorveglio tutto ciò che
qui accade. Le tue lacrime, il tuo amore, il tuo desiderio, tutte queste
cose sono opera mia. Tu mi possiedi nel più intimo di te stessa senza
saperlo ed è per questo che tu mi cerchi fuori. E‟ dunque anche fuori
35
che io ti apparirò, e così ti farò ritornare in te stessa, per farti trovare
nell‟intimo del tuo essere colui che tu cerchi altrove".
DOMENICA 23 LUGLIO: 16^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
B
Una scheggia di preghiera:
GESU‟, IL NOSTRO CUORE NON HA PACE FINCHE‟ NON RIPOSA IN TE
Tra i santi di oggi ricordiamo: VODINO, Santo, Arcivescovo di Londra
E’ il quindicesimo arcivescovo di Londra. Fu messo a morte nel 436
perché aveva proibito al re di Bretagna, già sposato, di prendere in
moglie un’altra donna.
Parola di Dio: Ger 23,1-6; Sal 22; Ef 2,13-18; Mc 6,30-34
Vangelo Mc 6, 30-34
Dal vangelo secondo Marco
In quel tempo, gli apostoli si riunirono attorno a Gesù e gli riferirono
tutto quello che avevano fatto e insegnato. Ed egli disse loro: "Venite
in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po'". Era infatti
molta la folla che andava e veniva e non avevano più neanche il tempo
di mangiare. Allora partirono sulla barca verso un luogo solitario, in
disparte. Molti però li videro partire e capirono, e da tutte le città
cominciarono ad accorrere là a piedi e li precedettero. Sbarcando, vide
molta folla e si commosse per loro, perché erano come pecore senza
pastore, e si mise a insegnare loro molte cose. Parola del Signore
“VENITE IN DISPARTE IN UN LUOGO SOLITARIO E RIPOSATEVI UN PO‟
“. (Mc. 6,31)
La riflessione di oggi, la prendo, una fra le tante, da un commento che
un caro amico laico propone tutte le settimane ad altri amici, laici e
preti sulla liturgia domenicale. Ecco quanto scriveva a proposito di
dell‟invito di Gesù a riposare in Lui.
Il termine evoca l‟idea di “posare di nuovo” o meglio di “posare con
continuità”, come ci suggerisce l‟etimologia. Quasi a ricordare che il
“riposare” con Cristo è “posare con costanza” sulla roccia che è l‟origine
della nostra attività. Il riposo che ci indica Gesù potrebbe allora
essere:
il ritorno alla “fonte” che spesso ignoriamo o abbiamo addirittura
scordato;
36
un modo per cercare di metterci al corrente degli aggiornamenti ai
progetti di Dio;
uno stare con Gesù per ritornare, poi, tra i fratelli più pieni di Lui e
più svuotati di “noi”;
una via per rivalutare noi stessi e gli altri come fratelli, evitando di
pensarci come “macchine per fare”;
la vicinanza al Maestro che ci fa prendere coscienza graduale dei
nostri limiti e dei nostri talenti,
l‟occasione per confrontarsi con Lui sugli “esiti” della nostra attività
e del nostro servizio alla comunità;
l‟opportunità per dare un taglio a ciò che non serve, ma ci porta via
un sacco di tempo e di energie;
una necessità vitale per non permettere al “fare” di svuotare
l‟”essere”;
la verità del nostro guardare in faccia al senso della vita, senza
troppe distrazioni e deviazioni;
una possibilità per far tirare il fiato anche a chi è coinvolto insieme
a noi e ci sta facendo capire da tempo che è “stanco, affaticato,
oppresso”;
un‟occasione per verificare nelle nostre condizioni di età, salute,
risorse... “quanti chilometri facciamo con un litro”;
la bellezza e la gioia di sostare insieme a Colui che ci ama come
nessun altro è capace di fare!
LUNEDI’ 24 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
DONAMI, GESU‟, DI VEDERTI NEI FRATELLI
Tra i santi di oggi ricordiamo: DONATO DA URBINO, Beato,
Francescano
Donato, nato ad Urbino nel XV secolo, era figlio di avvocato .Il padre lo
trasferì a Padova a completare gli studi presso quella famosa
Università, dove poi conseguì il titolo di Dottore in Medicina. Decise
però di entrare tra i Francescani dell’Osservanza, dove grazie ai suoi
meriti morali e spirituali e alla sua cultura, fu nominato per ben cinque
volte Ministro della Provincia Marchigiana. Si spense nel 1504 nel
convento francescano di S. Bernardino di Urbino
Parola di Dio: Mi 6,1-4.6-8; Sal 49; Mt 12,38-42
1^ Lettura Mi 6, 1-4. 6-8
37
Dal libro del profeta Michea.
Ascoltate ciò che dice il Signore: "Su, fa lite con i monti e i colli
ascoltino la tua voce! Ascoltate, o monti, il processo del Signore e
porgete l'orecchio, o perenni fondamenta della terra, perché il Signore
è in lite con il suo popolo, intenta causa con Israele. Popolo mio, che
cosa ti ho fatto? In che cosa ti ho stancato? Rispondimi. Forse perché ti
ho fatto uscire dall'Egitto, ti ho ridi schiavitù e ho mandato davanti a te
Mosè, Aronne e Maria? Popolo mio, ricorda le trame di Balàk re di
Moab, e quello che gli rispose Bàlaam, figlio di Beor. Ricordati di quello
che è avvenuto da Sittìm a Gàlgala, per riconoscere i benefici del
Signore". Con che cosa mi presenterò al Signore, mi prostrerò al Dio
altissimo? Mi presenterò a lui con olocausti, con vitelli di un anno?
Gradirà il Signore le migliaia di montoni e torrenti di olio a miriadi? Gli
offrirò forse il mio primogenito per la mia colpa, il frutto delle mie
viscere per il mio peccato? Uomo, ti è stato insegnato ciò che è
buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia,
amare la pietà, camminare umilmente con il tuo Dio. Parola di Dio
“UOMO, TI È STATO INSEGNATO CIO' CHE È BUONO E CIO' CHE
RICHIEDE IL SIGNORE DA TE: PRATICARE LA GIUSTIZIA, AMARE LA
PIETA', CAMMINARE UMILMENTE CON IL TUO DIO”. (Mi. 6,8)
“Che cosa vuole Dio da me?” In tante occasioni ci facciamo questa
domanda e spesso stentiamo a capire e magari ci affanniamo ad
esprimere la nostra devozione moltiplicando le pratiche religiose,
imponendoci qualche sacrificio, ascoltando o facendo celebrare qualche
messa.
Ma il Signore non è un Dio che vuoI rubarci un po‟ di tempo o che goda
davanti a qualche preghiera, Lui ci chiede di amarlo nel concreto:
“praticare la giustizia”. Sono cose semplici da capire ma ardue da
vivere. Il Signore non vuole qualcosa da noi, vuole noi! Ma se vuole noi
è solo per il nostro bene. Solo così noi realizziamo in pieno la nostra
vita: diamo a Dio il giusto culto e ai fratelli il regno di Dio. A questo
proposito ecco un brano, un po‟ lungo ma molto significativo di san
Giovanni Crisostomo:
Vuoi onorare il corpo di Cristo? Non permettere che sia oggetto di
disprezzo nelle sue membra, cioè nei poveri, privi di panni per coprirsi.
Non onorarlo qui in chiesa con stoffe di seta, mentre fuori lo trascuri
quando soffre per il freddo e la nudità. Colui che ha detto: "Questo è il
mio corpo", confermando il fatto con la parola, ha detto anche: "Mi
avete visto affamato e non mi avete dato da mangiare" e "ogni volta
che non avete fatto queste cose a uno dei più piccoli fra questi, non
l'avete fatto neppure a me". Il corpo di Cristo che sta sull'altare non ha
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bisogno di mantelli, ma di anime pure; mentre quello che sta fuori ha
bisogno di molta cura. Impariamo dunque a pensare e a onorare Cristo
come egli vuole. Infatti l'onore più gradito, che possiamo rendere a
colui che vogliamo venerare, è quello che lui stesso vuole, non quello
escogitato da noi.
Che vantaggio può avere Cristo se la mensa del sacrificio è piena di
vasi d'oro, mentre poi muore di fame nella persona del povero? Prima
sazia l'affamato, e solo in seguito orna l'altare con quello che rimane.
Gli offrirai un calice d'oro e non gli darai in bicchiere d'acqua? che
bisogno c'è di adornare con veli d'oro il suo altare, se poi non gli offri il
vestito necessario? che guadagno ne ricava egli? Dimmi: se vedessi
uno privo del cibo necessario e, senza curartene, adornassi d'oro solo
la sua mensa, credi che ti ringrazierebbe, o piuttosto non s'infurierebbe
contro di te? e se vedessi uno coperto di stracci e intirizzito dal freddo,
e, trascurando di vestirlo, gli innalzassi colonne dorate, dicendo che lo
fai in suo onore, non si riterrebbe forse di essere beffeggiato e insultato
in modo atroce? Pensa la stessa cosa di Cristo, quando va errante e
pellegrino, bisognoso di un tetto. Tu rifiuti di accoglierlo nel pellegrino e
adorni invece il pavimento, le pareti, le colonne e i muri dell'edificio
sacro. Attacchi catene d'argento alle lampade, ma non vai a visitarlo
quando lui è incatenato in carcere. Dico questo non per vietarvi di
procurare tali addobbi e arredi sacri, ma per esortarvi a offrire, insieme
a questi, anche il necessario aiuto ai poveri, o, meglio, perché questo
sia fatto prima di quello. Nessuno è mai stato condannato per non aver
cooperato ad abbellire il tempio, ma chi trascura il povero è destinato
alla geenna, al fuoco inestinguibile e al supplizio con i demoni. Perciò,
mentre adorni l'ambiente per il culto, non chiudere il tuo cuore al
fratello che soffre. Questo è il tempio vivo più prezioso di quello.
MARTEDI’ 25 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
DELLA TUA GRAZIA E‟ PIENO IL MIO CUORE
Tra i santi di oggi ricordiamo: ANTONIO LUCCI, Beato, Vescovo
Angelo Nicola Lucci nacque il 2 agosto 1682 in Agnone. Nel 1698 compì
ad Isernia la professione tra i Minori Conventuali assumendo il nome di
Antonio. dedicò tutta la sua vita allo studio, all’insegnamento, alla
predicazione. Il 7 febbraio 1729 divenne vescovo di Bovino in Puglia.
Nel suo governo pastorale ebbe a cuore soprattutto la riorganizzazione
religiosa, culturale e sociale della diocesi. Ma soprattutto fu un esempio
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di grande carità e di amore per i poveri per i quali dava via tutto
quanto aveva. Morì la mattina del 25 luglio 1752.
Parola di Dio nella festa di san Giacomo apostolo: 2Cor 4,7-15; Sal
125; Mt 20,20-28
1^ Lettura 2 Cor 4, 7-15
Dalla seconda lettera di san Paolo ai Corinti
Fratelli, noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché
appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da
noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo
sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti,
ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte
di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo.
Sempre infatti, noi che siamo vivi, veniamo esposti alla morte a causa
di Gesù, perché anche la vita di Gesù sia manifesta nella nostra carne
mortale. Di modo che in noi opera la morte, ma in voi la vita. Animati
tuttavia da quello stesso spirito di fede di cui sta scritto: Ho creduto,
perciò ho parlato, anche noi crediamo e perciò parliamo, convinti che
colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi con Gesù
e ci porrà accanto a lui insieme con voi. Tutto infatti è per voi, perché
la grazia, ancora più abbondante ad opera di un maggior numero,
moltiplichi l'inno di lode alla gloria di Dio. Parola di Dio
“FRATELLI NOI ABBIAMO UN TESORO IN VASI DI CRETA PERCHE‟
APPAIA CHE QUESTA POTENZA STRAORDINARIA VIENE DA DIO E NON
DA NOI”. (2 Cor. 4,7)
Quante volte anche noi avvertiamo di essere deboli come vasi di argilla
e scopriamo la nostra povertà, i limiti, l‟insufficienza davanti ai compiti
che ci sono affidati, l‟incapacità di rispondere pienamente alle esigenze
della nostra vocazione, l‟impotenza di fronte a situazioni che sono più
grandi di noi. Percepiamo inoltre inclinazioni e attrattive che ci
orientano più facilmente al male che al bene, alle quali facciamo fatica
a resistere per la debolezza della nostra volontà. Anche noi come Paolo
ci sentiamo vasi di creta.
Ci è facile riscontrare le stesse debolezze e fragilità anche nelle persone
che ci stanno accanto, in famiglia, così come nella comunità o nel
gruppo di cui facciamo parte.
Se guardassimo soltanto al vaso d‟argilla che siamo noi, ci sarebbe
proprio da scoraggiarsi. Ciò che invece vale, e su cui dobbiamo volgere
tutta l‟attenzione, è il tesoro che portiamo dentro! Paolo sapeva che il
suo vaso d‟argilla era abitato dalla luce di Cristo: era Cristo stesso a
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vivere in lui e questo gli dava l‟audacia di tutto osare per la diffusione
del suo Regno.
Anche noi possiamo sperimentare il tesoro infinito che, in quanto
cristiani, portiamo dentro di noi: è la Trinità Santissima. Mi guardo
dentro e scopro come un sole divino dentro di me.
Mi guardo attorno e anche negli altri, al di là del loro vaso di creta, che
subito mi appare davanti con evidenza, imparo a scorgere il tesoro che
portano dentro. Non mi fermo all‟apparenza esteriore. La luce della
Trinità che abita in noi, ci ha ricordato Giovanni Paolo Il, "va colta
anche sul volto dei fratelli che ci stanno accanto".
MERCOLEDI’ 26 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
SIGNORE, FA‟ CHE NON SIA DI OSTACOLO AI TUOI PROGETTI DI
AMORE
Tra i santi di oggi ricordiamo: TOMMASELLO DA PERUGIA, Beato
Nato a Perugia ed entrato giovanissimo tra i domenicani prese il nome
(con diminuitivo) da San Tommaso di Aquino. Uomo semplice fece vita
mortificata. Attorno a lui fiorirono diversi miracoli. Sembra sia morto a
soli 28 anni.
Parola di Dio: Ger 1,1.4-10; Sal 70; Mt 13,1-9
1^ Lettura Ger 1, 1. 4-10
Dal libro del profeta Geremia.
Parole di Geremia figlio di Chelkia, uno dei sacerdoti che dimoravano in
Anatòt, nel territorio di Beniamino. Mi fu rivolta la parola del Signore:
"Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu
uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta delle
nazioni". Rispose: "Ahimè, Signore Dio, ecco io non so parlare,
perché sono giovane". Ma il Signore mi disse: "Non dire: Sono
giovane, ma và da coloro a cui ti manderò e annunzia ciò che io ti
ordinerò. Non temerli, perché io sono con te per proteggerti". Oracolo
del Signore. Il Signore stese la mano, mi toccò la bocca e il Signore mi
disse: "Ecco, ti metto le mie parole sulla bocca. Ecco, oggi ti costituisco
sopra i popoli e sopra i regni per sradicare e demolire, per distruggere
e abbattere, per edificare e piantare". Parola di Dio
“RISPOSE GEREMIA: AHIME', SIGNORE DIO, ECCO IO NON SO
PARLARE, PERCHE' SONO GIOVANE”. (Ger. 1,6)
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Ci è facile oggi con il suggerimento di Geremia proseguire la riflessione
di ieri. E‟ istintivo per Geremia, davanti all‟incarico che Dio gli affida,
riconoscere la propria inadeguatezza e quindi protestare la propria
impreparazione. Siamo, come ci diceva S. Paolo, dei vasi di creta,
fragili, incaricati di portare cose preziose.
Come faccio, io peccatore, a testimoniare la fede? Come posso
amministrare, io povero prete bisognoso di misericordia, un
sacramento come quello della confessione? Non faccio più danno che
bene? Come faccio io, che non ho ancora capito la volontà di Dio ad
annunciare e a spiegare agli altri una Parola che mi supera?
Tutto vero, tutto reale, ma se Dio ti ha dato un incarico, fidati di Lui.
Ricordati sempre che il Regno è suo, non tuo. Non spaventarti perché è
Gesù che è morto sulla croce per donare la salvezza. Cerca solo di
fidarti e renderti disponibile, non mettere il bastone in mezzo alle ruote
allo Spirito Santo ma lascia che Lui ti porti dove vuole. Dio non ha
bisogno del tuo orgoglio, delle tue presunte qualità, ha bisogno della
tua povertà.
GIOVEDI’ 27 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
DISSETACI, SIGNORE, SORGENTE D‟ACQUA VIVA
Tra i santi di oggi ricordiamo: GIORGIO DI CORDOBA, Santo , Diacono
Era monaco di San Saba, in Palestina dove rimase per 27 anni. Fu poi
mandato in Africa e in Spagna dove fu arrestato e decapitato dai
Musulmani nell'’825.
Parola di Dio: Ger 2,1-3.7-8.12-13; Sal 35; Mt 13,10-17
Vangelo Mt 13, 10-17
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli e gli dissero: "Perché
parli loro in parabole?". Egli rispose: "Perché a voi è dato di conoscere i
misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Così a chi ha sarà
dato e sarà nell'abbondanza; e a chi non ha sarà tolto anche
quello che ha. Per questo parlo loro in parabole: perché pur vedendo
non vedono, e pur udendo non odono e non comprendono. E così si
adempie per loro la profezia di Isaia che dice: Voi udrete, ma non
comprenderete, guarderete, ma non vedrete. Perché il cuore di questo
popolo si è indurito, sono diventati duri di orecchi, e hanno chiuso gli
occhi, per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi e non
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intendere con il cuore e convertirsi, e io li risani. Ma beati i vostri occhi
perché vedono e i vostri orecchi perché sentono. In verità vi dico: molti
profeti e giusti hanno desiderato vedere ciò che voi vedete, e non lo
videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, e non l'udirono!". Parola del
Signore
“A CHI HA SARA‟ DATO E SARA‟ NELL‟ABBONDANZA; E A CHI NON HA
SARA‟ TOLTO ANCHE QUELLO CHE HA”. (Mt, 13,12)
Queste parole di Gesù mostrano chiaramente che l‟economia di Dio non
è come la nostra. I suoi calcoli sono sempre diversi dai nostri, come
quando, ad esempio, dà lo stesso compenso all‟operaio dell‟ultima ora
come a quello della prima. Per comprendere questo suo modo di agire
può essere utile ricordare un‟altra Parola simile, che riporta il Vangelo
di Luca: "Date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e
traboccante vi sarà versata nel grembo" (Lc 6,38). Nelle due frasi,
secondo la logica di Gesù, avere (a chi ha sarà dato) equivale a dare (a
chi dà sarà dato).
Potremmo allora leggere così la parola di oggi: a chi ha amore, a chi
vive nell‟amore, Dio dà la capacità di amare ancora di più, dà la
pienezza dell‟amore fino a farlo diventare come lui che è Amore. Sì, è
l‟amore che ci fa essere. Noi esistiamo perché amiamo. Se non
amassimo, e tutte quelle volte che non amiamo, non siamo, non
esistiamo ("sarà tolto anche quello che ha"). Allora non ci resta che
amare, senza risparmio. Solo così Dio si donerà a noi e con lui verrà la
pienezza dei suoi doni.
Diamo concretamente a chi ci sta attorno, sicuri che dando a lui diamo
a Dio; diamo sempre; diamo un sorriso, una comprensione, un
perdono, un ascolto; diamo la nostra intelligenza, la nostra
disponibilità; diamo il nostro tempo, i nostri talenti, le nostre idee, la
nostra attività; diamo le esperienze, le capacità, i beni per farne parte
ad altri, in modo che nulla si accumuli e tutto circoli. Il nostro dare apre
le mani di Dio che, nella sua provvidenza, ci riempie
sovrabbondantemente per poter dare ancora, e tanto, e ricevere
ancora, e poter così venire incontro alle smisurate necessità di molti.
VENERDI’ 28 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
APRI SIGNORE OCCHI, MENTE E CUORE PER ACCOGLIERTI NELLA TUA
PAROLA
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Tra i santi di oggi ricordiamo: ALBERTO PANDONI, Beato
Era bresciano di origine, ordinato sacerdote venne scelto dal Papa
Innocenzo come vescovo di Piacenza nel 1244. Amante della cultura
organizzò nella città una specie di Università. Avversò Federico II con le
sue mire accentratrici. Nel 1257 fu trasferito a Ferrara dove morì nel
1274.
Parola di Dio: Ger 3,14-17; Canto da Ger 31 ,10-13; Mt 13,18-23
Vangelo Mt 13, 18-23
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: "Voi dunque intendete la
parabola del seminatore: tutte le volte che uno ascolta la parola
del regno e non la comprende, viene il maligno e ruba ciò che è
stato seminato nel suo cuore: questo è il seme seminato lungo la
strada. Quello che è stato seminato nel terreno sassoso è l'uomo che
ascolta la parola e subito l'accoglie con gioia, ma non ha radice in sé ed
è incostante, sicché appena giunge una tribolazione o persecuzione a
causa della parola, egli ne resta scandalizzato. Quello seminato tra le
spine è colui che ascolta la parola, ma la preoccupazione del mondo e
l'inganno della ricchezza soffocano la parola ed essa non dà frutto.
Quello seminato nella terra buona è colui che ascolta la parola e la
comprende; questi dà frutto e produce ora il cento, ora il sessanta, ora
il trenta". Parola del Signore
“TUTTE LE VOLTE CHE UNO ASCOLTA LA PAROLA DEL REGNO E NON
LA COMPRENDE VIENE IL MALIGNO E RUBA CIO‟ CHE E‟ STATO
SEMINATO NEL SUO CUORE”. (Mt. 13,18)
Meditando oggi la parabola del seminatore viene facile chiederci se noi
davvero amiamo la parola e se davvero riusciamo a scrutare ciò che
essa ci vuole trasmettere. Attraverso questo non facile racconto penso
che comprendiamo che accogliere la parola non è solo conoscerla,
studiarla, esaminarla ma anche e soprattutto incontrarla viva in mezzo
a noi.
II comandante delle truppe d'occupazione disse al sindaco del paese di
montagna: “Siamo sicuri che state nascondendo un traditore nel vostro
paese. Se lei non ce lo consegna, tormenteremo lei e la sua gente con
ogni possibile mezzo”. Il paese nascondeva davvero un uomo che
sembrava buono e innocente ed era amato da tutti. Ma cosa poteva
fare il sindaco ora che era minacciato il benessere dell'intero paese?
Giornate di discussione al consiglio comunale non portarono ad alcuna
conclusione. Così, alla fine, il sindaco affrontò la questione con il prete
del paese. Il prete e il sindaco passarono tutta una notte ad esaminare
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le Scritture e alla fine trovarono una soluzione: “È meglio che un uomo
muoia e la nazione sia salva”.
Cosi il sindaco consegnò l'innocente alle forze d'occupazione,
pregandolo di perdonarlo. L'uomo disse che non c'era niente da
perdonare. Non voleva che il paese corresse rischi per causa sua. Egli
fu torturato crudelmente, finché le sue grida non risuonarono per tutto
il paese e infine fu giustiziato.
Vent'anni dopo un profeta passò per quel paese, andò diritto dal
sindaco e gli disse: “Cosa avete fatto? Quell'uomo era stato mandato
da Dio come salvatore di questo paese. E voi l'avete consegnato perché
fosse torturato e ucciso”. “Cosa potevo fare?”, si scusò il sindaco. “II
prete ed io abbiamo guardato le Scritture e abbiamo agito di
conseguenza”. “Questo è stato il vostro errore”, disse il profeta. “Avete
guardato le Scritture. Ma avreste anche dovuto guardare nei suoi
occhi”.
SABATO 29 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
TU, GESU‟, SEI LA LUCE DEL MONDO, CHI TI SEGUE AVRA‟ LA VITA
Tra i santi di oggi ricordiamo: FLORA, LUCILLA E COMPAGNI, Santi,
Martiri
Era una giovane che si era consacrata al Signore e fu martire a Roma,
insieme con Lucilla e altri, sotto Gallieno nel III secolo.
Parola di Dio nella festa di Santa Marta:
Pr 31,10-13.19-20.30-31; Sal 14; Lc 10,38-42 Oppure Gv 11,19-27
Vangelo Gv 11, 19-27
Dal Vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per
consolarle per il loro fratello. Marta dunque, come seppe che veniva
Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse
a Gesù: "Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!
Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la
concederà". Gesù le disse: "Tuo fratello risusciterà". Gli rispose Marta:
"So che risusciterà nell'ultimo giorno". Gesù le disse: "Io sono la
risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà;
chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?".
Gli rispose: "Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio
che deve venire nel mondo". Parola del Signore
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“IO SONO LA RISURREZIONE E LA VITA”. (Gv. 11,25)
Marta ha finalmente davanti a sé Gesù, il suo maestro. Egli sentite le
notizie della malattia di Lazzaro non si era precipitato di corsa. E‟
arrivato adesso che ormai Lazzaro è morto, ma nelle parole di questa
donna semplice concreta non c‟ è solo un muto rimprovero, ma anche
la certezza che ora che Gesù è qui succederà qualcosa di bello e
meraviglioso. In lei ci sono dunque dolore e speranza. E a questo Gesù
risponde con delle parole che devono essere la base della nostra fede:
“Io sono la risurrezione e la vita”. Anche Marta crede alla risurrezione
finale: “So che risusciterà nell'ultimo giorno”. Ma Gesù, le fa capire che
non deve attendere il futuro per sperare nella risurrezione dei morti.
Già adesso, nel presente, Egli è per tutti i credenti quella Vita divina,
ineffabile, eterna che non morirà mai. Certamente, Gesù con queste
parole non nega che ci sia la morte fisica. Ma essa non implicherà la
perdita della Vita vera. La morte resterà per noi, come per tutti,
un'esperienza unica, fortissima e forse temuta. Ma non significherà più
il non senso di un'esistenza, non sarà più l'assurdo, il fallimento della
vita, la nostra fine. Perché questo diventi realtà per noi occorre però
credere. Gesù, infatti, nell'episodio della risurrezione di Lazzaro,
parlando a Marta ha precisato: “Chi crede in me, anche se muore
vivrà”. “Credere”, qui è un fatto molto serio, molto importante: non
implica solo accettare le verità annunciate da Gesù, ma aderirvi con
tutto l'essere. Per avere questa vita, dobbiamo dunque dire il nostro si
a Cristo. E ciò significa adesione alle sue parole, ai suoi comandi:
viverli. Ricordiamolo: Gesù lo ha confermato: “Se uno osserva la mia
parola, non vedrà la morte in eterno”.
DOMENICA 30 LUGLIO: 17^ DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO
B
Una scheggia di preghiera:
APRI LA TUA MANO O SIGNORE, E SAZIA OGNI VIVENTE
Tra i santi di oggi ricordiamo: CAPREOLO, Santo Vescovo
Fu Vescovo di Cartagine dal 430. Combatté il pelagianesimo e il
nestorianesimo. Fu un Vescovo deciso e fermo. Morì nel 437 o il 22 o il
30 luglio.
Parola di Dio: 2 Re4,42-44; Sal 144; Ef 4,1-6; Gv 6,1-15
Vangelo Gv 6, 1-15
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Dal vangelo secondo Giovanni
In quel tempo, Gesù andò all'altra riva del mare di Galilea, cioè di
Tiberiade, e una grande folla lo seguiva, vedendo i segni che faceva
sugli infermi. Gesù salì sulla montagna e là si pose a sedere con i suoi
discepoli. Era vicina la Pasqua, la festa dei Giudei. Alzati quindi gli
occhi, Gesù vide che una grande folla veniva da lui e disse a Filippo:
"Dove possiamo comprare il pane perché costoro abbiano da
mangiare?". Diceva così per metterlo alla prova; egli infatti sapeva
bene quello che stava per fare. Gli rispose Filippo: "Duecento denari di
pane non sono sufficienti neppure perché ognuno possa riceverne un
pezzo". Gli disse allora uno dei discepoli, Andrea, fratello di Simon
Pietro: "C'è qui un ragazzo che ha cinque pani d'orzo e due pesci; ma
che cos'è questo per tanta gente?". Rispose Gesù: "Fateli sedere".
C'era molta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa
cinquemila uomini. Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso
grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei
pesci, finché ne vollero. E quando furono saziati, disse ai discepoli:
"Raccogliete i pezzi avanzati, perché nulla vada perduto". Li raccolsero
e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati
a coloro che avevano mangiato. Allora la gente, visto il segno che egli
aveva compiuto, cominciò a dire: "Questi è davvero il profeta che deve
venire nel mondo!". Ma Gesù, sapendo che stavano per venire a
prenderlo per farlo re, si ritirò di nuovo sulla montagna, tutto solo.
Parola del Signore
“GESU‟ PRESE I PANI E, DOPO AVER RESO GRAZIE, LI DISTRIBUI‟ “.
(Gv 6,11)
incoraggia e piace anche a noi questo Gesù che si prende cura della
gente e procura del cibo alla folla nel momento della necessità. La folla
ne è subito conquistata e pensa che sia la persona ideale da scegliere
come re.
Cito allora ancora e volentieri le riflessioni del mio amico “laico”:
Mi sembra di sentirlo, il tentatore, che furtivamente oggi bisbiglia a
Gesù:
“Caro Maestro, non è che ti sei per caso sbagliato sulla collina dei pani
e dei pesci?
Intendo dire: non è che, potendo tornare indietro, cambieresti idea ed
accetteresti di farti eleggere re?
Cosa diresti di dare tanto buon pane in abbondanza a questa folla, ogni
volta che te lo chiede?
E magari insieme al pane, anche una ricca scelta di companatico
vario... sai, cattureresti meglio le simpatie di chi è a dieta o non
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gradisce più i farinacei... Questo ti eviterebbe un sacco di grane e ti
darebbe enormi, inaspettate possibilità di farti finalmente ascoltare
dalla gente!
E poi quante difficoltà in meno nel farti accettare da chi è più
prevenuto! L‟audience aumenterebbe in un baleno...
Pensaci: un re che elargisce il vitto gratis e senza far lavorare!
Figuriamoci se le masse non ti verrebbero dietro! Tutti potrebbero
guardare a te, senza più pensare a come sbarcare il lunario o a come
risolvere i problemi quotidiani e tu potresti con più facilità mostrarti
loro...
E poi, sotto sotto, guardando alle chiese oggi così impietosamente
vuote, e ascoltando le difficoltà a parlare di te al mondo, non ti viene
voglia di fare qualche bel prodigio per attirare di nuovo un po‟ di
attenzione su di te?
Ci vorrebbe così poco per fare di te il centro degli sguardi di tutti...
Ci vorrebbe ancor meno per catturare l‟animo e la mente di questi
miliardi di poveretti...”.
Tuttavia sono quasi certo che risentirei la medesima risposta di Gesù:
“Non di solo pane vive l‟uomo, ma di ogni Parola che esce dalla bocca
di Dio”!
LUNEDI’ 31 LUGLIO
Una scheggia di preghiera:
VENGA IL TUO REGNO, SIGNORE GESU‟
Tra i santi di oggi ricordiamo: GIUSTINO DE JACOBIS, Santo, Vescovo,
Missionario
Nacque a San Fele, in Lucania il 9 ottobre 1800. Entrò nella
Congregazione dei Vincenziani missionari, fu ordinato sacerdote e nel
1824 partì missionario per l’Abissinia. Nel 1849 fu consacrato vescovo
dal Cardinal Massaia. Nel suo operare in missione egli si faceva tutto a
tutti, “abissino con gli abissini”, Fu più volte perseguitato e messo in
prigione. Morì il 31 luglio 1860.
Parola di Dio: Ger 13,1-11; Cantico da Dt 32,18-21; Mt 13,31-35
Vangelo Mt 13, 31-35
Dal vangelo secondo Matteo
In quel tempo, Gesù espose alla folla un' altra parabola: "Il regno dei
cieli si può paragonare a un granellino di senapa, che un uomo
prende e semina nel suo campo. Esso è il più piccolo di tutti i semi
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ma, una volta cresciuto, è più grande degli altri legumi e diventa un
albero, tanto che vengono gli uccelli del cielo e si annidano fra i
suoi rami". Un'altra parabola disse loro: "Il regno dei cieli si può
paragonare al lievito, che una donna ha preso e impastato con tre
misure di farina perché tutta si fermenti". Tutte queste cose Gesù disse
alla folla in parabole e non parlava ad essa se non in parabole, perché
si adempisse ciò che era stato detto dal profeta: Aprirò la mia bocca in
parabole, proclamerò cose nascoste fin dalla fondazione del mondo.
Parola del Signore
“IL REGNO DEI CIELI SI PUO' PARAGONARE AD UN GRANELLINO DI
SENAPA: ESSO È IL PIU' PICCOLO DI TUTTI I SEMI MA, UNA VOLTA
CRESCIUTO, DIVENTA ALBERO E GLI UCCELLI DEL CIELO VI SI
ANNIDANO”. (Mt. 13,31-32)
Un uomo, che pure si è proclamato Dio, e vissuto e morto in un
paesino sperduto ai confini del grande impero di Roma. Che cos‟è in
confronto al mondo! Un gruppetto di semianalfabeti ha predicato la
sua risurrezione e a causa della persecuzione si sono sparsi un po‟
dappertutto e poco per volta si è propagata una fede.
Ma ancora oggi, i credenti in Cristo sono una minoranza sia rispetto al
mondo, sia rispetto a coloro che si fregiano solamente del nome
cristiano: eppure, il granellino è diventato già pianta e in questi secoli
molti hanno trovato rifugio e riposo tra i suoi rami.
Dio si serve delle cose piccole. Se so di essere piccolo è già il primo
passo. Se uso le piccole cose di ogni giorno per il Regno, so di seguire
la strada di Gesù. Se mi fido sempre meno di me stesso e sempre più
di Dio, lascio carta bianca al suo operare.
Ecco come Madre Teresa di Calcutta rifacendosi chiaramente a santa
Teresina parlava di se stessa e della sua opera: “Io non penso di avere
qualità speciali, non pretendo niente per il lavoro che svolgo. E' opera
Sua. Io sono come una piccola matita nelle Sue mani, nient'altro. E' Lui
che pensa. E' Lui che scrive. La matita non ha nulla a che fare con tutto
questo. La matita deve poter solo essere usata”.
Riflessioni di don Franco Locci
Che si possono trovare anche in internet al seguente sito:
http://spazioinwind.libero.it/schegge
L‟ e-mail di posta elettronica con cui poter comunicare è:
49
Oppure si può scrivere al seguente indirizzo:
Don Franco Locci Via S. Lorenzo 9/5 10060 NONE (TO)
Stampato in proprio dalla Comunità “Piccola Betania”
Via Pasquero, 8 Vicoforte Fiamenga CN
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