Date post: | 06-Aug-2015 |
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Economy & Finance |
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I GRANDI NUMERI DELLE PENSIONI
pensioni
• 23.322.270
pensiona<
• 16.393.000
pensioni per pensionato
• 1,4
spesa pensionis<ca
• 272,7 miliardi
contribu< versa<
• 198,2 miliardi
saldo
• -‐25,2 miliardi
occupa< per pensionato
1,37
spesa pensioni/ PIL
13,3%
fondi aPvi lavoratori dipenden<
+10 mld
liberi prof + 3,3 mld
para subordina< +6,7 mld
fondi passivi dipenden< pubblici -‐26
mld
dip.fondi speciali 13,3 mld
ar<gioni -‐3,2
col<vatori direP -‐3,1 53% dei pensiona<
60-‐70% dei pensiona<
con + pensioni
44,2% della spesa
DONNE Età
pensione
25,7% in pensione
prima di 64 anni 67,1% una sola
pensione
32,9% gode di più pensioni cumulate
abitan< / pensioni
2,57 22/06/2015
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quadro generale della spesa
1. le pensioni erogate nel 2013 sono 23,3 milioni e i beneficiari sono 16,4 milioni, mediamente 1,4 pensione per ogni pensionato ;
2. il costo complessivo della spesa è di 272,7 miliardi.
su 272,7 mld di spesa, circa 103,831 mld sono a carico della fiscalità generale ( pari al 38,2% ) [ nel 2012 erano 94,1 mld ] relaHvamente ai seguenH principali intervenH:
u copertura disavanzo 25,3 mld u integrazioni alle pensioni 33,3 mld u sostegno entrate contribu)ve 12,8 mld u prestazioni assistenziali 21,7 mld u ges)one dipenden) pubblici 10,6 mld
l’intervento della fiscalità generale è dovuto anche per la copertura di 25,3 mld per lo squilibrio tra prestazioni erogate e contribu< versa< ( vedi successivamente )
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quadro generale della spesa PRESTAZIONI ASSISTENZIALI
i principali intervenH di prestazioni assistenziali: 1. pensioni, assegni sociali ,assegni di accompagnamento, pensioni di guerra …
ü soggeE beneficiari 3.915.382 ü costo 20,7 mld ü crescono le pensioni di invalidità civile da 841.700 a 871.300 ü indennità di accompagnamento soggeE: 1.967.381
2. impor< aggiun<vi alle pensioni ü soggeE beneficiari 735.111 ( 70% donne ) ü costo 111,9 mln
3. pensioni con maggiorazione sociali per livelli bassi ü soggeE beneficiari 1.038.069 ( 70% donne ) ü costo 1,52 mld
4. importo aggiun<vo 14° mensilità per reddi< non superiori a 1,5 il tra\amento minimo ( circa 750 euro mese ) ü soggeE beneficiari 2.266.318 ( 77% donne ) ü costo 893,5 mln
5. integrazione al minimo ü soggeE beneficiari 3.604.744 ü costo 10,343 mld
6. COMPLESSIVAMENTE L’INSIEME DI QUESTI INTERVENTI COINVOLGE 8.558.793 PENSIONATI IL 52% DEL TOTALE SOGGETTI e COSTA OLTRE 34 MILIARDI .
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La fonte dei daH dei presente studio sono l’INPS, l’ISTAT e IHnerari previdenziali report 2015 e daH Ocse si riferiscono al 2013 e al confronto con anni precedenH . Alcune sinte<che considerazioni: 1. il nostro aSuale sistema previdenziale si è formato nel tempo aSraverso una stra<ficazione e una
giungla di provvedimen< normaHvi , legislaHvi e contraSuali ancora ispiraH da una logica “ corpora<va” finalizzata volta per volta a trovare soluzioni specifiche ad un problema, ad una categoria professionale ;
2. più che un disegno unitario ha prevalso la frammentarietà, il piccolo-‐grande privilegio , il consenso verso gruppi professionali ma anche necessità a dare risposte a situazioni di disagio sociale, aSraverso forme sempre più estese di assistenzialismo;
3. non una impostazione lungimirante, stru\urale con i necessari adaSamenH-‐aggiustamenH nel tempo, ma un approccio caraSerizzato da frammentarietà e necessità di trovare di volta in volta “ la giusta e opportuna soluzione “ a questo o quel problema concedendo a questo o quel gruppo “ benefici specifici “ per interessi poliHco-‐sindacali temporanei ma i cui effeZ economici li sHamo pagando oggi e domani.
4. un paese dove la “ governabilità delle is<tuzioni si misurava a “ mesi “ non a “ legislatura “, non poteva e forse non aveva interessi a progeZ di lunga durata e di equilibrio; classe dirigente del paese miope che ha spostato nel futuro ma in modo consapevole i problemi già no< e conosciu< allora; la ver<ginosa crescita del debito pubblico ne è una tesHmonianza.
5. negli ulHmi anni la corsa a correggere il “ sistema “ aSraverso una “ marea montante di provvedimenH “ è diventata prassi annuale creando disagio, reazione sociale di chi si vede cambiare le regole poco prima del traguardo, minando in tal modo il fondamentale “ pa\o di fiducia tra Stato e Ci\adino”.
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• le soluzioni proposte da un lato sono dolorose ma non sempre raggiungono il risultato che si sono proposte perché il quadro economico cambia con una frequenza mai vista prima e ne conseguono quindi nuovi e ulteriori provvedimenH-‐aggiustamenH; il sistema pensionisHco sembra non trovare” quiete” e lo si capisce anche dal quadro in seguito evidenziato.
in sintesi :
• siamo un popolo di pensiona< e di inaPvi, su di una popolazione di 60 milioni solo il 37,3% lavora. – 22,4 mln sono occupa<
• 3,1 mln disoccupa< • 16,3 mln pensiona< • 14 mln inaPvi • 8,1 mln bambini-‐ragazzi • la somma non corrisponde in quanto tra gli inaZvi vi sono anche pensionaH
• un sistema previdenziale si regge sull’occupazione che aSraverso la contribuzione provvede a generare il necessario fondo che sorregge il sistema;
• a questo si deve aggiungere uno welfare per far fronte al disagio, alla povertà a situazioni assistenziali pagato dalla fiscalità generale;
• la fiscalità generale può sopportate uno stato sociale forte ed esteso solo se vi è equità fiscale, non vi è evasione fiscale, e vi è un sistema economico che produce e genera ricchezza ….
• rileggendo il nostro sistema pensionisHco del passato che si ri-‐produce ancora per molH anni non emerge questa chiarezza; perché:
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Ø il tasso di occupazione è inferiore ai paesi OCSE di almeno 15 punH ( equivalente a circa 4 mln di occupa) ) e le previsioni per il futuro non sono oZmisHche!!! anche per una crescita del PIL bassa ;
Ø il tasso di evasione fiscale , ( imposte evase nel 2014 pari a 91 miliardi , s)ma del Governo ) che soSrae risorse preziose al paese è da paese non civile ;
Ø tasso di evasione contribu<va sHmata in 16 mld (tasso di irregolarità media del 13%, con le seguen) ar)colazioni per macro-‐se-ori : agricoltura 24%, commercio 18%, costruzioni 10%, industria 6% ( da) Istat )
Ø lavoro irregolare s<mato in 3 mln di unità ; Ø si è assestato un sistema assistenziale debole ma diffuso, di bassi impor< pro-‐capite ( oltre 7 mln di
pensiona) il 44% percepisce una pensione tra i 3.500-‐ e i 9.100 euro anno-‐ siamo tra la povertà assoluta e povertà definita rela)va)
Ø ma è anche vero che alcune categorie ( agricoltori, ar)giani, commercian) , professionis) …) sono e sono state nella condizione oggeZva di poter avere irregolarità contribu<va,, retribuzioni in nero per versare meno contribuH , lavoro non regolare per non versare contribuH … privilegiando cosi il reddito immediatamente disponibile al consumo o al risparmio per es in immobili, confidando però in uno stato sociale che, al momento opportuno – pensione aiuta un po tuZ facendo poi pagare alle future generazioni il costo di questa assistenza ;
Ø 23,3 mln di pensioni per 16,4 mln di pensionaH ; ma nell’arHcolazione per fasce di reddito emerge: – pensioni/ pensionato 1,4 – 19,1 mln di pensioni e cioè l’81,5% per un importo di 149,7 mld vengono fruite da 11 mln di pensiona<
e cioè dal 67%; pensioni/ pensionato 1,7
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APPROFONDIMENTI
² AspeZ normaHvi ² un po di storia ² imporH economici ² la contribuzione ² i seSori ² confronH
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• Nel 1898 nasce la Cassa Nazionale di Previdenza per l'invalidità e la vecchiaia degli operai; è volontaria e
integrata da un contributo dello Stato e degli imprenditori.
• Nel 1919, l'assicurazione per l'invalidità e la vecchiaia diventa obbligatoria e interessa 12 milioni di lavoratori. • Nel 1933 la CNAS ( cassa nazionale assistenza e previdenza ) assume la denominazione di Is<tuto Nazionale
della Previdenza Sociale, ente di diriSo pubblico dotato di personalità giuridica e gesHone autonoma.
• Nel 1939 il primo completo sistema previdenziale: sono isHtuite le assicurazioni contro la disoccupazione, la tubercolosi e per gli assegni familiari. Vengono introdo\e le integrazioni salariali per i lavoratori sospesi o ad orario ridoSo; Il limite di età per la pensione di vecchiaia viene portato a 60 anni per gli uomini e a 55 per le donne; viene isHtuita la pensione di reversibilità a favore dei supersHH dell'assicurato e del pensionato.
• il sistema pensionisHco italiano è un sistema a capitalizzazione pubblica che consiste nell’accantonamento dei contribuH versaH dai lavoratori/ imprese; tali contribuH cos<tuivano il fondo con cui venivano pagate le pensioni.
• Nel 1952, superato il periodo post-‐bellico, viene introdoSa la legge che riordina la materia previdenziale: nasce il
tra\amento minimo di pensione.
UN PO DI STORIA
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nel 1952 si introdusse il sistema previdenziale cosidde\o a ripar<zione contribu<va in quanto l’ammontare della pensione percepita è in direSo rapporto con l’ammontare dei contribu< versa< e consiste nel u<lizzare i contribu< dai lavoratori aPvi per pagare le prestazioni ai pensiona<. ( sistema ancora in vigore ) Nel periodo 1957-‐1966 vengono cosHtuite tre disHnte Casse, per i colHvatori direZ, mezzadri e coloni, per gli arHgiani e per i commercianH. Nel periodo 1968-‐1969 nel calcolo delle pensioni si abbandona il sistema contribuHvo a favore di quello retribu<vo; il principio della riparHzione ha permesso di estendere i benefici del sistema previdenziale ad altre categorie, come i colHvatori direZ, gli arHgiani, i commercianH, realizzando una coperture quasi universale. ….. ma si introduce ambiguità che nel tempo si rivelano molto negaHve come l’intreccio fra previdenza e assistenza che favorì ulteriormente le poli<che di assistenzialismo. Il sistema retribu<vo prevede il calcolo della pensione non in base all’ammontare dei contribuH effeZvamente versaH, ma alla retribuzione media di un determinato periodo della vita lavoraHva (periodo di riferimento), molHplicata per un’aliquota relaHva agli anni di versamento contribuHvo ( es. aliquota del 2% per 40 anni = 80% della retribuzione media del periodo di riferimento es per il privato ul)mi 10 anni); il periodo di riferimento era cos<tuito nel ’68, dagli ul<mi tre anni per i dipenden< priva<, dall’ul<mo anno per i dipenden< degli En< locali, e addiri\ura dall’ul<mo mese per i dipendenH pubblici. Nasce in questo periodo la pensione sociale per i ciSadini bisognosi che hanno compiuto 65 anni di età. Vengono predisposte misure straordinarie di tutela dei lavoratori (Cassa integrazione guadagni straordinaria e pensionamen) an)cipa)) e per la produzione (contribuzioni rido-e e esoneri contribu)vi).
UN PO DI STORIA
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UN PO DI STORIA
le variabili che definiscono la “ pensione “ erano molteplici e anche differenziate: erano il più delle volte il risultato del peso sindacale o poli<co delle diverse categorie professionali che riuscivano a farsi fare/ approvare leggi/ norme ad hoc; oggi la situazione è un po cambiata ma il costo di quelle specifiche norma<ve con<nua a lasciare il segno economico ancora per molto tempo. Questo contesto ha generato , come si vedrà una molteplicità di situazioni norma<ve molto differenziate che nel tempo hanno determinato , unite ad altri faSori macro-‐economici come la crescita del PIL, l’occupazione… , la situazione produZva, la crisi economica …. la cao<ca situazione previdenziale italiana; a Htolo di es si evidenziano alcune <pologie di variabili che influenzavano/ determinano il valore economico della pensione:
• l’aliquota: di norma il 2% anno , ma per alcuni era al 2,50;
• anni di versamento: da un minimo di 14 anni, 6mesi e 1 gg ( pensioni baby del pubblico) ai 35-‐40 per l’anzianità, alla vecchiaia non più legata ai versamenH ma all’età , allora era 60 anni.
• il periodo di riferimento per definire media retribuHva : ulHmi 3 anni , poi diventaH 5 e poi ancora 10 anni per il dipendente privato; ul<mo anno per i dipendenH enH locali, ul<mo mese per gli statali….
• il valore delle aliquote contribu<ve a carico sia del dipendente che dell’impresa : una vera giungla …….
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Nel 1992 il governo Amato riforma in modo significaHvo la normaHva pensionisHca, I principali provvedimenH:
– blocco, per tuSo il ’93 delle pensioni di anzianità, aumento progressivo dell’età pensionabile (fino a 65 anni per gli uomini e 60 per le donne) , aumento del periodo di riferimento ( 10 anni ) per il calcolo della retribuzione media pensionabile ,aumento a 35 anni del requisito per pensioni di anzianità dei dipendenH pubblici con meno di 8 anni di contribuH al 31/12/92.
– introduzione dei i fondi pensione;
Nel 1995 viene emanata la legge di riforma del sistema pensionisHco (legge Dini) che si basa su due principi fondamentali:
– Il pensionamento flessibile in un'età compresa tra i 57 e 65 anni (uomini e donne); – reintroduzione del sistema contribu<vo ( abbandonato nel 1968 ) per il quale le pensioni sono calcolate sull'ammontare dei
versamenH effeSuaH durante tuSa la vita lavoraHva.
Nel 1996 diviene operaHva la ges<one separata per i lavoratori parasubordina< che fino a quella data non avevano alcuna copertura previdenziale.
Nel 2003 nasce la riforma del mercato del lavoro chiamata in memoria di Marco Biagi. Dal 1° gennaio, l’Inpdai (Is)tuto Nazionale Previdenza per i Dirigen) di Aziende Industriali) confluisce nell’Inps con il conseguente trasferimento all’ IsHtuto di tuSe le sue funzioni.
Nel 2004 è stata approvata la legge delega sulla riforma delle pensioni ( Berlusconi-‐Maroni )
Nel 2007 ( Prodi-‐ Damiano ) viene approvata una legge che modifica nuovamente i requisi< richiesH per l’accesso al traSamento pensionisHco e le finestre di uscita dal lavoro. Tra i punH salienH la revisione automaHca dei coefficien< di trasformazione che incidono sul calcolo della pensione e l’introduzione, a parHre dal 2009, del cosiddeSo "sistema delle quote" in base al quale il diriSo alla pensione di anzianità si perfeziona al raggiungimento di una quota data dalla somma tra l'età anagrafica minima richiesta e l’anzianità contribuHva ( es. anzianità contribu)va 35 + età 58 = quota 93 )
UN PO DI STORIA
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Nel 2009 una nuova legge di riforma dispone che i requisiH di età per oSenere la pensione vengano adeguaH all’incremento della speranza di vita accertato dall’Istat.
Nel 2010 vengono adoSate ulteriori misure per stabilizzare il sistema pensionisHco. Viene confermato e accelerato il meccanismo di adeguamento dell’età pensionabile all’aspe\a<va di vita e viene introdoSa una finestra "mobile" per l’accesso alla pensione in sosHtuzione dei precedenH termini di decorrenza. Dal 31 maggio, l’Ipost (Is)tuto Postelegrafonici) viene soppresso e tuSe le sue funzioni vengono trasferite all’Inps.
Nel 2011 vengono soppressi Inpdap (Is)tuto nazionale di previdenza per i dipenden) dell'amministrazione pubblica) ed Enpals (Ente Nazionale di Previdenza e di Assistenza per i Lavoratori dello Spe-acolo) nel 2012-‐13 Mon< Fornero varano una profonda riforma delle pensioni; nel 2015 riforma Renzi-‐PoleZ ? Nessun sistema è stato così sofferto come quello pensionisHco italiano; la necessità di una riforma ( mai stru-urale negli ul)mi 15 anni!! ) nasce dalla valutazione che il sistema del passato non è più sostenibile economicamente per diversi faSori i più significaHvi: ( anche se le innumerevoli riforme o meglio cambiamen) in corso di “ vita lavoraHva “ tendono a minare il pa\o-‐fiducia Stato/ lavoratore)
1. demografia : la popolazione invecchia e i giovani non lavoran;o 2. crisi economica: non cresce l’occupazionale ( il tasso di occupazione italiano è inferiore di 15 pun) sui paesi OCSE ,che
equivalgono a circa 3 mln di lavoratori , con ques) il sistema pensionis)co sarebbe salvo!!) 3. benessere sociale ha accelerato le aspeSaHve di vita la vita media e quindi quanto versato non basta a coprire l a spesa
pensionisHca; 4. disparità norma<ve che hanno generato non solo ingiusHzie sociale ma anche una spesa non supportata da entrate
contribuHve;
UN PO DI STORIA
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I COSTI DEL SISTEMA
Dal 1970 la spesa pubblica cresce a dismisura .Si passa dal 30,1% del 1960 al 46,8% del 1980, oggi siamo oltre il 50%. TuSe le prestazioni dello Stato si sono dilatate .Quanto ci sono costate la baby pensioni? Ufficio studi di Confar<gianato ha fa\o i con<:
1. i baby pensiona< hanno usufruito , rispeSo al normale lavoratore, di quasi 16 anni di pensione anHcipata in più per un costo cumulato di oltre 163 mld di euro;
2. i baby pensionaH sono 531.752 e tenuto conto che la vita media si è allungata godono della pensione mediamente da oltre 40 anni;
3. il 50% di ques< sono anda< in pensione mediamente a 40 anni e la % di vita passata in pensione è oltre il 55%.
4. il 62,5% di queste pensioni sono erogate al Nord, l’ 80% riguarda dipenden< pubblici, la distribuzione per genere è paritaria al 50%
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1. La spesa complessiva per le prestazioni pensionisHche mi pari a 272, 74 miliardi di euro;
2. <pologia delle pensioni erogate: • Le pensioni di vecchiaia assorbono il 71,8% della spesa pensionis)ca totale; • pensioni ai supersRR il 14,8%; • le pensioni assistenziali il 7,9%, • pensioni di invalidità il 3,8%
3. Importo medio annuo delle pensioni e di € 11.695 lordo. 4. I pensionaH sono 16,4 milioni, 200.000 in meno rispeSo 2012; I nuovi pensionaH del 2013 sono staH 559.643
mentre cessaH nello stesso anno sono 760.157 ;
5. Le donne rappresentano il 53% dei pensionaH ; 6. il 47,8% delle pensioni viene erogato al Nord, il 20,5% al Centro e il 31,8% nel Mezzogiorno.
7. Distribuzione dei pensiona< per classi di età: • 24,9% meno di 65 anni • 51,0% tra 65 79 anni • 24,1 più di 80
8. Valore della pensione • 41,3% percepisce una pensione inferiore a € 1000 lordi mese • 3,3% tra 1.000 – 2.000 euro lordi mese • 13,7% tra 2.000 – 3.000 euro lordi mese; • 4,3% tra 3.000 -‐4.000 euro lordi mese • 1,3% oltre i 5.000 euro lordi mese • 67,1% È Rtolare di una sola pensione, Il 25,1% ne percepisce due, il 7,8% ne percepisce almeno tre
Quadro di sintesi delle pensioni 2013 fonte Inps e Istat
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Quadro di sintesi delle pensioni 2013 fonte Inps e Istat
il 72% del totale costo del sistema pensionis<co è assorbito dalle pensioni di vecchiaia che rappresentano però solo il 52% del totale pensioni; il 48% delle pensioni sono da considerare di natura assistenziale per un importo di oltre 80 mld il rapporto popolazione/ n. di pensioni vede la Liguria al primo posto con il 35,2%, segue il Piemonte e la Toscana. Prevalgono le pensioni da lavoro ( anzianità e vecchiaia )mentre nel SUD prevalgono le pensioni di invalidità ( chiaro segno assistenziale )
1. dal 2001 al 2013 le erogazioni di pensioni sono superiori ai contribu< versa<;
2. saldo pertanto nega<vo e in costante crescita: nel 2013 sbilancio di -‐ 25,3 mld di euro
1. nel periodo la spesa pensionis<ca sul PIL è in costante crescita , anche per effeSo della crisi economica dche ha visto il PIL fermo o in diminuzione;
2. il n. dei pensiona< è in leggera diminuzione rispeSo gli anni precedenH, per effeSo dell’incidenza dei diversi intervenH legislaHvi;
3. il rapporto occupaH/ pensionaH è molto criHco per effeSo del ristagno occupazionale : 1,37 occupa< supporta 1 pensionato, indicatore questo che varia per le diverse categorie;
4. tende a crescere il n. delle pensione per pensionato: a ogni pensionato viene erogata 1,42 pensioni, anche in questo caso vi sono differenze per le diverse <pologie di fondi.
aspeP economici 1
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aspeP economici 2
Il saldo nega<vo tra entrate contribu<ve e spesa per pensioni di -‐25,4 miliardi di euro del 2013 è il risultato di una diversa situazione tra categoria, in sintesi:
u liberi professionis< e parasubordina< hanno significaHvi saldi posi<vi che migliorano nel tempo ; u dipenden< pubblici hanno saldo nega<vo di 26 miliardi in crescita; u ar<giani e commercian< arHgiani hanno un un saldo nega<vo di 3,2 miliardi in crescita; u col<vatori direP per un saldo nega<vo di 3,1 miliardi; u dipenden< priva< saldo nega<vo di 2,8 miliardi.
u va tenuto presente che il valore di saldo va rapportato al diverso peso delle categorie, es i -‐2,8 mld dei dipendenH privaH che sono 13,4 mln incidono molto meno che non i col<vatori direP che sono poco più di 400.000 unità.
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SETTORE PRIVATO 1. il seSore con 13,4 mln di lavoratori assicura contribuH per 116,5 mld a fronte di 9,7 mln di pensioni per una
spesa di 119,2 mld euro. 2. saldo nega<vo anno di -‐2,83 mld , comunque modesto tenuto conto che riguarda oltre 13,4 mln di lavoratori .
3. il saldo nega<vo di 2,83 mld è però generato da alcuni seSori “ che hanno avuto un tra\amento norma<vo di favore “ ; riguardano circa 714.000 lavoratori che contribuiscono con 7,7 mld anno 2013 a fronte di 845.000 pensioni per una spesa di 21,1 ml; un saldo nega<vo quindi di 13,3 ml;
4. Questa passività viene compensata dal FPLD ( fondo pensioni lavoratori dipenden) ) che invece ha un saldo aPvo di oltre 10 mld
5. il 5,3% di lavoratori, appartenen< a se\ori con “ privilegi” generano uno squilibrio tra contribuR versaR e spesa pensionisRca di oltre 13,3 mld anno ma assicurano ai propri iscriP pensioni medie annue quasi doppie rispe\o agli altri 95% dei lavoratori /FPLD che con retribuzioni medie più basse garan<scono quasi la totale copertura del disavanzo dagli stessi generato !!!!
se\ore privato
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SETTORE PUBBLICO 1. il seSore ha 3 mln di contribuenH che versano contribuH per 38,2 mld a fronte di 2,8 mln di pensioni che
costano 64,3 mld , generando uno squilibrio nega<vo anno di -‐26 mld .
2. al se\ore pubblico va a\ribuito interamente lo squilibrio stru\urale del se\ore pensionis<co italiano
3. il rapporto tra chi contribuisce e il n. delle pensioni erogate è in parametri degli altri se\ori , anzi in alcuni casi è migliora<vo ;
4. il risultato nega<vo è da ricercare nelle norme pensionis<che ado\ate ad hoc per i pubblici , sopra\u\o nel passato
PRESTAZIONI E CONTRIBUTI 2013 PER CATEGORIA elaborazione fonte i<nerari previdenziali 2015 differenza
SPESA CONTRIBUTI contribuen</pensioni mln
valore/ spesa mln
n. pensioni mln pensione media
( mgl) spesa totale
mln contribuenH
mln valore mln
PUBBLICI 2.812,0 22,70 64.300,0 3.040,0 38.242,0 228,0 -‐26.058 enH locali 1.052,0 18,81 19.900,0 1.239,0 12.843,0 187,0 -‐7.057
statali 1.675,0 23,96 40.500,0 1.655,0 21.800,0 -‐20,0 -‐18.700
se\ore pubblico
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PRESTAZIONI E CONTRIBUTI 2013 PER CATEGORIA elaborazione fonte i<nerari previdenziali 2015 differenza SPESA CONTRIBUTI contribuen</
pensioni valore/ spesa
mln n. pensioni mln
pensione media ( mgl)
spesa totale mln
contribuenH valore mln
AUTONOMI 5.225,0 10,11 29.261,0 5.614,0 26.266,0 389,0 -‐2.995 arHgiani 1.639,0 11,00 11.700,0 1.772,0 8.100,0 133,0 -‐3.600
commercianH 1.389,0 10,00 9.500,0 2.193,0 9.900,0 804,0 400 liberi profess 320,0 11,50 3.700,0 1.191,0 7.100,0 871,0 3.400
para subordinaH 302,0 1,90 553,8 1.563,0 7.300,0 1.261,0 6.746
SETTORE AUTONOMI ( ar<giani,commercian<….liberi professionis<…) 1. il seSore ha 5,6 mln di unità che assicurano contribuH per 26,2mld a fronte di 5,2 mln di pensioni per una spesa di 29,2 mld
con un saldo nega<vo anno di -‐2,95 mld .
2. il saldo nega<vo di 2,95 mld è però generato prevalentemente dagli ar<giani e compensato dai liberi professionis< e dai parasubordina<;
3. il rapporto contribuen</pensioni è il seguente:
u ar<giani 1 pensionato/1 contribuente u commercian< 0,6 pensionato /1 contribuente u liberi professionis< 0,26 pensionato/ 1 contribuente u para subordina< 0,19 pensionato/ 1 contribuente
autonomi
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CONTRIBUENTI E PENSIONI
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1. il n. complessivo dei contribuen< è in crescita da 22,5 mln a 24 mln; con un diverso comportamento per i singoli seSori:
o crescono i lav dipenden) o diminuiscono i dip pubblici e ar)giani e
col.direE o crescono i commercian) ,i liberi
professionis) e i para subordina).
2. complessivamente il n. dei pensiona< rimane stabile rispe\o al 2001, in realtà dal 2005 è in diminuzione ;
3. anche in questo caso diverso è il comportamento nei singoli se\ori:
u diminuiscono i dipendenH privaH; u crescono i pubblici, arHgiani e
commercianH ;
RAPPORTO OCCUPATI/PENSIONI
1. la tav soSostante è molto interessante e va leSa in questo modo: ogni 100 occupaH per ciascun seSore si evidenziano il n. di pensioni erogate;
2. è questo un indicatore importante per comprendere la stabilità economica del sistema previdenziale : più il n. pensioni erogate si avvicina a 100 o lo supera, con più certezza il saldo contribuH/ spesa diventa negaHvo;
3. in deSaglio:
u lavoratori dipenden< priva< è l’unico seSore importante per le quanHtà di riferimento che ha migliorato il rapporto passando da 86 pensioni/ su 100 occupaH del 2001, a 72,12 pensioni ogni 100 occupaH del 2013:
u lavoratori pubblici, ar<giani : il rapporto è cresciuto di 20-‐30 punH nel periodo avvicinandosi a 100 pensioni/100 occupaH , inoltre il fondo è in passivo di -‐26 mld
u col<vatori direP: caso emblemaHco oltre 350 pensioni ogni 100 occupa<; u virtuosi i liberi professionis< e i lavoratori para subordina<: 19-‐27 pensioni ogni 100 occupa<.
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1. il rapporto pensiona</ pensioni è di 1,4 ; il 67,1% godo di una sola pensione, ma il 32,9% cumula 1 o più pensioni ;
2. nel gruppo dei Htolari di piu di una pensione (pari al 32,9% del totale dei pensiona)), la presenza delle donne è prevalente e aumenta al crescere del numero dei traSamenH pro-‐capite : le pensionate rappresentano il 59,4 % dei )tolari di due pensioni, il 70,5% dei perce-ori di tre pensioni e il 73,9% dei )tolari di qua-ro o piu tra-amen).
RAPPORTO PENSIONI/PENSIONATI 1
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RAPPORTO PENSIONI/PENSIONATI 2
le pensioni che maggiormente vengono cumulate sono
ü invalidità 58,2% ü supers)) 67,6% ü indennità Inail 74,5% ü invalidità civile 64,6% ü guerra 88,2%
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1. prestazioni pensionisHche erogato nel 2013: 23.322.246 : nuove pensioni nel 2013 559.643 cessa) nel 2013 760.157: sono state aZvate circa 200.000 pensioni in meno rispe\o al 2012.
2. le pensioni di vecchiaia/anzianità sono il 52,3% del totale; quelle per supers<< il 20,6%; le assistenziali il 18,4%.
TIPOLOGIA DELLE PENSIONI NEL 2013 1
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TIPOLOGIA DELLE PENSIONI NEL 2013 2
una % significa<va di pensiona< ( con una o più pensioni ) ne gode il beneficio prima dei requisiH di età per la vecchiaia ( 64 anni ) on la seguente distribuzione:
ü vecchiaia 17,3% ü invalidità 30,7% ü supersHH 16,4% ü indennitarie 36,2% ü invalidi civili 42,4% ü guerra 11,8%
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TIPOLOGIA DELLE PENSIONI NEL 2013 3
quasi il 48% delle pensioni e dei pensiona< sono residen< al Nord; ma al Nord viene erogata oltre il 50% della spesa pensionisHca; infaZ l’importo medio delle pensioni al Nord è di quasi 2.000 euro superiore alle pensioni del Mezzogiorno.
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TIPOLOGIA DELLE PENSIONI NEL 2013 4
1. i Htolari di pensione nel 2013 sono circa 16,4 mln, quasi 200.000 in meno rispeSo al 2012;
2. le donne rappresentano quasi il 53% dei pensiona< ma percepiscono solo il 44,2% dell’importo complessivo della spesa ; un importo medio è di euro 13.921 contro i 19.686 degli uomini ( differenza di circa 4.000 euro anno dovuta quasi sempre ad una retribuzione da lavoro più bassa, a meno anni di anzianità …)
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PENSIONATI PER CLASSE DI ETA’
il 25,7 % dei pensiona< ha una età inferiore a 64 anni
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PENSIONI IMPORTI ECONOMICI 1
1. il 66,1% delle pensioni ha un importo lordo inferiore a 1.000 euro mese e incide sulla spesa complessiva per il 38,8%;
2. il 23,4% delle pensioni ha un importo lordo tra 1.000-‐2.000 euro mese e incide sulla spesa per il 33,3%; 3. il 3% delle pensioni supera l’importo lordo di 3.000 mese e incide sulla spesa per il 13,4%.
4. le pensioni “scandalo” con impor< mese superiori a 10.000 euro sono 8.536, incidono sulla spesa per lo 0,5% e costano 1,3 mld
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PENSIONI IMPORTI ECONOMICI 2
1. il n. di pensioni erogate nel 2013 sono 23,3 mln, di queste 19,1 mln, 81,2% hanno un importo mese inferiore a 1.500 lorde mese;
2. queste 19,1 mln pensioni vengono erogate a 11 mln di pensiona< con un indicatore di 1,7 pensioni per pensionato ;
3. questo indicatore cresce a 3,5 pensioni a pensionato su imporH mese inferiori a 500 euro mese;
4. le pensioni con imporH superiori a 10.000 euro mese sono 4.579 mentre i pensiona< sono 6.129
5. le pensioni soggeSe al contributo di solidarietà sono 29.000;
6. a solo Htolo di es. se l’importo complessivo delle pensioni che superano i 10.000 euro mese venisse ridistribuito ai 16 mln di pensionaH , ad ognuno di loro verrebbe dato 62,5 euro anno.
questo è il quadro delle pensioni medie anno lorde per categoria:
§ i dipenden< pubblici e quelli dei fondi speciali( trasporH, telefonici, FFSS, volo…) a parità di contribuzione beneficiano di pensioni più elevate rispe\o ai lavoratori priva< iscriP al FPLD
§ i col<vatori direP, coloni, mezzadri beneficiano pensioni superiori a i contribuH versaH
PENSIONI IMPORTI PER CATEGORIE 3
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1. i pensionaH con imporH superiori a 3.000 euro mese ( neSo 1.800 ) sono di meno di 600.000; 2. i pensionaH con imporH lordi anno di circa 100.000 sono di meno di 33.000
3. 16.000.000 di pensioni hanno un importo inferiore a 1.000 euro mese e sono percepite da circa 7.000.000 di pensionaH ( il rapporto pensionato/pensione è di 2,3 pensioni per pensionato);
4. il valore della pensione media ( media del pollo !) è di 11.700 lordi anno se calcolato su 23,3 mln di pensioni; se calcolato invece sul n. di pensiona< il reddito medio anno è di 16.638 lordi anno;
5. su 23,3 mln di pensioni ci sono 5,1 mln pensioni assistenziali e 4,6 mln di pensioni che beneficiano di integrazioni al minimo complessivamente quindi 9.700.000 pensioni ( 40% del totale ) corrisponden< a 6,8 mln di pensiona< che non hanno versato contribu< e che non pagano IRPEF
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PENSIONI
PENSIONI IMPORTI PER TIPOLOGIA
1. vecchiaia 70% u il 44,5% ha un importo medio mensile lordo tra i 1.000-‐2.000 euro; IL 25,6% un importo superiore a 2.000 euro
mese;
2. supers<< 27,3% u il 49% ha un importo medio mensile tra 1.000-‐2.000 euro
3. sociali 5% u il 76% ha un importo inferiore a 1.000 euro mese
4. invalidità civile 16% u il 44,7% ha un importo medio mensile tra i 1.000-‐2.000 euro,
5. complessivamente
u 41,3% pari a 6.8 mln di pensiona< riceve un importo mensile inferiore a 1.000 euro u 39,3% pari a 6,45 mld di pensiona< riceve un importo lordo mese tra i 1.000-‐2.000 euro u 19,3% pari a 3,2 mln di pensiona< riceve un importo mensile superiore a 2.000 euro
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1. 3,5 mln pari al 14,8% del totale pensioni erogate ( 23.332.000 ) vengono integrate al livello minimo con la fiscalità generale;
2. sono integrate al minimo:
§ 14,7% delle pensioni di vecchiaia § 45,5% delle pensioni di invalidità § i l 21 ,6% de l le pens ion i d i
supersHte
PENSIONI INTEGRATE AL LIVELLO MINIMO
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1. 41,4 mln di contribuen< hanno presentato nel 2012 la dichiarazione dei reddiH; di quesH 25,7 milioni sono anche proprietari di immobili;
2. Il reddito medio dichiarato di 19.610 euro ; è di 23.174 euro quello dichiarato dai contribuenH che hanno un immobile
PENSIONI e ALTRI REDDITI 1
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1. l’82% del totale proprietari di immobili sono lavoratori dipenden< o pensiona< e possiedono immobili che hanno un valore di mercato ( OMI ) pari al 70, 4% del totale valore del immobili esclusi quelli industriali e commerciali.
2. 10,2 milioni di proprietari di immobili hanno un reddito da pensione e dichiarano reddito medio di 18.655 euro.
PENSIONI e ALTRI REDDITI 2
valore immobile n. proprietari
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1. Il valore medio del patrimonio immobiliare dei proprietari con un reddito da lavoro dipendente è pari a euro 170.558;
2. proprietario con reddito da pensione valore di euro 201.887; 3. proprietari con reddito da lavoratore autonomo valore di 224.600 4. i proprietari con età superiore ai 65 anni ( quindi in condizione prevalente di pensionato ) possiede un patrimonio
abitaHvo con valore di mercato mediamente superiore a quello posseduto da altre classi di età .
il 50% dei proprietari di immobili vive al Nord e ha mediamente un reddito più elevato
PENSIONI e ALTRI REDDITI 1
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PENSIONI e ALTRI REDDITI 3
quasi 15 mln di pensiona< ha faSo la dichiarazione dei reddiH 2013 per un importo medio di euro 16.281;
u il 42% di ques< , pari a 6,3 mln , ha dichiaraH altri reddiH per un ammontare di 23 mld di euro ;
u il 90% ha dichiarato reddiH agrari/ domenicali per qualche cen<naio di euro;
u il 16% ha dichiarato reddiH da lav. dipendente/ autonomo/o imprenditoriale che in realtà raddoppiano l’importo della pensione percepita
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reddito e aspeP fiscali
concretamente su di una pensione di 19.322 annua il pensionato italiano paga 4.000 euro di irpef, contro 1.000 in Francia, 1.500 in UK, 2.000 in Spagna. in italia è necessario poi aggiungere le imposte locali ( comunali e regionali ….
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confron< da< OCSE 2013 1
Ocse ha pubblicato nel 2013 , daH riferiH al 2012, un approfondito studio sulle pensioni e loro confronto internazionale; in estrema sintesi si evidenziano le caraSerisHche specifiche del sistema italiano ( prima della riforma Fornero-‐Mon)): 1. contribu< per dipendente:
ü italia 33% sul lordo ü media ocse 19,6%
2. tasso di sos<tuzione lorda ( rapporto pensione su reddito da lavoro ) ü italia 71,2% ü media ocse 57,9%
3. salario medio anno da lavoro ( prima di andare in pensione ) ü italia 28.900 lordo ü media ocse 32.400 lordo
4. ricchezza pensionisi<ca (ammontare in anni di pensioni godute e di valore cumulato ) ü italia 11,9 anni uomini; 13,7 anni donna ü italia 454.000 dollari uomini; 518.000 dollari donne ü media ocse 9,3 anni uomini; 10,6 anni donna ü media ocse : 423.000 dollari uomini; 483.000 dollari
5. popolazione oltre 65 anni ü italia 34,5% ü ocse 25,5%
6. a\esa di vita ü italia 82,2 ü ocse79,9
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confron< da< OCSE 2013 2
ulteriori considerazioni di Ocse sull’Italia: 1. “….. l’aumento dell’età pensionabile ( riforma MonH –Fornero ) permeSerà al nostro paese di conseguire
notevoli risparmi per il bilancio pubblico ma i reddiH dei pensionaH potranno essere un problema per le future generazioni…”
2. “ dal 2021 nessun lavoratore sarà in grado di andare in pensione prima di 67 anni e dopo il 2021 ancora dopo…”
3. con il metodo contribu<vo ( an)cipa) a tuE da 2010 rispe-o data del 2020) le prestazioni previdenziali saranno solo legate ai contribu< versa<; con carriere retribuHve, [dopo la riforma del mercato del lavoro e in una situazione di ripresa economica bassa ], lente e intermiSenH vi possono essere rischi di povertà per le future generazioni in parte compensate da ricchezza di proprietà immobiliari in quanto il sistema contribu<vo renderà di meno rispe\o al sistema retribu<vo.